Città Viva Settembre 2014

Anno XI - Numero 134- Settembre 2014
cittàviva.com
IL MENSILE E’ IN VENDITA PRESSO LA TIPOGRAFIA “SUITE GRAFICA” di Via Luigi Galasso nr.81/83
Vernissage
“Mostra Collettiva d’arte Visiva”
di Sebastiano Muti
“Scarti InFermento“
è il titolo assegnato alla mostra collettiva d’Arte contemporanea tenuta nei locali dell’ex
Convento della Villa Comunale. La
Mostra è durata tre giorni, dal 22 al
24 Agosto, ed ha avuto quali protagonisti tanti giovani artisti (tra di essi
ricordiamo il nostro Francesco Ciavarella) che hanno colto l’occasione di
mostrare le loro opere, alcune delle
quali sono mostrate nelle foto. È stata un’occasione Culturale importante
che va ripetuta nella nostra cittadina
con altre mostre pittoriche non solo
contemporanee, con mostre sull’artigianato di qualità e sull’antiquariato di
qualità.
Che dire poi di organizzare una settimana da dedicare alla musica Classi-
ca e una alla musica Contemporanea
(Apricena ha uno stuolo foltissimo di
musicisti sia dell’una che dell’altra
musica, in grado di sostenere questo
impegno)?
In definitiva, bisogna dare ai giovani
meritevoli il merito che a loro compete ovvero la Visibilità, che è uno
degli strumenti necessari per avere
successo.
Anno XI
Numero 134
pag. 2
Editoriale
DA APRICENA ALLA CONQUISTA
DEL MONDO DELL’INFORMATICA
A Michele Liberato l’“Agros Hippium” per aver dato lustro alla Capitanata nel mondo
di Giuseppe Del Fuoco
Si chiama Michele Liberato, è un
manager internazionale di successo, vive a Roma (ma gira in tutto il
mondo) e lo scorso 26 agosto ha ricevuto il premio “Agros Hippium”,
riconoscimento ufficiale dato ai figli
della Daunia che si sono distinti per
qualità umane, professionali o artistiche a livello mondiale. Un figlio della
provincia di Foggia, ma soprattutto
di Apricena, il dottor Liberato. Attualmente, si apprende dal suo curriculum, “è Presidente di EMC Computer
Systems Italia e Membro dell’International Board di EMC, dal dicembre
2008. Secondo una ricerca condotta
da Appinions, società internazionale
leader nell’executive influence, Michele Liberato, Presidente di EMC Italia e membro dell’International Board,
è risultato essere tra i 10 top manager
più influenti della Corporation a livello
mondiale, unico europeo presente in
classifica”. Una grande soddisfazione
per lui, ma per tutta la nostra comunità. Nello splendido contesto del parco
della Basilica Santa Maria Maggiore di
Siponto, luogo dove da più di vent’anni si svolge il premio “Agros Hippium”
ideato da Lino Campagna,
Liberato ha ricevuto l’importante riconoscimento dalle
mani del sindaco di Apricena,
Antonio Potenza, “orgoglioso
di aver un concittadino dalle
grandi qualità professionali e
umane, in grado di portare,
con onore, il nome di Apricena in giro per il mondo”. La
cerimonia di premiazione è
stata presenziata dal giornalista Rai Sergio De Nicola e da
Paola Catapano, giornalista
scientifica. Entrambi originari
della Daunia e insigniti, negli
scorsi anni, del riconoscimento che quest’anno è andato
nelle mani di Liberato, premiato insieme a tanti altri talenti nostrani. Il nostro concittadino, si legge
ancora nel suo curriculum, si è laureato in Scienza dell’Informazione a
Pisa, nel 1974. Ha accumulato esperienze di rilievo in importanti aziende
che si occupano di informatica, tra
cui la Computer Data e l’Accenture.
“Negli oltre trent’anni di carriera in Accenture – si legge ancora – Liberato
ha ricoperto numerosi incarichi tra i
quali Managing Partner del settore
di mercato “Communications & High
Tech” (Telecomunicazioni, Elettronica, Media & Entertainment) prima
per Italia, Grecia, Europa Orientale
e Medio Oriente e successivamente
per l’Europa e l’America Latina”. E’
stato direttore per Europa e America
Latina dell’area “Network” e del mercato Wireline nel settore delle Telecomunicazioni e Managing Partner
delle aree Pubblica Amministrazione,
Sanità, Utilities e Telecomunicazioni
per l’Italia. Grazie alla sua esperienza
con le nuove tecnologie ha ricoperto
ruoli in Confindustria. “La sua carriera
professionale a livello internazionale,
unita alla collaborazione che ha sa-
puto sviluppare in ambito associativo
ne hanno fatto un conoscitore esperto
dell’ICT a livello nazionale e internazionale”. Un apricenese di cui andare
fieri.
cittàviva.com
SEBASTIANO MUTI EDITORE
Via Pozzo Salso, 66 - 71011 Apricena
TELEFONO
380 3526160
E-MAIL
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SITO
cittàviva.com
Periodico mensile
Registrazione del Tribunale di Lucera
N. 118 del 25/06/2004
DIRETTORE RESPONSABILE
Sebastiano MUTI
VICE DIRETTORE
Giuseppe DEL FUOCO
WEBMASTER
NWI produzioni
GRAFICA E IMPAGINAZIONE
Maria Libera Testa
STAMPA
ELIOTECNICA TIPOGRAFICA snc
Torremaggiore
Zona Ind. Via Luigi Grassi 24
0882 393085 - [email protected]
COMITATO DI REDAZIONE
Alberto Galante, Peppino Bonfitto, Giuseppe L. Matera, Francesca Mobilio, Giuseppe
Bonfitto, Nicky Violano, Arnold La Porta.
HANNO COLLABORATO
Vito Cracas, Domenico Sangillo,
Associazione Antiracket, Vito Cracas,
Maria Leonarda Milone Goffredo,
Alessandra Muti, Aurelio Carraturo, Antonio
Monte, Giuseppe De Cato, Alessandro
Muti, Franco Ferrara
REDAZIONE CITTÀVIVA
Via Pozzo Salso, 66 - 71011 Apricena
(Italy)
Tiratura 125 copie
Chiuso in stampa il: 8 settembre 2014
Cronaca Cittadina
Anno XI
Numero 134
pag. 3
a cura di Sebastiano Muti
APPELLO AI LETTORI
Dal mese di maggio del c.a., il nostro mensile “Apricena e Dintorni-Città Viva”
è in vendita al pubblico presso la Tipografia “SUITE GRAFICA” di Via Luigi Galasso (Chiazza Llaria) n. 81/83- Tel. 0882 424430
Toponimia
Inquietudine
Su questa terra contaminata
ho costruito la mia casa
Vi ho riposto gli oggetti più preziosi
non miei, solo quelli che ho rubato
e credevo più belli
per mostrare
ciò che non era
Ci vivo da sempre
e non sono me stesso
Quando arriverà il coraggio
d’un tempo?
Allora, solo allora,
amerò la mia casa,
in cui poggerò le mie cose.
Gentilissimo signor Sindaco,
approfitto della sua pazienza per rappresentarle una questione che spero
possa essere risolta in tempi brevi.
Abito in via Pozzo Salso, in una palazzina che fa angolo con “via Tabanaro”, il cui terreno è proprietà privata e, parte di essa, in qualità di erede
mi appartiene. Non ho problemi nel
comunicarle che l’Amministratore Comunale degli anni scorsi ha provveduto ad intitolarla via “Tabanaro”. Mi
sono sforzato di conoscere il significato di questo termine e certamente
non mi sono accontentato della spiegazione di alcuni impiegati comunali
che, volendomi illuminare, mi hanno
detto che faccia riferimento alle “Talpe” che un tempo albergavano su
questo terreno. Debbo anche riferirle che esiste già un tratturo con la
medesima denominazione di “Tabanaro” e capirà la confusione. Ma ciò
che incuriosisce e la libera traduzione
dal dialetto apricenese di “tafaner” o
non so cosa, all’italiano “Tabanaro”.
Ho fatto ricerche sul dizionario e ho
appreso quanto segue:
Da vocabolario Italiano-Gradese
(Grado)
Tabanaro, sm: chi racconta frottole;
o dal latino
tabanarius = frequentatore di taverne.
Su questa
proprietà, che
ripeto è privata, vi abitano
mia suocera, e
un’altra signora, che non
penso abbiano
mai frequentato taverne e in quanto a
“frottole” non giuro che non le abbiano mai raccontate. Però sento il dovere che bisogna dare dignità diversa a
questo angolo apricenese e a scopo
collaborativo, suggerisco che si possa rinominarla, qualora non ci fossero ostacoli Culturali o pseudo Tali, in
“Via Oriana Fallaci, già via Tabanaro”,
giornalista e scrittrice di valore, che
ha rappresentato degnamente l’Italia
nel mondo, il secolo scorso.
Che ne dice? Mi scuso per averla distratta da incombenze importanti, ma
resto in attesa di avere sue indicazioni e/o deliberazioni in merito, sperando che non giungano alle “calende
greche”.
Anno XI
Numero 134
pag. 4
Cronaca Cittadina
E a proposito
di Toponimia
Che paese è?
sono soggette a tassazioni e i loro
vertici non sono tenuti a presentare
il bilancio?
Gentilissimo Sindaco,
non le sembra il caso di approfondire la questione sulla denominazione
di una strada cittadina “Paolo Sarti”, nominativo questo che pare si
riferisca ad un pediatra o a un professore ancora in vita? Domanda
birichina: “L’amministratore di tempo • Che paese è se per essere sicuri
che una lettera arrivi a destinazione
addietro voleva riferirsi a Paolo Sarpi
bisogna raccomandarsi, cioè fare
(Venezia, 14 agosto 1552 – Veneuna “Raccomandata”? (che poi arzia, 15 gennaio 1623) religioso, teriva a destinazione dopo una settiologo, storico e scienziato italiano
mana, se tutto va bene);
dell’Ordine dei Servi di Maria?”
• Che paese è se negli uffici pubblici
bisogna fare la fila per ore e subire,
Inoltre, le pare possibile intitolare
a volte, la scostumatezza e l’apatia
una strada di un certo interesse ad
degli impiegati?;
un personaggio poco conosciuto
“Paolo Sarti” o forse inesistente • Che paese è se il treno “Intercity
(era il Rapido di una volta che fere intitolare una strada nella quale
mava solo nelle grandi città )” ora
ci sono solo Garage, a San Franè diventato “Espresso” che ferma a
cesco di Assisi, patrono d’Italia
quasi tutte le stazioni e le Ferrovie
con Caterina da Siena e che Papa
dello Stato costringono a pagare il
Bergoglio ha inteso onorare, assusupplemento per un servizio offerto
mendo il nome di Papa Francesco?
che è inesistente e i condizionatori
Dove alberga il Buon Senso?
sono a volte inefficienti?
Con Simpatia
Sebastiano Muti
• Che paese è se molti giovani intendono trovare il posto di lavoro, pensando di fare carriera politica per
opportunismo?
• Che paese è se molti giovani pensano alla raccomandazione per trovare lavoro e non fanno affidamento alle proprie capacità?
• Che paese è se le bellezze che la
Natura ha donato all’Italia, l’immenso patrimonio artistico e la marea di
Reperti archeologici vengono vilipesi, distrutti, abbandonati?
• Che paese è se non si possono costruire le grandi opere, necessarie
per lo sviluppo del territorio, perché
si ha paura che la mafia entri nei lavori, i politici prendono le mazzette
e i Cultori del “No” a prescindere,
pongono continui ostacoli?
• Che paese è se la Magistratura è
politicizzata?
Magistratura democratica (sinistra)
Unità per la Costituzione (centro)
• Che paese è se le numerose pro- Magistratura indipendente (destra)
prietà immobiliari dei Sindacati non Movimento per la giustizia I Verdi (sinistra)
•Che paese è se lo Stato è forte ed irriverente con le persone
per bene ed è debole e servile
con i grossi evasori?
•Che paese è se lo Stato non
difende le vittime e le abbandona e al contrario perdona i
carnefici e li gratifica?
•Che paese è se la spazzatura
viene buttata in tutti gli angoli
del territorio e nessuno s’indigna?
•Che paese è se interi territori di Regioni sono inquinati da
materiale tossico?
•Che paese è se abbiamo i
politici di lungo corso che non
vogliono mollare “l’osso”?
