Melograno dicembre 2014

Inserto del periodico trimestrale TuttaPovo
edito dal Club Interassociativo TuttaPovo
DICEMBRE 2014
N. 3 / 2014 / 25° NUM. PUB.
IL MELOGRANO
IL MELOGRANO
IN QUESTO NUMERO
Inserto al Periodico trimestrale TuttaPovo
edito dal Club Interassociativo TuttaPovo
Editoriale
DICEMBRE 2014
ANNO VII / N. 25° / N. 3/2014
È possibile alleviare e sconfiggere il dolore?
4
Una giornata di studio sull’efficacia
della musicoterapia
6
Le novità del Marchio Family in tema di conciliazione
8
Grazie don Gerolamo, benvenuto padre Domenico!
9
COMITATO DI REDAZIONE
Per riflettere
Direttore: Paolo Giacomoni
I sandali di José
11
Coordinamento:
Antonio Bernabè
La culla vuota
13
Un’importante collaborazione sui temi della salute
14
In redazione:
Antonio Bernabè - Erica Ciresa - Renzo Dori Gerolamo Iob - Roberto Maestri - Domenico Marcato
Le nostre attività
Dalla RSA “M. Grazioli” di Povo
Foto:
Servizio Animazione - Fonti varie
Dal Centro Servizi di Povo
Si ringraziano tutti coloro che a vario titolo
hanno contribuito a dar vita a questo numero de
“Il Melograno”, supplemento al periodico
trimestrale TuttaPovo
Divertimento
Stampa:
Publistampa Arti grafiche - Pergine Valsugana (TN)
La forza dell’immagine - mostra di pittura
15
17
Tanto per ridere…
Concorso a premi
19
La pagina della poesia
21
In ricordo di…
22
Il Libro della Solidarietà
è sempre aperto
23
In copertina:
casa rustica annessa alla villa ex baroni Trentini,
poi De Montel a Sprè di Povo - foto di Renzo Dori
Il Forest Stewardship Council® (FSC®) garantisce tra l’altro
che legno e derivati non provengano da foreste
ad alto valore di conservazione, dal taglio illegale o a raso
e da aree dove sono violati i diritti civili e le tradizioni locali.
La Direzione
e il Consiglio di Amministrazione
AUGURANO
a Ospiti, Familiari, Dipendenti
e a tutti i lettori de “Il Melograno”
Buon Natale e Felice Anno Nuovo
IL MELOGRANO
N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 3
di Renzo Dori
È possibile alleviare e
sconfiggere il dolore?
I
l 5 novembre scorso si è tenuto
un seminario promosso dall’APSP
“Margherita Grazioli” dal titolo
particolarmente significativo: “La valutazione del dolore in RSA” (Residenza Sanitaria Assistenziale).
I relatori che si sono susseguiti nel
corso della giornata di studio: il dott.
Michele Zani, esperto del settore, e la
dott.ssa Giovanna Pisetta, infermiera
presso la RSA M. Grazioli, recentemente laureatasi con una tesi particolarmente pertinente ai temi trattati:
“La valutazione del dolore nell’anziano
cognitivamente compromesso”.
«Non c’è nulla di buono nel dolore bisogna combatterlo senza tregua» così
affermava in una recente intervista il
grande oncologo prof. Umberto Veronesi. Il prof. Rozzini a sua volta affermava che «il dolore è uno dei problemi
più frequenti della persona anziana:
spesso sottovalutato e sottostimato,
rappresenta una condizione di disagio
che si riflette negativamente sulla qualità di vita e sulla sopravvivenza».
Un recente studio italiano stima
che la prevalenza del dolore cronico è
pari a circa il 21,7% della popolazione
(circa 13 milioni di italiani), il 41% dei
quali dichiara di non aver ricevuto un
trattamento adeguato. La prevalenza
del dolore negli anziani che vivono in
case di riposo varia dal 40% all’80%;
questo intervallo di percentuale così
ampio dimostra come non ci sia ancora un accordo e un metodo di valutazione condiviso sulla reale presenza
di tale sintomo. Per questo non è solo
utile, ma necessario sapere quanti anziani hanno dolore in RSA e in quanti
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casi poteva essere evitato o efficacemente attenuato.
Il dolore è un sintomo che oltre a
“minare” l’integrità fisica e psichica del
paziente genera angoscia, senso di prostrazione, inquietudine, stress, depressione con un notevole impatto negativo sulla qualità del vivere. Non solo,
il dolore riduce l’appetito con conseguente rischio di malnutrizione, rende
più difficili i movimenti e la deambulazione con aumento della disabilità,
aumento del rischio di sindrome da allettamento, di cadute e di mortalità. La
natura complessa di questo sintomo
richiede un approccio multidisciplinare da parte degli operatori sanitari e
socio-sanitari non solo perché legato
a differenti patologie, ma anche per
gli stati di disabilità che può facilmente generare nella persona. Purtroppo
questo approccio professionalmente
qualificato e di équipe specializzate
spesso deve combattere contro molte-
plici luoghi comuni e ostacoli che
vanno superati affinché l’età anagrafica
non rappresenti più una barriera al sollievo del dolore. Tra gli operatori è ancora presente la convinzione che l’anziano abbia una soglia più alta per la
percezione del dolore, che tolleri meglio il dolore o che sia opportuno non
eccedere con gli analgesici in quanto
assume già tante medicine; nell’anziano si riscontra spesso la convinzione
che un buon paziente disturba poco il
medico o che fatalisticamente il soffrire
faccia parte della vecchiaia e quindi
venga vissuto con rassegnazione.
Per contro, al di là dei luoghi comuni, la causa principale del dolore in
RSA è rappresentata dal dolore osteoarticolare, presente in oltre l’80% degli
ultrasessantacinquenni (Herr, Decker,
2004) e quello oncologico, il 30% delle
persone anziane istituzionalizzate e
affette da neoplasia ne soffre quotidianamente.
