LA PUREZZA DI MARIA E LE NOSTRE INFERMITÀ

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15 febbraio 2014 - n. 6 – anno 62° – Poste Italiane s.p.a. - sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, CN/RE – Euro 1,10
SFIDA EDUCATIVA
Don Bosco è qui.
E noi dove siamo?
N
ei prossimi giorni avremo la gioia di accogliere in diocesi l’urna di don Bosco, che
da cinque anni è in pellegrinaggio nelle
chiese di tutto il mondo in vista del bicentenario della nascita (2015). È un momento di
grande gioia per le comunità salesiane, le suore di
Bibbiano e di Correggio con le loro scuole, e per tutti i nostri oratori che al grande santo educatore sono
intitolati (si veda alle pagine 10 e 11, ndr).
Cosa significa accogliere l’urna di don Bosco tra
noi, oggi? Non può essere soltanto una pur encomiabile devozione. È un evento che ci richiama
molto di più.
Vi è anzitutto una presa di posizione nei confronti
dell’uomo. L’essere umano non si fa da sé una volta
generato, come se fosse già programmato per l’esistenza: egli somiglia piuttosto ad un capolavoro
da plasmare, nel lento dispiegarsi del tempo, in un
misterioso intreccio di relazioni e libertà. Oltre l’ansia della trasmissione delle competenze, dell’eterna
tensione tra il saper fare e il saper essere, c’è l’esigenza di apprendere un saper vivere che si dispiega nell’abitare lo scarto tra il desiderio e l’esistenza.
È nella continua tensione tra ciò che vorrei essere
(domani) e ciò che sono (oggi) che si costruisce l’identità personale. In questo dinamismo è lo sguardo dell’altro che dischiude il domani, il “di più” che
potrei essere, attraverso quel dialogo generativo che
chiamiamo vocazione.
Ciò significa che per avere figli chiamati ci vogliono
padri chiamanti. È molto importante che ci preoccupiamo di capire come vivono i nostri giovani, assorbiti dai loro cellulari e disorientati nelle scelte di
vita. Tuttavia non possiamo nasconderci che il fulcro dell’educazione non sta nei figli, ma nei padri.
Perciò dobbiamo volgere lo sguardo a noi adulti e
all’autenticità della nostra fede e della nostra vita.
Siamo noi che stiamo scivolando nelle paludi del
cinismo e non riusciamo a scalare i sentieri della
speranza. Siamo noi che non vediamo un futuro e
non sentiamo più l’imperativo di chiamare i giovani
a costruirlo creativamente. Serve un investimento sul futuro che non parta dai dati economici ma
dal desiderio di plasmare una civiltà più umana ed
evangelica.
Tuttavia il futuro non lo possono costruire gli adulti. Per il semplice motivo che non lo vedranno, che
non appartiene a loro. Il futuro è dei giovani, per
la naturale obbedienza alla carne, per le regole inscritte nella creazione. Loro nel futuro ci saranno.
Noi no. Quindi non abbiamo altra scelta che affidarlo a loro. Che vuol dire anche fidarci di loro.
Fidarsi di una nuova generazione, affidare loro il
mondo che noi abbiamo custodito e arricchito, perché anch’essi lo custodiscano, ci fa venire i brividi.
Ma è l’unico investimento che possa distoglierli
dall’immersione nel vuoto dei loro ingorghi digitali, e portarli ad alzare gli occhi e guardare avanti.
Come i pescatori riversi sulle loro reti alzarono lo
sguardo alla chiamata di Gesù.
Accogliere don Bosco allora diventa per noi lasciarsi contaminare dalla sua paternità educativa, nella
speranza di diventare noi stessi autentici padri (madri) che generano alla Vita (quella con la V maiuscola!). E non possiamo dimenticare, proprio nei giorni
del terzo anniversario della sua scomparsa, il grande
cuore di padre (e salesiano) di don Vittorio Chiari,
che di don Bosco è sempre stato figlio appassionato.
E per molti di noi indimenticabile padre.
Giordano Goccini
LA PUREZZA
DI MARIA
E LE NOSTRE
INFERMITÀ
M
artedì 11
febbraio
il Vescovo
ha
presieduto l’Eucarestia della Giornata Mondiale del
Malato nel santuario della Beata Vergine di Lourdes a
Montericco di Albinea (foto Codazzi).
«Proprio a Lourdes
- ha detto nell’omelia - Maria si è
presentata come
l’Immacolata, colei che non è stata
toccata dal peccato
originale. C’è una
connessione profonda tra la sua purezza e il titolo che
il popolo cristiano
le ha presto riconosciuto: salus infirmorum. Siamo tutti
infermi, infatti, tutti siamo segnati dal
peccato e abbiamo
bisogno di guardare alla purezza di
Maria per essere liberati dalle nostre
infermità spirituali
e materiali. Ma la
Vergine è salute degli infermi innanzitutto perché ci porta suo Figlio. È lui
che ci guarisce».
L’omelia del Vescovo
è a pagina 2
A FIESOLE
«NUOVAMENTE BASSA»
SOLIDARIETÀ MISSIONARIA
Traslati nella
chiesa di San
Domenico
i resti mortali
della reggiana
Tilde Manzotti
Visita a Gualtieri
al centro Caritas
per il recupero
di oggetti e per
l’inserimento
lavorativo
Si cercano fondi
per l’intervento
al cuore di padre
Gianni Morlini,
«Marista» nelle Isole
Vanuatu (Oceania)
pagina 4
pagina 5
pagina 8
2
Vita diocesana
15 febbraio 2014
AGENDA DEL VESCOVO
L’omelia di monsignor Camisasca nella Messa dell’11 febbraio, festa della Beata Vergine di Lourdes
La Giornata del Malato a Montericco
Il Vescovo ha anche amministrato l’Unzione degli infermi
Giovedì 13 febbraio
Alle 21, in Cattedrale, il Vescovo presiede la Veglia
per i fidanzati.
Domenica 16 febbraio
Alle 10.30, presso la parrocchia di san Faustino a Rubiera, il Vescovo presiede l’Eucarestia e amministra
il sacramento della Cresima a un gruppo di ragazzi
e ragazze.
Alle 16, in vescovado, incontra l’Ordo virginum.
Martedì 18 febbraio
Alle 9.30, a Guastalla, presso l’Istituto comprensivo
“Ferrante Gonzaga”, il Vescovo incontra i ragazzi delle terze medie.
Alle 11, a Gualtieri, presso la Casa protetta “Felice
Carri”, celebra la santa Messa e visita gli ospiti.
Mercoledì 19 febbraio
Alle 21, a Sassuolo, il Vescovo partecipa all’incontro
“La famiglia in prima linea” organizzato dal locale
Circolo “Giuseppe Toniolo”.
Giovedì 20 febbraio
Alle 9.30, presso il Seminario, il Vescovo guida l’incontro del Consiglio presbiterale.
Alle 19, presso la Casa della Carità di Fosdondo, il
Vescovo presiede la santa Messa in occasione del 50°
anniversario dell’inaugurazione.
BREVI DIOCESANE
GUASTALLA. Dedicazione della Concattedrale
Giovedì 20 febbraio ricorre l’anniversario della Dedicazione della Concattedrale di Guastalla. Il Duomo fu infatti
consacrato il 20 febbraio 1575 da san Carlo Borromeo.
REGGIO. Il Vescovo incontra i diaconi
Sabato 22 febbraio, dalle 9.45 alle 13, all’Oratorio Don
Bosco (via Adua 79), a Reggio, il Vescovo guida l’incontro di formazione per i diaconi permanenti.
REGGIO. Cresime in Cattedrale
Domenica 23 febbraio, alle 18, in Cattedrale, santa
Messa con il conferimento della Cresima ai giovani che
devono completare l’iniziazione cristiana.
REGGIO. La «Lectio Divina» in Seminario
Prosegue, con l’appuntamento di lunedì 24 febbraio, alle
20.30, nella cripta del Seminario (viale Timavo 93, Reggio
Emilia), la proposta di un tempo di preghiera, seguendo
i tempi della Lectio Divina, ascoltando il Vangelo della
liturgia della domenica successiva. “È essenziale - spiega
don Gabriele Burani, che condurrà l’incontro - mettersi
in ascolto del Signore, è essenziale conoscere Dio come
Gesù ce lo rivela, è essenziale dare tempo per stare con il
Signore. Vediamo come fonte di vitalità spirituale questa
esperienza; ci interessa fare esperienza di un metodo di
preghiera per poi assumerlo con fedeltà”.
La partecipazione è libera. Gli incontri successivi si terranno lunedì 10 marzo e lunedì 7 aprile, sempre alle 20.30.
REGGIO. Ritiro spirituale in Seminario
“Filippo evangelizzatore (Atti 8)” sarà l’argomento del
prossimo ritiro spirituale - aperto a tutti - che si terrà, guidato da don Gabriele Burani, presso il Seminario diocesano sabato 1 marzo.
“La figura di Filippo - spiega don Gabriele - è splendida,
è un evangelizzatore che si lascia guidare dallo Spirito.
Meditando sulla seconda parte di Atti 8, ci lasceremo guidare dall’esempio di Filippo perché anche la nostra vita
sia sempre più di evangelizzatori. È essenziale capire le
giuste modalità, come annunciare il Vangelo oggi, e anche
recuperare la dimensione di dialogo personale, a tu per
tu, poiché l’adesione di fede è nella comunità, ma sempre
personale”. Don Burani, poi, citando un passo della Evangelii Gaudium di Papa Francesco, prosegue sottolineando
l’importanza della Parola di Dio per la vita di fede: “Tutta
l’evangelizzazione è fondata su di essa, ascoltata, meditata, vissuta, celebrata e testimoniata. La Sacra Scrittura
è fonte dell’evangelizzazione. Pertanto, bisogna formarsi continuamente all’ascolto della Parola. La Chiesa non
evangelizza se non si lascia continuamente evangelizzare.
È indispensabile che la parola di Dio diventi sempre più il
cuore di ogni attività ecclesiale”.
Il programma del 1° marzo: ore 15.30 ritrovo e preparazione alla preghiera, ore 16 Rosario, ore 16.30 meditazione sul
testo di Atti 8,26-40; ore 17.30 Messa; ore 18.30: preghiera di intercessione per gli ammalati e le vocazioni; ore 20
conclusione. Per informazioni: tel. 338. 9518518.
Pubblichiamo il testo integrale
dell’omelia pronunciata da
monsignor Massimo Camisasca la sera di martedì 11
febbraio nel santuario della
Beata Vergine di Lourdes a
Montericco, nella XXII Giornata Mondiale del Malato.
sollecitudine di Gesù per i
malati, cioè per tutti gli uomini
e le donne che incontrava, a
partire dai suoi discepoli. Le
guarigioni da lui operate erano
il segno di una liberazione
più grande, della remissione
dei peccati (cfr Mc 2,1-12).
Capiamo allora come la Chiesa
prolunghi, attraverso i sacramenti, soprattutto il battesimo,
la confessione, l’eucarestia e
l’unzione degli infermi – che
tra poco impartirò ai malati
di questa parrocchia – la vita
stessa di Gesù.
Il primo prolungamento di
questa vita nuova è stata ed
è proprio Maria. Nel Vangelo
appena proclamato ella si reca
da Elisabetta non innanzitutto
per portare alla parente un
aiuto materiale, di cui aveva
certamente bisogno, ma per
donarle la presenza di suo Figlio. È di lui che gli uomini e le
donne hanno bisogno e Maria
lo sa. Per questo il miracolo
più grande che avviene attorno
al santuario di Lourdes, così
come attorno a ogni santuario
mariano, è la scoperta di Gesù
che opera la conversione del
cuore.
C
ari fratelli e sorelle,
è la prima volta che celebro in questo santuario, il primo in Italia dedicato
alla Madonna di Lourdes,
edificato tra il 1896 e il 1898,
grazie all’intraprendenza e alla
generosità del prevosto don
Domenico Castellini che interpretava così l’ardente devozione mariana della popolazione.
Saluto e ringrazio per il suo lavoro in questa unità pastorale
don Giuseppe Bassisi, che mi
ha invitato a celebrare assieme
a voi questa santa messa.
Ringrazio con riconoscenza
anche il diacono Giuseppe
Piacentini, che custodisce
questa chiesa.
A
bbiamo ascoltato,
nella prima lettura, le
parole del profeta Isaia:
Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa quanti
l’amate. Sfavillate di gioia con
essa… Qual è il motivo di questa gioia, di questa esultanza?
Gerusalemme è il simbolo e
l’anticipazione della casa che
Dio ha costruito per ognuno
di noi: la Chiesa. È alla Chiesa,
corpo di Cristo, che si riferiscono le parole del profeta: Come
una madre consola un figlio
così io vi consolerò;
in Gerusalemme sarete consolati. Voi lo
vedrete e gioirà il vostro cuore.
La Chiesa è veramente la casa
dove è possibile trovare ristoro
dalle nostre fatiche, guarigione
dalle nostre malattie, liberazione dalle nostre schiavitù.
Maria è colei che ci introduce e
ci accompagna dentro questa
casa. È lei, infatti, la prima vera
dimora di Dio, è lei la casa che
P
Dio ha edificato per venire ad
abitare in mezzo a noi e così
abbracciare tutti i popoli. È
per questo che la Madonna è
modello e madre della Chiesa,
la sua immagine pura e santa.
Proprio a Lourdes Maria si è
presentata come l’Immacolata,
colei che non è stata toccata
dal peccato originale. C’è una
connessione profonda tra la
sua purezza e il titolo che il
popolo cristiano le ha presto
riconosciuto: salus infirmo-
IL 23 FEBBRAIO A BARAGALLA
IL CONVEGNO SULLA FAMIGLIA
“G
enerare futuro. A
30 anni dalla Carta dei Diritti della
Famiglia” è il titolo dell’incontro promosso dall’Ufficio
diocesano di Pastorale Familiare insieme con il Forum
Provinciale delle Associazioni Familiari, il Centro di
Aiuto alla Vita,
l’Associazione Genitori di
Reggio Emilia e
l’Ufficio di Pastorale Sociale
e del Lavoro; è
in programma
domenica 23
febbraio alle
ore 16 presso
il Centro pastorale “Sacro
Cuore” di Baragalla. Relatori dell’incontro
saranno i coniugi Francesco
e Gabriella Belletti che hanno scritto a quattro mani il
libro “I diritti della Famiglia.
Solo sulla Carta” (nella foto,
la copertina). Sarà l’occasione per riproporre, a distanza
di 30 anni dalla sua presentazione da parte del Pontificio Consiglio per la Famiglia,
la “Carta dei Diritti della
Famiglia” che, come scrive
il presidente del Pontificio
Consiglio per la Famiglia
monsignor Vincenzo Paglia
nella prefazione del libro,
oggi non appare un documento rassicurante, ma è inquietante. Per questo è utile
riproporla e tornare a riflettere su di essa. Francesco Belletti, presidente del Forum
Nazionale delle
Associazioni Familiari, e
Giuliana Ottonelli sono sposati da trent’anni e nel loro
libro rileggono
gli articoli della
Carta alla luce
del loro percorso coniugale, arricchito
dalla nascita di
tre figli.
Oggi la famiglia è sempre più vittima di
attacchi politici e ideologici,
la tutela da parte dello Stato è
sempre più debole, e le figure genitoriali della mamma e
del papà vengono cancellate da leggi che rovesciano la
scala valoriale. Per questo è
importante ritornare a riflettere insieme sul “bene famiglia” per ridare a essa slancio
e speranza e sottolinearne il
valore sociale.
rum. Siamo tutti infermi,
infatti, tutti siamo segnati dal
peccato e abbiamo bisogno di
guardare alla purezza di Maria
per essere liberati dalle nostre
infermità spirituali e materiali.
Per accorgerci della bellezza
alla quale Dio ci chiama a
partecipare.
Ma la Vergine è salute degli
infermi innanzitutto perché
ci porta suo Figlio. È lui che
ci guarisce. I vangeli ci danno
continua testimonianza della
reghiamo la Madonna
di benedire ognuno di
noi, le nostre famiglie, i
nostri ammalati, questa città.
Chiediamole di donarci la sua
fede e la sua carità, per essere
capaci di donare la nostra vita
a imitazione di Cristo, come
ci invita a fare il papa nel suo
Messaggio per la XXII Giornata
Mondiale del Malato che oggi
si celebra.
Soprattutto chiediamo a Maria
di mostrarci suo Figlio e di renderci generosi e intraprendenti
nel donarlo ai nostri fratelli,
proprio come lei ha iniziato a
fare con Elisabetta e continua
a fare con chiunque si rivolga
al suo sguardo materno.
+ Massimo Camisasca
NOTIFICAZIONE
ai sacerdoti, ai diaconi, ai consacrati
e ai fedeli laici in vista delle elezioni
Nell’approssimarsi degli
importanti appuntamenti
di questo 2014 con il voto
amministrativo ed europeo, in vista anche delle
campagne elettorali relative, che si intensificheranno
nei prossimi mesi, desidero
portare alla vostra attenzione criteri guida e disposizioni da tenere presenti
nell’azione pastorale.
1. La Chiesa diocesana incoraggia e benedice la partecipazione dei cristiani laici,
e dei giovani in particolare,
alla vita politica del territorio, della nazione e della più
grande Comunità europea.
Sua preoccupazione è che
parrocchie e aggregazioni
cattoliche educhino all’impegno dei laici nel mondo,
dunque anche in campo politico, alla luce dei princìpi
evangelici e della Dottrina
sociale della Chiesa.
2. Nel contempo, clero e organismi ecclesiali devono
rimanere completamente
fuori dal dibattito e dall’impegno partitico pre-elettorale, rimanendo estranei
a qualsiasi forza politica o
schieramento. Per i sacerdoti e i diaconi in particolare,
questa esigenza è fondata
sulla natura stessa del loro
ministero. «Infatti, pur essendo queste cose buone
in se stesse, tuttavia sono
aliene dallo stato clericale,
in quanto possono costituire
un grave pericolo di rottura
della comunione ecclesiale»
(Congregazione per il Clero,
Direttorio per il ministero
e la vita dei Presbiteri 33,
cpv. 1°; EV 14/798).
3. Pertanto, l’uso dei locali
di proprietà delle parrocchie o di altri enti ecclesiastici non sia concesso né a
rappresentanti di partito o
di qualsivoglia raggruppamento politico (anche per
incontri/dibattiti in cui siano parimenti rappresentate
tutte le parti politiche), né
a persone aventi incarichi
istituzionali che ne facessero richiesta per sostenere
la campagna elettorale di
una precisa parte politica.
Reggio Emilia, 11 febbraio 2014
Il Vicario generale
don Alberto Nicelli
Primo Piano
15 febbraio 2014
3
QUARESIMA Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà (cfr 2 Cor 8,9) è il titolo del 1°
messaggio quaresimale di Bergoglio: nella Chiesa non «prìncipi» ma «servitori»
2014
Camminare con i fratelli più deboli
Papa Francesco: essere come Cristo, non come i signori del mondo
Il messaggio di Papa Francesco
per la prossima Quaresima (testo integrale su www.vatican.va)
parte dal dirci che “Dio non si
rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo,
ma con quelli della debolezza e
della povertà”. La Chiesa, dunque i cristiani, a partire dal
Papa per giungere all’ultimo
fedele, deve essere come Cristo
che “da ricco che era, si è fatto
povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della
sua povertà” (2 Cor 8,9).
A
lcuni giorni fa, cercando
su internet immagini di
celebrazioni liturgiche,
mi sono imbattuto in alcune
fotografie di un cardinale (non
italiano) che, ancora oggi,
veste secondo le usanze precedenti il Concilio Vaticano
II: immagini meravigliose. Il
principe della Chiesa coperto
da un bianchissimo ermellino
rilucente su un rocchetto di
pizzo antico di grande valore, che alle spalle del porporato cedeva il campo ad una
lunghissima cappa magna di
splendida porpora damascata sorretta da un impeccabile
caudatario. Sul suo petto faceva bella mostra di sé la meravigliosa croce d’oro tempestata di pietre preziose, mentre
all’anulare destro, segno del
legame quasi coniugale con
la Chiesa di Dio, splendeva un
anello d’oro su cui svettava un
diamante d’inestimabile valore.
Mi sono fermato ad ammirare
quelle immagini, ricordando
che anch’io, nei primi anni della mia vita in seminario, avevo
Carcere minorile di Casal del Marmo (Roma), Messa «in Coena Domini» del 28 marzo 2013: Papa Francesco lava i piedi ad
alcuni detenuti. Lo scorso anno Bergoglio fu eletto Pontefice il 13 marzo, quando la Quaresima era già iniziata.
contemplato dal vivo simili vestimenti nella cattedrale della
mia città. Ma, dopo qualche
momento, mi sono ritrovato
a domandarmi: queste esibizioni di potenza e di ricchezza
testimoniano il Vangelo? Documentano dal vivo l’amore
di Cristo per il suo popolo, per
i peccatori e i miserabili? E ho
concluso che il Vaticano II, nel
chiedere agli uomini di Chiesa uno spirito di povertà e di
umiltà anche nel vestimento,
non ha affatto impoverito di
potere e di gloria il suo popolo,
ma lo ha arricchito di vicinanza a Cristo e ai suoi figli.
Tutto questo mi è tornato in
mente leggendo il messaggio
di Papa Francesco per la pros-
sima Quaresima, che parte dal
dirci che “Dio non si rivela con
i mezzi della potenza e della
ricchezza del mondo, ma con
quelli della debolezza e del-
P
enso che questo sia il
cuore del messaggio
quaresimale di Papa
Francesco: essere come
Cristo, non come i signo-
Non sono gli splendori della ricchezza
a rendere credibile il Vangelo e
amabili i predicatori e il Maestro,
ma semplicità, umiltà e accoglienza
la povertà”. Perché la Chiesa,
dunque i cristiani, a partire dal
Papa per giungere all’ultimo fedele, deve essere come Cristo
che “da ricco che era, si è fatto
povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della
sua povertà” (2 Cor 8,9).
ri del mondo. Non ci sono
“prìncipi” della Chiesa, ma
“servitori” dei figli di Dio.
Non sono gli splendori della
ricchezza umana a rendere
credibile il Vangelo e amabili i suoi predicatori e il loro
Maestro, ma altri splendori,
molto più luminosi, quelli
della semplicità, dell’umiltà, dell’accoglienza nei confronti di chi soffre, di chi nel
mondo è nella povertà, nella solitudine. Essere come
Gesù, oggi più che mai, può
avere solo una strada obbligata: fare nostro lo stile di
Cristo, “condividere in tutto”
la sorte degli uomini e delle
donne, soprattutto di chi è
privo di potere e di ricchezze, come Gesù ha condiviso in pienezza la vita degli
umili del suo tempo, vivendo con loro, soffrendo come
loro. Solo in questo “camminare insieme”, in questo
“mettersi in mezzo” alla
gente, “bisognosa di perdo-
no” con amore, con misericordia, si testimonia Cristo,
si continua l’opera di Gesù
che “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne
un privilegio l’essere come
Dio, ma svuotò se stesso assumendo la condizione di
servo” (Fil 2,6-7).
Gli uomini e le donne sofferenti del nostro tempo assomigliano ai discepoli di
Emmaus, che, rimasti senza
meta, senza comunità che
li proteggesse e senza speranza, ritrovarono la strada
della salvezza, ritrovarono
se stessi, scoprendo che
“Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro”
(Lc 24,15). I poveri e i sofferenti di oggi hanno bisogno
di scoprire una Chiesa che,
nella persona dei suoi ministri e dei suoi figli, si avvicina
e cammina con loro.
Papa Francesco, per la prossima Quaresima, invita la
Chiesa a contribuire alla
salvezza del mondo non
“con adeguati mezzi umani”,
ma “mediante la povertà di
Cristo”, che è l’unica strada
per alleviare le miserie del
mondo d’oggi, sia quella
materiale che quella morale
e quella spirituale. Solo questa è la strada della conversione quaresimale, la strada
della santità; è la strada del
“seguire e imitare Gesù”, una
strada che “rafforzi in noi
l’attenzione e la responsabilità verso la miseria umana,
per diventare misericordiosi
e operatori di misericordia”.
Vincenzo Rini
Comunicato del vescovo di Reggio Emilia-Guastalla
dopo la chiusura del centro islamico di Sassuolo
L
e discussioni delle ultime settimane
intorno al centro culturale e al luogo di
culto per i musulmani di Sassuolo e del
distretto delle ceramiche, a seguito della chiusura per irregolarità edilizie del centro islamico
di via Cavour a Sassuolo, hanno risollevato un
problema che si era già presentato nel recente
passato, e intorno al quale la Chiesa aveva già
fatto sentire la sua voce, attraverso un intervento dei sacerdoti di Sassuolo, risalente al
gennaio del 2009.
Come vescovo di Reggio Emilia-Guastalla (al
cui territorio appartiene il comune di Sassuolo), ritengo opportuno riconfermare i punti
centrali di quell’intervento, a maggior ragione
dopo che anche recentemente papa Francesco
ha richiamato – in una prospettiva di «mutuo
rispetto nei rapporti interreligiosi, specialmente
tra cristiani e musulmani» – l’invito a «rispettare
la religione dell’altro, i suoi insegnamenti, simboli
e valori. Uno speciale rispetto è dovuto ai capi religiosi e ai luoghi di culto. Quanto dolore arrecano
gli attacchi all’uno o all’altro di questi!».1
Rivolgendosi anzitutto ai loro fedeli, i sacerdoti di Sassuolo, nel loro intervento del 2009,
hanno inteso «ribadire l’atteggiamento che
più si addice alla testimonianza cristiana e
al senso civico della convivenza», con riferimento «da una parte al valore dell’accoglienza
e del dialogo e, dall’altra, alla opportunità di
ogni singola persona a poter fruire dei diritti e
ad assolvere ai doveri che una società umana,
cristiana e democratica deve poter esprimere
dal proprio interno».
La Chiesa cattolica, ricordavano ancora i sacerdoti sassolesi nel 2009, riconosce e afferma
«il diritto di culto per ogni confessione religiosa e il diritto a un luogo nel quale pregare»:
che chiediamo per noi: la libertà concreta di
professare anche pubblicamente, come singoli
e come comunità, in pace e gioia, nel rispetto
delle leggi dello Stato e delle tradizioni dei popoli, la fede che ciascuno fa sua, per contribuire anche così al bene della società.
N
sarebbe del tutto inutile, infatti, una proclamazione di principio della libertà religiosa,
che non prevedesse poi anche la possibilità,
per dei credenti, di avvalersi di spazi, luoghi,
forme di associazione e, in definitiva, tutte le
concrete modalità necessarie all’esercizio della propria fede in forma non solo individuale,
ma anche comunitaria.
Dagli enti locali, ai quali è chiesto di regolare
in concreto l’esercizio del diritto a un luogo
di culto e di incontro, ci aspettiamo che tutto
ciò sia fatto con l’attenzione, la chiarezza e la
disponibilità che cittadini e immigrati, come
singoli o come associati, si aspettano da chi
amministra la cosa pubblica. Superfluo aggiungere che tutto questo dovrà avvenire nel
quadro della Costituzione e delle leggi dello
Stato, la cui osservanza spetta a tutti coloro
che intendono vivere nel nostro Paese, qua-
lunque sia la loro provenienza e la fede che
professano.
S
o che spesso, anche nelle nostre comunità
cristiane, si è tentati di richiamare, specie
a proposito della questione dei luoghi di
culto e di incontro per i musulmani, un principio di reciprocità, che fa leva sul fatto che
molte volte i cristiani, nei paesi musulmani,
vedono calpestata la loro libertà di professare
pubblicamente, e in luoghi idonei, la propria
fede. Non nascondo la gravità della questione:
e tuttavia mi preme sottolineare il principio
evangelico, la «regola d’oro» che deve guidare
prima di ogni altra cosa il punto di vista di un
discepolo di Gesù Cristo: «Tutto quanto volete
che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo
a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti»
(Mt 7,12). Desideriamo per tutti i credenti ciò
ella speranza che la situazione determinatasi nelle scorse settimane a Sassuolo
possa presto trovare una soluzione
adeguata, faccio miei l’atteggiamento e le parole
che ci sono state rivolte di recente da papa
Francesco: «Noi cristiani dovremmo accogliere
con affetto e rispetto gli immigrati dell’Islam che
arrivano nei nostri Paesi, così come speriamo e
preghiamo di essere accolti e rispettati nei Paesi
di tradizione islamica. Prego, imploro umilmente tali Paesi affinché assicurino libertà ai cristiani
affinché possano celebrare il loro culto e vivere
la loro fede, tenendo conto della libertà che i credenti dell’Islam godono nei paesi occidentali!» 2
Ho voluto condividere queste mie riflessioni con
monsignor Antonio Lanfranchi, arcivescovo metropolita di Modena-Nonantola, dal momento
che Sassuolo è luogo di incontri di molti musulmani che vivono nel territorio della sua diocesi:
e lo ringrazio per aver voluto essere partecipe
con me di queste considerazioni.
