NoiFisde n.2

02
FISDE aprile/giugno - 2014 - numero 02 - Anno X
numero
Periodico del
Fondo Integrativo
Sanitario per i
Dipendenti
del Gruppo Enel
numero
02
Periodico del Fondo Integrativo
Sanitario per i Dipendenti
del Gruppo Enel
3
Editoriale
di Vito Rossi
L’editoriale
3
Comunicazioni
5
ai soci
10
L’Esperto
5
di Franco Viganego
7
Familiari a carico scadenze 2014
di Vincenzo Marazita
9
Soggiorni estivi per giovani disabili
di Vincenzo Marazita
Cibo per
31 la mente
Bilancio di esercizio 2013
10
Disabilità e lavoro
di Carlo Lepri
14
Pubblicazione trimestrale
aprile/giugno 2014
numero 2 Anno X
Registrazione Tribunale di Roma
n. 232/2005 dell’08-06-2005
DIRETTORE RESPONSABILE
Vito Rossi
COMITATO DI REDAZIONE
Alessandro Canta
Pierluigi Ferrari
Nicola Fiore
Pier Luigi Loi
Giovanni Maccagno
Fabrizio Mannaioli
Roberto Paoletti
Federico Tornaghi
SEGRETARIA DI REDAZIONE
Stefania Latini Il diabete: una malattia sociale
di Pierluigi Sorichetti
22
Agopuntura
di Amedeo Curatolo
31
Storia millenaria
di un sottile filo di seta
DIREZIONE e REDAZIONE
00198 Roma
Via Nizza, 152
Tel. 06 648 971 32
Fax 06 648 971 48
di Anna Sbordoni
Stampa e impaginazione
LITO sas
00139 Roma
Via Monte Fumaiolo, 24/28
Progetto grafico
di Francesca Mazzani
e Stefano Trivellone
Finito di stampare
nel mese di luglio 2014
Editoriale
3
di Vito Rossi
EDITORIALE
I
l bilancio di esercizio dell’anno 2013 si è chiuso
con una perdita di oltre 3 milioni di Euro che tiene conto del risultato positivo della gestione finanziaria del patrimonio, come riportato in altro articolo
di questo giornale.
In realtà il dato più significativo sulla salute della conduzione annuale del Fondo sta nel rapporto tra la contribuzione delle imprese (entrate) ed i rimborsi sanitari (costi). Questo rapporto, definito tecnicamente
“gestione ordinaria” presenta un deficit di oltre 4 milioni di Euro, al netto delle spese di gestione pari a
6,2 milioni di Euro, di cui 4,5 milioni per il corrispettivo del service Arca.
Il risultato negativo dell’esercizio 2013 ha interrotto
un trend di risultati economici lusinghieri registrati fin
dal 2009.
In realtà la perdita è dovuta alla diminuzione dei contributi pagati dalle società, ad un maggiore ricorso
dei soci alle prestazioni del Fondo, alla spesa per coniuge a carico dei soci straordinari (sperimentazione
terminata al 31 dicembre 2013).
Si può così osservare che la perdita appare essere
strutturale e quindi ripetitiva in misura gradualmente
maggiore nei prossimi anni.
s Vito Rossi
è Presidente
del CdA di FISDE
EDITORIALE
4
Il trend di perdita va quindi interrotto con misure specifiche “ad hoc” per l’esercizio 2014, ormai in corso,
e con misure strutturali capaci di influenzare la spesa ovvero le entrate nei prossimi anni. Solo ciò consentirà non solo la salvaguardia sostanziale della qualità delle prestazioni rese ai soci ma addirittura la
sopravvivenza del Fondo nel lungo periodo.
Sotto il profilo generale, l’attività efficace e propositiva del Consiglio di Amministrazione, a partire dal suo
insediamento nell’anno 2009, ha salvaguardato, incrementandole, le risorse del Fondo e la sua trasparenza amministrativa attraverso il controllo rigoroso
della spesa, la normalizzazione di comportamenti irregolari di molti soci, il recupero di ingenti somme,
l’adozione di una rigorosa contabilità per competenza ed altri provvedimenti.
Ora, però, se la contribuzione delle società rimarrà
tale si dovranno adottare a breve provvedimenti di
contenimento strutturale delle spese relative ai rimborsi ed ai costi di gestione del service. Provvedimenti che nella loro articolazione non incideranno sulla
cultura del nostro Fondo che da sempre punta sulla
qualità dell’assistenza dei colleghi in servizio, dei colleghi pensionati, dei disabili.
Sarà mia cura illustrare questi provvedimenti una volta adottati, augurandoci che possano concorrere con
un aumento delle entrate.
Bilancio
5
di Franco Viganego
Il Bilancio di esercizio 2013 del FISDE ha registrato una perdita
di circa 3,3 milioni di Euro, interrompendo così la serie di risultati economici positivi registrati a partire dal 2009.
In particolare la “gestione ordinaria”,
data dalla differenza tra contribuzioni delle imprese meno rimborsi sanitari e costi di struttura, ha chiuso
con un deficit di circa 4,3 milioni di
Euro.
Le ragioni di tale consistente squilibrio, in sintesi, sono state determinate da:
l minori ricavi per circa 3,6 milioni
di Euro derivanti da riduzioni degli
stanziamenti delle Società aderenti,
conseguenza sia della diminuzione
degli organici degli iscritti al Fondo,
sia del mancato apporto economico previsto dell’“accordo di stabilizzazione”, a suo tempo intervenuto
tra le Fonti Istitutive e scaduto nel
terzo trimestre 2012;
l maggiore ricorso alle prestazioni
del FISDE da parte dei soci che hanno incrementato il numero delle richieste di rimborsi sanitari di circa il
10% per un costo aggiuntivo, sempre rispetto al 2012, di circa 2 milioni di Euro.
È da notare inoltre che i costi del
2013 sono stati ulteriormente aggravati dagli squilibri economici della
“sperimentazione coniugi a carico
dei soci straordinari” conclusasi definitivamente con il 31 dicembre. Nel
solo 2013 tale voce di spesa ha presentato un deficit tra contributi versati e spese per rimborsi di oltre 0,9
milioni di Euro.
I costi della struttura operativa FISDE
2013, di circa 6,2 milioni di Euro, invece, si sono confermati dello stesso ordine di grandezza dell’anno
precedente, anche se diminuiti di
circa 150.000 Euro. In tali costi sono compresi i circa 4,5 milioni di
Euro (IVA compresa) corrisposti all’ARCA per la remunerazione del
service operativo.
È opportuno ricordare che il deficit
della gestione ordinaria, di circa 4,3
milioni di Euro, è stato mitigato dal
risultato positivo della gestione finanziaria del patrimonio del Fondo.
