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Dipartimento IMPRESA E MANAGEMENT
Laurea magistrale in ECONOMIA E DIREZIONE DELLE IMPRESE
Cattedra FINANZA AZIENDALE CORSO AVANZATO
LE IPO DELLE IMPRESE A CONTROLLO FAMILIARE
IL CASO BRUNELLO CUCINELLI
RIASSUNTO TESI
Relatore
Prof. Ernesto Monti
Candidato
Stefano Rinaldi
matr 653151
Correlatore
Prof. Cristiano Cannarsa
Anno accademico 2013 - 2014
LE IPO DELLE IMPRESE A CONTROLLO FAMILIARE - IL CASO BRUNELLO CUCINELLI
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CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE
Sebbene la letteratura negli ultimi anni abbia dedicato attenzione
maggiormente allo studio delle moderne public company, in realtà le società a
controllo familiare ancora costituiscono la tipologia di impresa più presente a
livello mondiale1.
Tali considerazioni sono ancora più evidenti con riferimento al caso
dell’Italia dove, ad oggi, l’82% delle imprese sono a controllo familiare ed il
58% dei grandi gruppi nazionali sono controllati e gestiti a livello familiare 2.
Tuttavia, la caratteristica che contraddistingue l’Italia rispetto agli altri paesi
sviluppati è la prevalente presenza di imprese di piccole dimensioni- con un
numero di addetti fino 10 ed un fatturato annuo fino a 2 milioni di Euro- che, in
Italia, rappresentano circa il 95% di tutte le imprese3.
Scopo del presente studio è l’analisi delle imprese a controllo familiare
con particolare riguardo alle imprese di successo di medie dimensioni nella
realtà italiana
Lo studio prende le mosse da una sintetica illustrazione delle principali teorie
sul family business sviluppate a livello internazionale e dei conseguenti
principali vantaggi e svantaggi del modello di impresa familiare, soffermandosi
sulla dimensione ed i limiti del family business, con particolare riguardo alla
realtà italiana.
Nel prosieguo, si da evidenza della struttura proprietaria fortemente
accentrata dei family business quotati e delle seguenti principali caratteristiche di
bilancio:
1
IFERA, (2003), Family business dominate, Family Business Review, 16 (4), pp. 235-240
2
Corbetta G., Minichilli A. e Quarato F.,(2012), Osservatorio AUB su tutte le aziende
familiari italiane di medie e grandi dimensioni. Executive Summary. Rapporto 2012
ISTAT, (2013), 9° Censimento Generale dell’Industria, dei Servizi e delle Istituzioni Non
Profit, Censimento dell’industria e dei servizi 2011
3
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 struttura finanziaria sbilanciata sull’indebitamento a breve termine e
l’autofinanziamento;
 dinamica di crescita degli investimenti tecnici molto più sostenuta
rispetto alle società non quotate, con prospettive di redditività futura
superiori.
In questo scenario, vengono rappresentati i benefici che la quotazione in
borsa può garantire per un family business, anche sulla base di studi empirici
sulla performance dei family business quotati dopo la quotazione.
In seguito, si passa ad analizzare il caso dell’IPO dell’impresa familiare
realizzatrice di prodotti in cashmere Brunello Cucinelli, confrontandolo con altri
casi di successo di realtà imprenditoriali italiane a controllo familiare, nel settore
del lusso- un’industria in continuo sviluppo e che sembra solo marginalmente
aver risentito degli ultimi anni di crisi economica. Brunello Cucinelli,
rappresenta un caso empirico di successo del Made In Italy nel mondo, che molto
probabilmente non si sarebbe potuto realizzare senza il passaggio della
quotazione in Borsa avvenuta nel 2012.
L’evidenza che viene data in merito al successo dell’IPO, la costante crescita
degli investimenti e la generale perfomance positiva sui mercati di operatività
dell’impresa, permette di dimostrare come i punti di forza del family business
uniti alla volontà di perseguire percorsi di crescita mediante la quotazione in
borsa sono gli elementi che determinano il successo di un family business
rispetto a società non controllate a livello familiare.
In conseguenza di ciò si ritiene di poter concludere che le imprese di
successo del settore del lusso devono costituire l’esempio a cui altre aziende
similari italiane devono riferirsi, con evidenti vantaggi in termini di sviluppo dei
mercati finanziari italiani – con l’incremento del numero delle IPO – e
soprattutto dell’economia nazionale che da troppi anni stenta a realizzare una
crescita sostenuta.