Reggio Emilia, 10 febbraio 2014
+ Massimo Camisasca
1. Papa FRANCESCO, Messaggio ai musulmani
nel mondo intero per la fine del Ramadan (’Id
al-fitr),10 luglio 2013.
2. Papa FRANCESCO, Esortazione apostolica
Evangelii gaudium, 253.
4
Vita di Chiesa
15 febbraio 2014
Fiesole, pellegrini per Tilde Manzotti
La traslazione dei resti mortali della giovane Serva di Dio reggiana
U
n pallido raggio di sole
illumina la facciata
della chiesa di san
Domenico a Fiesole sabato
mattina, 8 febbraio, quando
arriviamo. Siamo in quattro di
Reggio, quattro rappresentanti la diocesi di provenienza
della giovane Tilde Manzotti,
ma saremmo stati di più se
l’influenza o un impegno di
lavoro non avesse trattenuto alcuni dei componenti del
gruppo di ricerca e studio di
Tilde sorto nella nostra diocesi nel settembre del 2012.
Sul sagrato ci sono già Beppe
(fratello di Tilde) e sua moglie
Elena, che ci accolgono festosi e grati.
Entriamo nella bella chiesa di
san Domenico. C’è un gruppo
di fedeli in preghiera, qualche
suora, frati Agostiniani, frati
Domenicani, alcuni sacerdoti
e don Alessandro Andreini,
che riconoscendoci - essendo già venuto anche a Reggio nell’estate scorsa, sempre
per Tilde - ci viene incontro,
ci mostra il luogo, chiede un
piccolo aiuto per la celebrazione.
Tutto è estremamente calmo,
silenzioso, in pace. Ammiriamo la pala del Beato Angelico,
bellissima, che sovrasta un
altare laterale. È proprio in
quello spazio a sinistra, a terra, che vediamo l’urna grigia
in pietra che ospiterà dopo
poco la cassettina coi resti di
Tilde, nata a Reggio Emilia,
città dove ha vissuto per 22
anni dei suoi 24 di vita terrena, e morta in diocesi di
Fiesole. Intanto, altre persone
arrivano: la sorella di Tilde,
Maria Grazia, i nipoti, fedeli
devoti. Si respira un clima di
grande serenità.
Attendiamo il vescovo, monsignor Mario Meini. Lui
piccolo nuovo beato Rolando,
auspicando la beatificazione
anche di questa Serva di Dio.
È davvero un uomo affabile, nei
modi e nell'attenzione.
M
Fiesole, chiesa di San Domenico, 8 febbraio. Nelle fotografie: la nuova urna di Tilde Manzotti, il rito presieduto dal vescovo
Mario Meini (sulla destra don Alessandro Andreini) e la delegazione reggiana sotto la pala del Beato Angelico, che lì visse.
presiederà questo semplice
rito, così essenziale, che in
altri casi si svolge in forma
semi-privata. Infatti il vescovo quando arriva si stupisce
favorevolmente che la chiesa
sia piena.
I
l rito inizia in un locale
adiacente alla chiesa. Lì
c’è la cassettina coi resti di Tilde avvolti in un telo
rosso. È Benedetta, figlia di
Maria Grazia e quindi nipote
di Tilde, a portare in chiesa la
cassettina, mentre in processione noi l'accompagniamo
emozionati, cantando “Chi
potrà varcare Signore, la tua
soglia?”. Il telo rosso mi fa,
inevitabilmente, pensare al
martirio. Tilde... non un martirio in odium fidei, il suo, ma
di amore, martirio fatto di un
progressivo abbandono al Signore fino all’ultimo respiro.
Tilde, che ha adeguato la sua
volontà a quella del Suo amato Gesù. Tilde, che ha trasfor-
L’attenzione agli anziani,
ai disabili e ai piccoli
L’
unità pastorale “Beata Teresa
di Calcutta” - comprendente
le parrocchie di Pieve Modolena, Roncocesi e San Pio X di Reggio
Emilia - si sta preparando all’inaugurazione dei rinnovati ambienti
della Casa della Carità e della scuola dell’Infanzia “Pio VI”, con un
programma di iniziative di carattere
culturale che hanno l’obiettivo di
sensibilizzare le comunità parrocchiali e la comunità civile sull’importanza e la qualità delle strutture
stesse.
Nello specifico, l’intento è quadruplo:
• recuperare e sostenere le motivazioni ideali che hanno spinto i nostri padri (preti, famiglie, religiosi) a
realizzare queste opere di servizio
sociale, nella consapevolezza dell’importanza della dimensione religiosa
e spirituale della vita, dimensione che si caratterizza nel messaggio
evangelico attraverso progetti di educazione e di animazione alla carità;
• valorizzare l’esperienza educativa
e assistenziale in un contesto di rispetto e tutela delle persone nel periodo più debole della vita;
• riscoprire il ruolo del volontariato nel sostenere queste istituzioni,
in un periodo storico di difficoltà
economiche e relazionali;
• promuovere un’azione di “rete” tra
le diverse realtà educative e assistenziali del territorio.
Tre tavole rotonde
in vista dell’inaugurazione
Q
uesti argomenti verranno sviluppati attraverso tre tavole
rotonde nelle quali le diverse ‘anime’ culturali del territorio si
confronteranno.
mato la sua giovane vita in
un’offerta giorno dopo giorno
per i sacerdoti in particolare, e
per tutti i fratelli.
Tilde, che muore fiduciosa,
sua frase. “Siamo entrati in
chiesa, abbiamo varcato la
porta, ma è come se fosse la
soglia del Paradiso. A questa
dovremmo pensare entrando
Mi soffermo in chiesa alcuni minuti,
prima di uscire, e penso alle grazie
ottenute per l’intercessione di Tilde,
in questi ultimi mesi. Grazie di cui siamo
stati testimoni, grazie che riguardano
mamme confuse e bimbi non voluti...
e così bella che nessuno dei
presenti alla sua morte osa
piangere di fronte alla pace
che emanava il suo volto.
M
a la liturgia prosegue,
ascoltiamo la Parola di Dio, il vangelo
scelto, quello di Giovanni,
Gesù che prega: Padre, voglio che quelli che mi hai dato
siano anch'essi con me dove
sono io... La commozione già
nell'aria, cresce. Il vescovo
commenta e mi colpisce una
UNITÀ PASTORALE BEATA TERESA DI CALCUTTA
in chiesa”. Ma ci pensiamo? - mi
sono chiesta.
Ed ecco il momento in cui, di
nuovo, Benedetta - scortata
dal vescovo e da chi lo assiste - raccoglie la cassettina
col telo rosso e si avvia verso
il luogo dove l’urna di pietra è
stata costruita. Il canto di accompagnamento recita così:
Mettimi come sigillo sul tuo
cuore...
Si proclama di nuovo una Parola di Dio. Ti attirerò a me, ti
condurrò nel deserto e parlerò
al tuo cuore.
Quanto avrà parlato Gesù a
quel cuore innamorato! Non
sappiamo tutto, per quanto
Tilde abbia lasciato scritto.
Per un attimo penso al mistero delle relazioni tra Dio e
un’anima e poi tra noi. Che rispetto dovremmo avere!
Dopo l’aspersione con l’acqua
benedetta si depongono i resti della Serva di Dio nell’urna
in pietra grigia, si dà lettura
del verbale che attesta il gesto
appena compiuto e si canta il
Magnificat tutti assieme.
D
opo la preghiera e la
benedizione episcopale, il rito termina,
ma non l'emozione, e di certo
non si fermano i pensieri e le
riflessioni, anzi....
Il vescovo, con molta cordialità, si intrattiene anche con
noi, felice di vedere rappresentata la diocesi natale di
Tilde, scambia due parole,
gli racconto anche del nostro
Spazi rinnovati per bambini e anziani
Pieve Modolena, cantiere d’idee
In vista dell’inaugurazione, tre serate: la prima il 18 febbraio
i soffermo in chiesa
alcuni minuti, prima
di uscire, e penso alle
grazie ottenute per l'intercessione di Tilde, in questi
ultimi mesi. Grazie di cui siamo stati testimoni, grazie che
riguardano mamme confuse e
bimbi non voluti, i quali, dopo
aver chiesto (noi) e ottenuto
l’intercessione di questa giovane Serva di Dio, sono stati
accolti. Potenza della fede e
della preghiera, mai da sottovalutare!
Per questo ripenso con gioia e
gratitudine a ciò che Tilde ha
lasciato scritto - come suo ricordo - al papà: “Sono sempre
viva!”. Il desiderio di rivolgersi a lei, di chiederle una grazia, un favore, di affidarle un
compito, è quasi spontaneo,
soprattutto se si tratta di bambini da proteggere, abbiamo
visto; lei amava i bambini, era
una maestra, avrebbe voluto
insegnare.
Ora insegna dalla soglia che
ha già varcato, quella del Paradiso. I santi sono degli
amici e dei maestri forgiati
da Dio in persona, per essere
modelli e stimolo, dei fari per
noi.
Sul coperchio della nuova
urna si legge la stessa frase
che era anche sulla sua precedente tomba: “Voglio essere
soltanto un palpito teso verso la luce”. Una frase scritta
da lei stessa solo tre mesi prima di morire.
Così sia, Tilde.
Fabiana Guerra
dell’Ordo virginum
La prima - “La comunità e i servizi
per la non autosufficienza: opportunità e prospettive” - si terrà martedì
18 febbraio alle ore 21 presso la Sala
multimediale della parrocchia di Pieve Modolena. Interverranno - coordinati da Roberto Magnani, direttore
di Fe.Di.S.A., Federazione diocesana
Servizi agli Anziani - Ivano Argentini
(collaboratore Ufficio diocesano Pastorale della Salute), Germana Corradini (dirigente Servizi Sociali del
Comune di Reggio), e Marta Catellani
(direttrice della Casa della Carità).
L’
inaugurazione dei rinnovati
ambienti, che si terrà sabato
10 maggio (il programma: ore
10 saluto delle autorità, ore 11 taglio
del nastro e visita degli ambienti; ore
12 aperitivo; ore 16.30 festa alla scuola dell’infanzia e rinfresco insieme),
sarà preceduta da altri due incontri.
• Giovedì 13 marzo, ore 21: “Scuola
dell’Infanzia: polifonia di voci”; coordina Silvia Razzoli, dirigente scolastico; interverranno Paola Campo (dirigente scolastico Istituto comprensivo
“Kennedy”), Claudia Giudici (presidente Scuole e Nidi dell’Infanzia, Istituzione del Comune di Reggio Emilia), Mariannina Sciotti (presidente
provinciale e regionale Federazione
Italiana Scuole Materne, consigliere
nazionale Fism).
• Lunedì 28 aprile, ore 21: “C’è ancora posto per il volontariato?”; coordina
Edoardo Tincani, direttore del settimanale diocesano La Libertà; interverranno don Romano Zanni (vicario
episcopale per la Carità e le Missioni),
Elena Ghinolfi (presidente “Emmaus”, vicepresidente “Dar Voce”); a
seguire testimonianze di volontariato
attivo.
Per ulteriori informazioni sul ciclo
di iniziative è possibile scrivere via email a [email protected].
Vita di Chiesa
15 febbraio 2014
5
In visita al centro promosso dalla Caritas diocesana. A colloquio col referente
Decolla «NuovaMente Bassa»
Santa Vittoria: entusiasmo e vitalità attorno al progetto
S
ono da poco trascorse le
nove di mattina ed è una
di quelle giornate fredde e
grigie dalle quali non ti aspetti
sorprese, perché piatte, sonnacchiose. Eppure, all’interno
di un grande stabile al civico
193/B, lungo la Statale 63 a
Santa Vittoria di Gualtieri, già
fervono le attività. Tra scatole di cartone e borsine, dietro
mucchi di camicie, felpe, jeans,
cappotti, giacche e quant’altro, stanno armeggiando due
solerti gruppi di volontarie,
tutte ugualmente impegnate
in quella che è una delle principali attività – ma non la sola
– del centro “NuovaMente
Bassa”, promosso dalla Caritas e dal Vicariato 4: lo smistamento dei moltissimi capi
di vestiario in arrivo dai centri
raccolta allestiti nelle parrocchie del circondario.
Su un lato del moderno capannone notiamo alcune vivaci signore di Guastalla in pieno fermento, che hanno tutta l’aria di
conoscere molto bene il lavoro
che stanno svolgendo (lo fanno da parecchi anni ormai, mi
spiegheranno in seguito, ora è
solo cambiata la sede); dall’altro lato, non certo meno operose (foto 1), diverse giovani sono
intente a imparare nuove mansioni. Dovrebbero esserci anche i ragazzi del Servizio Civile
Volontario (Scv), oggi eccezionalmente richiamati però sul
‘fronte’ Modenese, in affiancamento alla Protezione civile e
alle associazioni per soccorrere
la popolazione alluvionata.
A farci da guida (foto 2) negli
ampi spazi in cui è sorto il centro “NuovaMente” – che giorno
dopo giorno prende forma e
vita, e che fa da riferimento per
l’intera area della bassa reggiana – è Luca Capece. Originario
di Poviglio, Luca è un operatore della Caritas diocesana di
Reggio Emilia al quale è stato
assegnato il compito di seguire
la gestazione, l’avvio e possibilmente il decollo (sembra che
le premesse buone – lo constateremo – ci siano già tutte) del
progetto “NuovaMente Bassa”.
Luca, se non sbaglio questo
è il terzo centro “NuovaMente” che apre in diocesi.
Proprio così. “NuovaMente” è
un progetto della Caritas reggiana già avviato da 8 anni in
città a Reggio e replicato quattro anni più tardi a Sassuolo,
dove nel frattempo – e proprio
da quest’anno – la gestione è
diventata autonoma, attraverso l’affidamento a una cooperativa, pur restando il progetto in capo alla Caritas.
È quello che potrebbe avvenire anche qui?
Ancora presto per dirlo... ma è
auspicabile. Credo sarebbe un
segnale di vitalità. Nel Vicariato del Secchia, ad esempio, si
erano dati tre anni per partire e per vedere come avrebbe
‘funzionato’, e ora dal punto di
vista ‘operativo’ sono completamente autosufficienti. Certo,
anche là, sin dall’inizio – come
adesso avviene per il centro di
Santa Vittoria – la Caritas ha
messo a disposizione le proprie
conoscenze e competenze, e
un appoggio anche economico, ma l’obiettivo è che diventi
un’esperienza ‘del territorio’,
sempre meglio strutturata e indipendente, che cioè sia la gente del posto a farlo proprio e a
prenderlo sempre più a cuore.
Principale interlocutore
della Caritas è il Vicariato.
Esattamente. Il coinvolgimento
peraltro è concreto: non si par-
1
2
3
4
«NuovaMente Bassa»: servizio fotografico di Fausto Franzosi.
la infatti di ragionamenti intorno a imprecisati obiettivi che
riguardano le nostre comunità
ecclesiali. Sono le parrocchie
stesse (o le unità o zone pastorali) chiamate direttamente
a sostenere il progetto, sia sul
versante economico – dividendosi le spese per l’affitto delle
strutture – che su quello della
direzione da imprimere: perché se è vero che io sono il
referente, al mio fianco c’è un
Comitato (composto da rappresentanti dei gruppi Caritas
delle varie parrocchie) che segue passo passo l’evolversi di
questa realtà.
Dici “NuovaMente” e pensi
subito anche a un mercatino permanente dell’usato.
Su questo versante – qui a Santa Vittoria nello specifico – stiamo perfezionando gli ultimi
dettagli; non so ancora dire con
esattezza la data di apertura al
pubblico, ma posso assicurare
che ci stiamo avviando alle fasi
finali del lavoro di ‘retroguardia’ (l’immane opera di inventario, catalogazione, sistemazione della roba nei vasti spazi
di cui disponiamo). Questione
di settimane ormai e apriremo.
Ci sarà chi si chiede perché
la roba non venga regalata.
È una scelta ben precisa, frutto
di lunga riflessione, che la Caritas diocesana ha ritenuto opportuno fare. Eccettuati i casi
di assoluta, grave indigenza in
cui possono versare singoli o
famiglie segnalatici dai Centri
di Ascolto, si ritiene infatti che
sia anche ‘educativo’ insegnare alle persone che non è giusto – faccio un esempio spicciolo – andare in parrocchia
a prendersi tutte le settimane
un vestito... per poi magari
buttarlo via con noncuranza.
Il centro “NuovaMente” assicurerà dei prezzi accessibili,
al tempo stesso garantendo
preziosi introiti che finanzieranno il sostegno alle persone
inserite nel progetto.
Il mercatino dunque è l’ultimo anello di una catena.
Certo. L’acquisto – da parte dei
cittadini – degli oggetti generosamente donati da altri, oggetti ai quali, come sappiamo,
vien data una ‘seconda vita’, è
soltanto la fase conclusiva di
un processo che parte molto
prima. Una delle finalità principali, per esempio, è quella di
aiutare attraverso il lavoro. In
parole povere: “NuovaMente”
non serve a ‘guadagnare soldi’
per poi farne chissà che... (e
su questo vorremmo ci fosse
chiarezza e trasparenza), ma
per reimpiegare poi il ricavato
dalla vendita nell’inserimento lavorativo – anche in collegamento con le Caritas parrocchiali e i servizi sociali – di
persone economicamente in
difficoltà.
Che oggetti ricevete?
Ti dico solo che le cose da fare
sono sempre tantissime perché la generosità delle persone ci mette a disposizione di
tutto: giocattoli, libri, cd, vinili
(per queste ‘categorie’ stiamo
allestendo sezioni espositive
apposite, sotto la supervisione di alcune ragazze del Scv),
elettrodomestici,
stoviglie,
soprammobili, accessori, biciclette, materassi... Il campionario di oggettistica (foto 3) è il più
vasto che si possa immaginare.
Approfitto per aggiungere a
margine una piccola ‘nota critica’: anche chi dona dovrebbe
essere gradualmente aiutato
a comprendere che “NuovaMente” non è – uso parole un
po’ brutali – una ‘discarica’, ma
una effettiva, ulteriore possibilità di ‘vita’ per degli oggetti
che, se portati a noi in condizioni non disastrate, potranno
certamente essere di notevole
utilità per qualcuno.
E la risorsa-volontariato?
È l’altro, essenziale polmone di
questa esperienza. Si pensi che
c’è gente che da ottobre dello
scorso anno è qui tutte le settimane; penso al gruppo delle
donne (davvero molto in gamba!) che vengono qui da Guastalla, in continuità con quanto facevano in parrocchia.
A monte di tutto sta il discorso pastorale...
È un altro degli scopi primari
quello di coltivare l’attenzione
alle povertà, di creare i presupposti per un’animazione della
carità cristiana sul territorio.
“NuovaMente” si pone non
solo come coordinamento e
amalgama di quelle attività che
nelle parrocchie bene o male
esistono da sempre, ma vuol
essere anzitutto strumento pastorale; non a caso fa parte di
quella ‘costellazione’ di proposte che Caritas chiama “opere
segno”. Dovrebbe cioè divenire
un ‘monito’ positivo, guidare la
gente nel prendere meglio coscienza delle tante fragilità che
incrociamo quotidianamente,
magari inconsapevolmente.
Dopo la benedizione impartita da don Romano
Zanni, è già operativo su
strada il furgone ‘ufficiale’
di “NuovaMente Bassa”...
Già, un altro grosso aiuto (foto
4), perché quando qualcuno ci
chiama dicendoci che ha mobilio e altri cose pesanti da donare, ma che non riesce – per
motivi pratici di ‘ingombro’ – a
portarceli, possiamo passare
a ritirarli noi. Più in generale,
tutto si ‘muove’ grazie a gente
volenterosa che mette in gioco
il proprio tempo impegnandosi nelle cose che sa fare meglio.
C’è chi magari ha il ‘piglio’ riorganizzativo, chi possiede una
spiccata manualità e aggiusta
gli oggetti, chi rammenda e risistema abiti belli ma sdruciti,
chi ha già fatto sapere di voler
stare alla cassa o ad accogliere
e accompagnare i clienti tra gli
spazi espositivi... Se qualcuno
vuol dare la propria disponibilità, mi contatti al 345.7038991!
Matteo Gelmini
Corso per volontari dei Centri d’Ascolto
La Caritas diocesana organizza un corso di formazione per
nuovi volontari dei Centri di Ascolto Caritas territoriali.
Per chi fosse interessato l’invito è di rivolgersi al Centro di
Ascolto della propria zona. Il programma: lunedì 3 marzo:
“L’identità del Centro di ascolto come luogo di servizio pastorale”, con Gianmarco Marzocchini (direttore della Caritas diocesana); lunedì 10 marzo: “L’abc del Centro d’ascolto
tra risorse e povertà”, con gli operatori del Centro d’Ascolto
diocesano; lunedì 17 marzo: “Il coinvolgimento psicologico: rapporto tra chi ascolta e chi è ascoltato”, con un esperto
del settore. Sono previsti periodi di stage presso i CdA e un
confronto conclusivo fissato per lunedì 12 maggio.
«Mi chiamo Alina»
Venerdì 21 febbraio alle 21 presso l’Oratorio Don Bosco di
Reggio il progetto Caritas “Maria di Magdala” promuove
un incontro dal titolo “Mi chiamo Alina”, sul tema della tratta di ragazze provenienti dalla Romania (si veda a pag. 9).
Emergenze nel mondo
SUD SUDAN. Dopo soli 2 anni dalla sua indipendenza, il Sud
Sudan è nuovamente sull’orlo di una guerra civile. Agli inizi
di febbraio si contano oltre 10mila morti e circa 750mila sfollati (ovvero il 10% dell’intera popolazione sud sudanese). Gli
accordi di pace firmati ad Addis Abeba il 23 gennaio, tra Governo e ribelli, non sono riusciti a porre fine alle ostilità e si è
costituito un movimento/esercito di resistenza, che punta al
rovesciamento del Governo di Juba, accusato di essere autoritario e antidemocratico.
Dietro il confronto tra Governo e ribelli, emerge una lotta per
il controllo del potere in uno Stato quanto mai ricco di risorse,
dall’uranio, a terre fertili e ricche d’acqua, a grandi giacimenti
di petrolio. I vescovi sud sudanesi, insieme ai rappresentanti
delle altre Chiese, hanno lanciato un forte appello alla pace.
Caritas Italiana è impegnata insieme a Caritas Sud Sudan e
alle altre Caritas presenti nel Paese nella risposta all’emergenza, offrendo sostegno ai profughi e agli sfollati e provvedendo a cibo, acqua e servizi essenziali. Negli ultimi anni Caritas
Italiana ha sostenuto in Sud Sudan anche progetti di sviluppo
agricolo e sicurezza alimentare, promozione dei diritti, pace e
riconciliazione, e progetti sanitari in diversi villaggi del Paese.
.
TERREMOTO IN GRECIA. Nel primo pomeriggio di domenica 26 gennaio, alle 13.55 (ora italiana), la Grecia è stata colpita
da un terremoto di magnitudo 6.0 della scala Richter, con epicentro nei pressi della cittadina di Luxourion, sull’isola di Cefalonia, cui ha fatto seguito nel corso del pomeriggio un persistente sciame sismico la cui magnitudo media si aggirava tra
i 4.5 e 5.5. Fortunatamente non si registrano vittime né feriti.
Il terremoto è stato percepito con forza nel Peloponneso e in
molte città della Grecia continentale. Il Governo greco ha predisposto l’invio di due navi per alloggiare gli sfollati, con a disposizione circa 2.000 posti letto totali. Caritas Hellas sta monitorando l’evolversi dell’emergenza in coordinamento con la
diocesi di Corfù, e in collaborazione con Caritas Italiana, presente sul posto con due operatori per avviare un programma
di gemellaggi fra famiglie greche e famiglie italiane.
Nuovo delegato regionale Caritas
A seguito della riunione di lunedì 3 febbraio della Conferenza Episcopale Regionale dell’Emilia Romagna, si comunica che Sauro Bandi (direttore della Caritas diocesana di
Forlì-Bertinoro) è stato nominato Delegato regionale Caritas Emilia Romagna. Sostituirà Gianmarco Marzocchini
(direttore della nostra Caritas diocesana) giunto al termine
del suo mandato dopo i cinque anni previsti.
A Sauro vanno i nostri migliori auguri, tante preghiere e la
garanzia di collaborazione per il nuovo incarico.
Turni mensa Caritas
sabato
15 feb. Istituto Motti
domenica 16 feb.Poviglio
domenica sera 16 feb.Sant’Antonio
sabato 22 feb. Scuola media “C.A. Dalla Chiesa”
domenica 23 feb. unità past. Giovanni Paolo II
domenica sera 22 feb. unità pastorale Madonna della Neve
sabato 01 mar.Istituto Maria Ausiliatrice
domenica 02 mar.gruppo di Tiziana (Barco)
domenica sera 02 mar.San Giuseppe
sabato
08 mar.Castelnovo ne’ Monti
domenica 09 mar.comunità cutrese
domenica sera 09 mar.Chiozza
6
Vita di Chiesa
15 febbraio 2014
ISCRIZIONI AL VIA
L’invito della Corale “Don Ronzoni”, vincitrice dell’edizione 2013
«Vi aspettiamo il 4 maggio»
A Massenzatico la Rassegna diocesana dei cori parrocchiali
I
l canto è importantissimo, non è semplice decoro o segno di solennità e
neppure soltanto espressione artistica o di festa: è vera
e attiva forma di partecipazione di tutta la comunità che dimostra di essere unita, gioiosa,
in attento ascolto e in sentita
preghiera con il Signore.
È per noi una vera gioia invitarvi alla rassegna delle corali parrocchiali che si terrà domenica 4 maggio nella chiesa
di San Donnino Martire a
Massenzatico. È un piacere
oltretutto organizzare questo
evento proprio nell’anno in cui
ricorre la sua venticinquesima edizione.
È stato emozionante vincere la
rassegna 2013 e avere in consegna per un anno il Tau con
il significato che racchiude (“...
e le cose semplici sono le più
belle...”). In questo anno di
preparativi è prevalsa sempre
la gioia. Appuntamenti come
questi rendono viva una parrocchia e sono importantissimi
momenti di condivisione di
Chiesa diocesana. Per questo
vi aspettiamo tutti...!
È possibile iscriversi alla rassegna sulla pagina web coralemassenzatico.jimdo.com,
entro lunedì 31 marzo.
Dal sito è possibile scaricare il
regolamento della rassegna.
Seguiranno la conferma via
e-mail dell’iscrizione e tutte le
richieste di dettagli necessarie.
Un carissimo saluto.
Angelo Guidetti
Corale Don Paolo Ronzoni
Nella foto (di Fabio Ferretti): la Corale «Don Paolo Ronzoni» di Massenzatico dopo la vittoria
a San Giovanni di Novellara nel maggio 2013. Ogni anno l’onere e l’onore dell’organizzazione della rassegna è a carico della Corale vincitrice dell’ultima edizione svoltasi in diocesi.
L
Regolamento e modalità di iscrizione
a Rassegna ha come
scopo quello di essere
un momento di incontro tra le persone che esprimono la loro comune fede
con il canto; per questo è
aperta e indirizzata soprattutto alle corali parrocchiali.
Avrà luogo domenica 4 maggio presso la chiesa parrocchiale San Donnino Martire
a Massenzatico, in via Beethoven 33, con inizio alle
ore 14.30.
Il simbolo della Rassegna, un
“Tau” di legno, porta inciso
il motto che ne sintetizza lo
spirito: E le cose semplici sono
le più belle.
L’organizzazione mette a disposizione la strumentazione
di base e l’impianto di amplificazione per strumenti e
voci. È prevista la realizzazione di un dvd con la registrazione della rassegna.
La scheda d’iscrizione è
scaricabile dal sito web della
Corale “Don Paolo Ronzoni”
di Massenzatico, all’indirizzo web coralemassenzatico.
jimdo.com/iscrizione-rassegna-2014/. Nella stessa
pagina è presente e consultabile il documento integrale
“XXV Rassegna diocesana
delle Corali parrocchiali”,
che sintetizziamo in alcuni
punti di seguito:
• non esiste alcuna limitazione né riguardo il numero
dei componenti del coro né
riguardo l’età dei coristi;
• ogni coro dovrà presentare
due canti di carattere liturgico che, per ragioni organizza-
tive, non dovranno, complessivamente, superare la durata
di 6 minuti;
• ci si può iscrivere unicamente via e-mail, scrivendo a
[email protected];
• l’iscrizione deve essere effettuata entro e non oltre il
31 marzo 2014 e sarà ritenuta
valida solo dopo l’inoltro via
e-mail degli spartiti dei brani
proposti e di due foto del coro
che dovranno pervenire entro la suddetta scadenza.
