Un - Federazione Trentina della Cooperazione

I due presidente soddisfatti per il via
libera «in toto» della Banca d'Italia,
seguito dal sì della Provincia: i tempi
sono maturi per concludere il percorso
«Ora portiamo avanti una fusione
tra due realtà che si somigliano, ma
anche il nome non esclude la possibilità
di allargarsi, in futuro, verso Pinzolo»
Super Rurale, la parola ai soci
In primavera si terranno le assemblee straordinarie
IN CIFRE
Quasi duemila soci
e 24 milioni di euro
La Cassa Rurale Val Rendena sarà
l'esito finale del processo di
fusione tra la Cassa Rurale di
Spiazzo-Javrè e la Cassa Rurale di
Strembo, Bocenago e Caderzone.
L'istituto che nascerà avrà 1.949
soci, 19 dipendenti, e un
patrimonio di quasi 24 milioni di
euro. E se arrivasse anche il
«gigante» Pinzolo, porterebbe in
dote altri 34,1 milioni di euro
RENDENA - L'ultima parola ai soci.
Saranno infatti loro a decidere sul futuro della Cassa Rurale Val Rendena.
Questo il concetto espresso ieri a
chiare lettere dai presidenti delle
consorelle di Spiazzo e Javrè e Strembo, Bocenago e Caderzone.
Dopo il sì di Banca d'Italia e quello
della Provincia, precisa Piervito Botteri, presidente della Cassa Rurale di
Strembo, Bocenago e Caderzone «la
parola passa ai soci che, durante le
assemblee, decideranno il da farsi.
Con questa delibera ci viene sostan-
zialmente dato l'ok per proseguire
con il percorso».
Per il momento, però, come aggiunge Botteri, «noi attendiamo l'ufficialità».
Nella giornata di ieri, infatti, negli uffici delle due Casse non era ancora
giunto nulla come conferma anche
Mirko Bonapace, presidente della Cassa Rurale di Spiazzo e Javrè.
«Sapevamo - sottolinea Bonapace che l'iter stava proseguendo ed eravamo soddisfatti del fatto che il progetto presentato fosse stato accolto
in toto da Banca d'Italia».
Poche o nulle infatti le modifiche apportate: «È stata confermata - aggiunge il presidente della Cassa Rurale
di Spiazzo e Javrè - anche la clausola riferita ai tre mandati di presidenza riservati alla circoscrizione di
Spiazzo-Javrè».
In primavera, dunque, assieme alle
assemblee ordinarie si svolgeranno
anche quelle straordinarie.
Sarà in quell'occasione che, aggiunge Botteri «oltre a discutere di bilancio verrà data ai soci la possibilità
di votare per la Cassa Val Rendena».
Gli amministratori sono ottimisti, come precisa il presidente della Cassa
Rurale di Strembo: «anche perché
penso che oggi i tempi siano maturi. Le occasioni in cui si è parlato di
fusione sono state molte e il sentore è che la maggioranza la pensi così».
Una conferma che arriva anche da
un confronto diretto con alcuni degli amministratori precedenti. «Nei
mesi scorsi - spiega Botteri - abbiamo organizzato un incontro con alcuni di loro e l'impressione è stata
buona. Sappiamo, però, che non è la
prima volta che si parla di fusione,
e nel caso precedente, non ha funzionato quindi procederemo un po'
alla volta».
Inoltre, aggiungono Botteri e il direttore AlexÀrmani, si tratterà di un'opportunità importante per tutto il territorio visto che «va ad incidere non
solo in ambito economico, ma anche
ambientale e turistico e lo abbiamo
sottolineato all'interno del progetto
segnalando la volontà di valorizzare un "turismo ambientale alternativo"».
In questo senso andranno ad esempio le azioni che accentueranno l'importanza delle risorse naturali, quali ad esempio la Valle di San Valentino, la Val di Borzago e la Val Genova.
«La fusione - concludono Botteri e
Armani - è una bella occasione e, fatta in questo modo, può sicuramente avere un influsso più che positivo
per tutti noi».
Non manca, infine, un accenno alla
possibile apertura su Pinzolo: «Ora
- conclude Botteri - portiamo avanti
una fusione tra le nostre due realtà
che si somigliano, ma anche il nome
non esclude la possibilità di allargarsi, in futuro, verso Pinzolo».
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AGRICOLTURA »
Un «mediatore» per il sistema mela
Al professor Della Casa il compito di riorganizzare il settore extra Valle di Non e ricomporre le fratture interne
Dopo aver risolto nel migliore
dei modi la problematica in
fase di avvio di Melinda, grazie ad una gestione equilibrata dal punto di vista dei vertici
con un presidente capace di
ascoltare oltre che di decidere
ed una forte direzione manageriale saldamente nelle mani di Luca Granata, il prof. Roberto Della Casa docente
dell'Università di Bologna e
direttore di Agroter ora ci prova anche con la situazione della cooperazione frutticola extra Val di Non, che negli ultimi anni ha subito delle divisioni laceranti. La Op La Trentina e la Sft (società frutticoitori Trento), gli hanno affidato
l'incarico di studiare un progetto finalizzato alla riorganiz.. zazi one. del. sistema _mp.lic.nl o
extra Val di Non in cui operano i loro associati per rispondere a due macro obiettivi: la
massimizzazione del reddito
dell'attività dei frutticoitori rispetto al mercato di riferimento e l'impegno per renderlo
sostenibile nel medio termine.
«Serve un grande
polo produttivo e
commerciale che possa
affrontare in maniera
adeguata le sfide dei
mercati attraverso la
programmazione e il
governo della produzioni
to condito da strascichi e pole-
miche mai sopite in questi
mesi.
Ma qual è il parere di Della
Casa? «In una struttura di
mercato della mela fortemente organizzato come quello attuale, si rende indispensabile
la creazione di un grande polo
produttivo e commerciale
che possa affrontare in maniera adeguata le sfide dei mercati attraverso la programmazione e il governo della produzione, la razionalizzazione delle
attività di condizionamento pensiamo alla super moderna
struttura di condizionamento
e confezionamento realizzata
da poco dalla Sft- per rafforzare il potere negoziale nei confronti di competitore e clienti
e lo sviluppo di nicchie seniore in crescita di orodotto bio-
logico», afferma il professore.
Si tratta senz'altro di un
progetto ambizioso, che rende necessario anche il coinvolgimento dei frutticoitori
extra Val di Non interessati al
progetto e che potrebbe portare a ricompattare una produzione di circa un milione e
mezzo di quintali di mele oltre a ciliegie, kiwi ed altre produzioni minori. Nel comunicato stampa emesso da La
Trentina, ma concordato anche con i vertici di Sft si pone
un termine molto ottimistico
per l'approvazione del piano
operativo che dovrebbe partire dal raccolto delle mele del
2015, quindi già ad agosto.
'_ RIPRODUZIONE RISERVATA
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Mete A due anni dalla rottura, obiettivo un'unica Op. Assemblee a breve
Sft-La Trentina, progetto comune
TRENTO - La Trentina e Sft- quello attuale - afferma Della
Consorzio Valli Trentine ri- Casa - si rende indispensabiprendono il dialogo dopo la le la creazione di un grande
rottura di due anni fa. I due polo produttivo e commercda hanno incaricato Rober- ciale che possa affrontare in
to Della Casa, docente dell'Uni- maniera adeguata le sfide dei
versità di Bologna e diretto- mercati». Per il presidente di
re generale di Agroter, di stu- Sft Mauro Coser «dobbiamo
diare un progetto per la rior- costruire una nuova organizganizzazione del sistema me- zazione di produttori extra
licolo dei territori in cui ope- Val di Non». Si tornerebbe ad
rano i loro associati per mas- una Op da 50 milioni di euro
simizzare il reddito dei frut- dì valore della produzione. A
ticoitori e renderlo sosteni- metà mese sono in programma le prime assemblee.
bile nel medio periodo.
«In un mercato delle mele for- L'obiettivo è partire già dalla
temente competitivo come prossima raccolta 2015.
Il presidente di Sft
Mauro Coser
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Rilevare i contaminanti del latte
L'ultimafrontieradei sensori
Convegno nazionale Aisem. Lorenzelli: progetto in ambito biomedico e spaziale
Latte senza più segreti
grazie alla tecnologia che si sta
sviluppando in Trentino. I ricercatori della Fondazione Bruno Kessler, assieme alle imprese tra cui il consorzio Concast
Trentingrana, lavorano ai microsistemi per la rivelazione
dei contaminanti (in particolare le anatossine) nell'alimento.
La strumentazione dovrebbe
essere pronta nel 2016. Ma il
progetto, finanziato dall'Unione europea con 4 milioni di euro, è solo una.delle attività del
centro materiali e microsistemi
di Fbk che ha ospitato a Povo la
conferenza nazionale sul mondo dei sensori.
«Le applicazioni dei sensori
sono varie» spiega Leandro Lorenzelli, responsabile dell'uniTRENTO
tà di ricerca Mst (microsistemi)
del centro Fbk. «Si va dai rilevatori per il monitoraggio di
parametri ambientali, come la
presenza di gas nelle abitazioni, a quelli biologici per la rivelazione di agenti patogeni o altri contaminanti negli* alimenti». I sensori possono essere inc l u s i in un s i s t e m a
miniaturizzato che funziona in
modo autonomo e allora si parla di microsistemi. La dimensione media è di questi ultimi è
di sei pollici, circa 15 centimetri. In questa superficie possono trovare posto fino a un migliaio di dispositivi.
Nell'edizione 2015 della conferenza chiamata Aisem è stato
fatto il punto sui risultati teorici e sperimentali nel campo
delle microtecnologie di rileva-
Sonda Gaia
Un meccanismo curati
dalla Fbk consente di
stabilizzare le foto
della via Lattea
zione. L'appuntamento, che
riunisce i membri dell'associazione italiana del settore (fondata nel 1995 su iniziativa del
docente Arnaldo D'Amico), è
tornato a Trento dopo l'edizione del 2003. Centoventi i partecipanti. Fbk, ente organizzatore, ha presentato la propria attività. «Abbiamo alcuni progetti in ambito biomedicale, sulla
rilevazione delle proteine, che
sono finanziati dalla Provincia» precisa Lorenzelli.
I microsistemi fanno anche
parte della tecnologia spaziale.
La stazione internazionale sulla quale si trova l'astronauta
trentina Samantha Cristoforetti, per esempio, ne ha molti:
uno in particolare, forse per un
malfunzionamento, ha fatto
scattare l'allarme per una fuoriuscita dell'ammoniaca utilizzata nel circuito refrigerante.