IL MELOGRANO
Nonostante la consapevolezza che
il dolore compromette la qualità di
vita delle persone anziane e genera
una potenziale accelerazione nella
progressione delle disabilità e della
non autosufficienza di fatto viene
ancora sottostimato e sottotrattato a
causa essenzialmente di due fattori: la
difficoltà dell’anziano, con deterioramento cognitivo, a esprimere il dolore
e la difficoltà del personale nel riconoscerlo. Per questo è necessario aumentare le capacità di lettura del sintomo da parte degli operatori sanitari
e socio-sanitari attraverso un costante impegno formativo (la giornata
di studio e approfondimento promossa dall’APSP “M. Grazioli” ne è
una significativa testimonianza). Esistono infatti alcuni indicatori comportamentali nell’anziano con dolore
(anche con disturbi cognitivi) che
possono aiutare l’operatore a comprenderne la presenza o meno. Tra
questi vi sono le espressioni facciali,
la verbalizzazione o vocalizzi, il movimento del corpo, il cambiamento
nelle interazioni personali e nella relazione, il cambiamento delle attività
abituali o routinarie, il cambiamento
dello stato mentale. Prevedere e
sospettare dolore in presenza di patologie muscolo-scheletriche, osteoarticolari, vascolari, neoplastiche; comportamento anomalo senza ragioni
apparenti, riduzione dell’appetito,
sindrome depressiva, problemi d’insonnia, cambiamenti nelle capacità
funzionali, agitazione o rifiuto verso
le cure e/o l’attività. Tutto questo è ovviamente possibile se si conosce bene
la persona in stato di sofferenza, le
sue abitudini, le sue espressioni e i
suoi modi di relazionarsi con gli altri
(operatori, familiari, amici).
L’osservazione del paziente con dolore da sola non basta, vi sono tecniche
di misurazione dell’intensità del dolore
che vanno praticate selezionando lo
strumento di valutazione più idoneo;
il dolore poi va monitorato in modo sistematico e ad intervalli regolari utilizzando un elenco di indicatori comportamentali e infine, se non si è certi
della presenza di dolore, può essere
giustificato intervenire (con farmaci o
altri interventi per ridurlo) e valutare
se la persona dimostra sollievo.
Di tutto questo e di molto altro si è
parlato e discusso durante la giornata
e la dott.ssa Pisetta in conclusione ha
ricordato a tutti i presenti che «la cura
del dolore deve entrare nelle strutture
per anziani prima di tutto come atmosfera diffusa, come attitudine di care,
come tecnica capace di conciliare le
qualità umane con le competenze professionali». Non c’è alcun dubbio che
abbia ragione da vendere e per questo
ci impegneremo tutti a tutti i livelli. Il Presidente
Renzo Dori
(Nota: per la stesura del presente articolo sono stati utilizzati gran parte dei contenuti della relazione della dott.ssa
Giovanna Pisetta)
Lieve è il dolore
che parla.
Il grande, è muto.
Seneca
IL MELOGRANO
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Una giornata di studio
sull’efficacia della musicoterapia
di Renzo Dori
P
ossiamo ben dire che la musica accompagna e dà significato alla nostra vita. Quanti eventi felici o tristi
del nostro vissuto sono stati accompagnati o in qualche modo collegati con una qualche nota musicale. Sin da
bambini con le ninne nanne, poi più avanti al primo ballo,
e quella canzone che ci ricorda il primo amore, o quel pezzo
solenne suonato dall’organo in chiesa che ci accompagnava
all’altare, o quel pezzo particolare che ci ha saputo consolare nei momenti difficili e poi ancora i canti in compagnia
nelle serate in montagna o durante il servizio militare e che
dire di quell’insieme di suoni e melodie che ci facevano sognare e che provocavano in noi quel senso di pace e serenità.
Sì, la musica più di ogni altra cosa ha scandito il nostro
tempo. È difficile pensare alla nostra vita disgiunta dalla
musica perché anche il silenzio ha la sua specifica musicalità. Quindi la musica è vita ed è talmente compenetrata con
la nostra vita che può divenire elemento di cura, strumento
di aiuto per uscire dai momenti critici e di sofferenza. La musica come terapia che aiuta a curare le ferite dell’anima.
6 / Il Melograno / N. 3 / DICEMBRE 2014
Il prof. Raglio, musicoterapeuta, la descrive così: «Due
aspetti della musica sono noti a tutti. Il primo è la grande influenza che la musica può avere sul tono dell’umore: l’effetto
rilassante della musica, che è stato sperimentato da ciascuno
di noi, è così forte e prevedibile che molti lo utilizzano (in casa,
in automobile) per ritrovare tranquillità e recuperare una dimensione meno convulsa della vita. Il secondo aspetto a tutti
famigliare è il forte potere mnestico della musica. Il riascolto di
un brano musicale può evocare con molta precisione un episodio della vita, ricomponendo nella nostra mente non soltanto
le caratteristiche temporali e spaziali dell’episodio stesso, ma
anche lo stato d’animo che caratterizzava quella circostanza.
Intorno a una struttura melodica, armonica, ritmica, timbrica,
si ricostituisce il ricordo nella sua complessità cognitiva ma
anche emozionale».
Partiamo da queste considerazioni per segnalare l’importante riconoscimento recentemente ottenuto dalla nostra Azienda sul tema della musicoterapia applicata a persone con varie forme di demenza o disturbi cognitivi. Nel
mese di ottobre è stato pubblicato su una rivista scientifica
IL MELOGRANO
a carattere internazionale (Clinical Interventions in Aging)
il progetto e la metodologia attuata presso la nostra struttura ai fini di un intervento terapeutico-riabilitativo nei
confronti di persone con disturbi cognitivi o demenza
Alzheimer) attraverso la musicoterapia.
Per la definizione dei contenuti del progetto, supportato
da un’ampia letteratura scientifica, sono stati raccolti e valutati numerosi dati e risultati frutto di qualche anno di osservazioni e lavoro di analisi da parte della nostra musicoterapeuta Stefania Filippi con la supervisione del prof.