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1
I VANTAGGI E GLI SVANTAGGI DEL FAMILY
BUSINESS
La Commissione Europea4 nonché la letteratura italiana del Family Business5
individuano come elemento unico necessario per definire una azienda come
familiare che il o i fondatori di un’azienda familiare coinvolgano la famiglia
di appartenenza all’interno dei processi decisionali aziendali.
Sulla base della definizione appena fornita e alla luce delle teorie, schemi di
analisi nonché contributi pratici in tema di family business si possono individuare
i principali punti di forza e di debolezza di un’azienda familiare.
La visione e la prospettiva di lungo periodo, può essere considerato come
l’elemento più caratterizzante le imprese familiari. Tale caratteristica nasce dal
già ricordato altruism6 dei familiari “anziani” che desiderano consegnare ai
propri discendenti una impresa sana dal punto di vista finanziario e competitiva
dal punto di vista di business. Infatti, il coinvolgimento economico ed affettivo
dei familiari nell’ impresa è molto elevato, l’impresa viene valutata come un
bene da conservare ed accrescere salvaguardando la continuità aziendale.
Dall’analisi RBV(Resource Based View), è possibile individuare come
elemento di vantaggio le risorse inimitabili di un family business, che tale
tipologia aziendale è in grado di sviluppare. Tra le più significative risorse ai
nostri fini si ricorda il capitale sociale, che con riferimento all’impresa familiare
corrisponde all’insieme delle risorse derivanti dalle relazioni che si sviluppano
tra familiari e stakeholders, che possono condurre a vantaggi reciproci per le due
4
European
Commission,
(2012),
Family
business
definition,
http://ec.europa.eu/enterprise/policies/sme/promoting-entrepreneurship/family-business/#h2-2
5
Corbetta G, (2010), Le aziende familiari. Strategie per il lungo periodo, Milano, Egea
6
In Corbetta e Salvato (2004) con questo termine si intende l’insieme dei valori personali e
imprenditoriali, durevoli nel tempo e condivisi tra i membri della famiglia. Tali valori guidano il
comportamento della famiglia stessa verso l’impresa e, più in generale, verso la comunità di
riferimento.
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parti – ad esempio occupazione per la comunità, successo dei propri prodotti per
l’azienda.
Tuttavia, l’orientamento a lungo termine dell’impresa familiare spesso si
traduce in vera e propria avversione al rischio che come noto mal si concilia con
la performance delle imprese, fondate sul concetto di rischio. In particolare, il
rischio, ad avviso di chi scrive, è la sostanziale “chiusura” del capitale ad
azionisti esterni e la chiusura all’affidamento di ruoli manageriali ad outsider.
Tali due elementi presi congiuntamente possono limitare lo sviluppo dei processi
innovativi e soprattutto l’espansione dell’impresa nei mercati internazionali,
deprimendo il valore del family business nel lungo termine.
Infine, Il rischio di estrazione di private benefits a scapito degli azionisti di
minoranza, nasce dalla possibilità che l’identità famiglia-impresa possa creare
conflitti in seno alla famiglia che abbiano ripercussioni negative sulla
performance aziendale. Ad esempio, si potrebbero architettare operazioni
infragruppo per trasferire ricchezza ad una famiglia o semplicemente l’utilizzo
delle risorse aziendali per soddisfare il proprio benessere personale.
1.1 I limiti dei family business in Italia
Analizzando la dimensione del family business in Italia, alla luce dei punti di
forza e di debolezza forniti nel precedente paragrafo, è possibile effettuare un
bilancio dei limiti della struttura imprenditoriale a controllo familiare italiana.
Anzitutto, va ricordato che la gran parte delle imprese italiane sono di
piccolissima dimensione, con scarsa competitività sia a livello locale che
internazionale. La maggior parte di queste imprese preferisce mantenere piccole
quote di mercato a livello locale, senza portare avanti innovazioni di prodotto ma
limitandosi a stringere alleanze, per lo più creando piccole reti di imprese,
scarsamente competitive.
In secondo luogo, con riferimento alle aziende familiari di maggiore
dimensione, permane un sistema di governance dell’azienda altamente arretrato
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che vede una presenza ancora estremamente limitata di consiglieri non familiari
nei CdA delle aziende familiari.
