Parte settima Le reti fognanti Premessa L’azione antropica sul territorio si è manifestata nei secoli in maniera sempre crescente ma, negli ultimi decenni, si è intensificata in modo esponenziale, in relazione alle accresciute potenzialità offerte dalla tecnologia. Si sono così verificati intensi fenomeni di trasformazione dell’uso del suolo, dovuti a processi di urbanizzazione, di industrializzazione e di coltivazione di vaste aree, che hanno comportato macroscopici interventi sul territorio. Pertanto la difesa idraulica del territorio non investe solamente le problematiche della difesa dalle inondazioni, ma anche il drenaggio delle aree urbane al fine di regolare le acque meteoriche in eccesso ed incanalarle in un sistema di canalizzazioni, di manufatti, apparecchiature e macchinari atti a raccogliere ed allontanare dagli abitati le acque meteoriche e le acque reflue prodotte dagli usi domestici, pubblici, artigianali ed industriali. Un sistema siffatto prende il nome di fognatura dinamica. La progettazione di una rete di fognatura è strettamente correlata alla conoscenza dell’afflusso meteorologico, pertanto origina dallo studio delle precipitazioni che, attraverso la mediazione del bacino, vengono trasformate in portate secondo vari modelli di trasformazione afflussi-deflussi. Infine, per una valida progettazione della rete di fognatura occorrono : Normativa vigente NORMATIVA STATALE: Circolare Ministeriale LLPP n.° 11633/74 "Istruzioni per la progettazione delle fognature e degli impianti di trattamento delle acque di rifiuto" Legge 10/5/1976 n.°319 "Norme per la tutela delle acque dall'inquinamento" Delibera C.I. 4.2.1977 - Allegato 4 " Norme tecniche generali per la regolamentazione dell'installazione e dell'esercizio degli impianti di fognatura e depurazione" Decreto Ministeriale LL.PP. 12/12/1985 "Norme tecniche relative alle tubazioni" COMPETENZE REGIONALI Piano Regionale di risanamento delle acque (art.8 Legge 319/76) Le reti fognanti 351 Supporto carografico Corografia 1:25.000 1:10.000 - delimitazione dei confini amministrativi, - delimitazione del bacino idrografico gravante sul centro da servire - idrografia superficiale Planimetria quotata 1:2000 o, meglio, 1:1000 - piano quotato con curve di livello ad intervallo di 0,50 m - spartiacque ed impluvi naturali Piani Urbanistici e Previsioni di sviluppo Dati demografici Popolazione residente (serie storica) Popolazione stabile non residente (collegi,caserme,ospedali) Popolazione fluttuante con pernottamento (alberghi, 2 case, ecc.) Popolazione fluttuante senza pernottamento (addetti unità lavorative) Dati relativi alle unità produttive Tipologia dell’attività Numero addetti Dati pluviometrici Dati sull’idrografia superficiale Dati freatimetrici 1. Caratteri di qualità delle acque di fogna 1.1 ‐ Acque reflue domestiche I caratteri di qualità delle acque reflue domestiche sono connessi fondamentalmente con la differente tipologia degli insediamenti, con le dotazioni idriche, con la natura ed il livello di dotazione dei servizi. Sussistono inoltre numerosi altri fattori che condizionano i caratteri delle acque di rifiuto domestiche, quali la successione delle stagioni, la presenza di acque di falda infiltrate, l'accidentale immissione di sostanze inusitate, ecc. I caratteri di qualità delle acque reflue, pertanto, in quanto dipendenti da un limitato numero di fattori determinatori, sono in linea di massima determinabili a priori. Le indagini di campo, anche se di tipo speditivo, sono peraltro sempre auspicabili e necessarie per avere valida conferma degli assunti progettuali. I principali indicatori ai quali viene fatto riferimento per quantizzare il livello di inquinamento delle acque reflue sono costituiti da parametri chimico fisici, dal contenuto di materiale organico, di materie solide, di nutrienti e di metalli pesanti. Le misure che vengono normalmente eseguite riguardano: il BOD ( Biochemical Oxygen Demand ): quantità di ossigeno richiesta dai microrganismi presenti in un liquame abilitati alla stabilizzazione aerobica delle sostanze organiche biodegradabili. La determinazione si effettua prelevando un campione di liquame contenuto all'interno di una bottiglia chiusa con un tappo misuratore della quantità di ossigeno consumata all'interno del contenitore. Con riferimento al valore misurato sul display a 5 giorni (BOD5) questo risulta un consumo di ossigeno pari al 68% del totale richiesto per la stabilizzazione. 352 Figura 1. Contenitore per la misurazione del BOD il COD ( Chemical Oxygen Demand ): quantità di ossigeno richiesta da un liquame per conseguire la ossidazione chimica della quasi totalità delle sostanze organiche, sia biodegradabili che non biodegradabili. Il valore del COD di un liquame è sempre superiore al valore del BOD e non risente della presenza di inibitori tossici. il TOC ( Total Organic Carbon ): è una determinazione che, attraverso la titolazione dl carbonio presente nel liquame, individua la totalità di sostanze organiche presenti nel liquame. i solidi sospesi l'azoto ammoniacale e nitroso il fosforo, totale e come ortofosfati i tensioattivi gli olii ed i grassi i metalli pesanti, specie il piombo e lo zinco. Facendo riferimento alla situazione italiana, un liquame bruto domestico è caratterizzato da un BOD5 pari a 200-300 ppm, con valori di picco, rilevabili nelle prime ore della giornata, pari a 400500 ppm. Nei collettori nei quali forte è la presenza di acque di falda infiltrate, il BOD5 può scen- dere fino a valori di 100 ppm. 1.2 ‐ Acque di drenaggio di origine meteorica I caratteri di qualità delle acque di drenaggio urbano sono connessi fondamentalmente con le condizioni meteorologiche di tempo di pioggia, con l’intensità della precipitazione, con la differente tipologia degli insediamenti, con l'inquinamento atmosferico, con il materiale sedimentato nelle fogne, con la natura e la quantità dei sedimenti sulla superficie dilavata. Sussistono inoltre numerosi altri fattori che condizionano i caratteri delle acque di pioggia, quali la successione delle stagioni, il numero di giorni non piovosi che precedono l'evento pluviometrico, la presenza di acque di falda infiltrate, la natura ed il livello di dotazione dei servizi, le dotazioni idriche, l'accidentale immissione di sostanze non usuali, ecc. I caratteri di qualità delle acque di drenaggio, pertanto, in quanto dipendenti da un elevato numero di fattori determinatori e da un elevatissimo numero di fattori accessori, non sono determinabili a priori, ma richiedono lunghe ed onerose indagini di campo volte alla loro acquisizione in termini statisticamente significativi. I principali indicatori ai quali viene fatto riferimento per quantizzare il Le reti fognanti 353 livello di inquinamento delle acque di drenaggio sono costituiti da parametri chimico fisici, dal contenuto di materiale organico, di materie solide, di nutrienti e di metalli pesanti. Le misure che vengono normalmente eseguite riguardano: per i parametri chimico fisici per il materiale organico per le materie solide per i nutrienti per i metalli pesanti pH, Temperatura, Conducibilità, Torbidità BOD, COD e TOC Solidi sospesi Fosforo (totale e come ortofosfato) Piombo, Zinco, Mercurio, Cadmio, Rame Durante le precipitazioni i caratteri di qualità delle acque di pioggia risultano molto variabili in funzione sia del tasso e della natura dell'inquinamento atmosferico al momento presente, sia del ruscellamento e della contaminazione superficiale (presenza di vegetazione, erosione delle pavimentazioni e del suolo, materia organica presente sulla superficie, traffico veicolare, rifiuti dell'attività umana, ecc.), sia della capacità di mobilitazione di materiale sedimentato nelle canalizzazioni della rete di fognatura. 2. Impianti di Fognatura – Definizioni L’Allegato 4 alla Delibera del Comitato Interministeriale relativo alle “ Norme tecniche generali per la regolamentazione dell’installazione e dell’esercizio degli impianti di fognatura e depurazione” riporta le definizioni di un’usuale e ricorrente terminologia che verrà spesso richiamata nei paragrafi seguenti. “Per impianto di fognatura si intende il complesso di canalizzazioni, generalmente sotterranee, atte a racco- gliere ed allontanare da insediamenti civili e/o produttivi le acque superficiali (meteoriche, di lavaggio, ecc.) e quelle reflue provenienti dalle attività umane in generale. Le canalizzazioni funzionano a pelo libero; in tratti particolari il loro funzionamento può essere in pressione (condotte di mandata da stazioni di sollevamento, attraversamenti in sifoni, ecc.). Una rete di fognatura può essere a sistema misto quando raccoglie nella stessa canalizzazione sia le acque di sistema separato se le acque reflue vengono raccolte in una appo- tempo asciutto, che quelle di pioggia, ed a sita rete distinta da quella che raccoglie le acque superficiali. Le canalizzazioni, in funzione del ruolo che svolgono nella rete fognaria, sono distinte secondo la seguente terminologia: fogne: canalizzazioni elementari che raccolgono le acque provenienti da fognoli di allacciamento e/o da caditoie, convogliandole ai collettori; collettori: canalizzazioni costituenti l'ossatura principale delle rete che raccolgono le acque provenienti dalle fogne e, allorché conveniente, quelle ad essi direttamente addotte da fognoli e/o caditoie. I collettori a loro volta confluiscono in un emissario; emissario: canale che, partendo dal termine della rete, adduce le acque raccolte al recapito finale. 1) Le canalizzazioni fognarie e le opere d'arte connesse devono essere impermeabili alla penetrazione di acque dall'esterno e alla fuoriuscita di liquami dal loro interno nelle previste condizioni di esercizio. Le sezioni prefabbricate devono assicurare l'impermeabilità dei giunti di collegamento e la linearità del piano di scorrimento. La impermeabilità del sistema fognario deve essere attestata da appositi certificati di collaudo. 2) Le canalizzazioni e le opere d'arte connesse devono resistere alle azioni di tipo fisico, chimico e biologico eventualmente provocate dalle acque reflue e/o superficiali correnti in esse. Tale resistenza potrà essere assicurata sia dal materiale costituente le canalizzazioni, che da idonei rivestimenti. L'impiego del materiale di rivestimento e delle sezioni prefabbricate è ammesso solo su presentazione di apposita dichiarazione di garanzia, debitamente documentata, della ditta di fabbricazione. Le canalizzazioni costituite da materiali metallici devono, inoltre, risultare idoneamente protette da eventuali azioni aggressive provenienti sia dall'esterno, che dall'interno delle canalizzazioni stesse. Il regime delle velocità delle acque nelle canalizzazioni deve essere tale da evita- 354 re sia la formazione di depositi di materiali, che l'abrasione delle superfici interne. I tempi di permanenza delle acque nelle canalizzazioni non devono dare luogo a fenomeni di settizzazioniI delle acque stesse. 3) Manufatti di ispezione devono di norma essere previsti ad ogni confluenza di canalizzazione in un’ altra, ad ogni variazione planimetrica tra due tronchi rettilinei, ad ogni variazione di livelletta ed in corrispondenza di ogni opera d'arte particolare. II piano di scorrimento nei manufatti deve rispettare la linearità della livelletta della canalizzazione in uscita dai manufatti stessi. I manufatti di cui sopra devono avere dimensioni tali da consentire l'agevole accesso al personale addetto alle operazioni di manutenzione e controllo. Lungo le canalizzazioni, al fine di assicurare la possibilità di ispezione e manutenzione, devono disporsi manufatti a distanza mutua tale da permettere l'agevole intervento del personale addetto. 4) Le caditoie devono essere munite di dispositivi idonei ad impedire l'uscita dalle canalizzazioni di animali vettori e/o di esalazioni moleste. Esse devono essere disposte a distanza mutua, tale da consentire la veloce evacuazione nella rete di fognatura delle acque di pioggia e comunque in maniera da evitare ristagni di acque sulle sedi stradali o sul piano di campagna. 5) Tutti gli allacciamenti previsti alle reti pubbliche devono essere muniti di idonei manufatti, le cui dimensioni ed ubicazione devono permettere una agevole ispezionabilità al personale addetto alle operazioni di manutenzione e controllo 6) Gli scaricatori di piena da reti di tipo misto devono essere dimensionati in modo tale da assicurare che le acque scaricate presentino una diluizione compatibile con le caratteristiche e con l'uso del ricettore. I rapporti di diluizione e le modalità di scarico verranno stabiliti dagli Enti competenti alla autorizzazione allo scarico. 7) Le stazioni di sollevamento devono essere sempre munite di un numero di macchine tale da assicurare una adeguata riserva. I tempi di attacco e stacco delle macchine devono consentire la loro utilizzazione al meglio delle curve di rendimento ed al minimo di usura, tenendo conto che i periodi di permanenza delle acque nelle vasche di adescamento non determinino fenomeni di setticizzazione delle acque stesse. Le stazioni di sollevamento devono essere munite o collegate ad idonei scaricatori di emergenza, tali da entrare autonomamente in funzione in caso di interruzione di fomitura di energia. Qualora per ragioni planoaltimetriche non risulti possibile la installazione di scaricatori di emergenza, le stazioni di sollevamento devono, in aggiunta alla normale alimentazione di energia, essere munite di autonomi gruppi energetici, il cui stato di manutenzione deve essere attestato dalle annotazioni riportate su apposito registro. Autonomi gruppi energetici devono, inoltre, essere previsti in tutti quei casi in cui il ricettore - dove potrebbe sversare lo scarico di emergenza - è sottoposto a particolari vincoli. 8) La giacitura nel sottosuolo delle reti fognarie deve essere realizzata in modo tale da evitare interferenze con quella di altri sottoservizi. In particolare le canalizzazioni fognarie devono sempre essere tenute debitamente distanti ed al di sotto delle condotte di acqua potabile. Quando per ragioni planoaltimetriche ciò non fosse possibile, devono essere adottati particolari accorgimenti al fine di evitare la possibilità di interferenze reciproche. 9) Lo studio di una rete di fognatura deve sempre riferirsi per gli elementi di base (previsioni demografiche ed urbanistiche, dotazioni idriche, dati pluviometrici, tipologia portata e qualità dei liquami, etc.) a dati ufficiali o comunque resi tali da apposita dichiarazione delle competenti Autorità. 10) La scelta del tipo di materiale delle canalizzazioni deve essere effettuata sulla base delle caratteristiche idrauliche, della resistenza statica delle sezioni, nonché in relazione alla tipologia ed alla qualità dei liquami da convogliare. Le canalizzazioni devono essere sempre staticamente verificate ai carichi esterni permanenti ed accidentali, tenendo conto anche della profondità di posa e delle principali caratteristiche geotecniche dei terreni di posa e di ricoprimento. 11) L'ente gestore della fognatura deve predisporre un idoneo programma di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria della rete di fognatura gestita. Tale programma deve, in particolare, definire gli intervalli di IRistagno e putrefazione con conseguenti infezioni Le reti fognanti 355 tempo entro i quali effettuare le normali operazioni di spurgo della rete nonché le verifiche concernenti sia le condizioni statiche dei manufatti e lo stato di usura dei rivestimenti. L'attuazione di detto programma deve risultare da specifiche annotazioni da riportarsi su apposito registro. L'ente gestore deve, inoltre, disporre di una planimetria quotata sviluppata in una scala adeguata per permettere la chiara individuazione della rete fognante gestita. La stessa planimetria deve riportare lo schema della rete di distribuzione dell'acqua potabile. La planimetria di cui sopra deve risultare costantemente aggiornata. Gerarchicamente, procedendo dagli allacci dei privati e dalle caditoie stradali fino a giungere, dopo opportuni trattamenti, al recapito finale di restituzione delle acque reflue in un recettore naturale, si distinguono: fognoli di allacciamento : di dimensione non inferiore a 200 mm, consentono la immissione in rete degli scarichi domestici, dei servizi pubblici e delle acque meteoriche raccolte dalle caditoie stradali. canali di fogna : costituiscono la rete ramificata aperta che percorre tutte le strade del centro abitato, eccettuate quelle servite dai collettori principali . collettori principali : canalizzazioni a servizio di vaste aree. collettori emissari : grandi canali che, raccolte le portate dai collettori principali, provvedono all'allontanamento delle acque attraverso gli scaricatori di piena: le portate nere, raccolte nel canale fugatore, vanno all'impianto di depurazione mentre le portate meteoriche vengono reimmesse al recettore con canali fugatori. Figura 2. Rete fognante della città di L’Aquila Le reti di fognatura sono, in genere, del tipo ramificato aperto. Il funzionamento idraulico è a superficie libera, pur non mancando esempi di reti progettate anche per il funzionamento in pressione. Con specifico riferimento all'origine delle acque raccolte e trasportate, le reti di fognatura vengono classificate in: 356 reti di fognatura a sistema unitario Raccolgono e convogliano le acque pluviali e le acque reflue con un unico sistema di canalizzazioni. In questi sistemi i collettori sono dimensionati in funzione delle portate meteoriche conseguenti al- l’evento di pioggia in progetto. Questa portata è nettamente maggiore (centinaia di volte) della portata delle acque reflue e poiché l’impianto di depurazione è dimensionato con valore di poco superiore alla portata nera (portata nera diluita con rapporto di diluizione da 1- a 4) , il supero dovrà essere scaricato direttamente nel mezzo recettore con opportuni manufatti detti scaricatori di piena. L’ubicazione di questi dispositivi è consigliabile ogni qual volta sia possibile lo scarico diretto nel recettore (scarichi di alleggerimento) e comunque all’ingresso del depuratore . In questi sistemi il lavaggio della fognatura è legato al regime pluviometrico, pertanto nei periodi di secca l’esigua portata nera defluisce con velocità molto bassa con conseguente sedimentazione dei solidi e l’innesco di fenomeni putrefattivi. In seguito si chiarirà meglio questo aspetto e si descriveranno le soluzioni possibili per la risoluzione del problema. Figura 3. Schema di fognatura con sistema unitario reti di fognatura a sistema separato Le acque reflue vengono raccolte e convogliate con un sistema di canalizzazioni distinto dal sistema di raccolta e convogliamento delle acque pluviali. La dimensione dei collettori delle acque pluviali è praticamente identico a quello della corrispondente rete unitaria, mentre la rete nera è caratterizzata da spechi di modeste dimensioni. Generalmente la rete pluviale scarica direttamente nel mezze recettore ; oggi, dal punto di vista ambientale, si tende a separare le portata di prima pioggia che, soprattutto dopo un lungo periodo di siccità, presenta elevati contenuti inquinanti a seguito del lavaggio delle superfici stradali . Il sistema separato garantisce una portata nera pressoché costante all’impianto di depurazione però, data la limitata quantità, può creare problemi di smaltimento della parte solida, soprattutto nei tratti pianeggianti, per mancanza del lavaggio operato della portata pluviale. Figura 4. Schema di fognatura con sistema separato Le reti fognanti 357 Non esistono ragioni di validità di un sistema rispetto all’altro. Dal punto di vista igienico-sanitario entrambi i sistemi presentano il limite di non consentire il completo conferimento del carico inquinante, raccolto dalla fognatura, all’impianto di trattamento finale. Nel sistema separato, privo di separatori di prima pioggia, le acque di lavaggio delle strade sono scaricate dai collettori pluviali, senza trattamento, nei recettori. Nel sistema misto , durante eventi tenui di pioggia, che attivano gli scaricatori di piena con gradi di diluizione poco superiori alla norma, una parte del carico inquinante connesso alle portate nere è sversato direttamente nel recettore senza trattamento. Infine costatato che l’inquinamento delle acque di prima pioggia è causato principalmente dal dilavamento delle superficie pavimentate (strade e piazze), nella realizzazione di nuove reti di fognatura, in entrambi i sistemi, si tende a isolare, a monte dell’immissione nella rete, le acque di pioggia intercettate e raccolte dai tetti e convogliarle verso il recettore più vicino, su terreni permeabili o, attraverso pozzi perdenti, direttamente nella falda. Le esigenze della raccolta ed allontanamento delle acque nere e delle bianche sono diverse e possono portare a situazioni fra loro inconciliabili che rendono obbligata la scelta del sistema separato: Le acque nere : impongono : profondità di posa al disotto della rete idrica; pendenza sufficiente per un continuo deflusso ammettono : sollevamento meccanico caratterizzato da portate esigue e basse prevalenze. Le acque bianche : impongono : funzionamento a gravità (fatta l’unica eccezione del recettore a quota maggiore della sezione terminale dell’emissario) ammettono : posa superficiale (al limite pendenze naturali del reticolo idrografico) basse pendenze 3. Tipologia delle reti di fognatura Le reti di fognatura, come già detto, sono costituite da canali chiusi funzionanti a superficie libera. L'andamento plano-altimetrico delle reti, pertanto, risulta strettamente connesso alla morfometria dei luoghi ed alla natura ed ubicazione del mezzo ricettore finale; in funzione delle differenti realtà, originano due schemi elementari o di base, perpendicolare ed a ventaglio, che potendo coesistere tra loro realizzano schemi multipli: longitudinale, a terrazze e radiale . a ‐ Schema perpendicolare: i collettori principali, disposti sulle linee di massima pendenza, confluiscono nell’emissario che scorre parallelamente al mezzo recettore fino all’impianto di depurazione. Figura 5 358 con sistema misto, con scaricatori di piena al termine dei collettori principali; con sistema separato, con i collettori pluviali che sversano direttamente nel recettore ; con sistema separato e separatori di prima pioggia ubicati al termine dei collettori pluviali ed in prossimità dell’e-missario. b ‐ Schema a ventaglio : i collettori principali, che raccolgono le reti dei bacini secondari, confluiscono in un unico punto dal quale inizia l’emissario verso l’impianto di trattamento. Se il sistema è misto in questo punto verrà posizionato lo scaricatore di piena. Figura 6 c ‐ Schema a terrazze: l’orografia del territorio impone la realizzazione di sottobacini indipendenti tra di loro. Ognuno di essi è a servizio della propria zona posta a quota diversa e dotata di una propria ed autonoma configurazione Figura 7 d ‐ Schema radiale : Il centro da servire risulta suddiviso in più settori ognuno con rete di fognatura propria e con distinto recapito finale. Lo schema è tipico di città collinari con impluvi che convogliano verso bacini distinti Le reti fognanti 359 Figura 8 4. La geometria delle sezioni degli spechi di fognatura Gli spechi di fognatura, tutti, per ragioni igieniche, realizzati a sezione chiusa, hanno forme geometriche caratteristiche e differenziate in funzione del tipo di rete. Nel caso di reti separate: le acque bianche vengono incanalate in spechi a sezione circolare. In caso di collettori o emissari a servizio di vasti bacini e per i quali è previsto il vettoriamento di portate elevate, si ricorre all'adozione di più spechi a sezione circolare funzionanti in parallelo. Non sono infrequenti casi di adozione di sezioni rettangolari di grandi dimensioni. In queste, per contenere lo spaiamento delle acque in concomitanza di piccole portate, si ricorre all’accortezza di sagomare il fondo con doppia falda convergente verso il centro; le acque reflue vengono evacuate in spechi a sezione circolare di dimensione compresa da un minimo di 250 mm ad un massimo di 800 mm (Tubi di Grès e P.V.C.). Nel caso di necessità di adozione di spechi di dimensione superiore, si ricorre all'impiego di spechi di sezione semiovoidale fino alla dimensione 70x70 cm e, successivamente, per dimensioni maggiori si adottano spechi ovoidali fino alla dimensione 160x240 cm . Figura 9. Sezioni correnti per spechi di fognatura Nel caso di reti unitarie le acque, sia reflue che di pioggia, vengono trasportate, come già detto, in unica canalizzazione realizzata, per le piccole e medie portate, con spechi a sezione circolare. Per 360 dimensioni maggiori a diametri commerciali, si adottano spechi ovoidali senza banchina. I grandi collettori ed i canali emissari vengono realizzati con spechi con sezioni banchinate di notevoli dimensioni (fino a 3200x3200 ed oltre) Figura 10. Sezioni storiche per grandi spechi di fognatura Il ricorso all'adozione di sezioni policentriche ovoidali sia per la rete nera di sistemi separati sia per le reti miste è dettato da necessità idrauliche. Le portate nere, di limitata entità se raffrontate alle portate bianche prodotte dalla stessa area servita (rapporti nero/bianco compresi tra 1/100 e 1/600), debbono essere vettoriate con velocità sostenuta sia per ridurre i tempi di permanenza del liquame in fognatura, sia per ostacolare fenomeni di sedimentazione delle sostanze organiche ed inorganiche presenti nei reflui. Lo scopo viene conseguito ricorrendo all'impiego di spechi a sezione circolare per piccole canalizzazioni ed a sezione ovoidale per dimensioni medie e grandi. In questi ultimi le portate delle acque reflue vengono ad interessare la zona caratterizzata da forte curvatura ed elevato valore del raggio idraulico, fattore determinatore di elevata velocità di flusso. 