Anno XI - Numero 134- Settembre 2014 cittàviva.com IL MENSILE E’ IN VENDITA PRESSO LA TIPOGRAFIA “SUITE GRAFICA” di Via Luigi Galasso nr.81/83 Vernissage “Mostra Collettiva d’arte Visiva” di Sebastiano Muti “Scarti InFermento“ è il titolo assegnato alla mostra collettiva d’Arte contemporanea tenuta nei locali dell’ex Convento della Villa Comunale. La Mostra è durata tre giorni, dal 22 al 24 Agosto, ed ha avuto quali protagonisti tanti giovani artisti (tra di essi ricordiamo il nostro Francesco Ciavarella) che hanno colto l’occasione di mostrare le loro opere, alcune delle quali sono mostrate nelle foto. È stata un’occasione Culturale importante che va ripetuta nella nostra cittadina con altre mostre pittoriche non solo contemporanee, con mostre sull’artigianato di qualità e sull’antiquariato di qualità. Che dire poi di organizzare una settimana da dedicare alla musica Classi- ca e una alla musica Contemporanea (Apricena ha uno stuolo foltissimo di musicisti sia dell’una che dell’altra musica, in grado di sostenere questo impegno)? In definitiva, bisogna dare ai giovani meritevoli il merito che a loro compete ovvero la Visibilità, che è uno degli strumenti necessari per avere successo. Anno XI Numero 134 pag. 2 Editoriale DA APRICENA ALLA CONQUISTA DEL MONDO DELL’INFORMATICA A Michele Liberato l’“Agros Hippium” per aver dato lustro alla Capitanata nel mondo di Giuseppe Del Fuoco Si chiama Michele Liberato, è un manager internazionale di successo, vive a Roma (ma gira in tutto il mondo) e lo scorso 26 agosto ha ricevuto il premio “Agros Hippium”, riconoscimento ufficiale dato ai figli della Daunia che si sono distinti per qualità umane, professionali o artistiche a livello mondiale. Un figlio della provincia di Foggia, ma soprattutto di Apricena, il dottor Liberato. Attualmente, si apprende dal suo curriculum, “è Presidente di EMC Computer Systems Italia e Membro dell’International Board di EMC, dal dicembre 2008. Secondo una ricerca condotta da Appinions, società internazionale leader nell’executive influence, Michele Liberato, Presidente di EMC Italia e membro dell’International Board, è risultato essere tra i 10 top manager più influenti della Corporation a livello mondiale, unico europeo presente in classifica”. Una grande soddisfazione per lui, ma per tutta la nostra comunità. Nello splendido contesto del parco della Basilica Santa Maria Maggiore di Siponto, luogo dove da più di vent’anni si svolge il premio “Agros Hippium” ideato da Lino Campagna, Liberato ha ricevuto l’importante riconoscimento dalle mani del sindaco di Apricena, Antonio Potenza, “orgoglioso di aver un concittadino dalle grandi qualità professionali e umane, in grado di portare, con onore, il nome di Apricena in giro per il mondo”. La cerimonia di premiazione è stata presenziata dal giornalista Rai Sergio De Nicola e da Paola Catapano, giornalista scientifica. Entrambi originari della Daunia e insigniti, negli scorsi anni, del riconoscimento che quest’anno è andato nelle mani di Liberato, premiato insieme a tanti altri talenti nostrani. Il nostro concittadino, si legge ancora nel suo curriculum, si è laureato in Scienza dell’Informazione a Pisa, nel 1974. Ha accumulato esperienze di rilievo in importanti aziende che si occupano di informatica, tra cui la Computer Data e l’Accenture. “Negli oltre trent’anni di carriera in Accenture – si legge ancora – Liberato ha ricoperto numerosi incarichi tra i quali Managing Partner del settore di mercato “Communications & High Tech” (Telecomunicazioni, Elettronica, Media & Entertainment) prima per Italia, Grecia, Europa Orientale e Medio Oriente e successivamente per l’Europa e l’America Latina”. E’ stato direttore per Europa e America Latina dell’area “Network” e del mercato Wireline nel settore delle Telecomunicazioni e Managing Partner delle aree Pubblica Amministrazione, Sanità, Utilities e Telecomunicazioni per l’Italia. Grazie alla sua esperienza con le nuove tecnologie ha ricoperto ruoli in Confindustria. “La sua carriera professionale a livello internazionale, unita alla collaborazione che ha sa- puto sviluppare in ambito associativo ne hanno fatto un conoscitore esperto dell’ICT a livello nazionale e internazionale”. Un apricenese di cui andare fieri. cittàviva.com SEBASTIANO MUTI EDITORE Via Pozzo Salso, 66 - 71011 Apricena TELEFONO 380 3526160 E-MAIL [email protected] [email protected] SITO cittàviva.com Periodico mensile Registrazione del Tribunale di Lucera N. 118 del 25/06/2004 DIRETTORE RESPONSABILE Sebastiano MUTI VICE DIRETTORE Giuseppe DEL FUOCO WEBMASTER NWI produzioni GRAFICA E IMPAGINAZIONE Maria Libera Testa STAMPA ELIOTECNICA TIPOGRAFICA snc Torremaggiore Zona Ind. Via Luigi Grassi 24 0882 393085 - [email protected] COMITATO DI REDAZIONE Alberto Galante, Peppino Bonfitto, Giuseppe L. Matera, Francesca Mobilio, Giuseppe Bonfitto, Nicky Violano, Arnold La Porta. HANNO COLLABORATO Vito Cracas, Domenico Sangillo, Associazione Antiracket, Vito Cracas, Maria Leonarda Milone Goffredo, Alessandra Muti, Aurelio Carraturo, Antonio Monte, Giuseppe De Cato, Alessandro Muti, Franco Ferrara REDAZIONE CITTÀVIVA Via Pozzo Salso, 66 - 71011 Apricena (Italy) Tiratura 125 copie Chiuso in stampa il: 8 settembre 2014 Cronaca Cittadina Anno XI Numero 134 pag. 3 a cura di Sebastiano Muti APPELLO AI LETTORI Dal mese di maggio del c.a., il nostro mensile “Apricena e Dintorni-Città Viva” è in vendita al pubblico presso la Tipografia “SUITE GRAFICA” di Via Luigi Galasso (Chiazza Llaria) n. 81/83- Tel. 0882 424430 Toponimia Inquietudine Su questa terra contaminata ho costruito la mia casa Vi ho riposto gli oggetti più preziosi non miei, solo quelli che ho rubato e credevo più belli per mostrare ciò che non era Ci vivo da sempre e non sono me stesso Quando arriverà il coraggio d’un tempo? Allora, solo allora, amerò la mia casa, in cui poggerò le mie cose. Gentilissimo signor Sindaco, approfitto della sua pazienza per rappresentarle una questione che spero possa essere risolta in tempi brevi. Abito in via Pozzo Salso, in una palazzina che fa angolo con “via Tabanaro”, il cui terreno è proprietà privata e, parte di essa, in qualità di erede mi appartiene. Non ho problemi nel comunicarle che l’Amministratore Comunale degli anni scorsi ha provveduto ad intitolarla via “Tabanaro”. Mi sono sforzato di conoscere il significato di questo termine e certamente non mi sono accontentato della spiegazione di alcuni impiegati comunali che, volendomi illuminare, mi hanno detto che faccia riferimento alle “Talpe” che un tempo albergavano su questo terreno. Debbo anche riferirle che esiste già un tratturo con la medesima denominazione di “Tabanaro” e capirà la confusione. Ma ciò che incuriosisce e la libera traduzione dal dialetto apricenese di “tafaner” o non so cosa, all’italiano “Tabanaro”. Ho fatto ricerche sul dizionario e ho appreso quanto segue: Da vocabolario Italiano-Gradese (Grado) Tabanaro, sm: chi racconta frottole; o dal latino tabanarius = frequentatore di taverne. Su questa proprietà, che ripeto è privata, vi abitano mia suocera, e un’altra signora, che non penso abbiano mai frequentato taverne e in quanto a “frottole” non giuro che non le abbiano mai raccontate. Però sento il dovere che bisogna dare dignità diversa a questo angolo apricenese e a scopo collaborativo, suggerisco che si possa rinominarla, qualora non ci fossero ostacoli Culturali o pseudo Tali, in “Via Oriana Fallaci, già via Tabanaro”, giornalista e scrittrice di valore, che ha rappresentato degnamente l’Italia nel mondo, il secolo scorso. Che ne dice? Mi scuso per averla distratta da incombenze importanti, ma resto in attesa di avere sue indicazioni e/o deliberazioni in merito, sperando che non giungano alle “calende greche”. Anno XI Numero 134 pag. 4 Cronaca Cittadina E a proposito di Toponimia Che paese è? sono soggette a tassazioni e i loro vertici non sono tenuti a presentare il bilancio? Gentilissimo Sindaco, non le sembra il caso di approfondire la questione sulla denominazione di una strada cittadina “Paolo Sarti”, nominativo questo che pare si riferisca ad un pediatra o a un professore ancora in vita? Domanda birichina: “L’amministratore di tempo • Che paese è se per essere sicuri che una lettera arrivi a destinazione addietro voleva riferirsi a Paolo Sarpi bisogna raccomandarsi, cioè fare (Venezia, 14 agosto 1552 – Veneuna “Raccomandata”? (che poi arzia, 15 gennaio 1623) religioso, teriva a destinazione dopo una settiologo, storico e scienziato italiano mana, se tutto va bene); dell’Ordine dei Servi di Maria?” • Che paese è se negli uffici pubblici bisogna fare la fila per ore e subire, Inoltre, le pare possibile intitolare a volte, la scostumatezza e l’apatia una strada di un certo interesse ad degli impiegati?; un personaggio poco conosciuto “Paolo Sarti” o forse inesistente • Che paese è se il treno “Intercity (era il Rapido di una volta che fere intitolare una strada nella quale mava solo nelle grandi città )” ora ci sono solo Garage, a San Franè diventato “Espresso” che ferma a cesco di Assisi, patrono d’Italia quasi tutte le stazioni e le Ferrovie con Caterina da Siena e che Papa dello Stato costringono a pagare il Bergoglio ha inteso onorare, assusupplemento per un servizio offerto mendo il nome di Papa Francesco? che è inesistente e i condizionatori Dove alberga il Buon Senso? sono a volte inefficienti? Con Simpatia Sebastiano Muti • Che paese è se molti giovani intendono trovare il posto di lavoro, pensando di fare carriera politica per opportunismo? • Che paese è se molti giovani pensano alla raccomandazione per trovare lavoro e non fanno affidamento alle proprie capacità? • Che paese è se le bellezze che la Natura ha donato all’Italia, l’immenso patrimonio artistico e la marea di Reperti archeologici vengono vilipesi, distrutti, abbandonati? • Che paese è se non si possono costruire le grandi opere, necessarie per lo sviluppo del territorio, perché si ha paura che la mafia entri nei lavori, i politici prendono le mazzette e i Cultori del “No” a prescindere, pongono continui ostacoli? • Che paese è se la Magistratura è politicizzata? Magistratura democratica (sinistra) Unità per la Costituzione (centro) • Che paese è se le numerose pro- Magistratura indipendente (destra) prietà immobiliari dei Sindacati non Movimento per la giustizia I Verdi (sinistra) •Che paese è se lo Stato è forte ed irriverente con le persone per bene ed è debole e servile con i grossi evasori? •Che paese è se lo Stato non difende le vittime e le abbandona e al contrario perdona i carnefici e li gratifica? •Che paese è se la spazzatura viene buttata in tutti gli angoli del territorio e nessuno s’indigna? •Che paese è se interi territori di Regioni sono inquinati da materiale tossico? •Che paese è se abbiamo i politici di lungo corso che non vogliono mollare “l’osso”? Cronaca Cittadina Senso Civico Vado subito al sodo senza fronzoli, perché non è più il caso di utilizzarli. Una certa popolazione apricenese non ha il “Senso Civico” o, se volete, quell’educazione basilare che è necessaria a rispettare la libertà del prossimo. Per senso civico, mi riferisco a quel comportamento fatto di vita quotidiana che serve a far dire a coloro che non conoscono la nostra città e la visitano per la prima volta, che è linda, pulita, attenta all’inquinamento acustico ed ambientale e: “la prossima volta ci ritorneremo volentieri”. Non è così