IL SILENZIO DI RENZI

Anno III - Numero 164 - Domenica 13 luglio 2014
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
In tribunale
Protesta a Gorizia
Nel Lodigiano
Berlusconi, un’altra
settimana decisiva
La Serracchiani ordina:
“Partorite in Slovenia”
Lavoro nero: intreccio
tra sindacati e coop
Colosimo a pag. 3
Fruch a pag. 8
Bravo a pag. 9
EDITORIALE DELLA DOMENICA
di Roberto Buonasorte
ultima "perla" è stata la nomina
di Alessandra Poggiani quale direttore dell'Agenzia per l'Italia
digitale: ne combina una dietro
l'altra, Matteo Renzi.
Ed è davvero interessante il video pubblicato
due giorni fa dal nostro Giornale d'Italia, in
cui si può notare l'incredibile inadeguatezza
dei suoi ministri.
Marianna Madia confonde una testimone
con un imputato, probabilmente di Laziogate
non sa nulla, però ha caldeggiato la nomina
della "superteste" sbugiardata in appello
dall'assoluzione di Storace.
Certo, è giovane, la Madia. E giovanilista. E
fa il ministro.
E Matteo Renzi tace. "Sai mica se Orsoni ha
conosciuto la Poggiani, che hai nominato ai
vertici dell'agenzia digitale?" gli chiede Francesco Storace su twitter, ma il premier non
risponde. Dribblare chi lo inchioda alle sue
responsabilità sta diventando lo sport preferito di Renzi. Come nel caso dell'Economist,
che gli fa pelo e contropelo: "può salvare
l'Italia - si chiede il magazine - o si rivelerà
incapace come gli altri prima di lui?". E poi
ci va giù pesante: "Dopo quattro mesi è
ancora presto per giudicarlo ma la sua promessa di portare a termine una grande riforma ogni mese era eccessiva.
Ora Renzi dice che ha bisogno di mille giorni
per fare la differenza e non cento".
Chissà se gli 80 euro in busta paga, fatti
scattare proprio in concomitanza con le scorse elezioni europee, secondo lui, fanno parte
delle "grandi riforme".
Ma l'Economist continua a picchiare duro:
"Passa troppo tempo a fare lobbying in Europa per una maggiore flessibilità rispetto
alle regole fiscali e troppo poco parlando
del bisogno di più flessibilità per il mercato
del lavoro e dei prodotti in Italia".
Ma forse Matteo pensa di aver risolto tutto
con la "geniale" idea del servizio civile a
433 euro al mese aperto anche ai profughi
richiedenti asilo.
Dice che i soldini per il primo giro li ha, magari poi ci spiegherà pure dove intende
prendere quelli per coprire anche il secondo
ed il terzo anno.
L’
IL SILENZIO DI RENZI
Non si contano più le capriole dell’ex rottamatore, che da giovane speranza
per l’Italia si è trasformato nel peggior politico degno della prima repubblica
Ci spiegherà a chi li toglierà, forse. O forse
sarà l'ennesima promessa mancata, che poi
non sarebbe un gran male, in questo caso.
Perché mettere su un esercito di sottopagati
non è esattamente la priorità del Paese.
Ma se dovessimo fare un focus sulle promesse
mancate di Matteo Renzi staremmo qui fino
al prossimo Natale. Oggi vale la pena soffermarsi piuttosto sulla vicenda Poggiani, perché
- ironia a parte - qui si tratta di una nomina
importante la cui assegnazione è quantomeno
discutibile. Perché sette anni di processo
sono stati lunghi e dolorosi, per Francesco
Storace, per la sua famiglia, per la sua comunità. Sette anni di fango, finiti in una sentenza
di assoluzione perché "il fatto non sussiste".
Storace assolto: significa che qualcuno mentì.
Significa che chi fece della menzogna il suo
stile di vita non può e non deve essere "premiato" con una nomina ai vertici di un'Agenzia
nazionale.
"Sono pronto per portare in Parlamento scandalo Agenzia digitale" cinguetta Maurizio
Gasparri su twitter.
Renzi prenda dunque coraggio e tragga le
opportune considerazioni, altrimenti le reazioni, civili ma ferme ed ineluttabili, si faranno
sentire.
Caso Poggiani
Gasparri: “premiata”
per il Laziogate?
Servizi a pag. 2
ECCO IL “ROM” CHE CI HA DENUNCIATI
LAURA BOLDRINI COLLEZIONA L’ENNESIMA SEQUELA DI CRITICHE PER UN’ESTERNAZIONE FUORI LUOGO
La condanna e l’orgoglio
Quella sessista della lingua italiana
also e appropriazione indebita. È la condanna che
il pregevole signor Marcello
Zuinisi, fondatore dell’Associazione Nazionale Rom, si tiene
nelle saccocce, giurando che la
ribalterà in secondo grado. Intanto c’è. Una condannuccia a
un anno che, forse, non fa impallidire nessuno negli ambienti che
frequenta, per sua stessa ammissione, giacché fa sapere di
essere oggetto di minacce per
la faida che si gioca (sui fondi
statali, dicono le malelingue) tra
associazioni rom. È pur vero che
non è esattamente un pulpito dal
quale far prediche. Né (appunto)
minacce di querele. Zuinisi, fresco
del fallimento del suo “Congresso
Rom” che aveva annunciato a
squilli di tromba e che è prontamente saltato (pare non avesse
pagato la sala comunale che do-
F
di Robert Vignola
nnotatevi il nome: SpiritualTagliatelle. Ha la
stoffa per essere una
twitstar, vale a dire un utente
del social network twitter che
scala la classifica dei più seguiti. Anzi, un’utente. Perché
SpiritualTagliatelle è stata l’unica che, in mezzo a centinaia
di cinguettii irriverenti, insolenti
e talvolta insultanti, ha difeso
Laura Boldrini. Tema del contendere era, manco a dirlo, il
cinguettio della “Presidentessa” che ha letteralmente mandato fuori dai gangheri centinaia di italiani. “Nessun uomo
insegnante verrebbe mai
chiamato maestra. Perché una
donna che dirige un giornale
viene chiamata direttore?”:
A
veva ospitare l’assemblea: così
almeno dice Roma Capitale), è
stato fierissimo di comunicare a
Il Giornale d’Italia che è oggetto
di una “inchiesta dell’Unar presso
la presidenza del Consiglio dei
ministri”. Insomma ci accusa di
discriminazione razziale. Sarà.
Fossimo nei rom, comunque, ci
guarderemmo bene dal farci
rappresentare dal buon Marcello.
Già non hanno una bella nomea,
se poi i fanno “difendere” da
Bruno Rossi
uno così…
questo il pensiero che ha addolorato Nostra Signora dell’Unhcr alle ore 18.03 dell’11
luglio dell’anno laicissimo
2014. Su twitter i commenti
sono fioccati a decine, perle
del tipo: “perché quando gui-
do ambulanza
non faccio lo autistO? Problema
fondamentale
per il paese”.
Oppure repliche
assai più indignate come “Lei
non sta bene.
Spesso mi fa vergognare di appartenere al suo
stesso sesso. Ma
i neuroni li ha lasciati in missione?” e per finire
“Gentile Presidente, da ingegnere vorrei le stesse opportunità di carriera /potere degli
uomini. Il nome è aria fritta.
Saluti”.
Nel complesso però il nodo
lessicale viene messo agli ar-
chivi come l’ennesima occasione persa da Laura Boldrini
di tacere per passare inosservata. O quanto meno (probabilmente la via d’uscita è
proprio quella) di non usare
l’italiano. Infatti con l’inglese,
che le è molto più congeniale,
problemi come la coniugazione di “presidente” o di
“onorevole” non esistono: le
distinzioni di genere sono rarissime in quel vocabolario.
Oppure in tedesco, dove ancora si mantiene il genere
neutro che fu di Greci e Latini
(hai visto mai si riaffacciasse
in aula Luxuria?). A questo
punto, l’ostacolo sessista ad
un mondo di magnifiche sorti
e progressive è solo uno: l’italiano. Aboliamolo, no?, onorevola Boldrini...
2
Domenica 13 luglio 2014
Attualità
È ORMAI UN’ONDATA DI PERPLESSITÀ QUELLA CHE TRAVOLGE LA NOMINA A DIRETTORE DELL’AGENZIA PER L’ITALIA DIGITALE
Caso Poggiani: il “botto” si sente
La stampa critica il premier per l’incarico alla donna del Laziogate. Nessuna replica da Palazzo Chigi
di Marcello Calvo
e parlano tutti della
scandalosa nomina
di Alessandra Poggiani a nuovo direttore dell’Agenzia
per l’Italia digitale. Tutti tranne il Premier Renzi, che continua a latitare sulla vicenda.
“Accusò Storace: Renzi la nomina al digitale”. Titolava
così, ieri mattina, Libero. Che
ha puntato il dito contro il
Premier ricordandogli le sue
parole pronunciate all’indomani dello scandalo Mose.
Con il Rottamatore che affermava di “voler prendere a
calci nel sedere i ladri, anche
quelli del Pd. Forse se ne è
già scordato – ricorda il quotidiano di Belpietro – ma la
Poggiani fino a pochi giorni
fa ha lavorato per il sindaco
di Venezia, Giorgio Orsoni”.
Ma non si è fermato qui, Libero. Ha ripercorso tutta la
storia del “Laziogate” e quei
sette, lunghissimi anni di calvario giudiziario scaturito dalle dichiarazioni della superteste del Tribunale di Roma,
la Poggiani. “Di quella brutta
N
storia – ha continuato il giornalista – insieme alla certezza
d’innocenza degli imputati,
restano molte zone d’ombra
che coinvolgerebbero anche
la Poggiani. Nonostante questo
‘neo’, la grande accusatrice
è stata premiata da Renzi con
un incarico che lui stesso ha
definito di fondamentale importanza. Un metodo, quello
applicato con la manager, mol-
to in voga a Palazzo Chigi”.
Altro giro, altra corsa. Da Libero passando per il Tempo.
“Renzi nomina la superteste
del flop Laziogate”. Questo,
invece, il titolo del giornale
diretto da Chiocci. Che ha ricordato come quel vergognoso processo rappresenta ancora oggi uno dei più grandi
fallimenti giudiziari degli ultimi
10 anni, con la “grande accu-
satrice che ha fatto
perfino carriera”.
Forse il ministro Madia avrà finalmente
avuto modo di conoscere la vergognosa storia di quel
procedimento infinito. E magari potrà
finalmente darci ragione. Perché la nomina della Poggiani
è a dir poco inopportuna. Ma difficilmente lo ammetterà.
Così come il premier Renzi, che continua a invadere la
sua bacheca di twitter con infiniti cinguettii, non trovando
nemmeno il coraggio per risponderci.
Due pesi e due misure. Ecco
come il Rottamatore ha “cambiato verso”. Assegnando una
prestigiosa poltrona a una dirigente che con le sue dichiarazioni – mai provate –
ha messo alla gogna 10 persone (e altrettante famiglie)
che hanno perso incarichi e
prestigio. Ma non la dignità.
Quella no, mai.
Dai ricordi della Rete spunta
la “tangentopoli” paterna
e colpe dei padri non
ricadono sui figli. E
su questo, non ci piove. Tuttavia il particolare
reso noto ieri dalla testata
giornalistica online-news.it
è un ingrediente che aggiunge speziatissimo pepe
alla vicenda della nomina
all’Agenzia della digitalizzazione. Secondo Stefania
Pascucci, che firma l’articolo
del giornale telematico sulla
vicenda, “Il nome Poggiani,
in realtà, riporta a cronache
lontane e inquietanti della
fine del secolo scorso, parliamo di Tangentopoli. Alberto Poggiani, uomo importante nel sottobosco della politica romana, finì nel
taccuino nero di Antonio Di
Pietro che nel 1992 fece
arrestare sette nomi eccellenti tra dirigenti Atac e
Acotral, appartenenti alla
politica spartitoria romana
e laziale della Dc e del Psi.
L
Poggiani, all’epoca in quota
Dc, era un consigliere circoscrizionale e un funzionario dell’Acotral, azienda
di trasporto pubblico del
Lazio. Tutti gli accusati, tra
cui Alberto Poggiani, furono
incarcerati e messi in celle
di isolamento per oltre tre
mesi. Tutti accusati di concussione aggravata per tangenti pari a 32 miliardi di
lire pagate nel corso di 10
anni da Socemi, una ditta
lombarda che forniva autobus e filobus”. Di qui la
considerazione finale dell’articolo: “forse, il premier
Renzi – che da quel punto
di vista ha già commesso
degli errori – nella valutazione dei manager da infilare nel calderone del
suo sottogoverno dovrebbe, per un fatto di stile,
scorrere con attenzione
non solo i curricula ma
anche i pedigree”. R.V.
IL SENATORE AZZURRO ANNUNCIA UN’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE SULLA QUESTIONE E AFFONDA I COLPI
Gasparri: “Renzi sapeva quando l’ha nominata”
M
aurizio Gasparri vuole andare a fondo.