5. Materiali per canalizzazioni Il trasporto dell’acqua è distribuito tra tubazioni realizzate in materiali con proprietà fisiche, chimiche e meccaniche proprie che, a seconda dei casi , lo rendono più o meno idoneo alle reali condizioni di utilizzazione. Conseguentemente le tubazioni realizzate con differenti materiali hanno un proprio caratteristico campo di applicazione, in funzione: delle pressioni di esercizio delle sollecitazioni dinamiche (traffico) o accidentali (sovrappressioni di moto vario) della tendenza alla corrosione della resistenza all’aggressività A tutt’oggi non esiste ancora in Italia una legislazione o dei regolamenti che trattano della conservazione delle reti di fognatura nei riguardi delle interazioni fisico-chimiche tra materiali ed ambiente di posa. L’argomento è della massima importanza, in quanto strettamente correlato alla durata nel tempo dell’efficienza delle opere. Nell’analisi comparativa tra tubazioni e canalizzazioni realizzate con differenti materiali, vengono prese in esame le caratteristiche più salienti con specifico riferimento all'impiego nel trasporto di liquami. Queste sono: la resistenza alla corrosione ed all'abrasione la resistenza al flusso il comportamento meccanico e la posa in opera il tipo di giunto e pezzi speciali Il mercato risponde in maniera esaustiva offrendo un’ampia gamma di prodotti che, a seconda del materiale, possono essere classificati in tubazioni : Le reti fognanti 361 Metalliche: acciaio, ghisa sferoidale; l’acqua, sempre presente nel terreno, ne determina il comportamento elettrolitico. Le tubazioni metalliche, di acciaio e di ghisa, queste ultime in minore misura, vanno incontro a fenomeni di corrosione elettrochimica. Il fenomeno può essere ingenerato sia dalla naturale formazione di pile galvaniche dovute all'eterogeneità del contatto suolo metallo, sia dalla presenza nel suolo di correnti vaganti disperse da sistemi funzionanti a corrente continua. Lapidee: calcestruzzo armato, sia ordinario che precompresso, cemento amianto, Ecored, ceramico ; il calcestruzzo ed il cemento amianto, se ben lavorati, normalmente non destano preoccupazioni per l'interazione con l'ambiente di posa. Solo in particolari condizioni, quali quelle connesse con eccesso di anidride carbonica, presenza di sali di magnesio e di solfati, è da attendersi l'attacco chimico dei conglomerati e la consequenziale loro disgregazione. Plastiche: PVC (policloruro di vinile), PRFV (poliestere rinforzato con fibre di vetro) e PEAD (polietilene ad alta densità). I polimeri, matrice delle tubazioni di materiale plastico, per loro natura sono resistenti agli attacchi chimici da parte dei suoli, mentre la presenza di sostanze addittivate può modificare tale comportamento.Il decadimento delle caratteristiche meccaniche delle tubazioni di materiale plastico è dovuto all'assorbimento di acqua e dei suoi soluti, specie i cloruri. materiali cotti o ceramici : essenzialmente tubazioni realizzate in grès ceramico; sono caratterizzati da spiccata resistenza all’azione chimica dell’ambiente. Ottima è la resistenza anche nei riguardi delle sostanze considerate critiche per i materiali legati. Per ciascun tipo di tubo verranno illustrati sinteticamente i processi di realizzazione ed i principali campi d utilizzazione . 5.1. Tubi di ghisa La ghisa è un materiale ferroso con elevato contenuto di carbonio. Nella fase di raffreddamento dallo stato fuso si ha la separazione di grafite sotto forma lamellare distribuita nella massa metallica. La presenza di grafite consente la lavorabilità della ghisa, ma la rende, nel contempo, fragile e poco resistente. Nel 1950 ricercatori americani, aggiungendo alla ghisa fusa, alla temperatura di circa 1350 °C, piccole quantità di magnesio, ottennero la ghisa sferoidale, caratterizzata dalla presenza di grafite libera in forma di noduli. Le caratteristiche meccaniche del nuovo materiale risultano confrontabili con quelle dell'acciaio per tubazioni, con perdita della fragilità e resistenza a trazione pari a 40-50 kg/mm2. Ghisa grigia: la grafite si presenta sotto forma di lamelle che si comportano come micro-cricche interne. Ai bordi delle lamelle agiscono punti di tensione in seguito alla concentrazione di linee di forza, causando rotture di tipo fragile senza deformazione plastica. Figura 11. Micrografia di una ghisa grigia Ghisa sferoidale o duttile: assenza di concentrazione di linee di forza poiché la grafite si presenta sotto forma di miscro-sfere. Pertanto si avrà deformazione plastica senza rotture di tipo fragile. Figura 12. Micrografia di una ghisa grigia A ed una ghisa sferoidale B 362 I tubi di ghisa venivano realizzati con ghisa grigia di seconda fusione, colata entro forme verticali realizzate con terra di fonderia secondo la più antica tradizione adottata per costruire i cannoni. Le prime utilizzazioni di questi tubi risalgano al 1445 per la realizzazione di un acquedotto per il castello di Dillimgurb (Germania) , rimasto in esercizio fino al 1760, anno di distruzione del castello. Nel 1639 : condotte Medicee in Firenze – ancora in esercizio per alcuni tronchi ; nel 1644 realizzazione delle condotte di Versailles, in parte ancora in esercizio . La ghisa sferoidale è ottenuta per fusione, al cubilotto (1), di ghisa in pani, rottami di ghisa, acciaio e ferro leghe. Dal cubilotto la ghisa passa ad un forno elettrico (2), il quale assicura uniformità di composizione e di temperatura. Il successivo trattamento di sferoidizzazione (3) si raggiunge aggiungendo piccole quantità di magnesio ( 0,06%). Figura 13 I tubi di ghisa sferoidale vengono prodotti per centrifugazione entro conchiglia metallica (metodo De Lavaud-Arens ) o entro cassaforma rivestita con terra da fonderia (metodo Moore). a Metodo De Lavaud‐Arens La ghisa liquida viene versata, con apposito canale ed in quantità, in peso, occorrente per realizzare il tubo dello spessore assegnato (funzione della pressione di esercizio alla quale viene assegnato) nella conchiglia , raffreddata ad acqua, posta in veloce rotazione e traslazione, per tutta la sua lunghezza. Il metallo liquido, tenuto a contatto con la superficie interna della conchiglia dalla forza centrifuga, solidifica e forma il tubo, mentre la estremità opposta della conchiglia è chiusa da un’anima riproducente la sagoma interna del bicchiere . Figura 14 Al termine della centrifugazione il tubo estratto viene avviato al forno di ricottura, nel quale subisce un trattamento termico per trasformare la struttura della matrice perlitica, causata dal rapido raffreddamento della conchiglia, in una struttura a riverbero ferritica. (Figura 15). I tubi sono mantenuti nel forno per circa 25 minuti alla temperatura di circa 900 °C; infine, raffreddati lentamente, vengono estratti dal forno alla temperatura di circa 300 °C . Le reti fognanti 363 Figura 15 b Metodo Moore Questo processo di fabbricazione, adottando conchiglie rivestite con terra di fonderia (materiale refrattario) con conseguente lento raffreddamento del tubo, evita il trattamento di ricottura. A fronte di un risparmio energetico, risulta più laboriosa la fase di preparazione delle conchiglie, che devono essere rivestite prima di ogni colata, con conseguente rallentamento della catena di produzione. Rivestimenti protettivi e tinteggiature Terminato il processo di fabbricazione, i tubi sono avviati alla zincatura e collaudati idraulicamente. Figura 16. Zincatura Figura 17. Collaudo Idraulico A questo punto viene applicato, internamente e per centrifugazione, un rivestimento realizzato con malta di cemento alluminoso che conferisce al tubo un miglior coefficiente di scabrezza. Al termine della stagionatura del rivestimento interno, le tubazioni vengono verniciate esternamente con vernici epossidiche applicate a spruzzo. 364 Figura 18. A seconda del rivestimento esterno la commercializzazione li distingue in Integral (per fognature) - con rivestimento esterno in zinco metallico ricoperto da una vernice epossidica di colore rosso per dare la possibilità di identificazione delle reti idriche una volta posate; Figura 19 Natural (per acquedotti) – con rivestimento esterno multistrato zinco + alluminio, dove l’alluminio ha la funzione di prolungare, nel tempo, l’azione protettiva dello zinco e quindi la durata del tubo. Un’ulteriore protezione è data da un rivestimento aggiuntivo di finitura con vernice epossidica di azzurro che sostituisce la tradizionale vernice bituminosa. Figura 20 Alpinal : (per innevamento artificiale) – rappresentano un sistema di tubi e raccordi antisfilamento, resistenti fino ad una pressione interna di 100 bar Figura 21 Le reti fognanti 365 I tubi di ghisa sferoidale sono prodotti in barre lunghe 6 m con diametri variabili da 40 mm a 900 mm. Eccezionalmente, per realizzazioni esclusive, sono stati realizzati di diametro fino a 2000 mm. Figura 22 Giunzioni e montaggio tubazioni La giunzione dei tubi di ghisa avviene essenzialmente introducendo l’estremità liscia del tubo nel corrispondente bicchiere. Anticamente l’intercapedine anulare risultante veniva riempita di piombo fuso ribattuto a freddo, realizzando un giunto di tipo plastico soggetto, anche per piccoli cedimenti, a perdite. Con l’avvento della ghisa sferoidale, caratterizzata da elevate capacità elastiche, sono state ricercate tipologie di giunti che assicurassero anche una perfetta tenuta idraulica del giunto. Questo si è reso possibile anche per la creazione di mescole di gomma naturale e sintetica particolarmente pure, chimicamente stabili, esenti da forme di invecchiamento e rilassamento, sicure dal punto di vista igienico e conformate in modo da assicurare, con la sola compressione, la tenuta idraulica. Questi giunti sono essenzialmente di due tipi : Automatico o Rapido (push on joint) - Figura 23: la giunzione è ottenuta per compressione di una guarnizione in elastomero EPDM (etilene-propilene), inserita nell’apposito alloggiamento all’interno del bicchiere, sulla canna del tubo imboccato. La particolare forma tronco-conica ed il profilo divergente, a coda di rondine, assicurano la compressione necessaria alla tenuta, trasmettendo la pressione dell’acqua alla superficie cilindrica di contatto con la tubazione, generando forze antisfilamento proporzionali alla pressione interna. Figura 23 . Giunto Rapido La Figura 23 illustra le fasi di montaggio dei tubi di ghisa con Giunto Rapido . Pulizia accurata dell’interno del bicchiere, sede della guarnizione, e dell’estremità liscia del tubo da imboccare; tracciamento della linea di fede di lunghezza inferiore di 10 mm rispetto alla profondità del bicchiere; questo giuoco, all’interno del bicchiere, ha lo scopo di assicurare la discontinuità elettrica 366 e meccanica della condotta; introduzione della guarnizione con la coda di rondine rivolta verso il fondo del bicchiere; verificata la coassialità delle tubazioni , avviene la messa in tiro fino a quando la linea di fede raggiunge il lembo del bicchiere. Figura 24. Procedure per il montaggio di tubazioni di ghisa con il giunto rapido Meccanico o Express (mechanical joint) - Figura 25. Questi tipi di giunto conferiscono una notevole elasticità alla condotta, consentendo deviazioni angolari tra tubi contigui senza alcuna riduzione della tenuta idraulica, anche per eventuali depressioni in condotta (ad esempio in fase di vuotatura dell’acquedotto). Figura 25. Giunto Express La Figura 26 illustra le fasi di montaggio dei tubi di ghisa con Giunto Express . Pulizia accurata dell’interno del bicchiere, sede della guarnizione, e dell’estremità liscia del tubo da imboccare; Inserimento della controflangia sull’estremità liscia del tubo, con la concavità rivolta verso il bicchiere e successiva introduzione della guarnizione; tracciamento della linea di fede di lunghezza inferiore di 10 mm rispetto alla profondità del bicchiere; questo giuoco, all’interno del bicchiere, ha lo scopo di assicurare la discontinuità elettrica e meccanica della condotta; introdurre l’estremità liscia del tubo fino a far coincidere la linea di fede con il piano frontale del bicchiere; far scorrere la controflangia fino a farla aderire alla guarnizione e serrare, progressivamente, con chiave dinamometrica i dadi con passate successive e seguendo lo schema di serraggio Le reti fognanti 367 Figura 26. Procedure per il montaggio di tubazioni di ghisa con Giunto Express Nelle tubazioni unite con giunti a bicchiere la pressione interna P agisce perpendicolarmente a qualsiasi piano, generando una forza f=P* ( area della sezione) . Tutte le componenti radiali sono contenute dallo spessore della parete del tubo; le componenti assiali agiscono su di un piano perpendicolare all’asse del tubo. Nel caso di un cambio di direzione le forze P* si compongono in una forza risultante F (Figura 27). Generalmente queste forze risultanti sono bilanciate da blocchi di ancoraggio opportunamente dimensionati, o solidarizzando le tubazioni in tratte sufficientemente lunghe per equilibrare queste forze con l’attrito che si genera tra condotta e terreno. Figura 27 Nelle tubazioni di acciaio la solidarizzazione delle tubazioni è conseguente alla giunzione per saldatura, mentre nella tubazioni di ghisa possono essere utilizzati giunti antisfilamento<. Rapido Vi : nella guarnizione, simile per forma e nelle modalità di messa in opera al giunto rapi- do gia descritto, sono annegati inserti metallici, che aderendo all’estremità liscia del tubo, si ancorano per attrito quando la condotta viene messa in pressione. Figura 28 368 Universal Tyton Novo‐Sit ed Universal Tyton Tis‐K Nel primo tipo viene posizionato un anello di fissaggio all’interno del bicchiere, nella camera antifilamento di forma concava; la guarnizione , di superficie convessa a sezione trapezoidale, è realizzata con inserti metallici e la tenuta del giunto è garantita, inoltre, dall’appoggio dell’anello su un cordone di saldatura effettuato sull’estremità liscia del tubo. Figura 29 Nel tipo Tis-K l’anello di fissaggio ha un taglio, che nella fase di montaggio dovrà essere posizionato in alto, al cui interno viene inserito un cuneo il quale viene ruotato di 90° verso il fronte del bicchiere . Successivamente viene agganciato alla parte superiore del bicchiere. Figura 30 Ai tubi per condotta si unisce una vasta gamma di pezzi speciali, realizzati per colata entro forme fisse della ghisa fusa, con le estremità generalmente a bicchiere o a flangia, all’interno dei manufatti, o quando è necessario introdurre riduzioni, giunti di dilatazione (a) smontaggio (b) e valvolismi (c) (Figura 31) Figura 31 La resistenza all'abrasione e le caratteristiche idrauliche sono condizionate dalla resistenza del ri‐ vestimento interno realizzato con malta cementizia. Il giunto a bicchiere ha una buona tenuta ga‐ rantita da guarnizione di gomma. La posa in opera è condizionata dal peso elevato delle tubazioni. Il tubo, rigido, non richiede particolari prescrizioni per il letto di posa e per il rinfianco. Le reti fognanti 369 5.2. Tubazioni di gres Argilla, acqua e fuoco sono i componenti principali dei tubi di gres ceramico prodotti in barre lunghe 2,0 m. I diametri variano da 200 mm a 800 mm. Il giunto è a bicchiere con tenuta idraulica garantita da guarnizione prefabbricata e solidale al tubo realizzata con resina poliuretanica. Il ciclo di produzione è riprodotto nel seguente schema Le argille, prelevate nelle cave, dosate in quantità proporzionali e sottoposte ad un controllo di qua‐ lità (1), vengono introdotte nei mescolatori ad elica per essere frantumate e raffinate per ottenere un impasto omogeneo (2) al quale si aggiunge la chamotte (3), scarti di lavorazione o quelli derivati dal‐ la presenza di tubi difettosi o dalla rottura degli stessi, che viene reintrodotta nel ciclo produttivo. L'impasto, opportunamente umidificato (4), passa all’insilatore, per la plastificazione, ad ai reparti di estrusione (5) dove i tubi ed i vari manufatti in gres vengono formati. I tubi vengono posti in carrelli metallici ed introdotti in capaci essiccatori a tunnel (6). Figura 32. Estrusione Dopo essiccati, vengono immersi in un bagno di engobbio (7) e sottoposti a successivo trattamento termico di cottura e vetrificazione dove, superato un tunnel di preriscaldamento, sono immessi nel forno per circa 70 ore alla temperatura di circa 1100° (8). 370 Figura 33. Essiccazione e bagno di engobbio Figura 34. Tubi prima e dopo la cottura al forno La cottura ad alte temperature aumenta la coesione del materiale, che acquista in durezza e resistenza meccanica, chiude le porosità e vetrifica le superfici rendendo il tubo impermeabile e con elevata resistenza nei confronti di tutte le sostanze aggressive, acidi ed alcali, del terreno di posa e delle acque di fogna. Fa eccezione il solo acido fluoridrico. I pezzi scelti e classificati (9) vengono dotati di giunzioni flessibili in poliuretano . Figura 35. Guarnizione in poliuretano Il particolare profilo del giunto, le caratteristiche di elasticità del materiale, nonché l’interferenza tra punta e bicchiere consentono di ottenere giunzioni di tenuta idraulica fino a 0,5 bar e minimi disassamenti (80 mm per metro per tubi < 20 cm , 30 mm per metro per tubi dal 250 al 500 mm ed infine 20 mm per metro per tubi dal 600 al 800 mm). Le reti fognanti 371 Figura 36. Disassamenti tubazioni Seguono alcuni controlli specifici (10) ed in particolare, tra questi collaudi, c'è un test che avviene per campionatura: il tubo è sottoposto ad una pressione elevatissima per provarne la resistenza meccanica, resistenza che spesso supera abbondantemente il margine di sicurezza. Infine i tubi, pallettizzati, sono spediti alle rispettive destinazioni (11). Nella Figura 37 sono riportate le caratteristiche geometriche delle tubazioni e dei pezzi speciali in gres. Figura 37 . Caratteristiche geometriche dei tubi di Grès e pezzi speciali Infine la Figura 38 sintetizza le fasi di posa in opera e di assemblaggio delle tubazioni. A tubo sollevato vengono pulite le giunzioni poliuretaniche poste sulla punta e dentro il bicchiere, poi viene calato dentro lo scavo su un letto di posa, in sabbia, di almeno 10 cm. Infine vengono giuntati o spingendo a mano con una leva o , molto più frequentemente, utilizzando il cucchiaio dell’escavatore (operazione molto rischiosa per l'integrità della tubazione). Figura 38 372 Le prestazioni idrauliche, data la superficie interna del tubo liscia, sarebbero elevate se non risultassero con‐ dizionate dall'elevata frequenza di giunti che, in genere ostativo per la celerità di posa, torna a tutto vantag‐ gio in presenza di tracciati tortuosi che si sviluppano entro strade strette. La posa in opera delle tubazioni di gres ceramico è condizionata dalla fragilità del materiale e dalla delicatezza del giunto di poliuretano. E' sempre necessaria la realizzazione del letto di posa delle tubazioni ottenuto con sabbia o con aridi granulari. 5.3. Tubi CPC Composito Polimeri e Cemento (ex Cemento amianto) La Legge n.°257 del 27.3.1992 “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto” sancisce il divieto dell’estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione e produzione di amianto e dei prodotti contenenti amianto. Per le tubazioni ed i serbatoi, utilizzati per il trasporto e lo stoccaggio dell’acqua per usi civili ed industriali, venne concessa una deroga di due anni. Il problema, in breve, riguarda la possibile cessione di fibre di amianto in presenza di acque particolarmente aggressive che potrebbero sciogliere il cemento dalla superficie interna della tubazione. Ciò priverebbe di protezione le fibre di amianto, le quali non sarebbero più incapsulate nella matrice di cemento e quindi potrebbero essere rilasciate nell’acqua, con effetto inquinante. Appunto per questo le tubazioni di cemento amianto, utilizzate nel campo acquedottistico, non risultano pericolose alla salute in quanto è stato dimostrato che le fibre di amianto sono nocive se inalate; di conseguenza il problema insorge sia nella fase iniziale di fabbricazione del tubo, quando l’amianto veniva macinato per suddividerne le fibre, e sia nella necessità di rimuovere o sostituire una condotta in fibrocemento tuttora in esercizio. Per tutto quanto esposto oggi le tubazioni di fibro-cemento vengono prodotte ovviamente senza amianto impiegando fibre sintetiche di materie plastiche e cellulosa (le quali conferiscono al materiale una sufficiente resistenza a trazione) con cemento ed acqua di impasto, realizzando tubazioni in CPC, Composito Polimeri e Cemento, utilizzate nel campo dello smaltimento delle acque reflue, le quali vengono realizzate con tecnologia analoga a quella utilizzata, per anni, per la produzione dei tubi di cemento-amianto. La Figura 39 riproduce lo schema del ciclo di produzione dei tubi in CPC. Nel miscelatore viene preparata una malta di cemento e polimeri molto liquida che viene avviata nella macchina di produzione, detta Vasca olandese (Figura 40). Qui viene prelevata da un cilindro pescatore e stesa su un nastro continuo, di tessuto permeabile di larghezza uguale alla lunghezza del tubo da realizzare, trasportata ed avvolta, in strati sottili, sopra un mandrino rotante fino a raggiungere lo spessore programmato. Figura 39. Schema del ciclo di produzione dei tubi in cemento amianto Le reti fognanti 373 Contemporaneamente l’impasto, compresso da rulli, perde l’acqua in eccesso ed acquista compattezza. Dopo l’avvolgimento, il tubo, supportato dal mandrino, passa alla calandratura e dopo sfilato passa alla fase prestagionatura al forno e stagionatura in ambiente umido. Figura 40 . Macchina tubi o Vasca Olandese Al termine di questa fase, le due estremità del tubo vengono tagliate e tornite per la predisposizione del giunto che , generalmente, è a manicotto con anelli di tenuta in gomma o con giunti Gibault con manicotto e flange di ghisa e guarnizioni di tenuta in polimero o gomme sintetiche. I diametri delle tubazioni CPC variano da 200 mm a 1200 mm, mentre la lunghezza delle barre è di 5 m. Il giunto per questo tipo di tubazioni viene realizzato con un manicotto di uguale materiale con tenuta idraulica garantita da guarnizione elastomerica. (Figura 41) Figura 41. Giunto a manicotto per tubi di fibrocemento CPC Entro i manufatti di ispezione, in corrispondenza di apparecchiature, si adotta il giunto Gibault (Figura 42), utilizzato anche per riparazioni e sostituzioni di tubi deteriorati. (Figura 43) Figura 42. Schema di montaggio di Giunto Gibault per tubazioni in CPC 374 Figura 43. Riparazione e sostituzione di una tubazione in CPC Infine le curve ed i pezzi speciali sono in ghisa o in acciaio con le estremità predisposte alla giun- zione con i giunti della tubazione. I tubi CPC, caratterizzati da elevata compattezza, presentano una buona resistenza nei confronti degli ordi‐ nari agenti aggressivi, acidi ed alcalini, del terreno di posa e delle acque di fogna. Analogamente ai tubi di calcestruzzo sussiste il rischio di aggressione da parte dell'acido solforico. La resistenza delle tubazioni agli urti, data la intrinseca fragilità del prodotto, è molto bassa. La resistenza all'abrasione, di contro, è notevole data la già richiamata elevata compattezza. La tecnologia di produzione delle tubazioni di CPC assicura una superficie interna liscia e poco porosa. 