Alfredo Raglio ricercatore in ambito neuropsichiatrico, psichiatrico e neurologico e consulente presso il Dipartimento
di Sanità pubblica, Medicina sperimentale e forense dell’Università di Pavia. Il modello proposto vuole rappresentare un approccio globale alla persona con demenza utilizzando la musica e l’elemento sonoro-musicale sulla base
delle sue esigenze, delle sue caratteristiche cliniche e degli
obiettivi terapeutico-riabilitativi. Il modello proposto (Global
Music Approach to Person With Dementia - GMA-D) implica un approccio e una metodologia di intervento fortemente centrato sull’utilizzo della musica nell’ambito della
presa in carico della persona con demenza. Ciò comporta
una fase iniziale di valutazione in cui il musicoterapista e il
IL MELOGRANO
clinico focalizzano l’attenzione sui bisogni e sulle abilità residue della persona; la successiva definizione di un approccio musicale adeguato alla persona in esame secondo criteri
di evidenza applicativa; una costante verifica degli interventi e degli esiti prodotti e infine il “modellamento” del
GMA-D in rapporto ai cambiamenti clinici della persona con
demenza e dei risultati conseguiti. Aspetti importanti del
modello sono le valutazioni periodiche necessarie per avere
un quadro clinico sempre aggiornato e per orientare o riorientare il programma musicale e l’attenta valutazione con
l’équipe multiprofessionale delle risposte che la singola persona con demenza dà rispetto alle singole attività proposte.
I contenuti e le modalità di applicazione di questo modello di analisi e ricerca e l’efficacia della sua applicazione
sulle persone affette da demenza nelle sedute di musicoterapia applicate nella nostra azienda sono stati oggetto di una
specifica giornata di studio-confronto il 5 dicembre scorso.
A tutti gli operatori che hanno collaborato a questo progetto, al professor Raglio che ne ha curato la supervisione e
coordinamento, alla neuropsicologa dott.ssa Giraudo e alla
nostra musicoterapeuta Stefania Filippi va il nostro più sincero apprezzamento. N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 7
di Renzo Dori
Le novità del Marchio
Family in tema
di conciliazione
S
ul fronte della conciliazione
tempo lavoro e tempo famiglia
dobbiamo registrare alcune importanti novità. Dopo la formalizzazione del primo distretto famiglia del
Comune di Trento proprio sulla nostra area collinare, promosso oltre che
dalla nostra Azienda anche dalla
Famiglia Cooperativa di Povo, dalla
cooperativa sociale Kaleidoscopio e
da FBK (Fondazione Bruno Kessler),
la Provincia Autonoma di Trento Agenzia per la famiglia ha individuato
tale distretto come primo interlocutore per la sperimentazione nell’uso di
una piattaforma informatica progettata da Eduteck. Attraverso tale piattaforma sarà possibile interloquire, visionare dati, trasmettere messaggi,
partecipare a videoconferenze fra i
singoli componenti del distretto (in futuro con tutte le aziende o enti certificati Family) e l’Agenzia per la famiglia.
Il progetto ha lo scopo essenziale di facilitare la comunicazione fra i vari soggetti aderenti, di condividere progetti
comuni, ricerche e soprattutto rendere
più circolare possibile le informazioni,
le proposte in modo da consolidare il
lavoro di rete. Sarà inoltre possibile in
tempo reale conoscere tutte le offerte
e iniziative promosse dai singoli enti a
favore dei propri dipendenti e di quelli
degli altri partner. Sarà anche possibile
creare offerte di formazione on line
proporre questionari o indagini per
raccogliere suggerimenti e/o richieste.
La sperimentazione di questo importante strumento dovrebbe partire probabilmente con l’anno nuovo.
Altra novità degna di nota è che
nel corso del mese di novembre la nostra Azienda (prima del settore delle
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APSP del Trentino) ha proposto alle
Organizzazioni sindacali un “Accordo
decentrato che definisce i contenuti
del regolamento per la gestione dei
rapporti di telelavoro”. In tale accordo,
sottoscritto dalle organizzazioni sindacali, si precisa che per telelavoro si intende quella «modalità di lavoro resa
in sede diversa dalla sede di assegnazione con uso prevalente di sistemi telematici per collegarsi con l’ufficio di
appartenenza». Si precisa altresì che la
tipologia di telelavoro individuata e ritenuta attuabile è quella di “telelavoro
domiciliare”. La possibilità di utilizzare
il telelavoro sarà principalmente per il
personale «non impiegato in lavoro su
turni a ciclo continuo e/o per il quale
venga richiesta la presenza fisica costante in struttura. Di norma tale
forma di lavoro a distanza è rivolta al
personale per lo svolgimento di attività che necessitino di un alto livello
di attenzione e cura (quali ad esempio
la redazione di relazioni, attività reportistica, predisposizione turnistica,
ecc.) o con problemi legati alla distanza
tra il luogo di residenza e di lavoro».
Inoltre sarà rivolto al personale con
flessibilità di orario di lavoro. Nell’accordo vengono specificati nel dettaglio
quali sono i criteri che verranno utilizzati per l’individuazione delle attività
“telelavorabili” e le modalità di accesso
a tale attività da svolgere a domicilio.
Sicuramente il telelavoro potrà rappresentare nell’ampio ventaglio delle
iniziative messe in campo o programmate in tema di conciliazione fra il
tempo lavoro e il tempo famiglia un
importante obiettivo raggiunto.
Ultima notizia non certo per importanza, è che a seguito delle verifiche del valutatore esterno la nostra
Azienda ha ottenuto il rinnovo del
Marchio Family. A tutti quelli che
hanno contribuito con il proprio lavoro
e con il proprio impegno al raggiungimento di questo ulteriore obiettivo va
il nostro apprezzamento e plauso. Il Presidente
Renzo Dori
IL MELOGRANO
Grazie don Gerolamo,
benvenuto padre Domenico!
D
omenica 9 novembre 2014, con una partecipata concelebrazione della S. Messa da parte dei due sacerdoti, è avvenuto l’avvicendamento della persona delegata alla cura del servizio religioso nella nostra struttura.
Dopo dieci anni di presenza assidua il nostro caro don
Gerolamo Iob ha deciso di ritirarsi per il meritato riposo e
passare il testimone a un nuovo Padre che seguirà i nostri
anziani dando loro conforto e assistenza per la parte spirituale. Il passaggio di consegne ufficiale è avvenuto domenica 9 novembre 2014 con la concelebrazione della S. Messa
da parte dei due sacerdoti.
È stata l’occasione per esprimere da parte di tutti noi, residenti, operatori, familiari, volontari e amministrazione, il
nostro ringraziamento a don Gerolamo per quanto ha saputo
dare in questi anni, un riferimento costante e certo, fatto di
presenza, comprensione, spiritualità e preghiera.
