www.assoplastsrl.it [email protected] 15 febbraio 2014 - n. 6 – anno 62° – Poste Italiane s.p.a. - sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, CN/RE – Euro 1,10 SFIDA EDUCATIVA Don Bosco è qui. E noi dove siamo? N ei prossimi giorni avremo la gioia di accogliere in diocesi l’urna di don Bosco, che da cinque anni è in pellegrinaggio nelle chiese di tutto il mondo in vista del bicentenario della nascita (2015). È un momento di grande gioia per le comunità salesiane, le suore di Bibbiano e di Correggio con le loro scuole, e per tutti i nostri oratori che al grande santo educatore sono intitolati (si veda alle pagine 10 e 11, ndr). Cosa significa accogliere l’urna di don Bosco tra noi, oggi? Non può essere soltanto una pur encomiabile devozione. È un evento che ci richiama molto di più. Vi è anzitutto una presa di posizione nei confronti dell’uomo. L’essere umano non si fa da sé una volta generato, come se fosse già programmato per l’esistenza: egli somiglia piuttosto ad un capolavoro da plasmare, nel lento dispiegarsi del tempo, in un misterioso intreccio di relazioni e libertà. Oltre l’ansia della trasmissione delle competenze, dell’eterna tensione tra il saper fare e il saper essere, c’è l’esigenza di apprendere un saper vivere che si dispiega nell’abitare lo scarto tra il desiderio e l’esistenza. È nella continua tensione tra ciò che vorrei essere (domani) e ciò che sono (oggi) che si costruisce l’identità personale. In questo dinamismo è lo sguardo dell’altro che dischiude il domani, il “di più” che potrei essere, attraverso quel dialogo generativo che chiamiamo vocazione. Ciò significa che per avere figli chiamati ci vogliono padri chiamanti. È molto importante che ci preoccupiamo di capire come vivono i nostri giovani, assorbiti dai loro cellulari e disorientati nelle scelte di vita. Tuttavia non possiamo nasconderci che il fulcro dell’educazione non sta nei figli, ma nei padri. Perciò dobbiamo volgere lo sguardo a noi adulti e all’autenticità della nostra fede e della nostra vita. Siamo noi che stiamo scivolando nelle paludi del cinismo e non riusciamo a scalare i sentieri della speranza. Siamo noi che non vediamo un futuro e non sentiamo più l’imperativo di chiamare i giovani a costruirlo creativamente. Serve un investimento sul futuro che non parta dai dati economici ma dal desiderio di plasmare una civiltà più umana ed evangelica. Tuttavia il futuro non lo possono costruire gli adulti. Per il semplice motivo che non lo vedranno, che non appartiene a loro. Il futuro è dei giovani, per la naturale obbedienza alla carne, per le regole inscritte nella creazione. Loro nel futuro ci saranno. Noi no. Quindi non abbiamo altra scelta che affidarlo a loro. Che vuol dire anche fidarci di loro. Fidarsi di una nuova generazione, affidare loro il mondo che noi abbiamo custodito e arricchito, perché anch’essi lo custodiscano, ci fa venire i brividi. Ma è l’unico investimento che possa distoglierli dall’immersione nel vuoto dei loro ingorghi digitali, e portarli ad alzare gli occhi e guardare avanti. Come i pescatori riversi sulle loro reti alzarono lo sguardo alla chiamata di Gesù. Accogliere don Bosco allora diventa per noi lasciarsi contaminare dalla sua paternità educativa, nella speranza di diventare noi stessi autentici padri (madri) che generano alla Vita (quella con la V maiuscola!). E non possiamo dimenticare, proprio nei giorni del terzo anniversario della sua scomparsa, il grande cuore di padre (e salesiano) di don Vittorio Chiari, che di don Bosco è sempre stato figlio appassionato. E per molti di noi indimenticabile padre. Giordano Goccini LA PUREZZA DI MARIA E LE NOSTRE INFERMITÀ M artedì 11 febbraio il Vescovo ha presieduto l’Eucarestia della Giornata Mondiale del Malato nel santuario della Beata Vergine di Lourdes a Montericco di Albinea (foto Codazzi). «Proprio a Lourdes - ha detto nell’omelia - Maria si è presentata come l’Immacolata, colei che non è stata toccata dal peccato originale. C’è una connessione profonda tra la sua purezza e il titolo che il popolo cristiano le ha presto riconosciuto: salus infirmorum. Siamo tutti infermi, infatti, tutti siamo segnati dal peccato e abbiamo bisogno di guardare alla purezza di Maria per essere liberati dalle nostre infermità spirituali e materiali. Ma la Vergine è salute degli infermi innanzitutto perché ci porta suo Figlio. È lui che ci guarisce». L’omelia del Vescovo è a pagina 2 A FIESOLE «NUOVAMENTE BASSA» SOLIDARIETÀ MISSIONARIA Traslati nella chiesa di San Domenico i resti mortali della reggiana Tilde Manzotti Visita a Gualtieri al centro Caritas per il recupero di oggetti e per l’inserimento lavorativo Si cercano fondi per l’intervento al cuore di padre Gianni Morlini, «Marista» nelle Isole Vanuatu (Oceania) pagina 4 pagina 5 pagina 8 2 Vita diocesana 15 febbraio 2014 AGENDA DEL VESCOVO L’omelia di monsignor Camisasca nella Messa dell’11 febbraio, festa della Beata Vergine di Lourdes La Giornata del Malato a Montericco Il Vescovo ha anche amministrato l’Unzione degli infermi Giovedì 13 febbraio Alle 21, in Cattedrale, il Vescovo presiede la Veglia per i fidanzati. Domenica 16 febbraio Alle 10.30, presso la parrocchia di san Faustino a Rubiera, il Vescovo presiede l’Eucarestia e amministra il sacramento della Cresima a un gruppo di ragazzi e ragazze. Alle 16, in vescovado, incontra l’Ordo virginum. Martedì 18 febbraio Alle 9.30, a Guastalla, presso l’Istituto comprensivo “Ferrante Gonzaga”, il Vescovo incontra i ragazzi delle terze medie. Alle 11, a Gualtieri, presso la Casa protetta “Felice Carri”, celebra la santa Messa e visita gli ospiti. Mercoledì 19 febbraio Alle 21, a Sassuolo, il Vescovo partecipa all’incontro “La famiglia in prima linea” organizzato dal locale Circolo “Giuseppe Toniolo”. Giovedì 20 febbraio Alle 9.30, presso il Seminario, il Vescovo guida l’incontro del Consiglio presbiterale. Alle 19, presso la Casa della Carità di Fosdondo, il Vescovo presiede la santa Messa in occasione del 50° anniversario dell’inaugurazione. BREVI DIOCESANE GUASTALLA. Dedicazione della Concattedrale Giovedì 20 febbraio ricorre l’anniversario della Dedicazione della Concattedrale di Guastalla. Il Duomo fu infatti consacrato il 20 febbraio 1575 da san Carlo Borromeo. REGGIO. Il Vescovo incontra i diaconi Sabato 22 febbraio, dalle 9.45 alle 13, all’Oratorio Don Bosco (via Adua 79), a Reggio, il Vescovo guida l’incontro di formazione per i diaconi permanenti. REGGIO. Cresime in Cattedrale Domenica 23 febbraio, alle 18, in Cattedrale, santa Messa con il conferimento della Cresima ai giovani che devono completare l’iniziazione cristiana. REGGIO. La «Lectio Divina» in Seminario Prosegue, con l’appuntamento di lunedì 24 febbraio, alle 20.30, nella cripta del Seminario (viale Timavo 93, Reggio Emilia), la proposta di un tempo di preghiera, seguendo i tempi della Lectio Divina, ascoltando il Vangelo della liturgia della domenica successiva. “È essenziale - spiega don Gabriele Burani, che condurrà l’incontro - mettersi in ascolto del Signore, è essenziale conoscere Dio come Gesù ce lo rivela, è essenziale dare tempo per stare con il Signore. Vediamo come fonte di vitalità spirituale questa esperienza; ci interessa fare esperienza di un metodo di preghiera per poi assumerlo con fedeltà”. La partecipazione è libera. Gli incontri successivi si terranno lunedì 10 marzo e lunedì 7 aprile, sempre alle 20.30. REGGIO. Ritiro spirituale in Seminario “Filippo evangelizzatore (Atti 8)” sarà l’argomento del prossimo ritiro spirituale - aperto a tutti - che si terrà, guidato da don Gabriele Burani, presso il Seminario diocesano sabato 1 marzo. “La figura di Filippo - spiega don Gabriele - è splendida, è un evangelizzatore che si lascia guidare dallo Spirito. Meditando sulla seconda parte di Atti 8, ci lasceremo guidare dall’esempio di Filippo perché anche la nostra vita sia sempre più di evangelizzatori. È essenziale capire le giuste modalità, come annunciare il Vangelo oggi, e anche recuperare la dimensione di dialogo personale, a tu per tu, poiché l’adesione di fede è nella comunità, ma sempre personale”. Don Burani, poi, citando un passo della Evangelii Gaudium di Papa Francesco, prosegue sottolineando l’importanza della Parola di Dio per la vita di fede: “Tutta l’evangelizzazione è fondata su di essa, ascoltata, meditata, vissuta, celebrata e testimoniata. La Sacra Scrittura è fonte dell’evangelizzazione. Pertanto, bisogna formarsi continuamente all’ascolto della Parola. La Chiesa non evangelizza se non si lascia continuamente evangelizzare. È indispensabile che la parola di Dio diventi sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale”. Il programma del 1° marzo: ore 15.30 ritrovo e preparazione alla preghiera, ore 16 Rosario, ore 16.30 meditazione sul testo di Atti 8,26-40; ore 17.30 Messa; ore 18.30: preghiera di intercessione per gli ammalati e le vocazioni; ore 20 conclusione. Per informazioni: tel. 338. 9518518. Pubblichiamo il testo integrale dell’omelia pronunciata da monsignor Massimo Camisasca la sera di martedì 11 febbraio nel santuario della Beata Vergine di Lourdes a Montericco, nella XXII Giornata Mondiale del Malato. sollecitudine di Gesù per i malati, cioè per tutti gli uomini e le donne che incontrava, a partire dai suoi discepoli. Le guarigioni da lui operate erano il segno di una liberazione più grande, della remissione dei peccati (cfr Mc 2,1-12). Capiamo allora come la Chiesa prolunghi, attraverso i sacramenti, soprattutto il battesimo, la confessione, l’eucarestia e l’unzione degli infermi – che tra poco impartirò ai malati di questa parrocchia – la vita stessa di Gesù. Il primo prolungamento di questa vita nuova è stata ed è proprio Maria. Nel Vangelo appena proclamato ella si reca da Elisabetta non innanzitutto per portare alla parente un aiuto materiale, di cui aveva certamente bisogno, ma per donarle la presenza di suo Figlio. È di lui che gli uomini e le donne hanno bisogno e Maria lo sa. Per questo il miracolo più grande che avviene attorno al santuario di Lourdes, così come attorno a ogni santuario mariano, è la scoperta di Gesù che opera la conversione del cuore. C ari fratelli e sorelle, è la prima volta che celebro in questo santuario, il primo in Italia dedicato alla Madonna di Lourdes, edificato tra il 1896 e il 1898, grazie all’intraprendenza e alla generosità del prevosto don Domenico Castellini che interpretava così l’ardente devozione mariana della popolazione. Saluto e ringrazio per il suo lavoro in questa unità pastorale don Giuseppe Bassisi, che mi ha invitato a celebrare assieme a voi questa santa messa. Ringrazio con riconoscenza anche il diacono Giuseppe Piacentini, che custodisce questa chiesa. A bbiamo ascoltato, nella prima lettura, le parole del profeta Isaia: Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa quanti l’amate. Sfavillate di gioia con essa… Qual è il motivo di questa gioia, di questa esultanza? Gerusalemme è il simbolo e l’anticipazione della casa che Dio ha costruito per ognuno di noi: la Chiesa. È alla Chiesa, corpo di Cristo, che si riferiscono le parole del profeta: Come una madre consola un figlio così io vi consolerò; in Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore. La Chiesa è veramente la casa dove è possibile trovare ristoro dalle nostre fatiche, guarigione dalle nostre malattie, liberazione dalle nostre schiavitù. Maria è colei che ci introduce e ci accompagna dentro questa casa. È lei, infatti, la prima vera dimora di Dio, è lei la casa che P Dio ha edificato per venire ad abitare in mezzo a noi e così abbracciare tutti i popoli. È per questo che la Madonna è modello e madre della Chiesa, la sua immagine pura e santa. Proprio a Lourdes Maria si è presentata come l’Immacolata, colei che non è stata toccata dal peccato originale. C’è una connessione profonda tra la sua purezza e il titolo che il popolo cristiano le ha presto riconosciuto: salus infirmo- IL 23 FEBBRAIO A BARAGALLA IL CONVEGNO SULLA FAMIGLIA “G enerare futuro. A 30 anni dalla Carta dei Diritti della Famiglia” è il titolo dell’incontro promosso dall’Ufficio diocesano di Pastorale Familiare insieme con il Forum Provinciale delle Associazioni Familiari, il Centro di Aiuto alla Vita, l’Associazione Genitori di Reggio Emilia e l’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro; è in programma domenica 23 febbraio alle ore 16 presso il Centro pastorale “Sacro Cuore” di Baragalla. Relatori dell’incontro saranno i coniugi Francesco e Gabriella Belletti che hanno scritto a quattro mani il libro “I diritti della Famiglia. Solo sulla Carta” (nella foto, la copertina). Sarà l’occasione per riproporre, a distanza di 30 anni dalla sua presentazione da parte del Pontificio Consiglio per la Famiglia, la “Carta dei Diritti della Famiglia” che, come scrive il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia monsignor Vincenzo Paglia nella prefazione del libro, oggi non appare un documento rassicurante, ma è inquietante. Per questo è utile riproporla e tornare a riflettere su di essa. Francesco Belletti, presidente del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari, e Giuliana Ottonelli sono sposati da trent’anni e nel loro libro rileggono gli articoli della Carta alla luce del loro percorso coniugale, arricchito dalla nascita di tre figli. Oggi la famiglia è sempre più vittima di attacchi politici e ideologici, la tutela da parte dello Stato è sempre più debole, e le figure genitoriali della mamma e del papà vengono cancellate da leggi che rovesciano la scala valoriale. Per questo è importante ritornare a riflettere insieme sul “bene famiglia” per ridare a essa slancio e speranza e sottolinearne il valore sociale. rum. Siamo tutti infermi, infatti, tutti siamo segnati dal peccato e abbiamo bisogno di guardare alla purezza di Maria per essere liberati dalle nostre infermità spirituali e materiali. Per accorgerci della bellezza alla quale Dio ci chiama a partecipare. Ma la Vergine è salute degli infermi innanzitutto perché ci porta suo Figlio. È lui che ci guarisce. I vangeli ci danno continua testimonianza della reghiamo la Madonna di benedire ognuno di noi, le nostre famiglie, i nostri ammalati, questa città. Chiediamole di donarci la sua fede e la sua carità, per essere capaci di donare la nostra vita a imitazione di Cristo, come ci invita a fare il papa nel suo Messaggio per la XXII Giornata Mondiale del Malato che oggi si celebra. Soprattutto chiediamo a Maria di mostrarci suo Figlio e di renderci generosi e intraprendenti nel donarlo ai nostri fratelli, proprio come lei ha iniziato a fare con Elisabetta e continua a fare con chiunque si rivolga al suo sguardo materno. + Massimo Camisasca NOTIFICAZIONE ai sacerdoti, ai diaconi, ai consacrati e ai fedeli laici in vista delle elezioni Nell’approssimarsi degli importanti appuntamenti di questo 2014 con il voto amministrativo ed europeo, in vista anche delle campagne elettorali relative, che si intensificheranno nei prossimi mesi, desidero portare alla vostra attenzione criteri guida e disposizioni da tenere presenti nell’azione pastorale. 1. La Chiesa diocesana incoraggia e benedice la partecipazione dei cristiani laici, e dei giovani in particolare, alla vita politica del territorio, della nazione e della più grande Comunità europea. Sua preoccupazione è che parrocchie e aggregazioni cattoliche educhino all’impegno dei laici nel mondo, dunque anche in campo politico, alla luce dei princìpi evangelici e della Dottrina sociale della Chiesa. 2. Nel contempo, clero e organismi ecclesiali devono rimanere completamente fuori dal dibattito e dall’impegno partitico pre-elettorale, rimanendo estranei a qualsiasi forza politica o schieramento. Per i sacerdoti e i diaconi in particolare, questa esigenza è fondata sulla natura stessa del loro ministero. «Infatti, pur essendo queste cose buone in se stesse, tuttavia sono aliene dallo stato clericale, in quanto possono costituire un grave pericolo di rottura della comunione ecclesiale» (Congregazione per il Clero, Direttorio per il ministero e la vita dei Presbiteri 33, cpv. 1°; EV 14/798). 3. Pertanto, l’uso dei locali di proprietà delle parrocchie o di altri enti ecclesiastici non sia concesso né a rappresentanti di partito o di qualsivoglia raggruppamento politico (anche per incontri/dibattiti in cui siano parimenti rappresentate tutte le parti politiche), né a persone aventi incarichi istituzionali che ne facessero richiesta per sostenere la campagna elettorale di una precisa parte politica. Reggio Emilia, 11 febbraio 2014 Il Vicario generale don Alberto Nicelli Primo Piano 15 febbraio 2014 3 QUARESIMA Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà (cfr 2 Cor 8,9) è il titolo del 1° messaggio quaresimale di Bergoglio: nella Chiesa non «prìncipi» ma «servitori» 2014 Camminare con i fratelli più deboli Papa Francesco: essere come Cristo, non come i signori del mondo Il messaggio di Papa Francesco per la prossima Quaresima (testo integrale su www.vatican.va) parte dal dirci che “Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà”. La Chiesa, dunque i cristiani, a partire dal Papa per giungere all’ultimo fedele, deve essere come Cristo che “da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8,9). A lcuni giorni fa, cercando su internet immagini di celebrazioni liturgiche, mi sono imbattuto in alcune fotografie di un cardinale (non italiano) che, ancora oggi, veste secondo le usanze precedenti il Concilio Vaticano II: immagini meravigliose. Il principe della Chiesa coperto da un bianchissimo ermellino rilucente su un rocchetto di pizzo antico di grande valore, che alle spalle del porporato cedeva il campo ad una lunghissima cappa magna di splendida porpora damascata sorretta da un impeccabile caudatario. Sul suo petto faceva bella mostra di sé la meravigliosa croce d’oro tempestata di pietre preziose, mentre all’anulare destro, segno del legame quasi coniugale con la Chiesa di Dio, splendeva un anello d’oro su cui svettava un diamante d’inestimabile valore. Mi sono fermato ad ammirare quelle immagini, ricordando che anch’io, nei primi anni della mia vita in seminario, avevo Carcere minorile di Casal del Marmo (Roma), Messa «in Coena Domini» del 28 marzo 2013: Papa Francesco lava i piedi ad alcuni detenuti. Lo scorso anno Bergoglio fu eletto Pontefice il 13 marzo, quando la Quaresima era già iniziata. contemplato dal vivo simili vestimenti nella cattedrale della mia città. Ma, dopo qualche momento, mi sono ritrovato a domandarmi: queste esibizioni di potenza e di ricchezza testimoniano il Vangelo? Documentano dal vivo l’amore di Cristo per il suo popolo, per i peccatori e i miserabili? E ho concluso che il Vaticano II, nel chiedere agli uomini di Chiesa uno spirito di povertà e di umiltà anche nel vestimento, non ha affatto impoverito di potere e di gloria il suo popolo, ma lo ha arricchito di vicinanza a Cristo e ai suoi figli. Tutto questo mi è tornato in mente leggendo il messaggio di Papa Francesco per la pros- sima Quaresima, che parte dal dirci che “Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e del- P enso che questo sia il cuore del messaggio quaresimale di Papa Francesco: essere come Cristo, non come i signo- Non sono gli splendori della ricchezza a rendere credibile il Vangelo e amabili i predicatori e il Maestro, ma semplicità, umiltà e accoglienza la povertà”. Perché la Chiesa, dunque i cristiani, a partire dal Papa per giungere all’ultimo fedele, deve essere come Cristo che “da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8,9). ri del mondo. Non ci sono “prìncipi” della Chiesa, ma “servitori” dei figli di Dio. Non sono gli splendori della ricchezza umana a rendere credibile il Vangelo e amabili i suoi predicatori e il loro Maestro, ma altri splendori, molto più luminosi, quelli della semplicità, dell’umiltà, dell’accoglienza nei confronti di chi soffre, di chi nel mondo è nella povertà, nella solitudine. Essere come Gesù, oggi più che mai, può avere solo una strada obbligata: fare nostro lo stile di Cristo, “condividere in tutto” la sorte degli uomini e delle donne, soprattutto di chi è privo di potere e di ricchezze, come Gesù ha condiviso in pienezza la vita degli umili del suo tempo, vivendo con loro, soffrendo come loro. Solo in questo “camminare insieme”, in questo “mettersi in mezzo” alla gente, “bisognosa di perdo- no” con amore, con misericordia, si testimonia Cristo, si continua l’opera di Gesù che “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo la condizione di servo” (Fil 2,6-7). Gli uomini e le donne sofferenti del nostro tempo assomigliano ai discepoli di Emmaus, che, rimasti senza meta, senza comunità che li proteggesse e senza speranza, ritrovarono la strada della salvezza, ritrovarono se stessi, scoprendo che “Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro” (Lc 24,15). I poveri e i sofferenti di oggi hanno bisogno di scoprire una Chiesa che, nella persona dei suoi ministri e dei suoi figli, si avvicina e cammina con loro. Papa Francesco, per la prossima Quaresima, invita la Chiesa a contribuire alla salvezza del mondo non “con adeguati mezzi umani”, ma “mediante la povertà di Cristo”, che è l’unica strada per alleviare le miserie del mondo d’oggi, sia quella materiale che quella morale e quella spirituale. Solo questa è la strada della conversione quaresimale, la strada della santità; è la strada del “seguire e imitare Gesù”, una strada che “rafforzi in noi l’attenzione e la responsabilità verso la miseria umana, per diventare misericordiosi e operatori di misericordia”. Vincenzo Rini Comunicato del vescovo di Reggio Emilia-Guastalla dopo la chiusura del centro islamico di Sassuolo L e discussioni delle ultime settimane intorno al centro culturale e al luogo di culto per i musulmani di Sassuolo e del distretto delle ceramiche, a seguito della chiusura per irregolarità edilizie del centro islamico di via Cavour a Sassuolo, hanno risollevato un problema che si era già presentato nel recente passato, e intorno al quale la Chiesa aveva già fatto sentire la sua voce, attraverso un intervento dei sacerdoti di Sassuolo, risalente al gennaio del 2009. Come vescovo di Reggio Emilia-Guastalla (al cui territorio appartiene il comune di Sassuolo), ritengo opportuno riconfermare i punti centrali di quell’intervento, a maggior ragione dopo che anche recentemente papa Francesco ha richiamato – in una prospettiva di «mutuo rispetto nei rapporti interreligiosi, specialmente tra cristiani e musulmani» – l’invito a «rispettare la religione dell’altro, i suoi insegnamenti, simboli e valori. Uno speciale rispetto è dovuto ai capi religiosi e ai luoghi di culto. Quanto dolore arrecano gli attacchi all’uno o all’altro di questi!».1 Rivolgendosi anzitutto ai loro fedeli, i sacerdoti di Sassuolo, nel loro intervento del 2009, hanno inteso «ribadire l’atteggiamento che più si addice alla testimonianza cristiana e al senso civico della convivenza», con riferimento «da una parte al valore dell’accoglienza e del dialogo e, dall’altra, alla opportunità di ogni singola persona a poter fruire dei diritti e ad assolvere ai doveri che una società umana, cristiana e democratica deve poter esprimere dal proprio interno». La Chiesa cattolica, ricordavano ancora i sacerdoti sassolesi nel 2009, riconosce e afferma «il diritto di culto per ogni confessione religiosa e il diritto a un luogo nel quale pregare»: che chiediamo per noi: la libertà concreta di professare anche pubblicamente, come singoli e come comunità, in pace e gioia, nel rispetto delle leggi dello Stato e delle tradizioni dei popoli, la fede che ciascuno fa sua, per contribuire anche così al bene della società. N sarebbe del tutto inutile, infatti, una proclamazione di principio della libertà religiosa, che non prevedesse poi anche la possibilità, per dei credenti, di avvalersi di spazi, luoghi, forme di associazione e, in definitiva, tutte le concrete modalità necessarie all’esercizio della propria fede in forma non solo individuale, ma anche comunitaria. Dagli enti locali, ai quali è chiesto di regolare in concreto l’esercizio del diritto a un luogo di culto e di incontro, ci aspettiamo che tutto ciò sia fatto con l’attenzione, la chiarezza e la disponibilità che cittadini e immigrati, come singoli o come associati, si aspettano da chi amministra la cosa pubblica. Superfluo aggiungere che tutto questo dovrà avvenire nel quadro della Costituzione e delle leggi dello Stato, la cui osservanza spetta a tutti coloro che intendono vivere nel nostro Paese, qua- lunque sia la loro provenienza e la fede che professano. S o che spesso, anche nelle nostre comunità cristiane, si è tentati di richiamare, specie a proposito della questione dei luoghi di culto e di incontro per i musulmani, un principio di reciprocità, che fa leva sul fatto che molte volte i cristiani, nei paesi musulmani, vedono calpestata la loro libertà di professare pubblicamente, e in luoghi idonei, la propria fede. Non nascondo la gravità della questione: e tuttavia mi preme sottolineare il principio evangelico, la «regola d’oro» che deve guidare prima di ogni altra cosa il punto di vista di un discepolo di Gesù Cristo: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti» (Mt 7,12). Desideriamo per tutti i credenti ciò ella speranza che la situazione determinatasi nelle scorse settimane a Sassuolo possa presto trovare una soluzione adeguata, faccio miei l’atteggiamento e le parole che ci sono state rivolte di recente da papa Francesco: «Noi cristiani dovremmo accogliere con affetto e rispetto gli immigrati dell’Islam che arrivano nei nostri Paesi, così come speriamo e preghiamo di essere accolti e rispettati nei Paesi di tradizione islamica. Prego, imploro umilmente tali Paesi affinché assicurino libertà ai cristiani affinché possano celebrare il loro culto e vivere la loro fede, tenendo conto della libertà che i credenti dell’Islam godono nei paesi occidentali!» 