purtroppo e le conseguenze sono che siamo costretti a subire le scritte alle pareti degli edifici pubblici del tipo “Fuck” e quant’altro e pochi se ne avvertono per attivarsi a far ripulire l’obbrobrio. Subiamo in silenzio i rumori degli illustri giovanotti e “giovanotte” (le più scalmanate e prive di pudore) che gridano e schiamazzano nelle ore notturne o giocano a palla in luoghi densamente abitati, il rumore roboante delle moto dei portentosi centauri che scorazzano per le strade cittadine e le sgommate degli automobilisti sapientoni. C’è poi la musica diffusa dalle casse acustiche “megalattiche” che assordano (inquinamento acustico) fino a tarda notte il cittadino, malgrado le disposizioni dell’Amministrazione Comunale che stabiliscono orari di emissioni di suoni ben precisi. Sobbalziamo dalla sedia o dal letto per gli improvvisi “Botti” che assordano, provenienti sempre dallo stesso quartiere ( abbiate pietà, cambiate quartiere ogni tanto, che diamine!!!), la mattina, pressappoco alle ore 08:00, per annunciare che c’è le festività laica o rionale o patronale (a tal proposito segnalo che la pratica degli spari dei mortaretti si è evoluta e avviene a tutte le ore per annunciare …BOOOH!....). Qualcuno si è mai chiesto se quei rumori improvvisi possano danneggiare l’udito, l’equilibrio psico-fisico, i sofferenti, coloro che hanno lavorato di notte e vogliono dormire in santa pace nel loro letto? Qualcuno si è mai chiesto se quei rumori impauriscono i bambini, i neonati? Oramai sono diventati casi pietosi la classica busta di “Monnezza” che viene buttata per le strade di notte e il lascito corporale dei cani al guinzaglio sui marciapiedi della città. Vorrei narrare tanti episodi di malcostume, ma lo sconforto è grande. L’elenco dunque è lungo e il tutto viene fatto con tranquillità, senza pensare al danno alla natura e ai bambini, agli ammalati, agli anziani e meno anziani sofferenti anche per via dei continui rumori prodotti dagli incivili. Qualcuno ha mai pensato agli ammalati gravi? Si prova dolore per questi, perché non c’è peggior cosa nel dare sofferenza a chi è già sofferente, in nome e per conto di…. Cosa? Ma in che paese viviamo? Qui c’ è qualcosa che non quadra. La gente non dorme più e se ci prova viene svegliata di soprassalto dai famosi “Botti” che annunciano anche le festività di privati cittadini. Non pare salubre sporcare ovunque, insozzare le strade e le pareti dei caseggiati. La disposizione dell’Amministrazione Comunale con prot. 11338 del 25 luglio 2014 che si riferisce alle emissioni sonore appare lacunosa, laddove autorizza la diffusione della musica nel centro abitato, ma non stabilisce il Anno XI Numero 134 pag. 5 Sagra del Cinghiale Calda sera del 9 Agosto. Un corteo di Cavalieri ha attraversato le strade principali della città in occasione della “ Sagra del Cinghiale” organizzata dal Circolo dei Cacciatori che ha sede in Via Roma. Il corteo ha raggiunto Piazza Federico II dove ad accoglierlo c’era una moltitudine di gente che, apprezzando la novità, ha potuto assaporare ed onorare la “Sagra” dedicata al Cinghiale, che è il simbolo della nostra comunità. È stato un grande successo di pubblico che con una simbolica spesa, ha gustato la prelibatezza della carne dell’animale, cucinata in differenti modi, accompagnata dal caciocavallo, dalla mozzarella (rigorosamente locali) e dall’anguria e bevande varie. livello di rumore massimo consentito per non disturbare i residenti. Ma poi, qualcuno mi dica se c’è mai stato un Controllo dei Vigili Urbani o dei Carabinieri sull’osservanza degli orari imposti dalla succitata disposizione o un Controllo sull’osservanza di altre disposizioni emanate su altre materie del tipo “lancio di immondizia” in ogni dove? Siamo dunque al nocciolo della questione, oltre al mancato Controllo, è aumentata la gente maleducata che non vuole osservare le regole e limita la libertà altrui, che è sacrosanta, perché sa di non essere sanzionata. E’ così difficile la Civica Convivenza? E’ così difficile essere rispettosi degli altri? E’ così difficile far rispettare le disposizioni? Suvvia!!! Il mio è un invito a ballare, suonare, sporcare, sparare “Botti” in città, ma bisogna farlo, pensando che tutto quanto non possa nuocere e non inquini il territorio, pena un’adeguata, pesante Multa ai trasgressori che faccia loro ricordare che esistono anche gli altri e che il territorio è un patrimonio da salvaguardare. Anno XI Numero 134 pag. 6 Cronaca Cittadina Festa del Cavamonte Non vogliamo mica il ponte di Calatrava? cui si rappresentava il progetto per la sua realizzazione. Che fine ha fatto questo progetto? Certo non desideriamo un’opera del tipo realizzato a Venezia, ma comunque va fatta ed è necessaria per rendere agevole il collegamento tra le due zone cittadine. Potrebbe qualcuno dire qualcosa in merito? Anche quest’anno, all’interno dell’impresa lapidea“Lo Scartapellista” in località San Sabino, si è celebrata una Santa Messa officiata da S.E. il Vescovo della diocesi di San Severo, Mons. Renna, a ricordo dei “Cavamonti”. Dopo la cerimonia religiosa vi è stato un intrattenimento musicale a cui ha fatto seguito una cena. E’ ormai un appuntamento annuale importante questa ricorrenza voluta ed organizzata dall’imprenditore Raffaele Caso per ricordare alla nostra città il “Cavamonte”, che ha estratto la pietra nelle Cave, lavorandola con le mani nude ed ha affrontato con dignità la fatica, il freddo invernale e il caldo torrido estivo delle nostre contrade. La tecnologia ha avuto, come in tutti i campi, il sopravvento e le condizioni di lavoro nelle cave sono diventate meno disagiate, ma il passato non va dimenticato. È importante il ricordo di ciò che è stato, la fatica sul lavoro, le privazioni che molti giovani e uomini, all’interno delle cave hanno provato, contribuendo con il loro lavoro alla crescita economica della nostra cittadina. Il Cavamonte è uno degli emblemi di Apricena e a lui va dato tutto il merito per ciò che ha dato e abbiamo. Sarebbe opportuno ricordare questo grande lavoratore, dedicandogli una Statua da porre su Come tanti già sanno il ponte ideato dall’architetto Santiago Calatrava, nato nei pressi di Velencia, fa bella mostra di sé sul canal Grande a Venezia. È costato molto ai contribuenti (undici milioni di euro) ed i lavori sono andati per le lunghe, ma il ponte ha mostrato immediatamente i suoi limiti e non pare che sia gradito ad un’ampia platea di veneziani. Apricena ha un ponticello artigianale in ferro, stretto e probabilmente costruito da privati, che, a dire il vero, è robusto e collega il centro della città con la zona periferica della “Sacra Famiglia”. Insomma è un ponte rimediato che va sostituito e precisamente immette nel parco in cui si celebra il mercato settimanale (sarebbe opportuno dare un nome a questo parco) ed è un punto importante di transito per i pedoni, costretti oggi ad attraversarlo uno per volta. Ecco, si pensava che il ponte dovesse essere sostituito da uno nuovo di zecca e lo ha fatto pensare il tabellone esposto tempo addietro dall’Amministrazione Comunale in CONSIAT Nel maggio del 2013 questo mensile (ANNO X-Numero 120, pag. 15). ha testimoniato che il Consiat , sulla statale 89, sarebbe stato operativo in breve tempo ed avrebbe offerto alcuni servizi. A che punto sono i lavori per quei servizi proposti? una piazza della città. Che ne pensate? Non va dimenticato l’agricoltore, altro personaggio importante della nostra economia, ma a questi va dato un altro spazio nel prossimo numero del giornale. Settimana della Cultura Medievale Dal 15 al 21 Settembre è in programmazione la settimana della Cultura Medievale organizzata dall’archeologo e direttore del Museo Civico, dottor Feliciano Stoico e sponsorizzata dall’Amministrazione Comunale, in particolare dall’Assessore alla Cultura, dottoressa Anna Maria Torelli. In quell’occasione si procederà all’inaugurazione ufficiale del Museo di palazzo Paolicelli (il museo finalmente apre ufficialmente i battenti) e si potranno salutare i rappresentanti dell’Amministrazione di Altavilla Vicentina (città gemellata ad Apricena), invitati dal nostro Sindaco, ing. Antonio Potenza per riprendere quel dialogo iniziato nel 2007 e rafforzarlo nell’immediato futuro con iniziative bilaterali , tra le quali ricordiamo l’inaugurazione della Piazza da intitolare a “Johannes de Precina” nella zona Sacra Famiglia (parco di via della Costituzione Repubblicana). Sarà una settimana di “Cultura”, con conferenze e dibattiti ma anche di rappresentazioni medievali rigorose nelle quali si potranno gustare pietanze, alcune ormai cadute nell’oblio, e prodotti tipici locali. Attualità Anno XI Numero 134 pag. 7 Ancora attualità Villa Comunale Immagini poco edificanti di una recinzione e un cancello ai quali non è mai stata fatta la manutenzione. Sono da pitturare o da sostituire con qualcos’altro? Ai posteri l’ardua sentenza!!! Una Morte improvvisa di Aurelio Carraturo La scomparsa di una persona cara porta sempre con sé uno strazio indicibile. Il dolore che noi proviamo è direttamente proporzionato all’amore che abbiamo per questa persona. La sua perdita improvvisa, gli affetti troncati, le speranze cancellate ci fanno riflettere sul mistero della morte. Perché, ci chiediamo? Sono legittimi gli interrogativi che sorgono di fronte al dramma della morte. Perché la morte di una persona giovane? Può avere un senso una morte prematura? Una certa risposta la possiamo trovare in alcuni versetti del libro della Sapienza ( sap.4,7-15 ). -Il giusto anche se muore prematuramente, troverà riposo. -Fu rapito perché la malizia non ne mutasse i sentimenti o l’inganno non ne traviasse l’animo. -La sua anima fu gradita al Signore perciò egli lo tolse in fretta da un ambiente malvagio. La morte del giusto, del giovane, è presentata come un’azione preservatrice di Dio al fine di impedirne la corruzione. Ma noi la risposta la pos- siamo trovare solo nella nostra fede. sofferenza ci possono far peggiorare. Dio ha tanto amato il mondo da dare il Dobbiamo imparare a convivere con il suo figlio unigenito. Perché chiunque nostro dolore perché il rifiuto diventa la nostra prigione e la nostra disperazione. La perdita di una persona cara così improvvisa ed inaspettata provoca una ferita che non si rimargina facilmente e le lacrime che rigano i nostri volti sono la consolazione al nostro profondo dolore. In questi momenti di angoscia non dobbiamo vergognarci di piangere; Gesù ha pianto il suo amico Lazzaro. Il pianto altro non è che una conseguenza del dolore per il fatto di crede in Lui non muoia, ma abbia la non poter più vedere la persona cara, vita eterna. di non poterle toccare, abbracciare, di Dio non è indifferente ai problemi del- non poterla parlare. Piangiamo così le nostre vicende terrene, ma dobbia- la sua assenza fisica. Il dolore non mo essere consapevoli che la vita sin ci deve far dimenticare i nostri doveri dal primo nascere è sempre una vita quotidiani perché ogni mattina si ricoa rischio. mincia da capo. Quale uomo può conoscere il volere Il sorgere del sole riporta la luce nel di Dio su ognuno di noi? nostro cuore. Il tempo non ha cesCerto la separazione da una persona sato di scorrere e la misericordia di cara provoca in noi dolore e sofferen- Dio non ha smesso di esistere. Non za, ma illuminati dalla Fede, il dolo- si indurisca il nostro cuore e non metre e la sofferenza diventano fonte di