I vantaggi ottenibili dall’inserire consiglieri non familiari in azienda è
dimostrato dall’osservato recupero di redditività nei tre anni successivi da parte
delle aziende con reddittività decrescente nei 3 anni precedenti l’inserimento del
consigliere.
In terzo luogo, persiste una tendenza eccessiva a limitare l’entrata di nuovi
soci nella compagine azionaria. I primi tre azionisti delle imprese a controllo
familiare detengono in media una quota del 94%, e solo il primo socio detiene il
70% delle quote sociali. Dunque, è evidente come sia impossibile in queste
circostanze usufruire di competenze di soci esterni, come società di private
equity, che in particolare per la aziende familiari arrivate alle terza-quarta
generazione possono rappresentare una leva finanziaria nonché di competenze
estremamente significativa.
Infine, la difficoltà a pianificare con adeguato anticipo la successione al
vertice coinvolge tutte le aziende familiari ma in misura più rilevante quelle di
prima generazione7, dove l’anzianità di servizio del leader supera di molto quella
delle aziende di seconda e terza generazione. È stato osservato come esista una
relazione inversa tra età del fondatore e performance aziendale in quanto,
nell’ultimo decennio, le imprese con leader oltre i 70 anni hanno realizzato una
crescita dei ricavi negativa(-1.8%) e un ROE-reddittività del capitale netto- del
3%8.
Secondo la classificazione dell’Osservatorio AUB, le generazioni sono state definite
utilizzando un intervallo temporale di 25 anni quale discrimine tra una generazione e la
successiva.
8
Corbetta G., Minichilli A. e Quarato F.,(2012), Osservatorio AUB su tutte le aziende
familiari italiane di medie e grandi dimensioni. Executive Summary. Rapporto 2012
7
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2
IPO E PERFORMANCE DEI FAMILY BUSINESS IN
ITALIA E NEL MONDO
Dai dati Consob del 2012 sulle società quotate italiane9 emerge come, per i
family business quotati, la limitata crescita del fatturato – in aumento del 3.4%
rispetto al 7.4% del 2011- e della redditività - ROE pari al 5.3% contro l’8.4%
del 2011- è stata compensata dalla crescita degli investimenti tecnici - pari al
50% delle risorse finanziarie contro il 45% del 2011 -, più sostenuta nelle società
quotate rispetto a quelle non quotate10.
In termini di struttura finanziaria sebbene le società quotate stiano riducendo
la propria leva finanziaria - pari al 100%, in riduzione del 30% rispetto al 2011 il ricorso all’autofinanziamento e al debito a breve termine- rispettivamente, il
90% del fabbisogno e il 23.4% dei debiti totali - sono ancora di molto superiori
alle altre fonti di finanziamento, impedendo di finanziare opportunamente gli
investimenti a lungo termine e rappresentando un forte freno alla crescita del
business. Infine, persiste una partecipazione ancora limitata di investitori
istituzionali e fondi di private equity, che possono essere decisivi per un
miglioramento delle performance dei family business11.
Dall’analisi di una ricerca di alcuni autori del 200412 su imprese italiane
quotatesi in Borsa tra il 1995 e il 1998, è emerso che la quotazione in borsa ha
permesso ai family business di realizzare una crescita strutturale – osservando un
crescita media del fatturato del 12% nei due anni successivi all’IPO rispetto al
5.6% delle società non quotate -, di aumentare le operazioni di finanza
9
CONSOB (2012), Relazione al ministro dell’Economia e delle Finanze
10
La caduta del fatturato e della reddittività osservati nei periodi considerati sono da imputare
alla seconda ondata di crisi economica che ha colpito in particolare l’Europa dal 2011.
11
Solo 92 imprese quotate presentano almeno un investitore istituzionale con partecipazione
media del 6.6%. Al contrario, le famiglie controllano il 61% delle società italiane quotate ( 26%
della capitalizzazione totale di mercato), di cui il 70% delle quotate nel segmento STAR e il
50% delle quotate nel segmento MID CAP.
12
Mazzola P., Marchisio G, (2002), The Role of Going Public in Family Businesses LongLasting Growth: A Study of Italian IPOs, Family Business Review
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straordinaria (64 operazioni di M&A concluse nel periodo considerato) ed infine
favorire l’internazionalizzazione, portando le vendite estere dal 50% del periodo
precedente all’IPO al 60% nel periodo successivo.