Il senatore di Forza Italia sta infatti
preparando gli incartamenti per far
piovere sul tavolo di Matteo Renzi e del
ministro Marianna Madia una interrogazione,
nella quale gli chiederà ragione di una decisione verso la quale sta montando, ogni ora
che passa, la perplessità del mondo politico.
Prevalentemente a centro-destra, vero, ma
non solo. E in attesa che qualche coraggiosa
voce fuori dal coro si faccia sentire anche a
sinistra, comunque, l’ex esponente di Alleanza
Nazionale ci va giù duro. E anticipa alcuni dei
temi forti dell’iniziativa parlamentare che è
pronto a partorire. “L’affidamento ad Alessandra
Poggiani di un simile incarico mi ha colpito e
non in positivo – commenta il senatore azzurro
– e soprattutto vorrei che fosse fatta luce su
quali sono stati i criteri che hanno portato alla
nomina di una persona che ha nel passato la
macchia di quella testimonianza sul cosiddetto
Laziogate. Le competenze, per carità, non
sono in grado di valutarle. Ma il percorso politico di Alessandra Poggiani sì, ed è un percorso politico che ha visto sue affermazioni
gravi, che hanno creato danno a istituzioni di
questo Paese, smentite in sede processuale.
Ecco, non capisco la ragione di premiarla e
non mi pare neanche che sia una risorsa così
indispensabile”.
Anche perché proprio di dati sensibili della
pubblica amministrazione si parlava… . “È stata
protagonista di una vicenda che non dovrebbe
rappresentare un vanto. Allora, qual è il legame?
Quello dell’appartenenza? Elementi del suo
passato, che sono note di demerito, sembrano
essere invece proprio alla base della scelta di
questi giorni. Una scelta che rappresenta un
problema che era stato sollevato un giorno
prima della nomina. Quindi Renzi sapeva. Ma
ora ci troviamo con la persona sbagliata nel
Robert Vignola
posto sbagliato”.
LO ZOO DI SPIDERITA
Il ritorno di Walter Falsoni
rieccolo, tremate, tremate Uolter
(come dicono a Roma) è tornato.
Lo avevamo lasciato rottamato,
con un piede in Africa e l’altro nella direzione del Pd e lo ritroviamo ora in
grande spolvero, presenziare a Spoleto
al festival dei due mondi, in veste di regista del documentario del padre nobile
Berlinguer, accanto al nuovo che avanza,
pronto ad occupare materialmente e
fisicamente la poltrona più alta del servizio pubblico televisivo: la RAI. Eh, già
stiamo parlando proprio di Walter Veltroni che della comunicazione in politica,
suo pallino da sempre, a 360 gradi ne
fa ora un cavallo di battaglia per l’attestazione della sua futura carriera verso
l’ascesa ad una comoda sistemazione.
Lui che rilanciò l’Unità facendola uscire
con le figurine Panini e che in tempi
non sospetti accompagnò l’allora suo
segretario di partito(PCI) Natta da Raffaella Carrà, regista dell’era buonista
della sinistra italiana, orditore di trame
A
occulte nei confronti degli avversari e
tessitore di agganci con l’establishement
dell’Italia che conta, adesso diventa
ardito sostenitore della snaturalizzazione
del pensiero della sinistra rappresentato
dal chiodino di Renzi, sfoggiato in occasione del format della De Filippi "Amici". Renzi che tutto è tranne quello che
per anni la generazione Veltroni è stata,
diventa ora icona di quella comunicazione del rinnovamento alla quale certo
Il Falsone vuole prender parte, ma non
da spettatore bensì ancora una volta
tentando di curarne la regia tanto per
non restare in esilio e prendersi la sua
rivincita su qualche compagnuccio che
nel mentre è rimasto indietro e che del
Falsone, magari, aveva dichiarato la
morte celebrale. Invece lui ancora respira, eccome.
Ed eccolo che si spertica in interviste
dove propone la nuova programmazione
strategica dell’ente pubblico, a suo
dire,troppo lontana oggi dall’essere mo-
tore propulsivo di cambiamenti che
siano sinonimo di apertura, coraggio e
modernità. Che coraggio, lo diciamo
noi, come si cambia per non morire,
parafrasando una canzone di una cantante a lui vicina: Fiorella Mannoia, cosa
non si farebbe per tornare a gestire
una comunità che determina comunque
e sempre, a seconda dell’indirizzo dato,
il corpaccione elettorale del nostro Bel
Paese.
Lui anni addietro lo rinfacciava all’ormai
ex Cav, aveva determinato il suo successo elettorale entrando prepotentemente, attraverso le sue tv, nelle case
degli Italiani catturandone il consenso.
E’ pronto il Falsone Veltroni a fare altrettanto per il suo Renzi, purchè lo nomini,
lì, nell’avamposto del ritorno atteso, sognato, desiderato. Possiamo già immaginare come sarà il nuovo corso della
tv di Stato del Falsone, ipocritamente
ascrivibile a tutto e al nulla purchè si
arrivi, si ottenga, si promuova, ci si arrampichi e si infanghi. Una strategia
della sopraffazione dell’avversario e
dell’azzeramento del libero pensiero
per approdare ai lidi del pensiero unico
emergente su tutto e tutti. Si salvi chi
può allora, dopo la nomina della direttrice
dell’agenzia digitale italiana, vogliamo
dire basta al vento della calunnia che
pervade taluni rappresentanti di quella
politica fattasi estensione di questo
Governo poco attento e superficiale
nel valutare le conseguenze inevitabili
che questi personaggi potrebbero infliggere alla nostra società attraverso
indebite manipolazioni di dati e di cervelli. Che dio ce ne scampi e liberi, per
carità. Caro Walter Falsoni, per Laziogate
abbiamo gia’ dato, stavolta tienicelo
lontano il tuo zampino!
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-----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma
n° 286 del 19-10-2012
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Domenica 13 luglio 2014
Attualità
PROCESSO RUBY, MARTEDÌ ARRIVERÀ LA SENTENZA CHE DECIDERÀ IL FUTURO PERSONALE E POLITICO DEL CAV
Scocca l’ora X per Berlusconi
La voce: “Se la condanna a 7 anni venisse confermata, per il leader di Forza Italia potrebbero
scattare gli arresti domiciliari” - L’alleato che non ti aspetti, Renzi spera nell’assoluzione
di Federico Colosimo
l 18 luglio è la data segnata
in rosso nel calendario di Silvio Berlusconi. Un appuntamento cruciale, che appare
segnato. Quel giorno arriverà infatti
la sentenza d’appello nel processo
Ruby.
La Procura generale di Milano ha
chiesto di confermare la condanna
a 7 anni di carcere per il Cav. Per i
presunti reati di concussione e prostituzione minorile senza la concessione delle attenuanti generiche.
Martedì toccherà agli avvocati Franco Coppi e Filippo Dinacci – che
hanno preso il posto di Niccolò
Ghedini e Piero Longo, finiti nel registro degli indagati nel procedimento Ruby ter assieme ad altre
43 persone - prendere la parola
per le arringhe difensive. Ma a
quanto sembra, al leader di Forza
Italia non basterebbe neanche Parry
Mason per salvarlo. Provare la colpevolezza di qualcun altro non è
possibile, smontare le accuse, un
ostacolo insormontabile.
Come volevasi dimostrare. La duplice assoluzione del figlio Pier
I
Silvio e dell’amico storico Confalonieri, ha significato un importante
– ma misero – contentino per l’ex
Premier. Una sentenza che ha illuso,
ma neanche poi tanto il Caimano,
che continua a seguire la strada
dei toni bassi e del profilo politicamente alto.
Ma il fuoco cova sotto la cenere.
Perché il giorno X è vicino ed è
estremamente remota l’ipotesi che
la Corte possa rinnovare il dibattimento, ripartendo così daccapo con
le audizioni dei testimoni, le arringhe, l’impianto accusatorio e quello
difensivo.
Tra pochi giorni arriverà senza ombra di dubbio un verdetto. Forse
non martedì, ma sicuramente mercoledì.
Non sarà una decisione facile, la sentenza
inevitabilmente avrà
ripercussioni anche
sull’andamento delle
riforme istituzionali in
cui Berlusconi sta giocando un ruolo fondamentale.
Le chance di ottenere
un pronunciamento
più clemente sono diminuite. Di sicuro la
sentenza non metterà
la parola fine alle speranze dell’ex presidente del consiglio,
che può sempre confidare nella Corte di
Cassazione, che fino a
questo momento s’è dimostrata
ostile. E la speranza, per Berlusconi,
è di non ritrovarsi di fronte un altro
Esposito…
Ma il leader del centrodestra è
accerchiato. Perché tra pochi mesi
(il 14 novembre c’è l’udienza preliminare) potrebbe finire nuovamente sul banco degli imputati
nel processo escort coordinato
dalla Procura di Bari per induzione
a rendere dichiarazioni mendaci
all’autorità giudiziaria (art. 377
bis del codice penale, pena da 2
a 6 anni di reclusione). Con il Cav
che secondo gli inquirenti avrebbe
pagato l’imprenditore Tarantini
perché mentisse sulle presunte
escort portate nelle sue residenze
estive tra il 2008 e il 2009. E Giampi
– secondo la tesi dei pm – lo
avrebbe fatto.
Pochi giorni e il futuro personale e
politico di Berlusconi sarà scritto.
Sembra paradossale, ma in questa
storia il Cav ha dalla sua parte
anche Renzi. Che tifa per la “non
condanna” del Caimano, per mettere a tacere l’opposizione interna.
Che vede una minoranza del Pd – i
soliti giustizialisti a priori - che ritiene inaccettabile “l’alleanza” con
Berlusconi.
Ma la sentenza Ruby potrebbe nascondere un altro scenario inquietante. Se il verdetto di primo grado
dovesse essere confermato in toto,
per il Cav potrebbero scattare
(forse già a settembre) gli arresti
domiciliari.
IN VISITA AL CENTRO DI ACCOGLIENZA DEL CARA DI MINEO (SICILIA), L’EURODEPUTATO SI SCAGLIA NUOVAMENTE CONTRO ALFANO
Mare Nostrum, Salvini torna all’attacco
“Se avessi la bacchetta magica prenderei il suo posto, è la persona sbagliata nel posto sbagliato”
Il leader della Lega apre alle primarie del centrodestra e critica il Rottamatore
mmigrazione, ogni occasione
è buona. A pochi giorni dall’ultima, il leader della Lega
Salvini torna a tirare l’ennesima
bordata al criticatissimo ministro
Alfano.
In visita al centro di accoglienza
del Cara di Mineo (Caltagirone,
Sicilia), l’europarlamentare attacca
duramente il titolare dell’Interno:
“Se ci fosse la bacchetta magica
– la stoccata – prenderei immediatamente il suo posto. E vi dimostrerei come le navi di Mare
Nostrum non si fermerebbero
mai più nei nostri porti. Alfano è
la persona sbagliata nel posto
sbagliato”.
I
Senza troppi giri di parole – è apprezzato anche per questo – il
segretario federale della Lega
Nord dimostra ancora una volta
di non badare tanto al sottile. Ormai
l’obiettivo è chiaro: il leader di
Ncd – la sostanza – deve dimettersi.
Continua a guadagnare punti, Salvini, che non risparmia feroci critiche al Parlamento di Bruxelles.
“Non ho fiducia in una Europa
che da anni ci dice: ‘è un vostro
problema’. Stanno massacrando
questa terra, distruggendo agricoltura, pesca, turismo e commercio. La linea della Boldrini,
quella del c’è posto per tutti, non
ci piace assolutamente. Mare No-
strum va sospesa e questi centri
di pseudo accoglienza, allestiti in
Nord Africa. Basta con questo business della carne umana”.
E’ un Salvini a tutto tondo, quello
in versione siciliana. E ai giornalisti che gli chiedono di una
eventuale candidatura di Berlusconi a premier del centrodestra
alle eventuali elezioni politiche,
risponde: “Spero riporti il Milan
in Champions League, nonostante Balotelli. Il nome di un candidato è l’ultimo dei problemi, ma
alle primarie dico sempre di sì,
perché coinvolgere i cittadini fa
bene”. Ruby? “I cittadini ne hanno
le scatole piene. La giustizia
spenda i soldi per altro, il Cav è
stato già sconfitto politicamente.
Che ad Arcore ci fosse un giro
di prostituzione sono rimasti in
3 ad esserne convinti”.
Il leghista è fiducioso sul fatto che
in Italia si voterà presto, “perché
le bugie di Renzi hanno le gambe
corte. Il Rottamatore è un vero pericolo per il nostro Paese”. E sul
Senato ammonisce: “Se serve
deve essere eletto, altrimenti chiuso. Le mezze misure, come per le
province, non servono a nessuno”.
Dall’immigrazione alle riforme,
passando per Berlusconi. Salvini
studia da anti-Renzi e prepara la
F.C.
sua rincorsa.