Cronaca Cittadina
Senso Civico
Vado subito al sodo senza fronzoli,
perché non è più il caso di utilizzarli. Una certa popolazione apricenese
non ha il “Senso Civico” o, se volete, quell’educazione basilare che è
necessaria a rispettare la libertà del
prossimo. Per senso civico, mi riferisco a quel comportamento fatto di vita
quotidiana che serve a far dire a coloro che non conoscono la nostra città
e la visitano per la prima volta, che è
linda, pulita, attenta all’inquinamento
acustico ed ambientale e: “la prossima volta ci ritorneremo volentieri”. Non è così purtroppo e le conseguenze sono che siamo costretti a
subire le scritte alle pareti degli edifici
pubblici del tipo “Fuck” e quant’altro
e pochi se ne avvertono per attivarsi
a far ripulire l’obbrobrio. Subiamo in
silenzio i rumori degli illustri giovanotti e “giovanotte” (le più scalmanate e
prive di pudore) che gridano e schiamazzano nelle ore notturne o giocano
a palla in luoghi densamente abitati, il
rumore roboante delle moto dei portentosi centauri che scorazzano per
le strade cittadine e le sgommate degli automobilisti sapientoni. C’è poi la
musica diffusa dalle casse acustiche
“megalattiche” che assordano (inquinamento acustico) fino a tarda notte
il cittadino, malgrado le disposizioni
dell’Amministrazione Comunale che
stabiliscono orari di emissioni di suoni ben precisi. Sobbalziamo dalla sedia o dal letto per gli improvvisi “Botti”
che assordano, provenienti sempre
dallo stesso quartiere ( abbiate pietà, cambiate quartiere ogni tanto, che
diamine!!!), la mattina, pressappoco
alle ore 08:00, per annunciare che c’è
le festività laica o rionale o patronale
(a tal proposito segnalo che la pratica
degli spari dei mortaretti si è evoluta
e avviene a tutte le ore per annunciare …BOOOH!....). Qualcuno si è mai
chiesto se quei rumori improvvisi possano danneggiare l’udito, l’equilibrio
psico-fisico, i sofferenti, coloro che
hanno lavorato di notte e vogliono
dormire in santa pace nel loro letto?
Qualcuno si è mai chiesto se quei rumori impauriscono i bambini, i neonati? Oramai sono diventati casi pietosi
la classica busta di “Monnezza” che
viene buttata per le strade di notte e
il lascito corporale dei cani al guinzaglio sui marciapiedi della città. Vorrei
narrare tanti episodi di malcostume,
ma lo sconforto è grande. L’elenco
dunque è lungo e il tutto viene fatto
con tranquillità, senza pensare al
danno alla natura e ai bambini, agli
ammalati, agli anziani e meno anziani sofferenti anche per via dei continui
rumori prodotti dagli incivili. Qualcuno
ha mai pensato agli ammalati gravi?
Si prova dolore per questi, perché
non c’è peggior cosa nel dare sofferenza a chi è già sofferente, in
nome e per conto di…. Cosa? Ma in
che paese viviamo? Qui c’ è qualcosa
che non quadra. La gente non dorme
più e se ci prova viene svegliata di
soprassalto dai famosi “Botti” che annunciano anche le festività di privati
cittadini. Non pare salubre sporcare
ovunque, insozzare le strade e le
pareti dei caseggiati. La disposizione dell’Amministrazione Comunale
con prot. 11338 del 25 luglio 2014
che si riferisce alle emissioni sonore appare lacunosa, laddove autorizza la diffusione della musica nel
centro abitato, ma non stabilisce il
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Sagra del
Cinghiale
Calda sera del 9 Agosto. Un corteo
di Cavalieri ha attraversato le strade
principali della città in occasione della “ Sagra del Cinghiale” organizzata
dal Circolo dei Cacciatori che ha sede
in Via Roma. Il corteo ha raggiunto
Piazza Federico II dove ad accoglierlo c’era una moltitudine di gente
che, apprezzando la novità, ha potuto assaporare ed onorare la “Sagra”
dedicata al Cinghiale, che è il simbolo della nostra comunità. È stato un
grande successo di pubblico che con
una simbolica spesa, ha gustato la
prelibatezza della carne dell’animale,
cucinata in differenti modi, accompagnata dal caciocavallo, dalla mozzarella (rigorosamente locali) e dall’anguria e bevande varie.
livello di rumore massimo consentito per non disturbare i residenti. Ma
poi, qualcuno mi dica se c’è mai stato
un Controllo dei Vigili Urbani o dei
Carabinieri sull’osservanza degli orari
imposti dalla succitata disposizione o
un Controllo sull’osservanza di altre
disposizioni emanate su altre materie
del tipo “lancio di immondizia” in ogni
dove? Siamo dunque al nocciolo della
questione, oltre al mancato Controllo,
è aumentata la gente maleducata che
non vuole osservare le regole e limita la libertà altrui, che è sacrosanta,
perché sa di non essere sanzionata.
E’ così difficile la Civica Convivenza? E’ così difficile essere rispettosi
degli altri? E’ così difficile far rispettare le disposizioni? Suvvia!!! Il mio è
un invito a ballare, suonare, sporcare, sparare “Botti” in città, ma bisogna farlo, pensando che tutto quanto
non possa nuocere e non inquini il
territorio, pena un’adeguata, pesante
Multa ai trasgressori che faccia loro
ricordare che esistono anche gli altri
e che il territorio è un patrimonio da
salvaguardare.
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Cronaca Cittadina
Festa del
Cavamonte
Non vogliamo mica
il ponte di Calatrava?
cui si rappresentava il progetto per la
sua realizzazione. Che fine ha fatto
questo progetto? Certo non desideriamo un’opera del tipo realizzato a
Venezia, ma comunque va fatta ed è
necessaria per rendere agevole il collegamento tra le due zone cittadine.
Potrebbe qualcuno dire qualcosa in
merito?
Anche quest’anno, all’interno dell’impresa lapidea“Lo Scartapellista” in
località San Sabino, si è celebrata
una Santa Messa officiata da S.E. il
Vescovo della diocesi di San Severo,
Mons. Renna, a ricordo dei “Cavamonti”. Dopo la cerimonia religiosa vi
è stato un intrattenimento musicale
a cui ha fatto seguito una cena. E’
ormai un appuntamento annuale importante questa ricorrenza voluta ed
organizzata dall’imprenditore Raffaele Caso per ricordare alla nostra
città il “Cavamonte”, che ha estratto
la pietra nelle Cave, lavorandola con
le mani nude ed ha affrontato con dignità la fatica, il freddo invernale e il
caldo torrido estivo delle nostre contrade. La tecnologia ha avuto, come
in tutti i campi, il sopravvento e le
condizioni di lavoro nelle cave sono
diventate meno disagiate, ma il passato non va dimenticato. È importante il ricordo di ciò che è stato, la fatica
sul lavoro, le privazioni che molti giovani e uomini, all’interno delle cave
hanno provato, contribuendo con il
loro lavoro alla crescita economica
della nostra cittadina. Il Cavamonte è
uno degli emblemi di Apricena e a lui
va dato tutto il merito per ciò che ha
dato e abbiamo. Sarebbe opportuno
ricordare questo grande lavoratore,
dedicandogli una Statua da porre su
Come tanti già sanno il ponte ideato dall’architetto Santiago Calatrava,
nato nei pressi di Velencia, fa bella
mostra di sé sul canal Grande a Venezia. È costato molto ai contribuenti
(undici milioni di euro) ed i lavori sono
andati per le lunghe, ma il ponte ha
mostrato immediatamente i suoi limiti
e non pare che sia gradito ad un’ampia platea di veneziani. Apricena
ha un ponticello artigianale in ferro,
stretto e probabilmente costruito da
privati, che, a dire il vero, è robusto e
collega il centro della città con la zona
periferica della “Sacra Famiglia”. Insomma è un ponte rimediato che va
sostituito e precisamente immette nel
parco in cui si celebra il mercato settimanale (sarebbe opportuno dare un
nome a questo parco) ed è un punto importante di transito per i pedoni,
costretti oggi ad attraversarlo uno per
volta. Ecco, si pensava che il ponte dovesse essere sostituito da uno
nuovo di zecca e lo ha fatto pensare
il tabellone esposto tempo addietro
dall’Amministrazione Comunale in
CONSIAT
Nel maggio del 2013 questo mensile (ANNO X-Numero 120, pag. 15).
ha testimoniato che il Consiat , sulla
statale 89, sarebbe stato operativo
in breve tempo ed avrebbe offerto
alcuni servizi. A che punto sono i lavori per quei servizi proposti?
una piazza della città. Che ne pensate? Non va dimenticato l’agricoltore,
altro personaggio importante della
nostra economia, ma a questi va dato
un altro spazio nel prossimo numero
del giornale.
Settimana della
Cultura Medievale
Dal 15 al 21 Settembre è in programmazione la settimana della Cultura
Medievale organizzata dall’archeologo e direttore del Museo Civico,
dottor Feliciano Stoico e sponsorizzata dall’Amministrazione Comunale, in particolare dall’Assessore alla
Cultura, dottoressa Anna Maria Torelli. In quell’occasione si procederà
all’inaugurazione ufficiale del Museo
di palazzo Paolicelli (il museo finalmente apre ufficialmente i battenti)
e si potranno salutare i rappresentanti dell’Amministrazione di Altavilla
Vicentina (città gemellata ad Apricena), invitati dal nostro Sindaco, ing.
Antonio Potenza per riprendere quel
dialogo iniziato nel 2007 e rafforzarlo
nell’immediato futuro con iniziative bilaterali , tra le quali ricordiamo l’inaugurazione della Piazza da intitolare
a “Johannes de Precina” nella zona
Sacra Famiglia (parco di via della Costituzione Repubblicana). Sarà una
settimana di “Cultura”, con conferenze e dibattiti ma anche di rappresentazioni medievali rigorose nelle quali
si potranno gustare pietanze, alcune
ormai cadute nell’oblio, e prodotti tipici locali.
Attualità
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Ancora attualità
Villa Comunale
Immagini poco edificanti di una recinzione e un cancello ai quali non è mai stata fatta la manutenzione. Sono da pitturare o da sostituire con qualcos’altro? Ai posteri l’ardua sentenza!!!
Una Morte improvvisa
di Aurelio Carraturo
La scomparsa di una persona cara
porta sempre con sé uno strazio indicibile.
Il dolore che noi proviamo è direttamente proporzionato all’amore
che abbiamo per questa persona.
La sua perdita improvvisa, gli affetti troncati, le speranze cancellate
ci fanno riflettere sul mistero della
morte.
Perché, ci chiediamo? Sono legittimi gli interrogativi che sorgono di
fronte al dramma della morte. Perché la morte di una persona giovane? Può avere un senso una morte prematura? Una certa risposta la
possiamo trovare in alcuni versetti del
libro della Sapienza ( sap.4,7-15 ).
-Il giusto anche se muore prematuramente, troverà riposo.
-Fu rapito perché la malizia non ne
mutasse i sentimenti o l’inganno
non ne traviasse l’animo.
-La sua anima fu gradita al Signore
perciò egli lo tolse in fretta da un
ambiente malvagio.
La morte del giusto, del giovane, è
presentata come un’azione preservatrice di Dio al fine di impedirne la
corruzione. Ma noi la risposta la pos-
siamo trovare solo nella nostra fede. sofferenza ci possono far peggiorare.
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Dobbiamo imparare a convivere con il
suo figlio unigenito. Perché chiunque nostro dolore perché il rifiuto diventa
la nostra prigione e la nostra disperazione. La perdita di una persona
cara così improvvisa ed inaspettata
provoca una ferita che non si rimargina facilmente e le lacrime che
rigano i nostri volti sono la consolazione al nostro profondo dolore.
In questi momenti di angoscia non
dobbiamo vergognarci di piangere;
Gesù ha pianto il suo amico Lazzaro. Il pianto altro non è che una conseguenza del dolore per il fatto di
crede in Lui non muoia, ma abbia la non poter più vedere la persona cara,
vita eterna.
di non poterle toccare, abbracciare, di
Dio non è indifferente ai problemi del- non poterla parlare. Piangiamo così
le nostre vicende terrene, ma dobbia- la sua assenza fisica. Il dolore non
mo essere consapevoli che la vita sin ci deve far dimenticare i nostri doveri
dal primo nascere è sempre una vita quotidiani perché ogni mattina si ricoa rischio.
mincia da capo.
