Sanità, lo speciale sulla prevenzione Clicca e sfoglia

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Corriere del Mezzogiorno Sabato 26 Luglio 2014
Lunedì 2 giugno 2014
Lunedì 2 giugno
e prevenzione
Salute
e prevenzione
Eventi
Salute
Sanità:
una sfida
possibile
in collaborazione con
in collaborazio
Doping da pal
Doping da palestra
Consapevole Consapevole
e inconsapevo
e inconsapevole
Tutti
al mare,
ma...In vacanza
Tutti
al mare,
ma...
di DANIELA RITA VANTA
di DANIELA RITA VANTAGGIATO
sole, la
sabbia,
anche l’acqua
Il sole, la Il
sabbia,
anche
l’acqua
possono celare minacce
possono celare
minacce
Ecco come affrontarle
Ecco come affrontarle
con
i viziSe l’inquinam
Se l’inquinamento
rende difficile
rende
difficile
e le
virtù
il concepimen
il concepimento
A PAGINA 5
di RAFFAELE NESPOLI
di RAFFAELE NESPOLI
ALLE PAGINE 2 e 3
di NICOLA COLACURCI
ALLE PAGINE 2 e 3
di MARCO TRABUCCO AURILIO
di FAUSTA
NASTI
*
di NICOLA
COLACURCI
L
È
a sanità occupa da sempre una
centralità sociale, politica ed
economica di primo interesse
in Italia; e in particolare nel
Mezzogiorno. Era il lontano gennaio
1986 quando in regione Campania e
in altre regioni del Sud si presentava il
piano sanitario regionale 86/88. Leggerlo, confesso, fa’ un certo effetto: si
parla del divario di assegnazione di
fondi tra Nord e Sud ,di riconversione
della rete ospedaliera e finanche di
costi standard. Sembra paradossale,
ma a distanza di ben 28 anni, come in
un surreale ritorno al passato, le criticità sono rimaste esattamente le stesse.
Di qualche settimana fa l’ approvazione del nuovo “Patto per la Salute”,
che con una punta di ottimismo (o
rassegnazione?), speriamo possa rappresentare una necessaria opportunità per far ripartire una sanità italiana
da troppi anni immobilizzata da tagli,
razionalizzazione e blocco del turn
over. Tutti gli indicatori, del resto,
non lasciano dubbio sul fatto che nelle regioni sottoposte al piano di rientro, principalmente quelle meridionali, il risanamento dei bilanci non
sia andato di pari passo con la capacità di rispondere, in maniera appropriata, alla sempre crescente domanda di sanità e assistenza da parte dei
cittadini.
Terra dei Fuochi ed Ilva di Taranto
ne sono la prova tangibile: da un lato
l’inconfutabile aumento dell’incidenza dei tumori, dall’altro lo screening
sulla popolazione che stenta a partire
,liste d’attesa fatalmente lunghe per
importanti esami specialistici e registri tumori non presenti in molte provincie “epidemiologicamente critiche”.
Tranne qualche isola felice non c’è
stato, inoltre, un rinnovo delle strutture sanitarie ne’ sul piano infrastrutturale nè tecnologico, che ha concorso ad incrementare il fenomeno, solo
recentemente in calo, della migrazione sanitaria verso nosocomi del
Nord.
Divario anche sui costi di accessibilità alle cure: 25 euro di ticket per un
visita specialistica nel Nord Est, ben
45 euro al Sud. Tralasciando poi i
tempi d’attesa che arrivano fino a 200
giorni per una risonanza magnetica.
Inoltre, alla crescente riduzione della
spesa pubblica per la sanità non è
corrisposto un aumento di spesa per
quella privata: in una parola ci si cura
meno. Secondo una recente ricerca
del Censis, gli italiani spendono sempre meno per la propria salute: con
una media nazionale di 463 euro pro
capite. E il primato negativo di spesa
pro capite spetta alla Campania con
239 euro.
In questo panorama di criticità un
unico grande plauso va fatto a tutti gli
operatori della sanità (medici, infermieri, Oss e tutte le professioni sanitarie), in particolare ai più giovani
che se pur in condizioni di assoluto
disagio organizzativo e precarietà
contribuiscono in maniera determinante con professionalità e dedizione
al mantenimento dei tanto oggi discussi livelli essenziali di assistenza.
Pare evidente che al di là di piani o
decreti, per cambiare “verso” alla sanità, per usare un termine di attualità
politica, serve una vera e propria rivoluzione culturale che passi per trasparenza amministrativa e meritocrazia nell’individuazione del management di aziende sanitarie, ormai
“appiattito” da decenni. Il tutto nel
segno di un inevitabile ricambio generazionale: se vogliamo oggi possiamo farcela.
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NA
A PAGINA 7
Tunnel carpa
Tunnel carpale,
quando
la mano duol
quando
pensiero comune immaginare
il momento delle vacanze come
quello in cui si stacca la spina,
liberandosi dal peso degli impegni e delle responsabilità quotidiane. In realtà, i nostri ritmi biopsicofisidi tipologia
UMBERTO PASSERETT
ci non vanno in vacanza, e la
di vacanza che andiamo a scegliere risdi UMBERTO
pecchierà
il modoPASSERETTI
in cui funzioniamo
A PAGINA
8
gli altri giorni dell’anno. Un po’
come
dire che cambiano le attività, ma non
le nostre modalità abituali.
Un impiegato che lavora con orari
ben definiti e con compiti specifici per
godersi la vacanza avrà bisogno di ordi VINCENZO
ganizzare il tutto con attenzione
ai SANTAGAD
dettagli, pertanto elementi non previsti o dell’ultimo momento, saranno
di VINCENZOpercepiti
SANTAGADA
verosimilmente
come fonte
A PAGINA 11
di stress.