tiamo in dubbio la nostra fede; Gesù speranza e di salvezza. Se non sia- ha vinto il mondo e noi con la nostra mo sostenuti dalla Fede, il dolore e la Fede siamo già il mondo nuovo. Anno XI Numero 134 pag. 8 Attualità Il meglio del Gargano verso l’Expo di Milano di Antonio Monte del Gargano [email protected] Expo – l’esposizione Mondiale che si svolgerà a Milano dal 1° Maggio al 31 ottobre 2015 – ha come tema “ Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Un viaggio attraverso i sapori. Educazione alimentare sul cibo e sulle risorse. L’esposizione mirerà a pubblicizzare la qualità, la creatività e l’ingegno umano. Il meglio messo a confronto fra i Paesi del mondo. La pubblicità della partecipazione ha un costo, quindi è necessario che le istituzioni e le amministrazioni dei paesi appartenenti al territorio del Gargano si apprestino a collaborare per individuare i prodotti locali (artigianali, agricoli, artistici, folkloristici, informativi, turistici) che data la loro qualità, possono esprimere al meglio l’identità e la genialità garganica. E’ opportuno organizzarsi in associazione delle rappresentanze attraverso cooperative per meglio affrontare le spese pubblicitarie di partecipazione. Le nostre località sono già affermate nel mondo, ma alcuni luoghi ricchi di reperti antichi risultano sconosciuti, non valorizzati e trascurati come anche i prodotti. La genialità garganica, sopra menzionata, è timida quando si tratta di esporsi e di confrontarsi. Molti artisti non vengono sostenuti, vengono ignorati, riconosciuti sol- tanto quando altrove raggiungono biente, sicurezza delle persone e beuna certa notorietà. I prodotti nostra- nessere soggettivo. Hanno messo un unico indicatore capace di sostituire il Pil (prodotto interno lordo) ponendo come obiettivo principale il benessere identificato dall’insieme degli indicatori sopra menzionati. Tornando al nostro Gargano, per la presenza dell’Expo occorrerebbe unificare i singoli prodotti qualitativi comuni del territorio in un unica rappresentanza in modo da rafforzare l’esclusività evitando doppioni concorrenziali. Riuscire ad affermarsi in questo contesto significherebbe indirizzare il nostro Promontorio verso il percorso del benessere che a sua volta aiuterebbe a debellare le tante negatività che affliggono il nostro Paese come la delinquenza, la droga, l’usura, il gioco d’azzardo, il culto di fregare il prossini agro-alimentari (cereali, frutta, oli, mo, l’evasione fiscale, l’inquinamento formaggi ecc..), necessitano di esse- ambientale, l’abusivismo, la disoccure sponsorizzati in modo appropriato pazione. alla loro qualità. Le istituzioni di alcu- Valorizzare i prodotti della nostra camni Paesi da tempo si sono organizza- pagna, tutelare la merce dei contadite in merito, avviando un programma ni, presentare i prodotti artigianali rie una politica di benessere strutturata marcando la genialità, consentirebbe su undici indicatori: di incanalare il nostro Territorio verso reddito e ricchezza, quantità e qua- il futuro migliore. Segnalo il successo lità del lavoro, condizioni abitative, ottenuto dai due rappresentanti delle condizioni di salute, equilibrio tra vita masserie didattiche (Cannarozzi di professionale e quella privata, istru- Carpino e Falcare di Cagnano Varazione e competenze, relazioni sociali, continua a pag. 9 partecipazione civica, qualità dell’am- Anno XI Numero 134 pag. 9 Attualità “E…STATE IN BIBLIOTECA” “L’ALFABETO DELLA SAGGEZZA” SECONDA EDIZIONE, 2014 Quest’estate noi, con un gruppo di bambini dai 7 ai 10 anni, abbiamo trascorso una settimana in Biblioteca, dove si è svolto un corso di lettura chiamato “L’alfabeto della saggezza”. Questo progetto è stato molto divertente perché abbiamo letto tante storie con un significato diverso, e ogni storia riprendeva una delle 21 lettere dell’alfabeto. Ognuno di noi ha scelto una lettera attinente al proprio nome. La storia che ha creato più interesse era nel capitolo della lettera “F” come Fedeltà: si parlava di un pappagallo che era rimasto fedele al suo albero nonostante aveva perso tutte le foglie perché era innamorato. Oltre alla lettura, c’era il laboratorio che consisteva nella realizzazione di una cartolina e di una cornice per le nostre foto scattate in Biblioteca. L’ultimo giorno del laboratorio abbiamo fatto una gara. Ci siamo divisi in due squadre e le bibliotecarie ci hanno dato delle domande per ogni squadra; la squadra che rispondeva meglio vinceva la gara; infine ci hanno consegnato l’attestato di partecipazione con i nostri lavoretti e abbiamo ricevuto un dvd ricordo con tutte le foto di questa bellissima avventura. Ci è piaciuta molto questa nostra esperienza, perché abbiamo stretto nuove amicizie e abbiamo imparato molte cose. L’ultimo giorno, prima di tornare a casa, abbiamo imbucato le cartoline nella cassetta postale, sicuri che presto le cartoline arriveranno a destinazione con il timbro postale. no) per come hanno attirato l’attenzione di molti visitatori presso la B.I.T. -Borsa Internazionale del Turismo di Milano- incuriositi dall’utilizzo di un antico arnese di legno in grado di dividere e di sgusciare contemporaneamente le fave e un altro oggetto utilizzato per riempire di verdura la pasta fresca. Talvolta una pianta o un animale in via di estinzione può suscitare enorme interesse. Così è avvenuto nei pressi di Reggio Emilia. Una azienda agricola ha investito sull’allevamento degli asini che pascolano allo stato brado. Un mese prima che le fattrici partoriscano, vengono addomesticate, portate nelle stalle per essere munte dopo il parto e il loro latte viene venduto a prezzo rilevante. Molte aziende farmaceutiche sono interessate a questo latte che pare sia adatto a guarire le malattie della pelle come la psoriasi. Il formaggio della Sardegna di pecore e di capre, stagionato con metodi geniali, si è affermato all’estero, così l’olio e il vino toscano. I produttori di quelle regioni hanno avuto l’aiuto e il controllo dagli esperti competenti su come tutelare le coltivazioni, assistere gli animali e pubblicizzare i prodotti riuscendo così ad ottenere per i propri prodotti il marchio della qualità. Anche per i nostri contadini e pastori occorrerebbe tale sostegno e più suggerimenti da parte degli organi competenti su come possono essere valorizzati i prodotti. Il territorio è favorevole e ben predisposto sia alla pastorizia che alle varie coltivazioni agricole. Attualmente la merce dei contadini non è tutelata. La terra, la nostra terra rappresenta la vera risorsa per risanare la piaga della disoccupazione. Occorre avere il coraggio e la volontà di sostenerla attraverso una migliore e moderna gestione. Allo stesso modo il turismo necessita della predisposizione di strutture adeguate all’ambiente e per come trovare il modo di far ritornare i tanti luoghi Sacri nella pienezza della Spiritualità. possesso di estro, d’ingegno e di qualità per tentare di riscattare il tessuto socio-economico del Promontorio. Il contenuto del mio scritto non ha lo scopo di criticare la vostra amministrazione, (messi a dura prova dalle nuove regole europee -patto di stabilità, debitorie e mancanza di liquidità), ma quello di suggerire, proponendovi di intensificare più incontri collaborativi tra Voi Sindaci, al fine di trovare la soluzione su come meglio rappresentare il Gargano presso l’Expo 2015. L’accordo, si verifica quasi sempre ed è più semplice raggiungerlo fra più parti, soprattutto se l’obiettivo è quello di apportare benessere al Territorio e a tutti i cittadini. Il nostro Promontorio è tanto apprezzato nel mondo per il luogo in cui è posto, per la sua storia e per la residenza Spirituale; è quindi dovere di tutti i cittadini, vicini e lontani, adoperarsi per difenderlo, migliorarlo in modo che resti sempre “ il fiore all’occhiello della Puglia, dell’Italia”. Il sentiero politico, se è costruito di spirito collaborativo, fa incontrare sempre lungo il percorso: Interesse, Libertà e Partecipazione. Illustrissimi Sigg. Sindaci Garganici La Vostra collaborazione è indispensabile al raggiungimento di tale importante obbiettivo. Gli Amministratori politici hanno l’obbligo di sostenere le persone, le società e le cooperative in Anna Pia Settembre (IV B “N. Pitta”) Ilenia Franchino (IV B “N. Pitta” Fabiana Franchino (II C “C. Collodi”) Anno XI Numero 134 pag. 10 Attualità Ringraziamenti a Francesca Mobilio di Franco Ferrara Gentilissima Francesca, con molto piacere ti dico grazie per l’articolo sul numero precedente di Città Viva dedicato alla mia raccolta di poesie dialettali apricenesi M’mòrj d Stòrj Prucjnés (Memoria di Storia Aprice- nese) presentata al Circolo Unione di Apricena il 7 giugno 2014. Ti ringrazio di cuore per le giuste parole colme di cultura e di sincerità nel ricordare che ognuno di noi può dare un contributo culturale agli Apricenesi. “Ogni comportamento racchiude un’idea, un ricordo, una suggestione che l’autore vuole richiamare nella nostra memoria e nei cuori”. Grazie Francesca per queste verità. “Scrivere in dialetto non è semplice come può sembrare”. Una tua e mia affermazione su cui ho riflettuto e lavorato a tal punto da ideare un “Metodo di Scrittura della Lingua Dialettale” per far scrivere e leggere in egual modo ai ragazzi di scuola e a tutti. Un progetto culturale che prossimamente verrà presentato in ambienti associativi culturali della provincia di Foggia per non perdere nel tempo la nostra lingua dialettale alterata ogni giorno dalla lingua italiana. Un saluto da Franco Ferrara. “SERENA NOTTE”: AD APRICENA CON CARABINIERI E VIGILI URBANI di Giuseppe Del Fuoco Due unità dei Carabinieri e una dei Vigili Urbani impegnate per intensificare i controlli sul territorio di Apricena anche nelle ore notturne. Fino a fine settembre le forze dell’ordine delle stazioni locali saranno impegnate, congiuntamente, nell’operazione “Serena notte…Apricena”, azione concordata con l’amministrazione comunale. La prima giornata di operazioni sul territorio ha portato ad una trentina di veicoli controllati, 35 identificazioni ed alcune violazioni riscontrate alle ordinanze in vigore durante il periodo estivo in merito a circolazione stradale e rispetto della quiete pubblica. Dati forniti dal comando dei Vigili Urbani di Apricena. “Serena notte…Apricena” ha l’obiettivo primario di prevenire l’abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti, intensificando le operazioni nelle ore notturne, quando si riscontrano le maggiori criticità. Punta, inoltre, a controllare, specie in quelle ore, gli spostamenti verso i grandi centri e le aree costiere, con particolare attenzione ai movimenti dei più giovani, prevenendo il rischio che si mettano alla guida persone che non hanno la dovuta lucidità per farlo. Non ultima, “Serena notte… Apricena” punta al rispetto delle ordinanze in materia di quiete pubblica e circolazione pedonale in vigore nel periodo estivo, specie lungo le strade del passeggio. L’iniziativa, spiega l’assessore Giuseppe Solimando “ha già dato importanti frutti e riscontrato pareri più che positivi nella popolazione di Apricena”. “Stiamo dando risposte concrete alla cittadinanza, che da tempo chiede maggiori tutele”, aggiunge il sindaco Antonio Potenza. “La sicurezza degli apricenesi è un punto cruciale della nostra azione amministrativa. Con questa operazione, che ha il nostro pieno appoggio e per la quale mi congratulo con i Carabinieri e