Quale uomo può conoscere il volere Il sorgere del sole riporta la luce nel
di Dio su ognuno di noi?
nostro cuore. Il tempo non ha cesCerto la separazione da una persona sato di scorrere e la misericordia di
cara provoca in noi dolore e sofferen- Dio non ha smesso di esistere. Non
za, ma illuminati dalla Fede, il dolo- si indurisca il nostro cuore e non metre e la sofferenza diventano fonte di tiamo in dubbio la nostra fede; Gesù
speranza e di salvezza. Se non sia- ha vinto il mondo e noi con la nostra
mo sostenuti dalla Fede, il dolore e la Fede siamo già il mondo nuovo.
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Attualità
Il meglio del Gargano verso l’Expo di Milano
di Antonio Monte del Gargano
[email protected]
Expo – l’esposizione Mondiale che
si svolgerà a Milano dal 1° Maggio
al 31 ottobre 2015 – ha come
tema “ Nutrire il pianeta, energia per la vita”.
Un viaggio attraverso i sapori.
Educazione alimentare sul cibo
e sulle risorse.
L’esposizione mirerà a pubblicizzare la qualità, la creatività e l’ingegno umano.
Il meglio messo a confronto fra
i Paesi del mondo. La pubblicità
della partecipazione ha un costo,
quindi è necessario che le istituzioni e le amministrazioni dei
paesi appartenenti al territorio
del Gargano si apprestino a collaborare per individuare i prodotti
locali (artigianali, agricoli, artistici,
folkloristici, informativi, turistici)
che data la loro qualità, possono
esprimere al meglio l’identità e la
genialità garganica.
E’ opportuno organizzarsi in associazione delle rappresentanze attraverso
cooperative per meglio affrontare le
spese pubblicitarie di partecipazione.
Le nostre località sono già affermate
nel mondo, ma alcuni luoghi ricchi di
reperti antichi risultano sconosciuti,
non valorizzati e trascurati come anche i prodotti. La genialità garganica,
sopra menzionata, è timida quando
si tratta di esporsi e di confrontarsi.
Molti artisti non vengono sostenuti,
vengono ignorati, riconosciuti sol-
tanto quando altrove raggiungono biente, sicurezza delle persone e beuna certa notorietà. I prodotti nostra- nessere soggettivo. Hanno messo un
unico indicatore capace di sostituire il Pil (prodotto interno lordo)
ponendo come obiettivo principale il benessere identificato
dall’insieme degli indicatori sopra
menzionati. Tornando al nostro
Gargano, per la presenza dell’Expo occorrerebbe unificare i singoli
prodotti qualitativi comuni del territorio in un unica rappresentanza
in modo da rafforzare l’esclusività
evitando doppioni concorrenziali.
Riuscire ad affermarsi in questo
contesto significherebbe indirizzare il nostro Promontorio verso
il percorso del benessere che a
sua volta aiuterebbe a debellare
le tante negatività che affliggono il
nostro Paese come la delinquenza, la droga, l’usura, il gioco d’azzardo, il culto di fregare il prossini agro-alimentari (cereali, frutta, oli, mo, l’evasione fiscale, l’inquinamento
formaggi ecc..), necessitano di esse- ambientale, l’abusivismo, la disoccure sponsorizzati in modo appropriato pazione.
alla loro qualità. Le istituzioni di alcu- Valorizzare i prodotti della nostra camni Paesi da tempo si sono organizza- pagna, tutelare la merce dei contadite in merito, avviando un programma ni, presentare i prodotti artigianali rie una politica di benessere strutturata marcando la genialità, consentirebbe
su undici indicatori:
di incanalare il nostro Territorio verso
reddito e ricchezza, quantità e qua- il futuro migliore. Segnalo il successo
lità del lavoro, condizioni abitative, ottenuto dai due rappresentanti delle
condizioni di salute, equilibrio tra vita masserie didattiche (Cannarozzi di
professionale e quella privata, istru- Carpino e Falcare di Cagnano Varazione e competenze, relazioni sociali,
continua a pag. 9
partecipazione civica, qualità dell’am-
Anno XI
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pag. 9
Attualità
“E…STATE IN BIBLIOTECA”
“L’ALFABETO DELLA SAGGEZZA”
SECONDA EDIZIONE, 2014
Quest’estate noi, con un gruppo di
bambini dai 7 ai 10 anni, abbiamo
trascorso una settimana in Biblioteca, dove si è svolto un corso di lettura
chiamato “L’alfabeto della saggezza”.
Questo progetto è stato molto divertente perché abbiamo letto tante storie con un significato diverso, e ogni
storia riprendeva una delle 21 lettere
dell’alfabeto. Ognuno di noi ha scelto
una lettera attinente al proprio nome.
La storia che ha creato più interesse
era nel capitolo della lettera “F” come
Fedeltà: si parlava di un pappagallo
che era rimasto fedele al suo albero
nonostante aveva perso tutte le foglie
perché era innamorato.
Oltre alla lettura, c’era il laboratorio
che consisteva nella realizzazione di
una cartolina e di una cornice per le
nostre foto scattate in Biblioteca. L’ultimo giorno del laboratorio abbiamo
fatto una gara. Ci siamo divisi in due
squadre e le bibliotecarie ci hanno
dato delle domande per ogni squadra; la squadra che rispondeva meglio vinceva la gara; infine ci hanno
consegnato l’attestato di partecipazione con i nostri lavoretti e abbiamo
ricevuto un dvd ricordo con tutte le
foto di questa bellissima avventura.
Ci è piaciuta molto questa nostra
esperienza, perché abbiamo stretto
nuove amicizie e abbiamo imparato
molte cose. L’ultimo giorno, prima di
tornare a casa, abbiamo imbucato le
cartoline nella cassetta postale, sicuri
che presto le cartoline arriveranno a
destinazione con il timbro postale.
no) per come hanno attirato l’attenzione di molti visitatori presso la B.I.T.
-Borsa Internazionale del Turismo di
Milano- incuriositi dall’utilizzo di un
antico arnese di legno in grado di
dividere e di sgusciare contemporaneamente le fave e un altro oggetto
utilizzato per riempire di verdura la
pasta fresca. Talvolta una pianta o un
animale in via di estinzione può suscitare enorme interesse. Così è avvenuto nei pressi di Reggio Emilia. Una
azienda agricola ha investito sull’allevamento degli asini che pascolano
allo stato brado. Un mese prima che
le fattrici partoriscano, vengono addomesticate, portate nelle stalle per
essere munte dopo il parto e il loro
latte viene venduto a prezzo rilevante. Molte aziende farmaceutiche sono
interessate a questo latte che pare
sia adatto a guarire le malattie della
pelle come la psoriasi. Il formaggio
della Sardegna di pecore e di capre,
stagionato con metodi geniali, si è affermato all’estero, così l’olio e il vino
toscano. I produttori di quelle regioni
hanno avuto l’aiuto e il controllo dagli
esperti competenti su come tutelare
le coltivazioni, assistere gli animali e
pubblicizzare i prodotti riuscendo così
ad ottenere per i propri prodotti il marchio della qualità. Anche per i nostri
contadini e pastori occorrerebbe tale
sostegno e più suggerimenti da parte
degli organi competenti su come possono essere valorizzati i prodotti. Il
territorio è favorevole e ben predisposto sia alla pastorizia che alle varie
coltivazioni agricole. Attualmente la
merce dei contadini non è tutelata.
La terra, la nostra terra rappresenta
la vera risorsa per risanare la piaga
della disoccupazione. Occorre avere
il coraggio e la volontà di sostenerla
attraverso una migliore e moderna
gestione. Allo stesso modo il turismo
necessita della predisposizione di
strutture adeguate all’ambiente e per
come trovare il modo di far ritornare i
tanti luoghi Sacri nella pienezza della
Spiritualità.
possesso di estro, d’ingegno e di qualità per tentare di riscattare il tessuto
socio-economico del Promontorio.
Il contenuto del mio scritto non ha lo
scopo di criticare la vostra amministrazione, (messi a dura prova dalle
nuove regole europee -patto di stabilità, debitorie e mancanza di liquidità),
ma quello di suggerire, proponendovi
di intensificare più incontri collaborativi tra Voi Sindaci, al fine di trovare la
soluzione su come meglio rappresentare il Gargano presso l’Expo 2015.
L’accordo, si verifica quasi sempre ed
è più semplice raggiungerlo fra più
parti, soprattutto se l’obiettivo è quello di apportare benessere al Territorio
e a tutti i cittadini.
Il nostro Promontorio è tanto apprezzato nel mondo per il luogo in cui è posto, per la sua storia e per la residenza Spirituale; è quindi dovere di tutti
i cittadini, vicini e lontani, adoperarsi
per difenderlo, migliorarlo in modo
che resti sempre “ il fiore all’occhiello della Puglia, dell’Italia”.
Il sentiero politico, se è costruito di
spirito collaborativo, fa incontrare
sempre lungo il percorso: Interesse,
Libertà e Partecipazione.
Illustrissimi Sigg. Sindaci Garganici
La Vostra collaborazione è indispensabile al raggiungimento di tale importante obbiettivo. Gli Amministratori
politici hanno l’obbligo di sostenere le
persone, le società e le cooperative in
Anna Pia Settembre (IV B “N. Pitta”)
Ilenia Franchino (IV B “N. Pitta”
Fabiana Franchino (II C “C. Collodi”)
Anno XI
Numero 134
pag. 10
Attualità
Ringraziamenti a Francesca Mobilio
di Franco Ferrara
Gentilissima
Francesca, con
molto piacere ti
dico grazie per
l’articolo
sul
numero precedente di Città
Viva dedicato
alla mia raccolta di poesie
dialettali apricenesi M’mòrj d Stòrj
Prucjnés (Memoria di Storia Aprice-
nese) presentata al Circolo Unione di
Apricena il 7 giugno 2014. Ti ringrazio
di cuore per le giuste parole colme di
cultura e di sincerità nel ricordare che
ognuno di noi può dare un contributo
culturale agli Apricenesi. “Ogni comportamento racchiude un’idea, un
ricordo, una suggestione che l’autore vuole richiamare nella nostra memoria e nei cuori”. Grazie Francesca
per queste verità. “Scrivere in dialetto
non è semplice come può sembrare”.
Una tua e mia affermazione su cui
ho riflettuto e lavorato a tal punto da
ideare un “Metodo di Scrittura della
Lingua Dialettale” per far scrivere e
leggere in egual modo ai ragazzi di
scuola e a tutti. Un progetto culturale
che prossimamente verrà presentato
in ambienti associativi culturali della
provincia di Foggia per non perdere
nel tempo la nostra lingua dialettale
alterata ogni giorno dalla lingua italiana. Un saluto da Franco Ferrara.
“SERENA NOTTE”: AD APRICENA
CON CARABINIERI E VIGILI URBANI
di Giuseppe Del Fuoco
Due unità dei Carabinieri e una dei
Vigili Urbani impegnate per intensificare i controlli sul territorio di Apricena anche nelle ore notturne. Fino
a fine settembre le forze dell’ordine
delle stazioni locali saranno impegnate, congiuntamente, nell’operazione
“Serena notte…Apricena”, azione
concordata con l’amministrazione comunale. La prima giornata di operazioni sul territorio ha portato ad una
trentina di veicoli controllati, 35 identificazioni ed alcune violazioni riscontrate alle ordinanze in vigore durante
il periodo estivo in merito a circolazione stradale e rispetto della quiete
pubblica. Dati forniti dal comando dei
Vigili Urbani di Apricena. “Serena notte…Apricena” ha l’obiettivo primario
di prevenire l’abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti, intensificando le
operazioni nelle ore notturne, quando si riscontrano le maggiori criticità.
Punta, inoltre, a controllare, specie
in quelle ore, gli spostamenti verso i
grandi centri e le aree costiere, con
particolare attenzione ai movimenti
dei più giovani, prevenendo il rischio
che si mettano alla guida persone che
non hanno la dovuta lucidità per farlo.