COMUNICAZIONI AI SOCI
di esercizio 2013
s Franco Viganego
è Responsabile Area
Amministrazione
Finanza e Controllo
di FISDE
COMUNICAZIONI AI SOCI
6
Saldi ordinari
Il Consiglio di Amministrazione del FISDE, tuttavia, nonostante i risultati negativi della Gestione 2013 appena illustrati, ha deciso di disporre, in via del tutto eccezionale, la liquidazione di tutte le pratiche al valore massimo del Nomenclatore Tariffario, in altre parole ha deliberato il pagamento integrale del
saldo ordinario. Per questo si è dovuto far ricorso alle Riserve Patrimoniali Disponibili, peraltro incrementate nel 2012 di oltre 2,1 milioni di Euro per avanzi
di gestione verificatisi appunto nell’esercizio 2012.
Prestazioni vincolate
È da precisare, infine, che le “prestazioni vincolate” di cui al Decreto del 27 ottobre 2009 del Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche Sociali (c.d.
Decreto Sacconi) hanno raggiunto, rispetto al totale delle prestazioni erogate,
la percentuale di circa il 46%, garantendo così l’esenzione fiscale delle quote
di finanziamento versate da aziende e lavoratori.
scadenze 2014
di Vincenzo Marazita
Riguardo alla presentazione della certificazione reddituale da parte dei soci che hanno fruito di rimborsi e di altre prestazioni del
Fondo per familiari a carico nell’anno 2013 è necessario rispettare adempimenti e scadenze per evitare il blocco dei rimborsi
e/o l’inibizione della presentazione delle domande.
30 settembre 2014
È il termine per la presentazione della certificazione dei redditi 2014 anno
di imposta 2013 (Mod. 730/2014; Unico 2014; Cud 2014) per i soci che hanno
fruito di rimborsi (data fattura 1 gennaio - 31 dicembre 2013) o di altre
prestazioni per familiari a carico nel corso del 2013. La documentazione può
essere trasmessa tramite lo Sportello on-line del sito FISDE o fatta pervenire agli
uffici del service ARCA (a mano, con raccomandata a/r, attraverso l’apposito
servizio di fax server).
1 ottobre 2014
Scatta la sospensione. A partire da tale data viene sospeso il pagamento dei
rimborsi per tutti coloro che non abbiano provveduto alla presentazione della
documentazione reddituale comprovante la situazione di carico fiscale o alla
restituzione di quando indebitamente percepito entro il 30 settembre 2014. Il
blocco della posizione riguarda l’intero nucleo familiare. Fermo restando quanto
precede, le domande di rimborso dell’anno 2014 potranno comunque essere
regolarmente presentate (nel termine di 60 giorni a decorrere dal giorno
successivo alla data della fattura, ad esclusione delle fatture emesse nel mese
di dicembre che vanno presentate entro il 31 gennaio 2015).
COMUNICAZIONI AI SOCI
Familiari a carico
7
s Vincenzo Marazita
è Responsabile Area
Gestione Processi
Operativi di FISDE
COMUNICAZIONI AI SOCI
8
31 dicembre 2014
È il termine ultimo per la regolarizzazione. Nel caso la regolarizzazione della
propria posizione non dovesse avvenire entro il 31 dicembre 2014, a partire dal
1 gennaio 2015 sarà inibita la presentazione delle domande di rimborso
relative all’anno finanziario 2015 nonché la fruizione di ogni altra
prestazione di FISDE.
Solo dopo aver regolarizzato la propria posizione e secondo
quanto previsto dai regolamenti associativi il socio avrà titolo:
al pagamento dei rimborsi relativi a prestazioni con giustificativo di spesa
emesso entro il 31 dicembre 2014, le cui domande siano state presentate nel
rispetto dei termini regolamentari;
l alla presentazione delle domande di rimborso per prestazioni aventi giustificativo di spesa emesso in data pari o successiva all’avvenuta regolarizzazione della propria posizione;
l alla presentazione delle domande di rimborso per prestazioni aventi giustificativo di spesa emesso in data anteriore alla regolarizzazione della posizione
a condizione che non sia scaduto il termine regolamentare di presentazione
previsto di 60 giorni a partire dal giorno successivo alla data della fattura;
l a fruire di ogni altra prestazione del Fondo.
l
RICORDIAMO CHE IL SOCIO È OBBLIGATO A CONSERVARE ED ESIBIRE,
A RICHIESTA DI FISDE, LA DOCUMENTAZIONE REDDITUALE IN ORIGINALE FINO AL 31 DICEMBRE 2019.
Per una lettura completa della normativa si rimanda a NoiFisde n. 1 del 2014.
per giovani disabili
di Vincenzo Marazita
La Brigata “San Marco” accoglie i giovani disabili FISDE a Brindisi.
Nell’ambito dei soggiorni estivi
promossi da FISDE in favore dei
giovani disabili, i partecipanti ai
soggiorni di Brindisi hanno avuto
l’opportunità di visitare il Castello
Svevo di Brindisi, Arsenale della Marina Militare, e di incontrare la Brigata “Marina San Marco”, reparto
d’élite della Marina Militare Italiana:
ospiti del C.A. Pasquale Guerra ed
accolti, per sua delega, dal C.V.
Maurizio Marti.
La sensibilità della “San Marco” verso i problemi sociali del territorio
brindisino ha radici lontane: nei primi anni '60 ha donato alla Curia Arcivescovile uno degli immobili co-
struiti prima della seconda guerra
mondiale per ospitare bambini tubercolotici e orfani di guerra. Dopo
un lungo periodo di degrado, lo
stesso immobile, nel 2008 è stato
messo a diposizione della cooperativa Eridano che vi ha realizzato una
struttura ricettiva in favore dei disabili.
I ragazzi hanno assistito con grande partecipazione ed interesse a
momenti di addestramento operativo dei vari reparti della Brigata ed
hanno visitato i mezzi navali in porto.
I giovani erano accompagnati dal
Presidente del FISDE Vito Rossi e dal
Consigliere di Amministrazione Nicola Fiore.
COMUNICAZIONI AI SOCI
Soggiorni estivi
9
10
DISABILITA
E LAVORO
11
tenacia e impegno
di Carlo Lepri
È una storia di speranza. In particolare oggi dove disabilità e lavoro
rischiano di essere sempre più distanti.
È una storia che ci insegna a non avere fretta. A pensare che il
percorso verso il lavoro è anche un percorso verso l’adultità.
“Cosa dici Marco, mi dai il permesso di
scrivere un articolo su di te per la rivista del FISDE? Sai, potrebbe essere utile per altri ragazzi che si trovano nella
tua situazione!”
Marco si volta verso suo padre interrogandolo con gli occhi. E suo padre gli
risponde con una frase che ho sentito
altre volte e che mi piace sempre: “Non
guardare me, sei tu che devi decidere”.
Allora Marco mi scruta. Poi si apre ad
un sorriso e mi dice: “OK!”
Ma non è stato sempre così. Ricordo il
primo colloquio. Era la primavera del
2010. Marco, quasi nascosto dietro a
suo padre, senza parole.