Vigili Urbani, mettiamo il primo importante tassello di un percorso finalizzato al rispetto totale della legalità”. Attualità Anno XI Numero 134 pag. 11 FONDAZIONE TERRA MIA Adotta un filare Paesaggi unici e suggestivi, che si colorano differentemente con il ritmo delle stagioni, e poi gli aromi, i cibi, i vini, i profumi: tutto questo sono le terre DAUNE. Terre di grandi vini come il SAN SEVERO D.O.C. e il NERO DI TROIA. Spazi da percorrere lentamente, girovagando tra i filari di vigne e ambienti modellati dalla natura e dall’uomo, scoprendo zolla dopo zolla un territorio autentico, vero, affascinante. Luoghi in cui sopravvivono tradizioni legate alla cultura contadina, che ancora permeano le nostre esistenze, l’arte barocca delle nostre chiese e delle facciate dei palazzi storici che indicano la rete di strade che attraversano le campagne. Paesaggi che solo i vostri occhi potranno rendere immortali. Ed è in questi luoghi che Vi invitiamo a vivere un’esperienza unica ed emozionante con il progetto “adotta un filare”. Come aderire (annata 2014) Scarica il modulo qui sotto “Patto di adozione di un filare della Fattoria del Villaggio”, compila le parti evidenziate in giallo e spediscilo via posta elettronica all’indirizzo email [email protected]. Si possono “adottare” uno o più filari sia a nome proprio che a nome di terzi, facendo un dono gradito e sicura- mente originale. • Informazioni costanti sul filare adotDopo aver fatto il bonifico alla Fontato tramite newsletter personalizdazione TERRAMIA di San Severo zata (FG) si riceverà immediatamente un • Possibilità di visitare il filare e di assistere alle lavorazioni, alla vendemmia ed alla vinificazione •Ricevimento di un minimo di 12 bottiglie da 0,75 litri di NERO DI TROIA di alta qualità •Etichetta personalizzata con nome e cognome dell’adottante, numero del filare e nome della vigna •Possibilità di donazione del filare a terzi Per qualsiasi informazione “ATTESTATO DI ADOZIONE” persoPer maggiori informazioni contattare nalizzato per ogni filare adottato. il Presidente della Fondazione TERCoordinate per il Bonifico RAMIA Armando Niro al numero Bancario +39 368 7766862, oppure scrivici Intestazione: una email a fondazioneterramia@ FONDAZIONE TERRAMIA gmail.com. Via SALUTE, 10 Link 71016 San Severo (FG) pagina del sito: http://daunia.org/ BancoPosta index.php/adotta-un-filare-di-nero-diIBAN: IT86 Y076 0115 7000 0008 troia/ 7272 332 Patto: http://daunia.org/wp-conCausale: Progetto adotta un filare tent/uploads/patto.adozione.filaIl “Patto adozione” consta di: • Scelta del/dei filar nella vigna pre- re.2014.doc ferita FONDAZIONE TERRAMIA • Nome e Cognome dell’adottante sul IL PRESIDENTE palo di testa del filare adottato ARMANDO NIRO IMPIANTI DI CONTROSOFFITTI CARTONGESSO FIBRE MINERALI E DOGHE CON PITTURE DECORATIVE Via Melissa, 2 - Apricena (Fg) - Tel. 347 0099203 Anno XI Numero 134 pag. 12 Cultura Il pensiero laterale positi vo Il Tao Tê Ching di Lao Tze di Giuseppe De Cato , spesso trascritto nelle forme Lao Tzu, Lao Tse, Lao Tze (che vuol dire “vecchio maestro”), nacque intorno al 570 a. C. nel villaggio di Ch’u-jen, nel territorio dell’odierno Honan. Di alcuni anni più vecchio di Confucio, che pare lo abbia incontrato più volte e sia rimasto colpito dalla sua saggezza, è sicuramente una delle maggiori figure del pensiero cinese. E’ attribuita a la redazione del Tao Tê Ching. Tao/Dào letteralmente significa “La Via”; Te/Dé significa “Virtù”. Ching/ J ng significa “Canone”, “Grande Libro”. Quindi l’espressione Tao Tê Ching può essere tradotta come “Il Libro/ Le regole della Via e della Virtù”. Il Tao, infatti, è uno stile di vita, la via maestra per arrivare alla comprensione delle cose del mondo, una sorta di “guida” per orientare le proprie azioni. Il Tao Tê Ching rappresenta una delle vette del pensiero orientale. E’ un testo di soli 5.000 caratteri, organizzati in ottantuno capitoletti, solitamente introdotti da un paradosso, per poi svilupparsi in argomentazioni successive, introdotte dalla parola “perciò”. Si tratta di un testo di difficile interpretazione, e non sono peraltro del tutto certe datazione e attribuzione. A ciò si aggiunge il sospetto che le tavolette originarie, mal rilegate, si slegassero frequentemente, in modo tale che blocchi di caratteri si mescolassero nel tramandarlo: da qui il sorgere di numerose questioni critiche e interpretative. Il Tao Tê Ching è stato composto in una fase storica non ben definita. L’esistenza del testo, ad ogni modo, non è attestata prima del 250 a.C. Il periodo tra il 403 a.C. e il 256 a.C., chiamato degli “Stati combattenti”, fu un’epoca durante la quale i vari sovrani cinesi si dichiaravano guerra continuamente. Età violenta ma che, nonostante ciò, risultò essere l’apice della creatività del pensiero cinese. La tradizione racconta che decise di allontanarsi dalla corte dei regnanti della dinastia Zhou, dove lavorava come archivista della biblioteca imperiale, perché stanco delle lotte e del disordine desiderava vivere in piena tranquillità. Partito verso Ovest con il suo bufalo, arrivò al confine dello Stato di Qin, al posto di guardia di Han-Ku, dove fu fermato da un ufficiale, Yin xi, che lo riconobbe e gli chiese di lasciare un segno tangibile della sua saggezza. Fu in quella occasione che avrebbe lasciato al guardiano del valico i cinquemila ideogrammi del Tao Te Ching, incisi su listelli di bambù. Finito di scrivere, ripartì e di lui non si seppe più nulla. Le varie soteriologie si differenziano in base al tipo di salvezza che promettono. Estendendo tale concetto alle filosofie orientali più accreditate, come appunto il Taoismo di Lao Tze o all’uomo Junzi di Confucio, vediamo che anche queste enfatizzano un modo di pensare che non è azzardato classificare come “laterale positivo”, insegnando, per quanto possibile, a gestire con serenità e fiducia le relazioni con se stesso e con gli altri, preoccupando di coltivare le virtù della conoscenza e della nobiltà d’animo, cioè quelle virtù che nell’antichità permettevano di distinguere l’uomo nobile d’animo (Junzi), dall’uomo dappoco (xiaoren). Quella che nella religione Cristiana è la fede in Dio, nelle antiche scuole orientali, prende la denominazione di “Dao” , di “Via”: “Chi al mattino ode parlare della Via, giunta la sera potrà anche morire” (Confucio – Lún Y ). I principi basilari del Tao, la“Via degli antichi” sono anche alla base dell’insegnamento di Confucio, che nei suoi Dialoghi esorta gli uomini a intraprendere la “Via” del passato, il “dao”, quell’autentico sentiero, già segnato dai saggi dei tempi antichi, che assicurò agli uomini della stessa antichità armonia naturale, senso di giustizia e buon governo. A intraprendere il cammino sulla “Via degli antichi” non è l’uomo comune, l’uomo dappoco (xiaoren) ma è l’uomo nobile di animo (junzi), che con l’esercizio del pensare, lo studio e il dominio del proprio slancio egoistico, consegue la virtù per eccellenza, cioè l’umana benevolenza: una disposizione d’animo che rivela generosità, amore incondizionato e dedizione all’altrui bene. I cinquemila ideogrammi che costituiscono il Tao Tê Ching, sono organizzati in versi ritmati e rimati. L’opera presenta caratteristiche diverse da altri importanti testi filosofici cinesi, quali i Dialoghi (Lún Y ) di Confucio, caratterizzati da un’esposizione a domande e risposte, che ricorda un dialogo tra maestro e discepolo. Il contenuto non offre coordinate spazio-temporali, rendendone difficile la datazione e la sistemazione geografica. Tutto ciò, unitamente al linguaggio usato, consente un’ampia varietà esegetica, forse non sempre basata su criteri di scientificità e influenzata dal sentire dell’interprete di turno. Questo, almeno, è ciò che è avvenuto a proposito dei “capitoli” che andiamo a presentare di seguito e che, evidentemente, hanno più di altri attirato la nostra attenzione. E’ da chiarire, in proposito, che i titoli non compaiono nel testo originario, ma li abbiamo aggiunti noi per rendere più agevole la comprensione del testo. continua a pag. 13 Cultura G. De Cato, Il Tao Tê Ching..., dalla pag. prec. Forma e assenza di forma: porta di tutti gli arcani (dal Capitolo I) Il Tao che può essere pronunciato non è il Tao eterno. Il nome che può essere nominato non è il nome eterno. Il senza nome è il principio del Cielo e della Terra. Quando ha nome è la madre di tutte le creature. Perciò gli elementi del Tao sono sempre appresi attraverso la loro assenza di forma e i contorni di tutte le cose sono sempre individuati dalla loro forma. I due (forma e assenza di forma) hanno la stessa origine, ma un nome diverso. Insieme sono detti mistero, il più profondo e il più intenso, porta di tutti gli arcani. La “non azione” (dal Capitolo II) Quando sotto il cielo tutti conoscono la bellezza, appare la bruttezza; quando conoscono il bene, appare il male. Perciò, opponendosi l’un l’altro, l’essere e il non essere si creano a vicenda, il facile e il difficile si formano, il lungo e il corto si distinguono, il tono e la nota si danno armonia tra loro, il prima e il dopo si fanno seguito tra loro. Perciò il saggio gestisce le situazioni con la “non azione”, e insegna con il non detto. Egli lascia che le diecimila creature si presentino liberamente; le fa vivere ma non le considera sue, promuove le azioni ma non si aspetta nulla. Quando la sua opera è compiuta, egli si mette da parte. Ecco perché dura per sempre. Ad opera compiuta ritirarsi (dal Capitolo X) Trattenere per sé e accumulare non è così buono quanto il rinunciarvi. Se la punta di una spada è troppo fine non resterà intatta a lungo. Un palazzo pieno d’oro e giada non si può conservare. Essere superbi degli onori e della propria ricchezza conduce a mala sorte. Ad opera compiuta ritirarsi. Questa è la giusta via del cielo. Il ruolo decisivo del non-essere (dal Capitolo XI) Trenta raggi sono uniti in un mozzo per fare una ruota, ma è il buco centrale che fa muovere il carro. L’argilla viene impastata per dare forma ad un vaso, ma è dal vuoto all’interno che dipende la sua utilità. Porte e finestre sono aperte per fare una casa, ma sono gli spazi vuoti al suo interno che la rendono abitabile. Perciò l’essere costituisce l’oggetto, ma è dal non essere che dipende l’utilità. L’umiltà che eleva (dal Capitolo XXII) Se sei umile ti preservi, se ti curvi ti raddrizzi, se ti alleggerisci ti riempi, se ti logori ti rinnovi, se miri al poco ottieni, se miri al molto resti deluso. Perciò il saggio preserva l’Uno e diviene modello al mondo. Non da sé vede perciò è illuminato, non da sé s’approva perciò splende, non da sé si gloria perciò ha merito, non da sé s’esalta perciò a lungo dura. Proprio perché non si mette in com- petizione, nessuno al mondo può competere con lui. Quel che dicevano gli antichi: Se sei umile ti preservi, se ti curvi ti raddrizzi, erano forse parole vuote? In verità, integri tornavano. Escrescenze dell’azione da cui tenersi alla larga (dal Capitolo XXIV) Colui che per stare più in alto si mette in punta di piedi non è stabile. Colui che vuole raddoppiare il suo passo non arriva lontano. Colui che dipende solo dai suoi occhi non può vedere chiaramente. Colui che si considera sempre dalla parte della ragione non può dire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Colui che si fa vanto di se stesso non dura a lungo. Colui che si considera superiore non è qualificato per il