ENNESIMO TENTATIVO DI CREARE UNA OPPOSIZIONE DI SINISTRA AL GOVERNO IN CARICA
Vendola cerca Civati per vendicarsi del premier
a sinistra cannibalizzata da Renzi
cerca una via per ripartire. E Nichi
Vendola, a quanto pare lontano da
suggestioni “canadesi” su un suo ritiro
dalla politica, ha voluto invece rilanciare
l’azione di Sel proiettando l’idea di un
patto federativo con la corrente del Pd
che fa riferimento a Civati.
Certamente il momento è difficile, con
una truppa ormai ridotta all’osso dopo
che in tanti hanno abbandonato la derelitta
barca vendoliana per accomodarsi sul
morbido carro del vincitore, dopo che
Renzi aveva appena accennato il canto
L
delle sirene. Un colpo al cuore che vede
ora il Governatore della Puglia convinto
di poter rendere pan per focaccia al premier, organizzando le voci che all’interno
dei Democratici si mostrano meno disponibili ad assecondare le scorribande
parlamentari dell’ex sindaco di Firenze.
Ma nessun bisogno di tagliando per Sel,
nonostante le evidenti ammaccature: la
proposta di “federarsi” con Civati (non
si sa poi in quale maniera) è giunta parallelamente al suo no ad un congresso
straordinario del partito all’indomani
dello strappo con i “miglioristi”. "Ci ri-
porterebbe al passato", il suo giudizio
sul congresso. Meglio "la conferenza programmatica, la nostra Leopolda. Il fatto
che non ci debba essere una precipitazione organizzativa non significa che non
ci possano essere sperimentazioni. Domani proponiamo a Civati, ma anche ad
altri, l'idea di costituire reti, coordinamenti
che ci aiutino a condividere pratiche, battaglie, vertenze".
E conclude: "Saremo coloro che non si
adeguano ai voleri del sovrano, che non
si piegano. E che mantengono i piedi
R.V.
nella sofferenza sociale".
Domenica 13 luglio 2014
4
Storia
L’AUTORE: “LA FIGURA DI LEI VIVE COSTANTEMENTE NEL MIO IMMAGINARIO. QUEL LORO DESTINO NON SMETTE DI AFFASCINARMI”
“Passione e morte. Claretta e Ben” sbarca in Romania
Riscuote successo il romanzo di Bruni dedicato alla storia d’amore tra il Capo del Fascismo e la giovane Petacci
di Emma Moriconi
ra le ombre, ora, cosa si diranno Clara e Ben?” si chiede Pierfranco Bruni nel suo
volume “Passione e morte.
Claretta e Ben”. Un libro
che è stato tradotto e pubblicato anche in
Romania. Un lavoro intenso e commovente,
quello di Bruni, che trascina in un’epoca
lontana, in un dramma che sembra uscito
dalla penna di un drammaturgo e che
invece è un pezzo di storia, “perché – scrive
Bruni – in quella tragedia non c’è soltanto
la tragedia di una Nazione e di un popolo.
C’è anche la storia di due amanti che abbandonano la storia e consumano la loro
vita nel fuoco infinito della tragedia”.
Una vicenda che, dopo settant’anni, fa dei
protagonisti due icone dell’amore tragico:
quella che emerge, nel volume di Pierfranco
Bruni, è lei, Claretta, la giovane bruna dagli
occhi ardenti che dona la sua vita per
seguire fino in fondo l’uomo che ama. L’autore fa un parallelismo tra la vicenda di
Claretta e Benito e quella di Luisa Ferida e
Osvaldo Valenti: “Ci sono nomi che si ripetono. Meraviglia della cronaca – scrive –
Forse ironia? Perché si trova sempre il nome
di Sandro Pertini quando si parla di condanna a morte per il Dux e per la coppia
del regime cinematografico Luisa Ferida e
Osvaldo Valenti? Altra avventura di amanti
falcidiati”.
Il libro di Bruni è sentito, vissuto, si avverte,
forte, il legame dell’autore alla figura tragica
di Claretta Petacci, Bruni scrive a briglia
sciolta, i suoi sono quasi pensieri in libertà
suscitati dai sensi: la vista, soprattutto, la
percezione dell’atmosfera mentre vaga per
“T
le strade di Giulino rievocando quelle ore
di terrore, quasi sembra di udire ancora gli
spari che falcidiarono quelle due vite, quasi
sembra di avvertire la temperatura di quella
giornata di fresca primavera. Quasi sembra
di esserci, a Giulino, ma se ne ha una percezione strana, tutto intorno sembra in bianco e nero, quasi che i colori non si siano
voluti affacciare sul teatro di quella tragedia
di amore e di morte.
Istintiva viene alla mente la figura di sobria
dignità e di infinita triste tenerezza di Rachele
Guidi, la signora Mussolini, la donna che è
sempre rimasta vicina al suo Benito anche
se fisicamente lontana, la donna che ha costituito per tutta la vita il punto fermo di
Mussolini, il calore del focolare domestico,
il suo sorriso buono, lo sguardo gentile, la
fermezza dolce, la determinazione, il coraggio, la consapevolezza di dover tenere alta
la testa nonostante tutto. In silenzio, il dolore
di Rachele si consuma lontano dai riflettori,
in una buia cella dove viene rinchiusa, lei,
innocente. Lei, con i suoi figli per mano, a
subire la tempesta della storia. Lei, con il
suo sguardo triste e il suo mesto sorriso.
Lei, Rachele, la piccola grande silenziosa
protagonista di un dramma che mantiene
toni epici persino dopo settanta anni.
Anche Bruni cita Rachele, rileva i due piani
degli amori di Mussolini, Clara “l’amore
pazzia”, “l’amore avventura”, Rachele
“l’amore pace”, “l’amore casa”, “l’amore
radici”.
Il volume dunque giunge in Romania, a settembre ci sarà la presentazione con un dibattito sulla storia d’amore tra Benito Mussolini e Claretta Petacci, contemporaneamente partirà la distribuzione, nell’elegante
edizione che propone in copertina una
bella immagine di Claretta e un riquadro
con il volto del Duce.
"Credo che i grandi amori – ha detto l’autore
- che restano legati alle tragedie appassio-
nano sempre. Si tratta di un romanzo che
ha visto lunghi anni di preparazione e la figura di Claretta vive costantemente nel
mio immaginario. Io ho sempre cercato di
scrivere dei romanzi incompiuti perché
sono convinto che il romanzo in sé dovrebbe
avere delle incompiutezze. Forse questo
sulla storia e sul misterioso dell'amore tra
la Petacci e Mussolini è un 'orto concluso'.
Quel loro destino non smette di affascinarmi". In effetti la partecipazione emotiva
dell’autore vive e palpita tra le pagine del
volume. Si avverte lungo tutto il libro, riga
dopo riga.
"Sono veramente contento e grato, a chi ha
creduto in questo mio libro – ha detto poi
alla stampa - È proprio un bel fatto che
questo romanzo sia piaciuto in una Nazione
ricca di culture e di grandi tradizioni narrative che hanno segnato anche la mia formazione giovanile".
[email protected]
5
Domenica 13 luglio 2014
Esteri
SITUAZIONE DRAMMATICA NELLA STRISCIA
Gaza nel sangue, Netanyahu:“Non mi fermo”
Bombardamento colpisce orfanotrofio e fa strage, morti tre bambini disabili
Ma il premier annuncia che Israele continuerà la sua offensiva militare
di Francesca Ceccarelli
sraele resisterà alla pressione della comunità internazionale che chiede
di fermare le operazioni
su Gaza": queste le parole del primo
ministro israeliano Benjamin Netanyahu. In queste ore è arrivata la
notizia che Israele ha richiamato
33 mila soldati riservisti e potrebbe
rinforzare la sua fanteria, intensificando così la sua campagna contro
Hamas. Intanto ancora scene di orrore a Beit Lahya (a nord di Gaza)
dopo che l'aviazione israeliana ha
centrato un orfanotrofio, provocando
la morte di tre piccole disabili. Lo
riferisce la agenzia di stampa Quds
Press, secondo cui diverse infermiere sono rimaste ferite. Il portavoce militare sostiene che Hamas
ha sistematicamente provveduto a
nascondere missili e armi in moschee e in istituti pubblici.
Ad l’obiettivo di Netanyahu sembra
essere quello di respingere, in Medio Oriente, l'Islam estremista, "che
bussa anche alle nostre porte. Dobbiamo prenderci cura di Hamas a
Gaza, e lo facciamo. Ma non basta''.
Israele, ha proseguito, ''non puo' accettare che la Cisgiordania si trasformi in un'altra Gaza''. ''Nessuna
pressione internazionale ci impedira' di agire contro i terroristi a
Gaza- ha aggiunto Netanyahu. ''Soppesiamo tutto, ci prepariamo a tutto.
Tsahal (l'esercito israeliano) ha avuto
ordine di tenersi pronto'' .
“I
Dal canto suo il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha invitato
Hamas a fermare gli attacchi per
porre fine allo spargimento di sangue. Il ritorno delle violenze a Gaza
e a Israele costituisce una minaccia
terribile per i bambini di entrambe
le parti, ha dichiarato l'Unicef.
Sulla scena anche il primo ministro
turco Recep Tayyip Erdogan che
ha accusato Israele di seguire una
politica basata sulle "bugie" in relazione ai bombardamento di Gaza.
Israele "dice che (Hamas) lancia i
razzi. Ma qualcuno è morto?", si è
chiesto Erdogan parlando ai suoi
sostenitori a Istanbul alla presentazione della sua piattaforma presidenziale. "Il numero di palestinesi
che avete ucciso è attualmente
cento - ha aggiunto riferendosi a
Israele -. La sua vita si basa sulla
menzogna. Israele non è onesto".
E il presidente americano, Barack
Obama, ha telefonato al premier
israeliano, Benjamin Natanyhau,
condannando i lanci di razzi su
Israele ed esprimendo preoccupazione per il rischio di un'ulteriore
escalation della situazione. "Nessuno
vuole assistere ad un'invasione di
Gaza da parte di Israele. Per questo
è importante un allentamento delle
tensioni": queste le parole della
portavoce del Dipartimento di Stato,
Jennifer Psaki.
Stessa richiesta anche dal presidente russo Vladimir Putin che ha
invocato - durante una telefonata
con Benyamin Netanyahu - uno stop
"urgente del confronto armato" tra
Israele e Hamas. Durante la conversazione, Putin ha definito "indispensabile" interrompere la spirale
di violenza e ha notato che la situa-
zione nella Striscia di Gaza si sta
"rapidamente degradando”.
Negli ultimi giorni, secondo quanto
segnalato, almeno 19 bambini palestinesi sono stati uccisi in attacchi
aerei su Gaza e molti altri feriti.
Anche in Israele, gli attacchi di razzi
da Gaza minacciano la vita dei
bambini israeliani. E' di oltre 100,
intanto, il bilancio delle vittime degli
attacchi aerei secondo quanto riferiscono fonti mediche palestinesi,
che comunicano anche il numero
dei feriti, più di 700, tra cui molte
donne e bambini.
LA CRISI UCRAINA E IL SOUTH STREAM APRONO ANTICHE STRADE ALLA NUOVA GEOPOLITICA CONTINENTALE
Roma-Russia nel nome di Cesare. E dello Zar
a penisola italica è da sempre al centro
della politica internazionale. In antichità
i popoli dello "stivale" erano fra i più
evoluti dell’epoca e la Grecia bramava
le colonie del sud. Poi come ben sappiamo, con
l’avvento di Roma, quella che poi divenne Italia
guadagnò un posto di primo protagonista nelle
vicende internazionali, in special modo quelle
del Mediterraneo, ossia il vero Mare Nostrum
da non confondersi con la sciagurata operazione
dell’attuale governo.
Dalla caduta dell’Impero Romano, i popoli “in
itinere” che ampliavano la loro influenza nella
Penisola potevano essere considerati i “superpotenti” dell’epoca. Il perché è presto detto, la
geografia certamente gioca un ruolo fondamentale, infatti Roma è al centro del Mediterraneo,
che è una sorta di “lago” sul quale si incontrano
diversi continenti e culture.
La Penisola, protetta dalle Alpi e bagnata dal
mare è in una posizione chiave: a nord confina
col freddo mondo germanico, a sud col ribollente
mondo berbero. Ad ovest si apre all’Atlantico (si
pensi anche a Colombo e Genova), ad est all’Eurasia (si pensi a Marco Polo e a Venezia, da
sempre legata all’oriente).
Una vera e propria cerniera di congiunzione
geopolitica, spirituale e culturale.
Una Tradizione millenaria, a volte anche sottovalutata. Spesso si esalta la Roma imperiale e
quella repubblicana, ma ci si dimentica di quella
Sacra di Carlo Magno. Ed anche la storia postromana è gonfia di successi non da sottovalutare:
dal Rinascimento alle Repubbliche Marinare,
dalla Serenissima al millenario e ricchissimo
Regno delle due Sicile, fino al Fascismo, ultima
L
esperienza che ha rimesso Roma al centro del
Mediterraneo.
