UNIVERSITÀ DI MESSINA TASSE E POLEMICHE PER FAR

ANNO XXI Numero 18
9 MAGGIO 2014
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO
POSTALE A REGIME
SOVVENZIONATO 45% (ME)
SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA
EURO 1,50
Navarra
L’esattore
TASSE E POLEMICHE PER FAR QUADRARE
I CONTI DELL’ATENEO. ECCO CHI CI
RIMETTE NELLA CACCIA ALL’EVASORE
Il rettore dell’Università di Messina Pietro Navarra
UNIVERSITÀ DI MESSINA
9 Maggio 2014
il punto
EDITORIALE
Condannati
all’agonia
Il presidente della commissione bilancio
Antonello Cracolici ha proposto il tetto di
duecentomila euro per la retribuzione
massima dei dirigenti regionali. Ma quasi
duecento poi sono gli emendamenti
proposti dai deputati per la manovrina
economica, ormai con cadenza bi-mensile,
da 136 milioni, utile solo a tamponare gli
arretrati di una serie di categorie da anni
attaccate alle mammelle flaccide, e ormai
smunte della Regione. Mentre i deputati
giocano a tira e molla sui centomila euro
in più verso Taormina Arte, cui sono stati
azzerati i fondi, piuttosto che l’Inda,
l’istituto nazionale del Dramma Antico,
non si capisce che il vero Dramma in Sicilia
è la quotidianità: il ciclo economico si è
bloccato. Per una semplice ragione:
la spesa corrente supera di gran lunga le
entrate fiscali. Ma anziché trovare la via
d’uscita a questo problema fondamentale
per fare ripartire l’economia, fuori dalla
logica dell’assistenza clientelare, gli
onorevoli sono impegnati a litigare sullo
stipendio del segretario generale dell’Ars,
che si attesta sui 500mila euro, e sulle
cinque auto blindate di Crocetta , tre a
Palermo, una a Roma e una a Bruxelles.
Uno strumento di difesa personale per un
presidente "a rischio" che tiene a
sottolineare come non siano stati tagliati i
fondi alle associazioni antiracket, o ai
familiari delle vittime della mafia.
Tutte cose sacrosante, per carità, se poi la
mafia non trovasse linfa soprattutto nel
disagio sociale. Che si può combattere,
non con nuovi mutui che spostano e
aggravano il problema della tenuta del
sistema, ma riprendendoci le leve dello
sviluppo. Come? Con le prerogativefinora disattese- dello Statuto siciliano:
una fiscalità autonoma, con gettito
diretto nelle casse regionali non solo
dell’Irap, ma delle tasse da attività di
trasformazione, raffinerie in testa, pagate
finora altrove, Regione Lombarda in
testa. Se non passa questo principio, sul
quale ad essere distratta è tutta la
deputazione regionale, mancheranno alla
Sicilia i dieci miliardi annui utili a
ripensare lo sviluppo, a partire
dall'agricoltura e dal turismo,per una
terra già condannata ad una lenta e
inesorabile agonia.
I soci lavoratori del Birrificio Messina
La strada della birra
La vicenda degli ex dipendenti che cercano di far rinascere la produzione di un brand caro
ai messinesi colpisce per la novità culturale: un “facciamo da noi” rivoluzionario per la città
DI
DOMENICO BARRILÀ
Seguo da lontano ma con sincero interesse la vicenda degli ex
dipendenti della Birra Messina, che cercano di fare rinascere in
città la produzione della bevanda e (speriamo) di un brand molto
caro ai messinesi. Con il piacevole effetto collaterale della possibile
creazione di posti lavoro per sé stessi e, speriamo, per altre
persone. Quello che colpisce nell’impresa è proprio la novità
culturale, quella sorta di “facciamo da noi” che si coglie in essa,
una vera svolta per una città che non inventa lavoro da tempo e in
genere lo attende confezionato e infiocchettato, mentre quello che
c’è lo tratta coi piedi, vedi il clamoroso autoaffondamento
dell’Atm. Un gruppo di coraggiosi concittadini prende atto,
implicitamente, che il lavoro non c’è più e non verrà più nessuno a
darcelo, nemmeno quegli enti pubblici al cui mammellone ci
siamo dissetati per decenni, e che quindi da ora in avanti
l’occupazione bisognerà crearsela con le proprie mani oppure
rassegnarci all’inedia. Si, perché le possibilità che le cose cambino
saranno esigue per un lungo periodo di tempo. Nelle scorse
settimane mi confrontavo con alcuni imprenditori lombardi, tutti
concordi nell’affermare che si vedono timidi segni di ripresa, ma
che i livelli occupazionali non miglioreranno. Questo significa che
per i nostri ragazzi sarà ancora più difficile trovare lavoro al Nord,
in passato camera di compensazione per i giovani siciliani
disoccupati, e non vale solo per Italia ma anche per l’estero,
persino per la mitica Londra, da dove oramai si vedono tornare
frotte di giovani mortificati da “periodi di prova” strategici, senza
stipendio, seguiti quasi sempre dal classico “le faremo sapere”,
mentre un nuovo apprendista inizia un altro periodo di prova al
loro posto, sempre gratuitamente. Dunque, le fabbriche dei sogni
al momento sembrano chiuse.