Stesso discorso vale per una persona abituata a grande flessibilità nel
suo lavoro e a raggiungere obiettivi
ALESSANDRA
GRASSI
costantemente diversi, con di
molta
probabilità si porterà dietro lo stretto necessario e sentirà il bisogno di cambiare spesso spiaggia e luoghi di interesse. di ALESSANDRA GRASSI
PAGINA 12
Questo non significa che inAvacanza
non ci rilassiamo, ma che ognuno di
noi sceglie una tipologia di relax vicina al proprio modo di essere e di fare,
un po’ come se professionalizzassimo
ALLE
le vacanze e il tempo libero secondo le
nostre modalità solite.
Inoltre, un altro aspetto che entra a
far parte della «bella stagione» è il
mondo dei social network e della rete.
ALLE PAGINE
14 e 15
Una relazione con la rete
e i social
network complicata, che ci dà la sensazione di essere fuori e dentro al
mondo allo stesso tempo. Anche in vacanza, in certi casi perfino di più, finiamo per affidarci più alle recensioni
della rete che al gusto e al consiglio del
negoziante del luogo per la scelta del
ristorante o la spiaggia.
Eppure, costruire delle buone relazioni resta la regola valida per tutte le
stagioni, l’unico modo di entrare nei
luoghi, integrandosi con la cultura e le
tradizioni.
Questo vale per tutti, dall’impiegato
al libero professionista, dallo studente
all’imprenditore, ognuno con la propria modalità relazionale dovrebbe
cercare di abitare i luoghi conoscendo
e valorizzando i suoi abitanti e cercando di limitare al massimo l’uso della
rete virtuale. Citando Alda Merini: «A
volte succedono cose strane, un incontro, un sospiro, un alito di vento
che suggerisce nuove avventure della
mente e del cuore. Il resto arriva da solo, nell’intimità dei misteri del mondo».
la mano duole
Un pompelm
e il medicinal
Un pompelmo
non funziona
e il medicinale
non funziona più
Croce Rossa
Sempre pron
Croce Rossa al soccorso
Medici, dopo quarant’anni
la passione è sempre la stessa
A Napoli l’Ordine ha premiato i laureati di lungo corso
Una serata tra momenti di amarcord, musica e spettacolo
Qui sopra, il simbolo di Ippocrate
In alto, il presidente dell’Ordine dei
medici di Napoli Bruno Zuccarelli
introduce la cerimonia
di consegna delle medaglie
ai laureati da 40 anni
A lato, un momento della serata
al teatro Mediterraneo: il cantante
della band è Roberto Alfano
della Sun, al sassofono
Enzo Andreone del Cardarelli
L
e vere passioni sono quelle che non l’introduzione del sistema meccanizzato per
vengono scalfite dal tempo. Lo sanno la prenotazione degli esami; chi ha parlato
bene i medici dell’Ordine di Napoli e delle tante difficoltà patite nelle aule di meprovincia che nei giorni scorsi si sono dicina, sino poi a raggiungere il traguardo
ritrovati al teatro Mediterraneo della Mostra tanto ambito. Si è anche discusso della situad’Oltremare per festeggiare i quarant’anni di zione attuale, del caos e delle critiche generalaurea. In più di settecento hanno accettato te dalla roulette dei quiz. Tutto questo sino a
l’invito dell’Ordine per una cerimonia che ha quando sul maxischermo del teatro sono staunito momenti solenni e molti ricordi ad un ti ripercorsi gli avvenimenti più significativi
vero e proprio show musicale. La serata è ini- dal ’74 ad oggi. Microfono alla mano, è stato
ziata infatti con la consegna delle medaglie il direttore Fausto Piccolo ad accompagnare
d’argento per i laureati del ’74; un momento, la platea in questo viaggio della memoria. Un
come sottolineato da Zuccarelli, che ha «raf- meritatissimo applauso ha omaggiato poi
forzato l’orgoglio di appartenere alla classe Umberto Zito, che come Piccolo riveste il
medica. Ancora una volta – ha detto il presidi direttore
dell’Ordine.Poi
Il sole,ruolo
la sabbia,
anche
l’acquai ricordi
dente - l’Ordine ha voluto lanciare un segna- hanno lasciato spazio all’estro, sul palco è arcelare
le forte. Lo abbiamo fatto nei mesi scorsipossono
con rivata
la bandminacce
capitanata dal dottor Roberto
il giuramento di Ippocrate, lo abbiamo riproAlfano
(della Sun) e sostenuta al sassofono
Ecco come affrontarle
posto ora per questo nuovo, importante,di RAFFAELE
tra- da
dottor Enzo Andreone (Cardarelli). Un
NESPOLI
guardo. Ritrovarci tutti assieme è stata per esplosione di energia che ha entusiasmato
molti colleghi l’occasione di incontrare vec- tutti. In scaletta, ovviamente, tutte le canzoni
chi amici, compagni di corso che non si ve- che hanno fatto la storia della musica italiana
devano ormai da anni».C’è chi ha ricordato e internazionale dalla metà degli Anni 70 in
poi. Alcuni tra i più amati pezzi dei Beatles; e
poi Battisti, Mina, Ornella Vanoni.Infine,
l’Ordine di Napoli ha voluto regalare a tutti
un vero e proprio show all’insegna delle risate. Anche un modo per non prendersi troppo
sul serio. Sul palco del teatro Mediterraneo è
arrivato infatti Biagio Izzo, che con la sua
simpatia ha dipinto una caricatura del medico, così come impressa nell’immaginario
collettivo della Napoli Anni 70. Perché nelle
case della gente comune, quando arrivava il
medico era sempre un giorno eccezionale:
«Quando iniziava la visita – ha ricordato
scherzando – nessuno parlava più. Tutti seguivano in religioso silenzio. In apnea. Mammà chiamava pure la vicina di casa, “casomai
non capisco quello che dice ‘o dottore” diceva. Poi la domanda finale: “tutto apposto?” E
il liberatorio “sì signora, il bambino sta bene,
è solo un po’ di febbre”. Solo in quel momento il palazzo riprendeva a vivere».