Ma anche dopo 70 anni di occupazione, di malapolitica, di perdita di sovranità e giustizia
sociale, Roma d’altro canto sembra custodire in
sé ancora l’Arcanum Imperi. Se pur debole politicamente infatti, continua ad essere fonte di
ispirazione, la Sua Storia (la nostra) affascina e
irretisce non solo noi patrioti, ma anche l’estero
e il mondo.
Per tale motivo ritengo che un legame geopolitico
e metapolitico-spirituale tra l'Italia, terra cruciale,
e la Russia sia uno degli strumenti più efficaci
per affrontare al meglio le crisi geopolitiche
attuali.
Da tempo si sogna un’alleanza storica e spirituale
tra i Lupi (simbolo e animale Sacro romano, ma
anche germanico) e gli Orsi, ovvero la Russia e
il mondo slavo.
L’orso evoca la forza guerriera slava e in particolare russa, una potenza di terra che, se provocata, reagisce con veemenza. I geopolitica britannici all’inizio del XX secolo avevano un incubo
ricorrente: il verificarsi della saldatura tra l’organizzazione industriale tedesca, l’arditismo e l’inventiva romana ed italica e l’immenso territorio
russo, ricco di risorse sopratutto in Siberia.
Perciò crearono divisioni che tutt’ora continuano
a dividere i giovani militanti di più fazioni, affinché
lottino fra di loro e non contro il vero nemico, la
Nato e i suoi satelliti.
Ma sembra che l’avanzata liberal-capitalista
abbia un limite invalicabile, individuabile all’altezza
del fiume Don, un fatale “non plus ultra” .
Tutt’ora la Nato cerca in tutti i modi di superarlo
finanziando guerre subdole e fratricide (mietendo
numerose vittime civili), fallendo miseramente.
Al contrario di quel che l’italiano medio possa
pensare, la vicinanza tra noi e la Terza Roma è
solida: la Russia si propone proprio come erede
della Città Eterna, non a caso la parola Tsar
(Zar) viene da Caesar, poi storpiato Csar e
infine Tsar. L’Aquila poi, simbolo di Roma, di
Napoleone, della Germania, della Rsi e appunto
della Russia, nella quale però, è bifronte, ovvero
una testa guarda ad Occidente, verso l’Europa,
l’altra verso l’Oriente.
La Russia insomma, come Roma, è punto di
congiunzione per diversi mondi e ne fa da ponte
collegando l’Europa con l’Asia centrale (Kazakhstan) e quella più orientale e spirituale (Mongolia, Cina,
Corea, Giappone).
L’Italia quindi non è affatto fuori dai
giochi politici, ma potrebbe ancora
da giocare da protagonista nello
scenario internazionale, a fianco
magari di nuovi e saldi alleati.
Lo aveva capito Mussolini, che nonostante avesse fatto la guerra ai
comunisti nostrani, una volta al potere
l'Italia fu la prima nazione a riconoscere la Russia comunista.
Lo aveva capito Craxi che tentò di
scavalcare il Pci nei rapporti con
l'Urss, arrivando a creare una internazionale socialista alternativa a
quella rossa.
Lo aveva capito Berlusconi diventando alleato ed amico di Putin e
della Russia.
Ora sembra averlo capito addirittura
anche la nostra "ministra" degli esteri e molte
nazioni europee che, in barba alla Nato, alla
Troika e alle sanzioni, stanno firmando accordi
con Mosca.
Chissà se il golpe atlantico a Kiev non porti ad
una reazione contraria a quella auspicata da
Washington e i popoli europei, partendo dal
gas e dalla creazione del South Stream non capiscano che senza una piena sovranità militare,
territoriale, monetaria e culturale non ci sarà
futuro per il Vecchio Continente.
E che la sua scialuppa si chiama Russia.
Giuliano Castellino
6
Domenica 13 luglio 2014
Da Roma e dal Lazio
DAI CASSONETTI ALLA DIFFERENZIATA, IL SINDACO CERCA DI TIRARSI FUORI DALLE GRANE DELL’EMERGENZA
Rifiuti: c’è una discarica da piazzare
Marino cerca la pace con gli operatori Ama, ma già è pronto ad esplodere
il nodo della localizzazione degli “ecodistretti”: panico nei quartieri periferici
di Robert Vignola
l’audit l’arma che ieri
Ignazio Marino ha
sventolato per “minacciare” i dipendenti Ama
a lavorare. Certamente,
però, i toni non sono più quelli
da crociata utilizzati contro i netturbini che avevano provocato
a lungo andare la levata di scudi
dei sindacati, irritati per l’evidente scarico di responsabilità
sull’anello debole del ciclo dei
rifiuti a Roma. Di qui la decisione
del sindaco di Roma di correggere il tiro. “Dobbiamo capire
se all'interno dell'Ama ci sono
state figure che hanno generato
un boicottaggio, e questo lo capiremo con l'audit che ho avviato. E su quella base prenderemo delle decisioni. Quanto
servirà? Il tempo che serve. Io
voglio delle analisi con dati
scientifici”. Dati che poi snocciola, seppure andrebbero per
la gran parte coniugati al futuro:
siamo insomma, come sempre,
fermi al tempo delle promesse.
“Ora siamo arrivati al 40% di
raccolta differenziata. Nel 2015
puntiamo al 50% e nel 2016 al
65%. In discarica alla fine, dopo
il trattamento di quel restante
35%, ci andrà solo il 7%-8%.
Tutto il resto sarà ricchezza per
È
la città”. Certo: peccato che
sia solo l’indoratura della pillola… “Ci saranno gli ecodistretti
e una discarica di servizio.
Come succede in tutti gli altri
Paesi che hanno una strategia
sui rifiuti. Chiedo ai romani di
accompagnarmi in questo percorso. In due anni avremo risolto
il problema in maniera definitiva.
Già in passato sono state sentite
promesse di questo tenore? Io
sono un chirurgo - ha concluso
- e quando un medico parla con
i familiari di un paziente dice le
cose come stanno, le reali possibilità di successo e i possibili
problemi. Io ho dati certi per
sostenere quello che dico”. Così,
bisognerà adesso concentrarsi
su quale potrà essere il quartiere
che dovrà ospitare questa discarica “piccola piccola”, per
non parlare degli stessi ecodistretti. Ovviamente, il panico dilaga nelle periferie a partire da
Valle Galeria, l’area che ospita
Malagrotta e nella quale dovrebbe sorgere,in località Ponte Malnome, un eco distretto: il Municipio XI, subissato dalle richieste
dei cittadini, ha già preso le distanze.
Ma tant’è, il problema è che gli
eco distretti veri a Roma
sono i cassonetti, presso
i quali i rifiuti stazionano
per più e più giorni. Ma
anche qui, il sindaco Marino vende immagini da
cartolina per far pace
con gli operatori di Ama.
“Questa mattina – ha
detto ieri – ho fatto un
giro. Ho incontrato diversi operatori. Ce la
stanno mettendo tutta e
mi sono sembrati davvero motivati a restituire
Roma ai romani in una
condizione tale da poterne essere orgogliosi.
Penso che le misure che
abbiamo messo in attospiega- dai 100 verificatori alle 30 squadre a disposizione dei presidenti dei Municipi fino al nuovo tritovagliatore
a Rocca Cencia che ci permetterà di trattare ulteriori 300 tonnellate al giorno, sono decisioni
nella direzione giusta”.
Perché il bersaglio grosso di
Marino è quel 65% di differenziata. Sarà. Male che va, a differenziare i rifiuti ci penseranno i
soliti noti addetti al rovistaggio
dei cassonetti, che girano con
le carrozzine piene di lordume
da “recuperare”. Oppure, come
a Natale scorso, direttamente i
maiali…
ALLARME SICUREZZA
Rapinano un anziano
e il figlio non vedente:
arrestati due nomadi
na coppia
di nomadi
di 14 e 22
anni, senza fissa
dimora di etnia
bosniaca, sono
stati arrestati dai
carabinieri del
Nucleo Radiomobile di Roma con
l'accusa d rapina aggravata in concorso. Nella tarda
serata di venerdì, i ladri hanno avvicinato un anziano,
romano di 78 anni, che stava passeggiando in compagnia del figlio non vedente di 48 anni nel 'Parco
della Cervelletta', un'area protetta inserita nella
Riserva Naturale della valle dell'Aniene.
Dopo averli aggrediti alle spalle e scaraventati a
terra, i due hanno strappato la catenina d'oro che
era al collo dell'anziano, scappando subito dopo a
piedi. Le vittime hanno contattato il 112 e i carabinieri
del Nucleo Radiomobile di Roma che, dopo una
battuta di ricerca in zona, hanno rintracciato i responsabili. La collana è stata recuperata e restituita
al 78enne. Nell'aggressione, padre e figlio non hanno
riportato conseguenze. Il ladro 22enne è stato trattenuto in caserma in attesa del rito direttissimo
mentre il 14enne è stato portato nel Centro di Prima
Gustavo Lidis
Accoglienza.
U
7
Domenica 13 luglio 2014
Dall’Italia
NAPOLI - DOPO IL DECESSO DI SALVATORE GIORDANO, UN ALTRO DRAMMA A MARANO
Auto sui tavolini del bar: muore 15enne
Prima ha accompagnato la vittima, Giulia Menna, all’appuntamento, poi il 19enne
ha perso il controllo della Renault travolgendola. È indagato per omicidio colposo
di Barbara Fruch
nnesimo dramma a Marano di Napoli. A pochi
giorni dalla morte di Salvatore Giordano, colpito
dalla caduta di un cornicione nella Galleria Umberto I del
capoluogo campano, un altro drammatico incidente si è abbattuto sulla
città della provincia partenopea:
una studentessa di 15 anni, Giulia
Menna, è deceduta dopo essere
stata investita da un auto mentre di
trovava al bar.
La studentessa si trovava nel piazzale
Yasser Arafat, era seduta al tavolino
di un bar insieme ad altri amici, rimasti feriti, e stava mangiando un
kebab.
All’improvviso, intorno alle 21.50, il
piccolo gruppo è stato travolto da
una Renault Clio guidata da un ragazzo di 19 anni, Fabio Molaro, residente a Calvizzano, che viaggiava
in compagnia di un amico di 21
anni. Il ragazzo, che faceva parte
proprio della stessa compagna di
amici, è ora indagato per omicidio
colposo e lesioni. Tra l’altro era stato
proprio lui ad accompagnare Giulia
in piazza poco prima.
La 15enne è stata centrata in pieno,
e con violenza, da uno dei tavolini e
l’urto le è stato fatale. Non è servita
a nulla la disperata corsa all’ospe-
E
dale San Giuliano di Giugliano, la
ragazza non si è più ripresa.
Per quanto riguarda gli altri ragazzi
investiti, un giovane ha riportato
fratture a tibia e femore, una ragazzina solo qualche escoriazione, mentre un quarto ragazzo è riuscito ad
accorgersi in tempo dell'arrivo della
macchina impazzita e, scansandosi,
è rimasto illeso.
La dinamica dell’ incidente non è
ancora chiara. Forse per causa
I clienti hanno messo in fuga i ladri
impedendo di portare a termine il colpo
na rapina dal risvolto
inaspettato. Scenario
del insolito accadimento un ufficio postale della
provincia di Napoli. Attimi
di panico e terrore per un
tentativo di rapina che ha
avuto uno sviluppo choc non
solo per i clienti e il personale dell’ufficio in via Brecce
a Sant'Erasmo, ma anche per
i criminali stessi.
Questo l’iter: in tarda mattinata due individui hanno
cercato di mettere a segno
il colpo terrorizzando gli
impiegati e minacciandoli
con un temperino. Gesto
che ha causato per uno dei
U
dipendenti ferite da taglio
sulle mani. Ma il fatto eclatante è un altro. La reazione
dei clienti: in un attimo infatti la gente ha iniziato a
inveire e ad urlare minacciosa, impedendo così che
i rapinatori portassero a
termine il colpo e dopo pochi minuti di minacce i due
malviventi sono fuggiti. Subito i sei impiegati sono
stati soccorsi dal 118 per
crisi di ansia e malori in
seguito alla grande paura.
Ma il bilancio non è stato
fortunatamente grave: un
solo impiegato risulta ferito
dal temperino.
“Quello che è successo è una tragica
fatalità che aggiunge dolore al dolore – ha detto il Sindaco di Marano,
Angelo Liccardo – Sembra che la
sfortuna si stia accanendo contro
la nostra città, siamo ancora sotto
choc per la tragica scomparsa di
Salvatore Giordano ed ora ci piomba
addosso anche quest'altro dramma.
La zona dove è avvenuto l'incidente
- precisa - è recintata ed è ritenuta
sicura”. Il primo cittadino annuncia
anche la volontà di “dedicare” un
luogo proprio a Salvatore. “Il Comune sta cercando di accelerare
le pratiche affinché qui ci sia un
luogo che ricordi Salvatore: non
sappiamo se si tratterà dello stadio
o di una piazza, noi, per ora, stiamo
cercando di accelerare le pratiche”.