La seconda novità nell’azione dei birrai dello Stretto è figlia della
prima, anzi una conseguenza logica, e forse di quella è ancora più
Caporedattore: Graziella Lombardo Vicecaposervizio: Daniele De Joannon
In redazione: Gianfranco Cusumano, Alessio Caspanello, Michele Schinella
Segretaria di redazione: Rossana Franzone, Rosa Lombardo, Francesco Pinizzotto. Editore: Kimon scrl, via San Camillo, 8 Messina. Tel. 090 9430208
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email: [email protected]
centonove
SETTIMANALE REGIONALE
DI POLITICA CULTURA ED ECONOMIA
Direttore responsabile
Enzo Basso
Garante del lettore: Attilio Raimondi
centonove pagina 2
grande. Si investe di tasca, si rischia del proprio. I sedici aspiranti
imprenditori, infatti, ci mettono le loro liquidazioni. Un rischio non
da poco, considerati i tempi, ma anche una bella garanzia per i
soggetti a cui chiederanno la parte mancante del danaro, quella
necessaria per fare partire la nuova fabbrica della birra.
Insieme all’azienda calcio, che invoca dalla politica le
condizioni per potere investire su progetti pluriennali, questo
tentativo indica l’unica strada possibile, smetterla di attendere e
arrischiarsi, coltivando idee che abbiano possibilità di
funzionare e mettersi alla prova. Noi possiamo fare qualcosa
per chi vuole provarci, dico noi messinesi, evitando
l’assistenzialismo e i regali a fondo perso. Possiamo crederci e
investire piccole somme in modo intelligente. Ad esempio
cominciando a sottoscrivere in anticipo ordini per il birrificio e
firmando un patto per la fase start up, poniamo due/tre anni,
anche qui senza inondarsi di birra ma per quote ragionevoli.
Possiamo vincolare allo stesso impegno gli amici più cari.
Un impegno in cambio di un altro impegno, un gesto di fiducia per
sostenere un tentativo generoso, perché si compra birra quando
ancora il birrificio non esiste, e nel contempo non si matura
nessun diritto morale verso i futuri birrai, a cui nulla verrebbe così
regalato. Una specie di investimento in future, come accade per il
Brunello di Montalcino, anche se li le viti sono a terra da tempo e
producono valore. Se l’esperimento funzionerà, ognuno
concorrendo per la propria parte, come sta facendo il Comune
mettendo a disposizione i capannoni, saremo di fronte ad un
precedente di inestimabile valore, soprattutto culturale come si
diceva, perché il nostro alibi più grande, il fatalismo, perderà parte
della sua credibilità, del suo potere nichilistico, e forse Messina
potrà davvero rinascere, cominciando a percorrere la promettente
strada della birra.