• un’apposita giuria esprimerà un giudizio sui brani
presentati sulla base di alcuni
precisi criteri di valutazione;
• a titolo di contributo spese
è richiesto il pagamento di
una quota di iscrizione di 25
€ che dovrà essere versata il
giorno stesso della Rassegna.
RITIRI SPIRITUALI MENSILI
In Seminario con don Burani
«La preghiera dei discepoli»
È
stato guidato da don Gabriele Burani, sabato 1 febbraio, il secondo incontro del ritiro spirituale in Seminario, aperto a tutti (il prossimo si terrà sabato 1
marzo), a partire dagli Atti degli Apostoli, sul tema “La preghiera dei discepoli”. All’incontro hanno partecipato anche
gli aderenti alla comunità “Amore nello Spirito”.
Nonostante il pomeriggio piovoso, notevole è stato l’afflusso (la chiesa ‘grande’ del Seminario era piena, con persone
in piedi anche lungo il corridoio che conduce all’atrio), lo si
notava anche dai parcheggi auto, tutti occupati. Il programma, come negli appuntamenti precedenti, verteva su un
momento di ‘preparazione’ alla preghiera, la recita del Rosario, la catechesi, la celebrazione eucaristica, l’esposizione
del Santissimo Sacramento e l’Adorazione, la preghiera per
le vocazioni sacerdotali e, in chiusura, la preghiera di intercessione per malati e sofferenti. Lo stile dell’incontro è
simile a quello dei gruppi del Rinnovamento nello Spirito
e dei gruppi carismatici, che a Reggio Emilia si radunano
rispettivamente al Buon Pastore e a Regina Pacis.
L’assemblea era formata da gente di ogni età. Molte le famiglie giovani, con bambini in braccio e nei passeggini.
L
a catechesi di apertura di don Gabriele ha assunto il
tono di un insegnamento di cui far tesoro ed è partita
dalla dimensione della Chiesa, che se non è comunitaria e missionaria si blocca. Le coordinate sono state trasmesse in modo semplice e comprensibile; hanno assunto
rilevanza il saper comunicare (con la stessa confidenza che
si ha in famiglia) e il tipo di preghiera di fronte agli ostacoli,
alle negatività, alle situazioni di dolore.
E proprio in maniera confidenziale – come l’atmosfera che
si respirava – don Burani ha invitato a riprendere in mano i
Salmi, le Sacre Scritture, da leggersi con intelligenza sotto
l’azione dello Spirito Santo, quale aiuto per comprendere
la nostra realtà presente. Si è soffermato poi sui segni, intesi come cambiamento (invitando a essere più aperti e
pazienti con gli altri), sull’annuncio in generale e in particolare sull’accettazione dei tempi nel cammino di accompagnamento delle persone, anche nelle situazioni di
‘inciampo’, uscendo da quel gelido rispetto che non consente di prendere l’iniziativa.
Infine ha messo pure in bilancio l’aspetto negativo del sentirsi sotto giudizio, pericoloso per il suo effetto frenante, se
non si ha nel cuore la pienezza del rapporto con il Signore.
Mary Pagani
SABBIATURA E VERNICIATURA
A LIQUIDO E A POLVERE
via Bovio, 4 - 42124 Reggio Emilia
tel. e fax 0522.921007 - e-mail [email protected]
Vita di Chiesa
Riuscito il primo incontro del ciclo «Per un’Economia al servizio della Persona»
Il denaro? Uno strumento
Profumo di Vangelo nelle parole «economiche» di suor Galli
15 febbraio 2014
7
SABATO 15 FEBBRAIO
Arceto ricorda don Ciro
con una Messa e un libro
Reggio, Sala Tricolore dell’Hotel Mercure Astoria, 6 febbraio: al tavolo suor Giuliana Galli, Edoardo Tincani e Alberto Saccani.
U
na sede prestigiosa, la
Sala Tricolore dell’Hotel Mercure Astoria di
Reggio Emilia, per un trittico
sulla Dottrina sociale della
Chiesa che l’Azione Cattolica
propone, aperto a tutti - in parallelo alla “scuola” del Progetto Policoro per i più giovani - in
collaborazione con l’Ufficio
diocesano di Pastorale sociale e del Lavoro e in continuità
con l’affollato incontro del 7
maggio 2013 con il presidente
nazionale Franco Miano all’Università cittadina.
Lo scopo è lo stesso: risvegliare la passione per il bene comune e la cittadinanza attiva
ma non sbraitata in un’epoca di crisi e di individualismi
esasperati, documenti della
Chiesa alla mano.
Questa volta, però, il taglio
dato al ciclo di serate è economico. Nel primo appuntamento del 6 febbraio, a parlare di
“Economia, Poveri e Vangelo” si presenta suor Giuliana
Galli da Torino, che più di un
giornalista ha superficialmente chiamato “Sorella banca”
per il fatto che nel 2008 Sergio
Chiamparino l’ha voluta nel
Consiglio di amministrazione
della più importante fondazione bancaria italiana, la Compagnia di San Paolo, Compagnia che due anni dopo l’ha
nominata vicepresidente con
speciale “delega” alle politiche sociali.
A
ttualmente suor Giuliana - al secolo Angelina, da Meda, in
Brianza - è membro del Consiglio di indirizzo. Ma, per
l’appunto, l’incarico nella fondazione bancaria non esprime tutta la ricchezza di questa personalità esuberante.
Voce da ragazzina in barba
all’età (è del 1935), piglio deciso e brio da vendere, suor
Giuliana prende i voti ventitreenne nella Congregazione
delle Suore di San Giuseppe
Benedetto Cottolengo. Dopo
una laurea in Sociologia e un
master in Scienza del comportamento a Miami, si ferma ne-
gli Stati Uniti per tredici anni
a lavorare accanto ai minori
handicappati mentali.
Tornata a Torino, coordina per
trent’anni i volontari della Piccola Casa della Divina Provvidenza-Cottolengo, che accoglie più di duemila portatori di
handicap sensoriali, mentali e
fisici, insieme ad anziani, barboni, minori e madri in difficoltà. Dirige con doti manageriali oltre 1.200 volontari laici.
Non solo: nel 2001, in com-
così come un aiuto efficace ai
nuovi poveri, senza guardare in faccia le persone che si
hanno dinanzi e tenere presente che “il cuore umano è
un crinale” sempre in bilico
tra il male e il bene. Per questo, nell’azione di tutti i battezzati, serve “una profezia
locale e quotidiana” capace di
suscitare azioni di fraternità.
Ecco che, per “fare” qualcosa,
prima o poi viene al pettine il
nodo economico, cioè l’uso
Prossimi appuntamenti
Ancora due le date in programma nell’ambito del ciclo “Per
un’Economia al servizio della
Persona”, sempre nella Sala Tricolore dell’Hotel Mercure Astoria di Reggio Emilia (via Nobili
2) con inizio alle 21. Giovedì 27
marzo il prorettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia,
Riccardo Ferretti, interverrà
su “Finanza e bene comune”.
Lunedì 12 maggio sarà invece
la volta di monsignor Adriano
pagnia di Francesca Vallarino
Gancia, dà vita a “Mamre”,
una onlus che lavora nel campo dell’etnopsichiatria e svolge attività di sostegno psicologico per l’integrazione degli
immigrati.
L
a serata reggiana, aperta
e chiusa dal presidente
diocesano di Ac Alberto
Saccani, incontra la risposta
di un pubblico numeroso, che
non mancherà di intervenire per formulare alla religiosa una batteria di domande
in più rispetto a quelle poste
dal tavolo. E se anche non ha
una ricetta per qualcuna delle
questioni più tecniche, dagli
ultimi provvedimenti in materia creditizia ai costi del lavoro interinale, tuttavia suor
Giuliana ha sempre pronta
un’illuminante pillola di Vangelo da condividere.
Una cosa risulta subito ben
chiara, ascoltandola: non si
può costruire il bene comune,
Vincenzi, presidente della Fondazione Toniolo (che promuove
il Festival della Dottrina sociale), che porterà un contributo
di riflessione su “Attualità della
Dottrina sociale nella lettura
della crisi economica”.
Nel frattempo, domenica 16
febbraio all’Oratorio di Santa Croce, a partire dalle 8.30,
l’Azione Cattolica si riunisce in
assemblea per il rinnovo delle
cariche associative.
del denaro. La moneta è al
tempo stesso “perla preziosa”
e “sterco del diavolo”, ma nel
pensiero di suor Galli va visto
come un compagno di viaggio,
ossia uno strumento: l’importante è non farsene assoggettare, e qui viene il difficile.
La bussola, ancora una volta, sta nel Vangelo. Gesù più
volte ha parlato di beni e ricchezze, ma sempre in rapporto a qualcosa o a qualcuno. “Il Signore non loda il
denaro in sé, ma la virtù, la
motivazione che accompagna chi lo gestisce”, sostiene
suor Giuliana. Così il denaro
diventa il mezzo utile con cui
il Samaritano soccorre, oltre
che con le parole di conforto,
il viandante picchiato e abbandonato: paga di tasca propria. O ancora, in altre famose
pagine della Scrittura Gesù
elogia coloro che hanno saputo “investire” i talenti ricevuti o la vedova che con fede
getta nel tesoro del tempio
tutto ciò che possiede.
Lo stesso Maestro, nell’episodio della Maddalena che
spreca unguenti profumati
(ed è sgridata da Giuda, l’economo dei dodici, perché
la cifra equivalente si sarebbe potuta dare in elemosina
ai poveri), consente l’esagerazione quando la molla del
singolare
comportamento
è la carità. Mentre si mostra
molto severo con chi utilizza
i soldi per vivere nella dissolutezza e in spregio di chi non
ha di che sostentarsi: l’esempio, arcinoto ma sempre attuale, è quello del ricco Epulone e del povero Lazzaro.
La logica evangelica del
dono farebbe un gran bene
anche alla macroeconomia,
come l’enciclica Caritas in
veritate mette magistralmente in evidenza, ma il mercato
continua a preferire la legge
del più forte. E questo sopruso quotidiano ha un conto
salato: non solo la “globalizzazione dell’indifferenza” e le
guerre tra poveri, ma anche
l’allargamento della forbice tra élite abbienti e masse
sull’orlo del baratro, fenomeno quest’ultimo che non riguarda più soltanto i Paesi in
via di sviluppo, giacché l’Istat lo
certifica anche in casa nostra.
La suora se la prende anche
con la “localizzazione dell’irresponsabilità”, alludendo agli
scandali nella spesa pubblica
emersi a macchia di leopardo
sul territorio nazionale.
C’
è bisogno allora
di lasciarsi guidare dal Vangelo per
fronteggiare
l’ingiustizia
montante senza cadere nel
vortice dell’avidità. Acume,
onestà, giudizio nel gestire l’economia. E davanti agli occhi
un’altra icona d’importanza
miliare: la moltiplicazione dei
pani e dei pesci, il miracolo
che per ripetersi oggi in terra
ha ancora bisogno del dono
di uomini e donne rinnovati
dal Vangelo.
Edoardo Tincani
A Roma l’1 e il 2 giugno. Pullman da Reggio
CONVOCAZIONE «RNS»
I
n occasione della 37a Convocazione nazionale del
Rinnovamento nello Spirito (RnS) che si terrà allo
Stadio Olimpico di Roma l’1 e 2 giugno prossimi e
che vedrà l’attesa partecipazione di Papa Francesco
e di tante altre personalità, carismatiche e non, partiranno da Reggio due pullman. È poi in allestimento un
terzo pullman che diverrà operativo al 50° iscritto.
L’evento è aperto a tutti. Chi fosse interessato è pregato di iscriversi urgentemente per avere la priorità sulla
prenotazione dei settori che sono tutti coperti.
Per informazioni e prenotazioni contattare: Ermanno
(tel. 0522.591227 o 333.5706512) per Reggio Emilia e
provincia; Rachele (tel. 0536.873031 o 347.7987682)
per la zona di Sassuolo e dintorni.
A
un anno dalla morte don Ciro Montanari, deceduto
alla Casa del clero di Montecchio all’età di 68 anni,
sarà ricordato ad Arceto sabato 15 febbraio. Alle ore
18 sarà il vescovo emerito Adriano Caprioli, che già aveva
presieduto la liturgia funebre, a presiedere la Messa. Subito
dopo, alle 19 - nella sala polivalente, tenacemente voluta da
don Ciro - verrà presentata da monsignor Emilio Landini e
distribuita ai presenti una pubblicazione a cura dei familiari.
Si tratta di 74 pagine formato A4, nelle quali si fa un percorso attraverso i luoghi e i momenti più significativi di lui
seminarista, sacerdote, parroco a Budrio (1980-1993) e ad
Arceto (1993-2006).
Gli autori, cioè i fratelli, intervengono nelle sette righe di introduzione e nelle quattro righe del ringraziamento finale.
Parole toccanti si leggono nella loro presentazione allepagine 10 e 11. Il volto di don Ciro viene tratteggiato con queste pennellate: “Forte, energico, volonteroso, uomo dalla
fede sicura, era sempre pronto a mettersi a servizio della
Comunità in cui operava. Attento ai bisogni di tutti, sapeva coinvolgere giovani e adulti nella realizzazione anche di
progetti impegnativi e difficili”.
Viene inoltre ricordata la domenica 25 agosto 2002 quando
don Ciro al momento dell’omelia, con le lacrime agli occhi, ha
dato notizia della sua malattia, appresa pochi giorni prima.
Le due sorelle e il fratello confidano il loro stato d’animo
vissuto negli anni del declino e della sofferenza: “Rimanergli accanto nei lunghi anni di malattia è stato un percorso
doloroso per il senso d’impotenza e anche per la difficoltà
a trovare risposte convincenti”… ma è stato anche “un forte
periodo di grazia”. La sofferenza “ci ha fatto maturare umanamente e spiritualmente”.
Nella pubblicazione non parlano solo gli scritti, ma soprattutto le numerose foto. Parla anzitutto la foto di copertina
(foto in alto), con l’immagine di don Ciro sul Monte Sinai:
con un’espressione serena e intensa, seduto sulla roccia
della vetta, è proteso verso il cielo, verso la luce.
Si parte con le foto di lui bambino. Poi a pagina 8 e 9 irrompono all’improvviso le due foto della passione, cioè di
lui crocifisso dalla malattia: la prima tra le due sorelle in
occasione del compleanno, poi quella con accanto il fratello. Sono le uniche foto che mostrano la devastazione della
malattia: il volto sfigurato, gli occhi chiusi spenti fino alla
cecità. Don Ciro prima così pieno di vitalità sta salendo al
monte Calvario.
Un’amica d’infanzia ha scritto: “Il suo saluto era un sorriso”
(pagina 12). Effettivamente quella era l’espressione abituale
del suo volto. Del suo vigore parlano le foto, anche quelle senza didascalie (pagine 19-22). Due foto risalenti agli anni del
seminario lo ritraggono atleta, ciclista, che nelle gare arrivava almeno secondo. E un’altra lo riprende nella “tavernetta”
o baita, da lui realizzata nel seminterrato del seminario con
l’aiuto degli amici, ammirata dal rettore emerito monsignor
Giuseppe Bonacini, diventato vescovo di Bertinoro.
Molta gratitudine si deve alla famiglia per questo omaggio
che sarà accolto e custodito come preziosa memoria di don
Ciro Montanari.
Una santa Messa in suffragio
di monsignor Wilson Pignagnoli
M
onsignor Wilson Pignagnoli,
fondatore del settimanale cattolico La Libertà che diresse
per 23 anni, dal 1952 al 1975, sarà ricordato con una santa Messa domenica 23
febbraio, alle ore 11.30, nel Convento
dei Cappuccini di Reggio Emilia in via
Ferrari Bonini 2, nella ricorrenza del 17°
anno della sua ascesa al cielo, avvenuta
domenica 23 febbraio 1997, nel giorno
del Signore. Monsignor Wilson Pignagnoli fu anche parroco
per vent’anni nella centralissima chiesa di San Nicolò, e rimane ancora vivo nella memoria di molti reggiani.
8
Chiesa e Missione
15 febbraio 2014
RACCOLTA FONDI
MORLINI È «MARISTA»
E OPERA IN OCEANIA
(ISOLE VANUATU)
O
ggi, cari lettori, vengo a
bussare al vostro cuore: serve un aiuto per
salvare la vita a padre Gianni Morlini,che deve subire un
difficile intervento chirurgico.
Padre Gianni è un mio vicino
di casa: si fa per dire, perché
è un missionario della Congregazione dei Padri Maristi
e svolge il suo ministero in
Oceania, nelle Isole Vanuatu.
Solo ogni cinque anni viene a
casa in vacanza, per riposare
un po’ e per verificare la salute,
perché da quelle parti non c’è
una grande organizzazione sanitaria. Ed è una festa ascoltare
il missionario quando racconta come svolge il suo lavoro in
quelle terre lontanissime da
noi, sia per la distanza che per
gli usi e le tradizioni delle varie tribù.
Ora accade che padre Gianni
si trovi il cuore malandato per
una grave cardiopatia che lo
mette in elevato rischio di infarto, cosa che si può correggere solo con un intervento
chirurgico di by-pass. E l’intervento deve essere eseguito nella cardiochirurgia della
clinica più vicina, perché gli
è stato proibito il ritorno in
Italia: sarebbe un viaggio ad
altissimo rischio.
Anche recarsi in un ospedale
dell’India – dove la spesa sarebbe più accessibile – diventerebbe un grave pericolo. Per
questo è già stata scelta una
clinica di Sydney dove si può
eseguire l’intervento, e la data
di ingresso all’ospedale è fissata per il 15 febbraio.
A questo punto sorge il problema di far fronte ai costi, perché l’intervento chirurgico,
che è effettuato solo a pagamento, in Australia ha prezzi
esorbitanti, sempre che qualche complicazione in itinere
non alzi ancora il prezzo.
L
a provincia dei Padri Maristi dell’Oceania dispone di un fondo per questi
eventi, ma non è sufficiente.
La famiglia interviene con generosità, e il fratello Gino si è
anche attivato per vedere se
qualche ente è disponibile per
un sussidio straordinario. Gli
amici hanno pensato a una
forma di collaborazione “fraterna”: se uno può dare anche
un piccolo contributo, sa di
fare un gesto buono e prezioso
per sé e per padre Gianni.
Ma il contributo di massimo
valore è la preghiera di cia-
Aiutiamo insieme padre Gianni
Il missionario deve subire un delicato intervento al cuore
1
2
Foto 1: padre Gianni Morlini durante una liturgia all’aperto con i parrocchiani delle Isole Vanuatu. Foto 2: in posa con due capivillaggio. Foto 3: con alcuni sacerdoti autoctoni, originari dell’Oceania, in occasione del suo 50° di sacerdozio (già anni fa padre
Gianni sosteneva l’importanza di preparare i giovani locali al sacerdozio, affinché potessero continuare essi stessi l’evangelizzazione delle loro terre). Tra i progetti che padre Morlini ha seguìto nella sua missione ricordiamo la costruzione di scuole e di
cappelle, nonché di un luogo dove le donne in dolce attesa possono partorire con la garanzia di un’adeguata assistenza.
scuno, perché la vita è nelle
mani del Signore che può guidare la mano dei chirurghi e
può anche suscitare la generosità dei cuori.
Padre Gianni è un tipo molto
tranquillo e, quando ha conosciuto la sua situazione, ha
scritto al fratello Gino: “È stata
una sorpresa per me, ma non
mi ha stupito più di tanto: ti
ricordi le difficoltà che avevo
a camminare in salita quando eravamo in montagna! Era
il segno di queste ostruzioni parziali delle arterie...”. E
in un’altra mail: “Il morale è
buono, perché credo all’assistenza del Signore, che mi ha
aiutato a fare un buon lavoro
a Port Olry (Isole Vanuatu),
Domenica 16 febbraio, alla Messa
parrocchiale delle 11.15 che sarà
celebrata a Corneto di Toano, Simone Fiocchi, 19 anni, riceverà il
mandato missionario per svolgere
un anno e mezzo di servizio in Albania. Partirà a fine mese insieme a
don Stefano Torelli, in visita alcuni
giorni in Italia. Di seguito riportiamo la testimonianza scritta dal volontario, che si unirà all’équipe missionaria residente a Gomsiqe.
A
3
bito a Corneto, un piccolo
paese del Comune di Toano,
e ho studiato al corso Geometri a Castelnovo ne’ Monti. L’idea
di fare un’esperienza missionaria è
nata grazie a vari incontri avuti in
parrocchia e altri a scuola, organizzati dal professore di religione.
Quando ho finito la scuola ero incerto se iscrivermi all’università, non
riuscendo a decidere quale corso
frequentare. A settembre è tornato a
salutarci un prete peruviano che era
stato a Corneto per un periodo breve
dove mi sono speso un po’ più
del dovuto nell’anno passato,
ma con buoni risultati, vista la
situazione speciale di questa
Missione-Parrocchia.
Il più duro è fatto – scrive padre
Gianni - e mi restano altri due
anni, se Dio vuole, per appianare la situazione dal punto
di vista sociale-amministrati-
vo, economico e pastorale, in
modo da lasciare una situazione sana e chiara per i miei
successori. D’altra parte ho la
certezza che, se il Signore ha
ancora bisogno di me, troverà
la soluzione a questo problema, altrimenti dirò «Siamo servi inutili, perché abbiamo fatto
solo la Sua volontà» e rientrerò
COME DONARE - Ecco le coordinate ban-
carie del conto corrente di padre Gianni, sul
quale si può effettuare il versamento: codice
Iban IT57A0503412801000000000998; è il
c/c 998 al Banco San Geminiano e San Prospero - Agenzia 1 Reggio Emilia, intestato a
PADRE GIANNI MORLINI MISSIONE TANNA VANUATU
tranquillo a Port Olry, perché
so che sono nelle Sue mani, e
quindi al sicuro!”.
Pochi giorni fa padre Gianni ha
comunicato al fratello la data
di ammissione all’ospedale
con l’ultimo preventivo ricevuto, e a conferma della sua serenità ha scritto: “Ti assicuro che
il morale resta buono e all’altezza della situazione, grazie
alla mia fede nel Signore che, là
dove l’obbedienza mi ha messo, c’è forse ancora bisogno di
me per realizzare qualcosa di
buono, a gloria di Dio e per la
salvezza delle anime!»
Q
uesto è padre Gianni,
ma chi sono i Padri
Maristi? Per cono-
Le parole di un diciannovenne di Toano che domenica riceve il mandato per l’Albania
E SIMONE È IN PARTENZA PER GOMSIQE
e, finiti gli studi a Roma, era rientrato nel suo Paese. Mi aveva proposto
un’esperienza in Perù. Anche se non
ho accettato, mi ha dato la spinta giusta per ripensare a un periodo di volontariato, a un periodo in cui donarmi al prossimo. Così ho pensato che
magari era il momento giusto (niente
lavoro, niente università, niente impegni vari…), che se non l’avessi fatto
adesso forse non l’avrei fatto più. Non
conoscendo bene l’ambiente missionario, mi sono rivolto al mio professore di religione che mi ha indirizzato al
Centro Missionario di Reggio Emilia
e mi ha aiutato (e tuttora mi aiuta) a
definire meglio questa esperienza che
sto affrontando.
Dopo aver parlato con il direttore del
Centro Missionario Diocesano, don
Gabriele, ho frequentato il corso di
orientamento a Villa Borettini (Canali), nel periodo autunnale 2013,
Don Stefano Torelli e il Vescovo
durante la visita pastorale in
Albania (10-14 ottobre 2013).
che è stato fondamentale per chiarirmi le idee sulle missioni e nel confermare la scelta di svolgere un periodo
in missione. Quasi in contemporanea
mi è stato proposto un periodo di vita
comunitaria (poco più di un mese)
alla Macchiaccia a Fontanaluccia,
luogo di formazione dei Fratelli della
Carità. Nonostante le giornate fossero abbastanza intense (sveglia presto alla mattina, servizio alla Casa
di Carità, lavori vari in casa e fuori,
eccetera) questo è stato un periodo
bellissimo nonché fondamentale, sia
perché ho conosciuto da vicino un
ambiente straordinario, sia perché
ho avuto la possibilità di compiere
un primo servizio di volontariato a
contatto con i malati e le persone più
bisognose di aiuto ed attenzione.
Ho quindi avuto modo di conoscere
le Case della Carità e le varie persone che vi operano (volontari, amici,
suore, frati, eccetera) con le quali ho
trascorso un periodo stupendo.
A
lla fine del corso, mi è stata
proposta un’esperienza missionaria in Albania, che ho
accolto con gioia.
In questo momento, in attesa di par-
scerli basta visitare il sito internet www.padrimaristi.it,
dove i missionari si presentano così: “Siamo una Congregazione nata in Francia, nella
zona di Lione, nella prima
metà dell’Ottocento con il fine,
in primo luogo, di condurre
un genere di vita che fosse un
preciso modo di rapportarsi a
Cristo, di imitarlo, di lasciarsi
inviare da Lui a portare la sua
Parola per le vie del mondo”.
Fondatore è stato un sacerdote, Jean Claude Colin, che ha
voluto dare vita a una Congregazione di stile apostolico, che
imitasse cioè il genere di vita
degli apostoli e della Chiesa
primitiva radunata attorno ai
Dodici.
Insieme a un piccolo gruppo di amici seminaristi, Jean
Claude Colin incominciò a
pensare a una nuova Congregazione religiosa che, assumendo lo stile di vita proprio
di Maria, riportasse gli uomini
a Gesù e alla Chiesa.
Subito dopo l’ordinazione
sacerdotale con quei giovani preti si recò al Santuario
di Fourvière, sulla collina lionese, e davanti all’immagine
della Vergine fecero la solenne promessa di consacrare la
propria vita alla realizzazione del progetto: fondare una
nuova congregazione religiosa, la Società di Maria. I suoi
membri si sarebbero chiamati
Maristi.
In quel periodo, una grande
preoccupazione di Papa Gregorio XVI era l’evangelizzazione dell’Oceania, il continente
nuovissimo finito di scoprire
dagli europei solo alla fine del
1700. Questo immenso territorio, costituito da migliaia
di isole disperse nell’Oceano
Pacifico, presentava grandi
difficoltà. Chi avrebbe potuto
affrontare tale impresa?
P
er vie provvidenziali la
cosa fu risaputa da Jean
Claude Colin, il quale
dichiarò subito la disponibilità ad assumersi l’impegno di
evangelizzare l’Oceania e Papa
Gregorio gli affidò quella missione. Qualche mese dopo la
Congregazione venne ufficialmente approvata da Roma, i
primi 24 Maristi emisero i voti
religiosi e un gruppo di otto
missionari partì per l’Oceania:
tra essi c’era padre Pietro Chanel, il primo martire dell’Oceania. Era il 1836.
Maria Morini
tire, sono gentilmente ospitato per
due giorni a settimana dalla Casa di
Carità di San Girolamo, in modo da
poter dare una mano al Cmd, poter
imparare la lingua albanese e fare
altri incontri con le persone rientrare
dalla missione in Albania.
Spiegare le motivazioni per cui vorrei
partire non è così semplice, almeno
per me.
Sicuramente c’è la voglia di mettersi
al servizio del prossimo, di poter aiutare i più poveri e di condividere con
loro e con i meno fortunati almeno
un periodo della mia vita in cui possa donarmi completamente a loro, di
incontrare in un autentico atteggiamento di ascolto e vicinanza i nostri
fratelli più bisognosi, di voler pregare insieme a loro; c’è la voglia di fare
tutto ciò con vera gioia e felicità, ma
soprattutto confidando nel Signore e
alla luce del Vangelo, cercando di fare
la Sua volontà e non di seguire un
mio progetto.
Simone Fiocchi
Vita di Chiesa
Incontro pubblico promosso dal Progetto Maria di Magdala la sera del 21 febbraio
Giovani rumene vittime della tratta
C
aritas diocesana e
Progetto “Maria di
Magdala” invitano
all’incontro pubblico
di venerdì 21 febbraio, alle
ore 21, nell’Aula Mater dell’Oratorio Don Bosco di Reggio
Emilia (in via Adua 79). «“Mi
chiamo Alina”. Romania:
donna - cultura - migrazione» è il titolo della serata.
Al tavolo, coordinate dal direttore de La Libertà Edoardo
Tincani, due le voci che aiuteranno a conoscere la donna rumena e il dramma dello
sfruttamento del corpo femminile attraverso la riduzione
in schiavitù esercitata dalle
reti malavitose. Carmen Salemi affronterà l’argomento “La
donna in Romania ieri e oggi”,
mentre Gina Stoian parlerà di
“La tratta di esseri umani dalla
Romania all’Italia e strategie
educative nel Paese di origine
per far conoscere il fenomeno”.