2 Ho voluto condividere queste mie riflessioni con monsignor Antonio Lanfranchi, arcivescovo metropolita di Modena-Nonantola, dal momento che Sassuolo è luogo di incontri di molti musulmani che vivono nel territorio della sua diocesi: e lo ringrazio per aver voluto essere partecipe con me di queste considerazioni. Reggio Emilia, 10 febbraio 2014 + Massimo Camisasca 1. Papa FRANCESCO, Messaggio ai musulmani nel mondo intero per la fine del Ramadan (’Id al-fitr),10 luglio 2013. 2. Papa FRANCESCO, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, 253. 4 Vita di Chiesa 15 febbraio 2014 Fiesole, pellegrini per Tilde Manzotti La traslazione dei resti mortali della giovane Serva di Dio reggiana U n pallido raggio di sole illumina la facciata della chiesa di san Domenico a Fiesole sabato mattina, 8 febbraio, quando arriviamo. Siamo in quattro di Reggio, quattro rappresentanti la diocesi di provenienza della giovane Tilde Manzotti, ma saremmo stati di più se l’influenza o un impegno di lavoro non avesse trattenuto alcuni dei componenti del gruppo di ricerca e studio di Tilde sorto nella nostra diocesi nel settembre del 2012. Sul sagrato ci sono già Beppe (fratello di Tilde) e sua moglie Elena, che ci accolgono festosi e grati. Entriamo nella bella chiesa di san Domenico. C’è un gruppo di fedeli in preghiera, qualche suora, frati Agostiniani, frati Domenicani, alcuni sacerdoti e don Alessandro Andreini, che riconoscendoci - essendo già venuto anche a Reggio nell’estate scorsa, sempre per Tilde - ci viene incontro, ci mostra il luogo, chiede un piccolo aiuto per la celebrazione. Tutto è estremamente calmo, silenzioso, in pace. Ammiriamo la pala del Beato Angelico, bellissima, che sovrasta un altare laterale. È proprio in quello spazio a sinistra, a terra, che vediamo l’urna grigia in pietra che ospiterà dopo poco la cassettina coi resti di Tilde, nata a Reggio Emilia, città dove ha vissuto per 22 anni dei suoi 24 di vita terrena, e morta in diocesi di Fiesole. Intanto, altre persone arrivano: la sorella di Tilde, Maria Grazia, i nipoti, fedeli devoti. Si respira un clima di grande serenità. Attendiamo il vescovo, monsignor Mario Meini. Lui piccolo nuovo beato Rolando, auspicando la beatificazione anche di questa Serva di Dio. È davvero un uomo affabile, nei modi e nell'attenzione. M Fiesole, chiesa di San Domenico, 8 febbraio. Nelle fotografie: la nuova urna di Tilde Manzotti, il rito presieduto dal vescovo Mario Meini (sulla destra don Alessandro Andreini) e la delegazione reggiana sotto la pala del Beato Angelico, che lì visse. presiederà questo semplice rito, così essenziale, che in altri casi si svolge in forma semi-privata. Infatti il vescovo quando arriva si stupisce favorevolmente che la chiesa sia piena. I l rito inizia in un locale adiacente alla chiesa. Lì c’è la cassettina coi resti di Tilde avvolti in un telo rosso. È Benedetta, figlia di Maria Grazia e quindi nipote di Tilde, a portare in chiesa la cassettina, mentre in processione noi l'accompagniamo emozionati, cantando “Chi potrà varcare Signore, la tua soglia?”. Il telo rosso mi fa, inevitabilmente, pensare al martirio. Tilde... non un martirio in odium fidei, il suo, ma di amore, martirio fatto di un progressivo abbandono al Signore fino all’ultimo respiro. Tilde, che ha adeguato la sua volontà a quella del Suo amato Gesù. Tilde, che ha trasfor- L’attenzione agli anziani, ai disabili e ai piccoli L’ unità pastorale “Beata Teresa di Calcutta” - comprendente le parrocchie di Pieve Modolena, Roncocesi e San Pio X di Reggio Emilia - si sta preparando all’inaugurazione dei rinnovati ambienti della Casa della Carità e della scuola dell’Infanzia “Pio VI”, con un programma di iniziative di carattere culturale che hanno l’obiettivo di sensibilizzare le comunità parrocchiali e la comunità civile sull’importanza e la qualità delle strutture stesse. Nello specifico, l’intento è quadruplo: • recuperare e sostenere le motivazioni ideali che hanno spinto i nostri padri (preti, famiglie, religiosi) a realizzare queste opere di servizio sociale, nella consapevolezza dell’importanza della dimensione religiosa e spirituale della vita, dimensione che si caratterizza nel messaggio evangelico attraverso progetti di educazione e di animazione alla carità; • valorizzare l’esperienza educativa e assistenziale in un contesto di rispetto e tutela delle persone nel periodo più debole della vita; • riscoprire il ruolo del volontariato nel sostenere queste istituzioni, in un periodo storico di difficoltà economiche e relazionali; • promuovere un’azione di “rete” tra le diverse realtà educative e assistenziali del territorio. Tre tavole rotonde in vista dell’inaugurazione Q uesti argomenti verranno sviluppati attraverso tre tavole rotonde nelle quali le diverse ‘anime’ culturali del territorio si confronteranno. mato la sua giovane vita in un’offerta giorno dopo giorno per i sacerdoti in particolare, e per tutti i fratelli. Tilde, che muore fiduciosa, sua frase. “Siamo entrati in chiesa, abbiamo varcato la porta, ma è come se fosse la soglia del Paradiso. A questa dovremmo pensare entrando Mi soffermo in chiesa alcuni minuti, prima di uscire, e penso alle grazie ottenute per l’intercessione di Tilde, in questi ultimi mesi. Grazie di cui siamo stati testimoni, grazie che riguardano mamme confuse e bimbi non voluti... e così bella che nessuno dei presenti alla sua morte osa piangere di fronte alla pace che emanava il suo volto. M a la liturgia prosegue, ascoltiamo la Parola di Dio, il vangelo scelto, quello di Giovanni, Gesù che prega: Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io... La commozione già nell'aria, cresce. Il vescovo commenta e mi colpisce una UNITÀ PASTORALE BEATA TERESA DI CALCUTTA in chiesa”. Ma ci pensiamo? - mi sono chiesta. Ed ecco il momento in cui, di nuovo, Benedetta - scortata dal vescovo e da chi lo assiste - raccoglie la cassettina col telo rosso e si avvia verso il luogo dove l’urna di pietra è stata costruita. Il canto di accompagnamento recita così: Mettimi come sigillo sul tuo cuore... Si proclama di nuovo una Parola di Dio. Ti attirerò a me, ti condurrò nel deserto e parlerò al tuo cuore. Quanto avrà parlato Gesù a quel cuore innamorato! Non sappiamo tutto, per quanto Tilde abbia lasciato scritto. Per un attimo penso al mistero delle relazioni tra Dio e un’anima e poi tra noi. Che rispetto dovremmo avere! Dopo l’aspersione con l’acqua benedetta si depongono i resti della Serva di Dio nell’urna in pietra grigia, si dà lettura del verbale che attesta il gesto appena compiuto e si canta il Magnificat tutti assieme. D opo la preghiera e la benedizione episcopale, il rito termina, ma non l'emozione, e di certo non si fermano i pensieri e le riflessioni, anzi.... Il vescovo, con molta cordialità, si intrattiene anche con noi, felice di vedere rappresentata la diocesi natale di Tilde, scambia due parole, gli racconto anche del nostro Spazi rinnovati per bambini e anziani Pieve Modolena, cantiere d’idee In vista dell’inaugurazione, tre serate: la prima il 18 febbraio i soffermo in chiesa alcuni minuti, prima di uscire, e penso alle grazie ottenute per l'intercessione di Tilde, in questi ultimi mesi. Grazie di cui siamo stati testimoni, grazie che riguardano mamme confuse e bimbi non voluti, i quali, dopo aver chiesto (noi) e ottenuto l’intercessione di questa giovane Serva di Dio, sono stati accolti. Potenza della fede e della preghiera, mai da sottovalutare! Per questo ripenso con gioia e gratitudine a ciò che Tilde ha lasciato scritto - come suo ricordo - al papà: “Sono sempre viva!”. Il desiderio di rivolgersi a lei, di chiederle una grazia, un favore, di affidarle un compito, è quasi spontaneo, soprattutto se si tratta di bambini da proteggere, abbiamo visto; lei amava i bambini, era una maestra, avrebbe voluto insegnare. Ora insegna dalla soglia che ha già varcato, quella del Paradiso. I santi sono degli amici e dei maestri forgiati da Dio in persona, per essere modelli e stimolo, dei fari per noi. Sul coperchio della nuova urna si legge la stessa frase che era anche sulla sua precedente tomba: “Voglio essere soltanto un palpito teso verso la luce”. Una frase scritta da lei stessa solo tre mesi prima di morire. Così sia, Tilde. Fabiana Guerra dell’Ordo virginum La prima - “La comunità e i servizi per la non autosufficienza: opportunità e prospettive” - si terrà martedì 18 febbraio alle ore 21 presso la Sala multimediale della parrocchia di Pieve Modolena. Interverranno - coordinati da Roberto Magnani, direttore di Fe.Di.S.A., Federazione diocesana Servizi agli Anziani - Ivano Argentini (collaboratore Ufficio diocesano Pastorale della Salute), Germana Corradini (dirigente Servizi Sociali del Comune di Reggio), e Marta Catellani (direttrice della Casa della Carità). L’ inaugurazione dei rinnovati ambienti, che si terrà sabato 10 maggio (il programma: ore 10 saluto delle autorità, ore 11 taglio del nastro e visita degli ambienti; ore 12 aperitivo; ore 16.30 festa alla scuola dell’infanzia e rinfresco insieme), sarà preceduta da altri due incontri. • Giovedì 13 marzo, ore 21: “Scuola dell’Infanzia: polifonia di voci”; coordina Silvia Razzoli, dirigente scolastico; interverranno Paola Campo (dirigente scolastico Istituto comprensivo “Kennedy”), Claudia Giudici (presidente Scuole e Nidi dell’Infanzia, Istituzione del Comune di Reggio Emilia), Mariannina Sciotti (presidente provinciale e regionale Federazione Italiana Scuole Materne, consigliere nazionale Fism). • Lunedì 28 aprile, ore 21: “C’è ancora posto per il volontariato?”; coordina Edoardo Tincani, direttore del settimanale diocesano La Libertà; interverranno don Romano Zanni (vicario episcopale per la Carità e le Missioni), Elena Ghinolfi (presidente “Emmaus”, vicepresidente “Dar Voce”); a seguire testimonianze di volontariato attivo. Per ulteriori informazioni sul ciclo di iniziative è possibile scrivere via email a [email protected]. Vita di Chiesa 15 febbraio 2014 5 In visita al centro promosso dalla Caritas diocesana. A colloquio col referente Decolla «NuovaMente Bassa» Santa Vittoria: entusiasmo e vitalità attorno al progetto S ono da poco trascorse le nove di mattina ed è una di quelle giornate fredde e grigie dalle quali non ti aspetti sorprese, perché piatte, sonnacchiose. Eppure, all’interno di un grande stabile al civico 193/B, lungo la Statale 63 a Santa Vittoria di Gualtieri, già fervono le attività. Tra scatole di cartone e borsine, dietro mucchi di camicie, felpe, jeans, cappotti, giacche e quant’altro, stanno armeggiando due solerti gruppi di volontarie, tutte ugualmente impegnate in quella che è una delle principali attività – ma non la sola – del centro “NuovaMente Bassa”, promosso dalla Caritas e dal Vicariato 4: lo smistamento dei moltissimi capi di vestiario in arrivo dai centri raccolta allestiti nelle parrocchie del circondario. Su un lato del moderno capannone notiamo alcune vivaci signore di Guastalla in pieno fermento, che hanno tutta l’aria di conoscere molto bene il lavoro che stanno svolgendo (lo fanno da parecchi anni ormai, mi spiegheranno in seguito, ora è solo cambiata la sede); dall’altro lato, non certo meno operose (foto 1), diverse giovani sono intente a imparare nuove mansioni. Dovrebbero esserci anche i ragazzi del Servizio Civile Volontario (Scv), oggi eccezionalmente richiamati però sul ‘fronte’ Modenese, in affiancamento alla Protezione civile e alle associazioni per soccorrere la popolazione alluvionata. A farci da guida (foto 2) negli ampi spazi in cui è sorto il centro “NuovaMente” – che giorno dopo giorno prende forma e vita, e che fa da riferimento per l’intera area della bassa reggiana – è Luca Capece. Originario di Poviglio, Luca è un operatore della Caritas diocesana di Reggio Emilia al quale è stato assegnato il compito di seguire la gestazione, l’avvio e possibilmente il decollo (sembra che le premesse buone – lo constateremo – ci siano già tutte) del progetto “NuovaMente Bassa”. Luca, se non sbaglio questo è il terzo centro “NuovaMente” che apre in diocesi. Proprio così. “NuovaMente” è un progetto della Caritas reggiana già avviato da 8 anni in città a Reggio e replicato quattro anni più tardi a Sassuolo, dove nel frattempo – e proprio da quest’anno – la gestione è diventata autonoma, attraverso l’affidamento a una cooperativa, pur restando il progetto in capo alla Caritas. È quello che potrebbe avvenire anche qui? Ancora presto per dirlo... ma è auspicabile. Credo sarebbe un segnale di vitalità. Nel Vicariato del Secchia, ad esempio, si erano dati tre anni per partire e per vedere come avrebbe ‘funzionato’, e ora dal punto di vista ‘operativo’ sono completamente autosufficienti. Certo, anche là, sin dall’inizio – come adesso avviene per il centro di Santa Vittoria – la Caritas ha messo a disposizione le proprie conoscenze e competenze, e un appoggio anche economico, ma l’obiettivo è che diventi un’esperienza ‘del territorio’, sempre meglio strutturata e indipendente, che cioè sia la gente del posto a farlo proprio e a prenderlo sempre più a cuore. Principale interlocutore della Caritas è il Vicariato. Esattamente. Il coinvolgimento peraltro è concreto: non si par- 1 2 3 4 «NuovaMente Bassa»: servizio fotografico di Fausto Franzosi. la infatti di ragionamenti intorno a imprecisati obiettivi che riguardano le nostre comunità ecclesiali. Sono le parrocchie stesse (o le unità o zone pastorali) chiamate direttamente a sostenere il progetto, sia sul versante economico – dividendosi le spese per l’affitto delle strutture – che su quello della direzione da imprimere: perché se è vero che io sono il referente, al mio fianco c’è un Comitato (composto da rappresentanti dei gruppi Caritas delle varie parrocchie) che segue passo passo l’evolversi di questa realtà. Dici “NuovaMente” e pensi subito anche a un mercatino permanente dell’usato. Su questo versante – qui a Santa Vittoria nello specifico – stiamo perfezionando gli ultimi dettagli; non so ancora dire con esattezza la data di apertura al pubblico, ma posso assicurare che ci stiamo avviando alle fasi finali del lavoro di ‘retroguardia’ (l’immane opera di inventario, catalogazione, sistemazione della roba nei vasti spazi di cui disponiamo). Questione di settimane ormai e apriremo. Ci sarà chi si chiede perché la roba non venga regalata. È una scelta ben precisa, frutto di lunga riflessione, che la Caritas diocesana ha ritenuto opportuno fare. Eccettuati i casi di assoluta, grave indigenza in cui possono versare singoli o famiglie segnalatici dai Centri di Ascolto, si ritiene infatti che sia anche ‘educativo’ insegnare alle persone che non è giusto – faccio un esempio spicciolo – andare in parrocchia a prendersi tutte le settimane un vestito... per poi magari buttarlo via con noncuranza. Il centro “NuovaMente” assicurerà dei prezzi accessibili, al tempo stesso garantendo preziosi introiti che finanzieranno il sostegno alle persone inserite nel progetto. Il mercatino dunque è l’ultimo anello di una catena. Certo. L’acquisto – da parte dei cittadini – degli oggetti generosamente donati da altri, oggetti ai quali, come sappiamo, vien data una ‘seconda vita’, è soltanto la fase conclusiva di un processo che parte molto prima. Una delle finalità principali, per esempio, è quella di aiutare attraverso il lavoro. In parole povere: “NuovaMente” non serve a ‘guadagnare soldi’ per poi farne chissà che... (e su questo vorremmo ci fosse chiarezza e trasparenza), ma per reimpiegare poi il ricavato dalla vendita nell’inserimento lavorativo – anche in collegamento con le Caritas parrocchiali e i servizi sociali – di persone economicamente in difficoltà. Che oggetti ricevete? Ti dico solo che le cose da fare sono sempre tantissime perché la generosità delle persone ci mette a disposizione di tutto: giocattoli, libri, cd, vinili (per queste ‘categorie’ stiamo allestendo sezioni espositive apposite, sotto la supervisione di alcune ragazze del Scv), elettrodomestici, stoviglie, soprammobili, accessori, biciclette, materassi... Il campionario di oggettistica (foto 3) è il più vasto che si possa immaginare. Approfitto per aggiungere a margine una piccola ‘nota critica’: anche chi dona dovrebbe essere gradualmente aiutato a comprendere che “NuovaMente” non è – uso parole un po’ brutali – una ‘discarica’, ma una effettiva, ulteriore possibilità di ‘vita’ per degli oggetti che, se portati a noi in condizioni non disastrate, potranno certamente essere di notevole utilità per qualcuno. E la risorsa-volontariato? È l’altro, essenziale polmone di questa esperienza. Si pensi che c’è gente che da ottobre dello scorso anno è qui tutte le settimane; penso al gruppo delle donne (davvero molto in gamba!) che vengono qui da Guastalla, in continuità con quanto facevano in parrocchia. A monte di tutto sta il discorso pastorale... È un altro degli scopi primari quello di coltivare l’attenzione alle povertà, di creare i presupposti per un’animazione della carità cristiana sul territorio. “NuovaMente” si pone non solo come coordinamento e amalgama di quelle attività che nelle parrocchie bene o male esistono da sempre, ma vuol essere anzitutto strumento pastorale; non a caso fa parte di quella ‘costellazione’ di proposte che Caritas chiama “opere segno”. Dovrebbe cioè divenire un ‘monito’ positivo, guidare la gente nel prendere meglio coscienza delle tante fragilità che incrociamo quotidianamente, magari inconsapevolmente. Dopo la benedizione impartita da don Romano Zanni, è già operativo su strada il furgone ‘ufficiale’ di “NuovaMente Bassa”... Già, un altro grosso aiuto (foto 4), perché quando qualcuno ci chiama dicendoci che ha mobilio e altri cose pesanti da donare, ma che non riesce – per motivi pratici di ‘ingombro’ – a portarceli, possiamo passare a ritirarli noi. Più in generale, tutto si ‘muove’ grazie a gente volenterosa che mette in gioco il proprio tempo impegnandosi nelle cose che sa fare meglio. C’è chi magari ha il ‘piglio’ riorganizzativo, chi possiede una spiccata manualità e aggiusta gli oggetti, chi rammenda e risistema abiti belli ma sdruciti, chi ha già fatto sapere di voler stare alla cassa o ad accogliere e accompagnare i clienti tra gli spazi espositivi... Se qualcuno vuol dare la propria disponibilità, mi contatti al 345.7038991! Matteo Gelmini Corso per volontari dei Centri d’Ascolto La Caritas diocesana organizza un corso di formazione per nuovi volontari dei Centri di Ascolto Caritas territoriali. Per chi fosse interessato l’invito è di rivolgersi al Centro di Ascolto della propria zona. Il programma: lunedì 3 marzo: “L’identità del Centro di ascolto come luogo di servizio pastorale”, con Gianmarco Marzocchini (direttore della Caritas diocesana); lunedì 10 marzo: “L’abc del Centro d’ascolto tra risorse e povertà”, con gli operatori del Centro d’Ascolto diocesano; lunedì 17 marzo: “Il coinvolgimento psicologico: rapporto tra chi ascolta e chi è ascoltato”, con un esperto del settore. Sono previsti periodi di stage presso i CdA e un confronto conclusivo fissato per lunedì 12 maggio. «Mi chiamo Alina» Venerdì 21 febbraio alle 21 presso l’Oratorio Don Bosco di Reggio il progetto Caritas “Maria di Magdala” promuove un incontro dal titolo “Mi chiamo Alina”, sul tema della tratta di ragazze provenienti dalla Romania (si veda a pag. 9). Emergenze nel mondo SUD SUDAN. Dopo soli 2 anni dalla sua indipendenza, il Sud Sudan è nuovamente sull’orlo di una guerra civile. Agli inizi di febbraio si contano oltre 10mila morti e circa 750mila sfollati (ovvero il 10% dell’intera popolazione sud sudanese). Gli accordi di pace firmati ad Addis Abeba il 23 gennaio, tra Governo e ribelli, non sono riusciti a porre fine alle ostilità e si è costituito un movimento/esercito di resistenza, che punta al rovesciamento del Governo di Juba, accusato di essere autoritario e antidemocratico. Dietro il confronto tra Governo e ribelli, emerge una lotta per il controllo del potere in uno Stato quanto mai ricco di risorse, dall’uranio, a terre fertili e ricche d’acqua, a grandi giacimenti di petrolio. I vescovi sud sudanesi, insieme ai rappresentanti delle altre Chiese, hanno lanciato un forte appello alla pace. Caritas Italiana è impegnata insieme a Caritas Sud Sudan e alle altre Caritas presenti nel Paese nella risposta all’emergenza, offrendo sostegno ai profughi e agli sfollati e provvedendo a cibo, acqua e servizi essenziali. Negli ultimi anni Caritas Italiana ha sostenuto in Sud Sudan anche progetti di sviluppo agricolo e sicurezza alimentare, promozione dei diritti, pace e riconciliazione, e progetti sanitari in diversi villaggi del Paese. . TERREMOTO IN GRECIA. Nel primo pomeriggio di domenica 26 gennaio, alle 13.55 (ora italiana), la Grecia è stata colpita da un terremoto di magnitudo 6.0 della scala Richter, con epicentro nei pressi della cittadina di Luxourion, sull’isola di Cefalonia, cui ha fatto seguito nel corso del pomeriggio un persistente sciame sismico la cui magnitudo media si aggirava tra i 4.5 e 5.5. Fortunatamente non si registrano vittime né feriti. Il terremoto è stato percepito con forza nel Peloponneso e in molte città della Grecia continentale. Il Governo greco ha predisposto l’invio di due navi per alloggiare gli sfollati, con a disposizione circa 2.000 posti letto totali. Caritas Hellas sta monitorando l’evolversi dell’emergenza in coordinamento con la diocesi di Corfù, e in collaborazione con Caritas Italiana, presente sul posto con due operatori per avviare un programma di gemellaggi fra famiglie greche e famiglie italiane. Nuovo delegato regionale Caritas A seguito della riunione di lunedì 3 febbraio della Conferenza Episcopale Regionale dell’Emilia Romagna, si comunica che Sauro Bandi (direttore della Caritas diocesana di Forlì-Bertinoro) è stato nominato Delegato regionale Caritas Emilia Romagna. Sostituirà Gianmarco Marzocchini (direttore della nostra Caritas diocesana) giunto al termine del suo mandato dopo i cinque anni previsti. A Sauro vanno i nostri migliori auguri, tante preghiere e la garanzia di collaborazione per il nuovo incarico. Turni mensa Caritas sabato 15 feb. Istituto Motti domenica 16 feb.Poviglio domenica sera 16 feb.Sant’Antonio sabato 22 feb. Scuola media “C.A. Dalla Chiesa” domenica 23 feb. unità past. Giovanni Paolo II domenica sera 22 feb. unità pastorale Madonna della Neve sabato 01 mar.Istituto Maria Ausiliatrice domenica 02 mar.gruppo di Tiziana (Barco) domenica sera 02 mar.San Giuseppe sabato 08 mar.Castelnovo ne’ Monti domenica 09 mar.comunità cutrese domenica sera 09 mar.Chiozza 6 Vita di Chiesa 15 febbraio 2014 ISCRIZIONI AL VIA L’invito della Corale “Don Ronzoni”, vincitrice dell’edizione 2013 «Vi aspettiamo il 4 maggio» A Massenzatico la Rassegna diocesana dei cori parrocchiali I l canto è importantissimo, non è semplice decoro o segno di solennità e neppure soltanto espressione artistica o di festa: è vera e attiva forma di partecipazione di tutta la comunità che dimostra di essere unita, gioiosa, in attento ascolto e in sentita preghiera con il Signore. È per noi una vera gioia invitarvi alla rassegna delle corali parrocchiali che si terrà domenica 4 maggio nella chiesa di San Donnino Martire a Massenzatico. È un piacere oltretutto organizzare questo evento proprio nell’anno in cui ricorre la sua venticinquesima edizione. È stato emozionante vincere la rassegna 2013 e avere in consegna per un anno il Tau con il significato che racchiude (“... e le cose semplici sono le più belle...”). In questo anno di preparativi è prevalsa sempre la gioia. Appuntamenti come questi rendono viva una parrocchia e sono importantissimi momenti di condivisione di Chiesa diocesana. Per questo vi aspettiamo tutti...! È possibile iscriversi alla rassegna sulla pagina web coralemassenzatico.jimdo.com, entro lunedì 31 marzo. Dal sito è possibile scaricare il regolamento della rassegna. Seguiranno la conferma via e-mail dell’iscrizione e tutte le richieste di dettagli necessarie. Un carissimo saluto. Angelo Guidetti Corale Don Paolo Ronzoni Nella foto (di Fabio Ferretti): la Corale «Don Paolo Ronzoni» di Massenzatico dopo la vittoria a San Giovanni di Novellara nel maggio 2013. Ogni anno l’onere e l’onore dell’organizzazione della rassegna è a carico della Corale vincitrice dell’ultima edizione svoltasi in diocesi. L Regolamento e modalità di iscrizione a Rassegna ha come scopo quello di essere un momento di incontro tra le persone che esprimono la loro comune fede con il canto; per questo è aperta e indirizzata soprattutto alle corali parrocchiali. Avrà luogo domenica 4 maggio presso la chiesa parrocchiale San Donnino Martire a Massenzatico, in via Beethoven 33, con inizio alle ore 14.30. Il simbolo della Rassegna, un “Tau” di legno, porta inciso il motto che ne sintetizza lo spirito: E le cose semplici sono le più belle. L’organizzazione mette a disposizione la strumentazione di base e l’impianto di amplificazione per strumenti e voci. È prevista la realizzazione di un dvd con la registrazione della rassegna. La scheda d’iscrizione è scaricabile dal sito web della Corale “Don Paolo Ronzoni” di Massenzatico, all’indirizzo web coralemassenzatico. jimdo.com/iscrizione-rassegna-2014/. Nella stessa pagina è presente e consultabile il documento integrale “XXV Rassegna diocesana delle Corali parrocchiali”, che sintetizziamo in alcuni punti di seguito: • non esiste alcuna limitazione né riguardo il numero dei componenti del coro né riguardo l’età dei coristi; • ogni coro dovrà presentare due canti di carattere liturgico che, per ragioni organizza- tive, non dovranno, complessivamente, superare la durata di 6 minuti; • ci si può iscrivere unicamente via e-mail, scrivendo a [email protected]; • l’iscrizione deve essere effettuata entro e non oltre il 31 marzo 2014 e sarà ritenuta valida solo dopo l’inoltro via e-mail degli spartiti dei brani proposti e di due foto del coro che dovranno pervenire entro la suddetta scadenza. • un’apposita giuria esprimerà un giudizio sui brani presentati sulla base di alcuni precisi criteri di valutazione; • a titolo di contributo spese è richiesto il pagamento di una quota di iscrizione di 25 € che dovrà essere versata il giorno stesso della Rassegna. RITIRI SPIRITUALI MENSILI In Seminario con don Burani «La preghiera dei discepoli» È stato guidato da don Gabriele Burani, sabato 1 febbraio, il secondo incontro del ritiro spirituale in