I MESTIERI DEGLI AVI - Comune San Giovanni Teatino

I MESTIERI DEGLI AVI
Dettaglio della Chiesa di S. Nicola di Bari
Church of S. Nicola di Bari: detail
I partecipanti al progetto
(The members of the applicant group are):
I MESTIERI DEGLI AVI
Ciampoli Valentina / Di Tommaso Monica /D’Ettorre Furio
Fagianini Federica / Fedele Benedetta / Germano Alessandro
Granocchia Andrea / Matricardi Alessio /Rapposelli Lorenzo
Coach
Bruno Imbastaro
Ulteriore supporto alla realizzazione del progetto
(Further support for the project) :
Claudia Cavallo / Fernando D’Ettorre / Tiziana Francavilla
Anna Maria Ortolano / Filomena Ortolano / Carla D’Eramo
San Giovanni Teatino
Guardiagrele/Lettomanoppello
Pescocostanzo/Taranta Peligna
Gli artigiani intervistati sono (Information on the craftsmen are):
Per l’oreficeria di Guardiagrele (Goldsmith’s art of Guardiagrele):
Maurizio D’Ottavio Arte Orafa
Piazza Matteotti , 12 – 66010 Chieti
Tel. +39 338.8950356
e-mail: [email protected]
Per l’arte della pietra di Lettomanoppello
(art of stone of Lettomanoppello):
“La Bobba” di Di Biase Claudio
Via Maiella, 5 – 65020 Lettomanoppello (Pe)
Tel. +39 085.8570143/ +39 333.7441724
e-mail: [email protected]
Per il tombolo e merletto di Pescocostanzo
(Textile industry and bobbin lace of Pescocostanzo):
Sig.ra Lucia Di Tella
Per l’attività tessile laniera di Taranta Peligna
(Wool textile activity of Taranta Peligna):
I.L.A.Industria Laniera Abruzzese Vincenzo Merlino e Figli
1 Via Tintoria – 66018 Taranta Peligna (Ch)
Tel. +39 0872.910114
e.mail: [email protected]
Progetto
I Mestieri degli Avi (ME.VI.)
programma europeo “Gioventù in azione (Youth in Action)”
Prefazione
Panorama da San Giovanni Teatino
Landscape from San Giovanni Teatino
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La bellezza e la forza del progetto ME.VI. in cui un gruppo di giovani hanno conosciuto e lavorato per diciotto mesi in una nuova
dimensione e realtà, ci spinge ad aprire la nostra riflessione con
una domanda retorica: nell’epoca della globalizzazione, delle tecnologie avanzate, della società digitale ha ancora senso parlare
di lavoro manuale e di laboratori artigiani?
Questo progetto, il cui obiettivo è quello di promuovere la conoscenza delle produzioni appartenenti alle culture popolari e che
si sono tramandate nel tempo, ci presenta una realtà ancora viva
ed importante nel settore della piccola impresa artigiana e dimostra che il lavoro manuale, sostenuto dall’intelligenza e dalla conoscenza della tradizione, svolge ancora un ruolo fondamentale
nel sistema produttivo.
La vitalità dell’Artigianato e la sua importanza economica e sociale ha resistito agli sconvolgimenti tecnologici affermando alcuni valori universali legati all’intelligenza ed alla capacità dell’uomo di relazionarsi alla materia ed alla natura.
Visitando oggi le botteghe artigiane si riscontra una rinnovata
passione ed orgoglio per il proprio lavoro, una volontà di riaffermare un’antica identità: il mestiere degli avi.
Mestieri che si fondano sulla continuità della tradizione e su
componenti di umanità e creatività.
Oggi, in un panorama di crisi generale, l’artigianato rappresenta
un specie di anticorpo ad una malattia profonda. Una difesa immunitaria dell’economia italiana e delle nostre Province.
Certo la crisi è particolarmente acuta, le imprese che chiudono
sono in aumento, ma il lavoro artigiano resiste per la passione di
uomini e donne e di giovani che, nella ricerca di occupazione per
far fronte alla crisi, riscoprono il mestiere.
I problemi delle nostre piccole aziende sono, in generale: un carico fiscale eccessivo, un sistema formativo assente e mancanza,
il più delle volte, di interesse per la trasmissione d’impresa, un
mercato del lavoro mal governato e con servizi inadeguati. A questi problemi si aggiungono un alto costo dell’energia e difficoltà
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nel promuovere e commercializzare il proprio prodotto.
In questo quadro di generale difficoltà, continuano ad avere un
ruolo ed una significativa presenza nella nostra regione alcune
attività di artigianato artistico e di tradizione.
Il progetto “I Mestieri degli Avi (ME.VI.)”, prendendo in considerazione e concentrando l’analisi su alcuni paesi ed alcuni mestieri, rappresenta un piccolo contributo alla conoscenza degli antichi mestieri e degli antichi saperi dei nostri avi.
Evitando un approccio sociologico o solo economico, il progetto
editoriale, con il suo ricco corredo fotografico, ci offre un quadro sintetico ma efficace dei mestieri, dei paesi e dei contesti socio-culturali in cui si esercitano.
Desidero chiudere questa breve premessa con una citazione di
Gabriella Fiori tratta dal suo Simone Weil (Garzanti 1990):
«La civiltà più pienamente umana sarebbe quella che avesse al
suo centro il lavoro manuale, in cui il lavoro manuale divenisse
il supremo valore, non in rapporto a ciò che produce, ma in rapporto all’uomo che lo esegue. Non deve essere oggetto di onori o
ricompense, ma costituire per ogni essere umano, ciò di cui ha
essenziale bisogno perché la vita assuma di per sé un senso e un
valore».
E’ con una sensazione di grande orgoglio per l’Auser che presiedo,
che presento questo primo importante lavoro intitolato “I Mestieri degli Avi”. E’ stata un’esperienza che porteremo sempre con
noi.
Desidero infine ringraziare le amministrazioni comunali dei paesi interessati da questa giovane iniziativa (Lettomanoppello,
Guardiagrele, Pescocostanzo e Taranta Peligna), l’amministrazione di Giovanni Teatino, comune sede della nostra associazione, e tutti gli artigiani che hanno permesso al gruppo giovani la
riuscita del progetto.
Tiziana Francavilla
Presidente dell’Auser Insieme Unilieta
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Preface
The beauty and strength of the project ME.Vi, where a group of young
people have known and worked in a new dimension and reality, drive
us to open our reflection with a rhetoric question: what is the sense in
speaking of handmade jobs or craftsmen in a period of globalization,
advanced technologies and digital society?
This project aims at promoting the knowledge of those productions belonging to popular cultures which have been passed through time and
it introduces a world which is still vivid and important in the sector
of small craft firms and shows that a handmade job, supported by intelligence and knowledge of tradition, represents a leading role in the
productive system.
The vitality of an Artisan and his economic, social relevance have held
tight to technological changes asserting some universal values linked
to intelligence and the capacity of man of relating with material and
subject.
A renewal passion can be found in craft shops where craftsmen are
proud of their work and they desire to assert an old identity: the ancestors’ crafts. These are arts which are founded on the continuity of the
tradition and components of humanity and creativity.
Today, in a panorama of general crisis, arts and crafts represent a sort
of antibody of a deep disease, an immune defense to Italian economy
and our provinces. It is certain that crisis is particularly strong, closing
firms are increasing, however craft work is standing up due to men and
women’s passion and young people who, searching for job to face crisis,
rediscover the craft.
The problems of our firms are generally: an excessive fiscal load, an
absent educational system and mostly, the lack of interest in transmitting know-how, a bad governed job- market with inadequate services.
In this scenario of general difficulty, some activities of artistic, traditional craft continue to have a role and a significant presence in our
region.
The project “the Crafts of Ancestors” (It. Me.Vi) is focused on the analysis of some towns and crafts and represents a small contribution to the
knowledge of old crafts and skills of our ancestors.
Avoiding a sociological or even an economic approach, the published
project, with its rich photographic materials, would provide a synthetic
but effective picture of crafts, towns and social and cultural contests
where they have been taken place.
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I would conclude this short preface quoting Gabriella Fiori from her
Simone Veil (Garzanti 1990): the most fully humanity would be the
one which had hand-made work as its centre, where hand-made work
becames the supreme value not in relation with what is produced but
on the man who carries it out. It cannot be the subject of honors and
rewards but be for everyone, what he essentially needs because life itself
takes on a sense and value.
I am introducing this first important work entitled: The Crafts of Ancestors with a sensation of pride for the association Auser that I preside.
Finally I’d like to thank every town administration which participated
to this young initiative (Lettomanoppello, Guardiagrele, Pescocostanzo
e Taranta Peligna), the administration of San Giovanni Teatino, place
of our association and all those ctaftsmen who helped young group to
succeed the project.
Introduzione
San Giovanni Teatino, piazza del Municipio
San Giovanni Teatino, Municipal square
La pubblicazione che verrà presentata nasce a conclusione di un
percorso di ricerca e studio intitolato “I Mestieri degli Avi (ME.
VI.)”, progetto approvato e finanziato dall’Agenzia Nazionale
Giovani (ang) nell’ambito del programma europeo Gioventù in
Azione (YiA). La finalità di tale iniziativa è quella di promuovere
la cittadinanza attiva dei giovani, sia in ottica nazionale che in
quella transnazionale, rendendoli propositivi ed originali. Il progetto ha lasciato spazio all’interazione tra i partecipanti, evitando l’ascolto passivo e garantendo il rispetto verso le conoscenze e
competenze individuali. Nello specifico il progetto si è incentrato
su di un’attività atta a diffondere e tutelare il patrimonio culturale generato da alcune antiche attività artigiane abruzzesi. Esse
possono essere considerate delle testimonianze tramandate di un
antico e prestigioso passato di fondamentale importanza per conoscere storia e vissuti della nostra Regione.
Osservando che il patrimonio culturale tradizionale è minacciato
da una nuova evoluzione sociale ed economica generata dal processo di globalizzazione, si nota un impoverimento nefasto del
patrimonio cognitivo delle persone a causa di una mancanza di
cultura e di scarsa informazione. Tali fattori causano una perdita
della conoscenza accessibile a tutti gli individui.
La volontà di sensibilizzare l’opinione pubblica, diffondendo informazioni su queste tipicità abruzzesi, è spinta dalla consapevolezza che non sempre i mezzi nazionali riescono a tutelare tale
patrimonio di conoscenza anche a causa di un’insufficienza delle
risorse economiche, scientifiche e tecniche. Oltretutto la scelta di
intraprendere tale attività è motivata dalle convenzioni e dalle
risoluzioni internazionali che favoriscono e sottolineano l’importanza di salvaguardare tutti quei beni unici e insostituibili senza
discriminare i popoli a cui essi appartengono.
La tutela delle attività e dei beni artigiani è dunque fondamentale per uno sviluppo socioeconomico di un territorio. Tali attività
caratteristiche sono profondamente radicate nel tessuto urbano e
nel vissuto quotidiano dei cittadini e rappresentano un importante elemento di memoria storica ed una preziosa testimonianza di
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Tiziana Francavilla
President of Auser Insieme Unilieta
cultura e tradizione e sono parte integrante del patrimonio culturale della città stessa. L’idea del gruppo giovani dell’AUSER
Insieme Unilieta è stata partorita perseguendo quella che è la
vocazione “didattica” sociale dell’associazione, ovvero la propensione a realizzare percorsi di formazione volti a promuovere la
conoscenza (in questo caso la cultura tradizionale e popolare.
Con il progetto ME.VI. il gruppo è riuscito a conoscere realtà di
lavoro lontane dalla loro vita quotidiana, raccogliendo testimonianze dapprima cartacee e successivamente filmate fotografiche.
In quelle occasioni i maestri artigiani non solo hanno illustrato le
loro creazioni artigianali come una sfida ma hanno trasformato
le loro botteghe in “scuole estemporanee di arti applicate” per i
giovani presenti. La sfida è stata dunque ricercare il passato nel
presente.
Nel giro di diversi mesi, sono stati visitati i luoghi e le botteghe
disseminate sul territorio di tre province: Pescara,Chieti e L’Aquila, ammirando i lavori di scultura con la “pietra bianca” della
Maiella di Lettomanoppello, le originali creazioni in oreficeria di
Guardiagrele i merletti di Pescocostanzo e le creazioni e le lavorazioni delle famose “tarante”, particolari stoffe di lana prodotte nel
piccolo comune di Taranta Peligna dal ‘500 e rinomate in tutto il
mondo. Nelle prossime pagine si potranno leggere, in modo non
esaustivo ma divulgativo, le informazione su tali comuni, da un
punto di vista storico-geografico, soffermandosi inoltre sui luoghi
d’interesse turistico e soprattutto sulle attività artistico-artigianali ivi presenti. All’interno della pubblicazione viene descritta la
città di S. Giovanni Teatino, comune sede dell’associazione e che
ha fortemente peronato il progetto ME.VI.. Tutto ciò è contornato
da una galleria fotografica ricca di dettagli e riflessioni.
Introduction
The publication was thought as a conclusion of a research and study
period entitled “ The crafts of Ancestors” (ME.VI), a project which
was approved and financed by Young National Agency (ANG) in
an European program called Youth in Action (YiA). The aim is to
promote young active citizenship, both national and transnational
viewpoints, making them propose and be original. The project has
left space for participants to be interactive, avoiding passive listening and assuring respects towards knowledge and individual competence. The project was specifically focused on an activity capable of
diffusing and protecting cultural heritage coming from some ancient
craft activities in Abruzzo. They can be considered evidences handed
down from an ancient and prestigious past of essential importance
to get to know the history of our region.