Anche in ottica internazionale emerge come la performance dei family
business si distingua rispetto alle imprese non controllate da famiglie. La banca
d’affari Credit Suisse13 ha creato un indice che misura nel complesso la
performance in borsa di 255 family business quotati, e da cui emerge che, dopo
la recessione del 2009, il valore delle azioni dei family business è cresciuto
molto di più del valore delle azioni delle imprese del MSCI index 14 (si veda la
figura seguente).
13
Credit Suisse,(2012), Family businesses: Sustaining performance, Research Institute[Report]
Il MSCI (Morgan Stanley Capital International) index è stato creato dalla banca d’affari
Morgan Stanley e ricomprende imprese con medio grande capitalizzazione di mercato in 23
paesi sviluppati. Con circa 1,610 imprese che fanno parte dell’indice, esso copre
approssimativamente l’85% della capitalizzazione del totale del flottante di mercato, in ogni
paese.
14
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CUCINELLI: UN’AZIENDA FAMILIARE ITALIANA
QUOTATA CHE CREA VALORE
Brunello Cucinelli è un’azienda a controllo familiare operante nel settore dei
beni di lusso ed è conosciuta a livello internazionale per i suoi prodotti in
cashmere ad alto valore aggiunto e dai prezzi molto elevati. A partire dal 2005 la
strategia di sviluppo del business si è caratterizza per l'apertura di negozi
monomarca sia in franchising sia gestiti direttamente (DOS), in Italia e in
particolare all'estero, da dove proviene circa l’80% dei ricavi.
Il forte processo di crescita e sviluppo di questa particolare azienda familiare
nel primo decennio del 2000 ha convinto Brunello Cucinelli alla quotazione in
Borsa dell’azienda avvenuta il 27 Aprile 2012. L’IPO si è rilevata un grande
successo, con domanda di azioni di venti volte superiore all’offerta e prezzo
dell’azione a quasi due anni dalla quotazione di molto superiore al prezzo di
offerta – attualmente pari a 20 euro contro i 7.75 euro dell’offerta.
Dall’analisi dettagliata dell’andamento delle principali grandezze ed indici
economico- finanziari dal 2009 al 2013 (si veda la tabella che segue). è emerso
che l’IPO ha certamente costituito un elemento fondamentale per la crescita
dell’azienda Brunello Cucinelli. La quotazione, difatti, ha permesso all’azienda
non solo di ottenere risorse finanziarie per sostenere lo sviluppo del business, ma
anche di aumentare e migliorare la visibilità ed immagine sul mercato.
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Anno
2009
2010
2011
2012
2013
158.14
203.6
242.64
279.32
322.48
-
28.75
19.17
15.12
15.45
29.78
31.23
15.17
15.28
15.37
-
35.03
-42.11
16.00
16.10
Andamento dei ricavi netti
Ricavi netti (milioni/€)
Crescita dei ricavi netti (%)
M isure ed indici di redditività
Gross margin (%)
Crescita del gross income (%)
EBITDA margin (%)
Crescita dell' EBITDA (%)
Utile netto (milioni/€)
Crescita dell'utile netto (%)
9.00
11.37
16.22
16.86
18.30
-
62.66
69.98
19.65
25.33
4.90
9.58
20.27
22.48
30.48
-
95.59
111.65
10.93
35.55
ROA (%)
3.50
6.43
11.82
10.33
11.23
EBIT/ Totale attività (%)
8.00
12.97
19.88
18.35
17.61
ROE (%)
M isure ed indici di struttura finanziaria
24.15
40.18
63.64
29.18
23.45
Debito a lungo termine / Equity (%)
149.65
106.20
50.52
10.84
15.32
46.00
37.96
30.68
16.58
18.57
Posizione finanziaria netta (milioni/€)
Debito totale / Totale attività (%)
61.03
52.41
48.86
0.90
16.10
Interest coverage ratio (%)
5.29
12.31
18.32
19.31
8.22
Fonte: Personale rielaborazione dei dati di Bilancio della Brunello Cucinelli
Brunello Cucinelli emerge come una di quelle aziende italiane di eccellenza,
capaci di fare leva su competenze distintive, sia in termini di expertise, quali la
qualità del prodotto, sia in termini organizzativi, quali l’attenzione allo sviluppo
delle risorse umane con una cultura d’impresa innovativa e non fondata
unicamente sul profitto. Tale azienda non solo è in grado di realizzare l’obiettivo
principe di ogni impresa, cioè la creazione di valore per gli azionisti, ma riesce a
realizzare obiettivi più ampi riferibili alla categoria degli stakeholders. Con
riferimento a quest’ultimo punto è forte l’attaccamento all’Italia e il desiderio di
contribuire al recupero della crescita e al miglioramento complessivo del sistema
paese, ad esempio mantenendo tutta la produzione in Italia, e un forte focus sul
territorio nazionale in termini di vendite complessive dei prodotti dell’azienda
umbra.