La scuola era finita ormai da due anni e
Marco stava a casa, sempre più sfiduciato e senza progetti per il futuro. La
sua disabilità non era così importante da
pensare ad un centro riabilitativo ma la
solitudine e la mancanza di prospettive
cominciavano a farsi sentire.
Il papà di Marco aveva avuto una buona idea: lo portava con lui a lavorare in
campagna. “Gli tengo il motore acceso
- mi disse - ma non può durare. Ha bisogno di stare con gli altri. Di lavorare
s Dott. Carlo Lepri
è Psicologo
e Consulente Fisde
L’ESPERTO
una storia di
L’ESPERTO
12
con persone della sua età”.
I soggiorni estivi del FISDE erano imminenti e Marco non aveva mai fatto un’esperienza fuori dalla famiglia. Quello fu
il primo passo. E funzionò. Marco tornò dalla vacanze più sereno ma soprattutto con più fiducia in se stesso.
Nel frattempo avevo contattato l’assistente sociale del comune dove Marco
vive. Lei non aveva progetti per Marco. Non
aveva il tempo. C’erano altre urgenze.
Tuttavia, insieme, riuscimmo ad individuare una agenzia di formazione. Ci
convinceva il fatto che non venivano
proposti programmi teorici. La filosofia
era quella della “formazione in situazione”: imparare lavorando. La teoria, semmai ce ne fosse stato bisogno, sarebbe venuta dopo, come conseguenza
delle attività pratiche.
Marco cominciò così i suoi tirocini lavorativi; ne avrebbe fatti ben otto, in otto
aziende diverse, nei tre anni successivi. Ma questo non deve stupire. L’obiettivo non era infatti quello di “imparare un
lavoro” quanto di “imparare a lavorare”.
Erano le regole del lavoro ciò che interessava che Marco apprendesse. E l’unico modo per apprenderle era quello
di essere inserito in ambienti di lavoro
veri e concreti: dalla pulizia del verde,
all’addetto al magazzino, dalla pulizia
delle spiagge, all’aiuto bagnino, dall’addetto al rifornimento in un supermercato all’aiuto carpentiere di materiali in ferro.
Intanto Marco si muove sul territorio.
Conosce nuovi compagni di lavoro. Impara ad adattarsi a situazione diverse.
Cresce.
Il suo ultimo tirocinio funziona così be-
Marco cominciò
così i suoi tirocini
lavorativi;
ne avrebbe fatti
ben otto, in otto
aziende diverse,
nei tre anni successivi.
L’obiettivo
“imparare a lavorare”.
ne che la cooperativa dove è inserito decide di assumerlo per tre mesi nella stagione estiva.
Nel frattempo l’agenzia di formazione e
l’assistente sociale del comune aiutano
Marco nelle pratiche di iscrizione al centro per l’impiego. Poi si collegano con
l’azienda sanitaria locale. Sarà la asl,
con il suo servizio inserimenti lavorativi,
che prenderà Marco in carico al termine del suo percorso di formazione. E così avviene.
Oggi Marco è inserito con una borsa di
lavoro presso un’azienda metalmeccanica. Non sappiamo se verrà assunto.
L’azienda è piccola e non è sottoposta
alla legge sul collocamento delle persone disabili. Ma non importa. Ormai Marco ha una rete di servizi che lo conosce
e lo aiuta. E una soluzione si troverà.
Mi è sembrato valesse la pena raccontare la storia di Marco.
È una storia con dei protagonisti: prima
di tutto Marco, con la sua tenacia e il
suo impegno. Poi la famiglia di Marco,
sempre pronta a rilanciare, a credere in
lui e a non sostituirsi. Poi un sistema di
servizi: il comune, l’agenzia formativa, la
Asl, il centro per l’impiego. Ciascuno
competente ma non sempre collegati tra
loro. E forse è proprio nel favorire questo collegamento che il piccolo aiuto
del FISDE è stato prezioso.
Ah! Se volete conoscere Marco lo trovate su Facebook. Perché lui, nel frattempo, è diventato anche un esperto navigatore. q
L’ESPERTO
14
IL DIABETE
Di Pierluigi Sorichetti
una malattia sociale
Il diabete mellito è una condizione morbosa caratterizzata da
livelli di glucosio nel sangue (glicemia) più elevati rispetto alla
norma. La patologia è dovuta ad una ridotta attività insulinica,
a causa di molti fattori legati al patrimonio ereditario,
al comportamento ed all'ambiente.
Con le sue complicanze costituisce uno dei maggiori problemi
sanitari dei paesi economicamente evoluti e, al tempo stesso,
una delle più importanti voci della spesa sanitaria.
Una patologia “antica”
La malattia era già conosciuta in tempi
remoti tanto che le prime descrizioni sono riscontrabili nel papiro egiziano di
Ebers, databile intorno al 1500 a.c.. Indicazioni dei sintomi si trovano nei testi
di Areteo di Cappadocia e di Galeno.
Una sistematizzazione della malattia viene
proposta da Avicenna intorno al 1000 d.c..
Ma è solo verso la fine del XIX e l’inizio
del XX secolo che vengono individuati i
meccanismi alla base della malattia: in
particolare, che il pancreas è l'organo
interessato.
Il 1921 segna una tappa importante nella storia del diabete. Due ricercatori canadesi, Banting e Best, scoprono l'insulina e scoprono, quindi, che il diabete
è una malattia endocrina dovuta alla carenza di questo ormone. Con estratti
pancreatici di animali trattano per la prima volta persone affette da diabete che,
come altrimenti avveniva fino a quel momento, sarebbero morte poco dopo l'esordio della patologia.
Il cammino della ricerca e dell'applicazione degli studi sul diabete sono stati
contraddistinti da una serie di conquiste che hanno consentito un miglior
controllo della malattia ed insieme la
possibilità di controllarne le potenziali
complicanze.
Diffusione e fattori di rischio
Dall’analisi dei dati internazionali, accreditati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, emerge un aumento diffuso
della malattia, tale da indurre a parlare
di epidemia mondiale di diabete.
Dati recenti, relativi a studi di popolazione effettuati nel nostro Paese, indicano
che il 4,9% degli italiani è affetto da diabete. È noto, peraltro, che esiste una
quota elevata di casi di diabete misconosciuto, stimata in percentuale pari a
quella del diabete noto: per ogni diabetico noto ce n'è un altro che lo è ma
non sa di esserlo.
Se non si apportano misure adeguate
di prevenzione e di cura, tali numeri sono destinati a raddoppiare entro il 2025.
Il rapporto “Il diabete in Italia 20002011”, realizzato dall’Istituto Nazionale
di Statistica (ISTAT), fornisce una
fotografia dettagliata dell’evoluzione
del diabete in Italia negli ultimi 11 anni.
Nel periodo 2000-2011 il numero delle
persone con diabete è aumentato passando da 2.149 milioni del 2000 a 2.939
milioni nel 2011.