comando. Dal punto di vista del Tao questi sono avanzi ed escrescenze dell’azione, che tutte le creature hanno sempre detestato. Perciò coloro che possiedono il Tao se ne terranno alla larga. La saggezza nascosta (dal Capitolo XXVII) Chi ben viaggia non lascia solchi né impronte. Chi ben parla non ha pecche né può essere biasimato. Anno XI Numero 134 pag. 13 Chi sa contare non usa il pallottoliere. Chi è abile nel chiudere non usa catenacci, essendo impossibile aprire ciò che ha chiuso. Chi è bravo nel legare non usa corde, essendo impossibile slegare ciò che ha legato. Perciò il saggio è sempre abile nell’occuparsi degli uomini, senza che nessuno sia messo da parte, e sempre soccorre le creature e perciò non vi sono creature respinte. Questa si chiama saggezza nascosta. Sicché l’uomo nobile d’animo è il maestro dell’uomo dappoco, e l’uomo dappoco è il materiale da cui l’uomo nobile d’animo apprende. Colui che non onora un tale maestro, colui che non ha a cuore un tale insegnamento, anche se è sapiente cade in un grave inganno. Questa si chiama saggezza nascosta. Vincere, non dominare (dal Capitolo XXX) Colui che assiste il sovrano seguendo il Tao non fa violenza al mondo con le armi e nelle sue imprese preferisce controbattere. Le grandi guerre sono sempre seguite da carestia. Accontentatevi del vostro successo e fermatevi. Non cercate di dominare sotto il cielo con la forza delle armi Vincete ma non vantatevene, vincete ma non gloriatevi, vincete ma non siate arroganti, vincete ma comportatevi da gentiluomini, vincete ma non dominate. Colui che s’insuperbisce decade, perché non è conforme al Tao. Ciò che non è conforme al Tao presto finisce. La virtù del discernimento (dal Capitolo XXXIII) Colui che conosce gli altri può dirsi intelligente, colui che conosce se stesso può dirsi saggio. Colui che è capace di dominare gli altri può dirsi forte, colui che è capace di dominare se stesso può dirsi potente. Colui che sa accontentarsi è veramente ricco. Colui che agisce con persistenza raggiunge il suo scopo. Colui che non perde le sue radici andrà avanti. Colui che muore fisicamente ma segue la Via vivrà per sempre. continua a pag. 14 Anno XI Numero 134 pag. 14 G. De Cato, Il Tao Tê Ching..., dalla pag. prec. Ammonimenti (dal CapitoloXLIV) Tra il successo e la persona cosa conta di più? Tra la persona e la ricchezza cosa è più importante? Tra l’avere e il dare cosa è più penoso? Perciò chi ardentemente brama certo assai sperpera, chi molto accumula certo assai perde. Chi sa accontentarsi non subisce oltraggio, chi sa contenersi non corre pericolo e può durare a lungo. I signori tra i ladri (dal Capitolo LIII) Se avessimo grande sapienza procederemmo lungo la strada maestra, e non avremmo paura di nulla se non della via obliqua. La strada maestra è assai piana, ma la gente ama le scorciatoie. Quando il palazzo reale è troppo ben tenuto i campi sono incolti e i granai sono vuoti. Indossare vesti sgargianti e ricamate, portare alla cintura spade acuminate, rimpinzarsi di cibi e bevande è sfarzo da ladroni. Questo è contrario ai principi del Tao! Cultura più difficili sotto il Cielo cominciano sempre dal piccolo. Perciò il saggio non aspira mai a grandi cose, e così diventa grandioso. Chi fa facili promesse trova scarso credito, chi reputa tutto facile trova tutto difficile. Perciò il saggio considera tutto difficile, e alla fine nulla gli è difficile. Rendersi uguale al Cielo (dal Capitolo LXVIII) Chi ben fa il capitano non è irruento, chi ben guerreggia non è impetuoso, chi ben vince il nemico non dà battaglia, chi bene adopera gli uomini se ne pone al di sotto: questa è la virtù del non contendere, questa è la forza dell’adoprar gli uomini, questo è renL’importanza del primo passo (dal dersi eguale al Cielo, il culmine per Capitolo LXIV) gli antichi. Quello che è fermo con facilità si trattiene, quello che non è cominciato con I governanti (dal Capitolo LXXV) facilità si divisa, quello che è fragile La gente soffre la fame perché gran con facilità si spezza, quello che è mi- parte delle tasse sono risucchiate dai nuto con facilità si disperde. Occupati suoi governanti. Perciò soffre per la delle cose prima che accadano e met- fame. E’ difficile governare la gente tile in ordine prima che il loro disor- quando i suoi governanti intraprendono azioni su azioni. Perciò è difficile governare la gente. Il popolo dà poca importanza alla morte perché i governanti pensano solo alla propria vita Coloro che non si preoccupano solo della propria vita sono più saggi di coloro che si preoccupano solo della propria vita. Entra in un grande compito mentre è piccolo (dal Capitolo LXIII) Considera la non azione come un’azione, assapora ciò che non ha sapore, considera grande ciò è piccolo e molto ciò che è poco, ripaga il torto con la virtù. Affronta un problema difficile finché è facile, entra in un grande compito mentre è piccolo, le imprese dine cominci. Un albero che si misura a braccia aperte cresce da un piccolo seme, una torre di nove piani sorge su un cumulo di terra, un viaggio di mille miglia comincia dal primo passo. Chi governa corrompe, chi dirige svia. Perciò il saggio agisce lasciando che gli eventi seguano il loro corso: non perde nulla, perché non trattiene nulla. Le persone spesso falliscono quando stanno avendo sucA cura di Sebastiano Muti cesso nei loro affari; se fossero così atSi ringrazia il personale dell’Ufficio Anagrafe del tenti alla fine come Comune di Apricena per la fattiva collaborazione lo erano all’inizio non andrebbero in MASCHI FEMMINE TOTALE rovina. Perciò il desiderio NATI 7 8 15 del saggio è di non desiderare nulla e DECEDUTI 2 4 6 di non avere in troppa considerazione i IMMIGRATI ESTERO 3 3 6 beni rari. Egli non IMMIGRATI ITALIANI 4 3 7 agisce sotto costrizione, ma segue il CANCELLATI (Emigrati) 5 7 12 Tao, e così contribuTOTALE abitanti 6.732 6.879 13.611 isce al naturale sviluppo delle cose. CENSIMENSILE Agosto 2014 La forza del tenero e del debole (dal Capitolo LXXVI) L’uomo ha un corpo tenero e debole mentre è in vita, mentre il suo corpo diventa rigido dopo la morte. Tutte le creature, i prati e le piante hanno teneri virgulti quando sono in vita, mentre diventano secchi e appassiti quando sono morti. Perciò il duro e il forte appartengono alla morte, mentre il tenero e il debole appartengono alla vita. Perciò chi si fa forte con le armi non vince. L’albero che è forte viene abbattuto. Il duro e il forte sono in una posizione inferiore, il tenero e il debole sono in una posizione superiore. Il Tao del Cielo è sempre benefico (dal Capitolo LXXXI) Le parole autentiche non sono adorne; le parole adorne non sono autentiche. Colui che è buono non ha bisogno di far sfoggio di parole; e colui che fa sfoggio di parole non è buono. Chi tutto sa, di certo non è saggio; né chi è saggio di certo non sa tutto. Il vero saggio non ha nulla da riservare per sé: egli ottiene di più impegnandosi ad aiutare gli altri; e più dà agli altri più ottiene per se stesso. Il Tao del Cielo è sempre benefico, mai dannoso. Il Tao del saggio agisce senza entrare in competizione. Attualità Anno XI Numero 134 pag. 15 SCARTI InFermento Rivisitazioni di fine stagione di Niky Violano Nel cercare nuove cose, inevitabilmente se ne buttano delle altre generando degli scarti. La natura di questi scarti varia in base alle attività che li hanno prodotti. Il fulcro di una rassegna culturale che si nomina Scarti non può che vertere sulla definizione della parola stessa, perciò il fondamento principale diventa il notificare ciò che viene messo da parte, perché non più utilizzato. La prima edizione ebbe luce nel 2001 e continuò ad averla per diversi appuntamenti negli anni successivi, con un corpo organizzativo del tutto diverso da quello che ha visto comporre il programma di questa stagione estiva, un prestito culturale che chiede il passaggio del testimone per questo agosto, anno 2014. Le differenze le si marcano a partire dalla scelta del tema, che mette al centro sì gli scarti, ma con una destinazione del tutto differente. Non si vedranno oggetti già utilizzati rimessi in un circuito dell’attenzione, luoghi dell’abbandono che vengono riabitati e riscoperti per nuove funzioni, ma “artisti autoriciclati variegatamente interconnessi”, come riporta una descrizione dell’evento. Panoramica rinnovata sul fervore culturale che investe la città di Apricena in questo periodo, Scarti InFermento vuole farci sperare che non ci sono solo assenze e questa è una buona intenzione. L’evento nelle varie giornate si correda di scambi tra FARMACIE di TURNO Settembre- Ottobre 2014 poesia, musica e arte, all’interno dell’ex convento della Villa Comunale di Apricena e le opere allestite occupano gli spazi interni lasciando modo di interagire all’esterno con le varie attività di calendario. I punti della ricerca cui si voleva espletare nel percorso temporaneo, attraverso le creazioni, non sono immediati e la stessa indagine cerca di andare oltre la materia, creando un distacco in alcuni casi amaro per chi deve recepire un’informazione, soprattutto se si sta cercando di comunicare all’uomo un importante compito, quello di doversi riciclare. È un questione ampiamente esplorata e si ha pienamente ragione quando si afferma che ogni essere vivente deve declinarsi in base al tempo in cui vive, poiché l’evoluzione prevede questo e non accetta teorie stagnanti. Per la sua capacità estrema di puntare l’obiettivo, selezionare un quadro delimitato della realtà e imprimere un singolo istante, la fotografia restitui- AVIS di Apricena Farmacia Matarese Calendario delle donazioni del sangue 8 - 14 - 29 settembre 5 - 20 - 26 ottobre Domenica 6 luglio Farmacia Florio Servizio Guardia Medica ORARI: Lunedì - Venerdì Emoteca di San Severo dalle ore 9:00 alle 12:30 Domenica 3 agosto Lunedì - Martedì - Giovedì 1 - 7 -22 - 28 settembre 13 - 19 ottobre Emoteca di S. Giovanni R.do Farmacia Guerriero Domenica 21 settembre 15 - 21 settembre 6 - 12 - 27 ottobre 2 novembre sce al visitatore momenti a cui non ha potuto assistere. Ritraendo comportamenti umani del tutto usuali, sono portate all’attenzione in modo corretto modalità del quotidiano che solo riviste allo specchio possono far riflettere su cosa è ora l’uomo con più obiettività e senza finzioni. Le immagini in questo contesto dicono cosa non fare per l’uomo nuovo che non può più seguire care tradizioni, ambigua missione quando spesso si sente predicare un ritorno alle origini. La mostra lascia più di un dubbio ed è uno degli aspetti più importanti, perché non c’è nulla di più utile che continuare a scartare soluzioni già collaudate non riuscite e a ricercare l’uomo vero come faceva Diogene di La città contemporanea non ha bisogno di nuovi edifici ma di proporzioni e misure che portino l’uomo a riformarsi in base allo spazio che occupa, dichiarando l’esistenza di un metodo educativo fornitogli dalla casa che abita, in effetti, la società è immagine dei luoghi in cui vive. “Così viaggiando nel territorio di Ersilia incontri delle città abbandonate, senza le mura che non durano, senza le ossa dei morti che il vento fa rotolare: ragnatele di rapporti intricati che cercano una forma.” Italo Calvino, Le città invisibili Emoteca di San Severo NOTA: L’orario delle donazioni è dalle 8:30 alle 12:00 e vengono effettuate in via Gen. Torelli, 19 (ex Circolo Federico II) dalle ore 16:30 alle 18:30 Notturno dalle 