5.4. Tubi di PVC Il cloruro di polivinile è una resina termoplastica prodotta dalla polimerizzazione del cloruro di vinile con aggiunta di ingredienti richiesti dalla fabbricazione delle tubazioni. Queste vengono prodotte per estrusione a caldo. Le barre possono essere lisce o con estremità sagomata a bicchiere, ottenuto con successiva formatura a caldo. Lo schema di produzione inizia con l'arrivo delle materie prime e degli additivi quali cariche, stabilizzanti/lubrificanti e coloranti che vengono opportunamente insilati in silos verticali di stoccaggio. Figura 44. Produzione dei tubi in PVC per estrusione Questi elementi servono per preparare le mescole, definite in base ai programmi settimanali di produzione, mediante l'ausilio dell'unità di miscelazione automatizzata nella quale si tiene conto del riutilizzo della materia rimacinata e polverizzata. A seconda della tipologia del prodotto finito da fabbricare, cioè tubazioni per uso acquedottistico, Le reti fognanti 375 fognatura, edilizia, queste mescole vengono caricate nelle quantità desiderate nello stoccaggio compounds, dal quale escono pesate e con la qualità desiderata, già pronte per la lavorazione sulle linee di estrusione. Dopo aver montato le teste e filiere idonee per il tipo di prodotto da trasformare, si provvede alla calibratura, centratura e raffreddamento della tubazione, marcature di identificazione del prodotto e di conformità alle norme in vigore. Segue generalmente, a questo punto della lavorazione, la bicchieratura che può essere in linea con ciclo continuo o fuori linea (per i diametri nominali più grandi); seguono attente rilevazioni in accordo con le diverse normative. Eventuali scarti vengono, a seguito di polverizzazione, reinseriti nel ciclo di produzione. Il prodotto finito, confezionato, caricato a magazzino è pronto per la spedizione. Figura 45. Estrusore Il ciclo tecnologico per la produzione di raccordi è sostanzialmente identico differenziandosi nella fase di stampaggio che avviene mediante l'utilizzo di presse di iniezione, sempre secondo un programma settimanale di produzione. Il materiale denuncia un marcato comportamento viscoelastico. Le deformazioni, sotto carico costante, aumentano nel tempo. Le caratteristiche meccaniche sono fortemente condizionate dalla temperatura e decadono rapidamente per t > 20 °C. Elevata è la resistenza del materiale alla corrosione ed all’attacco di agenti chimici, mentre risultano modeste le caratteristiche meccaniche che ne limitano l’impiego nel campo delle basse e medie pressioni (PN = 4 16 bar). I diametri in produzione sono compresi tra 30 mm e 630 mm. Il prodotto è fornito in barre lunghe 6-12 m. Il giunto, di norma, è a bicchiere con guarnizione di gomma. Sono anche prodotti tubi con giunto a bicchiere cilindrico da incollare . Figura 46. Tubi PVC fognatura tipo SN 376 TUBI PVC Tipo ALVEHOL a parete strutturata, di colore rosso mattone RAL 8023 o grigio chiaro RAL 7037, per condotte interrate di reflui a pelo libero (non in pressione), nei campi fognari, civili o industriali, conformi al prEN13476 (UNI 10968). Il profilo della struttura è del tipo A1 con parete a cavità longitudinali e superfici interne ed esterne lisce, disponibili in barre. Le giunzioni sono con bicchiere e guarnizioni di tenuta in elastomero, conformi alla norma UNI EN 681/1. La guarnizione è del tipo a labbro e ghiera interna in materiale rigido (Flex Block), essa è posta nel bicchiere direttamente in fabbrica, in modo tale che risulti solidale col bicchiere e inamovibile. Tali giunzioni garantiscono massima velocità di posa nella massima sicurezza. Figura 47 . TUBI PVC Tipo ALVEHOL Classi di rigidità nominale SN Il particolare profilo a "trave doppia T" conferisce le rigidità richieste dalla norma: Classi di rigidità anulare SN2 SN4 2 SN8 2 rigidità > 2 KN/m rigidità > 4 KN/m rigidità > 8 KN/m2 SN = Stifness Nominal (Rigidità nominale) Infine la Figura 48 sintetizza le fasi di posa in opera e di assemblaggio delle tubazioni. Figura 48. Pulitura della punta e del bicchiere e giunzione delle tubazioni in PVC. Per diametri superiori al DN 600 sia il sottofondo che il riempimento viene realizzato con magrone di calcestruzzo, opportunamente calato nella trincea di scavo e vibrato, mentre I principali vantaggi offerti da queste tubazioni sono il peso contenuto, che riduce i costi di trasporto e posa in opera, l’elevata resistenza alla corrosione ed alla aggressività dell’acqua e la bassissi- Le reti fognanti 377 ma scabrezza idraulica. Per contro sono soggetti a decadimento delle caratteristiche meccaniche. Generalmente il giunto è a bicchiere con tenuta assicurata da guarnizioni elastomeriche. Data la fles‐ sibilità delle tubazioni, queste non sono in grado di sostenere da sole i carichi verticali del rinterro e veicolari. Per evitare deflessioni elevate, all’interno della tubazione vengono posti in opera opportuni puntellamenti; l'Istituto Italiano Plastici (IIP) raccomanda la posa su letto e con rinfianco realizzati con materiale arido compattato. E' pratica corrente avvolgere completamente le condotte di PVC con getto di calcestruzzo sia in presenza di carichi esterni notevoli, sia quando si è in presenza di falda. Figura 49. Pulitura della punta e del bicchiere e giunzione delle tubazioni in PVC. In corrispondenza delle deviazioni planimetriche ed altimetriche e dei pezzi speciali, ove si manifestano spinte che vanno contrastate per evitare lo sfilamento dei giunti contigui o la presenza di sforzi anomali sugli stessi, si eseguono blocchi di ancoraggio e murature di contrasto. Nei tratti a forte pendenza è necessaria la realizzazione di murature per l’ancoraggio delle tubazioni, al fine di evitare lo scorrimento di queste verso il basso. Figura 50. Schemi di blocchi di ancoraggio e sforzi alla pressione di collaudo 6.5. Tubi corrugati in polipropilene (PP) ed in polietilene alta densità (PPAD) Tubazione in doppia parete per condotte di scarico interrate non in pressione. Classe di rigidità anulare SN16 (pari al 16 Kn/m2. Diametri dal DE 125mm al DE 1200mm Figura 51 Tubi corrugati in PP e PPAD 378 Il polipropilene è un polimero vinilico simile al polietilene, con la sola differenza che ha un gruppo metilico su ogni atomo di carbonio della catena principale migliorando alcune caratteristiche cosi come evidenziato nella Figura. Figura 52 Il collegamento fra gli elementi, può essere a manicotto o a bicchiere, corredati da apposite guarnizioni elastomeriche di tenuta in EPDM, conformi alla norma EN 681-1, da posizionare sulla prima gola di corrugazione (fra le prime due costolature) nella testata di tubo che verrà inserita nel manicotto. Figura 53. Giunzione a manicotto Per la giunzione a bicchiere , dove predisposto, la guarnizione viene posizionata nell’apposita sede ricavata nella gola di corrugazione tra le costolature che verranno inserite nel bicchiere. Figura 54. Giunzione a bicchiere Le guarnizioni elastomeriche, toroidali e fornite a corredo di ciascun bicchiere o manicotto, devono essere idonee a garantire la tenuta delle giunzioni e la costanza nel tempo delle caratteristiche richieste. 5.6. Spechi in calcestruzzo vibro compresso. La “vibrocompressione” è un sistema che ha la capacità di garantire i requisiti di continuità, compattezza, uniformità di qualità e di spessore degli spechi , che potranno assumere varie forme, dalla circolare, alla semi-ovoidale, ovoidale e scatolare prismatica. Le canalizzazioni dovranno possedere caratteristiche di resistenza adeguate alle sollecitazioni ed alle azioni derivanti da peso proprio, grado di riempimento, altezze minime e massime di ricoprimento sopra il vertice, carichi esterni, ecc. Le reti fognanti 379 Figura 55 Figura 56 Figura 57 A titolo di esempio per tubi circolari interrati con ricoprimento variabile da 0,80 a 3,00 mt e sotto2 stanti a strade di prima categoria e pressione nominale interna massima kg. 0,5/cm gli spessori costruttivi nominali riferiti in chiave del tubo non dovranno essere inferiori a: DN (mm) 300 400 500 600 800 1000 S (mm) 70 70 78 87 115 140 6. Posa in opera Generalmente la posa in opera delle condotte realizzate con tubazioni di piccole e medio diametro viene realizzata entro trincee appositamente scavate e successivamente rinterrate. Per diametri D > 1000÷1500 mm, a fronte della tradizionale posa in trincea si preferisce mantenere la condotta all'aperto, opportunamente protetta ed appoggiata su selle discontinue. Situazioni singolari, correlate a vincoli di natura topografica (valico) o ad insufficienza di carico piezometrico sul suolo (pressione sul piano campagna inferiore a 2÷3 m), richiedono la posa delle tubazione entro gallerie o in cunicolo. La posa è sempre preceduta da accurati rilievi topografici per la materializzazione del tracciato sul terreno, appoggiati a capisaldi, quotati con precisione, di riferimento durante tutte le operazioni di 380 posa e le successive operazioni di collaudo. Le condotte interrate sono poste in opera entro scavi continui di larghezza L al fondo scavo e pareti verticali o sub-verticali, a seconda della profondità e della consistenza del terreno. DN < 0,80 m L = DN + 0,50 m DN > 0,80 m L = DN + 0,80÷1,00 m DN il diametro nominale della condotta in [m]. Il valore minimo di L, in ogni caso, sarà : Lmin = 0,60÷0,70 m Figura 58. Sezione tipo per posa in opera in trincea La larghezza dello scavo dipende, oltre che dalle dimensioni del tubo, anche da spazi minimi per le operazioni di assemblaggio delle tubazioni, cercando di evitare che gli operai camminino sulla generatrice superiore delle tubazioni. Qualora le pareti dello scavo risultassero poco stabili per bassa coesione del materiale è necessario proteggere lo scavo con sbatacchi . Figura 59 Il fondo della trincea deve essere realizzato secondo le quote e le livellette previste dal progetto esecutivo per l'asse della tubazione. Le operazioni di scavo, ad oggi realizzate esclusivamente con mezzi meccanici, richiedono la regolarizzazione del fondo differenziata in dipendenza della natura dei suoli e della tipologia delle tubazioni da porre in opera. Lo scavo di trincee in roccia, da eseguirsi con martello demolitore o, al limite, con esplosivo, richiede sempre, indipendentemente dal materiale delle tubazioni, la regolarizzazione del fondo tramite la formazione del letto di posa realizzato o con il materiale di scavo, opportunamente vagliato, ovvero con sabbia di cava o di fiume Figura 60 Le reti fognanti 381 La presenza dell’elemento di transizione (il letto) tra tubazione e fondo scavo di roccia assicura la continuità dell’appoggio e, nel caso di condotte metalliche, impedisce la scalfittura dei rivestimenti, bituminosi o plastico, protettivi. Il letto di posa è necessario anche per trincee scavate in materiali alluvionali o detritici grossolani. Lo scavo di trincee in terreni sciolti, a grana fine ed ad elevato contenuto sabbioso, richiede, per assicurare la continuità dell’appoggio delle tubazioni, solo la regolarizzazione del fondo. La generatrice superiore delle tubazioni deve risultare, in opera, a profondità dal piano campagna tale da: non risentire dell’azione dei carichi mobili delle lavorazioni agrarie tipiche della zona. limitare il riscaldamento dell’acqua ; impedire il congelamento nel periodo invernale. Ricoprimenti minimi sulla generatrice superiore pari a 1,20÷1,50 m soddisfano la prima condizione e limitano le variazioni termiche annuali dell’acqua nell’ordine di 2÷3 °C, anche in presenza di lunghi acquedotti. Realizzata la condotta per uno sviluppo di qualche centinaio di metri, si esegue il rinterro della trincea prima rincalzando i tubi, lateralmente e superiormente, fino ad uno spessore di 20 cm sulla generatrice superiore, con materiale sciolto selezionato e ben compattato, infine completando il rinterro della restante parte, fino al piano campagna, utilizzando o il materiale proveniente dagli scavi, se idoneo, o approvvigionato da cave di prestito, posto in opera per strati successivi con forte compattazione . Figura 61 Il rinterro dovrà risultare leggermente emergente sul piano campagna a compensazione di eventuali successivi assestamenti. Nel caso in cui lo scavo interessa attraversamenti stradali occorrerà ripristinare l’originaria pavimentazione (sottofondo, bynder e tappetino di usura). 7. La prova di tenuta idraulica Scopo del collaudo é quello di verificare l'efficienza e la funzionalità idraulica di un collettore posato in opera. La garanzia di tenuta idraulica di una condotta in tutte le sue parti (tubi, giunti, collegamenti con le camerette) é un importante fattore di sicurezza, in quanto, eventuali infiltrazioni d'acqua possono determinare l'alterazione del regime idraulico del collettore, mentre fuoriuscite di liquame costituiscono un deleterio pericolo inquinante. Il Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici 12.12.85 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 14.3.86 n. 61 impone, anche per le opere di fognatura, l'esecuzione di collaudi in opera per verificare sia la qualità dei materiali che la buona esecuzione dei lavori di posa in opera. Nella presente scheda sono illustrate le metodologie per la realizzazione di un collaudo in opera su un collettore di gres ceramico. L'attrezzatura per la realizzazione pratica del test é costituita da tappi a espansione o cuscinetti di tenuta, che assicurano la chiusura del tratto di condotta, e da un tubo piezometrico, che consente di verificare il grado di riempimento e la pressione idraulica. Procedere al riempimento della tratta sino a superare di qualche centimetro il colmo della condotta. 382 Riempire la colonna piezometrica fino ad un'altezza di 5 m. (0,5 bar) L'altezza di riempimento da raggiungere nella colonna piezometrica deve tenere in considerazione la lunghezza e la pendenza del tratto in esame. Esempio: per una condotta lunga 50 m. con pendenza dell'uno per cento, al fine di assicurare una pressione di prova di 0,5 bar e non superiore, il livello da raggiungere nella colonna piezometrica dovrà essere di 4,5 m. anziché 5 m. Figura 62. Prova idraulica Tubazioni di Gres Dopo circa un'ora di messa a regime iniziare il controllo dell'assorbimento effettuando 2 letture del livello dell'acqua nel tubo piezometrico a distanza di 15 minuti; questo valore dovrà essere ammissibile con i valori Estrapolati , per i vari diametri, dalla Norma UNI EN 1610. 8. Le portate delle reti di fognatura 8a. Portata nera o fecale La valutazione della portata fecale riveste ampio margine di incertezza data l’impossibilità intrinseca di conoscere attendibilmente: la quantità della portata addotta dall'acquedotto che raggiunge la rete di fognatura; l'entità delle eventuali perdite dalle canalizzazioni; la possibile immissione di acque parassite; la distribuzione dei flussi nell'arco della giornata. Si perviene ad attendibili stime della portata fecale considerando le dotazioni idriche assentite e la numerosità della popolazione da servire. Peraltro non tutta l'acqua immessa nella rete di distribuzione idrica perviene alla rete di fognatura. Parte, a causa delle perdite fisiologiche proprie della rete di distribuzione, non perviene agli utenti. Inoltre, parte della portata effettivamente utilizzata viene dispersa per evaporazione, evapotraspirazione e dispersione nel suolo (innaffiamento piante e giardini, lavaggio di biancheria e pavimenti, ecc.). I dati relativi a rilevamenti mirati alla valutazione della percentuale dell'acqua immessa nella rete di distribuzione che raggiunge la fognatura risultano molto dispersi. L'ordine di grandezza delle perdite è del 30-40%. Nel caso di fognatura separata, facendo riferimento per il dimensionamento idraulico degli spechi alle portate fecali, prudenzialmente si assume che l’80% della dotazione idrica verrà vettoriata dal sistema fognante. Noti pertanto la dotazione idrica del giorno dei maggiori consumi dII [l/ab x giorno] ed il numero N di abitanti da servire con la rete di fognatura, risulta agevole determinare il valore della portata media fecale con la relazione: II Rilevabile dall’Ente gestore dell’acquedotto Le reti fognanti 383 qmed 0,8 N d [l/s] 86400 Per acquisire il valore della portata di picco fecale necessita definire il valore del coefficiente di punta Cp, rapporto tra la portata fecale massima e la portata fecale media giornaliera. Non è corretto fare riferimento all'analogo coefficiente di punta adottato nel dimensionamento della rete in pressione idropotabile, dato il potere regolatore delle reti di fognatura correlato al funzionamento di queste in condizioni di moto vario a superficie libera. La letteratura tecnica in argomento indica valori sperimentali di Cp compresi tra 1,3 ed 1,5 (valori sperimentalmente rilevati nelle reti fognarie di Foggia Cp 1,5 e di Napoli Cp = 1,26). Per la determinazione di Cp III in fase di progettazione la Water Pollution Control Federation consiglia il ricorso alla relazione : Cp = 20 N-0,2 [N in migliaia]. Pertanto il valore della portata nera di progetto è dato alla relazione: qmax 0,8 C p N d 86400 [l/s] Nel caso di reti separate la qmax sarà la portata di dimensionamento dello speco per un assegnato valore del Grado di Riempimento, 50%÷60 % della sezione totale dello speco, generalmente di forma circolare. Nel caso di reti unitarie, ricordato che la portata bianca è centinaia di volte la portata nera, non è necessario, per il dimensionamento dello speco, tener conto della nera qmax . Occorrerà comunque verificare per lo speco, dimensionato per la massima portata pluviale Qmax , nel periodo di stagione secca, ovvero in assenza delle portate pluviali, il valore della velocità. Questa dovrà risultare maggiore di una soglia limite, che verrà specificata in seguito, per consentire lo smaltimento della portata nera che , per maggiore sicurezza, in questa verifica viene assunta pari al 50% della qmax. Determinazione della popolazione Nel caso di nuovo progetto, si fa riferimento alle indicazioni delle Norme di Attuazione del Piano Regolatore Generale vigente per le zone oggetto delle opere di urbanizzazione ed in particolare ai seguenti parametri urbanistici: St - Superficie territoriale [m2]: area complessiva dei lotti ricompresi un una determinata Zona con specifica destinazione urbanistica ; è somma della Superficie fondiaria Sf e delle superfici da destinare ad opere di urbanizzazione interne all’area di intervento (strade, parcheggi, aree di manovra, spazi verdi, ecc.) Sf – Superficie fondiaria [m2]: area netta edificatoria pari alla St depurata delle superfici da destinare ad opere di urbanizzazione Uf – Indice di utilizzazione fondiaria [m2/m2] esprime in m2 la massima Superficie utile Su costruibile per ogni m2 di Superficie fondiaria Sf V – Volume residenziale costruibile [m3] :prodotto della Su*h con h = altezza del piano da pavimento a soffitto; IVC – Indice volumetrico capitarlo o Standard residenziale per abitante: per zone non residenziali [abitante / ha] , con ha= ettari di superficie edificabile per zone residenziali [abitante / m3] N – Popolazione ricadente in una Zona : per zone non residenziali : prodotto dell’ IVC*Sf per zone residenziali prodotto dell’ IVC*V III Maggiore è la popolazione tanto più Cp tende ad 1 384 8b. Portata Pluviale Il valore della portata massima di pioggia può essere determinato adottando differenti procedure. Tra questi i più diffusi sono: il metodo cinematico, fondato sul concetto della corrivazione; il metodo del volume d’invaso, basato sul concetto della laminazione. In tutti i metodi, la pioggia di progetto, per un assegnato valore del tempo di ritorno T, esprime il legame funzionale tra altezza di pioggia h e durata secondo la nota relazione di stima: h a tn [mm] 9.1 Il Metodo Cinematico Il Metodo cinematico è basato su un modello concettuale lineare e stazionario secondo il quale il bacino viene schematizzato come un insieme di canali lineari (elementi che producono soltanto un ritardo dell’uscita rispetto all’ingresso). La pioggia più temibile per la rete posta a monte della sezione considerata , nei riguardi della quale il tempo di corrivazione abbia valore tc , è la pioggia la cui durata è tp= tc . Pertanto la massima portata è esprimibile con la formula: A Q max h 10 A tc 3600 [m3/s] superficie bacino [ha] h altezza di precipitazione [mm] valore del coefficiente di afflusso caratteristico dell’area A tc tempo di corrivazione [ore] Non tutto l'afflusso pluviometrico viene trasformato dall'operatore bacino in deflusso nella rete di fognatura. Sono cause della perdita gli invasi nelle depressioni della superficie del suolo, il velo idrico trattenuto dalla tensione superficiale, l'infiltrazione nel sottosuolo, l'evaporazione. Nelle aree urbanizzate l’infiltrazione risulta la causa principale di perdita. Si tiene conto del fenomeno attraverso il coefficiente di afflusso definito quale rapporto tra il volume netto o efficace Vn della pioggia ed il volume totale Vtot della precipitazione. = Vn Vtot Nello studio delle portate di piena di bacini urbani il valore di , funzione dei caratteri fisici, mor- fometrici e clivometrici del bacino (tipo di pavimentazione, di copertura degli edifici, la presenza di aree a verde, pendenze, ecc.), viene assunto costante, facendo riferimento a condizioni particolarmente gravose riguardo l’umidità del suolo, ipotizzato saturo, e l’intensità di infiltrazione, considerata a regime. Valori del coefficiente di afflusso secondo Kuichling. Tetti impermeabili 0,70-0,95 Pavimentazione di asfalto in buono stato 0,85-0,90 Pavimenti di pietra o laterizio con connessure cementate 0,75-0,85 Pavimentazione a macadam 0,25-0,60 Strade e viali con ghiaietto 0,15-0,30 Superfici non pavimentate, piazzali ferroviari 0,10-0,30 Parchi, giardini, prati 0,05-0,25 Aree boscose e foreste 0,01-0,20 Le reti fognanti 385 Valori del coefficiente in funzione del tipo di urbanizzazione Costruzioni ad alta densità 0.80 Costruzioni rade 0,60 Costruzioni con ampie corti e giardini 0,50 Villini 0,30-0,40 Prati, giardini, aree non edificate 0,20 Parchi e boschi 0,05-0,10 Per bacini scolanti caratterizzati da superfici Ai alle quali vanno attribuiti differenti valori del coefficiente di afflusso i, per l’intera area viene stimato un coefficiente medio con la seguente espressione: La determinazione del i Ai A i tempo di corrivazione tcIV viene conseguita, per i tronchi iniziali della re- te, con la relazione: tc = to + L/V to tempo di ruscellamento o di raggiungimento della pioggia dal punto di caduta alla canalizza- zione idraulicamente più vicina ; viene assunto pari a 5-10 minuti, in funzione del grado di urbanizzazione del centro abitato e della pendenza delle L/V superfici. tempo di vettoriamento o di percorrenza entro il tratto di canalizzazione lungo L percorso in condizioni di moto uniforme dalla portata Q con velocità media V. Poiché a priori non è nota la portata Q e tantomeno la geometria dello speco, la velocità V è incognita e, pertanto , per poter esplicitare un valore di primo tentativo del tc si dà un valore di primo tentativo o fittizio alla velocità V = Vf . Per i tratti successivi, il tempo di corrivazione si calcola con la relazione: tc = m + L/V con m valore massimo dei tempi di corrivazione dei percorsi canalizzati a monte. Come detto, impostato per ogni tronco un valore di velocità media fittizia Vf è possibile definire un tempo di corrivazione tc [ore], con il quale è possibile determinare : l'altezza di precipitazione l'intensità di precipitazione la portata di pioggia h = a tcn h i tc Qmax ' [mm]; [mm/ora] h 1000 [m3/s] A tc 3600 per A [km2] ; a questa viene sommata, nel caso di sistema misto, la portata nera Qn (peraltro ininfluente) per la verifica della massima portata fluente Qt nella sezione di calcolo. Nota la Qt , occorre verificare sia il grado di riempimento della sezione e sia se la velocità V è > o < della Vf ,assunta in precedenza. Questo può essere fatto utilizzando le scale di deflusso Q=Q(h) e V=V(h) dello speco in esame, calcolate sotto l’ipotesi di flusso in moto uniforme. IV è di notevole importanza la buona determinazione del tempo di corrivazione perchè da questo dipende l'altezza di precipitazione h della pioggia che, tra tutte quelle rappresentate dalla prescelta curva di possibilità pluviometrica, è la più temibile per la rete . 