Sempre nello stesso campo c'è
uno strumento prodotto nel
centro di ricerca trentino che
ora si trova nello spazio a un
milione e mezzo di chilometri
dalla Terra, a bordo della sonda
Gaia. «È un sensore di flusso
utile per stabilizzare la strumentazione con cui il satellite
fotografa la via Lattea» conclude Lorenzelli.
Stefano Voltolini
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IL CftSO »
Doppio esposto sul lascito Pasqualini
Civettini attiva Procura e Corte dei conti: «Le nomine del cda avevano un fine preciso nella gestione del "tesoretto"?»
Doppio esposto alla Procura regionale della Corte dei conti e alla Procura della Repubblica di
Trento sul lascito Pasqualini.
L'iniziativa, che trasforma improvvisamente la vicenda in caso giudiziario a tutti gli effetti, è
del consigliere provinciale della
Civica trentina Claudio Civettini. Che dopo aver letto nei giorni
scorsi quanto riportato dal Trentino circa le scelte del cda
dell'Apsp "Suor Agnese" di Castello Tesino (circa 12 milioni di
euro investiti in Btp ma venduti
prima della loro scadenza, con
l'intera somma depositata su un
conto corrente della Cassa Rurale Valsugana e Tesino), ha deciso divederci chiaro. Della vicenda, d'altra parte, si era già occupato nella scorsa legislatura,
quando ancora faceva parte del
gruppo consiliare della Lega
Nord. Allora, assieme ai colleghi
Alessandro Savoi e Luca Paternoster, presentò infatti un'interrogazione alla giunta provinciale a proposito del rinnovo del
consiglio
d'amministrazione
della "Suor Agnese" {vedi a destra). «Alla luce degli sviluppi
della Vicenza capisco perché sia
rimasta sostanzialmente senza
risposta - spiegava ieri - credo
quindi sia opportuno riprende-
re in mano la questione: l'intera
situazione deve poter essere oggetto di verifica da parte di chi di
dovere». Di qui il doppio esposto, «affinché la Procura regionale della Corte dei conti e la Procura della Repubblica svolgano i
necessari accertamenti».
Nell'esposto, Civettini riparte
proprio da quella interrogazione, la numero 6234 del 28 giugno 2013, che era intitolata
"Trasparenza e adeguatezza delle nomine del Consiglio direttivo dell'Apsp 'Suor Agnese' di Castello Tesino". E ricorda «le perplessità che originarono, a suo
tempo, detta interrogazione, fra
le cui domande sottoposte all'attenzione dell'allora presidente
della giunta provinciale si chiedeva espressamente: "Quali
azioni prevede di compiere la
Provincia in seguito alla scelta
del sindaco di alcune persone
senza competenze od esperienza nel settore sanitario"». Il passaggio più importante è però
quello successivo: pur «senza
nulla insinuare», Civettini scrive
infatti nell'esposto che «si avanzano pertanto perplessità per capire in che misura, su quanto oggi emerso circa il "tesoretto" sul
quale sembrerebbe - pare - non
esservi totale trasDarenza. han-
no influito le scelte dell'allora
giunta comunale di Castello Tesino e, soprattutto, se le nomine
effettuate sotto la responsabilità
della stessa avevano un fine preciso della gestione». Tutto questo perché «le questioni attinenti sollevate con la citata interrogazione non hanno mai ottenuto risposta rendendo conseguentemente opportuno, si ritiene, una visione degli atti relativi
alla vicenda (...) al fine di salvaguardare quel principio di trasparenza ampiamente tutelato e
promosso dall'ordinamento giuridico italiano, specie per quanto concerne bandi pubblici di assegnazione».
Ma che cosa aveva risposto
Ugo Rossi, allora assessore provinciale alla salute e alle politiche sociali e ora presidente della
giunta? La risposta all'interrogazione è datata 1 ottobre 2013,
quando il nuovo cda si era già insediato da qualche settimana.
Rossi precisava subito che «le verifiche sulla correttezza dell'iter
seguito dagli enti statutariamente preposti alla designazione dei
componenti del cda delle Apsp
esulano dalle competenze della
Provincia». Spiegava poi che il
sindaco di Castello Tesino Sisto
Fattore aveva effettuato la valutazione dei curricula pervenuti
al Comune sulla base degli indirizzi stabiliti dal consiglio comunale e che «nel medesimo decreto il sindaco ha evidenziato gli
elementi in base ai quali è stata
accertata la presenza delle competenze previste in capo ai cinque nuovi designati». Confermava poi Rossi che «dando seguito
ad alcune segnalazioni pervenute al Servizio politiche sanitarie
e per la non autosufficienza da
parte di alcuni consiglieri comunali, il Servizio stesso (...) ha richiesto al sindaco chiarimenti
in merito». E che il sindaco aveva ribadito i motivi della propria
scelta precisando di aver designato «tre persone con esperienza in ambito gestionale, amministrativo e contabile e due con
esperienza in campo sanitario».
Designazioni quindi «del tutto
compatibili con le disposizioni
dello Statuto dell'Apsp». E che
non a caso la Provincia aveva di
fatto ratificato, procedendo alla
nomina del cda proposto dal sindaco. Una risposta su cui però
oggi, alla luce di quanto emerso,
Civettini chiede un approfondimento alla magistratura.
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L'avvocato Antonio Giacomelli:
impossibile oggi ripristinare quel
tipo di rendita, costruita in anni
di investimenti in titoli di Stato
«Creare una Fondazione vuol dire
affidare il patrimonio in mani
private, quando c'è già un ente
titolare dell'eredità che dà garanzie»
«Disinvestire il capitale
atto poco lungimirante»
L'ex presidente della Rsa «Suor Agnese»
parla del lascito Pasqualini - Castaldi
CASTELLO TESINO - «Mi fa male anche solo parlarne, volevo
bene all'ente, e spero tanto che
non sia così». L'avvocato Antonio Giacomelli ha lasciato la presidenza della casa di riposo
«Suor Agnese» di Castello Tesino a metà 2013, dopo 10 anni in
cui il lascito Castaldi - Pasqualini è stato consolidato, con la
chiusura di tutte le pendenze
legali (cause di ex clienti del
professore e impugnativa dei
nipoti Castaldi), il patrimonio
investito, mai intaccato, ed anzi incrementato. Tanto che le
cedole dei Buoni del Tesoro,
con scadenze variabili anche a
10 e 20 anni, in cui erano stati
investiti gli 11,5 milioni di liquidi dell'eredità, portavano nel
bilancio della casa circa 450 mila euro l'anno. La notizia del disinvestimento dei fondi, con la
realizzazione di una plusvalenza notevole, ma nessuna certezza per il futuro, se confermata,
sarebbe stata una scelta poco
lungimirante. «Se è vero che
quei fondi sono stati disinvestiti, a mio avviso, oggi come oggi sarebbe impossibile ripristinare quel tipo di rendita, anche
perché sui proventi finanziari
diversi dai titoli di Stato è stata introdotta una tassazione del
26% - spiega Giacomelli -; con il
nostro Tesoriere (la cassa rurale locale, ndf), invece, avevamo
nel corso degli anni investito in
titoli così redditizi e garantiti
da avere una rendita assicurata, variabile a seconda delle scadenze, ma sempre nella media
dei 450 mila euro l'anno».
Entrate che servivano per dare
agli ospiti della casa servizi di
qualità, standard assistenziali
più elevati e per abbattere le
rette. Parte dei proventi sono
stati investiti in opere su tutti i
piani della struttura, e altri in
interventi diretti ad abbattere
i costi. «Il Fondo integrazione
rette è stato inventato dall'Upipa con i tecnici della Regione continua Giacomelli -, con un
articolo di legge è stato disposto che gli utili delle Apsp trentine possano essere inseriti in
un fondo integrazione rette anziché andare ad incrementare
il patrimonio». Negli anni passati questo fondo veniva utilizzato, assieme ai proventi del patrimonio, e poi rialimentato, tanto che le rette quando Giacomelli ha lasciato erano ferme a
41 euro, con un abbattimento
medio di 15 euro al giorno a persona (per il 2015 la retta stabilita dall'attuale cda è di 43,80
euro, ndf). «Ma sul conto corrente avevamo sempre da 800
mila euro a 1 milione per avere
una certa elasticità e poter far
fronte alle esigenze della casa continua Giacomelli (che parla
al passato riferendosi alla sua
gestione, ndf) - quindi il capitale investito è semDre rimasto
fermo, perché non serviva».
Chiaro che attorno ad un patrimonio così consistente come
quello lasciato in eredità alla casa di riposo «Suor Agnese» si
possono creare attriti. «Io mi ci
sono ritrovato anche a titolo
professionale - ricorda Giacomelli - chiamato dal Comune
con cui l'ente aveva rapporti
burrascosi, tre consiglieri dimissionari e questa eredità da
gestire». A suo tempo si era parlato anche di una Fondazione:
«Perché dare i soldi in mano a
privati, quando c'è già un ente
intestatario del lascito, ed è un
ente pubblico che dà garanzie
di buona gestione e professionalità? Ogni decisione passa da
un presidente, un cda, un segretario amministrativo e tre revisori dei conti, e poi ci sono il
Comune, la Provincia, la Regione e la Corte dei Conti: più garantito di così un patrimonio
non potrebbe essere».
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CASTELLO TESINO
Nessun mistero sugli investimenti fatti negli anni
CASTELLO TESINO - Nessun mistero sulla
consistenza del lascito Pasqualini - Castaldi.
In aggiunta ai circa 12 milioni di euro, c'è
l'oro: 11 chili, «tutto inventariato, pesato e
fotografato, portato da Milano e custodito
nel caveau della cassa rurale». «E anche un
portafoglio titoli con azioni Saipem, Eni e
Telecom, che rendevano un piccolo
dividendo - continua l'avvocato Antonio
Giacomelli - un altro valore sempre tenuto
nel cassetto». E le proprietà immobiliari: la
bella baita di Castello Tesino, rimessa a
nuovo e riqualificata, e la casa di Ugo e
Silvana a Ponza, trasformata in un
appartamento per ferie. La lista delle
locazioni, tenuta dalla direzione, comporta
entrate per poche migliaia di euro l'anno.