Salute e prevenzione
Tutti al mare, ma...
ALLE PAGINE 2 e 3
Raffaele Nespoli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sempre pronti
al soccorso
La mostra
La sanità al te
dei Borbone
La mostra
La sanità al tempo
dei Borbone
* Psicologa psicoterapeuta
a indirizzo sistemico relazionale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lunedì 2 giugno 201
Lunedì 2 giugno 2014
Salute e prevenzione
in collaborazione
con ma...
Tutti
al mare,
Il sole, la sabbia, anche l’acqua
possono celare minacce
Ecco come affrontarle
in collaborazione co
Doping da palestr
Consapevole
e inconsapevole
di DANIELA RITA VANTAGGIA
A PAG
Se l’inquinamen
rende difficile
il concepimento
di RAFFAELE NESPOLI
ALLE PAGINE 2 e 3
di NICOLA COLACURCI
A PAG
Doping datecnico-scientifico
palestra
Coordinatore
Marco
Trabucco Aurilio
Consapevole
e inconsapevole
Si ringrazia
per il loro contributo
di DANIELA RITA
VANTAGGIATO
Francesco
Cordua,
A PAGINA 5
Marianne Di Costanzo,
Antonio Di Gioia,
Se l’inquinamento
Alessandro
Feola,
Roberto
rendeGrella,
difficile
Umberto
Passeretti,
il concepimento
Vincenzo Santagada,
di NICOLA COLACURCI
Giuseppe
Siciliano, A PAGINA 7
Daniela Rita Vantaggiato,
LuciaZeppa
Tunnel carpale,
quando
la mano duole
di UMBERTO PASSERETTI
A PAGINA 8
Tunnel carpale,
quando
la mano duole
di UMBERTO PASSERETTI
A PAG
Un pompelmo
e il medicinale
non funziona più
di VINCENZO SANTAGADA
A PAGI
Croce Rossa
Sempre pronti
al soccorso
di ALESSANDRA GRASSI
A PAGI
La mostra
La sanità al temp
dei Borbone
ALLE PAGINE 1
20 Eventi
Sabato 26 Luglio 2014 Corriere del Mezzogiorno
NA
Intervista con il responsabile del centro della Sun Come si sviluppa, che conseguenze genera, come si combatte
Sclerosi multipla, nuovo nemico
Ogni anno 1.800 casi in più
Giacomo Lus
Giacomo Lus: «In Campania attualmente
i pazienti sono circa settemila
In Italia sfiorano quota settantamila»
di RAFFAELE NESPOLI
Giacomo Lus è professore
aggregato di neurologia e
responsabile del Centro per
la sclerosi multipla della II
clinica neurologica della
Sun. Da oltre 25 anni si
occupa di malattie
demielinizzanti con
particolare attenzione agli
studi clinici, ai trials
terapeutici e alla gestione
dell’aderenza dei pazienti
alla terapia. Nel centro di cui
è responsabile da circa dieci
anni è nato uno fra i primi
team multidisciplinari in
Italia orientato
all’accoglienza e alla
gestione globale della
sclerosi multipla.
S
empre più spesso si sente parlare di sclerosi multipla, non
tutti però conoscono la reale
portata di questa malattia e le
sue diverse forme. Per cercare di fare
un po’ di chiarezza e metterne a fuoco alcuni aspetti fondamentali abbiamo interpellato il professore Giacomo Lus, responsabile del centro
per la sclerosi multipla della Sun.
Professore Lus, cos’è la sclerosi
multipla e quante sono le persone
colpite?
«La sclerosi multipla è una malattia infiammatoria cronica del sistema
nervoso centrale (encefalo e midollo
spinale). Con il termine infiammatorio si intende un disturbo della risposta immunitaria con attivazione
dei linfociti contro componenti dello
stesso organismo e, nel caso della
sclerosi multipla, contro la mielina
(il rivestimento degli assoni, i prolungamenti principali delle cellule
nervose). Questo provoca una disfunzione delle vie nervose colpite, e
a lungo andare un possibile danno
irreversibile dello stesso assone».
Come evolve?
«Nelle prime fasi della malattia,
caratterizzate da un’evidente attività
infiammatoria, è presente una capacità rigenerativa della mielina (rimielinizzazione) che può garantire
una remissione dei sintomi. Questa
rimielinizzazione nel tempo tende
però a ridursi, per questo in molti casi si ha una persistenza e progressione della sintomatologia. In Italia ci
sono circa 68 mila persone affette da
sclerosi multipla con quasi 1.800
nuovi casi ogni anno. Solo di recente
sono stati messi a fuoco i dati relativi
alla Campania: allo stato il numero di
pazienti è di circa 7 mila».
Quali sono i sintomi più riconoscibili?
