Durezza Vickers - itis galileo galilei conegliano

Classe 3^ - Tecnologie mecc. di proc. e prod. - UdA n° 2: Materia e Materiali - Prova di durezza Vickers
DUREZZA
La “durezza” é comunemente intesa come la resistenza di un materiale a lasciarsi penetrare da un
corpo più duro. Su tale principio si basano le più importanti prove di durezza: Brinell, Rockwell,
Vickers.
La “durezza” si può anche definire come la resistenza di piccole porzioni di materia alle
sollecitazioni che tendono a spostarle localmente.
Nelle leghe metalliche la durezza aumenta a causa dell’incrudimento dovuto alle lavorazioni a
freddo, a causa delle tensioni interne provocate ancora dalle lavorazioni meccaniche o da alcuni
trattamenti termici (es.: tempra); la durezza dipende dalla struttura cristallina del materiale e dalla
sua elasticità.
La durezza é una proprietà meccanica dei materiali. La prova di durezza é, quasi sempre, una prova
non distruttiva; talvolta però l’impronta lasciata dal penetratore rende l’oggetto (per esempio una
ruota dentata, una guida o un perno lavorato) non più utilizzabile.
Le prove di durezza sono importantissime dal punto di vista tecnologico perché consentono di
risalire indirettamente a molte caratteristiche dei materiali, come la resistenza a trazione, la tenacità,
la lavorabilità alle macchine utensili ecc.
Si distinguono prove di macrodurezza e prove di microdurezza.
1) Prove di macrodurezza sono quelle in cui i carichi applicati variano da 2 N a 30 kN e
l’impronta lasciata dal penetratore é di grandi dimensioni e visibile ad occhio nudo. La
durezza, in questo caso, dipende dall’insieme dei cristalli che costituiscono la struttura
metallica, ciascuno dei quali partecipa in modo diverso a seconda delle proprie
caratteristiche.
2) Prove di microdurezza sono quelle in cui i carichi applicati sono generalmente intorno a 2 N
(secondo la norma UNI ISO 4516 inferiori a 10 N) e l’impronta lasciata dal penetratore è di
piccolissime dimensioni, interessa generalmente un solo cristallo ed é visibile solo col
microscopio.
Le prove di durezza si svolgono mediante macchine dette “durometri”.
Le prove, nella loro generalità, consistono nel far penetrare nel pezzo da provare un “penetratore”
(diverso nella forma e nel materiale a seconda del metodo utilizzato) mediante un carico F (diverso
a seconda del materiale e del metodo utilizzato) e nel misurare la lunghezza media d (diametro,
diagonale) o la profondità h dell’impronta lasciata sulla superficie del pezzo dopo aver tolto il
carico.
I metodi più noti di misura della durezza sono Brinell, Rockwell e Vickers. Vi sono però anche altri
metodi come quello Shore, Knoop, Herbert ecc.
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PROVA DI DUREZZA VICKERS (secondo UNI 1955-75 e UNI EN ISO 6507)
La prova di durezza Vickers è stata introdotta successivamente al metodo Brinell, di cui si può
considerare un’estensione ed un perfezionamento. La prova, infatti, ha un campo di applicazione
pressoché illimitato e non necessita il cambiamento del penetratore.
Il valore di durezza Vickers non dipende dal carico applicato ma rimane costante al variare della
forza applicata e poiché il penetratore, a forma di piramide di diamante, ha un angolo al vertice di
136°, il numero che esprime il valore di durezza Vickers (HV) é equivalente al numero che esprime
il valore di durezza Brinell (HBS) ottenuto nelle condizioni di prova ideale (d/D = 0,375).
La prova Vickers, previo accordo tra le parti, può essere effettuata anche su materiali non metallici.
La prova Vickers consiste nel far penetrare, nel pezzo di cui si
vuol saggiare la durezza, un penetratore formato da una punta di
diamante a vertice acuto, con forma di piramide retta a base
quadrata e angolo al vertice di 136°, sul quale viene applicata una
forza F per un prestabilito intervallo di tempo.
Il carico di prova deve essere applicato gradatamente, senza urti e
raggiungere il suo valore massimo senza interruzioni nel tempo
previsto di 2 ÷ 8 secondi; la durata di permanenza del carico
massimo deve essere di 10 ÷ 15 secondi;
Dopo aver tolto il carico é necessario misurare la diagonale
dell’impronta lasciata sulla superficie del pezzo (per ogni
impronta leggere le due diagonali e calcolarne la media) e
misurare l’area della stessa impronta.
Si definisce durezza Vickers HV il rapporto tra il carico F, applicato sull’asse del penetratore, e la
superficie S dell’impronta lasciata dal penetratore.