Come è possibile che a fronte di tante
conquiste sul piano diagnostico e terapeutico si assista ad un incremento così importante della malattia?
s Dott. Pierluigi Sorichetti
Diabetologo
L’ESPERTO
16
L’incremento della malattia dipende dalla presenza di fattori di rischio che incidono sempre di più nel nostro modo di
vivere: il sovrappeso, la scarsa abitudine al movimento, lo stress e, infine, anche se non meno importanti, le non corrette abitudini alimentari.
Diabete tipo 1 e tipo 2
Per meglio comprendere le implicazioni di ordine diagnostico e clinico diciamo, innanzi tutto, che si distinguono
due tipi di diabete.
Diabete di tipo 1 è prevalentemente (ma
non esclusivamente) infantile e giovanile. Sin dall'inizio richiede un trattamen-
to insulinico ed ha una genesi autoimmune derivante dall'interazione di una
predisposizione genetica con fattori ambientali non ancora del tutto chiariti.
Diabete di tipo 2 è caratteristico dell'età adulta e senile ed è spesso associato a condizioni quali il sovrappeso,
l'alterazione dell'assetto lipidico, l'ipertensione arteriosa. Può essere controllato per lungo tempo con la dieta, l'esercizio fisico e, quando non sufficienti,
con gli ipoglicemizzanti orali (farmaci,
assunti per bocca, che riducono la glicemia). In questa forma si può arrivare
al trattamento insulinico anche dopo un
certo numero di anni di malattia.
COSA SUCCEDE NELL’ORGANISMO
QUANDO SI INSTAURA IL DIABETE?
Abbiamo detto che il diabete mellito è una malattia cronica caratterizzata dall'aumento
della concentrazione di glucosio nel sangue.
Il glucosio rappresenta la più importante fonte di energia per le cellule del nostro organismo e proprio per questo, oltre ad essere utilizzato immediatamente, viene anche immagazzinato in riserve di glicogeno (nel fegato e nei muscoli). Il glucosio, dunque, dal circolo sanguigno, nel quale viene disciolto dopo il processo di digestione degli alimenti, deve
essere trasportato all'interno delle cellule per essere utilizzato e immagazzinato. L'insulina è il principale ormone che regola l'ingresso del glucosio dal sangue nelle cellule principalmente quelle muscolari e adipose. Se la disponibilità di insulina è insufficiente (deficit di insulina) o se le cellule non rispondono adeguatamente ad essa (insulinoresistenza)
il glucosio non può essere efficacemente utilizzato dal nostro organismo: la conseguenza di ciò è uno stato di carenza di glucosio nei tessuti con elevati valori nel torrente sanguigno.
18
L’ESPERTO
Malattia sociale
Il diabete di tipo 1 è la malattia cronica
più frequente dell'infanzia e dell'età giovanile: nelle nostre regioni la malattia ha
un'incidenza di circa 6/9 nuovi casi all'anno per ogni 100.000 abitanti al di
sotto dei 15 anni di età; ad eccezione
della Sardegna dove, per cause ancora imprecisate, la malattia è fino a 5 volte più frequente.
La dipendenza a vita dall’insulina, gli
obblighi dietetici e di sorveglianza glicemica, il rischio a lungo termine di complicanze vascolari e nervose, l'impatto
psicologico per i giovani pazienti e le loro famiglie fanno del diabete di tipo 1
una vera e propria malattia sociale e, al
tempo stesso, uno degli argomenti nei
quali più vasto ed intenso è l'impegno
dei ricercatori in tutto il mondo.
I sintomi
L'esordio del diabete mellito di tipo 1 è
quasi sempre acuto.
Il riscontro del tipo 2, invece, è piuttosto casuale perché la patologia si instaura lentamente e occorre molto tempo
prima che la sintomatologia possa divenire clinicamente manifesta. Spesso
la diagnosi avviene nel corso di esami
di laboratorio a cui il paziente si sottopone per altri motivi; in altri casi è il medico stesso a sottolineare che alcuni
sintomi riferiti dal paziente potrebbero
essere un campanello di allarme della
malattia: la necessità di urinare molto e
spesso (poliuria), la sete con conseguente necessità di bere molto (polidipsia), calo del peso, infezioni spesso a carico degli organi genitali.
19
Diagnosi precoce
Come si affronta il diabete
Le complicanze
Sul lungo termine, un insufficiente control-
Al di là degli aspetti farmacologici del
trattamento del diabete, che costitui-
L’ESPERTO
È importante scoprire il diabete prima
possibile. Una diagnosi precoce è determinante per instaurare un corretto
piano di controllo della patologia e di
prevenzione delle complicanze a lungo
termine che rappresentano il vero pericolo del diabete. Per questo è fondamentale, anche prima dei 40-45 anni,
controllare periodicamente la glicemia,
in particolare nei soggetti sovrappeso od
obesi, in chi soffre di ipertensione, in
chi conduce uno stile di vita sedentario
e segue una dieta squilibrata e in chi presenta familiarità per il diabete.
lo della glicemia (iperglicemia cronica) può
favorire la comparsa di complicanze.
Le complicanze a lungo termine del diabete includono le complicanze microvascolari (dei piccoli vasi arteriosi) come la retinopatia (che può portare danni alla vista),
la nefropatia (che può compromettere la
funzione renale), la neuropatia periferica
(che può favorire le lesioni al piede), la neuropatia autonomica (che può dare disturbi a cuore, intestino e vescica) e quelle macrovascolari (dei grossi vasi arteriosi) con
un aumentato rischio di arteriosclerosi (cervello, cuore, arti inferiori).
L’ESPERTO
20
scono un capitolo molto importante e
che meriterebbero un trattamento a parte, ci soffermiamo sugli aspetti comportamentali che vanno considerati pilastri
insostituibili della terapia.
È indiscusso il ruolo fondamentale della dieta nella gestione del diabete, si
tratta a tutti gli effetti di una terapia. La
dieta deve essere equilibrata in termini
di macronutrienti (carboidrati, proteine,
grassi) e impostata per la maggior parte dei casi su uno schema a cinque pasti giornalieri; la regola degli spuntini si
rivela utile nel mantenere un controllo
soddisfacente in caso di terapia insulinica intensiva.
Naturalmente il contenuto in carboidra-
ti del pasto è il maggior determinante del
fabbisogno insulinico nel diabete di tipo
1. Per questa ragione il “golden standard” della terapia nutrizionale del paziente diabetico di tipo 1, in terapia insulinica intensiva o con microinfusore, è
il metodo del “Conteggio dei carboidrati” . La regola fondamentale da seguire
è quella di mantenere costante il contenuto dei carboidrati nel singolo pasto
attraverso l'uso delle liste di scambio,
l'acquisizione della capacità di quantificare i carboidrati contenuti negli alimenti, la sostituzione reciproca tra alimenti
con lo stesso contenuto di carboidrati
e la corretta calibrazione della terapia insulinica sulla base di tale quantità.