Seminario, aperto a tutti (il prossimo si terrà sabato 1 marzo), a partire dagli Atti degli Apostoli, sul tema “La preghiera dei discepoli”. All’incontro hanno partecipato anche gli aderenti alla comunità “Amore nello Spirito”. Nonostante il pomeriggio piovoso, notevole è stato l’afflusso (la chiesa ‘grande’ del Seminario era piena, con persone in piedi anche lungo il corridoio che conduce all’atrio), lo si notava anche dai parcheggi auto, tutti occupati. Il programma, come negli appuntamenti precedenti, verteva su un momento di ‘preparazione’ alla preghiera, la recita del Rosario, la catechesi, la celebrazione eucaristica, l’esposizione del Santissimo Sacramento e l’Adorazione, la preghiera per le vocazioni sacerdotali e, in chiusura, la preghiera di intercessione per malati e sofferenti. Lo stile dell’incontro è simile a quello dei gruppi del Rinnovamento nello Spirito e dei gruppi carismatici, che a Reggio Emilia si radunano rispettivamente al Buon Pastore e a Regina Pacis. L’assemblea era formata da gente di ogni età. Molte le famiglie giovani, con bambini in braccio e nei passeggini. L a catechesi di apertura di don Gabriele ha assunto il tono di un insegnamento di cui far tesoro ed è partita dalla dimensione della Chiesa, che se non è comunitaria e missionaria si blocca. Le coordinate sono state trasmesse in modo semplice e comprensibile; hanno assunto rilevanza il saper comunicare (con la stessa confidenza che si ha in famiglia) e il tipo di preghiera di fronte agli ostacoli, alle negatività, alle situazioni di dolore. E proprio in maniera confidenziale – come l’atmosfera che si respirava – don Burani ha invitato a riprendere in mano i Salmi, le Sacre Scritture, da leggersi con intelligenza sotto l’azione dello Spirito Santo, quale aiuto per comprendere la nostra realtà presente. Si è soffermato poi sui segni, intesi come cambiamento (invitando a essere più aperti e pazienti con gli altri), sull’annuncio in generale e in particolare sull’accettazione dei tempi nel cammino di accompagnamento delle persone, anche nelle situazioni di ‘inciampo’, uscendo da quel gelido rispetto che non consente di prendere l’iniziativa. Infine ha messo pure in bilancio l’aspetto negativo del sentirsi sotto giudizio, pericoloso per il suo effetto frenante, se non si ha nel cuore la pienezza del rapporto con il Signore. Mary Pagani SABBIATURA E VERNICIATURA A LIQUIDO E A POLVERE via Bovio, 4 - 42124 Reggio Emilia tel. e fax 0522.921007 - e-mail [email protected] Vita di Chiesa Riuscito il primo incontro del ciclo «Per un’Economia al servizio della Persona» Il denaro? Uno strumento Profumo di Vangelo nelle parole «economiche» di suor Galli 15 febbraio 2014 7 SABATO 15 FEBBRAIO Arceto ricorda don Ciro con una Messa e un libro Reggio, Sala Tricolore dell’Hotel Mercure Astoria, 6 febbraio: al tavolo suor Giuliana Galli, Edoardo Tincani e Alberto Saccani. U na sede prestigiosa, la Sala Tricolore dell’Hotel Mercure Astoria di Reggio Emilia, per un trittico sulla Dottrina sociale della Chiesa che l’Azione Cattolica propone, aperto a tutti - in parallelo alla “scuola” del Progetto Policoro per i più giovani - in collaborazione con l’Ufficio diocesano di Pastorale sociale e del Lavoro e in continuità con l’affollato incontro del 7 maggio 2013 con il presidente nazionale Franco Miano all’Università cittadina. Lo scopo è lo stesso: risvegliare la passione per il bene comune e la cittadinanza attiva ma non sbraitata in un’epoca di crisi e di individualismi esasperati, documenti della Chiesa alla mano. Questa volta, però, il taglio dato al ciclo di serate è economico. Nel primo appuntamento del 6 febbraio, a parlare di “Economia, Poveri e Vangelo” si presenta suor Giuliana Galli da Torino, che più di un giornalista ha superficialmente chiamato “Sorella banca” per il fatto che nel 2008 Sergio Chiamparino l’ha voluta nel Consiglio di amministrazione della più importante fondazione bancaria italiana, la Compagnia di San Paolo, Compagnia che due anni dopo l’ha nominata vicepresidente con speciale “delega” alle politiche sociali. A ttualmente suor Giuliana - al secolo Angelina, da Meda, in Brianza - è membro del Consiglio di indirizzo. Ma, per l’appunto, l’incarico nella fondazione bancaria non esprime tutta la ricchezza di questa personalità esuberante. Voce da ragazzina in barba all’età (è del 1935), piglio deciso e brio da vendere, suor Giuliana prende i voti ventitreenne nella Congregazione delle Suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo. Dopo una laurea in Sociologia e un master in Scienza del comportamento a Miami, si ferma ne- gli Stati Uniti per tredici anni a lavorare accanto ai minori handicappati mentali. Tornata a Torino, coordina per trent’anni i volontari della Piccola Casa della Divina Provvidenza-Cottolengo, che accoglie più di duemila portatori di handicap sensoriali, mentali e fisici, insieme ad anziani, barboni, minori e madri in difficoltà. Dirige con doti manageriali oltre 1.200 volontari laici. Non solo: nel 2001, in com- così come un aiuto efficace ai nuovi poveri, senza guardare in faccia le persone che si hanno dinanzi e tenere presente che “il cuore umano è un crinale” sempre in bilico tra il male e il bene. Per questo, nell’azione di tutti i battezzati, serve “una profezia locale e quotidiana” capace di suscitare azioni di fraternità. Ecco che, per “fare” qualcosa, prima o poi viene al pettine il nodo economico, cioè l’uso Prossimi appuntamenti Ancora due le date in programma nell’ambito del ciclo “Per un’Economia al servizio della Persona”, sempre nella Sala Tricolore dell’Hotel Mercure Astoria di Reggio Emilia (via Nobili 2) con inizio alle 21. Giovedì 27 marzo il prorettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Riccardo Ferretti, interverrà su “Finanza e bene comune”. Lunedì 12 maggio sarà invece la volta di monsignor Adriano pagnia di Francesca Vallarino Gancia, dà vita a “Mamre”, una onlus che lavora nel campo dell’etnopsichiatria e svolge attività di sostegno psicologico per l’integrazione degli immigrati. L a serata reggiana, aperta e chiusa dal presidente diocesano di Ac Alberto Saccani, incontra la risposta di un pubblico numeroso, che non mancherà di intervenire per formulare alla religiosa una batteria di domande in più rispetto a quelle poste dal tavolo. E se anche non ha una ricetta per qualcuna delle questioni più tecniche, dagli ultimi provvedimenti in materia creditizia ai costi del lavoro interinale, tuttavia suor Giuliana ha sempre pronta un’illuminante pillola di Vangelo da condividere. Una cosa risulta subito ben chiara, ascoltandola: non si può costruire il bene comune, Vincenzi, presidente della Fondazione Toniolo (che promuove il Festival della Dottrina sociale), che porterà un contributo di riflessione su “Attualità della Dottrina sociale nella lettura della crisi economica”. Nel frattempo, domenica 16 febbraio all’Oratorio di Santa Croce, a partire dalle 8.30, l’Azione Cattolica si riunisce in assemblea per il rinnovo delle cariche associative. del denaro. La moneta è al tempo stesso “perla preziosa” e “sterco del diavolo”, ma nel pensiero di suor Galli va visto come un compagno di viaggio, ossia uno strumento: l’importante è non farsene assoggettare, e qui viene il difficile. La bussola, ancora una volta, sta nel Vangelo. Gesù più volte ha parlato di beni e ricchezze, ma sempre in rapporto a qualcosa o a qualcuno. “Il Signore non loda il denaro in sé, ma la virtù, la motivazione che accompagna chi lo gestisce”, sostiene suor Giuliana. Così il denaro diventa il mezzo utile con cui il Samaritano soccorre, oltre che con le parole di conforto, il viandante picchiato e abbandonato: paga di tasca propria. O ancora, in altre famose pagine della Scrittura Gesù elogia coloro che hanno saputo “investire” i talenti ricevuti o la vedova che con fede getta nel tesoro del tempio tutto ciò che possiede. Lo stesso Maestro, nell’episodio della Maddalena che spreca unguenti profumati (ed è sgridata da Giuda, l’economo dei dodici, perché la cifra equivalente si sarebbe potuta dare in elemosina ai poveri), consente l’esagerazione quando la molla del singolare comportamento è la carità. Mentre si mostra molto severo con chi utilizza i soldi per vivere nella dissolutezza e in spregio di chi non ha di che sostentarsi: l’esempio, arcinoto ma sempre attuale, è quello del ricco Epulone e del povero Lazzaro. La logica evangelica del dono farebbe un gran bene anche alla macroeconomia, come l’enciclica Caritas in veritate mette magistralmente in evidenza, ma il mercato continua a preferire la legge del più forte. E questo sopruso quotidiano ha un conto salato: non solo la “globalizzazione dell’indifferenza” e le guerre tra poveri, ma anche l’allargamento della forbice tra élite abbienti e masse sull’orlo del baratro, fenomeno quest’ultimo che non riguarda più soltanto i Paesi in via di sviluppo, giacché l’Istat lo certifica anche in casa nostra. La suora se la prende anche con la “localizzazione dell’irresponsabilità”, alludendo agli scandali nella spesa pubblica emersi a macchia di leopardo sul territorio nazionale. C’ è bisogno allora di lasciarsi guidare dal Vangelo per fronteggiare l’ingiustizia montante senza cadere nel vortice dell’avidità. Acume, onestà, giudizio nel gestire l’economia. E davanti agli occhi un’altra icona d’importanza miliare: la moltiplicazione dei pani e dei pesci, il miracolo che per ripetersi oggi in terra ha ancora bisogno del dono di uomini e donne rinnovati dal Vangelo. Edoardo Tincani A Roma l’1 e il 2 giugno. Pullman da Reggio CONVOCAZIONE «RNS» I n occasione della 37a Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito (RnS) che si terrà allo Stadio Olimpico di Roma l’1 e 2 giugno prossimi e che vedrà l’attesa partecipazione di Papa Francesco e di tante altre personalità, carismatiche e non, partiranno da Reggio due pullman. È poi in allestimento un terzo pullman che diverrà operativo al 50° iscritto. L’evento è aperto a tutti. Chi fosse interessato è pregato di iscriversi urgentemente per avere la priorità sulla prenotazione dei settori che sono tutti coperti. Per informazioni e prenotazioni contattare: Ermanno (tel. 0522.591227 o 333.5706512) per Reggio Emilia e provincia; Rachele (tel. 0536.873031 o 347.7987682) per la zona di Sassuolo e dintorni. A un anno dalla morte don Ciro Montanari, deceduto alla Casa del clero di Montecchio all’età di 68 anni, sarà ricordato ad Arceto sabato 15 febbraio. Alle ore 18 sarà il vescovo emerito Adriano Caprioli, che già aveva presieduto la liturgia funebre, a presiedere la Messa. Subito dopo, alle 19 - nella sala polivalente, tenacemente voluta da don Ciro - verrà presentata da monsignor Emilio Landini e distribuita ai presenti una pubblicazione a cura dei familiari. Si tratta di 74 pagine formato A4, nelle quali si fa un percorso attraverso i luoghi e i momenti più significativi di lui seminarista, sacerdote, parroco a Budrio (1980-1993) e ad Arceto (1993-2006). Gli autori, cioè i fratelli, intervengono nelle sette righe di introduzione e nelle quattro righe del ringraziamento finale. Parole toccanti si leggono nella loro presentazione allepagine 10 e 11. Il volto di don Ciro viene tratteggiato con queste pennellate: “Forte, energico, volonteroso, uomo dalla fede sicura, era sempre pronto a mettersi a servizio della Comunità in cui operava. Attento ai bisogni di tutti, sapeva coinvolgere giovani e adulti nella realizzazione anche di progetti impegnativi e difficili”. Viene inoltre ricordata la domenica 25 agosto 2002 quando don Ciro al momento dell’omelia, con le lacrime agli occhi, ha dato notizia della sua malattia, appresa pochi giorni prima. Le due sorelle e il fratello confidano il loro stato d’animo vissuto negli anni del declino e della sofferenza: “Rimanergli accanto nei lunghi anni di malattia è stato un percorso doloroso per il senso d’impotenza e anche per la difficoltà a trovare risposte convincenti”… ma è stato anche “un forte periodo di grazia”. La sofferenza “ci ha fatto maturare umanamente e spiritualmente”. Nella pubblicazione non parlano solo gli scritti, ma soprattutto le numerose foto. Parla anzitutto la foto di copertina (foto in alto), con l’immagine di don Ciro sul Monte Sinai: con un’espressione serena e intensa, seduto sulla roccia della vetta, è proteso verso il cielo, verso la luce. Si parte con le foto di lui bambino. Poi a pagina 8 e 9 irrompono all’improvviso le due foto della passione, cioè di lui crocifisso dalla malattia: la prima tra le due sorelle in occasione del compleanno, poi quella con accanto il fratello. Sono le uniche foto che mostrano la devastazione della malattia: il volto sfigurato, gli occhi chiusi spenti fino alla cecità. Don Ciro prima così pieno di vitalità sta salendo al monte Calvario. Un’amica d’infanzia ha scritto: “Il suo saluto era un sorriso” (pagina 12). Effettivamente quella era l’espressione abituale del suo volto. Del suo vigore parlano le foto, anche quelle senza didascalie (pagine 19-22). Due foto risalenti agli anni del seminario lo ritraggono atleta, ciclista, che nelle gare arrivava almeno secondo. E un’altra lo riprende nella “tavernetta” o baita, da lui realizzata nel seminterrato del seminario con l’aiuto degli amici, ammirata dal rettore emerito monsignor Giuseppe Bonacini, diventato vescovo di Bertinoro. Molta gratitudine si deve alla famiglia per questo omaggio che sarà accolto e custodito come preziosa memoria di don Ciro Montanari. Una santa Messa in suffragio di monsignor Wilson Pignagnoli M onsignor Wilson Pignagnoli, fondatore del settimanale cattolico La Libertà che diresse per 23 anni, dal 1952 al 1975, sarà ricordato con una santa Messa domenica 23 febbraio, alle ore 11.30, nel Convento dei Cappuccini di Reggio Emilia in via Ferrari Bonini 2, nella ricorrenza del 17° anno della sua ascesa al cielo, avvenuta domenica 23 febbraio 1997, nel giorno del Signore. Monsignor Wilson Pignagnoli fu anche parroco per vent’anni nella centralissima chiesa di San Nicolò, e rimane ancora vivo nella memoria di molti reggiani. 8 Chiesa e Missione 15 febbraio 2014 RACCOLTA FONDI MORLINI È «MARISTA» E OPERA IN OCEANIA (ISOLE VANUATU) O ggi, cari lettori, vengo a bussare al vostro cuore: serve un aiuto per salvare la vita a padre Gianni Morlini,che deve subire un difficile intervento chirurgico. Padre Gianni è un mio vicino di casa: si fa per dire, perché è un missionario della Congregazione dei Padri Maristi e svolge il suo ministero in Oceania, nelle Isole Vanuatu. Solo ogni cinque anni viene a casa in vacanza, per riposare un po’ e per verificare la salute, perché da quelle parti non c’è una grande organizzazione sanitaria. Ed è una festa ascoltare il missionario quando racconta come svolge il suo lavoro in quelle terre lontanissime da noi, sia per la distanza che per gli usi e le tradizioni delle varie tribù. Ora accade che padre Gianni si trovi il cuore malandato per una grave cardiopatia che lo mette in elevato rischio di infarto, cosa che si può correggere solo con un intervento chirurgico di by-pass. E l’intervento deve essere eseguito nella cardiochirurgia della clinica più vicina, perché gli è stato proibito il ritorno in Italia: sarebbe un viaggio ad altissimo rischio. Anche recarsi in un ospedale dell’India – dove la spesa sarebbe più accessibile – diventerebbe un grave pericolo. Per questo è già stata scelta una clinica di Sydney dove si può eseguire l’intervento, e la data di ingresso all’ospedale è fissata per il 15 febbraio. A questo punto sorge il problema di far fronte ai costi, perché l’intervento chirurgico, che è effettuato solo a pagamento, in Australia ha prezzi esorbitanti, sempre che qualche complicazione in itinere non alzi ancora il prezzo. L a provincia dei Padri Maristi dell’Oceania dispone di un fondo per questi eventi, ma non è sufficiente. La famiglia interviene con generosità, e il fratello Gino si è anche attivato per vedere se qualche ente è disponibile per un sussidio straordinario. Gli amici hanno pensato a una forma di collaborazione “fraterna”: se uno può dare anche un piccolo contributo, sa di fare un gesto buono e prezioso per sé e per padre Gianni. Ma il contributo di massimo valore è la preghiera di cia- Aiutiamo insieme padre Gianni Il missionario deve subire un delicato intervento al cuore 1 2 Foto 1: padre Gianni Morlini durante una liturgia all’aperto con i parrocchiani delle Isole Vanuatu. Foto 2: in posa con due capivillaggio. Foto 3: con alcuni sacerdoti autoctoni, originari dell’Oceania, in occasione del suo 50° di sacerdozio (già anni fa padre Gianni sosteneva l’importanza di preparare i giovani locali al sacerdozio, affinché potessero continuare essi stessi l’evangelizzazione delle loro terre). Tra i progetti che padre Morlini ha seguìto nella sua missione ricordiamo la costruzione di scuole e di cappelle, nonché di un luogo dove le donne in dolce attesa possono partorire con la garanzia di un’adeguata assistenza. scuno, perché la vita è nelle mani del Signore che può guidare la mano dei chirurghi e può anche suscitare la generosità dei cuori. Padre Gianni è un tipo molto tranquillo e, quando ha conosciuto la sua situazione, ha scritto al fratello Gino: “È stata una sorpresa per me, ma non mi ha stupito più di tanto: ti ricordi le difficoltà che avevo a camminare in salita quando eravamo in montagna! Era il segno di queste ostruzioni parziali delle arterie...”. E in un’altra mail: “Il morale è buono, perché credo all’assistenza del Signore, che mi ha aiutato a fare un buon lavoro a Port Olry (Isole Vanuatu), Domenica 16 febbraio, alla Messa parrocchiale delle 11.15 che sarà celebrata a Corneto di Toano, Simone Fiocchi, 19 anni, riceverà il mandato missionario per svolgere un anno e mezzo di servizio in Albania. Partirà a fine mese insieme a don Stefano Torelli, in visita alcuni giorni in Italia. Di seguito riportiamo la testimonianza scritta dal volontario, che si unirà all’équipe missionaria residente a Gomsiqe. A 3 bito a Corneto, un piccolo paese del Comune di Toano, e ho studiato al corso Geometri a Castelnovo ne’ Monti. L’idea di fare un’esperienza missionaria è nata grazie a vari incontri avuti in parrocchia e altri a scuola, organizzati dal professore di religione. Quando ho finito la scuola ero incerto se iscrivermi all’università, non riuscendo a decidere quale corso frequentare. A settembre è tornato a salutarci un prete peruviano che era stato a Corneto per un periodo breve dove mi sono speso un po’ più del dovuto nell’anno passato, ma con buoni risultati, vista la situazione speciale di questa Missione-Parrocchia. Il più duro è fatto – scrive padre Gianni - e mi restano altri due anni, se Dio vuole, per appianare la situazione dal punto di vista sociale-amministrati- vo, economico e pastorale, in modo da lasciare una situazione sana e chiara per i miei successori. D’altra parte ho la certezza che, se il Signore ha ancora bisogno di me, troverà la soluzione a questo problema, altrimenti dirò «Siamo servi inutili, perché abbiamo fatto solo la Sua volontà» e rientrerò COME DONARE - Ecco le coordinate ban- carie del conto corrente di padre Gianni, sul quale si può effettuare il versamento: codice Iban IT57A0503412801000000000998; è il c/c 998 al Banco San Geminiano e San Prospero - Agenzia 1 Reggio Emilia, intestato a PADRE GIANNI MORLINI MISSIONE TANNA VANUATU tranquillo a Port Olry, perché so che sono nelle Sue mani, e quindi al sicuro!”. Pochi giorni fa padre Gianni ha comunicato al fratello la data di ammissione all’ospedale con l’ultimo preventivo ricevuto, e a conferma della sua serenità ha scritto: “Ti assicuro che il morale resta buono e all’altezza della situazione, grazie alla mia fede nel Signore che, là dove l’obbedienza mi ha messo, c’è forse ancora bisogno di me per realizzare qualcosa di buono, a gloria di Dio e per la salvezza delle anime!» Q uesto è padre Gianni, ma chi sono i Padri Maristi? Per cono- Le parole di un diciannovenne di Toano che domenica riceve il mandato per l’Albania E SIMONE È IN PARTENZA PER GOMSIQE e, finiti gli studi a Roma, era rientrato nel suo Paese. Mi aveva proposto un’esperienza in Perù. Anche se non ho accettato, mi ha dato la spinta giusta per ripensare a un periodo di volontariato, a un periodo in cui donarmi al prossimo. Così ho pensato che magari era il momento giusto (niente lavoro, niente università, niente impegni vari…), che se non l’avessi fatto adesso forse non l’avrei fatto più. Non conoscendo bene l’ambiente missionario, mi sono rivolto al mio professore di religione che mi ha indirizzato al Centro Missionario di Reggio Emilia e mi ha aiutato (e tuttora mi aiuta) a definire meglio questa esperienza che sto affrontando. Dopo aver parlato con il direttore del Centro Missionario Diocesano, don Gabriele, ho frequentato il corso di orientamento a Villa Borettini (Canali), nel periodo autunnale 2013, Don Stefano Torelli e il Vescovo durante la visita pastorale in Albania (10-14 ottobre 2013). che è stato fondamentale per chiarirmi le idee sulle missioni e nel confermare la scelta di svolgere un periodo in missione. Quasi in contemporanea mi è stato proposto un periodo di vita comunitaria (poco più di un mese) alla Macchiaccia a Fontanaluccia, luogo di formazione dei Fratelli della Carità. Nonostante le giornate fossero abbastanza intense (sveglia presto alla mattina, servizio alla Casa di Carità, lavori vari in casa e fuori, eccetera) questo è stato un periodo bellissimo nonché fondamentale, sia perché ho conosciuto da vicino un ambiente straordinario, sia perché ho avuto la possibilità di compiere un primo servizio di volontariato a contatto con i malati e le persone più bisognose di aiuto ed attenzione. Ho quindi avuto modo di conoscere le Case della Carità e le varie persone che vi operano (volontari, amici, suore, frati, eccetera) con le quali ho trascorso un periodo stupendo. A lla fine del corso, mi è stata proposta un’esperienza missionaria in Albania, che ho accolto con gioia. In questo momento, in attesa di par- scerli basta visitare il sito internet www.padrimaristi.it, dove i missionari si presentano così: “Siamo una Congregazione nata in Francia, nella zona di Lione, nella prima metà dell’Ottocento con il fine, in primo luogo, di condurre un genere di vita che fosse un preciso modo di rapportarsi a Cristo, di imitarlo, di lasciarsi inviare da Lui a portare la sua Parola per le vie del mondo”. Fondatore è stato un sacerdote, Jean Claude Colin, che ha voluto dare vita a una Congregazione di stile apostolico, che imitasse cioè il genere di vita degli apostoli e della Chiesa primitiva radunata attorno ai Dodici. Insieme a un piccolo gruppo di amici seminaristi, Jean Claude Colin incominciò a pensare a una nuova Congregazione religiosa che, assumendo lo stile di vita proprio di Maria, riportasse gli uomini a Gesù e alla Chiesa. Subito dopo l’ordinazione sacerdotale con quei giovani preti si recò al Santuario di Fourvière, sulla collina lionese, e davanti all’immagine della Vergine fecero la solenne promessa di consacrare la propria vita alla realizzazione del progetto: fondare una nuova congregazione religiosa, la Società di Maria. I suoi membri si sarebbero chiamati Maristi. In quel periodo, una grande preoccupazione di Papa Gregorio XVI era l’evangelizzazione dell’Oceania, il continente nuovissimo finito di scoprire dagli europei solo alla fine del 1700. Questo immenso territorio, costituito da migliaia di isole disperse nell’Oceano Pacifico, presentava grandi difficoltà. Chi avrebbe potuto affrontare tale impresa? P er vie provvidenziali la cosa fu risaputa da Jean Claude Colin, il quale dichiarò subito la disponibilità ad assumersi l’impegno di evangelizzare l’Oceania e Papa Gregorio gli affidò quella missione. Qualche mese dopo la Congregazione venne ufficialmente approvata da Roma, i primi 24 Maristi emisero i voti religiosi e un gruppo di otto missionari partì per l’Oceania: tra essi c’era padre Pietro Chanel, il primo martire dell’Oceania. Era il 1836. Maria Morini tire, sono gentilmente ospitato per due giorni a settimana dalla Casa di Carità di San Girolamo, in modo da poter dare una mano al Cmd, poter imparare la lingua albanese e fare altri incontri con le persone rientrare dalla missione in Albania. Spiegare le motivazioni per cui vorrei partire non è così semplice, almeno per me. Sicuramente c’è la voglia di mettersi al servizio del prossimo, di poter aiutare i più poveri e di condividere con loro e con i meno fortunati almeno un periodo della mia vita in cui possa donarmi completamente a loro, di incontrare in un autentico atteggiamento di ascolto e vicinanza i nostri fratelli più bisognosi, di voler pregare insieme a loro; c’è la voglia di fare tutto ciò con vera gioia e felicità, ma soprattutto confidando nel Signore e alla luce del Vangelo, cercando di fare la Sua volontà e non di seguire un mio progetto. Simone Fiocchi Vita di Chiesa Incontro pubblico promosso dal Progetto Maria di Magdala la sera del 21 febbraio Giovani rumene vittime della tratta C aritas diocesana e Progetto “Maria di Magdala” invitano all’incontro pubblico di venerdì 21 febbraio, alle ore 21, nell’Aula Mater dell’Oratorio Don Bosco di Reggio Emilia (in via Adua 79). «“Mi chiamo Alina”. Romania: donna - cultura - migrazione» è il titolo della serata. Al tavolo, coordinate dal direttore de La Libertà Edoardo Tincani, due le voci che aiuteranno a conoscere la donna rumena e il dramma dello sfruttamento del corpo femminile attraverso la riduzione in schiavitù esercitata dalle reti malavitose. Carmen Salemi affronterà l’argomento “La donna in Romania ieri e oggi”, mentre Gina Stoian parlerà di “La tratta di esseri umani dalla Romania all’Italia e strategie educative nel Paese di origine per far conoscere il fenomeno”. La prima- che ha vissuto alcuni periodi in Romania - ha conseguito nel 2012 la laurea in Scienze dell’Educazione e 15 febbraio 2014 9 ACCADRÀ REGGIO, CATTEDRALE. San Valentino con il Vescovo Giovedì 13 febbraio, ore 21, Cattedrale, Reggio Emilia: alla vigilia della festa di san Valentino il Vescovo incontra i fidanzati e le coppie che si preparano a celebrare le nozze cristiane. VILLA