S. Messa concelebrata da don Gerolamo Iob (a sinistra) e padre Domenico Marcato
Il grazie è stato accompagnato da queste parole:
Carissimo Don Gerolamo,
tra i tanti incontri che abbiamo fatto per preparare i vari testi
delle celebrazioni particolari, quest’ultimo è stato sicuramente
il più difficile. Dieci anni passati insieme sono veramente tanti
e doverci abituare a non sentirti più celebrare la S. Messa e
non vederti più in mezzo a noi è veramente triste. È difficile
trovare le parole per esprimerti tutto ciò che in questi anni sei
stato per noi.
Dire che sei stato un ottimo pastore è poco: il tuo maestoso
modo di annunciare la parola di Dio, soprattutto durante le liturgie, ci ha affascinato fin dal primo giorno. Le tue prediche,
don Gerolamo, fanno breccia in tutti i cuori; è impossibile
uscire dalla chiesa indifferenti, senza meditare almeno un po’
su quello che tu ci hai amorevolmente spiegato.
Ci hai trasmesso il tuo grande amore per Gesù, la tua grande
convinzione della bellezza straordinaria della fede dei cristiani.
In questo modo ti sei preso cura delle nostre anime: faremo tesoro dei tuoi insegnamenti.
Sono stati significativi i tuoi incontri con i nostri ammalati,
con chi era impossibilitato a partecipare all’Eucarestia; hai ac-
IL MELOGRANO
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compagnato i nostri cari al fraterno abbraccio con il Padre,
preparandoli e rassicurandoli nell’affrontare la prova più difficile. Sei stato vicino a noi nei momenti brutti ma anche in
quelli gioiosi.
Sono davvero tante le buone azioni che hai compiuto per la nostra comunità in questi anni, noi tutti ti saremo vicini con il ricordo e la Preghiera e con infinito affetto ti ringraziamo.
Grazie, don Gerolamo.
Durante la stessa concelebrazione di quella domenica abbiamo dato il benvenuto a padre Domenico Marcato, dell’Ordine dei Padri Dehoniani e proveniente dalla comunità del
Sacro Cuore di Villazzano, il quale ha deciso di intraprendere
un tratto di strada insieme a noi. Ci auguriamo che possa al
più presto inserirsi nel nostro ambiente, forte dell’accoglienza
che i nostri anziani certamente gli sapranno offrire.
Questo il breve indirizzo di benvenuto letto durante la
S. Messa:
Benvenuto Padre Domenico,
è con gioia particolare che oggi ti accogliamo tra noi come nostro
nuovo pastore nella nostra piccola parrocchia. Vogliamo innanzi tutto ringraziarti per aver accolto la missione che l’arcivescovo ti ha affidato e per aver accettato di essere la nostra
guida spirituale.
Fiduciosi che questo rappresenti l’inizio di un nuovo cammino
che percorreremo insieme, ci affidiamo alla benedizione del
Signore. Due parole sui Padri Dehoniani.
La Congregazione dei sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù è stata fondata dal sacerdote francese Léon Gustave
Dehon (1843-1925). Compiuti gli studi e ordinato sacerdote a Roma, al ritorno in patria venne nominato cappellano
della basilica di Sant Quintino, nel nord della Francia e là iniziò a maturare l’idea di istituire una nuova famiglia religiosa, interamente dedita alla propagazione della devozione al Sacro Cuore di Gesù (in sigla S.C.I.). Ottenuto il permesso dei suoi superiori, il 13 luglio 1877 Dehon diede formalmente inizio alla congregazione. L’istituto venne approvato definitivamente dalla Santa Sede il 4 luglio 1906. I Dehoniani si dedicano al ministero sacerdotale, alla
formazione del clero e a diverse opere di apostolato missionario e sociale, sia con i giovani che con gli adulti.
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IL MELOGRANO
Per riflettere
di Padre Domenico Marcato
M
olti anni fa, talmente tanti
che abbiamo ormai dimenticato la data precisa, viveva in un paese del sud del Brasile un
bambino di sette anni, di nome José.
Aveva perduto i genitori molto presto
ed era stato adottato da una zia avara
che, malgrado avesse molto denaro,
per il nipote non spendeva quasi nulla.
José, che non aveva mai conosciuto il
significato dell’amore, pensava che la
vita fosse proprio così, e non se ne addolorava.
Poiché vivevano in un quartiere di
gente ricca, la zia obbligò il direttore
della scuola ad accettare suo nipote,
pagando solo un decimo della retta
mensile e minacciando di protestare
con il sindaco se non lo avesse fatto. Il
direttore non ebbe scelta, ma ogni
volta che poteva istruiva gli insegnanti affinché umiliassero José, sperando che il bambino si comportasse
male e loro avessero un pretesto per
espellerlo.
I sandali di José
(la zia glieli aveva comprati quando
lui aveva quattro anni, dicendo che
ne avrebbe ricevuto un altro paio solo
quando avesse compiuto i dieci anni).
Alcuni bambini gli domandarono perché fosse tanto miserabile e gli dissero
che si vergognavano di avere un amico con degli abiti e delle scarpe così.
Poiché José non conosceva l’amore,
non si addolorava per quelle domande.
Quando entrò in chiesa, udì l’organo suonare, vide le luci tutte accese
e la gente vestita con quanto aveva di
meglio, le famiglie riunite, i genitori
che abbracciavano i figli, e José si sentì
la più miserabile delle creature. Dopo
la comunione, invece di tornare a casa
con il gruppo, si sedette sulla soglia
della cappella e cominciò a piangere:
anche se non conosceva l’amore, ora
capiva che cosa significava ritrovarsi
da solo e derelitto, abbandonato da
tutti.
In quel momento, si accorse che accanto a lui c’era un bambino, scalzo,
che sembrava altrettanto miserabile.
Poiché non lo aveva visto prima, ne dedusse che doveva aver camminato
molto per arrivare fin lì. Pensò: «Devono fargli molto male i piedi, a questo
ragazzino. Gli darò uno dei miei sandali, così per lo meno allevierò metà
della sua sofferenza». Perché, malgrado
non conoscesse l’amore, José conosceva la sofferenza e non desiderava
che altri provassero la stessa cosa.
Lasciò al bambino uno dei sandali
e tornò indietro con l’altro: se lo cambiava continuamente di piede, in mo-
José, tuttavia, che non aveva mai
conosciuto l’amore, pensava che la
vita fosse proprio così, e non se ne addolorava. Arrivò la notte di Natale.