Observing that the traditional, cultural heritage is threatened by a
new social, economic evolution coming from the process of globalization, an impoverishment of people’s cognitive process can be noticed
due to a lack of culture and poor information. These factors cause
a loss of knowledge accessible to everyone. The will of making public opinion aware, spreading information on these unique features
of Abruzzo, is driven by the awareness that national means cannot
always preserve such knowledge heritage, also due to a lack of economic, scientific and technical resources. Besides the choice of undertaking such activity is motivated by conventions and international
resolutions which promote and underline the importance of preserving all those unique and unreplaceable heritage without discriminating the people they belong to. The protection of these activities and
craft heritage is therefore fundamental for the social and economic
development of a territory. They are deep- rooted in urban fabric and
daily past and represent an important element of historic memory
and a precious testimony of culture and tradition and they are an
integral part of cultural heritage of the town itself.
The idea of the young group of Auser Insieme Unilieta was thought
following the “didactic” and social vocation or the inclination to organize educational courses to promote knowledge ( in this case traditional,
popular culture)
The group succeeded in knowing work reality far from their daily life,
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collecting paper’s evidences first and then photographed. In those meetings, master craftsmen showed their craft creations as a challenge and
transformed their shops in “temporary school of applied arts” for young
people. The challenge was to research the past in the present.
During several months, places and shops were visited along three
provinces: Pescara, Chieti and L’Aquila, admiring sculptured work
in white stone from Majella of Lettomanoppello; the original jewel’s
creations of Guardiagrele, the laces from Pescocostanzo and the creations of the famous “tarante”, particular wool coths produced in the
small town of Taranta Peligna since XVIth century and well-known
all over the world. In the following pages, the information about these
towns can be read, with historical notes and places of touristic interest and especially on artistic and craft activities. Moreover the town
of San Giovanni Teatino, the town where the association takes place
and has strongly sustained the project ME.VI., is described. Finally
the book has a photographic gallery rich of details and reflections.
San Giovanni Teatino (Ch)
Anello di congiunzione tra le città di Pescara e Chieti, il Comune
di San Giovanni Teatino è posizionato su un colle della dorsale
che scorre tra gli alvei del fiume Pescara e del torrente Vallelunga. Il territorio che si estende su circa 19 Km2 è popolato da
più di 12 mila abitanti. Comune dalla Provincia di Chieti, esso è
diviso in due realtà: San Giovanni Teatino, borgo storico sul colle,
e Sambuceto, insediamento a valle in continua crescita e importanza poiché sede di una vasta area industriale e commerciale.
Su una porzione di territorio comunale, a ridosso del confine con
Pescara è sito inoltre l’Aeroporto Internazionale D’Abruzzo.
A link between the two cities of Pescara and Chieti, San Giovanni Teatino is set on a hill of the ridge which runs between the river Pescara and
torrent Vallelunga. The area is 19km² width and has a population of
12.000 inhabitants. This town in the province of Chieti is divided into
two areas: San Giovanni Teatino, the old village on the hill, and Sambuceto, a young settlement continuously growing due to its huge industrial and commercial area. A part of its area near Pescara is occupied
by the International Airport of Abruzzo.
Cenni Storici
Denominato Forcabobolina fino dal 1864, il Comune di San Giovanni Teatino trae le sue origini durante l’epoca medioevale.
Nella documentazione più antica, risalente al 1095, viene menzionato il castello di Forca (castellum Furca) e la foresta di Sambuceto (silva Sambuceti), donazioni del conte normanno Roberto
I di Loritello al Vescovo Rainolfo della Chiesa di Chieti.
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Fin dall’antichità il territorio di Sambuceto fu di importanza
strategica in quanto zona di confine tra i due centri di Aterno
(l’odierna Pescara) e Chieti. Tra il XI ed il XIII secolo complessi
e molteplici furono i rapporti tra tali città e il castello di Furca.
Chieti, centro del potere episcopale, esercitò in quei tempi una
forte influenza politico-istituzionale su Furca.
Il castello infatti seguì le vicende istituzionali del territorio divenendo, sotto il potere del vescovo normanno Rainolfo, un centro politico e militare a supporto della signoria locale, in quanto
sede di guarnigioni militari e dei placiti giudiziari. Con l’aumento
della popolazione durante il XII secolo venne eretta la chiesa di
San Giovanni dalla quale derivò l’attuale nome della città. Di
contro la foresta di Sambuceto (silva Sambuceti), seppure dipendente dal castello di Furca, era orientata verso la città di Aterno
la quale esercitava su di essa antichi diritti di sfruttamento del
legname.
L’Etimologia del nome Forcabobolina, secondo studi storici condotti sul comune teatino, deriverebbe da Forca (valle stretta) e da
bos-bovis (bue) da cui poi derivò l’antico nome. Nel corso dei secoli
il nome di Forcabobolina e del relativo castello viene menzionato
in diversi documenti, specie ecclesiastici. Nel 1095 il castello di
Forca venne donato da Roberto Conte dei Conti alla Chiesa di
Chieti. Nel 1099 il vescovo di Chieti, invece, lo donò ai suoi nipoti.
Il Papa Pasquale II ne fece menzione in un antico documento
nel 1155. Nel 1195 Enrico VI di Svevia destinò la foresta e il territorio di Sambuceto alle dirette dipendenze di Aterno (l’antica
Pescara). Successivamente il castello di Forca venne menzionato
nella Bolla concistoriale di Alessandro III (anno 1171), così come
nel 1226 in un manoscritto di Federico II di Svevia relativo alla
convocazione dei baroni del Regno a Pescara. Nel 1323, invece,
a seguito dell’inventario vescovile di Chieti ordinato dal Mons.
Raimondo De Mausaco, vennero citati il nome della città ed il
relativo castello. Documenti risalenti al 1692, testimoniano che
Ignazio Ricciardone, maestro della Canonica, Camillo Urbanizio,
arcidiacono, e l’abate Ignazio Toppi, procuratori del Capitolo Metropolitani di Chieti affidarono in enfiteusi una masseria in For-
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cabobolina a Venanzio Filippone.
Ulteriori documenti storici attestano che Forcabobolina con la
frazione Sambuceto, non solo formava un comune a sé stante,
faceva anche parte della Parrocchia di S. Maria de Criptis in
Villareale relativamente al servizio pastorale. Solo nel 1914 S.
Giovanni Teatino (paese, con la Parrocchia San Giovanni Evangelista) si renderà autonomo, mentre Sambuceto nel 1923 con la
Parrocchia San Rocco).
Il poeta Gabriele D’Annunzio, nelle sue Novelle della Pescara,
cita il territorio di Sambuceto facendo riferimento al culto di San
Rocco, patrono della cittadina, e definendo la zona col nome le
piane.
Dal 1958 la sede comunale è stata trasferita nell’agglomerato urbano della frazione Sambuceto principalmente per due ragioni:
l’elevato tasso di abitanti ivi residenti e lo sviluppo industriale e
commerciale che già veniva configurandosi. Localizzato nella Val
Pescara, il Comune di San Giovanni ha subito una fortissima industrializzazione negli ultimi trent’anni, con conseguente urbanizzazione, civile e commerciale. L’economia è basata principalmente sull’attività industriale e commerciale nella parte bassa
del territorio, mentre le attività di agricoltura vengono praticate
essenzialmente in collina dove è possibile trovare frutteti, uliveti
e pregiati vigneti.
Historical notes
Known with the name of Forcabobolina untill 1864, the municipality of
San Giovanni Teatino takes its origin from the Middle Ages. The oldest
documents date back to 1095 when the castle of Forca (Castellum Furca) and the forest of Sambuceto (Silva Sambuceti) were first mentioned
referring to donations from the Norman count Robert I of Loritello to
the bishop Rainolfo of the Church of Chieti. Since the Old Ages, the
area of Sambuceto had a strategic importance because it was a border area between the two towns of Aterno (Pescara today) and Chieti.
Between XIth and XIIIth centuries complex and various relationships
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were among the cities and the castle of Furca. In the same period Chieti, as the centre of the episcopal power, wielded a strong political and
institutional influence on Furca. Effectively, the castle followed the
institutional events of the area and under the power of the Norman
bishop Rainolfo, it became a political and military centre in support of
the local lordship as it was the location of military garrison and judicial
benefits. During the XIIth century due to the increasing of the population, the church of San Giovanni was built and its name was given
to the entire town, while the forest of Sambuceto (silva Sambuceti),
even depending on the castle of Furca, was oriented towards the town
of Aterno which wielded old rights on wood exploitation. According to
historical researches about the municipality, the origin of the name
Forcabobolina would come from Forca ( narrow valley) and bos- bovis
(ox). In the centuries the name of Forcabolina and its castle have been
mentioned in various documents especially the episcopal ones. In 1095
the castle of Forca was donated from Robert Count of Counts to the
Church of Chieti. In 1099 the bishop of Chieti donated the castle to his
nephews. Pope Pasquale II mentioned it in an old document in 1150. In
1195 Henry VI of Sweden assigned the forest and the territory of Sambuceto to the town of Aterno (Pescara today). Later the castle of Forca
was mentioned in a Seal of Concistory of Alexander III (1171) and in
a manuscript of Federico II of Sweden (1226) about the convocation of
the barons of Pescara. And yet, in 1323 the name of the city and its castle were cited in the episcopal inventory ordered by Mons. Raimondo de
Mausaco. Documents from 1652 show that Ignazio Ricciardone, chief
of parsonage, Camillo Urbanizio, archdeacon, and the abbot IgnazioToppi, attorney of ‘Capitolo Metropolitani’ in Chieti, gave a manor farm
to Venanzio Filippone in Forcabobolina for perpetual lease (emphyteusis). Further historical documents establish that Forcambolina and
Sambuceto was one municipality and belonged to the parish of Santa
Maria de Criptis in Villareale for religious services. Only in 1914, San
Giovanni Teatino could be considered an independent authority with
its parish church of San Giovanni Evangelista, while Sambuceto with
its parish one of San Rocco in 1923.
in Val Pescara, the municipality of San Giovanni Teatino has suffered
a remarkable industrialization for the last thirty years with a consequent civil and commercial urbanization. The economy is mainly based
on industrial and commercial activity in the lower part of the territory, while agricultural activities are mainly practiced on hill where
orchards, olive groves and fine vineyard can be found.
In his Novelle della Pescara, the poet Gabriele D’Annunzio mentioned
the territory of Sambuceto referring to the worship of San Rocco, patron of the town, and defining the area with the name of le Piane. Since
1958 the location of the municipality was moved to the urban conglomerate of Sambuceto due to its high number of residents and its industrial and commercial development which was settling down. Located
San Giovanni Teatino, la giovane banda della Scuola Civica di musica
Band of young players from Music Civil School
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Luoghi d’interesse
Museo Civico di Scienze Naturali;
I luoghi pubblici di possibile interesse turistico-culturale sono
identificabili nelle chiese e luoghi di culto quali:
Biblioteca e Ludoteca comunali, dove sono presenti circa 5.200
libri trattanti molteplici tematiche in parte donati da utenti generosi e in parte acquistati dal Comune di San Giovanni Teatino,
sensibile ad incrementare il patrimonio librario;
Chiesa di San Giovanni Evangelista (1914 circa), sita a S. Giovanni alta;
Chiesa di S.Rocco, a Sambuceto, in via di costruzione sul progetto del noto architetto svizzero Mario Botta. La precendente ed
omonima demolita nel 2010 venne eretta agli inizi del ‘900;
I Calanchi, ovvero il fenomeno geomorfologico di erosione del
terreno che è prodotto dall’effetto di dilavamento delle acque su
rocce argillose degradate, con scarsa copertura vegetale e quindi
poco protette dal ruscellamento.
Chiesa di Santa Maria De Cryptis, presso Villa Obletter, sita ai
confini di San Silvestro (frazione di Pescara) molto bella e di origini antiche;
Places of interest
Chiesa dell’Immacolata Concezione conosciuta anche come chiesa De Laurentiis.
Inoltre luoghi d’interesse quali:
Scuola Civica Musicale che, istituita nel 2000, intende promuovere la cultura musicale sul territorio e consentire la fruizione di
un serio e qualificato insegnamento musicale anche a coloro che,
per ragioni di tempo, di età o economiche non possono rivolgersi
a strutture statali né all’insegnamento privato. Scopo primario
della Scuola Civica Musicale è quello di contribuire alla diffusione sul territorio dell’istruzione musicale quale elemento essenziale per la crescita culturale, sociale ed intellettuale dei giovani e
dell’intera comunità. La Scuola Civica di Musica è aperta a tutti
senza alcuna discriminazione. Per tale ragione, uno degli impegni fondamentali della Istituzione Scuola Civica Musicale sarà
quello di dare la possibilità ai ragazzi ed agli adulti diversamente
abili, di avvicinarsi al mondo della musica nel modo più completo
possibile, mediante l’attivazione di appositi corsi speciali e l’impegno costante nella ricerca delle forme e dei modi più idonei a tale
scopo (dal sito ufficiale del Comune)
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The places of turistic and cultural interest are mostly churches:
Church of San Giovanni Evangelista (about1914), in S. Giovanni
Church of San Rocco in Sambuceto, a work in progress which is being
built on the project of the famous Swiss architect Mario Botta. The old
one was demolished in 2010 and dated back to the beginning of the
20th century;
Church of Santa Maria De Cryptis, in Villa Obletter, on the borders of
San Silvestro (hamlet of Pescara) an ancient, valuable church;
Church of Immacolata Concezione known as church of De Laurentiis.