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Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
9 Maggio 2014
riservato
BENI CULTURALI. La Corte dei Conti condanna la società a risarcire diciannove milioni di euro
Il risarcimento? E’ una Novamusa
MESSINA. La prima ad esultare per
la notizia della condanna da parte
della Corte dei Conti nei confronti
delle società “Novamusa”, titolare
delle concessioni sui beni
archeologici della Sicilia, è stata la
neo assessore ai Beni culturali, Giusi
Furnari. “Da questo momento si
cambia strada”. Ma i diciotto milioni
che i giudici contabili, nella sezione
presieduta da Giuliana Savagnone,
torneranno davvero indietro nelle
casse del Comune di Taormina, o di
quello di Siracusa, o di Agrigento,
tutti centri che chiedono cifre vicine
al milione di euro? Qualche
perplessità c’è. Perché i giudici
hanno condannato le società
operative, Novamusa Valdemone,
Novamusa Val di Mazara, Novamusa
Val di Noto, tutte rapprsentate da
Gaetano Mercadante, 51enne
imprenditore romano. Sulla vertenza
è in corso un procedimento penale e
si registra anche l’avvio di un
arbitrato, l’unico forse in grado di
compensare le responsabilità. Ma
come si è arrivato a questo inghippo
così gigantesco? Dieci e più anni fa,
la Regione decide di privatizzare la
gestione dei biglietti per i maggiori
siti, dal museo di Siracusa al teatro
antico di Taormina. A farsi avanti, è
una società, Novamusa, che allora
MESSINA. L’allarme della Cisl
Stabilimento Intermarine
Cessione in vista
MESSINA. Si fanno sempre più
insistenti le voci di una cessione dello
stabilimento Intermarine di Messina
da parte del gruppo Colaninno (nella
foto). A lanciare l’allarme il
segretario provinciale della Cisl
metalmeccanici, Pippo Di Leo. Che in
una nota rileva che al fine di
“mantenere i livelli
occupazionali e
l’eccellenza
tecnologica
dell’impianto”
intende chiedere un
incontro
all’assessorato alle
attività produttive e, se è il caso, al
Ministero del Lavoro. In verità dietro
la presunta cordata, ci sono alcuni
gruppi messinesi, in cerca di partner,
che, con la prospettiva ancora non
confermata, di una commessa di “18
catamarani” stanno cercando
investitori, nella fascia di aziende con
“più di dieci milioni di fatturato”.
TOP SECRET
CONTENZIOSO
Stabilizzazione marittimi
A luglio la decisione
Il teatro antico di Taormina
vedeva tra i soci, alcuni importanti
imprenditori dell’Isola, dalla famiglia
Franza di Messina, all’editore catanese
Mario Ciancio.
La gestione corrente delle attività non
soddisfa però i soci privati: i conti sono
in perdita e a qualsiasi richiesta di
“servizio aggiuntivo” previsto in
convenzione con la società, tra bookshop e merchandising, le risposte della
burocrazia sono lente e spesso latitanti.
Tanto che Franza e Ciancio, presto non
sono più della partita e lasciano le
quote ad altri soci, rappresentati dal
manager romano, che crea tre
società operative per continuare le
servizio.
Qui ben presto il giocattolo si rompe
e si arriva al contenzioso, protrattosi
fino alla sentenza dei giudici
contabili. Risultato: un disastro. Dice
Giusi Furnari: si cambia strada. Ma
forse è il caso di dire: si riparte da
zero.
SOMMARIO
PRIMO PIANO
6. Università, “caro” Navarra
Il rettore aumenta le fasce di reddito. I rincari
POLITICA
9. «La mia Sicilia in Unione Europea»
Stancheris spiega perchè ha detto sì a Crocetta
10 Genovese, parola alla Camera
La giunta dice sì all’arresto del deputato Pd
12. Orlando, strategia Pd
Il sindaco di Palermo pronto al grande salto.
Con un obiettivo: Palazzo d’Orleans
13. Cause pericolose
Il contenzioso che rischia di far saltare il Comune di Messina
14. Come ti demolisco il bilancio
La Corte dei Conti fa a pezzi il consuntivo di Palazzo Zanca
15. Candidati sportivi
A Mistretta gli schieramenti corteggiano i tifosi
SICILIA
17. Parchi di finanziamenti
Dipendenti delle aree protette sul piede di
guerra. Cinquecento lavoratori a rischiio
18. Bando al risanamento
Il Comune di Messina cerca alloggi per lo sbaraccamento di Fondo Fucile
19. Le Contrattisti a vita
A S. Teresa e S. Agata rifiutano l’assunzione
20. Duilio, l’alchimista
A Messina un bartender spopola con provette
e spezie
ECONOMIA
23. Confidi pure sul niente
Tagliati i fondi ai consorzi da 120 a 35 milioni
24. Camera caritatis
Cosa c’è dietro la corsa alla presidenza della Camera di commercio di Messina
25. Nuovo credito Peloritano
Cambia il cda dell’istituto bancario di Messina
POSTER
29. Teatro, soprintendente cercasi
Evidenza pubblica per creare una long list di
nomi per il Vittorio Emanuele. Ma i requisiti...