«Senza mai intaccare il patrimonio, con i
proventi del capitale investito nel tempo
abbiamo anche acquistato tutti i terreni
limitrofi alla casa di riposo per evitare che
venisse costruito troppo - precisa
Giacomelli -, abbiamo acquistato anche
quelli vicini che erano edificabili e li
abbiamo permutati con quattro
appartamenti, da destinare a domicilio
protetto, un'operazione coperta da
fideiussione di 400 mila euro». Poi è stato
portato a termine un progetto con
esecuzione di opere di miglioria per
abbattere i costi energetici su tutti i piani
della Rsa, in parte finanziati dalla Provincia,
così come l'impianto fotovoltaico realizzato
per la produzione di energia elettrica».
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Coop Mori, sospensione annullata
Il verdetto della Cassazione. Siriaprela partita sul licenziamento dell'ex direttore
Atti rinviati a Trento, difesa pronta al contrattacco. Intanto il pm chiude l'inchiesta
Inizia un nuovo capitolo nell'inchiesta sull'ex direttore della Famiglia Cooperativa di Mori, Giorgio De
Franceschi, 55 anni, accusato
di truffa e furto ai danni dell'impresa. La Cassazione ha
annullato il provvedimento di
sospensione dal servizio per
due mesi. Si riapre così la partita sul licenziamento del direttore, deciso nel novembre
scorso, proprio sulla base
dell'ordinanza del Riesame.
Un punto a favore della difesa, sostenuta dall'avvocato
Stefano Trinco, che ha impugnato il licenziamento davanti al giudice Michele Cuccaro
e adesso attende la fissazione
della prima udienza.
Ancora non si conoscono le
motivazioni della sentenza
della Cassazione: i giudici
hanno annullato la sospensione, ma con rinvio al Tribunale di Trento. Ciò significa
che la partita è ancora aperta,
ma la decisione dei giudici
TRENTO
romani per la difesa è «determinante» per poter ridiscutere il licenziamento. «È una
sentenza molto importante,
stiamo aspettando di conoscere le motivazioni» spiega
il legale di De Franceschi. A
settembre i giudici del Tribunale della libertà di Trento
avevano confermato il provvedimento di «divieto di esercitare determinate professioni, imprese o uffici direttivi
delle persone giuridiche e
delle imprese» chiesto e ottenuto dal pm Fabrizio De Angelis. Un'ordinanza ritenuta
ingiusta dalla difesa che aveva
presentato un ricorso per
Cassazione lungo una cinquantina di pagine contestando la qualificazione giuridica del fatto, la sussistenza
dei gravi indizi di colpevolezza, le esigenze cautelari e la
richiesta di interdizione da
parte della Procura. Una richiesta quantomeno «insoli-
ta» secondo l'avvocato Trinco, visto che si trattava di un
rapporto tra privati e non con
un ente pubblico. Inoltre secondo la difesa si tratta, comunque, di reati a querela di
parte. «E non c'è alcuna querela» precisa il legale. Ora la
sentenza della Cassazione
riaccende le speranze per
Giorgio De Franceschi che è
pronto da fare battaglia fino
in fondo. L'ex direttore della
Coop si è infatti sempre difeso, respingendo le accuse
della Procura.
Intanto nei giorni scorsi il
pm De Angelis ha chiuso l'inchiesta sul presunto raggiro e
ha inviato l'avviso di conclusione indagini all'ex direttore. Le accuse restano le stesse
contestate all'inizio dell'indagine, scattata a luglio dello
scorso anno: truffa aggravata
e furto. Stando agli accertamenti condotti dalla squadra
mobile di Trento, che ha ricostruito anni dal 2011 al luglio
2014, De Franceschi avrebbe
sottratto circa 30.000 euro in
tre anni alle casse della Coop.
Si parla di acquisti di vini da
regalare ad amici, materassi e
generi alimentari, non pagati.
Viene contestato anche l'annullamento di alcuni scontrini. «Una prassi» secondo la
difesa, molti clienti della Cooperativa hanno infatti un
conto aperto con il negozio.
La merce non veniva pagata
subito, ma ogni volta che un
cliente faceva la spesa la commessa batteva lo scontrino e
poi lo annullava, in quanto a
fine mese veniva emessa una
fattura unica e saldata. Così
avrebbe fatto anche l'ex direttore. Nessuna truffa quindi.
Ora De Franceschi ha tempo
venti giorni per chiedere di
essere interrogato nuovamente dal pubblico ministero
o presentare una memoria difensiva.
Dafne Roat
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Diakonia Institute, trecento iscritti
Padre Sesana: «Siamo autosufficienti»
TREMTO II sogno è quello di diventare una vera università,
«un istituto educativo che sappia intercettare i bisogni della
gente, una risorsa al servizio
della comunità», come spiega
il preside del Diakonia Institute, Boniface Okada. La realtà,
tuttavia, già supera ogni più rosea aspettativa, perché in questo istituto, fondato da padre
"Kizito Sesana, già studiano oltre trecento studenti provenienti dalle baraccopoli e dai
quartieri poveri di Nairobi:
quindici di loro, fra i più indigenti, stanno completando i
loro percorsi universitari grazie
all'aiuto della Provincia di
Trento e della Cooperazione
trentina.
Attraverso il progetto curato
dalla cooperativa «Il Canale»
(l'unica associata alla Federazione a occuparsi di solidarietà
internazionale) un contributo
di 45.000 euro, suddiviso in tre
annualità, ha permesso a questi studenti di intraprendere i
corsi alla «Shalom house», la
struttura che ospita il Diakonia
Institute.
Sono giovani neo diplomati
o lavoratori adulti che hanno
deciso di intraprendere gli studi per avere la possibilità di migliorare la loro posizione professionale: fra i corsi niù im-
portanti che l'istituto gestisce,
anche a livello universitario, ci
sono infatti «le scienze sociali,
il management di progetti, la
contabilità, il percorso per diventare operatore turistico e
quello per il catering e la gestione d'albergo», come ha
spiegato lo stesso Sesana, missionario comboniano, giornalista e scrittore, intervenuto ieri
pomeriggio a Trento. Tutti i
percorsi educativi sono riconosciuti dal Ministero dell'istruzione keniota.
Nato nel 2010 come costola
di Koinonia (una ong che cura
due centri di prima accoglienza, tre centri residenziali ed
una scuola superiore per bambini di strada in Kenya e Zambia), il Diakonia Institute ha
«zoppicato» per un paio d'anni, con pochissimi studenti e
tanti problemi.
Dopo il successo di chi sosteneva i primi esami e il fondamentale contributo trentino,
l'esperienza è infine decollata:
«La Provincia di Trento, finanziando i primi studenti, ha fatto in modo che il loro numero
aumentasse in maniera esponenziale — spiega padre Kizito
— al punto che oggi l'istituto è
autosufficiente, dato che la
maggior parte degli iscritti pa-
ga una retta, per quanto bassa». Le tasse per un'università
statale ammontano a 180.000
scellini l'anno, al Diakonia se
ne pagano 20.000. Chi usufruisce della borsa di studio, inoltre, dopo aver concluso il periodo formativo e aver trovato un
lavoro restituisce una percentuale del prestito ricevuto, così
che possa essere concesso ad
altri. «Ulteriore condizione è
impegnarsi nel volontariato
nei nostri centri oppure nelle
baraccopoli della capitale», aggiunge il missionario, già direttore del mensile «Nigrizia»,
molto conosciuto anche in
Trentino.
«La missione di Diakonia è
quella di dare un'anima in più
ai corsi previsti dal ministero
dell'istruzione — sottolinea
ancora Sesana — di educare i
nostri studenti a un'attitudine
vera di servizio verso le persone cui offriranno la loro professionalità». È proprio questo il
significato della parola Diakonia, servizio.
Grazie ad un altro progetto
finanziato dalla Provincia autonoma di Trento, inoltre, Koinonia sta piantando tre acri di terreno a moringa, pianta ricchissima dì una grande varietà di
sostanze nutritive.
Fondatore Padre Kizito Sesana ha ideato l'istituto (Foto Rensi}
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ìarno di Sotto, il consiglio
chiude la scuola materna
Via libera in aula all'accorpamento con Tiarno di Sopra: residenti furiosi
La frazione ormai senza servizi: a rischio anche Io sportello della cassa rurale
Con il trasferimento della
scuola materna a Tiarno di Sopra la comunità di Tiarno di
Sotto è rimasta praticamente
senza servizi pubblici (una decina di anni fa le elementari,
tempo fa l'ufficio postale) e forse lo sarà completamente tra
pochi mesi con la soppressione dello sportello bancario.
La chiusura della centenaria
istituzione l'ha deliberato lunedì sera il consiglio comunale di Ledro, riunito nell'ex municipio tiarnese, con i voti della compatta maggioranza, anche se nel corso del dibattito
c'è stato un intervento un po'
"titubante" del suo portavoce
Rolando Mora. Astenuta Anna
Maria Santolini di Ledro Bene
Comune con la promessa di
un prossimo quanto tardivo
incontro pubblico, contrari i
due esponenti delle minoranze presenti, Fabio Fedrigotti, e
Dario Trentini. Numeroso il
pubblico in sala ma molte per-
sone avevano rinunciato ad assistere alla seduta perché, è
stato il loro commento, per la
logica dei numeri il risultato
era scontato da tempo. L'emiciclo consiliare riservato ai cittadini affollato più del normale è una conferma di quanto
sia sentito dagli abitanti del paese e non solo dai genitori dei
bambini dell'asilo il problema
dello spostamento della struttura scolastica che è stato avallato da una petizione popolare
sottoscritta da circa 250 persone sui 620 residenti.
Tale constatazione, commentano a Tiarno di Sotto,
avrebbe dovuto essere maggiormente ponderata dall'amministrazione comunale e dalla maggioranza che la sostiene
prima di una decisione non necessaria ed urgente in quanto
non imposta dalla normativa
provinciale. Il minimo dei frequentanti deve essere di 15
bimbi mentre a Tiarno di Sotto
sono 18 che potrebbero aumentare con l'arrivo di nuove
famiglie, soprattutto straniere,
attirate dalle diverse aziende
tiarnesi (i dipendenti della Mariani saranno 150 con l'imminente assunzione di 20 operai
oltre al centinaio di occupati
nelle segherie).
Nemmeno l'aspetto economico influisce sulla decisione
municipale le cui casse sborsano annualmente attorno ai 7
mila euro perché gli insegnanti sono stipendiati dalla Provincia. E' stato l'assessore Alessandro Fedrigotti ad illustrare
le motivazioni della decisione
con molteplici argomenti riguardanti in particolare gli
aspetti evolutivi della società:
una maggiore socializzazione
dei bambini per la presenza di
coetanei di un' altra realtà.
