Segmentato con intarsio 2° Parte

S CU O L A D E L LEG N O
To r n i t u r a
Un’anfora dai contenuti
sorprendenti
La tornitura segmentata
con intarsio
di
seconda parte
M ichele M onaci www.artistadeltornio.it
E
ntriamo con questa seconda parte dell’articolo nel
vivo della lavorazione. Segmenti, colla e precisione sono le parole d’ordine. Non scoraggiatevi di fronte alle prime difficoltà e prendete spunto dalle pagine
che seguono per elaborare un progetto vostro, anche
semplice, ma che vi permetterà di spiccare il balzo per
approcciare all’intricata arte del segmento a intarsio.
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Per l’incollaggio, della base come anche dei successivi
anelli, si può ricorrere a una pressa autocostruita. Servono una base solida e due montanti che consentano
la regolazione in altezza. Per la pressione si può utilizzare una vite recuperata da un vecchio strettoio.
si inizia
Prendiamo un platorello e fissiamolo con delle viti autofilettanti da legno su un quadrello di legno di scarto
ben stagionato che servirà come base di partenza di
tutta l’anfora. Dopo averlo spianato al tornio e carteggiato, cominciamo a incollare la base in ulivo dell’anfora. Ci basta una piastra dello spessore stabilito dal progetto e rettificata da entrambe le parti alla calibratrice.
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Continuiamo il lavoro preparando tutti i listelli per ricavare i segmenti principali in ulivo con il banco sega.
Questo ci consente di ottenere una superficie planare.
Basterà una piccola passata alla calibratrice per avere
sempre tutti i lati in squadro e ben carteggiati.
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Pur lavorando con legno ben stagionato, dentro alle
tavole c’è sempre dell’umidità e per questo, prima di
piallarli, lasciamo asciugare i listelli qualche giorno in
ambiente sano.
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Il taglio dei segmenti che faremo con la troncatrice può
essere effettuato anche sul banco sega. Personalmente ritengo che l’utilizzo della troncatrice sia più sicuro
e più rapido. È importante impostare la troncatrice
sull’angolo di taglio preciso al decimo. In questa fase
di preparazione il goniometro digitale ci aiuta molto.
Prima di completare il taglio di tutti i segmenti è opportuno fare sempre alcune prove per vedere se l’angolo di taglio è corretto. Per il controllo ne preleviamo
6 dei 24 previsti. Se, una volta congiunti, formano un
angolo di 90°, siamo sulla giusta strada.
Posizioniamoli nel laboratorio in modo da non confonderli tra li loro. Io ho costruito un’apposita cassettiera, ma anche dei vassoi vanno bene.
La sicurezza prima di tutto. I segmenti vanno accuratamente fissati con pressori e battute per ottenere
contemporaneamente un taglio pulito, ripetibile e privo di pericoli.
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I segmenti su cui andrà incollato l’intarsio a triangolo
vanno preparati più larghi di circa 1 mm, perché dovranno subire la carteggiatura dopo aver ricevuto la
modifica.
Per il taglio dell’intarsio a triangolo crescente usiamo
il banco sega posizionando l’inclinometro sul disco a
30° come da progetto.
Con la stessa slitta e la lama alla stessa inclinazione,
tagliamo anche i triangoli in padauk, ricordandoci
sempre della venatura del legno, che nella tecnica del
segmentato è importante non perdere mai di vista. Se
un segmento viene tagliato per praticità di testa anziché lungovena, durante la tornitura e la finitura può
portare dei problemi.
Pronti anche gli intarsi, incolliamoli sui segmenti “speciali” e stringiamoli con degli elastici in modo da avere
un incollaggio perfetto.
Ua dima
Visto che cambieremo spesso angolo possiamo costruire una dima che ci permetterà di reimpostare ogni
volta la macchina senza problemi.
Con un altro morsetto fissiamo un battente di legno
per avere la misura esatta del segmento. Con un fermapezzo fissato alla troncatrice terremo il listello in
modo che non salti durante il taglio e con la mano e un
fermapezzo autocostruito teniamo il segmento appena
tagliato per evitare il ritorno della lama e il trascinamento del pezzo che porterebbe una sfasatura di taglio
o, ancor peggio, a un salto dello stesso.
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Impostiamo una battuta per fare tagli alla stessa misura e iniziamo a troncare. I segmenti vanno tenuti
pressati sul piano con un apposito pressore. Questo
eviterà che durante il ritorno la lama trascini il pezzo
scheggiandolo o facendolo saltare.