Non ultima, “Serena notte… Apricena” punta al rispetto delle ordinanze
in materia di quiete pubblica e circolazione pedonale in vigore nel periodo
estivo, specie lungo le strade del passeggio. L’iniziativa, spiega l’assessore Giuseppe Solimando “ha già dato
importanti frutti e riscontrato pareri più
che positivi nella popolazione di Apricena”. “Stiamo dando risposte concrete alla cittadinanza, che da tempo
chiede maggiori tutele”, aggiunge il
sindaco Antonio Potenza. “La sicurezza
degli apricenesi è un
punto cruciale della
nostra azione amministrativa. Con questa
operazione, che ha il
nostro pieno appoggio e per la quale mi
congratulo con i Carabinieri e Vigili Urbani, mettiamo il primo
importante tassello
di un percorso finalizzato al rispetto totale
della legalità”. Attualità
Anno XI
Numero 134
pag. 11
FONDAZIONE TERRA MIA
Adotta un filare
Paesaggi unici e suggestivi, che si
colorano differentemente con il ritmo
delle stagioni, e poi gli aromi, i cibi,
i vini, i profumi: tutto questo sono le
terre DAUNE. Terre di grandi vini
come il SAN SEVERO D.O.C. e il
NERO DI TROIA. Spazi da percorrere lentamente, girovagando tra i
filari di vigne e ambienti modellati
dalla natura e dall’uomo, scoprendo zolla dopo zolla un territorio
autentico, vero, affascinante. Luoghi in cui sopravvivono tradizioni
legate alla cultura contadina, che
ancora permeano le nostre esistenze, l’arte barocca delle nostre
chiese e delle facciate dei palazzi
storici che indicano la rete di strade che attraversano le campagne.
Paesaggi che solo i vostri occhi potranno rendere immortali.
Ed è in questi luoghi che Vi invitiamo a vivere un’esperienza unica ed
emozionante con il progetto “adotta
un filare”.
Come aderire (annata 2014)
Scarica il modulo qui sotto “Patto di
adozione di un filare della Fattoria del
Villaggio”, compila le parti evidenziate
in giallo e spediscilo via posta elettronica all’indirizzo email [email protected]. Si possono “adottare” uno o più filari
sia a nome proprio che a nome di terzi, facendo un dono gradito e sicura-
mente originale.
• Informazioni costanti sul filare adotDopo aver fatto il bonifico alla Fontato tramite newsletter personalizdazione TERRAMIA di San Severo
zata
(FG) si riceverà immediatamente un • Possibilità di visitare il filare e di
assistere alle lavorazioni, alla
vendemmia ed alla vinificazione
•Ricevimento di un minimo di
12 bottiglie da 0,75 litri di NERO
DI TROIA di alta qualità
•Etichetta personalizzata con
nome e cognome dell’adottante, numero del filare e nome
della vigna
•Possibilità di donazione del
filare a terzi
Per
qualsiasi
informazione
“ATTESTATO DI ADOZIONE” persoPer
maggiori
informazioni
contattare
nalizzato per ogni filare adottato.
il Presidente della Fondazione TERCoordinate per il Bonifico
RAMIA Armando Niro al numero
Bancario
+39 368 7766862, oppure scrivici
Intestazione:
una email a fondazioneterramia@
FONDAZIONE TERRAMIA
gmail.com.
Via SALUTE, 10
Link
71016 San Severo (FG)
pagina del sito: http://daunia.org/
BancoPosta
index.php/adotta-un-filare-di-nero-diIBAN: IT86 Y076 0115 7000 0008
troia/
7272 332
Patto: http://daunia.org/wp-conCausale: Progetto adotta un filare
tent/uploads/patto.adozione.filaIl “Patto adozione” consta di:
• Scelta del/dei filar nella vigna pre- re.2014.doc
ferita
FONDAZIONE TERRAMIA
• Nome e Cognome dell’adottante sul
IL PRESIDENTE
palo di testa del filare adottato
ARMANDO NIRO
IMPIANTI DI CONTROSOFFITTI CARTONGESSO
FIBRE MINERALI E DOGHE CON PITTURE DECORATIVE
Via Melissa, 2 - Apricena (Fg) - Tel. 347 0099203
Anno XI
Numero 134
pag. 12
Cultura
Il pensiero laterale positi vo
Il Tao Tê Ching di Lao Tze
di Giuseppe De Cato
, spesso trascritto nelle forme Lao
Tzu, Lao Tse, Lao Tze (che vuol dire
“vecchio maestro”), nacque intorno al
570 a. C. nel villaggio di Ch’u-jen, nel
territorio dell’odierno Honan. Di alcuni anni più vecchio di Confucio, che
pare lo abbia incontrato più volte e sia
rimasto colpito dalla sua saggezza, è
sicuramente una delle maggiori figure del pensiero cinese. E’ attribuita a
la redazione del Tao Tê Ching.
Tao/Dào letteralmente significa “La
Via”; Te/Dé significa “Virtù”. Ching/
J ng significa “Canone”, “Grande Libro”. Quindi l’espressione
Tao Tê Ching può essere
tradotta come “Il Libro/
Le regole della Via e della
Virtù”. Il Tao, infatti, è uno
stile di vita, la via maestra
per arrivare alla comprensione delle cose del mondo,
una sorta di “guida” per
orientare le proprie azioni.
Il Tao Tê Ching rappresenta una delle vette del
pensiero orientale. E’ un
testo di soli 5.000 caratteri, organizzati in ottantuno
capitoletti, solitamente introdotti da un paradosso,
per poi svilupparsi in argomentazioni successive, introdotte dalla parola “perciò”. Si tratta di un testo
di difficile interpretazione, e non sono
peraltro del tutto certe datazione e
attribuzione. A ciò si aggiunge il sospetto che le tavolette originarie, mal
rilegate, si slegassero frequentemente, in modo tale che blocchi di caratteri si mescolassero nel tramandarlo:
da qui il sorgere di numerose questioni critiche e interpretative. Il Tao Tê
Ching è stato composto in una fase
storica non ben definita. L’esistenza
del testo, ad ogni modo, non è attestata prima del 250 a.C. Il periodo tra il
403 a.C. e il 256 a.C., chiamato degli
“Stati combattenti”, fu un’epoca durante la quale i vari sovrani cinesi si
dichiaravano guerra continuamente.
Età violenta ma che, nonostante ciò,
risultò essere l’apice della creatività
del pensiero cinese. La tradizione racconta che
decise di allontanarsi
dalla corte dei regnanti della dinastia
Zhou, dove lavorava come archivista
della biblioteca imperiale, perché
stanco delle lotte e del disordine desiderava vivere in piena tranquillità.
Partito verso Ovest con il suo bufalo,
arrivò al confine dello Stato di Qin,
al posto di guardia di Han-Ku, dove
fu fermato da un ufficiale, Yin xi, che
lo riconobbe e gli chiese di lasciare
un segno tangibile della sua saggezza. Fu in quella occasione che
avrebbe lasciato al guardiano del valico i cinquemila ideogrammi del Tao
Te Ching, incisi su listelli di bambù.
Finito di scrivere,
ripartì e di
lui non si seppe più nulla. Le varie
soteriologie si differenziano in base
al tipo di salvezza che promettono.
Estendendo tale concetto alle filosofie
orientali più accreditate, come appunto il Taoismo di Lao Tze o all’uomo
Junzi di Confucio, vediamo che anche
queste enfatizzano un modo di pensare che non è azzardato classificare
come “laterale positivo”, insegnando,
per quanto possibile, a gestire con
serenità e fiducia le relazioni con se
stesso e con gli altri, preoccupando
di coltivare le virtù della conoscenza
e della nobiltà d’animo, cioè quelle
virtù che nell’antichità permettevano
di distinguere l’uomo nobile d’animo
(Junzi), dall’uomo dappoco (xiaoren).
Quella che nella religione Cristiana
è la fede in Dio, nelle antiche scuole
orientali, prende la denominazione di
“Dao” , di “Via”: “Chi al mattino ode
parlare della Via, giunta la sera potrà
anche morire” (Confucio
– Lún Y ). I
principi basilari del Tao,
la“Via degli antichi” sono anche alla
base dell’insegnamento di Confucio,
che nei suoi Dialoghi esorta gli uomini
a intraprendere la “Via” del passato, il
“dao”, quell’autentico sentiero, già segnato dai saggi dei tempi antichi, che
assicurò agli uomini della stessa antichità armonia naturale, senso di giustizia e buon governo. A intraprendere
il cammino sulla “Via degli
antichi” non è l’uomo comune, l’uomo dappoco (xiaoren)
ma è l’uomo nobile di animo
(junzi), che con l’esercizio del
pensare, lo studio e il dominio del proprio slancio egoistico, consegue la virtù per
eccellenza, cioè l’umana benevolenza: una disposizione
d’animo che rivela generosità, amore incondizionato
e dedizione all’altrui bene.
I cinquemila ideogrammi
che costituiscono il Tao Tê
Ching, sono organizzati
in versi ritmati e rimati.
L’opera presenta caratteristiche diverse da altri importanti
testi filosofici cinesi, quali i Dialoghi
(Lún Y ) di Confucio, caratterizzati da
un’esposizione a domande e risposte,
che ricorda un dialogo tra maestro e
discepolo. Il contenuto non offre coordinate spazio-temporali, rendendone
difficile la datazione e la sistemazione geografica. Tutto ciò, unitamente
al linguaggio usato, consente un’ampia varietà esegetica, forse non sempre basata su criteri di scientificità e
influenzata dal sentire dell’interprete
di turno. Questo, almeno, è ciò che
è avvenuto a proposito dei “capitoli”
che andiamo a presentare di seguito e
che, evidentemente, hanno più di altri attirato la nostra attenzione. E’ da
chiarire, in proposito, che i titoli non
compaiono nel testo originario, ma li
abbiamo aggiunti noi per rendere più
agevole la comprensione del testo.
continua a pag. 13
Cultura
G. De Cato, Il Tao Tê Ching..., dalla pag. prec.
Forma e assenza di forma: porta
di tutti gli arcani (dal Capitolo I)
Il Tao che può essere pronunciato
non è il Tao eterno. Il nome che può
essere nominato non è il nome eterno.
Il senza nome è il principio del Cielo
e della Terra. Quando ha nome è la
madre di tutte le creature. Perciò gli
elementi del Tao sono sempre appresi
attraverso la loro assenza di forma e
i contorni di tutte le cose sono sempre
individuati dalla loro forma.
I due (forma e assenza di forma) hanno la stessa origine, ma un nome diverso. Insieme sono detti mistero, il
più profondo e il più intenso, porta di
tutti gli arcani.
La “non azione” (dal Capitolo II)
Quando sotto il cielo tutti conoscono la bellezza, appare la bruttezza;
quando conoscono il bene,
appare il male. Perciò, opponendosi l’un l’altro, l’essere e il non essere si creano
a vicenda, il facile e il difficile si formano, il lungo e il
corto si distinguono, il tono
e la nota si danno armonia
tra loro, il prima e il dopo
si fanno seguito tra loro.
Perciò il saggio gestisce le situazioni
con la “non azione”, e insegna con il
non detto. Egli lascia che le diecimila
creature si presentino liberamente;
le fa vivere ma non le considera sue,
promuove le azioni ma non si aspetta
nulla. Quando la sua opera è compiuta, egli si mette da parte.
Ecco perché dura per sempre.
Ad opera compiuta ritirarsi (dal
Capitolo X)
Trattenere per sé e accumulare non è
così buono quanto il rinunciarvi. Se la
punta di una spada è troppo fine non
resterà intatta a lungo. Un palazzo
pieno d’oro e giada non si può conservare. Essere superbi degli onori e della propria ricchezza conduce a mala
sorte. Ad opera compiuta ritirarsi.
Questa è la giusta via del cielo.
Il ruolo decisivo del non-essere
(dal Capitolo XI)
Trenta raggi sono uniti in un mozzo
per fare una ruota, ma è il buco centrale che fa muovere il carro. L’argilla viene impastata per dare forma ad
un vaso, ma è dal vuoto all’interno
che dipende la sua utilità. Porte e finestre sono aperte per fare una casa,
ma sono gli spazi vuoti al suo interno
che la rendono abitabile. Perciò l’essere costituisce l’oggetto, ma è dal non
essere che dipende l’utilità.
L’umiltà che eleva (dal Capitolo
XXII)
Se sei umile ti preservi, se ti curvi
ti raddrizzi, se ti alleggerisci ti riempi, se ti logori ti rinnovi, se miri
al poco ottieni, se miri al molto resti deluso. Perciò il saggio preserva
l’Uno e diviene modello al mondo.
Non da sé vede perciò è illuminato,
non da sé s’approva perciò splende,
non da sé si gloria perciò ha merito,
non da sé s’esalta perciò a lungo dura.
Proprio perché non si mette in com-
petizione, nessuno al mondo può competere con lui. Quel che dicevano gli
antichi: Se sei umile ti preservi, se ti
curvi ti raddrizzi, erano forse parole
vuote? In verità, integri tornavano.
Escrescenze dell’azione da cui tenersi alla larga (dal Capitolo XXIV)
Colui che per stare più in alto si mette in punta di piedi non è stabile.