HV = F / S [kgf/mm2]
Questo tipo di prova è particolarmente indicata per materiali molto duri (dato che il penetratore é di
diamante).
La pratica ha confermato che tale metodo di misurazione della durezza
offre grandi vantaggi e la macchina (durometro universale, la stessa
per la prova Brinell) è stata appositamente costruita per fornire
un’esecuzione rapida e precisa delle misure. I carichi di prova vengono
applicati direttamente agendo sui pulsanti posti
generalmente o frontalmente o lateralmente
all’incastellatura della macchina.
L’impronta é proiettata su uno schermo superiore
dove appare ingrandita in modo tale da poter
misurare le diagonali con la necessaria precisione.
Essendo l’impronta di forma quadrata risulta più
facile la misurazione rispetto ad una circolare.
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Lo spessore minimo del pezzo deve avere valore tale, che nessun segno di deformazione appaia
visibile sulla faccia opposta della provetta.
Lo spessore minimo non deve essere minore di 1,5 volte la diagonale dell’ impronta d.
La superficie del pezzo su cui viene fatta la prova deve essere liscia, levigata e pulita, dato che le
impronte lasciate dal penetratore Vickers sono molto piccole. E’ consigliabile la pulitura
metallografica quando questo metodo non porta alcuna alterazione. La superficie può essere piana
oppure curva, ma con raggio non inferiore a 5 mm.
Nella zona intorno ad una impronta il materiale
risulta incrudito per cui la sua durezza aumenta;
pertanto eventuali misure in vicinanza di un
impronta darebbero luogo a valori sfalsati di
durezza. Anche in vicinanza dei bordi si possono
rilevare misurazioni errate a causa del cedimento
del materiale.
Per evitare queste cause d’errore le norme UNI
prescrivono che tra il centro di un’impronta ed il
bordo del pezzo deve esserci una distanza > 2,5 * d
nel caso di acciai, rame e sue leghe (essendo d la
diagonale dell’impronta). Tra il centro di due
impronte, per tali materiali, deve esserci invece una
distanza > 3 * d. Nel caso di metalli leggeri come
l’alluminio la distanza dal bordo deve essere > 3 * d e la distanza tra due impronte > 6 * d.
Carichi di prova
Le norme UNI prescrivono una forza compresa tra 9 – 980 N (corrispondente a 1 – 100 Kg)
applicata con la precisione di ± 1%.
Per la prova Vickers si adottano i carichi:
1, 2, 5, 10, 30 (Kg) ovvero 9,81 – 19,62 - 49,05 – 98,1 – 294,3 (N).
Il carico di prova “normale” per l’acciaio é di 294,2 N (pari a 30 kg). In condizioni particolari
possono essere utilizzati carichi differenti (per esempio nel caso di prove su alluminio e sue leghe si
adotta un carico di 49,03 N (pari a 5 kg) e di 98,7 N (pari a 10 kg).
Nel caso di prova su ghisa, dove é opportuno interessare un grande volume di materiale data
l’eterogeneità strutturale della lega, é bene utilizzare carichi di prova elevati.
La misurazione delle dimensioni dell’impronta, che è sempre molto piccola, è fatta per mezzo di un
microscopio o tramite il proiettore oculare dotato di righello mobile di cui é dotato lo stesso
durometro universale. Dalla dimensione delle due diagonali misurate si risale alla durezza Vickers,
calcolandola con la seguente formula:
HV = F / S [kgf/mm2]
o meglio HV = 0,102 F / S [N/mm2]
dove F è la forza applicata ed S la superficie dell’impronta.
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Il rilevamento della durezza Vickers presenta come unica difficoltà il calcolo della misura di S, vale
a dire la misura dell’area dell’impronta piramidale lasciata dal penetratore dopo l’esecuzione della
prova: essa deve essere calcolata con la misura della diagonale d dell’impronta.
L’area S corrisponde alla somma delle aree delle quattro facce laterali:
Stot = 4 Si
S1 = a * h/2 con h l’altezza del triangolo
Ma: a = d * sen 45° = d/√2 con d la diagonale
dell’impronta
Inoltre h = (a/2)/sen 68°
Effettuando le necessarie sostituzioni, risulta infine:
S = d² / 1,854
E quindi la formula per calcolare la durezza Vickers
diviene:
HV = 0,189 * (F / d²) [N/mm2]
o meglio: HV = 1,854 * (F / d²) [kg/mm2]
Si devono effettuare varie impronte ed il valore della diagonale “d” deve essere la media delle due
diagonali di almeno tre impronte.