Further places of interest:
Civic School of Music, founded in 2000, has the aim of promoting music culture in the territory and permitting the fruition of professional and qualified music teaching also to those people who, for lack of
time, age or economic reasons, cannot access state structures or private lessons. Main purpose of the Civic School is contributing to the
diffusion of music education as an essential element for cultural, social, intellectual growth of young people and entire community. The
school is opened to everyone without discrimination. For this reason,
one of the essential undertake of the school will be the possibility to
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give young people and disabled adults a chance of approaching the
world of music as much complete as possible through the activation of
special courses and its constant task in searching the forms and the
most suitable ways for this purpose (from official website of the San
Giovanni Teatino);
Guardiagrele (Ch)
Civic Museum of Natural Science;
Situato lungo una dorsale argillosa alle cui pendici scorrono i
torrenti Laio e Vesola, Guardiagrele è un comune italiano della
provincia di Chieti di circa 9000 abitanti ad un’altitudine di 576
m.s.l.m. Immerso in uno straordinario scenario naturale, il centro è sede del Parco Nazionale della Majella e fa parte dei borghi
più belli d’Italia. Insieme ai comuni di Rapino, Fara San Martino,
Palombaro, Pennapiedimonte, Pretoro e Roccamontepiano, fa parte della Comunità Montana della Maieletta. Il territorio verso la
Majella è composto da rocce calcaree con aspri valloni e numerosi
boschi, mentre quello verso il mare tende ad addolcirsi con colline
ricche di vigneti e uliveti.
Daycare Centre and Library where 5.200 books of various subjects
are present, partly donated from generous users, partly bought by
the municipality of San Giovanni Teatino sensitive to increase book
patrimony.
Calanchi, that is that geomorphological phenomenon of land erosion
which is the result of water leaching on degrading clay rocks with
poor vegetable coverage and consequently modestly protected from
the run- off.
La “nobile città della pietra” menzionata da Gabriele D’Annunzio
nella sue celebre opera Il Trionfo delle Morte, possiede un patrimonio artistico tra i più importanti in Abruzzo. Famosa per le
produzioni artigianali, in particolare la lavorazione dei metalli,
Guardiagrele è importante per aver dato i natali a Nicola Gallucci, detto Nicola da Guardiagrele (fine XIV sec.). Insieme al borgo
molisano di Agnone, può essere considerato il primo comune ad
aver avviato la produzione della Presentosa, gioiello femminile
abruzzese, tradizionalmente indossato nelle occasioni di festa.
Chiesa di San Nicola
Church of San Nicola
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Situated along a clay ridge where the creeks Laio and Vesola flow,
Guardiagrele is an Italian town in the province of Chieti with about
9000 inhabitants at 576 metres above sea level. The town centre is
immersed into an extraordinary natural scenery which is also the site
of the National Park of Majella and it belongs to the most beautiful
villages of Italy. Together with the towns of Rapino, Fara San Martino,
Palombaro, Pennapiedimonte, Pretoro and Roccamontepiano, Guardiagrele is part of the Comunità Montana of Majelletta The territory towards Majella is composed by limestone rocks with rugged valleys and
several woods while the one towards the sea tends to soften with hills
rich of vineyards and olive groves. Guardiagrele was mentioned as “the
noble town of stone” by Gabriele D’Annunzio in his famous novel Il
Trionfo della Morte and it has also one of the most important artistic
heritage in Abruzzo. It is also famous for its craftsmanship and in particular metal working, the town gave birth to Nicola Gallucci, known
as Nicola da Guardiagrele (end of the XIVth century). Together with
the village of Agnone, Molise, Guardiagrele is the first village to start
creating the famous feminine jewel Presentosa which is put on during
celebrations.
Cenni storici
Abitato fin dall’epoca preistorica, testimoniato dai rinvenimenti
archeologici presso il sito di località Comino, Guardiagrele è un
territorio ricco di storia e di popolazioni che vi succedettero. Dimora degli Italici prima e successivamente dei Romani, l’origine del
nome di questo bel comune risulterebbe dalla costruzione di una
fortificazione militare longobarda “a guardia” del villaggio di Grele. Sebbene non ci siano testimonianze concrete di tale accadimento, risulta presente nel centro storico la “faricciola”, termine derivante dall’esistenza di insediamenti longobardi chiamati “fare”.
Le prime testimonianze documentali, invece, risalgono alla seconda metà dell’XI secolo e riguardanti una bolla di papa Alessandro II, nella quale viene citata una villa quae vocatur Grele,
cum ecclesiis et omnibus pertinentiis suis tra le proprietà del monastero di San Salvatore a Maiella.
città il permesso di battere moneta, mentre nel 1420 la città si
dotò di autonomi statuti comunali. Durante quest’epoca, il centro
abruzzese ebbe un ricco periodo commerciale dovuto alla florida
attività artigiana il cui massimo esponente fu Nicola Gallucci,
detto Nicola da Guardiagrele (1385-1462).
Influenzato dal gotico e dalla scuola toscana del Ghiberti, questo
celebre personaggio guardiese si dedicò prevalentemente all’attività orafa firmando numerosi oggetti quali ostensori, croci processionali, busti-reliquiario, paliotti d’altare, sebbene a lui sono
attribuite anche sculture e dipinti. Tutte queste opere artistiche
sono presenti nel territorio abruzzese (e non solo), all’interno di
chiese, abbazie, cattedrali e musei.
In collaborazione con Paolo Romano e con Pietro Paolo da Todi
aveva realizzato i dodici apostoli d’argento che si trovavano sopra l’altare della cappella papale prima del sacco di Roma del 6
maggio 1527.
Nicola da Guardiagrele si dedicò anche alla miniatura ed alla
pittura, come dimostrano un libro di preghiere risalente al 1420
circa conservato nel Museo Condé, nello Chateau de Chantilly e
la Madonna dell’umiltà nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
Per quanto riguarda le sculture in pietra e marmo è più problematica l’attribuzione alla mano del maestro piuttosto che a quelle degli allievi della sua bottega. Una sua Annunciazione si trova
al Bargello di Firenze (ved. Wikipedia, enciclopedia libera).
Nel 1495, la città divenne feudo di Pardo Orsini il quale ripristinò la zecca, coniando un cavallo a suo nome, col titolo di Comes
Manupelli. Nei secoli successivi il comune abruzzese cadde in un
declino di tipo economico, demografico e culturale a seguito di
pestilenze (1566 e 1656) e del terremoto del 1706.
Nel 1799 Guardiagrele fu assediata e saccheggiata dalle truppe
francesi del generale Coutard, che in quell’epoca razziò molti comuni della provincia teatina, seminando morte e distruzione.
Nel 1391, invece, il re di Napoli Ladislao di Durazzo concesse alla
A seguito dell’unificazione d’Italia, il malcontento generato dalle
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nuove forme di organizzazione agricola introdotte fomentarono il
fenomeno del brigantaggio, che vedeva nel guardiese Domenico
Di Sciascio uno degli esponenti più noti e capo della celebre Banda della Maiella. Altro fenomeno causato da questo malessere fu
l’emigrazione, specialmente verso l’America e l’Australia.
Historical notes
Guardiagrele, la porta d’ingresso al centro storico a nord-ovest
Entrance door in North-West of the town.
Inhabited since prehistoric time as testified by archeological discoveries at the site in Comino, Guardiagrele is a territory rich in history and
populations who succeeded each other. A dwelling for Italic before and
for the Romans after, the origin of the name of this nice town comes
from the construction of a military Longobardic fortification to protect
the village of Grele. Even though there aren’t real proofs of such event,
in the town centre there is the “faricciola”, a term deriving from the
existence of Longobardic settlement called “fare”. The first documents,
instead, go back to the second half of the XIth century and concern a
bull of Pope Alexander II where a villa quae vocatur Grele, cum ecclesiis
et omnibus pertinentiis suis is quoted among the properties of monastery of San Salvatore a Majella. In 1391 the king of Naples Ladislao
di Durazzo allowed the town the permission of striking coins, while in
1420 the town was provided with autonomous edicts.. During these
years, the town passed through a rich commercial period due to a flourishing artisan activity whose greatest exponent was Nicola Gallucci,
called Nicola da Guardiagrele (1385- 1462). Influenced by Gothic and
the Tuscan School of Ghiberti (Italian Renaissance), this famous Artisan mainly devoted himself to jewellery’s creation such as monstrances, processions’ crosses, busts for reliquary, decorative panels in front
of altars, he was also attributed sculptures and paintings. All these
objects can be visited in Abruzzo (and out of it) inside churches, abbeys,
cathedrals and museums. In collaboration with Paolo Romano and Pietro Paolo da Todi, he created the twelve silver Apostles which were on
the altar of the papal chapel before the sack of Rome on May 6th 1527.
Nicola da Guardiagrele also dedicated himself to miniature and painting as shown in the prayers’ book dating back to 1420 preserved in the
Museum Condè, in Chateau de Chantilly and Madonna dell’Umiltà in
the Uffizi Gallery in Florence. Instead, it is more difficult to attribute
stone and marble sculptures to the hand of the master rather than to
the pupils of his workshop. His Annunciazione can be seen at Bargello
in Florence (from Wikipedia). In 1495, the town became the feud of
Pardo Orsini who restored the mint coining a horse with his name with
the title of Comes Manupelli. In the following years, this town of Abruzzo economically, demographically and culturally declined due to two
plagues (1566 and 1656) and an earthquake in 1706. In 1799 Guardiagrele was surrounded and sacked by French troops of general Coutard
who, at that time, had plundered many towns of the province of Chieti
disseminating death and destruction. After the unification of Italy, the
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La seconda guerra mondiale, invece, lascia sulla città di Guardiagrele un segno indelebile soprattutto sul patrimonio artistico
ed architettonico. L’occupazione tedesca, avvenuta nell’ottobre
1943, obbligò la popolazione a scappare e rifugiarsi fuori città,
mentre il borgo subiva bombardamenti da parte degli alleati, fino
alla liberazione nel giugno 1944. Con la ricostruzione degli anni
cinquanta iniziò una vivace ripresa economica, dovuta principalmente alla valorizzazione delle attività artigianali e dell’iniziativa delle piccole imprenditorie.
discontent generated by new forms of agricultural organizations, fomented the phenomenon of brigantage whose most known exponent
was Domenico di Sciascio, the head of the famous Banda della Majella.
Another phenomenon connected with that discontent was emigration,
especially towards America and Australia. The Second World War, instead, left an indelible sign on the town of Guardiagrele especially on
its artistic and architectural heritage. The German occupation, on October 1943, forced population to run away and took refuge outside the
town while the town was being bombarded by the Allies till the liberation of Italy in 1944, With the reconstruction in the ’50 an intense
economy recovery started mainly due to increasing the value of craftsmanship and small enterprises’ inititive.
la Madonna con bambino (detta Madonna del Latte) del pittore
ottocentesco Nicola Ranieri;
Chiesa di Santa Maria del Carmine, ristruttura nei primi del
‘900 sui resti di un precedente impianto architettonico;
Chiesa di Santa Chiara, eretta nel 1220, nella quale è preservata
una croce lignea di gusto barocco e diverse tele risalenti ai secoli
XVIII e XIX;
Chiesa di San Donato, dove spicca un grande dipinto dell’omonimo santo realizzato da Federico Spoltore;
Chiesa della Madonna dell’Addolorata, del ‘700;
Luoghi d’interesse
Eremo di San Giovanni, in località Bocca di Valle.
Ricca di luoghi religiosi e spirituali, a Guardiagrele è possibile
ammirare:
Sono da annoverare anche i seguenti luoghi d’interesse storico-culturale:
Collegiata di Santa Maria Maggiore, edificata nel XII sec. Sulle
rovine di un tempio pagano, può essere considerato il monumento più importante in quanto realizzato totalmente con la pietra
della Majella, all’interno del quale è conservato una croce processionale di Nicola da Guardiagrele (1431);
Porta San Giovanni, o porta della Fiera, alla cui sommità è collocato un fastigio con uno stemma e la data di inaugurazione della
strada (XIX sec.);
complesso monumentale di San Francesco, del XIII sec., nel quale è presente la scultura lignea settecentesca dorata e dipinta
raffigurante S. Antonio da Padova e Angeli. Il portale è invece
attribuito alla scuola di Nicola Mancino. All’interno sono conservate le spoglie di San Nicola Greco;
Chiesa di San Nicola di Bari, la più antica della città, venne edificata sui resti del tempio pagano di Giove;
Convento dei Cappuccini, fondato nel 1599, conserva altari e arredi lignei del tardo barocco insieme al prezioso tabernacolo avorio e legno eseguito dagli abili intagliatori cappuccini nella prima
metà del Settecento;
Chiesa di San Rocco, nata nel ‘700, all’interno della quale spicca
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Porta San Pietro, posta a fianco all’omonima torre;
Porta del Vento o di Grele, unica dell’antica cinta muraria a conservare un aspetto medievale. Nel corso dei secoli la porta è stata
man mano nascosta a causa degli edifici che si sono addossati ad
essa; Torrione Orsini, emblema della città caratterizzato dalla
sommità diroccata. Detto anche torrione Longobardo, si trova in
una fitta pineta adiacente a Largo Garibaldi, detto il Piano. Il
nome della struttura si deve alla famiglia che dominò Guardiagrele, insieme alla Contea di Manoppello, dal 1340;
Torre Adriana, situata vicino le botteghe artigiane di Porta della
Fiera, ha una forma cilindrica e una muratura in pietrame regolare di piccolo taglio;
Torre Stella, gemella della Torre Adriana, è raffigurato lo stemma gentilizio della famiglia;
Torre San Pietro è invece la parte bassa del campanile del mona-
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stero di San Pietro Celestino. Alla sua base si trova un portale
tardogotico, piuttosto deteriorato, sulla cui facciata si trova un’epigrafe che riporta la data 1438;
Torre del Gastaldo, dimora del gastaldo longobardo (ovvero il funzionario di una corte regia delegato ad operare in ambito civile,
militare e giudiziario);
Museo del Costume e della Tradizione della Nostra Gente, che
abbraccia un arco temporale che va dalla fine del’800 alla metà
del ‘900;
Museo Archeologico, nel complesso conventuale di S. Francesco,
dove si possono osservare le testimonianze preistorico e delle prime popolazioni italiche;
Sito archeologico di Comino, nel quale è possibile ammirare i resti
di una necropoli.