Colui che vuole raddoppiare il suo
passo non arriva lontano. Colui che
dipende solo dai suoi occhi non può
vedere chiaramente. Colui che si considera sempre dalla parte della ragione non può dire cosa è giusto e cosa è
sbagliato. Colui che si fa vanto di se
stesso non dura a lungo.
Colui che si considera superiore non è
qualificato per il comando. Dal punto
di vista del Tao questi sono avanzi ed
escrescenze dell’azione, che tutte le
creature hanno sempre detestato.
Perciò coloro che possiedono il Tao se
ne terranno alla larga.
La saggezza nascosta (dal Capitolo
XXVII)
Chi ben viaggia non lascia solchi né
impronte. Chi ben parla non ha pecche né può essere biasimato.
Anno XI
Numero 134
pag. 13
Chi sa contare non usa il pallottoliere. Chi è abile nel chiudere non usa
catenacci, essendo impossibile aprire
ciò che ha chiuso. Chi è bravo nel legare non usa corde, essendo impossibile slegare ciò che ha legato.
Perciò il saggio è sempre abile nell’occuparsi degli uomini, senza che nessuno sia messo da parte, e sempre
soccorre le creature e perciò non vi
sono creature respinte.
Questa si chiama saggezza nascosta.
Sicché l’uomo nobile d’animo è il
maestro dell’uomo dappoco, e l’uomo
dappoco è il materiale da cui l’uomo
nobile d’animo apprende.
Colui che non onora un tale maestro,
colui che non ha a cuore un tale insegnamento, anche se
è sapiente cade in un
grave inganno. Questa
si chiama saggezza nascosta.
Vincere, non dominare (dal Capitolo XXX)
Colui che assiste il sovrano seguendo il Tao
non fa violenza al mondo con le armi e nelle
sue imprese preferisce
controbattere. Le grandi guerre sono sempre
seguite da carestia.
Accontentatevi del vostro successo e fermatevi. Non cercate di dominare sotto il cielo con la forza
delle armi Vincete ma non vantatevene, vincete ma non gloriatevi,
vincete ma non siate arroganti, vincete ma comportatevi da gentiluomini,
vincete ma non dominate. Colui che
s’insuperbisce decade, perché non è
conforme al Tao. Ciò che non è conforme al Tao presto finisce.
La virtù del discernimento (dal
Capitolo XXXIII)
Colui che conosce gli altri può dirsi intelligente, colui che conosce se stesso
può dirsi saggio.
Colui che è capace di dominare gli
altri può dirsi forte, colui che è capace di dominare se stesso può dirsi
potente.
Colui che sa accontentarsi è veramente ricco. Colui che agisce con persistenza raggiunge il suo scopo.
Colui che non perde le sue radici andrà avanti.
Colui che muore fisicamente ma segue la Via vivrà per sempre.
continua a pag. 14
Anno XI
Numero 134
pag. 14
G. De Cato, Il Tao Tê Ching..., dalla pag. prec.
Ammonimenti (dal CapitoloXLIV)
Tra il successo e la persona cosa
conta di più? Tra la persona e la ricchezza cosa è più importante? Tra
l’avere e il dare cosa è più penoso?
Perciò chi ardentemente brama certo
assai sperpera, chi molto accumula
certo assai perde. Chi sa accontentarsi non subisce oltraggio, chi sa contenersi non corre pericolo e può durare
a lungo.
I signori tra i ladri (dal Capitolo
LIII)
Se avessimo grande sapienza procederemmo lungo la strada maestra, e non
avremmo paura di nulla se non della
via obliqua. La strada maestra è assai piana, ma la gente ama le scorciatoie. Quando
il palazzo reale è troppo ben
tenuto i campi sono incolti e i
granai sono vuoti. Indossare
vesti sgargianti e ricamate,
portare alla cintura spade
acuminate, rimpinzarsi di
cibi e bevande è sfarzo da ladroni. Questo è contrario ai
principi del Tao!
Cultura
più difficili sotto il Cielo cominciano
sempre dal piccolo. Perciò il saggio
non aspira mai a grandi cose, e così
diventa grandioso. Chi fa facili promesse trova scarso credito, chi reputa
tutto facile trova tutto difficile.
Perciò il saggio considera tutto difficile, e alla fine nulla gli è difficile.
Rendersi uguale al Cielo (dal Capitolo LXVIII)
Chi ben fa il capitano non è irruento,
chi ben guerreggia non è impetuoso, chi
ben vince il nemico non dà battaglia,
chi bene adopera gli uomini se ne
pone al di sotto: questa è la virtù del
non contendere, questa è la forza
dell’adoprar gli uomini, questo è renL’importanza del primo passo (dal
dersi eguale al Cielo, il culmine per
Capitolo LXIV)
gli antichi.
Quello che è fermo con facilità si trattiene, quello che non è cominciato con I governanti (dal Capitolo LXXV)
facilità si divisa, quello che è fragile La gente soffre la fame perché gran
con facilità si spezza, quello che è mi- parte delle tasse sono risucchiate dai
nuto con facilità si disperde. Occupati suoi governanti. Perciò soffre per la
delle cose prima che accadano e met- fame. E’ difficile governare la gente
tile in ordine prima che il loro disor- quando i suoi governanti intraprendono azioni su azioni. Perciò
è difficile governare la gente.
Il popolo dà poca importanza
alla morte perché i governanti pensano solo alla propria
vita
Coloro che non si preoccupano solo della propria vita
sono più saggi di coloro che
si preoccupano solo della propria vita.
Entra in un grande compito mentre è piccolo (dal
Capitolo LXIII)
Considera la non azione come un’azione, assapora ciò che non ha sapore,
considera grande ciò è piccolo e molto
ciò che è poco, ripaga il torto con la
virtù. Affronta un problema difficile finché è facile, entra in un grande
compito mentre è piccolo, le imprese
dine cominci. Un albero che si misura
a braccia aperte cresce da un piccolo
seme, una torre di nove piani sorge su
un cumulo di terra, un viaggio di mille miglia comincia dal primo passo.
Chi governa corrompe, chi dirige svia.
Perciò il saggio agisce lasciando che
gli eventi seguano
il loro corso: non
perde nulla, perché
non trattiene nulla.
Le persone spesso
falliscono quando
stanno avendo sucA cura di Sebastiano Muti
cesso nei loro affari;
se fossero così atSi ringrazia il personale dell’Ufficio Anagrafe del
tenti alla fine come
Comune di Apricena per la fattiva collaborazione
lo erano all’inizio
non andrebbero in
MASCHI FEMMINE TOTALE rovina.
Perciò il desiderio
NATI
7
8
15
del saggio è di non
desiderare nulla e
DECEDUTI
2
4
6
di non avere in troppa considerazione i
IMMIGRATI ESTERO
3
3
6
beni rari. Egli non
IMMIGRATI ITALIANI
4
3
7
agisce sotto costrizione, ma segue il
CANCELLATI (Emigrati)
5
7
12
Tao, e così contribuTOTALE abitanti
6.732
6.879
13.611 isce al naturale sviluppo delle cose.
CENSIMENSILE
Agosto 2014
La forza del tenero e del
debole (dal Capitolo LXXVI)
L’uomo ha un corpo tenero e
debole mentre è in vita, mentre il suo corpo diventa rigido dopo la
morte. Tutte le creature, i prati e le
piante hanno teneri virgulti quando
sono in vita, mentre diventano secchi
e appassiti quando sono morti. Perciò
il duro e il forte appartengono alla
morte, mentre il tenero e il debole appartengono alla vita. Perciò chi si fa
forte con le armi non vince. L’albero
che è forte viene abbattuto. Il duro e il
forte sono in una posizione inferiore,
il tenero e il debole sono in una posizione superiore.
Il Tao del Cielo è sempre benefico
(dal Capitolo LXXXI)
Le parole autentiche non sono adorne; le parole adorne non sono autentiche. Colui che è buono non ha bisogno
di far sfoggio di parole; e colui che fa
sfoggio di parole non è buono.
Chi tutto sa, di certo non è saggio; né
chi è saggio di certo non sa tutto. Il
vero saggio non ha nulla da riservare
per sé: egli ottiene di più impegnandosi ad aiutare gli altri; e più dà agli
altri più ottiene per se stesso.
Il Tao del Cielo è sempre benefico,
mai dannoso.
Il Tao del saggio agisce senza entrare
in competizione.
Attualità
Anno XI
Numero 134
pag. 15
SCARTI InFermento
Rivisitazioni di fine stagione
di Niky Violano Nel
cercare
nuove
cose,
inevitabilmente
se ne buttano
delle altre generando degli scarti. La
natura di questi scarti varia in base alle
attività che li hanno prodotti. Il fulcro di
una rassegna culturale che si nomina
Scarti non può che vertere sulla definizione della parola stessa, perciò il fondamento principale diventa il notificare
ciò che viene messo da parte, perché
non più utilizzato. La prima edizione
ebbe luce nel 2001 e continuò ad averla per diversi appuntamenti negli anni
successivi, con un corpo organizzativo
del tutto diverso da quello che ha visto
comporre il programma di questa stagione estiva, un prestito culturale che
chiede il passaggio del testimone per
questo agosto, anno 2014. Le differenze le si marcano a partire dalla scelta
del tema, che mette al centro sì gli scarti, ma con una destinazione del tutto differente. Non si vedranno oggetti già utilizzati rimessi in un circuito dell’attenzione, luoghi dell’abbandono che vengono
riabitati e riscoperti per nuove funzioni,
ma “artisti autoriciclati variegatamente
interconnessi”, come riporta una descrizione dell’evento. Panoramica rinnovata sul fervore culturale che investe
la città di Apricena in questo periodo,
Scarti InFermento vuole farci sperare
che non ci sono solo assenze e questa
è una buona intenzione. L’evento nelle
varie giornate si correda di scambi tra
FARMACIE di TURNO
Settembre- Ottobre 2014
poesia, musica e arte, all’interno dell’ex
convento della Villa Comunale di Apricena e le opere allestite occupano gli
spazi interni lasciando modo di interagire all’esterno con le varie attività di
calendario. I punti della ricerca cui si
voleva espletare nel percorso temporaneo, attraverso le creazioni, non sono
immediati e la stessa indagine cerca di
andare oltre la materia, creando un distacco in alcuni casi amaro per chi deve
recepire un’informazione, soprattutto se
si sta cercando di comunicare all’uomo
un importante compito, quello di doversi riciclare. È un questione ampiamente
esplorata e si ha pienamente ragione
quando si afferma che ogni essere vivente deve declinarsi in base al tempo
in cui vive, poiché l’evoluzione prevede
questo e non accetta teorie stagnanti.
Per la sua capacità estrema di puntare l’obiettivo, selezionare un quadro
delimitato della realtà e imprimere un
singolo istante, la fotografia restitui-
AVIS di Apricena
Farmacia Matarese
Calendario delle
donazioni del sangue
8 - 14 - 29 settembre
5 - 20 - 26 ottobre
Domenica 6 luglio
Farmacia Florio
Servizio
Guardia Medica
ORARI:
Lunedì - Venerdì
Emoteca di San Severo
dalle ore 9:00 alle 12:30
Domenica 3 agosto
Lunedì - Martedì - Giovedì
1 - 7 -22 - 28 settembre
13 - 19 ottobre
Emoteca di S. Giovanni R.do
Farmacia Guerriero
Domenica 21 settembre
15 - 21 settembre
6 - 12 - 27 ottobre
2 novembre
sce al visitatore momenti a cui non ha
potuto assistere. Ritraendo comportamenti umani del tutto usuali, sono portate all’attenzione in modo corretto modalità del quotidiano che solo riviste allo
specchio possono far riflettere su cosa
è ora l’uomo con più obiettività e senza
finzioni. Le immagini in questo contesto
dicono cosa non fare per l’uomo nuovo
che non può più seguire care tradizioni, ambigua missione quando spesso
si sente predicare un ritorno alle origini. La mostra lascia più di un dubbio ed è
uno degli aspetti più importanti, perché
non c’è nulla di più utile che continuare
a scartare soluzioni già collaudate non
riuscite e a ricercare l’uomo vero come
faceva Diogene di La città contemporanea non ha bisogno di nuovi edifici ma
di proporzioni e misure che portino l’uomo a riformarsi in base allo spazio che
occupa, dichiarando l’esistenza di un
metodo educativo fornitogli dalla casa
che abita, in effetti, la società è immagine dei luoghi in cui vive.
“Così viaggiando nel territorio di Ersilia
incontri delle città abbandonate, senza
le mura che non durano, senza le ossa
dei morti che il vento fa rotolare: ragnatele di rapporti intricati che cercano una
forma.”