386 Figura 63. Parametri geometri della sezione circolare Le reti fognanti 387 Figura 64. Parametri geometri della sezione ovoidale 388 Nel caso in cui Vr Vf occorrerà riverificare lo speco ; Vr Vf questo è il caso in cui ovviamente le dimensioni dello speco selezionato sono tali da rispettare sia il grado di riempimento che la velocità media di scorrimento. Nel caso in cui, fatto salvo il grado di riempimento, il valore massimo della velocità ecceda il limite consentito per il tipo di materiale utilizzato per la costruzione dello speco si provvederà a ridurre la pendenza della canalizzazione, con l'inserimento di salti di fondo. Solo dopo il dimensionamento dello speco per la massima portata di pioggia occorrerà verificare il valore delle velocità minima, in regime di tempo secco, che si verifica quando la fogna convoglia il 50% della portata nera di punta. Si potrebbe verificare anche il caso che le piccole portate fecali non abbiano una velocità sufficiente per evitare fenomeni di sedimentazione. Nel caso di fogne unitarie, in cui non è possibile modificare né la forma dello speco e né tanto meno variare la pendenza, sarà opportuno inserire dei pozzetti di lavaggio. Nel caso di sistema separato si procederà, ovviamente, alle verifiche sopradette separatamente per i due spechi fognari . 9.2 Il metodo del volume d’invaso o del coefficiente udometrico Il metodo tiene presente, nella trasformazione afflussi-deflussi, del principio della conservazione della massa. Correntemente viene utilizzato il Metodo diretto o del Coefficiente Udometrico basato sulla ricerca di una portata massima Q tra tutte quelle per le quali è possibile un'eguaglianza tra durate ammissibili e durate possibili, in relazione alla curva di possibilità pluviometrica adottata. La formulazione classica è espressa dalla relazione: u 2168 n a 1 n 1 1 n w [l/s ha] u = Q/A, coefficiente udometrico a espresso in [m/ora]V w = V/A, invaso specifico [m] V , in questa formula, rappresenta il volume idrico totale invasato dal bacino scolante di area A. E' costituito, pertanto, dalla somma: del volume v1 invasato dalle canalizzazioni della rete di fognatura; del volume v2 invasato nelle grondaie, nelle caditoie, nelle cunette stradali, nei pozzetti, nei fognoli di allacciamento privati, ecc.; del volume v3 costituente il velo idrico superficiale. Il calcolo del primo dei volumi indicati procede contemporaneamente al dimensionamento idraulico degli spechi della rete di fognatura. Per i tronchi estremi si ha: v1 = 1 x L1 con L1, lunghezza del tronco ed 1 , massimo valore dell’area bagnata in funzione della forma e del correlato grado di riempimento. Per gli altri tronchi della rete vi si calcola, nel rispetto dell’ipotesi del funzionamento sincrono , con la relazione: vi= i (i Li ) Per il calcolo di v2 necessita conoscere nel dettaglio il sistema elementare di raccolta e convogliamento delle acque di pioggia, unitamente alla tipologia e numero delle grondaie, dei pozzetti, delle caditoie, e di tutti gli altri elementi costituenti la rete non tenuti in conto nel calcolo di v1. Per v2 può darsi un valore approssimativoVI di 5÷10 m3/ha h=a tn h [mm] a [mm ora-1] h=a/1000* tn VI funzione della densità di pozzetti di ispezione nella rete V h [m] a [m ora-1] Le reti fognanti 389 Per il calcolo di v3 è prassi fare riferimento, per aree urbanizzate pianeggianti, a veli idrici di spessore compreso tra 5 mm e 6 mm, equivalenti a 50 m3/ha e 60 m3/ha, e per aree urbanizzate caratterizzate da clivometria accentuata, a veli idrici di spessore compreso tra 3 mm e 4 mm, equivalenti a 30 m3/ha e 40 m3/ha. Procedimento analitico 1. Si inizia con il calcolo degli elementi secondari per passare agli ordini superiori (collettori principali). 2. Nel calcolo si considera la sezione terminale dell'elemento per il quale concorre per la valutazione del volume d'invaso Termini noti : L [m]: lunghezza dell'elemento A [ha]: area zona scolante h=a tpn equazione della curva caratteristica della pioggia di progetto Termine incognito : w [m] Invaso unitario w v1 v2 v3 A Nella determinazione di w, i volumi v2 v3 , pur se di incerta valutazione, sono noti; restano invece incognite tutte le sezioni i che concorrono nella valutazione di vi= i (i Li ) Pertanto occorrerà predimensionare la rete assumendo spechi con area bagnata i , funzione della forma e del grado di riempimento assegnato. Applicando l’equazione 1 1 1 n si determina un primo valore del coefficiente u 2168 n a n w udometrico u’ con il quale è possibile stimare la correlata portata Q’= u’A ; nota questa, si procede alla verifica della sezione dello speco i nei confronti sia della forma e sia del grado di riempimento assunto nel predimensionamento iniziale. Nell’ipotesi che la sezione i non sia verificata, occorrerà definire una nuova sezione i’ che, variando solo il valore di v1, ridefinirà un w’ ed infine un nuovo valore del coefficiente udometrico u”. Il problema è risolto quando i valori dei coefficienti udometrici di due successive iterazioni risultano pressoché coincidenti (scarto <2%) . 10. Progetto di una nuova rete Le principali attività di progettazione in materia di Lavori Pubblici sono state illustrate al Capitolo 9; la progettazione di qualsiasi opera pubblica, con particolare riferimento all'Art.16 della Legge Quadro sui Lavori Pubblici, è articolata in tre livelli: Preliminare Definitivo ed Esecutivo Dalla Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici del 7 gennaio 1974 n.° 11633 vengono riportate le “Istruzioni per la progettazione delle fognature e degli impianti di trattamento delle acque reflue” che forniscono istruzioni dettagliate circa il contenuto del progetto di massimaVII e del progetto esecutivo. Progetto di Massima (Definitivo ) Il progetto di massima deve essere corredato dai seguenti allegati considerati strettamente indispensabili: A. RELAZIONE E CALCOLI VII Oggi detto Progetto Definitivo 390 I Considerazioni generali sulle caratteristiche del centro da servire (ad es. posizione geografica, condizioni geologiche, situazione socio-economiche, se trattasi di centri turistici, alberghieri ecc.). II Delimitazione orografica ed amministrativa del bacino gravitante sul centro da servire. III Studio idrologico riferito a adeguati elementi desunti dai dati del Servizio Idrografico Italiano, atto a definire le leggi di pluviometria dominanti nel bacino stesso. IV Studio indicativo delle eventuali opere di difesa dalle acque meteoriche provenienti da monte del centro da servire, al fine di determinare l'effettivo bacino interessato dalle opere di sistemazione di eventuali corsi d'acqua che possano avere interesse sulle opere di fognatura. V Dati anagrafici e distribuzione della popolazione nel centro da servire all'epoca della redazione del progetto; previsione della futura popolazione e sua distribuzione dedotta dagli studi sopra prescritti in merito alla redazione dello « studio preliminare » e che potranno anche essere effettuati direttamente a corredo del progetto di massima. In modo particolare per i centri turistici e balneari si terrà conto della popolazione fluttuante e dei suoi possibili futuri incrementi nella considerazione delle particolari esigenze cui devono soddisfare tali centri residenziali. VI Valutazione e localizzazione di eventuali scarichi liquidi provenienti da particolari complessi (attività industriali, macelli, ospedali, ecc.). VII Delimitazione delle aree costituenti i singoli bacini colanti serviti dalla rete di progetto, con la indicazione dei relativi coefficienti di assorbimento da parte delle superfici interessate. VIII Elementi desunti dal « Piano Regolatore generale degli acquedotti e del corretto smaltimento delle acque di rifiuto »; sia in ordine alle portate distribuite o previste da parte della rete idrica, sia in ordine allo scarico delle acque raccolte dalla rete fognante. IX Verifica della capacità funzionale delle opere della fognatura esistente in relazione agli interventi da progettare. X Criteri di scelta del sistema di fognatura adottata (misto o separato). In particolare la scelta dovrà essere giustificata da considerazioni, sia tecniche che economiche (ivi comprese le spese di esercizio), che tengano conto delle condizioni igieniche, orografiche, urbanistiche e sociali del centro da servire con la rete in progetto, e del livello di qualità che le acque dovranno avere al punto di scarico finale. Nella giustificazione del sistema adottato dovrà risultare che è stato tenuto conto della posizione del recapito o dei recapiti finali delle acque reflue, in considerazione delle eventuali possibilità di autodepurazione, di esistenza e di persistenza di portate di diluizione, di eventuali utilizzazioni del recapito a valle degli scarichi. Nel caso di piccoli agglomerati, è opportuno considerare le difficoltà di funzionamento che per reti miste si presentano in pratica per gli scaricatori di piena, in relazione alle esigue portate di tempo asciutto rispetto a quelle di pioggia. XI Notizie sul recipiente e dimostrazione della possibilità di scaricare dal punto di vista idraulico e dell'equilibrio dell'ambiente, anche in relazione ai possibili interrimenti ed alle subsidenze ove queste siano da temersi. XII Scelta dei tipi costruttivi delle sezioni fognarie da realizzarsi con indicazione dei materiali prescelti e delle formule di resistenza idraulica adoperate. Nella scelta dei materiali dovrà tenersi anche conto delle velocità di deflusso. Nello stabilire la giacitura delle varie canalizzazioni dovrà tenersi conto della presenza di altri sottoservizi cittadini ed in particolare della giacitura delle tubazioni della distribuzione idrica, quando esistente, ovvero da prevedersi. XIII Calcolo, limitato ai collettori ed all'emissario, delle portate nere, medie e di punta, da presentare sotto forma di tabelle con la indicazione delle pendenze, delle velocità e delle altezze d'acqua sia per le portate medie che per quelle di punta. La velocità relativa alle portate medie non dovrà di norma essere inferiore ai 50 cm/s. Quando ciò non si potesse realizzare dovranno essere interposti in rete adeguati sistemi di lavaggio. La velocità relativa alle portate di punta non dovrà di norma essere superiore ai 4 m/s. XIV Calcolo, limitato ai collettori ed all'emissario, delle portate pluviali e di scorrimento superficiale, esponendo il metodo di calcolo adoperato, eseguito sulla base sulla base dello studio idrologico e dei coefficienti di assorbimento dei terreni; i risultati saranno presentati sotto forma tabellare, con l'indicazione dei coefficienti udometrici calcolati, delle pendenze, delle sezioni, delle portate, delle velocità, delle altezze dell'acqua. La velocità massima non dovrà di norma superare i 5 m/s. XV Per il calcolo delle fognature a sistema separato valgono le indicazioni sopra esposte; per quelle a sistema misto il calcolo anzidetto dovrà essere eseguito sia per le condizioni di tempo asciutto (portate nere) che per quelle di tempo di pioggia (portate nere + portate pluviali), rimanendo valevoli le indicazioni già date. XVI Calcolo, per le eventuali stazioni di sollevamento, delle prevalenze manometriche da vincere e del diametro delle tubazioni di mandata con indicazione del materiale che le costituisce. Dovranno essere inoltre indicati numero e tipo di dispositivi elevatori da adoperare, nonché le potenze da impegnare. XVII Per ciascuno degli eventuali scaricatori di piena dovranno essere indicati tipo e dimensioni nonché le portate in gioco, motivando la ubicazione anche in relazione alle caratteristiche del recipiente finale. XVIII Dovrà infine indicarsi il presunto importo globale delle opere progettate, come risulterà dallo specifico allegato « Preventivo sommario di costo delle opere », nonché il presumibile costo annuo delle spese di gestione (esercizio e manutenzione). B. COROGRAFIA Le reti fognanti 391 Essa dovrà rappresentare, in scala almeno 1:25.000 su tavolette dell'Istituto Geografico Militare, la delimitazione del bacino imbrifero gravitante sul centro da servire, proponendo eventuali opere di difesa dalle acque esterne al centro; le delimitazioni del bacino proprio della rete fognante; la posizione di eventuali scaricatori di piena; la posizione del recapito e dei recapiti finali delle acque reflue; la posizione dell'eventuale impianto di trattamento dei liquami ed il tracciato dell'emissario fino al punto di recapito finale. Ove lo scarico avvenga in un impluvio o corso d'acqua occorrerà indicare per quest'ultimo il percorso e le zone attraversate per un adeguato tratto a valle. Se lo scarico si effettua in mare o in lago la corografia dovrà comprendere le zone litoranee adiacente per una adeguata estensione riportando gli eventuali centri balneari ed altri insediamenti di particolare interesse. Dovranno inoltre essere forniti elementi relativi ai venti dominanti, alle correnti marine ed ai fondali antistanti mediante carta batimetrica. C. PLANIMETRIA QUOTATA DEL CENTRO DA SERVIRE CON INDICAZIONE DELLA NUOVA RETE DI FOGNATURA CON INCLUSE LE PARTI DELLA RETE ESISTENTE EVENTUALMENTE UTILIZZATE; SULLA PLANIMETRIA SARÀ INDICATA ALTRESÌ L'INDICAZIONE DELLE EVENTUALI STAZIONI DI SOLLEVAMENTO E DEGLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE Questa dovrà essere rappresentata in scala almeno 1:10.000 e dovrà riportare le quote del terreno, assolute o relative, dei punti salienti del centro da servire con eventuale indicazione delle curve di livello; lo schema della rete di distribuzione dell'acqua potabile; le zone con diversa densità di popolazione, quelle destinate a industrie con le relative tipologie e le superfici con diverso coefficiente di assorbimento; il tracciato della rete di progetto con distinta indicazione delle nuove fogne e di quelle esistenti eventualmente utilizzate, con indicato il verso di movimento delle acque; la indicazione, con lettere ovvero con numeri, di ciascuno collettore, in maniera tale che risulti facilitato il riferimento ai profili longitudinali e alle tabelle di calcolo; la posizione di eventuali opere d'arte particolari (come attraversamenti ferroviari, opere di alleggerimento o scarico, stazione di sollevamento, ecc.); la posizione dell'eventuale impianto di trattamento dei liquami. Dovranno inoltre essere indicate le eventuali aree da espropriare per la realizzazione di opere particolari. La planimetria dovrà anche riportare le quote del prevedibile massimo livello di pelo d'acqua del/dei corpi idrici recipienti nel/nei punti di scarico. Per maggior chiarezza, quanto detto potrà riportarsi in più tavole (ad es.: planimetria quotata con rete; planimetria delle zone urbanizzate e di quelle di espansione, con i relativi pesi insediativi sia demografici sia industriali e corrispondenti indici di consumo, con particolare riguardo alle risultanze degli accertamenti di cui al punto VI della relazione; planimetria con suddivisione delle aree nei riguardi del coefficiente di assorbimento, ecc.). D. DISEGNI DEI PROFILI DEI COLLETTORI E DELL'EMISSARIO Dovranno essere allegati al progetto, in scala almeno 1:2000 per le lunghezze ed 1:200 per le altezze, i disegni dei profili di tutti i collettori e dell'emissario; essi dovranno essere rappresentati nelle scale innanzi indicate ovvero, qualora se ne ravvisi l'opportunità ed al fine di rendere più evidenti i dislivelli, anche in altre scale di differente rapporto, specie per quella delle altezze. Dovranno essere dati anche i profili delle eventuali condotte di mandata. Gli elaborati dovranno indicare la linea del terreno e quelle del cielo e del fondo delle sezioni progettate; dovranno inoltre essere indicate le quote di fondo e di cielo dei collettori confluenti, dei quali dovranno essere specificati i numeri o le lettere di identificazione; sui profili sarà poi indicata la posizione e le eventuali opere 392 d'arte particolari. Gli elaborati dovranno essere completati da due fincature orizzontali, l'una superiore al profilo, l'altra inferiore. Quella superiore dovrà indicare la sezione progettata, identificata in maniera che essa trovi riscontro nei disegni delle sezioni tipo, le portate e le velocità previste, le pendenze delle livellette, i nomi delle strade interessate. Quella inferiore dovrà indicare le quote del terreno, quelle di cielo e di fondo delle sezioni, la misura delle distanze parziali e progressive; per i pozzetti di salto dovranno essere indicate le quote a monte ed a valle del salto. E. DISEGNI DELLE SEZIONI DEI COLLETTORI E DELL'EMISSARIO I disegni dovranno indicare in scala idonea per una chiara interpretazione, e comunque almeno 1:100, i tipi costruttivi delle sezioni fognarie adoperate. Dovranno essere specificati i materiali adottati e le sezioni stesse dovranno essere accompagnate dalle relative scale di velocità e portate in funzione delle altezze di riempimento. Per fognature miste il minimo condotto da adoperare sarà quello circolare del diametro di 300 mm; per reti separate il minimo condotto da adoperare sarà per la rete nera quello circolare del diametro di 200 mm e per quella bianca del diametro di 300 mm. F. DISEGNI DELLE OPERE D'ARTE TIPO E DI QUELLE PARTICOLARI PIÙ IMPORTANTI I Disegni saranno redatti in scala idonea per una chiara interpretazione, in relazione alle dimensioni dei manufatti e comunque non inferiore a 1:100 e dovranno essere specificati i materiali adottati. Le opere d'arte ricorrenti, costituite essenzialmente da pozzetti di ispezione, confluenza e deviazione, pozzetti di salto, pozzetti di alloggio dei sifoni di cacciata, caditoie, ecc., rappresentate almeno con una sezione trasversale ed una pianta. I pozzetti dovranno avere dimensioni tali da consentire agevolmente al personale addetto l'accesso e le operazioni di manutenzione della rete, e la canna di discesa dovrà essere tangente ad uno dei lati del pozzetto stesso. I disegni delle opere d'arte particolari come quelle di scaricatori di piena, stazioni di sollevamento, attraversamenti ferroviari, ecc. dovranno essere redatti in scala idonea per una chiara interpretazione in relazione alle dimensioni dei manufatti e comunque non inferiore ad 1:100. Dovranno inoltre essere forniti nelle scale suddette i disegni delle opere terminali della rete indicando i livelli di massimo pelo di acqua da considerare nei recipienti stessi, le eventuali protezioni delle opere finali della fognatura (ad es. per gli scarichi a mare, scogliere, moli, pennelli, ecc.), i manufatti di scarico, ecc. G. DISEGNI INDICATIVI DELL'IMPIANTO DI DEPURAZIONE E DEI SERVIZI ACCESSORI, CON INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DA IMPEGNARE La progettazione comprenderà un disegno che indichi il ciclo di trattamento previsto e lo schema planimetrico delle opere con indicazione delle dimensioni e dell'andamento altimetrico dell'area da impegnare, nonché lo schema altimetrico con il profilo idraulico dei percorsi che i liquami seguiranno nelle varie fasi del trattamento. H. PREVENTIVO SOMMARIO DI COSTO DELLE OPERE E DELLE SPESE DI GESTIONE (ESERCIZIO E MANUTENZIONE) Il preventivo dovrà indicare l'importo delle opere progettate, suddividendo l'importo stesso in cifre riassuntive che comprendano globalmente: costo delle canalizzazioni, compresi i movimenti di terra e le pavimentazioni; costo delle opere di trasformazione ed allaccio delle fognature esistenti eventualmente utilizzate; costo delle opere d'arte ricorrenti; costo delle eventuali opere d'arte particolari; costo di eventuali apparecchiature; costo dell'eventuale impianto di trattamento; costi ed oneri per eventuali demolizioni e ricostruzioni di opere di pubblici servizi esistenti nel sottosuolo ed interferenti con la fognatura progettata; indennizzi per espropri ed eventuali servitù; preventivo dei costi di gestione delle eventuali stazioni di sollevamento ed impianti di depurazione. Il preventivo sommario dovrà anche evidenziare l'importo delle opere urgenti. Il Progetto EsecutivoVIII Il progetto esecutivo dovrà essere corredato dai seguenti allegati considerati strettamente indispensabili, oltre ovviamente da tutti quegli altri elaborati che i progettisti dovessero reputare utili alla migliore illustrazione delle opere: VIII Come si vedrà dagli elaborati, molti di questi rappresentano l’aggiornamento ed l’estensione del progetto definitivo. Le reti fognanti 393 a - relazione e calcoli I……Possibilità di utilizzazione di opere di fognatura già preesistenti o di inserimento delle opere proposte nel complesso di quelle realizzate con precedenti lotti. II Dati anagrafici e distribuzione della popolazione nel centro da servire o della parte interessata all'epoca della redazione del progetto esecutivo; previsione della futura popolazione e sua distribuzione, dedotta dalle risultanze degli accertamenti di carattere urbanistico effettuati in sede di redazione del progetto di massima, risultanze opportunamente aggiornate in relazione alle previsioni dei vigenti strumenti urbanistici locali e territoriali al momento della redazione del progetto esecutivo. III Valutazione e localizzazione di eventuali scarichi liquidi provenienti da particolari complessi (attività industriali, macelli, ospedali ecc.). IV Delimitazione delle aree costituenti i singoli bacini colanti serviti dalla rete di progetto, con la indicazione dei relativi coefficienti di assorbimento da parte delle superfici interessate. V Eventuale aggiornamento degli elementi desunti dal « Piano Regolatore generale degli acquedotti e del corretto smaltimento delle acque di rifiuto », sia in ordine alle portate distribuite o previste da parte della rete idrica, sia in ordine allo scarico delle acque raccolte dalla rete fognante. VI Scelta particolareggiata dei tipi costruttivi e delle modalità di costruzione delle sezioni fognature da realizzare con indicazione dei materiali prescelti e delle formule di resistenza idraulica adoperate. Nella scelta di materiali dovrà tenersi conto anche delle velocità di deflusso. Nello stabilire la giacitura delle varie canalizzazioni dovrà tenersi conto delle possibilità di intralcio e di incrocio con altri sottoservizi cittadini. Dovrà inoltre indicarsi la giacitura delle tubazioni della distribuzione idrica, quando esistente ovvero da prevedersi, e collocare le canalizzazioni fognarie sempre al di sotto garantendo che tra l'estradosso della loro copertura e le generatrice inferiore delle tubazioni per l'approvvigionamento idrico vi sia un opportuno dislivello e comunque non inferiore ai 30 cm. In casi particolari, fermo restando la norma di porre le canalizzazioni di fognatura al di sotto di quelle di approvvigionamento idrico, qualora non potesse essere osservata la distanza minima di 30 cm anzidetta, dovranno disporsi adeguate opere di protezione della condotta idrica. VII Calcolo delle portate nere, medie e di punta delle canalizzazioni della rete facente parte del progetto esecutivo, da presentare sotto forma di tabelle con l'indicazione per i singoli tratti delle pendenze, delle velocità e delle relative altezze d'acqua sia per le portate medie che per quelle di punta. La velocità relativa alle portate medie non dovrà di norma essere inferiore ai 50 cm/s. Quando ciò non si potesse realizzare dovranno essere interposti in rete adeguati sistemi di lavaggio. La velocità relativa alle portate di punta non dovrà di norma essere superiore ai 4 m/s. VIII Calcolo delle portate pluviali di tutte le canalizzazioni della rete facente parte del progetto esecutivo, esponendo il metodo di calcolo adoperato, eseguito sulla base dello studio idrologico delle durate degli eventi meteorici, dell'estensione, delle aree dei bacini colanti e dei coefficienti di assorbimento dei terreni; dovrà tenersi conto anche della frequenza con cui potranno verificarsi gli eventi più gravosi; i risultati saranno presentati sotto forma tabellare, con l'indicazione dei coefficienti udometrici calcolati, delle pendenze, delle sezioni, delle portate, delle velocità, delle altezze d'acqua. La velocità massima eccezionale non dovrà superare di norma i 5 m/s. La velocità di esercizio, a prescindere dai detti limiti che hanno valore indicativo dovranno comunque essere correlate alla resistenza all'usura dei materiali di cui le fogne sono