Places of interest
Rich of religious and spiritual places, it is possible to visit:
Collegiate church of Santa Maria Maggiore, built in the XIIIth century on the ruins of a pagan temple, can be considered the most important monument because it is done completely in the stone of Majella,
there is a cross for procession of Nicola da Guardiagrele inside the
church
Historical complex of San Francesco of the XIIIth century where there
is the eighteen- century gold, wood, painted sculpture depicting San
Antonio da Padova and Angels. The portal is attributed to the school
of Nicola Mancino Inside there are also the remains of San Nicola
Greco.
Church of San Nicola di Bari, the oldest church in town, was built on
the ruins of a pagan temple of Jupiter.
Convent of Capuchins, founded in 1599, preserves altars and wood
furnishings of late Baroque together with the precious ivory tabernacle made by skillful capuchin woodcarvers in the first half of the
eighteen century.
Church of San Rocco, eighteen century, where there is a Madonna
with Child (called Madonna del Latte) of the nineteen-century Nicola
Ranieri.
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Church of Santa Maria del Carmine, restored in the first years of the
1900’s on the remains of a previous building
Church of Santa Chiara, built in 1220, where a Baroque wood cross
and different canvas dated back to the XVIIIth and XIXth centuries
are preserved.
Church of San Donato where there is a big painting portraying the
saint of the same name painted by Federico Spoltore.
Church of Madonna dell’Addolorata, 1700’s.
Hermitage of San Giovanni in Bocca di Valle.
The following places of historical interest are to mention:
Door of San Giovanni, or door of the Fiera, where a high point with an
emblem and the date of the inauguration of the street (XIXth century)
can be seen;
Door of San Pietro, near the tower of the same name;
Door of Vento or Grele, the only one which preserves a medieval aspect in the wall belt. During the centuries, the door has been more
and more hidden due to the growing of other buildings placed against
it;
Great tower Orsini, simbol of the town, characterized by its broken
crown. Also called great Longobardic tower, it is situated in an obscure pinewood next to Largo Garibaldi, called the Piano. The name
of the tower comes from the family who dominated Guardiagrele and
the count of Manoppello since 1340;
Tower Adriana, near craftsman’s workshops of the door of the Fiera
has a cylindric shape and a small regular stone wall;
Tower Stella, twin of Adriana’s has the emblem of Stella’s family;
Tower of San Pietro is the lowest part of the bell tower of the cloister of San Pietro Celestino. At its base, there is a late Gothic portal,
rather ruined, where an epigraph with the date of 1438 is written on;
Tower of Gastaldo, house of a longobardic official (called gastaldo)
that is a man of a royal court, delegated to operate in civil, military
and judicial area;
Museum of Costume and tradition of our people which embraces the
period from the end of the nineteen century to the half of the twentieth century;
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Archeological museum, in the historical complex of San Francesco
where prehistoric testimonies and the first italic populations can be
observed;
Archeological site of Comino where the remains of a necropolis can be
admired.
La nobile attività artigiana guardiese: l’oreficeria
Le origini dell’oreficeria in età storica datano probabilmente nei secoli IX e XI legate alle attività dei monaci benedettini. Una grande
oreficeria sacra che raccolse suggestioni dall’Oriente Bizantino ed
Islamico, da Venezia, dagli Svevi, dai Senesi e da Firenze. In questa
tradizione più antica, si è inserita, nel quattrocento la figura autorevole di Nicola da Guardiagrele che dette inizio ad una vera e propria
scuola orafa, nata nel XV secolo e che prosperò e si sviluppò fino al
XVI secolo.
Orafo, scultore e smaltatore, Nicola Gallucci da Guardiagrele impresse all’arte orafa una svolta di grande originalità, unendo ai
preziosismi del Gotico Senese la vitalità plastica del primo Rinascimento fiorentino.
Stupende e di grande raffinatezza sono le opere che Nicola da
Guardiagrele ci ha lasciato. Tra i suoi contemporanei si possono
ricordare Nicola di Antonio da Francavilla, Giacomo di Paolo e
Giovanni di Marino. Tra il XVI e XVII secolo Pietro Paolo Gallucci da Guardiagrele e Filippo Rega da Chieti.
Viene spontaneo domandarsi come sia potuto accadere che in una
terra tradizionalmente povera abbia potuto svilupparsi un artigianato “nobile” come quello della lavorazione dei metalli preziosi. Una spiegazione c’è ed è valida. Molte case principesche
romane avevano i loro feudi in Abruzzo, e l’uso, ora cessato, di
fornire almeno una volta l’anno una croce processionale, un calice
o arredi sacri alle chiese delle città o luoghi di cui tenevano o il
titolo o la signoria era molto diffuso.
Con il declino dell’Arte Sacra, nel’700, l’oreficeria conobbe una
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produzione “più profana” legata agli ornamenti della persona che mantenne però i livelli
di eccellenza della tradizione.
Più vicino ai nostri giorni, continuano ad operare piccole
botteghe dedite alla lavorazione dell’argento e dell’oro.
Si tratta soprattutto di lavorazioni in filigrana, cesello
ed incastonatura, ornamenti
preziosi per la persona, tradizione propria delle piccole
botteghe che, ancora oggi, si
tramandano i segreti dell’arte
orafa creando i monili in filigrana, a fusione e a cesello: le
“cannàcchie” o “cannàtore” (dall’arabo xannàqa) da collo a grossi grani filigranati sovente alternati a vistosi vaghi di corallo,
i “crinàli” da capelli, gli orecchini a “palombella” con stellina
appesa entro i grandi cerchi d’oro, o allungati a “navicella”, le
collane “a merletto di catene” con medaglione centrale in filigrana, le spille a “cestino”, le romantiche “presentose”, spille
dalla forma a stella o di sole in filigrana con amorini e cuoricini sbalzati a rilievo: pegno ufficiale di fidanzamento donato dal
futuro sposo all’amata. Accanto ai motivi tradizionali la ricerca
di alcuni artigiani e studiosi va verso l’innesto di stilemi nuovi
sulle strutture simboliche della tradizione.
The noble craft activity of Guardiagrele: goldsmith’s art
The origin of goldsmith’s art probably dates back to IXth and XIth centuries connected to the Benedictine’s activities. A huge sacred goldsmith’s
art which collected suggestions from Byzantine and Islamic East, from
Venice, Svevi, Siena and Florence. In 1400’s, the figure of the eminent
Nicola da Guardiagrele can be included in this old tradition, he started
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out a jewellery school born in the XVth century which grew and developed till the XVIth century. Goldsmith, sculptor and painter, Nicola
Gallucci da Guardiagrele impressed a change of a great originality to
the art of goldsmith joining the plastic vitality of the first Florentine
Reneissance to the preciosity of Siena Gothic. He left wonderful and
refined pieces of work. Among his contemporaries: Nicola di Antonio da
Francavilla, Giacomo di Paolo and Giovanni di Marino. Between the
XVIth and XVIIth century Pietro Paolo Gallucci da Guardiagrele and
Filippo Rega da Chieti. It is spontaneous wondering how it is possible
that a noble art such as that of manufacturing precious metal could
have developed in a land which is traditionally considered a poor one.
An explanation is there and can be valid: Many roman royal houses
had their feuds in Abruzzo and the use; now ceased, of providing at
least once a year a cross for procession, a goblet or sacred furnishing
for churches or places where they had their title or lordship was largely common. With the decline of the Sacred Art in the XVIIIth century,
goldsmith’s art knew a more “profane” one connected to the production of personal ornaments which maintained levels of excellence of
tradition anyway. Coming to our days, small workshops where gold
and silver are worked, keep on being.. They deal with filigree, chisel,
setting and creation of precious ornaments for people, as tradition of
their small workshops, they still pass the secret of goldsmith’s art creating filigree jewels using melting technique and chisel technique: the
“canàcchie or cannàtore” (from Arabic xannàqa) for neck are composed
by filigree grains often alternate, to huge corals, the “crinali” for hairs,
earings “palombella” (pendant t.n.) with a little star hung inside big
golden circle or stretched ones called “a navicella”(small ship shape
t.n.), neckles “a merletto” (lace t.n.) with a central filigree medal, basket shaped pin, romantic “presentose” which are star or sun -shaped
pins with embossed, rilief cupids and hearts which are official love token donated from the future groom to his loved one.
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Lettomanoppello (Pe)
Comune della Provincia di Pescara, Lettomanoppello si distende
ai piedi della Maiella, a destra del fiume Lavino; il suo territorio
fa parte del Parco nazionale della Maiella che, istituito nel 1992
insieme a quello del Gran Sasso e della Laga, si estende per circa 75 mila ettari nelle provincie di Pescara, Chieti e L’Aquila. Il
paese attualmente si estende da 126 a 1375 metri di altitudine e
confina a Nord con il comune di Turrivalignani, ad Est con quelli di Manoppello e Serramonacesca, a Sud-Est con il comune di
Pretoro (Ch), a Sud con il comune di Roccamorice, a Sud-Ovest
con il comune di Abbateggio ed infine ad Ovest con il comune di
Scafa. Esteso su una superficie di 15 Km2, il comune conta circa
3 mila abitanti e fa parte della Comunità montana della Majella
e del Morrone.
Lettomanoppello is a town in the area of Pescara. It spreads at the
base of the Maiella mountain, at the right side of Lavino river and
its territory belongs to the National Park of Maiella which, together
with the National Park of Gran Sasso and Monti della Laga, has an
area of 75.000 hectares including the cities of Pescara, Chieti e L’Aquila. Now the town is at an altitude which goes from 126 to 1375 metres and borders northerly with the town of Turrivalignani, easterly
with Manoppello and Serramonacesca, south-easterly with Pretoro,
southerly with Rocca Morice, south-westerly with Abbateggio and finally westerly with Scafa. It has an area of 15 km², has 3 thousand
inhabitants and belongs to the mountain community of Maiella and
Morrone.
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Cenni storici
Le prime notizie storiche su Lettomanoppello (lu L’lèttë) si ricavano dall’opera di un monaco nel Cronicon Casauriense risalente
all’epoca medioevale dove il paese è chiamato Terra Lecti Prope
Manoppellum. Sorto intorno al luogo di culto di San Michele Arcangelo, il paese fu subordinato alla contea di di Manopello ed
alle sue vicende politico-storiche. Nell’anno 1000 nella zona si
stabilì l’ordine benedettino che fu il promotore della costruzione
delle grandi Abbazie presenti sul territorio. A tale fine giunsero
esperti scultori da altre regioni, come la Toscana e anche da paesi
d’oltralpe come quelli della scuola monastica Cluniacense. Queste permanenze francesi hanno lasciato significative tracce nel
dialetto lettese nel quale si rilevano radici e cadenze di origini
francesi. Nel VII secolo il paese venne inglobato nella Diocesi di
Chieti. Nel 1279 divenne feudo di Abamonte Di Letto, e successivamente passò alla famiglia Orsini, conti di Manoppello (13381405).
Nel 1759 il paese risultava essere di proprietà dei baroni Dario.
Da recenti ritrovamenti archeologici (circa I secolo d.C.), si può
desumere che Lettomanoppello fu d’importanza strategica per
quanto riguarda l’estrazione mineraria di giacimenti di bitume
fin dall’antichità.
Ulteriori testimonianze di ciò sono suffragate dal ritrovamento
di monete della Repubblica di Amalfi (XII-XIII sec.) nella chiesa
di Santa Liberata. La repubblica marinara, infatti, si riforniva
da questo paese del bitume necessario per la costruzione della
propria flotta navale. Tra la fine dell’800 e l’inizio del‘900, l’azienda teutonica RHE&C avviò lo sfruttamento industriale delle
miniere d’asfalto di Lettomanoppello, considerate tra le meglio
attrezzate del Regno d’Italia, tanto da competere con quelle del
nord Europa.
Panorama da Lettomanoppello
Landscape from Lettomanoppello
cesso storico e culturale del comune di Lettomanoppello, ovvero
quello della transumanza, testimoniata dalla presenza di numerosi Tholos disseminati lungo la via che i pastori percorrevano
con le greggi.
. I Tholos sono infatti delle costruzioni di pietra nelle quali i pastori trovavano riparo nel periodo della transumanza quando accompagnavano i greggi percorrendo l’antica via che dalla campagne pugliesi arrivava sulle montagne abruzzesi. La struttura del
Tholos, ogivale, conica o a campana, veniva costruita sovrapponendo pietre a secco. Il Tholos rappresentava un vero e proprio
rifugio per i pastori che praticavano la transumanza. Tali costruzioni erano molto comuni nella fascia del Mediterraneo. La pietra utilizzata per la costruzione è l’antica pietra bianca majellese
(pietra gentile della Majella).
Grazie alle numerose cave sviluppatesi sul territorio, Lettomanoppello venne soprannominata anche Piccola Carrara. La pietra
bianca risultò, infatti, fondamentale non solo per la costruzione
dei rifugi pastorali ma anche per erigere abitazioni, monumenti
e chiese.
Lo sfruttamento venne interrotto negli anni ‘30 del secolo scorso.
