Il “doppio sculaccione” di Papa Francesco

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SECONDO TEMPO
MERCOLEDÌ 11 FEBBRAIO 2015
il Fatto Quotidiano
IL QUADRO
NERO di Rober-
to Andò e Marco
Betta “Da Guttuso
e Camilleri”
AL TEATRO MASSIMO
All’Opera la Vucciria
si riprende la scena
“IL QUADRO NERO”, DA GUTTUSO E CAMILLERI,
ESPERIMENTO MULTIMEDIALE, COME UN MERCATO
di Nanni
S
Delbecchi
e lo meritava di rinascere all’opera, la
Vucciria, e di prendersi la rivincita su
Ballarò, che da tanti anni si è
fatto teatrino in Tv. Partiva in
vantaggio, il più bel mercato
di strada di Palermo, grazie al
celebre quadro che lo rappresenta, la più viva delle nature
morte mai dipinte da Renato
Guttuso. Rispetto al 1974 la
Vucciria ha cambiato volto,
oggi sempre meno botteghe
convivono con sempre più locali alla moda, poche grida di
venditori durante il giorno e
invece musica fino all’alba
nelle notti della movida.
La ruota gira, ma la Vucciria
resta un simbolo. Non solo di
Palermo, non solo della Sici-
IL FUMETTO
di Stefano
Feltri
Cia, il complotto
per Jackson Pollock
L'ARTE DEL COMPLOTTO
di Elfo, Rizzoli Lizard, 144 pagg., 17 euro
GIANCARLO ASCARI, che si firma Elfo, è un
autore politico. Non solo perché si occupa spesso di politica nei suoi fumetti (Sarà una bella
società, Tutta colpa del '68). Racconta storie che
cercano di cogliere qualcosa di collettivo, quello
spirito dei tempi che nei saggi diventa accumulo
di dati e che soltanto la narrativa riesce a far
vivere, più che a spiegare. “L'arte del complotto”
è un fumetto che parla degli anni Sessanta, anzi
del 1963, l'anno della marcia di Martin Luther
King e dell'omicidio di John Kennedy. Elfo si diverte a ricostruire
nei dettagli, e soprattutto nelle citazioni, lo sfondo culturale dell'epoca, e costruisce un racconto surreale che muove da una base
storica: il saggio “Gli intellettuali e la Cia. La strategia della guerra
lia. Resta l’immagine di “un
Paese che celebra la propria
prosperità proprio mentre sta
per cominciare il suo declino”, come scrisse Goffredo
Parise.
Sabato scorso il Teatro Massimo ha aperto la sua stagione
con Il Quadro Nero ossia La
Vucciria, il grande silenzio
palermitano: prima assoluta
di un’operazione multimediale dove si incrociano i più
diversi sentieri espressivi,
proprio come in un mercato,
e come in un mercato tutto è a
chilometro zero, ovvero nato
dalla collaborazione tra il regista Roberto Andò e il maestro Marco Betta, con l’amichevole partecipazione di
Andrea Camilleri.
Testualmente, Il Quadro Nero è
un’“opera per musica e film”;
all'alzarsi del sipario il palcoscenico è coperto da un enor-
me schermo rettangolare; la
prima voce a levarsi nel buio è
quella, cavernosa e inconfondibile di Camilleri (già autore
nel 2008 del racconto La ripetizione ispirato al capolavoro di Guttuso), che qui funge
da cerimoniere e narratore;
gli fanno eco le voci degli attori Francesco Scianna e Giulia Andò, chiamati a interpretare i due personaggi chiave
LA CHIUSURA
di Camilla
linconiuso, che malgrado del
gran cavudo indosse un maglioni
giallo a girocollo e suprra 'na
giacchetta grigio scura”.
Al che, lo schermo si illumina
e poi si anima, come in un
gioco di cerchi concentrici. Il
film di Andò ricostruisce me-
Tagliabue
Il Vicolo, Parma
perde un altro pezzo
© Theatro del Vicolo
Parma
PER COLPA di un nuovo vincolo, ha perso
il vecchio vicolo: così, dopo quarant’anni di
attività, il Theatro del Vicolo di Parma ha
chiuso i battenti. “Non c’è più nemmeno il
palcoscenico. Abbiamo portato via tutto,
tranne una vite, un’immagine del Papa e un
ramo d’ulivo”, racconta piccato Egidio Tibaldi, presidente dell’Associazione Campagna & Città che da sempre ha gestito la
sala. “A causa di un cavillo nel bando, a fine
estate non ci è stata rinnovata la convenzione con il Comune per la gestione dello
spazio di vicolo Asdente: ci si chiedeva,
infatti, di avere almeno un dipendente stipendiato per la stagione. Ma noi siamo
un’associazione no profit, e facciamo perlopiù attività amatoriale, quindi nessuno di
noi ha una paga. Questo, però, non mi
sembra affatto un discrimine: abbiamo
PATRIMONIO ALL’ITALIANA
fredda culturale” di Frances S. Saunders, su come i servizi segreti
americani abbiano influito anche sull'immaginario occidentale
perché il primo campo di battaglia con i sovietici era il cervello e il
cuore dei cittadini tentati dal comunismo. Nel fumetto il Prete è un
piccolo broker di informazioni, un faccendiere, diremo in Italia,
che smista informazioni riservate e ricatti, un giornalista senza
giornali o un agente segreto senza governi. Viene ingaggiato per
scoprire se il successo dell’espressionismo astratto alla Jackson
Pollock è un’abile operazione della Cia per premiare artisti dichiaratamente filo-occidentali ai danni di quelli sinistrorsi. La risposta non è netta, è grigia e sfumata, come tutte le tavole di Elfo,
dove non ci sono contorni definiti e la realtà è un insieme di macchie e tratti netti, scuri. Come se la realtà fosse un po' inafferrabile
e cercare di distinguerne troppo i dettagli perché ne ostacolano la
comprensione. Ci sono dei russi che cercano di costruire una
macchina del tempo, una setta di fan in calzamaglia della serie
“The Outer limits” e che riescono a viaggiare davvero tra le epoche ma non riescono a caricare un iPad perché la presa di corrente
è sbagliata. Il complotto forse non c'è. Peccato, almeno spiegherebbe il successo della pop art di Roy Lichtenstein.