«La sclerosi multipla è una malat-
Segnali d’allarme
I primi sintomi in molti casi
consistono in disturbi dell’acuità
o del campo visivo, talvolta
colpiscono le vie della motilità
Progressione
Nelle prime fasi della malattia
si manifesta una capacità
rigenerativa della mielina
che nel tempo tende a ridursi
tia ubiquitaria nel sistema nervoso
centrale, visto che coinvolge numerose vie funzionali. In questo senso i
sintomi sono variabili a seconda delle aree coinvolte. Detto ciò, va considerato come alcune sedi siano più
frequentemente interessate, specie
all’esordio. Mi riferisco alle vie ottiche con un disturbo dell’acuità visiva
o del campo visivo; le vie della motilità con conseguente disturbo di forza che potrà coinvolgere entrambi gli
arti di un lato o ambedue gli arti inferiori; le vie della coordinazione con
disturbi dell’equilibrio; le vie delle
sensibilità; le funzioni vescicali e la
capacità sessuale. Questi disturbi
Il progetto «Araknos II»
Centri regionali, un modello
per ottimizzare la gestione
V
isto l’altissimo costo delle cure e le difficoltà di un sistema sanitario
regionale che, pur avendo messo a posto i conti, è ancora schiacciato da
risorse estremamente limitate; in tutta la Campania è alta l’attenzione per i
malati di sclerosi multipla. Nella nostra regione si contano oggi oltre 7 mila
pazienti e l’incidenza è in crescita, soprattutto nella popolazione femminile. E
i costi per le cure, come detto sono altissimi: si stima infatti una spesa media
annua per paziente che va dai 23 mila euro (per disabilità lieve) ai 63 mila
euro (per disabilità grave). Il tutto con un sistema di assistenza che ad oggi è
garantito, oltre che dai trasferimenti pubblici, dalle risorse messe a
disposizione dall’Associazione italiana per la sclerosi multipla e dalla
partnership con le aziende produttrici di farmaci. Così, per identificare un
modello organizzativo che possa ottimizzare la gestione dei centri regionali di
sclerosi multipla, ma anche per definire i livelli essenziali di assistenza, sia in
ambito riabilitativo che domiciliare; il dipartimento di Sanità pubblica della
Federico II, diretto dalla professoressa Maria Triassi, ha dato vita al progetto
Araknos II con il corso di formazione sugli strumenti di economia sanitaria e
management per la rete dei centri che si dedicano alla diagnosi e alla cura
della sclerosi multipla. Uno strumento che servirà a offrire
un valido contributo al contenimento della spesa regionale, grazie alla
razionalizzazione delle risorse.
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possono anche coesistere e quindi
manifestarsi nello stesso tempo».
Ci può spiegare le diverse forme
di sclerosi multipla?
«Facendo riferimento a quanto
detto sui meccanismi della malattia,
va considerato che la sclerosi multipla si esprimerà in maniera diversa
da persona a persona, con un andamento diverso in relazione alla prevalenza della componente infiammatoria o degenerativa. Nelle forme
recidivanti remittenti (circa l’85%
degli esordi) si presentano episodi
acuti della malattia (le cosiddette ricadute, che regrediscono completamente o parzialmente in un tempo
variabile) alternati a periodi di benessere (definiti “remissioni”). Circa
il 30-35% di questi pazienti nel corso
del tempo tende ad avere non più
una remissione, più o meno completa, bensì un progressivo peggioramento dei sintomi: ciò può avvenire
intorno ai 5-10 anni dall’esordio e
caratterizza le forme secondarie-progressive. In circa il 10% degli esordi
della malattia non sono presenti ricadute, ma un progressivo peggioramento clinico che porta all’accumulo
di disabilità. In questo caso parliamo
di forme primarie progressive».
Esistono forme precoci?
«Negli ultimi anni è stata rivolta
grande attenzione a due ipotizzate
forme di sclerosi multipla: le Ris
(sindromi radiologicamente isolate)
consistono nell’occasionale evidenza
di lesioni in risonanza magnetica
compatibili con una sclerosi multipla senza manifestazioni cliniche;
nelle Cis (sindromi clinicamente isolate) il paziente presenta una singola
ricaduta associata a evidenze in risonanza magnetica di lesioni compatibili con una malattia infiammatoria:
ciò non permette stabilire una diagnosi certa di sclerosi multipla (almeno due attacchi disseminati nel
tempo) ma una percentuale elevata
di Cis può virare verso una sclerosi
multipla in tempi brevi. La rilevanza
di queste due ultime forme è quella
di riuscire a cogliere potenzialmente
gli esordi della malattia, prima che si
definisca, con interessanti implicazioni terapeutiche».
Un laboratorio
di analisi
Il mondo
della ricerca
è impegnato
in tutto il mondo
per cercare soluzioni
diagnostiche
e terapeutiche
per la sclerosi
multipla
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Parla il responsabile del Centro di riferimento regionale «Ecco come funziona il dimetil fumarato»
«Una svolta con i farmaci che si assumono per via orale»
Vincenzo Brescia Morra: «Lo studio degli approcci terapeutici è un cantiere in piena attività»
«U
V. Brescia Morra
n cantiere in piena attività», con
quest’immagine estremamente efficace il professore Vincenzo Brescia Morra, responsabile del Centro di riferimento
regionale per la sclerosi multipla, descrive
i nuovi approcci terapeutici per la cura della malattia.
Ma quali sono i nuovi farmaci che potranno offrire le risposte più significative?
«Oggi possiamo contare su molte nuove
possibilità terapeutiche, sia orali che iniettive. È chiaro che l’interesse è ormai concentrato sulle potenzialità delle nuove terapie orali, e dunque possiamo dire che le
possibili opzioni terapeutiche aumentano
costantemente, soprattutto per cercare di
trovare delle soluzioni indirizzate ai cosiddetti “non responder”, ovvero quei pazienti la cui risposta al trattamento non è ottimale. Ma i nuovi farmaci guardano anche a
tutti quei casi che fanno registrare una
scarsa aderenza al trattamento. È facile
comprendere, infatti, come sottoporsi a
iniezioni costanti per anni possa creare
molti problemi. Dunque, ben vengano farmaci che possono essere assunti per via
orale e che possono accompagnarsi, e in
parte sostituirsi, a quelli iniettivi».