Oltre l’attività mineraria, testimoniata dalla presenza di grotte
per l’estrazione delle materie prime nel territorio, è importante annoverare un’altra attività produttiva che ha segnato il pro-
Nel passato tale materia prima venne utilizzata per la costruzioni dei seguenti edifici: il Castello di Celano, S. Maria d’Arabona
(Manoppello), S.Clemente a Casauria (Tocco da Casauria), la Basilica di Collemaggio (L’Aquila), San Liberatore a Majella (Serramonacesca), il chiostro e la facciata della Cattedrale di Atri, il Pa-
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lazzo storico di Tagliacozzo, il Palazzo storico di Pescocostanzo,
il Castello di Capestrano, il Castello di Bussi, Villa Clerici (Pescara), il portale e rosone del Volto Santo (Manoppello), il Grand
Hotel a Pescara, la Chiesa di San Francesco (Atri), la Fontana
delle 99 cannelle (L’Aquila) e il Castello di Perano.
Historical notes
The first historical news about Lettomanoppello (Lu L’lettë) comes from
a work of a monk on Cronicon Casaurience belonging to the Middle Ages
where the town is called Terra Lecti Prope Manoppellum. Built around
the church of San Michele Arcangelo, the town was under the county
of Manoppello and its political, historical events. In the year 1000 A.D.
Benedectine order established and started building the big abbeys in
the surroundings. For this reason, expert sculptors came from other
regions such as Toscana and from countries beyond Alpes, also from
the cloistered school Cluniacense. This French permanence has left
significant influences in the dialect of Manoppello where French oriented inflections can be heard. In 1279 it became a feud of Abamonte
di Letto and later passed under Orsini family, counts of Manoppello.
In 1759 the town was baron Dario’s property. From recent acheological
discoveries (1st century A.D.) it can be desumed that Lettomanoppelo had been a strategic importance for mineral processing of bitumen
mining in ancient time. Further evidences were found in coins from
the Republic of Amalfi ( XIIth. XIIIth centuries) which were discovered
in the church of Santa Liberata. Infact, the maritime Republic used to
get bitumen in order to build its naval fleet from the town. Between
the end of the nineteenth century and the beginning of the twentieth
century, the Teutonic society RHE&C started the industrial exploitation of asphalt minings considered as the best equipped in the Reign of
Italy as to compete with the north Europe’s ones. The exploitation was
interrupted in the thirty’s. Besides mineral activity which is testified
to the presence of caves for raw materials’ estraction in the territory,
it is important to include another productive activity which marked
the historical and cultural process of Manoppello that is the transhumance testified by the presence of several tholos scattered along the
way shepherds used to cover. Tholos are stone constructions where
shepherds used to take refuge during transhumance when they guided
flocks in the ancient path from the country of Puglia to the mountains
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of Abruzzo. The pointed arch, cone or bell shaped tholos was built placing one dry stone on top of another one. The Tholos was considered as
a safe shelter for those shepherds who practising transhumance and
they were very common in the Mediterranean belt. The stone used for
the construction was the ancient white stone from Majella (‘ a gentle
stone’). Thanks to the several caves of the territory, Lettomanoppello
was also called Small Carrara. The white stone proved to be essential
feature not only for the contruction of pastoral shelter but also to build
houses, monuments and churches. In the past, this material was used
to build the following buildings: the Castle of Celano, Santa Maria di
Arabona (Manoppello, Pe), san Clemente a Casauria (Tocco da Casauria, Pe) The Cathedral of Collemaggio (L’Aquila, Aq) San Liberatore a
Majella (Serramonacesca, Pe),the kiosk and facade of Atri (Pe), the historical building of Tagliacozzo (Aq), the Historical Building of Pescocostanzo (Aq), the Castle of Capestrano (AQ), the Castle of Bussi (Pe), Villa
Clerici (Pe), the portal and rose window of Volto Santo (Manoppello, Pe),
the Grand Hotel in Pescara (Pe), the church of San Francesco (Atri, Pe),
the Fountain of ‘99 cannelle’ (Aq) and the Castle of Perano (Ch).
Luoghi d’interesse
Seppure il comune di Lettomanoppello non sia di notevoli dimensioni, esso possiede diversi luoghi di culto cattolico, quali:
Chiesa di S. Nicola di Bari, risalente al XVII sec. Fu realizzata
in un armonioso stile barocco e nel 1984 venne parzialmente distrutta a seguito di un terremoto. Al suo interno, le navate sono
circondate da nicchie e altari laterali. Le pareti sono abbellite da
stucchi, statue, tele e sculture in pietra bianca, in perfetto stile
della tradizione degli scalpellini lettesi.
Santuario dell’Iconicella, salendo verso Passolanciano (mt. 465),
nella quale viene venerata la Madonna di Costantinopoli. La
chiesa, di piccole dimensioni, ha la facciata fatta in blocchi di pietra regolarmente squadrati, il portale di pietra finemente lavorato
terminante con un arco a tutto sesto e due piccole finestre ovali.
L’interno della chiesa è ad una sola navata e presenta sul fondo
un altare classico in pietra e sulla parete una nicchia con la statua
della Madonna;
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Places of interest
Even if the town of Manoppello is not high sized, it has several monuments such as:
Church of San Nicola of Bari, XVIIth century. It was built in a graceful
Baroque style and in 1984 it was partially destroyed by an earthquake.
Inside, its aisles are surrounded by recesses and side altars. Its walls
are adorned by stuccoes, statues, paintings and sculptures in white
stone in the perfect style of stoneworkers of Lettomanoppello;
Chiesa di S.Antonio, di umili dimensioni e sita lungo la via principale del Comune;
Chiesa della Beata Vergine dell’Assunta, di recente costruzione e
situata nel centro urbano;
Chiesa di San Pietro, in contrada Pietrara, le cui origini sono da
ricercare nella storia dell’antica Roma. Sorta, secondo alcuni, da
un antico tempio pagano, la struttura è costituita da un’unica
navata nella quale sono presenti decorazioni scultoree.
Ulteriori luoghi di interesse turistico e culturale sono:
Grotta delle Praie, vicino la Fonte del Garzillo, ricca di stalattiti;
Grotta di Sant’Angelo, luogo di culto rupestre di epoca longobarda;
Parco Nazionale della Majella;
Tholos, ovvero capanne pastorali costruite in pietra a secco probabilmente ad imitazione dei Trulli di Puglia, che testimoniano
il legame instaurato tra Lettomanoppello e Puglia a cavallo tra
Ottocento e Novecento;
Sanctuary of Iconicella, near Passolanciano (465 m) where Madonna of
Costantinopoli is being prayed. The small church has the portal made
of regular stone blocks artfully decorated which ends in a pointed arch
and two small oval windows. Inside the single- aisle church has a classic stone altar in its bottom and a statue of a Madonna in a recess on
the wall;
Church of San Atonio, a small one in the main street of the town;
Church of Beata Vergine dell’Assunta, recently built in the town centre;
Church of San Pietro whose origins are to be found in the history of the
ancient Rome. According to studies, it is built on an ancient pagan temple, its structure is made of a single aisle where sculptural decoration
are present.
Other place of touristic and cultural interest:
Cave of Praie, near the Font of Garzillo, rich with stalactites;
Cave of Sant’Angelo, a rocky place of worship of Longobardic period;
Tholos, pastoral huts built with dry stone probably in imitation of Trulli in Puglia which testifies the link between Lettomanoppello and Puglia between the eighteenth and ninenteenth century;
National Park of Majella
Torrente Lavino, che nasce sulla Maielletta (m 1995), è l’affluente di destra del fiume Pescara e viene costeggiato dalla strada
Scafa-Lettomanoppello.
Lavino creek which rises on Maielletta (1995 m) is the right affluent
of the Pescara river and runs along the way Scafa- Lettomanoppello.
38
39
L’arte della pietra: gli scalpelli della Majella
Durante i secoli la Majella, oltre a rappresentare un grande simbolo per le popolazioni di questa regione, è stata allo stesso tempo
fonte di materia prima per molteplici attività di produzione artigianale.
La pietra lavorata e squadrata da abili scalpellini ha rappresentato il primo elemento per grandi e piccole opere costruite dall’uomo, dalle mura megalitiche, agli eremi edificati nell’alto Medioevo, dalle Abbazie benedettine, agli insediamenti dei centri montani. Dalla pietra lavorata sono nati capolavori architettonici:
fregi, rosoni, portali di grande bellezza; dalla pietra a secco sono
nati i Tholos, tipici insediamenti dell’economia agro-pastorale.
La pietra è stata impiegata anche nella fabbricazione di utensili
necessari al lavoro, come macine da grano, vasche per la pigiatura dell’uva, mortai ecc.
In epoche passate, durante i periodi della transumanza, i pastori
si improvvisavano anche scultori, creando piccole sculture raffiguranti animali e volti umani. Ma l’uso più massiccio della pietra
era nella costruzione edile. I nuclei più antichi dei paesi montani,
infatti, erano costruiti in pietra, la cui costruzione richiedeva il
lavoro coordinato di un’intera squadra di muratori, che sotto la
guida di un maestro scalpellino, provvedeva a spaccare, sbozzare
e squadrare i grandi e pesanti blocchi di pietra estratti dalla cave.
Questi ultimi venivano poi suddivisi in pezzi di taglio inferiore.
La rifinitura delle pietre migliori non erano destinate alle murature, bensì a portali, architravi o caminetti. I maestri scalpellini,
ispirandosi a motivi ornamentali tratti da libri o ad altre opere
già realizzate, ricavavano disegni su carta che venivano riprodotti sulla pietra e intagliati con lo scalpello. Dalla materia non modellata scaturivano così svariati soggetti decorativi, come foglie,
fiori, stemmi, figure antropomorfe e zoomorfe.
Seppure con grande difficoltà, questa antica forma di artigianato
sopravvive grazie alla passione ed alle abili mani di uomini che
tramandano la conoscenza e le abilità tra generazioni. Abili artigiani, nel caso specifico quelli di Lettomanoppello, sviluppano
questa forma di artigianato artistico lavorando la “pietra tenera”
della Majella e creando una serie di oggetti, come portali, cami-
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netti, capitelli, fontane, bassorilievi, tavolini, vani ed altri componenti di arredo.
The art of stone: the stonemasons of Majella
During the centuries the Majella mountain, besides being an important symbol for the people of Abruzzo, has been a source of raw materials for many activities of artisan production.
The stone, worked and squared by skillful stone-cutters, represented
the first element of small and big works created by man, from megalithic walls to the hermitage of the Middle Ages, from Benedictine Abbeys to the mountain settlements.
Architectural masterpieces like rose windows, decorations and portals
of huge beauty were made from worked stone, Tholos, typical constructions of agricultural, pastoral economy were created from dry stone.
Stone has been used in the production of tools used for working like
mill for corn, tanks for treading grape, and mortars. In ancient time,
shepherds took on the role of sculptors creating small sculptures depicting animal and human faces. However, the most massive use of
stone was in building sector. The oldest centres of mountain villages
were in fact built in stone and their construction required a coordinated work of an entire team of stonemasons who, under the guide of a
master stonemason, broke, leveled and squared big and heavy blocks of
stone extracted from quarries. These were then divided in smaller pieces. The finishing of the best stones were not used for walls but portals,
summer beams or fireplaces. Master masons, inspired by ornamental
subjects from books or other works, drew pictures on paper which were
reproduced on stone and carved with chisel. In this way several decorative objects like figures.
Even though with big difficulty, this ancient form of artwork has survived thanks to the passion and skill hands of men who pass the knowhow and abilities to future generations. Skillful crafstmen, specifically
the ones from Lettomanoppello, has developped this artistic craftsmanship working “soft stone” of Majella creating many objects such as portals, capitals, fountains, bass-relief, small tables, bay- windows and
other décor components.
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Cenni storici
Pescocostanzo (Aq)
Comune della Provincia de L’Aquila, Pescocostanzo è situato
nella regione degli Altipiani Maggiori d’Abruzzo circondato da
immensi pascoli i quali sono stati in epoche passate alla base
dell’insediamento umano e dello sviluppo dei centri sorti in questi luoghi. Centro di antica origine, esso può vantare un ricco patrimonio storico-culturale testimoniato da numerosi monumenti
rinascimentali e barocchi.
Situato alle pendici del Monte Calvario ad un’altitudine di 1400
s.l.m., Pescocostanzo domina la conca dell’altopiano del Quarto
Grande. Appartenente alla comunità montana Alto Sangro e Altopiano delle Cinquemiglia, esso confina con i comuni di Rivisondoli e di Roccaraso ed è poco distante da quelli di Castel di Sangro
e Palena (quest’ultimo raggiungibile oltrepassando il Valico della
Forchetta).
Pescocostanzo is a town in the
province of L’Aquila and it is located in the area of Altipiani Maggiori of Abruzzo surrounded by huge
pastures which, in old ages, were
the bases for human settlements
and towns’ centre development in
those areas. Town of ancient origin, it has a rich historic and cultural heritage testified by quite a lot
of monuments of Renaissance and Baroque. Situated on the slope of
Monte Calvario at 1400 metres above sea level, Pescocostanzo overlooks the valley of the plateau named Quarto Grande. It belongs to the
mountain community of Alto Sangro and Cinquemiglia and borders on
Rivisondoli and Roccaraso, it is also not far from Castel di Sangro and
Palena (the latter is accessible passing by the Valico della Forchetta).
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La fondazione di Pescocostanzo risale al X secolo e fin dai primi
secoli esso mostrò prevalenza sui centri vicini. La storia del borgo
risulta essere movimentata e complessa nei rapporti con i feudatari e con le istituzioni religiose.
Durante il periodo dell’alto Medioevo, la presenza dei monaci benedettini di San Vincenzo al Volturno e di Montecassino favorì
un’intensa e fervida attività atta alla messa a coltura e al popolamento di questi territori.
Successivamente alle azioni dell’ordine benedettino, seguirono
quelle delle signorie laiche che, nell’ XI e XII secolo, avviarono la
fortificazione di Pescocostanzo e della sua popolazione.