LE STRUTTURE
DIABETOLOGICHE IN ITALIA
In Italia, la cura delle persone con diabete è sancita dalla Legge
115/87 la quale garantisce a tutti i pazienti diabetici l'assistenza
specialistica diabetologica e identifica, in base all'art.2, la “Struttura di Diabetologia” come l'Unità organizzativa per l'erogazione
delle prestazioni e dei presidi necessari.
Fra gli standard di riferimento della cura vanno annoverati anche
lo screening periodico e la stadiazione del danno d'organo (valutazione della funzione renale, del fondo dell'occhio, indagini vascolari e neurologiche) mediante un dettagliato piano di visite ed
esami bioumorali e strumentali, conformemente alle linee guida
delle Società Scientifiche nazionali e internazionali. Le visite dettagliate dovrebbero essere comprensive di valutazione antropometrica, delle tecniche di monitoraggio e iniezione di insulina, del
diario di terapia, del diario alimentare con eventuale re-istruzione e revisione del diario glicemico.
Sulle strutture di Diabetologia grava un carico assistenziale importante.
Ogni anno un numero crescente di persone con diabete si rivolge
alle strutture specialistiche con una frequenza che è in funzione
dell'aumento di incidenza del diabete e della complessità e gravità del quadro clinico.
Si tratta di un modello organizzativo di cura che ha dimostrato la
sua efficacia nel migliorare gli esiti della malattia. q
L’ESPERTO
22
AGOPUNTURA
di Amedeo Curatolo
L’ESPERTO
24
La storia
s Dott. Amedeo Curatolo
Specialista in
malattie infettive,
diplomato in
Agopuntura Medica
e Medicina Tradizionale
Cinese
Per avere una vaga idea degli inizi dell’agopuntura bisogna andare a ritroso
nel tempo di almeno 4.000 anni ed arrivare fino in Cina.
Il più antico testo di medicina cinese a
noi pervenuto è il Huang Di Neijing, scritto sotto forma di dialogo tra Hua Di, l’Imperatore Giallo, ed il suo medico di corte Qi Bo intorno al 2.690 a.c.. Un
classico di Medicina Interna, ricco di
nozioni mediche fondamentali che vietava l’uso di “pietre che feriscono” e di
“canne che ledono” (riferendosi ad una
pratica più antica che utilizzava a fini curativi schegge di pietra e di canna di
bambù) e imponeva l’uso di “fini aghi
per guarire”.
Per secoli dinastie di sovrani cinesi utilizzarono con soddisfazione l’agopuntura, incoraggiandone lo studio, la pratica e l’insegnamento.
Dopo un periodo di decadenza caratterizzato dal declino della civiltà cinese
sotto le dominazioni straniere, dalle
guerre civili, dalla seconda guerra mondiale con l’invasione giapponese, da interminabili lotte interne e dalla disastrosa guerra dell’oppio, venne avviata la
riorganizzazione dell’agopuntura in ambito universitario ed ospedaliero.
La sua diffusione in Europa, verso la fine degli anni ’70, portò allo sviluppo di
due differenti scuole: una riscoprì i testi
classici, l’altra neurologico-reflessoterapica inquadrò l’agopuntura come fenomeno elettrofisiologico.
Nel 1977 arriva il riconoscimento da
parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità quale “pratica terapeutica efficace” che in qualche modo “sdogana”
l’agopuntura anche nel mondo occidentale.
25
L’ESPERTO
“agopuntura s. f.
[comp. di ago e puntura].
Inf issione di aghi
nei tessuti del corpo a
scopo curativo,
secondo modalità
tecniche particolari…”
L’ESPERTO
26
La scuola di pensiero di Yin e Yang
La medicina cinese si basa su due grandi scuole: quella del Taoismo e quella
dello Yin e dello Yang.
Secondo l’antica filosofia cinese la vita
dell’universo è uno scambio di influssi
tra il cielo e la terra. La vita umana “si
accende” nell’incontro tra forze positive
Yang (cielo) e negative Yin (terra). L’uomo, come la natura, come l’intero universo, si regge esclusivamente sull’equilibrio di queste due forze opposte: una
di moto ed una di quiete, una conservatrice e l’altra modificatrice e dinamica.
La scienza cinese riconosce un principio: ogni fenomeno nell’universo, dal
più grande al più piccolo, è polarizzato.
Cioè si trasforma e si evolve attraverso
tensioni bipolari mantenendo sempre
questo dualismo tra forze opposte, come i poli di un magnete.
E come per una calamita, che per quante volte venisse divisa sarebbe sempre
bipolare anche nel suo frammento più
piccolo, così in natura il rapporto tra Yin
e Yang è indissolubile. Non può un polo esistere senza l’altro e la polarità è presente nelle cellule degli esseri viventi, negli scambi osmotici, nella contrazione di
un muscolo, nell’eccitazione di una cellula nervosa; e ancora, oltre l’energia
biologica, quella elettromagnetica, quella dell’acqua (che è un dipolo: idrogeno positivo/ossigeno negativo), fino all’attrazione tra elettrone negativo e
protone positivo.
more”: ed infatti i sani raramente si rendono conto di stare bene!
Quando questo equilibrio delicatissimo
della vita si incrina allora sopravviene il
difetto di un meccanismo, il disturbo di
un organo, la malattia.
Il punto di partenza della medicina cinese è questo. Dunque non si persegue la malattia o il sintomo, ma la disfunzione che ne è all’origine, risultato
estremo di uno squilibrio originato molto tempo prima, forse in una zona più
distante e, talvolta, insospettabile di
quell’organismo.
La medicina tradizionale cinese tiene
27
L’ESPERTO
Proprio come l’universo, in continua
espansione e trasformazione, così gli
esseri viventi sono sistemi energetici in
cui, mentre viene mantenuta stabile la
forma, i componenti si rinnovano continuamente. Anche sotto questo aspetto
la vita sembra fondarsi tra stabilità e
cambiamento, tra Yin e Yang, appunto.
E quell’equilibrio vitale e dinamico garantisce la salute.
La salute è la condizione naturale dell’universo e, in particolare, dell’universo/uomo; uno stato di efficienza regolare e… silenziosa.
“La salute - dicono i Cinesi - non fa ru-
STRUMENTI E TECNICHE
In Agopuntura si usano, gli aghi, la moxibustione e il coppettamento.
L’ESPERTO
28
Gli aghi sono di acciaio inossidabile, molto sottili e dotati di un’impugnatura d’argento o di rame; la punta ad “ago
di pino” penetra senza traumi attraverso i pori. La scelta del punto e l’angolo di infissione dell’ago dipendono dalle
finalità terapeutiche e dalla zona anatomica da trattare. La sterilizzazione - condizione imprescindibile - è garantita
trattando gli aghi in autoclave secondo le procedure standard o, più praticamente, dall’uso di aghi monouso in blister sterile. L’infissione dell’ago non è dolorosa, ma può produrre una sensazione di intorpidimento o di pressione,
talvolta di formicolio oppure di distensione.