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Il lavoro prevede il taglio di diversi segmenti di tante
misure, oltretutto nello stesso anello abbiamo differenziato due tipologie dello stesso segmento (con e senza
triangolo). È opportuno segnare il numero dell’anello in ogni segmento e differenziare quello dove andrà
l’intarsio con una “S” di “speciale”.
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Per il taglio al banco sega serve una slitta con battuta regolabile. Con l’aiuto del goniometro digitale
la posizioniamo allo stesso angolo a cui abbiamo
tagliato i fianchi del segmento. In questo modo,
tenendo la lama del banco inclinata a 30°, otterremo un taglio omogeneo su tutto il lato del segmento stesso.
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Passiamo alla levigatura sulla levigatrice a disco di tutti
i segmenti. Rifiniamo anche quelli senza intarsio perché non sempre la sega lascia un taglio pulito. Viceversa, se invece fosse troppo liscio, potrebbe indebolire
l’incollaggio. Dobbiamo ovviamente regolare l’angolo
della battuta della levigatrice con il goniometro digitale. Questa operazione va ripetuta ogni volta che cambiamo l’angolo sulla levigatrice a disco.
Passiamo ora a costruire gli anelli. Alterniamo un segmento con intarsio e uno senza, distribuendo la giusta
quantità di colla. In questa fase gli anelli non vanno
composti per intero ma solo a metà.
A colla essiccata, rettifichiamo le estremità dei semi
anelli. Per non intaccare i segmenti dotati di intarsio,
abbiamo composto i pezzi in modo da farli terminare con segmenti neutri. Per questa operazione usiamo
una levigatrice a disco. Se ne può costruire una della
dimensione adatta semplicemente utilizzando il tornio
e un pannello di multistrato.
Prima di incollare, prendiamo dei riferimenti per sistemare gli anelli in modo che i segmenti dotati dell’angolo intarsiato risultino sfalsati. Dobbiamo creare un
effetto a spirale. Basta segnare l’asse di un segmento
e farvi coincidere lo spigolo presente sull’anello successivo.
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Il segmento con intarsio, in fase di levigatura, va portato anche a misura del segmento senza intarsio, così
da ottenere 24 pezzi identici per ogni anello.
Per l’incollaggio ci serviamo di fascette metalliche che
riescono a distribuire la pressione in modo uniforme
su tutta la circonferenza. Se le superfici d’incollaggio
sono ben preparate, non serve serrare con troppa forza. Durante questa operazione i due semianelli sono
tenuti separati da altrettanti spessori.
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Terminata la rettifica, componiamo finalmente i nostri anelli sempre aiutandoci con le fascette metalliche.
L’ultimo passaggio si esegue alla calibratrice così da
ripulire i pezzi dalla colla e da renderli perfettamente
planari.
Prendiamo il platorello con la base dell’anfora che avevamo lasciato ad asciugare e incolliamo un anello per
volta distribuendo la colla con un pennellino per avere
un’uniformità costante.
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Prima di mandare in pressa, occorre verificare attentamente che gli anelli siano montati in modo concentrico.
L’assemblaggio parte dalla base ed ha inizio con
l’inserimento di un anello formato da tre strati di
piallaccio da 0,5 mm (acero, noce, acero) che, insieme al padauk, usiamo come elemento di stacco
e sottolineatura tra i vari comparti decorativi.
Le varie fasi che vedono la trasformazione da segmento ordinario a segmento parzialmente intarsiato.
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Stare attenti nello stringere la pressa, perchè gli anelli
possono perdaere la loro posizione; l’eccessiva colla e
la pressione potrebbe infatti far slittare gli anelli perdendo così la perfetta centratura.
Dopo ogni incollaggio il platorello va rimontato sul
tornio per eseguire una rettifica e per eliminare le sbavature di colla. Si usa una tavoletta di legno rivestita di
carta abrasiva.
Una volta sgrossato l’esterno, montiamo la lunetta e,
con la sgorbia da scavo, ripuliamo anche l’interno. A
questo punto facciamo anche una carteggiatura di fino
senza però iniziare la verniciatura.
I lati del diamante si trovano tracciando le perpendicolari ai lati.
Per verificare se i diamanti sono regolari basta accostarne quattro e controllare come combaciano.
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Poniamo il quadrello sul piano della levigatrice poggiando la faccia più pulita sul piano. Dopo aver sistemato la battuta all’angolo giusto, carteggiamo fino alle
perpendicolari appena disegnate.