La prima- che ha vissuto alcuni periodi in Romania - ha
conseguito nel 2012 la laurea
in Scienze dell’Educazione e
15 febbraio 2014
9
ACCADRÀ
REGGIO, CATTEDRALE. San Valentino con il Vescovo
Giovedì 13 febbraio, ore 21, Cattedrale, Reggio Emilia: alla
vigilia della festa di san Valentino il Vescovo incontra i fidanzati e le coppie che si preparano a celebrare le nozze cristiane.
VILLA SESSO. Convegno sul senso dell’accogliere oggi
Sabato 15 febbraio, dalle 9.30 alle 12.30, parrocchia di Villa
Sesso: convegno in memoria di Enzo Bigi “Accogliere, oggi” (si
veda il programma nelle notizie in breve di questa pagina).
FABBRICO. Incontro e mostra su don Lorenzo Milani
Sabato 15 febbraio, ore 10.30, Fabbrico, foyer del Teatro
“Pedrazzoli”: incontro delle scuole con Agostino Burberi, ex
allievo di don Lorenzo Milani a Barbiana; fino a martedì 18
febbraio, al Centro giovani (via Piave): mostra “Barbiana. Il
silenzio diventa voce”, sulla vita e l’opera di don Milani.
REGGIO, SANTO STEFANO. Milizia dell’Immacolata
Sabato 15 febbraio, dalle 15 alle 17.30, presso le Figlie di
Gesù a Reggio, in piazza Ugolini 1 (chiesa di Santo Stefano):
incontro regionale promosso dalla Milizia dell’Immacolata
- Padre Kolbe, “Umile e povera Egli mi ha guardata”; accoglienza, preghiera e catechesi mariana con padre Peruzzo.
REGGIO, SAN MAURIZIO. Ripensare il rapporto coi figli
Scienze Umane, discutendo la
tesi “La donna nella cultura rumena”. La seconda, insegnante
associata all’Università di Sociologia e Servizio sociale a
Bucarest, è presidente dell’as-
sociazione rumena “Adpare”,
che si occupa di attuare programmi integrativi di assistenza per il reinserimento delle
vittime della tratta e dei giovani appartenenti a categorie
a rischio; da quattordici anni
segue anche percorsi di reinserimento di donne finite nella
rete della ‘tratta’.
Per maggiori informazioni:
tel. 333.9412113.
Brevi di cronaca e appuntamenti
VATICANO. Il Cif (anche reggiano) da Papa Francesco
CORREGGIO. I prossimi incontri del Circolo “Frassati”
“Rendo grazie con voi al Signore per tutto il bene che il Centro Italiano Femminile (Cif) ha compiuto durante i suoi quasi
settant’anni di vita, per le opere che ha attuato nel campo della
formazione e della promozione umana, e per la testimonianza che ha dato circa il ruolo della donna nella società e nella
comunità ecclesiale”. Con queste parole Papa Francesco, il 25
gennaio, nella Sala Clementina del Vaticano, si è rivolto alle
“care amiche del Centro Italiano Femminile” e ai partecipanti
al congresso nazionale “Quel passo in più. Ri-generare la vita,
coltivare la speranza”, indetto dal Cif. Il Santo Padre ha poi rimarcato “l’indispensabile apporto della donna nella società,
in particolare con la sua sensibilità e intuizione verso l’altro, il
debole e l’indifeso; mi sono rallegrato nel vedere molte donne condividere alcune responsabilità pastorali con i sacerdoti
nell’accompagnamento di persone, famiglie e gruppi, come
nella riflessione teologica; ed ho auspicato che si allarghino gli spazi per una
presenza femminile
più capillare ed incisiva nella Chiesa”.
Al termine dell’udienza, alcune rappresentanti dei Cif
locali sono state ricevute in udienza
particolare; fra queste, Cristina Bassoli del Cif reggiano (foto),
già nella Presidenza locale e regionale, e confermata dal Congresso elettivo ai vertici del Direttivo nazionale.
Partito con i due incontri di mercoledì 5 e giovedì 6 febbraio tenuti dal professor Roberto De Mattei (si veda l’articolo-cronaca
sulla serata del 5 febbraio, a pagina 13), si è aperto il ciclo di appuntamenti programmati dal Circolo culturale “Pier Giorgio
Frassati” per il primo semestre 2014; “L’ipotesi evoluzionista
di fronte alla ragione e alla scienza” era il tema delle conferenze
svoltesi rispettivamente nella Sala Bellelli Contarelli e all’Auditorium Santa Chiara.
Il prossimo incontro è fissato per sabato 1 marzo, al Palazzetto
dello Sport di Correggio, con la fondatrice del movimento ecclesiale “Nuovi Orizzonti” Chiara Amirante (che sarà anche
al PalaPaganelli di Sassuolo il giorno seguente - ndr): alle 10.15
Chiara parlerà agli studenti prendendo spunto dal suo ultimo
libro “E Gioia sia - Il segreto per la felicità”, pubblicato per le
edizioni Piemme, portando la sua testimonianza di donna ‘di
frontiera’, a contatto con tante situazioni di disagio esistenziale e
di ‘risurrezione’. “I giovani, la vita, la ricerca della felicità” è l’argomento da cui partirà per il
suo incontro con i ragazzi.
L’appuntamento successivo
in calendario è per mercoledì
26 marzo al cinema “Cine+”
di Correggio, con la proiezione del toccante e intenso
film-documentario “L’ultima
cima”, del regista spagnolo
Juan Manuel Cotelo (fondatore della Casa di produzione “Infinito mas uno”), sulla
storia - vera - di un sacerdote
spagnolo, don Pablo Domínguez (foto), morto a soli 42 anni
in montagna, sua grande passione, durante una scalata. Un
lungometraggio coinvolgente e profondo, pensato anche per
provocare (costruttivamente), interrogare e scuotere le nostre coscienze di credenti.
In data da definirsi, poi, l’incontro con il professor Ettore Gotti
Tedeschi su “L’uomo per l’Economia o un’Economia per l’uomo?”. Per maggiori informazioni si può contattare via e-mail
([email protected]) la presidente del Circolo. (m. g.)
REGGIO. Una Messa per ricordare suor Maria Silvia
L’Istituto San Vincenzo de’ Paoli, le Suore di Santa Giovanna
Antida Thouret e la parrocchia cittadina di Santo Stefano ricorderanno suor Maria Silvia Cavina - a lungo apprezzata
maestra elementare nella “San Vincenzo” - con una Messa che
verrà celebrata giovedì 20 febbraio alle ore 19, nel trigesimo
della morte, avvenuta a Cervia. L’Eucaristia sarà presieduta da
don Vasco Rosselli, che era parroco quando suor Maria Silvia,
oltre all’insegnamento presso le elementari, prestava il suo generoso servizio di catechista presso la parrocchia.
GEORGIA. Al completo la missione dei Cappuccini
Dai primi di febbraio la presenza missionaria dei Frati Cappuccini in Georgia è al completo: accanto a fra Filippo Aliani
ci sono infatti fra Tomasz Wronski e fra Attilio Erdas. Dal Centro missionario di San Martino in Rio riceviamo segnalazione
di un documentario (visionabile all’indirizzo www.centromissionario.it/cms/index.php?option=com_content&view
=article&layout=edit&id=66) che può aiutare a scoprire o a
conoscere meglio questa regione del mondo; lo ha diretto un
giovane regista siciliano, Maurizio Mangano, il quale per realizzarlo ha vissuto 4 mesi in una scuola occupata dai profughi
della guerra in Abcasia, territorio caucasico della Georgia al
centro di un tormentato conflitto che fece oltre 30mila vittime.
VILLA SESSO. Programma di “Accogliere, oggi”
“Cerco sempre di prendere tutto”: si ispira a queste parole di
Enzo Bigi, consacrato laico dei Servi della Chiesa, il convegno
“Accogliere, oggi” che si svolge sabato 15 febbraio, dalle 9.30
alle 12.30, nei locali della parrocchia di Villa Sesso. Dopo un’introduzione biografica di don Emanuele Benatti su Bigi (di cui
ricorre il centenario di nascita), intervengono Daniela Casi
(Famiglie del Gelso), Gianmarco Marzocchini (Caritas), Luigi
Codeluppi (Dimora di Abramo), Marco Battini (associazione
Papa Giovanni), suor Silvia (Case della Carità), Daniele Marchi (L’Ovile), Renato Galleno (Servi della Chiesa). Coordina
Elisa Cavandoli. Conclusioni affidate a don Romano Zanni.
SCANDIANO. Il nuovo spettacolo dei “Nuova Civiltà”
Si intitola “Dentro la storia in perfetta letizia” il nuovo spettacolo del gruppo emiliano dei “Nuova Civiltà” - molti dei componenti sono reggiani -, che verrà presentato e portato in scena
nel pomeriggio di domenica 23 febbraio, alle 17, a Scandiano,
nella parrocchia di Santa Teresa (ingresso libero), con la partecipazione di Roberto Bignoli, cantautore cristiano da tempo
collaboratore della rock-band. “È un viaggio nella storia, nella vita e nella fede di san Francesco d’Assisi attualizzandone il
messaggio, che troppo a lungo è stato confinato nelle fiabe per
bambini, in particolare il
racconto tratto dal libro
dei Fioretti sulla Perfetta
Letizia”, spiega il ‘leader
morale’ - nonché colonna
storica del gruppo - Massimo Ambrogi. Adatto a
tutte le età, Dentro la storia
è “un racconto, una catechesi con molte testimonianze e con molta musica
e molti video... e l’impatto
col pubblico, che verrà
reso partecipe attraverso la
grande esperienza e professionalità di Roberto
Bignoli”. Prossimamente
debutterà anche ad Assisi.
Sabato 15 febbraio, ore 16.30, teatrino della parrocchia di
San Maurizio (via Amendola 4, Reggio): incontro con Luigi
Ballerini, medico e psicanalista, autore del libro “E adesso
cosa faccio? Ripensare il rapporto fra genitori e figli” (Lindau).
ARCETO. In ricordo di don Ciro Montanari
Sabato 15 febbraio, ore 18, chiesa di Arceto: Messa in suffragio di don Ciro Montanari (presieduta dal Vescovo emerito
Adriano) nel 1° anniversario e presentazione di un libro di
testimonianze (si veda l’articolo a pag. 7).
REGGIO, ORATORIO DON BOSCO. Assemblea di Ac
Domenica 16 febbraio , dalle 8.30 alle 16, all’Oratorio Don
Bosco di Santa Croce (Reggio), assemblea di Azione Cattolica per il rinnovo del Consiglio diocesano dell’Associazione.
MASONE. La Giornata del Malato in parrocchia
Domenica 16 febbraio, a Masone, per la Giornata del Malato: celebrazione eucaristica (ore 11), seguita da pranzo comunitario al centro sociale “Primavera” (in occasione della
Sagra della Madonna) e testimonianza di don Francesco Cavazzuti, carpigiano, già missionario in Brasile, non vedente.
REGGIO, REGINA PACIS. La benedizione del sacerdote
Martedì 18 febbraio, ore 21, parrocchia di Regina Pacis: serata di lode, adorazione, preghiera di guarigione (con benedizione delle medicine) a cura del Gruppo “Maria Madre di
Misericordia”, con padre Ronald La Barrera, peruviano, sul
tema “Quando il sacerdote benedice, è Gesù che benedice”.
SAN MARTINO IN RIO. Essere Coppia Essere Fraternità
Mercoledì 19 febbraio, ore 21, Convento dei Cappuccini di
San Martino in Rio: prosegue il corso per fidanzati e giovani
coppie “Essere Coppia Essere Fraternità”. Tema della serata:
“Gli spazi e i tempi ricreativi”. Info: 335.362103, 338.8030286.
REGGIO, SANTO STEFANO. Nel trigesimo di suor Cavina
Giovedì 20 febbraio, ore 19, chiesa parrocchiale di Santo
Stefano a Reggio: Messa presieduta da don Vasco Rosselli
(già parroco) in suffragio di suor Maria Silvia Cavina, delle
Suore di Santa Giovanna Antida Thouret, nel trigesimo.
ARCETO. Don Ruina per il ciclo “Risvegliare la fede”
Giovedì 20 febbraio, dalle 20.45 alle 22.30, all’oratorio di Arceto, per il ciclo “Risvegliare la fede”: 4a lezione di don Edoardo Ruina su: “Scelgo Cristo: Riconciliazione e fede in Gesù”.
REGGIO, ORATORIO DON BOSCO. “Mi chiamo Alina”
Venerdì 21 febbraio, ore 21, Oratorio Don Bosco di via Adua,
a Reggio: incontro pubblico “Mi chiamo Alina”, sul dramma
della ‘tratta’ delle donne rumene (si veda in questa pagina).
SANT’ANTONINO. Recital “Le Madri”
Domenica 23 febbraio, ore 15.45, chiesa parrocchiale di
Sant’Antonino (Casalgrande): recital musicale “Le Madri”,
a cura dell’Ordine Francescano Secolare dell’Emilia Romagna, con la partecipazione straordinaria della Scuola di balleto classico Cosi - Stefanescu. Ingresso a offerta libera.
BARAGALLA. Convegno con Francesco Belletti
Domenica 23 febbraio, ore 16, Centro Pastorale Sacro Cuore, a Reggio: convegno “Generare Futuro”, con Francesco
Belletti del Forum delle Famiglie (si veda anche a pag. 2).
SCANDIANO. Spettacolo dei “Nuova Civiltà”
Domenica 23 febbraio, ore 17, parrocchia di Santa Teresa in
Scandiano: la rock-band cristiana dei “Nuova Civiltà” presenta lo spettacolo “Dentro la storia in perfetta letizia”.
REGGIO, SAN PROSPERO. Messa per don Giussani
Lunedì 24 febbraio, ore 18,30, Basilica di San Prospero, Reggio Emilia: il vescovo Massimo Camisasca presiede la Messa
nel 9° anniversario della morte di don Luigi Giussani.
SASSUOLO. Rileggendo santa Teresa d’Avila
Martedì 25 febbraio, ore 20.45, Sassuolo, Monastero delle
Carmelitane Scalze (via Montegibbio 25): 2° incontro, aperto
a tutti, per il ciclo “Rileggendo Teresa. Itinerario di approfondimento dal «Castello» alle Lettere”, su santa Teresa d’Avila.
FOSDONDO. “Il grano buono e la zizzania”
Giovedì 27 febbraio, ore 21, Fosdondo, Casa della Carità
(preceduto da Messa e cena): don Carlo Pagliari tiene il 5° incontro sulle parabole di Gesù (“Il grano buono e la zizzania”).
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L’urna del santo in diocesi
15 febbraio 2014
L’urna del santo in diocesi
15 febbraio 2014
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BIBBIANO, CORREGGIO, REGGIO EMILIA: DON BOSCO È QUI
L’urna del «santo dei giovani», fondatore dei Salesiani, sarà in diocesi venerdì 21 e sabato 22 febbraio. L’intervista al Superiore don Chávez, il programma della due giorni e i progetti di Correggio e Bibbiano
VENITE ALL’HUB-ORATORIO!
ALLA SCUOLA DI DON BOSCO
I
Salesiani diedero ai giovani
non solo pane e una casa, ma
procuravano loro istruzione
professionale e religiosa, possibilità di inserirsi nella vita sociale e
buoni contratti di lavoro.
Nell’archivio della Congregazione Salesiana si conservano alcuni
documenti rari: un contratto di apprendistato in carta semplice, datato novembre 1851; un secondo in
carta bollata da centesimi 40, con
data 8 febbraio 1852; altri con date
successive. Sono tra i primi contratti
di apprendistato che si conservano
in Torino. Tutti venivano firmati dal datore di lavoro, dal ragazzo
apprendista e da don Bosco. Alcuni
padroni usavano gli apprendisti
come servitori e sguatteri. Egli li
obbliga a impiegarli solo nel loro
mestiere. I padroni picchiavano,
e don Bosco esigeva che le correzioni fossero fatte solo a parole. Si
preoccupava della salute, del riposo festivo, delle ferie annuali.
Nell’autunno del 1853 iniziarono
nell’oratorio di Valdocco i laboratori
dei calzolai e dei sarti, il primo maestro dei calzolai fu don Bosco stesso.
Dopo vennero i legatori, i falegnami, i tipografi, i fabbri. Per questi
suoi laboratori, che presto trapiantò
in altre opere salesiane fuori Torino, don Bosco “inventò” un nuovo
genere di religiosi: i coadiutori salesiani, di uguale dignità e diritti dei
preti e chierici, ma specializzati per
le scuole professionali. (Alla morte
di don Bosco le scuole professionali
salesiane saranno 14, distribuite in
Italia, Francia, Spagna e Argentina.
Cresceranno fino a toccare il numero di 200, sparse nel mondo).
Don Bosco inventò un “sistema
di educazione” familiare, fondato
su tre valori: Ragione, Religione,
Amorevolezza, che presto tutti riconoscono come “il sistema ideale” per educare i giovani. Quando
qualcuno gli elencava le opere create, don Bosco interrompeva brusco:
“Io non ho fatto niente. È la Madonna che ha fatto tutto”. Gli ha tracciato la strada con quel misterioso “sogno”, quando era un ragazzetto.
LA SCUOLA SALESIANA È…
La scuola del buongiorno
L
a scuola salesiana si fonda su
una proposta di formazione
umana e spirituale esplicita.
Questo aspetto viene concretizzato
in varie iniziative extrascolastiche e
nell’appuntamento quotidiano e/o
settimanale del «buongiorno».
L’obiettivo è quello di venire incontro alle esigenze di ogni singolo
alunno, puntando su un rapporto di
reciproca fiducia. Come don Bosco
era «l’amico dell’anima» dei suoi ragazzi, così l’insegnante della scuola
salesiana diventa un compagno di
viaggio che educa e spinge l’alunno
a fare del suo meglio per sé e per i
compagni. In primis non si tratta
di una scelta, ma di una proposta.
L’elemento che distingue la scuola
di don Bosco dalle altre è l’esistenza
di una proposta educativa esplicita
che implica una maggior responsabilità formativa nei confronti degli
alunni. Aspetti caratteristici sono le
feste, la musica e il gioco.
Attraverso la modalità con cui il
gioco viene organizzato si cerca di
trasmettere i valori di responsabili-
S
tà, del rispetto e dell’onestà fondamentali nel gioco, ma anche nella
vita e con assistenti non in disparte, ma sempre presenti in mezzo
ai ragazzi, non solo per controllarli
permettendo un gioco sereno, ma
soprattutto per comunicare che la
loro presenza è per loro.
Casa che accoglie
L
a scuola è una casa di tutti e
per tutti. Don Bosco ha voluto che tutte le sue opere
(oratori, scuole, parrocchie) prendessero il nome di casa. Casa dice
lo spirito di famiglia che anima
ogni relazione: tra allievi, tra allievi e docenti, tra docenti e genitori.
Casa dice che qui ognuno si trova
bene perché si sente voluto bene.
Non sei un numero ma una persona, sempre. Tutti si sentono accolti
e non c’è differenza di ceto e di cultura. Chi vuole stare nella nostra
famiglia ed essere partecipe può
rimanerci a pieno titolo.
Cortile dell’incontro fra amici
L
a prima cosa che noti entrando è il cortile. Sei accolto
non in un ambiente rigido e
chiuso ma all’aria libera e aperta. Il
cortile è il luogo dell’incontro. L’incontro tra studenti dove si coltiva
l’amicizia e l’allegria. L’incontro tra
allievi e insegnanti; così affermava
don Bosco: “Il maestro visto solo in
cattedra è maestro e non più, ma se
va in ricreazione coi giovani diventa come fratello. Se uno è visto solo
predicare dal pulpito si dirà che fa
né più né meno del proprio dovere,
ma se dice una parola in cortile è la
parola di uno che ama”.
Scuola che avvia alla Vita
È
una scuola, ma non è come
la immagini: professori, banchi, libri, compiti e verifiche
e basta. È una scuola che t’insegna
a vivere. Un ambiente dove impari
a fare tuoi i valori, gli insegnamenti
e i buoni esempi. Una scuola dove
chi insegna lo fa con competenza
e passione e ha a cuore una sola
cosa: il tuo bene! Scuola dice anche
impegno, questo è richiesto perché
solo chi si dà da fare può ottenere
dei risultati, ma non sei solo: troverai sempre chi ti incoraggia.
Comunità che evangelizza
L
o spirito di famiglia che anima
un’opera salesiana trasforma
un gruppo di insegnanti che
lavorano nello stesso ambiente in
una comunità. Questa comunità si
sente portatrice e testimone di un
messaggio che la supera e insieme
la anima e la sostiene: il messaggio
di Gesù. Egli è il nostro modello ed
è il motivo del nostro esserci; è a Lui
che vogliamo condurre i giovani
che entrano nella casa di don Bosco. La fede non s’identifica con alcuni momenti religiosi che la scuola
propone, ma è la linfa che fa vivere
il tutto nello stile salesiano che è festoso, semplice e gioioso.
Don Bosco era solito dire ai suoi ragazzi: “Qui, con voi, mi trovo bene”.
Questo è quanto dovrebbe poter
dire ogni ragazzo che frequenta
una scuola salesiana!
Giovanna Mammarella
Figlie di Maria Ausiliatrice - Bibbiano
Dopo aver attraversato in
quattro anni tutti i continenti del mondo, siamo
alla vigilia del passaggio
dell’urna contenente le
reliquie di San Giovanni
Bosco nella nostra diocesi.
Venerdì 21 e sabato 22
febbraio sono le date
fissate per l’incontro
della Chiesa reggianoguastallese con il grande
santo che diede vita alla
Famiglia Salesiana.
L’urna, contenente una
H
scultura del Santo in gesso e resina e il reliquiario
della sua mano destra, ha
intrapreso il 31 gennaio
il suo viaggio in Emilia
Romagna, Lombardia e
San Marino. Nel pomeriggio di venerdì 21 febbraio
arriverà a Bibbiano, dove
si trova il convento delle
Figlie di Maria Ausiliatrice. La tappa successiva
della peregrinazione sarà
Correggio, nella chiesa di
San Francesco, per incon-
tri e momenti di preghiera. Sabato 22 le spoglie
mortali del sacerdote di
Valdocco giungeranno in
Cattedrale a Reggio Emilia, dove fino a sera sono
previste visite e incontri
culturali. Il peregrinare
dell’urna di don Bosco è
un’iniziativa organizzata
in occasione dei festeggiamenti per il bicentenario della nascita, che
ricorrerà precisamente il
16 agosto 2015.
anno anticipato di diciotto anni la
direzione intrapresa dalla Chiesa
universale, mettendo alla guida
della Congregazione due sacerdoti provenienti dall’America Latina.
Prima don Juan Edmundo Vecchi, settimo e ultimo figlio di emiliani emigrati in
Argentina. Poi il messicano don Pascual Chávez
Villanueva (nella foto grande di pagina 11), nato
nella città magica di Real de Catorce ed eletto
rettore maggiore della Società salesiana di San
Giovanni Bosco nel 2002.
“Quando ero alle elementari mia madre si ammalò gravemente. Due giorni prima di morire mi
disse che aveva sempre pregato Dio per avere un
figlio prete. Non so perché ma mi sono sentito di
dire: io sono quel prete che hai chiesto”.
Incontriamo don Chávez in occasione della
presentazione del Bicentenario dalla nascita di
don Bosco, che si aprirà ufficialmente il prossimo
16 agosto. “I giovani hanno bisogno di mille cose
per vivere ma di una sola per essere felici: sapere
e sentire di essere amati”, confida don Chávez
mentre osserva sul tavolo basso dello studio un
piccolo mappamondo che gira alla luce del Sole:
“C’è un mosaico di santità salesiana tra i giovani,
gli adulti, i missionari e i consacrati presenti in
132 Paesi dei 5 continenti”.
Quasi 200 anni fa don Bosco invitava ad essere “buoni cristiani e onesti cittadini”…
È una lezione più che mai valida. Dobbiamo formare persone aperte ai valori della vita, giovani
professionisti competenti e cittadini proattivi, impegnati non soltanto nel loro successo ma nella
ricerca del bene comune. Non c’è educazione se
non c’è comunicazione di valori, trasmissione di
saperi e impegno sociale. Tutti i battezzati hanno
la stessa dignità sebbene con diverse funzioni
all’interno della Chiesa. L’impegno della testimonianza non è di alcuni ma di tutti. Un cristiano è
chiamato per vocazione all’apostolato, non per
hobby.
Con l’aumentare del distacco temporale e
culturale da don Bosco, avverte la difficoltà
di “tornare alle radici” nella Congregazione?
Don Bosco ha piantato un piccolo seme a
Valdocco che è diventato un albero e poi una
foresta. Oltre a quella temporale, c’è anche una
distanza geografica che comporta differenze di
culture, popoli, sensibilità. Quindi deve esserci
una fedele inculturazione del carisma, che non
si può semplicemente trapiantare. Per superare
questo arco di tempo e di spazio, abbiamo scelto
di avvicinarci al Bicentenario approfondendo la
vita di don Bosco. In questo modo, alla fine del
mio rettorato, potrò lasciare ai confratelli le fonti
salesiane che dovranno essere tradotte in tutte le
lingue. Poi stiamo facendo un grande lavoro di
aggiornamento della pedagogia preventiva e di
riscoperta della spiritualità, forse la parte meno
conosciuta.
I giovani sono ancora al centro del progetto
dei salesiani?
“Abbiamo fatto girare in tutto il mondo le reliquie
di don Bosco, registrando un entusiasmo che mai
avremmo immaginato. Questo ci ha aiutato a far
conoscere meglio don Bosco: un uomo che ha
creduto nei giovani quando nessuno lo faceva.
E oggi capita lo stesso, i giovani non contano.
Dobbiamo ricordare, però, che i giovani non sono
tanto il futuro quanto il presente. Per questo è necessario dare loro opportunità di lavoro, forma-
zione, famiglia. Prevenire significa scommettere
sulle potenzialità dei giovani.
Tra breve inizierà anche il Capitolo generale
durante il quale verrà eletto il nuovo rettore
maggiore…
Il Capitolo dovrà portare a recuperare l’entusiasmo dei primi salesiani perché il Bicentenario
non deve essere un trionfalismo che non serve a
nulla o, peggio, una festa nostalgica.
È più difficile approcciarsi ai giovani di oggi?
I bisogni dei giovani continuano ad essere
sempre gli stessi: sapersi accolti, accompagnati,
sapere che l’adulto è disposto a camminare con
loro sulla strada della vita. Quel che è cambiato
è il contesto sociale. Molti anni fa avevamo una
società monolitica con valori condivisi da famiglia, scuola e Stato. Questa concezione non esiste
più. Anche l’idea di matrimonio non è la stessa:
paradossalmente abbiamo bambini con più genitori che fratelli. Lo Stato pensa che la soluzione
migliore sia dare carta di cittadinanza a tutto. E
questo è sbagliato.
Dal Messico all’Italia. Qual è lo stato di salute
della Chiesa in Europa?
La Chiesa europea ha una ricchezza storica,
culturale e teologica. È una Chiesa matura. Tutta
questa ricchezza può diventare però una sclerosi che non permette di avere la freschezza e
il coraggio di reagire. Ma è indubbiamente una
Chiesa di una generosità unica: tra i salesiani, ad
esempio, si possono trovare missionari italiani
in tutto il mondo. Non è una Chiesa in declino
ma rispecchia i problemi sociali, a cominciare
da quelli demografici: se non ci sono figli per la
società, come possono esserci per la Chiesa? E
poi sta perdendo rilevanza sociale, sembra quasi
che la società prescinda sempre di più da quello
che essa pensa.
E in America Latina?
È una Chiesa giovane, figlia della dominazione
coloniale. Fino al Concilio Vaticano II è stata una
Chiesa senza voce, perché i vescovi non avevano coraggio di parlare di fronte ai grandi teologi
europei. A partire da Medellin, però, la vitalità
ha iniziato a diffondersi e anche la teologia della
liberazione, che leggeva la storia dalla parte degli
esclusi e ha avuto i suoi problemi con talune derive
marxiste, ha innestato un’aria di novità in Europa.
Poi Aparecida…
Il capolavoro della Chiesa latino-americana. Non
c’era più la tensione degli anni precedenti ma la
sensibilità di chi aveva maturato un cambiamento. Non si rinnegò la scelta per i poveri ma la si
lesse in una forma nuova. È senz’altro il prodotto
più bello dell’America Latina. Furono tre settimane per me indimenticabili, al termine delle quali
si videro i frutti di un lavoro che ha cambiato la
nostra storia.
i chiama L’HUB ed è il “nuovo” oratorio delle parrocchie di San Quirino, San
Pietro e San Prospero di Correggio. No, non stiamo parlando di
una nuova struttura o di un nuovo
servizio, “L’HUB” è nuovo perché
concepisce in modo dinamico e
coordinato l’intera offerta educativa che già appartiene a ogni parrocchia, rafforzandola.