La moxibustione consiste nell’avvicinare alla cute, mantenendolo ad una distanza di sicurezza, un sigaro o un carboncino acceso di artemisia vulgaris chiamato moxa. La moxa è usata da sempre per aumentare il flusso del sangue e di energia nei canali, ma anche per accentuare lo stimolo dell’ago. Una curiosità: l’artemisia deve il suo nome
alla dea Artemide, che nella Grecia antica per una credenza popolare veniva invocata dalle partorienti. È confermato come l’utilizzo della moxa - nelle affezioni della gravidanza o nella malposizione fetale - riesca ad essere efficacemente risolutiva.
Il coppettamento è l’insieme di tecniche, di origine antichissima, di suzione sulla superficie cutanea attraverso coppette o ventose, ma ancor prima con le sanguisughe.
Questa pratica era conosciuta non solo in Oriente, ma anche in Europa centrale e perfino presso le civiltà precolombiane.
Si utilizzano ampolle di vetro all’interno delle quali, attraverso un batuffolo di ovatta acceso, si “brucia” l’ossigeno
presente creando il vuoto: appoggiate velocemente alla superficie cutanea si attaccheranno come ventose.
Le applicazioni più frequenti della coppettazione sono nei dolori articolari, nelle contratture muscolari, nelle bronchiti con catarro e tosse, nelle lombosciatalgie da ernie discali.
conto dell’uomo malato piuttosto che
della malattia dell’uomo.
I canali dell’energia e l’equilibrio
che garantisce la salute
Le indicazioni
Nel 1975, durante alcune ricerche neurofisiologiche indirizzate a spiegare gli effetti dell’agopuntura sulla produzione ed
il rilascio di neurotrasmettitori, vennero
identificate alcune sostanze attraverso
le quali il midollo spinale ed il cervello
modulano la percezione del dolore. Si
trattava di sostanze analgesiche, come
l’endorfina, liberate dal sistema nervoso con il compito di bloccare o inibire
gli impulsi dolorifici afferenti al cervello
29
L’ESPERTO
Ogni organismo è dunque regolato da
campi di energia vitale che “fluisce”
equamente distribuita nelle sue varie
parti, determinandone lo stato di efficienza e salute.
Il corpo può essere immaginato come
un campo irrigato da canali di energia
dove l’equilibrio garantisce lo stato di salute mentre qualsiasi estremizzazione,
l’eccesso dell’alluvione o il deficit della
siccità, diventa il preludio di uno stato
patologico.
Quasi tutti questi canali - o almeno i 12
più importanti - partono dai grandi organi interni e, attraversando tutto il corpo, raggiungono la sommità del capo e
la pianta dei piedi o l’estremità delle dita delle mani. Già più di quarant’anni fa,
ricerche di bio-fisica localizzarono sulla
superficie corporea punti dotati di basso potenziale elettrico e di maggiore
sensibilità tattile e nocicettiva: la mappa di distribuzione di questi punti era
praticamente sovrapponibile a quella
con punti definiti “dolenti” descritta dagli antichi agopuntori.
e definite oppioidi perché capaci di legarsi agli stessi recettori cui si legano
morfina e altri derivati dell’oppio. Altri
studi confermarono che ogni nervo spinale innerva un campo segmentale della cute, detto dermatomero e che dunque una stimolazione superficiale e
periferica poteva avere effetti anche su
livelli più profondi e centrali.
Inizialmente, l’indicazione principale, in
Occidente, si è concentrata sul dolore,
acuto o cronico, a carico dei muscoli e
delle articolazioni.
Ma si è presto estesa al trattamento:
3 dei disturbi respiratori, rinite cronica
e bronchite cronica;
L’ESPERTO
30
3 di quelli genito-urinari: impotenza, infertilità, amenorrea, dismenorrea, disturbi della menopausa;
3 di malattie neurologiche: cefalea, nevralgie, paralisi faciale, nevralgia del trigemino, singhiozzo persistente;
3 di malattie dermatologiche: herpes
simplex, herpes zoster, psoriasi, alopecia areata;
3 e di malattie otorinolaringoiatriche: riniti allergiche, vertigini, ed alcuni tipi di
acufeni.
Gli effetti
Molti studi occidentali hanno dimostrato l’esistenza di meccanismi nervosi che
si attivano durante la seduta di agopuntura, senza però riuscire a svelare completamente i suoi effetti. Effetti che appaiono evidenti quando l’agopuntura
affianca la terapia convenzionale, per
esempio riducendo gli effetti collaterali
di terapie aggressive e migliorando la
qualità della vita del paziente oncologico o immunodepresso.
Altrettanto evidenti sono gli effetti dell’agopuntura nella correzione della mal
posizione del feto.
Tuttavia, nei riguardi di questa disciplina v’è ancora una forte diffidenza che
ne inibisce l’applicazione in modo omogeneo nel sistema sanitario nazionale.
Del resto la medicina occidentale e la
medicina tradizionale cinese - pur muovendosi entrambe da basi anatomo-fisiologiche - hanno carattere ed orientamento diversi: la prima organico-biochimici,
la seconda energetici.
L’agopuntura è semplicemente un’altra
medicina, che può essere utilizzata come terapia complementare e non come
alternativa. q
Storia millenaria
di un
filo di Seta
di Anna Sbordoni
CIBO PER LA MENTE
sottile
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Dall’antichità alla via della seta
CIBO PER LA MENTE
32
s Dott. ssa
Anna Sbordoni
Biologa
L’allevamento del baco da seta ha origini tanto remote nel tempo che dobbiamo affidarci alla leggenda per iniziare a ripercorrerne le tappe salienti.
Confucio (filosofo e maestro cinese del
551 a.c.) attribuisce all’Imperatrice Xi
Ling Shi, vissuta nel VII millennio a.c., la
scoperta del baco e l’inizio dell’allevamento per la produzione della seta. Il
procedimento, realizzato in totale segretezza, sarebbe stato rigorosamente
protetto, in modo da garantire alla Cina
il totale monopolio produttivo.
Intorno al 2000 a.c., gli scambi commerciali e culturali tra occidente e oriente misero in comunicazione le fiorenti civiltà
del Mediterraneo con gli immensi e ricchi territori dell’Asia e della Cina: lunghe
carovane percorrevano migliaia di chilometri guadando fiumi, superando zone montuose, vallate, deserti e mari per
trasportare spezie, profumi, pietre pre-
ziose, avorio, ceramiche, seta e altri oggetti di lusso che erano oggetto di scambio lungo il tragitto.
Le spedizioni militari e diplomatiche dei
soldati cinesi, tra il II e il I Secolo a.c.
contribuirono a rendere il percorso dei
carovanieri meno pericoloso grazie al
consolidamento di stazioni di sosta, insediamenti e fortezze.