SESSO. Convegno sul senso dell’accogliere oggi Sabato 15 febbraio, dalle 9.30 alle 12.30, parrocchia di Villa Sesso: convegno in memoria di Enzo Bigi “Accogliere, oggi” (si veda il programma nelle notizie in breve di questa pagina). FABBRICO. Incontro e mostra su don Lorenzo Milani Sabato 15 febbraio, ore 10.30, Fabbrico, foyer del Teatro “Pedrazzoli”: incontro delle scuole con Agostino Burberi, ex allievo di don Lorenzo Milani a Barbiana; fino a martedì 18 febbraio, al Centro giovani (via Piave): mostra “Barbiana. Il silenzio diventa voce”, sulla vita e l’opera di don Milani. REGGIO, SANTO STEFANO. Milizia dell’Immacolata Sabato 15 febbraio, dalle 15 alle 17.30, presso le Figlie di Gesù a Reggio, in piazza Ugolini 1 (chiesa di Santo Stefano): incontro regionale promosso dalla Milizia dell’Immacolata - Padre Kolbe, “Umile e povera Egli mi ha guardata”; accoglienza, preghiera e catechesi mariana con padre Peruzzo. REGGIO, SAN MAURIZIO. Ripensare il rapporto coi figli Scienze Umane, discutendo la tesi “La donna nella cultura rumena”. La seconda, insegnante associata all’Università di Sociologia e Servizio sociale a Bucarest, è presidente dell’as- sociazione rumena “Adpare”, che si occupa di attuare programmi integrativi di assistenza per il reinserimento delle vittime della tratta e dei giovani appartenenti a categorie a rischio; da quattordici anni segue anche percorsi di reinserimento di donne finite nella rete della ‘tratta’. Per maggiori informazioni: tel. 333.9412113. Brevi di cronaca e appuntamenti VATICANO. Il Cif (anche reggiano) da Papa Francesco CORREGGIO. I prossimi incontri del Circolo “Frassati” “Rendo grazie con voi al Signore per tutto il bene che il Centro Italiano Femminile (Cif) ha compiuto durante i suoi quasi settant’anni di vita, per le opere che ha attuato nel campo della formazione e della promozione umana, e per la testimonianza che ha dato circa il ruolo della donna nella società e nella comunità ecclesiale”. Con queste parole Papa Francesco, il 25 gennaio, nella Sala Clementina del Vaticano, si è rivolto alle “care amiche del Centro Italiano Femminile” e ai partecipanti al congresso nazionale “Quel passo in più. Ri-generare la vita, coltivare la speranza”, indetto dal Cif. Il Santo Padre ha poi rimarcato “l’indispensabile apporto della donna nella società, in particolare con la sua sensibilità e intuizione verso l’altro, il debole e l’indifeso; mi sono rallegrato nel vedere molte donne condividere alcune responsabilità pastorali con i sacerdoti nell’accompagnamento di persone, famiglie e gruppi, come nella riflessione teologica; ed ho auspicato che si allarghino gli spazi per una presenza femminile più capillare ed incisiva nella Chiesa”. Al termine dell’udienza, alcune rappresentanti dei Cif locali sono state ricevute in udienza particolare; fra queste, Cristina Bassoli del Cif reggiano (foto), già nella Presidenza locale e regionale, e confermata dal Congresso elettivo ai vertici del Direttivo nazionale. Partito con i due incontri di mercoledì 5 e giovedì 6 febbraio tenuti dal professor Roberto De Mattei (si veda l’articolo-cronaca sulla serata del 5 febbraio, a pagina 13), si è aperto il ciclo di appuntamenti programmati dal Circolo culturale “Pier Giorgio Frassati” per il primo semestre 2014; “L’ipotesi evoluzionista di fronte alla ragione e alla scienza” era il tema delle conferenze svoltesi rispettivamente nella Sala Bellelli Contarelli e all’Auditorium Santa Chiara. Il prossimo incontro è fissato per sabato 1 marzo, al Palazzetto dello Sport di Correggio, con la fondatrice del movimento ecclesiale “Nuovi Orizzonti” Chiara Amirante (che sarà anche al PalaPaganelli di Sassuolo il giorno seguente - ndr): alle 10.15 Chiara parlerà agli studenti prendendo spunto dal suo ultimo libro “E Gioia sia - Il segreto per la felicità”, pubblicato per le edizioni Piemme, portando la sua testimonianza di donna ‘di frontiera’, a contatto con tante situazioni di disagio esistenziale e di ‘risurrezione’. “I giovani, la vita, la ricerca della felicità” è l’argomento da cui partirà per il suo incontro con i ragazzi. L’appuntamento successivo in calendario è per mercoledì 26 marzo al cinema “Cine+” di Correggio, con la proiezione del toccante e intenso film-documentario “L’ultima cima”, del regista spagnolo Juan Manuel Cotelo (fondatore della Casa di produzione “Infinito mas uno”), sulla storia - vera - di un sacerdote spagnolo, don Pablo Domínguez (foto), morto a soli 42 anni in montagna, sua grande passione, durante una scalata. Un lungometraggio coinvolgente e profondo, pensato anche per provocare (costruttivamente), interrogare e scuotere le nostre coscienze di credenti. In data da definirsi, poi, l’incontro con il professor Ettore Gotti Tedeschi su “L’uomo per l’Economia o un’Economia per l’uomo?”. Per maggiori informazioni si può contattare via e-mail ([email protected]) la presidente del Circolo. (m. g.) REGGIO. Una Messa per ricordare suor Maria Silvia L’Istituto San Vincenzo de’ Paoli, le Suore di Santa Giovanna Antida Thouret e la parrocchia cittadina di Santo Stefano ricorderanno suor Maria Silvia Cavina - a lungo apprezzata maestra elementare nella “San Vincenzo” - con una Messa che verrà celebrata giovedì 20 febbraio alle ore 19, nel trigesimo della morte, avvenuta a Cervia. L’Eucaristia sarà presieduta da don Vasco Rosselli, che era parroco quando suor Maria Silvia, oltre all’insegnamento presso le elementari, prestava il suo generoso servizio di catechista presso la parrocchia. GEORGIA. Al completo la missione dei Cappuccini Dai primi di febbraio la presenza missionaria dei Frati Cappuccini in Georgia è al completo: accanto a fra Filippo Aliani ci sono infatti fra Tomasz Wronski e fra Attilio Erdas. Dal Centro missionario di San Martino in Rio riceviamo segnalazione di un documentario (visionabile all’indirizzo www.centromissionario.it/cms/index.php?option=com_content&view =article&layout=edit&id=66) che può aiutare a scoprire o a conoscere meglio questa regione del mondo; lo ha diretto un giovane regista siciliano, Maurizio Mangano, il quale per realizzarlo ha vissuto 4 mesi in una scuola occupata dai profughi della guerra in Abcasia, territorio caucasico della Georgia al centro di un tormentato conflitto che fece oltre 30mila vittime. VILLA SESSO. Programma di “Accogliere, oggi” “Cerco sempre di prendere tutto”: si ispira a queste parole di Enzo Bigi, consacrato laico dei Servi della Chiesa, il convegno “Accogliere, oggi” che si svolge sabato 15 febbraio, dalle 9.30 alle 12.30, nei locali della parrocchia di Villa Sesso. Dopo un’introduzione biografica di don Emanuele Benatti su Bigi (di cui ricorre il centenario di nascita), intervengono Daniela Casi (Famiglie del Gelso), Gianmarco Marzocchini (Caritas), Luigi Codeluppi (Dimora di Abramo), Marco Battini (associazione Papa Giovanni), suor Silvia (Case della Carità), Daniele Marchi (L’Ovile), Renato Galleno (Servi della Chiesa). Coordina Elisa Cavandoli. Conclusioni affidate a don Romano Zanni. SCANDIANO. Il nuovo spettacolo dei “Nuova Civiltà” Si intitola “Dentro la storia in perfetta letizia” il nuovo spettacolo del gruppo emiliano dei “Nuova Civiltà” - molti dei componenti sono reggiani -, che verrà presentato e portato in scena nel pomeriggio di domenica 23 febbraio, alle 17, a Scandiano, nella parrocchia di Santa Teresa (ingresso libero), con la partecipazione di Roberto Bignoli, cantautore cristiano da tempo collaboratore della rock-band. “È un viaggio nella storia, nella vita e nella fede di san Francesco d’Assisi attualizzandone il messaggio, che troppo a lungo è stato confinato nelle fiabe per bambini, in particolare il racconto tratto dal libro dei Fioretti sulla Perfetta Letizia”, spiega il ‘leader morale’ - nonché colonna storica del gruppo - Massimo Ambrogi. Adatto a tutte le età, Dentro la storia è “un racconto, una catechesi con molte testimonianze e con molta musica e molti video... e l’impatto col pubblico, che verrà reso partecipe attraverso la grande esperienza e professionalità di Roberto Bignoli”. Prossimamente debutterà anche ad Assisi. Sabato 15 febbraio, ore 16.30, teatrino della parrocchia di San Maurizio (via Amendola 4, Reggio): incontro con Luigi Ballerini, medico e psicanalista, autore del libro “E adesso cosa faccio? Ripensare il rapporto fra genitori e figli” (Lindau). ARCETO. In ricordo di don Ciro Montanari Sabato 15 febbraio, ore 18, chiesa di Arceto: Messa in suffragio di don Ciro Montanari (presieduta dal Vescovo emerito Adriano) nel 1° anniversario e presentazione di un libro di testimonianze (si veda l’articolo a pag. 7). REGGIO, ORATORIO DON BOSCO. Assemblea di Ac Domenica 16 febbraio , dalle 8.30 alle 16, all’Oratorio Don Bosco di Santa Croce (Reggio), assemblea di Azione Cattolica per il rinnovo del Consiglio diocesano dell’Associazione. MASONE. La Giornata del Malato in parrocchia Domenica 16 febbraio, a Masone, per la Giornata del Malato: celebrazione eucaristica (ore 11), seguita da pranzo comunitario al centro sociale “Primavera” (in occasione della Sagra della Madonna) e testimonianza di don Francesco Cavazzuti, carpigiano, già missionario in Brasile, non vedente. REGGIO, REGINA PACIS. La benedizione del sacerdote Martedì 18 febbraio, ore 21, parrocchia di Regina Pacis: serata di lode, adorazione, preghiera di guarigione (con benedizione delle medicine) a cura del Gruppo “Maria Madre di Misericordia”, con padre Ronald La Barrera, peruviano, sul tema “Quando il sacerdote benedice, è Gesù che benedice”. SAN MARTINO IN RIO. Essere Coppia Essere Fraternità Mercoledì 19 febbraio, ore 21, Convento dei Cappuccini di San Martino in Rio: prosegue il corso per fidanzati e giovani coppie “Essere Coppia Essere Fraternità”. Tema della serata: “Gli spazi e i tempi ricreativi”. Info: 335.362103, 338.8030286. REGGIO, SANTO STEFANO. Nel trigesimo di suor Cavina Giovedì 20 febbraio, ore 19, chiesa parrocchiale di Santo Stefano a Reggio: Messa presieduta da don Vasco Rosselli (già parroco) in suffragio di suor Maria Silvia Cavina, delle Suore di Santa Giovanna Antida Thouret, nel trigesimo. ARCETO. Don Ruina per il ciclo “Risvegliare la fede” Giovedì 20 febbraio, dalle 20.45 alle 22.30, all’oratorio di Arceto, per il ciclo “Risvegliare la fede”: 4a lezione di don Edoardo Ruina su: “Scelgo Cristo: Riconciliazione e fede in Gesù”. REGGIO, ORATORIO DON BOSCO. “Mi chiamo Alina” Venerdì 21 febbraio, ore 21, Oratorio Don Bosco di via Adua, a Reggio: incontro pubblico “Mi chiamo Alina”, sul dramma della ‘tratta’ delle donne rumene (si veda in questa pagina). SANT’ANTONINO. Recital “Le Madri” Domenica 23 febbraio, ore 15.45, chiesa parrocchiale di Sant’Antonino (Casalgrande): recital musicale “Le Madri”, a cura dell’Ordine Francescano Secolare dell’Emilia Romagna, con la partecipazione straordinaria della Scuola di balleto classico Cosi - Stefanescu. Ingresso a offerta libera. BARAGALLA. Convegno con Francesco Belletti Domenica 23 febbraio, ore 16, Centro Pastorale Sacro Cuore, a Reggio: convegno “Generare Futuro”, con Francesco Belletti del Forum delle Famiglie (si veda anche a pag. 2). SCANDIANO. Spettacolo dei “Nuova Civiltà” Domenica 23 febbraio, ore 17, parrocchia di Santa Teresa in Scandiano: la rock-band cristiana dei “Nuova Civiltà” presenta lo spettacolo “Dentro la storia in perfetta letizia”. REGGIO, SAN PROSPERO. Messa per don Giussani Lunedì 24 febbraio, ore 18,30, Basilica di San Prospero, Reggio Emilia: il vescovo Massimo Camisasca presiede la Messa nel 9° anniversario della morte di don Luigi Giussani. SASSUOLO. Rileggendo santa Teresa d’Avila Martedì 25 febbraio, ore 20.45, Sassuolo, Monastero delle Carmelitane Scalze (via Montegibbio 25): 2° incontro, aperto a tutti, per il ciclo “Rileggendo Teresa. Itinerario di approfondimento dal «Castello» alle Lettere”, su santa Teresa d’Avila. FOSDONDO. “Il grano buono e la zizzania” Giovedì 27 febbraio, ore 21, Fosdondo, Casa della Carità (preceduto da Messa e cena): don Carlo Pagliari tiene il 5° incontro sulle parabole di Gesù (“Il grano buono e la zizzania”). 10 L’urna del santo in diocesi 15 febbraio 2014 L’urna del santo in diocesi 15 febbraio 2014 11 BIBBIANO, CORREGGIO, REGGIO EMILIA: DON BOSCO È QUI L’urna del «santo dei giovani», fondatore dei Salesiani, sarà in diocesi venerdì 21 e sabato 22 febbraio. L’intervista al Superiore don Chávez, il programma della due giorni e i progetti di Correggio e Bibbiano VENITE ALL’HUB-ORATORIO! ALLA SCUOLA DI DON BOSCO I Salesiani diedero ai giovani non solo pane e una casa, ma procuravano loro istruzione professionale e religiosa, possibilità di inserirsi nella vita sociale e buoni contratti di lavoro. Nell’archivio della Congregazione Salesiana si conservano alcuni documenti rari: un contratto di apprendistato in carta semplice, datato novembre 1851; un secondo in carta bollata da centesimi 40, con data 8 febbraio 1852; altri con date successive. Sono tra i primi contratti di apprendistato che si conservano in Torino. Tutti venivano firmati dal datore di lavoro, dal ragazzo apprendista e da don Bosco. Alcuni padroni usavano gli apprendisti come servitori e sguatteri. Egli li obbliga a impiegarli solo nel loro mestiere. I padroni picchiavano, e don Bosco esigeva che le correzioni fossero fatte solo a parole. Si preoccupava della salute, del riposo festivo, delle ferie annuali. Nell’autunno del 1853 iniziarono nell’oratorio di Valdocco i laboratori dei calzolai e dei sarti, il primo maestro dei calzolai fu don Bosco stesso. Dopo vennero i legatori, i falegnami, i tipografi, i fabbri. Per questi suoi laboratori, che presto trapiantò in altre opere salesiane fuori Torino, don Bosco “inventò” un nuovo genere di religiosi: i coadiutori salesiani, di uguale dignità e diritti dei preti e chierici, ma specializzati per le scuole professionali. (Alla morte di don Bosco le scuole professionali salesiane saranno 14, distribuite in Italia, Francia, Spagna e Argentina. Cresceranno fino a toccare il numero di 200, sparse nel mondo). Don Bosco inventò un “sistema di educazione” familiare, fondato su tre valori: Ragione, Religione, Amorevolezza, che presto tutti riconoscono come “il sistema ideale” per educare i giovani. Quando qualcuno gli elencava le opere create, don Bosco interrompeva brusco: “Io non ho fatto niente. È la Madonna che ha fatto tutto”. Gli ha tracciato la strada con quel misterioso “sogno”, quando era un ragazzetto. LA SCUOLA SALESIANA È… La scuola del buongiorno L a scuola salesiana si fonda su una proposta di formazione umana e spirituale esplicita. Questo aspetto viene concretizzato in varie iniziative extrascolastiche e nell’appuntamento quotidiano e/o settimanale del «buongiorno». L’obiettivo è quello di venire incontro alle esigenze di ogni singolo alunno, puntando su un rapporto di reciproca fiducia. Come don Bosco era «l’amico dell’anima» dei suoi ragazzi, così l’insegnante della scuola salesiana diventa un compagno di viaggio che educa e spinge l’alunno a fare del suo meglio per sé e per i compagni. In primis non si tratta di una scelta, ma di una proposta. L’elemento che distingue la scuola di don Bosco dalle altre è l’esistenza di una proposta educativa esplicita che implica una maggior responsabilità formativa nei confronti degli alunni. Aspetti caratteristici sono le feste, la musica e il gioco. Attraverso la modalità con cui il gioco viene organizzato si cerca di trasmettere i valori di responsabili- S tà, del rispetto e dell’onestà fondamentali nel gioco, ma anche nella vita e con assistenti non in disparte, ma sempre presenti in mezzo ai ragazzi, non solo per controllarli permettendo un gioco sereno, ma soprattutto per comunicare che la loro presenza è per loro. Casa che accoglie L a scuola è una casa di tutti e per tutti. Don Bosco ha voluto che tutte le sue opere (oratori, scuole, parrocchie) prendessero il nome di casa. Casa dice lo spirito di famiglia che anima ogni relazione: tra allievi, tra allievi e docenti, tra docenti e genitori. Casa dice che qui ognuno si trova bene perché si sente voluto bene. Non sei un numero ma una persona, sempre. Tutti si sentono accolti e non c’è differenza di ceto e di cultura. Chi vuole stare nella nostra famiglia ed essere partecipe può rimanerci a pieno titolo. Cortile dell’incontro fra amici L a prima cosa che noti entrando è il cortile. Sei accolto non in un ambiente rigido e chiuso ma all’aria libera e aperta. Il cortile è il luogo dell’incontro. L’incontro tra studenti dove si coltiva l’amicizia e l’allegria. L’incontro tra allievi e insegnanti; così affermava don Bosco: “Il maestro visto solo in cattedra è maestro e non più, ma se va in ricreazione coi giovani diventa come fratello. Se uno è visto solo predicare dal pulpito si dirà che fa né più né meno del proprio dovere, ma se dice una parola in cortile è la parola di uno che ama”. Scuola che avvia alla Vita È una scuola, ma non è come la immagini: professori, banchi, libri, compiti e verifiche e basta. È una scuola che t’insegna a vivere. Un ambiente dove impari a fare tuoi i valori, gli insegnamenti e i buoni esempi. Una scuola dove chi insegna lo fa con competenza e passione e ha a cuore una sola cosa: il tuo bene! Scuola dice anche impegno, questo è richiesto perché solo chi si dà da fare può ottenere dei risultati, ma non sei solo: troverai sempre chi ti incoraggia. Comunità che evangelizza L o spirito di famiglia che anima un’opera salesiana trasforma un gruppo di insegnanti che lavorano nello stesso ambiente in una comunità. Questa comunità si sente portatrice e testimone di un messaggio che la supera e insieme la anima e la sostiene: il messaggio di Gesù. Egli è il nostro modello ed è il motivo del nostro esserci; è a Lui che vogliamo condurre i giovani che entrano nella casa di don Bosco. La fede non s’identifica con alcuni momenti religiosi che la scuola propone, ma è la linfa che fa vivere il tutto nello stile salesiano che è festoso, semplice e gioioso. Don Bosco era solito dire ai suoi ragazzi: “Qui, con voi, mi trovo bene”. Questo è quanto dovrebbe poter dire ogni ragazzo che frequenta una scuola salesiana! Giovanna Mammarella Figlie di Maria Ausiliatrice - Bibbiano Dopo aver attraversato in quattro anni tutti i continenti del mondo, siamo alla vigilia del passaggio dell’urna contenente le reliquie di San Giovanni Bosco nella nostra diocesi. Venerdì 21 e sabato 22 febbraio sono le date fissate per l’incontro della Chiesa reggianoguastallese con il grande santo che diede vita alla Famiglia Salesiana. L’urna, contenente una H scultura del Santo in gesso e resina e il reliquiario della sua mano destra, ha intrapreso il 31 gennaio il suo viaggio in Emilia Romagna, Lombardia e San Marino. Nel pomeriggio di venerdì 21 febbraio arriverà a Bibbiano, dove si trova il convento delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La tappa successiva della peregrinazione sarà Correggio, nella chiesa di San Francesco, per incon- tri e momenti di preghiera. Sabato 22 le spoglie mortali del sacerdote di Valdocco giungeranno in Cattedrale a Reggio Emilia, dove fino a sera sono previste visite e incontri culturali. Il peregrinare dell’urna di don Bosco è un’iniziativa organizzata in occasione dei festeggiamenti per il bicentenario della nascita, che ricorrerà precisamente il 16 agosto 2015. anno anticipato di diciotto anni la direzione intrapresa dalla Chiesa universale, mettendo alla guida della Congregazione due sacerdoti provenienti dall’America Latina. Prima don Juan Edmundo Vecchi, settimo e ultimo figlio di emiliani emigrati in Argentina. Poi il messicano don Pascual Chávez Villanueva (nella foto grande di pagina 11), nato nella città magica di Real de Catorce ed eletto rettore maggiore della Società salesiana di San Giovanni Bosco nel 2002. “Quando ero alle elementari mia madre si ammalò gravemente. Due giorni prima di morire mi disse che aveva sempre pregato Dio per avere un figlio prete. Non so perché ma mi sono sentito di dire: io sono quel prete che hai chiesto”. Incontriamo don Chávez in occasione della presentazione del Bicentenario dalla nascita di don Bosco, che si aprirà ufficialmente il prossimo 16 agosto. “I giovani hanno bisogno di mille cose per vivere ma di una sola per essere felici: sapere e sentire di essere amati”, confida don Chávez mentre osserva sul tavolo basso dello studio un piccolo mappamondo che gira alla luce del Sole: “C’è un mosaico di santità salesiana tra i giovani, gli adulti, i missionari e i consacrati presenti in 132 Paesi dei 5 continenti”. Quasi 200 anni fa don Bosco invitava ad essere “buoni cristiani e onesti cittadini”… È una lezione più che mai valida. Dobbiamo formare persone aperte ai valori della vita, giovani professionisti competenti e cittadini proattivi, impegnati non soltanto nel loro successo ma nella ricerca del bene comune. Non c’è educazione se non c’è comunicazione di valori, trasmissione di saperi e impegno sociale. Tutti i battezzati hanno la stessa dignità sebbene con diverse funzioni all’interno della Chiesa. L’impegno della testimonianza non è di alcuni ma di tutti. Un cristiano è chiamato per vocazione all’apostolato, non per hobby. Con l’aumentare del distacco temporale e culturale da don Bosco, avverte la difficoltà di “tornare alle radici” nella Congregazione? Don Bosco ha piantato un piccolo seme a Valdocco che è diventato un albero e poi una foresta. Oltre a quella temporale, c’è anche una distanza geografica che comporta differenze di culture, popoli, sensibilità. Quindi deve esserci una fedele inculturazione del carisma, che non si può semplicemente trapiantare. Per superare questo arco di tempo e di spazio, abbiamo scelto di avvicinarci al Bicentenario approfondendo la vita di don Bosco. In questo modo, alla fine del mio rettorato, potrò lasciare ai confratelli le fonti salesiane che dovranno essere tradotte in tutte le lingue. Poi stiamo facendo un grande lavoro di aggiornamento della pedagogia preventiva e di riscoperta della spiritualità, forse la parte meno conosciuta. I giovani sono ancora al centro del progetto dei salesiani? “Abbiamo fatto girare in tutto il mondo le reliquie di don Bosco, registrando un entusiasmo che mai avremmo immaginato. Questo ci ha aiutato a far conoscere meglio don Bosco: un uomo che ha creduto nei giovani quando nessuno lo faceva. E oggi capita lo stesso, i giovani non contano. Dobbiamo ricordare, però, che i giovani non sono tanto il futuro quanto il presente. Per questo è necessario dare loro opportunità di lavoro, forma- zione, famiglia. Prevenire significa scommettere sulle potenzialità dei giovani. Tra breve inizierà anche il Capitolo generale durante il quale verrà eletto il nuovo rettore maggiore… Il Capitolo dovrà portare a recuperare l’entusiasmo dei primi salesiani perché il Bicentenario non deve essere un trionfalismo che non serve a nulla o, peggio, una festa nostalgica. È più difficile approcciarsi ai giovani di oggi? I bisogni dei giovani continuano ad essere sempre gli stessi: sapersi accolti, accompagnati, sapere che l’adulto è disposto a camminare con loro sulla strada della vita. Quel che è cambiato è il contesto sociale. Molti anni fa avevamo una società monolitica con valori condivisi da famiglia, scuola e Stato. Questa concezione non esiste più. Anche l’idea di matrimonio non è la stessa: paradossalmente abbiamo bambini con più genitori che fratelli. Lo Stato pensa che la soluzione migliore sia dare carta di cittadinanza a tutto. E questo è sbagliato. Dal Messico all’Italia. Qual è lo stato di salute della Chiesa in Europa? La Chiesa europea ha una ricchezza storica, culturale e teologica. È una Chiesa matura. Tutta questa ricchezza può diventare però una sclerosi che non permette di avere la freschezza e il coraggio di reagire. Ma è indubbiamente una Chiesa di una generosità unica: tra i salesiani, ad esempio, si possono trovare missionari italiani in tutto il mondo. Non è una Chiesa in declino ma rispecchia i problemi sociali, a cominciare da quelli demografici: se non ci sono figli per la società, come possono esserci per la Chiesa? E poi sta perdendo rilevanza sociale, sembra quasi che la società prescinda sempre di più da quello che essa pensa. E in America Latina? È una Chiesa giovane, figlia della dominazione coloniale. Fino al Concilio Vaticano II è stata una Chiesa senza voce, perché i vescovi non avevano coraggio di parlare di fronte ai grandi teologi europei. A partire da Medellin, però, la vitalità ha iniziato a diffondersi e anche la teologia della liberazione, che leggeva la storia dalla parte degli esclusi e ha avuto i suoi problemi con talune derive marxiste, ha innestato un’aria di novità in Europa. Poi Aparecida… Il capolavoro della Chiesa latino-americana. Non c’era più la tensione degli anni precedenti ma la sensibilità di chi aveva maturato un cambiamento. Non si rinnegò la scelta per i poveri ma la si lesse in una forma nuova. È senz’altro il prodotto più bello dell’America Latina. Furono tre settimane per me indimenticabili, al termine delle quali si videro i frutti di un lavoro che ha cambiato la nostra storia. i chiama L’HUB ed è il “nuovo” oratorio delle parrocchie di San Quirino, San Pietro e San Prospero di Correggio. No, non stiamo parlando di una nuova struttura o di un nuovo servizio, “L’HUB” è nuovo perché concepisce in modo dinamico e coordinato l’intera offerta educativa che già appartiene a ogni parrocchia, rafforzandola. Ma andiamo per gradi. “HUB” è un termine rubato all’informatica e alla logistica, che significa “connettore”, “centro”, “cuore”, dunque luogo di incontro e scambio. Il nome ideale per il nostro progetto. L’obiettivo, infatti, è quello di mettere in comune talenti, risorse e strutture di tre comunità per creare un’offerta coordinata e dedicata ai ragazzi dagli 11 ai 30 anni. Al centro di tutto, uno ‘stile’: quello dell’oratorio salesiano. Oratorio come luogo in cui sentirsi amato da capo a piedi, in cui vivere da protagonisti attraverso la valorizzazione dei propri talenti. Un luogo dove la passione per l’uomo e per il Vangelo è così viva da poter fare esperienza di uno stile evangelizzante. L’obiettivo di questo oratorio “dinamico” è riunire la rete educativa, le