Vincenzo Brescia Morra è
responsabile Centro di
riferimento regionale per la
sclerosi multipla e direttore
dell’unità operativa di sclerosi
multipla della Federico II di
Napoli. Il suo interesse è rivolto
in particolare alle correlazioni
clinico radiologiche, ai markers
di malattia, alla genetica della
malattia e dei fenotipi clinici.
Può spiegare qual è il meccanismo
d’azione del “dimetil fumarato”»?
«Si tratta di un meccanismo assolutamente nuovo. Eravamo abituati a usare farmaci con uno spiccato effetto immunosoppressore o immunomodulante; questo farmaco ha un meccanismo d’azione diverso:
agisce infatti potenziando le fisiologiche
risposte anti-ossidanti intrinseche alla cellula, con effetti antiinfiammatori e citoprotettivi. Possiamo affermare che si tratta del
capostipite di una categoria innovativa di
farmaci che consente di ridurre sensibilmente l’impatto sul sistema immunitario
del soggetto affetto da sclerosi multipla».
Cosa significa per il paziente e per i
suoi familiari avere a disposizione delle
terapie orali?
«È la realizzazione di un sogno. Fino a
ora i pazienti affetti da sclerosi multipla,
soprattutto gli agofobici, hanno dovuto
sopportare una difficile convivenza con le
terapie iniettive. Avere a disposizione dei
farmaci che possono essere assunti per via
orale significa per loro, e di conseguenza
per i familiari, liberarsi dalla paura delle siringhe».
R. N.
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Eventi 21
Corriere del Mezzogiorno Sabato 26 Luglio 2014
NA
L’esperto / 1 A colloquio con il professore Gioacchino Tedeschi (Sun)
L’esperto / 2 Intervista con il dottore Ciro Florio (Cardarelli)
«Nella diagnosi è fondamentale
il ruolo della risonanza magnetica»
«Possiamo adottare scelte mirate
ai sintomi del singolo paziente»
«I
C
criteri diagnostici per la sclerosi multipla si sono molto
evoluti nel corso degli anni, e
la risonanza magnetica ha giocato un
ruolo essenziale». A parlare è il professor Gioacchino Tedeschi, ordinario
di neurologia della Sun. «Sino a qualche anno fa, in termini di esami strumentali — aggiunge — ci si concentrava quasi del tutto sul liquor cerebrospinale, aspetto che oggi ha invece
un ruolo secondario. Come detto, si
guarda principalmente alla risonanza
magnetica, che è entrata a far parte
degli strumenti necessari a identificare i due punti cardine della sclerosi:
disseminazione spaziale e disseminazione temporale».
Può dirci qualcosa in più su questo aspetto?
«La disseminazione spaziale consiste nell’identificazione di multiple lesioni a carico della sostanza bianca del
sistema nervoso centrale. Quindi,
senza entrare nel dettaglio del numero delle lesioni, possiamo dire che la
risonanza magnetica permette di
identificare queste multiple lesioni,
oltre a concorrere nella valutazione
della disseminazione spaziale. Anche
una sola risonanza, fatta con mezzo di
contrasto, ci consente di identificare
poi la disseminazione temporale.
Semplificando: una lesione evidenziata grazie al mezzo di contrasto è
una lesione attiva e recente. Se assieme a questa vengono identificate anche altre lesioni vuol dire che il paziente ha avuto almeno due attacchi.
Un episodio attuale e uno o più episodi precedenti».
La risonanza magnetica può aiutare il clinico nel monitoraggio della
malattia?
«Certamente, può essere impiegata
per valutare l’evoluzione della malattia con l’identificazione, relativamente semplice, di nuove lesioni. In centri
più avanzati, quale quello che io dirigo (Centro di alti studi in risonanza
magnetica, Sun-Fism), che richiedono macchinari più sofisticati e una
particolare esperienza degli operatori,
si possono misurare anche altri parametri quali lesioni corticali, danno extra-lesionale della sostanza bianca e
atrofia. Quest’ultima ha assunto un
ruolo molto importante perché riflet-
Gioacchino Tedeschi
Il professore Gioacchino Tedeschi
è ordinario di Neurologia della
Sun. È inoltre direttore del centro
sclerosi multipla, del centro di alti
studi in risonanza magnetica
congiunto Sun Aism (Associazione
italiana sclerosi multipla) e della
prima clinica neurologica. Le sue
ricerche, pubblicate su prestigiose
riviste scientifiche internazionali, si
basano sull’applicazione di
tecniche di risonanza magnetica
avanzate allo studio delle malattie
del sistema nervoso.
te la componente degenerativa della
malattia, ed è dunque strettamente
correlata alla disabilità».
Ritiene idonee le risorse che il
servizio sanitario regionale individua per la gestione dei pazienti affetti da sclerosi multipla?
«Dopo qualche ritardo, i pazienti
campani hanno accesso alle terapie
innovative. Per il resto, credo ci sia ancora abbastanza da fare. I centri per la
sclerosi multipla, nati come centri
prescrittori, ma che sono chiamati a
farsi carico di tutte le problematiche
dei pazienti con sclerosi multipla,
svolgono la propria attività in buona
parte grazie al sostegno che viene dall’esterno. Mi riferisco ai fondi messi a
disposizione dall’Associazione italiana sclerosi multipla e dalle aziende
produttrici di farmaci per questa malattia. In questo modo, nei centri possono operare persone dedicate alla
sclerosi con contratti di formazione,
assegni di ricerca, borse di studio e
così via. Senza questo sostegno non
credo che i centri potrebbero fornire
l’assistenza necessaria. Basta ricordare che le aziende farmaceutiche forniscono in alcuni casi assistenza domiciliare infermieristica; in altri casi
provvedono agli esami per la gestione
di alcuni degli effetti collaterali per
quei pazienti curati con farmaci innovativi. Alcuni esami vengono fatti in
Italia, altri all’estero».