Salvatore e Giulia, sono due vittime
di episodi assurdi: tragedie a cui
purtroppo è difficile darsi una risposta.
BOLOGNA - IL FOLLE GIOCO: “KNOCKOUT GAME”
NAPOLI
Rapina da far west
ci pensa la folla
dell’alta velocità oppure di una
manovra azzardata, il 19enne ha
perso completamente il controllo
della vettura.
La Renault Clio, con i documenti in
regola, è stata sequestrata dai carabinieri della locale tenenza. Molaro
è stato sottoposto ai test alcolemici
e antidroga. Sicuramente non aveva
bevuto, mentre per avere il responso
sull'eventuale assunzione di droga
si dovrà attendere qualche giorno.
Preso a pugni per la strada
La vittima, il bresciano Daniele Natali, è un autotrasportatore
di 60 anni. Ha riportato una doppia frattura alla mandibola
ggredito senza motivo.
Arriva da Bologna l’ultima vittima del folle
gioco chiamato Knockout
game: si tratta di Daniele Natali, 60enne autotrasportatore
che risiede a Brescia. Risultato: mandibola rotta e dopo
venti giorni non arriva ancora
a mangiare.
L’episodio infatti risale al 17
giugno scorso quando l’uomo è stato preso a pugni da
tre ragazzi, senza motivo.
Il fatto è stato denunciato ai
carabinieri ed è riferito dal
Il Giorno di Brescia. “È stata
un’aggressione gratuita - spiega al quotidiano la compagna dell’uomo - è colpa
di quella stupida moda partita dall’America
di stendere a pugni un passante a caso. È
come gettare un masso da un cavalcavia
dell’autostrada: si può uccidere qualcuno
solo per noia”.
La moda è il cosiddetto “knockout game”,
che negli States ha provocato tre vittime
in sei mesi. In Italia, per lo stesso stupido
gioco, a Pisa è morto un bengalese di 24
anni.
Daniele Natali, ricostruendo quanto è accaduto, ha raccontato di aver parcheggiato
il proprio furgone in via Calori, erano
circa le 13, e di essersi avviato per consegnare un plico nei paraggi. Mentre
camminava per strada ha sentito dire
A
“ehi, vecchietto”. Quando si è fermato,
chiedendo “ce l’avete con me?” si è
trovato di fronte tre adolescenti, sui 15-16
anni. “L’ultima cosa che ricorda - ha detto
la compagna - è uno dei due ragazzi che
si piegava sulle gambe come un pugile,
poi non ha visto più nulla. Ha certamente
preso un pugno in pieno volto ed è finito
a terra perdendo conoscenza. Non sappiamo se sia stato colpito ancora quando
era già svenuto”.
A soccorrerlo è stato un passante che,
vedendo l’uomo a terra, ha chiamato il
118. “L’hanno portato al pronto soccorso
dell’ospedale Maggiore dove è rimasto
per 12 ore – prosegue la convivente –
Aveva una doppia frattura mandibolare e
all’una di notte, anziché trattenerlo in os-
servazione, l’hanno rimandato a casa dicendogli di
tornare l’indomani mattina”.
Dopo oltre 20 giorni e un
delicato intervento chirurgico alla chirurgia maxillofacciale dell’ospedale Bellaria, Daniele Natali deve
ancora alimentarsi con la
cannuccia, non riesce a parlare e attende la prossima
visita di controllo per sapere
se dovrà andare di nuovo
sotto i ferri. “Anche Bologna
purtroppo è soggetta ad atti
di violenza — scrive l’autotrasportatore — e voglio
condividere il mio sgomento e il mio
forte disagio per la consapevolezza che i
cittadini non sono più sicuri nemmeno in
zone e orari apparentemente tranquilli.
Rivendico il diritto sancito dalla nostra
Costituzione di tornare a lavorare e circolare liberamente in piena sicurezza per
le vie della mia città”.
Un episodio che non si dimentica facilmente. “Siamo veramente allucinati – conclude la donna – Daniele è stato picchiato
così, a prescindere. Ora è sotto choc e
per lui sarà un problema anche tornare a
lavorare in strada”.
Una strada, in effetti, che ormai non è più
sicura neppure per un uomo adulto durante le ore giornaliere. Questa è l’Italia
Carlotta Bravo
del XXI secolo.
8
Domenica 13 luglio 2014
Dall’Italia
GORIZIA - LA PROTESTA, ASSOLUTAMENTE BONARIA, DI CITTADINI ARRABBIATI
Chiude il punto nascita: Serracchiani contestata
La presidente di Regione, presente al consiglio comunale straordinario, vuole far partorire
tutte le donne in Slovenia. Contraria l’assemblea civica e la gente: “In Italia ci fate solo morire”
di Barbara Fruch
i fate solo morire”, “Vogliamo nascere goriziani
e italiani”. È racchiusa
in questi cartelli la rabbia dei cittadini che si vedranno
negare il punto nascita nell’ospedale
civile di Gorizia. Una decisione presa
dalla Presidente della Regione Friuli
Venezia Giulia Debora Serracchiani
e ribadita durante l’ultimo consiglio
comunale straordinario proprio nel
capoluogo isontino.
A dare la notizia è il quotidiano
locale Il Messaggero Veneto. In oltre
duecento hanno atteso l’arrivo della
Governatrice contestandola, in maniera assolutamente bonaria a differenza di quanto fanno passare alcuni esponenti del pd. Fischi, applausi di scherno e grida da parte
di cittadini che sono arrabbiati, goriziani che si vedranno togliere una
struttura sanitaria indispensabile
nel territorio.
“Il punto nascita di Gorizia deve
essere chiuso. Lo dicono i pareri
dei primari dello stesso reparto, lo
suggerisce il Patto per la salute nazionale” ha tuonato la Serracchiani
tra i fischi e le urla dei presenti.
“Vergogna”, “Buu”, parole che risuonavano tra le mura del municipio:
duecento persone in aula, almeno
“C
altrettante in atrio a seguire sul maxischermo la diretta della seduta.
Ma il piano della Serracchiani pare
chiaro: tagli, tagli e ancora tagli. Ovviamente sulla sanità. Un settore che
dovrebbe essere garantito. Ma per
la renziana evidentemente non è
così. “Su altri reparti regionali ci
siamo riservati una decisione futura,
per capire come la riforma impatterà
sulle singole strutture. Ma anche altrove stanno chiudendo i punti nascita, come a Portogruaro - ha spiegato l’ex segretaria regionale del
Pd - Su Gorizia parlano chiaro i documenti: il primario ha riferito di
problematiche difficilmente superabili, che hanno portato a questa
decisione”.
Quindi la soluzione è la chiusura e
il dirottare tutte le donne gravide
in Slovenia.“In settimana l’assessore
Telesca firmerà la convenzione con
San Pietro, che consentirà alle mamme di partorire oltreconfine – ha
spiegato aggiungendo – Con l’autorità slovena stiamo lavorando a
una soluzione che permetta ai bimbi
DOMANI PARTE IL RIGALLEGGIAMENTO
nati in Slovenia di essere
registrati all’anagrafe di
Gorizia”.
Una decisione, quella
della Governatrice, che
non è stata ben accolta
dall’assemblea civica, la
quale si è espressa ancora una volta contro.
Alla fine dell’incontro
la Presidente si è vista
costretta per ragioni di
sicurezza a lasciare il
municipio da un’uscita
secondaria: evidentemente non sopporta essere contraddetta. Perché è questo che hanno
fatti i goriziani, per difendere la vita, per tutelare le mamme.
Donne che saranno costrette a partorire i loro pargoli in Slovenia,
sancendo così coi fatti la (presunta)
realizzabilità dei costosissimi programmi europei di sanità transfrontaliera.
Per non parlare poi dei problemi
concreti. Ad esempio, il fascicolo
sanitario (se c’è) sarebbe trasmittibile ma non intellegibile: chi lo
riceve probabilmente non conosce
l’italiano (molto tecnico peraltro)
e, in caso di particolari patologie,
i codici di riferimento della clas-
sificazione delle malattie sono differenti.
Il problema della lingua evidentemente non è stata preso in considerazione dalla Serracchiani. Si provi
ad immaginare una donna, durante
il travaglio, che deve interloquire
con una parlante sloveno. Probabilmente tutte le mamme attendono il
lieto evento per mettere in pratica
la loro conoscenza dell’inglese. Ma
forse la Presidente ha pensato ad
un’interprete. Chissà.
Per non parlare poi della privacy,
nessuna norma regolamenta infatti
il trasferimento di dati sensibili,
quali quelli sanitari, ad una struttura
estera, in un altro Paese dove la nostra ridondante pappardella legale
sulla riservatezza non esiste.
D’altronde, povera Debora, vittima
di aggressioni solamente per aver
fatto una scelta, come scrive il consigliere regionale PD Diego Moretti.
“Dietro al tentativo di aggressione
rivolto alla presidente Serracchiani
c’è un’organizzazione di tipo squadristico che va ben oltre i normali
contrasti democratici e le normali
contestazioni. È grave che nessuno
abbia stigmatizzato il tentativo di
aggressione fisica ai danni della
presidente, evitato proprio dall’intervento di un agente”. Ma di che
tentativo sta parlando?
SCATTANO GLI ACCERTAMENTI
Concordia, ultimo atto La Calabra degli “inchini”
Si conclude l’operazione con la demolizione a Genova
Nuovo caso sospetto alla processione di San Procopio
na strumentalizzazione
da parte della ‘ndrangheta con “inchini” rivolti verso le case dei boss
locali. È dietro questo sospetto che sono finite sotto
indagine diverse processioni
religiose nella provincia di
Reggio Calabria.
A occuparsene sono i carabinieri del Comando provinciale che stanno passando
al setaccio tutte le segnalazioni, alcune antecedenti al
caso choc di Opiddo Mamertina, in seguito al quale
il vescovo ha sospeso a tempo indeterminato gli eventi
religiosi nella sua diocesi.
Proprio nella diocesi di Oppido-Palmi, guidata da monsignor Francesco Milito, c'è
stata, poco dopo quella di
Oppido e prima del provvedimento del vescovo, una
processione che è finita sotto
gli occhi degli investigatori.
Si tratta di quella di San Procopio, durante la quale, come
scrive il Quotidiano del Sud,
la statua del santo che dà il
nome al paese si è fermata
davanti all’abitazione in cui
vive la moglie di Nicola Alvaro, 70 anni, detenuto da
anni per danneggiamento ed
estorsione aggravate dalle
modalità mafiose e ritenuto
dagli investigatori un ele-
U
nizieranno alle 6 di domani
mattina al Giglio le operazioni per far rigalleggiare
la Concordia. A lavoro i tecnici
di Titan-Micoperi, consorzio
che ha il compito di recuperare
la nave: molta attenzione al
meteo-marino per il quale si
prevede perturbazione nel
weekend.
Problemi principali saranno lo
scirocco e il mare mosso, anche
se lunedì le condizioni dovrebbero migliorare. Oggi il via libera del 'senior salvage master'
Nick Sloan che darà inizio alle
operazioni che riporteranno
in navigazione il gigante del
mare mandato ad infrangersi
sugli scogli davanti al Giglio
da una sciagurata manovra il
I
13 gennaio del 2012.
La durata delle operazioni di
rigalleggiamento dovrebbero
durare tra i quattro e i sei
giorni: quindi l'ultimo viaggio
della nave verso Genova, luogo
della demolizione che durerà
circa cinque giorni.
Sempre essenziali le buone
condizioni meteo marine: da
considerare l'andatura della
Concordia che sarà a due nodi.
Due le rotte previste: sarà scelta
quella più conveniente in base
ai venti ed alla corrente.
La Costa Concordia al Giglio
è immersa di 30 metri: dopo il
rigalleggiamento dovrà emergere di circa 12 per ottenere
un pescaggio di circa 18 metri
e mezzo. Poi il relitto potrà es-
sere trainata via mare e, soprattutto, potrà accedere alla
diga foranea e al molo est del
porto di Genova Voltri. Dal 14
luglio si devono far emergere
gradualmente quattro ponti,
dal 6 fino al ponte 3 compreso.
Una volta a Voltri, si spiega dal
consorzio Titan Micoperi, il
progetto di smaltimento e riciclo prevede una prima fase
in cui il relitto sarà alleggerito
con attività quali la rimozione
di arredi interni e degli allestimenti dei ponti emersi. In
questo modo si dovranno guadagnare alcuni metri in più,
circa tre da definire a seconda
dell'effettivo pescaggio del relitto una volta "rigalleggiato".
F.Ce
mento di spicco dell'omonima cosca. La donna, quando
la statua si è fermata, ha donato un obolo. L’usanza è comune a tutte le abitazioni del
piccolo paese, dove risiedono circa 600 persone: il santo
infatti sosta davanti alla casa
di tutte le persone anziane o
malate e uno dei componenti
della famiglia che vi vive
esce e offre un obolo. La circostanza è stata confermata
anche in ambienti vicini alle
indagini. In ogni caso, i carabinieri hanno inviato una segnalazione alla Dda.