risorse, i luoghi delle nostre tre comunità, arricchendole dell’apertura richiesta da questi tempi e di nuove proposte comunitarie. L’HUB sarà quindi un nuovo “laboratorio di giovani talenti”, dove mettersi in gioco e misurarsi, connettersi e aprirsi, e soprattutto crescere. Le proposte spaziano dallo sport al teatro, dal doposcuola al servizio, dalla musica al grest, i campeggi, le settimane comunitarie… In concretezza, alcuni laboratori sono già nati (ad esempio L’HUB Teatro/Compagnia “Il Mosaico”; L’HUB Sport/Polisportiva “Virtus”, L’HUB Doposcuola, i cammini formativi della pastorale dei giovanissimi e dei giovani), altri sono in fase di costruzione, come ad esempio L’HUB Music, sala prove per band e scuola di musica. In tutte queste attività saranno i ragazzi più grandi (17-30) a seguire i più piccoli, appoggiati dal sostegno della comunità adulta. L’HUB avrà inoltre una voce per raccontarsi e per raccontare ciò che accade nei laboratori e ciò che i ragazzi vivono, sperano, credono. Una voce per narrare questo stile “evangelizzante”. Parliamo della Redazione dell’HUB, un gruppo di 12 ragazzi dai 15 ai 27 anni che si sta formando nella conoscenza dei nuovi media per poter diventare comunicatori di questa “nuova” realtà. Il progetto è certamente ambizioso, perché ambiziosi sono i nostri desideri verso il futuro. Tra i primi frutti che stiamo raccogliendo c’è sicuramente l’entusiasmo per una realtà nuova che prende forma. U na realtà che è dinamica e aperta come la nuova équipe educativa che riunisce le tre parrocchie (chiamate ora a lavorare concretamente insieme) e come l’offerta che stiamo facendo all’intero paese di Correggio. Alcuni dei nostri laboratori, infatti, sono frequentati da un 50% di ragazzi le cui famiglie non appartengono alle nostre comunità. Questo è per noi un segnale bellissimo che ci motiva ulteriormente e ci fa sentire parte di quella “Chiesa in uscita” e di annuncio che Papa Francesco ci sta indicando. L’équipe degli educatori Riccardo Benotti Don Bosco e il suo metodo preventivo: il 20 febbraio ne parla don Nanni DA LUNEDÌ UN CORSO PER EDUCATORI “I l metodo preventivo di don Bosco: oggi?” è il tema dell’incontro che il salesiano prof. don Carlo Nanni (foto), rettore dell’Università Pontificia Salesiana di Roma e consulente nazionale dell’Uciim (Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi), terrà giovedì 20 febbraio alle ore 16.30 presso il Centro Giovanni XXIII in via Prevostura, 4 a Reggio Emilia. L’iniziativa è promossa da Uciim, Aimc, AGe, Fidae, Fism, Azione Cattolica, Figlie di Maria Ausiliatrice, Unione ex- Allieve delle Fma Collegio Santa Caterina, Ufficio di Pastorale Scolastica, Ufficio di Pastorale Familiare, Associazione Insigniti Onorificenze Pontificie, con il patrocinio di Uciim, Aimc e AGe dell’Emilia-Romagna. L’incontro si svolge nell’imminenza dell’arrivo, nel Reggiano, dell’urna con le reliquie di San Giovanni Bosco, di cui ricorre nel 2015 il bicentenario della nascita. Don Carlo Nanni, classe 1945, Salesiano, sacerdote dal 1975, ha conseguito la licenza in Filo- sofia presso l’Università Salesiana; si è laureato in Filosofia, con specializzazione in Antropologia Culturale alla Sapienza di Roma e ha conseguito la licenza in Teologia Patristica e Storia del Dogma presso l’Università Gregoriana. Dall’anno accademico 1976-1977 è docente presso l’Università Pontificia Salesiana; è professore ordinario di Filosofia dell’educazione e pedagogia della scuola presso la Facoltà di Scienze dell’Educazione. Da vari anni insegna anche presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale. Già decano-preside della Facoltà di Scienze dell'Educazione nel sessennio 1995-2001 e di nuovo dal 23 aprile 2008, il 18 giugno 2009 è stato nominato Rettore Ma- gnifico della Pontificia Università Salesiana, in Roma; è stato riconfermato il 1 luglio 2012 per un secondo triennio. Dal 1999 è assistente ecclesiastico centrale dell’Uciim. T ra le sue numerose e unanimemente apprezzate pubblicazioni in ambito ecclesiale e in campo pedagogico-educativo: “Il sistema preventivo di don Bosco”, “Emmanuel Mounier. Il pensiero pedagogico”, “Educare cristianamente”, “Educarsi per educare”. “G li elementi permanenti” è il titolo del corso di formazione per educatori di adolescenti che il Servizio diocesano per la Pastorale giovanile (Pg) propone (nell’ambito del percorso “Salì in una barca...”) in quattro appuntamenti - a partire da lunedì 17 febbraio - presso l’Oratorio Don Bosco di via Adua 79, a Reggio Emilia. “Cammini per educare alla fede: quale progetto?” (con don Giordano Goccini e l’équipe diocesana di Pastorale giovanile) è il tema del primo momento, il 17 febbraio appunto. Seguiranno “Incontro settimanale di gruppo e cammini personali” (lunedì 24 febbraio, con Alfre- do Cenini e l’équipe di Pg), “L’ascolto quotidiano della Parola e la partecipazione all’Eucaristia domenicale” (lunedì 3 marzo, con don Gabriele Burani e l’équipe), “La dimensione permanente del servizio e le esperienze forti” (lunedì 10 marzo, con Valerio Corghi e l’équipe del progetto “Mi fido di te”). Le serate (tutte con inizio alle 20.45 e conclusione alle 22.30) prevedono due parti/momenti: una relazione introduttiva e una parte laboratoriale. È richiesto un contributo spese di 10 euro a persona che verrà raccolto durante la prima serata. Info e iscrizioni: 0522.515953, [email protected]. Don Carlo Pagliari con un gruppo di giovani correggesi. Più sopra, un’immagine scattata all’Oratorio Don Bosco di via Adua, a Reggio Emilia, che lo scorso dicembre ha festeggiato 25 anni dall’apertura. In alto: il logo del progetto, «l’HUB-oratorio» (si pronuncia lab-oratorio, e richiama infatti proprio l’idea di un luogo di scambio, di condivisione, come spiegato anche nell’articolo scritto dagli educatori). 12 Società & Cultura 15 febbraio 2014 Gli orrori della ritirata di Russia ORA «IL SERGENTE» RIVIVE A TEATRO CHIESA E POLIS La condizione necessaria? Una maggiore unità del laicato Cattolici repubblicani, basi per ripartire Appunti dalla giornata di riflessione del 25 gennaio a Roma L Mario Rigoni Stern (qui e nella foto in basso). I ricordi della ritirata di Russia, scritti in un lager tedesco dall’alpino Rigoni Stern nell’inverno del 1944, sono stati pubblicati nel 1953 sotto il titolo Il Sergente nella neve. Sono la cruda testimonianza storica di un’esperienza unica e tremenda dove viene descritta la lotta dell’uomo per conservare nel grande gelo, nella fame, tra le bombe, la propria esistenza. Mario Rigoni Stern, nato ad Asiago nel 1921 e deceduto nel 2008, durante la seconda guerra mondiale aveva combattuto come alpino in Francia, in Albania, in Jugoslavia e per due inverni in Russia, poi era finito prigioniero dei tedeschi in Germania, in Lituania ed in Austria, dove aveva lavorato nelle miniere di ferro e carbone, iniziando a scrivere in qualche modo i suoi ricordi. Tornato a casa definitivamente, ma ripartito poi per rivedere i posti dove aveva combattuto lungo il Don, trenta anni dopo la fine della guerra, nel 1973, compiva un viaggio nello spazio e nel tempo per riappacificarsi con gli uomini e la storia. “La finestra della mia stanza - scrive - inquadra boschi e montagne, ma lontano, oltre le Alpi, le pianure, i grandi fiumi, vedo sempre quei villaggi e quelle pianure dove dormono nella loro pace, i nostri compagni che non sono tornati a baita”. Il libro è un vero appassionante documento dove gli avvenimenti drammatici del Sergente sono descritti nei particolari che rievocano quei momenti sanguinosi, mai dimenticati, dove alla fine della battaglia contro i Russi morirono nella steppa 74.800 italiani. Rigoni Stern dedica a Primo Levi alcune pagine del libro sulla vita nel Lager dove era stato, in una landa della Polonia, e per non dimenticare scrive che anche dopo la Liberazione nel 1945 non era riuscito a cancellare i ricordi che affioravano continuamente alla sua mente. Non godeva della pace e della bellezza della sua casa ritrovata, ma riaffioravano il freddo, la fame, le morti dei suoi alpini e la notte, nel sonno, urlava. P er testimoniare tutto questo, Marco Paolini, attore e narratore, ha dedicato al racconto del libro “Il Sergente”, un lavoro di teatro civile sulla guerra, interpretandolo con vera potenza evocativa. Dichiara nel testo teatrale di voler insegnare qualcosa ai giovani, che dal filmato dello spettacolo da lui interpretato possano ripercorrere il suo stesso viaggio verso il Don per vedere i luoghi della tremenda ritirata di Russia. Ascoltando Marco Paolini che recita il Sergente Rigoni Stern si ritrovano le descrizioni del libro, i sentimenti e il dolore dei soldati che cadendo nella neve invocano la loro mamma, e anche “nunc et in hora mortis nostrae. Amen”. Il 26 gennaio del 1943 gli italiani che sfondarono il fronte russo a Nikolajeska erano guidati dal generale Riverberi, alpino di Cavriago, e a Nikolajeska giace l’elenco di tanti caduti italiani. Le donne russe che hanno assistito a quel massacro, molte morte nei combattimenti insieme alle loro famiglie, portano lo stesso nome di tante donne russe, ucraine, moldave che sono emigrate e ora vivono in Italia: le Larisse, Tatiane, Irine, Svetlane. La Storia ritorna in modo strano e diverso: non più stragi ma collaborazione fraterna! Linda Magnani o scorso 25 gennaio presso l’Istituto Sacro Cuore dei Salesiani a Roma si è svolta una “Giornata di riflessione e confronto sulla situazione del Paese”. Si è trattato di un convegno autoconvocato da esponenti del Meic-Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (ex-laureati cattolici) e da numerosi intellettuali e giornalisti cattolici, gli stessi che hanno dato vita nel 2010 al sito web Epta Forum, con l’adesione dall’Istituto Luigi Sturzo e dell’Istituto Vittorio Bachelet - emanazione dell’Azione Cattolica. Il convegno è caduto proprio nel 55° anniversario (25 gennaio 1959) dell’annuncio dell’indizione del Concilio Vaticano II da parte del Papa Giovanni XXIII. “Cattolici repubblicani”: perché amerebbero chiamarsi così? Lo ha precisato Alberto Monticone, uno dei relatori: per “servire il Paese nello spirito della Costituzione repubblicana”. Prima dell’incontro gli “autoconvocati” hanno elaborato un corposo documento “per il contributo cattolico alla rinascita della democrazia italiana”, alla stesura del quale hanno partecipato le più lucide menti del cattolicesimo italiano: Roberto Gatti, Giuseppe Savagnone, Francesco Paolo Casavola, Ugo de Siervo, Sebastiano Fadda, Cesare Mirabelli, Giorgio Campanini, Lorenzo Caselli, Luigi Fusco, Andrea Maccarini, Gastone Simoni, Gian Candido De Martin, Leonardo Becchetti e Carlo Cirotto. Ecco alcuni flash su un dibattito che non è esagerato qualificare “ampio e approfondito” (29 interventi su oltre 70 partecipanti): “Siamo governati da oligarchi” (Casavola); “Ricominciare a pensare per formare nuovi cittadini” (Savagnone); “Partire dal movimento, no al partito” (Mirabelli), “Dobbiamo abituare i ragazzi al confronto con la povertà e il volontariato” (don Fadda); “Rilanciare il servizio civile come educazione dei giovani alla solidarietà” (De sparsi in Italia e nata per favorire una presenza politica significativa e incisiva dei cattolici al servizio del bene comune concepito alla luce dell’umanesimo plenario di ispirazione cristiana e della dottrina sociale della Chiesa. Q Nelle foto: Alberto Monticone e monsignor Gastone Simoni. Martin); “Il pre-politico non può essere il solo orizzonte dei cattolici italiani”! (Bianchi). C ondizione necessaria per realizzare questi obiettivi è fuor di dubbio una maggiore unità del laicato cattolico, da realizzare innanzitutto sul piano delle proposte politiche, attraverso il confronto ed il dialogo continuo con tutte le realtà culturali, associative, sociali ed ecclesiali. Da qui l’esigenza di lavorare alla seconda bozza del documento programma- to di rappresentanza politica. Ma tale prospettiva, nel corso del dibattito, è stata giudicata prematura e inopportuna in questa fase. L’opzione più praticabile appare essere, nella fase attuale, l’avvio di un confronto a livello locale tra le realtà di ispirazione cristiana esistenti, per verificare le possibilità di concreta aggregazione sul territorio. È stata invece valutata positivamente la possibilità di impegnarsi, anche nell’immediato, in campagne di mobilitazione popolare su temi concreti, for- Il percorso più praticabile è apparso un confronto a livello locale tra le realtà di ispirazione cristiana esistenti, per verificare le possibilità di aggregazione tico in spirito di reale condivisione e collaborazione con tali realtà, in modo da arrivare tra metà e fine marzo alla discussione di una bozza già in qualche modo condivisa. Per poi proseguire il lavoro di redazione del testo nei mesi successivi e portare ad una discussione generale (possibilmente prima delle elezioni europee) il testo definitivo del documento. Come era prevedibile, non sono mancati accenni alla necessità di costituire in tempi brevi anche un nuovo sogget- ti e d’interesse generale (come ad esempio, Fiscal compact e Fondo di Redenzione, legge elettorale con preferenze), ma anche su temi apparentemente “rivoluzionari” come l’aumento della retribuzione del lavoro e la riduzione dell’orario di lavoro che cominciano ad emergere anche a livello internazionale. Va bene che questa iniziativa consolidi ancora di più la rete di carattere culturale e prepartitico a cui tutti siamo interessati: una rete costituita da vari istituti, centri e gruppi uesto esige però, come ha detto monsignor Gastone Simoni, vescovo emerito di Prato, in una lettera inviata ai partecipanti, che tutti possano convergere per un progetto-programma coerente con tale ispirazione e insieme capace di interpretare le esigenze «più giuste e gravi dell’attuale situazione sociopolitica italiana-europeainternazionale. Una di queste esigenze è quella di dare una risposta credibile alla sacrosanta “rabbia” di quanti non sopportano più le ingiustizie di vario genere, non ultima la scandalosa divaricazione dei redditi e degli stipendi od onorari che siano». Questo progetto-programma va proposto a tutti i cittadini e in particolare ai cattolici di qualunque appartenenza partitica, ma - come sottolineava il vescovo emerito di Prato - «in primis a quei cattolici di ogni fascia di età che intendono offrire agli italiani una nuova formazione politica programmaticamente e interamente omogenea sia alle nostre ideeguida che allo stile di servizio qualificato dall’onestà, dalla mitezza e dall’amore». L’ augurio che si fanno in molti, soprattutto quei laici responsabili e attenti che, nelle più lontane periferie delle parrocchie e dell’associazionismo, vivono tuttora il travaglio politico e culturale della diaspora del cattolicesimo politico, è che tutto non finisca per rimanere solo una bella ma estemporanea iniziativa. Luigi Bottazzi presidente del Circolo di cultura «G. Toniolo» di Reggio Emilia Breve recensione del libro «Energia e innovazione» del reggiano Enrico Rota TUTTI I MODI PER PRODURRE ENERGIA S i tratta dell’ultima, recentissima, opera del nostro concittadino ben noto, il cui contenuto è benissimo descritto dal titolo. A Reggio l’avremmo accolta sempre volentieri, ma l’Autore ha pensato bene di ottenerne la presentazione, ovunque valida, di due illustri docenti del Politecnico di Milano che, immagino, saranno stati ben lieti di compilarla. La lettura del volume non solo è proficua per tutti, ma non lascia mai dubbi interpretativi neppure a chi non sia di formazione tecnica, mentre non è ripetitiva per chi ne sta già edotto, dato che fornisce dati quantitativi, ben raggruppati, piuttosto laboriosi da reperire. I suoi 5 capitoli hanno i seguenti titoli: Capitolo 1: Le Fonti di Energia. Presentazione succinta dei contenuti del volume e dei dati quantitativi più rilevanti. Capitolo 2: L’Energia del Sole. Circa 40 pagine su tutte le tecnologie con le quali è dato sfruttarla. Capitolo 3: L’Energia del Vento. Come sopra. Capitolo 4: La Produzione Idroelettrica in Italia. Qui la presentazione è, fatalmente, più rivolta al passato che al presente. Capitolo 5: L’Energia Nucleare. Le 30 pagine che vi dedica sono molto chia- ramente sofferte e rivolte più al Mondo esterno che all’Italia. A lla fine della lettura del libro un pubblico evoluto, ed ora ben più informato di quanto fosse prima, sentirà una stretta angosciosa per quanto riguarda il domani, i figli, i ni- poti. Possibile che, per ragioni emotive, si sia caduti, senza che sia evidente una via per uscirne, in una situazione energeticamente costosissima e dipendente dall’arbitrio altrui? A queste domande, che non sono né scientifiche, né tecniche, ma unicamente di psicosociologia italica, il volume non può dare risposta, ma il suo non indifferente merito è quello di porle al lettore con tutta l’evidenza e l’impellenza che meritano. Purtroppo esse non sono le sole ad annebbiare il nostro futuro: come i lettori di questo settimanale ben sanno, esse si sovrappongono a tutte le questioni di tolleranza, di etica, di morale, di accettazione solidale del prossimo a cui ancora noi dobbiamo accennare una risposta. Ma da qualche parte bisognerà pur cominciare, ed è proprio per la spintarella che quest’opera può dare, che essa è più che ben voluta. So che l’Autore è ben conscio dell’inevitabile mancanza, in quest’opera, dei pur necessari messaggi etici e che sta già elaborando un opportuno testo specifico che li contenga. Dopo la lettura del presente, il prossimo sarà ancor più cogente. Giorgio Ferrari Società & Cultura 15 febbraio 2014 UNA DISCRIMINAZIONE CHE ASSUME VARIE FORME Cristiani: cruenta o culturale la persecuzione continua H o una confessione da fare: finora ho vissuto ripiegata su me stessa, sui miei problemi. Il mio interesse, al massimo, poteva limitarsi al mio piccolo mondo di relazioni. Avevo troppi impegni e poi... cosa poteva fare una persona insignificante come me? Ebbene, dopo la lettura di alcuni fatti di cronaca riportati sul nostro giornale diocesano, ho ricevuto una scossa che mi ha toccata nel profondo, tanto da avere una nuova percezione della realtà. Il 21 dicembre scorso La Libertà ha riportato un articolo di Luca Geronico, precedentemente pubblicato su Avvenire - il 18 dicembre 2013 - col titolo “Duemila cristiani nelle mani dei qaedisti”, nel quale veniva raccontata la persecuzione che si stava consumando nei confronti dei cristiani della Siria. Credo, come per molti di voi, non fosse certo la prima volta che si sentivano notizie del genere. Ma in questa circostanza è stato diverso. Infatti, con l’aiuto dell’immaginazione, sono riuscita a trasportarmi nella loro tragica situazione. Un fatto nuovo, perché solitamente dopo qualche riflessione compassionevole, riprendevo tranquillamente le mie attività. B en duemila persone rischiavano tutto, anche la vita, e io mi limitavo impassibile a prenderne atto. E poi, un fatto del genere era già avvenuto l’anno scorso in un altro villaggio abitato da cristiani della zona: Ghassanieh. In quell’occasione, intere famiglie avevano abbandonato le case e tutti i loro beni nel giro di una notte. Non ci sono alternative per i cristiani: fuggire in massa o convertirsi all’Islam, se non vogliono essere trucidati. Com’è possibile che la stessa vicenda si stia ripetendo nel villaggio di Kanye, nella Siria settentrionale, senza che nessuno alzi un dito per aiutarli? Questa “nostra gente” si trova in trappola dal 15 dicembre. Il vescovo emerito di Aleppo, Giuseppe Nazzaro, riferisce al to perché stampavano delle Bibbie. E malgrado le differenze che intercorrono in tutti gli ambiti tra l’Occidente e il Medio oriente, a cominciare dal mancato rispetto di uno dei diritti fondamentali dell’uomo, ossia la libertà di scegliere e professare la propria fede, ci sono politici degli Stati membri favorevoli all’entrata della Turchia nell’Unione Europea. P riguardo che i “qaedisti, nella quasi totalità stranieri, sono entrati nel villaggio… hanno bloccato le vie di accesso e ordinato alla popolazione di adeguarsi alla legge coranica… La gente è terrorizzata”. “A minacciarli”, sottolinea monsignor Nazzaro, “non sono i musulmani siriani, con i quali hanno convissuto in armonia per tanti secoli, ma gli estremisti islamici provenienti dall’estero.” “Questa”, conclude il vescovo, “è una guerra di potenze straniere, in prima fila l’Arabia Saudita e il Qatar, contro la Siria”. È evidente che l’obiettivo delle stragi è cambiare la geografia religiosa del continente africano. Sappiamo che la condizione dei cristiani della Siria non è un caso isolato. Quasi sempre sono i vari organi religiosi che ci informano a riguardo, tant’è che raramente i mass-media riportano episodi di violenza, specificando che si tratta di una vera e propria persecuzione nei confronti dei cristiani. Così, di questo passo, la tanto decantata eterogeneità medio-orientale si sta riducendo in monotonia di una sola religione, l’islam, e a una manciata di idiomi e sparute comunità cristiane, sempre più dimezzate dalle lotte interne al proprio Paese. R icordo alcuni avvenimenti, tanto per sottolineare la tragedia cristiana nell’espansionismo musulmano. Baghdad ha predetto “l’e- stinzione della cristianità dal Medio oriente”. Nel Sudan da decenni il governo autoritario dei musulmani sunniti nel nord tormenta le minoranze cristiane e animiste che vivono nel sud. Quella che è spesso stata definita una “guerra civile” altro non era in realtà che il tentativo del governo sudanese di annientare le minoranze religiose. La persecuzione infatti, è culminata nel genocidio del Darfur, che ha avuto inizio nel 2003. In Turchia invece, la persecuzione anticristiana, che c’è sempre stata, ha assunto oggi il volto di una sistematica intolleranza, con la mancanza di seminari, il divieto per gli stranieri di diventare sacerdoti e la discriminazione spicciola che rende difficile trovare un lavoro, una casa, ottenere un documento. Come ha spiegato Joseph Alichorano, uno dei maggiori specialisti di storia dei cristiani d’oriente, la maggior parte dei cristiani in Turchia ha subìto un genocidio tra il 1896 e il 1923 e tra quelli che non sono morti la maggioranza ha scelto l’esilio piuttosto che restare in un Paese negazionista. I cristiani turchi sono dei “sopravvissuti”, pegno della più antica memoria cristiana del mondo. È significativo ricordare un fatto di cronaca avvenuto nel 2007, nel quale tre cristiani vennero assassinati a Malata, in Turchia: un tedesco e due turchi legati, incaprettati e sgozzati dagli islamisti soltan- er concludere, è significativo ricordare il paragone effettuato dal Patriarca russo Kirill I, il quale, per spiegare il futuro del patriarcato di Antiochia e il futuro dei cristiani in Siria, evoca niente meno che la Rivoluzione bolscevica del 1917, con la sue sterminate “carcasse di chiese”. Il futuro di quei luoghi che consideriamo “culla della cristianità” sarà davvero destinato a diventare un cumulo di macerie? Si sente spesso dire nelle nostre comunità che le comunità cristiane sono quelle più discriminate nel mondo. E questo vale non solo nei Paesi dove ci sono movimenti fondamentalisti, come nel mondo islamico o indiano, ma anche nelle nostre avanzate democrazie occidentali. U n esempio ‘democratico’ di discriminazione dei cristiani è di questi giorni: l’ideologia del gender. Infatti, se la legge già approvata dalla Camera e ora in discussione al Senato dovesse passare, la Chiesa cattolica che difende la famiglia naturale e il matrimonio tra un uomo e una donna - si troverebbe fuori legge per il fatto di essere un’organizzazione che ‘incita’ alla discriminazione fondata sull’omofobia e perciò, tacciata di omofobia e condannata. In tal caso sarebbe in gioco non solo il diritto fondamentale dell’uomo, di professare il proprio credo, ma anche la libertà di opinione, di espressione, insomma una vera e propria discriminazione verso i fondamenti del cristianesimo. Giuditta Giudici La conferenza di Roberto De Mattei al Circolo culturale «Pier Giorgio Frassati» di Correggio «GENDER», NUOVA FRONTIERA DELL’EVOLUZIONISMO “N el mondo esiste una lobby evoluzionista che condiziona il lavoro degli scienziati. Una lobby che trae le sue ragioni ideologiche che si nutrono di relativismo e rappresenta il cuore del pensiero comunista ancora in voga”. Così Roberto De Mattei, già vicepresidente del Cnr, invitato il 5 febbraio alla sala Bellelli Contarelli per una conferenza organizzata dal Circolo “Frassati” di Correggio sull’evoluzionismo. De Mattei ha ricordato come il relativismo si nutra dell’evoluzionismo. “Sono crollati i muri, ma il cuore ideologico del comunismo era l’evoluzionismo e lo è ancora oggi. Il comunismo era materialismo dialettico, cioè l’idea della materia in movimento e sotto questo aspetto il comunismo sopravvive sotto forma di evoluzionismo”. De Mattei ha poi spiegato gli errori di quella che allo stato attuale è né più né meno che una trasformazione”. “Purtroppo però gli scienziati ne parlano poco perché le carriere universitarie e accademiche sono condizionate da una potente lobby che impedisce a chi si pone contro questa teoria di scrivere su gran parte delle riviste scientifiche”. teoria, peraltro sconfessata da tutti gli scienziati: “Non esiste in natura alcun passaggio da una specie all’altra - ha detto - perché la specie è qualche cosa di fisso che può incontrare delle micro evoluzioni come il colore della pelle per l’uomo o il bruco che si trasforma in farfalla o anche il passaggio da embrione a feto. Queste micro evoluzioni sono trasformazioni all’interno di parametri dati, ma per capirci, non esiste il passaggio di specie come dall’uomo allo scimpanzè”. Dopo aver ricordato che la te- oria dell’evoluzionismo non è mai stata dimostrata in ambito scientifico, De Mattei ha ricordato come oggi la teoria del gender non sia altro che un aspetto legato all’evoluzionismo. “Così come l’evoluzionismo darwiniano sostiene che non vi è alcuna differenza di specie tra l’uomo e l’animale, così nel caso del gender si cerca di sostenere che non esiste nessuna differenza di natura biologica tra uomo e donna. Questo è possibile perché