Tutto il groviglio di vie carovaniere venne definito, in epoche successive, “via
della seta” a testimoniare quanto fosse
divenuto importante il trasporto e la
commercializzazione della seta dall’oriente, accanto ai più disparati oggetti
di lusso. La provenienza era unica: la Cina; la bellezza dei colori e dei tessuti era
ineguagliabile e la richiesta elevatissima.
E l’importanza storica della “via della
seta” non fu solo commerciale: da oriente ad occidente si diffondevano idee, venivano in contatto religioni, filosofie e
culture diverse per origine e contenuti.
Dalla Cina all’Italia
La produzione della seta non poteva rimanere confinata in Cina. Sempre secondo la leggenda, nel 550 d.c. alcuni
monaci inviati in oriente dall’Imperatore
Giustiniano, fecero ritorno a Bisanzio
portando dei bachi da seta nascosti nella cavità dei loro bastoni.
Cominciò così una lenta e costante diffusione delle tecniche di allevamento dei
bachi; gli Arabi e i Normanni ne favorirono la diffusione nei paesi del Mediterraneo, soprattutto in Sicilia; città come
Palermo, successivamente la vicina Catanzaro, aree in cui la coltivazione dei
gelsi era fiorente, cominciarono a produrre sete pregiate e impreziosite anche
con ricami d’oro; seguirono rapidamente nell’attività serica anche Avellino, Firenze, Bologna, Lucca, Como, molti
centri della Pianura Padana e delle zone nord-orientali dell’Italia.
Intorno al XII secolo il nostro paese arrivò a contrastare alla Cina, produttrice
per eccellenza, il primato della seta sui
mercati europei.
La diffusione della bachicoltura costituì
per le nostre città una fonte di reddito
importante e non solo nel comparto
agricolo: essendo collegata ad attività di
filatura, tessitura, tintura del tessuto serico e di altre tecniche di fissaggio dei
tessuti, portò lavoro a migliaia di persone, migliorando dunque le precarie condizioni economiche di tutti gli addetti ai
cicli produttivi.
L’arte della seta venne riconosciuta a Firenze tra le principali “Corporazioni Maggiori” e commercianti e artigiani che ne
facevano parte trassero enormi profitti
guadagnando anche posizioni di prestigio sociale.
Gli scambi commerciali furono poi migliorati dalle nuove rotte marittime ma
CIBO PER LA MENTE
34
anche la via della seta si era fatta assai
meno pericolosa grazie all’Imperatore
Kublai Khan, nipote del più conosciuto
Gengis Khan, che controllava l’immen-
so impero mongolo e quello cinese
(1200 d.c. circa) garantendo i passaggi delle lunghe carovane che ancora privilegiavano i percorsi terrestri.
Troviamo una splendida descrizione del viaggio lungo la “Via della
Seta” nel Milione – “Il Libro delle Meraviglie” che Marco Polo, f iglio e
nipote di commercianti veneziani, dettò, intorno al 1298, a Rustichello
da Pisa. Il viaggio di Marco Polo in oriente durò circa venti anni e la
nitida descrizione che aff idò al Milione spalancò alla fantasia dei lettori un mondo ricco di percorsi avventurosi, descrizioni strabilianti di
paesi e civiltà sontuose e f iorenti.
35
CIBO PER LA MENTE
L’industrializzazione della seta
Iniziò gradualmente un processo di industrializzazione che determinò l’ammodernamento dell’economia dei Paesi europei e che coinvolse anche il
settore serico.
Vennero realizzati macchinari che consentirono di ottenere filati più resistenti
e uniformi. Aumentò la produzione della seta che si diffuse in altre zone: Vicenza, Verona, in Piemonte e a Vigevano, dove determinante fu l’intervento
del Duca Ludovico Maria Sforza (1452
– 1508) al quale si deve l’integrazione
dell’allevamento del baco da seta con
la coltivazione di vere e proprie piantagioni di gelsi. Probabilmente lo stesso
soprannome, Ludovico il Moro, con cui
il Duca è ancora oggi meglio conosciuto, derivò proprio dall’introduzione delle coltivazioni del gelso (scientificamente Morus, appartenente alla famiglia delle
Moraceace) che nelle campagne lombarde è chiamato appunto “Moron”.
Le industrie continuarono a progredire
fino al 1800: nelle filande accanto a nuovi macchinari, la manodopera fornita da
donne e bambini consentì di raggiungere il massimo sviluppo nella produzione
della seta, affiancandoci ai vertici della
produzione mondiale accanto alla Cina
e al Giappone.
CIBO PER LA MENTE
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Il declino
Il periodo tra i due conflitti mondiali determinò, nel nostro paese, una riduzione
drastica della produzione dei bozzoli del baco da seta: i filari di gelso, a causa del
nuovo orientamento dell’organizzazione agricola che necessitava, ormai, di ampi
spazi fruibili per l’utilizzo dei macchinari, furono pressoché eliminati, con poche
eccezioni; la produzione di fibre sintetiche (rayon) in sostituzione della seta aumentò; la concorrenza con la produzione asiatica, industriale e tecnologica, che si era
intanto solidamente affermata, divenne insostenibile.
Oggi, in Italia, solo poche aziende continuano a dedicarsi a quest’arte millenaria:
il baco allevato continua a tessere il suo preziosissimo filo di seta proprio come
migliaia di anni fa e il gelso continua ad essere il suo unico sostentamento. Ma
l’Unione Europea incoraggia con aiuti economici le aziende in crescita e, allora,
c’è da sperare che le leggi dell’economia, che regolano i nostri consumi, possano ridare spazio e diffusione a questa coltivazione.
37
La storia millenaria del baco da seta è legata saldamente a quella del gelso; vale la pena soffermarsi, dunque, su alcune caratteristiche di questa pianta.
Le varietà di gelso principalmente utilizzate in Italia per
la bachicoltura sono il gelso bianco o comune (morus
alba) e il gelso nero (morus nigra); appartengono alla
famiglia delle Moraceae ed hanno una grande capacità di adattamento e di crescita anche in terreni degradati o inquinati da metalli pesanti.
Gli alberi hanno chioma larga e possono raggiungere
i 15 metri di altezza, le foglie, caduche, sono di colore verde lucente.
È una pianta molto versatile e può essere utilizzata anche per finalità non esclusivamente bacologiche.
Il gelso, soprattutto quello nero, è infatti un grande produttore di more da cui si ottengono marmellate, gelatine e confetture di ottimo valore nutrizionale, ad alto
contenuto di vitamine e antiossidanti; dalle more si
estraggono coloranti naturali per la sorbetteria, la produzione di liquori e di gelati a cui conferiscono un particolare colore blu-violetto.
La pianta è sfruttata anche per le proprietà terapeutiche conosciute da tempo nella medicina tradizionale
cinese. I principi attivi utilizzati in farmacologia furono, inizialmente, ricercati nel baco, che nutrendosi
esclusivamente delle sue foglie ne è particolarmente ricco, ma è ormai noto che tali principi farmacologicamente attivi derivano dal gelso, oltre che dalle foglie anche
dalla corteccia della radice e dal frutto. Si tratta della
quercitina e dell’isoquercitina che hanno un’attività antiradicalica e protettiva nei confronti della lipoperossidazione della frazione “LDL” del colesterolo, riducendo,
quindi, la concentrazione dei lipidi serici e contrastando la deposizione di placche di colesterolo nelle arterie.