Il vice sindaco Franco Ferrari che risiede a Tiarno di Sotto,
già additato da diversi compa. _esani_ner_iLnresunto_"remare"
a sfavore della sua comunità,
ha ribadito il convincimento
dell'opportunità di accorpare i
due asili. Il portavoce Rolando
Mora ha avallato la proposta
di una assemblea popolare
seppure non condividendo il
ritardo. Le minoranze con il loro portavoce Fabio Fedrigotti
hanno "contrattaccato" sostenendo le argomentazioni dei
genitori dei bambini e dei residenti. Sono stati posti in risalto i disagi dei piccoli ospitati in
un ambiente a loro sconosciuto e costretti a trasformarsi in
pendolari malgrado la loro tenera età, le difficoltà dei genitori che lavorano ed ora usufruiscono dell'anticipo o del
posticipo nella frequenza, opportunità impossibile in futuro per gli orari fissi del pulmino di trasporto e la mancanza
di ulteriori corse e questo servizio comporterà un'ulteriore
spesa nel bilancio familiare.
CRIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 13
Bancari [Trattativa
Intesa sull'agenda
del tavolo negoziale
sindacati-Federcoop
TRENTO -1 sindacati dei bancari Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil,
Uilca scrivono ai tremila lavoratori delle Casse Rurali
trentine sugli sviluppi del
confronto con la Federazione della Cooperazione. Nella riunione dell'altro ieri è
stato concordato tra le parti un documento su metpdi,
tempi e finalità del tavolo
provinciale. Tra i punti condivisi, mettere l'innovazione al centro del negoziato
per tutelare i livelli occupazionali e il ricambio generazionale, garantire un futuro
alle aziende e salvaguardare il modello della banca
cooperativa e territoriale.
Inoltre, il tavolo negoziale
sarà arricchito con presenze della Commissione dei direttori e del Comitato credito delle Rurali. I risparmi
conseguiti con gli efficientamenti saranno destinati ai
lavoratori e alla loro professionalità, agli strumenti contrattuali per il mantenimento dell'occupazione, alla riduzione dei costi aziendali.
Dalla settimana prossima,
saranno calendarizzati almeno due incontri settimanali.
Pag. 14
A Ranzo i farmaci arrivano in cooperativa
Con grande soddisfazione degli abitanti la frazione del comune di Vezzano, è partita una
interessante collaborazione tra
la locale Famiglia Cooperativa,
fondata nel maggio 1894 (la seconda in Trentino, dopo quella
di S.Croce di Bleggio Inferiore,
ideata da don Lorenzo Guetti,
nel 1890, come "Società cooperativa rurale di smercio e consumo") , e la farmacia di Vezzano diretta da Luigi Turazza. Un
servizio denominato "Farmaco
Pronto", rivolto a coloro che
hanno difficoltà a raggiungere
la farmacia (distante oltre 7 km
nel fondovalle), per acquistare
i farmaci prescritti dal proprio
medico condotto. Adesso, invece, i soci ed i clienti del punto di
"generi misti", possono ritirare
direttamente i farmaci prescritti quando vanno a fare la spesa
in negozio. Il servizio funziona
sia con la "ricetta elettronica"
che con la vecchia "ricetta cartacea". Basta telefonare in farmacia, comunicare le proprie
generalità, consentendo così al
farmacista di accedere al sistema informatico farmaceutico,
grazie alla ricetta caricata sulla
tessera sanitaria. Con il sistema
cartaceo, invece, basta consegnare laricettain negozio, questa poi viene consegnata in farmacia, che a sua volta poi provvede alla consegna. I farmaci
vengono consegnati due volte
alla settimana (giovedì e venerdì pomeriggio), in una sacchetto sigillato, in totale privacy in
merito al suo contenuto, con
scontrino fiscale oer le eventua-
li detraibilità fiscali del ticket. Il
cliente paga quanto dovuto alla cassa del negozio di alimentari, che poi a sua volta consegna gli importi raccolti al farmacista. Tutto in forma completamente gratuita, grazie al
farmacista Turazza che personalmente porta i medicinali sino a Ranzo, della presidente
della Famiglia Cooperativa di
Ranzo Nives Rigotti e del personale del negozio diretto da
Agnese Rigotti.
(r.fr.)
Pag. 15
Male, fa Famigli;
cooperatila
in assemblea
MALE. Domenica S febbraio i
soci delia Famiglia cooperativa
di Maìé in assemblea
approveranno il biiancio nei
quaie spiccano l'utiie di
esercizio di 61.782 euro e un
fatturato aumentato
defi'1,43%. «È un risultato
positivo, anzi siamo
all'eccellenza», commenta il
presidente Romedio Menghirti,
che sottolinea lo spirito di
collaborazione dei personale
grazie al quaie sono state
introdotte novità importanti
come l'orario continuato e
l'apertura nei giorni festivi. Ha
rimarca anche la collaborazione
dei cda, il cui organigramma
dovrà essere votato dai soci
nell'assemblea (teatro auditorium Dimaro, 14.30).
Sono in scadenza i consiglieri
Alberto Gregori, Cario Marinelli,
Pietro R/lichelotti, che possono
ripresentarsi, e Alessio Rauzi
che invece non è rieleggibile. La
loro collaborazione, dice
Menghini, ringraziandoli, ha
consentitodi portare a termi ne
un esercizio in cui si sono fatti
parecchi interventi fra cui
l'acquisto di un terreno (per
69.970 euro) a monte delia
cooperativa per raggiungere gli
standard previsti per i
parcheggi, le luci led (72.500
euro) all'interno dei
supermercati di Male, Dimaro e
Hagras, la ristrutturazione
delia filiale di Monciassico
(64.400 euro) e l'acquisto di un
nuovo programma di gestione
informatica (19.000 euro),
inoltre si sono attivate tutte le
promozioni possibili a favore
dei clienti per un totale 277.983
euro. Infine la Famiglia
cooperativa di Male ha pure
aderito all'iniziativa dei Banco
Alimentare per 1.349 euro.
Tutto questo impegno ha avuto
un indiscutibile ritorno positivo
con una inattesa
frequentazione dei piccoli
negozi, in particolare a
R/lonclassico. In questa
prospettiva il presidente
Henghini si dichiara
preoccupato per ciò che può
accadere con l'arrivo dei
supermercati di cui si continua
a parlare fra cui Poli a Male e
Conad a Dimaro. È auspicabile,
dice, che la Comunità di Vaile
rifletta bene sulla concessione
per supermercati oltre gii SOO
metri quadri, perché ciò
metterebbe indubitabilmente a
dura prova chi ha investito da
tempo sulla filosofia dei piccoli
negozi. (e.p.J
Pag. 16
C@@peratlwaf ny@wl ©rari® per l'alimentare
VAL DI FASSA. Nuovi orari per iS
reparto alimentare deSSa Famiglia
Cooperativa di Canazei, che fino a
metà mano aprirà i battenti a
partire daSSe 14.00, invece che
aSSe 16.00.
IS quadro complessivo degli orari
vede quindi tutti gli altri reparti
(inclusa Sa f iSiaSe di ASba) aperti
8-12,15 e 16-19.30, iS reparto
alimentare di Canaiei 8-12,15 e
14-19.30. La domenica per tutti è
8-12.15 e 16-19.15. (v.r.)
Pag. 17
«Siamo pronti al dialogo
con Comune e Coop»
Transacqua, segnali di pace della Brocchetto dopo la sentenza che le ha dato
ragione sulla lottizzazione: «Ma si tengano in considerazione le nostre esigenze»
In tutta la vicenda relativa mo cercato di fare tutto il possiall'ultima sentenza del Tar di bile per evitare il contenzioso
giudiziario, chiedendo ripetuTrento che ha annullato gli atti
autorizzativi ed esecutivi del tamente air allora sindaco MaPiano di lottizzazione di viale rino Simoni, a "Primiero SviPiave a Transacqua, la ditta luppo" e alla Famiglia CoopeBrocchetto che aveva opposto rativa, di avviare una seria e ragionevole trattativa che le conil ricorso al Tar, ha sempre
sentisse di proseguire senza
mantenuto un atteggiamento
danni la propria attività comdi riserbo. Ora si è rivolta al
merciale, gestita da anni nel
Trentino di esprimere pubblinegozio e nel magazzino di
camente le proprie ragioni.
Transacqua».
«La chiave di lettura dell'in"Come famiglia - spiegano
tera vicenda - ci scrive la famiancora al Trentino - abbiamo
glia Brocchetto - risiede nel fatinvestito nella nostra impresa
to che la normativa urbanistica consente la lottizzazione tutte le nostre risorse umane
ed economiche (da alcuni anni
"forzosa" da parte dei comproanche con l'aiuto dei figli). E'
prietari di un'area che abbiano
il 60% degli immobili oggetto
quindi legittima la difesa del
di potenziale trasformazione: nostro patrimonio e dell'avviacon facoltà di accedere alla mento commerciale di fronte
procedura di esproprio nei all'improvviso rischio di subire
confronti dei proprietari "di un esproprio che avrebbe vaniminoranza" nel caso in cui non
ficato le fatiche di una vita di laaderiscano spontaneamente voro. Tutti i tentativi di ragalla lottizzazione. La nostra ditgiungere un accordo sono stati
ta si è trovata sfortunatamente inutili e privi di risposta connella difficile situazione di quocreta. Non ci è rimasta altra
tista di minoranza. Noi abbia- _ .scel ta _rhe._ tutela re la.. nostra
unica fonte di sostentamento
in sede giudiziale. Il Tar ha annullato una prima volta gli atti
della lottizzazione e il Consiglio di Stato ha rigettato la richiesta di Primiero Sviluppo e
della Cooperativa di disporre
la sospensione dell'esecutività
della sentenza di primo grado.
Il sindaco Marino Simoni ed i
lottizzanti (Primiero Sviluppo
e Cooperativa) avrebbero potuto cogliere l'occasione per cercare una soluzione ragionevole: invece il Piano di lottizzazione è stato adottato ex novo, navigando senza ripensamenti
verso l'opzione dell'esproprio
nei confronti della nostra comproprietà. A noi non è rimasto
altro che impugnare di nuovo
il Piano di lottizzazione, tentando contemporaneamente
la via dell'accordo. Ancora una
volta nessuna risposta concreta».