Tutti gli alunni furono obbligati ad assistere alla messa in una chiesa distante dall’abitato, giacché il parroco
locale si trovava in ferie. Strada facendo, i bambini e le bambine parlavano di quello che avrebbero trovato
nelle calze l’indomani mattina: vestiti
alla moda, giocattoli costosi, dolciumi,
skateboard e biciclette. Erano tutti ben
vestiti, come sempre accade nei giorni
speciali, tranne José, che indossava
sempre i suoi abiti malandati e i sandali consumati e piccoli per i suoi piedi
IL MELOGRANO
N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 11
do da non ferirsi troppo con le pietre
della strada. Appena arrivò a casa, la
zia vide che il nipote aveva perduto
uno dei sandali e lo minacciò: se non
fosse riuscito a recuperarlo entro il
mattino seguente, sarebbe stato castigato severamente. José andò a letto
impaurito, poiché conosceva i castighi
che la zia gli dava di tanto in tanto.
Tremò tutta la notte, a stento riuscì a
conciliare il sonno, e quando stava
quasi per riuscire a addormentarsi, udì
molte voci nel salotto. La zia irruppe
nella sua camera, domandandogli che
cosa era accaduto.
Ancora intontito, José andò nella
sala e vide che il sandalo che aveva lasciato al bambino era lì in mezzo alla
stanza, sommerso da giocattoli di ogni
tipo, biciclette, skateboard, abiti. I vicini gridavano, dicendo che i loro figli
erano stati derubati, che non avevano
trovato niente nelle loro calze quando
si erano svegliati. Fu in quel momento
che il prete della chiesa in cui avevano
assistito alla messa comparve ansimante: sulla soglia della cappella era
apparsa la statua di un Gesù Bambino
vestito d’oro, ma con ai piedi un solo
sandalo.
12 / Il Melograno / N. 3 / DICEMBRE 2014
Immediatamente, si fece silenzio:
la comunità rese lodi a Dio e ai suoi
miracoli, la zia scoppiò a piangere e
chiese perdono. E il cuore di José fu
pervaso dall’energia e dal significato
dell’Amore. (da “Sono come il fiume che scorre”
di Paulo Coelho - Bompiani)
Carissimi ospiti della casa“Margherita
Grazioli” e quanti vi operano con
entusiasmo e professionalità, la festa
del Natale è proprio la festa del Dono
e dell’Amore. Dio ha voluto regalarci
quello che aveva di più prezioso:
suo Figlio Gesù che è diventato
bambino come ognuno di noi nel seno
di sua Madre Maria, per opera dello
Spirito Santo. Lui è quel bambino
che si siede accanto a Josè, senza
sandali e lo stimola a fare un gesto
di amore dividendo i suoi sandali
con Lui e in questo momento
si risveglia in Josè l’amore,
lui che non conosceva l’amore.
Carissimi, vi auguro di cuore
che in questo Natale possiate fare tutti
l’esperienza dell’amore, attraverso dei
piccoli gesti: un sorriso di un operatore,
un gesto di carità di un’animatrice,
qualche parola di conforto
di un infermiere, o di un familiare
o di un volontario/a. Attraverso
questi piccoli gesti è Gesù che vuole
manifestarvi il suo Amore, e riempire
il vostro cuore di gioia e di serenità.
Con affetto vi auguro Buon Natale e
Felice Anno Nuovo 2015.
IL MELOGRANO
La culla vuota
N
o. Non andrò. All’angelo luminoso che annuncia la lieta novella ho già detto ripetutamente di no. Come posso, io, pastorello
“diverso”, recarmi alla capanna del Re
dei Re? Non faccio che nascondermi
dietro le montagne di carta e le casette
di cartone da quando mi hanno sistemato qui, lungo il pendio scosceso del
presepe di una chiesa. Siamo solo in due
ad avere la pelle scura: uno dei Magi e
io. Ma io non ho vestiti regali, sono
scalzo, infreddolito e non ho ricchi doni
da portare al Bambino. Sono più povero
di Lui. E, soprattutto, sono “diverso”.
La mia pelle ha il colore dell’Africa, i
miei occhi la nostalgia di paesaggi lontani, la mia voce una cantilena incomprensibile. E allora sto sempre zitto, non
unisco la mia voce ai cori degli angeli,
cerco di non attirare l’attenzione, né di
espormi alla luce flebile delle lampadine intermittenti... “È nato il Salvatore”.
Ma non certo per me. Com’è possibile
che quel Bambino indifeso porti la Salvezza anche a me o al martoriato mio
Popolo? Cos’è questa “pace” di cui tutti
parlano? Ho conosciuto solo guerre e
discordie e insicurezze. Poi, su un barcone malfermo e stracarico di gente,
sono arrivato qui, in una Terra non mia
dove nessuno perde occasione per ricordarmi che sono “diverso”. Extracomunitario è il mio nome nuovo. Ma ce
ne sono tanti altri: Negro, ad esempio.
Oppure Di Colore. Qui, nel presepe di
questa chiesa, nessuno mi guarda. Ma è
meglio così. Sono stanco degli sguardi di
diffidenza, delle parole di rimprovero,
dei commenti di sufficienza. “Tornatene
al tuo Paese…”. Anche qui, su questo villaggio di sughero e muschio, nessuno
ha simpatia per me. Respiro soltanto
ostilità. La lavandaia mi gira le spalle, il
fabbro ha uno sguardo severo e perfino
il pastore che sorveglia le sue pecore
brandisce minaccioso il suo bastone al
mio passaggio. E il cane abbaia, l’oca del
laghetto starnazza, il maiale grugnisce...
Non c’è posto per me. Nemmeno in un
IL MELOGRANO
presepe! Sono sempre e soltanto un “diverso”. Se provo a sorridere mi deridono, se piango mi scansano, se sto zitto
mi additano… Sempre e solo colpevole.