Infine, dall’analisi comparativa con le altre aziende italiane del settore del
lusso come Luxottica, Tod’s e Prada, si evidenziano forti somiglianze con
Brunello Cucinelli, in termini di caratteristiche di prodotto (alta qualità), canali di
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crescita (sviluppo del business retail e forte espansione internazionale, in
particolare negli emergenti) e figure caratterizzanti l’azienda (l’omonimo
imprenditore per Brunello Cucinelli, Leonardo Del Vecchio per Luxottica, Diego
Della Valle per Tod’s, Miuccia Prada per Prada).
Dunque, un insieme di caratteristiche che costituiscono i punti di forza delle
aziende familiari, la volontà di aprirsi allo sviluppo e alla crescita mediante la
quotazione in Borsa, e l’adozione di modelli imprenditoriali e manageriali delle
grandi imprese moderne, per lo più multinazionali, hanno portato tali aziende a
raggiungere i vertici del settore in cui operano e contribuendo positivamente
all’immagine ed al rilancio economico del nostro paese.
4
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
4.1 Necessità di un cambiamento di cultura delle imprese
familiari e di un ruolo più attivo dei mercati finanziari in
Italia
Il 70 % delle società italiane, sia di piccole che di medie dimensioni, sono a
controllo familiare. Dunque dal loro sviluppo dipende gran parte della crescita
del nostro paese, attraverso il recupero della competitività del nostro sistema
industriale a livello internazionale.
Si è mostrato in precedenza come i family business mondali realizzano sui
mercati finanziari performance superiori rispetto alle società non controllate da
famiglie. Queste imprese sono premiate sui mercati finanziari in quanto riescono
ad affiancare a valori tipici delle imprese familiari, - come la visione strategica di
lungo periodo e la forte sensibilità a tematiche di carattere sociale che rafforzano
il legame con la comunità circostante - elementi più tipicamente attribuibili alle
imprese multinazionali moderne - come la presenza di consiglieri di
amministrazione indipendenti e di manager esterni alla famiglia e la
partecipazione alla struttura proprietaria di investitori istituzionali, come società
di private equity.
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LE IPO DELLE IMPRESE A CONTROLLO FAMILIARE - IL CASO BRUNELLO CUCINELLI
La presenza di investitori istituzionali, in particolare, è in grado di stimolare il
rinnovamento delle logiche di gestione tradizionalmente conservatrici delle
imprese familiari, conducendole alla crescita internazionale attraverso la garanzia
di risorse finanziarie e la disponibilità di adeguate competenze di business.
In Italia, tuttavia, i family business di successo, che presentano gli
elementi appena menzionati, sono ancora una percentuale ridotta all’interno
della complessiva struttura imprenditoriale. E le problematiche che queste
aziende riscontrano sono dovute alle caratteristiche stesse della realtà
imprenditoriale italiana, generalmente di piccola dimensione e con struttura
finanziaria fondata sul credito bancario, l’indebitamento a breve termine e
l’autofinanziamento. La parziale risoluzione di queste problematiche può essere
ottenuta con la quotazione in Borsa, che tuttavia è spesso ostacolata da aspetti al
di fuori di valutazioni di carattere economico – finanziario.
È stato dimostrato infatti che uno degli elementi di maggiore ostacolo alla
crescita dei family business italiani è la forte diffidenza delle famiglie
imprenditoriali nei confronti della quotazione in Borsa, che invece è una
scelta in grado di attivare un circolo virtuoso, rivoluzionando la governance, la
struttura proprietaria e soprattutto la mentalità dell’impresa, guidandola verso un
forte sviluppo internazionale e un dimostrato superiore miglioramento della
redditività rispetto alle imprese non quotate. Tale diffidenza è dovuta alla
necessità di dover sottostare ad obblighi aggiuntivi che derivano dalla quotazione
in Borsa (come la esempio la pubblicazione periodica di bilanci infra annuali e
l’adozione di sistemi di governance societaria predefiniti), tali da limitare il
potere decisionale della famiglia proprietaria ed imporre la necessità di tener
conto anche di obbiettivi ed esigenze manifestate dagli azionisti di minoranza.