secondo l’evoluzionismo tutto è materia plasmabile, dunque corpo in 13 TURCHIA Legami che uniscono la Diocesi a Trebisonda T emo di non poter udire con le orecchie ‘materiali’ la proclamazione di “santo” per don Andrea Santoro (foto), martire a Trebisonda, in Turchia... L’occasione di queste notizie che seguiranno va attribuito al buon cuore di don Nino Ghisi, “rettore” del Santuario della Madonna della Fossetta di Novellara: nella Messa serotina domenicale del 2 febbraio, celebrata più da seduto che eretto, essendo reduce da un intervento chirurgico a un ginocchio, ha avuto una felicissima espressione: “Ricordiamo anche i missionari martiri... testimoni viventi” (e la domenica seguente, il 9 febbraio, l’Eucaristia è stata celebrata proprio in suffragio di don Santoro). Come non correre - così è stato per me - con il pensiero a Trebisonda, sulle sponde dell’antica Colchide, tanto cara alla mitologia, alla letteratura e alla storia? La città, turca a partire dal 1461, ebbe la prima missione ‘cattolica’ - fondata dai Cappuccini italiani - nel 1845, e fu legata sin dagli inizi alla Chiesa di Reggio Emilia. Ecco in che modo: dal 1864 al 1886 vi fu presente il frate laico Luca (Borciani) da Cavazzoli; fu cuoco, ortolano e custode, ma soprattutto muratore - dal momento che innalzò l’altare in pietra nella chiesa aperta il 2 febbraio 1874 e dedicata a “Santa Maria della Purificazione” - nonché falegname, con la composizione dei due confessionali per donne e gli armadi per la sagrestia. Leva pure del 1864 padre Basilio (Bertolini) da Barco, per alcuni anni a Trebisonda, poi a Erzurum e dal 1882 a Mersin (costruttore di chiesa e scuole). Nel XX secolo vi troviamo padre Francesco (Sacchi) da Scandiano, dal 1923 al 1928, padre Pietro (Bertagni) da Ospitaletto, dal 1936 al 1938, padre Marco da Cognento (inverno 1952-1954), padre Gherardo (Losi) da San Rocco di Guastalla, tra 1957 e 1958, frate Benigno (Caselli) da Monzone, dal 1959 al 1971, dedito a opere di carità, frate Pasquale da Grassano (autunno 1966) e padre Giacomo (Bazzoli) da Carù di Villa Minozzo (autunno 1967) e infine, l’ultimo parroco cappuccino, padre Umile Roberto (Ferrari) da Quara, dal 1971 al 1974, passato nel frattempo - nel 1970 - da frate laico a sacerdote. Né vanno dimenticati i Superiori di Missione; avevano a Trebisonda un vicario - padre Prospero Germini da Ospitaletto, dal 1955 al 1961, e padre Michele Salardi, di Novellara. La chiesa, praticamente chiusa, veniva ‘spolverata’ quasi mensilmente da frate Benigno - ordinato poi sacerdote nel 1979 - di sede a Samsun, a 380 chilometri, dove risiedeva col Superiore padre Giuseppe Germano (Bernardini) da Verica, Pavullo nel Frignano, sino al 1985, quando i Cappuccini rinunciarono alla Missione del Mar Nero. Nel 1990 però la Congregazione della Chiesa orientale provvide a tre circoscrizioni in Turchia: diocesi di Costantinopoli (Istanbul), Smirne e Anatolia Orientale; praticamente, da oltre Ankara ai confini orientali. A Trebisonda, ricambio di alcuni sacerdoti dall’Europa finché, nell’ottobre 2003, vi prese dimora don Andrea Santoro - già in Turchia forse da un paio d’anni -, sacerdote “fidei donum” benedetto da monsignor Maurizio Ruggero Franceschini (da Saltino), vicario apostolico dell’Anatolia Orientale, ora arcivescovo a Smirne. Prima preoccupazione di don Santoro, sul principio di conoscere e farsi conoscere, fu quella di ricostruire l’archivio; fu così che ci scambiammo missive e documenti e divenimmo amici. U ul piano invece strettamente teologico De Mattei ha invitato a considerare, più che l’evoluzionismo, il creazionismo, perché “anche ammesso che il Big Bang sia esistito, questo non spiega da dove provenga la materia che poi 15 miliardi di anni fa (“chissà poi perché 15 miliardi e non uno o 100!”) è esplosa creando l’universo. Per accettare questo bisogna accettare uno stato di materia che sia eterna oppure accettare che questa sia stata creata. Da qui la necessità di orientare questi studi in chiave creazionista”. n futuro e un presente di speranza per la Chiesa di Trabzon (Trebisonda) trapelava dalla lettera indirizzata nel Natale 2004 da padre Vincenzo Succi al sottoscritto: “(...) Possiamo stare tranquilli per Trebisonda. Don Andrea Santoro... è un prete carismatico che ho ben conosciuto in Cilicia (Mersin, Adana, Iskenderun - o ‘Alessandretta’). Forse potrebbe apparire un po’ idealista, ma senza idealismo e fervore non si va lontano; però ha uno spirito di preghiera e di carità invidiabili, mi ha aiutato con buona forza fisica a caricare, scaricare e trasportare gli handicappati, cosa che io - col mio braccio - non avrei potuto fare. Sono sicuro che riporterà quella Chiesa (il Santuario di Santa Maria) ai ‘fasti’ degli anni Sessanta-Settanta”. Purtroppo inattesa, imprevedibile e inopportuna, la mannaia del destino lo stroncò a soli 61 anni. Nel primo pomeriggio di domenica 5 febbraio 2006, mentre era seduto su una sedia dinanzi l’ultimo banco, intento alla lettura biblica, è stato raggiunto al torace da due pallottole micidiali, scaricate da una rivoltella guidata da una mano omicida, al grido di “Allah è il più grande... vendetta è fatta”. Incriminato un ragazzo di 16 anni, reo confesso, psicolabile... A presiedere il funerale, il sassolese, e quindi reggianoguastallese, cardinale Camillo Ruini, insieme a monsignor Luigi Padovese, vescovo a Iskenderun, che 6 anni dopo, il 3 giugno 2010, avrà il capo reciso dal suo autista, mentre si accingeva a raggiungere Cipro per un incontro con il Santo Padre Benedetto XVI. Ma questo è un altro capitolo. Di martiri, testimoni viventi. Andrea Zambrano Terenzio Succi S 14 Società & Cultura 15 febbraio 2014 SCANDIANO Nove serate per diventare volontari ospedalieri L’ Associazione Volontari Ospedalieri (Avo) di Scandiano, con il patrocino dell’amministrazione locale, promuove il 29° corso di formazione e aggiornamento. Il corso è rivolto a coloro che intendono prepararsi a svolgere adeguatamente il servizio in ospedale e serve come formazione permanente anche per i volontari già in servizio. Per fare volontariato con Avo occorre avere già compiuto 18 anni, tuttavia il corso di formazione è aperto anche ai giovani che saranno maggiorenni nel 2014. La frequenza del corso è ritenuta indispensabile per l’accesso ai colloqui finali che abilitano al servizio. Al termine sarà possibile praticare il tirocinio in ospedale affiancati da un tutor esperto e prestare un servizio di almeno due ore settimanali in reparto. I nove incontri sono in programma presso la sala della biblioteca “Dottor Remo Lasagni” dell’Ospedale “C. Magati” di Scandiano (al 1° piano). Di seguito programma e temi delle serate (inizio ore 20.30) che prevedono il coinvolgimento, fra gli altri, di medici e operatori del nosocomio scandianese. - Martedì 4 marzo: Il volontariato dà colore alla vita: Diamoci una mano, relatrice Silvia Paglia, presidente regionale Avo. - Venerdì 7 marzo, Il ruolo dell’Avo nel dipartimento internistico, relatore dottor Erio Scalabrini, reparto di Lungodegenza. - Martedì 11 marzo, La relazione d’aiuto, relatrici Antonella Giudici e Samuela Ferrante, caposala e infermiera del reparto di Medicina. - Venerdì 14 marzo, Il sistema ospedaliero e la carta dei servizi, relatrice dottoressa Cristina Incerti, responsabile Direzione sanitaria ospedale “Magati” di Scandiano. - Martedì 18 marzo, Ero malato e mi avete visitato, relatrice suor Ines Talignani. - Venerdì 21 marzo, L’importanza delle parole, relatori Uberto Fontana, responsabile R.S.A. e Casa Protetta, e Laura Torelli, coordinatrice Casa Protetta di Scandiano. - Martedì 25 marzo, Aiuto al paziente disfagico nell’alimentazione, relatrice dottoressa Cleide Urlando, logopedista dell’Ospedale “Magati” di Scandiano. - Venerdì 28 marzo, La comunicazione non verbale, relatore dottor Roberto Mercati. - Martedì 1 aprile, Lo spirito Avo, relatrice Ernestina Nasi, volontaria Avo. Tutte le sere i volontari in servizio si alterneranno per raccontare la loro esperienza nell’Avo di Scandiano. Info e iscrizioni: Chiarina Spadoni (presidente Avo Scandiano) tel. 338.9319011; Carla Zambelli tel. 347.4098779. Bagnolo. I “Nuova Civiltà” suonano al Maki Pub Come ogni anno il gruppo musicale “Nuova Civiltà” è ospite del Maki Pub - in via Boiardo a Bagnolo in Piano - per un concerto. Sabato 15 febbraio, alle ore 21, il concerto presentato dalla band sarà interamente composto da brani dei “Nuova Civiltà”. È gradita la prenotazione dei tavoli al numero telefonico 0522.1715101. Reggio. Weekend dialettale al Teatro San Prospero Sabato 15 (ore 21) e domenica 16 febbraio (ore 16) la Compagnia “Quiì dlà Pèev” si esibisce al Teatro San Prospero di Reggio Emilia con lo spettacolo Paghèer e murìir s’è seimpèr in tèimp, commedia dialettale in due atti di Gianfranco Govi. La trama vede Biagio, titolare di una ditta di pompe funebri, cercare d’inventare sempre cose nuove per allargare l’attività, dato il periodo di crisi, aiutato dalla figlia Belinda. In questo contesto s’infilano diversi personaggi: l’amico Clinio, che frequenta spesso casa sua anche per motivi amorosi, la sorella Marietta, in crisi con il matrimonio, e clienti particolari che creano confusione e colpi di scena che stupiranno e divertiranno il pubblico. Per informazioni e prenotazioni: tel. 0522.439346, e-mail [email protected]. Casalgrande. Tortellata solidale per gli alluvionati I NOSTRI MORTI Nato nel Mantovano, ha avuto un fratello e un cugino sacerdoti Addio a Ermes Andreoli, 103 anni Fu tra i fondatori dell’Oratorio e della Giac di Reggiolo E rmes Andreoli, che aveva compiuto nell’ottobre scorso 103 primavere, si è spento serenamente nella sua Genova, dove s’era trasferito nel dopoguerra e dove aveva formato una famiglia e avviato un negozio per il commercio di cristalleria e porcellane. Nel 1938 fu un ‘padre’ fondatore dell’Oratorio maschile e della Giac di Reggiolo. La sua famiglia, nel 1924, quando Ermes era soltanto 14enne, giunse a Reggiolo da Portiolo mantovano. Ha fatto parte della storica dynasty Andreoli di Reggiolo, di cui un fratello e un cugino abbracciarono il sacerdozio. Un altro cugino fu partigiano cattolico, martire della Resistenza, e un terzo cugino è morto in un lager nazista. Fu don Luigi Bagnoli, nel 1937, a volere l’Oratorio e la Giac a Reggiolo, di cui aveva fatto i primi tentativi (col Circolo Giovanile Cattolico) il predecessore monsignor Sessi. Dell’Oratorio e della nuova sezione dell’Azione Cattolica maschile reggiolese con don Bagnoli, furono cofondatori Francesco Pasotti, già presidente del circolo stesso e padre di monsignor Carlo, Cancelliere vescovile, i fratelli Ermes e Luigi Andreoli, lo studente di musica Giuseppe Guastalla (che sarà direttore del “Peri”di Reggio Emilia) nonché i Caramaschi, Cani, Sironi, Truzzi, Troni, Fava, Panizza, Angeli e altri giovani e giovanissimi, nella seconda metà degli anni anche il cugino Aldo Andreoli, martire della Resistenza come partigiano cattolico, perito giovanissimo per le sofferenze patite negli anni di clandestinità sui monti, a cui Reggiolo ha dedicato una contrada. Un terzo cugino, Carlo Andreoli, è morto in un lager tedesco. È stata una famiglia fortemente provata. E Ermes Andreoli, morto a Genova, era originario di Reggiolo. Trenta. Don Bagnoli (che poi nel ’47 fu chiamato a Guastalla dal vescovo Zaffrani), in poco tempo, incentivò l’azione, organizzando anche un folto gruppo femminile di Ac. Dell’epoca, l’unico sopravvissuto giunto alle 103 primavere, è stato Ermes Andreoli, spentosi mercoledì 5 febbraio 2014, confortato dai sacramenti e dalla figlia Marina, col marito Alberto e i nipoti Chiara, Emanuele e Silvia, in costante contatto coi parenti di Reggiolo. L a numerosa famiglia Andreoli abitava in Corte Fieniletto, un cascinale di via Cattanea. Andreoli venne a Reggiolo anche tre anni orsono, con la figlia Marina, per festeggiare il centenario. Ricordava ancora, con dovizia di particolari, i primi anni oratoriani a Reggiolo, la bravura Notizie da Città & Paesi Bibbiano. Donatella Violi espone all’Ottagono Continua la rassegna espositiva dell’Ottagono, la Galleria d’arte contemporanea del Comune di Bibbiano. La programmazione dell’anno in corso, iniziata con le delicate opere a matita di Cristina Iotti, prosegue al femminile con l’artista Donatella Violi. La personale dal titolo Per filo e per sogno, inaugurata il 1° febbraio, è aperta – ad ingresso libero – ogni sabato e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 18.30 fino a domenica 23 febbraio. Donatella Violi nasce a Ovada, si trasferisce a Milano, poi a Reggio Emilia. La sua formazione artistica inizia da giovanissima e il colore diventa il tramite per un suo caratteristico linguaggio con il mondo che osserva e riproduce, fissando la sua attenzione soprattutto sull’utilizzo di un personalissimo ‘alfabeto dei colori .’ Info: [email protected] oppure su Facebook e Twitter cercare “Galleria Ottagono”. Reggio. I giovani insegnano il tedesco agli anziani La comunità di Casalgrande è stata profondamente colpita dalla gravità dell’alluvione che ha danneggiato Bomporto il 19 gennaio scorso. Proprio per offrire ai modenesi un sostegno fattivo nel fare fronte alla calamità, il Comune organizza, in collaborazione con la Polisportiva Casalgrande, una tortellata di solidarietà per chiamare i casalgrandesi a un gesto di vicinanza. La serata si svolgerà venerdì 21 febbraio, ore 20.30, all’interno del Bocciodromo comunale di via Santa Rizza 19 a Casalgrande. Saranno proposti i piatti tipici della tradizione (antipasto emiliano, una ricca varietà di tortelli, dolce della casa), e seguirà un momento di musica e svago, dopo la cena, con “All Style Dance”. Il costo della cena è di 20 euro; la prenotazione è obbligatoria ai numeri 335.6244675 e 339.6768207. L’apprendimento intergenerazionale identifica quella conoscenza che si realizza attraverso lo scambio di informazioni, pensieri, sentimenti ed esperienze fra persone appartenenti a generazioni diverse, arricchendole entrambe. Per questo motivo, dopo l’esperienza positiva dei corsi di informatica e di inglese, il servizio comunale “Officina educativa”, “cooperativa Solidarietà 90” e Istituto superiore Bus “Pascal” propongono una nuova edizione di Eins, zwei, drei…tedesco per tutti, corso per imparare la lingua tedesca tenuto dagli studenti delle classi quarte del Pascal agli anziani che hanno già compiuto 60 anni o li compiono entro l’anno solare. Il corso è gratuito e l’inizio è fissato per venerdì 21 febbraio. Le sei lezioni si terranno presso le aule dell’Istituto superiore Bus Pascal, il venerdì pomeriggio dalle 14 alle 15.30. I posti a disposizione per partecipare a Eins, zwei, drei…tedesco per tutti sono 15. Per iscriversi occorre presentarsi personalmente con un documento d’identità presso gli sportelli dell’Urp - Comune Informa di via Farini 2, a Reggio Emilia, dove sarà possibile ritirare il tagliando di prenotazione del corso. Gli iscritti devono essere residenti nel Comune di Reggio Emilia. Per ulteriori informazioni rivolgersi a Comune Informa - Urp Informagiovani, aperto lunedì, martedì, giovedì, venerdì e sabato dalle 8.30 alle 13, mercoledì dalle 9.30 alle 13; martedì e giovedì dalle 15 alle 18. Numeri di telefono: 0522.456660 – 0522.585217 – 0522.585033. di don Bagnoli nel coinvolgere i ragazzi, il parroco monsignor Fermi, qualche aspro scontro col regime d’allora, la guida dei giovani della Giac. Con molti di loro aveva mantenuto contatti, dopo essere divenuto genovese d’adozione. Nella città della Lanterna, quando ancora il conflitto deflagrava sull’intera Penisola, avviò l’attività commerciale citata, condotta fino all’età pensionabile avanzata. Ermes, anche a Genova, è stato attivo nelle attività dell’Azione Cattolica e dirigente. Era cresciuto in una famiglia patriarcale con solide fondamenta cristiane. Ha avuto il fratello sacerdote, don Gino, per decenni parroco di Novellara e il cugino, don Pietro Andreoli, sacerdote e parroco a San Giacomo di Guastalla. Della famiglia ha fatto parte rmes, pur col carico degli anni, è sempre stato attento e aggiornatissimo sulle vicende pubbliche attuali, e anche deluso da tanti cattolici politicamente disorientati degli ultimi vent’anni. “Così va il mondo - ripeteva ultimamente l’ultracentenario Ermes, affranto anche dal sisma in terra reggiana – ma non bisogna abbandonare la fiducia in un domani migliore, che pure ci sarà per la ‘mia’ Reggiolo terremotata e, soprattutto, per i molti giovani senza occupazione, per la Chiesa di Papa Francesco e per un’Italia che deve ritrovare antiche certezze: più umiltà dei politici e più disponibilità verso la popolazione con fatti e non soltanto a parole”. Il feretro, giunto il 7 febbraio da Genova, dove s’erano tenute le esequie, è stato benedetto nel Centro Comunità di Reggiolo, per poi essere accompagnato da familiari, parenti ed amici di Ermes nel locale Cimitero per la tumulazione. Giacomo Sironi Reggio. In mostra nove storie sulla Cina Sarà l’universo culturale e sociale cinese e le sue manifestazioni, a volte decisamente curiose, il tema della mostra Bizzarra Cina, costituita da nove piccole storie ironiche illustrate con scenografie e fotografie da “Thermos atelier creativi”, aperta nell’Atelier di Anna Baldi Almanacco, in via dell’Erba 2/F a Reggio Emilia. Le opere in mostra illustrano storie o fatti insoliti e strani, rintracciati curiosando nel web, che sollecitano la curiosità per quell’universo sconosciuto, eppure a noi sempre più vicino, che è appunto la Cina. La mostra sarà visitabile fino a venerdì 28 febbraio, il martedì e mercoledì dalle ore 9 alle 13; il venerdì e sabato dalle 9 alle 13 e dalle 15.30 alle 19.30. Per informazioni: “Thermos atelier creativi” di Delicatessen, sito internet www.delica.it, tel. 0522.453044. Reggio. Riapre “ZeroFavole”, teatro con disabili La compagnia teatrale “ZeroFavole”, volendo migliorare la conoscenza in merito alle pratiche teatrali, avvia una collaborazione con “Babilonia Teatri” (Verona). Fino a luglio 2014 il laboratorio/scuola di teatro ZeroFavole, oltre alla conduzione stabile di Stefano Masotti, vedrà la presenza di Valeria Raimondi ed Enrico Castellani, attori e registi e fondatori della compagnia veronese Babilonia Teatri, per un totale di circa 30 ore di attività, realizzata al sabato pomeriggio dalle 14.30 alle 17.30, presso la sede di Let’s Dance, in via XX settembre 1 a Reggio Emilia. “Con Babilonia Teatri - spiegano i promotori dell’iniziativa - ci proponiamo la prosecuzione della ricerca di un’identità artistica originale alla quale integrare uno sguardo di tipo pedagogico, obbligato quando si coinvolgono attori disabili e non o giovani in situazione o condizione di marginalità e disagio, una sfida per la creazione di una compagnia teatrale a tutto tondo”. La collaborazione tra “Babilonia Teatri” e “ZeroFavole” serve a consolidare un percorso di formazione permanente sulle tecniche del “Teatro per l’integrazione sociale”, che mira a costituire un “Teatro Stabile delle Differenze”. Il laboratorio-scuola teatrale proposto dalla compagnia “ZeroFavole” è aperto a persone disabili e non, ragazzi, studenti, attori in formazione, attori volontari interessati al teatro, operatori di teatro sociale. È possibile, per tutti coloro che sono interessati, assistere ad uno o più degli incontri settimanali. Per informazioni in più telefonare al 339.6856680 o scrivere a [email protected]. Società & Cultura «MAPEI STADIUM» Incontro con la Società granata prima di Reggiana - Pro Patria La domenica sportiva del Vescovo 15 febbraio 2014 15 CULTURA IN LUTTO A 94 anni si è fermata la penna di Luciano Serra “I 1 2 3 4 Reggio Emilia, «Mapei Stadium», 9 febbraio. Foto 1: il Vescovo assiste a Reggiana - Pro Patria; alla sua destra, il vicepresidente della Reggiana Sisto Fontanili. Foto 2: il dono della maglia personalizzata (a sinistra il presidente Alessandro Barilli). Foto 3: Camisasca conversa con alcuni Allievi, presentati dal responsabile della Comunicazione Matteo Iori. Foto 4: il Vescovo posa tra le sagome di Severino Taddei (fondatore del club granata) e del capitano della formazione attuale, Beppe Alessi. H a trovato il tempo anche per il calcio “diocesano”, il vescovo Massimo, calcando la tribuna del “Mapei Stadium”, in quest’inverno, per due volte ravvicinate, una lieta e una meno per le “nostre” squadre. Nella prima, il 12 gennaio, ha assistito alla vittoria del Sassuolo sul Milan, con lo spettacolare 4 a 3 firmato dall’attaccante Domenico Berardi; la seconda è stata domenica 9 febbraio, per la Lega Pro Prima Divisione, quando la Reggiana è stata sconfitta 1 a 0 in casa della Pro Patria di Busto Arsizio, una società nata nello stesso anno dei granata, il 1919. Al di là delle considerazioni tecniche, sono state occasioni per conoscere meglio il Massimo Camisasca sportivo, che da bambino faceva lunghe passeggiate in bicicletta, ma non giocava a pallone. Il calcio gli è entrato nel sangue negli anni dal 1986 al 1991, quando è stato cappellano del Milan di Arrigo Sacchi. La prima volta che don Massimo incontrò la squadra – lui milanista da sempre (ma suo fratello gemello Franco è interista) – fu in occasione di un’udienza concessa da Giovanni Paolo II, quando sulla panchina del Milan sedeva Nils Liedholm. Poi iniziò il rapporto più continuativo, e quando i rossoneri giocavano a San Siro il sacerdote partiva da Roma il sabato e si metteva a disposizione della squadra per colloqui o confessioni, a Milanello, fino alla domenica mattina. Milano, infatti, il Vescovo racconta di essere subito andato ad abitare “sul Lago Maggiore, a Leggiuno, dove i miei genitori erano sfollati per la guerra; nello stesso luogo due anni prima era nato Gigi Riva, con cui abbiamo fatto un anno di scuola elementare insieme, anche se non nella stessa classe. Però Gigi Riva è rimasto sempre nella mia memoria e ancor oggi ci sentiamo”. N U el palco del “Mapei Stadium”, pochi minuti prima del fischio d’inizio di Reggiana-Pro Patria, i ricordi di quegli anni affiorano vividi: le emozioni delle finali di Coppa dei Campioni a Barcellona e a Vienna, quando don Camisasca accompagnò la squadra in aereo, ma anche e soprattutto le qualità personali, al di là dei valori agonistici. “Mi impressionava la maturità umana di Franco Baresi, la semplicità profonda di Donadoni, l’umorismo di Filippo Galli, la serietà in allenamento di Van Basten, la generosità di Gullit…”. Da una stella del calcio all’altra, i ricorsi si spingono fino ai tempi all’infanzia. Nato a n capitolo a parte nel diario calcistico di monsignor Camisasca è Arrigo Sacchi, che così il Vescovo ha tratteggiato in una recente intervista a La Gazzetta dello Sport: “Di lui ammiravo la passione sconfinata per il calcio e la capacità di finalizzare ogni cosa allo scopo. Allo stesso tempo, pur nella sua intransigenza, era un uomo con cui era piacevolissimo stare e di cui era ed è bello essere amici. Era evidente la sua enorme preparazione prima di ogni partita. Non a caso poi arrivarono le grandi vittorie”. Già, le grandi vittorie, che oggi paiono un ricordo sia per il Milan, in serie A, che per la Reggiana, che domenica scor- sa ha perso l’ultima chance di agganciare la zona play off e, contemporaneamente, la guida dell’allenatore Pier Francesco Battistini, esonerato dopo una partita finita tra i fischi dei (pochi) tifosi. Verranno tempi migliori, speriamo. Edoardo Tincani AZZOLINI: «ORA UNA LEGGE SPECIALE SULLA FAMIGLIA» “U Azzolini - chiediamo a gran voce una legge speciale sulla famiglia e non più emendamenti su singoli argomenti. Una proposta di legge da scrivere insieme, associazioni familiari e politici, mettendoci tutti la faccia. Chi se la sentirà, poi, di non votarla?”