Si passa quindi a incorniciare i diamanti con listelli di
padauk di un paio di millimetri di spessore. Il listello
deve sporgere almeno 1 mm per parte.
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Iniziamo ora la realizzazione dell’anello formato dalle tessere intarsiate. Si inizia dal centro
preparando un quadrato
con un tassello scuro
al centro. Ovviamente
tutte le tessere devono
essere
perfettamente
squadrate, pena un pessimo allineamento.
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Per velocizzare l’assemblaggio possiamo anche incollare gli anelli con semplici morsetti. L’importante è ripassarli alla calibratrice prima di incollarli sull’anfora
in costruzione.
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Nell’incollare i pezzi, poggiamoli sempre sul piano di
lavoro in modo da avere almeno un lato ben planare come riferimento. Degli strettoi a pinza sono indispensabili per pezzi così piccoli.
Arriviamo a incollare fino al primo anello di guarnitura in padauk e posizioniamo il tutto sul tornio
per dare la prima sgrossata all’esterno. Un pannello di multistrato funge da contropunta.
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Con la stessa impostazione della battuta otteniamo i
primi 2 lati. Spostando la battuta a 90° rispetto al disco, usiamo i lati appena levigati per formare i restanti
due. Il diamante centrale è completo.
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Prima di incollare i restanti listelli, si rettificano i lati
del diamante sempre tenendo la faccia pulita del pezzo
sul piano della levigatrice.
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Proseguiamo nello stesso modo finché tutti i diamanti
non ricevono una doppia cornice di padauk e marfin.
Le strisce vanno attentamente ripulite dalle sbavature
create dal taglio. Queste potrebbero impedire un corretto posizionamento del pezzo nelle successive fasi di
lavorazione.
La rifinitura, come al solito, si svolge alla levigatrice a
disco. Il limite alla carteggiatura è costituito dalla punta del listello in acero. Se questa viene toccata dall’abrasivo l’intero listello è da buttare.
Il secondo passo consiste nel completare il lato opposto. Per evitare disallineamenti vale sempre la stessa
regola. I pacchetti vanno messi insieme tenendo una
faccia pressata su di una superficie piatta. Quando la
colla fa presa, si aggiungono pinze e strettoi.
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È ora possibile selezionare i pezzi meglio riusciti e iniziare l’assemblaggio intorno al diamante.
Per ultimi si aggiungono i due listelli di chiusura in alto
e in basso. Si ricavano sempre dalla stessa stecca a tre
colori lasciando però un solo triangolino di padauk.
Ad assemblaggio ultimato, tutti i pezzi vengono inviati
alla calibratura per pulirli e portarli allo spessore finale.
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Per realizzare il resto dell’intarsio, il procedimento è
più laborioso. Per comodità lavoreremo insieme sia le
parti in acero che quelle in padauk. Questo ci eviterà
di dover preparare i numerosi triangolini rossi che circondano il diamante. Si inizia preparando delle stecche
ben calibrate composte da due listelli in acero e uno in
padauk. Le misure in lunghezza e spessore si ricavano
dal disegno che abbiamo approntato in fase di progettazione.
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Tutte le strisce vanno ulteriormente troncate (l’angolo
impostato sulla battuta è il medesimo del taglio precedente) in modo da ottenere una serie di pezzi in acero
terminanti con un triangolo in padauk. È superfluo
dire che nella programmazione dei tagli occorre tenere
ben presente l’eventuale scarto per lasciarsi un minimo
di margine.
Una volta asciutte e ben calibrate, le stecche vanno
tagliate a strisce oblique. Si imposta il giusto angolo sulla guida-carrello del banco sega e si procede
nel taglio. Ovviamente, in questo caso come negli altri, si prepara qualche pezzo in più da tenere
pronto per eventuali imprevisti.
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Per l’incollaggio si procede in tre tempi. Dapprima si
completa un lato. In questo modo è possibile usare
uno strettoio che spinga il pacchetto di listelli contro
lo spigolo del diamante.
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I segmenti intarsiati sono pronti e si può finalmente
procedere alla troncatura delle spalle.
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I dodici segmenti dell’anello intarsiato vanno separati
con una cornicetta un padauk. Questa, insieme a due
anelli, sempre nello stesso legno, posti sopra e sotto
l’anello intarsiato, formerà una sorta di cornicetta che
racchiude ogni singolo disegno.