Italo Calvino, Le città invisibili
Emoteca di San Severo
NOTA:
L’orario delle donazioni è
dalle 8:30 alle 12:00
e vengono effettuate in
via Gen. Torelli, 19
(ex Circolo Federico II)
dalle ore 16:30 alle 18:30
Notturno
dalle 20:00 alle 8:00
Prefestivo
dalle 10:00 alle 20:00
Festivo
dalle 8:00 alle 20:00
Numero telefonico: 0882 642054
Servizio di emergenza: 118
Anno XI
Numero 134
pag. 16
Angolo di Lesina
MARINA di LESINA - STAZIONE CLIMATICA
dr. Martino Specchiulli, farmacista botanico
Una delle caratteristiche più salienti della zona è la salubrità
dell’ aria, dovuta a due fattori: il
riverbero dei raggi solari provenienti dal mare e dal lago vicino, che sviluppano temperature
medie annuali intorno ai 17°, e
la presenza della fascia boschiva ricca di pinete e di macchia
mediterranea. Il calore solare
agisce sulla vegetazione, libe-
rando sostanze volatili medicamentose che le brezze di mare
e di terra diffondono nell’aria
insieme agli ioni marini, trasformando la zona in un grande aerosol naturale. Ne beneficiano
soggetti enfisematosi,asmatici,
fumatori, immunodepressi, e
con deficit circolatorio.
Tra gli elementi vegetali i più attivi sono: il mirto ed il pino.
POESIE
di Martino Specchiulli
DOLOMITI IN
CONCERTO
Canti suoni
dipinti foto,
ne hanno
questi monti,
per me: guglie
torri, cattedrali.
Dove in eterno
si celebra la grandezza
del Creatore.
MEDJUGORIE
Mi ha preso
con la sua preghiera di gruppo,
con la sua preghiera popolare.
La Madonna
non l’ho vista,
l’ho incontrata
nello sguardo dei giovani,
nel loro desiderio
di un bene per il mondo.
Ho visto loro
pregare,
chitarre suonare,
cantare, ballare.
Non più birra
nei pub e bar,
sballo in discoteca
o sala da ballo.
Al festival dei giovani
Medjugore 02/Agosto/2009
ALL’OMBRA DEL
TORRIOLO
Nelle afose ore
della buona stagione,
noi innocenti scolaretti
leggevamo i fumetti:
Kit Karson,
Grande Blak,Capitan Miki.
Indiani, carovane,
pistoleri, avventurieri,
cercatori d’oro
pistolettate, frecciate.
Anche noi,
presi da spirito d’avventura,
piccoli eroi del Far West.
Leggevamo anche Tarzan,
L’Intrepido, Il Monello,
io, Angelo, Nazario,
Gigino, Lionello.
Anno XI
Numero 134
pag. 17
Cultura
INTERVISTA A MARTA ARZARELLO
I segreti delle pietre
di Niky Violano
Marta Arzarello: Ricercatrice in Preistoria e Protostoria presso l’Università degli Studi di Ferrara. Dal 2007 è
co-direttrice dello scavo Pirro Nord ad
Apricena (FG), Paleolitico inferiore, e
dal 2010 intestataria della concessione
di scavo. Studia il primo popolamento
umano dell’Europa e dell’Italia e la diffusione del genere Homo in Asia e in
Africa. • C’è un momento nel suo lavoro,
soprattutto quando si comincia una
campagna scavi, in cui si dice a se
stessi: qui accadrà qualcosa?
Accade sempre qualcosa, ogni ritrovamento è un
qualcosa, ogni volta che si
trova una scheggia in selce
e si pensa che, prima di noi,
l’ultimo ad averla tenuta in
mano è stato un uomo di 1
milione e mezzo di anni fa. Credo che il nostro lavoro,
ed anche la nostra grande
fortuna, sia una insieme di
continui “qualcosa”, il problema risiede nel come
poter trasmettere questo
“qualcosa” ad un pubblico
di non specialisti. Il nostro lavoro ha
due missioni, la prima è quella di fare
avanzare la ricerca e trasmettere il sapere agli studenti, la seconda è quella
di far usufruire tutti di questo “sapere”.
Questa seconda missione è sicuramente la più difficile.
• Quali sentori l’hanno condotta a
cercare il passato dell’uomo tra le
pietre di Apricena? Si tratta di un interesse partito dalla situazione che
una cava di pietra vive, cioè quella
di essere sezione stratigrafica del
suolo, o da studi precedentemente
condotti?
Le cave Pirro sono conosciute fina dagli
anni ‘60 per la grande quantità di vertebrati fossili di epoca Villafranchiana. Io
mi sono interessata alla situazione in
un periodo in cui in Europa si stavano
trovando sempre più siti più vecchi di
1 milione di anni, mi sono detta andiamo a vedere e, in collaborazione con le
università di Torino, Firenze e ”Sapien-
za” che già da anni raccoglievano ossa
nell’area, da lì è partita la storia: le industrie litiche c’erano veramente! Questo
tipo di ritrovamenti così importanti sono
spesso il frutto di ricerche sistematiche
ma anche di una gigantesca dose di
fortuna.
• Si può dire che in questi luoghi la
pietra aiuta l’economia, l’architettura
e si fa paesaggio delle città che ha
costruito. Come aiuta anche la storia? Quale il ruolo del materiale lapideo nella conservazione dei reperti?
Il sito di Pirro Nord si trova all’interno di
una fessurazione del calcare, senza le
attività di cavatura questa fessura non
sarebbe mai venuta alla luce. Il fatto
poi, che questa fessura si sia chiusa
in epoche molto antiche, ha permesso
ai reperti di conservarsi in un ambiente
anossico (senza ossigeno) e quindi di
giungere fino a noi.
• Tra le varie occasioni che l’hanno
coinvolta, trova ci sia un approccio
differente legato al territorio in cui si
colloca? Ci sono procedimenti che
lei modifica in base alla natura del
contesto?
Penso che una delle principali doti di
Antropologi e Archeologi Preistorici sia
proprio l’adattabilità ogni scavo è diverso dall’altro e quindi devono essere applicate procedure differenti. Pirro Nord,
per esempio, si trova su una parete di
cava e quindi viene condotto grazie
all’ausilio di una via ferrata. Si tratta
dell’unico scavo al mondo in parete e
quindi abbiamo dovuto inventarci alcune metodologie specifiche di scavo.
Per quel che riguarda, invece, la documentazione, i rilievi e la registrazione dei reperti, cerchiamo di applicare
un protocollo ben preciso e per lo più
basato sull’utilizzo di nuove tecnologie.
Un aspetto fondamentale è rappresentato anche dal territorio in cui si trova
lo scavo e devo dire che ormai nella
città di Apricena ci sentiamo veramente a casa. Prima di tutto la diponibilità
dei cavatori Sigg. Gaetano
e Franco dell’Erba ci ha
permesso di condurre nei
migliore dei modi le attività
di scavo, il Comune di Apricena ci ha sempre dato un
importantissimo appoggio
logistico e, infine, moltissimi
apricenesi si sono occupati
di noi in un modo straordinariamente gentile.
In molti casi si è esplicitato il sostegno che
riceve da molti studenti
provenienti da più università, interessati al lavoro che lei svolge, quindi
uno staff che integra professionisti
di ogni età. Sceglie un team diverso ogni volta o preferisce lavorare
con personale che ha già studiato la
zona specifica?
Le persone che partecipano allo scavo
sono per lo più ricercatori già in possesso di un dottorato e specialisti in specifici campi. Il gruppo di base è sempre lo
stesso ogni anno poiché ognuno si occupa di studiare uno specifico aspetto
già direttamente in fase di scavo (macrofauna, microfauna, industrie litiche,
tracce d’uso, tafonomia, stratigrafia e
resti umani… per quando li troveremo).
A questo gruppo si aggiungono studenti
provenienti da università italiane e straniere, dando priorità agli studenti della
Regione Puglia.
• Da varie fonti apprendiamo che i
ritrovamenti hanno interessato animali che non vivono più in quest’area
o addirittura sono estinti, e industrie
continua a pag. 18
Anno XI
Numero 134
pag. 18
Cultura
N. Violante, Intervista a Marta Arzarello, dalla pag. prec.
litiche, veri e propri strumenti. Tutto
questo testimonia la permanenza di
un uomo che abitava il territorio nelle circostanze delle odierne città o è
segno del passaggio di un uomo ricco di abitudini? È possibile pensare
allo stanziamento dove l’acqua non
era caratteristica peculiare?
Le ricostruzioni paleoambientali fatte
sulla base dello studio della macrofauna (grossi animali) e della microfauna
(soprattutto topi) ci hanno permesso di
ricostruire l’ambiente presente ad Apricena 1.5 milioni di anni fa. Si trattava di
un ambiente aperto con un clima arido e
caratterizzato dalla presenza di specchi
d’acqua a carattere temporaneo (come
attestato dalla presenza di numerosi resti di uccelli acquatici). Le prime popolazioni ad uscire dall’Africa
erano sicuramente nomadi e di conseguenza Pirro
Nord attesta il passaggio,
nell’attuale Puglia, di uno
di questi gruppi umani. Il
luogo è stato sicuramente
scelto per la presenza di
materie prime scheggiabili
(selce) di numerosi animali (che venivano cacciati
direttamente o sfruttati per
carognaggio) ed ance per
la presenza di acqua.
• Sicuramente è possibile porre oggi la cava
“Pirro Nord” ad Apricena, come intermediario
tra l’Africa e l’Europa, e certamente
ogni scoperta è un passo in più per
l’uomo e la sua evoluzione, ma come
studio può diventare un filone di ricerca attivo anche per il futuro?
Le ricerche sul primo popolamento Europeo sono un punto fondamentale per
gli studi in preistoria. Il dibattito è aperto
da anni e sicuramente andrà avanti per
molto, grazie anche ai sempre nuovi ritrovamenti e alle nuove tecniche di indagine. Il sito di Pirro Nord, che si trova
nelle attuali cave dell’Erba, rappresenta
un punto cardine di questo dibattito dal
2007 (anno della prima pubblicazione
del ritrovamento di industrie litiche) in
quanto una delle attestazioni più antiche dell’arrivo dell’uomo. Il primo popolamento europeo è già un filone di
ricerca consolidato e non penso che
da questo punto di vista sia necessario fare di più. Agli inizi di settembre si
terrà in Spagna il congresso mondiale
UISPP (Unione internazionale di Scien-
ze Preistoriche e Protostoriche) e il sito
di Pirro Nord verrà presentato proprio
nell’ambito di un workshop sul primo
popolamento.
• Tutte le cose lasciano un segno e
di ritrovare queste tracce lei ne ha
fatto il suo mestiere, ma come la città può farsi vanto di queste tracce?
Come potrà ritrovarle a campagna
conclusa?
Nel corso di questi anni abbiamo sempre cercato di coinvolgere la popolazione di Apricena e di far conoscere al
meglio i ritrovamenti. Per cinque anni
abbiamo organizzato conferenze ogni
mattina ma l’affluenza del pubblico è
stata piuttosto scarsa. Durante le campagne di scavo i materiali sono visibili
presso il locali in cui abitiamo e chiun-
que può venire a vederli e ricevere dai
paleontologi una dettagliata spiegazione. A conclusione dello scavo i materiali vengono portati presso l’Università di
Ferrara per lo studio: l’attività di scavo
è, infatti, solo una parte preliminare di
tutto il lavoro di ricerca che deve essere
fatto per l’interpretazione delle evidenze archeologiche. Una volta concluso
lo studio i reperti possono, anzi devono,
essere riportati nella città di provenienza. Per fare ciò, però sono necessari
dei depositi che garantiscano le condizioni di conservazione e soprattutto
di accessibilità. Pirro Nord è un sito
importantissimo a livello internazionale e molti ricercatori provenienti da tutto il
mondo vengono a vedere il materiale. Il
fatto che più specialisti possano visionare lo stesso materiale permette di far
avanzare le ricerche e la conoscenza.
Spero vivamente che presso Apricena
si possa presto allestire un deposito
che risponda a queste necessità.
• Crede che la carenza di attrezzature dedicate alla conservazione e
alla mostra dei reperti o la disattenzione alle buone modalità di custodia degli stessi, possa distogliere un
viaggiatore da un itinerario possibile
dell’uomo antico, che vede punti notevoli come la grotta in località Paglicci?