Ad avviso di chi scrive il limite di molte famiglie imprenditoriali italiane è
sostanzialmente di carattere culturale e rappresenta il principale ostacolo alla
crescita essendo frutto di una formazione culturale e manageriale ancora
estremamente limitata. Tale atteggiamento spesso si allarga a questioni più
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LE IPO DELLE IMPRESE A CONTROLLO FAMILIARE - IL CASO BRUNELLO CUCINELLI
strettamente di business a causa di atteggiamenti conservatori ed avversi al
rischio, limitando lo sviluppo dei processi innovativi e soprattutto l’espansione
dell’impresa nei mercati internazionali, deprimendo il valore del family business
nel lungo termine.
Pertanto si deve cercare di favorire un cambiamento di mentalità nelle
aziende familiari, cercando di promuovere meglio, in primo luogo attraverso la
CONSOB e Borsa Italiana, i benefici della quotazione, presentando alle aziende
interessate ad una IPO, la performance dei family business quotati mondiali,
nonché i casi nazionali di imprese simili sia in termini di business che di
dimensione dell’azienda a coloro che si presentano alla quotazione, evidenziando
anche gli obblighi di lungo termine che una quotazione in Borsa determina, così
come è stato fatto nel presente lavoro.
Una proposta proveniente da alcuni autori15 per incentivare l’ avvicinamento
delle aziende al mercato mobiliare è il ricorso ai club deal, operazioni intermedie
tra un’offerta pubblica e un collocamento privato, in cui un numero ristretto di
primari investitori supportano l’IPO di un’azienda in una prospettiva di medio lungo termine.
Inoltre si deve favorire l’entrata significativa nel capitale sociale di soci
istituzionali – dunque tale da garantire un potere decisionale adeguato-, in
particolare imprese di private equity. Ad esempio, secondo Bassanini e Bellone
(2012) è possibile facilitare la possibilità di contatti con gli investitori
istituzionali, prima della presentazione formale della domanda di ammissione a
quotazione a Borsa italiana. Per coloro i quali manifestino un positivo interesse
nei confronti dell’azienda che si va a quotare è possibile anche offrire prelazioni
o raccogliere ordini indicativi utili per avere un’idea anticipata della struttura
proprietaria societaria dopo la quotazione.
15
Bassanini F., Belloni E.,(2012), Time for growth. Favorire la quotazione in borsa, Ricerca
promossa da Le Fondazioni Astrid e ResPublica
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LE IPO DELLE IMPRESE A CONTROLLO FAMILIARE - IL CASO BRUNELLO CUCINELLI
Inoltre, per favorire un maggiore interesse da parte degli investitori
istituzionali che gestiscono ingenti risorse finanziarie- in particolare banche ed
assicurazioni - si propone di introdurre meccanismi di sgravio nel calcolo dei
requisiti patrimoniali per gli investimenti in imprese di recente quotazione (es.
fino a 3 anni post quotazione).
Infine, i costi per la quotazione in Borsa, ancora abbastanza elevati, possono
essere ridotti, semplificando i requisiti di ammissione a quotazione per le imprese
che abbiano ottenuto un punteggio elevato nell’ambito del cosiddetto rating di
legalità16 riducendo di molto l’aggravio non solo finanziario ma anche di tempo
che la dimostrazione del rispetto di tali requisiti determina.
4.2 La quotazione per crescere a livello internazionale:
l’esempio da seguire dell’industria del lusso
Dal presente lavoro è emerso che la quotazione in Borsa ha come principale
motivo la volontà di sfruttare le risorse finanziarie dell’IPO e l’effetto immagine
che da questo deriva per sviluppare l’azienda oltre i confini nazionali.
I confini nazionali non sono ormai più sufficienti per garantire l’ottenimento
di adeguati margini stante la ormai consolidata globalizzazione dei mercati e lo
sviluppo di aziende multinazionali. I family business che sono riusciti a
comprendere questa evoluzione in corso nei mercati internazionali sono proprio
quelle che si sono quotate e che rappresentano le imprese più dinamiche del
tessuto imprenditoriale italiano.