20:00 alle 8:00 Prefestivo dalle 10:00 alle 20:00 Festivo dalle 8:00 alle 20:00 Numero telefonico: 0882 642054 Servizio di emergenza: 118 Anno XI Numero 134 pag. 16 Angolo di Lesina MARINA di LESINA - STAZIONE CLIMATICA dr. Martino Specchiulli, farmacista botanico Una delle caratteristiche più salienti della zona è la salubrità dell’ aria, dovuta a due fattori: il riverbero dei raggi solari provenienti dal mare e dal lago vicino, che sviluppano temperature medie annuali intorno ai 17°, e la presenza della fascia boschiva ricca di pinete e di macchia mediterranea. Il calore solare agisce sulla vegetazione, libe- rando sostanze volatili medicamentose che le brezze di mare e di terra diffondono nell’aria insieme agli ioni marini, trasformando la zona in un grande aerosol naturale. Ne beneficiano soggetti enfisematosi,asmatici, fumatori, immunodepressi, e con deficit circolatorio. Tra gli elementi vegetali i più attivi sono: il mirto ed il pino. POESIE di Martino Specchiulli DOLOMITI IN CONCERTO Canti suoni dipinti foto, ne hanno questi monti, per me: guglie torri, cattedrali. Dove in eterno si celebra la grandezza del Creatore. MEDJUGORIE Mi ha preso con la sua preghiera di gruppo, con la sua preghiera popolare. La Madonna non l’ho vista, l’ho incontrata nello sguardo dei giovani, nel loro desiderio di un bene per il mondo. Ho visto loro pregare, chitarre suonare, cantare, ballare. Non più birra nei pub e bar, sballo in discoteca o sala da ballo. Al festival dei giovani Medjugore 02/Agosto/2009 ALL’OMBRA DEL TORRIOLO Nelle afose ore della buona stagione, noi innocenti scolaretti leggevamo i fumetti: Kit Karson, Grande Blak,Capitan Miki. Indiani, carovane, pistoleri, avventurieri, cercatori d’oro pistolettate, frecciate. Anche noi, presi da spirito d’avventura, piccoli eroi del Far West. Leggevamo anche Tarzan, L’Intrepido, Il Monello, io, Angelo, Nazario, Gigino, Lionello. Anno XI Numero 134 pag. 17 Cultura INTERVISTA A MARTA ARZARELLO I segreti delle pietre di Niky Violano Marta Arzarello: Ricercatrice in Preistoria e Protostoria presso l’Università degli Studi di Ferrara. Dal 2007 è co-direttrice dello scavo Pirro Nord ad Apricena (FG), Paleolitico inferiore, e dal 2010 intestataria della concessione di scavo. Studia il primo popolamento umano dell’Europa e dell’Italia e la diffusione del genere Homo in Asia e in Africa. • C’è un momento nel suo lavoro, soprattutto quando si comincia una campagna scavi, in cui si dice a se stessi: qui accadrà qualcosa? Accade sempre qualcosa, ogni ritrovamento è un qualcosa, ogni volta che si trova una scheggia in selce e si pensa che, prima di noi, l’ultimo ad averla tenuta in mano è stato un uomo di 1 milione e mezzo di anni fa. Credo che il nostro lavoro, ed anche la nostra grande fortuna, sia una insieme di continui “qualcosa”, il problema risiede nel come poter trasmettere questo “qualcosa” ad un pubblico di non specialisti. Il nostro lavoro ha due missioni, la prima è quella di fare avanzare la ricerca e trasmettere il sapere agli studenti, la seconda è quella di far usufruire tutti di questo “sapere”. Questa seconda missione è sicuramente la più difficile. • Quali sentori l’hanno condotta a cercare il passato dell’uomo tra le pietre di Apricena? Si tratta di un interesse partito dalla situazione che una cava di pietra vive, cioè quella di essere sezione stratigrafica del suolo, o da studi precedentemente condotti? Le cave Pirro sono conosciute fina dagli anni ‘60 per la grande quantità di vertebrati fossili di epoca Villafranchiana. Io mi sono interessata alla situazione in un periodo in cui in Europa si stavano trovando sempre più siti più vecchi di 1 milione di anni, mi sono detta andiamo a vedere e, in collaborazione con le università di Torino, Firenze e ”Sapien- za” che già da anni raccoglievano ossa nell’area, da lì è partita la storia: le industrie litiche c’erano veramente! Questo tipo di ritrovamenti così importanti sono spesso il frutto di ricerche sistematiche ma anche di una gigantesca dose di fortuna. • Si può dire che in questi luoghi la pietra aiuta l’economia, l’architettura e si fa paesaggio delle città che ha costruito. Come aiuta anche la storia? Quale il ruolo del materiale lapideo nella conservazione dei reperti? Il sito di Pirro Nord si trova all’interno di una fessurazione del calcare, senza le attività di cavatura questa fessura non sarebbe mai venuta alla luce. Il fatto poi, che questa fessura si sia chiusa in epoche molto antiche, ha permesso ai reperti di conservarsi in un ambiente anossico (senza ossigeno) e quindi di giungere fino a noi. • Tra le varie occasioni che l’hanno coinvolta, trova ci sia un approccio differente legato al territorio in cui si colloca? Ci sono procedimenti che lei modifica in base alla natura del contesto? Penso che una delle principali doti di Antropologi e Archeologi Preistorici sia proprio l’adattabilità ogni scavo è diverso dall’altro e quindi devono essere applicate procedure differenti. Pirro Nord, per esempio, si trova su una parete di cava e quindi viene condotto grazie all’ausilio di una via ferrata. Si tratta dell’unico scavo al mondo in parete e quindi abbiamo dovuto inventarci alcune metodologie specifiche di scavo. Per quel che riguarda, invece, la documentazione, i rilievi e la registrazione dei reperti, cerchiamo di applicare un protocollo ben preciso e per lo più basato sull’utilizzo di nuove tecnologie. Un aspetto fondamentale è rappresentato anche dal territorio in cui si trova lo scavo e devo dire che ormai nella città di Apricena ci sentiamo veramente a casa. Prima di tutto la diponibilità dei cavatori Sigg. Gaetano e Franco dell’Erba ci ha permesso di condurre nei migliore dei modi le attività di scavo, il Comune di Apricena ci ha sempre dato un importantissimo appoggio logistico e, infine, moltissimi apricenesi si sono occupati di noi in un modo straordinariamente gentile. In molti casi si è esplicitato il sostegno che riceve da molti studenti provenienti da più università, interessati al lavoro che lei svolge, quindi uno staff che integra professionisti di ogni età. Sceglie un team diverso ogni volta o preferisce lavorare con personale che ha già studiato la zona specifica? Le persone che partecipano allo scavo sono per lo più ricercatori già in possesso di un dottorato e specialisti in specifici campi. Il gruppo di base è sempre lo stesso ogni anno poiché ognuno si occupa di studiare uno specifico aspetto già direttamente in fase di scavo (macrofauna, microfauna, industrie litiche, tracce d’uso, tafonomia, stratigrafia e resti umani… per quando li troveremo). A questo gruppo si aggiungono studenti provenienti da università italiane e straniere, dando priorità agli studenti della Regione Puglia. • Da varie fonti apprendiamo che i ritrovamenti hanno interessato animali che non vivono più in quest’area o addirittura sono estinti, e industrie continua a pag. 18 Anno XI Numero 134 pag. 18 Cultura N. Violante, Intervista a Marta Arzarello, dalla pag. prec. litiche, veri e propri strumenti. Tutto questo testimonia la permanenza di un uomo che abitava il territorio nelle circostanze delle odierne città o è segno del passaggio di un uomo ricco di abitudini? È possibile pensare allo stanziamento dove l’acqua non era caratteristica peculiare? Le ricostruzioni paleoambientali fatte sulla base dello studio della macrofauna (grossi animali) e della microfauna (soprattutto topi) ci hanno permesso di ricostruire l’ambiente presente ad Apricena 1.5 milioni di anni fa. Si trattava di un ambiente aperto con un clima arido e caratterizzato dalla presenza di specchi d’acqua a carattere temporaneo (come attestato dalla presenza di numerosi resti di uccelli acquatici). Le prime popolazioni ad uscire dall’Africa erano sicuramente nomadi e di conseguenza Pirro Nord attesta il passaggio, nell’attuale Puglia, di uno di questi gruppi umani. Il luogo è stato sicuramente scelto per la presenza di materie prime scheggiabili (selce) di numerosi animali (che venivano cacciati direttamente o sfruttati per carognaggio) ed ance per la presenza di acqua. • Sicuramente è possibile porre oggi la cava “Pirro Nord” ad Apricena, come intermediario tra l’Africa e l’Europa, e certamente ogni scoperta è un passo in più per l’uomo e la sua evoluzione, ma come studio può diventare un filone di ricerca attivo anche per il futuro? Le ricerche sul primo popolamento Europeo sono un punto fondamentale per gli studi in preistoria. Il dibattito è aperto da anni e sicuramente andrà avanti per molto, grazie anche ai sempre nuovi ritrovamenti e alle nuove tecniche di indagine. Il sito di Pirro Nord, che si trova nelle attuali cave dell’Erba, rappresenta un punto cardine di questo dibattito dal 2007 (anno della prima pubblicazione del ritrovamento di industrie litiche) in quanto una delle attestazioni più antiche dell’arrivo dell’uomo. Il primo popolamento europeo è già un filone di ricerca consolidato e non penso che da questo punto di vista sia necessario fare di più. Agli inizi di settembre si terrà in Spagna il congresso mondiale UISPP (Unione internazionale di Scien- ze Preistoriche e Protostoriche) e il sito di Pirro Nord verrà presentato proprio nell’ambito di un workshop sul primo popolamento. • Tutte le cose lasciano un segno e di ritrovare queste tracce lei ne ha fatto il suo mestiere, ma come la città può farsi vanto di queste tracce? Come potrà ritrovarle a campagna conclusa? Nel corso di questi anni abbiamo sempre cercato di coinvolgere la popolazione di Apricena e di far conoscere al meglio i ritrovamenti. Per cinque anni abbiamo organizzato conferenze ogni mattina ma l’affluenza del pubblico è stata piuttosto scarsa. Durante le campagne di scavo i materiali sono visibili presso il locali in cui abitiamo e chiun- que può venire a vederli e ricevere dai paleontologi una dettagliata spiegazione. A conclusione dello scavo i materiali vengono portati presso l’Università di Ferrara per lo studio: l’attività di scavo è, infatti, solo una parte preliminare di tutto il lavoro di ricerca che deve essere fatto per l’interpretazione delle evidenze archeologiche. Una volta concluso lo studio i reperti possono, anzi devono, essere riportati nella città di provenienza. Per fare ciò, però sono necessari dei depositi che garantiscano le condizioni di conservazione e soprattutto di accessibilità. Pirro Nord è un sito importantissimo a livello internazionale e molti ricercatori provenienti da tutto il mondo vengono a vedere il materiale. Il fatto che più specialisti possano visionare lo stesso materiale permette di far avanzare le ricerche e la conoscenza. Spero vivamente che presso Apricena si possa presto allestire un deposito che risponda a queste necessità. • Crede che la carenza di attrezzature dedicate alla conservazione e alla mostra dei reperti o la disattenzione alle buone modalità di custodia degli stessi, possa distogliere un viaggiatore da un itinerario possibile dell’uomo antico, che vede punti notevoli come la grotta in località Paglicci? Credo che in un paese come il nostro, ricco di fantastiche e gigantesche evidenze archeologiche la preistoria passi spesso in secondo piano. Sicuramente la scarsa disponibilità di fondi influisce molto su questa situazione, ma credo che più importante sia la problematica legata al come si possa sensibilizzare il pubblico verso la preistoria senza utilizzare sensazionalismi o