30. Messina e la crisi della fame
La rivolta del 1898 e i suoi protagonisti
RUBRICHE
4-5. Settegiorni
28. Qui Europa
28. Consulenti del lavoro/Consumatori
32. Libri / Classifica / Lacerti di Letture
37. Musica - Nuove Visioni
38-39 Lettere & Commenti
38. Qui scuola/Heritage
38. Ecologia e Ambiente
39. Eliodoro/ Animal House
39 150 Parole da Palermo
centonove pagina 3
MESSINA. Si è tenuta mercoledì
scorso in Corte di giustizia europea, a Lussemburgo, l’udienza
relativa al contenzioso dei marittimi precari di Rete Ferroviaria
dello Stato che chiedono la stabilizzazione nel posto di lavoro,
che solo nello Stretto di Messina
coinvolge un centinaio di lavoratori. Dopo la discussione delle
parti, presente anche il rappresentante del Regno di Norvegia,
il Collegio ha chiesto dei chiarimenti in ordine al recente provvedimento del governo Renzi sul
contratto a tempo determinato
e sulla natura pubblica di Rfi.
Entro luglio la decisione.
PARTITI
Forza Italia, a Messina
quattro coordinatori
MESSINA. Saranno quattro i coordinatori di Forza Italia a Messina, uno per ogni area-politica.
Lo ha deciso il coordinatore regionale Vincenzo Gibiino. A fare
parte del “board” l’onorevole
Roberto Corona, il deputato
Bernardette Grasso, l’onorevole
Santi Formica e l’onorevole
Nino Beninati.
REGIONE
Incarico in arrivo
per Nicola Barbalace
MESSINA. Incarico regionale in
arrivo per l’ex consigliere comunale. Nicola Barbalace ha firmato un ruolo da dirigente
esterno all’assessorato al Territorio guidato da Mariarita Sgarlata. L’ex consigliere comunale,
che appartiene all’area Renzi in
quota deputato regionale Pippo
Laccoto, fino a dicembre del
2013 aveva ricoperto un altro
ruolo da dirigente esterno alle
dipendenze dell’ex assessore
alle Infrastrutture Nino Bartolotta.
9 Maggio 2014
CHI SALE
Daniela Bonanzinga
MESSINA. L’operatrice culturale
messinese è la protagonista di
una delle interviste raccolte da
Matteo Eremo, in un libro edito
da Marcos Y Marcos, “La voce
dei libri, undici strade per fare libreria oggi”, che sarà presentato
il 9 maggio alle 19.30, nell’ambito del Salone internazionale del
libro di Torino. Bonanzinga racconta nel libro, e lo farà anche di
persona, la sua storia di imprenditrice-libraia che sopravvive grazie all’esperienza e a nuove formule per incentivare la lettura.
Giusi Furnari
MESSINA. Il nuovo assessore regionale ai Beni Culturali si sta
mostrando pronti a seguire tutti
gli eventi. Quasi in tempo reale,
Giusi Furnari ha esultato per la
sentenza da 19 milioni della
Corte dei conti a carico della società Novamusa, che gestiva le
biglietterie di alcuni beni: «Occorre agire con rigore e in nome
del rispetto della legalità per ridare credibilità ad un settore che
rappresenta l'anima civile-culturale e identitaria della nostra
Regione, culla di grandi civiltà».
Pietro Lo Monaco
MESSINA. I presidente dell’Acr
messina e alcuni giocatori hanno
conquistato la prima edizione del
premio “Il Giallorosso dell'anno”,
patrocinato dal Comune ed organizzato dal blog “Qui Messina”. Oltre a Pietro Lo Monaco
(la targa è stata ritirata dal vicepresidente del club giallorosso,
Niky Patti), riconoscimenti per
l'allenatore Gianluca Grassadonia, il capitano Giorgio Corona
ed il centrocampista portoghese
Pedro Costa Ferreira.
Michela Stancheris
MESSINA. L’assessore regionale
al Turismo non perde occasione
per far vedere la sua sportività.
Invitata a salire sul palco da Maurizio Presente e Nino Frassica durante la serata “Sei di Messina
se...”, Stancheris ha snobato le
scale, guadagnando la scena
con un’agile arrampicata.
Benedetto Anfuso
PALERMO. Il medico è stato nominato nuovo componente del
consiglio di gestione della Seus.