Avviandosi alla conclusione,
la famiglia Brocchetto ricorda
che la seconda sentenza del
Tar ha annullato tutti gli atti
della procedura urbanistica ed
edilizia, che «era stata aspramente criticata dall'attuale sindaco quando era consigliere
comunale di opposizione
nell'era Marino Simoni. Oggi, a
fronte di tre pronunciamenti
della magistratura, che ha anche disposto la trasmissione
degli atti alla Procura della Repubblica, si ipotizza un nuovo
appello ed un quarto troncone
giudiziario. Con la giustificazione della tutela dei lavoratori
della Cooperativa, cui forse si
doveva pensare prima di innescare e reiterare un procedimento urbanistico naufragato
nelle aule giudiziarie. A questo
punto vogliamo ribadire pubblicamente la nostra disponibilità al dialogo, sperando che i
lottizzanti vogliano tenere in
adeguata considerazione le legittime esigenze della nostra
impresa e che si possano evitare gli ulteriori enormi costi del
contenzioso a carico proprio e
dei concittadini».
(r.b.)
Pag. 18
«Il mìo incontro speciale
con Papa Francesco»
Graziella Anesi di HandiCrea ha partecipato alla messa in Santa Marta, a Roma
«È stato un regalo stupendo. II pontefice mi ha chiesto di pregare per lui»
C'era anche Graziella Anesi,
fondatrice della cooperativa
HandiCrea, punto di riferimento per il mondo della disabilità, ad assistere, un lunedì di fine gennaio, alla messa
mattutina di Papa Francesco
nella residenza di Santa Marta a Roma. «Sì - conferma la
presidente - Non nascondo
che era un mio desiderio. Si è
trattato di una specie di regalo per i miei 60 anni. Vede, indipendentemente che si creda o meno, questo Papa mi
ha da subito affascinato per la
sua umanità, per il suo rapporto con la gente».
Nella cappella dove si è celebrata la messa c'era una cinquantina di persone. «Un'atmosfera intima, particolare»,
riflette Graziella. Come sia
riuscita a partecipare, la fondatrice di HandiCrea lo racconta così: «Come detto, che
mi sarebbe piaciuto partecipare, che fosse un mio desiderio, era risaputo. E per essere
riuscita a soddisfarlo devo ringraziare, e parecchio, sia mio
fratello Sergio (ex sindaco di
Baselga di Pine e presidente
del comitato organizzatore
delle Universiadi invernali
che si sono svolte in Trentino,
ndr) che il vescovo Bressan.
So che diversi mesi fa è stata
fatta una richiesta e a fine dicembre è arrivata all'arcivescovo una lettera dalla Segreteria vaticana nella quale mi
era rivolto l'invito a partecipare, lunedì 26 gennaio, alla
messa che ogni giorno, la
mattina, il Papa celebra nella
residenza di Santa Marta. E,
puntualmente, mi sono presentata».
Non ci avrà dormito la notte, mica è invito di tutti i gior-
ni. «Ma no, piuttosto, una certa curiosità per poter sentire e
vedere da vicino una persona
come Papa Francesco che è figura che non mi ha lasciato
certo indifferente, fin dalla
sua elezione». «In effetti - prosegue Graziella - sono rimasta stupefatta dal suo modo
di porsi davanti agli altri, per
questo suo tratto colloquiale.
Per me è stato veramente u n
regalo, una mattinata speciale e molto bella, gratificante».
Ha avuto modo di scambiare qualche parola con Papa
Francesco? «Certamente, per
quanto per pochi minuti. In
queste occasioni, visto che i
partecipanti sono in numero
limitato, il Papa rivolge una
parola ad ognuno, si ferma e
rivolge un pensiero a chi ha
partecipato alla messa». E
che cosa vi siete detti? «Eh,
guardi - sorride Graziella Ma sì, insomma, il Papa mi ha
detto che persone come me
danno la carica agli altri. E io
gli ho risposto: "Non sempre,
santità. Sa, a volte può essere
molto difficile". E mi ha sorriso. E poi ha aggiunto: "Preghi
per me". Questo mi ha molto
colpito, questa umanità, il
chiedere agli altri di pregare
per lui. Penso che anche a chi
non crede possa essere di
conforto». E del Trentino,
d'altra parte Papa Francesco
aveva acceso in Vaticano la
fiaccola delle Universiadi, ha
avuto modo di accennare?
«Gli ho fatto vedere l'opuscolo che ricorda le Universiadi
invernali e poi gli ho donato
u n bel libro sul Trentino. Mi è
sembrato il minimo. Ma, al di
là di questo, posso dire che
per me è stata una giornata
indimenticabile. Un vero re-
Pag. 19
ACCOGLIENZA
Fugarti interroga su rifugiati a CasaTerreComuni: la coop nega
«Nessun arrivo a Vigo Rendena»
Arriveranno profughi anche a Vigo
Rendena, nella Casa «TerreComuni»
gestita dall'omonima cooperativa
sociale? A chiederlo è il consigliere
provinciale della Lega nord Maurizio
Fugatti, in un'interrogazione in cui
accusa Donata Borgonovo Re di voler
imporre «l'arrivo di un determinato
numero di profughi in ogni Comunità,
indipendentemente dal parere della
popolazione».
«È fuori discussione - risponde secco !'ex
assessore provinciale all'istruzione
Tiziano Salvaterra, vicepresidente di
Terre Comuni -, la Provincia non ce l'ha
chiesto e noi non abbiamo fatto
proposte in tal senso. E non perché non
vogliamo, ma perché la struttura che
abbiamo aperto in luglio non è adatta a
ospitare un gruppo di profughi». Perché?
«Perché è troppo grande (ha una
capienza di 80 posti letto, ndr) e ha un
uso misto: attualmente ospitiamo infatti
otto studenti, ma in autunno dovrebbero
essere una ventina; poi da noi vivono
alcuni professori e organizziamo corsi
per imprenditori e altre attività. Inoltre,
ospitiamo gruppi per vacanze».
Nell'estate scorsa, per dire, l'attività
iniziò con gli allievi dell'Inter e con un
gruppo di disabili. Insomma, organizzare
la convivenza di tutte queste persone
diverse è così complesso che ospitare
profughi lo sarebbe anche di più. Casa
TerreComuni, tra l'altro, è proprio nata
come collegio studentesco. È infatti un
ex albergo (il Parco Estense) posto tra
Vigo Rendena e Dare, rimasto chiuso e in
vendita per una decina di anni prima che
il Comune lo comprasse dall'immobiliare
Fiorenza srl di Vobarno (Brescia) nel
2008 per 2,5 milioni, ossia 1,2 milioni in
più di quanto era stato pagato
dall'immobiliare all'asta fallimentare nel
2006. Il sindaco di Vigo Ezio Loranzi
spiegò allora che nei 2,5 milioni era
compresa anche la ristrutturazione da
600mila euro. La Provincia assegnò poi
al Comune un contributo di 2,3 milioni di
euro per il recupero dell'hotel alla sua
nuova funzione di collegio.
Ora, come detto, in realtà la mission è
mista anche se c'è da tener conto che
l'apertura è recente e dunque gli
studenti aumenteranno. Prosegue
Salvaterra: «Ci piacerebbe ospitare i
profughi, ma avremmo bisogno di una
struttura più piccola. Se qualcuno ce la
mettesse a disposizione, non ci
tireremmo indietro».
In Valli Giudicarle, a quanto pare, non ci
sono molti altri posti ideali per
accogliere chi scappa da guerre e
persecuzioni: a Brione esiste una casa
vacanze del Consolida, con una ventina
di posti letto, ma anche dal consorzio
delle cooperative sociali dicono: «Non
abbiamo ricevuto alcuna richiesta dalla
Provincia né fatto alcuna offerta». G. Car
Pag. 20
«Così delegano tutto
all'azienda sanitaria»
Le critiche di Giacomelli (Upipa) alla legge sulle politiche sociali e della salute
«Le nostre strutture sono sul territorio, dobbiamo essere coinvolti»
Condividono l'obiettivo, ma
non il metodo. Sono gli operatori del Terzo settore che l'altro giorno - nel corso delle audizioni della quarta commissione legislativa del consiglio
provinciale - hanno criticato
il disegno di legge presentato
dall'assessora Donata Borgonovo Re per la pianificazione
integrata della sanità e delle
politiche sociali. Tra le critiche (anche interne alla maggioranza, ad esempio dai consiglieri dell'Upt) ci sono quelle del presidente dell'Upipa
(l'Unione delle case di riposo
trentine) Antonio Giacomelli.
La giunta provinciale si pone l'obiettivo di programmare Sanità e Sociale insieme.
Non siete d'accordo?
Questo obiettivo lo condividiamo, perché risponde alle
esigenze del sistema in questo momento.
Quali esigenze?
Siamo in una fase in cui il
territorio ha più bisogno di
"sanitarizzazione" perché gli
ospedali di valle stanno attraversando importanti ridimensionamenti e le nostre strutture sul territorio sono l'esempio della direzione in cui andare: possiamo ipotizzare di
prevedere punti prelievo occupandoci anche di sociale,
tanto per fare un esempio.
E allora quali sono le perplessità?
Che, come avvenuto nel
passato, si scrivano dei contenuti generali che poi vengono
strumentalmente interpretati
senza consultare chi lavora
sul territorio.
Nel disegno di legge non si
tiene conto di voi?
Si tratta di un disegno di legge
troppo
concentrato
sull'azienda sanitaria, con il rischio di mortificare il ruolo
che secondo noi è un ruolo
chiave delle Aziende per i servizi alla persona.
Voi avete chiesto una modifica?
Ci siamo riservati di proporre alcuni emendamenti alla
norma, in modo che risulti il
nostro ruolo nella programmazione socio-sanitaria ma si
tratta di una posizione che riguarda tutto il mondo del terzo settore (come è emerso dalle consultazioni dell'altro giorno nella commissione del
consiglio provinciale). Parlo
non deve essere sottovalutato.
Quale è il rischio?
Si
rischia
una
"provincializzazione" di tutto
il settore sociale, con l'azienda sanitaria che eroga qualsiasi servizio a qualsiasi livello dimenticandosi dell'integrazione socio sanitaria, tagliando i
servizi, anche i più essenziali.
Insomma il rischio è quello di
ridurre a numeri un patrimonio di persone, professionali-
tà ed esperienza. Ora non c'è
bisogno di un'incorporazione
del sociale nella sanità, ma di
una fusione.