rivestite. IX Per il calcolo delle fognature a sistema separato valgono le indicazioni sopra esposte; per quelle a sistema misto il calcolo anzidetto dovrà essere eseguito sia per le condizioni di tempo asciutto (portate nere) che per quelle di tempo di pioggia (portate nere + portate pluviali), rimanendo valevoli le indicazioni già date. X Calcolo delle eventuali stazioni di sollevamento, con l'indicazione delle prevalenze geodetiche e manometriche da vincere, del diametro e del materiale delle tubazioni di mandata, del tipo e del numero di pompe o altro dispositivo elevatorio (coclee ad es.) da adoperare, dei relativi rendimenti, della riserva predisposta, della potenza impegnata, dei tempi di funzionamento tra attacco e stacco delle macchine; dovranno essere illustrati i provvedimenti predisposti per l'idonea protezione delle macchine e delle condotte di mandata con particolare riguardo sia ai fenomeni di colpo d'ariete, che a quelli di corrosione o di isolamento. Dovranno inoltre essere illustrate le modalità adottate per assicurare lo scarico di emergenza in caso di interruzione di funzionamento delle macchine, in maniera da non rigurgitare la fogna d'arrivo o almeno contenere il rigurgito entro i limiti accettabili; qualora, per ragioni di quota ciò non fosse possibile, dovrà provvedersi all'installazione di gruppi elettrogeni di riserva, tali quindi da assicurare il funzionamento delle macchine in caso di emergenza. Laddove per notevoli variazioni nelle portate da elevare (come in genere avviene quando si tratta di fognature miste) e al fine di realizzare velocità accettabili, possono richiedersi più condotte di mandata, occorre evidenziare che con le minori portate il liquame non ristagni nelle condotte temporaneamente escluse dal funzionamento. XI Calcolo idraulico degli eventuali scaricatori di piena, ammissibili solo quando le caratteristiche delle acque da scaricare lo consentano, per ciascuno dei quali dovrà essere indicato il tipo e le portate in gioco, così come dovranno riportarsi i criteri di dimensionamento sia di essi che dei relativi canali fugatori. XII Dovrà essere indicato secondo quale criterio vengono disposte le caditoie atte a raccogliere le portate pluviali, dovrà altresì indicarsi il criterio secondo il quale sono intervallati i pozzetti di ispezione. Questi ultimi, comunque, non potranno distare tra loro più di 20-25 metri quando le sezioni non siano praticabili (altezza inferiore a 1,05 m); potranno disporsi a maggiore distanza, e comunque non superiore a m 50 per le fogne praticabili. Qualora l'altezza dei collettori o dell'emissario sia superiore a 2,00 m potrà accettarsi che i pozzetti siano disposti tra loro sino alla distanza massima di 150 m; per tratti in galleria la distanza sarà stabilita caso per caso. XIII Dovrà indicarsi l'importo delle opere progettate sulla base del computo metrico estimativo e dell'elenco dei prezzi allegato al Capitolato Speciale di Appalto. XIV Per le eventuali stazioni di sollevamento ed impianti di depurazione indicarsi dettagliati preventivi dei costi di gestione per anno, suddivisi secondo le voci principali (personale, energia elettrica, ecc.). b - corografia 394 La corografia sarà conforme a quella del progetto di massima. Dovrà però indicare quali parti delle opere siano state eventualmente già eseguite, quali parti si intendono realizzare successivamente, dando evidenza alle nuove situazioni ed ai nuovi elementi che comportino adattamenti del progetto di massima, ma tali però da non costituirne modifica sostanziale per cui si ponga la necessità di una variante del progetto di massima. Per accertare la rispondenza dei tracciati della rete progettata alle previsioni dei piani urbanistici, la corografia sarà redatta e riprodotta su copia dei piani regolatori vigenti e adottati per le zone da servire con la fognatura. Qualora il Comune non sia dotato di piani urbanistici, la planimetria di cui al successivo punto D dovrà essere redatta su un accurato rilievo delle strade da servire nonché degli edifici circostanti, in modo che risultino i rapporti tra la rete ed il centro abitato. c - planimetria quotata dell'intero centro da servire con indicazione della rete di fognatura e degli eventuali impianti di sollevamento e depurazione Dovrà essere conforme a quella del progetto di massima ma aggiornata e completa di tutti gli elementi già indicati per la corografia di cui al punto precedente. d - planimetria quotata del lotto delle opere progettate con indicazione della rete di fognatura e degli eventuali impianti di sollevamento e depurazione Con indicazione della rete di fognatura e degli eventuali impianti di sollevamento e di depurazione. Questa dovrà essere rappresentata in scala almeno 1:2000 e dovrà riportare: le quote del terreno, assolute o relative, dei punti salienti e almeno di tutti i capofogna e di tutti gli incroci stradali; dovranno altresì riportarsi le monografie dei caposaldi di riferimento; le zone con diversa densità di popolazione e le superfici con diverso coefficiente di assorbimento; il tracciato della rete con indicato chiaramente sia il verso del movimento delle acque, sia l'identificazione con lettere ovvero con numeri, di ciascuna fogna e di ciascun collettore, in maniera tale che risulti facile il riferimento ai profili longitudinali ed alle tabelle di calcolo; la posizione dei pozzetti d'ispezione, di confluenza, di deviazione, di salto, di alloggio dei sifoni di cacciata e comunque di tutte le opere d'arte ricorrenti; dovrà altresì riportarsi in un'apposita leggenda la simbologia adoperata per ciascuna delle opere anzidette; la posizione di eventuali opere d'arte particolari (come attraversamenti ferroviari, opere di alleggerimento e scarico, stazioni di sollevamento, ecc.) e dovrà riportarsi in una apposita leggenda la simbologia adoperata per ciascuna delle opere anzidette; la posizione dell'eventuale impianto di trattamento dei liquami. Dovranno inoltre essere indicate le eventuali aree da espropriare o da asservire per il passaggio di fogne, di collettori o dell'emissario, per la realizzazione delle opere d'arte particolari e dell'intero impianto di trattamento. La planimetria dovrà anche riportare le quote del prevedibile massimo livello di pelo d'acqua del/dei corpi idrici recipienti nel/nei punti di scarico. Qualora il/i recipienti siano costituiti da impluvi, torrenti o comunque corsi d'acqua, dovrà riportarsi inoltre la/le sezioni degli alvei. Nel caso di scaricatori a mare o in lago dovranno essere forniti gli elementi già richiesti per il progetto ma a livello esecutivo. Per maggiore chiarezza, quanto potrà riportarsi in più tavole (ad esempio planimetria quotata con rete; planimetria con suddivisione delle aree nei riguardi del coefficiente di assorbimento ecc.). e - disegni dei profili delle fogne, dei collettori dell'emissario Dovranno essere allegati al progetto, in scala almeno 1:2000 per le lunghezze e 1:200 per le altezze, i disegni dei profili di tutte le fogne, dei collettori e dell'emissario inclusi nel lotto esecutivo, attenendosi a quanto prescritto al punto D relativo al progetto di massima per i corrispondenti documenti. Sui profili esecutivi dovranno essere indicati anche il tipo di pavimentazione delle strade interessate e la natura dei terreni da scavare e di sedime. Al termine di ogni profilo dovrà essere indicato in quale fogna, o collettore o emissario, o opera d'arte particolare o impianto di trattamento o recapito la canalizzazione riportata nel profilo stesso confluisce. f - disegni delle sezioni delle fogne, dei collettori, dell'emissario, delle opere d'arte tipo e di quelle particolari I disegni delle sezioni delle fogne, dei collettori e dell'emissario dovranno indicare, in scala idonea per una chiara interpretazione, e comunque non inferiore a 1:50, i tipi costruttivi di tutte le canalizzazioni progettate. Dovranno contenere tutti gli elementi già prescritti ai punti E ed F del progetto di massima con dettagli ed estensioni a livello esecutivo. Gli stessi criteri saranno seguiti per i disegni delle opere d'arte tipo, quali pozzetti di ispezione, confluenza e deviazione, pozzetti di salto, pozzetti di alloggio dei sifoni di cacciata, caditoie, ecc. che saranno redatti in scala idonea e comunque non inferiore ad 1:50 e dovranno specificare i materiali adottati specie per i rivestimenti. Sempre gi stessi criteri saranno seguiti per i disegni delle opere d'arte particolari, come quelle di alleggerimento e scarico, stazioni di sollevamento, attraversamenti ferroviari, ecc. che dovranno essere redatti in scala idonea e comunque non inferiore ad 1:100 e comprenderanno sezioni e piante quotate di ogni singola opera in un numero adeguato ad una chiara identificazione delle spese stesse. I disegni specificheranno altresì i materiali adottati. I disegni delle opere terminali della rete indicheranno in particolare, nel caso di scarico in alvei o comunque in corpi idrici fluviali, lacuali o marini, i livelli di massimo pelo d'acqua da considerare nei recipienti stessi, le eventuali protezioni delle opere finali della fognatura (ad es. per gli scarichi a mare, scogliere, moli, pennelli, ecc.), i manufatti di scarico ecc. Al fine di assicurare il buon funzionamento della rete, il progettista dovrà indicare il tipo di allacciamento da parte dei privati, facendo sì che gli allacciamenti stessi non richiedano la manomissione gli spechi fognari. Le reti fognanti 395 g - disegni delle eventuali stazioni di sollevamento e profili delle condotte di mandata relative I disegni dei profili delle eventuali condotte di mandata dovranno essere rappresentati in scala almeno 1:2000 per le lunghezze ed 1:200 per le altezze. Qualora se ne ravvisi la necessità, e al fine di rendere più evidenti i dislivelli, i disegni potranno essere rappresentati anche in scale differenti da quelle indicate, specie per quanto riguarda le altezze. Gli elaborati dovranno rappresentare la linea del terreno, quella di posa delle condotte e la linea piezometrica e saranno muniti di due fincature, l'una superiore al profilo l'altra inferiore. Quella superiore indicherà il diametro ed il materiale costituente le condotte specificando il tipo di giunto adottato, la portata sollevata, il valore della perdita di carico unitaria e di quella totale, la velocità del moto dei liquami nella condotta, il nome e il tipo di pavimentazione delle strade lungo cui corrono le condotte e la presumibile natura dei terreni da scavare e di sedime. Quella inferiore indicherà le quote del terreno, quelle di posa delle condotte, la misura delle distanze parziali e di quelle progressive. Al termine dei profili dovrà indicarsi il recapito delle condotte rappresentate. I disegni delle sezioni delle condotte saranno in scala almeno 1:50 ed indicheranno i materiali costituenti le condotte, il tipo di giunto adottato, e le particolarità di posa in opera (selle, corsetti, ecc.). h - documenti relativi all'eventuale impianto di depurazione e servizi accessori L'impianto di depurazione può venire realizzato sia con progetto dell'Amministrazione che mediante Appalto Concorso da indire da parte dell'Amministrazione tra ditte specializzate. Nel primo caso il numero ed il tipo di elaborati che dovranno essere forniti saranno precisati nelle norme che riguardano specificamente gli impianti di trattamento. Nel secondo caso dovrà essere invece fornito un particolareggiato Disciplinare di Bando di Appalto Concorso, corredato da disegni schematici, come specificato al successivo punto n. i - computo metrico estimativo e preventivo delle spese di gestione (esercizio e manutenzione) Il metrico estimativo dovrà indicare per ogni fogna, collettore o per l'emissario, per le opere d'arte tipo e per quelle particolari il dettaglio del costo, con riferimento all'elenco dei prezzi unitari allegato al Capitolato Speciale d'Appalto. In particolare, per quanto riguarda i movimenti di terra e la scomposizione e il rifacimento delle pavimentazioni stradali, dovrà farsi riferimento a quanto risultante dai profili di progetto. Oltre le opere in Appalto ed i compensi a corpo il computo metrico estimativo comprenderà anche le somme a disposizione dell'Amministrazione Appaltante per espropriazioni e servitù, per forniture dirette, per l'eventuale Appalta Concorso dell'impianto di depurazione, nonché le somme per imprevisti e revisione prezzi nonché quelle per le spese di progettazione, direzione dei lavori, collaudi e simili. l - capitolato speciale di appalto con allegato elenco prezzi Il Capitolato Speciale d'appalto dovrà essere redatto secondo le norme vigenti e conterrà tutte le norme che andranno a regolare i rapporti tra l'Amministrazione Appaltante e l'Impresa assuntrice dei lavori. Al Capitolato dovrà accompagnarsi l'elenco dei prezzi unitari dei materiali, delle mercedi orarie, dei noli e dei lavori a misura. Il progettista potrà adottare i prezzi fissati dall'Amministrazione Appaltante ove da quest'ultima sia stata redatta apposita tariffa. Negli altri casi, o per alcuni tipi di lavori i cui prezzi non fossero fissati dalle tariffe, il progettista dovrà formulare i prezzi stessi; in tal evenienza, egli dovrà giustificarli, fornendo le analisi dei prezzi, dalle quali dovranno risultare tutti gli elementi che concorrono a formare i valori finali. m - disciplinare per la richiesta di offerte per eventuali macchinari ed apparecchiature Qualora per la compiutezza dell'opera si richiedano macchinari e particolari apparecchiature (macchine elevatorie, apparecchiature meccaniche ed elettriche, attrezzature per gli impianti di depurazione ecc.) che non possono rientrare nei lavori d'appalto, ma siano da acquistarsi direttamente dall'Amministrazione Appaltante, si dovrà redigere un apposito Disciplinare per la richiesta di offerte dei macchinari e delle apparecchiature suddette. Detto Disciplinare dovrà specificare l'oggetto dell'offerta e dare precise indicazioni sulle caratteristiche che dovrà presentare il materiale richiesto e le condizioni di inserimento nelle opere progettate. Saranno quindi indicate le modalità dell'offerta, quella di fornitura e quelle di pagamento e di collaudo. n - disciplinare di bando di appalto concorso per eventuale impianto di depurazione Il disciplinare dovrà contenere le condizioni per la partecipazione all'Appalto Concorso ed i seguenti elementi articolati come appresso: 1. Oggetto dell'Appalto Dovranno essere forniti i dati relativi alle portate ed al tipo di liquami da trattare ed al numero di abitanti da servire; grafici illustranti la zona destinata all'impianto con le quote del terreno; i dati caratteristici (sezioni, quote, ecc.) dell'emissario in arrivo e del corpo idrico che dovrà ricevere l'affluente. Dovrà essere specificato il grado di efficienza depurativa che si richiede all'impianto, in termini di riduzione dei principali elementi inquinanti. Saranno indicate le fasi secondo cui dovrà svolgersi il trattamento nell'ambito del ciclo già previsto dal progetto di massima. Le Ditte concorrenti dovranno presentare offerta per la soluzione indicata dal disciplinare, da considerarsi offerta base indispensabile, rimanendo però libere di presentare soluzioni di varianti che esse giudichino più convenienti, sempre che sia stata garantita l'efficienza depurativa richiesta. Sarà precisato se il progetto deve riguardare l'intero impianto, ovvero la realizzazione delle opere debba limitarsi ad un primo lotto. In tal caso occorrerà anche indicare i dati relativi alle portate ed al tipo di liquame da trattare e gli abitanti da servire con il primo lotto e dovrà essere richiesta la presentazione del progetto almeno di massima dell'intero impianto. L'appalto dovrà comprendere opere murarie, macchinario e apparecchiature e quant'altro occorre per consegnare funzionante l'impianto all'Amministrazione Appaltante. 2. Modalità di presentazione del Progetto - Offerta da parte delle Ditte concorrenti. Il progetto-offerta dovrà comprendere almeno un grafico indicante il ciclo di trattamento che la Ditta concorren- 396 te intende realizzare; uno schema dello stesso ciclo dal quale risultino il numero di unità operative a mezzo delle quali il ciclo sarà svolto nonché tutti i collegamenti sia idraulici, che elettrici, termici o chimici che si intendono eseguire; una planimetria generale dell'impianto in scala almeno 1:500 dalla quale risultino le quote alle quali si trovano le singole opere; un profilo altimetrico del percorso che liquami avranno durante le singole fasi del trattamento ed uno del percorso dei fanghi in scale adeguate per una chiara interpretazione del funzionamento dell'impianto; disegni costruttivi quotati di ciascuna delle opere previste, o almeno di ciascuno dei tipi di opera se queste fossero più di una, in scala almeno 1:100 comprendendo piante sezioni quotate tali da indicare chiaramente sia le apparecchiature offerte che le opere murarie. Il progetto dovrà inoltre essere corredato da una relazione illustrante i criteri generali ispiratori delle opere previste e dalla quale risultino sia i calcoli di proporzionamento che i rendimenti depurativi che in ciascuna delle fasi di trattamento saranno raggiunti. Dovranno altresì indicarsi, nell'offerta per le macchine e le apparecchiature, i tipi proposti nonché i pesi, i consumi elettrici previsti, le potenze da impegnare per ciascuno di essi ed i nominativi delle Ditte costruttrici. Il progetto dovrà poi essere corredato da un computo metrico estimativo che consideri separatamente le opere murarie dalle apparecchiature, dando per queste ultime anche i prezzi unitari, in maniera da permettere all'Amministrazione Appaltante un agevole confronto tra le offerte presentate. Infine le Ditte Concorrenti dovranno presentare uno schema di Capitolato Speciale di Appalto, in armonia con le norme del disciplinare dal quale risultino tutti i rapporti che la Ditta intende istituire con l'Amministrazione. Il costo delle opere dovrà risultare in un'offerta che distinguerà le opere murarie dalle apparecchiature; all'offerta dovrà anche essere accompagnato un preventivo per la gestione e manutenzione dell'impianto specificando le voci principali (personale, materiali, energia elettrica). La Ditta dovrà provvedere all'avviamento dell'impianto stesso e consegnarlo funzionante, nonché provvedere alla sua conduzione con proprio personale specializzato per un periodo di effettivo funzionamento a regime da precisare nel disciplinare e di norma non inferiore ad 1 anno. La Ditta dovrà altresì provvedere all'istruzione del personale della Amministrazione Appaltante destinato alla conduzione dell'impianto. Le Ditte concorrenti rilasceranno esplicita dichiarazione di sollevare l'Amministrazione Appaltante da qualsiasi onere per diritti di brevetti o privative. Il progetto dovrà essere firmato da un ingegnere abilitato allo esercizio della professione. 3. Modalità di aggiudicazione dell'opera. Il disciplinare dovrà comprendere le modalità secondo cui saranno aggiudicate le opere e dovrà altresì indicare le qualifiche dei membri della commissione cui tale compito sarà devoluto. 4. Modalità di esecuzione, pagamenti e collaudo delle opere. Nel disciplinare saranno indicati i termini di esecuzione e consegna delle opere ed i termini e le modalità di pagamento e di collaudo. o - piano parcellare dei terreni da asservire ovvero da espropriare Qualora si renda necessario asservire o espropriare dei terreni al progetto dovrà essere allegato il piano parcellare, che indicherà il foglio di mappa catastale ed il numero delle particelle interessate alla procedura; esso piano dovrà ovviamente essere concordante con quanto indicato nella planimetria della rete e dovrà fissare inoltre il prezzo delle indennità da corrispondere ai proprietari. A tale proposito appare opportuno chiedere il parere dell'Ufficio Tecnico Erariale sulla congruità dei prezzi fissati, allegando il detto parere al suddetto piano parcellare. Di norma il primo lotto esecutivo dovrà comprendere l'espropriazione di tutte le aree comunque occorrenti per la realizzazione delle opere ed in particolare per l'impianto di depurazione. In una prima fase, per un corretto tracciamento della rete, supponendo inesistenti i fabbricati, le canalizzazioni dovranno posizionarsi in corrispondenza dei compluvi, replicando quella che sarebbe la rete idrografica naturale del bacino in studio. I vincoli creati dalle costruzioni e dalla viabilità esistenti portano a scostamenti dalla soluzione ottimale. Risulta opportuno che le canalizzazioni principali seguano la viabilità maggiore e che i canali a servizio di sottobacini vengono portati verso un unico emissario. E' necessario inoltre conoscere le quote del piano di posa della rete idrica e degli altri servizi. La rete di fognatura, per ovvie ragioni igieniche, verrà posizionata sempre al di sotto della rete idrica, sottostandovi di almeno 0,50 m. Per rispettare tale vincolo si debbono realizzare, specie per le canalizzazioni principali, per i collettori e per i canali emissari, scavi molto profondi. Le reti fognanti 397 Esempio 31. Progetto di una piccola rete di fognatura Progettare la rete di fognatura, del tipo unitario, per la località riportata nello schema di Figura 1. Sono date le espressioni della curva di possibilità pluviometrica, per precipitazioni rilevate in un periodo di osservazione di 50 anni, con tempo di ritorno T=15 anni : h = 34 t 0,45 per durate t < 1 ora e h = 34 t 0,28 per 1 < t < 24 ore . La dotazione idropotabile del giorno dei massimi consumi è di 250 l/ab*giorno Figura. 1 – Planimetria Tabella I Parametri urbanistici Zona St Destinazione Sf Uf Su TN 38550 Tecnologica 27000 70 ab/ha CM 42480 Commerciale 30000 50 ab/ha PEEP 68610 PEEP 42000 0,7 m2/m2 29400 1ab/ 80 m3 VPA 29400 Verde attrezzato A 45115 Residenziale 22500 0,4 m2/m2 9000 1ab/100 m3 B 93760 Completamento 58000 0,7 m2/m2 40600 1ab/ 80 m3 Dimensioni commerciali degli spechi utilizzabili : Tubi in PVC UNI EN 1401 SN8‐ SDR 34 DN mm Di mm Peso kg/m Tubi in Gres ‐ UNI EN 295 398 250 315 400 500 630 242,7 305,8 388,3 485,4 611,6 8,34 13,2 21,4 33,4 53,0 IVC DN mm 250 300 350 400 500 600 700 800 1000 Di 250 300 350 400 500 600 700 800 1000 51 65 102 107 173 220 295 360 512 mm Peso kg/m Tubi Ovoidali in cls vibrato ‐ DIN 4032 b h r peso cm cm cm kg 60 90 30 1365 70 105 35 1820 80 120 40 2390 90 135 45 2780 100 150 50 3176 120 180 60 4345 r h fondello in gres b Escludendo il funzionamento in pressione, i condotti di fognatura si calcolano come canali a superficie libera in regime di moto uniforme. La determinazione dei parametri idraulici viene effettuata utilizzando la formula di Chézy, assumendo per la formula di Manning-Strickler, introducendo valori del coefficiente di scabrezza tipici per il materiale usato : Q k R 2 / 3 i1 / 2 [m2] Sezione bagnata k Coefficiente di scabrezza [m1/3 s-1] k = 90 per tubazioni di PVC k = 95 per tubazioni di Gres k = 80 per tubazioni in Calcestruzzo R Raggio idraulico [m] i Pendenza del collettore Di seguito sono riportati, in modo tabellare, i dati elaborati per la verifica idraulica degli spechi, con l’ausilio delle tabelle dei parametri geometrici delle sezioni circolare e ovoidale inglese, tratte dal manuale Colombo. Il grado di riempimento massimo è stato fissato in : GR 60 % per spechi cir- colari e GR 70 % per spechi ovoidali. In considerazione dei materiali utilizzati per le tubazioni possono essere accettati valori massimi di velocità 5 m/s per tubazioni in Gres e PVC e 4 m/s per tubi ovoidali. Nelle seguenti Figure 2 e 3 sono raffigurate le scale di deflusso di spechi circolari e semiovoidali con evidenziata in rosso la condizione di grado riempimento massimo . 