. Per il presidente nazionale dell’AGe è tempo di cambiare registro: “Basta a difese della famiglia solo strumentali e opportunistiche”. non chiedono né soldi, né privilegi, ma solo che si applichi la Costituzione, che all’articolo 31 parla di sostegno pubblico alle famiglie e, all’articolo 53, di capacità contributiva”. Invece, afferma il presidente nazionale dell’AGe, “la scelta dei nostri senatori si è dimostrata o ideologica anti-famiglia o di totale indifferenza per il valore sociale della famiglia”. “Per questo motivo - chiarisce “B Luciano Serra (a sinistra) in una foto del marzo 2012 che lo ritrae durante una seduta della Deputazione Reggiana di Storia Patria, accanto all’amico e collega studioso Gino Badini, morto il 24 settembre 2013. Le esequie di Luciano Serra si sono tenute lunedì 10 febbraio. P er la cronaca, alcuni minuti prima della gara monsignor Camisasca è stato accolto da un gruppo degli Allievi della Reggiana, insieme alla dirigenza della Società, ricevendo in dono una maglia “impegnativa” – la numero 10 – autografata dai calciatori della prima squadra. Soffermandosi con alcuni giornalisti locali sullo sport ancora più amato dagli italiani, il Vescovo ha definito il calcio di oggi “drogato dalla televisione” e dalla quantità di denaro in circolazione, auspicando per contro che le società calcistiche, nel complesso, seguano una strada fatta di bilanci in ordine e di una maggiore sobrietà, anche per fare recuperare allo sport giocato una parte del fascino perduto. L’AGe dopo la cancellazione degli emendamenti concordati con le associazioni familiari na legge speciale sulla famiglia da scrivere insieme, associazioni e parlamentari davvero vicini alle famiglie”. Lo chiede Fabrizio Azzolini (foto), presidente nazionale dell’AGe (Associazione Italiana Genitori) dopo che l’aula del Senato ha approvato, il 5 febbraio, il testo della legge delega fiscale uscito dalla Commissione Finanze, depennando gli emendamenti concordati con le associazioni familiari da tutti gli schieramenti politici perché si introducesse nelle legge il principio del carico familiare. “Si stabiliva - sottolinea Azzolini - il principio che il fisco non potrà mai essere equo se non saprà riconoscere i carichi familiari. Un principio a costo zero per il bilancio dello Stato. Mentre si finanziano con 10 milioni di euro corsi di formazione per i docenti in educazione all’affettività. I genitori, le famiglie l 7 febbraio Luciano Serra ci ha lasciato”. Si apre così il commosso ricordo, da parte di Carlo ed Elisa Pellacani - a nome anche dell’associazione “Per D’Arzo” - di un’autorevole figura di studioso del dialetto reggiano, di scrittore, di insegnante, di ricercatore e di poeta quale Serra, spentosi a 94 anni al Santa Maria di Reggio Emilia, è stato nella sua lunga vita. “In questi ultimi giorni, le visite all’ospedale non davano più speranze, ma lui pareva recepire ogni parola e ogni inflessione della voce”, proseguono i Pellacani nel loro ricordo, che è anche un sincero omaggio. “Già prima del ricovero, a casa sua, quando si accentuò la prostrazione che lo attanagliava dal giorno della morte del caro amico Gino Badini, Luciano s’era chiuso in se stesso e ripeteva di non intravedere spiragli alla situazione in cui si trovava, lamentandosi di non poter mettere mano ai lavori che aveva in animo di realizzare nei prossimi mesi, tra cui innovative ricerche sui suoi autori preferiti, Boiardo e Ariosto. Mostrava le carte, anticipava «scoperte» e «ipotesi» che suffragava con riferimenti precisi e circostanziati. Ma soprattutto era dispiaciuto di non riuscire a completare il componimento poetico che aveva abbozzato per ricordare l’amico Badini... La perdita di Badini ha inferto un colpo irrecuperabile alla già debole tempra di Luciano Serra: con lo storico reggiano egli aveva realizzato importanti opere sulla storia reggiana (sull’epoca risorgimentale, sul ventennio fascista, sull’evoluzione dei costumi e delle idee), ma soprattutto aveva condiviso la conduzione di «Reggio Storia», cui ha fornito contributi di grande spessore culturale fino all’ultimo numero del 2013”. “Ogni tanto”, leggiamo ancora nel comunicato diffuso da Carlo ed Elisa Pellacani, “parlavamo anche di Silvio D’Arzo, la grande passione che lo attraeva al pari di quella per la storia dello sport e del dialetto reggiano. Uno degli ultimi giorni in cui c’incontrammo, mentre la moglie Ida si era allontanata dalla sala ove ci trovavamo, disse: «Mi raccomando: continuate a studiare e a far conoscere Silvio D’Arzo anche quando non ci sarò più! Egli merita maggior attenzione da parte di questa città». Ovviamente accogliemmo quella raccomandazione con il sorriso sulle labbra e mostrando di non darle peso, ma dentro di noi provammo una stretta al cuore, perché ci parve il lascito più vero di un uomo che aveva dedicato tutto se stesso alla ricerca e allo studio, spes- asta - conclude - riempirsi la bocca di belle parole e false promesse. Le famiglie vogliono fatti, non chiacchiere. Sono loro il futuro della nostra nazione: famiglie che non fanno i conti prima di mettere al mondo i figli, nonostante la crisi economica. Famiglie che lo Stato non sostiene, neppure quando si tratta solo di introdurre il principio di equità fiscale a misura di famiglia”. so senza trovare molti consensi”. “A noi che abbiamo avuto la fortunata ventura di condividere le sue scoperte e le sue intuizioni storico-letterarie resta il compito di proseguire nel cammino da lui indicato. E di far giungere a schiere sempre più ampie il suo incitamento ad amare la storia e la letteratura, fonti di vita e di ordinata convivenza. Facendoci carico di questo impegno, pur con la tristezza di non poter contare sulle ‘sollecitazioni’ del nostro Presidente, invitiamo gli appassionati della poetica darziana a partecipare a questo strenuo tentativo di dare continuità al percorso già avviato dall’Associazione «Per D’Arzo». Nel nome di Luciano Serra”, concludono i Pellacani. D a altre istituzioni del mondo culturale reggiano sono giunti messaggi di cordoglio per la dipartita di Serra. “I suoi articoli, ben documentati - scrive Davide Dazzi per la Società Reggiana di Studi Storici - hanno spaziato su svariati argomenti: dal dialetto, alla letteratura, allo sport, dimostrando la ricchezza e la versatilità dei suoi interessi. Certamente i «Percorsi dialettali», la rubrica che da anni teneva sul periodico Reggio Storia, erano attesi e letti con grande interesse ed erano motivo per approfondimenti lessicali e filologici. A lui e all’amico Luigi Ferrari si deve quella fondamentale opera che è il Vocabolario del dialetto reggiano. Anche le tantissime pagine sulla storia della Reggiana, pubblicate in Reggio Storia sotto il titolo accattivante «Maglia granata e calzoncini blu», erano una graditissima occasione per ripercorrere le vicende del calcio reggiano... E come non ricordare la sua brillante vena poetica, manifestata sia in composizioni in lingua che in dialetto! Con Luciano Serra scompare una validissima figura di studioso, di scrittore, di insegnante, di ricercatore della storia patria, che sapeva esporre in un linguaggio chiaro, scorrevole ed accattivante i risultati delle sue attente ricerche”. Anche la Deputazione Reggiana di Storia Patria - ora presieduta dal professor Angelo Spaggiari -, sottolineando “l’impegno sempre manifestato dal professor Luciano Serra nella cultura reggiana”, lo ricorda con riconoscenza, in particolare per il contributo dato come Socio Corrispondente “agli studi concernenti la storia locale, in particolare il dialetto e la letteratura. Veramente ampia è la sua bibliografia; i suoi articoli e le sue pubblicazioni costituiscono sicuri punti di riferimento per gli studiosi. Resta meritoria l’edizione del Vocabolario del dialetto reggiano”. 16 Società & Cultura 15 febbraio 2014 INFORMANZIANI Rubrica della F.N.P. Federazione Nazionale Pensionati CISL a cura di Pietro Ferri [email protected] Le pensioni di invalidità civile sono aumentate dal mese di gennaio 2014 del 2,09% per effetto del tasso d’inflazione programmato. Facciamo di seguito, in questa versione “extra” di Informanziani, un breve riassunto delle “definizioni” più ricorrenti in tema di pensioni o assegni di invalidità civile. • Invalido Civile totale Soggetto riconosciuto invalido dalla Commissione di accertamento dell’Asl in misura pari al 100%. • Invalido Civile parziale Soggetto riconosciuto invalido dalla Commissione di accertamento dell’Asl in misura superiore al 74%. • Cieco Civile assoluto Soggetto con residuo visivo pari a 00 con eventuale correzione. • Cieco Civile parziale Ventesimista Soggetto con residuo visivo non superiore ad un ventesimo in entrambi gli occhi con eventuale correzione. Decimista Soggetto con residuo visivo non superiore ad un decimo in entrambi gli occhi con eventuale correzione. • Sordomuto Soggetto minorato sensoriale dell’udito affetto da sordità congenita o acquisita durante l’età evolutiva (entro il 12° anno di età) che abbia impedito il normale apprendimento del linguaggio parlato, Pensioni di invalidità, il punto I nuovi importi e una guida per orientarsi tra le sigle IMPORTO 2013 TIPO DI PENSIONE LIMITI DI REDDITO 2013 IMPORTO 2014 LIMITI DI REDDITO 2014 Pensione di inabilità (invalido civile totale) 275,87 € 16.127,30 € 279,19 € 16.449,85 € Assegno mensile (invalido civile parziale) 275,87 € 4.738,63 € 279,19 € 4.795,57 € Indennità di accompagnamento 499,27 € nessuno 504,07 € nessuno Pensione ciechi civili assoluti non ricoverati 298,33 € 16.127,30 € 301,91 € 16.449,85 € Pensione ciechi civili assoluti ricoverati 275,87 € 16.127,30 € 279,19 € 16.449,85 € Indennità accompagnamento (ciechi assoluti) 846,16 € nessuno 863,85 € nessuno Pensione ciechi ventesimisti 275,87 € 16.127,30 € 279,19 € 16.449,85 € Indennità speciale ai ciechi parziali 196,78 € nessuno 200,04 € nessuno Assegno vitalizio ai ciechi decimisti 204,73 € 7.753,56 € 207,19 € 7.908,64 € Pensione ai sordomuti 275,87 € 16.127,30 € 279,19 € 16.449,85 € Indennità di comunicazione 249,04 € nessuno 251,22 € nessuno Indennità di frequenza 275,87 € 4.738,63 € 279,19 € 4.795,57 € Affetti da drepanocitosi (anemia falciforme) o talassemia major (morbo di Cooley) 495,43 € nessuno 501,38 € nessuno purché la sordità non sia di natura esclusivamente psichica o dipendente da causa di guerra, di lavoro o di servizio. • Invalido civile con diritto a indennità di accompagnamento Soggetto riconosciuto invalido dalla Commissione di accertamento dell’Asl nella misura del 100% con “incapacità a svolgere gli atti quotidiani della vita propri dell’età” o “incapace di deambulare autonomamente senza l’aiuto permanente di qualcuno”. • Soggetti affetti da talassemia major e drepanoci- tosi I soggetti affetti da queste gravi malattie del sangue ereditarie hanno diritto a percepire un assegno di importo pari al trattamento minimo alle condizioni di avere almeno 35 anni di età e 10 anni di contributi (520 settimane); questo ai sensi dell’art. 39 della legge 448/2001. Non si tiene conto dei redditi posseduti. Provvidenze economiche Le provvidenze economiche vengono erogate secondo la tabella (si veda sopra) con la condizione di essere cittadini italiani o extracomunitari con carta di soggiorno e, in entrambi i casi, residenti in Italia. ▶ Indennità di frequenza È concessa a tutti gli invalidi civili ivi compresi i sordomuti di età inferiore ai 18 anni all’unica condizione di frequentare centri di riabilitazione e/o scuole di reinserimento sociale. L’assegno viene erogato solo per i periodi di frequenza. Invalidi civili ▶ Pensione di inabilità È concessa agli invalidi civili TOTALI (100%) di età supe- riore ai 18 e inferiore ai 65 anni. Al 65° anno e 3 mesi di età si trasforma in Assegno sociale. ▶ Assegno Mensile È concesso agli invalidi civili PARZIALI (con invalidità maggiore del 74%) di età superiore ai 18 e inferiore ai 65 anni, incollocati e disponibili ad essere avviati al lavoro. Al 65° anno e 3 mesi di età si trasforma in Assegno sociale. ▶ Indennità di accompagnamento Viene riconosciuta agli invalidi civili riconosciuti incapaci di svolgere gli atti quotidiani della vita o di deambulare autonomamente senza l’aiuto permanente di qualcuno. Ciechi civili ▶ Pensione non reversibile ai ciechi assoluti È concessa ai ciechi civili assoluti che abbiano compiuto i 18 anni di età. ▶ Indennità di accompagnamento È concessa ai ciechi civili assoluti a prescindere dalle condizioni economiche e dall’età. ▶ Pensione non reversibile ai ciechi ventesimisti È concessa ai ciechi civili ventesimisti a prescindere dall’età. ▶ Indennità speciale ai ciechi civili parziali È concessa ai ciechi civili parziali a prescindere dall’età. ▶ Assegno vitalizio ai ciechi decimisti È concessa ai ciechi civili decimisti che già ne godevano alla data del 10.02.1962. Sordomuti ▶ Pensione non reversibile È concessa ai sordomuti di età superiore ai 18 anni e inferiore ai 65. Al 65° anno e 3 mesi si trasforma in Assegno sociale. ▶ Indennità di comunicazione Viene riconosciuta, a domanda, ai sordomuti di età maggiore ai 18 anni. I NOSTRI MORTI. Si è spenta la madre di don Franco Rossi I NOSTRI MORTI. Maestra elementare, aveva 81 anni IL SORRISO DI MARIA REVERBERI ULTIMO SALUTO A REMA ROMANI L A lla non trascurabile età di 99 anni, domenica mattina 9 febbraio, il cuore di Maria Reverberi ha cessato i suoi battiti; dopo aver chiamato in aiuto il figlio don Franco, Maria si è spenta fra le sue braccia. Molte persone vorranno ricordarla in benedizione per averla conosciuta e goduto della sua generosità. Le circostanze della vita, infatti, le hanno offerto l’occasione di incontrare tanti. Era nata a Quattro Castella quando iniziava la guerra del 1915-18 e molti giovani della nostra montagna erano costretti a rischiare la vita sul fronte e sul Piave. Troppo piccola Maria, per rendersi conto dei disagi di questa guerra, ma le paure, i rischi e i disastri della seconda guerra mondiale li ha provati tutti. Ragazza temprata dal sacrificio, aveva sposato Afro Rossi e a 40 anni con due figli da mantenere agli studi rimaneva vedova. Il marito viene assassinato a Colombaia di Carpineti, in quel periodo di odio politico cieco e Maria saprà perdonare e portare avanti il peso della famiglia. Q uando nel 1961 don Franco viene inviato parroco a Carù e Sologno, ella lo segue per mettersi al servizio del figlio e dei parrocchiani, i quali hanno potuto ammirare la sua capacità di accoglienza e la sua generosità verso chiunque si presentasse alla porta della canonica. E dopo 11 anni trascorsi in montagna, continua il suo prezioso servizio per 41 anni a Villa Cadè, dove don Franco prende in consegna la parrocchia, non facile da gestire. Ma la fortezza d’animo e la fede di Maria si sono particolarmente rivelate quando ha visto morire la figlia di 49 anni, sposa e madre di due fanciulle. Pazienza e tanta fiducia in Dio trapelavano dal suo temperamento mite, ma forte in ogni prova. I funerali si sono svolti martedì 11 febbraio alle ore 9, a San Polo, presso il Santuario di Santa Maria in Pontenovo. La sua salma è stata tumulata nel camposanto di Leguigno accanto alla tomba del marito. utto nel mondo della scuola e a Scandiano per la scomparsa della maestra Rema Romani. Si è spenta a 81 anni, la metà passati dietro la cattedra ad insegnare ai bambini delle scuole elementari di Casalgrande, Salvaterra, Fellegara e Scandiano. Con lei sono cresciute generazioni di studenti che ancora la portano nel cuore. Oltre all’insegnamento dedicava il suo tempo ai nipoti e al volontariato presso Avo, Casa protetta e Casa della Carità. Impegnata fin da ragazza nell’ambito della catechesi, ha dedicato tante energie alla parrocchia di Santa Teresa di Scandiano, sia come catechista che nelle attività educative. Il suo desiderio di ricerca continua, sia culturale che spirituale, l’ha poi spinta a creare, insieme ad altri amici, un gruppo di confronto e di approfondimento settimanale sulla Parola di Dio e sugli avvenimenti della quotidianità: “Gli amici di Zaccheo”. Faceva parte del gruppo laico dei francescani (Ofs). Donna di cultura e di grande cuore, è stata un esempio per i tanti che l’hanno conosciuta e stimata. Rema Romani è morta lunedì 27 gennaio, a casa, dopo una breve malattia vissuta nel riserbo e nella serenità in coerenza con lo stile della sua vita, accudita dal figlio Gianluca, dalla nuora Nicoletta e dai tre nipoti Samuele, Gabriele e Damiano. Entrata nel mondo della scuola giovanissima, ha condiviso la passione per l’insegnamento con il marito Giovanni Campanini, direttore didattico delle scuole elementari di Villa Minozzo, Casalgrande e Scandiano scomparso 13 anni fa, e con la figlia Maria Cristina, maestra a Ventoso, prematuramente scomparsa a 49 anni nel 2008. Folta partecipazione al Rosario e al funerale, con la chiesa colma di parenti ed amici. Pubblichiamo una sintesi del ricordo dei familiari, letto da uno dei nipoti al termine della Messa esequiale. “C rediamo che la nonna avrebbe sicuramente avuto piacere di salutare ad uno ad uno tutti voi, legati a lei dagli avvenimenti della sua vita: gli amici dell’infanzia di Casalgrande, i compagni di scuola della San Vincenzo, i maestri colleghi di lavoro di tanti anni, gli scolari che ha accompagnato ben oltre l’esame di quinta elementare e che sono sempre rimasti i suoi scolari anche a 60 anni, gli amici dell’Avo, i membri delle comunità di Santa Teresa e di Scandiano; i parenti con cui ha condiviso le gioie e le sofferenze delle famiglie Romani, Pellini e Campanini. È suonata la campanella dell’ultima ora, dell’ultimo giorno di scuola, ma da buona e meticolosa maestra, non ha mancato di lasciarci i compiti delle vacanze con la sua vita e la sua presenza in mezzo a noi. Credo sia giusto dirvi, con la stessa ironia che ha sempre caratterizzato la nonna, che nel suo testamento non ha lasciato a noi familiari nessun onere in merito alla sua consuetudine di ricordarvi, con telefonate, bigliettini o regalini, i vostri anniversari di matrimonio, o compleanni o traguardi scolastici... quindi fra i compiti delle vacanze c’è anche che ognuno di voi dovrà autonomamente ricordarsi di questi avvenimenti. Grazie ancora di cuore a tutti voi”. La Settimana VIAGGI E PELLEGRINAGGI CAPPUCCINI. Al Sacro Monte di Varallo Il Convento dei Cappuccini di Reggio Emilia promuove per domenica 16 marzo un pellegrinaggio al complesso monumentale del Sacro Monte di Varallo (43 cappelle, che illustrano i principali avvenimenti dell’Antico e del Nuovo Testamento, e la Basilica dell’Assunta). Il pellegrinaggio, guidato da padre Lorenzo Volpe, intende proporre ai partecipanti un ideale itinerario di fede durante la Quaresima. Per iscrizioni: padre Lorenzo, tel. 333.7107979. SCANDIANO. «Il Focolare»: due pellegrinaggi Il Gruppo anziani “Il Focolare” di Scandiano (parrocchia Santa Teresa - info 0522.856596) propone due pellegrinaggi: • sabato 22 marzo 2014, Santuario di Fontanellato (PR); • sabato 24 maggio 2014, Santuario di Caravaggio (BG). CATTEDRALE. In Terra Santa tra marzo e aprile L’unità pastorale San Prospero - Cattedrale - Santa Teresa di Reggio Emilia promuove, dal 27 marzo al 3 aprile, un pellegrinaggio in Terra Santa, guidato da monsignor Gianfranco Gazzotti: Nazareth, Monte della Beatitudini, Tiberiade, Valle del Giordano, Betlemme, Gerusalemme, deserto di Guida saranno le tappe. Info: Azione Cattolica, 0522.437773; monsignor Gazzotti, 0522.433783. AIMC-UCIIM. Lago di Como e Parchi lombardi Dal 18 al 22 aprile Aimc e Uciim promuovono una “gita di Pasqua” nei “luoghi insoliti” del lago di Como e del Romanico lombardo, attraverso i parchi dell’Adda e della Lomellina. Informazioni e iscrizioni: Azione Cattolica (via Prevostura 4, Reggio Emilia), tel. 0522.437773. AMICI DELLA GHIARA. Trasferte e viaggi 2014 Anche per il 2014 gli “Amici della Ghiara” propongono il consueto calendario di trasferte, viaggi e pellegrinaggi: il primo è lunedì 21 aprile Rocca di San Leo e Verucchio. Le altre proposte: da giovedì 29 maggio a lunedì 2 giugno “dalla Basilicata alla Puglia” (Sassi di Matera, Grotte di Castellana, Locorotondo, Cisternino, Bari vecchia, Gallipoli, Porto Cesareo e Santa Maria di Leuca; 5 giorni); venerdì 15 agosto, Castello di Gropparello, Grazzano Visconti, liturgia presso l’Abbazia di Chiaravalle della Colomba; domenica 21 settembre: Giovanni XXIII, a Sotto il Monte (BG); da venerdì 10 a domenica 12 ottobre: a San Giovanni Rotondo e Loreto, 3 giorni; domenica 16 novembre: Castello degli Scipioni, nel Parmense; lunedì 8 dicembre: visita alla mostra dei Presepi all’Arena di Verona. Per informazioni e iscrizioni: corso Garibaldi 44/f, tel. 0522.439809, cellulare (con segreteria) 339.3691812, indirizzo e-mail [email protected]. BUDRIO. Prossimi pellegrinaggi a Medjugorje Il Gruppo di preghiera “Kraljica Mira” (Regina della Pace) della chiesa San Pietro Apostolo, di Budrio di Correggio, comunica le date dei prossimi pellegrinaggi a Medjugorje (viaggio con agenzia “GBus” in pullman granturismo via Trieste): dal 21 al 26 aprile - con alloggio presso Mirjana Dragicevic-Soldo (quota individuale: 300 euro; acconto all’atto dell’iscrizione: 100 euro); dal 31 luglio al 7 agosto, “Festival dei Giovani” (quota individuale: 360 euro; acconto all’atto dell’iscrizione: 100 euro); dal 19 al 24 agosto - con alloggio presso Mirjana Dragicevic-Soldo (quota individuale: 300 euro; acconto all’atto dell’iscrizione: 100 euro). Per informazioni logistico-organizzative, programmi dettagliati e adesioni: Enrica, tel. 348.7498653; Mara, tel. 320.0648339. PELLEGRINAGGI 2014 www.saccaniviaggi.it IL SANTO DELLA SETTIMANA 15 febbraio 2014 17 UNO SGUARDO ALLE LETTURE Domenica 16 febbraio 14 febbraio Beato Vincenzo Vilar David 6a del Tempo Ordinario 1a lettura Sir 15,16-21 Padre di famiglia, Martire A nessuno ha comandato Spagna: Manises (28/06(1889), Valencia (14/02/1937) di essere empio. A Dal Salmo 118 nche gli impresari vanno in paradiso. Soprattutto se nella conduzione della loro azienda e nel rapporto con gli operai riescono a incarnare la dottrina sociale della Chiesa e sanno mettere al primo posto la solidarietà, la giustizia e la collaborazione. Un imprenditore salito alla gloria degli altari il 1° ottobre 1995 è Vincenzo Vilar David. Nasce il 28 giugno 1889 in Spagna, nella provincia di Valenza, ultimo di otto figli di una famiglia profondamente cristiana, proprietaria di una fabbrica di ceramiche che ha ormai acquistato fama internazionale. Allegro, estroverso, con una fede robusta che si traduce in concrete opere di carità, Vincenzo si laurea in Ingegneria industriale e, dopo la morte prematura dei genitori, insieme a tre dei suoi fratelli si tuffa nella conduzione dell’azienda di famiglia distinguendosi subito per il modo originale con cui la dirige. Nella sua fabbrica i rapporti sono guidati da un senso di giustizia e di solidarietà che permettono di superare contrasti e divisioni. Tratta i suoi dipendenti come veri amici, aiutandoli quando può e andandoli a trovare quando sono malati. In fondo, Vincenzo altro non fa che seminare amore in ambito lavorativo, come da sempre sta facendo nel gruppo dei suoi amici e tra i poveri della parrocchia. Che stia andando controcorrente lo dimostrano le contestazioni e le difficoltà incontrate sul suo cammino, che tuttavia non riescono a farlo indietreggiare di un millimetro dalle sue convinzioni e dal suo impegno: fermo e sereno, nonostante tutto, nelle misure da adottare a favore dei suoi operai, nel suo impegno per la catechesi parrocchiale dei giovani, nei vari circoli ed associazioni cui aderisce o che dirige. A 33 anni sposa Isabella Rodes Reig, una ragazza che condivide i suoi ideali e il suo impegno e che da quel momento diventa la più valida collaboratrice della sua attività in parrocchia e delle sue opere di carità. Sul piano culturale è impegnato nella fondazione del “Patronato Parrocchiale di Azione Sociale” per l’educazione cattolica dei ragazzi: è il suo modo per contrastare l’azione antireligiosa che dall’inizio degli anni Trenta il governo spagnolo sta attuando. A llo scoppio della rivoluzione antireligiosa del 1936 Vincenzo è dunque una persona troppo in vista e troppo impegnata per passare inosservato. Ed è anche troppo coraggioso. Diventa l’ombra del suo parroco, per aiutarlo e difenderlo, fino a quando questi verrà assassinato; accoglie nella sua casa sacerdoti e religiosi cercando di salvare loro la vita; continua imperterrito nelle sue azioni di sempre, nonostante le minacce e i più o meno espliciti “avvertimenti”. Inevitabile, dunque, l’arresto di un cristiano così impegnato e scomodo. Davanti al Tribunale, dove avrebbe la possibilità di rinnegare le sue convinzioni religiose per aver salva la vita, si dimostra tutto d’un pezzo, contento e sereno per come finora è vissuto e per cosa ha operato. Perdona i suoi persecutori proprio pochi istanti prima che questi lo finiscano a fucilate, il 14 febbraio 1937. Papa Wojtyla lo beatifica il 1° ottobre 1995. Beato chi cammina nella legge del Signore. 2a lettura 1Cor 2,6-10 Dio ha stabilito una sapienza prima dei secoli (...) Vangelo: Mt 5,17-37 Così fu detto agli antichi; ma io vi dico. N ei vangeli della VI e VII domenica dell’anno A, leggiamo, all’interno del Discorso della Montagna, la serie di sei antitesi (“fu detto agli antichi... ma io vi dico...”) con cui Gesù chiarisce il suo rapporto con la Legge di Mosè. La diretta opposizione della parola di Gesù alla Legge ricevuta dagli antichi doveva sembrare molto dura da accettare ai primi lettori di Matteo, in prevalenza di origine giudaica, perché qui Gesù si pone al di sopra di Mosè e prende il posto di Dio e, di fatto, toglie valore a tre istituzioni previste dalla Legge come il divorzio, il giuramento e la legge del taglione. Si capisce perciò perché Matteo apra il discorso con una premessa, nella quale Gesù afferma: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge, ma a dare compimento”. Queste parole servono a evitare ogni fraintendimento sul contenuto delle antitesi che seguono: Gesù non intende distruggere la Legge e la morale; anzi, il retto cammino di vita si compie nel fare la volontà del Padre secondo i comandamenti di Gesù, che costituiscono la vera interpretazione e il compimento finale della Legge di Mosè. In questo modo, Matteo enuncia l’idea che Cristo è il fondamento dell’insegnamento morale cristiano. Il Vangelo della VI domenica ci consegna le prime quattro antitesi, che riguardano due comandamenti del Decalogo, non ucciderai e non commetterai adulterio, e inoltre l’atto del ripudio e il giuramento. In tutti questi casi, la Legge di Mosè, come ogni legge, si focalizza su un atto, lo regola o lo sanziona. Così, ad esempio, l’omicidio o l’adulterio sono visti nel momento in cui vengono compiuti e, naturalmente, vietati. Ma Gesù vede l’atto cattivo come esito di un percorso cattivo che ha radici lontane: l’omicidio ha dietro di sé l’ira non dominata, l’invettiva che cresce d’intensità, l’incapacità di riconciliarsi; e l’adulterio ha la sua origine nello sguardo che desidera il possesso e nell’incapacità di tagliare e gettare via le abitudini che inducono al peccato. L’idea del giuramento, poi, suppone che ci sia normalmente una certa sfiducia nella sincerità altrui, e che questa sfiducia possa essere vinta solo se si invocano come garanti luoghi o oggetti sacri (il cielo, la terra, Gerusalemme o la propria testa). G esù esorta a mutare prospettiva: la garanzia della sincerità non è fornita dall’esterno da un oggetto sacro, perché non abbiamo nessun potere su di esso, solo a Dio appartiene ogni potere (sul cielo, la terra, Gerusalemme, la nostra testa) e il valore della nostra nuda parola (sì, sì, no, no) dipende unicamente nel nostro stare davanti a Lui. Gesù insegna che i nostri atti partono da lontano, dai pensieri nascosti, dagli sguardi, dalle abitudini e dai giudizi che gradualmente si impossessano di noi; la legge di Gesù non si limita a regolare o a sanzionare gli atti, ma prescrive un discepolato che, nel seguire Lui, maestro e via, è cammino di guarigione dal male. Così la Legge antica raggiunge il suo compimento. Giorgio De Benedittis Gianpiero Pettiti LA LIBERTÀ VIGILATA dalle pagine di 50 anni fa “Domenica scorsa a Guastalla è stato inaugurato dal sottosegretario Romita e benedetto dal vescovo Zambarbieri il nuovo «Pensionato» delle Opere Pie, voluto e realizzato per merito del presidente, l’onorevole Amadei”; ne dà notizia (foto) La Libertà del 15 febbraio 1964. “Poviglio, un paese che ha fretta”: ha il maggior numero di costruzioni nuove in provincia ma il problema delle case per i lavoratori è in parte ancora irrisolto; un’inchiesta (con interviste al sindaco e ai consiglieri di minoranza) di Umberto Spaggiari. A Reggio, in via dell’Abate, è attivo da anni un Laboratorio femminile che opera in particolare nel settore della maglieria, diretto “con sommo amore dalla signora Prodi” e intitolato a Annunziata Bergonzi. In prima pagina un mini-editoriale richiama l’attenzione sul problema della ‘vivibilità’ della città e dei paesi, visto l’aumento di episodi di malcostume e delinquenza. La Libertà Settimanale d’informazione della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla Redazione: Reggio Emilia - Viale Timavo, 93 tel. 0522.452107, fax 0522.434058 - sito web: www.laliberta.info e-mail: [email protected]; [email protected] Direttore responsabile: Edoardo Tincani Proprietario: “P. Tito Brandsma s.r.l.” Abbonamento Ordinario Euro 42,00 - Abbonamento Sostenitore Euro 60,00 - Abbonamento Benemerito Euro 100,00 - Estero via aerea: Europa e Paesi del Mediterraneo Euro 55,00 - Altri continenti Euro 65,00 - Arretrati Euro 2 Per gli abbonamenti usare il C.C.P. 10815421 oppure il C.C.B. 