Ma di cosa? Di essere come sono. Diverso. Ecco perché non andrò alla capanna. Chi vorrebbe la mia presenza
nella propria casa? Chi si sentirebbe sicuro scorgendomi? Chi vorrebbe condividere con me la sua gioia o il suo dolore? E allora me ne sto qui, dietro un
ciuffetto di morbido muschio, al riparo
da tutto e da tutti. Al suono degli zampognari mi rilasso e al coro degli angeli
mi addormento. Me ne torno col pensiero alla mia Terra, laggiù, nel cuore
dell’Africa dove ho lasciato mia casa e
i miei cari. Intorno a me sono tutti
“diversi” e io finalmente mi sento
“uguale…”. Gli sguardi non sono di rimprovero, le parole non sono di offesa…
ma c’è la guerra e troppi fratelli sono
morti di fame, troppe madri hanno
pianto per questa grande miseria. Desidero un po’ di pace, solo questo. Essere
me stesso, vivere. Il mio viso è ricoperto
di lacrime amare e il mio cuore sussulta
di dolore. Non riesco a rompere le barriere dell’indifferenza, non riesco a colmare queste enormi distanze, non riesco a sentirmi “fratello” di nessuno.
Straniero. Sono straniero ovunque. Diverso e da emarginare. Nella vita come
in questo presepe. Sto tremando di
freddo e solitudine. Di fame e di tristezza. Di nostalgia e di indifferenza… Il
mio cuore trama vendette, non sopporto la pietà di nessuno, vorrei tanto
vendicarmi, dimostrare cosa son capace
di fare. Incendiare la carta di queste
montagne, la paglia di queste stalle… Se
sono davvero un “diverso” non avrò
rimpianti o pentimenti… Basta con
questi cori d’angeli, basta con le parole
zuccherose di queste nenie… Se un Salvatore è nato per voi, per me non c’è
mai stata e mai ci sarà salvezza… Sto
piangendo ma non ho più freddo. Un
confortante tepore ricopre il mio corpo.
Qualcuno ha posato la sua mano sulla
mia spalla e mi sta sorridendo. Non ha
paura di me e mi guarda negli occhi.
“Aspettavo anche te – dice – ma non
t’ho visto arrivare”. E mi tende la
mano… E sistema sul mio povero corpo
stanco una coperta di soffici stelle. La
commozione mi impedisce di parlare.
“Sono un diverso” vorrei gridare... “Non
esiste diversità nel vero amore” è la risposta. Una pace vera trabocca nel mio
cuore. Nel presepe la culla è vuota. Ma
il Bambino è con me: sorride e mi parla
col cuore. “Non era Natale senza te – mi
sussurra teneramente – e son venuto a
cercarti”. Incredibile… “Ma come faranno tutti gli altri pastori? Se non ti
trovano nella capanna avranno fatto
un viaggio inutile…”. “Capiranno, finalmente, d’aver sbagliato strada”. (da uno dei “Racconti brevi”
di Sandra Cervone)
N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 13
Un’importante collaborazione
sui temi della salute
N
el corso del mese di novembre per tre venerdì consecutivi il 14, 21 e 28 presso la sala video “Sergio
Nichelatti” del nuovo cCentro Civico, si sono tenuti degli incontri su vari temi attinenti la salute.
Le serate promosse dall’APSP “M. Grazioli”, in collaborazione con le ACLI e l’Avis di Povo, hanno visto una numerosa partecipazione della popolazione del sobborgo, molto
attenta e interessata alle varie relazioni.
La prima, del medico di medicina generale dott. Mauro
Bertoluzza, trattava dell’eccessivo uso di farmaci che facciamo e per rendere più incisivo il messaggio si è avvalso
della riproduzione di una commedia molto divertente.
La seconda, del medico coordinatore della Residenza Sanitaria Assistenziale “M. Grazioli” dott. Carlo Buongiovanni,
ha affrontato il tema degli sbalzi di pressione e del modo corretto di automisurazione della pressione arteriosa.
La terza, tenuta dal dott. Paolo Gottardi, è stata incentrata sulle trasfusioni di sangue e sull’importanza dei donatori nella cura delle patologie gravi come la leucemia.
Il successo dell’iniziativa ha suggerito agli organizzatori
di riproporre nell’autunno del prossimo anno un nuovo appuntamento di una o più serate. 14 / Il Melograno / N. 3 / DICEMBRE 2014
IL MELOGRANO
Le nostre attività
Dalla RSA “M. Grazioli” di Povo
A
nche l’ultimo trimestre dell’anno porterà
nella nostra Residenza un ricco programma
di intrattenimenti che ci auguriamo facciano trascorrere ai nostri ospiti momenti di buonumore e di felicità.
In queste pagine le immagini delle esibizioni che
già hanno avuto luogo.
Riportiamo di seguito il calendario degli altri
appuntamenti, programmati nei mesi di novembre
e dicembre.
5 ottobre 2014: concerto del coro “Voci ignote”
26 novembre:
concerto del gruppo “I giullari”
8 dicembre:
concerto del coro di Bosentino
13dicembre:
concerto della Trento Jazz Band
19 dicembre:
concerto del coro “Canticorum Jubilo”
20 dicembre:
spettacolo offerto dai ragazzi della catechesi
della parrocchia di Povo
23 dicembre:
festa dei volontari con esibizione del coro
dei residenti della RSA
24 dicembre:
spettacolo offerto dal gruppo genitori e bambini
di Villamontagna.
10 ottobre 2014: concerto del coro “Aires”
IL MELOGRANO
N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 15
8 novembre 2014: Jennifer Passamani al flauto e Chiara Stellucci al pianoforte in concerto
U
n sentito, ancorché anticipato, ringraziamento
a tutti i cori e i gruppi che ci vengono a trovare
e si esibiscono per noi. Un ringraziamento del
tutto particolare al gruppo “Cantare Suonando”, un’associazione culturale di volontariato nata a Trento nel 1997
con sedi staccate a Schio, a Treviso e a Rovereto presso
l’associazione di genitori “Insieme”.
L’Associazione si dedica all’insegnamento della musica a ragazzi/e con disabilità attraverso l’apprendimento
individuale della notazione musicale e l’esecuzione della
musica in pubblici concerti. Tale attività non rientra in
quella che viene definita musicoterapia. Lo strumento
utilizzato è la tastiera elettronica. Ideatore del progetto e
responsabile didattico è il prof. Marco Porcelli. 22 novembre 2014: concerto del gruppo “Cantare Suonando”
16 / Il Melograno / N. 3 / DICEMBRE 2014
IL MELOGRANO
Dal Centro Servizi di Povo
La forza
dell’immagine
Mostra di pittura
Presso il Centro Servizi di Povo dal
15 al 26 settembre 2014 è stata allestita
un’interessante mostra di pittura, curata dalla professoressa Fabrizia Rigo
Righi.