Un altro caso destinato a far
scalpore? D’altronde Nicola
Alvaro era stato arrestato il 5
ottobre 1982 come autore
materiale dell'omicidio del
generale Carlo Alberto Dalla
Chiesa, di sua moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente di scorta, Domenico
Russo, sulla base della testimonianza di Giuseppe Spinoni, che aveva detto di avere
assistito al delitto. Alvaro fu
però scarcerato il 16 dicembre dopo che le indagini accertarono la falsità delle dichiarazioni del “superteste”,
che il giorno del triplice omicidio non era a Palermo.
9
Domenica 13 luglio 2014
Dall’Italia
LODI - BUFERA SUL POLO LOGISTICO DI SOMAGLIA
Pagamenti in nero: due coop nei guai
La somma sfuggita ai contributi previdenziali sarebbe di 4,5 milioni di euro. Ai dipendenti che si
opponevano al sistema venivano affidati lavori più pesanti. Complici anche alcuni sindacalisti
di Carlotta Bravo
perai irregolari che percepivano gli
straorinari a nero e a chi protestava
venivano affidati lavori più pesanti. È
quanto avveniva in due cooperative
nel Polo logistico di Somaglia, smascherate
dalla Guardia di Finanza.
Una maxi operazione che ha permesso di accertare come ben 1.108 lavoratori erano costretti a percepire straordinari in nero, un
“marchingegno” che ha permesso di evadere
4 milioni e 500mila euro, soldi sfuggiti ai contributi previdenziali. I quattro responsabili
sono stati denunciati per documenti fiscali
falsi e truffa aggravata, collegata anche ad
una indebita cassa integrazione.
Alla scoperta si è arrivati grazie alla raffica di
scioperi degli operai licenziati dopo la sostituzione di cooperative all’interno del polo logistico nel 2013. Fatti che avevano portato le
Fiamme Gialle ad approfondire la questione
O
creando una task force investigativa, con pedinamenti, interrogatori, indagini bancarie e
incursioni all’interno del polo per “testare” la
validità dei risultati delle
indagini condotte nell’ombra e per acquisire
la documentazione che
volta per volta risultava
necessaria.
Da qui il riscontro delle
anomalie e lo smascheramento di un sistema
che era ormai collaudato.
Nei documenti falsi, le
cooperative emettevano
a favore dei propri dipendenti buste paga con
trasferte in realtà mai
eseguite dal singolo lavoratore, che però percepiva sotto tale forma i
compensi per il lavoro
straordinario prestato, non assoggettato a tassazione e quindi ai contributi a fini previdenziali
e assistenziali. I lavoratori che si rifiutavano
di accettare questo pagamento venivano costretti a fare lavori più pensati, senza la possibilità di straordinari.
Ad aggravare la situazione, alcuni sindacalisti che sarebbero stati compartecipi del
sistema.
I formali rappresentanti delle due cooperative,
che risultano indagati, avrebbero inoltre ottenuto l’ammissione alla cassa integrazione
in deroga per decine di migliaia di ore di lavoro: una richiesta giustificata da “ristrutturazioni organizzative” in realtà inesistenti.
Il tutto dunque facendo figurare difficoltà economiche che in realtà non c’erano. Perché
con quegli stessi soldi pubblici incassati, gli
imprenditori avrebbero pagato il lavoro svolto
dai dipendenti. Una delle due cooperative
aveva perfino ottenuto l’accesso a un finanziamento da 180mila euro da parte della Regione Lombardia per un progetto a beneficio
del benessere dei dipendenti, senza però
averne i requisiti.
BENEVENTO - MONDIALI A LUCI ROSSE
Se vince il Brasile le lucciole diventano low cost
Le quattro donne, una brasiliana e tre domenicane, praticavano sconti ai propri clienti
in caso di vittoria della nazionale verdeoro. Per tutte è stato emesso il foglio di via
icuramente martedì scorso
non devono aver avuto un
granché di lavoro le quattro
lucciole che, quando vinceva il
Brasile, praticavano sconti ai
propri clienti. Nell’ultima partita
infatti la Seleçao è stata pesantemente sconfitta dalla Germania
(un 7 a 1 che resterà nella storia).
Eppure per circa un mese la
storia è stata ben diversa: ogni
volta che la nazionale verdeoro
incassava tre punti, aumentava
il via-vai a Telese Terme, in provincia di Benevento.
Un “mistero” che è stato ben
presto svelato dai militari della
Compagnia di Cerreto Sannita
S
che hanno scovato due vere e
proprie case di appuntamento.
L’operazione è scattata proprio
in seguito alle segnalazioni di
residenti, sempre più esasperati
dalla presenza nelle ultime settimane di giovani e avvenenti
donne, tutte sudamericane, il
cui lavoro aumentava considerevolmente subito dopo le partite
del Brasile (quelle vinte ovviamente).
I carabinieri hanno scoperto,
infatti, che le quattro “lucciole”
per festeggiare praticavano
sconti ai propri clienti.
I carabinieri, che avevano tenuto
sotto controllo gli annunci pub-
blicati su quotidiani e sul web
nei quali le donne inserivano
gli annunci hot, hanno individuato le due case d’appuntamento e si sono presentati come
clienti qualunque “scoprendo”
le tre dominicane e una brasiliana. In particolare, nel primo
appartamento di via Anterria è
stata fermata una 31enne brasiliana, residente in provincia di
Brescia; nel secondo di via Amalfi tre giovani donne di 21, 31 e
35 anni di Santo Domingo e residenti a Caserta, Roma e Napoli.
Per tutte è stato emesso un foglio
di via obbligatorio.
In una delle case è stato inoltre
identificato un cliente 32enne,
rappresentante di commercio
di Frasso Telesino.
Secondo quanto emerso attraverso il preliminare contatto telefonico o via mail, veniva richiesto e pattuito il tipo di prestazione gradita con un tariffario
variabile da un minimo di 70
euro ad un massimo di 400 euro
per una intera notte.
Gli incontri avvenivano nei due
appartamenti presi in affitto a
nome di altre persone dove nel
corso dei controlli è stato rinvenuto materiale pornografico,
profilattici e sexy lingerie.
Barbara Fruch
CATANIA
Contraffazione: sequestrati migliaia di prodotti cinesi
ontinuano le operazioni del Comando Provinciale della Guardia
di Finanza di Catania, per contrastarela repressione della contraffazione e alla tutela della sicurezza dei
prodotti. Stavolta si è trattato di una
complessa attività investigativa che ha
portato al sequestro di merce per
quasi 50.000 pezzi e la denuncia all’Autorità Giudiziaria di 3 imprenditori
cinesi.
Anche in tal caso le indagini hanno
portato i finanzieri nella zona industriale
del capoluogo etneo, dove è stato trovato
un centro di stoccaggio e di distribuzione di merci di provenienza cinese,
realizzato all’interno di un grande capannone di oltre 2.000 mq, condotto
regolarmente in affitto da un imprenditore sinico.
Durante il controllo è stato accertato
che il titolare aveva ricavato all’interno
C
del fabbricato ben diciassette box,
delimitati da una recinzione metallica,
che successivamente ha provveduto
a subaffittare, come depositi di merce,
ad altri connazionali proprietari di negozi concentrati prevalentemente nelle
zone di via Archimede e di via Giordano Bruno, le “China town” catanesi.
Tra i prodotti contraffatti, in particolare,
sono stati sequestrati giocattoli di personaggi “ Ben Ten”,“Tom Cat”, “Hello
Kitty”, ovvero utensili elettrici della
nota casa “Braun”, nonché gadget recanti i marchi delle squadre del campionato italiano di Serie A.
Non solo oggetti con marchi illecitamente riprodotti, ma anche una vastissima gamma di beni non certificati e
sprovvisti del marchio CE, tra cui occhiali da vista e apparecchiature elettriche ed elettroniche, particolarmente
pericolosi per la salute dei consumatori,
venduti mediamente a prezzi irrisori
rispetto a quelli originali e posti in
commercio sul mercato nazionale attraverso i regolari canali di vendita.
I tre imprenditori cinesi, affittuari dei
box in cui era detenuta la merce irregolare, oltre ad essere denunciati alla
Procura della Repubblica di Catania,
sono stati segnalati alla locale Camera
di Commercio per l’applicazione di
sanzioni amministrative per oltre 50
mila Euro.
Non solo rilevamenti di natura economica: le attività di controllo hanno constatato anche particolari condizioni di
lavoro e di stoccaggio della merce all’interno del magazzino, per i quali i
militari hanno richiesto l’intervento dei
funzionari dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catania per eseguire i primi
rilievi, e approfondire così tutti gli
aspetti di specifica competenza.
10
Domenica 13 luglio 2014
Economia
PRESENTATE A ROMA LE PREVISIONI SUL COMPARTO PER IL 2014-2023
Agricoltura: prezzi giù per il prossimo decennio
Saranno le nazioni in via di sviluppo a coprire la necessità alimentare mondiale
a crisi colpirà anche i prodotti agricoli nei prossimi
anni. E’ questo quanto sostengono la Fao e l'Ocse
che hanno presentato l'Agricultural
Outlook 2014-2023: stando ai dati
le quotazioni sono destinate a
scendere per poi stabilizzarsi su
valori più alti rispetto al 2008 ma
comunque nettamente inferiori rispetto a picchi recenti.
Il segretario generale dell'Ocse
Angel Gurría ha dichiarato: "I mercati di agricoltura stanno tornando
a condizioni più stabili – ha dichiarato il segretario generale
dell'Ocse Angel Gurría - dopo un
periodo di prezzi insolitamente
elevati. Un trend aiutato dai governi, con politiche commerciali
più moderate.” A confermare la
tendenza anche il direttore generale della Fao José Graziano da
Silva: "gli agricoltori di tutto il
mondo hanno risposto ai prezzi
dei prodotti alimentari con un
forte aumento dell'offerta. Di conseguenza i prezzi dei raccolti dovrebbero essere relativamente
L
piatti nel prossimo decennio.”
L’espansione agricola si concentrerà soprattutto in Asia e in America Latina, oltre che in molti paesi
in via di sviluppo: il motivo? le
multinazionali negli ultimi anni si
sono appropriate di immensi territori da sfruttare per la produzione
agricola che coprirà, stando alle
stime, il 75% dell'incremento pro-
duttivo necessario a soddisfare una popolazione in
crescita.
In crescita non solo la coltivazione di cereali: i consumatori chiedono sempre più
anche proteine, zuccheri e
grassi. L'Agricultural Outlook
stima una produzione cerealicola mondiale in crescita
del 15% entro il 2023 rispetto
al periodo 2011/13. La crescita di produzione più significativa dovrebbe essere
semi oleosi, con un +26%
nei prossimi 10 anni. La crescita della coltivazione di
queste due colture sarà guidata anche da una forte domanda di biocarburanti, in
particolare nei paesi sviluppati. La produzione di zucchero è prevista in aumento
del 20% nei prossimi dieci
anni, e sarà concentrata soprattutto
nei paesi in via di sviluppo.
Questo nuovo trend sprovocherà
sui mercati un aumento della quantità di cereali che placheranno i
prezzi nelle principali borse internazionali, con livelli record per
gli stock di riso in Asia.Sarà meno
evidente, nel breve termine, il calo
dei prezzi dei semi oleosi per una
domanda che si mantiene molto
forte.
In crescita, potenzialmente, il prezzo dello zucchero, spinto da una
forte domanda mondiale. Il principale player del mercato è il Brasile che, negli ultimi anni, sta destinando quote crescenti alla produzione di bioetanolo.
Stabili i prezzi della carne, con la
sola eccezione delle carni bovine
che, sostenute da una domanda
in crescita, dovrebbero tendere a
aumentare. I prossimi dieci anni
vedranno anche il sorpasso del
pollo sul maiale quale carne più
consumata al mondo.
In calo invece il prezzo del latte e
di tutti i prodotti lattiero caseari,
dovuto soprattutto agli aumenti
produttivi in Cina e in India che
presto supererà l'Unione europea
come leader del mercato.
Francesca Ceccarelli
DATI PREOCCUPANTI QUELLI DI FEDERALBERGHI
Non è un Paese per vacanzieri
L’estate turistica nello Stivale non sembra decollare
arà il meteo poco clemente, sarà
per le tasche sempre più vuote,
ma il tempo delle vacanze per
gli italiani sembra proprio non arrivare. E così anche il turismo sconta
la stagione di crisi come conferma
anche il presidente di Federalberghi,
Bernabò Bocca: “Sembra di stare
sulle montagne russe: con un andamento del settore a corrente alternata,
che non consente alle imprese di
comprendere se esista davvero una
ripresa né se possano permettersi il
lusso di avviare nuovi investimenti,
che pure sarebbero necessari”.