La pianta del gelso contiene, inoltre, deoxinojiricina ad
azione ipoglicemizzante, usata per contrastare il diabete di tipo 2: la sua azione, nello stomaco, inibisce l’attività degli enzimi alfa-glucosidici, con conseguente riduzione del glucosio assimilabile a partire dai carboidrati
più complessi.
Studi di laboratorio hanno accertato che il gelso bianco ha proprietà antibatteriche nei confronti dello streptococco responsabile della carie dentale.
La sua radice è ancora usata nella medicina cinese come ottimo rimedio per l’asma. Studi recenti effettuati
sull’estratto delle foglie, che presentano una combinazione particolare di acido folico, zinco, boro, rame amminoacidi e altri elementi, starebbero accertando la
possibilità di utilizzare questa pianta come antagonista
del virus dell’HIV.
CIBO PER LA MENTE
IL GELSO
38
L’ESPERTO
L’INSETTO “ADDOMESTICATO”
E IL SUO CICLO BIOLOGICO
L’allevamento del baco per la seta e alla coltiva-
ta è rapida. Subiscono quattro mute complete,
zione del gelso, pur in un contesto millenario in cui
cambiando ogni volta l’esoscheletro di protezione
l’adattamento a nuove condizioni di vita è stato la
che deve adattarsi alle dimensioni progressiva-
regola che ha scandito l’evoluzione, hanno mante-
mente maggiori che il baco raggiunge. Le quattro
nuto ancora oggi molte delle loro caratteristiche
mute sono separate da pochi giorni di letargo fi-
primitive.
siologico in cui il baco interrompe la nutrizione for-
Il baco da seta, il cui nome scientifico è bombix
sennata delle foglie di gelso.
mori o bombice del gelso, è un insetto appartenen-
Dopo la quarta muta il baco è pronto a tessere il
te all’ordine dei lepidotteri. Alla fine del suo ciclo
filo di seta: il corpo ha raggiunto in circa 27/28 gior-
biologico, attraverso una serie di metamorfosi, di-
ni una lunghezza che va dai 6 agli 8 centimetri, è
venta una farfalla. L’habitat di origine, come noto,
traslucido e di colore giallo-oro perché le ghian-
è la Cina.
dole di secrezione della seta che sfociano all’ester-
La vita del baco da seta dipende totalmente dal-
no in prossimità di due aperture sono pronte.
l’uomo sia nell’alimentazione che nel ciclo ripro-
La seta è una bava sottilissima che a contatto con
duttivo: è forse l’unico esempio di insetto addome-
l’aria si solidifica in un unico filo continuo. Il filo è
sticato, che non esiste allo stato selvatico. Oggi, le
formato da due proteine: la fibroina che ne costi-
molte varietà si distinguono per luogo di provenien-
tuisce circa l’80% in peso e la sericina che la av-
za, per colore, per forma, per numero di cicli an-
volge come una guaina protettiva. Con questo fi-
nui, per quantità di mute e per gli incroci tra raz-
lo, in 2/3 giorni, il baco costruisce il bozzolo intorno
ze diverse operati dall’uomo.
alla larva. Quando l’allevamento del baco veniva cu-
Quello attualmente utilizzato per la commercializ-
rato in spazi domestici questa fase veniva definita
zazione è un baco poliibrido più produttivo, più re-
“salita al bosco”: dai graticci o dai letti contenen-
sistente, più semplice da allevare rispetto alle raz-
ti le foglie di gelso, per produrre la seta il baco ave-
ze di utilizzo ed è selezionato geneticamente
va necessità di ancorarsi in un luogo sicuro forni-
attraverso una serie di incroci: due linee simili
to da rametti secchi, paglia, ginestra o erica che
giapponesi incrociate per formare un ibrido sem-
venivano approntati dagli allevatori.
plice giapponese, due linee simili cinesi analoga-
A questo punto si procede alla raccolta dei bozzo-
mente incrociate per la formazione di un ibrido
li che sono privati del loro contenuto in sericina o
semplice cinese, l’ibrido semplice giapponese in-
mediante ebollizione o attraverso trattamenti ter-
crociato con quello cinese.
mici controllati.
Nel ciclo biologico semplice con una sola genera-
Il filo di seta che un baco produce può raggiunge-
zione per anno, la schiusa delle uova avviene tra
re una lunghezza di 900 metri ma non è tutto uti-
la fine di aprile e i primi di maggio. Le larve che
lizzabile, mediamente servono 3.000 larve per pro-
fuoriescono sono nere, piccole (mm 2 – 3) e do-
durre un solo chilogrammo di seta.
tate di grande appetito: mangiano foglie di gelso
Il ciclo riprende quando la farfalla che si è forma-
voracemente ed ininterrottamente e la loro cresci-
ta dalla crisalide presente nel bozzolo fuoriesce fo-
randolo: ovviamente in questo caso la seta non è
sviluppo larvale si deve svolgere, quindi, in ambien-
più utilizzabile ma si è favorito il ciclo di produzio-
ti igienicamente controllati e climatizzati per garan-
ne del seme bachi. Le farfalle sono molto tozze, in-
tire la giusta temperatura, la luce sufficiente e il
capaci di volare e di alimentarsi, le femmine pro-
grado di umidità ottimale.
ducono un ferormone di attrazione per
Studi effettuati dal Consiglio per la Ricerca e la Spe-
l’accoppiamento che il maschio capta grazie ai re-
rimentazione Agricola (CRA) hanno riconosciuto al
cettori posti sulle antenne. Dopo l’accoppiamento
baco un ruolo di sentinella dell’ecosistema: innan-
il maschio muore e alla femmina spetta il compi-
zitutto perché il baco da sempre è allevato in am-
to di deporre in grande quantità (da 400 a 600) le
bienti protetti e secondariamente perché il gelso
piccolissime uova, per poi morire dopo pochi giorni.
di cui si nutre non viene sottoposto a trattamenti
Le uova costituiscono il seme bachi che viene com-
chimici dunque eventuali alterazioni del baco, nel-
mercializzato dopo aver eseguito un test di idonei-
la morfologia o nel ciclo di sviluppo, sarebbero
tà sulle farfalle, per accertare che non siano por-
chiara indicazione di presenza di un ambiente in-
tatrici di parassiti, muffe o microrganismi che
quinato.
renderebbero le uova inutilizzabili. L’intero ciclo di
q
Vi ricordiamo che per informazioni
su normativa e procedure,
per verificare lo stato delle pratiche
e per ogni altra esigenza
relativa alle prestazioni
erogate da FISDE, potete rivolgervi al
www.fisde.it