Ma andiamo per gradi.
“HUB” è un termine rubato
all’informatica e alla logistica,
che significa “connettore”, “centro”,
“cuore”,
dunque
luogo di incontro
e scambio. Il
nome ideale per
il nostro progetto. L’obiettivo,
infatti, è quello
di mettere in comune talenti, risorse e strutture
di tre comunità
per creare un’offerta coordinata e dedicata ai ragazzi dagli 11 ai 30 anni.
Al centro di tutto, uno ‘stile’:
quello dell’oratorio salesiano.
Oratorio come luogo in cui sentirsi amato da capo a piedi, in cui
vivere da protagonisti attraverso
la valorizzazione dei propri talenti. Un luogo dove la passione per
l’uomo e per il Vangelo è così viva
da poter fare esperienza di uno stile evangelizzante.
L’obiettivo di questo oratorio “dinamico” è riunire la rete educativa,
le risorse, i luoghi delle nostre tre
comunità, arricchendole dell’apertura richiesta da questi tempi
e di nuove proposte comunitarie.
L’HUB sarà quindi un nuovo “laboratorio di giovani talenti”, dove
mettersi in gioco e misurarsi, connettersi e aprirsi, e soprattutto crescere. Le proposte spaziano dallo
sport al teatro, dal doposcuola al
servizio, dalla musica al grest, i
campeggi, le settimane comunitarie…
In concretezza, alcuni laboratori
sono già nati (ad esempio L’HUB
Teatro/Compagnia “Il Mosaico”;
L’HUB Sport/Polisportiva “Virtus”,
L’HUB Doposcuola, i cammini
formativi della pastorale dei giovanissimi e dei giovani), altri sono
in fase di costruzione, come ad
esempio L’HUB Music, sala prove
per band e scuola di musica. In
tutte queste attività saranno i ragazzi più grandi (17-30) a seguire
i più piccoli, appoggiati dal sostegno della comunità adulta.
L’HUB avrà inoltre una voce per
raccontarsi e per raccontare ciò
che accade nei laboratori e ciò che
i ragazzi vivono,
sperano, credono.
Una voce per narrare questo stile
“evangelizzante”.
Parliamo della Redazione dell’HUB,
un gruppo di 12
ragazzi dai 15 ai 27
anni che si sta formando nella conoscenza dei nuovi media per poter
diventare comunicatori di questa
“nuova” realtà.
Il progetto è certamente ambizioso, perché ambiziosi sono i nostri
desideri verso il futuro. Tra i primi
frutti che stiamo raccogliendo c’è
sicuramente l’entusiasmo per una
realtà nuova che prende forma.
U
na realtà che è dinamica e
aperta come la nuova équipe educativa che riunisce le
tre parrocchie (chiamate ora a lavorare concretamente insieme) e
come l’offerta che stiamo facendo
all’intero paese di Correggio. Alcuni dei nostri laboratori, infatti,
sono frequentati da un 50% di ragazzi le cui famiglie non appartengono alle nostre comunità. Questo
è per noi un segnale bellissimo
che ci motiva ulteriormente e ci
fa sentire parte di quella “Chiesa
in uscita” e di annuncio che Papa
Francesco ci sta indicando.
L’équipe degli educatori
Riccardo Benotti
Don Bosco e il suo metodo preventivo: il 20 febbraio ne parla don Nanni DA LUNEDÌ UN CORSO PER EDUCATORI
“I
l metodo preventivo di
don Bosco: oggi?” è il
tema dell’incontro che il
salesiano prof. don Carlo Nanni (foto), rettore dell’Università
Pontificia Salesiana di Roma e
consulente nazionale dell’Uciim (Unione Cattolica Italiana
Insegnanti Medi), terrà giovedì 20 febbraio alle ore 16.30
presso il Centro Giovanni XXIII
in via Prevostura, 4 a Reggio
Emilia. L’iniziativa è promossa da Uciim, Aimc, AGe, Fidae,
Fism, Azione Cattolica, Figlie di
Maria Ausiliatrice, Unione ex-
Allieve delle Fma Collegio Santa Caterina, Ufficio di Pastorale
Scolastica, Ufficio di Pastorale
Familiare, Associazione Insigniti Onorificenze Pontificie, con il
patrocinio di Uciim, Aimc e AGe
dell’Emilia-Romagna.
L’incontro si svolge nell’imminenza dell’arrivo, nel Reggiano, dell’urna con le reliquie
di San Giovanni Bosco, di cui
ricorre nel 2015 il bicentenario
della nascita.
Don Carlo Nanni, classe 1945,
Salesiano, sacerdote dal 1975,
ha conseguito la licenza in Filo-
sofia presso l’Università Salesiana; si è laureato in Filosofia, con
specializzazione in Antropologia Culturale alla Sapienza di
Roma e ha conseguito la licenza
in Teologia Patristica e Storia del
Dogma presso l’Università Gregoriana. Dall’anno accademico
1976-1977 è docente presso l’Università Pontificia Salesiana; è
professore ordinario di Filosofia dell’educazione e pedagogia
della scuola presso la Facoltà
di Scienze dell’Educazione. Da
vari anni insegna anche presso la Facoltà di Scienze della
Comunicazione sociale. Già
decano-preside della Facoltà di
Scienze dell'Educazione nel sessennio 1995-2001 e di nuovo dal
23 aprile 2008, il 18 giugno 2009
è stato nominato Rettore Ma-
gnifico della Pontificia Università Salesiana, in Roma; è stato
riconfermato il 1 luglio 2012 per
un secondo triennio. Dal 1999 è
assistente ecclesiastico centrale
dell’Uciim.
T
ra le sue numerose e unanimemente apprezzate
pubblicazioni in ambito
ecclesiale e in campo pedagogico-educativo: “Il sistema
preventivo di don Bosco”, “Emmanuel Mounier. Il pensiero pedagogico”, “Educare cristianamente”, “Educarsi per educare”.
“G
li elementi permanenti” è il
titolo del corso di formazione
per educatori di adolescenti
che il Servizio diocesano per la Pastorale
giovanile (Pg) propone (nell’ambito del
percorso “Salì in una barca...”) in quattro
appuntamenti - a partire da lunedì 17
febbraio - presso l’Oratorio Don Bosco
di via Adua 79, a Reggio Emilia.
“Cammini per educare alla fede: quale
progetto?” (con don Giordano Goccini
e l’équipe diocesana di Pastorale giovanile) è il tema del primo momento, il 17
febbraio appunto. Seguiranno “Incontro
settimanale di gruppo e cammini personali” (lunedì 24 febbraio, con Alfre-
do Cenini e l’équipe di Pg), “L’ascolto
quotidiano della Parola e la partecipazione all’Eucaristia domenicale” (lunedì 3 marzo, con don Gabriele Burani e
l’équipe), “La dimensione permanente
del servizio e le esperienze forti” (lunedì
10 marzo, con Valerio Corghi e l’équipe
del progetto “Mi fido di te”).
Le serate (tutte con inizio alle 20.45 e
conclusione alle 22.30) prevedono due
parti/momenti: una relazione introduttiva e una parte laboratoriale. È richiesto
un contributo spese di 10 euro a persona che verrà raccolto durante la prima
serata. Info e iscrizioni: 0522.515953,
[email protected].
Don Carlo Pagliari con un gruppo di giovani correggesi. Più sopra,
un’immagine scattata all’Oratorio Don Bosco di via Adua, a Reggio
Emilia, che lo scorso dicembre ha festeggiato 25 anni dall’apertura.
In alto: il logo del progetto, «l’HUB-oratorio» (si pronuncia lab-oratorio,
e richiama infatti proprio l’idea di un luogo di scambio, di condivisione, come spiegato anche nell’articolo scritto dagli educatori).
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Società & Cultura
15 febbraio 2014
Gli orrori della ritirata di Russia
ORA «IL SERGENTE»
RIVIVE A TEATRO
CHIESA E POLIS
La condizione necessaria? Una maggiore unità del laicato
Cattolici repubblicani, basi per ripartire
Appunti dalla giornata di riflessione del 25 gennaio a Roma
L
Mario Rigoni Stern (qui e nella foto in basso).
I
ricordi della ritirata di Russia, scritti in un lager tedesco dall’alpino Rigoni Stern nell’inverno del 1944,
sono stati pubblicati nel 1953 sotto il titolo Il Sergente
nella neve. Sono la cruda testimonianza storica di un’esperienza unica e tremenda dove viene descritta la lotta
dell’uomo per conservare nel grande gelo, nella fame, tra
le bombe, la propria esistenza.
Mario Rigoni Stern, nato ad Asiago nel 1921 e deceduto
nel 2008, durante la seconda guerra mondiale aveva combattuto come alpino in Francia, in Albania, in Jugoslavia
e per due inverni in Russia, poi era finito prigioniero dei
tedeschi in Germania, in Lituania ed in Austria, dove aveva lavorato nelle miniere di ferro e carbone, iniziando a
scrivere in qualche modo i suoi ricordi. Tornato a casa
definitivamente, ma ripartito poi per rivedere i posti dove
aveva combattuto lungo il Don, trenta anni dopo la fine
della guerra, nel 1973, compiva un viaggio nello spazio e
nel tempo per riappacificarsi con gli uomini e la storia.
“La finestra della mia stanza - scrive - inquadra boschi e
montagne, ma lontano, oltre le Alpi, le pianure, i grandi
fiumi, vedo sempre quei villaggi e quelle pianure dove
dormono nella loro pace, i nostri compagni che non sono
tornati a baita”.
Il libro è un vero appassionante documento dove gli avvenimenti drammatici del Sergente sono descritti nei
particolari che rievocano quei momenti sanguinosi, mai
dimenticati, dove alla fine della battaglia contro i Russi
morirono nella steppa 74.800 italiani.
Rigoni Stern dedica a Primo Levi alcune pagine del libro
sulla vita nel Lager dove era stato, in una landa della Polonia, e per non dimenticare scrive che anche dopo la Liberazione nel 1945 non era riuscito a cancellare i ricordi
che affioravano continuamente alla sua mente.
Non godeva della pace e della bellezza della sua casa ritrovata, ma riaffioravano il freddo, la fame, le morti dei
suoi alpini e la notte, nel sonno, urlava.
P
er
testimoniare
tutto questo, Marco Paolini, attore e
narratore, ha dedicato al
racconto del libro “Il Sergente”, un lavoro di teatro
civile sulla guerra, interpretandolo con vera potenza evocativa. Dichiara nel testo teatrale di
voler insegnare qualcosa
ai giovani, che dal filmato dello spettacolo da lui
interpretato possano ripercorrere il suo stesso
viaggio verso il Don per
vedere i luoghi della tremenda ritirata di Russia. Ascoltando Marco Paolini che
recita il Sergente Rigoni Stern si ritrovano le descrizioni
del libro, i sentimenti e il dolore dei soldati che cadendo
nella neve invocano la loro mamma, e anche “nunc et in
hora mortis nostrae. Amen”.
Il 26 gennaio del 1943 gli italiani che sfondarono il fronte
russo a Nikolajeska erano guidati dal generale Riverberi,
alpino di Cavriago, e a Nikolajeska giace l’elenco di tanti
caduti italiani.
Le donne russe che hanno assistito a quel massacro, molte morte nei combattimenti insieme alle loro famiglie,
portano lo stesso nome di tante donne russe, ucraine,
moldave che sono emigrate e ora vivono in Italia: le Larisse, Tatiane, Irine, Svetlane. La Storia ritorna in modo strano e diverso: non più stragi ma collaborazione fraterna!
Linda Magnani
o scorso 25 gennaio presso l’Istituto Sacro Cuore
dei Salesiani a Roma si è
svolta una “Giornata di riflessione e confronto sulla situazione del Paese”. Si è trattato di
un convegno autoconvocato
da esponenti del Meic-Movimento Ecclesiale di Impegno
Culturale (ex-laureati cattolici) e da numerosi intellettuali
e giornalisti cattolici, gli stessi
che hanno dato vita nel 2010
al sito web Epta Forum, con
l’adesione dall’Istituto Luigi
Sturzo e dell’Istituto Vittorio
Bachelet - emanazione dell’Azione Cattolica. Il convegno
è caduto proprio nel 55° anniversario (25 gennaio 1959)
dell’annuncio dell’indizione
del Concilio Vaticano II da
parte del Papa Giovanni XXIII.
“Cattolici repubblicani”: perché amerebbero chiamarsi
così? Lo ha precisato Alberto
Monticone, uno dei relatori:
per “servire il Paese nello spirito della Costituzione repubblicana”. Prima dell’incontro
gli “autoconvocati” hanno elaborato un corposo documento “per il contributo cattolico
alla rinascita della democrazia
italiana”, alla stesura del quale
hanno partecipato le più lucide menti del cattolicesimo
italiano: Roberto Gatti, Giuseppe Savagnone, Francesco
Paolo Casavola, Ugo de Siervo, Sebastiano Fadda, Cesare
Mirabelli, Giorgio Campanini,
Lorenzo Caselli, Luigi Fusco,
Andrea Maccarini, Gastone
Simoni, Gian Candido De
Martin, Leonardo Becchetti e
Carlo Cirotto.
Ecco alcuni flash su un dibattito che non è esagerato
qualificare “ampio e approfondito” (29 interventi su oltre 70 partecipanti): “Siamo
governati da oligarchi” (Casavola); “Ricominciare a pensare
per formare nuovi cittadini”
(Savagnone); “Partire dal movimento, no al partito” (Mirabelli), “Dobbiamo abituare
i ragazzi al confronto con la
povertà e il volontariato” (don
Fadda); “Rilanciare il servizio
civile come educazione dei
giovani alla solidarietà” (De
sparsi in Italia e nata per favorire una presenza politica
significativa e incisiva dei
cattolici al servizio del bene
comune concepito alla luce
dell’umanesimo plenario di
ispirazione cristiana e della
dottrina sociale della Chiesa.
Q
Nelle foto: Alberto Monticone e monsignor Gastone Simoni.
Martin); “Il pre-politico non
può essere il solo orizzonte dei
cattolici italiani”! (Bianchi).
C
ondizione necessaria
per realizzare questi
obiettivi è fuor di dubbio una maggiore unità del
laicato cattolico, da realizzare innanzitutto sul piano delle
proposte politiche, attraverso
il confronto ed il dialogo continuo con tutte le realtà culturali, associative, sociali ed
ecclesiali. Da qui l’esigenza di
lavorare alla seconda bozza
del documento programma-
to di rappresentanza politica.
Ma tale prospettiva, nel corso
del dibattito, è stata giudicata
prematura e inopportuna in
questa fase. L’opzione più praticabile appare essere, nella
fase attuale, l’avvio di un confronto a livello locale tra le
realtà di ispirazione cristiana esistenti, per verificare le
possibilità di concreta aggregazione sul territorio.
È stata invece valutata positivamente la possibilità di impegnarsi, anche nell’immediato,
in campagne di mobilitazione
popolare su temi concreti, for-
Il percorso più praticabile è apparso
un confronto a livello locale tra le realtà
di ispirazione cristiana esistenti, per
verificare le possibilità di aggregazione
tico in spirito di reale condivisione e collaborazione con
tali realtà, in modo da arrivare tra metà e fine marzo alla
discussione di una bozza già
in qualche modo condivisa.
Per poi proseguire il lavoro di
redazione del testo nei mesi
successivi e portare ad una
discussione generale (possibilmente prima delle elezioni
europee) il testo definitivo del
documento.
Come era prevedibile, non
sono mancati accenni alla necessità di costituire in tempi
brevi anche un nuovo sogget-
ti e d’interesse generale (come
ad esempio, Fiscal compact
e Fondo di Redenzione, legge elettorale con preferenze),
ma anche su temi apparentemente “rivoluzionari” come
l’aumento della retribuzione
del lavoro e la riduzione dell’orario di lavoro che cominciano
ad emergere anche a livello internazionale.
Va bene che questa iniziativa consolidi ancora di più la
rete di carattere culturale e
prepartitico a cui tutti siamo
interessati: una rete costituita
da vari istituti, centri e gruppi
uesto esige però,
come ha detto monsignor Gastone Simoni, vescovo emerito di
Prato, in una lettera inviata
ai partecipanti, che tutti possano convergere per un progetto-programma coerente
con tale ispirazione e insieme capace di interpretare le
esigenze «più giuste e gravi
dell’attuale situazione sociopolitica
italiana-europeainternazionale. Una di queste
esigenze è quella di dare una
risposta credibile alla sacrosanta “rabbia” di quanti non
sopportano più le ingiustizie
di vario genere, non ultima
la scandalosa divaricazione
dei redditi e degli stipendi od
onorari che siano».
Questo progetto-programma
va proposto a tutti i cittadini
e in particolare ai cattolici di
qualunque appartenenza partitica, ma - come sottolineava il
vescovo emerito di Prato - «in
primis a quei cattolici di ogni
fascia di età che intendono offrire agli italiani una nuova
formazione politica programmaticamente e interamente
omogenea sia alle nostre ideeguida che allo stile di servizio
qualificato dall’onestà, dalla
mitezza e dall’amore».
L’
augurio che si fanno
in molti, soprattutto
quei laici responsabili
e attenti che, nelle più lontane periferie delle parrocchie
e dell’associazionismo, vivono tuttora il travaglio politico
e culturale della diaspora del
cattolicesimo politico, è che
tutto non finisca per rimanere solo una bella ma estemporanea iniziativa.
Luigi Bottazzi
presidente del Circolo di cultura
«G. Toniolo» di Reggio Emilia
Breve recensione del libro «Energia e innovazione» del reggiano Enrico Rota
TUTTI I MODI PER PRODURRE ENERGIA
S
i tratta dell’ultima, recentissima,
opera del nostro concittadino ben
noto, il cui contenuto è benissimo
descritto dal titolo. A Reggio l’avremmo
accolta sempre volentieri, ma l’Autore
ha pensato bene di ottenerne la presentazione, ovunque valida, di due illustri
docenti del Politecnico di Milano che,
immagino, saranno stati ben lieti di
compilarla. La lettura del volume non
solo è proficua per tutti, ma non lascia
mai dubbi interpretativi neppure a chi
non sia di formazione tecnica, mentre
non è ripetitiva per chi ne sta già edotto, dato che fornisce dati quantitativi,
ben raggruppati, piuttosto laboriosi da
reperire.
I suoi 5 capitoli hanno i seguenti titoli:
Capitolo 1: Le Fonti di Energia. Presentazione succinta dei contenuti del volume e dei dati quantitativi più rilevanti.
Capitolo 2: L’Energia del Sole. Circa 40
pagine su tutte le tecnologie con le quali
è dato sfruttarla.
Capitolo 3: L’Energia del Vento. Come
sopra.
Capitolo 4: La Produzione Idroelettrica in Italia. Qui la presentazione è, fatalmente, più rivolta al passato che al
presente.
Capitolo 5: L’Energia Nucleare. Le 30
pagine che vi dedica sono molto chia-
ramente sofferte e rivolte più al Mondo
esterno che all’Italia.
A
lla fine della lettura del libro un
pubblico evoluto, ed ora ben più
informato di quanto fosse prima, sentirà una stretta angosciosa per
quanto riguarda il domani, i figli, i ni-
poti. Possibile che, per ragioni emotive,
si sia caduti, senza che sia evidente una
via per uscirne, in una situazione energeticamente costosissima e dipendente
dall’arbitrio altrui? A queste domande,
che non sono né scientifiche, né tecniche,
ma unicamente di psicosociologia italica, il volume non può dare risposta, ma
il suo non indifferente merito è quello
di porle al lettore con tutta l’evidenza e
l’impellenza che meritano.
Purtroppo esse non sono le sole ad annebbiare il nostro futuro: come i lettori
di questo settimanale ben sanno, esse
si sovrappongono a tutte le questioni
di tolleranza, di etica, di morale, di accettazione solidale del prossimo a cui
ancora noi dobbiamo accennare una
risposta.
Ma da qualche parte bisognerà pur cominciare, ed è proprio per la spintarella
che quest’opera può dare, che essa è più
che ben voluta.
So che l’Autore è ben conscio dell’inevitabile mancanza, in quest’opera, dei
pur necessari messaggi etici e che sta già
elaborando un opportuno testo specifico che li contenga. Dopo la lettura del
presente, il prossimo sarà ancor più cogente.
Giorgio Ferrari
Società & Cultura
15 febbraio 2014
UNA DISCRIMINAZIONE CHE ASSUME VARIE FORME
Cristiani: cruenta o culturale
la persecuzione continua
H
o una confessione da
fare: finora ho vissuto
ripiegata su me stessa, sui miei problemi. Il mio
interesse, al massimo, poteva
limitarsi al mio piccolo mondo di relazioni. Avevo troppi
impegni e poi... cosa poteva
fare una persona insignificante come me? Ebbene, dopo la
lettura di alcuni fatti di cronaca riportati sul nostro giornale diocesano, ho ricevuto una
scossa che mi ha toccata nel
profondo, tanto da avere una
nuova percezione della realtà.
Il 21 dicembre scorso La Libertà ha riportato un articolo
di Luca Geronico, precedentemente pubblicato su Avvenire
- il 18 dicembre 2013 - col titolo “Duemila cristiani nelle
mani dei qaedisti”, nel quale
veniva raccontata la persecuzione che si stava consumando nei confronti dei cristiani
della Siria.
Credo, come per molti di voi,
non fosse certo la prima volta
che si sentivano notizie del genere. Ma in questa circostanza è stato diverso. Infatti, con
l’aiuto dell’immaginazione,
sono riuscita a trasportarmi
nella loro tragica situazione.
Un fatto nuovo, perché solitamente dopo qualche riflessione compassionevole, riprendevo tranquillamente le mie
attività.
B
en duemila persone rischiavano tutto, anche
la vita, e io mi limitavo
impassibile a prenderne atto.
E poi, un fatto del genere era
già avvenuto l’anno scorso in
un altro villaggio abitato da
cristiani della zona: Ghassanieh. In quell’occasione, intere famiglie avevano abbandonato le case e tutti i loro beni
nel giro di una notte.
Non ci sono alternative per i
cristiani: fuggire in massa o
convertirsi all’Islam, se non
vogliono essere trucidati.
Com’è possibile che la stessa
vicenda si stia ripetendo nel
villaggio di Kanye, nella Siria
settentrionale, senza che nessuno alzi un dito per aiutarli?
Questa “nostra gente” si trova
in trappola dal 15 dicembre.
Il vescovo emerito di Aleppo,
Giuseppe Nazzaro, riferisce al
to perché stampavano delle
Bibbie. E malgrado le differenze che intercorrono in tutti gli
ambiti tra l’Occidente e il Medio oriente, a cominciare dal
mancato rispetto di uno dei
diritti fondamentali dell’uomo, ossia la libertà di scegliere
e professare la propria fede, ci
sono politici degli Stati membri favorevoli all’entrata della
Turchia nell’Unione Europea.
P
riguardo che i “qaedisti, nella
quasi totalità stranieri, sono
entrati nel villaggio… hanno bloccato le vie di accesso
e ordinato alla popolazione
di adeguarsi alla legge coranica… La gente è terrorizzata”. “A minacciarli”, sottolinea
monsignor Nazzaro, “non
sono i musulmani siriani, con
i quali hanno convissuto in armonia per tanti secoli, ma gli
estremisti islamici provenienti
dall’estero.” “Questa”, conclude il vescovo, “è una guerra
di potenze straniere, in prima
fila l’Arabia Saudita e il Qatar,
contro la Siria”. È evidente che
l’obiettivo delle stragi è cambiare la geografia religiosa
del continente africano.
Sappiamo che la condizione
dei cristiani della Siria non è
un caso isolato. Quasi sempre
sono i vari organi religiosi che
ci informano a riguardo, tant’è
che raramente i mass-media
riportano episodi di violenza,
specificando che si tratta di
una vera e propria persecuzione nei confronti dei cristiani.
Così, di questo passo, la tanto
decantata eterogeneità medio-orientale si sta riducendo
in monotonia di una sola religione, l’islam, e a una manciata di idiomi e sparute comunità cristiane, sempre più
dimezzate dalle lotte interne
al proprio Paese.
R
icordo alcuni avvenimenti, tanto per sottolineare la tragedia
cristiana nell’espansionismo
musulmano.
Baghdad ha predetto “l’e-
stinzione della cristianità dal
Medio oriente”. Nel Sudan da
decenni il governo autoritario dei musulmani sunniti nel
nord tormenta le minoranze
cristiane e animiste che vivono nel sud. Quella che è spesso stata definita una “guerra
civile” altro non era in realtà
che il tentativo del governo
sudanese di annientare le minoranze religiose. La persecuzione infatti, è culminata nel
genocidio del Darfur, che ha
avuto inizio nel 2003.
In Turchia invece, la persecuzione anticristiana, che c’è
sempre stata, ha assunto oggi
il volto di una sistematica intolleranza, con la mancanza
di seminari, il divieto per gli
stranieri di diventare sacerdoti
e la discriminazione spicciola
che rende difficile trovare un
lavoro, una casa, ottenere un
documento.
Come ha spiegato Joseph Alichorano, uno dei maggiori
specialisti di storia dei cristiani d’oriente, la maggior parte dei cristiani in Turchia ha
subìto un genocidio tra il 1896
e il 1923 e tra quelli che non
sono morti la maggioranza ha
scelto l’esilio piuttosto che restare in un Paese negazionista.
I cristiani turchi sono dei “sopravvissuti”, pegno della più
antica memoria cristiana del
mondo.
È significativo ricordare un
fatto di cronaca avvenuto nel
2007, nel quale tre cristiani
vennero assassinati a Malata,
in Turchia: un tedesco e due
turchi legati, incaprettati e
sgozzati dagli islamisti soltan-
er concludere, è significativo ricordare il paragone effettuato dal Patriarca russo Kirill I, il quale,
per spiegare il futuro del patriarcato di Antiochia e il futuro dei cristiani in Siria, evoca
niente meno che la Rivoluzione bolscevica del 1917, con
la sue sterminate “carcasse di
chiese”. Il futuro di quei luoghi
che consideriamo “culla della
cristianità” sarà davvero destinato a diventare un cumulo di
macerie?
Si sente spesso dire nelle nostre comunità che le comunità cristiane sono quelle più
discriminate nel mondo. E
questo vale non solo nei Paesi
dove ci sono movimenti fondamentalisti, come nel mondo islamico o indiano, ma
anche nelle nostre avanzate
democrazie occidentali.
U
n esempio ‘democratico’ di discriminazione
dei cristiani è di questi
giorni: l’ideologia del gender.
Infatti, se la legge già approvata dalla Camera e ora in discussione al Senato dovesse
passare, la Chiesa cattolica che difende la famiglia naturale e il matrimonio tra un uomo
e una donna - si troverebbe
fuori legge per il fatto di essere
un’organizzazione che ‘incita’
alla discriminazione fondata
sull’omofobia e perciò, tacciata di omofobia e condannata.
In tal caso sarebbe in gioco
non solo il diritto fondamentale dell’uomo, di professare
il proprio credo, ma anche la
libertà di opinione, di espressione, insomma una vera e
propria discriminazione verso i fondamenti del cristianesimo.
Giuditta Giudici
La conferenza di Roberto De Mattei al Circolo culturale «Pier Giorgio Frassati» di Correggio
«GENDER», NUOVA FRONTIERA DELL’EVOLUZIONISMO
“N
el mondo esiste
una lobby evoluzionista che condiziona il lavoro degli scienziati. Una lobby che trae le
sue ragioni ideologiche che si
nutrono di relativismo e rappresenta il cuore del pensiero
comunista ancora in voga”.
Così Roberto De Mattei, già
vicepresidente del Cnr, invitato il 5 febbraio alla sala
Bellelli Contarelli per una
conferenza organizzata dal
Circolo “Frassati” di Correggio sull’evoluzionismo.
De Mattei ha ricordato come
il relativismo si nutra dell’evoluzionismo. “Sono crollati
i muri, ma il cuore ideologico
del comunismo era l’evoluzionismo e lo è ancora oggi. Il
comunismo era materialismo
dialettico, cioè l’idea della
materia in movimento e sotto
questo aspetto il comunismo
sopravvive sotto forma di evoluzionismo”. De Mattei ha
poi spiegato gli errori di
quella che allo stato attuale è né più né meno che una
trasformazione”. “Purtroppo
però gli scienziati ne parlano poco perché le carriere
universitarie e accademiche
sono condizionate da una
potente lobby che impedisce
a chi si pone contro questa
teoria di scrivere su gran parte delle riviste scientifiche”.
teoria, peraltro sconfessata da
tutti gli scienziati: “Non esiste
in natura alcun passaggio da
una specie all’altra - ha detto
- perché la specie è qualche
cosa di fisso che può incontrare delle micro evoluzioni come il colore della pelle
per l’uomo o il bruco che si
trasforma in farfalla o anche
il passaggio da embrione a
feto. Queste micro evoluzioni
sono trasformazioni all’interno di parametri dati, ma per
capirci, non esiste il passaggio di specie come dall’uomo
allo scimpanzè”.