È utile una partnership tra clinici
e istituzioni per di identificare i reali
bisogni di salute del paziente?
«Credo sia indispensabile. Le risorse dei singoli centri, come ho detto,
non sono adeguate per la gestione di
una patologia ad elevata complessità e
le istituzioni regionali dovrebbero fare di più. Finalmente qualche spiraglio si inizia a intravedere; a breve la
Regione dovrebbe istituire un tavolo
tecnico che affronterà proprio queste
problematiche».
R. N.
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hi si trova a fare i conti con la
sclerosi multipla sente spesso parlare di trattamenti di
prima o seconda linea. Approcci
terapeutici che prevedono l’impiego di vari medicinali, le cui
differenze non sempre sono facili
da comprendere. Argomenti sui
quali abbiamo cercato di far luce
grazie al supporto del dottor Ciro
Florio, direttore della divisione di
neurologia del Cardarelli.
Dottore, quali sono i trattamenti farmacologici attualmente disponibili per i pazienti affetti da sclerosi multipla?
«I trattamenti di prima linea si
usano da tempo e hanno dimostrato di essere efficaci e sicuri. Ad
esempio gli interferoni o il glatiramer acetato, sostanze e farmaci
che usiamo da più di 16 anni, per i
quali sappiamo che non esistono
problemi a lungo termine. Esistono poi dei farmaci di seconda linea che si usano quando quelli di
prima linea non si sono dimostrati efficaci. In questo caso parliamo
di “fingolimod”, che si usa per via
orale, ma anche del “natalizumab” che è un anticorpo monoclonale e che è a mio avviso il farmaco più potente di cui disponiamo. Questo farmaco però ha un
profilo di sicurezza particolare, su
circa 90 mila persone alle quali è
stato somministrato si sono avuti
circa 250 casi di Pml (leucoencefalopatia multifocaleprogressiva), una grave forma di encefalite
che può risultare mortale. Molto
presto arriveranno in commercio
anche in Italia diversi altri farmaci, soprattutto orali, che si collocano in quella che potremmo definire una linea di confine tra queste due fasce. Parlo del “dimentil
fumarato” già in commercio in
America, Canada e in Germania».
Quali sono i benefici e gli ef-
fetti collaterali di queste terapie?
«Fortunatamente, gli interferoni sono ben tollerati; generalmente hanno effetti collaterali simili a quelli influenzali, che possono essere facilmente controllati
con la tachipirina. Per fare un
Ciro Florio
Il dottor Ciro Florio è direttore
della divisione di neurologia
del Cardarelli. Ed è inoltre
cofondatore e responsabile
del primo centro sclerosi
multipla del Sud Italia.
Dal 1987 quello della sclerosi
multipla è stato per il dottore
Florio il principale campo di
interesse, e in particolar
modo si è occupato in questi
anni di malattie
autoimmunitarie del sistema
nervoso.
esempio, il “glatiramer acetato”,
farmaco considerato di prima linea come gli interferoni, ha meno
effetti collaterali rispetto ad altri
farmaci, ma si deve usare tutti i
giorni. Gli interferoni, viceversa,
offrono il vantaggio di una frequenza di somministrazione inferiore, da una a tre volte a settimana a seconda che si proceda con
una puntura intramuscolo o sottocutanea. Infine, il “natalizumab”, farmaco di grande efficacia,
può in alcuni rari casi, favorire
l’insorgenza di gravi encefaliti in
soggetti con fattori di rischio predisponenti. Per una valutazione
del rischio è stato messo a punto
un test che permette di identificare quali pazienti siano più esposti
a questo rischio, perché portatori
del virus JC».
Dunque, quali sono le prospettiva di cura?
«In realtà non disponiamo ancora di una cura per guarire definitivamente dalla sclerosi multipla. Quello che possiamo fare al
momento è cercare di ritardarne
la progressione, così da evitare al
massimo le ricadute. La sclerosi
multipla è una malattia insidiosa
e subdola che evolve a fasi alterne.
Ci sono periodi nei quali resta silente, altri nei quali si “riattiva” se
non curata adeguatamente con il
farmaco migliore per quella fase
di malattia. In attesa che la ricerca
compia progressi nella cura definitiva di questa patologia, siamo
oggi in grado grazie a diversi presidi farmaceutici di controllare la
sua evoluzione nelle diverse fasi
con cui essa si presenta. Quindi
possiamo trattare ogni paziente
con una scelta che sia mirata ai
suoi sintomi e alle sue caratteristiche».
R. N.
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22 Eventi
Sabato 26 Luglio 2014 Corriere del Mezzogiorno
NA
Tumori del sangue Le nuove opportunità terapeutiche fornite dalla ricerca
La campagna «A Smile for Moms»
«I farmaci biologici
ci aiutano a vincere»
Gravidanza e post partum
Attente alla depressione
Uno dei momenti più delicati nella vita di una donna è
senz’altro la gravidanza, quando il corpo è investito da una
tempesta ormonale. Che genera cambiamenti che danno luogo
anche a fenomeni più o meno lievi di depressione, sia prima
che dopo il parto. Circa il 16% della popolazione femminile
presenta disturbi dell’umore durante questi due momenti. A
sostegno delle donne campane opera il dipartimento di
psichiatria della Sun, uno deelle sei strutture di eccellenza che
aderiscono all’iniziativa «A Smile for Moms» («Un sorriso per
le mamme»), promossa dal
2010 dall’Osservatorio
nazionale sulla salute della
donna (Onda). L’obiettivo è
principalmente di offrire ai
medici degli strumenti per
l’identificazione precoce
della sintomatologia, ma
anche un aiuto alle donne
grazie a servizi e centri di
ascolto. Agli ospedali
promotori si continuano ad
aggiungere nuove strutture
dedicate al trattamento della patologia: oggi sono 15, dislocate
in tutta Italia. Per ulteriori informazioni è a disposizione delle
mamme un sito dedicato (www.depressionepostpartum.it) e
materiale divulgativo distribuito nei centri di diagnosi e cura
delle patologie depressive.