Credo che in un paese come il nostro,
ricco di fantastiche e gigantesche evidenze archeologiche la preistoria passi
spesso in secondo piano. Sicuramente
la scarsa disponibilità di fondi influisce
molto su questa situazione, ma credo
che più importante sia la problematica
legata al come si possa sensibilizzare il
pubblico verso la preistoria senza utilizzare sensazionalismi o immagini scientificamente poco corrette…
In collaborazione con altri
colleghi stiamo cerando di
fare questo lavoro ed abbiamo appena presentato
un progetto nella call europea ERITAGE + finalizzato
proprio a questi aspetti.
Per poter arrivare a questo
fine è necessario creare
un gruppo di lavoro solido
che coinvolga i ricercatori,
le autorità locali, le Soprintendenze, gli stakeholders
e la popolazione; si tratta
sicuramente di un percorso difficile e devo ammettere che fino ad ora tutti i
nostri tentativi non hanno dato ottimi
risultati.
• Si è mai pensato di dedicare percorsi o spazi dal carattere permanente adibiti a facilitare il contatto
tra un’utenza civile e quella più specializzata? Un racconto perenne che
si faccia testimonianza di un territorio antropizzato in varie forme e in
diversi intervalli di tempo.
In accordo con il Comune di Apricena e
con il Direttore del Museo di Apricena,
stiamo lavorando per poter allestire almeno un piccolo spazio dedicato al sito
di Pirro Nord. Da parte nostra stiamo
facendo il massimo per far conoscere
il sito. Moltissime pubblicazioni sono
state fatte su riviste scientifiche internazionali ma anche su riviste ad ampia
tiratura come per esempio National Geographic, Archeologia Viva ed anche la
rivista francese “Archéologia” che ha
appena dedicato un articolo al sito.
Anno XI
Numero 134
pag. 19
Cultura
Letteratura e Controriforma
prof.ssa Alessandra Muti
Dopo lo
splendore letterario
rinascimentale,
le straordinarie e
magnifiche opere d’arte,
la fiduciosa visione ottimistica della realtà, l’
Italia, nella seconda metà del Cinquecento, conobbe una fase d’arresto.
Una miriade di vicende sconvolse e
deturpò lo stesso volto della Chiesa,
che, in conseguenza delle riforme
protestanti (luterana, calvinista, zwingliana etc.), passò ad una ferma e
decisiva reazione, con l’ apertura del
Concilio di Trento (1545-1563), inaugurando il processo controriformistico. In questo periodo la Chiesa tentò
di ristabilire la sua autorità nell’ambito
teologico e in quello culturale. La creatività artistica che aveva caratterizzato l’età umanistico-rinascimentale
venne come repressa e soffocata.
Il libero pensiero, la più autentica
espressione poetica ed artistica subirono come un contraccolpo. I letterati,
quelli più fini e sensibili, avvertirono
il peso della censura, che si instaurò con la promulgazione, nel 1571,
dell’Indice dei libri proibiti. Scrittori e
stampatori ne furono colpiti e le corti
rinascimentali che si erano affermate come centri di libera circolazione
delle idee e di produzione di cultura,
decaddero. Il senso del peccato, della fragilità umana, della caducità dell’
esistenza offuscarono la piena fiducia
nelle risorse umane, determinando
oscure zone d’ombra nelle elaborazioni poetiche. L’opera più importante
prodotta in clima controriformistico fu
il poema eroico Gerusalemme liberata di Tasso (1575), espressione del
travaglio interiore dell’autore, che si
trovò a dover conciliare l’ argomento
religioso e la celebrazione degli ideali cristiani con l’elemento fantastico
e meraviglioso, che aveva pervaso
l’Orlando furioso di Ariosto, opera di
grande successo di pubblico. Negli
scritti del Tasso emerge, infatti, la sua
personalità complessa e tormentata,
dibattuta fra il desiderio di pace e lo
scontro con la realtà dell’ambiente di
corte e del clima controriformistico. Il
poeta si dibatté tra l’adesione alle norme dettate dall’autorità e la volontà di
ribellione e di indipendenza, che egli
viveva come colpa. Egli giunse persino ad autodenunciarsi all’ Inquisizione, al cui giudizio sottopose il suo ca-
polavoro nel 1577. Di qui scaturirono
ansie ed incertezze e le continue revisioni e riscritture della Gerusalemme liberata, fino al totale rifacimento
dal titolo Gerusalemme conquistata.
Opera questa che si configurò come
un frigido rifacimento, privo della genialità artistica. Il tribunale dell’Inquisizione compilò una lista di libri proibiti, tra i quali le opere di Machiavelli.
L’ordine fondato da sant’ Ignazio di
Loyola, la Compagnia di Gesù, fu la
principale milizia nei confronti del protestantesimo. La cultura cessò di rin-
novarsi, tendendo ad un processo di
formalizzazione, per cui la novità andò
ricercata nella struttura poetica e non
nel contenuto. Il ceto intellettuale vide
sorgere figure di predominio quasi dittatoriale, i”dotti”dal sapere dogmatico
ed inconfutabile, alle cui regole bisognava soggiacere. Si diffuse un clima
di condizionamento psicologico, che
soffocò il pensiero, i sentimenti e le
emozioni, generando una cultura di
esteriorità e conformismo, priva di
autenticità. Verso la fine del Cinquecento, si affermò il Manierismo,una
sorta di transizione tra il classicismo
rinascimentale e l’età del Barocco.
La letteratura si legò all’ Accademia;
il rifiuto del modello classico mise in
luce il dramma della contraddizione
della vita umana. La cultura si permeò di spettacolare teatralità. Lo stile letterario divenne tortuoso e poco
lineare, riflettendo l’intimo contrasto
individuale. L’armonia, la compostezza, l’equilibrio e la buona educazione
spesso mancano anche nella società di oggi, involgarita dagli eccessi in
ogni ambito. Incomprensioni, violenze di ogni tipo e mancanza di rispetto
sono all’ordine del giorno. L’apparire,
l’esteriorità, la sete di successo e gli
stessi mass- media spettacolarizzano tutto e tutti. Anche questa è una
forma di dittatura culturale, in una
organizzazione sociale in cui regnano conformismo e vuoto interiore. L’
uomo come sempre è infelice. Non
valgono né gli avanzamenti scientifici
né quelli tecnologici. La ricetta per la
felicità non è questa. I mali dell’anima, di quella zona oscura che ci accompagna si sono forse moltiplicati.
Forse la semplicità, l’accontentarsi di
poco potrebbero garantire maggiore
serenità. Tentare una strada alternativa a quella già percorsa può almeno
infonderci la speranza di un radicale
cambiamento in senso migliorativo.
Anno XI
Numero 134
pag. 20
Cultura
ANGOLO POETICO
di Domenico Sangillo
I miei novant’anni
di Maria Milone Goffredo
Li ho vissuti
anno dopo
anno
giorno dopo giorno:
fanciullezza, giovinezza, vita
coniugale,
vita scolastica, figli, luoghi,
sono tutti nella mia memoria
di figlia, moglie, madre, donna,
maestra
con l’aspetto vario e mutevole
dell’età.
Il mio futuro
Domani è un altro giorno
dopo i novant’anni?
Futuro, mistero, speranze,
si vedrà.
Spunterà il sole ogni mattina
e lo vedrò.
Il cielo sarà azzurro o tempestoso
e lo guarderò.
Non sentirò lo sciabordio delle onde
lontane
e le sognerò.
I miei figli e nipoti mi chiameranno
o mi saranno vicini
e li abbraccerò.
Ascolterò musica, la buona musica
operistica
Amata da mio padre, sempre nel mio
cuore
e lo ricorderò.
Il mio domani è ricco di speranze
e le cullerò.
Mancheranno le certezze
non le sognerò.
Sarò ancora viva, la mente lucida
mi consolerà e penserò.
Amerò sempre Antonio con nostalgia
Rivivrò il tempo vissuto insieme.
Ansie, malanni, affanni, amarezze,
tutto superato, non dimenticato.
L’antica somiglianza con la grande
Anna
Non più lusingherà la mia vanità.
Mi contenterò di essere
minuta donna novantenne
che sprizza ancora forza
interiore
se la mia mente resterà
vivente.
Gioirò, soffrirò, amerò
sempre sola: come prima?
usque tandem?
finchè il sole splenderà
ancora per me.
Il mio pensiero sarà in perpetuo volo
come i gabbiani
come loro amo la vita
e ancora di più la quiete
marina
sempre sognata.
Lucera, 10 luglio 2014
Cultura
Anno XI
Numero 134
pag. 21
Pasqua 2014 con Papa Francesco
e nei miei ricordi
di Maria Milone Goffredo
La Settimana Santa.
Il primo Giovedì Santo del pontificato di
Papa Francesco ha lasciato un ricordo
indelebile nel mondo intero, trasmesso
dai mezzi tecnologici del nostro tempo e
ripreso più volte nelle varie trasmissioni.
Il Papa, pur sofferente e zoppicante per i
suoi acciacchi, comuni a tutti i mortali, si è
recato in una prigione di giovani detenuti
e ad ognuno di loro ha lavato ed asciugato i piedi, inginocchiandosi per ben 12
volte, come Gesù fece nell’ultima cena
ai suoi Apostoli. E’ stato un avvenimento
coinvolgente e commovente
che ha manifestato all’umanità dei credenti e non credenti il
percorso itinerante e trainante
di questo nuovo Pastore della Chiesa, pastore nel senso
vero della parola, perché il
suo messaggio è umano, carico di entusiasmo, di amore,
di partecipazione alla miseria,
al dolore ed alle ansie di tutti i
mortali. Stamattina, mercoledì
16 aprile 2014, nel ricordo del
tradimento di Giuda, percorrendo Piazza San Pietro piena
di fedeli accorsi ai suoi mercoledì evangelici, ha invitato
i ragazzi che stavano con i genitori:”Chi
vuol salire con me sulla papa-mobile?”.
Un invito inaspettato, gioioso, a cui hanno
risposto mille e mille braccia alzate, solo
due fortunati sono saliti accanto a papa
Francesco gioioso come loro.
17 aprile 2014 - Giovedì Santo.
Papa Francesco ha celebrato la Messa in
Coena Domini in una struttura per disabili, Ha ripetuto la lavanda ai piedi che lo
scorso anno fece ai detenuti del Carcere
Minorile: quest’anno ha rifatto quel rito
che Gesù fece nell’Ultima Cena lavando
i piedi a 12 disabili: piegandosi ed inginocchiandosi 12 volte più 12 con grande
difficoltà, dimentico dei suoi anni e dei
suoi acciacchi; un papa non da ammirare, ma da amare, un papa che commuove
perché rinnova dal profondo il significato
del Vangelo di Cristo. Siamo fortunati di
vivere il suo tempo e di poterci rinnovare
con la sua parola ed il suo esempio. Ma
io non posso dimenticare il Giovedì Santo
della mia infanzia e dei miei ricordi che
balzano dalla mia memoria come i fantasmi che mi perseguitano.
Comincerò dall’inizio della Settimana
Santa. I riti liturgici odierni sono alquanto
diversi da quelli dei tempi lontani, anzitutto hanno più risonanza con i moderni
mezzi di diffusione e sono aggiornati alle
nuove esigenze della Chiesa. Inoltre mi
sono spostata dal mio paese e vivo nella
grande città, Roma, che è il centro vitale
della Chiesa, la residenza del Papa e le
cerimonie religiose sono trasmesse attraverso i vari canali di diffusione. La lavanda ai piedi – che Papa Francesco ha reso
commovente con la sua partecipazione al
rito come Gesù – nei miei tempi lontani
e nel mio paese - ma credo dovunque
– si svolgeva il giovedì mattina. La sera,
dopo l’omelia in Chiesa, che ricordava la
Passione e Morte di Gesù, si visitavano
i Sepolcri con Gesù morto: invece ora si
visita Gesù Eucaristico.
Il venerdì – dopo le 7 Parole di Gesù sulla Croce ricordate dall’oratore di turno –
c’era la processione di Gesù morto. Ora
a Roma c’è la solenne Via Crucis al Colosseo.
Il sabato era ed è il giorno del silenzio.
Nella notte tra sabato e domenica c’è la
grande veglia della Resurrezione che prima avveniva la mattina di Pasqua. Tutti i
giorni, dal giovedì allo scampanio festoso della domenica, le campane di tutte
le chiese tacevano, in segno di lutto di
dolore per la morte di Gesù. All’inizio della Settimana Santa, nel mio paese, Apricena, una vecchina che per tutto l’anno
viveva sola e quasi sconosciuta, si animava al ricordo della Passione.
Usciva di casa e percorreva le strade con
una cantilena angosciante:
“ogg è lunedì sant e tutt lu munn chiagne
ca G’sù Crist l’hann miss ‘n passion
currit ‘uagliun, ca G’sù Crist lu vonn
mort”.