Dopo aver ricordato che la te-
oria dell’evoluzionismo non
è mai stata dimostrata in
ambito scientifico, De Mattei ha ricordato come oggi la
teoria del gender non sia altro
che un aspetto legato all’evoluzionismo. “Così come
l’evoluzionismo darwiniano
sostiene che non vi è alcuna
differenza di specie tra l’uomo e l’animale, così nel caso
del gender si cerca di sostenere che non esiste nessuna
differenza di natura biologica
tra uomo e donna. Questo è
possibile perché secondo l’evoluzionismo tutto è materia
plasmabile, dunque corpo in
13
TURCHIA
Legami che uniscono
la Diocesi a Trebisonda
T
emo di non poter udire con le orecchie ‘materiali’ la
proclamazione di “santo” per don Andrea Santoro
(foto), martire a Trebisonda, in Turchia...
L’occasione di queste notizie che seguiranno va attribuito al
buon cuore di don Nino Ghisi, “rettore” del Santuario della
Madonna della Fossetta di Novellara: nella Messa serotina
domenicale del 2 febbraio, celebrata più da seduto che eretto, essendo reduce da un intervento chirurgico a un ginocchio, ha avuto una felicissima espressione: “Ricordiamo anche i missionari martiri... testimoni viventi” (e la domenica
seguente, il 9 febbraio, l’Eucaristia è stata celebrata proprio
in suffragio di don Santoro).
Come non correre - così è stato per me - con il pensiero a
Trebisonda, sulle sponde dell’antica Colchide, tanto cara
alla mitologia, alla letteratura e alla storia?
La città, turca a partire dal 1461, ebbe la prima missione ‘cattolica’ - fondata dai Cappuccini italiani - nel 1845, e fu legata
sin dagli inizi alla Chiesa di Reggio Emilia. Ecco in che modo:
dal 1864 al 1886 vi fu presente il frate laico Luca (Borciani) da
Cavazzoli; fu cuoco, ortolano e custode, ma soprattutto muratore - dal momento che innalzò l’altare in pietra nella chiesa aperta il 2 febbraio 1874 e dedicata a “Santa Maria della
Purificazione” - nonché falegname, con la composizione dei
due confessionali per donne e gli armadi per la sagrestia.
Leva pure del 1864 padre Basilio (Bertolini) da Barco, per alcuni anni a Trebisonda, poi a Erzurum e dal 1882 a Mersin
(costruttore di chiesa e scuole). Nel XX secolo vi troviamo
padre Francesco (Sacchi) da Scandiano, dal 1923 al 1928,
padre Pietro (Bertagni) da Ospitaletto, dal 1936 al 1938, padre Marco da Cognento (inverno 1952-1954), padre Gherardo (Losi) da San Rocco di Guastalla, tra 1957 e 1958, frate
Benigno (Caselli) da Monzone, dal 1959 al 1971, dedito a opere di carità, frate
Pasquale da Grassano (autunno 1966) e padre Giacomo (Bazzoli) da Carù di Villa
Minozzo (autunno 1967)
e infine, l’ultimo parroco
cappuccino, padre Umile
Roberto (Ferrari) da Quara, dal 1971 al 1974, passato
nel frattempo - nel 1970 - da
frate laico a sacerdote. Né
vanno dimenticati i Superiori di Missione; avevano a
Trebisonda un vicario - padre Prospero Germini da
Ospitaletto, dal 1955 al 1961,
e padre Michele Salardi, di
Novellara.
La chiesa, praticamente
chiusa, veniva ‘spolverata’
quasi mensilmente da frate Benigno - ordinato poi sacerdote nel 1979 - di sede a Samsun, a 380 chilometri, dove risiedeva col Superiore padre Giuseppe Germano (Bernardini)
da Verica, Pavullo nel Frignano, sino al 1985, quando i Cappuccini rinunciarono alla Missione del Mar Nero.
Nel 1990 però la Congregazione della Chiesa orientale provvide a tre circoscrizioni in Turchia: diocesi di Costantinopoli
(Istanbul), Smirne e Anatolia Orientale; praticamente, da oltre Ankara ai confini orientali.
A Trebisonda, ricambio di alcuni sacerdoti dall’Europa finché,
nell’ottobre 2003, vi prese dimora don Andrea Santoro - già in
Turchia forse da un paio d’anni -, sacerdote “fidei donum”
benedetto da monsignor Maurizio Ruggero Franceschini
(da Saltino), vicario apostolico dell’Anatolia Orientale, ora
arcivescovo a Smirne. Prima preoccupazione di don Santoro, sul principio di conoscere e farsi conoscere, fu quella
di ricostruire l’archivio; fu così che ci scambiammo missive
e documenti e divenimmo amici.
U
ul piano invece strettamente teologico De
Mattei ha invitato a considerare, più che l’evoluzionismo, il creazionismo, perché
“anche ammesso che il Big
Bang sia esistito, questo non
spiega da dove provenga la
materia che poi 15 miliardi di
anni fa (“chissà poi perché 15
miliardi e non uno o 100!”) è
esplosa creando l’universo.
Per accettare questo bisogna
accettare uno stato di materia che sia eterna oppure
accettare che questa sia stata
creata. Da qui la necessità di
orientare questi studi in chiave creazionista”.
n futuro e un presente di speranza per la Chiesa di
Trabzon (Trebisonda) trapelava dalla lettera indirizzata nel Natale 2004 da padre Vincenzo Succi al
sottoscritto: “(...) Possiamo stare tranquilli per Trebisonda.
Don Andrea Santoro... è un prete carismatico che ho ben conosciuto in Cilicia (Mersin, Adana, Iskenderun - o ‘Alessandretta’). Forse potrebbe apparire un po’ idealista, ma senza
idealismo e fervore non si va lontano; però ha uno spirito di
preghiera e di carità invidiabili, mi ha aiutato con buona forza fisica a caricare, scaricare e trasportare gli handicappati,
cosa che io - col mio braccio - non avrei potuto fare. Sono
sicuro che riporterà quella Chiesa (il Santuario di Santa Maria) ai ‘fasti’ degli anni Sessanta-Settanta”.
Purtroppo inattesa, imprevedibile e inopportuna, la mannaia del destino lo stroncò a soli 61 anni.
Nel primo pomeriggio di domenica 5 febbraio 2006, mentre
era seduto su una sedia dinanzi l’ultimo banco, intento alla
lettura biblica, è stato raggiunto al torace da due pallottole
micidiali, scaricate da una rivoltella guidata da una mano
omicida, al grido di “Allah è il più grande... vendetta è fatta”.
Incriminato un ragazzo di 16 anni, reo confesso, psicolabile... A presiedere il funerale, il sassolese, e quindi reggianoguastallese, cardinale Camillo Ruini, insieme a monsignor
Luigi Padovese, vescovo a Iskenderun, che 6 anni dopo, il
3 giugno 2010, avrà il capo reciso dal suo autista, mentre si
accingeva a raggiungere Cipro per un incontro con il Santo
Padre Benedetto XVI. Ma questo è un altro capitolo. Di martiri, testimoni viventi.
Andrea Zambrano
Terenzio Succi
S
14
Società & Cultura
15 febbraio 2014
SCANDIANO
Nove serate per diventare
volontari ospedalieri
L’
Associazione Volontari Ospedalieri (Avo) di Scandiano, con il patrocino dell’amministrazione locale, promuove il 29° corso di formazione e aggiornamento.
Il corso è rivolto a coloro che intendono prepararsi a svolgere
adeguatamente il servizio in ospedale e serve come formazione permanente anche per i volontari già in servizio.
Per fare volontariato con Avo occorre avere già compiuto 18
anni, tuttavia il corso di formazione è aperto anche ai giovani
che saranno maggiorenni nel 2014. La frequenza del corso
è ritenuta indispensabile per l’accesso ai colloqui finali che
abilitano al servizio. Al termine sarà possibile praticare il tirocinio in ospedale affiancati da un tutor esperto e prestare
un servizio di almeno due ore settimanali in reparto.
I nove incontri sono in programma presso la sala della biblioteca “Dottor Remo Lasagni” dell’Ospedale “C. Magati”
di Scandiano (al 1° piano). Di seguito programma e temi delle serate (inizio ore 20.30) che prevedono il coinvolgimento,
fra gli altri, di medici e operatori del nosocomio scandianese.
- Martedì 4 marzo: Il volontariato dà colore alla vita: Diamoci una mano, relatrice Silvia Paglia, presidente regionale Avo.
- Venerdì 7 marzo, Il ruolo dell’Avo nel dipartimento internistico, relatore dottor Erio Scalabrini, reparto di Lungodegenza.
- Martedì 11 marzo, La relazione d’aiuto, relatrici Antonella
Giudici e Samuela Ferrante, caposala e infermiera del reparto di Medicina.
- Venerdì 14 marzo, Il sistema ospedaliero e la carta dei servizi, relatrice dottoressa Cristina Incerti, responsabile Direzione sanitaria ospedale “Magati” di Scandiano.
- Martedì 18 marzo, Ero malato e mi avete visitato, relatrice
suor Ines Talignani.
- Venerdì 21 marzo, L’importanza delle parole, relatori
Uberto Fontana, responsabile R.S.A. e Casa Protetta, e Laura
Torelli, coordinatrice Casa Protetta di Scandiano.
- Martedì 25 marzo, Aiuto al paziente disfagico nell’alimentazione, relatrice dottoressa Cleide Urlando, logopedista
dell’Ospedale “Magati” di Scandiano.
- Venerdì 28 marzo, La comunicazione non verbale, relatore
dottor Roberto Mercati.
- Martedì 1 aprile, Lo spirito Avo, relatrice Ernestina Nasi,
volontaria Avo.
Tutte le sere i volontari in servizio si alterneranno per raccontare la loro esperienza nell’Avo di Scandiano.
Info e iscrizioni: Chiarina Spadoni (presidente Avo Scandiano) tel. 338.9319011; Carla Zambelli tel. 347.4098779.
Bagnolo. I “Nuova Civiltà” suonano al Maki Pub
Come ogni anno il gruppo musicale “Nuova Civiltà” è ospite
del Maki Pub - in via Boiardo a Bagnolo in Piano - per un
concerto. Sabato 15 febbraio, alle ore 21, il concerto presentato dalla band sarà interamente composto da brani dei
“Nuova Civiltà”. È gradita la prenotazione dei tavoli al numero telefonico 0522.1715101.
Reggio. Weekend dialettale al Teatro San Prospero
Sabato 15 (ore 21) e domenica 16 febbraio (ore 16) la Compagnia “Quiì dlà Pèev” si esibisce al Teatro San Prospero di
Reggio Emilia con lo spettacolo Paghèer e murìir s’è seimpèr
in tèimp, commedia dialettale in due atti di Gianfranco Govi.
La trama vede Biagio, titolare di una ditta di pompe funebri,
cercare d’inventare sempre cose nuove per allargare l’attività, dato il periodo di crisi, aiutato dalla figlia Belinda. In
questo contesto s’infilano diversi personaggi: l’amico Clinio,
che frequenta spesso casa sua anche per motivi amorosi, la
sorella Marietta, in crisi con il matrimonio, e clienti particolari che creano confusione e colpi di scena che stupiranno e
divertiranno il pubblico. Per informazioni e prenotazioni: tel.
0522.439346, e-mail [email protected].
Casalgrande. Tortellata solidale per gli alluvionati
I NOSTRI MORTI
Nato nel Mantovano, ha avuto un fratello e un cugino sacerdoti
Addio a Ermes Andreoli, 103 anni
Fu tra i fondatori dell’Oratorio e della Giac di Reggiolo
E
rmes Andreoli, che aveva compiuto nell’ottobre
scorso 103 primavere, si
è spento serenamente nella
sua Genova, dove s’era trasferito nel dopoguerra e dove
aveva formato una famiglia e
avviato un negozio per il commercio di cristalleria e porcellane. Nel 1938 fu un ‘padre’
fondatore dell’Oratorio maschile e della Giac di Reggiolo. La sua famiglia, nel 1924,
quando Ermes era soltanto
14enne, giunse a Reggiolo da
Portiolo mantovano. Ha fatto parte della storica dynasty
Andreoli di Reggiolo, di cui un
fratello e un cugino abbracciarono il sacerdozio. Un altro
cugino fu partigiano cattolico,
martire della Resistenza, e un
terzo cugino è morto in un lager nazista.
Fu don Luigi Bagnoli, nel 1937,
a volere l’Oratorio e la Giac
a Reggiolo, di cui aveva fatto
i primi tentativi (col Circolo
Giovanile Cattolico) il predecessore monsignor Sessi.
Dell’Oratorio e della nuova
sezione dell’Azione Cattolica
maschile reggiolese con don
Bagnoli, furono cofondatori
Francesco Pasotti, già presidente del circolo stesso e padre
di monsignor Carlo, Cancelliere vescovile, i fratelli Ermes e
Luigi Andreoli, lo studente di
musica Giuseppe Guastalla
(che sarà direttore del “Peri”di
Reggio Emilia) nonché i Caramaschi, Cani, Sironi, Truzzi,
Troni, Fava, Panizza, Angeli
e altri giovani e giovanissimi,
nella seconda metà degli anni
anche il cugino Aldo Andreoli,
martire della Resistenza come
partigiano cattolico, perito
giovanissimo per le sofferenze
patite negli anni di clandestinità sui monti, a cui Reggiolo
ha dedicato una contrada.
Un terzo cugino, Carlo Andreoli, è morto in un lager tedesco. È stata una famiglia fortemente provata.
E
Ermes Andreoli, morto a Genova, era originario di Reggiolo.
Trenta. Don Bagnoli (che poi
nel ’47 fu chiamato a Guastalla
dal vescovo Zaffrani), in poco
tempo, incentivò l’azione, organizzando anche un folto
gruppo femminile di Ac.
Dell’epoca, l’unico sopravvissuto giunto alle 103 primavere,
è stato Ermes Andreoli, spentosi mercoledì 5 febbraio 2014,
confortato dai sacramenti e
dalla figlia Marina, col marito
Alberto e i nipoti Chiara, Emanuele e Silvia, in costante contatto coi parenti di Reggiolo.
L
a numerosa famiglia Andreoli abitava in Corte
Fieniletto, un cascinale
di via Cattanea. Andreoli venne a Reggiolo anche tre anni
orsono, con la figlia Marina,
per festeggiare il centenario.
Ricordava ancora, con dovizia
di particolari, i primi anni oratoriani a Reggiolo, la bravura
Notizie da Città & Paesi
Bibbiano. Donatella Violi espone all’Ottagono
Continua la rassegna espositiva dell’Ottagono, la Galleria d’arte contemporanea
del Comune di Bibbiano. La
programmazione dell’anno in corso, iniziata con
le delicate opere a matita
di Cristina Iotti, prosegue
al femminile con l’artista
Donatella Violi. La personale dal titolo Per filo e per
sogno, inaugurata il 1° febbraio, è aperta – ad ingresso
libero – ogni sabato e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 18.30 fino a domenica
23 febbraio. Donatella Violi nasce a Ovada, si trasferisce a Milano, poi a Reggio Emilia. La sua formazione artistica inizia da
giovanissima e il colore diventa il tramite per un suo caratteristico linguaggio con il mondo che osserva e riproduce, fissando
la sua attenzione soprattutto sull’utilizzo di un personalissimo
‘alfabeto dei colori .’ Info: [email protected] oppure
su Facebook e Twitter cercare “Galleria Ottagono”.
Reggio. I giovani insegnano il tedesco agli anziani
La comunità di Casalgrande è stata profondamente colpita
dalla gravità dell’alluvione che ha danneggiato Bomporto il 19
gennaio scorso. Proprio per offrire ai modenesi un sostegno
fattivo nel fare fronte alla calamità, il Comune organizza, in
collaborazione con la Polisportiva Casalgrande, una tortellata
di solidarietà per chiamare i casalgrandesi a un gesto di vicinanza. La serata si svolgerà venerdì 21 febbraio, ore 20.30,
all’interno del Bocciodromo comunale di via Santa Rizza 19
a Casalgrande. Saranno proposti i piatti tipici della tradizione
(antipasto emiliano, una ricca varietà di tortelli, dolce della
casa), e seguirà un momento di musica e svago, dopo la cena,
con “All Style Dance”. Il costo della cena è di 20 euro; la prenotazione è obbligatoria ai numeri 335.6244675 e 339.6768207.
L’apprendimento intergenerazionale identifica quella conoscenza che si realizza attraverso lo scambio di informazioni,
pensieri, sentimenti ed esperienze fra persone appartenenti a generazioni diverse, arricchendole entrambe. Per questo
motivo, dopo l’esperienza positiva dei corsi di informatica e di
inglese, il servizio comunale “Officina educativa”, “cooperativa
Solidarietà 90” e Istituto superiore Bus “Pascal” propongono
una nuova edizione di Eins, zwei, drei…tedesco per tutti, corso
per imparare la lingua tedesca tenuto dagli studenti delle classi
quarte del Pascal agli anziani che hanno già compiuto 60 anni
o li compiono entro l’anno solare. Il corso è gratuito e l’inizio è
fissato per venerdì 21 febbraio. Le sei lezioni si terranno presso
le aule dell’Istituto superiore Bus Pascal, il venerdì pomeriggio
dalle 14 alle 15.30. I posti a disposizione per partecipare a Eins,
zwei, drei…tedesco per tutti sono 15. Per iscriversi occorre presentarsi personalmente con un documento d’identità presso
gli sportelli dell’Urp - Comune Informa di via Farini 2, a Reggio
Emilia, dove sarà possibile ritirare il tagliando di prenotazione
del corso. Gli iscritti devono essere residenti nel Comune di
Reggio Emilia. Per ulteriori informazioni rivolgersi a Comune
Informa - Urp Informagiovani, aperto lunedì, martedì, giovedì,
venerdì e sabato dalle 8.30 alle 13, mercoledì dalle 9.30 alle 13;
martedì e giovedì dalle 15 alle 18.
Numeri di telefono: 0522.456660 – 0522.585217 – 0522.585033.
di don Bagnoli nel coinvolgere
i ragazzi, il parroco monsignor
Fermi, qualche aspro scontro
col regime d’allora, la guida
dei giovani della Giac. Con
molti di loro aveva mantenuto
contatti, dopo essere divenuto genovese d’adozione. Nella
città della Lanterna, quando
ancora il conflitto deflagrava sull’intera Penisola, avviò
l’attività commerciale citata,
condotta fino all’età pensionabile avanzata.
Ermes, anche a Genova, è stato attivo nelle attività dell’Azione Cattolica e dirigente.
Era cresciuto in una famiglia
patriarcale con solide fondamenta cristiane. Ha avuto il
fratello sacerdote, don Gino,
per decenni parroco di Novellara e il cugino, don Pietro
Andreoli, sacerdote e parroco
a San Giacomo di Guastalla.
Della famiglia ha fatto parte
rmes, pur col carico degli anni, è sempre stato
attento e aggiornatissimo sulle vicende pubbliche
attuali, e anche deluso da tanti
cattolici politicamente disorientati degli ultimi vent’anni.
“Così va il mondo - ripeteva
ultimamente l’ultracentenario Ermes, affranto anche dal
sisma in terra reggiana – ma
non bisogna abbandonare
la fiducia in un domani migliore, che pure ci sarà per la
‘mia’ Reggiolo terremotata e,
soprattutto, per i molti giovani senza occupazione, per la
Chiesa di Papa Francesco e
per un’Italia che deve ritrovare antiche certezze: più umiltà
dei politici e più disponibilità
verso la popolazione con fatti
e non soltanto a parole”.
Il feretro, giunto il 7 febbraio
da Genova, dove s’erano tenute le esequie, è stato benedetto nel Centro Comunità
di Reggiolo, per poi essere
accompagnato da familiari,
parenti ed amici di Ermes nel
locale Cimitero per la tumulazione.
Giacomo Sironi
Reggio. In mostra nove storie sulla Cina
Sarà l’universo
culturale e sociale cinese e
le sue manifestazioni, a volte
decisamente
curiose, il tema
della
mostra
Bizzarra Cina,
costituita
da
nove piccole
storie ironiche
illustrate con
scenografie e fotografie da “Thermos atelier creativi”, aperta
nell’Atelier di Anna Baldi Almanacco, in via dell’Erba 2/F a
Reggio Emilia.
Le opere in mostra illustrano storie o fatti insoliti e strani, rintracciati curiosando nel web, che sollecitano la curiosità per
quell’universo sconosciuto, eppure a noi sempre più vicino,
che è appunto la Cina. La mostra sarà visitabile fino a venerdì
28 febbraio, il martedì e mercoledì dalle ore 9 alle 13; il venerdì e sabato dalle 9 alle 13 e dalle 15.30 alle 19.30.
Per informazioni: “Thermos atelier creativi” di Delicatessen,
sito internet www.delica.it, tel. 0522.453044.
Reggio. Riapre “ZeroFavole”, teatro con disabili
La compagnia teatrale “ZeroFavole”, volendo migliorare la
conoscenza in merito alle pratiche teatrali, avvia una collaborazione con “Babilonia Teatri” (Verona). Fino a luglio 2014 il
laboratorio/scuola di teatro ZeroFavole, oltre alla conduzione
stabile di Stefano Masotti, vedrà la presenza di Valeria Raimondi ed Enrico Castellani, attori e registi e fondatori della
compagnia veronese Babilonia Teatri, per un totale di circa 30
ore di attività, realizzata al sabato pomeriggio dalle 14.30 alle
17.30, presso la sede di Let’s Dance, in via XX settembre 1 a
Reggio Emilia. “Con Babilonia Teatri - spiegano i promotori
dell’iniziativa - ci proponiamo la prosecuzione della ricerca di
un’identità artistica originale alla quale integrare uno sguardo di tipo pedagogico, obbligato quando si coinvolgono attori
disabili e non o giovani in situazione o condizione di marginalità e disagio, una sfida per la creazione di una compagnia
teatrale a tutto tondo”. La collaborazione tra “Babilonia Teatri”
e “ZeroFavole” serve a consolidare un percorso di formazione
permanente sulle tecniche del “Teatro per l’integrazione sociale”, che mira a costituire un “Teatro Stabile delle Differenze”.
Il laboratorio-scuola teatrale proposto dalla compagnia “ZeroFavole” è aperto a persone disabili e non, ragazzi, studenti,
attori in formazione, attori volontari interessati al teatro, operatori di teatro sociale. È possibile, per tutti coloro che sono
interessati, assistere ad uno o più degli incontri settimanali.
Per informazioni in più telefonare al 339.6856680 o scrivere a
[email protected].
Società & Cultura
«MAPEI STADIUM»
Incontro con la Società granata prima di Reggiana - Pro Patria
La domenica sportiva del Vescovo
15 febbraio 2014
15
CULTURA IN LUTTO
A 94 anni si è fermata
la penna di Luciano Serra
“I
1
2
3
4
Reggio Emilia, «Mapei Stadium», 9 febbraio. Foto 1: il Vescovo assiste a Reggiana - Pro Patria; alla sua destra, il vicepresidente della Reggiana Sisto Fontanili. Foto 2: il dono della maglia personalizzata (a sinistra il presidente Alessandro Barilli).
Foto 3: Camisasca conversa con alcuni Allievi, presentati dal responsabile della Comunicazione Matteo Iori. Foto 4: il Vescovo
posa tra le sagome di Severino Taddei (fondatore del club granata) e del capitano della formazione attuale, Beppe Alessi.
H
a trovato il tempo anche per il calcio “diocesano”, il vescovo Massimo, calcando la tribuna del
“Mapei Stadium”, in quest’inverno, per due volte ravvicinate, una lieta e una meno per le
“nostre” squadre.
Nella prima, il 12 gennaio, ha
assistito alla vittoria del Sassuolo sul Milan, con lo spettacolare 4 a 3 firmato dall’attaccante Domenico Berardi;
la seconda è stata domenica
9 febbraio, per la Lega Pro Prima Divisione, quando la Reggiana è stata sconfitta 1 a 0 in
casa della Pro Patria di Busto
Arsizio, una società nata nello stesso anno dei granata, il
1919.
Al di là delle considerazioni
tecniche, sono state occasioni
per conoscere meglio il Massimo Camisasca sportivo,
che da bambino faceva lunghe
passeggiate in bicicletta, ma
non giocava a pallone.
Il calcio gli è entrato nel sangue negli anni dal 1986 al
1991, quando è stato cappellano del Milan di Arrigo Sacchi. La prima volta che don
Massimo incontrò la squadra – lui milanista da sempre (ma suo fratello gemello
Franco è interista) – fu in occasione di un’udienza concessa
da Giovanni Paolo II, quando
sulla panchina del Milan sedeva Nils Liedholm. Poi iniziò
il rapporto più continuativo, e
quando i rossoneri giocavano
a San Siro il sacerdote partiva
da Roma il sabato e si metteva
a disposizione della squadra
per colloqui o confessioni, a
Milanello, fino alla domenica
mattina.
Milano, infatti, il Vescovo racconta di essere subito andato
ad abitare “sul Lago Maggiore,
a Leggiuno, dove i miei genitori erano sfollati per la guerra;
nello stesso luogo due anni
prima era nato Gigi Riva, con
cui abbiamo fatto un anno di
scuola elementare insieme,
anche se non nella stessa classe. Però Gigi Riva è rimasto
sempre nella mia memoria e
ancor oggi ci sentiamo”.
N
U
el palco del “Mapei
Stadium”, pochi minuti
prima del fischio d’inizio di Reggiana-Pro Patria, i
ricordi di quegli anni affiorano
vividi: le emozioni delle finali di Coppa dei Campioni a
Barcellona e a Vienna, quando don Camisasca accompagnò la squadra in aereo, ma
anche e soprattutto le qualità
personali, al di là dei valori
agonistici. “Mi impressionava
la maturità umana di Franco
Baresi, la semplicità profonda di Donadoni, l’umorismo
di Filippo Galli, la serietà in
allenamento di Van Basten, la
generosità di Gullit…”.
Da una stella del calcio all’altra, i ricorsi si spingono fino
ai tempi all’infanzia. Nato a
n capitolo a parte nel
diario calcistico di
monsignor Camisasca
è Arrigo Sacchi, che così il Vescovo ha tratteggiato in una recente intervista a La Gazzetta
dello Sport: “Di lui ammiravo
la passione sconfinata per il
calcio e la capacità di finalizzare ogni cosa allo scopo. Allo
stesso tempo, pur nella sua
intransigenza, era un uomo
con cui era piacevolissimo
stare e di cui era ed è bello essere amici. Era evidente la sua
enorme preparazione prima
di ogni partita. Non a caso poi
arrivarono le grandi vittorie”.
Già, le grandi vittorie, che oggi
paiono un ricordo sia per il
Milan, in serie A, che per la
Reggiana, che domenica scor-
sa ha perso l’ultima chance di
agganciare la zona play off e,
contemporaneamente, la guida dell’allenatore Pier Francesco Battistini, esonerato dopo
una partita finita tra i fischi dei
(pochi) tifosi.
Verranno tempi migliori, speriamo.
Edoardo Tincani
AZZOLINI: «ORA UNA LEGGE SPECIALE SULLA FAMIGLIA»
“U
Azzolini - chiediamo a gran voce una
legge speciale sulla famiglia e non più
emendamenti su singoli argomenti.
Una proposta di legge da scrivere insieme, associazioni familiari e politici,
mettendoci tutti la faccia. Chi se la sentirà, poi, di non votarla?”.
Per il presidente nazionale dell’AGe è
tempo di cambiare registro: “Basta a
difese della famiglia solo strumentali e
opportunistiche”.
non chiedono né soldi, né privilegi, ma
solo che si applichi la Costituzione, che
all’articolo 31 parla di sostegno pubblico alle famiglie e, all’articolo 53, di capacità contributiva”. Invece, afferma il
presidente nazionale dell’AGe, “la scelta dei nostri senatori si è dimostrata o
ideologica anti-famiglia o di totale
indifferenza per il valore sociale della
famiglia”. “Per questo motivo - chiarisce
“B
Luciano Serra (a sinistra) in una foto del
marzo 2012 che lo
ritrae durante una
seduta della
Deputazione
Reggiana di Storia
Patria, accanto all’amico e collega studioso Gino Badini, morto
il 24 settembre 2013.
Le esequie di Luciano
Serra si sono tenute
lunedì 10 febbraio.