1. Le portate nere o fecali Nota la dotazione idrica del giorno dei maggiori consumi d [l/ab * giorno] e determinato il numero N di abitanti da servire con la rete di fognatura, il valore massimo della portata fecale risulta 0,8 Cp N d Qn 86400 [l/s] 1,3 < Cp 1,5 . Utilizzando i dati di Tabella I vengono definiti gli abitanti afferenti ad ogni zona e le relative portate nere Le reti fognanti 399 Tabella II Zona Sf Uf Su volumi IVC abitanti Cp portata m2 m2 m3 N° l/s TN 27000 70 ab/ha 189 1,4 0,6 CM 30000 50 ab/ha 150 1,4 0,5 1ab/ 80 m3 1103 1,4 3,6 PEEP 42000 0,7 29400 88200 VPA A B 22500 58000 0,4 0,7 9000 40600 27000 1ab/100 m3 270 1,4 0,9 121800 1ab/ 80 m3 1523 1,4 4,9 2. portate bianche o di pioggia a ‐ Metodo cinematico La valutazione della portata massima, o di picco, viene effettuata con riferimento alla formula Q max con h 10 A tc 3600 (m3/s) [1] h , intensità della pioggia (mm/ora) di durata pari al tempo di corrivazione tc (ore) del bacino tc e coefficiente di afflusso ( Tabella III) , A superficie del bacino in ha Tabella III Valori del coefficiente in funzione del tipo di urbanizzazione Strade , piazze, lastricati Costruzioni ad alta densità Costruzioni rade Villini Prati, giardini, aree non edificate 0,90 0,80 0,60 0,30 0,40 0,20 I valori della precedente tabella vengono applicati alle singole superfici scolanti omogenee ; nel caso in cui nell'ambito di uno stesso bacino siano presenti due o più sottozone omogenee, si determina il valore medio ' , ragguagliato all'area At dell'intero bacino, come media ponderata dei singoli valori di i delle rispettive superfici Ai ' i A i At Nella Figura 2 è riprodotto lo schema della rete di fognatura ; nella Tabella IV sono riportati i dati relativi dei singoli collettori e dei sottobacini afferenti. Figura 2. Sottobacini 400 Tabella IV Sottobacini Superfici ' Collettore Lunghezza 1 365 Strade e Piazzali CM 2 185 Piazza 8622 0,9 PEEP 68610 0,8 3 400 4 315 5 345 Strada e Piazza 7033 0,9 A ‐ Residenziale 45115 0,4 6 270 VPA 2460 0,2 49805 2230 0,9 TN 38550 S totale 0,6 43120 0,63 4570 0,9 42480 0,6 51102 Strada e Piazza 77361 8751 0,9 VPA 29400 0,2 29400 B‐ Completamento 93760 0,8 Strada e Piazza 100793 0,65 0,81 0,20 0,81 0,41 Ricordato che Il tempo di corrivazione tc per i tronchi iniziali tc = to + L/V to, tempo di ruscellamento, assunto 5 minuti tempo di vettoriamento entro il tratto di canalizzazione lungo L percorso in condizioni di moto uniforme dalla portata Q con velocità media V. per i tronchi seguenti tc = m + L/V m valore massimo dei tempi di corrivazione dei tronchi a monte. Dimensionamento degli spechi Nella seguente Tabella V sono riportati i dati relativi alla determinazione della portata di pioggia Qp, di primo tentativo, afferente ad ogni collettore nella sezione di chiusura del sottobacino tributario. Tabella V Determinazione delle portate di pioggia di primo tentativo Coll. Superficie 1 2 3 4 5 6 3-4-5 5-6-7 m 43120 51102 77361 29400 100763 49805 200983 351551 L 0.63 0.65 0.81 0.20 0.81 0.41 0.64 0.68 m 365 185 400 315 345 270 120 130 2 i Vf tc 0.02 0.008 0.035 0.045 0.035 0.045 0.008 0.010 m/s 1.4 1.0 3.0 1.3 3.0 2.0 2.8 3.0 ore 0.156 0.135 0.120 0.151 0.115 0.121 0.168 0.180 a 34 34 34 34 34 34 34 34 n h i 0.45 0.45 0.45 0.45 0.45 0.45 0.45 0.45 mm 14.72 13.79 13.11 14.50 12.86 13.13 15.23 15.72 mm/ora 94.56 102.41 108.96 96.31 111.58 108.73 90.72 87.30 Qp 3 m /s 0.714 0.945 1.897 0.157 2.530 0.617 3.241 5.797 Nota : per i collettori 3.4.5. e 5.6.7. i tempi di corrivazione, essendo tronchi seguenti, sono tc = m + L/V. Le reti fognanti 401 Nella Tabella VI sono riassunti i dati caratteristici di ogni collettore e le dimensioni geometriche degli spechi utilizzati e da verificare idraulicamente : Figura 3. Schema della rete Tabella VI Caratteristiche dei collettori e portate di verifica Qp Qn Qt m3/s m3/s m3/s circolare DN 630 0,714 0,0006 0,7146 0,008 circolare DN 630 0,945 0,0005 0,9455 Cls 0,035 ovoidale 60*90 1,897 0,0036 1,9006 4 PVC 0,045 circolare DN 250 0,157 0,1570 5 Cls 0,035 ovoidale 80*120 2,530 0,0049 2,5349 6 Gres 0,045 circolare DN 500 0,617 0,0009 0,6179 3‐4‐5 Cls 0,008 ovoidale 100*150 3,241 0,0047 3,2457 5‐6‐7 Cls 0,010 ovoidale 120*180 5,797 0,0105 5,8075 Coll. Materiale Pendenza Speco 1 PVC 0,020 2 PVC 3 Collettore 1 C1 lunghezza Bacino 43120 m tc= 0,155 Qp= circolare h/r 1,00 1,10 1,20 2 3 0,7143 m /s A/r 1,5708 1,7705 1,9681 a= 34 R/r 0,5000 0,5298 0,5553 mm/ora 3 Qt= 0,7149 0,0006 m /s r= 0,30 m/s n= 0,45 imax= 94,66 14,71 mm Qn= DN= 630 Vf= 1,4 i= 0,02 0,63 hmax= ore 2 365 m PVC m Q/(*) h A 0,9895 1,1592 1,3296 m 0,300 0,330 0,360 m 0,141 0,159 0,177 2 R Q m 0,150 0,159 0,167 m /s 0,508 0,595 0,683 3 3 m /s k= 90 V GR m/s 3,59 3,73 3,85 % 50 55 60 Il collettore in esame smaltisce una portata massima di 0,683 m3/s (< 0,7149) con un grado di riempimento prossimo al 60% ed una velocità reale di 3,85 m/s, valore molto diverso dalla velocità fittizia di scorrimento Vf = 1,4 m/s di primo tentativo. Posto pertanto Vf = 3,6 m/s, valore accettabile per il tipo di materiale adottato, varieranno i valori di tc , hmax, imax, Qp ed infine Qt . Con questo ultimo valore si verifica uno speco ovoidale 60*90 con raggio r=0,30 m 402 C1 lunghezza Bacino 43120 m tc= 0,111 2 3 h/r A/r 1,60 1,80 2,00 2 R/r 2,2305 2,6242 3,0233 a= 34 3 r= 0,3 0,5596 0,5980 0,6314 mm/ora Qt= 0,8594 0,0006 m /s CLS m Q/(*) h A R 2 m 0,480 0,540 0,600 1,5146 1,8628 2,2251 m/s n= 0,45 imax= 113,82 mm Qn= 60*90 ovoidale Vf= 3,6 i= 0,02 0,63 hmax= 12,65 ore 0,8588 m /s Qp= 365 m m 0,168 0,179 0,189 m 0,201 0,236 0,272 3 m /s k= 80 Q 3 m /s 0,691 0,850 1,015 V GR m/s 3,44 3,60 3,73 % 53 60 67 Il Collettore 1, così come modificato, risulta verificato Collettore 2 C 2 lunghezza Bacino 51102 m ore Qp= 0,946 m /s 185 m 3 h/r A/r 2 Qn= 0,0005 r= 0,305 R/r 1,9681 2,1617 2,3489 a= 34 0,5553 0,5763 0,5925 m/s n= 0,45 imax= 102,54 13,78 mm DN= 630 circolare Vf= 1,00 i= 0,008 0,65 hmax= tc= 0,134 1,20 1,30 1,40 2 mm/ora 3 Qt= 0,9466 m /s PVC m Q/(*) h A 1,3296 1,4970 1,6570 m 0,366 0,397 0,427 m 0,183 0,201 0,219 2 3 m /s k= 90 R Q m 0,169 0,176 0,181 m /s 0,451 0,508 0,562 3 V GR m/s 2,46 2,53 2,57 % 60 65 70 Lo speco è sottodimensionato . C 2 lunghezza Bacino 51102 tc= 0,102 m 2 hmax= ore 3 Qp= 1,101 185 m m /s h/r A/r 2,00 2,10 2,20 2 0,6314 0,6452 0,6590 r= 0,35 Q/(*) 2,2251 2,4077 2,5903 m/s n= 0,45 imax= 119,31 Qn= 0,0005 R/r 3,0233 3,2220 3,4207 a= 34 12,17 mm 70*105 ovoidale Vf= 2,70 i= 0,008 0,65 mm/ora 3 Qt= 1,1013 m /s CLS m h A m 0,700 0,735 0,770 m 0,370 0,395 0,419 2 3 m /s k= 80 R Q m 0,221 0,226 0,231 m /s 0,969 1,048 1,128 3 V GR m/s 2,62 2,66 2,69 % 67 70 73 Il Collettore 2 risulta verificato da uno speco ovoidale delle dimensioni 70*105 cm, con grado di riempimento GR 73% e velocità V 2,7 m/s Collettore3 C3 lunghezza Bacino 77361 tc= 0,120 Qp= ovoidale h/r 2,30 2,40 2,50 1,899 m 2 3 m /s a= 34 0,6696 0,6775 0,6820 r= 0,3 2,7662 2,9323 3,0837 Qt= 1,9028 m /s m h m 0,690 0,720 0,750 mm/ora 3 0,0036 A 2 m 0,325 0,342 0,358 m/s n= 0,45 imax= 109,11 mm Qn= Q/(*) Vf= 3 i= 0,035 0,81 hmax= 13,10 ore 60*90 A/r^2 R/r 3,6142 3,8015 3,9800 400 m R m 0,201 0,203 0,205 CLS Q 3 m /s 1,670 1,770 1,861 3 m /s k= 80 V GR m/s 5,13 5,17 5,20 % 77 80 83 La sezione ipotizzata è insufficiente ed il valore della velocità risulta troppo elevato, pertanto si prevede un abbassamento della pendenza di fondo dallo 0,035 allo 0,01 , da recuperare con l'introduzione di salti di fondo, mentre il valore della Vf di secondo tentativo è elevato a 3,4 m/s . Le reti fognanti 403 C3 lunghezza Bacino 77361 tc= 0,116 m 400 m 3 h/r A/r 2 R/r 2,6242 2,8238 3,0233 0,5980 0,6147 0,6314 CLS A R 2 m 0,810 0,855 0,900 3 Qt= 1,9418 m h 1,8628 2,0440 2,2251 n= 0,45 m /s r= 0,45 Q/(*) m/s mm/ora 3 Qn= 0,0036 90*135 ovoidale a= 34 imax= 111,35 12,88 mm m /s Vf= 3,4 i= 0,01 0,81 hmax= ore Qp= 1,938 1,80 1,90 2,00 2 k= 80 Q m 0,269 0,277 0,284 m 0,531 0,572 0,612 m /s 3 m /s 1,772 1,944 2,117 V GR m/s 3,33 3,40 3,46 % 60 63 67 Collettore 4 C4 lunghezza Bacino 29400 tc= 2 315 m 0,157 m /s h/r A/r 2 0,5000 0,5298 0,5553 Q/(*) m /s PVC A R 2 m 0,120 0,132 0,144 3 Qt= 0,157 m h 0,9895 1,1592 1,3296 96,41 mm/ora 0 m /s r= 0,12 R/r 1,5708 1,7705 1,9681 imax= m/s n= 0,45 3 Qn= DN= 250 circolare a= 34 14,49 mm 3 Vf= 1,3 i= 0,045 0,2 hmax= 0,150 ore Qp= 1,00 1,10 1,20 m Q m 0,060 0,064 0,067 m 0,023 0,025 0,028 k= 90 3 m /s 0,066 0,078 0,089 V GR m/s 2,93 3,04 3,14 % 50 55 60 Occorre aumentare la dimensione dello speco e correggere il valore della Vf C4 lunghezza Bacino 29400 tc= m 3 0.191 m /s circolare h/r A/r 1.1735 1.3711 1.5708 imax= 12.39 mm 0.4285 0.4662 0.5000 m/s n= 0.45 116.82 mm/ora 3 3 Qt= 0.191 0 m /s r= 0.194 R/r Vf= 3.8 i= 0.045 a= 34 Qn= DN= 400 2 315 m 0.2 hmax= 0.106 ore Qp= 0.80 0.90 1.00 2 m /s PVC m Q/(*) h A 0.6669 0.8243 0.9895 m 0.155 0.175 0.194 m 0.044 0.052 0.059 2 k= 90 R Q m 0.083 0.090 0.097 m /s 0.161 0.198 0.238 3 V GR m/s 3.64 3.85 4.03 % 40 45 50 Collettore 5 C5 lunghezza Bacino 100763 m 2 ore Qp= 2,533 m /s 3 h/r 1,60 1,80 2,00 A/r 2,2305 2,6242 3,0233 R/r 0,5596 0,5980 0,6314 Vf= 3 a= 34 r= 0,4 m/s n= 0,45 imax= 111,74 12,84 mm Qn= 0,0049 80*120 2 i= 0,035 0,81 hmax= tc= 0,115 ovoidale 345 m mm/ora 3 m /s Qt= 2,5382 m CLS Q/(*) h A 1,5146 1,8628 2,2251 m 0,640 0,720 0,800 m 0,357 0,420 0,484 2 R Q m 0,224 0,239 0,253 m /s 1,969 2,422 2,893 3 3 m /s k= 80 V GR m/s 5,52 5,77 5,98 % 53 60 67 Il Collettore 5, pur risultando verificato il GR < 70%, ha un valore della velocità troppo elevato, pertanto si prevede un abbassamento della pendenza di fondo dallo 0,035 allo 0,012 , da recuperare con l'introduzione di salti di fondo. Il valore delle Vf di secondo tentativo è fissato a 3,6 m/s . 404 C5 lunghezza Bacino 100763 m 2 ore Qp= 2,600 m /s h/r A/r R/r 2,6242 3,0233 3,222 0,5980 0,6314 0,6452 Q/(*) CLS A R 2 m 0,720 0,800 0,840 3 Qt= 2,6052 m h 1,8628 2,2251 2,4077 n= 0,45 m /s r= 0,4 m/s mm/ora 3 Qn= 0,0049 80*120 2 Vf= 3,6 a= 34 imax= 114,69 12,57 mm 3 ovoidale i= 0,012 0,81 hmax= tc= 0,110 1,80 2,00 2,1 345 m m 0,420 0,484 0,516 m 0,239 0,253 0,258 m /s k= 80 Q 3 m /s 1,418 1,694 1,833 V GR m/s 3,38 3,50 3,56 % 60 67 70 dopo il cambiamento di pendenza lo speco è insufficiente e pertanto va ampliato C5 lunghezza Bacino 100763 m 2 ore Qp= 2,636 m /s h/r A/r 2,6242 3,0233 3,222 R/r 0,5980 0,6314 0,6452 Q/(*) CLS A R 2 m 0,900 1,000 1,050 3 Qt= 2,6406 m h 1,8628 2,2251 2,4077 n= 0,45 m /s r= 0,5 m/s mm/ora 3 Qn= 0,0049 100*150 2 Vf= 4,0 a= 34 imax= 116,25 12,43 mm 3 ovoidale i= 0,012 0,81 hmax= tc= 0,107 1,80 2,00 2,1 345 m m 0,299 0,316 0,323 m 0,656 0,756 0,806 m /s k= 80 Q 3 m /s 2,571 3,071 3,323 V GR m/s 3,92 4,06 4,13 % 60 67 70 Collettore 6 C6 lunghezza Bacino 49805 m tc= Qp= circolare h/r 270 m hmax= 3 0,6176 m /s 2 1,5708 1,7705 1,8693 1,9681 a= 34 imax= 13,12 mm Qn= DN= 500 0,5000 0,5298 0,5425 0,5553 Qt= 0,6185 Grès m h A R 2 m 0,250 0,275 0,263 0,300 0,9895 1,1592 1,2444 1,3296 108,88 mm/ora 0,0009 m /s Q/(*) m/s n= 0,45 3 r= 0,25 R/r Vf= 2 i= 0,045 0,41 0,121 ore A/r 1,00 1,10 1,05 1,20 2 m 0,098 0,111 0,117 0,123 m 0,125 0,132 0,136 0,139 3 m /s k= 95 Q 3 m /s 0,495 0,579 0,622 0,665 V GR m/s 5,04 5,24 5,32 5,40 % 50 55 53 60 Il valore della velocità risulta troppo elevato, pertanto si prevede un abbassamento della pendenza di fondo dallo 0,045 allo 0,02 , da recuperare con l'introduzione di salti di fondo. Il valore delle Vf di secondo tentativo è fissato a 4,0 m/s . C 6 lunghezza Bacino 49805 m 2 0,102 ore Qp= 0,6778 m /s h/r 1,00 1,10 1,05 1,20 3 A/r 2 1,5708 1,7705 1,8693 1,9681 a= 34 imax= 12,16 mm Qn= DN= 600 0,5000 0,5298 0,5425 0,5553 m/s n= 0,45 119,49 mm/ora 3 Qt= 0,6787 0,0009 m /s r= 0,30 R/r Vf= 4,0 i= 0,02 0,41 hmax= tc= circolare 270 m Grès m Q/(*) h A 0,9895 1,1592 1,2444 1,3296 m 0,300 0,330 0,315 0,360 m 0,141 0,159 0,168 0,177 2 R Q m 0,150 0,159 0,163 0,167 m /s 0,536 0,628 0,674 0,720 3 3 m /s k= 95 V GR m/s 3,79 3,94 4,01 4,07 % 50 55 53 60 Le reti fognanti 405 Collettore 3.4.5 C 3.4.5 lunghezza Bacino 200983 m 2 0,168 ore Qp= 3,241 m /s 3 A/r 1,80 2,00 2,10 a= 34 2 R/r 2,6242 3,0233 3,2220 0,5980 0,6314 0,6452 90,72 mm/ora 3 Qn= r= 0,50 A R 2 m 0,900 1,000 1,050 m /s CLS m h 1,8628 2,2251 2,4077 3 Qt= 3,246 0,0049 m /s Q/(*) m/s n= 0,45 imax= 15,23 mm 100*150 ovoidale Vf= 2,8 i= 0,008 0,64 hmax= tc= h/r 120 m m 0,656 0,756 0,806 m 0,299 0,316 0,323 k= 80 Q 3 m /s 2,099 2,507 2,713 V GR m/s 3,20 3,32 3,37 % 60 67 70 Occorre aumentare la dimensione dello speco e correggere il valore della Vf C 3.4.5 lunghezza Bacino 200983 m tc= Qp= hmax= 3 3,270 m /s 2 R/r 2,2305 2,4274 2,6242 0,5596 0,5788 0,5980 Vf= 3,6 i= 0,008 a= 34 91,51 mm/ora 3 Qn= 3 Qt= 3,275 0,0049 m /s r= 0,60 m/s n= 0,45 imax= 15,12 mm 120*180 A/r 1,60 1,70 1,80 120 m 0,64 0,165 ore ovoidale h/r 2 m /s CLS m Q/(*) h A 1,5146 1,6887 1,8628 m 0,960 1,020 1,080 m 0,803 0,874 0,945 2 R Q m 0,336 0,347 0,359 m /s 2,775 3,094 3,413 k= 80 3 V GR m/s 3,46 3,54 3,61 % 53 57 60 Collettore 5.6.7 C 5.6.7 lunghezza Bacino 351551 m tc= 0,180 Qp= 3 1,60 1,80 2,00 2,10 2 2,2305 2,6242 3,0233 3,2220 a= 34 R/r 0,5596 0,5980 0,6314 0,6452 Q/(*) 1,5146 1,8628 2,2251 2,4077 mm/ora 3 Qt= 5,808 0,0105 m /s r= 0,6 CLS m h m 0,960 1,080 1,200 1,260 m/s n= 0,45 imax= 87,30 mm Qn= 120*180 Vf= 3 i= 0,01 0,68 5,797 m /s A/r 130 m hmax= 15,72 ore ovoidale h/r 2 A 2 m 0,803 0,945 1,088 1,160 R m 0,336 0,359 0,379 0,387 Q 3 m /s 3,103 3,816 4,559 4,933 3 m /s k= 80 V GR m/s 3,86 4,04 4,19 4,25 % 53 60 67 70 Non risulta verificato il GR > 70% ed il valore della velocità risulta troppo elevato, pertanto si prevede un abbassamento delle pendenza di fondo dallo 0,01 allo 0,006 , da recuperare con l'introduzione di salti di fondo. Il valore delle Vf di secondo tentativo è fissato a 3,5 m/s ed infine, non disponendo di sezioni ovoidali maggiori occorre assumere come sezione uno speco rettangolare b=120 cm ed h=160 cm e verificarne la sufficienza attraverso la costruzione della scala di deflusso 406 Collettore 5.6.7 Bacino 351551 m tc= 0,178 Qp= lunghezza 2 130 m 0,68 a= 34 hmax= 15,65 ore 3 5,828 m /s m 0,01 0,05 0,10 0,25 0,50 0,75 1,00 1,10 1,17 1,30 1,40 1,60 1,80 2 m 0,01 0,07 0,14 0,35 0,70 1,05 1,40 1,54 1,64 1,82 1,96 2,24 2,52 0,0105 m /s R Q V GR m 0,01 0,05 0,09 0,18 0,29 0,36 0,41 0,43 0,44 0,46 0,47 0,49 0,39 3 m/s 0,3 0,8 1,2 2,0 2,7 3,1 3,4 3,5 3,6 3,7 3,7 3,8 3,3 % 0,6 2,8 5,6 13,9 27,8 41,7 55,6 61,1 65,0 72,2 77,8 88,9 100 m /s 0,004 0,056 0,171 0,702 1,908 3,305 4,802 5,418 5,854 6,672 7,307 8,591 8,389 mm/ora 3 Qn= m/s n= 0,45 imax= 87,77 mm Speco rettangolare b = 1,40 pendenza di fondo : i = 0,006 cls gettato in cassaforma metallica h Vf= 3,5 i= 0,006 Qt= 5,838 3 m /s h= 1,80 k= 80 1,8 h [m] 1,5 1,2 0,9 0,6 0,3 0,0 0 2 4 6 8 3 Portate [m /s] Terminato il dimensionamento, si riassumono nella seguente Tabella VII le tipologie e le dimensioni degli spechi Tabella VII Caratteristiche dei collettori Coll. Materiale Pendenza Pendenza Speco strada collettore sezione 1 Cls 0,020 0,020 2 Cls 0,008 3 Cls 4 Vr dimensione Qt m3/s m/s ovoidale 60*90 0,859 3,6 0,008 ovoidale 70*105 1,101 2,7 0,035 0,010 ovoidale 90*135 1,942 3,4 PVC 0,045 0,045 circolare DN 400 0,191 3,8 5 Cls 0,035 0,012 ovoidale 100*150 2,640 4,0 6 Gres 0,045 0,020 circolare DN 600 0,678 4,0 3‐4‐5 Cls 0,008 0,008 ovoidale 120*180 3,275 3,6 5‐6‐7 Cls 0,010 0,006 Rettangol. 140*180 5,838 3,5 Verifica in regime di stagione secca Nelle fognature a sistema misto, come in questo caso di studio, una volta dimensionati gli spechi per il massimo evento pluviometrico, correlato al tempo di ritorno di progetto, si devono verificare le velocità minime allorché nella fognatura sia presente la sola portata nera o parte di essa, che, essendo in quantità centinaia di volte minore a quella pluviale, occupa una minima parte della sezione e per tiranti idrici limitati potrebbero presentarsi valori di velocità molto bassi tanto da consentire la sedimentazione dei liquami, con conseguenti fenomeni di putrefazione che originano la produzione di idrogeno solforato. Questa circostanza, noti gli effetti estremamente dannosi per la stabilità della canalizzazione, deve essere evitata e, lì dove le velocità dovessero risultare basse, occorrerà inserire opportuni pozzetti di lavaggio. A titolo di esempio si prendono in esame due collettori, il Collettore 2 con speco ovoidale 70*105 e portata nera Qmax= 0,0005 m3/s ed il Collettore 3 con speco ovoidale 90*135 e Le reti fognanti 407 portata nera Qmax= 0,0036 m3/s. Per quanto disposto dalla Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici n. 11633, la velocità minima vmin = 0,50 m/s viene riferita alla portata nera media giornaliera rispettivamente : Q= 0,00025 m3/s e Q= 0,0018 m3/s. Collettore C2 : si utilizza la parte alta della Tabella di Figura 3 e si rileva alla portata di verifica un valore di velocità V 0,3 m/s al disotto del limite minimo consentito e, pertanto, è necessario introdurre un pozzetto di lavaggio di testata C2 lunghezza Q= 0,00025 2 h/r 0,015 0,020 0,025 0,030 0,035 0,040 0,0024 0,0037 0,0052 0,0069 0,0086 0,0105 m /s 3 R/r A/r 3 Qmax= 0,0005 m /s 70*105 ovoidale i= 0,008 185 m 0,0099 0,0132 0,0165 0,0197 0,023 0,0262 r= 0,35 Q/(*) A R 2 m 0,005 0,007 0,009 0,011 0,012 0,014 0,0001 0,0002 0,0003 0,0005 0,0007 0,0009 fondello in grès m h m 0,0003 0,0005 0,0006 0,0008 0,0011 0,0013 m 0,003 0,005 0,006 0,007 0,008 0,009 Q 3 m /s 0,0001 0,0001 0,0002 0,0003 0,0004 0,0005 k= 95 V GR m/s 0,18 0,23 0,24 0,31 0,34 0,36 % 0,5 0,7 0,8 1,0 1,2 1,3 Collettore C3 : si rileva alla portata di verifica un valore di velocità V 0,6 m/s valore accettabile per l’autolavaggio. C3 lunghezza h/r 0,030 0,035 0,040 0,045 0,050 0,055 0,060 408 m /s m /s 90*135 A/r 3 Qmax= 0,0036 3 Q= 0,0018 ovoidale i= 0,01 400 m 2 0,0069 0,0086 0,0105 0,0126 0,0147 0,017 0,0192 R/r 0,0197 0,023 0,0262 0,0294 0,0326 0,036 0,0389 r= 0,45 fondello in grès m Q/(*) h A 0,0005 0,0007 0,0009 0,0012 0,0015 0,002 0,0022 m 0,014 0,016 0,018 0,020 0,023 0,025 0,027 m 0,0014 0,0017 0,0021 0,0026 0,0030 0,0034 0,0039 2 R Q m 0,009 0,010 0,012 0,013 0,015 0,016 0,018 m /s 0,0006 0,0008 0,0010 0,0014 0,0017 0,0021 0,0025 3 k= 95 V GR m/s 0,40 0,45 0,48 0,53 0,57 0,61 0,64 % 1,0 1,2 1,3 1,5 1,7 1,8 2,0 Esempio 32. Metodo del Volume d’invaso Si prende in esame un bacino planimetricamente identico al caso di studio precedente ma con pendenze dei vari tronchi di fognatura caratterizzati da pendenze meno acclivi e, pertanto, da giustificare l’utilizzo del metodo del volume di invaso. Ricordato che il metodo è di verifica, occorre preliminarmente pre-dimensionare la rete in modo da poter definire un primo valore del volume v1 invasato gli spechi : Riscritta Coll. Materiale Pendenza Pendenza strada collettore sezione dimensione % 1 PVC 0,004 0,004 circolare DN 500 60 2 PVC 0,004 0,004 circolare DN 630 60 3 Cls 0,003 0,003 ovoidale 80*1200 70 4 PVC 0,005 0,005 circolare DN 400 50 5 Cls 0,004 0,004 ovoidale 80*120 70 6 Gres 0,004 0,004 circolare DN 600 60 3‐4‐5 Cls 0,004 0,004 ovoidale 120*180 70 5‐6‐7 Cls 0,004 0,004 ovoidale 120*180 70 la relazione: Z 2168 n a 1 n , dove 1 n u 2168 n a w n 1 n Speco Z w a è espresso in [m/ora], n 1 n riuniti u Z w n 1 n Grmax i termini [l/s ha] costanti con [a] Nella seguente tabella sono riportati tutti gli elementi necessari per la determinazione del coeffiv v2 v3 ciente udometrico di primo tentativo u' , secondo l'espressione [a] [m] w 1 10000 A assumendo : v2 = 5 m3/ha v3 = 30 m3/ha per le aree pavimentate v3 = 80 m3/ha per le aree a verde. Noti i valori di u', dei singoli sottobacini tributari, si determinano i valori delle portate Q con le quali verificare le dimensioni degli spechi, che in via del tutto preliminare e per mera comodità didattica assumeremo uguali a quelle dimensionate con il precedente metodo, mentre le pendenze dei collettori saranno quelle iniziali Le reti fognanti 409 Tabella I Coll. Superficie m2 43120 51102 77361 29400 100763 49805 i Sezione 0,004 0,004 0,003 0,005 0,004 0,004 DN 500 DN 630 80*120 DN 400 80*120 DN600 r m 0,238 0,300 0,400 0,190 0,350 0,300 Bacini Superficie m2 43120 51102 77361 29400 100793 49805 1 2 3 4 5 6 Coll. 1 2 3 4 5 6 Coll. 1 2 3 4 5 6 L m 365 185 400 315 345 270 v1 m3 40,69 32,77 206,21 17,86 136,17 47,82 t=n-1/n Coll. 1 2 3 4 5 6 Z 0,1905 0,2042 0,3331 0,0149 0,3331 0,0734 1 2 3 4 5 6 0,63 0,65 0,81 0,20 0,81 0,41 a m/ora 0,034 0,034 0,034 0,034 0,034 0,034 n Z 0,45 0,45 0,45 0,45 0,45 0,45 0,1905 0,2042 0,3331 0,0149 0,3331 0,0734 k GR A/r 90 90 80 90 90 95 60 60 70 50 70 60 1,9681 1,9681 3,2220 1,5708 3,2220 1,9681 v2 m3 m3/ha 21,56 30 25,55 30 38,68 30 0,00 80 50,40 30 24,90 30 m3/ha 5 5 5 0 5 5 2 v3 m3 129,36 153,31 232,08 235,20 302,38 149,42 A m2 0,1115 0,1771 0,5155 0,0567 0,3947 0,1771 Q/(*) 1,3296 1,3296 2,4077 0,9895 2,4077 1,3296 Qmax m3/s 0,165 0,305 0,916 0,075 0,834 0,322 v2+v3 m3 150,92 178,86 270,76 235,20 352,78 174,32 v1+v2+v3 m3 191,61 211,63 476,97 253,06 488,95 222,14 w m 0,0044 0,0041 0,0062 0,0086 0,0049 0,0045 Superficie ha 4,3120 5,1102 7,7361 2,9400 10,0793 4,9805 Qpiena m3/s 0,616 0,853 1,295 0,015 2,261 0,273 -1,2222 w 0,0044 0,0041 0,0062 0,0086 0,0049 0,0045 w t 749,87 817,33 502,51 334,22 673,64 746,46 u' 142,88 166,93 167,37 4,97 224,37 54,75 Dal primo confronto tra le portate stimate Qpiena e quelle massime Qmax esitabili dalle sezioni di pre dimensionamento si evince la sufficienza dei soli collettori 4 e 6 . Nelle successive Tabelle verrà comunque verificato ogni singolo collettore partendo dalla condizione iniziale di pre dimensionamento . Collettore 1 C1 circolare h/r 1,00 1,10 i= 0,004 DN 500 2 A/r Q/(*) 1,5708 0,9895 1,7705 1,1592 PVC k= 90 r= 0,242 h A Q 0,24 0,0920 0,128 0,27 0,1037 0,150 Q= 0,616 V 1,39 1,45 GR 50 55 Il collettore 1 è sottodimensionato e pertanto va aumentato dal DN 500 all’ovoidale 70*105 C1 ovoidale h/r 1,60 1,80 1,90 1,95 2,00 410 i= 0,004 70*105 2 Q/(*) A/r 2,2305 1,5146 2,6242 1,8628 2,8238 2,0440 2,9235 2,1345 3,0233 2,2251 CLS k= 80 Q= 0,616 r= 0,35 h 0,56 0,63 0,67 0,68 0,70 A 0,2732 0,3215 0,3459 0,3581 0,3704 Q 0,466 0,573 0,629 0,657 0,685 V 1,71 1,78 1,82 1,83 1,85 GR 53 60 63 65 67 Collettore 2 C2 circolare h/r 1,00 1,10 1,20 1,30 1,40 i= 0,004 DN 630 2 A/r Q/(*) 1,5708 0,9895 1,7705 1,1592 1,9681 1,3296 2,1617 1,4970 2,3489 1,6570 PVC k= 90 r= 0,305 A Q 0,1461 0,237 0,1647 0,278 0,1831 0,319 0,2011 0,359 0,2185 0,397 h 0,31 0,34 0,37 0,40 0,43 Q= 0,853 V 1,62 1,69 1,74 1,79 1,82 GR 50 55 60 65 70 Il collettore 2 è sottodimensionato e pertanto va aumentato C2 ovoidale h/r 1,60 1,80 1,90 1,95 2,00 i= 0,004 80*120 2 Q/(*) A/r 2,2305 1,5146 2,6242 1,8628 2,8238 2,0440 2,9235 2,1345 3,0233 2,2251 CLS k= 80 Q= 0,853 r= 0,4 h 0,64 0,72 0,76 0,78 0,80 A 0,3569 0,4199 0,4518 0,4678 0,4837 Q 0,665 0,818 0,898 0,938 0,978 V 1,86 1,95 1,99 2,00 2,02 GR 53 60 63 65 67 Collettore 3 C3 ovoidale h/r 1,60 1,80 1,90 1,95 2,00 i= 0,003 80*120 2 Q/(*) A/r 2,2305 1,5146 2,6242 1,8628 2,8238 2,0440 2,9235 2,1345 3,0233 2,2251 CLS k= 80 Q= 1,295 r= 0,4 h 0,64 0,72 0,76 0,78 0,80 A 0,3569 0,4199 0,4518 0,4678 0,4837 Q 0,576 0,709 0,778 0,812 0,847 V 1,61 1,69 1,72 1,74 1,75 GR 53 60 63 65 67 il collettore è sottodimensionato C3 i= 0,003 90*135 ovoidale h/r A/r2 Q/(*) CLS k= 80 Q= 1,295 r= 0,45 h A Q V GR 1,90 2,8238 2,0440 0,86 0,5718 1,065 1,86 63 1,95 2,9235 2,1345 0,88 0,5920 1,112 1,88 65 2,00 2,10 3,0233 3,2220 2,2251 2,4077 0,90 0,95 0,6122 0,6525 1,159 1,254 1,89 1,92 67 70 Si accetta questa condizione al limite rimandando alla successiva iterazione di verifica. Collettore 4 C4 i= 0,006 DN 400 circolare A/r2 Q= 0,015 k= 90 r= 0,194 h A Q V GR 0,50 0,6142 0,2711 0,10 0,0231 0,024 1,03 25 0,60 0,7927 0,3876 0,12 0,0298 0,034 1,14 30 0,90 1,3711 0,8243 0,17 0,0516 0,072 1,40 45 1,00 1,5708 0,9895 0,19 0,0591 0,087 1,47 50 h/r Q/(*) PVC Lo speco è sovradimensionato , pertanto si riduce al DN 250 Le reti fognanti 411 C4 PVC i= 0,006 DN 250 circolare A/r2 Q= 0,015 k= 90 r= 0,121 h A Q V GR 0,60 0,7927 0,3876 0,07 0,0116 0,010 0,83 30 0,90 1,3711 0,8243 0,11 0,0201 0,021 1,02 45 h/r Q/(*) Lo speco è ancora sovradimensionato ma, non è conveniente scendere al disotto del DN 250 Collettore 5 C5 i= 0,004 80*120 ovoidale Q/(*) h/r A/r2 1,90 2,8238 2,0440 1,95 2,9235 2,1345 2,00 3,0233 2,2251 CLS k= 80 Q= 2,261 r= 0,4 h 0,76 0,78 0,80 A 0,4518 0,4678 0,4837 Q 0,898 0,938 0,978 V 1,99 2,00 2,02 GR 63 65 67 Il collettore è nettamente sottodimensionato e va aumentato C5 i= 0,004 120*180 ovoidale Q/(*) h/r A/r2 1,60 2,2305 1,5146 1,80 2,6242 1,8628 1,90 2,8238 2,0440 CLS k= 80 Q= 2,261 r= 0,6 h 0,96 1,08 1,14 A 0,8030 0,9447 1,0166 Q 1,962 2,413 2,648 V 2,44 2,55 2,60 GR 53 60 63 Collettore 6 C6 i= 0,005 circolare DN600 Q/(*) h/r A/r2 0,6669 0,80 1,1735 0,90 1,3722 0,8282 0,9895 1,00 1,5708 Grès r= 0,30 h 0,24 0,27 0,30 k= 95 A 0,1056 0,1235 0,1414 Q= 0,273 Q 0,181 0,224 0,268 V 1,71 1,82 1,90 GR 40 45 50 Collettore sufficiente . Si aggiorna la Tabella I con gli spechi verificati Tabella II Coll. 1 2 3 4 5 6 Coll. 1 2 3 4 5 6 L m 365 185 400 315 345 270 v1 m3 144,06 95,37 260,98 7,24 400,17 47,82 t=n-1/n Coll. 1 2 3 4 5 6 412 Z 0,1918 0,2053 0,3313 0,0158 0,3313 0,0754 i Sezione 0,004 0,004 0,003 0,006 0,004 0,005 