del quadro che si farà scena; la
donna con l’abito bianco ritratta di spalle e quell’uomo
che Camilleri ci descrive “ma-
ticolosamente il suk; come in
camera oscura, vediamo profilarsi le uova, gli ortaggi, il
pesce spada dimezzato,
l’enorme quarto di bue appeso al gancio, mentre il beccaio, il pescivendolo, i clienti
e i passanti si muovono al rallentatore, fotogramma per
fotogramma, in una sospensione di sogno sottolineata
dall’ipnotica partitura di
Marco Betta; echi di Steve
Reich e Philip Glass immersi
in una sciroccosa velatura
Zen. Evoluzione lenta, spasmodica. Quando tutti noi
siamo diventati una grande
natura morta? si chiede Andò, lasciando in sospeso anche la risposta.
Opera postmoderna per eccellenza, Il Quadro Nero rinuncia all’azione, terreno naturale di ogni melodramma, per
farsi interpretazione e diagnosi, una risonanza magnetica che dall’ombelico della
sicilianità più mediorientale
ci porta dentro il cuore di tenebra del Paese. La ripresa
dello spettacolo è prevista a
Milano nel corso dell’Expo,
quando anche il quadro di
Guttuso verrà esposto al Padiglione Italia.
sempre proposto spettacoli di qualità, abbiamo ospitato grandi artisti, programmato oltre 50 eventi all’anno, organizzato numerosi laboratori… ed eravamo un punto di
riferimento per tutte quelle compagnie
che, non avendo dove lavorare, venivano
da noi a provare. Senza contare che i nostri
bilanci erano in attivo e che il Comune ci
dava 10.000 euro di contributi, a fronte dei
7.400 che gli versavamo per l’affitto della
sala: costavamo pochissimo! E ora si ritrovano con gli artisti per strada, uno spazio culturale inattivo e un quartiere svuotato”.
L’assessore alla Cultura Laura Ferraris replica, tuttavia, che “la scelta della giunta è
stata dettata da criteri di trasparenza,
equità e merito. Erano anni che non si
emanava un bando per il teatro, e i fondi
pubblici venivano elargiti sempre agli
stessi. Per la prima volta abbiamo adottato criteri chiari e democratici affinché
di Manlio
chiunque potesse accedere ai finanziamenti. Mi spiace per quell’esclusione, ma
le regole sono regole. Comunque, stiamo
elaborando una nuova gara per affittare il
Theatro: nulla vieta che vi partecipi anche
l’Associazione Campagna & Città”.
Lilli
Il business del monastero
© Modena
Monastero di San Pietro
“NULLA è difficile per chi lo vuole”, si legge sull’ingresso dell’ex
Caserma Garibaldi di viale Martiri della Libertà, a Modena. Dentro, squarci nei soffitti puntellati
per evitare crolli e calcinacci sui
pavimenti. Poi corridoi ed altri
ambienti, aggrediti dall’umidità.
In alcuni casi ricovero di qualche
senza tetto. È questa la situazione
in cui si trova la struttura di 3600
mq, sede nel Novecento del Distretto militare e prima ancora, a
partire dal 983, parte del monastero di S. Pietro, con la contigua
chiesa Abbaziale di San Pietro e
alcuni cortili. Uno spazio che conserva anche alcuni “peducci”
scolpiti nel ‘500 da Antonio Begarelli. Dopo anni di abbandono
lo scorso anno è passato dal Demanio statale alla Cassa Depositi
e Prestiti investimenti Sgr, società
fondata nel 2009 da Cassa Depositi con Acri-Fondazioni bancarie e Abi. Sull’immobile, incluso
nel Piano Unitario di Valorizzazione del Comune di Modena, è prevista la realizzazione di un complesso residenziale. Unico impedimento al compimento dell’operazione il vincolo del Mibact. Sul
quale farà leva Italia Nostra, che
nel dicembre 2012 ha spedito due
esposti alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti di Bologna per denunciare che “lo Stato è scandalosamente inadempiente all’obbligo della conservazione dello storico edificio…”. Eppure nel luglio 2011 l’assessore
comunale al Patrimonio Poggi dichiarava l’intenzione dell’Amministrazione di Modena di acquisire la struttura, per procedere ad
una sua rigenerazione. L’idea
quella di trasferire nell’ex monastero la sede della Prefettura. Ipotesi tramontata. Così come quella
della vendita immediata. Improbabile considerando dimensioni e
stato di conservazione. Ma intanto la situazione del complesso
continua a peggiorare. Per questo
giorni fa il sindaco Muzzarelli ha
sollecitato alla Società “Cdp Investimenti” “Interventi urgenti per
la messa in sicurezza … anche per
evitare infiltrazioni d’acqua … che
potrebbero provocare crolli e
danni alle strutture monumentali”. Che si aspetti proprio questo
per avere campo libero e quindi
poter costruire ex novo gli appartamenti? Viene da pensare che
qualcuno abbia fatto tesoro della
scritta sulla porta del complesso.