Allafineè una questione di
risorse sempre più scarse.
Alla fine sempre qui cade il
discorso, ma noi sosteniamo
che con il dialogo e il coinvolgimento delle parti si potranno garantire gli stessi servizi
sul territorio anche con le risorse in diminuzione. La nostra Unione rappresenta una
cinquantina di enti, 54 Rsa,
due istituti per disabili, un istituto per minori, 4.300 posti
letto e 4.000 dipendenti circa,
ma soprattutto abbiamo secoli di esperienza e legami con il
territorio. E' chiaro che è opportuno coinvolgerci nella
pianificazione sanitaria e sociale, ma il disegno di legge
presentato dalla giunta provinciale sotto questo profilo
non ci soddisfa.
(a.s.)
Pag. 21
Startup, Unìcredìt concede 2,5 milioni
Accordo fra l'istituto di credito e Trentino Sviluppo per accompagnare i giovani imprenditori
Un finanziamento fino a 2,5
milioni di euro per le migliori
startup trentine. Lo concederà
Unicredit alle aziende presenti
nell'incubatore di Trentino Sviluppo che superino la selezione iniziale e la valutazione di
un'apposita commissione tecnica di cui faranno parte esponenti delle più note aziende
mondiali. L'accordo tra l'istituto di credito e Trentino Sviluppo è stato siglato ieri e prevede
azioni diricercaper selezionare le migliori startup innovative prodotte dal territorio trentino, attraverso il fondo Seed
Money-Fesr e l'incubatore di
talenti Tech Peaks già erogati
dal polo tecnologico roveretano, e una serie di altri strumenti in grado di accompagnare
passo dopo passo 1 giovani imprenditori a seconda delle esigenze con attività di formazione, oltre che di accesso a diverse opportunitàfinanziarie.Proprio sul versante dei finanziamenti a Uni Credit intende aumentare lo sforzo che l'ha portata nell'ultimo anno a destinare buona parte degli oltre 110
milioni di euro di nuove erogazioni al sostegno di investimenti in innovazione. In particolare la banca sosterrà le startup innovative presenti sul territorio attraverso il proprio piano Valore Europa che prevede
finanziamenti fino a 2,5 milioni di euro a progetto con costo
della garanzia azzerato e tempi
di erogazione accelerati.
«In Trentino - ha spiegato
Marco Martincich, direttore
dell'area commerciale per il
Trentino di Unicredit - lo scorso anno sono nate 96 startup,
75 delle quali proprio qua a
Trentino Sviluppo. L'innovazione è un requisito fondamentale per rimanere competitivi
sullo scenario mondiale. I progetti imprenditoriali che vogliamo far crescere hanno bisogno di un partner dal forte radicamento territoriale e con un
capillare network internazionale, in grado di fornire le competenze e gli strumenti da loro
richiesti». «Questi accordi - ha
fatto eco la consigliera delegata di Trentino Sviluppo - sono
molto importanti per le giovani imprese che ci chiedono di
essere seguite nella fase di av-
vio e rappresentano l'elemento di raccordo tra l'impegno
profuso sul territorio per intercettare e selezionare i progetti
d'impresa più promettenti e le
piattaforme già collaudate. Nel
2009 la Provincia ha finanziato
con 11 milioni di euro 100 progetti, dei quali 87 sono ancora
attivi. Un'ottima media».
A margine dell'incontro è
stata lanciata l'edizione 2015
di UniCredit Start Lab: si rivolgerà a realtà ad alto contenuto
tecnologico e innovativo operanti nei 4 settori delle scienze
naturali, delle tecnologie sostenibili, del digitale e dell'innovazione Made in Italy. E' possibile presentare la propria candidatura entro il 30 aprile sul sito
www.unicreditstartlab.eu.
Pag. 22
IL CONCORSO
Aperto il nuovo bando per i giovani con mestieri di alta qualità
Lo scorso anno 800 in gara e hanno vinto due società trentine
Da Unicredit i soldi alle imprese
La strategia di supporto all'innovazione territoriale, propria
della mission di Trentino Sviluppo, si arricchisce grazie all'accordo a misura di startup
siglato con Unicredit Startlab.
L'intesa è stata presentata ieri
al Polo Tecnologico e vedrà
l'agenzia di sviluppo trentina
ed uno dei principali gruppi
bancari collaborare per offrire
alle giovani imprese innovative gli strumenti giusti per crescere, compresi il supporto finanziario ed un'ampia piatta-
forma di servizi di accelerazione. L'incontro è stato anche
l'occasione per lanciare a livello nazionale l'edizione 2015 di
«Unicredit Startlab», il programma di sostegno alle startup innovative sviluppato da Unicredit che partirà in aprile e che
nella prima edizione ha visto la
partecipazione di 800 aziende
con ben 3 imprese trentine tra
le finaliste.
L'accordo prevede una selezione delle migliori startup innovative «prodotte» dal Trentino,
in particolare grazie ad inizia-
tive quali il fondo «Seed MoneyFesr» e l'incubatore di talenti
«Tech Peaks», ed un ventaglio
di altri strumenti in grado di accompagnare i giovani imprenditori rispondendo in modo appropriato e tempestivo alle diverse esigenze anche finanziarie. Proprio sul versante dei finanziamenti Unicredit intende
implementare lo sforzo che l'ha portata, nell'ultimo anno, a
destinare buona parte degli oltre 110 milioni di euro di nuove erogazioni al sostegno di in-
vestimenti in innovazione. Più
nello specifico la banca sosterrà le startup innovative presenti sul territorio attraverso il proprio piano «Valore Europa» che
prevede finanziamenti con costo della garanzia azzerato e
tempi di erogazione accelerati.
Grazie al concorso una startup
potrà assicurarsi fino a 2,5 milioni di euro per avviare e consolidare il proprio processo.
Lo scorso anno si sono aggiudicate il premio due aziende
trentine, Corehab ed Ecosistemi.
Pag. 23
Arriva il colosso veneto della spesa
Un Iper Tosano al posto
del «Global Village*
MORI - C'è speranza per la Libero Sri,
la società fondata per realizzare il mega centro commerciale Global Village
a Mori Ovest. Sembra infatti che non
sarà necessario ricorrere all'asta per
vendere i 35mila metri quadrati di ter-
Depretto: «Per il Comune
un'occasione da non
perdere, si parla di 110
posti di lavoro
e lo svincolo della bretella
a carico dei privati»
reno che, nelle intenzioni dell'imprenditore moriano Marco Depretto, avrebbero dovuto ospitare una cittadella
dello shopping e del divertimento. Il
Gruppo Tosano, colosso veneto della
grande distribuzione, si è fatto avanti
per acquistare lo spazio all'ingresso
della borgata. Se la compravendita andasse a buon fine verrebbero ripagati
i creditori dell'azienda costruttrice,
tra i quali i principali sono la Cassa di
risparmio di Bolzano e la Hypo Tirol
Bank.
Il contratto tra la Libero Sri, in concordato preventivo, e l'acquirente, sarebbe già in fase avanzata, con una prima
presentazione davanti al giudice avvenuta l'altro ieri all'udienza per l'istanza di fallimento. Le scadenze sarebbero state prorogate dal tribunale di altri due mesi per permettere all'imprenditore di ottenere le ultime autorizzazioni a concludere l'affare. Il progetto,
ovviamente, non avrebbe nulla a che
spartire con il gigante pensato da Depretto nel 2008, ma sarebbe comunque un edificio importante: circa 5.500
metri quadrati (nulla però rispetto ai
29 mila originari del Global Village).
L'acquirente andrebbe a realizzare a
Mori un grande supermercato, l'Iper
Tosano, analogo a quelli nelle province di Verona, Vicenza e Mantova. L'area
food sarebbe di circa 4mila metri quadrati, mentre 1.500 sarebbero destinati all'esposizione di altri prodotti. Attorno alla struttura dovrebbero sorgere circa 10 mila metri quadrati a verde.
«Non ci sono più i presupposti per fare quello che avevo in mente anni fa.
Questa è l'ultima spiaggia, cerchiamo
di salvare il salvabile. Perdere questo
treno sarebbe un guaio enorme per la
comunità»; spiega Depretto che, calcolatrice alla mano, sottolinea tutto
ciò che il Comune avrebbe da guadagnare nel caso il progetto dell'ipermercato andasse a buon fine. «In municipio arriverebbero gli arretrati di Imu
e lei e non dovrebbero restituire gli
oneri di urbanizzazione da me già versati. Gli acquirenti poi si impegnerebbero a sistemare la viabilità. Per le casse comunali un affare da più di 3 milioni». Il riferimento è all'allargamento di
via Paolo Orsi e alla realizzazione dello svincolo della bretella, opere necessarie per sostenere l'eventuale aumento di traffico legato all'ipermercato. A
sentire Depretto il concordato sarebbe già stato accettato dalle parti in causa: all'appello manca solo la concessione della licenza commerciale unica
da parte della Comunità di valle. «Si
tratta di 110 posti di lavoro, di questi
tempi sono una chance che non si può
gettare al vento», conclude il manager.
Sull'argomento però si è già sollevata
la prima polemica e, con ogni probabilità, in clima elettorale altre ne seguirano: il consigliere provinciale Claudio Civettini ha presentato un'interrogazione sull'argomento, preoccupato
per le sorti dei piccoli negozi moriani.
Pag. 24
• Val di Sole, ii no al Poli
non è giustificato
per poterlo equiparare a tutti gli effetti. L'oggetto del contendere invece è unicamente di tipo alimentare,
quindi esattamente come Coop o DeT falsi problemi dei sindaci della Val- spar già ampiamente presenti sul no1 le di Sole: stralcio o non stralcio? stro territorio, ma tutt'altro che legaM. Questo è il problema? Vediamo un ti a produzioni locali o tradizionali.
po'. I sostenitori del «no» al negozio Quindi quale contraddizione ci sarebdella catena Poli parlano di centro be?
commerciale contro le linee guida del
Piano, che afferma si dovrebbe valo- In secondo luogo mi volete gentilmenrizzare i negozi locali (chi lo ha letto te spiegare questa farsa del «sì» e del
sa che di concreto in quel documen- «no» quando in realtà l'edificio sarebto c'è poco, ma le linee guida sono di be stato costruito con cubature idencerto condivisibili e auspicabili da tiche indipendentemente dallo stralcio o meno, con l'unica differenza delpiù di trent'anni).