Se da una prte la domanda internazionale continua a premiare l'Italia,
tra le mete preferite dai turisti grazie
ad un buon rapporto tra qualità e
S
prezzo, il mercato interno continua
a scontare le difficoltà economiche
e la ridotta capacità di spesa che affliggono gli italiani. Come conferma
il presidente Bocca, questa situazione
non fa che aumentare la sofferenza
di quelle località e quei segmenti di
mercato popolati in prevalenza da
clientela italiana.
Quale è il risultato? A inizio stagione
la partenzaè fiacca per le vacanze
degli italiani, con un mese di giugno
(meno 0,3% rispetto al 2013) che
induce a guardare con cautela all'andamento dell'estate, che costituisce la stagione maggiormente attesa dall'intera filiera imprenditoriale
dell'economia turistica nazionale.
“La volubilità del mercato, oltre ad
erodere i margini aziendali, sempre
più compressi tra un regime di costi
e imposte crescenti ed un bilancio
di prezzi e ricavi calanti, si ripercuote
inevitabilmente anche sull'occupazione, -aggiunge Bocca- con le imprese costrette a privilegiare le assunzioni a tempo determinato, per
contenere i costi fissi ed inseguire
una domanda altalenante”.
Passando all'analisi del primo semestre del 2014, si rileva come questo sia stato connotato dall'alternarsi
di cali e picchi di crescita sia degli
italiani sia degli stranieri, rispetto
allo stesso periodo del 2013. Gli italiani a gennaio hanno avuto un lieve
calo (-0,6%) per poi scendere a febbraio (-4,3%) e marzo ancora giù (-
0,3%), per poi risalire ad aprile
(+7,7%) ed a maggio (+7,1%), per
ricadere a giugno (-0,3%). Stesso
discorso si può fare per gli stranieri
che sono andati abbastanza bene a
gennaio (+1,7%) e febbraio (+1,2%),
in discesa a marzo (2,1%), in impennata
ad aprile (+11,6%),
in calo a maggio (1,7%) e di nuovo in
recupero a giugno
(+2,6%). La differente
collocazione della Pasqua (a marzo nel
2013, in aprile nel
2014) e il lungo ponte
che è andato dal 18
aprile al 4 maggio
spiegano solo in parte le anomalie e l'instabilità di un mercato
con il quale è sempre
più difficile confrontarsi. Nel complesso,
dal 1° gennaio al 30 giugno si conferma la prevalenza della componente estera su quella interna, con
una quota di mercato che nel semestre si è attestata al 51,8% rispetto al
48,2% degli italiani.
NUOVO ALLARME LANCIATO DALL’ISTAT SULLA POPOLAZIONE NAZIONALE: 2,6 MILIONI DI PERSONE AFFETTI DA DISTURBI
Italiani: in crisi e depressi
on più solo il portafogli: la crisi colpisce
sempre di più anche la salute mentale
degli italiani. Questo è quanto si evince da
un'indagine dell'Istat secondo cui la salute fisica
rimane stabile, ma "la depressione è il problema
mentale più diffuso e riguarda 2,6 milioni di
persone con prevalenze doppie tra le donne in
tutte le età". Secondo il documento presentato
dall'Istituto di Statistica, "Tutela della salute e accesso alle cure", l'indice che definisce la salute
mentale è sceso di 1,6 punti nel 2013 rispetto al
2005, in particolare per i giovani fino a 34 anni (2,7 punti), soprattutto maschi, e gli adulti tra 45-
N
54 anni (-2,6). Ancora maggiore il calo per la
popolazione straniera, dove arriva tra le donne
a 5,4 punti. Secondo i dati del Censis, nell'ultimo
decennio sono stati persi 2,3 milioni di posti di
lavoro tra chi ha meno di 35 anni.
Se per quanto riguarda la salute fisica percepita
il dato è sostanzialmente stabile, con il 7,3%
delle persone sopra i 14 anni che dichiara di
stare male o molto male, in leggero calo rispetto
al 7,4% del 2005. "Rimangono invariate - sottolinea
il rapporto - le disuguaglianze sociali nella salute,
nei comportamenti non salutari, nelle limitazioni
all'accesso ai servizi sanitari. Permane lo svantaggio del Mezzogiorno rispetto a tutte. Le dimensioni considerate". Rispetto al 2005, però,
diminuiscono malattie respiratorie croniche e
artrosi: questo perchè la popolazione che invecchia cerca di viviere in modo più sano. In
aumento invece i tumori maligni, l’Alzheimer e
le demenze senili anche perché c'è maggiore
capacità di riconoscere le malattie.
Contrazione invece della quota di persone con
limitazioni funzionali, dal 6,1% nel 2000 al 5,5 %
nel 2013: si stima che siano oltre 3 milioni, di cui
almeno l'80% anziani e i due terzi donne. Nel
Sud e nelle Isole la quota si mantiene significativamente più elevata rispetto alle altre aree territoriali. Le famiglie con almeno una persona con
limitazioni funzionali sono l'11%; di queste, meno
del 20% riceve assistenza domiciliare pubblica.
Considerando anche quelle che suppliscono a
tale carenze ricorrendo a servizi privati a pagamento, rimane comunque più del 70% che non
usufruisce di alcun tipo di assistenza domiciliare,
né privata né pubblica.
A causa dell’aumento dell’accise diminuiscono
i fumatori “seriali”, ma aumenta la percentuale
di adolescenti e giovani donne che iniziano a fumare prima dei 14 anni, passando da 7,6% a
10,5%. E' obeso l'11,2% degli adulti, quota in
aumento sia rispetto al 2000 (erano il 9,5%), che
al 2005 (10%). Nel 2013 solo il 20,6% della popolazione di 5 anni e più pratica un'attività fisica
ritenuta protettiva per la salute secondo la defi-
nizione dell'Oms: il 25,9% tra gli uomini ed il
15,6% tra le donne.
Molta più attenzione per la prevenzione dei
tumori femminili: rispetto al 2005, grazie alla diffusione dei programmi pubblici di screening è
aumentata la quota di donne over 25 anni che si
è sottoposta a mammografia, passando dal
43,7% al 54,5% mentre il 73,6% ha effettuato un
pap test, con un netto aumento rispetto al 2005
(+9 punti percentuali). Gli incrementi maggiori
si registrano tra le donne ultrasessantacinquenni
e interessano anche i segmenti di popolazione
meno istruita e le residenti nel Mezzogiorno.
Trend in crescita anche tra le donne straniere.
Aumentano le persone che ricorrono a visite
mediche specialistiche, escluse quelle odontoiatriche (11,9% nel 2005 e 14,8% nel 2013) e diminuiscono le visite dal dentista del 30%. Crolla,
invece, il ricorso alle terapie non convenzionali
rispetto al 2000, da 15,8% a 8,2%. L'uso di
rimedi omeopatici scende dal 7% al 4,1% tra il
2005 e il 2013.
11
Domenica 13 luglio 2014
Salute
DISTURBI ALIMENTARI: AL “GIORNALE D’ITALIA” PARLA FABIOLA DE CLERCQ, FONDATRICE DI ABA
“Anoressia e bulimia: si può guarire”
Un centro specializzato e molti libri all’attivo: così si cerca di combattere la malattia del secolo
di Francesca Ceccarelli
abiola De Clercq è nata
a Bruxelles, successivamente si è trasferita in
Italia. I suoi scritti sono
incentrati sulla figura della donna e più precisamente sui
disturbi psico-alimentari comuni
al sesso femminile. Avendo lei
stessa sofferto di anoressia nervosa
e bulimia, dopo la guarigione si è
posta l'obbiettivo di aiutare le persone afflitte da questi problemi.
Ha anche fondato l’associazione
Aba (Associazione Bulimia e Anoressia). Il sito dell’Aba è www.bulimianoressia.it. Per ogni ulteriore
informazione è possibile chiamare
il numero verde 800.16.56.16 (tutti
i giorni dal lunedì al venerdì dalle
9 alle 19, sabato dalle 9 alle 17), o
mandare una mail a [email protected].
Da cosa nasce la sua volontà di
dedicarsi alla cura e al trattamento dei disturbi alimentari?
Con “Tutto il pane del mondo” ho
rotto l’omertà e il silenzio che coprivano i disturbi alimentari in Italia. Con la pubblicazione nel 1991
del mio libro autobiografico ho
dato un nome a ciò che non si poteva nominare. La mia storia di
donna che per più di vent'anni ha
dovuto lottare da sola contro l'anoressia e la bulimia ha ottenuto una
risonanza incredibile. Da lì è nato
tutto. Ho creato negli anni un approccio di cura specifico con
un’èquipe che coordino. Da allora,
ogni giorno, combatto per offrire
una speranza e una possibilità di
guarigione a tantissime donne e
alle loro famiglie. Desidero portare
la mia esperienza come esempio
di questa possibilità. Ho vissuto
questo tipo di disagio sulla mia
pelle e sono convinta che con l’aiuto giusto si può tornare a vivere.
Crede che oggi anoressia e bulimia siano ancora considerate
malattie di serie b?
In più di vent’anni di lavoro sono
stata testimone di una maggiore
presa di consapevolezza da parte
della popolazione di come anoressia e bulimia siano segnali di
un disagio profondo. L’aumento
della richiesta di aiuto, anche da
parte degli uomini, ne è testimone.
Purtroppo, in molti casi rimane
ancora l’idea che questo tipo di
disagi riguardino solo il corpo e
l’appetito. Molte persone prima
di rivolgersi a noi consultano medici e dietologi per cercare di
correggere una “scorretta alimentazione”. Questo spesso peggiora
la situazione, accentuando l’attenzione sugli effetti piuttosto che
sulle cause. Per sconfiggere questo
tipo di patologie è fondamentale
risalire alla fonte. I disturbi alimentari sono un modo per comunicare sofferenze quali lutti, abbandoni, abusi e maltrattamenti
spesso in età precoce. Pensare in
modo ossessivo al “cibo-corpopeso”, spesso accompagnato
dall’abuso di alcol e sostanze, diventa un anestetico che permette
di non sentire la sofferenza. È
un’auto-cura. Questo è un modo
per sopravvivere. Si potrà fare a
meno dell’anestetico solo una volta
F
che il dolore sarà meno intenso.
Sempre più giovani ne soffrono,
la malattia di una generazione
in crisi: quali sono le cause da
lei riscontrate negli anni?
L’adolescenza è la porta d’ingresso
nel mondo adulto. In questo periodo il rapporto con il proprio
corpo cambia. La pubertà, ossia
il passaggio dal corpo bambino
al corpo adulto, è l’aspetto più rivoluzionario e traumatico per un
ragazzo. Il corpo puberale mette
in evidenza nuove sensazioni e
nuovi desideri con i quali è necessario, per la prima volta, fare i
conti. Cambiano inoltre le modalità
di relazionarsi agli altri: ci si confronta con la propria sessualità e
si mettono in atto tentativi di separazione dalle figure genitoriali.
Il corpo può diventare il luogo attraverso cui esprimere un disagio
profondo e legato al proprio vissuto personale. La paura del cambiamento del proprio corpo che
lo specchio restituisce, quasi sempre in modo distorto, la difficoltà
ad aderire ai modelli proposti
sempre meno realistici, promuovono la scelta anoressica-bulimica.
Mancanza d’amore, di punti di
riferimento o fragilità: la cultura
dell’eccesso spinge l’individuo
a cercare la risposta nel cibo.
Come se lo spiega?
La diffusione crescente dei disturbi
alimentari che si registra negli ultimi anni ne definisce il carattere
epidemico-sociale, espressione
radicalizzata di un disagio specifico prodotto in primis nelle società
del benessere. Nell’attuale contesto culturale e sociale si assiste
ad un graduale e ulteriore cam-
biamento delle modalità di manifestazione dei disturbi alimentari:
si parla non più solo di anoressia,
bulimia e obesità, ma anche di
vigoressia, ortoressia, binge eating
disorders, drunkoressia. Denominatore comune di questi disagi
non è più soltanto il rapporto col
cibo ma la centralità del corpo. È
il corpo a farsi teatro di una sofferenza profonda che le parole
non riescono a esprimere. Si tratta
di malattie che si servono quindi
del corpo per comunicare un dolore interiore. Attraverso il rapporto col cibo, negato, cercato, rifiutato o ingerito in quantità smodata, si esprime attraverso modi
diversi un medesimo bisogno: una
disperata fame d’amore. Per questo preferiamo parlare di Disturbi
alimentari e dell’immagine corporea, che si presentano in modo
trasversale e possono riguardare
chiunque indipendentemente dal
reddito, dall’età o dal sesso. Un’osservazione possibile riguarda invece le caratteristiche culturali.
Possiamo infatti rilevarne una predominanza nei paesi occidentali.
Questo conferma il legame tra il
disturbo alimentare e il discorso
commerciale di tali culture, e ci
porta ad osservare come anche
paesi quali l’India o la Cina, che
si stanno occidentalizzando e dove
questo tipo di disagio non era
presente, si affaccino per la prima
volta a tali tematiche.