P
er la cronaca, alcuni minuti prima della gara
monsignor Camisasca
è stato accolto da un gruppo
degli Allievi della Reggiana,
insieme alla dirigenza della
Società, ricevendo in dono
una maglia “impegnativa” – la
numero 10 – autografata dai
calciatori della prima squadra.
Soffermandosi con alcuni
giornalisti locali sullo sport
ancora più amato dagli italiani, il Vescovo ha definito il
calcio di oggi “drogato dalla
televisione” e dalla quantità di
denaro in circolazione, auspicando per contro che le società calcistiche, nel complesso,
seguano una strada fatta di
bilanci in ordine e di una maggiore sobrietà, anche per fare
recuperare allo sport giocato
una parte del fascino perduto.
L’AGe dopo la cancellazione degli emendamenti concordati con le associazioni familiari
na legge speciale sulla famiglia da scrivere insieme,
associazioni e parlamentari
davvero vicini alle famiglie”. Lo chiede
Fabrizio Azzolini (foto), presidente
nazionale dell’AGe (Associazione Italiana Genitori) dopo che l’aula del Senato ha approvato, il 5 febbraio, il testo
della legge delega fiscale uscito dalla
Commissione Finanze, depennando
gli emendamenti concordati con le
associazioni familiari da tutti gli schieramenti politici perché si introducesse
nelle legge il principio del carico familiare.
“Si stabiliva - sottolinea Azzolini - il
principio che il fisco non potrà mai essere equo se non saprà riconoscere i
carichi familiari. Un principio a costo
zero per il bilancio dello Stato. Mentre si
finanziano con 10 milioni di euro corsi
di formazione per i docenti in educazione all’affettività. I genitori, le famiglie
l 7 febbraio Luciano Serra ci ha lasciato”. Si apre così
il commosso ricordo, da parte di Carlo ed Elisa Pellacani - a nome anche dell’associazione “Per D’Arzo” - di un’autorevole figura di studioso del dialetto reggiano, di scrittore, di insegnante, di ricercatore e di poeta quale
Serra, spentosi a 94 anni al Santa Maria di Reggio Emilia, è
stato nella sua lunga vita. “In questi ultimi giorni, le visite
all’ospedale non davano più speranze, ma lui pareva recepire ogni parola e ogni inflessione della voce”, proseguono i
Pellacani nel loro ricordo, che è anche un sincero omaggio.
“Già prima del ricovero, a casa sua, quando si accentuò la
prostrazione che lo attanagliava dal giorno della morte del
caro amico Gino Badini, Luciano s’era chiuso in se stesso e
ripeteva di non intravedere spiragli alla situazione in cui si
trovava, lamentandosi di non poter mettere mano ai lavori
che aveva in animo di realizzare nei prossimi mesi, tra
cui innovative ricerche sui suoi autori preferiti, Boiardo
e Ariosto. Mostrava le carte, anticipava «scoperte» e «ipotesi» che suffragava con riferimenti precisi e circostanziati.
Ma soprattutto era dispiaciuto di non riuscire a completare
il componimento poetico che aveva abbozzato per ricordare l’amico Badini... La perdita di Badini ha inferto un
colpo irrecuperabile alla già debole tempra di Luciano Serra: con lo storico reggiano egli aveva realizzato importanti
opere sulla storia reggiana (sull’epoca risorgimentale, sul
ventennio fascista, sull’evoluzione dei costumi e delle idee),
ma soprattutto aveva condiviso la conduzione di «Reggio
Storia», cui ha fornito contributi di grande spessore culturale fino all’ultimo numero del 2013”.
“Ogni tanto”, leggiamo ancora nel comunicato diffuso da
Carlo ed Elisa Pellacani, “parlavamo anche di Silvio D’Arzo, la grande passione che lo attraeva al pari di quella per
la storia dello sport e del dialetto reggiano. Uno degli ultimi
giorni in cui c’incontrammo, mentre la moglie Ida si era allontanata dalla sala ove ci trovavamo, disse: «Mi raccomando: continuate a studiare e a far conoscere Silvio D’Arzo anche quando non ci sarò più! Egli merita maggior attenzione
da parte di questa città». Ovviamente accogliemmo quella
raccomandazione con il sorriso sulle labbra e mostrando
di non darle peso, ma dentro di noi provammo una stretta
al cuore, perché ci parve il lascito più vero di un uomo che
aveva dedicato tutto se stesso alla ricerca e allo studio, spes-
asta - conclude - riempirsi la
bocca di belle parole e false
promesse. Le famiglie vogliono fatti, non chiacchiere. Sono loro il
futuro della nostra nazione: famiglie
che non fanno i conti prima di mettere
al mondo i figli, nonostante la crisi economica. Famiglie che lo Stato non sostiene, neppure quando si tratta solo di
introdurre il principio di equità fiscale
a misura di famiglia”.
so senza trovare molti consensi”. “A noi che abbiamo avuto
la fortunata ventura di condividere le sue scoperte e le sue
intuizioni storico-letterarie resta il compito di proseguire nel cammino da lui indicato. E di far giungere a schiere
sempre più ampie il suo incitamento ad amare la storia e la
letteratura, fonti di vita e di ordinata convivenza. Facendoci
carico di questo impegno, pur con la tristezza di non poter
contare sulle ‘sollecitazioni’ del nostro Presidente, invitiamo gli appassionati della poetica darziana a partecipare a
questo strenuo tentativo di dare continuità al percorso già
avviato dall’Associazione «Per D’Arzo». Nel nome di Luciano Serra”, concludono i Pellacani.
D
a altre istituzioni del mondo culturale reggiano
sono giunti messaggi di cordoglio per la dipartita di
Serra.
“I suoi articoli, ben documentati - scrive Davide Dazzi per
la Società Reggiana di Studi Storici - hanno spaziato su
svariati argomenti: dal dialetto, alla letteratura, allo sport,
dimostrando la ricchezza e la versatilità dei suoi interessi.
Certamente i «Percorsi dialettali», la rubrica che da anni
teneva sul periodico Reggio Storia, erano attesi e letti con
grande interesse ed erano motivo per approfondimenti lessicali e filologici. A lui e all’amico Luigi Ferrari si deve quella
fondamentale opera che è il Vocabolario del dialetto reggiano. Anche le tantissime pagine sulla storia della Reggiana, pubblicate in Reggio Storia sotto il titolo accattivante
«Maglia granata e calzoncini blu», erano una graditissima occasione per ripercorrere le vicende del calcio reggiano... E come non ricordare la sua brillante vena poetica,
manifestata sia in composizioni in lingua che in dialetto!
Con Luciano Serra scompare una validissima figura di studioso, di scrittore, di insegnante, di ricercatore della storia
patria, che sapeva esporre in un linguaggio chiaro, scorrevole ed accattivante i risultati delle sue attente ricerche”.
Anche la Deputazione Reggiana di Storia Patria - ora presieduta dal professor Angelo Spaggiari -, sottolineando
“l’impegno sempre manifestato dal professor Luciano Serra
nella cultura reggiana”, lo ricorda con riconoscenza, in particolare per il contributo dato come Socio Corrispondente
“agli studi concernenti la storia locale, in particolare il dialetto e la letteratura. Veramente ampia è la sua bibliografia; i
suoi articoli e le sue pubblicazioni costituiscono sicuri punti
di riferimento per gli studiosi. Resta meritoria l’edizione del
Vocabolario del dialetto reggiano”.
16
Società & Cultura
15 febbraio 2014
INFORMANZIANI
Rubrica della
F.N.P.
Federazione
Nazionale
Pensionati CISL
a cura di Pietro Ferri
[email protected]
Le pensioni di invalidità civile sono aumentate dal mese
di gennaio 2014 del 2,09% per
effetto del tasso d’inflazione
programmato.
Facciamo di seguito, in questa versione “extra” di Informanziani, un breve riassunto
delle “definizioni” più ricorrenti in tema di pensioni o assegni di invalidità civile.
• Invalido Civile totale
Soggetto riconosciuto invalido dalla Commissione di accertamento dell’Asl in misura
pari al 100%.
• Invalido Civile parziale
Soggetto riconosciuto invalido dalla Commissione di accertamento dell’Asl in misura
superiore al 74%.
• Cieco Civile assoluto
Soggetto con residuo visivo
pari a 00 con eventuale correzione.
• Cieco Civile parziale
Ventesimista
Soggetto con residuo visivo
non superiore ad un ventesimo in entrambi gli occhi con
eventuale correzione.
Decimista
Soggetto con residuo visivo
non superiore ad un decimo in entrambi gli occhi con
eventuale correzione.
• Sordomuto
Soggetto minorato sensoriale
dell’udito affetto da sordità
congenita o acquisita durante l’età evolutiva (entro il 12°
anno di età) che abbia impedito il normale apprendimento del linguaggio parlato,
Pensioni di invalidità, il punto
I nuovi importi e una guida per orientarsi tra le sigle
IMPORTO
2013
TIPO DI PENSIONE
LIMITI DI
REDDITO 2013
IMPORTO
2014
LIMITI DI
REDDITO 2014
Pensione di inabilità (invalido civile totale)
275,87 €
16.127,30 €
279,19 €
16.449,85 €
Assegno mensile (invalido civile parziale)
275,87 €
4.738,63 €
279,19 €
4.795,57 €
Indennità di accompagnamento
499,27 €
nessuno
504,07 €
nessuno
Pensione ciechi civili assoluti non ricoverati
298,33 €
16.127,30 €
301,91 €
16.449,85 €
Pensione ciechi civili assoluti ricoverati
275,87 €
16.127,30 €
279,19 €
16.449,85 €
Indennità accompagnamento (ciechi assoluti)
846,16 €
nessuno
863,85 €
nessuno
Pensione ciechi ventesimisti
275,87 €
16.127,30 €
279,19 €
16.449,85 €
Indennità speciale ai ciechi parziali
196,78 €
nessuno
200,04 €
nessuno
Assegno vitalizio ai ciechi decimisti
204,73 €
7.753,56 €
207,19 €
7.908,64 €
Pensione ai sordomuti
275,87 €
16.127,30 €
279,19 €
16.449,85 €
Indennità di comunicazione
249,04 €
nessuno
251,22 €
nessuno
Indennità di frequenza
275,87 €
4.738,63 €
279,19 €
4.795,57 €
Affetti da drepanocitosi (anemia falciforme) o talassemia
major (morbo di Cooley)
495,43 €
nessuno
501,38 €
nessuno
purché la sordità non sia di
natura esclusivamente psichica o dipendente da causa
di guerra, di lavoro o di servizio.
• Invalido civile con diritto
a indennità di accompagnamento
Soggetto riconosciuto invalido dalla Commissione di
accertamento dell’Asl nella
misura del 100% con “incapacità a svolgere gli atti
quotidiani della vita propri
dell’età” o “incapace di deambulare autonomamente
senza l’aiuto permanente di
qualcuno”.
• Soggetti affetti da talassemia major e drepanoci-
tosi
I soggetti affetti da queste
gravi malattie del sangue ereditarie hanno diritto a percepire un assegno di importo
pari al trattamento minimo
alle condizioni di avere almeno 35 anni di età e 10 anni di
contributi (520 settimane);
questo ai sensi dell’art. 39
della legge 448/2001.
Non si tiene conto dei redditi
posseduti.
Provvidenze
economiche
Le provvidenze economiche
vengono erogate secondo la
tabella (si veda sopra) con la
condizione di essere cittadini italiani o extracomunitari
con carta di soggiorno e, in
entrambi i casi, residenti in
Italia.
▶ Indennità di frequenza
È concessa a tutti gli invalidi civili ivi compresi i sordomuti di età inferiore ai 18
anni all’unica condizione di
frequentare centri di riabilitazione e/o scuole di reinserimento sociale. L’assegno
viene erogato solo per i periodi di frequenza.
Invalidi civili
▶ Pensione di inabilità
È concessa agli invalidi civili
TOTALI (100%) di età supe-
riore ai 18 e inferiore ai 65
anni. Al 65° anno e 3 mesi di
età si trasforma in Assegno
sociale.
▶ Assegno Mensile
È concesso agli invalidi civili
PARZIALI (con invalidità maggiore del 74%) di età superiore ai 18 e inferiore ai 65 anni,
incollocati e disponibili ad
essere avviati al lavoro. Al 65°
anno e 3 mesi di età si trasforma in Assegno sociale.
▶ Indennità di accompagnamento
Viene riconosciuta agli invalidi civili riconosciuti incapaci di svolgere gli atti quotidiani della vita o di deambulare
autonomamente senza l’aiuto permanente di qualcuno.
Ciechi civili
▶ Pensione non reversibile
ai ciechi assoluti
È concessa ai ciechi civili assoluti che abbiano compiuto
i 18 anni di età.
▶ Indennità di accompagnamento
È concessa ai ciechi civili
assoluti a prescindere dalle condizioni economiche e
dall’età.
▶ Pensione non reversibile
ai ciechi ventesimisti
È concessa ai ciechi civili
ventesimisti a prescindere
dall’età.
▶ Indennità speciale ai ciechi civili parziali
È concessa ai ciechi civili parziali a prescindere dall’età.
▶ Assegno vitalizio ai ciechi
decimisti
È concessa ai ciechi civili decimisti che già ne godevano
alla data del 10.02.1962.
Sordomuti
▶ Pensione non reversibile
È concessa ai sordomuti di
età superiore ai 18 anni e inferiore ai 65. Al 65° anno e 3
mesi si trasforma in Assegno
sociale.
▶ Indennità di comunicazione
Viene riconosciuta, a domanda, ai sordomuti di età maggiore ai 18 anni.
I NOSTRI MORTI. Si è spenta la madre di don Franco Rossi
I NOSTRI MORTI. Maestra elementare, aveva 81 anni
IL SORRISO DI MARIA REVERBERI
ULTIMO SALUTO A REMA ROMANI
L
A
lla non trascurabile età di 99 anni,
domenica mattina 9 febbraio, il cuore di Maria Reverberi ha cessato i
suoi battiti; dopo aver chiamato in aiuto il
figlio don Franco, Maria si è spenta fra le
sue braccia.
Molte persone vorranno ricordarla in benedizione per averla conosciuta e goduto
della sua generosità.
Le circostanze della vita, infatti, le hanno
offerto l’occasione di incontrare tanti.
Era nata a Quattro Castella quando iniziava
la guerra del 1915-18 e molti giovani della
nostra montagna erano costretti a rischiare
la vita sul fronte e sul Piave.
Troppo piccola Maria, per rendersi conto
dei disagi di questa guerra, ma le paure, i rischi e i disastri della seconda guerra mondiale li ha provati tutti.
Ragazza temprata dal sacrificio, aveva sposato Afro Rossi e a 40 anni con due figli da
mantenere agli studi rimaneva vedova.
Il marito viene assassinato a Colombaia di
Carpineti, in quel periodo di odio politico
cieco e Maria saprà perdonare e portare
avanti il peso della famiglia.
Q
uando nel 1961 don Franco viene
inviato parroco a Carù e Sologno,
ella lo segue per mettersi al servizio del figlio e dei parrocchiani, i quali
hanno potuto ammirare la sua capacità
di accoglienza e la sua generosità verso
chiunque si presentasse alla porta della
canonica.
E dopo 11 anni trascorsi in montagna,
continua il suo prezioso servizio per 41
anni a Villa Cadè, dove don Franco prende
in consegna la parrocchia, non facile da
gestire.
Ma la fortezza d’animo e la fede di Maria
si sono particolarmente rivelate quando
ha visto morire la figlia di 49 anni, sposa e
madre di due fanciulle.
Pazienza e tanta fiducia in Dio trapelavano dal suo temperamento mite, ma forte
in ogni prova.
I funerali si sono svolti martedì 11 febbraio
alle ore 9, a San Polo, presso il Santuario di
Santa Maria in Pontenovo.
La sua salma è stata tumulata nel camposanto di Leguigno accanto alla tomba del
marito.
utto nel mondo della scuola e a Scandiano per la scomparsa della maestra
Rema Romani.
Si è spenta a 81 anni, la metà passati dietro la
cattedra ad insegnare ai bambini delle scuole elementari di Casalgrande, Salvaterra, Fellegara e Scandiano.
Con lei sono cresciute generazioni di studenti che ancora la portano nel cuore. Oltre
all’insegnamento dedicava il suo tempo ai
nipoti e al volontariato presso Avo, Casa protetta e Casa della Carità.
Impegnata fin da ragazza nell’ambito della catechesi, ha dedicato tante energie alla
parrocchia di Santa Teresa di Scandiano, sia
come catechista che nelle attività educative.
Il suo desiderio di ricerca continua, sia culturale che spirituale, l’ha poi spinta a creare,
insieme ad altri amici, un gruppo di confronto e di approfondimento settimanale sulla
Parola di Dio e sugli avvenimenti della quotidianità: “Gli amici di Zaccheo”.
Faceva parte del gruppo laico dei francescani
(Ofs).
Donna di cultura e di grande cuore, è stata
un esempio per i tanti che l’hanno conosciuta e stimata. Rema Romani è morta lunedì 27
gennaio, a casa, dopo una breve malattia vissuta nel riserbo e nella serenità in coerenza
con lo stile della sua vita, accudita dal figlio
Gianluca, dalla nuora Nicoletta e dai tre nipoti Samuele, Gabriele e Damiano.
Entrata nel mondo della scuola giovanissima, ha condiviso la passione per l’insegnamento con il marito Giovanni Campanini,
direttore didattico delle scuole elementari
di Villa Minozzo, Casalgrande e Scandiano
scomparso 13 anni fa, e con la figlia Maria
Cristina, maestra a Ventoso, prematuramente scomparsa a 49 anni nel 2008.
Folta partecipazione al Rosario e al funerale,
con la chiesa colma di parenti ed amici.
Pubblichiamo una sintesi del ricordo dei familiari, letto da uno dei nipoti al termine della Messa esequiale.
“C
rediamo che la nonna avrebbe sicuramente avuto piacere di salutare ad uno ad uno tutti voi, legati a
lei dagli avvenimenti della sua vita: gli amici
dell’infanzia di Casalgrande, i compagni di
scuola della San Vincenzo, i maestri colleghi di lavoro di tanti anni, gli scolari che ha
accompagnato ben oltre l’esame di quinta
elementare e che sono sempre rimasti i suoi
scolari anche a 60 anni, gli amici dell’Avo, i
membri delle comunità di Santa Teresa e di
Scandiano; i parenti con cui ha condiviso le
gioie e le sofferenze delle famiglie Romani,
Pellini e Campanini.
È suonata la campanella dell’ultima ora,
dell’ultimo giorno di scuola, ma da buona e
meticolosa maestra, non ha mancato di lasciarci i compiti delle vacanze con la sua vita
e la sua presenza in mezzo a noi.
Credo sia giusto dirvi, con la stessa ironia che
ha sempre caratterizzato la nonna, che nel
suo testamento non ha lasciato a noi familiari
nessun onere in merito alla sua consuetudine di ricordarvi, con telefonate, bigliettini o
regalini, i vostri anniversari di matrimonio,
o compleanni o traguardi scolastici... quindi
fra i compiti delle vacanze c’è anche che ognuno di voi dovrà autonomamente ricordarsi di
questi avvenimenti. Grazie ancora di cuore a
tutti voi”.
La Settimana
VIAGGI E PELLEGRINAGGI
CAPPUCCINI. Al Sacro Monte di Varallo
Il Convento dei Cappuccini di Reggio Emilia promuove
per domenica 16 marzo un pellegrinaggio al complesso
monumentale del Sacro Monte di Varallo (43 cappelle, che
illustrano i principali avvenimenti dell’Antico e del Nuovo
Testamento, e la Basilica dell’Assunta). Il pellegrinaggio,
guidato da padre Lorenzo Volpe, intende proporre ai partecipanti un ideale itinerario di fede durante la Quaresima.
Per iscrizioni: padre Lorenzo, tel. 333.7107979.
SCANDIANO. «Il Focolare»: due pellegrinaggi
Il Gruppo anziani “Il Focolare” di Scandiano (parrocchia
Santa Teresa - info 0522.856596) propone due pellegrinaggi:
• sabato 22 marzo 2014, Santuario di Fontanellato (PR);
• sabato 24 maggio 2014, Santuario di Caravaggio (BG).
CATTEDRALE. In Terra Santa tra marzo e aprile
L’unità pastorale San Prospero - Cattedrale - Santa Teresa di Reggio Emilia promuove, dal 27 marzo al 3 aprile,
un pellegrinaggio in Terra Santa, guidato da monsignor
Gianfranco Gazzotti: Nazareth, Monte della Beatitudini,
Tiberiade, Valle del Giordano, Betlemme, Gerusalemme,
deserto di Guida saranno le tappe. Info: Azione Cattolica,
0522.437773; monsignor Gazzotti, 0522.433783.
AIMC-UCIIM. Lago di Como e Parchi lombardi
Dal 18 al 22 aprile Aimc e Uciim promuovono una “gita
di Pasqua” nei “luoghi insoliti” del lago di Como e del Romanico lombardo, attraverso i parchi dell’Adda e della Lomellina. Informazioni e iscrizioni: Azione Cattolica (via
Prevostura 4, Reggio Emilia), tel. 0522.437773.
AMICI DELLA GHIARA. Trasferte e viaggi 2014
Anche per il 2014 gli “Amici della Ghiara” propongono il
consueto calendario di trasferte, viaggi e pellegrinaggi: il
primo è lunedì 21 aprile Rocca di San Leo e Verucchio.
Le altre proposte: da giovedì 29 maggio a lunedì 2 giugno
“dalla Basilicata alla Puglia” (Sassi di Matera, Grotte di Castellana, Locorotondo, Cisternino, Bari vecchia, Gallipoli,
Porto Cesareo e Santa Maria di Leuca; 5 giorni); venerdì 15
agosto, Castello di Gropparello, Grazzano Visconti, liturgia
presso l’Abbazia di Chiaravalle della Colomba; domenica
21 settembre: Giovanni XXIII, a Sotto il Monte (BG); da venerdì 10 a domenica 12 ottobre: a San Giovanni Rotondo e
Loreto, 3 giorni; domenica 16 novembre: Castello degli Scipioni, nel Parmense; lunedì 8 dicembre: visita alla mostra
dei Presepi all’Arena di Verona.
Per informazioni e iscrizioni: corso Garibaldi 44/f, tel.
0522.439809, cellulare (con segreteria) 339.3691812, indirizzo e-mail [email protected].
BUDRIO. Prossimi pellegrinaggi a Medjugorje
Il Gruppo di preghiera “Kraljica Mira” (Regina della Pace)
della chiesa San Pietro Apostolo, di Budrio di Correggio,
comunica le date dei prossimi pellegrinaggi a Medjugorje
(viaggio con agenzia “GBus” in pullman granturismo via
Trieste): dal 21 al 26 aprile - con alloggio presso Mirjana
Dragicevic-Soldo (quota individuale: 300 euro; acconto
all’atto dell’iscrizione: 100 euro); dal 31 luglio al 7 agosto,
“Festival dei Giovani” (quota individuale: 360 euro; acconto
all’atto dell’iscrizione: 100 euro); dal 19 al 24 agosto - con
alloggio presso Mirjana Dragicevic-Soldo (quota individuale: 300 euro; acconto all’atto dell’iscrizione: 100 euro). Per
informazioni logistico-organizzative, programmi dettagliati
e adesioni: Enrica, tel. 348.7498653; Mara, tel. 320.0648339.
PELLEGRINAGGI 2014
www.saccaniviaggi.it
IL SANTO DELLA SETTIMANA
15 febbraio 2014
17
UNO SGUARDO ALLE LETTURE
Domenica 16 febbraio
14 febbraio
Beato Vincenzo Vilar David
6a del Tempo Ordinario
1a lettura Sir 15,16-21
Padre di famiglia, Martire
A nessuno ha comandato
Spagna: Manises (28/06(1889), Valencia (14/02/1937)
di essere empio.
A
Dal Salmo 118
nche gli impresari vanno in paradiso. Soprattutto se
nella conduzione della loro azienda e nel rapporto
con gli operai riescono a incarnare la dottrina sociale
della Chiesa e sanno mettere al primo posto la solidarietà, la
giustizia e la collaborazione.
Un imprenditore salito alla gloria degli altari il 1° ottobre 1995
è Vincenzo Vilar David. Nasce il 28 giugno 1889 in Spagna,
nella provincia di Valenza, ultimo di otto figli di una famiglia profondamente cristiana, proprietaria di una fabbrica
di ceramiche che ha ormai acquistato fama internazionale.
Allegro, estroverso, con una fede robusta che si traduce in
concrete opere di carità, Vincenzo si laurea in Ingegneria
industriale e, dopo la morte prematura dei genitori, insieme a tre dei suoi fratelli si tuffa nella conduzione dell’azienda di famiglia distinguendosi subito per il modo originale
con cui la dirige. Nella sua fabbrica i rapporti sono guidati
da un senso di giustizia e di
solidarietà che permettono di
superare contrasti e divisioni.
Tratta i suoi dipendenti come
veri amici, aiutandoli quando può e andandoli a trovare
quando sono malati.
In fondo, Vincenzo altro non
fa che seminare amore in
ambito lavorativo, come da
sempre sta facendo nel gruppo dei suoi amici e tra i poveri
della parrocchia.
Che stia andando controcorrente lo dimostrano le contestazioni e le difficoltà incontrate sul suo cammino, che tuttavia non riescono a farlo
indietreggiare di un millimetro dalle sue convinzioni e dal
suo impegno: fermo e sereno, nonostante tutto, nelle misure da adottare a favore dei suoi operai, nel suo impegno
per la catechesi parrocchiale dei giovani, nei vari circoli ed
associazioni cui aderisce o che dirige.
A 33 anni sposa Isabella Rodes Reig, una ragazza che condivide i suoi ideali e il suo impegno e che da quel momento diventa la più valida collaboratrice della sua attività in
parrocchia e delle sue opere di carità. Sul piano culturale è
impegnato nella fondazione del “Patronato Parrocchiale di
Azione Sociale” per l’educazione cattolica dei ragazzi: è il
suo modo per contrastare l’azione antireligiosa che dall’inizio degli anni Trenta il governo spagnolo sta attuando.
A
llo scoppio della rivoluzione antireligiosa del 1936
Vincenzo è dunque una persona troppo in vista e
troppo impegnata per passare inosservato. Ed è anche
troppo coraggioso. Diventa l’ombra del suo parroco, per aiutarlo e difenderlo, fino a quando questi verrà assassinato; accoglie nella sua casa sacerdoti e religiosi cercando di salvare
loro la vita; continua imperterrito nelle sue azioni di sempre,
nonostante le minacce e i più o meno espliciti “avvertimenti”.
Inevitabile, dunque, l’arresto di un cristiano così impegnato e
scomodo. Davanti al Tribunale, dove avrebbe la possibilità di
rinnegare le sue convinzioni religiose per aver salva la vita, si
dimostra tutto d’un pezzo, contento e sereno per come finora è vissuto e per cosa ha operato. Perdona i suoi persecutori
proprio pochi istanti prima che questi lo finiscano a fucilate,
il 14 febbraio 1937. Papa Wojtyla lo beatifica il 1° ottobre 1995.
Beato chi cammina
nella legge del Signore.
2a lettura 1Cor 2,6-10
Dio ha stabilito una sapienza
prima dei secoli (...)
Vangelo: Mt 5,17-37
Così fu detto agli antichi;
ma io vi dico.
N
ei vangeli della VI e VII domenica dell’anno A, leggiamo, all’interno del Discorso della Montagna, la serie
di sei antitesi (“fu detto agli antichi... ma io vi dico...”)
con cui Gesù chiarisce il suo rapporto con la Legge di Mosè.
La diretta opposizione della parola di Gesù alla Legge ricevuta dagli antichi doveva sembrare molto dura da accettare
ai primi lettori di Matteo, in prevalenza di origine giudaica,
perché qui Gesù si pone al di sopra di Mosè e prende il posto
di Dio e, di fatto, toglie valore a tre istituzioni previste dalla
Legge come il divorzio, il giuramento e la legge del taglione. Si capisce perciò perché Matteo apra il discorso con una
premessa, nella quale Gesù afferma: “Non crediate che io sia
venuto ad abolire la Legge, ma a dare compimento”.
Queste parole servono a evitare ogni fraintendimento sul
contenuto delle antitesi che seguono: Gesù non intende distruggere la Legge e la morale; anzi, il retto cammino di vita
si compie nel fare la volontà del Padre secondo i comandamenti di Gesù, che costituiscono la vera interpretazione e
il compimento finale della Legge di Mosè. In questo modo,
Matteo enuncia l’idea che Cristo è il fondamento dell’insegnamento morale cristiano.