Le prime notizie riguardanti il comune pescolano risalgono al
1108 e sono testimoniate da un documento comprovante la cessione di Pescocostanzo da parte del monastero di San Pietro Avellana, dipendenza di Montecassino, a un signore laico, Oddone,
membro del ramo dei conti di Valva e residente a Pettorano.
Quest’ultimo lasciò ai monaci la Chiesa di S. Maria del Colle.
Dal’200, invece, subentrarono i nuovi feudatari legati ai sovrani angioini. L’età angioina fu, per il comune di Pescocostanzo,
un’epoca caratterizzata da uno sviluppo socio-economico legato
al potenziamento della “via degli Abruzzi”, ovvero luogo di transito per scambi commerciali e culturali fra il nord e il sud d’Italia
che, passando per l’altopiano delle Cinquemiglia, attraversava la
dorsale appenninica.
Dal 1325 al 1464 signori di Pescocostanzo furono i Cantelmo. In
questo periodo il borgo aquilano fu teatro delle campagne militari
per il possesso del Regno di Napoli.
Tale evento indusse le popolazioni insediate nei luoghi meno
agevoli ad abbandonare le proprie abitazioni per trasferirsi nei
centri abitati più grandi, come Pescocostanzo, Rivisondoli, Roccaraso. Nel caso di Pescocostanzo ci fu uno spostamento delle abitazioni verso aree pianeggianti, con un conseguente ampliamento
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dell’abitato fuori delle cinta del “Peschio”.
I secoli successivi videro un’ascesa in ambito culturale, demografico ed economico come testimoniato dalle crescenti edificazioni
di luoghi di culto e di palazzi signorili. Tale processo fu favorito
in gran parte dalla protezione della monarchia aragonese e dalla
presenza di una classe dirigente locale potente, economicamente
e culturalmente progredita.
L’evento tragico segnato dal terremoto nel 1456, in qualche modo,
creò per Pescocostanzo le condizioni per un diverso impianto urbanistico. Tali dinamiche furono determinate da un flusso di maestranze lombarde che, arrivando nel borgo, diede un’impronta
tutta particolare alla vita sociale e culturale del centro.
Ne derivò lo sviluppo di una classe sociale economicamente robusta e culturalmente elevata che guidò l’intera comunità verso un
grado di benessere e un’efficiente organizzazione amministrativa.
co rilevante è segnato dal declino dell’industria armentizia. Tale
andamento è legato principalmente alle leggi eversive della feudalità emanate dai Napoleonidi nel Regno di Napoli.
Nel Tavoliere, infatti, si assistette ad una progressiva riduzione della superficie per il pascolo a vantaggio di quella destinata
alla cerealicoltura. Ciò contribuì al declino della pastorizia, innescando un circolo vizioso che si ripercosse anche sull’artigianato
e sull’andamento demografico del paese. Nel corso dell’800 molte
famiglie della classe borghese lasciarono Pescocostanzo per trasferirsi a San Severo o a Napoli, mentre la classe popolare partecipò al fenomeno migratorio che in quel periodo interessò gran
parte delle regioni italiane.
Historical notes
Tali fattori permisero al borgo, nel 1774, di riscattarsi dal dominio feudale e assumere il titolo di Universitas Sui Domina
(Comunità padrona di sè), motto fregiato sul suo stemma e che
compare inciso sul Municipio. Per l’età moderna il dato economi-
The foundation of Pescocostanzo dates back till the Xth century and
since then the towm showed predominance over other near towns. The
town history is known to be animated and complex in its relationships
with feudal lords and religious institution. During dark ages, the presence of Benedectines of San Vincenzo al Volturno and Montecassino
encouraged an intense and fervid fit for starting agriculture and populating these territories. After those Benedectine actions, there were
laic lordships’ ones which, in the XIth and XIIth centuries, started the
foundation of Pescocostano and its population The first news about
the town date back to 1108 and are testified by a document proving
the transfer from the monastery of San Pietro Avellana, under Montecassino to a layman, Oddone, member of count branch of Valva and
resident at Pettorano. The latter left the church of Santa Maria del
Colle to monks. Since 1200, instead, new feudatories linked to Angevin
kings succeded. The Angevin age was a period characterized by a social, economic development connected to the strengthening of the “via
degli Abruzzi” (way of Abruzzo t.n.), that is a transit way for commercial, cultural exchanges between the North and South of Italy which
passing through the Altipiano of Cinquemiglia crosses over Appenine
ridge. From 1325 and 1464 the Cantelmo were the lords of Pescocostanzo. In this period the town was the scene of military compaigns for
the possession of the Reign of Naples.. This event led the populations
settled in less simple areas to abandon their houses and move to big-
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45
L’insediamento dei maestri lombardi nel territorio pescolano, richiamati da molteplici fattori (forte committenza della borghesia
locale, la vicinanza del borgo alla “via degli Abruzzi”, la disponibilità di cave di pietra etc.), costituì una presenza incisiva, le cui
testimonianze sono ravvisabili nel gergo dei muratori, nell’onomastica di alcuni cittadini, nel rito del battesimo per immersione
(che è tipicamente ambrosiano), e ancora nella presenza di un secondo protettore del paese, di parte lombarda, S. Felice, nonché,
per il tramite di donne lombarde, nella lavorazione del merletto
a tombolo (si veda il sito www.pesconline.it).
Molteplici furono i fattori che contribuirono allo sviluppo del comune di Pescocostanzo: la protezione accordata dagli Aragonesi all’industria armentizia, la presenza di nuove correnti commerciali e
culturali che attraversavano la “via degli Abruzzi”, il forte legame
con il potente Stato pontificio e con la classe ecclesiastica locale.
ger inhabited centres like Pescocostanzo, Rivisondoli and Roccaraso.
Concerning Pescocostanzo, there was a movement of the houses to flat
areas with a consequent expansion of the inhabited area outside the
town walls of “Peschio”. The following centuries showed a success in
cultural and demographic fields as testified an increasing construction
of places of workship and noble buildings. The process was mostly favoured by Aragon monarchy and the presence of a local leading class
which was economically powerful and culturally advanced. The tragic
event marked by the earthquake of 1456, created the conditions for
a different urban development, such dynamics were determined by a
flow of skillful workforces from Lombardia who arriving to the village,
gave a particular importance to social, cultural life of the centre. The
development of a social class economically strong and culturally elevated derived from it and it guided the entire community towards a degree
of health and an efficient administrative organization. The settlement
of Longobardic masters in Pescocostanzo, attracted by many factors
( strong presence of customers in the local middle class, the vicinity
of “la via degli Abruzzi”, the availability of stone caves etc.), was an
incisive presence, whose evidences can be heard from masons’ slang,
name day’s citizens, the ritual of baptism’s immersion (San Ambrogio
ritual) and yet from the presence of a second protector of the village,
S.Felice, Longobardic origin, as well as the manufacture of bobbin lace
from Longobardic women (see www.pesconline.it). There were various
factors which contributed to the development of Pescocostanzo: the
protection agreed with Aragons, the presence of new commercial, cultural ways which crossed the “via degli Abruzzi”, strong links with the
powerful Papal state and local ecclesiastical class. In 1774, these factors allowed the village to release from a feudal domain and take on the
title of Universitas Sui Domina ( Community owner of itself) a motto
on its emblem which is also on the town hall. According to the modern
era, the relevant economic factor was determined by the decline of the
army industry. This trend was mainly linked to the subservise laws
of feudalism emanated from Napoleon to the Reign of Naples. In the
Tavoliere of Puglie (Apulia Tableland t.n.), infact there was a progressive reduction of pasture’s area in favour of the one destined to the
cultivation of cereals. The result was a decline of sheep farming which
triggered a vicious circle involving craftsmanship and demographic
trend of the village. During the XIXth century many middle class families left Pescocostanzo to move to San Severo (FG) and Naples while
the working class took part in the immigration phenomenon which involved a lot of Italian regions.
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Luoghi d’interesse
Centro montano con ricchissimi luoghi di interesse religioso e
culturale, nonché di rilevanza paesaggistica. Sono dunque da annoverare:
Colleggiata di S. Maria del Colle, edificio quattrocentesco fu oggetto di successivi interventi tra il XVI e il XVII secolo. Ricca di
opere artistiche, la Collegiata conserva statue ed arredi lignei,
stucchi barocchi, fonte battesimali e sontuosi altari marmorei,
cancelli in ferro battuti (produzione tipica dell’attività artigianali
pescolane);
Chiesa di S. Maria del Suffragio, situata sulla stessa scalinata
della Collegiata, è di origine seicentesca all’interno nella quale
sono presenti opere d’arte ed arredi lignei di maestri pescolani;
Chiesa di S. Francesco, ormai sconsacrata, edificata tra il XVI e
il XVII secolo;
Chiesa di S. Maria delle Grazie, situata sul Belvedere che un
tempo accoglieva la fiera del bestiame, è d’impianto del’500;
Chiesa di S. Giovanni Battista, con elegante facciata e rosoni originali del XVI secolo al cui interno c’è un piccolo bassorilievo raffigurante il martirio di S. Giovanni;
Chiesa di S. Giovanni Battista, con elegante facciata e rosoni originali del XVI secolo al cui interno c’è un piccolo bassorilievo raffigurante il martirio di S. Giovanni;
Chiesa di S Maria del Carmine, di forte suggestione visiva dovuta allo stretto passaggio per raggiungerla ed alla sua scalinata,
racchiude al suo interno un pregevole altare barocco;
Chiesa di S. Antonio Abate, sita nel più antico del borgo;
Eremo di S. Michele, completamente ricavato dalla roccia, è situato nel tratturo che risale dalla Valle Peligna, era un importante punto di sosta e ricovero per i pastori e le loro greggi in
transumanza;
Chiesa rupestre di S. Antonio, costruita verso la fine del ‘500,
anch’essa era legata ai viandanti e pastori che attraversavano
l’Altipiano delle Cinquemiglia
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Luoghi di interesse storico-culturale e naturalistico sono invece:
Places of Interest
Palazzo Sabatini, costruito tra il ‘700 e l’800 aggregando quattro
edifici, possiede splendidi arredi settecenteschi ed una vasta biblioteca;
It is a mountain centre rich of places of religious, cultural interests as
well as landscape relevance such as:
Fontana Maggiore, di origine settecentesca, è decorata con tritoni e teste di cavallo;
Palazzo Mosca, dell’omonima famiglia di abili artigiani lignei,
ospitò nel ‘500 una scuola di filosofia e teologia;
Palazzo de Capite, da annoverare per le raffinate opere in pietra
e per gli antichi mobili ottocenteschi;
Museo delle Origini, che illustra la storia di Pescocostanzo;
Museo dell’Artigianato Artistico, all’interno del quale sono conversate antichi prodotti dell’artigianato artistico pescolano;
Palazzo Fanzago (ex monastero di Santa Scolastica), di origine
seicentesca, il cui nome deriva dall’architetto e scultore napoletano Cosimo Fanzago;
Palazzo del Comune, con la sua torre con l’orologio, sovrasta la
piazza principale del comune di Pescocostanzo;
Palazzo del Governatore, destinato alla biblioteca pubblica, è un
edificio del ‘500 che presenta lo stemma della Regno di Spagna.
Riserva Naturale del bosco di Sant’Antonio, area naturale protetta
dal 1985 fa parte del Parco Nazionale della Maiella. Nel parco si
trovano specie erbacee protette o rare tra cui la genziana maggiore,
la peonia, la Stellina odorosa, l’erba fragolina, l’elleboro e l’orchidea;
Altopiano delle Cinquemiglia, di origine carsica, esso è completamente disabitato e spoglio di vegetazione. Luogo di pascolo di
greggi e bestiame nelle stagioni calde, nonché di frequentazione
turistica, l’altopiano d’inverno fa spesso registrare temperature
minime da record: talvolta infatti si possono raggiungere temperature fino a -25/-30 gradi durante la notte.
Palazzi del ‘500, ‘600 e ‘700, camminando per le vie e stradine
caratteristiche di questo comune è possibile ammirare tali edifici
perfettamente conservati e adornati di decorazioni lignee, scultoree e barocche.
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Church of S. Maria del Colle, a XVth century’s building which was then
completed between XVIth and XVIIth century. Full of artistic works,
the Collegiata (main church n.t.) preserves statues and wood furniture,
Baroque stuccoes, baptismal fonts and sumptuous marble altars, gates
in wrought iron (a tipycal craft production in Pescocostanzo);
Church of S.Maria del Suffragio, on the same staircase of Collegiata,
dates back to the XVIIth century where there are pieces of art and
wood furniture of craftsmen of Pescocostanzo;
Church of S,Francesco, now deconsecrated, built between XVIth and
XVIIth century;
Church of S.Maria delle grazie, situated on the Panoramic Viewpoint
where once a cattle fair took place, belongs to the XVIth century;
Church of S,Giovanni Battista, with its elegant facade and original
XVIth century’s rose window, there is a small bas-relief depicting the
martyrdom of S.Giovanni;
Church of S.Maria del Carmine, a strong visual suggestion comes from
the narrow passage to walk into in order to reach it and its staircase.
Inside, the church contains a valuable Baroque altar;
Church of S. Antonio Abate on the oldest point of the village;
Hermitage of S. Michele, completely digged in the rock, it is on the
“tratturo” (a grassy path created by heard treading n.t.) climbing back
from Valle Peligna, and was an important stop and recovery for shepherds and their flocks during transhumance;
Rocky church of S.Antonio, built toward the end of the XVIth century,
linked as well as to the wayfarers and shepherds crossing the Altipiano
delle Cinquemiglia.