70*105 80*120 90*135 DN250 120*180 DN 600 Bacini Superficie m2 m3/ha 43120 5 51102 5 77361 5 29400 0 100793 5 49805 5 1 2 3 4 5 6 r m 0,350 0,40 0,45 0,121 0,60 0,30 2 k GR A/r 80 80 80 90 80 95 70 70 70 50 70 60 3,2220 3,2220 3,2220 1,5708 3,2220 1,9681 v2 m3 m3/ha 21,56 30 25,55 30 38,68 30 0,00 80 50,40 30 24,90 30 v3 m3 129,36 153,31 232,08 235,20 302,38 149,42 A m2 0,3947 0,5155 0,6525 0,0230 1,1599 0,1771 Q/(*) 2,4077 2,4077 2,4077 0,9895 2,4077 1,3296 Qmax m3/s 0,741 1,058 1,255 0,025 3,120 0,360 v2+v3 m3 150,92 178,86 270,76 235,20 352,78 174,32 v1+v2+v3 m3 294,98 274,23 531,75 242,44 752,95 222,14 w m 0,0068 0,0054 0,0069 0,0082 0,0075 0,0045 Superficie ha 4,3120 5,1102 7,7361 2,9400 10,0793 4,9805 Qpiena m3/s 0,288 0,485 0,887 0,013 1,048 0,216 -1,1739 w 0,0068 0,0054 0,0069 0,0082 0,0075 0,0045 w t u" 347,84 66,73 462,56 94,98 345,91 114,60 279,33 4,42 313,70 103,93 574,71 43,34 u' 142,88 166,93 167,37 4,97 224,47 54,75 Dall’esame della Tabella II si rileva che l’eguaglianza tra i coefficienti udometrici per il bacino afferente il collettori C4 e pertanto questo risalta definitivamente verificato. Pertanto nella seconda iterazione andranno verificate tutte le altre sezioni per le quali sono variati i valori delle portate Qpiena stimate con i valori di u'' u’. Collettore 1 C1 circolare 2 i= 0,004 DN 630 k= 90 PVC Q= 0,288 r= 0,305 h/r A/r Q/(*) h A Q V GR 1,00 1,5708 0,9895 0,31 0,1461 0,237 1,62 50 1,20 1,9681 1,3296 0,37 0,1831 0,319 1,74 60 Il collettore 1 è stato ridimensionato ad uno speco in PVC DN 630 Collettore 2 C2 ovoidale h/r 1,60 1,80 1,90 i= 0,004 70*105 2 A/r Q/(*) 2,2305 1,5146 2,6242 1,8628 2,8238 2,0440 CLS k= 80 Q= 0,485 r= 0,35 h 0,56 0,63 0,67 A 0,2732 0,3215 0,3459 Q 0,466 0,573 0,629 Il collettore 2 è stato ridimensionato ad uno speco ovoidale in CLS V 1,71 1,78 1,82 GR 53 60 63 70*135 Collettore 3 C3 i= 0,003 80*120 A/r2 Q/(*) ovoidale h/r CLS k= 80 Q= 0,887 r= 0,4 h A Q V GR 1,90 2,8238 2,0440 0,76 0,4518 0,778 1,72 63 1,95 2,9235 2,1345 0,78 0,4678 0,812 1,74 65 2,00 2,10 3,0233 3,2220 2,2251 2,4077 0,80 0,84 0,4837 0,5155 0,847 0,916 1,75 1,78 67 70 Il collettore 3 è stato ridimensionato ad uno speco ovoidale in CLS 80*120 Collettore 5 C5 ovoidale h/r 1,60 1,80 1,90 i= 0,004 90*105 A/r2 Q/(*) 2,2305 1,5146 2,6242 1,8628 2,8238 2,0440 CLS k= 80 Q= 1,048 r= 0,45 h 0,72 0,81 0,86 A 0,4517 0,5314 0,5718 Q 0,911 1,120 1,229 Il collettore 5 è stato ridimensionato ad uno speco ovoidale in CLS V 2,02 2,11 2,15 GR 53 60 63 90*105 Collettore 6 C6 circolare h/r 0,80 0,90 1,00 i= 0,005 DN600 Q/(*) A/r2 1,1735 0,6669 1,3722 0,8282 1,5708 0,9895 Grès k= 95 Q= 0,216 r= 0,30 h 0,24 0,27 0,30 A 0,1056 0,1235 0,1414 Q 0,181 0,224 0,268 V 1,71 1,82 1,90 GR 40 45 50 Il collettore 6 resta invariato Si aggiorna la Tabella II Le reti fognanti 413 Tabella III Coll. L m 365 185 400 315 345 270 1 2 3 4 5 6 Coll. v1 m3 53,34 73,02 206,21 7,24 225,10 47,82 1 2 3 4 5 6 t=n-1/n Coll. Sezione 0,004 0,004 0,003 0,006 0,004 0,005 DN 630 70*135 80*120 DN250 90*105 DN 600 Bacini Superficie m2 m3/ha 43120 5 51102 5 77361 5 29400 0 100793 5 49805 5 1 2 3 4 5 6 r m 0,305 0,35 0,40 0,121 0,45 0,30 2 k GR A/r 90 80 80 90 80 95 60 70 70 50 70 60 1,5708 3,2220 3,2220 1,5708 3,2220 1,9681 v2 m3 m3/ha 21,56 30 25,55 30 38,68 30 0,00 80 50,40 30 24,90 30 v3 m3 129,36 153,31 232,08 235,20 302,38 149,42 A m2 0,1461 0,3947 0,5155 0,0230 0,6525 0,1771 Q/(*) 0,9895 2,4077 2,4077 0,9895 2,4077 1,3296 Qmax m3/s 0,237 0,741 0,916 0,025 1,449 0,360 v2+v3 m3 150,92 178,86 270,76 235,20 352,78 174,32 v1+v2+v3 m3 204,26 251,88 476,97 242,44 577,87 222,14 w m 0,0047 0,0049 0,0062 0,0082 0,0057 0,0045 Superficie ha 4,3120 5,1102 7,7361 2,9400 10,0793 4,9805 Qpiena m3/s 0,443 0,536 1,007 0,013 1,429 0,216 -1,1739 Z 1 2 3 4 5 6 i w w 0,1918 0,2053 0,3313 0,0158 0,3313 0,0754 0,0047 0,0049 0,0062 0,0082 0,0057 0,0045 t u"' 535,51 511,11 392,99 279,33 428,00 574,71 u" 102,74 104,95 130,20 4,42 141,80 43,34 66,73 94,98 114,60 4,42 103,93 43,34 Dal confronto tra u''' ed u'' restano da verificare solo gli spechi C1 , C2, C3 e C5 per i quali resta ancora una differenza tra i valori dei coefficienti udometrici u”’ ed u” Collettore 1 C1 circolare 2 i= 0,004 DN 700 k= 95 Grès Q= 0,443 r= 0,35 h/r A/r Q/(*) h A Q V GR 1,00 1,5708 0,9895 0,35 0,1924 0,362 1,88 50 1,20 1,9681 1,3296 0,42 0,2411 0,486 2,02 60 Il collettore 1 è stato ridimensionato ad uno speco in Grès DN 700 Collettore 2 C2 i= 0,004 ovoidale CLS 70*105 2 k= 80 Q= 0,536 r= 0,35 h/r A/r Q/(*) h A Q V GR 1,60 2,2305 1,5146 0,56 0,2732 0,466 1,71 53 1,80 2,6242 1,8628 0,63 0,3215 0,573 1,78 60 Il collettore 2 resta invariato Collettore 3 C3 i= 0,003 ovoidale h/r 1,40 1,50 1,60 CLS 100*150 2 A/r 1,8475 2,0390 2,2305 Q/(*) 1,1816 1,3481 1,5146 k= 80 Q= 1,007 r= 0,5 h 0,70 0,75 0,80 A 0,4619 0,5098 0,5576 Q 0,815 0,930 1,045 V 1,77 1,82 1,87 Il collettore 3 è stato ridimensionato ad uno speco ovoidale in CLS 414 GR 47 50 53 100*150 Collettore 5 C5 i= 0,004 ovoidale CLS 100*150 2 k= 80 Q= 1,429 r= 0,5 h/r A/r Q/(*) h A Q V GR 1,60 2,2305 1,5146 0,80 0,5576 1,207 2,16 53 1,80 2,6242 1,8628 0,90 0,6561 1,484 2,26 60 Il collettore 5 è stato ridimensionato ad uno speco ovoidale in CLS 90*105 Tabella IV Coll. L m 365 185 400 315 345 270 1 2 3 4 5 6 Coll. v1 3 m 70,23 73,02 322,20 7,24 277,90 47,82 1 2 3 4 5 6 1 2 3 4 5 6 Sezione 0,004 0,004 0,003 0,006 0,004 0,005 DN 700 70*135 100*150 DN250 100*150 DN 600 Bacini Superficie 2 3 m m /ha 43120 5 51102 5 77361 5 29400 0 100793 5 49805 5 1 2 3 4 5 6 t=n-1/n Coll. i r m 0,350 0,35 0,50 0,121 0,50 0,30 2 k GR A/r 95 80 80 90 80 95 60 70 70 50 70 60 1,5708 3,2220 3,2220 1,5708 3,2220 1,9681 v2 3 3 m m /ha 21,56 30 25,55 30 38,68 30 0,00 80 50,40 30 24,90 30 v3 3 m 129,36 153,31 232,08 235,20 302,38 149,42 A 2 m 0,1924 0,3947 0,8055 0,0230 0,8055 0,1771 Q/(*) 0,9895 2,4077 2,4077 0,9895 2,4077 1,3296 Qmax 3 m /s 0,362 0,741 1,661 0,025 1,919 0,360 v2+v3 3 m 150,92 178,86 270,76 235,20 352,78 174,32 v1+v2+v3 3 m 221,15 251,88 592,96 242,44 630,67 222,14 w m 0,0051 0,0049 0,0077 0,0082 0,0063 0,0045 Superficie ha 4,3120 5,1102 7,7361 2,9400 10,0793 4,9805 Qpiena 3 m /s 0,404 0,536 0,780 0,013 1,290 0,216 -1,1739 Z w w 0,1918 0,2053 0,3313 0,0158 0,3313 0,0754 0,0051 0,0049 0,0077 0,0082 0,0063 0,0045 t IV u u"' 487,80 93,58 511,11 104,95 304,37 100,84 279,33 4,42 386,25 127,96 574,71 43,34 102,74 104,95 130,20 4,42 141,80 43,34 restano da verificare gli spechi C1 , C3, e C5 Collettore 1 C1 i= 0,004 circolare Grès DN 700 2 k= 95 Q= 0,404 r= 0,35 h/r A/r Q/(*) h A Q V GR 1,00 1,5708 0,9895 0,35 0,1924 0,362 1,88 50 1,20 1,9681 1,3296 0,42 0,2411 0,486 2,02 60 Il collettore C1 resta invariato Collettore 3 C3 ovoidale h/r 1,60 1,80 2,00 i= 0,003 80*120 2 Q/(*) A/r 2,2305 1,5146 2,6242 1,8628 3,0233 2,2251 CLS k= 80 Q= 0,780 r= 0,4 h 0,64 0,72 0,80 A 0,3569 0,4199 0,4837 Q 0,576 0,709 0,847 Il collettore 3 è stato ridimensionato ad uno speco ovoidale in CLS V 1,61 1,69 1,75 GR 53 60 67 80*120 Le reti fognanti 415 Collettore 5 C5 ovoidale h/r 1,60 1,80 1,90 i= 0,004 100*150 2 A/r Q/(*) 2,2305 1,5146 2,6242 1,8628 2,8238 2,0440 CLS k= 80 Q= 1,290 r= 0,5 h 0,80 0,90 0,95 A 0,5576 0,6561 0,7059 Q 1,207 1,484 1,628 V 2,16 2,26 2,31 GR 53 60 63 resta invariato Tabella V Coll. 1 2 3 4 5 6 Coll. 1 2 3 4 5 6 L m 365 185 400 315 345 270 v1 m3 70,23 73,02 322,20 7,24 277,90 47,82 t=n-1/n Coll. 1 2 3 4 5 6 i Sezione 0,004 0,004 0,003 0,006 0,004 0,005 DN 700 70*135 80*120 DN250 100*150 DN 600 Bacini Superficie m2 m3/ha 43120 5 51102 5 77361 5 29400 0 100793 5 49805 5 1 2 3 4 5 6 r m 0,350 0,35 0,50 0,121 0,50 0,30 2 k GR A/r 95 80 80 90 80 95 60 70 70 50 70 60 1,5708 3,2220 3,2220 1,5708 3,2220 1,9681 v2 m3 m3/ha 21,56 30 25,55 30 38,68 30 0,00 80 50,40 30 24,90 30 v3 m3 129,36 153,31 232,08 235,20 302,38 149,42 A m2 0,1924 0,3947 0,8055 0,0230 0,8055 0,1771 Q/(*) 0,9895 2,4077 2,4077 0,9895 2,4077 1,3296 Qmax m3/s 0,362 0,741 1,661 0,025 1,919 0,360 v2+v3 m3 150,92 178,86 270,76 235,20 352,78 174,32 v1+v2+v3 m3 221,15 251,88 592,96 242,44 630,67 222,14 w m 0,0051 0,0049 0,0077 0,0082 0,0063 0,0045 Superficie ha 4,3120 5,1102 7,7361 2,9400 10,0793 4,9805 Qpiena m3/s 0,404 0,536 0,780 0,013 1,290 0,216 -1,1739 Z w 0,1918 0,2053 0,3313 0,0158 0,3313 0,0754 0,0051 0,0049 0,0077 0,0082 0,0063 0,0045 w t uV uIV 487,80 93,58 511,11 104,95 304,37 100,84 279,33 4,42 386,25 127,96 574,71 43,34 93,58 104,95 100,84 4,42 127,96 43,34 Restano da verificare la sezione 6 dell’allacciante 3.4.5. e la sezione 7 dell’allacciante 4.5.6. Sezione 6 C 4.5.6 ovoidale h/r 1,40 1,60 1,80 2,00 i= 0,004 100*150 2 Q/(*) A/r 1,8475 1,1886 2,2305 1,5146 2,6242 1,8628 3,0233 2,2251 Q1+Q2+Q3+Q4= 1,733 k= 80 r= 0,5 h 0,70 0,80 0,90 1,00 A 0,4619 0,5576 0,6561 0,7558 Q 0,947 1,207 1,484 1,773 V 2,05 2,16 2,26 2,35 GR 47 53 60 67 Sezione 7 C 4.5.6 ovoidale h/r 1,80 2,00 2,10 2,20 i= 0,004 120*180 2 Q/(*) A/r 2,6242 1,8628 3,0233 2,2251 3,222 2,4077 3,4207 2,5903 QT= 3,239 k= 80 r= 0,6 h 1,08 1,20 1,26 1,32 A 0,9447 1,0884 1,1599 1,2315 Q 2,413 2,883 3,119 3,356 V 2,55 2,65 2,69 2,73 La seguente Tabella VI riassume le caratteristiche finali dei collettori in esame: 416 GR 60 67 70 73 Tabella VI dimensione Qt m3/s m/s ovoidale DN 700 0,404 1,9 0,004 ovoidale 70*135 0,536 1,7 0,003 0,003 ovoidale 80*120 0,780 1,7 PVC 0,006 0,006 circolare DN 250 0,013 0,9 5 Cls 0,004 0,004 ovoidale 100*150 1,290 2,2 6 Gres 0,004 0,004 circolare DN 600 0,216 1,8 3‐4‐5 Cls 0,004 0,004 ovoidale 100*150 1,733 2,3 5‐6‐7 Cls 0,004 0,004 ovoidale 120*180 3,239 2,7 Coll. Materiale Pendenza Pendenza Speco strada collettore sezione 1 Gres 0,004 0,004 2 Cls 0,004 3 Cls 4 V Verifica in regime di stagione secca Anche in questo caso si deve eseguire una verifica sulle velocità minime in assenza del contributo di portata dovuto alle piogge. Vengono presi in esame i due collettori il Collettore 2 con speco = 0,0005 m3/s ed il Collettore 3-4-5 con speco ovoidale ovoidale 70*105 e portata nera Q max 100*150 e portata nera Qmax= 0,0047 m3/s . Le portate di verifica sono quelle medie giorna- liere rispettivamente : Q= 0,00025 m3/s e Q= 0,00235 m3/s. Collettore C2 : si rileva alla portata di verifica un valore di velocità V 0,24 m/s al disotto del limite minimo consentito e, pertanto, è necessario introdurre un pozzetto di lavaggio di testata C2 lunghezza Q= 0,00025 h/r A/r 0,015 0,020 0,025 0,030 0,035 0,040 2 R/r 0,0024 0,0037 0,0052 0,0069 0,0086 0,0105 3 m /s Qmax= 0,0005 m /s 70*105 ovoidale i= 0,004 185 m 3 0,0099 0,0132 0,0165 0,0197 0,023 0,0262 r= 0,35 fondello in grès m Q/(*) h A 0,0001 0,0002 0,0003 0,0005 0,0007 0,0009 m 0,005 0,007 0,009 0,011 0,012 0,014 m 0,0003 0,0005 0,0006 0,0008 0,0011 0,0013 2 R Q m 0,003 0,005 0,006 0,007 0,008 0,009 m /s 0,0000 0,0001 0,0001 0,0002 0,0003 0,0003 3 k= 95 V GR m/s 0,12 0,16 0,17 0,22 0,24 0,26 % 0,5 0,7 0,8 1,0 1,2 1,3 Collettore C 3‐4‐5 : si rileva alla portata di verifica un valore di velocità V 0,42 m/s ; anche per questo collettore deve essere previsto un pozzetto di lavaggio in testata. C 3-4-5 lunghezza Q= 0,00235 h/r 0,050 0,055 0,060 0,070 0,080 0,090 0,100 A/r 2 0,0147 0,017 0,0192 0,0242 0,0294 0,0350 0,0409 3 Qmax= 0,0047 m /s 3 m /s 100*150 ovoidale i= 0,004 400 m R/r 0,0326 0,036 0,0389 0,0451 0,0513 0,5750 0,0635 r= 0,5 Q/(*) 0,0015 0,002 0,0022 0,0031 0,0041 0,0052 0,0065 fondello in grès m h m 0,025 0,028 0,030 0,035 0,040 0,045 0,050 A 2 m 0,0037 0,0042 0,0048 0,0061 0,0074 0,0088 0,0102 R m 0,016 0,018 0,019 0,023 0,026 0,288 0,032 Q 3 m /s 0,0014 0,0018 0,0021 0,0029 0,0039 0,0049 0,0062 k= 95 V GR m/s 0,39 0,41 0,43 0,48 0,53 0,56 0,60 % 1,7 1,8 2,0 2,3 2,7 3,0 3,3 Le reti fognanti 417 11. Condizioni di funzionamento Le acque di pioggia sono generalmente raccolte con grondaie, che corrono lungo i bordi dei tetti, raccordate a tubazioni verticali, pluviali, che sversano nella rete di drenaggio. Le acque di uso domestico vengono raccolte dai collettori di piano ed inviate alle colonne di scarico a servizio dell'intero edificio. Nella Figura 1 è riprodotto lo schema completo di fognatura domestica. Figura 1. Allacciamento di scarichi privati alla rete pubblica di fognatura Tutti gli apparecchi domestici scaricano attraverso sifoni per evitare il ritorno, nelle abitazioni, delle esalazioni delle fogne. Nell'impianto è anche presente la rete interna di ventilazione connessa alla colonna di areazione; tale sistema evita il disinnesco dei sifoni. Le colonne di scarico sono realizzate con tubi di ghisa o di gres del diametro pari a 100-150 mm. Per le condotte di scarico della rete interna si usano sempre più frequentemente materiali plastici. I fognoli privati (corsetti) provvedono a recapitare le acque raccolte nella rete di fognatura pubblica. Nella Figura 2 sono riprodotti esempi di allacciamento di scarichi privati alla rete pubblica di fognatura. 11.1. Velocità limite Il dimensionamento idraulico di una rete di fognatura si completa con le verifiche delle velocità limite ammesse. Queste infatti, per fognature unitarie e per fognature nere, non debbono scendere al di sotto di valori minimi, per evitare l'instaurarsi di condizioni favorevoli alla sedimentazione delle sostanze trasportate. 418 Fenomeni di aggressione possono manifestarsi anche in presenza degli ordinari liquami domestici. Ne è causa l'idrogeno solforato sviluppato nei processi metabolici di microrganismi anaerobici, il cui habitat negli spechi è localizzato in prossimità della superficie libera per flusso di acque reflue, che attaccano i solfati e le sostanze organiche contenenti zolfo presenti nei liquami. Nelle canalizzazioni di fognatura il gas, idrogeno solforato, raggiunge le zone superiori aerate, ove, attraverso processi metabolici sviluppati da specifici microrganismi aerobi (thiobacillus concretivorus), viene trasformato in acido solforico, particolarmente aggressivo nei confronti dei calcestruzzi. Figura 2 Il rischio potenziale di sviluppo dell'idrogeno solforato è legato al valore del BOD del liquame. Nella Tabella I sono riportati i risultati conseguiti, a seguito di rilievi sperimentali, da Pomeroy e Bowlus. In funzione del valore del BOD efficace, espresso con la relazione: BOD B 0 1,07( T 20) con T, temperatura del liquame, espressa in oC e Bo valore del BOD5 del liquame valutato con riferimento alla temperatura di 20oC. Nella tabella sono riportati i valori della velocità minima del flusso del liquame che inibisce lo sviluppo di idrogeno solforato. Tabella I Valori delle velocità di flusso critiche per lo sviluppo in fogna di acido solforico BOD efficace Velocità minima (mg/l) (m/s) 55 0,30 125 0,45 225 0,60 350 0,75 500 0,90 690 1,05 900 1,20 Per indagare il rischio di sviluppo dell'idrogeno solforato nei canali di fognatura che convogliano liquami domestici viene fatto riferimento alla formula "Z" 3B o Z i0,5q0,333 P L nella quale: Bo è il valore del BOD5 a 20 oC, espresso in [g/m3] i è la pendenza della canalizzazione q è la portata della canalizzazione, espressa in [l/s] Le reti fognanti 419 P è il perimetro bagnato L è la larghezza della superficie libera Per valori di: "Z" 5000 non si sviluppa idrogeno solforato. "Z" 7000 sono da attendersi attacchi di acido solforico sulle pareti delle canalizzazioni. "Z" 10000 si è in presenza di attacco marcato. "Z" > 25000 si ha la completa distruzione degli spechi entro pochi anni dall'entrata in funzione. Nella Tabella II sono riportati i valori di "Z", con riferimento a pendenze degli spechi pari a i = 0,5% , pari al valore minimo da assegnare alle livellette dei canali di fognatura, e con riferimento ad un grado di riempimento degli spechi circolari pari al 50%, Tabella II Diametro "Z" (mm) per BOD = 250 g/m3 "Z" per BOD = 350 g/m3 250 6349 8888 300 5360 7503 400 4113 5758 1000 1782 2495 2000 958 1341 Velocità minime di autolavaggio: Germania: Metcalf ed Eddy : vmin = 0,5 0,6 m/s vmin = 0,60 m/s vmin = 0,75 m/s per sistemi di fognatura separata per sistemi di fognatura unitaria. La citata Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici n. 11633 indica la velocità minima, riferita alla portata nera media giornaliera: vmin = 0,50 m/s Per fognature sia separate che unitarie, inoltre, le velocità non debbono superare prefissati valori massimi per evitare l'innesco e lo sviluppo di fenomeni erosivi dei materiali costituenti le canalizzazioni e gli spechi. Velocità massima ammissibile: per spechi privi di rivestimento della cunetta con materiali lapidei o cotti : per portate massime fecali: per portate pluviali: vmax = 2,40 m/s vmax = 4,0 m/s vmax = 5,0 m/s 11.2. Il lavaggio delle fogne Nei casi in cui le velocità minime non possono essere garantite, o per la bassa pendenza delle canalizzazioni o a seguito della necessità di contenere la velocità massima entro i limiti consentiti, è necessario prevedere, nel sistema di drenaggio, apparecchi per le cacciate d'acqua al fine di spurgare la fogna dai depositi e dai sedimenti di sostanze solide organiche ed inorganiche. Le cacciate d'acqua sono richieste in tutti i rami estremi terminali della rete nei quali le portate sono minime e vengono smaltite con basse velocità anche in presenza di livellette con pendenza notevole. Dato il potere di laminazione, correlato al funzionamento in moto vario a superficie libera delle canalizzazioni di fognatura, l'efficacia delle cacciate risulta limitata a tratti di breve sviluppo. 420 In presenza di canali caratterizzati da limitata pendenza è necessario provvedere, oltre che alle cacciate di testata, anche a cacciate di linea. Per fogne di diametro D = 200 mm, con volumi di cacciata pari a 1200 litri e portate di cacciata pari a 25 30 l/s, l'efficacia del sistema di pulizia si esaurisce in 180 240 m. Nel caso di pendenze delle canalizzazioni superiori all' 1% il volume di cacciata può scendere a 500 litri. Per la determinazione del volume di cacciata Ω [m3] necessario per lo spurgo di un tratto di fogna lungo L può farsi riferimento alla relazione Q0 L g hm V0 V0 ghm 3 [m ] nella quale: Q0, è il valore della portata di cacciata [m3/s] V0, è il valore della velocità in moto uniforme, correlata alla portata Q0 , velocità tale da consentire lo spurgo della fogna hm, è l'altezza media [m] del flusso per portata Q0 . Per garantire un efficiente spurgo della fognatura si devono assicurare dalle due alle tre cacciate giornaliere. Il lavaggio automatico è ottenuto con l'innesco di dispositivi a sifone (tipo Contarino, tipo Milano, ecc.). Nelle Figure 3 ÷ 5 sono riprodotti un pozzetto di cacciata di testata e di li- nea con istallato il dispositivo Contarino. Nel caso di fogne di grande dimensione le cacciate con i dispositivi indicati non sono realizzabili, data la connessa necessità di elevati volumi d'acqua per assicurare l'efficacia dell'intervento. Il lavaggio in questi casi si effettua arrestando il flusso in fogna, sezionandola temporaneamente con l'ausilio di paratoie a funzionamento manuale ubicate in corrispondenza di pozzetti di ispezione. L'interruzione del flusso causa l'invaso a monte della paratoia di volumi d'acqua che, nei tempi e nei modi opportuni, vengono istantaneamente liberati causando il lavaggio della fogna. Se la sezione degli spechi è circolare lo spurgo può essere effettuato inserendo una sfera, pig, di diametro di poco inferiore al diametro della sezione della fogna. Il dislivello causato dal rigurgito del flusso, all'interno del collettore, fa avanzare il pig assicurando lo spurgo. Figura 3 . Pozzetto di lavaggio o di cacciata di testata Le reti fognanti 421 Figura 4 . Pozzetto di lavaggio o di cacciata di linea prefabbricato Figura 5 . Pozzetto di lavaggio o di cacciata di linea 11.4. La ventilazione delle fogne All'interno dei canali di fognatura, anche in assenza di fenomeni putrefattivi, si sviluppano gas contenenti elevate concentrazioni di anidride carbonica. Nei casi di processi putrefattivi in atto, i gas sviluppati hanno anche cattivo odore e possono contenere metano, gas infiammabile ed in grado di formare, in presenza di aria ed in assenza di ventilazione, miscele detonanti. La ventilazione delle fognature non viene realizzata con bocchette stradali, dati i fastidi che le esalazioni dei gas arrecherebbero alla popolazione. Alla ventilazione si provvede di regola attraverso le canne private, sia pluviali che fecali (Figura 6), prolungate fino alla copertura degli edifici, le quali disperdono nell'atmosfera i gas prodotti, mentre il rientro d'aria negli spechi è assicurato dalle bocchette stradali, escludendosi in tal modo la fuoriuscita da queste di cattivi odori. Figura 6. Schemi di ventilazione per fogne miste e separate. 422 11.5. Le opere d'arte Per un corretto funzionamento di una rete di fognatura, ai manufatti sopra esposti si associano altre opere d' arte costituite da: caditoie stradali pozzetti di ispezione pozzetti a salto o di caduta pozzetti di confluenza scaricatori di piena separatori di prima pioggia Di seguito sono brevemente descritte le caratteristiche essenziali delle differenti opere: Caditoie stradali Attraverso le caditoie stradali, le acque di pioggia e, nella stagione estiva, le acque di lavaggio delle strade vengono raccolte e collettate nella rete di fognatura. La Figura 7 illustra caditoie posizionate in linea con la fognatura. Figura 7. Caditoie in linea Mentre, nella Figura 8, sono riprodotte sia tipi di caditoie a griglia, da istallarsi nella sede stradale in corrispondenza della cunetta formata dal gradino del marciapiede, sia tipi di caditoie a bocca di lupo, da ubicarsi sotto il marciapiede con la bocca di presa realizzata in corrispondenza del gradino. Per tutti i tipi è presente il pozzetto di sedimentazione delle materie solide. Il collegamento con i fognoli di raccordo alla rete fognaria è bene che sia del tipo a sifone. Le reti fognanti 423 Figura 8. Caditoie stradali in opera e prefrabbricate Le caditoie si dispongono ad interasse di 20-25 m, con aree servite pari a 250-300 m2. Pozzetti di ispezione La natura delle acque trasportate, ricche di sostanze solide, il funzionamento idraulico a superficie libera, le forte variabilità delle portate, sono tutti elementi che richiedono operazioni di spurgo e manutenzione. In presenza di spechi non praticabili (altezza inferiore a 1,20 m), al fine di consentire agevoli operazioni di controllo, risulta indispensabile l'inserimento di pozzetti di ispezione, posti ad interasse di 2025 m. Per spechi praticabili l'interasse dei pozzetti può essere esteso a distanza non superiore a 50 m. La dimensione minima della camera interna del pozzetto di ispezione è 1,20 m x 1,20 m. L'altezza della camera è pari a 1,80-2,00 m. L'accesso al pozzetto si realizza attraverso la bocca protetta da chiusino di ghisa. La discesa si effettua tramite scala del tipo alla marinara. 