immagini scientificamente poco corrette… In collaborazione con altri colleghi stiamo cerando di fare questo lavoro ed abbiamo appena presentato un progetto nella call europea ERITAGE + finalizzato proprio a questi aspetti. Per poter arrivare a questo fine è necessario creare un gruppo di lavoro solido che coinvolga i ricercatori, le autorità locali, le Soprintendenze, gli stakeholders e la popolazione; si tratta sicuramente di un percorso difficile e devo ammettere che fino ad ora tutti i nostri tentativi non hanno dato ottimi risultati. • Si è mai pensato di dedicare percorsi o spazi dal carattere permanente adibiti a facilitare il contatto tra un’utenza civile e quella più specializzata? Un racconto perenne che si faccia testimonianza di un territorio antropizzato in varie forme e in diversi intervalli di tempo. In accordo con il Comune di Apricena e con il Direttore del Museo di Apricena, stiamo lavorando per poter allestire almeno un piccolo spazio dedicato al sito di Pirro Nord. Da parte nostra stiamo facendo il massimo per far conoscere il sito. Moltissime pubblicazioni sono state fatte su riviste scientifiche internazionali ma anche su riviste ad ampia tiratura come per esempio National Geographic, Archeologia Viva ed anche la rivista francese “Archéologia” che ha appena dedicato un articolo al sito. Anno XI Numero 134 pag. 19 Cultura Letteratura e Controriforma prof.ssa Alessandra Muti Dopo lo splendore letterario rinascimentale, le straordinarie e magnifiche opere d’arte, la fiduciosa visione ottimistica della realtà, l’ Italia, nella seconda metà del Cinquecento, conobbe una fase d’arresto. Una miriade di vicende sconvolse e deturpò lo stesso volto della Chiesa, che, in conseguenza delle riforme protestanti (luterana, calvinista, zwingliana etc.), passò ad una ferma e decisiva reazione, con l’ apertura del Concilio di Trento (1545-1563), inaugurando il processo controriformistico. In questo periodo la Chiesa tentò di ristabilire la sua autorità nell’ambito teologico e in quello culturale. La creatività artistica che aveva caratterizzato l’età umanistico-rinascimentale venne come repressa e soffocata. Il libero pensiero, la più autentica espressione poetica ed artistica subirono come un contraccolpo. I letterati, quelli più fini e sensibili, avvertirono il peso della censura, che si instaurò con la promulgazione, nel 1571, dell’Indice dei libri proibiti. Scrittori e stampatori ne furono colpiti e le corti rinascimentali che si erano affermate come centri di libera circolazione delle idee e di produzione di cultura, decaddero. Il senso del peccato, della fragilità umana, della caducità dell’ esistenza offuscarono la piena fiducia nelle risorse umane, determinando oscure zone d’ombra nelle elaborazioni poetiche. L’opera più importante prodotta in clima controriformistico fu il poema eroico Gerusalemme liberata di Tasso (1575), espressione del travaglio interiore dell’autore, che si trovò a dover conciliare l’ argomento religioso e la celebrazione degli ideali cristiani con l’elemento fantastico e meraviglioso, che aveva pervaso l’Orlando furioso di Ariosto, opera di grande successo di pubblico. Negli scritti del Tasso emerge, infatti, la sua personalità complessa e tormentata, dibattuta fra il desiderio di pace e lo scontro con la realtà dell’ambiente di corte e del clima controriformistico. Il poeta si dibatté tra l’adesione alle norme dettate dall’autorità e la volontà di ribellione e di indipendenza, che egli viveva come colpa. Egli giunse persino ad autodenunciarsi all’ Inquisizione, al cui giudizio sottopose il suo ca- polavoro nel 1577. Di qui scaturirono ansie ed incertezze e le continue revisioni e riscritture della Gerusalemme liberata, fino al totale rifacimento dal titolo Gerusalemme conquistata. Opera questa che si configurò come un frigido rifacimento, privo della genialità artistica. Il tribunale dell’Inquisizione compilò una lista di libri proibiti, tra i quali le opere di Machiavelli. L’ordine fondato da sant’ Ignazio di Loyola, la Compagnia di Gesù, fu la principale milizia nei confronti del protestantesimo. La cultura cessò di rin- novarsi, tendendo ad un processo di formalizzazione, per cui la novità andò ricercata nella struttura poetica e non nel contenuto. Il ceto intellettuale vide sorgere figure di predominio quasi dittatoriale, i”dotti”dal sapere dogmatico ed inconfutabile, alle cui regole bisognava soggiacere. Si diffuse un clima di condizionamento psicologico, che soffocò il pensiero, i sentimenti e le emozioni, generando una cultura di esteriorità e conformismo, priva di autenticità. Verso la fine del Cinquecento, si affermò il Manierismo,una sorta di transizione tra il classicismo rinascimentale e l’età del Barocco. La letteratura si legò all’ Accademia; il rifiuto del modello classico mise in luce il dramma della contraddizione della vita umana. La cultura si permeò di spettacolare teatralità. Lo stile letterario divenne tortuoso e poco lineare, riflettendo l’intimo contrasto individuale. L’armonia, la compostezza, l’equilibrio e la buona educazione spesso mancano anche nella società di oggi, involgarita dagli eccessi in ogni ambito. Incomprensioni, violenze di ogni tipo e mancanza di rispetto sono all’ordine del giorno. L’apparire, l’esteriorità, la sete di successo e gli stessi mass- media spettacolarizzano tutto e tutti. Anche questa è una forma di dittatura culturale, in una organizzazione sociale in cui regnano conformismo e vuoto interiore. L’ uomo come sempre è infelice. Non valgono né gli avanzamenti scientifici né quelli tecnologici. La ricetta per la felicità non è questa. I mali dell’anima, di quella zona oscura che ci accompagna si sono forse moltiplicati. Forse la semplicità, l’accontentarsi di poco potrebbero garantire maggiore serenità. Tentare una strada alternativa a quella già percorsa può almeno infonderci la speranza di un radicale cambiamento in senso migliorativo. Anno XI Numero 134 pag. 20 Cultura ANGOLO POETICO di Domenico Sangillo I miei novant’anni di Maria Milone Goffredo Li ho vissuti anno dopo anno giorno dopo giorno: fanciullezza, giovinezza, vita coniugale, vita scolastica, figli, luoghi, sono tutti nella mia memoria di figlia, moglie, madre, donna, maestra con l’aspetto vario e mutevole dell’età. Il mio futuro Domani è un altro giorno dopo i novant’anni? Futuro, mistero, speranze, si vedrà. Spunterà il sole ogni mattina e lo vedrò. Il cielo sarà azzurro o tempestoso e lo guarderò. Non sentirò lo sciabordio delle onde lontane e le sognerò. I miei figli e nipoti mi chiameranno o mi saranno vicini e li abbraccerò. Ascolterò musica, la buona musica operistica Amata da mio padre, sempre nel mio cuore e lo ricorderò. Il mio domani è ricco di speranze e le cullerò. Mancheranno le certezze non le sognerò. Sarò ancora viva, la mente lucida mi consolerà e penserò. Amerò sempre Antonio con nostalgia Rivivrò il tempo vissuto insieme. Ansie, malanni, affanni, amarezze, tutto superato, non dimenticato. L’antica somiglianza con la grande Anna Non più lusingherà la mia vanità. Mi contenterò di essere minuta donna novantenne che sprizza ancora forza interiore se la mia mente resterà vivente. Gioirò, soffrirò, amerò sempre sola: come prima? usque tandem? finchè il sole splenderà ancora per me. Il mio pensiero sarà in perpetuo volo come i gabbiani come loro amo la vita e ancora di più la quiete marina sempre sognata. Lucera, 10 luglio 2014 Cultura Anno XI Numero 134 pag. 21 Pasqua 2014 con Papa Francesco e nei miei ricordi di Maria Milone Goffredo La Settimana Santa. Il primo Giovedì Santo del pontificato di Papa Francesco ha lasciato un ricordo indelebile nel mondo intero, trasmesso dai mezzi tecnologici del nostro tempo e ripreso più volte nelle varie trasmissioni. Il Papa, pur sofferente e zoppicante per i suoi acciacchi, comuni a tutti i mortali, si è recato in una prigione di giovani detenuti e ad ognuno di loro ha lavato ed asciugato i piedi, inginocchiandosi per ben 12 volte, come Gesù fece nell’ultima cena ai suoi Apostoli. E’ stato un avvenimento coinvolgente e commovente che ha manifestato all’umanità dei credenti e non credenti il percorso itinerante e trainante di questo nuovo Pastore della Chiesa, pastore nel senso vero della parola, perché il suo messaggio è umano, carico di entusiasmo, di amore, di partecipazione alla miseria, al dolore ed alle ansie di tutti i mortali. Stamattina, mercoledì 16 aprile 2014, nel ricordo del tradimento di Giuda, percorrendo Piazza San Pietro piena di fedeli accorsi ai suoi mercoledì evangelici, ha invitato i ragazzi che stavano con i genitori:”Chi vuol salire con me sulla papa-mobile?”. Un invito inaspettato, gioioso, a cui hanno risposto mille e mille braccia alzate, solo due fortunati sono saliti accanto a papa Francesco gioioso come loro. 17 aprile 2014 - Giovedì Santo. Papa Francesco ha celebrato la Messa in Coena Domini in una struttura per disabili, Ha ripetuto la lavanda ai piedi che lo scorso anno fece ai detenuti del Carcere Minorile: quest’anno ha rifatto quel rito che Gesù fece nell’Ultima Cena lavando i piedi a 12 disabili: piegandosi ed inginocchiandosi 12 volte più 12 con grande difficoltà, dimentico dei suoi anni e dei suoi acciacchi; un papa non da ammirare, ma da amare, un papa che commuove perché rinnova dal profondo il significato del Vangelo di Cristo. Siamo fortunati di vivere il suo tempo e di poterci rinnovare con la sua parola ed il suo esempio. Ma io non posso dimenticare il Giovedì Santo della mia infanzia e dei miei ricordi che balzano dalla mia memoria come i fantasmi che mi perseguitano. Comincerò dall’inizio della Settimana Santa. I riti liturgici odierni sono alquanto diversi da quelli dei tempi lontani, anzitutto hanno più risonanza con i moderni mezzi di diffusione e sono aggiornati alle nuove esigenze della Chiesa. Inoltre mi sono spostata dal mio paese e vivo nella grande città, Roma, che è il centro vitale della Chiesa, la residenza del Papa e le cerimonie religiose sono trasmesse attraverso i vari canali di diffusione. La lavanda ai piedi – che Papa Francesco ha reso commovente con la sua partecipazione al rito come Gesù – nei miei tempi lontani e nel mio paese - ma credo dovunque – si svolgeva il giovedì mattina. La sera, dopo l’omelia in Chiesa, che ricordava la Passione e Morte di Gesù, si visitavano i Sepolcri con Gesù morto: invece ora si visita Gesù Eucaristico. Il venerdì – dopo le 7 Parole di Gesù sulla Croce ricordate dall’oratore di turno – c’era la processione di Gesù morto. Ora a Roma c’è la solenne Via Crucis al Colosseo. Il sabato era ed è il giorno del silenzio. Nella notte tra sabato e domenica c’è la grande veglia della Resurrezione che prima avveniva la mattina di Pasqua. Tutti i giorni, dal giovedì allo scampanio festoso della domenica, le campane di tutte le chiese tacevano, in segno di lutto di dolore per la morte di Gesù. All’inizio della Settimana Santa, nel mio paese, Apricena, una vecchina che per tutto l’anno viveva sola e quasi sconosciuta, si animava al ricordo della Passione. Usciva di casa e percorreva le strade con una cantilena angosciante: “ogg è lunedì sant e tutt lu munn chiagne ca G’sù Crist l’hann miss ‘n passion currit ‘uagliun, ca G’sù Crist lu vonn mort”. E i ragazzi del paese, come ad un richiamo, le andavano dietro, a sciami, un po’ cenciosi com’erano, un po’ attratti dalla voce della vecchina che si chiamava – in un dialetto sconosciuto ai più – Prpact e rifaceva ogni giorno di quella settimana il suo cammino doloroso come una missione, imitando, senza saperlo, il lamento di Iacopone da Todi che è ricordato nelle pagine di letteratura mentre la vecchina giace nel dimenticatoio umano e solo io le serbo un piccolo spazio nella mia memoria. Mentre le donne paesane esperte preparavano i dolci e le pietanze di Pasqua – la pizza farrata, i pizz palumm, i taralli, il brodetto – nell’aria c’era l’attesa del giorno solenne di Pasqua, ma anche la tristezza per i riti della Passione. Il giovedì mattina c’era la lavanda dei piedi ed i soliti dodici paesani di ogni anno, anziani, si presentavano al rito. Fra loro c’era zio Giovanni (lo chiamavamo Tucc Annino, fratello di mio nonno) che partecipava e dopo veniva a casa a portare la pagnottella benedetta che mamma ci faceva dividere. Ma il momento atteso era la “predica” che l’oratore della Quaresima concludeva sul pulpito e quando c’era “don Aristide d’Alessandro” la Chiesa Madre era strapiena, le vecchine si portavano le sedie di casa perché i banchi non bastavano ed ascoltare quell’orazione funebre era diventato un avvenimento più eclatante della stessa festa pasquale. Don Aristide – chiamato in dialetto don Arrust perché il nome era difficile da ricordare e pronunziare – era un vero attore: declamando la Passione si scalmanava, piangeva, sudava, interpellava le donnette sotto il pulpito e quando arrivava alla morte di Gesù, prendeva tra le mani la croce che aveva accanto e chiamava: “Maria, vieni a prendere tuo Figlio che hanno ucciso”. E da dietro l’altare, già coperto dai drappi funerei della Passione, portavano la statua della Madonna Addolorata fin sotto il pulpito – e continua a pag. 22 Anno XI Numero 134 pag. 22 Cultura CRESCERE CON I LIBRI di Francesca Mobilio La moda passa, i classici no. I cosiddetti evergreen della letteratura non vanno mai fuori produzione, soprattutto quelli che riguardano l’infanzia. Riadattati, aggiornati, modernizzati:i classici della letteratura infantile sono sempre lì, pronti a farci sognare. Sono stati loro ad accompagnarci nella crescita, nel mondo della fantasia alla scoperta di quelle emozioni, quel tocco misto tra realtà e sogno che nel tepore del nostro letto, con la dolce voce dei genitori o dei nonni,riuscivano a farci cadere nelle braccia di Morfeo. Principi azzurri, sorellastre cattive, animali parlanti, gnomi e chi più ne ha, più ne metta non andranno mai nel dimenticatoio. Certo qualche aggiornamento è d’obbligo: da anni l’industria cinematografica di Hollywood ha dato vita ad alcuni restyling delle versioni più datate con effetti speciali nuovi, pur tuttavia lasciando inalterata la magia della favola. Chi di voi non ha mai immaginato di fare il giro del mondo in 80 giorni? Chi non ha volato con Peter Pan verso l’isola che non c’è e nuotato con la Sirenetta? L’elenco potrebbe essere infinito: ognuno di noi lega un ricordo ad una particolare fiaba, racconto, mito che ci è stato narrato nel quale ci siamo rifugiati per scoprire mondi nuovi, fittizi, fantasiosi ma pieni di magia. Quel pizzico di magia che di certo non guasta in tenera età e neanche in quella adulta: all’ennesima replica di Mary Poppins pochi resistono nel cambiare canale. “La fantasia non potrà mai invecchiare, per la semplice ragione che rappresenta un volo verso una dimensione che giace al di là del tempo”, diceva Walt Disney e come dargli torto. Evadere: forse è questo il senso del rifugiarsi in mondi nuovi. Chi non vorrebbe prendere un tè con il cappellaio matto? Chi non ha ceduto alla commozione vedendo Bamby? Essenzialmente i libri ci servono a crescere ed imparare, a viaggiare ed aprire la mente seppur seduti sul divano di casa. L’imprinting iniziale che si può dare ai bambini sin dalla loro tenera età è di primaria importanza: in questo modo potranno prepararsi per il futuro, per il mondo che li aspetta con la consapevolezza di avere quella marcia in più per reagire alle problematicità e/o opportunità che la vita offre. Con un pizzico di fantasia. M.L. Goffredo Milone,Pasqua 2014 ..., dalla pag. prec. don Aristide metteva il crocifisso sulle braccia della mamma e tutte le persone presenti, specie le vecchie, piangevano a calde lacrime commosse da quell’avvenimento straziante anche se era una sceneggiata che si ripeteva ogni anno. Dopo si andava nelle poche chiese locali - cominciando da quella dove si era celebrata la morte del Signore – e si adorava Gesù morto messo in una custodia con tanti vasi pieni di grano verde che ornavano il Sepolcro. Il venerdì, verso le ore 14, cominciava l’agonia: il sacerdote del posto spiegava le sette parole di Gesù sulla croce e pur senza l’eloquenza e la drammaticità del suo raccontare, riscuoteva commozione e lacrime. E una volta – nel mio ricordo di ragazzina quando nonna Nenna conduceva a tutte le cerimonie me e mio fratello Donato – mentre l’oratore raccontava, ci fu una scossa di terremoto e tutte le vecchine subito presero le sedie che avevano portato e stavano per scappare, quando don Vincenzo le richiamò (a modo suo). E le vecchine ritornarono ad ascoltare, scosse da quel grido di vergogna e di rimprovero: “Vi trema la (omissis) o la vostra paura è più forte dell’emozione, per la morte del Signore?”. Verso sera dello stesso venerdì c’era la processione con Gesù morto nella bara di vetro, la Madonna addolorata, Maria Maddalena e altre statue; tutte seguite dalle congregazioni delle altre chiese. Ricordo che una volta mi vestii tutta di nero per seguire l’Addolorata. Avevo, credo, meno di dieci anni. Il sabato era un giorno di silenzio, senza scampanii, ma nell’aria c’era il profumo dei pasti che le mamme preparavano per il giorno dopo e non c’erano le corse ai negozi alimentari come avviene oggi perché nelle case c’era l’occorrente necessario per realizzare il brodetto, l’agnello, le uova, le verdure, i torcinelli, l’arrosto, e tutte quelle delizie che ricordo solo io: le nuove generazioni non gradiscono quelle preparazioni antiche perché non conoscono quei sapori. La domenica era gran festa anche perché Pasqua coincideva - e coincide – con la primavera e tutti rinnovavano il guardaroba (oggi non si attende Pasqua per farlo, con il benessere si può fare quando si vuole). E ci si pavoneggiava mirandosi a vicenda, con invidia e civetteria, e ci si ritrovava in chiesa dove c’era la Festa solenne della Resurrezione, con la benedizione dei Ceri, dell’Acqua e tutte le cerimonie liturgiche che tenevano in attesa le persone. Ma quando si giungeva al momento solenne di Gesù risorto, i drappi tristi venivano tirati, Micheluccio il sagrestano sull’organo suonava e premeva i tasti con più forza, tutti si alzavano per vedere il “carruccio” – che proprio in quel momento passava davanti alla chiesa dove avevano aperto le porte – e sopra portava un giovanetto che rappresentava Gesù risorto. E in quel momento non si sapeva se stare attenti alla cerimonia sull’altare o cercare di vedere quel giovanetto sul carruccio, in un trambusto festoso. Come dimenticare quelle cerimonie lontane legate alla Pasqua che oggi è una ricorrenza attesa ma non coinvolgente come allora perché ripetuta senza tanta partecipazione festosa e religiosa, spesso solo come una consuetudine che accomuna i fedeli in chiesa per scambiarsi saluti ed auguri. Meno male che Papa Francesco ha reso la ricorrenza un richiamo atteso per la sua parola che entra nei cuori dei fedeli come una lezione nuova che sa scuotere quel poco di religiosità che resta in questo tempo di tanto benessere per pochi, di tante preoccupazioni per molti. Anno XI Numero 134 pag. 23 Sport LA VICARIUS CAMBIA NOME: NASCE “MADRE PIETRA APRICENA” Ora è ufficiale: l’Apricena cambia nome e sede sociale. La Vicarius, denominazione con cui la squadra del presidente Antonio Romagnoli ha riportato la Promozione in città, diventa “Polisportiva Dilettantistica Madre Pietra Apricena”, con sede legale ad Apricena. Lo riporta il comunicato ufficiale n.9 del 21 agosto 2014. “E’ un ulteriore sogno che si realizza – commenta Romagnoli – e rappresenta il raggiungimento di un obiettivo importante che ci eravamo posti già da un anno. Il nome Madre Pietra – prosegue – nasce per dare risalto alla nostra città, alla pietra e al suo bacino estrattivo”. Il nome richiama il marchio Madrepietra, con il quale viene commercializzata nel mondo la principale ricchezza del territorio. “Con questo gesto, che testimonia il grande legame tra la squadra e il nostro territorio, vogliamo veicolare, anche con il calcio, una delle principali ricchezze di Apricena in tutta la Puglia. E nei prossimi giorni presenteremo anche il nuovo logo”. Con il nome Madre Pietra giocheranno tutte le compagini della Polisportiva, dal settore giovanile, alla squadra femminile. “All’inizio sarà strano abituarsi al nuovo nome. Alla Vicarius siamo molto legati e resterà per sempre un bel ricordo. Ma con Madre Pietra vogliamo rafforzare l’identità apricenese, coinvolgendo anche la cittadinanza a tifare per la squadra di Apricena, impegnata a rappresentare la città nel mondo del calcio”. “Tornando al calcio giocato – va avanti Romagnoli – siamo molto soddisfatti di come si sta allenando la squadra. Si sta instaurando un bellissimo clima e c’è molto entusiasmo sia nei ragazzi che nella società. Domani affrontiamo questo primo test e siamo tutti curiosi di scoprire i primi frutti del lavoro dei ragazzi, ottimamente guidato da mister Francesco Pompilio. In lui, così come nel direttore sportivo Giuseppe Del Grosso, riponiamo il massimo della fiducia, convinti che sapranno allestire una rosa all’altezza della prossima impegnativa stagione di Promozione”, conclude Romagnoli. Pensiero laterale positivo di Antonio Monte del Gargano Le piogge d’estate meglio delle schegge di guerra l’acqua fa bene alla terra e fa crescere i funghi in altopiano Il cercatore di funghi Chi alla folla e alla calura/ ama: il silenzio della natura,/ la verde piantagione,/l’umida stagione e la pioggia,/ che in terra si stagna/ e quando lenta bagna/il castagno e la radice/ fa il suo cuor felice./Come una starna invigorita/s’arrampica in salita,/al passo graduale/ s’allontana il cinghiale/e senza crear subbuglio/fruga tra i cespugli,/tra il folto fogliame,/ tra il secco legname./ Il respiro trattiene a lungo/ nell’avvistare il fungo, s’accerta che non vi sia altro sguardo/per coglierlo con vero garbo,/ come fosse un piccino/lo adagia nel cestino. Cammina e ne fa scorta/fino a colmar la gobba sporta;/ poi con lo zainetto sulle spalle/orgoglioso ritorna a valle. I funghi del Gargano In pianura dai cardi, Cardoncelli prelibati fatti alla brace viva con olio, aglio, prezzemolo, pomodoro, sale e una spolverata di pecorino. I chiodini fatti trifolati: due minuti di cottura con olio, sale e aglio ed infine I porcini si cucinano in tutti i modi, foglie di prezzemolo tritate. meglio però col risotto e una spruzzaI gallinacci: aglio, olio, sale, pomodo- tina di cognac di salotto. rini. Si cuociono in fretta e il tutto serve a condire gli spaghetti. s i p p i l 7 7 i 8 1 l F a d e D Un percorso che continua, nell’universo del lusso, accogliendo gioielli di elevata raffinatezza. Gioielleria Centro Assistenza Store Ottaviani Orologeria Liste nozze C.so Generale Torelli, 48-50 APRICENA (FG) - tel 0882 642064 Argenteria Bomboniere
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