Places of historical, cultural and naturalistic interest are:
Palazzo Sabatini, built between XVIIIth and XIXth century, it is composed by four buildings and has marvelous eighteenth-century furniture and a vast library;
Fontana Maggiore, eighteen-century origin, is decorated with newts
and horses’ heads;
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Palazzo Mosca, namesake family ‘s property
who were skilful wood
artesans, was also the
place of a school of philosophy and teology;
L’artigianato tessile: il merletto a tombolo
Palazzo de Capite, included because of its
valuable stone works
and old nineteenth-century furniture;
La manifattura domestica era svolta anche per scopi commerciali; in quest’ultimo caso, comportava aspetti di lavoro altamente
specializzato e differenziato tra le varie figure professionali. Le
produzioni tessili interessavano soprattutto le zone di montagna
che commercializzavano i loro prodotti con i più importanti centri
mercantili italiani ed esteri almeno fino a tutto il XVIII secolo. Si
tessevano copriletti e copritavola, arazzi, tappeti e bancali, ovvero teli a forma rettangolare lunga e stretta che coprivano le
casse del corredo nuziale. I motivi decorativi di tali produzioni
riproducevano forme antropomorfe, animali stilizzati, losanghe e
altre figure geometriche.
In origine l’artigianato di questo tipo comprendeva sia la lavorazione delle fibre tessili, come canapa, lino e lana, che la manifattura di merletti e ricami ad opera prevalentemente femminile
per uso familiare.
Museum
of
Origins
where the story of Pescocostanzo is told;
Museum of Arts and Crafts where old artistic productions from Pescocostanzo can be seen;
Palazzo Fanzago (former cloister of Santa Scolastica), seventeenth-century origin, whose name comes from the architect, sculptor Cosimo
Franzago from Naples;
Town hall with its clock tower, dominates the main square of Pescocostanzo;
Governor’s Building, place of the public library, is a sixteenth-century
building which represents the coat of arms of the Reign of Spain;
Natural reserve of the wood of S.Antonio, natural protected area since
1985, belongs to the National Park of Majella. In the park there are
protected and rare erbs among which gentian, peony, Stellina odorosa,
strawberry erbs, elleboro and orchid;
Altopiano delle Cinquemiglia, Carsic origin, is completely inhabited
and bare. Place of pasture of flocks and cattles in hot seasons and tourism, during winter the temperature of the altopiano can reach record
degrees such as -25/-30 during the night;
Buildings belonging to the XVIth, XVIIth and XVIIIth centuries can be
admired walking in the small streets of this town, they are perfectly
preserved and adorned with Baroque wood sculpture decorations.
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Il tombolo è una delle più alte espressioni dell’artigianato artistico nella nostra regione. Secondo studi storico-culturali tale pratica, partendo da Pescocostanzo, si è diffusa nel corso del XVI
secolo in seguito ad una intensa attività di scambi commerciali
con Venezia e la Lombardia.
Il ricamo a tombolo viene ottenuto unicamente attraverso l’intreccio di sottilissimi fili, solitamente di lino, seta o cotone, con
l’ausilio di fuselli di legno. Una persona poco pratica iniziava a
ricamare intrecciando con tre coppie di fuselli (quindi sei in tutto), di contro, una persona abile era capace di lavorare con sedici
coppie di fuselli (dunque trentadue fuselli).
Vuole la leggenda che a introdurre l’arte della tessitura in Abruzzo furono delle schiave turche che insegnarono alle donne abruzzesi ad usare l’indaco e a tessere coperte con motivi decorativi
usati anche nei tappeti caucasici. Particolarmente apprezzata
era l’originalità dei disegno che, unendo la tradizione della tessitura a quella del ricamo, offriva splendide figure stilizzate racchiuse entro rombi.
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Textile industry and bobbin lace
At the beginning, this type of craftsmanship included both textile
working, like hemp, wool and linen, laces, and embroidery mainly
made by women for family use. Domestic manufacture was also made
for commercial purposes, in this case a highly specialized job can be
found and separated among different professional figures. Textile productions concerned mountain areas which sold their products with the
most important Italian and abroad commercial centres at least till the
XVIIIth century. Bedspreads, tablecloths, tapestries and rectangular
boards, long and thin which covered cases of wedding trousseau. Decorative designs reproduced anthropomorphic shapes, stylized animals,
lozenges and other geometric shapes.
Bobbin lace is one of the highest expression of artistic craftsmanship
in our region. According to historical-cultural studies, starting from
Pescocostanzo, this practice spread during the XVIth century because
of an intense activity of commercial exchanges with Venice and Lombardia
Bobbin lace is made of very thin linen, silk or cotton threats with the
use of a wood “fusello” (small spindle t.n.). A not specialized person usually started with three couple of fuselli (six spindle) while a specialized
one was able to work with sixteen couple of fuselli (thirtytwo spindles).
The legend says that Turkish slaves were the ones who taught women
of Abruzzo how to use indigo and to weave blanket with decorations
also used on Caucasian carpets. The originality of the drawing was particularly appreciated and it united the tradition of weaving with that
of embroidery, it showed marvelous stylized figures closed in rhombus.
Fontana davanti il Palazzo del Comune
Fountain in front of town hall
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Cenni storici
Taranta Peligna (Ch)
Comune italiano di 425 abitanti della Provincia di Chieti, Taranta Peligna (in dialetto locale “Tarantola”) si estende dai 378
ai 2646 metri sul livello del mare su di una superficie 21Km2. Il
comune, che sorge nella valle dell’alto corso del fiume Aventino,
alle pendici della Majella orientale, fa parte della Comunità Montana Aventino-Medio Sangro e del Parco Nazionale della Majella.
Il centro urbano, sorto inizialmente sulla riva del fiume e successivamente sviluppato ai piedi del Monte Macellaro, confina con i
comuni di Colledimacine, Lama dei Peligni, Lettopalena, Pacentro e Palena. Nel territorio, ricco di testimonianze storico-culturali, si trovano anche mete di interesse naturalistico quali l’oasi
fluviale delle Acquevive e la luggett, resti di un condotto scavato
nella viva roccia, nonché numerose grotte visitabili.
An Italian town with 425 inhabitants in the province of
Chieti, Taranta Peligna, (in
the local dialect “Tarantola”)
stretched from 378 to 2646
metres on the sea level on a
21km² area. The town, which
rises on the valley of the high
flow of the Aventino river, at
the slope of west Majella, belongs to the Comunità Montana Aventino Medio Sangro and the National Park of Majella. The centre, rose on the bank of the river and
gradually developed at the bottom of Monte Macellaro, borders on the
villages of Colledimacine, Lama dei Peligni, Lettopalena, Pacentro and
Palena. The land is full of historical and cultural proof and it is full of
naturalistic attractions like river oasis of Acquevive and the luggett,
pieces of a pipe digged in stone and other several caverns which can be
visited.
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Taranta Peligna sorge nella valle dell’ Aventino: le origini di questo paese risalgono probabilmente all’ XI secolo e sono da collegarsi col nascere dell’arte della lana molto fiorente a partire dal
‘300.
I tessuti che vi si producevano erano noti nei mercati del Centro-Sud Italia ed erano soprannominati “tarante”: la caratteristica era, infatti, la produzione di grosse coperte di lana con motivi
decorativi a diversi colori.La fortuna del paese, dove la rivoluzione industriale arrivò quando in altri posti del Regno delle Due
Sicilie o dell’Abruzzo citeriore si era ancora in pieno feudalesimo, è ruotata da sempre attorno ai suoi lanifici: tessuti e coperte
divennero famosi in tutta Italia e diedero alla popolazione una
notevole agiatezza, manifestata dai pregevoli monumenti superstiti.Opinione comune è che fu proprio Lorenzo Malvezzi Medici,
parente di Lorenzo il Magnifico, a portare l’arte laniera fiorentina
in questo territorio. Taranta aveva, inoltre, l’esenzione dai balzelli reali perché forniva le vele agli arsenali napoletani. I continui
contatti con il Sud Italia, in particolar modo con le città di Foggia
e Napoli, per motivi commerciali e di transumanza trasformarono notevolmente il dialetto tarantolese.Abitata fin dalla preistoria come dimostra il ritrovamento di un’ascia di bronzo della
prima metà del II millennio a.C., nel XIII secolo divenne feudo
di Berardo di Acciano ed Enrico di Portella. Nel 1316, Niccolò di
Acciano divenne proprietario di metà del centro abitato, nel XV
secolo divenne feudo dei Caldora e nel XVIII secolo fu parte dei
beni dei D’ Aquino che lo tennero fino al termine del feudalesimo.
La città fu distrutta da diversi terremoti: il primo, avvenuto il 3
Novembre 1706 causò 100 vittime; il secondo nel 1915 e il terzo
nel 1933 danneggiò gravemente la Chiesa di San Biagio (protettore dei lanari). Al centro del paese si vedono, infatti, le rovine
della Chiesa (sec. XVI) di cui è rimasta in piedi la facciata in pietra con il grande portale che conserva i battenti lignei intagliati
e raffiguranti San Biagio e San Rocco e i busti di Santi e Angeli.
Un ultimo terremoto si verificò nel 1984. Inoltre, nel 1929 la piena del fiume Aventino distrusse molte case e ridisegnò il percorso
55
del fiume stesso. Durante la seconda guerra mondiale nel 1943,
infine, Taranta Peligna venne quasi del tutto distrutta dai tedeschi: il 90% delle abitazioni saltarono per aria, minate una ad
una, e i Tarantolesi si rifugiarono nelle numerose grotte della
Valle di Taranta, detta anche anticamente La Tagliata.Tali grotte
hanno poi reso Taranta famosa, come ad esempio la Grotta del
Cavallone, sospesa a mezza altezza sul fianco sinistro della valle
a quota 1475 s.l.m.. La grotta, che si estende per 3 km, mostra la
sua bellezza attraverso un suggestivo spettacolo di stalattiti, stalagmiti e cavità i cui nomi prendono spunto dai personaggi della
tragedia dannunziana. Essa è detta, infatti, anche Grotta della
Figlia di Jorio perché Francesco Paolo Michetti la utilizzò per la
scenografia del secondo atto della tragedia dannunziana messa
in scena il 4 Marzo 1904 al Teatro Lirico di Milano.Le grotte,
che attualmente sono le uniche visitabili dell’ intero Parco della
Majella, furono visitate per la prima volta nel 1704 e per molto
tempo l’ unico modo di discendervi era attraverso “la treggia”, un’
enorme slitta usata per il trasporto della legna. Solo alla fine del
1800, furono eseguiti una serie di lavori per la loro valorizzazione turistica con la realizzazione della scala scavata nella parete
rocciosa e delle scale in legno.
A quota 2604 s.l.m. si trova la Grotta Canosa, un riparo sotto
roccia situata tra la Valle di Femmina Morta e la Valle Cannella.
I comuni confinanti di Taranta Peligna, Lama dei Peligni e Pacentro la scelsero come termine di confine dei rispettivi territori.
Salendo nella valle e guardando in basso si trovano, poi, il Sacrario dei Caduti della Brigata Majella, che operò per la Resistenza
in Abruzzo e in tutta l’avanzata della Liberazione fino a Bologna
ed Asiago, il Santuario diocesano della Madonna della Valle, che
sorge nella parte alta del paese a ridosso di un costone roccioso,
la Chiesa della SS. Trinità che conservava il crocifisso ligneo che
ora si trova nella Chiesa di San Nicola ed infine la Chiesetta della Madonna del Carmine, costruita nell’800.
Sulla strada per Lettopalena, appena usciti dal paese, si arriva invece al Parco Fluviale “Le Acquevive”, sorgenti naturali che
scaturiscono direttamente dalla terra creando un ambiente spet-
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tacolare. Al di là della valle si erge ancora la Chiesa Barocca di
San Nicola di Bari al cui interno si trovano un crocifisso ligneo
del ‘400 dipinto a tempera attribuito ad Antoniazzo Romano e la
grande tela seicentesca dipinta ad olio della Madonna Assunta
con Santi Protettori.
Historical notes
Taranta Peligna rises on the valley of Aventino; its origins probably go
back to the XIth century and are connected to the birth of the art of wool
which was very flourishing since the fourthteen century. The textiles
which were worked there, were known in the markets of the centre and
south of Italy and were called “tarante”: their feature was, in fact, the creation of big wood blankets with different coloured decorations. The fortune
of this town, where the Industrial Revolution arrived when in other parts
of the Reign of two Sicily or Abruzzo Citeriore Feudalism was still at its
height, rotated around its wollen mills: textiles and blankets and became
famous all over Italy and gave the population a remarkable prosperity
which can be shown in those surviving valuable monuments. According
to a popular opinion, Lorenzo Malvezzi Medici, Lorenzo the Magnificent’s
relative, was the one to bring the art of wood from Florence to this territory. Taranta had, furthermore, the royal tax exemption because it provided
sails for dockyards in Naples. The continuous contacts with the South of
Italy, particularly with Foggia and Naples, for commercial and transhumance reasons, considerably changed the dialect of Taranta.
Inhabited since prehistory as shown by the discovery of a copper hatchet of the first half of the second century before Christ, it became the
feud of Berardo of Acciaio and Enrico of Portella in the thirteen century. In 1316, Niccolò of Acciaino became the owner of the inhabited
centre, in the fifteen century it became the feud of Caldora and it was
part of the goods of D’Aquino which kept it till the end of feudalism.
The city was destroyed by four earthquakes, the first, on 3rd of November 1706, caused 100 victims, the second in 1915, the third in 1933
which seriously damaged the church of San Biagio (the protector of
wood workers). In fact, in the town centre, the remains of the church
can be seen, there are the stone façade with its big portal which preserves the notched wood shutters portraying Saint Biagio and Saint
Rocco and saints and angels’ busts. The last earthquake happened in
1984. Besides in 1929 the flood of Aventino river destroyed many hous-
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es and reshaped the course of the river itself. Finally, during the Second
World War, in 1943, Taranta Peligna was almost entirely destroyed by
Germans; the nineteen per cent of the houses broke out, undermined
one by one, and the Tarantolesi took refugees in the several caverns in
the Valley of Taranta, formerly called La Tagliata.