Il Vangelo della VI domenica ci consegna le prime quattro antitesi, che riguardano due comandamenti del Decalogo, non
ucciderai e non commetterai adulterio, e inoltre l’atto del ripudio e il giuramento. In tutti questi casi, la Legge di Mosè, come
ogni legge, si focalizza su un atto, lo regola o lo sanziona.
Così, ad esempio, l’omicidio o l’adulterio sono visti nel momento in cui vengono compiuti e, naturalmente, vietati.
Ma Gesù vede l’atto cattivo come esito di un percorso cattivo che ha radici lontane: l’omicidio ha dietro di sé l’ira non
dominata, l’invettiva che cresce d’intensità, l’incapacità di
riconciliarsi; e l’adulterio ha la sua origine nello sguardo che
desidera il possesso e nell’incapacità di tagliare e gettare via le
abitudini che inducono al peccato.
L’idea del giuramento, poi, suppone che ci sia normalmente
una certa sfiducia nella sincerità altrui, e che questa sfiducia
possa essere vinta solo se si invocano come garanti luoghi o
oggetti sacri (il cielo, la terra, Gerusalemme o la propria testa).
G
esù esorta a mutare prospettiva: la garanzia della sincerità non è fornita dall’esterno da un oggetto sacro,
perché non abbiamo nessun potere su di esso, solo a
Dio appartiene ogni potere (sul cielo, la terra, Gerusalemme,
la nostra testa) e il valore della nostra nuda parola (sì, sì, no,
no) dipende unicamente nel nostro stare davanti a Lui. Gesù
insegna che i nostri atti partono da lontano, dai pensieri nascosti, dagli sguardi, dalle abitudini e dai giudizi che gradualmente si impossessano di noi; la legge di Gesù non si limita a
regolare o a sanzionare gli atti, ma prescrive un discepolato
che, nel seguire Lui, maestro e via, è cammino di guarigione
dal male. Così la Legge antica raggiunge il suo compimento.
Giorgio De Benedittis
Gianpiero Pettiti
LA LIBERTÀ VIGILATA
dalle pagine di 50 anni fa
“Domenica scorsa a Guastalla è stato inaugurato dal sottosegretario Romita e benedetto dal vescovo Zambarbieri il
nuovo «Pensionato» delle Opere Pie, voluto e realizzato per
merito del presidente, l’onorevole Amadei”; ne dà notizia
(foto) La Libertà del 15 febbraio 1964. “Poviglio, un paese
che ha fretta”: ha il maggior numero di costruzioni nuove in
provincia ma il problema delle case per i lavoratori è in parte
ancora irrisolto; un’inchiesta (con interviste al sindaco e ai
consiglieri di minoranza) di Umberto Spaggiari. A Reggio, in
via dell’Abate, è attivo da anni un Laboratorio femminile che
opera in particolare nel settore della maglieria, diretto “con
sommo amore dalla signora Prodi” e intitolato a Annunziata
Bergonzi. In prima pagina un mini-editoriale richiama l’attenzione sul problema della ‘vivibilità’ della città e dei paesi,
visto l’aumento di episodi di malcostume e delinquenza.
La Libertà
Settimanale d’informazione della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla
Redazione: Reggio Emilia - Viale Timavo, 93
tel. 0522.452107, fax 0522.434058 - sito web: www.laliberta.info
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Chiuso in redazione alle 19.20 di martedì 11 febbraio 2014
Tiratura dell’8 febbraio 2014: 4.850 copie
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La pagina dei Lettori
15 febbraio 2014
PAPA FRANCESCO
Da padre Gheddo N
parole efficaci
S
ono capitata un po’ per caso, sollecitata da alcuni amici, alla conferenza ( visionabile in versione integrale
sul sito www.gheddopiero.it) che padre Piero Gheddo
(foto), missionario del Pime, giornalista e scrittore, teneva il
pomeriggio del 26 gennaio presso l’oratorio della parrocchia
di Sant’Antonio di Padova, in città a Reggio, sul tema: “Con
Papa Francesco la missione rinnova la Chiesa. Un missionario
legge i primi dieci mesi del Pontefice argentino” ed organizzata
dall’Associazione culturale San Tommaso Moro di Reggio Emilia. Non conoscevo né l’uno né l’altra e sono rimasta particolarmente soddisfatta di quell’incontro per la freschezza e
profondità dei contenuti trasmessi.
Non capita spesso di riuscire a tenere l’attenzione fino in
fondo e di “pendere dalle labbra di chi parla”, abituati come
siamo a sentire parole su parole senza ascoltarle e penetrarle
davvero fino in fondo. Ma qui le cose stavano diversamente.
Entrando, anche un po’ in ritardo, ho sentito una prima frase:
“La Chiesa si fortifica donandola” e poi subito dopo la precisazione che Papa Francesco è Papa missionario, innanzitutto perché viene dalle
missioni e… con lui, in
continuità con i precedenti pontificati (ogni
Papa è provvidenziale
per il tempo in cui vive),
si è passati dalla “pastorale di conservazione alla
pastorale missionaria” e
poi il discorso sulle giovani Chiese dalle quali… “dobbiamo andare a
scuola per ritrovare l’entusiasmo delle origini del Cristianesimo”. Un concetto importante dopo l’altro e la spiegazione,
chiarissima, delle difficoltà odierne per l’evangelizzazione,
che Benedetto XVI aveva stigmatizzato come le tre derive… la
deriva della secolarizzazione in cui siamo immersi, la deriva
del relativismo religioso e quella del laicismo esasperato che
si trasforma spesso in anticlericalismo e laicismo.
C’era per tutti stimolo all’approfondimento di quelle parole…
“Lo Spirito Santo deve dare fiducia e ottimismo alla Chiesa” e
con Papa Francesco lo Spirito Santo si è fatto particolarmente sentire…tanto che oggi dovremmo avvertire “l’urgenza del
risorgere di noi cattolici”.
La Chiesa infatti è la casa di tutti e non “l’ovile di Cristo” e se
qualcosa le si può rimproverare è quello “di non essersi evoluta nei confronti di un popolo che stava diventando sempre
più pagano”.
Una Chiesa misericordiosa, una Chiesa povera, una Chiesa
missionaria è quella che vuole Papa Francesco e ciò traspare
bene dalle sue parole. Una Chiesa che non invecchia, ringiovanita dallo Spirito, di fronte alle difficoltà, ma che ha la capacità (che tutti noi dobbiamo avere) di ricominciare anche da
capo. “La Chiesa è un ospedale da campo”, ha detto un giorno
Papa Francesco, rendendo molto bene l’idea di come il Papa
pensa la Chiesa “e… io sono un peccatore”.
“L
a Chiesa sono io - ha detto padre Gheddo rivolgendosi ad ogni persona presente - non solo il Papa”,
spiegando anche come Papa Francesco sia diventato molto presto uno di noi.
“Il suo segreto è partire dall’uomo e non dalla dottrina. Egli,
parlando anche a braccio, racconta la vita e provoca la gente”.
E questo è sentito in un mondo in cui c’è molta indifferenza. Ed ecco poi la potenza del Signore che opera attraverso
la nostra debolezza. Approfondendo il concetto di povertà, il
riferimento è alla “povertà individuale, allo spirito di povertà
che tutti dovremmo avere, che ci conduce verso una maggiore austerità di vita e verso il superamento di ogni egoismo,
insegnandoci a confidare nella Provvidenza di Dio”.
“La povertà insegna condivisione, solidarietà e insegna a
dare ai poveri. Dove c’è povertà c’è gioia. Il nostro superfluo
va valutato in base alle necessità degli altri”, ha affermato padre Gheddo, e questo stravolge i nostri schemi. “Infatti noi
cristiani siamo i ricchi, doniamo il nostro superfluo e gli altri
sono i poveri. Non era così tra i primi cristiani che vivevano
condividendo tutte le loro sostanze.”
Il futuro della Chiesa si costruisce poi insieme tra vecchie e
giovani Chiese, è stato affermato. “Una Chiesa che esce per
andare nel mondo e non si chiude in se stessa, divenendo
autoreferenziale”. Ecco lo spirito del vero “ringiovanimento
cristiano”: invecchiare senza invecchiare, cogliendo le ricchezze che esistono anche tra coloro che non credono.
L’invito di padre Gheddo è stato quello di essere ottimisti, anche nei discorsi, poiché il pessimismo è una deriva…
Padre Piero si è espresso con grande lucidità e vigore e ci ha
fatto il dono di farci sentire cattolici con un respiro universale, con grande ottimismo: “Forse i cattolici sono gli unici
che possono dare una risposta diversa ai grandi temi di oggi,
sostenendo i valori della democrazia, della libertà, della giustizia e del perdono” (quest’ultimo non patrimonio di tutte
le religioni).
Bene ha detto il vescovo Massimo alla fine della conferenza,
complimentandosi con lui per la qualità del suo giornalismo
missionario: ha scritto libri che sono documenti e storia, ha
fatto giornalismo missionario, è stato generoso nel girare
e nel testimoniare la fede vissuta nei luoghi di missione, ha
detto. E uno di questi luoghi è stato l’altro giorno anche Reggio Emilia. Grazie, padre Gheddo.
Maria Alberta Ferrari
Quei riti invernali dei nostri nonni
elle campagne l’inverno era certamente il periodo dell’anno più
difficile da superare sotto tutti
i punti di vista: dal freddo in case dove
solo la cucina era riscaldata alle difficoltà di spostamento su strade ricoperte
dalla neve e dal ghiaccio, alle malattie e
a volte anche la fame.
La neve rappresentava un po’ il simbolo
di tutta la stagione invernale, la neve che
ricopriva sotto una spessa coltre tutto il
paesaggio, le notti interminabili, le giornate buie e la galaverna sulle piante.
Ma in quel periodo avveniva anche un
fatto straordinario: l’uccisione del maiale; ed era festa per tutta la famiglia, avendo qualcosa in più da mettere in tavola.
Ma era festa anche per i vicini che non
l’avevano perché quel mattino accorrevano nel grande cortile a prendere un
pentolino di sangue e per i più fortunati
anche un po’ di frattaglie.
Questo era un momento di grande impegno per tutta la famiglia contadina: l’arrivo del norcino con i suoi attrezzi, le grida,
i richiami, era un continuo andirivieni
per la casa per due giorni. Poi di nuovo la
quiete avvolgeva tutto e tutti e la vita riprendeva con i suoi ritmi lenti fra stalla e
cucina con il freddo che penetrava nelle
ossa. Ed alla sera i bambini piangevano
per le screpolatura delle mani.
Riaprirà il nostro bar?
Nel mese di giugno 2009, dopo
un periodo di chiusura, si inaugurava il Circolo Acli di San
Donnino di Liguria: notizia lieta
per quella piccola frazione – per
la quale il Circolo è l’unico punto
di ritrovo –, segnalata anche su
La Libertà di quel periodo.
I locali sono di proprietà dei Signori Spalletti: il compianto conte
Guglielmo (di cui è stato celebrato
in questi giorni il quinto anniversario della morte), nel 1958 diede
quei locali in comodato d’uso al
Circolo Acli. Gli eredi Spalletti
continuano a concedere l’uso di
quegli spazi perché rimanga attivo questo punto di riferimento.
A ottobre 2011, nella giornata
della Sagra della vicina chiesa di
San Donnino di Liguria, in seguito a difficoltà incontrate e ai
conseguenti danni, il Circolo ha
interrotto l’attività.
Ora, dopo oltre 2 anni di chiusura e tante peripezie, si sta cercando di riaprire: probabilmente
con una modalità commerciale
diversa dal passato. San Donnino di Liguria è un posto tranquillo, in mezzo al verde, circondato
dal parco della Villa Spalletti; è
un borgo di poche case raccolte
attorno alla chiesa. Se il nuovo
“bar” aprirà presto, la domenica
dopo Messa, quando ci si ferma
sul sagrato per uno scambio di
saluti, i fedeli poi potranno rivolgersi reciproco invito per una
gradevole sosta in un punto di
ristoro di cui hanno sentito la
mancanza per tanto tempo.
Pia Lugari
Nella stalla durante il giorno gli uomini
lavoravano: costruivano ceste e cestoni
con i rami di salice, intrecciavano sporte
con le brattee delle pannocchie e costruivano piccoli attrezzi di legno, legavano
seggiole e scope.
Ed alla sera, era in uso “al filos”.
Dopo cena specialmente “i casant” (operai o braccianti) andavano nelle stalle dei
vicini per scaldarsi e passare qualche ora
in compagnia giocando e chiacchierando mentre le donne filavano, facevano la
maglia o cucinavano alla luce del lume a
olio o petrolio.
Non passava molto tempo che la nonna
chiamava a sé i più piccoli e insieme recitavano una preghiera, quasi sempre in
dialetto; canticchiava quindi sotto voce
una breve nenia e, tenendoli per mano,
tolo di questo nuovo libro.
L’ho voluto dedicare a una cara
amica, Luisa Vecchi, come un gesto di affetto e di cortesia verso una
donna amata e straordinaria.
Nel libro si ricorda anche lo
speciale legame tra Luisa e la
nonna Romana, con la quale
Luisa sin da piccola andava a
prendere la lana a Carpi per farne poi degli indumenti.
Il libro - autopubblicazione di
56 pagine, di cui ho realizzato
tutte le illustrazioni, inclusa
quella di copertina - è
anche un int e re ss ant e
diario-ricettario, che
propone
“dolci, antipasti e tante
altre ricette
squisite”
tratte dalla tradizione culinaria
della famiglia di Luisa.
Alessandro Lusenti
Abbagli dell’Onu
“Diario ricettario di Luisa Vecchi. Ricette prese da un baule di
mamma Viva Costantini” è il ti-
Signor Direttore,
le osservazioni conclusive del
Comitato Onu per i diritti del
fanciullo presentate il 5 febbraio
a Ginevra lanciano dure accuse
al Vaticano sulla questione degli
abusi su minori commessi da
esponenti del clero.
L’organismo delle Nazioni Unite afferma che la Santa Sede continuerebbe a violare la Convenzione sui diritti dell’infanzia. Ma
il vero obiettivo sembra un altro
ed infatti il Comitato critica il
Vaticano per le sue posizioni
sull’omosessualità, la contraccezione e l’aborto. È un’accusa sorprendente perché la Convenzione sulla protezione dei bambini
nel suo preambolo parla della di-
2° ANNIVERSARIO

Nuovo diario-ricettario
usciva dalla stalla passando vicino alle
nuore, che senza smettere di lavorare,
sussurravano qualcosa all’orecchio dei
bambini.
Ma “al filos” era anche un’occasione di
incontro fra i giovani e ragazze, magari senza neppure parlarsi: bastava uno
sguardo, un sorriso di nascosto dalla
madre, per garantire la presenza di entrambi alla successiva “filoseda”. Si susseguivano così lente e lunghe le serate
invernali nelle nostre campagne immerse nella neve, nella nebbia e nel silenzio.
S
e l’annata non era stata abbondante, a fine stagione cominciavano a
diminuire le scorte: la farina bianca
e gialla nel grande cassone a due scomparti, le uova sotto la calce nel vaso di
terracotta, le poche verdure conservate
sotto aceto (peperoni, piccoli meloni
verdi), le mele, le noci nel granaio, le verze protette dalla paglia sotto la neve in un
angolo dell’orto, le patate, le cipolle riposte in un sacco in un luogo asciutto.
Ed allora si sperava che la Primavera
arrivasse presto e che la terra riprendesse, come ogni anno, un nuovo ciclo
produttivo.
fesa della vita e della protezione
dei bambini prima e dopo la nascita mentre la “raccomandazione” che viene fatta alla Santa Sede
è quella di cambiare la sua posizione sulla questione dell’aborto.
Naturalmente il Comitato Onu
spinge per arrivare all’aborto come “diritto umano” alla pari di
altri diritti. Questa tattica si serve
degli abusi sui minori che in questo modo vengono usati per far
passare ideologie antiumane.
Gabriele Soliani
Insistenza pro-life
Tra i lettori de La Libertà chi
non è dalla parte della vita? ...
anche dell’embrione? Chi considera l’aborto un diritto? Chi non
ha sufficiente grado di consapevolezza nel considerare materia
delicatissima la questione bioetica? Perché davvero a rischio
c’è la civiltà, il futuro.
Ma a chi giova l’ossessione di
inecceppebili, quanto noiose
puntualizzazioni di temi etici
che insistentemente vi compaiono? Provi il dottor Soliani, ma
anche tanti altri, a mettersi in
questa scia: “Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di
queste cose, e questo mi è stato
rimproverato. Ma quando se ne
parla, bisogna parlarne in un
contesto. Il parere della Chiesa,
del resto, lo si conosce, e io sono
figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione... Gli insegnamenti, tanto
dogmatici quanto morali, non
sono tutti equivalenti. Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine
Giuliano Lusetti
Villa Aiola
di dottrine da imporre con insistenza. L’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, sul necessario, che è
anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il
cuore, come ai discepoli di Emmaus. Dobbiamo quindi trovare un nuovo equilibrio, altrimenti anche l’edificio morale
della Chiesa rischia di cadere
come un castello di carte, di
perdere la freschezza e il profumo del Vangelo”.
Sono parole dello scorso settembre dette da Papa Francesco
nell’intervista rilasciata al direttore di La Civiltà Cattolica.
Il mio suggerimento però è un
altro: quello, cioè, di cercare di
trovare spazio su altri giornali,
che so... “Il Resto del Carlino, “La
Gazzetta”... “la “Repubblica”!
don Villiam
G
iudichino i lettori se il
giornale diocesano è
ripetitivo nel proporre temi eticamente sensibili.
Preferisco non dare mai per
scontati i valori evangelici di
riferimento, nemmeno in un
contesto e “tra cattolici”: se
infatti non mutano i princìpi
intangibili, cambiano però
le minacce culturali, anche
subdole, che vorrebbero
svuotarli o rottamarli.
Ma è vero che c’è bisogno di
rinforzare la voce dei cattolici sui media “laici”: grazie
del suo suggerimento, caro
don Villiam. L’esperienza
(anche del dottor Soliani,
che già lo fa) insegna che
spesso non si va oltre l’ospitalità nelle “lettere al direttore”. Su ambo i versanti,
credo sia meglio insistere:
anche l’insistenza, in fondo,
è un valore evangelico! (e. t.)
La vergogna del pane gettato
ANNA MARIA
GHISI
Ricorre il 18 febbraio il 2° anniversario di Anna Maria Ghisi.
I suoi cari familiari, con immutato affetto, vogliono ricordarla con la celebrazione
di una santa Messa presso la
Casa della Carità di Novellara giovedì 13 febbraio alle
ore 18.30.
A te, carissima Anna, la nostra preghiera, perché continui da lassù
a offrirci protezione e serena speranza. I tuoi familiari
Reggio Emilia, via Martiri di Cervarolo, 29 gennaio, ore 8.
“Non credo siano necessarie altre parole”, ci scrive l’autore della foto-denuncia, Domenico Giannantonio.
La pagina dei Lettori
15 febbraio 2014
19
In queste pagine ospitiamo i contributi dei lettori, eventualmente ridotti a cura del direttore. La pubblicazione non significa condivisione, ma invito al confronto. Si dà in ogni caso la precedenza agli
scritti inviati solo a La Libertà. NON VERRANNO PUBBLICATE LETTERE NON FIRMATE. Recapiti per scriverci: viale Timavo 93, 42100 Reggio Emilia; fax 0522.434058; e-mail [email protected]
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Foto a sinistra: l’immagine della campagna abbonamenti 2014. Qui sopra:
la copertina di uno dei libri di cui vengono omaggiati i sottoscrittori dell’abbonamento sostenitore (60 euro).
Anziani sempre soli: chi parla con loro?
A
lla finestra assisto a un litigio tra
un giovane ed un anziano che
finisce così: “Ma va’, torna al cimitero...”.
Non gli ha detto “Vai”, ma “Torna al cimitero”, che significa dire che è il tuo posto e sei uscito solo per l’ora d’aria!
Un tempo questi vecchi erano dei “Patriarchi”: a loro ci si rivolgeva nelle difficoltà e la loro saggezza sopperiva alla
nostra inesperienza.
Oggi sono un ingombro. La loro saggezza ci dà fastidio, sono vecchie locomotive a vapore. È vero, questi ragazzi a 10
anni sanno ciò che noi abbiamo imparato a 20. Ma la scienza non è saggezza,
non è educazione, non è rispetto e non
è neanche amore e tanto meno timore
di Dio, che sono le doti che fanno “L’uomo”. È solo progresso, che però non fa
più buono né più ricco il mondo.
Si comprano libri, si cercano saggezze
esoteriche e si ignora la “biblioteca di
buonsenso” che si ha in casa. Fuori di
casa ci danno fastidio se sono lenti ad
attraversare le strisce e ci lamentiamo
se l’Ente del Turismo, per il buon nome
della località e del paesaggio, li lascia
circolare. Poveri nonni, loro così vicini a
G
noi e noi così lontani da loro... Preferito
bersaglio dello scippo pensionistico, noi
oggi chiediamo loro di pagare i debiti
del nostro benessere.
V
engono a confessarsi ma non
hanno peccati. Solo lacrime per
il figlio o per il nipote che chiede
sempre soldi. Passo per la benedizione
delle case, trovo lei sola e lui solo, che
accarezzano Boby.
Soli, questi vecchi, trascurati, mi chiedono 10 minuti di compagnia che spesso
non do loro e di cui dovrò rendere conto
a Dio, a quel Dio che mi dirà: “Quand’ero carcerato... ero infermo... ero solo... e
non mi hai fatto compagnia”.
Mi scuserò dicendo: “Ma, o Signore,
oggi ci sono gli infermieri, le associazioni di volontari, gli animatori...”.
No, vogliono te e il tuo tempo. Hanno
bussato alla tua porta e tu hai rifilato
loro qualche euro per toglierteli dai
piedi. Non hanno chiesto denaro, ma
tempo. Volevano solo parlare perché
muti tutto il giorno! Questa è la povera
gente che passa il tempo aspettando
che il tempo passi! Un tizio abbandonato dalla moglie e dai figli aveva più
disgrazie di Giobbe. Pensò allora di
comperare un paio di scarpe strette
pensando a quel solo momento di sollievo che avrebbe avuto quando se le
fosse levate alla sera.
Amico che leggi, se vedi qualcuno con
le scarpe strette, salutalo: gli avrai levato le scarpe strette!
don Gaetano Incerti
Il Parlamento verso un codice etico
li eventi di questi giorni ci hanno
indotto ad una riflessione molto
seria (più seria del solito!) sulla
dimensione etica della nostra presenza
e della nostra azione in Parlamento.
Per questo vorrei segnalare, in merito
alla lettera della Presidenza AGe EmiliaRomagna pubblicata su La Libertà dell’8
febbraio, - che ho sottoscritto, assieme
ad altri parlamentari - una mozione (a
prima firma Binetti) contenente la proposta di aprire un dibattito serio e coraggioso sulla possibilità di adottare un
codice etico alla Camera in cui si rifletta
quella passione politica con cui tutti, sia
pure da angolature diverse, guardiamo
al nostro impegno parlamentare (il testo
integrale della mozione si può consultare
sul nostro sito www.laliberta.info; nella
SACERDOTI E LAICI
foto: Vanna Iori).
Questa crisi - si è detto tante volte - non
è solo una crisi economica e non è neppure una crisi politica. È prima di tutto
la ricerca di un senso condiviso al nostro
agire, soprattutto in quanto cattolici, in
Parlamento e fuori dal Parlamento, una
garanzia da offrire ai cittadini, perché
una buona politica e un buon governo
sono possibili e sono tra le nostre aspirazioni più profonde.
V
oglio in questo modo testimoniare che alcuni parlamentari si
pongono il problema e che si attivano per porlo alla comunità politica.
Vanna Iori
Camera dei Deputati
domenica. A Messa si legge il Vangelo di Marco: “la
chiamata dei primi quattro apostoli”.
Il celebrante nell’omelia collega la chiamata al sacerdozio al Seminario diocesano, all’importanza di suscitare,
accompagnare, e sostenere le vocazioni sacerdotali, alla necessità di pregare perché “il Signore mandi molti operai nella
sua messe”. Ascoltiamo con attenzione e partecipazione.
Ritornando a casa si discute però con gli amici, e affiorano
inattese considerazioni. Tutto giusto quel che abbiamo ascoltato, ma come mai, se è il Signore che chiama, ora chiama così
pochi al sacerdozio e alla vita consacrata? O, non sarà che, a
differenza di un tempo, i chiamati sono diventati sordi? ...Che
noi siamo sordi? Sono ipotesi legittime a fronte di un fatto
incontestabile: i preti sono sempre di meno e il numero dei
seminaristi non è certo tale, almeno per ora, da farci confidare in un recupero. Sono solo due ipotesi cui riesce difficile,
quasi impossibile dare risposta.
Tuttavia, pur continuando a pregare per le vocazioni, non
possiamo non interrogarci e sforzarci di leggere il nostro tempo sapendo che Dio segue, comunque, provvidenzialmente,
le nostre vicende umane.
1)... e se fosse il Signore che chiamasse di meno? Potrebbe
essere un segno? Per dirci che cosa?
In altri tempi i preti e i religiosi erano tanti che seminari e
conventi stentavano a contenerli; ma la società era molto diversa e ai cristiani laici, che nella quasi totalità non sapevano
né leggere né scrivere, era richiesto soprattutto di essere devoti. Ora le cose sono molto cambiate e la Chiesa ha celebrato un Concilio per mettersi al passo coi tempi. Rileggendo il
Vangelo e la Tradizione, si è interrogata sul perché e sul come
essere Chiesa. E ha riscoperto la dignità, il valore, le responsabilità dei laici, non minori di quelle dei presbiteri, perché
fondate sul comune battesimo. E allora, se la scarsità dei preti
fosse un segno provvidenziale da leggere in questo quadro?
La conclusione ovvia sarebbe: bisogna
che i laici riscoprano, e vengano aiutati a riscoprire, la
loro responsabilità
dentro e fuori dalla Chiesa: oggi non
possono più essere
soltanto gente devota, non sudditi,
gregari,
delegati,
ma semplicemente
e a pieno titolo cristiani, membri del Un prete circondato da amici laici.
popolo di Dio, operosi nella evangelizzazione e nella testimonianza, attivi nella
Chiesa e nella società.
2)... e se fossimo noi cristiani più sordi alla chiamata del Signore?
Su questa ipotesi possiamo avere un briciolo di certezze in
più: certamente siamo più sordi di un tempo! Siamo figli di
una società in cui la fede si è molto imborghesita. Benessere, consumismo, individualismo, indifferenza, non sono
soltanto rischi, ma hanno influenzato e influenzano, spesso
in modo inavvertito, le nostre convinzioni e i nostri stili di
vita. Risultano perciò sempre più difficili e faticose le risposte generose e di sacrificio. È per questo che, sforzandoci di
leggere il segno dei tempi, abbiamo bisogno probabilmente
di un sussulto che ci faccia recuperare consapevolezza della
nostra identità di cristiani e di quanto ci richiede il Vangelo
oggi. Papa Francesco ci sta dando l’occasione per ripensare
a come professiamo la nostra fede e, rileggendo la costituzione “Lumen gentium”, possiamo agevolmente riscoprire la
dignità e le responsabilità dei laici. Resta soltanto da essere
più coerenti... ed è fatica! Se però avremo la volontà e la costanza di farlo nelle nostra vita, nelle nostre famiglie, nelle
nostre parrocchie, certamente diventeremo più attenti e disponibili alle chiamate di Dio... e anche le risposte sacerdotali potrebbero essere più numerose.
E
ntrambe le ipotesi ci hanno portato a un’unica conclusione: occorrono laici più autenticamente cristiani
e convinti delle loro responsabilità e occorre che siano
sollecitati, incoraggiati e sostenuti a prendersele.
Alla luce di queste considerazioni, l’omelia poteva sinteticamente concludersi così: cari parrocchiani, il Signore chiama
me a essere pienamente prete e voi a essere pienamente cristiani; a me chiede di essere il ‘motore spirituale’ delle quattro
comunità parrocchiali che il vescovo mi ha affidato, di amministrare i sacramenti, di assicurare l’unità nella celebrazione
dell’Eucaristia, a voi tutto il resto. Dovrete quindi subentrare
nelle preoccupazioni e nella gestione di tutte le opere di formazione, educazione, assistenza, ricreazione e carità che abbiamo ‘in piedi’. Non può avvenire subito, ma non potrà avere
tempi biblici. Non vi mancherà né la mia presenza né il mio
consiglio. Non ci mancherà certamente l’aiuto e l’assistenza del
Signore. Preghiamo perché ci renda sempre più consapevoli
delle nostre responsabilità e ci accompagni nel cammino che
da oggi intraprendiamo. Amen.
Romano Battini
E ancora: strutture metalliche per allevamenti, depositi agricoli e industriali, carpenteria edile, messa in sicurezza, certificazioni...