Interessante. Peccato non sia un cen- la proporzione di metri quadri tra ventro commerciale; un centro commer- dita al dettaglio e magazzino all'inciale è un ampio edificio in cui ven- grosso? Vorrei in questo caso sottogono venduti prodotti e merci di va- lineare che una maggiore percentuaria natura all'interno di negozi distin- le di ingrosso avrebbe comunque danti, per lo più legati a grandi catene e neggiato alcuni operatori della valle.
gestiti in franchising; per intenderci Parliamoci chiaro: il negozio in quein valle di Sole assimilabile a tale ti- stione porterà posti di lavoro (pare
pologia sarebbe il Classic center di siano una ventina in più) e appalti alMonclassico, benché troppo piccolo le ditte locali e occuperà un'area che
già da tempo è destinata a tale uso e
Val di Sole, il no al Poli
non è giustificato
non nuovo territorio a cui si modificherebbe la destinazione ad hoc, cosa che decisamente sarebbe contraria al Piano.
Lo stesso «Poli» afferma, almeno così mi si dice, che all'interno del negozio al dettaglio ci sarà spazio per un
settore legato ai prodotti agricoli solandri; spero non siano solo parole
perché questo sarebbe sicuramente
più in linea con il Ptc di quanto non
lo siano i suoi concorrenti, facendomi diventare un'affezionata cliente se
diventassero realtà o acerrima boicottatrice nel caso rimanessero solo
sulla carta.
Mi auguro anche che con la sua, ad
oggi ipotetica, politica aziendale obblighi i suoi avversari commerciali a
fare scelte simili, dando inizio a una
concorrenza basata sulla maggiore
sostenibilità, riducendo imballaggi e
sprechi, e sulla maggiore territorialità, valorizzando i prodotti locali e la
nostra tradizione.
Lucia Coletti
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Prezzi negativi, Tfr e affitti congelati
Gli effetti su canoni, salari,
assegni di mantenimento
dell'inflazione negativa
La deflazione congela il Tfr, almeno per quanto riguarda il
mese di gennaio, e porta sollievo, anche se non a tutti gli
interessati, agli inquilini trentini. Il tasso registrato in dicembre a livello nazionale e in
base al quale si aggiornano
molti pagamenti, dagli affitti
agli assegni familiari, è stato
infatti negativo e pari a un meno 0,1%. Gli effetti si faranno
notare sui contratti di affitto
che si aggiornano a gennaio e
per i quali l'inquilino chiederà la riduzione, trovando l'intesa del proprietario. E, pure,
sulla quota variabile del Trattamento di fine rapporto, cioè
il Tfr, che si aggiorna seguendo l'andamento dell'inflazione, la deflazione avrà un effetto, ma in questo caso negativo per i lavoratori: per il mese
di gennaio, infatti, la progressione dell'assegno del Tfr sarà ferma per la parte legata all'inflazione, almeno per gennaio, mentre l'incremento mensile sarà pari allo 0,125% circa
come prevede la norma sull'aumento fisso della liquidazione.
Affittì, in 42.000 sperano.
Il rinnovo annuale dei contratti di affitto che scattano questo gennaio, si stima siano almeno 3.5QQ sui 42.000 contrat-
ti di affitto registrati in Trentino dall'ultima rilevazione statistica. In realtà, spiega Giampiero Cozzio dell'Uppi, «non
c'è un automatismo sulla riduzione», nel senso" che va aggiornata da parte del proprietario.
In ogni caso, però, sul fronte
dei contratti, per la prima volta negli ultimi anni, tutti quelli di gennaio non scattano in
avanti e non crescono, proprio
"grazie" alla deflazione dello
0,1% segnalato in dicembre.
«Gli affitti non cresceranno»
continua Cozzio, almeno per
quanto riguarda quelli che si
rinnovano in gennaio. Ma la situazione toccherà sicuramente anche quelli che si rinnovano in febbraio, visto che a gennaio l'inflazione media nazionale è segnalata in calo dello
0,6%. E se la situazione continuerà anche nei mesi successivi, potrebbero essere tutti i
42.000 contratti d'affitto a non
crescere o, addirittura, a calare.
Tfr, i numeri in campo.
La deflazione agirà, invece, come una leva negativa per il Tfr
dei dipendenti trentini, pubblici e privati, e non si tratta di
poca cosa. Se si guarda agli ultimi dati disponibili relativi ai
dipendenti privati e forniti dall'Inps, nel 2012 il monte salari
complessivo è stato pari a 3,14
miliardi di euro per circa
156.000 dipendenti impiegati
nell'industria e nel terziario. Il
Tfr lordo accumulato nel 2012
è pari a circa 217 milioni di eu-
ro. Di questo la media per singolo lavoratore è dunque di
circa 1.400 euro annui.
«Persi» quasi 4 milioni di euro.
Se si fa un confronto con il
2013, ultimo anno con un'inflazione media annua superiore
ai qualche decimale oltre lo zero, si vede come l'effetto deflazione faccia perdere qualcosa
come 2 milioni di euro annui
nel 2014 col rischio che succeda lo stesso anche nel 2015, viste le premesse sull'andamento dell'inflazione. In pratica,
sul monte Tfr di 217 milioni di
euro, invece di un aumento,
per la parte fissa, di circa 2 milioni di euro come avvenuto
nel 2013 con i prezzi annui in
rialzo dell' 1,1 %, ci sarà un congelamento della cifra. Ovviamente, visto che l'aumento è
mensile, sia per gennaio che
per febbraio (l'inflazione del
mese scorso è sotto zero come per dicembre), la rivalutazione non ci sarà. L'unico aumento deriverà, invece, dalla
quota fissa, che vale l'I,5% annuo, pari a circa 3 milioni di
euro in più-di rivalutazione.
Assegni di mantenimento in calo.
Un minimo di sollievo lo avranno i mariti (la stragrande maggioranza) e le mogli (una risicata minoranza) che devono
versare l'assegno di mantenimento al coniuge. Anche in
questo caso, con la deflazione, ci sarà un congelamento
della cifra. Solo negli anni tra
il 2007 e il 2012 sono stati 750
i nuovi assegni di mantenimento decisi dal giudice
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Visa, la carta di credito si evolve
Investiti 200 min, dalle contactless ai borsellini
C
arte di credito contactless, partnership con
le banche ma anche
con aziende di telecomunicazioni e tecnologiche
per sviluppare il mondo dei
pagamenti con lo smartphone
e con il digitai wallet (i borsellini digitali), per 200 milioni
di euro di investimenti in innovazione: è questo l'orizzonte
d'azione in cui Visa si muove in
Europa, dove il 2014 si è chiuso
con ricavi lordi di 1,9 miliardi
(+9%) di euro e con un utile
di 343 milioni di euro (+30%).
Una strategia che coinvolgerà
anche l'Italia, dove però si punterà anche sul potenziamento
in chiave hi-tech di prodotti
più tradizionali e su proposte
studiate per piccole e medie
imprese. Per la comunicazione l'anno scorso sono stati
spesi 4-5 milioni di euro nella
Penisola, mentre nel 2015 il
budget dovrebbe essere un po'
più basso.
In Europa nel 2014 attraverso le carte Visa sono stati spesi
1.500 miliardi di euro nei punti
di vendita (escludendo quindi i
contanti ritirati agli sportelli),
per un totale di 37 miliardi di
transazioni, con una crescita
del 9,4% del volume transato.
«Il mondo dei pagamenti sta
cambiando: oltre al fenomeno
del mobile che sta avendo un
forte impatto, gli esercenti vogliono soluzioni innovative e
l'utente finale vuole avere nuove esperienze anche nell'ambito dei pagamenti. Lo scenario
europeo per noi è un'opportunità: il 70% delle transazioni
avviene ancora in contanti, e
ancora di più nel sud», dice
Bertrand Sava, managing
director Southern Europe di
Visa.
Dal punto di vista dei retailer, «vogliamo lavorare per fare
in modo che la carta sia utilizzabile ovunque; inoltre intendiamo rendere i pagamenti con
carte contactless una realtà: in
Europa oggi abbiamo 514 milioni di earte attive, di cui 100
milioni sono contactless, per
due milioni di terminali che le
accettano. Altri aspetti su cui
vogliamo lavorare è il mobile,
in modo che diventi una soluzione semplice e sicura».
Per quanto riguarda l'Italia,
«con le carte Visa sono spesi
45,6 miliardi di euro di cui
38,3 miliardi per gli acquisti
nei punti vendita; a differenza
del resto d'Europa, il volume
transato è stabile rispetto
allo scorso anno: da un lato le
transazioni sono aumentate
del 4%, ma lo scontrino medio
si è contratto probabilmente
per la crisi», spiega Davide
Steffanini, direttore generale
Visa Europe in Italia. «Un fenomeno che ci differenzia sono
le prepagate: l'Italia fa più del
60% di tutte le prepagate Visa
in Europa, probabilmente per
un discorso di sicurezza e di
controllo delle spese. Un'altra
tendenza è costituita dalle carte aziendali: l'Italia è fatta di
piccole medie imprese, per cui
stiamo creando prodotti specifici, per esempio con Intesa
Sanpaolo, Unicredit e Banco
Popolare».
Tolte le prepagate e le aziendali, le carte per i consumatori
finali, sia di debito sia di credito, totalizzano 25 miliardi
di euro, con 12 milioni di carte e un aumento del 2% delle
transazioni. «Per crescere in
quest'ambito stiamo lanciando V Pay, , che è la carta di
debito paneuropea a marchio
Visa, per ora adottata da Unicredit e Compass: un prodotto
innovativo, contactless, abilitato all'uso online, cui possono
digitali
essere associati servizi per
esempio legati ai viaggi e alle
assicurazioni».
Anche nella Penisola si sta
portando avanti il discorso contactless: ci sono 1,8 milioni di
carte di questo tipo e 260 mila
terminali abilitati. «Per quanto
riguarda il mobile, con Telecom
Italia e Intesa Sanpaolo abbiamo sperimentato i pagamenti
Nfc (Near field communication,
connessione di prossimità, ndr)
con smartphone basati su sim
e con CartaSi abbiamo testato
quelli con tecnologia HCE basata sul cloud. Sul fronte del digitai wallet, abbiamo lanciato
«V.me by Visa» con ING Direct,
una soluzione che consente di
registrare i dati relativi a tutte
le carte in possesso nel wallet
fornito dalla propria banca al
momento della registrazione
e di utilizzare per gli acquisti
su internet solo i dati relativi
al wallet, senza dover digitare
informazioni legate alle singole carte. Nel 2015 l'obiettivo è
ampliare questi progetti, continuando però a fare innovazione sui prodotti tradizionali
per diffondere l'utilizzo della
carta».