424 Figura 9.Pozzetti di ispezione in linea su spechi circolari ed ovoidali Le reti fognanti 425 Figura 10. Pozzetto di ispezione in linea prefabbricato 426 Pozzetti di ispezione debbono inoltre essere previsti in corrispondenza sia delle deviazioni planimetriche Figura 11. Pozzetti di ispezione in curva che in corrispondenza delle confluenze tra rami della rete di fognatura Figura 12. Pozzetti di ispezione e di confluenza Le reti fognanti 427 Nei casi in cui le pendenze naturali danno luogo a velocità eccessive del flusso nelle canalizzazioni, si realizzano profili con pendenza ridotta, interrotti dalla presenza di salti di fondo. Per evitare eccessivi approfondimenti degli scavi, l'altezza dei salti è limitata a 2,0-2,50 m. Nel caso di fognatura mista è previsto il dispositivo per trasporto delle acque luride realizzato a protezione degli operatori. Figura 13. Stralcio profilo longitudinale Figura 13.Pozzetti di ispezione e di salto per spechi circolari e semi-ovoidali 428 Figura 14. Pozzetti di salto pre-fabbricati Le reti fognanti 429 12. Manufatti speciali di scarico e di invaso 12.1. Scaricatori di piena In concomitanza di eventi di pioggia, nelle reti di fognatura mista, raggiunto un prestabilito gra- do di diluizione delle acque fecali (rapporto acque nere/acque bianche pari a 1/3-1/5), si provvede all'evacuazione immediata delle acque di supero tramite scaricatori di piena ed al recapito delle stesse direttamente nel mezzo ricettore naturale. Le acque nere, opportunamente diluite, vengono recapitate all'impianto di trattamento a servizio del sistema di fognatura. I vantaggi della soluzione sono evidenti, riducendosi sensibilmente la lunghezza delle canalizzazioni di grande dimensione costituite dai collettori principali e dai collettori emissari. Nelle Figure 1 e 2 sono riportati esempi di scaricatori di piena sia del tipo a funzionamento controllato da sfioratore laterale e sia del tipo a luce di fondo. Figura 1 – Scaricatore di piena con sfioratore laterale 430 Figura 2 . Scaricatore di piena con luce di fondo Le reti fognanti 431 12.2. Separatori di prima pioggia Nelle reti separate nasce la necessità di convogliare nella fogna nera le portate fluenti nella fogna bianca nella fase iniziale di un evento meteorico, in quanto la prima pioggia, eseguendo un lavaggio delle strade, accumula un notevole carico inquinante derivante da tutto ciò che può depositarsi sulla sede stradale (rifiuti , polveri di gas di scarico e di ferodi , residui derivanti dall’usura dei pneumatici, oli e grassi ecc.). Tale inconveniente cresce in rapporto all’intervallo tra due eventi meteorici consecutivi. Pertanto è possibile trasferire alla fogna nere queste acque realizzando una piccola luce, sul fondo del canale bianco, opportunamente dimensionata. Trascorso un po’ di tempo dall’inizio della pioggia, se questa persiste ed aumenta di intensità, la portata meteorica aumenta tanto da superare la luce di fondo e raggiungere, priva dei contenuti inquinanti, il collettore e da questo al mezzo recettore. (Figura 3) Figura 3 – Separatore di acque di prima pioggia 432 12.3. Impianti di sollevamento di acque nere Le reti di fognatura sono progettate per funzionare a gravità con flusso a superficie libera. Situazioni topografiche locali impongono, a volte, la realizzazione di impianti di sollevamento. La natura delle acque trasportate e la forte variabilità delle portate pongono particolari problemi alla progettazione di un impianto di sollevamento, sia nei riguardi del macchinario (tipo e numero di pompe), sia relativamente al volume ed alla geometria ottimale della vasca di aspirazione. L' impianto va dimensionato in funzione della portata massima da sollevare, ma, data la forte variabilità delle portate, la portata totale va ripartita su più pompe funzionanti in parallelo. (Figura 4). Le pompe debbono essere istallate con la girante sommersa, sempre sotto battente, condizione che garantisce l'immediato avvio del sollevamento. La condotta di mandata, in corrispondenza del funzionamento di una sola pompa, deve essere percorsa dal flusso con velocità non inferiore ad 1 m/s per evitare la sedimentazione e l'accumulo delle sostanze solide presenti nei liquami. Figura 4. Impianto di sollevamento realizzato con pompe centrifughe di tipo sommerso. Le pompe centrifughe per acque nere sono speciali, caratterizzate dalla particolare geometria della girante che è di tipo aperto e che consente il passaggio di corpi di notevoli dimensioni. Inoltre possono essere provviste di valvola a forte getto per la pulizia del pozzo. All’avvio della pompa la valvola è aperta ; la contropressione nella tubazione provoca un getto che genera un moto rotatorio che porta in sospensione fanghi e materiali sedimentati . Dopo qualche secondo la valvola si chiude (Figura 5). Figura 5. Le reti fognanti 433 L’installazione della macchina è generalmente fissa all’interno del pozzo (Figura 6 a); possono anche realizzarsi installazioni portatili (b) o fisse, ma in camera a secco (c). a b c Figura 6 – Metodi di installazione La dimensione del pozzo dovrebbe essere la minore possibile sia per ridurre i costi e sia per mantenere meno possibile il liquame stagnate; è ovvio che il volume minimo è funzione del numero di avviamenti/ora consentiti dalla macchina. Il livello nel pozzo è regolato da un interruttore a bulbo di mercurio rinchiuso in un involucro impermeabile galleggiante , sospeso all’altezza voluta tramite il cavo elettrico che lo collega al quadro di avviamento dell’elettropompa. La variazione di livello del liquido varia la posizione del regolatore e di conseguenza l’interruttore a mercurio apre o chiude il circuito di controllo (Figura 7). Figura 7 – Regolatori di livello I principi da adottare nella progettazione di un pozzo sono illustrati in manualiIX contenenti regole IX American Hydraulic Institute e British Hydromechanics Research Association 434 pratiche frutto di una estesa serie di dati acquisiti con test su modelli in scala. Nel seguito si farà riferimento al pozzo standard Flygt riprodotto nella Figura 8. Figura 8 Figura 9. Pozzi standards ITT-Flygt Quando vengono realizzati progetti fuori dello standard è necessario eseguire prove di funzionalità su modello idraulico in scala ridotta, al fine di ottimizzare il flusso verso le pompe , l’eliminazione di vortici e di aria in prossimità dell’aspirazione. Le reti fognanti 435 Figura 10. Pozzo toroidale con 14 elettropompe Il volume utile delle vasca, compreso tra il livello massimo di avviamento ed il livello minimo di arresto, è funzione del massimo numero di avviamenti orari delle elettropompe. Il volume utile richiesto per un’elettropompa, dipende dalla sua portata nominale Qp1 e dal numero massimo z di avviamenti orari. Nel caso di una sola macchina per Qi (portata in ingresso) si avrà: un tempo di riempimento Tr V Qp1 Qi t V Tv Qp1 Qi t = per Tv V Qi e Tv, tempo di vuotatura V Qp1 Qi La durata di un ciclo è Tk= Tr+ Tv Posto Qi = Qp1 ( con 0<1 ) Tk è minimo quando =0,5 ed il volume richiesto e pari a Qp1 * 3600 V 4z Nel caso di impianto dotato di due elettropompe , essendo Qp1 Qi Qp1+Qp2 , per Qp1=Qp2 Tr Tk V2 Qi QP1 Tv V2 (QP1 Qp2 ) Qi è minimo quando Qi = Qp1+ 0,5 Qp1 da cui Qp1=Qp2=2/3 Qi Nel caso di stazione equipaggiata con n elettropompe uguali che si avviano in sequenza all’aumentare del livello e, sempre in sequenza, si staccano al diminuire del livello, il dall’espressione: 436 volume totale richiesto è dato Vtot V1 n 1 h S essendo : V1 = volume utile richiesto da una elettropompa S = superficie della vasca h = differenza tra i livelli di avvio ed arresto Esempio 33. Dimensionamento pozzetto di sollevamento Dimensionare una stazione di pompaggio per una portata in ingresso Qi=58 l/s e prevalenza 5 metri. Volendo utilizzare due elettropompe identiche , la portata nominale di ciascuna macchina sa- rà: Qp1=Qp2=2/3 Qi Qp1=Qp2=2/3* 58 = 38,6 l/s Elettropompa CP 3127 Le reti fognanti 437 Scelto il tipo di elettropompa, dai dati di targa, si rileva che il numero di avviamenti /ora è z=15 mentre, con il diagramma di figura 9 è possibile dimensionare il pozzo Le dimensioni minime vengono lette in corrispondenza di pompe con portata di 100 l/s La superficie in pianta risulta : S=2,60*1,35=3,50 m2 ; il volume totale è espresso dalla relazione: Vtot V1 n 1 h S in cui 438 V1 Qp1 * 3600 4z 0,039 * 3600 2,34 m3 4 15 e pertanto Vtot 2,34 (2 1) 0,30 * 3,50 3,4 h m3 Vtot 0,97 S m Essendo il livello minimo di aspirazione pari a 0,43 m l’avviamento della prima elettropompa sarà posto a quota + 1,40 m dal fondo del pozzo ; la quota di avvio della seconda pompa sarà 1,40 +h =1,40+0,30 =1,70 m. Infine la quota di arresto della prima macchina sarà pari all’altezza minima di aspirazione 0,43 m e la seconda sarà 0,43+ h=0,73 m. Le reti fognanti 439 12. 4. Impianti di sollevamento di acque bianche Nei casi in cui il collettore emissario sia posto a quota inferiore del mezzo recettore è indispensabile il ricorso ad impianti di sollevamento caratterizzati da elevata portata e bassa prevalenza. Questi tipi di impianti vengono comunemente chiamati idrovori dal nome delle elettropompe, idrovore, utilizzate per lo smaltimento di grandi volumi di acqua e basse prevalenze, generalmente H < 10 m). Nella Figura 11 è raffigurato un impianto idrovoro caratterizzato da una idrovora ad asse verticale con tubazione di scarico realizzata con un sifone “ a cavaliere dell’argine “ . A monte delle macchine sono presenti una griglia di protezione ed una paratoia di sezionamento, mentre a valle la condotta sfocia in una vasca di dissipazione che, nei periodi di magra del recettore, ha il compito di dissipare il contenuto energetico della portata in uscita dalla condotta ed evitare il disinnesco del sifone. Figura 11 – Schema di impianto idrovoro A seconda dell’ubicazione del recettore e del tipo di macchine sono possibili tre schemi più semplici sia dal punto di vista costruttivo che gestionale (Figura 12) Figura 12 – Schemi di installazioni munite di elettropompe sommergibili Flygt serie P 440 Nota la portata da esitare e la prevalenza la scelta delle macchine è legata passa attraverso una prima scelta attraverso diagrammi " a mosaico" del tipo riprodotti nella Figura 13 Figura 13 – Diagrammi a mosaico per elettropompe sommergibili Flygt serie P Da questi è possibile risalire al tipo di macchina che risponde a portata e prevalenza richiesti. Successivamente è possibile il dimensionamento della stazione di sollevamento, utilizzando soluzioni standard legate al numero delle macchine. Il dimensionamento è molto simile a quanto già visto precedentemente per le stazioni di sollevamento delle acque nere. La particolarità costruttiva di queste idrovore fa sì che possano essere calettate all’interno di un tubo contenitore in acciaio (Figura 14) a stazione di sollevamento ultimata. L’elettropompa poggia semplicemente su un anello alla base del tubo contenitore senza fissaggi pertanto la macchina può essere rimossa agevolmente per la manutenzione. Le reti fognanti 441 Figura 14 – Tipo di idrovora e correlato diametro del tubo contenitore L’afflusso dell’acqua verso la pompa deve essere uniforme in modo da evitare trascinamento di aria con conseguente innesco di vortici. Tra i criteri da adottare per la progettazione di un impianto, è importante la verifica del rapporto tra la sommergenza S ed il diametro D della condotta di aspirazione D. (Figura 15) Figura 15 S a b Fr D 442 con : a =1,5 e b=2,5 VD 4Q D2 Fr VD gD 12.5. La regolazione delle portate di piena L’espansione dei centri abitati comporta una trasformazione di parte del territorio che, con costruzioni ed opere di urbanizzazione, si trasforma da terreno permeabile in terreno scarsamente permeabile, alterando dunque il coefficiente di afflusso che è un elemento determinante per la stima della portata di piena. La conseguenza di ciò è un aumento della portata che si risente nei tronchi terminali di una rete, dove le dimensioni degli spechi non sono più sufficienti per lo smaltimento. In luogo di realizzare un collettore di adeguate dimensioni, un criterio utilizzabile per risolvere il problema è quello di inserire, a monte dei tronchi critici, delle vasche di laminazione dell’onda di piena. Il principio di funzionamento si basa sul concetto della continuità, pertanto limitando la portata al valore ammissibile occorrerà un volume V da invasare per tutto il tempo che questa è superata dal valore della portata in ingresso. Dopo il tempo t1 il volume precedentemente invasato sarà restituito a valle. Figura 16 Quando non sia possibile realizzare tutto il volume di laminazione, per mancanza di aree da assoggettare a tale servizio, la parte eccedente può essere sfiorata verso un “elemento” di accumulo provvisorio (Depressione naturale, campagna, ecc,) Figura 17 . Una soluzione ottimale è rappresentato dalla Figura 18, dove è possibile utilizzare un laghetto per il contenimento dei volumi di supero delle vasche di laminazione . Le reti fognanti 443 Figura 18. Sistema di alleggerimento delle portate di piena Per quanto attiene la tipologia delle vasche di laminazione, queste possono essere in serie ed in parallelo secondo gli schemi di Figura 19. In ambedue i casi gli ingressi e le uscite dalle vasche sono regolati in automatico dai livelli nella camera di alimentazione a valle dell’emissario . 19a. vasche in serie 444 19b . vasche in parallelo 12.6. Manufatti di restituzione nel recettore Nelle seguenti FigureX 20 ÷23 sono riportati esempi di manufatti di restituzione nel mezzo recettore. A seconda dei valori delle velocità in uscita sono da prevedere elementi di dissipazione del contenuto energetico della corrente. Figura 20 Figura 21 Figura 22 X Tratte da FOGNATURE di L.Da Deppo e C. Datei – Edizioni Libreria Cortine Padova Le reti fognanti 445 Figura 23 12.7. Verifica di una rete esistente La continua espansione dei centri abitati determina la costruzione di nuovi tratti fognari che si vanno ad attestare a collettori esistenti. L’urbanizzazione di aree precedentemente “verdi” comporta un notevole aumento di superfici impermeabili che drenano maggiori volumi di pioggia, con conse- guenti maggiori portate di afflusso nelle rete di fognatura esistente. Pertanto è indispensabile verificare i tronchi più critici ed adottare, in conseguenza, i necessari rimedi. Figura 24 446 12.8. Controllo ed Ispezione L’indagine deve essere intesa ad individuare tutte le possibili cause di degrado della tubazione o l’esistenza di problemi di diversa natura che possono interferire con l’efficienza del sistema. Il controllo visivo può essere effettuato direttamente se l’ impianto è ispezionabile ovvero con una telecamera filoguidata o robotizzata. Figura 25 Nelle seguente Figura 26 sono visibili la rottura della calotta superiore di uno speco circolare (a) un' immissione laterale sensibilmente protesa all’interno della canalizzazione (b) l'estensione di una radice (c) ed infine uno speco ovoidale in ottime condizioni con immissione laterale a raso (d). Figura 26 Per una buona manutenzione è indispensabile una pulizia programmata della condotta per liberarla dal materiale di deposito. I sistemi di pulizia più comunemente usati sono, generalmente : Meccanici Le reti fognanti 447 Idraulici Chimici Il Sistema Meccanico più comunemente impiegato, per brevi tratti di condotta, prevede l'utilizzo di semplici scovoli trainati da cavi. Più moderno e’ il Pig Uretanico (o Poliuretanico) rivestito con vari tipi di materiali abrasivi o con spazzole metalliche. E’ assimilabile ad un tappo di schiuma poliuretanica con diametro leggermente più grande di quello della condotta da risanare (2-4 %) che, inserito nella tubazione in un punto di accesso, viene spinto dalla pressione idraulica del fluido, avanza in esso ad una velocità non eccedente i 2 m/s, rimuovendo così al suo passaggio gran parte delle incrostazioni, grazie agli abrasivi cui è rivestito. Figura 27. Frese filoguidate Quando l'operazione di pulizia ha bisogno di una maggiore energia per spurgare lo speco parzialmente ostruito si ricorre ai Metodi idraulici: Kanal Jet. Consta di una serie di ugelli e frese rotanti che, utilizzando getti d’acqua ad elevata pressione, rimuovono ed asportano depositi ed ostruzioni presenti nella tubazione. Grazie alle alte pressioni di utilizzo (800-1000 bar), questo sistema è efficace anche per la rimozione di grossi depositi calcarei o di calcestruzzo. Figura 28. Sistemi Kanal Jet Sand Jet. Vengono immesse, alta velocità, nella canalizzazione di fogna determinate quantità di materiali abrasivi miscelati ad azoto gassoso. L’azione abrasiva è controllata sia attraverso la pressione e la portata del gas, sia attraverso la scelta della più opportuna granulometria degli inerti abrasivi in sospensione. Successivamente, con opportuni sistemi, sia l’azoto che gli abrasivi vengono separati e recuperati nei punti di scarico. Figura 29.Sistema Sand Jet 448 La Pulizia Chimica viene generalmente effettuata mediante l’utilizzo di due tamponi, uno di monte ed uno di valle, spinti dalla pressione idraulica all’interno della condotta. Tra i due tamponi vengono immessi in soluzione i preparati chimici, generalmente ossidi e carbonati, capaci di reagire con le incrostazioni ed i depositi della condotta da pulire. Il tempo di scorrimento è, ovviamente, regolabile; espulso il materiale in sospensione la condotta viene pulita con una serie di lavaggi successivi. Usualmente questo metodo è abbinato ad uno di quelli descritti in precedenza al fine di renderli più efficaci. 13. Riabilitazione Comprendono diversi tipi di lavorazioni necessari per ripristinare l’efficienza di una condotta e generalmente vengono ricompresi in interventi di : Controllo ed ispezione: analisi sull’effettivo stato della tubazione o della tratta da risanare; Manutenzione: volti a migliorarne le prestazioni senza apporto di materiali (es. Pulitura interna) Riparazione: eliminazione di difetti o danni localizzati (es. sigillatura di crepe e fessure) Rinnovo: restituire ad una condotta le condizioni di efficienza entro limiti di sicurezza soddisfacenti (es. ricostruzione del rivestimento interno) Sostituzione: quando la rete o un tratto di essa, si presenti strutturalmente irrecuperabile o la riduzione del diametro interno non sia più sufficiente a garantire una adeguata funzionalità di esercizio. Nuove installazioni 13.1.Tecnologie trenchless nella riabilitazione delle reti di fognatura Le TT Tecnologie Trenchless o, più semplicemente No Dig (senza scavo), costituiscono un insieme di procedimenti che hanno rivoluzionato il modo di operare nel campo degli interventi sulle reti tecnologiche, in particolare nel settore idrico e del gas. Le tradizionali tecniche di intervento a cielo aperto rappresentano un peso rilevante nei confronti delle normali attività svolte nel contesto urbano, il cui controvalore economico può incidere fortemente sul costo totale dell’opera. Posare tubazioni di qualsiasi materiale in trincee in ambito urbano o intervenire su quelle già esistenti, costituisce allora, un problema di natura tecnica ed uno sforzo notevole di natura economica. Ciò in funzione della struttura urbanistica delle nostre città, particolarmente compressa ed articolata e dal mal realizzato coordinamento dei servizi sotterranei. Open Cut No Dig L’esigenza di ricercare una valida alternativa ai metodi tradizionali di intervento, altamente inefficaci dal punto di vista dell'economia generale e, soprattutto, in relazione ai costi indiretti (so- spensione delle attività commerciali) hanno contribuito al rapido sviluppo di metodologie a ridottissimo uso di scavi. Il settore No Dig manifesta la sua efficacia, non tanto in relazione alle sole risorse di realizzazione (Costi Diretti), quanto nella capacità di abbattere gli impatti scaturiti, durante le varie fasi della Le reti fognanti 449 cantierizzazione, con gli spazi collettivi circostanti (Costi Indiretti). Queste tecniche, sviluppate essenzialmente negli ultimi anni, sono già largamente utilizzate in U.S.A, Giappone e Nord Europa; anche in Italia, soprattutto, le Società che gestiscono pubblici servizi hanno rivolto la loro attenzione all’utilizzo delle tecnologie di intervento su reti interrate, mediante un limitato ricorso a scavi a cielo aperto, sia per nuove realizzazioni che per la riabilitazione di reti già esistenti. I principali vantaggi offerti dalle TT possono sintetizzarsi in : riduzione dei danneggiamenti alle pavimentazioni, soprattutto se di pregio storico; riduzione dei problemi connessi con gli ingombri di cantiere e con l’eliminazione dei materiali di risulta; riduzione dei tempi e dei costi totali di intervento; miglioramento delle condizioni di sicurezza e della qualità del lavoro. Attualmente in commercio esistono innumerevoli brevetti, alcuni dei quali particolarmente suggestivi nella loro applicazione. CIPP (Cured In Place Pipe) Il più interessante tra i Sistemi Sigillanti si basa sulla retroversione di una calza di feltro impregnata di particolari resine (poliestere o epossidiche) termoindurenti inserita rovesciata all’interno della tubazione da risanare Fase A: a seconda dei vai brevetti ( Phoenix, Insituform, Paltem, InLinear, ecc) varia il sistema di inserimento e retroversione che può utilizzare acqua o vapore , Fase B. Infine la polimerizzazione della resina mono o bi componente può avvenire gradualmente con temperature e tempi prefissati utilizzando insufflaggio di aria calda o di vapore conferendo la dovuta rigidità al corpo della calza e la necessaria coesività tra resina e tubazione da risanare (fase C). Il materiale di supporto costituente la calza è una trama di feltro supportata da resine poliestere e rinforzata da un reticolo di spessore variabile a seconda delle condizioni di esercizio e dello spessore del tubo. La tenuta idraulica è garantita dallo strato più interno del rivestimento costituito a seconda del fluido da convogliare da PVC o poliuretano dello spessore di alcuni decimi di mm. Le pareti esterne della calza, sono preventivamente cosparse con una apposita resina che agisce da col- 450 lante e penetra, risanandole, nelle fessurazione della tubazione . Point Liner System Rotture localizzate possono essere rapidamente sanate andando a posizionare casseforme gonfiabili nei punti ammalorati . Per la ricostruzione viene utilizzata resina e feltro di supporto. Con questi sistemi possono essere rinnovate tubazioni per il trasporto di gas, acqua, acque di scarico ed altri fluidi con diametri compresi tra 150 e 3000 mm. Le reti fognanti 451 SPINSEAL Con questo termine si identificano un vasto numero di trattamenti per il rinnovamento di condotte sia per la distribuzione di acqua e sia per la raccolta di acque di scarico. Il sistema ha come obiettivo il ripristino della tenuta in corrispondenza dei giunti e la ricostruzione del rivestimento interno delle condotte. Utilizzando apparecchiature robotizzate, introdotte nella canalizzazione da un pozzetto di ispezione, si possono applicare all’interno delle tubazioni rivestimenti poliuretanici per il risanamento e sigillatura dei giunti, riparazioni di tubazioni bucate e fessurate, eliminazione e livellamento di immissioni sporgenti, ripristini di collegamenti in immissioni rientranti. Quando il fluido trasportato è l’acqua, oltre all’applicazione del rivestimento poliuretanico, viene spruzzato uno strato di malta cementizia inerte a copertura della resina in modo da evitare il contatto dell’acqua potabile con la resina. 452 13.2. Trenchless Microtunnelling Technology Queste tecniche traggono origine dai metodi di scavo delle gallerie ; ovviamente per piccoli diametri non essendo possibile lo stazionamento di operatori all’interno sono state messe appunto tecniche e metodologie di controllo a distanza sia dei dispositivi di avanzamento, generalmente frese, e sia dei sistemi di spingimento, generalmente martinetti o jacks. Storicamente si fa risalire al 1900 l’anno in cui per la prima volta ad opera della Northerm Pacific Railroad Company furono spinti tubi di acciaio per sottopassare il corpo ferroviario . La tecnica classica è quella comunemente detta Pipe jacking, La prima operazione consiste nella realizzazione di due camere o pozzetti : il primo di spinta il secondo di ricevimento Il pozzo di spinta, generalmente caratterizzato da una struttura robusta per assicurare il contrasto esercitato dalla pressione dei martinetti, ha dimensioni decisamente maggiori dell’altro per consentire tutte le operazioni connesse alla perforazione del terreno, del recupero del materiale, introduzione del tronco di tubazione, controllo dell’allineamento, ecc. Nel pozzo di ricevimento dovrà essere previsto solo l’ingombro per l’eventuale recupero della fresa . La forza necessaria per mandare avanti il pipe jacking viene fornita da martinetti ad alta pressione che spingono uniformemente sulla circonferenza della tubazione attraverso un anello di spinta o ariete . Il diametro dell’ariete ed il numero dei martinetti dipende, ovviamente, dal diametro del tubo da spingere. Le macchine per la posa in opera di tubazioni con sistemi microtunnelling si dividono in due gruppi, a seconda delle metodologia di allontanamento e recupero del materiale scavato. Le reti fognanti 453 1. sistema Auger : il materiale scavato dalla testa della fresa viene trasportato, con una coclea, all’interno del pozzetto di spinta dove viene recuperato e portato a rifiuto. 2. sistema Slurry : il materiale di scavo viene recuperato e miscelato con il liquido di ricircolo formando una miscela che viene trasportata, da un sistema idraulico, in serbatoi posti in superficie, dove avviene la separazione, per sedimentazione, del materiale solido e del liquido di ricircolo che viene riutilizzato nello scavo. 14. Controllo in tempo reale di una rete con obiettivi: riduzione delle portate al colmo con gli scaricatori di piena controllo della quantità dell' inquinante con eventuale possibilità di diluizione fino a para- metri compatibili con l'impianto di depurazione . 454
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