Una volta creato il singolo segmento assembliamo il
relativo anello e lo incorniciamo sopra e sotto con gli
elementi di guarnitura. Creiamo un preassemblaggio
che rettificheremo e aggiungeremo al resto dell’anfora.
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Il motivo per cui è bene iniziare la finitura
dell’interno, quando si è a metà costruzione, sta
nella forma dell’anfora. Il collo stretto impedisce
le manovre in profondità e le rende pericolose.
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Non serve rettificare ambedue i lati dell’anello. Basta
farlo sul lato che va incollato alla porzione già costruita di anfora. La spianatura del lato che rimane a vista
si fa al tornio, come mostrato sopra, facendo uso della
tavoletta rivestita di carta vetrata.
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Per questo anello non possiamo procedere all’incollaggio con due semicerchi perché qualsiasi carteggiatura
inciderebbe inevitabilmente sulla parte intarsiata. L’assemblaggio si effettua in un unico tempo servendosi
di due fascette metalliche. L’anello poggia sul piano di
riscontro e le striscette in padauk poste tra un segmento e l’altro sporgono in alto di un paio di millimetri.
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Per l’intarsio del disegno del collo adottiamo la stessa
tecnica dell’anello centrale. Guardiamo il progetto per
vedere le misure degli intarsi, una controllata alla venatura del legno e procediamo al taglio dei singoli pezzi.
Anche in questo caso l’incollaggio si effettua in più fasi.
Più il pezzo aumenta in altezza, maggiore deve essere l’accuratezza per l’allineamento degli anelli. In caso
contrario si rischia un forte disassamento che può
portare, in casi estremi, all’impossibilità di effettuare
la tornitura.
L’anello così composto va rettificato. Ci si serve
di apposite griffe di ripresa oppure, se non le si
possiede, si può fissarlo a un disco di multistrato
posto sul mandrino del tornio. Lo si blocca facendo aderire al disco la parte più piatta, così da avere
un solido appoggio.
Su questo tipo di lavoro tornitura e finitura non possono essere eseguite in due sole fasi consecutive. L’interno dell’anfora, ad esempio, va levigato e verniciato
quando all’incirca ci si trova a metà assemblaggio.
Nella costruzione della base dell’anfora, prima di tornire l’interno, bisogna sgrossare l’esterno in modo da
avere una superficie regolare che consenta il posizionamento della lunetta.
la tornitura
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La tornitura dell’interno del collo la faremo ad anfora assemblata con una sgorbia a collo di cigno. Con
questo utensile si raccorda la bocca con la retrostante
parte già tornita e finita. Terminata anche questa fase,
si rifiniscono e si lucidano l’imboccatura e la parete in
sottosquadro.
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Riprendiamo il platorello e avvitiamoci un pezzo di
legno di scarto su cui ricaviamo un tutore adatto alla
forma del collo dell’anfora. La conicità del tutore ci
permette di centrarla bene ed evita di danneggiare il
collo ormai già finito e lucidato.
Prima di carteggiare, passiamo una mano di turapori
diluito al 50% e lasciamo asciugare per circa 12 ore.
Questa operazione serve per impedire la contaminazione dei colori fra i vari legni durante la carteggiatura.
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Con la sgorbia a profilare ripuliamo la base fino a darle
una forma lievemente concava. In questo modo saremo sicuri che l’anfora poggi stabilmente in piano. Il
piccolo perno che rimane verrà pareggiato in seguito
con uno scalpello.
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Per la finitura ho usato due prodotti appositamente
studiati per la tornitura. L’EEE-ultrashine, che è un
abrasivo, e la shellawax cream per finitura. Ambedue
sono reperibili in rete.
A tornio fermo distribuiamo una mano leggera dell’abrasivo EEE che distribuiremo immediatamente a
tornio acceso a bassi giri con un panno pulito. Sempre
a tornio fermo distribuiamo una piccola dose di shellawax e a tornio acceso, stavolta ad alti giri, la distribuiamo sull’anfora con un panno pulito.
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Dopo tanti sforzi, una firma indelebile è il meno che ci
meritiamo. Io in genere uso il pirografo con la punta
da scrittura. Metto il nome dell’opera, la data e, ovviamente, il mio nome.
Finita l’anfora, dobbiamo togliere il platorello e finire la base.
Con un troncatore arriviamo a formare un piccolo
cilindro che taglieremo poi con una sega a mano.
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