®Riproduzwne riservata
§|
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Il piano del ministro dell'agricoltura Martina per superare la crisi e la fine del sistema quote
Latte governato da tutta la filiera
Allevatori contro i prezzi bassi. E Conad alza il compenso
U
n accordo di filiera per
il latte. Costretti a fare
i conti con il crollo dei
prezzi alle stalle da
giorni gli allevatori, da nord
a sud, sono sulle barricate. In
Lombardia, a Lodi, 300 allevatori si sono riuniti ieri per protestare contro i 36 centesimi
imposti dall'industria di riferimento, mentre la Cia Puglia
ha chiesto la convocazione di
un tavolo per intervenire con
provvedimenti concreti, annunciando lo «stato di agitazione
delle aziende zootecniche, che
potrebbe sfociare in manifestazioni di protesta e nel blocco delle forniture del latte alle
industrie di trasformazione».
Coldiretti ha indetto per il 6
febbraio una «maximungitura»,
manifestazione che si svolgerà
nelle principali piazze d'Italia
dove saranno allestite stalle
con gli animali secondo le diverse specificità regionali. Un
primo segnale è arrivato, ieri
pomeriggio, da Conad: l'a.d. e
direttore generale Francesco
Pugliese ha assicurato che per
i prodotti a marchio Conad il
prezzo alla stalla pagato sarà
di 0,38 euro/litro. La notizia
è stata accolta con favore da
Agrinsieme e Coldiretti. E
anche dal ministro delle politiche agricole Maurizio Martina che si è augurato che anche
le altre catene della distribuzione e le industrie alimentari
seguano la strada indicata da
Conad. La stessa verso cui
sta lavorando il ministro. È
stata convocata, infatti, per
l ' i l febbraio, a Roma, presso il
Mipaaf, una riunione con i rappresentanti del mondo agricolo
e industriale della filiera lattiero-casearia e delle regioni interessate. Mentre il 17 febbraio
Martina incontrerà la grande
distribuzione. Secondo quanto
risulta a ItaliaOggi il ministro
intende da un lato proporre un
piano di azioni sul latte a tutti gli attori del comparto ma,
dall'altro, si aspetta da parte
di industria e grande distribuzione un sostegno concreto per
costruire un lavoro condiviso
per l'uscita dal regime delle
quote. E soprattutto per individuare iniziative a sostegno
degli allevatori. In quest'ottica
va anche l'appello lanciato due
giorni fa alla gdo. «Torno a chiedere a tutti più gioco di squadra nell'interesse dell'agroalimentare italiano e a difesa dei
nostri allevatori e agricoltori
che rimangono l'anello debole della filiera.
Il mondo della
distribuzione
organizzata
i t a l i a n a può
dare una mano
importante in
questo delicato
passaggio per
__iL s e t t n m l a t -
tiero caseario,
per le stalle e i
caseifici italiani», ha detto il
ministro. «Sul
nostro latte e
sui nostri formaggi di qualità possiamo
condividere azioni di sostegno
e nuove iniziative verso i produttori e i consumatori». Sette
sono le azioni su cui si basa il
piano ministeriale di rilancio
della filiera, ma Martina punta molto sull'interprofessione,
con uno strumento nuovo per
rendere più stabili e trasparenti le relazioni tra produttori,
industriali e distribuzione, che
possa avere anche delle ricadute sui rapporti commerciali (e
cioè sul prezzo del latte), e sul
rafforzamento dei consorzi di
tutela attraverso la stipula dei
contratti con la gdo e la penetrazione nei mercati internazionale.
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Come correggere un provvedimento ingiusto e sbagliato
BANCHE POP, NO A DIKTAT UE
L'ITALIA NON È DI SERIE B
banche cooperative e popolari con voto
elezióne di Sergio
capitario)? Perché non iniziare dalle
Mattarella a presidente
Raffeisen e Volksbanken austriache o
della Repubblica è una
tedesche? Il secondo passo potrà poi
pagina preziosa per il
nostro Paese, che induce essere in un dialogo coi "regolatori"
europei che metta in luce i gravi errori di
a riflettere, rivalutandole, sulle radici
sostanza che si nascondono dietro
della nostra cultura civile. Il profilo
questo diktat. Un provvedimento
politico cristiano e democratico del
pericoloso, perché distrugge quella
nuovo capo dello Stato fa emergere
biodiversità che è fondamentale anche
valori e visioni diriferimentoche sono
oggi fondamentali per coltivare anticorpi per la resilienza dei sistemi finanziari. Un
atto illiberale, perché non si cancella per
utili per resistere ai vari "pensieri unici"
editto una forma societaria che sta
cherischianodi minare i fondamenti
della convivenza. È una garanzia per
*ctando mediamente buonirisultatiin
tutti, credenti e non credenti. E, su un
termini di capitalizzazione, accesso al
altro e più specifico piano, è un impulso
credito, servizio ai territori per
a tornare sulla pagina ambigua e
trasformarla in un'altra (la grande banca
pericolosa scritta con il recente decreto
spa) che ha dato ultimamente
legge n. 3 del 24 gennaio 2015 sulle
preoccupanti segnali di debolezza con
Banche popolari. Un provvedimento
alcune crisi acute che hanno distrutto la
sbagliato, e che viene spiegato a partire
ricchezza dei territori (il caso Siena
da un'affermazione apodittica e lunare:
docet). Quattro partiti hanno presentato
«La dottrina italiana in materia di diritto
eccezioni sulla costituzionalità della
bancario ha segnalato da tempo che le
decretazione d'urgenza ( e "con
Banche popolari hanno solo la forma
l'accetta") in una materia delicata come
cooperativa e non la sostanza della
questa. Il consolidamento bancario non
mutualità». Quale dottrina? Quella
è affatto una virtù. La scala ottimale per
economica no di certo. Quali banche?
una banca non supera i 20 miliardi (si
Certo non tutte: evitiamo le citazioni, ma legga e si rilegga il Rapporto Iiikanen
abbiamo in mente molti casi italiani e
della Uè) e le banche cooperative e
internazionali in cui questo non è affatto popolari si caratterizzano per una
vero. Ma andiamo per ordine: La
maggiore intensità di credito e una
versione ufficiale di quanto accaduto è
maggiore capacità di farlo nei periodi di
che sono stati i "regolatori" europei a
crisi. Il mito della maggiore
inserire tra i «compiti a casa» dell'Italia
contendibilità come virtù per le banche
un progetto di abolizione del voto
spa è un mitersbagliato e pericoloso. Si
capitario e di radicale stravolgimento
tratta di una contendibilità che è stata
della governance per Banche di credito
spesso giocata a scapito dei territori e dei
cooperativo e popolari che, a quanto è
piccoli azionisti e che ha promosso
poco a poco emerso, sarebbe stato
l'autoreferenzialità di manager e grandi
limitato dal Governo alle sole Banche
popolari sopra gli 8 miliardi di attivo. Un azionisti in operazioni che hanno
arricchito loro e distrutto le società
primo risultato, importante ma non
attraverso operazioni con parti correlate
sufficiente II nostro Governo, ehe ha
e acquisizionifinanziatecaricando di
dimostrato una certa attitudine a non
debiti la società (il cosiddetto leverage
accettare acriticamente diktat
buyout). Molte grandi imprese italiane
dall'Europa (che poi saremmo noi,
l'insieme dei Paesi membri), ha il dovere sono state distrutte da queste operazioni.
D Governo stesso pare consapevole del
di andare oltre, secondo una linea di
resistenza attiva. Il primo passo, a nostro problema, se ha posto limiti alla
contendibilità "a tutti i costi", aperta alle
parere, è nella formulazione di una
scorribande di capitale impaziente,
domanda a bruciapelo ai "regolatori":
proponendo nelle spa il cosiddetto «voto
perché questo compito a casa lo
maggiorato», ovvero un potere di voto
dobbiamo fare solo noi e non anche
Germania, Austria, Olanda, Finlandia, - doppio ai soci stabili che detengono
azioni per più di 24 mesi. Resta però il
Francia (tutti Paesi dove esistono grandi
fatto che riforme di questo tipo debbono
essere vagliate e approvate dalle
assemblee parlamentari e non imposta a
priori dall'alto... Non c'è più dubbio che
nella Uè si pone ormai una questione
che dovrebbe inquietare seriamente i
nostri rappresentanti e governanti:
esistono Paesi membri di "serie A" e di
"serie B". Gli Stati di "serie A" sono esènti
da alcuni "compiti a casa" (come questo,
appunto) e vengono giustificati sulla
base di dogmi infondati e
controproducenti. I Paesi di serie B sono,
invece, chiamati a fare tutti questi
"compiti", anche a costo di rendere
paradossalmente ancora più difficile la
lororipresa.Che passa, in un sistema
troppo bancocentrico come quello
europeo, proprio attraversola volontà
delle banche di trasformare in credito la
liquidità immessa dalla Bcesui mercati
con l'imponente acquisto di titoli di
Stato (il Quantitative easing). I
complottismi non ci appassionano ma
certo, a fronte di queste evidenze, è lecito
sospettare che l'obiettività dei
"regolatori" europei sia stata turbata,
anche da pressioni di gruppi che hanno
messo gli occhi e verrebbero mettere le
mani su una parte importante e ancora
"speciale" del nostro sistema bancario.
Ci chiediamo come può un Paese
democratico e popolare accettare tutto
questo. Serve uno scatto di orgoglio per
presentare la verità dei fatti ai
"regolatori" europei e denunciare
l'evidente asimmetria di imposti doveri,
chiarendo a tutti che l'Italia non può
essere trattata come una repubblica delle
banane. Ci permettiamo di suggerire che
i 18 mesi oggi previsti dal decreto per la
trasformazione obbligata di tutte le
Banche popolari con almeno 8 miliardi
di attivo in spa vengano trasformati in un
tempo nel quale l'intero sistema
cooperativo-popolare vari progetti di
autoriforma già nel cassetto per
rinforzare accesso al mercato di capitali e
garanzie di rete incrociate. Una riforma
all'insegna del rispetto della storia, della
realtà e della libertà. Anche la libertà di
cambiare forma societaria, meglio con la
garanzia offerta dallo strumento del
«voto maggiorato», per le banche e le
comunità di azionisti che vogliono farlo.
Ma - insistiamo - per libertà, non per
diktat.
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