These caverns made Taranta famous, such as la grotta del Cavallone
hanging at the half height on the left side of the wide valley, 1475
metres above sea level. The cavern, an area of 3km, shows its beauty
through a striking show of stalactites , stalagmites and caves whose
names take their origin from the tragedy written by D’Annunzio, it is
also said Grotta della Figlia di Iorio because Francesco Paolo Michetti
used this name in the second act of the tragedy of D’Annunzio which
was put on stage on March 4th 1904 at the Teatro Lirico in Milan.
The carverns are actually the only parts of the entire Park of Majella
which can be visited today, they were first visited in 1704 and for a long
time the only way to get into was using a “treggia”, a big sledge used for
wood. Only at the end of XIXth century, a series of works were executed
in order to increase their values for touristic purposes, building a series
of staircases digged in the rocky wall and wood.
The cave Grotta Canosa is at 2604m on the sea level, it is a refuge
under the rock between Valle di Femmina Morta and Valle Cannella.
The towns of Taranta, Lama dei Peligni and Pacentro have chosen it as
borderline among their territories.
Climbing the valley and looking down, the Shrine of Caduti of Brigata
Majella and the Diocesan Sanctuary of Madonna della Valle can be seen.
The people of Brigata Majella were the Resistance in Abruzzo who advanced to Bologna and Asiago during La Liberazione and the sanctuary
is on the highest part of the town in the shelter of the rock. Near them,
there are the church of SS Trinità where a wooden Christ is preserved
(at the moment it has been temporary moved in the church of San Nicola) and the church of Madonna del Carmine which was built in the nineteenth century- On the way to Lettopalena, just outside the town, there
is the river park Le Acquevive, natural sources flowing directly from land
creating a spectacular environment. Beyond the valley there is also a
Baroque church of San Nicola of Bari where a wooden, tempera painted
Christ, dated back to the fifteen century, which was attributed to Antoniazzo Romano and a big oil canvas, dated back to the seventeen century
of Madonna Assunta and Santi Protettori can be seen.
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Luoghi d’interesse
Comune interessante per la varietà dei luoghi di culto, tra le vie
della città è possibile ammirare:
Santuario Madonna della Valle, originariamente cappella
aperta al pubblico di proprietà della famiglia de Simeonibus
(fine ‘500) divenne successivamente luogo di culto di grande
devozione. Elevata a Santuario diocesano nel 1991, la chiesa
è ubicata nella parte alta del paese a ridosso di un costone
roccioso. Il suo interno è a navata unica e copertura in legno a
due falde;
Chiesa di San Nicola di Bari, le cui origini risalgono al 1300. Sita
su una rupe a strapiombo sul fiume Aventino, al suo interno sono
conservate alcune tele del ‘600 e un pregevole quattrocentesco
crocifisso su tavola, attribuito ad Antoniazzo Romano;
Chiesa della Santissima Trinità, del XVI secolo, di umile costruzione a navata unica;
Chiesa della Madonna del Carmine, di piccole dimensioni venne
costruita nell’800 sulla roccia granitica.
Rovine della Chiesa di S. Biagio, citata in precedenza. Situate
nella zona centrale del paese, le rovine sono relative alle mura,
alla zona absidale e alla facciata in pietra che conserva il portale
ligneo con i Santi S. Biagio e S. Rocco ed alcuni busti di Santi ed
Angeli;
Sacrario della Brigata Majella, cappella situata su uno sperone
rocciosa e dedicata ai 55 caduti della Brigata Majella, gruppo
partigiano unico nel suo genere in quanto fregiato da medaglia
d’oro al valor militare pur non essendo una formazione militare.
Ulteriori luoghi interessanti soprattutto per gli amanti della natura e dell’escursionismo ma anche per la cultura in genere sono
da annoverare:
Palazzo Malvezzi, edificio settecentesco della omonima famiglia,
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di origine bolognese, è adibito a sede di varie associazioni e luogo
di manifestazioni culturali;
Valle di Taranta, grande fenditura che si estende per oltre sette
chilometri nella Majella orientale. Il luogo è di grande interesse,
ideale per l’escursionismo, poiché offre numerosi fenomeni carsici, rarità botaniche e fauna particolare;
Grotta del Cavallone, con apertura a strapiombo sulla parete rocciosa a sinistra della Valle di Taranta. Situata a 1475 m. sul livello del mare, la grotta si sviluppa per quasi un chilometro e mezzo
ed è ricca di formazioni carsiche di grande suggestione. Fonte di
ispirazione per Francesco Paolo Michetti, essa è grotta è costituita da una serie di condotti e di sale concrezionate, attrezzate per
la visita turistica per circa 800 metri, la cui toponomastica è in
gran parte regolata su personaggi della tragedia dannunziana la
figlia di Iorio;
Antoniazzo Romano;
Church of Santissima Trinità humble contruction with a single nave;
Church of Madonna del Carmine of small dimension, it was built in
1800’s on the granite;
Church Of S.Biagio’s ruins, formely cited, situated in the centre of the
town, the ruins are pieces of walls, parts of apse and the stone facade
which preserves the wooden portal with the saints San Biagio and San
Rocco and other busts of saints and angels;
Shrine of Brigata Majella, a chapel situated on a rock spur and dedicated to the 55 deads of Brigata Majella, a unique group of partisans
who were the proud holders of the gold medal for military valour even
though they were not regular soldiers.
Grotta Canosa, a quota 2604, è sita tra la Valla della Femmina
Morta e la Valle Cannella ed è punto di convergenza di alcuni
itinerari per il Monte Amaro;
Acquevive, sorgenti naturali tra le più caratteristiche del Parco
Nazionale della Majella.
Places of interest
Interesting town for the variety of religious places, among its streets it
is possible to admire:
Sanctuary of Madonna della Valle was originary a private chapel open
to public belonging to the family De Simeonibus (end of 1500’s), it became a church of great devotion, and a diocesan sanctuary in 1991. It
is on the highest part of the town in the shelter of the rock. Inside, the
church has a single nave and has a double pitched roof.
Church of San Nicola of Bari dates back to the XIVth century. It is on
a cliff of the river Aventino. Inside there are some canvas belonging
to the XVIIth century and a valuable crucifix on a board attributed to
Taranta Peligna, ingresso del parco fluviale “Acque Vive”
Entrance of Acquevive Park
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Further places of interest especially for those who appreciate nature
and hiking but also culture in general are:
Palazzo Malvezzi; eighteen-century building of the same name, is a
place for associations and cultural events
The Valley of Taranta, big cleft of 7 km in the oriental side of Majella.
The area is ideal for hiking because it offers several karstic feature,
botanic rarities and particular fauna;
The cavern of Cavallone with an open part overhanging the rock on the
left side of the valley of Taranta. The cavern is situated at 1475 metres
above sea level, with an area of 3km, it is rich of karsic features of
great suggestion. Source of inspiration for Francesco Paolo Michetti, it
is originated by a series of ducts and rooms, equipped to be visited for
about 800 metres whose toponimy is mosly regulated by the characters
of the tragedy written by D’Annunzio, La Figlia di Iorio.
The Grotta Canosa, 2604 at sea level, is between la Valle della Femmina Morta and la Valle Cannella and it is the point of convergence of
some touristic itineraries to Monte Amaro.
Acquevive, natural sources among the most characteristic ones in the
National Park of Majella
zesi che, come nel caso di quelle di Taranta Peligna, operano
con telai meccanici inserendo anche motivi e decori moderni. In
questo modo la tecnologia abbraccia perfettamente la tradizione
artistico-artigianale. Produzione tipica del comune tarantolese è
dunque la famosa coperta chiamata taranta, panno di lana famoso già dal Cinquecento.
In questo comune, si ha notizia della presenza di tintorie e gualchiere per la follatura dei tessuti già nel XIII secolo. L’industria
laniera vi è stata fiorente fino alle fine del XX secolo, quando l’emigrazione e la concorrenza delle industrie del nord Italia provocarono la chiusura delle numerose fabbriche presenti nel paese.
è agli inizi del ‘900, tuttavia, che furono attivati nuovi impianti per
la produzione di coperte e tappeti di lana, fra i quali hanno avuto
particolare successo e sono ancora adesso identificate come coperte
abruzzesi: le cosiddette tarante, copriletti damascati a due colori,
confezionate con l’inserimento sui telai di macchine jacquard, che
hanno la particolarità di presentare due diritti, anziché un diritto
e un rovescio, con l’alternarsi di motivi floreali e geometrici.
L’attività tessile laniera: la taranta
Tipica di un’economia agro-pastorale, la lavorazione delle lana,
ma anche dei teli di lino e cotone, veniva tramandata da madre
in figlia. Anche le fasi della trasformazione in filato delle materie
prime e la successiva tintura con colori vegetali venivano svolte
dalle donne. In ogni casa era presente un telaio.
Nelle case di montagna, con l’allevamento degli ovini, era diffusa
la tessitura dei panni di lana; testimonianze storiche risalenti al
‘600 sono le lavorazioni di splendidi tappeti di lana colorati, coperte da tavola, da bancale, da spalliera, con decori di ispirazione
medioevale.
Oggi alcuni lanifici continuano la tradizione delle coperte abruz-
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Wool textile activity: la taranta
The wood production was a tipical pastoral activity handed down from
mother to daughter. The phases of transformation in strings and the
following dye with vegetable colours were done by women. There was
a loom in every house. In mountain huts, due to sheep breeding, wool
weaving of rags was diffused; there are historical evidences dating to
the XVIIth century, in splendid coloured wool carpets, tablecloth, back
of chair or bed with medieval decorations. Today, some woolen mills
continue the tradition of the blanket of Abruzzo such as in Taranta
Peligna where they work with mechanical loom also inserting modern
themes and decorations. In this way technology perfectly embraces artistic and artisan tradition. The tipical production of the town Taranta
is the famous blanket called taranta, a wool cloth famous already in
XVIth century.
The news of the presence of dyeworks and cothmaking machines came
from the XIIIth century. Wool industry was flourishing till the end of
XXth century when emigration and competition from north of Italy industries caused the closing of several facturies in the town.
New factories were anyway opened at the beginning of XXth century in
order to product woollen blankets and carpets which have been identified as the original blankets from Abruzzo so called Tarante, damasked
double- coloured bedcovers sewed with jacquard machines on frames
which have the particularity of being done with two straight yarns instead of the usual wool production of straight and purl of the knitting
machine, alternating floreal and geometric decorations.
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I mestieri degli Avi
Photogallery
Photogallery of ME.VI.
SAN GIOVANNI TEATINO
San Giovanni Teatino: Chiesa di S. Giovanni Evangelista
Church of San Giovanni Evangelista
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San Giovanni Teatino: Museo civico delle Scienze Naturali
Civic museum of natural sciences
San Giovanni Teatino, la piazza
Square
Fontana del Municipio
Own hall fountain)
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GUARDIAGRELE
Maurizio D’Ottavio nel suo laboratorio di oreficeria
Maurizio D’Ottavio in his goldsmith’s shop
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“Presentosa” creata dal maestro Maurizio D’Ottavio
“Presentosa” created by Maurizio D’Ottavio
Guardiagrele, Portico laterale della cattedrale di S. Maria Maggiore
Lateral porch of S. Maria Maggiore Cathedra
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Guardiagrele, Villa comunale (Guardiagrele, town villa)
Guardiagrele, Stemmi araldici famiglie nobiliari
(noble families’ coats of arms)
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lettomanoppello
Guardiagrele, Chiesa di San Nicola
Church of S. Nicola
Claudio Di Biase prepara la pietra per il taglio
Claudio Di Biase prepares the stone to be cut
Guardiagrele, il bellissimo stemma araldico
The wonderful coat of arms
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Un momento del taglio della pietra
Stone-cut
Lo studio - laboratorio di Claudio Di Biase “La Bobba”
The lab of Claudio Di Biase named “La Bobba”
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Lettomanoppello, grotta Sant’Angelo
Cave of Sant’Angelo
Lettomanoppello: Un bassorilievo di epoca romanica
e un’interpretazione di scultura moderna
Romanesque bas-relief and modern sculpture interpretation
Lettomanoppello, lo storico scalpellino Gennaro D’Alfonso
the famous mason Gennaro D’Alfonso
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Pescocostanzo
Pescocostanzo, la Signora Lucia Di Tella al tombolo
Mrs Lucia Di Tella at her lace pillow
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Oreficeria pescolana: Presentosa
Jewel from Pescocostanzo: Presentosa
Pescocostanzo: Particolare del portale in pietra del Municipio
Detail of the stone portal of town hall
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Pescocostanzo: Particolare della lavorazione al tombolo
Detail of bobbin lace
Orologio della torre comunale
ower hall clock
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Pescocostanzo: scale e balconi in fiore
Stairs and balconies with flower
Pescocostanzo: il prezioso ambone della cattedrale
The precious pulpit in the Cathedral
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TARANTA PELIGNA
Pescocostanzo: campi innevati per lo sci
Skislopes
Taranta Peligna: I.L.A. l’industria laniera abruzzese
di Merlino e Figli
Merlino and Sons: Wool Industry of Abruzzo-I.L.A.
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Taranta Peligna: telaio meccanico
Mechanic loom
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Taranta Peligna: sopra, particolare delle famose coperte
Above, famous blankets
Taranta Peligna: le “Acque vive”
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Bibliografia (Bibliography)
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http://www.comunesgt.gov.it/
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http://it.wikipedia.org/wiki/Guardiagrele
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http://it.wikipedia.org/wiki/San_Giovanni_Teatino
http://it.wikipedia.org/wiki/Taranta_Peligna
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