Luxottica, Tod’s, Prada e Salvatore Ferragamo hanno mantenuto la propria
produzione in Italia, garantendo un prodotto interamente made in Italy, ma
crescendo tutte con il medesimo sistema, partendo dalla quotazione in Borsa per
poi disporre delle risorse e dell’immagine adeguata per poter aprire con successo
negozi monomarca nei mercati a maggiore crescita nel settore del Lusso, in
16
Si fa riferimento ad un indice introdotto da qualche hanno che viene assegnato dalla Consob
alle imprese quotate che rispettano una serie di requisiti in termini legali
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LE IPO DELLE IMPRESE A CONTROLLO FAMILIARE - IL CASO BRUNELLO CUCINELLI
particolare la Cina e il Sud Est Asiatico, ma anche l’Australia ed alcuni paesi del
Medio-Oriente.
Per quanto riguarda Brunello Cucinelli, la guida dell’omonimo imprenditore,
è l’elemento decisivo che ha permesso all’impresa di raggiungere un successo
formidabile al tempo della quotazione in Borsa e che gli sta garantendo la
crescita e lo sviluppo del business. L’azienda ha creato valore a partire dall’IPO e
presenta una valutazione in Borsa sostanzialmente coerente con le floride
prospettive di sviluppo del business nel settore ad alta crescita del lusso.
È necessario, infine, fare un cenno, per completezza d’analisi, ai risultati più
recenti della quotazione in borsa di Moncler, un altro family business italiano del
lusso, marchio di origini francesi e dal 2003 sotto il controllo di Remo Ruffini,
che è sia presidente che CEO dell’azienda, guidandola a una crescita
significativa, dopo averla rilevata sull’orlo del fallimento. Il 16 dicembre del
2013 è avvenuta la quotazione in Borsa e nel primo giorno di contrattazione il
titolo ha guadagnato oltre il 40%, con una domanda superiore di 31 volte rispetto
all’offerta. Il fatturato è quasi decuplicato rispetto al 2003, anno in cui Ruffini
comprò il marchio francese ed è frutto di una strategia di internazionalizzazione
nei mercati sviluppati e nei mercati emergenti che ha comportato una progressiva
diminuzione del peso dell’Italia. Un parte di questo successo è dovuto all’entrata
nel capitale azionario, a partire dagli anni 2000, di società di private equity ,
come il fondo Carlyle, che dopo aver sostenuto la crescita del business con le
proprie competenze e risorse finanziare, hanno venduto le proprie quote
proprietarie con l’IPO, raccogliendo circa 785 milioni di euro.
Si è dimostrato dunque che tutte le aziende familiari di successo menzionate,
presentano come elemento comune, la capacità di sapere affiancare alle
caratteristiche più positive delle aziende familiari la tendenza ad adottare sistemi
e modelli manageriali tipici delle grandi imprese multinazionali a proprietà
diffusa.
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LE IPO DELLE IMPRESE A CONTROLLO FAMILIARE - IL CASO BRUNELLO CUCINELLI
Da un lato, infatti, si evidenziano nei family business di successo la visione a
medio- lungo termine, l’impegno a tempo pieno della famiglia allo sviluppo della
propria impresa, l’attenzione alle tematiche sociali e allo sviluppo e rispetto delle
risorse umane, l’attaccamento al territorio nazionale e l’impegno al
miglioramento delle condizioni economiche del paese.
Dall’altro, le aziende familiari di cui si è discusso adottano modelli
manageriali e di governance innovativi e si aprono, in termini di capitale
azionario e governo societario, all’ingresso di soggetti esterni alla famiglia,
capaci di apportare competenze e risorse per lo sviluppo dell’impresa, maturando
come obiettivo primario di crescita, lo sviluppo del business oltre i confini
nazionali. Il primo passo per il raggiungimento di un obiettivo simile è proprio la
quotazione in Borsa, che insieme alla garanzia delle risorse finanziarie
necessarie, spinge l’impresa a migliorare il proprio business già prima della
quotazione al fine di presentarsi ai mercati con un immagine positiva consolidata
già da tempo e tale da garantire il continuo miglioramento di questo aspetto
anche nel lungo termine.
In conclusione, le imprese del settore del lusso devono costituire
l’esempio a cui altre aziende similari italiane devono riferirsi, con evidenti
vantaggi in termini di sviluppo dei mercati finanziari italiani – con
l’incremento del numero delle IPO – e soprattutto dell’economia nazionale
che da troppi anni stenta a realizzare una crescita sostenuta.
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