E i ragazzi del paese, come ad un richiamo, le andavano dietro, a sciami, un po’
cenciosi com’erano, un po’ attratti dalla
voce della vecchina che si chiamava – in
un dialetto sconosciuto ai più – Prpact e
rifaceva ogni giorno di quella settimana
il suo cammino doloroso come una missione, imitando, senza saperlo, il lamento
di Iacopone da Todi che è ricordato nelle
pagine di letteratura mentre la vecchina
giace nel dimenticatoio
umano e solo io le serbo
un piccolo spazio nella mia
memoria.
Mentre le donne paesane
esperte preparavano i dolci e le pietanze di Pasqua
– la pizza farrata, i pizz
palumm, i taralli, il brodetto – nell’aria c’era l’attesa
del giorno solenne di Pasqua, ma anche la tristezza per i riti della Passione.
Il giovedì mattina c’era la
lavanda dei piedi ed i soliti dodici paesani di ogni
anno, anziani, si presentavano al rito. Fra loro c’era zio Giovanni (lo
chiamavamo Tucc Annino, fratello di mio
nonno) che partecipava e dopo veniva a
casa a portare la pagnottella benedetta
che mamma ci faceva dividere. Ma il momento atteso era la “predica” che l’oratore
della Quaresima concludeva sul pulpito e
quando c’era “don Aristide d’Alessandro”
la Chiesa Madre era strapiena, le vecchine si portavano le sedie di casa perché i banchi non bastavano ed ascoltare
quell’orazione funebre era diventato un
avvenimento più eclatante della stessa
festa pasquale. Don Aristide – chiamato
in dialetto don Arrust perché il nome era
difficile da ricordare e pronunziare – era
un vero attore: declamando la Passione
si scalmanava, piangeva, sudava, interpellava le donnette sotto il pulpito e quando arrivava alla morte di Gesù, prendeva
tra le mani la croce che aveva accanto
e chiamava: “Maria, vieni a prendere tuo
Figlio che hanno ucciso”. E da dietro l’altare, già coperto dai drappi funerei della
Passione, portavano la statua della Madonna Addolorata fin sotto il pulpito – e
continua a pag. 22
Anno XI
Numero 134
pag. 22
Cultura
CRESCERE
CON I LIBRI
di Francesca Mobilio
La moda passa, i classici no. I cosiddetti evergreen della letteratura non
vanno mai fuori produzione, soprattutto quelli che riguardano l’infanzia.
Riadattati, aggiornati, modernizzati:i
classici della letteratura infantile sono
sempre lì, pronti a farci sognare. Sono
stati loro ad accompagnarci nella crescita, nel mondo della fantasia alla
scoperta di quelle emozioni, quel tocco misto tra realtà e sogno che nel tepore del nostro letto, con la dolce voce
dei genitori o dei nonni,riuscivano a
farci cadere nelle braccia di Morfeo.
Principi azzurri, sorellastre cattive,
animali parlanti, gnomi e chi più ne ha,
più ne metta non andranno mai nel dimenticatoio. Certo qualche aggiornamento è d’obbligo: da anni l’industria
cinematografica di Hollywood ha dato
vita ad alcuni restyling delle versioni
più datate con effetti speciali nuovi,
pur tuttavia lasciando inalterata la magia della
favola. Chi di voi non ha mai immaginato di fare il giro del mondo in 80
giorni? Chi non ha volato con Peter
Pan verso l’isola che non c’è e nuotato con la Sirenetta? L’elenco potrebbe essere infinito: ognuno di noi lega
un ricordo ad una particolare fiaba,
racconto, mito che ci è stato narrato
nel quale ci siamo rifugiati per scoprire mondi nuovi, fittizi, fantasiosi ma
pieni di magia. Quel pizzico di magia
che di certo non guasta in tenera età
e neanche in quella adulta: all’ennesima replica di Mary Poppins pochi resistono nel cambiare canale. “La fantasia non potrà mai invecchiare, per
la semplice ragione che rappresenta
un volo verso una dimensione che
giace al di là del tempo”, diceva Walt
Disney e come dargli torto. Evadere:
forse è questo il senso del rifugiarsi in
mondi nuovi. Chi non vorrebbe prendere un tè con il cappellaio matto?
Chi non ha ceduto alla commozione
vedendo Bamby? Essenzialmente i libri ci servono a crescere ed imparare,
a viaggiare ed aprire la mente seppur
seduti sul divano di casa. L’imprinting
iniziale che si può dare ai bambini sin
dalla loro tenera età è di primaria importanza: in questo modo potranno
prepararsi per il futuro, per il mondo
che li aspetta con la consapevolezza
di avere quella marcia in più per reagire alle problematicità e/o opportunità che la vita offre. Con un pizzico di
fantasia.
M.L. Goffredo Milone,Pasqua 2014 ..., dalla pag. prec.
don Aristide metteva il crocifisso sulle
braccia della mamma e tutte le persone
presenti, specie le vecchie, piangevano
a calde lacrime commosse da quell’avvenimento straziante anche se era una
sceneggiata che si ripeteva ogni anno.
Dopo si andava nelle poche chiese locali
- cominciando da quella dove si era celebrata la morte del Signore – e si adorava
Gesù morto messo in una custodia con
tanti vasi pieni di grano verde che ornavano il Sepolcro. Il venerdì, verso le ore 14,
cominciava l’agonia: il sacerdote del posto spiegava le sette parole di Gesù sulla
croce e pur senza l’eloquenza e la drammaticità del suo raccontare, riscuoteva
commozione e lacrime. E una volta – nel
mio ricordo di ragazzina quando nonna
Nenna conduceva a tutte le cerimonie me
e mio fratello Donato – mentre l’oratore
raccontava, ci fu una scossa di terremoto
e tutte le vecchine subito presero le sedie
che avevano portato e stavano per scappare, quando don Vincenzo le richiamò (a
modo suo). E le vecchine ritornarono ad
ascoltare, scosse da quel grido di vergogna e di rimprovero: “Vi trema la (omissis)
o la vostra paura è più forte dell’emozione, per la morte del Signore?”. Verso sera
dello stesso venerdì c’era la processione
con Gesù morto nella bara di vetro, la
Madonna addolorata, Maria Maddalena e
altre statue; tutte seguite dalle congregazioni delle altre chiese. Ricordo che una
volta mi vestii tutta di nero per seguire
l’Addolorata. Avevo, credo, meno di dieci
anni. Il sabato era un giorno di silenzio,
senza scampanii, ma nell’aria c’era il profumo dei pasti che le mamme preparavano per il giorno dopo e non c’erano le
corse ai negozi alimentari come avviene
oggi perché nelle case c’era l’occorrente necessario per realizzare il brodetto,
l’agnello, le uova, le verdure, i torcinelli,
l’arrosto, e tutte quelle delizie che ricordo
solo io: le nuove generazioni non gradiscono quelle preparazioni antiche perché
non conoscono quei sapori. La domenica
era gran festa anche perché Pasqua coincideva - e coincide – con la primavera e
tutti rinnovavano il guardaroba (oggi non
si attende Pasqua per farlo, con il benessere si può fare quando si vuole). E ci si
pavoneggiava mirandosi a vicenda, con
invidia e civetteria, e ci si ritrovava in chiesa dove c’era la Festa solenne della Resurrezione, con la benedizione dei Ceri,
dell’Acqua e tutte le cerimonie liturgiche
che tenevano in attesa le persone. Ma
quando si giungeva al momento solenne
di Gesù risorto, i drappi tristi venivano tirati, Micheluccio il sagrestano sull’organo
suonava e premeva i tasti con più forza,
tutti si alzavano per vedere il “carruccio”
– che proprio in quel momento passava
davanti alla chiesa dove avevano aperto
le porte – e sopra portava un giovanetto
che rappresentava Gesù risorto. E in quel
momento non si sapeva se stare attenti
alla cerimonia sull’altare o cercare di vedere quel giovanetto sul carruccio, in un
trambusto festoso.
Come dimenticare quelle cerimonie lontane legate alla Pasqua che oggi è una
ricorrenza attesa ma non coinvolgente
come allora perché ripetuta senza tanta
partecipazione festosa e religiosa, spesso solo come una consuetudine che accomuna i fedeli in chiesa per scambiarsi
saluti ed auguri. Meno male che Papa
Francesco ha reso la ricorrenza un richiamo atteso per la sua parola che entra nei
cuori dei fedeli come una lezione nuova
che sa scuotere quel poco di religiosità
che resta in questo tempo di tanto benessere per pochi, di tante preoccupazioni
per molti.
Anno XI
Numero 134
pag. 23
Sport
LA VICARIUS CAMBIA NOME:
NASCE “MADRE PIETRA APRICENA”
Ora è ufficiale: l’Apricena cambia
nome e sede sociale. La Vicarius, denominazione con cui la
squadra del presidente Antonio
Romagnoli ha riportato la Promozione in città, diventa “Polisportiva Dilettantistica Madre Pietra
Apricena”, con sede legale ad
Apricena. Lo riporta il comunicato
ufficiale n.9 del 21 agosto 2014. “E’ un ulteriore sogno che si realizza – commenta Romagnoli –
e rappresenta il raggiungimento di un
obiettivo importante che ci eravamo posti già da un anno. Il nome Madre Pietra
– prosegue – nasce per dare risalto alla
nostra città, alla pietra e al suo bacino
estrattivo”. Il nome richiama il marchio
Madrepietra, con il quale viene commercializzata nel mondo la principale
ricchezza del territorio. “Con questo gesto, che testimonia il grande legame tra
la squadra e il nostro territorio, vogliamo veicolare, anche con il calcio, una
delle principali ricchezze di Apricena in
tutta la Puglia. E nei prossimi giorni presenteremo anche il nuovo logo”. Con il
nome Madre Pietra giocheranno tutte
le compagini della Polisportiva, dal settore giovanile, alla squadra femminile.
“All’inizio sarà strano abituarsi al nuovo
nome. Alla Vicarius siamo molto legati e resterà per sempre un bel ricordo.
Ma con Madre Pietra vogliamo rafforzare l’identità apricenese, coinvolgendo anche la cittadinanza a
tifare per la squadra di Apricena,
impegnata a rappresentare la città
nel mondo del calcio”. “Tornando
al calcio giocato – va avanti Romagnoli – siamo molto soddisfatti
di come si sta allenando la squadra. Si sta instaurando un bellissimo clima e c’è molto entusiasmo
sia nei ragazzi che nella società.
Domani affrontiamo questo primo test
e siamo tutti curiosi di scoprire i primi
frutti del lavoro dei ragazzi, ottimamente guidato da mister Francesco Pompilio. In lui, così come nel direttore sportivo Giuseppe Del Grosso, riponiamo
il massimo della fiducia, convinti che
sapranno allestire una rosa all’altezza
della prossima impegnativa stagione di
Promozione”, conclude Romagnoli.
Pensiero laterale positivo
di Antonio Monte del Gargano
Le piogge d’estate meglio delle schegge di guerra
l’acqua fa bene alla terra e fa crescere i funghi in altopiano
Il cercatore di funghi
Chi alla folla e alla calura/
ama: il silenzio della natura,/
la verde piantagione,/l’umida
stagione e la pioggia,/ che in
terra si stagna/ e quando lenta
bagna/il castagno e la radice/
fa il suo cuor felice./Come una
starna invigorita/s’arrampica
in salita,/al passo graduale/
s’allontana il cinghiale/e senza crear subbuglio/fruga tra i
cespugli,/tra il folto fogliame,/
tra il secco legname./
Il respiro trattiene a lungo/
nell’avvistare il fungo,
s’accerta che non vi sia altro
sguardo/per coglierlo con vero
garbo,/
come fosse un piccino/lo adagia nel cestino.
Cammina e ne fa scorta/fino a
colmar la gobba sporta;/
poi con lo zainetto sulle spalle/orgoglioso ritorna a valle.
I funghi del Gargano
In pianura dai cardi, Cardoncelli prelibati fatti alla brace viva con olio,
aglio, prezzemolo, pomodoro, sale e
una spolverata di pecorino.
I chiodini fatti trifolati: due minuti di
cottura con olio, sale e aglio ed infine I porcini si cucinano in tutti i modi,
foglie di prezzemolo tritate.
meglio però col risotto e una spruzzaI gallinacci: aglio, olio, sale, pomodo- tina di cognac di salotto.
rini. Si cuociono in fretta e il tutto serve a condire gli spaghetti.
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