In mostra erano esposti oli su tela
di Emilio Gualdi e Carla Brombin,
oltre alle opere realizzate dai partecipanti al corso di acquerello tenuto
dalla stessa Fabrizia Rigo Righi.
Ci sembra interessante riportare il
commento della sig.ra Rigo Righi riguardo all’esposizione da lei curata.
I
l percorso espositivo si articola
partendo da nature morte di oggetti di uso quotidiano, con la
tecnica olio su tela. Il risultato compositivo di tali opere ci immerge in
un’atmosfera che si muove tra la
realtà e il sogno. La luce, presente in
modo peculiare in ognuna di esse, riporta a un’idea di magica sospensione, dove le ombre giocano con lo
spazio circostante in un silenzioso
colloquio tra oggetti e sguardi di
umane memorie.
Di seguito possiamo ammirare
pastosi soggetti floreali: olio su tela,
dove predominano colori caldi e
morbidi che catturano l’osservatore
in un abbraccio festoso e armonico.
La mostra ci propone quindi dei
deliziosi acquerelli, la tecnica della
leggerezza, dove giocano colori e
IL MELOGRANO
forme creando un magico incontro
di luci e trasparenze. È la poesia di
una natura che si svela intatta nella
sua originale bellezza.
Più avanti, negli oli su tela, emerge una marina con conchiglie, dove
l’elemento acqua accoglie come
grembo vitale l’immobilità di un involucro, che trasmette palpiti a un
orecchio attento e sensibile.
Negli oli su tela di paesaggi urbani, ombre e luci si rincorrono in
stretti e caldi vicoli, dove l’unica presenza la si può immaginare al di là
delle mute finestre che occhieggiano
sulle piatte facciate.
Il percorso espositivo si conclude con paesaggi naturalistici quali
scorci che riportano fedeli l’immagine di una natura amica e discreta.
N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 17
Questo invece il commento sulla
mostra rilasciato dall’artista Carla
Brombin.
«Ho partecipato alla mostra esponendo i miei quadri di fiori e mi ha
fatto molto piacere ricevere i complementi per il mio impegno artistico da
parte dei visitatori, molti dei quali
erano ospiti della RSA “M. Grazioli”.
I quadri di mio marito, il pittore
Emilio Gualdi, con le fioche luci delle
lanterne, gli oggetti di rame e terracotta creano suggestive ombre e rimembranze di un’epoca che ci riporta
molto indietro nel tempo. Mi auguro
che i quadri di Gualdi e un po’ anche i
miei, nonché i bellissimi acquerelli del
corso di pittura messi in mostra ab-
biano fatto nascere nell’animo di chi
l’ha visitata un sentimento di serenità
e di riconciliazione con la natura talora sempre più frequentemente violentata».
Un grazie particolare alla signora
Fabrizia Rigo Righi. La professoressa Fabrizia Rigo Righi con la pittrice
Carla Brombin.
18 / Il Melograno / N.3 / DICEMBRE 2014
IL MELOGRANO
Divertimento
Tanto per ridere...
... e divertirsi un po’
Ritorna il
GRANDE
CONCORSO
A PREMI
Indovinello n. 1
C’è un contadino
che sta nel campo
sotto il tuono e sotto
il lampo… pensa… ride…
e si trastulla e tutto il giorno
non fa proprio nulla… chi è?
L
e soluzioni vanno consegnate agli operatori di animazione con indicato il nome dell’anziano; seguirà la premiazione con nome e foto del vincitore nel prossimo
numero de “Il Melograno”!
IL MELOGRANO
R icchi premi riservati
agli ospiti della RSA
e del Centro Diurno
che sapranno indicare
la risposta esatta
ad almeno uno
dei due indovinelli.
Indovinello n. 2
Qual è il colmo
per un idraulico?
N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 19
Ecco i vincitori del concorso
indovina indovinelli n° 24
all’indovinello n. 1
Rosetta Taiariol
(RSA Nucleo Genziana)
“Ci sono 4 sorelle che
purtroppo non si vogliono
bene… quando infatti una
arriva l’altra se ne va…
Chi sono?”
Hanno risposto esattamente:
“Le stagioni”
Giuseppe Ongari
(RSA Nucleo Mughetto)
Angelo Bampi
(del Centro Diurno)
Giuseppe Ongari
(RSA Nucleo Mughetto)
Adriana Fedel
(RSA Nucleo Genziana)
Congratulazioni e un applauso
a tutti quelli che hanno indovinato
e un incoraggiamento
per quelli che non hanno
azzeccato la risposta!
FORZA CONTINUIAMO COSÌ
partecipare è facile!
20 / Il Melograno / N.3 / DICEMBRE 2014
Lucia Fretti
(RSA Nucleo Melograno)
Concetta Simonini
(del Centro Diurno)
Mirella Slompo Rosa
(del Centro Diurno)
all’indovinello n. 2
ini
“Qual è il mese in cui uom
e donne parlano meno?”
te:
Hanno risposto esattamen
“Il mese di febbraio”
di Toni Maule
La pagina della poesia
Ricordi
Doi che se parla
Fago ordine e pulizia,
tanta roba da butar via.
Tocheti de storia desmentegada,
ricordi de na vita ormai pasada.
Libri, appunti, cartoline,
quaderni con le foderine.
Giornai zaldi, foto piegade,
tute ben ordinade.
Na mucia de ani a ’npachetar
e ades… bisogn butar.
Ma al cor no se comanda,
e alor se ’nmucia da na banda.
Sì, qualcos te lasi nar,
zo en del zesto da butar.
Ma ala fin, cosa te resta,
quando è pien anca la zesta.
Lì, te torni a sfodegar,
perché qualcos se pol salvar.
Ormai l’è ani, che fao pulizia
ma go ancor tant, da butar via.
Vèi matelòt, che nén a far do passi
sì nono, via de corsa ’n mèz ai sassi.
Tòi spiazaròl, mi son veciòt
e se po’ casco su ’n den balòt?
Ma dai cossa diset? dame la man,
anca a nar pian, se ariva lontan.
Che ben che te parli, t’ai propi studià,
no’ come mi, che ò sol laorà.
Ma sa diset, no’ sta brontolar,
pènseghe su, quant che gò ancor
da ’nparar.
La zoventù la deventa madura,
’nparando da chi, à fat vita dura.