Cos’è Aba e come opera in Italia? Di cosa si occupa?
Aba è un’organizzazione no profit
che nasce per accogliere le richieste di aiuto di chi soffre di disturbi del comportamento alimen-
tare. Si occupa di ricerca, prevenzione e assistenza nel campo dell’anoressia, della bulimia, dell’obesità e dei disturbi alimentari.
E’ la prima struttura in Italia che
lavora per ridurre la distanza tra
le persone che soffrono di questi
disagi - e che spesso rifiutano
ogni forma di aiuto- e la cura. Da
più di vent’anni i Centri Aba De
Clercq sono luogo di cura, ascolto
e conoscenza, dove insieme ai terapeuti si ricompongono frammenti di vita. È pura accoglienza:
dalla telefonata al percorso di
cura. Nei Centri Aba i pazienti
sono ascoltati come persone, con
storie e bisogni differenti ai quali
non è possibile dare risposte preconfezionate. Attualmente l’Aba
è presente in diverse città italiane.
Ci sono circa 100 persone che lavorano nei Centri Associati distribuiti sul territorio nazionale. Sono
psicoanalisti, psicoterapeuti, gruppo analisti, psichiatri e medici internisti che hanno un approccio
psicodinamico-psicoanalitico.
Progetti trasversali che si sviluppano anche sul web come il
video virale “Io non sono il mio
peso”: pensa che iniziative del
genere siano sufficienti a sensibilizzare le persone e l’opinione pubblica?
L’Aba porta avanti, da anni, numerosi progetti di prevenzione e sensibilizzazione rivolti alle principali
istituzioni responsabili del processo
di educazione e crescita delle persone. Questi progetti hanno lo scopo di rendere pubblico un disagio
che ancora troppo spesso viene
vissuto in una solitudine devastante,
lanciando contemporaneamente
un messaggio di possibilità di cura.
È fondamentale continuare a sensibilizzare la popolazione sul significato e sul senso che si cela
dietro questo tipo di disturbi. Il
web è un canale. Ce ne sono tanti
altri, sono utilizzabili tutti quelli
che si rendono disponibili. La scuola ad esempio, rappresenta un luogo dove si intrecciano molte storie
di vita, dove i ragazzi intessono
relazioni, dove avviene il primo
incontro con il contesto sociale al
di fuori della famiglia e dove il
benessere e il disagio emergono
nelle relazioni con gli insegnati e
con i pari. Affiancandosi alla famiglia nel delicato compito di aiutare i ragazzi a crescere, la scuola
rappresenta dunque un importante
e prezioso interlocutore e per questo l’Aba dedica molta attenzione
e molto impegno nell’attività di
prevenzione nelle scuole. Dal punto
di vista mediatico risulta fondamentale formare gli operatori della
comunicazione sulla modalità più
adeguata a trattare temi così delicati ma anche sull’influenza che
la proposta di certi modelli può
avere su parte della popolazione.
Le possibilità per sensibilizzare e
informare sono davvero molte e
Aba cerca di essere presente il
più possibile, nei teatri, sulle radio,
nel web, nelle scuole, persino sui
social network, come Facebook o
Instagram.
La famiglia è molto spesso vittima e carnefice del disturbo
in sé: cosa possono fare genitori
e amici per aiutare il proprio
caro a guarire o per lo meno incamminarsi sulla via della presa di coscienza che “c’è un problema e va risolto”?
I genitori, gli amici possono chiedere aiuto. L’anoressia e la bulimia
sono gravi patologie che coinvolgono profondamente tutto l’ambiente familiare. Si tratta di messaggi contraddittori che spesso
per i familiari sono difficili da decifrare e gestire. Una delle attività
più importanti dei Centri Aba De
Clercq riguarda appunto il delicato
rapporto con i genitori e familiari
che chiedono indicazioni, sostegno
e informazioni. Vogliono ottenere
consigli e direttive su come comportarsi con i figli. È questo il biglietto da visita con cui si presentano i genitori ai primi colloqui.
In modo più implicito richiedono
invece di essere assolti dal giudizio
di “cattivo genitore”, di essere
sollevati dal peso della responsabilità di non essere stati “perfetti”,
di non aver compreso subito le
esigenze e i bisogni dei propri figli. Quando i genitori si rivolgono
ai Centri Aba De Clercq lo fanno
anche per mettere un po’ di ordine
nella confusione emotiva interna
che il disagio dei figli crea in loro
anche come coppia. I sensi di colpa, il vissuto di impotenza, la paura
di aver fallito, la rabbia, l’ansia li
fanno sentire estremamente soli.
La luce alla fine del tunnel c’è
sempre se si vuole: un messaggio che vuole lanciare ai ragazzi
e alle ragazze che subiscono il
disturbo giorno dopo giorno?
Coraggio e pazienza... si può guarire!
Domenica 13 luglio 2014
12
Libri
DAL ROMANZO PIÙ LEGGERO AL LIBRO PIÙ IMPEGNATO, LE NOVITÀ E I CLASSICI CHE NON TRAMONTANO MAI
Letture per l’estate/ 6
La rubrica domenicale con i nostri suggerimenti per
trascorrere i momenti di libertà concedendosi un po’
di svago ma anche tenendo la mente sempre attiva
UNA RILETTURA CHE ACCOMPAGNA IN UN VIAGGIO PER TEMI CHE ROMPE CON L'INTERPRETAZIONE POLITICAMENTE CORRETTA DEI FATTI
n libro voluminoso di quasi settecento
pagine che, nonostante la mole, costituisce una lettura agile e scorrevole. Anche perché chi vi si avventura può farlo tranquillamente seguendo il percorso che preferisce, scegliendo un titolo e saltando, come
in una specie di vocabolario, da un capitolo
all'altro.“Pensare la storia” di Vittorio Messori
infatti è una raccolta di articoli – quelli che
l'autore ha pubblicato nella sua rubrica sul
quotidiano “Avvenire” - che ciascun lettore
può affrontare secondo le proprie esigenze
e curiosità personali.
Un libro pubblicato per la prima volta nel
1992 (inserito in una trilogia che comprende
anche “La sfida della fede” e “Le cose della
vita”) ed edito nuovamente nel 2006, che
desta tutt'ora “entusiasmo tra i cattolici ed indignazione in un certo mondo sia laico che,
talvolta clericale. In effetti Messori – si legge
nella quarta di copertina – era politicamente
scorretto riflettendo sulla realtà di ieri e di
oggi alla ricerca della verità, al di là dei miti,
e riproponendo una prospettiva cattolica
fedele all'ortodossia. Una prospettiva distante
da quella della cultura egemone, con le sue
ipocrisie, manipolazioni, superficialità; ma
lontana pure da quella di un cattolicesimo
modernista”.
Ed ecco allora che il lavoro dell'autore, che
da scrittore, giornalista e studioso profondamente cattolico ha voluto ripercorrere, reinterpretandoli alla luce della Verità cristiana,
moltissimi episodi e personaggi variamente
e malamente descritti da manuali scritti “con
la sicurezza dei luoghi comuni e degli elenchi
di guerre e motti” scrive Giovanni Casoli su
“Cittanuova”, diventa una sorta di “monumento
narrativo” che si occupa di verificare il passato,
discuterlo e meditarlo. Ripensandolo attentamente per sfatare i tanti, troppi luoghi comuni
diffusi da una cultura tanto radicata quanto,
troppo spesso, falsa e tendenziosa. E figlia di
evidente malafede ideologica, che manipola
e deforma quanto realmente avvenuto.
“Proprio qui punta la sua leva critica Messori
– scrive ancora Casoli - per far saltare luoghi
comuni. illusioni, a volte evidente malafede:
dall’urto della sua intransigente verifica emergono rovine storiografiche ora comiche, ora
per lo più drammatiche e grottesche: bugie e
U
“Pensare la storia”
senza le deformazioni
ideologiche
della cultura di sinistra
Il libro di Vittorio Messori è un classico dello spirito
cattolico che ripropone gli articoli dell'autore su “Avvenire”
favole, leggende e deliri, silenzi e distorsioni
più gravi delle menzogne, imbrogli e raggiri
nei confronti di chi vuol sapere, cinici e spietati;
tutto ciò che sui banchi di scuola, dalle elementari all’università, abbiamo ingoiato convintissimi e mortificati, soprattutto per le nefandezze prevalenti dei cattivi di destra, e poi
della chiesa e di chi ad essa s’ispira”.
Ed ecco allora, a titolo di esempio, alcuni
degli inganni, dimenticanze selettive o faziosità
che l'autore si propone di svelare: la festa
della donna, che trae origine dalla commemorazione di una strage che Messori spiega
essere un falso, il genocidio della gente di
Vandea, crudelmente messo in atto dai giacobini e poi rimosso e negato. E ancora: le
grandi vendette della storia, come i casi di
Rudolf Hess, condannato all'ergastolo all'inizio
della guerra da un tribunale definito “sconcertante” e mai più liberato, le bombe atomiche
lanciate dagli Usa su Hiroshima e Nagasaki, i
bombardamenti inglesi e le 250mila vittime
innocenti di Dresda, le oltre centomila esecuzioni sommarie ed impunite compiute in
Italia dopo la Liberazione.
Degna di nota – ed ancora particolarmente
attuale – è poi anche la questione del “cattocomunismo”, che Messori riprende in un articolo in cui descrive le origini storiche del
saluto a pugno chiuso: “per tutte le culture
classiche il pugno levato in alto, a minacciare
il cielo, era il simbolo della lotta blasfema
dell'uomo contro Dio”, quindi inconciliabile
con il cattolicesimo.
Certo, come ha scritto il cardinale Biffi nella
prefazione all'edizione del 2006 di “Pensare
la storia”, Messori è “un autore originale e
personalissimo, e non c'è l'obbligo di condividere tutte le sue sempre geniali opinioni”.
Ma non si può, allo stesso modo, non riconoscergli un “coraggioso servizio alla verità”,
che pagina dopo pagina, in una lettura non
sistematica ma a tutto campo della storia, la
illumina di uno spirito provvidenzialmente
onesto. E in tempi come quelli odierni, è atteggiamento molto più che apprezzabile.
Cristina Di Giorgi
GIUSEPPE MAGNARAPA PROPONE UNA VERSIONE ROMANZATA DI UNO DEI PIÙ DRAMMATICI FATTI DI CRONACA DEGLI ULTIMI ANNI
n angolo di purgatorio” (Ed. Solfanelli, 2013) è un romanzo ispirato
ad un notissimo fatto di cronaca:
il terribile ed efferato delitto di Cogne.
Che l'autore, come lui stesso precisa nella
premessa, non intende spiegare o chiarire.
“Accade spesso – scrive Giuseppe Magnarapa – che i romanzi si ispirino a fatti
realmente accaduti, soprattutto quando è
controverso il modo in cui essi si sono
svolti. Ma lo scrittore che li esplora attraverso l'ottica della sua immaginazione non
pretende di dar loro chiarimento: li trasfigura semplicemente, attraverso una narrazione che scaturisce dal confronto tra il
suo mondo interiore e le riflessioni evocate
dall'evento”.
Secondo Magnarapa, che oltre ad essere
scrittore (“Un angolo di purgatorio” è il
suo ottavo romanzo) è anche professore
universitario e neuropsichiatra, la morte
del piccolo Samuele e le circostanze in cui
è avvenuta sono state una fonte inesauribile
di stimoli intellettivi ed emotivi, ai quali
ciascuno ha reagito secondo il suo stile e
la sua forma mentis: “alcuni, cercando di
capire attraverso i pareri degli esperti e i
reportage dei giornalisti, oppure parlandone più volte con amici e conoscenti;
altri, come me, con un bisogno irrefrenabile
“U
Il racconto psicologico
di un delitto
L'autore: “Non intendo svelare la verità, ma dar sfogo
agli stimoli emotivi che il delitto di Cogne mi ha provocato”
di prendere carta e penna e mettersi a
scrivere”.
E' quindi questa l'origine di questo interessante romanzo, che racconta la storia di
Annalisa Blasi, processata per l'efferata
morte del figlioletto, condannata e rinchiusa
nel carcere di Torino. La donna, bella affascinante e benestante, continua a proclamarsi innocente. E lo fa con il sostegno
del padre e del marito, ma anche di una
campagna stampa promossa sulle pagine
del giornale locale. La scoperta del diario
di Annalisa, cominciato quando era un'adolescente e fattole recapitare in carcere, accompagna la donna ed il lettore in un viaggio che apre alcuni spiragli sulla verità e
soprattutto sullo sviluppo psicologico della
protagonista e sul suo rapporto con il ruolo
di madre. Pian piano, nello svolgersi di un
passato complesso e drammatico incrociato
con un altrettanto difficile presente, si svelano particolari e segreti ai quali, forse
suo malgrado, il cronista Fabrizio Bennati
si trova ad assistere, forse suo malgrado,
fino ad un finale che, sotto certi aspetti,
lascia con l'amaro in bocca.
CdG