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Programma per le donne tra 50 e 69 anni
Tumore alla mammella,
screening a Napoli Sud
di FABRIZIO PANE
S
Fabrizio Pane
Professore ordinario di
ematologia all’Università
Federico II, dove è direttore
della Uoc di Ematologia e
trapianti di cellule staminali,
Fabrizio Pane è responsabile
del laboratorio di ricerca in
oncoematologia del Ceinge.
Dal 2011 Pane è socio
ordinario dell’Accademia
nazionale di Medicina. È stato
presidente della Società
italiana di Ematologia
sperimentale nel biennio
2005-06 e dal 2010 presiede
la Società italiana di
Ematologia, carica che gli è
stata rinnovato per un
secondo mandato sino al
2017. L’attività scientifica è
testimoniata da circa 200
pubblicazioni su riviste
internazionali con «impact
factor» con un h-index di 45 e
responsabilità come
investigatore principale di
studi clinici multicentrici
nazionali e internazionali. È
nella classifica dei «Top Italian
Scientists» curata dal sito web
indipendente viaacademy.org
i stima che in Italia, escludendo i
tumori cutanei, vi siano ogni anno
360 mila nuove diagnosi di tumore,
e i tumori del sangue costituiscono
circa il 10% di essi. Le patologie neoplastiche del sangue ne costituiscono un gruppo rilevante per una serie di motivi. Le
leucemie e i linfomi sono al nono e all’ottavo posto, rispettivamente, tra le cause di
morte neoplastica. Numerose forme di
tumori del sangue sono particolarmente
frequenti nell’età pediatrica e tra i giovani
adulti. In particolare, nella fascia di età 045 anni, le leucemie sono la quinta causa
di morte più frequente in ambo i sessi
(9.8% di tutti i tumori) e i linfomi la sesta
causa più frequente. Tuttavia, con l’accumularsi delle conoscenze sui meccanismi
di queste patologie, per un numero crescente di tipi di tumori del sangue, le prospettive di guarigione o di controllo a lungo termine della malattia possono essere
molto elevate in alcuni tipi di pazienti, come ad esempio quelli con leucemia linfoblastica acuta in età pediatrica, e la leucemia acuta promielocitica, il linfoma di
Hodgkin di tutte le età. È inoltre da sottolineare che le prospettive di controllo a
medio-lungo termine della malattia neoplastica sono in rapida estensione a molte
altre forme di tumori del sangue. E che i
benefici si stanno estendendo anche ai
pazienti più anziani per i quali in passato
si potevano proporre unicamente interventi terapeutici di tipo palliativo. Il merito di questi progressi è dovuto a vari fattori, tra cui la disponibilità in commercio di
una serie di nuovi farmaci biologici, cioè
agenti farmacologici a bersaglio molecolare intracellulare o nuovi anticorpi monoclonali, e l’affinamento delle tecniche
di trapianto di cellule staminali emopoietiche che consentono la sostituire, ripristinandone la funzione, il midollo emopoietico.
Tra le novità più interessanti devono
sicuramente essere citati i progressi nella
terapia delle patologie linfoproliferative,
cioè i linfomi e la leucemia linfatica cronica. I linfomi, e più in generale le malattie
linfoproliferative, costituiscono il gruppo
più numeroso di neoplasie ematologiche
costituendo da soli circa la meta di esse
che è inoltre caratterizzato da una notevole eterogeneità patogenetica — si contano
circa 60 diverse entità cliniche — che ne
ha reso da sempre difficile la cura. Nel caso del linfoma di Hodgkin, l’armamenta-
rio terapeutico attuale è stato costituito
dalla polichemioterapia convenzionale
con la quale, ad oggi, si riesce a guarire
circa l’80-85% dei pazienti. Nonostante il
numero delle guarigioni sia elevato, bisogna considerare l’età molto spesso giovane dei pazienti (inferiore ai trent’anni) e la
necessità nei casi più avanzati di utilizzare
protocolli sequenziali di chemioterapia e
radioterapia molto intesivi, che, nei pazienti che guariscono, può avere un impatto rilevante sulla fertilità, e predispone
all’insorgenza di seconde neoplasie o
danni di tipo cronico del sistema cardiorespiratorio. È ora possibile utilizzare, nei
casi resistenti al trattamento convenzionale, un nuovo agente farmacologico appartenente alla classe degli anticorpi monoclonali che ha mostrato risultati assolutamente impressivi nella terapia in questo tipo di linfoma. Il farmaco,
denominato Brentuximab Vedotin, contiene, legato alla molecola anticorpale, un
chemioterapico che viene così diretto
specificamente alle cellule linfomatose risparmiando i tessuti normali. L’utilizzo di
questo farmaco, consente quindi di «recuperare» alla risposta completa una percentuale molto ampia di soggetti resistenti alla prima linea di trattamento, senza ricorrere ad ulteriore chemioterapia in
combinazione a radioterapia, risparmiando tossicità ed effetti collaterali di lungo
termine per i pazienti. Tra i linfomi di tipo
non-Hodgkin, invece, un «vecchio-nuovo» chemioterapico, la bendamustina, ha
dimostrato notevole efficacia con risultati
che hanno suscitato notevole entusiasmo.