Crédeme nono, no’ basta internet
per deventar ’n bravo omenet.
Te digo ’nvezi dame la man,
e mi e ti, ’nsieme vardam al doman.
El vecio, el nòf
Son mi ’l vecio e son contènt
i è nadi i ani, ma non per gnènt
l’è bel scriver del tèmp passà
’entant vèn avanti le novità.
Se core ’l ris-cio de pianzerse adoss
te gai paura de tut quel che è nòf.
Varda ’l paes come l’è deventà
auti che core de qua e de là.
La zent la se parla con i telefonini,
no’ se conoss pù gnanca i vizini.
Lè propi vera qualcòss è cambià,
ma guai far finta o voltarse ’n là.
Tut quel che è nòf no’ fa paura
anzi cossì la vita l’èi men dura.
Alor bisogn dir en tuta onestà,
che tuti quanti gaven guadagnà.
L’anzol
Te ’l gai… ma no te ’l sai,
prova a pensarghe su,
da ’n do saral vegnu?
Epur ’l ghe sempre stà,
e quant che ’l ta aiutà
Quando te gai bisogn;
’l ven fora,
matina e sera a ogni ora.
Sempre pronto a darte na man,
senza bisogn de domandar.
Tanti, i dis che no l’è vera;
ma dentro al cor… ognun ’l spera,
che quel che i na contà,
’l sia la verità.
Far finta che nol ghe sia
l’è sol na gran bosia.
Perché, quando la paura lei tanta
guai a noi se ’l ne manca.
L’anzol
N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 21
In ricordo di…
Lino Eccher
N
ello scorso mese di settembre
ci ha lasciati il “valsuganotto”
Lino Eccher. Fintanto che la
salute lo ha sostenuto, il signor Lino si
è prestato volentieri a svolgere presso
il “M. Grazioli” piccoli servizi a favore
della comunità, come il recapito della
corrispondenza e la cura delle piante e
dei fiori della nostra Casa. Ha inoltre
collaborato con la Redazione de “Il Melograno” pubblicando un piccolo prontuario dal titolo “I mesi dell’orto… Lino”
dove si parla dei tempi di semina degli
ortaggi e della cura degli stessi.
Un bel modo per ricordarlo ci sembra quello di ripubblicare, in questo
tempo natalizio, i sentimenti con i
quali tempo addietro descriveva il Natale di una volta, quando lui era bambino. Il Natale de ’na volta
Io abitavo a Marter, in Valsugana. Noi “valsuganotti” eravamo fortunati perché a Grigno c’era una fabbrica di argilla e con questa argilla si potevano
fare molte cose. Nel periodo prima di Natale si prendevano dei blocchi di argilla e si poteva fare quello che serviva per il presepe.
Ricordo che mio padre faceva molto bene le statue e io, guardandolo mentre le faceva, ho imparato, perché ero piccolo e molto curioso. Le statuine
venivano colorate con gli acquerelli. L’argilla è scura, ma una volta messa a cuocere in forno si schiarisce e diventa del colore giusto. I personaggi
erano grandi circa 25/30 cm. A volte queste statuine si rompevano, ma di solito venivano messe via per l’anno successivo, conservate nella paglia.
Oltre alle statuine bisognava creare il paesaggio, allora si andava nel bosco e si prendeva il muschio e degli alberelli che si mettevano poi un po’
qua e un po’ là vicino ai personaggi. Con una carta azzurrina vivace si faceva anche il torrente. Era tutta roba fatta a mano!
Il presepe era grande almeno 3 metri per 3 e veniva fatto in un angolo della cucina-soggiorno. Dietro c’era l’albero e davanti si metteva il presepe.
I doni venivano messi un po’ nel presepio e altri sull’albero; questi ultimi di solito erano di minor valore. Mi ricordo che la mamma andava alla
cooperativa dove acquistava della carta con la quale confezionava tanti sacchettini di varia forma, nei quali nascondeva qualche golosità. Poi
legava questi oggetti con un sottile fil di ferro a forma di gancio e li appendeva all’albero. Era dura resistere fino alla notte di Natale per sapere
qual era la sorpresa nascosta là dentro, ma guai ad aprirne uno prima!
Gli altri “regali”, quelli del presepio, erano preparati con largo anticipo dalla mamma, che ben sapeva se avevamo bisogno di calze, o scarpe o
altro da vestire o qualcosa per la scuola, eccetera.
Quand’ero piccino non c’erano ancora le luci intermittenti e già confezionate. Allora mio padre prendeva un filo a treccia, lo fissava con puntine
da disegno lungo il battiscopa, vi applicava dei piccoli portalampade e lo avvolgeva come un serpente sull’albero. Al posto della stella cometa
c’era la lampadina più forte di tutte, che serviva anche a illuminare il luogo dov’era sistemato il presepio.
22 / Il Melograno / N. 3 / DICEMBRE 2014
IL MELOGRANO
Si ricorda a tutti che
Il Libro
della Solidarietà
è sempre aperto
E
pronto a registrare al proprio interno un atto di generosità, una donazione
e ogni sostegno economico al nostro agire quotidiano per migliorare e
qualificare sempre più la risposta verso le persone anziane che si trovano
in una situazione di difficoltà.
Le adesioni in ordine di tempo sono state:
O Mattia Dori - fotografo naturalista che ha donato
fotografie per la riqualificazione ambienti RSA
(febbraio 2014);
O La Cassa Rurale di Trento - che ha finanziato
la stampa e la posa di pannelli fotografici
negli ambienti della RSA (anno 2013/14);
O I famigliari del dott. Ennio Turri - dono
di una pianta di tiglio messa a dimora nel giardino
della RSA (giugno 2012);
O Diego Brunelli - donazione opere pittoriche
(gennaio 2012);
O Famiglia baron Salvadori - donazione in denaro
(agosto 2011);
O M. B. - donazione in denaro (marzo 2011);
O Ditta MILLS s.r.l. - donazione del mulino a vento in
giardino (settembre 2009);
O Cassa Rurale Trento - contributo acquisto automezzo
(maggio 2009);
O B. R. - donazione in denaro (febbraio 2009).
Per informazioni su come effettuare eventuali donazioni rivolgersi al
nostro economo dott. Fausto Galante.
Il nome del donatore verrà inserito nel “Libro della Solidarietà” presente
presso il nostro archivio.
IL MELOGRANO
N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 23