I valori della durezza Vickers sono indipendenti dal carico applicato sui provini di qualsiasi
materiale.
La forma dell’impronta Vickers può
variare a seconda del materiale. La figura a
lato mette a confronto la forma della
piramide regolare “quadrata” (a) con quella
“a cuscino” che si ha nel caso di materiali
“dolci” (b) e con quella “a botte” di
materiali “duri” (c).
Indicazione della durezza Vickers
La durezza Vickers é identificata dal simbolo HV preceduto dal valore della durezza e seguito dai
valori della forza applicata in kgf e del tempo di mantenimento della forza stessa (quando diverso
dal valore normalizzato di 10 – 15 s).
Esempio: 400 HV 30/20
dove: 400 = durezza Vickers
30 = carico di prova in kgf
20 = tempo di mantenimento del carico (diverso da quello normalizzato che é 10 ÷ 15 s).
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Poiché al variare della forza applicata si ha una proporzionale variazione dell’area dell’impronta, il
valore della durezza Vickers si mantiene costante.
Le norme non prevedono alcun procedimento per la conversione dei valori della durezza Vickers in
altre scale o in valori di resistenza a trazione. Esiste tuttavia una relazione empirica tra il carico di
rottura del materiale e la durezza Vickers. Tale relazione é la seguente:
Rm = 1/3 * HV
Si può evidenziare il rapporto esistente tra la durezza Vickers e la durezza Brinell. Le due scale
sono formulate sullo stesso principio: sul grafico si nota che le durezze coincidono fino a circa 350
unità Brinell-Vickers.
Deve essere controllato spesso lo stato di conservazione del penetratore, utilizzando una lente
d’ingrandimento.
Il vertice della piramide di diamante deve risultare acuto, privo di scheggiature e di deformazioni; le
facce devono risultare levigate e con gli spigoli netti, privi di smussi e di incrinature.
Non sono considerate valide le prove con impronte irregolari, cioè con contorno non nitido.
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Tabella di conversione dei valori della durezza degli acciai e
corrispondenza con la resistenza a trazione
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Tabella di conversione dei valori della durezza per materiali non ferrosi
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Microdurezza
Si parla di “microdurezza” quando la durezza é misurata con carichi di prova molto inferiori
rispetto a quelli utilizzati per le prove di durezza “normali” ed unificate. Ciò può essere necessario
quando si hanno pezzi di limitate dimensioni o di piccolo spessore o nel caso di materiali fragili,
che non possono sopportare carichi grandi, o quando si voglia determinare la durezza di singoli
cristalli.
Tra vari metodi esistenti, la microdurezza può essere valutata anche col metodo Vickers, utilizzando
quindi il durometro universale ed il penetratore di diamante a forma di piramide retta a base
quadrata con angolo al vertice di 136°.
La microdurezza Vickers viene espressa dall’espressione:
HV = 1,854 * (0,102 * F)/d2 = 0,189 * F/d2
con F il carico di prova in [N] e d il valore in [mm]della media aritmetica delle due diagonali
dell’impronta.
Il carico di prova varia tra 0,01 e 10 [N].
Il provino su cui si effettua la prova di microdurezza deve avere spessore s ≥ (3/2) * d.
La distanza tra le impronte e tra l’impronta ed il bordo del provino deve essere l ≥ d/2.
Le prove effettuate con valori
differenti della forza hanno
dimostrato che la microdurezza
aumenta
con
legge
esponenziale quando il carico
applicato diminuisce. Tale
comportamento
é
dovuto
probabilmente al fatto che la
deformazione elasticità del
materiale non é presa in
considerazione. In pratica il
valore rilevato risulta superiore
a quello reale quanto più
l’impronta é piccola. Al limite,
se si utilizzasse un carico
piccolissimo,
tutta
la
deformazione sarebbe elastica e quindi, quando viene tolta la forza applicata, non c’é impronta ed il
valore della durezza tenderebbe all’infinito.
Per valori piccoli del carico c’é cioè un aumento apparente della durezza, che comincia ad avere
valori realistici con l’aumentare del carico applicato. Quando si entra nel campo della macrodurezza
il valore di HV si mantiene costante.
In definitiva: se il carico applicato é piccolo, solo gli strati superficiali ne risentono. Per questo é
necessario indicare la forza applicata.
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Esempio:
340 HV0,15/20
dove 330 é il valore medio ottenuto in almeno cinque prove, 0,15 é il carico applicato in [N] e 20 il
tempo di applicazione del carico in secondi.
Le norme prevedono che oltre al valore medio della durezza possano essere in dicati i valori
massimo e minimo riscontrati in almeno cinque prove.
Esempio:
350 a 330 HV0,15/20
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