Si tratta di un farmaco di tipo alchilante
sviluppato e introdotto nella terapia oncologica quasi 50 anni fa nella Germania
dell’Est, e solo da poco sperimentato in
modo moderno e sistematico nelle patologie neoplastiche del sistema linfatico.
La principale caratteristica di questo farmaco è che combina notevole efficacia in
tutte le patologie di tipo linfoproliferativo
con una tollerabilità molto elevata anche
in pazienti anziani risparmiando tossicità
ematologica cioè cali del numero di cellule del sangue, che spesso costringeva a
Numeri preoccupanti
Le leucemie e i linfomi sono
al nono e all’ottavo posto,
rispettivamente, tra le cause
di morte neoplastica
giorni aggiuntivi di ospedalizzazione durante il trattamento, e tossicità extraematologica (alopecia, nausea-vomito, neuropatie periferiche). Pertanto, la bendamustina, pur essendo da etichettare come
chemioterapico è sicuramente un farmaco di grande efficacia, con un basso profilo di tossicità, che rappresenta per il paziente un’importante nota dolente, sia dal
punto di vista fisico che psicologico. Inoltre, questa sua peculiare caratteristica le
consentirà di essere facilmente adattabile
in associazione ai nuovi farmaci «intelligenti» che sono alle porte, poiché consente un’ottima combinazione in termini
di efficacia senza una reale tossicità cumulativa. Tra questi ultimi i più promettenti nel settore delle malattie linfoproliferative sono l’Ibrutinib, e l’Idelalisib.
Un altro ambito in cui i progressi hanno dato un significativo miglioramento
della possibilità di cura dei pazienti affetti
da neoplasie del sangue è il trapianto di
cellule staminali emopoietiche. In particolare è stata ulteriormente affinata la tecnica del trapianto di tipo aploidentico. Si
tratta di un tipo di trapianto di cellule staminali che viene utilizzato per la terapia
dei casi più gravi di leucemie e anche di
linfomi aggressivi; questo trapianto utilizza come donatore un familiare scelto
tra i genitori, i figli, o i fratelli del paziente
che presentano una compatibilità per la
metà degli antigeni di compatibilità tissutale Hla. Sinora nel trapianto da donatore familiare la scelta del donatore era ristretta al fratello o la sorella del paziente
che mostravano compatibilità completa
per il sistema Hla. Tuttavia, ricordando
che tra fratelli, la possibilità a priori di essere completamente compatibili per gli
antigeni Hla è solo del 25%, la progressiva
riduzione del tasso di natalità osservata
negli ultimi decenni in Italia ha ridotto
progressivamente la probabilità di trovare un donatore nella famiglia del paziente. La possibilità di utilizzare genitori, figli o fratelli compatibili al 50% per l’Hla
(sono la metà dei fratelli), consente
quindi di allargare moltissimo la possibilità di trovare un donatore per i pazienti affetti dalle forme gravi di tumori del
sangue. In tal senso l’Italia si pone all’avanguardia rispetto ai colleghi degli
altri paesi europei e mondiali, che in caso
di assenza di un donatore familiare Hla
compatibile al 100%, utilizzano per il trapianto il trapianto donatori scelti da registro donatori.
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È stato inaugurato a Portici, in via Libertà, un nuovo presidio
diagnostico dove sarà possibile fare screening per la
prevenzione del cancro della mammella. Il programma di
screening mammografico è rivolto alle donne di età
compresa tra i 50 e 69 anni, che nell’Asl Napoli 3 Sud sono
circa 130 mila. A tutte sarà inviata una lettera di invito ogni
due anni come previsto dalle linee guida nazionali. La
neonata struttura è stata inaugurata a distanza di un mese
esatto dalla firma del
protocollo d’intesa tra il
sindaco Nicola Marrone e
il direttore del distretto
sanitario di Portici
Salvatore Brancaccio.
Protocollo che prevede la
concessione alla Asl in
comodato d’uso della sede
comunale di via Benedetto
Croce per trasferire il
servizio 118,
provvisoriamente
appoggiato presso la Residenza sanitaria assistita di piazzale
Gradoni. In base all’accordo, l’Asl si impegna a trasferire
presso i locali del distretto sanitario di via Libertà la Guardia
medica e l’ambulatorio del Dipartimento di salute mentale
individuando, così, la sistemazione più idonea nell’ambito
dei lavori di adeguamento della struttura come previsto dal
Decreto legislativo 81 del 2008.
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Iniziativa di Sdn e Cnr
Steatosi epatica, parte
una ricerca internazionale
Nasce a Napoli un nuovo progetto internazionale di ricerca
sulla steatosi epatica, malattia che consiste in un accumulo
di grasso nel fegato e che oggi colpisce il 30 per cento della
popolazione. L’obiettivo è dunque quello di individuare
nuove metodiche non invasive che consentano la
quantificazione e il monitoraggio della steatosi e delle sue
complicanze più gravi come la fibrosi epatica. Anche perché
molti studi hanno dimostrato che la mortalità in soggetti
con steatosi epatica è più alta della media della popolazione
ed è principalmente
dovuta a patologie
cardiovascolari
concomitanti e a
disfunzione epatica.
Dunque, se si riuscisse a
individuare un metodo
diagnostico non invasivo
utilizzabile su vasta scala si
potrebbe ridurre la
morbilità e la mortalità per
malattie epatiche e
cardiovascolari e fornire
benefici nell’ambito della prevenzione primaria, del
trattamento e del follow-up. Il programma internazionale di
ricerca è stato ideato dalla Fondazione Sdn di Napoli in
collaborazione con l’Istituto di biostrutture e bioimmagini
del Cnr e il Dipartimento di medicina clinica e sperimentale
dell’Università di Pisa.
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