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Tito Brandsma s. r. l.”, editrice del settimanale, per essere inseriti in un archivio informatizzato idoneo a garantire la sicurezza e la riservatezza. Tali dati saranno utilizzati, salvo espresso divieto scritto degli interessati, oltre che per il rispetto del rapporto di abbonamento o di invio pacchi, anche per le proprie attività istituzionali ivi comprese la comunicazione, l’informazione e la promozione, nonché per conformarsi ad obblighi normativi e di legge. La testata percepisce contributi statali diretti ex L. 7/8/1990, n. 250. Chiuso in redazione alle 19.20 di martedì 11 febbraio 2014 Tiratura dell’8 febbraio 2014: 4.850 copie 18 La pagina dei Lettori 15 febbraio 2014 PAPA FRANCESCO Da padre Gheddo N parole efficaci S ono capitata un po’ per caso, sollecitata da alcuni amici, alla conferenza ( visionabile in versione integrale sul sito www.gheddopiero.it) che padre Piero Gheddo (foto), missionario del Pime, giornalista e scrittore, teneva il pomeriggio del 26 gennaio presso l’oratorio della parrocchia di Sant’Antonio di Padova, in città a Reggio, sul tema: “Con Papa Francesco la missione rinnova la Chiesa. Un missionario legge i primi dieci mesi del Pontefice argentino” ed organizzata dall’Associazione culturale San Tommaso Moro di Reggio Emilia. Non conoscevo né l’uno né l’altra e sono rimasta particolarmente soddisfatta di quell’incontro per la freschezza e profondità dei contenuti trasmessi. Non capita spesso di riuscire a tenere l’attenzione fino in fondo e di “pendere dalle labbra di chi parla”, abituati come siamo a sentire parole su parole senza ascoltarle e penetrarle davvero fino in fondo. Ma qui le cose stavano diversamente. Entrando, anche un po’ in ritardo, ho sentito una prima frase: “La Chiesa si fortifica donandola” e poi subito dopo la precisazione che Papa Francesco è Papa missionario, innanzitutto perché viene dalle missioni e… con lui, in continuità con i precedenti pontificati (ogni Papa è provvidenziale per il tempo in cui vive), si è passati dalla “pastorale di conservazione alla pastorale missionaria” e poi il discorso sulle giovani Chiese dalle quali… “dobbiamo andare a scuola per ritrovare l’entusiasmo delle origini del Cristianesimo”. Un concetto importante dopo l’altro e la spiegazione, chiarissima, delle difficoltà odierne per l’evangelizzazione, che Benedetto XVI aveva stigmatizzato come le tre derive… la deriva della secolarizzazione in cui siamo immersi, la deriva del relativismo religioso e quella del laicismo esasperato che si trasforma spesso in anticlericalismo e laicismo. C’era per tutti stimolo all’approfondimento di quelle parole… “Lo Spirito Santo deve dare fiducia e ottimismo alla Chiesa” e con Papa Francesco lo Spirito Santo si è fatto particolarmente sentire…tanto che oggi dovremmo avvertire “l’urgenza del risorgere di noi cattolici”. La Chiesa infatti è la casa di tutti e non “l’ovile di Cristo” e se qualcosa le si può rimproverare è quello “di non essersi evoluta nei confronti di un popolo che stava diventando sempre più pagano”. Una Chiesa misericordiosa, una Chiesa povera, una Chiesa missionaria è quella che vuole Papa Francesco e ciò traspare bene dalle sue parole. Una Chiesa che non invecchia, ringiovanita dallo Spirito, di fronte alle difficoltà, ma che ha la capacità (che tutti noi dobbiamo avere) di ricominciare anche da capo. “La Chiesa è un ospedale da campo”, ha detto un giorno Papa Francesco, rendendo molto bene l’idea di come il Papa pensa la Chiesa “e… io sono un peccatore”. “L a Chiesa sono io - ha detto padre Gheddo rivolgendosi ad ogni persona presente - non solo il Papa”, spiegando anche come Papa Francesco sia diventato molto presto uno di noi. “Il suo segreto è partire dall’uomo e non dalla dottrina. Egli, parlando anche a braccio, racconta la vita e provoca la gente”. E questo è sentito in un mondo in cui c’è molta indifferenza. Ed ecco poi la potenza del Signore che opera attraverso la nostra debolezza. Approfondendo il concetto di povertà, il riferimento è alla “povertà individuale, allo spirito di povertà che tutti dovremmo avere, che ci conduce verso una maggiore austerità di vita e verso il superamento di ogni egoismo, insegnandoci a confidare nella Provvidenza di Dio”. “La povertà insegna condivisione, solidarietà e insegna a dare ai poveri. Dove c’è povertà c’è gioia. Il nostro superfluo va valutato in base alle necessità degli altri”, ha affermato padre Gheddo, e questo stravolge i nostri schemi. “Infatti noi cristiani siamo i ricchi, doniamo il nostro superfluo e gli altri sono i poveri. Non era così tra i primi cristiani che vivevano condividendo tutte le loro sostanze.” Il futuro della Chiesa si costruisce poi insieme tra vecchie e giovani Chiese, è stato affermato. “Una Chiesa che esce per andare nel mondo e non si chiude in se stessa, divenendo autoreferenziale”. Ecco lo spirito del vero “ringiovanimento cristiano”: invecchiare senza invecchiare, cogliendo le ricchezze che esistono anche tra coloro che non credono. L’invito di padre Gheddo è stato quello di essere ottimisti, anche nei discorsi, poiché il pessimismo è una deriva… Padre Piero si è espresso con grande lucidità e vigore e ci ha fatto il dono di farci sentire cattolici con un respiro universale, con grande ottimismo: “Forse i cattolici sono gli unici che possono dare una risposta diversa ai grandi temi di oggi, sostenendo i valori della democrazia, della libertà, della giustizia e del perdono” (quest’ultimo non patrimonio di tutte le religioni). Bene ha detto il vescovo Massimo alla fine della conferenza, complimentandosi con lui per la qualità del suo giornalismo missionario: ha scritto libri che sono documenti e storia, ha fatto giornalismo missionario, è stato generoso nel girare e nel testimoniare la fede vissuta nei luoghi di missione, ha detto. E uno di questi luoghi è stato l’altro giorno anche Reggio Emilia. Grazie, padre Gheddo. Maria Alberta Ferrari Quei riti invernali dei nostri nonni elle campagne l’inverno era certamente il periodo dell’anno più difficile da superare sotto tutti i punti di vista: dal freddo in case dove solo la cucina era riscaldata alle difficoltà di spostamento su strade ricoperte dalla neve e dal ghiaccio, alle malattie e a volte anche la fame. La neve rappresentava un po’ il simbolo di tutta la stagione invernale, la neve che ricopriva sotto una spessa coltre tutto il paesaggio, le notti interminabili, le giornate buie e la galaverna sulle piante. Ma in quel periodo avveniva anche un fatto straordinario: l’uccisione del maiale; ed era festa per tutta la famiglia, avendo qualcosa in più da mettere in tavola. Ma era festa anche per i vicini che non l’avevano perché quel mattino accorrevano nel grande cortile a prendere un pentolino di sangue e per i più fortunati anche un po’ di frattaglie. Questo era un momento di grande impegno per tutta la famiglia contadina: l’arrivo del norcino con i suoi attrezzi, le grida, i richiami, era un continuo andirivieni per la casa per due giorni. Poi di nuovo la quiete avvolgeva tutto e tutti e la vita riprendeva con i suoi ritmi lenti fra stalla e cucina con il freddo che penetrava nelle ossa. Ed alla sera i bambini piangevano per le screpolatura delle mani. Riaprirà il nostro bar? Nel mese di giugno 2009, dopo un periodo di chiusura, si inaugurava il Circolo Acli di San Donnino di Liguria: notizia lieta per quella piccola frazione – per la quale il Circolo è l’unico punto di ritrovo –, segnalata anche su La Libertà di quel periodo. I locali sono di proprietà dei Signori Spalletti: il compianto conte Guglielmo (di cui è stato celebrato in questi giorni il quinto anniversario della morte), nel 1958 diede quei locali in comodato d’uso al Circolo Acli. Gli eredi Spalletti continuano a concedere l’uso di quegli spazi perché rimanga attivo questo punto di riferimento. A ottobre 2011, nella giornata della Sagra della vicina chiesa di San Donnino di Liguria, in seguito a difficoltà incontrate e ai conseguenti danni, il Circolo ha interrotto l’attività. Ora, dopo oltre 2 anni di chiusura e tante peripezie, si sta cercando di riaprire: probabilmente con una modalità commerciale diversa dal passato. San Donnino di Liguria è un posto tranquillo, in mezzo al verde, circondato dal parco della Villa Spalletti; è un borgo di poche case raccolte attorno alla chiesa. Se il nuovo “bar” aprirà presto, la domenica dopo Messa, quando ci si ferma sul sagrato per uno scambio di saluti, i fedeli poi potranno rivolgersi reciproco invito per una gradevole sosta in un punto di ristoro di cui hanno sentito la mancanza per tanto tempo. Pia Lugari Nella stalla durante il giorno gli uomini lavoravano: costruivano ceste e cestoni con i rami di salice, intrecciavano sporte con le brattee delle pannocchie e costruivano piccoli attrezzi di legno, legavano seggiole e scope. Ed alla sera, era in uso “al filos”. Dopo cena specialmente “i casant” (operai o braccianti) andavano nelle stalle dei vicini per scaldarsi e passare qualche ora in compagnia giocando e chiacchierando mentre le donne filavano, facevano la maglia o cucinavano alla luce del lume a olio o petrolio. Non passava molto tempo che la nonna chiamava a sé i più piccoli e insieme recitavano una preghiera, quasi sempre in dialetto; canticchiava quindi sotto voce una breve nenia e, tenendoli per mano, tolo di questo nuovo libro. L’ho voluto dedicare a una cara amica, Luisa Vecchi, come un gesto di affetto e di cortesia verso una donna amata e straordinaria. Nel libro si ricorda anche lo speciale legame tra Luisa e la nonna Romana, con la quale Luisa sin da piccola andava a prendere la lana a Carpi per farne poi degli indumenti. Il libro - autopubblicazione di 56 pagine, di cui ho realizzato tutte le illustrazioni, inclusa quella di copertina - è anche un int e re ss ant e diario-ricettario, che propone “dolci, antipasti e tante altre ricette squisite” tratte dalla tradizione culinaria della famiglia di Luisa. Alessandro Lusenti Abbagli dell’Onu “Diario ricettario di Luisa Vecchi. Ricette prese da un baule di mamma Viva Costantini” è il ti- Signor Direttore, le osservazioni conclusive del Comitato Onu per i diritti del fanciullo presentate il 5 febbraio a Ginevra lanciano dure accuse al Vaticano sulla questione degli abusi su minori commessi da esponenti del clero. L’organismo delle Nazioni Unite afferma che la Santa Sede continuerebbe a violare la Convenzione sui diritti dell’infanzia. Ma il vero obiettivo sembra un altro ed infatti il Comitato critica il Vaticano per le sue posizioni sull’omosessualità, la contraccezione e l’aborto. È un’accusa sorprendente perché la Convenzione sulla protezione dei bambini nel suo preambolo parla della di- 2° ANNIVERSARIO Nuovo diario-ricettario usciva dalla stalla passando vicino alle nuore, che senza smettere di lavorare, sussurravano qualcosa all’orecchio dei bambini. Ma “al filos” era anche un’occasione di incontro fra i giovani e ragazze, magari senza neppure parlarsi: bastava uno sguardo, un sorriso di nascosto dalla madre, per garantire la presenza di entrambi alla successiva “filoseda”. Si susseguivano così lente e lunghe le serate invernali nelle nostre campagne immerse nella neve, nella nebbia e nel silenzio. S e l’annata non era stata abbondante, a fine stagione cominciavano a diminuire le scorte: la farina bianca e gialla nel grande cassone a due scomparti, le uova sotto la calce nel vaso di terracotta, le poche verdure conservate sotto aceto (peperoni, piccoli meloni verdi), le mele, le noci nel granaio, le verze protette dalla paglia sotto la neve in un angolo dell’orto, le patate, le cipolle riposte in un sacco in un luogo asciutto. Ed allora si sperava che la Primavera arrivasse presto e che la terra riprendesse, come ogni anno, un nuovo ciclo produttivo. fesa della vita e della protezione dei bambini prima e dopo la nascita mentre la “raccomandazione” che viene fatta alla Santa Sede è quella di cambiare la sua posizione sulla questione dell’aborto. Naturalmente il Comitato Onu spinge per arrivare all’aborto come “diritto umano” alla pari di altri diritti. Questa tattica si serve degli abusi sui minori che in questo modo vengono usati per far passare ideologie antiumane. Gabriele Soliani Insistenza pro-life Tra i lettori de La Libertà chi non è dalla parte della vita? ... anche dell’embrione? Chi considera l’aborto un diritto? Chi non ha sufficiente grado di consapevolezza nel considerare materia delicatissima la questione bioetica? Perché davvero a rischio c’è la civiltà, il futuro. Ma a chi giova l’ossessione di inecceppebili, quanto noiose puntualizzazioni di temi etici che insistentemente vi compaiono? Provi il dottor Soliani, ma anche tanti altri, a mettersi in questa scia: “Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione... Gli insegnamenti, tanto dogmatici quanto morali, non sono tutti equivalenti. Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine Giuliano Lusetti Villa Aiola di dottrine da imporre con insistenza. L’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, sul necessario, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus. Dobbiamo quindi trovare un nuovo equilibrio, altrimenti anche l’edificio morale della Chiesa rischia di cadere come un castello di carte, di perdere la freschezza e il profumo del Vangelo”. Sono parole dello scorso settembre dette da Papa Francesco nell’intervista rilasciata al direttore di La Civiltà Cattolica. Il mio suggerimento però è un altro: quello, cioè, di cercare di trovare spazio su altri giornali, che so... “Il Resto del Carlino, “La Gazzetta”... “la “Repubblica”! don Villiam G iudichino i lettori se il giornale diocesano è ripetitivo nel proporre temi eticamente sensibili. Preferisco non dare mai per scontati i valori evangelici di riferimento, nemmeno in un contesto e “tra cattolici”: se infatti non mutano i princìpi intangibili, cambiano però le minacce culturali, anche subdole, che vorrebbero svuotarli o rottamarli. Ma è vero che c’è bisogno di rinforzare la voce dei cattolici sui media “laici”: grazie del suo suggerimento, caro don Villiam. L’esperienza (anche del dottor Soliani, che già lo fa) insegna che spesso non si va oltre l’ospitalità nelle “lettere al direttore”. Su ambo i versanti, credo sia meglio insistere: anche l’insistenza, in fondo, è un valore evangelico! (e. t.) La vergogna del pane gettato ANNA MARIA GHISI Ricorre il 18 febbraio il 2° anniversario di Anna Maria Ghisi. I suoi cari familiari, con immutato affetto, vogliono ricordarla con la celebrazione di una santa Messa presso la Casa della Carità di Novellara giovedì 13 febbraio alle ore 18.30. A te, carissima Anna, la nostra preghiera, perché continui da lassù a offrirci protezione e serena speranza. I tuoi familiari Reggio Emilia, via Martiri di Cervarolo, 29 gennaio, ore 8. “Non credo siano necessarie altre parole”, ci scrive l’autore della foto-denuncia, Domenico Giannantonio. La pagina dei Lettori 15 febbraio 2014 19 In queste pagine ospitiamo i contributi dei lettori, eventualmente ridotti a cura del direttore. La pubblicazione non significa condivisione, ma invito al confronto. Si dà in ogni caso la precedenza agli scritti inviati solo a La Libertà. NON VERRANNO PUBBLICATE LETTERE NON FIRMATE. Recapiti per scriverci: viale Timavo 93, 42100 Reggio Emilia; fax 0522.434058; e-mail [email protected] Rinnovato l’abbonamento? A chi non abbia già provveduto al rinnovo dell’abbonamento a La Libertà, ricordiamo le modalità 2014. Domande aperte sulle vocazioni QUOTE • Abbonamento NUOVO oppure abbonamento DONO (1° ANNO): 32 € È • Abbonamento ORDINARIO (rinnovo): 42 € • Abbonamento SOSTENITORE: 60 € * * In omaggio un libro donato dal Vescovo (ritirabile in Seminario, a Reggio) COME VERSARE • in contanti: a Reggio Emilia (portineria Seminario di viale Timavo) o a Guastalla (Libreria “Duomo”); • tramite c.c. postale n. 10815421 intestato a P. Tito Brandsma srl; • tramite conto corrente bancario: codice Iban IT23 D086 2366 3500 0040 0167 413 intestato come sopra. Foto a sinistra: l’immagine della campagna abbonamenti 2014. Qui sopra: la copertina di uno dei libri di cui vengono omaggiati i sottoscrittori dell’abbonamento sostenitore (60 euro). Anziani sempre soli: chi parla con loro? A lla finestra assisto a un litigio tra un giovane ed un anziano che finisce così: “Ma va’, torna al cimitero...”. Non gli ha detto “Vai”, ma “Torna al cimitero”, che significa dire che è il tuo posto e sei uscito solo per l’ora d’aria! Un tempo questi vecchi erano dei “Patriarchi”: a loro ci si rivolgeva nelle difficoltà e la loro saggezza sopperiva alla nostra inesperienza. Oggi sono un ingombro. La loro saggezza ci dà fastidio, sono vecchie locomotive a vapore. È vero, questi ragazzi a 10 anni sanno ciò che noi abbiamo imparato a 20. Ma la scienza non è saggezza, non è educazione, non è rispetto e non è neanche amore e tanto meno timore di Dio, che sono le doti che fanno “L’uomo”. È solo progresso, che però non fa più buono né più ricco il mondo. Si comprano libri, si cercano saggezze esoteriche e si ignora la “biblioteca di buonsenso” che si ha in casa. Fuori di casa ci danno fastidio se sono lenti ad attraversare le strisce e ci lamentiamo se l’Ente del Turismo, per il buon nome della località e del paesaggio, li lascia circolare. Poveri nonni, loro così vicini a G noi e noi così lontani da loro... Preferito bersaglio dello scippo pensionistico, noi oggi chiediamo loro di pagare i debiti del nostro benessere. V engono a confessarsi ma non hanno peccati. Solo lacrime per il figlio o per il nipote che chiede sempre soldi. Passo per la benedizione delle case, trovo lei sola e lui solo, che accarezzano Boby. Soli, questi vecchi, trascurati, mi chiedono 10 minuti di compagnia che spesso non do loro e di cui dovrò rendere conto a Dio, a quel Dio che mi dirà: “Quand’ero carcerato... ero infermo... ero solo... e non mi hai fatto compagnia”. Mi scuserò dicendo: “Ma, o Signore, oggi ci sono gli infermieri, le associazioni di volontari, gli animatori...”. No, vogliono te e il tuo tempo. Hanno bussato alla tua porta e tu hai rifilato loro qualche euro per toglierteli dai piedi. Non hanno chiesto denaro, ma tempo. Volevano solo parlare perché muti tutto il giorno! Questa è la povera gente che passa il tempo aspettando che il tempo passi! Un tizio abbandonato dalla moglie e dai figli aveva più disgrazie di Giobbe. Pensò allora di comperare un paio di scarpe strette pensando a quel solo momento di sollievo che avrebbe avuto quando se le fosse levate alla sera. Amico che leggi, se vedi qualcuno con le scarpe strette, salutalo: gli avrai levato le scarpe strette! don Gaetano Incerti Il Parlamento verso un codice etico li eventi di questi giorni ci hanno indotto ad una riflessione molto seria (più seria del solito!) sulla dimensione etica della nostra presenza e della nostra azione in Parlamento. Per questo vorrei segnalare, in merito alla lettera della Presidenza AGe EmiliaRomagna pubblicata su La Libertà dell’8 febbraio, - che ho sottoscritto, assieme ad altri parlamentari - una mozione (a prima firma Binetti) contenente la proposta di aprire un dibattito serio e coraggioso sulla possibilità di adottare un codice etico alla Camera in cui si rifletta quella passione politica con cui tutti, sia pure da angolature diverse, guardiamo al nostro impegno parlamentare (il testo integrale della mozione si può consultare sul nostro sito www.laliberta.info; nella SACERDOTI E LAICI foto: Vanna Iori). Questa crisi - si è detto tante volte - non è solo una crisi economica e non è neppure una crisi politica. È prima di tutto la ricerca di un senso condiviso al nostro agire, soprattutto in quanto cattolici, in Parlamento e fuori dal Parlamento, una garanzia da offrire ai cittadini, perché una buona politica e un buon governo sono possibili e sono tra le nostre aspirazioni più profonde. V oglio in questo modo testimoniare che alcuni parlamentari si pongono il problema e che si attivano per porlo alla comunità politica. Vanna Iori Camera dei Deputati domenica. A Messa si legge il Vangelo di Marco: “la chiamata dei primi quattro apostoli”. Il celebrante nell’omelia collega la chiamata al sacerdozio al Seminario diocesano, all’importanza di suscitare, accompagnare, e sostenere le vocazioni sacerdotali, alla necessità di pregare perché “il Signore mandi molti operai nella sua messe”. Ascoltiamo con attenzione e partecipazione. Ritornando a casa si discute però con gli amici, e affiorano inattese considerazioni. Tutto giusto quel che abbiamo ascoltato, ma come mai, se è il Signore che chiama, ora chiama così pochi al sacerdozio e alla vita consacrata? O, non sarà che, a differenza di un tempo, i chiamati sono diventati sordi? ...Che noi siamo sordi? Sono ipotesi legittime a fronte di un fatto incontestabile: i preti sono sempre di meno e il numero dei seminaristi non è certo tale, almeno per ora, da farci confidare in un recupero. Sono solo due ipotesi cui riesce difficile, quasi impossibile dare risposta. Tuttavia, pur continuando a pregare per le vocazioni, non possiamo non interrogarci e sforzarci di leggere il nostro tempo sapendo che Dio segue, comunque, provvidenzialmente, le nostre vicende umane. 1)... e se fosse il Signore che chiamasse di meno? Potrebbe essere un segno? Per dirci che cosa? In altri tempi i preti e i religiosi erano tanti che seminari e conventi stentavano a contenerli; ma la società era molto diversa e ai cristiani laici, che nella quasi totalità non sapevano né leggere né scrivere, era richiesto soprattutto di essere devoti. Ora le cose sono molto cambiate e la Chiesa ha celebrato un Concilio per mettersi al passo coi tempi. Rileggendo il Vangelo e la Tradizione, si è interrogata sul perché e sul come essere Chiesa. E ha riscoperto la dignità, il valore, le responsabilità dei laici, non minori di quelle dei presbiteri, perché fondate sul comune battesimo. E allora, se la scarsità dei preti fosse un segno provvidenziale da leggere in questo quadro? La conclusione ovvia sarebbe: bisogna che i laici riscoprano, e vengano aiutati a riscoprire, la loro responsabilità dentro e fuori dalla Chiesa: oggi non possono più essere soltanto gente devota, non sudditi, gregari, delegati, ma semplicemente e a pieno titolo cristiani, membri del Un prete circondato da amici laici. popolo di Dio, operosi nella evangelizzazione e nella testimonianza, attivi nella Chiesa e nella società. 2)... e se fossimo noi cristiani più sordi alla chiamata del Signore? Su questa ipotesi possiamo avere un briciolo di certezze in più: certamente siamo più sordi di un tempo! Siamo figli di una società in cui la fede si è molto imborghesita. Benessere, consumismo, individualismo, indifferenza, non sono soltanto rischi, ma hanno influenzato e influenzano, spesso in modo inavvertito, le nostre convinzioni e i nostri stili di vita. Risultano perciò sempre più difficili e faticose le risposte generose e di sacrificio. È per questo che, sforzandoci di leggere il segno dei tempi, abbiamo bisogno probabilmente di un sussulto che ci faccia recuperare consapevolezza della nostra identità di cristiani e di quanto ci richiede il Vangelo oggi. Papa Francesco ci sta dando l’occasione per ripensare a come professiamo la nostra fede e, rileggendo la costituzione “Lumen gentium”, possiamo agevolmente riscoprire la dignità e le responsabilità dei laici. Resta soltanto da essere più coerenti... ed è fatica! Se però avremo la volontà e la costanza di farlo nelle nostra vita, nelle nostre famiglie, nelle nostre parrocchie, certamente diventeremo più attenti e disponibili alle chiamate di Dio... e anche le risposte sacerdotali potrebbero essere più numerose. E ntrambe le ipotesi ci hanno portato a un’unica conclusione: occorrono laici più autenticamente cristiani e convinti delle loro responsabilità e occorre che siano sollecitati, incoraggiati e sostenuti a prendersele. Alla luce di queste considerazioni, l’omelia poteva sinteticamente concludersi così: cari parrocchiani, il Signore chiama me a essere pienamente prete e voi a essere pienamente cristiani; a me chiede di essere il ‘motore spirituale’ delle quattro comunità parrocchiali che il vescovo mi ha affidato, di amministrare i sacramenti, di assicurare l’unità nella celebrazione dell’Eucaristia, a voi tutto il resto. Dovrete quindi subentrare nelle preoccupazioni e nella gestione di tutte le opere di formazione, educazione, assistenza, ricreazione e carità che abbiamo ‘in piedi’. Non può avvenire subito, ma non potrà avere tempi biblici. Non vi mancherà né la mia presenza né il mio consiglio. Non ci mancherà certamente l’aiuto e l’assistenza del Signore. Preghiamo perché ci renda sempre più consapevoli delle nostre responsabilità e ci accompagni nel cammino che da oggi intraprendiamo. Amen. Romano Battini E ancora: strutture metalliche per allevamenti, depositi agricoli e industriali, carpenteria edile, messa in sicurezza, certificazioni...
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