A designare Anfuso è stato il
Consiglio di sorveglianza. Dall’organismo, nei giorni scorsi, si
era dimessa Alessandra Di Liberto, ma la nomina di Anfuso
non sarebbe consequenziale.
settegiorni
INCHIESTE. Avrebbe aiutato l’imprenditore Matacena
Arresto Scajola
Perquisizione alle Eolie
SOCIETÀ
Gli avvoltoi della Regione
Messina. La Direzione
investigativa antimafia di
Catania sta eseguendo
perquisizioni, acquisendo anche
documenti, a Messina e nelle
isole Eolie nell’ambito dell’inchiesta che
ha portato all’arresto dell’ex ministro
Claudio Scajola. Gli accertamenti
eseguiti dalla Dia di Catania
riguarderebbero l’imprenditore reggino
ed ex parlamentare Amedeo Matacena,
anch’egli colpito da provvedimento
restrittivo insieme alla moglie Chiara
Rizzo ed alla madre Raffaella De Carolis.
L’ex ministro dell’ Interno Claudio
Scajola è stato arrestato dalla Dia di
Reggio Calabria in un’indagine che ha
portato a otto provvedimenti cautelari.
È accusato di aver tentato di aiutare l’ex
parlamentare di Forza Italia Amedeo
Matacena - latitante per la giustizia
italiana - a lasciare Dubai per il Libano,
dove sarebbe stato al sicuro dall’arresto
per l’esecuzione della pena per la
condanna a 5 anni per concorso esterno
in associazione mafiosa. «Amedeo
Matacena godeva e gode tuttora di una
rete di complicità ad alti livelli grazie alla
quale è riuscito a sottrarsi all’arresto»,
ha detto il procuratore De Raho. Scajola,
secondo l’accusa, avrebbe aiutato
Matacena a sottrarsi alla cattura in virtù
dei rapporti che ha con la sua famiglia.
Matacena è un noto imprenditore, figlio
dell’ex patron della Caronte
Navigazione, noto per avere dato inizio
al traghettamento nello Stretto di
Messina e morto nell’agosto 2003.
PALERMO. Gli “avvoltoi” si trovano bene alla Presidenza della Regione e
non vogliono lasciare Palazzo d’Orleans. Un segnale in questa direzione è
venuto dalla schiusa di due uova di capo vaccaio, rarissimo avvoltoio siciliano che
rientra nelle categorie protette. Poco prima di partire per lo zoo di Praga, dove
gli uccelli della collezione Lauricella sono stati destinati dopo la rescissione del
contratto da parte del presidente Crocetta, la coppia di volatili, delle quali ne
sono state censite in Sicilia solo due, tre esemplari, ha dato alla luce i piccoli.
Per la rinascita della specie in Sicilia c’è quindi speranza: piccoli avvoltoi crescono.
Donne tra emancipazione, parità e violenza, convegno a Messina del Soroptmist
MESSINA. Si svolgerà sabato 10 maggio, dalle ore 9.30, nel cinquantennale del
Soroptimist International Club di Messina (1964-2014), al Palacultura “Antonello da
Messina” un Convegno su “Donne tra emancipazione, parità e violenza”. Alle 16.30,
poi, in collaborazione con l’Archivio Storico e la Biblioteca Comunale, sarà inaugurata
la mostra “Donne a Messina”, a cura di Michela D’Angelo e Giovanni Molonia.
Convento Santa Maria del Gesù, sopralluogo degli assessori Stancheris e Furnari
MESSINA. Sabato 10 maggio alle ore 12, gli assessori regionali Giusi Furnari e Michela
Stancheris faranno visita ai resti archeologici del Convento di S.Maria di Gesù Sup. Ritiro - luogo di sepoltura di Antonello da Messina. L'occasione sara utile per fare il
punto della situazione sul reperimento di risorse economiche e sull'istituendo tavolo
tecnico per i lavori di scavo e messa in sicurezza del sito. All'incontro sono stati invitati
anche il sindaco Renato Accorinti e il Commissario della Provinciaa Filippo Romano.
ENOLOGIA. Le bottiglie “numero zero” con l’etichetta Settestrade
Angela Bottari, la vignaiola
Angela Bottari
MESSINA. Si chiama Settestrade, quasi a indovinare la giusta direzione
del gusto, ed è un “fruttato” di nerello mascalese che si presenta con
una elegante etichetta che simboleggia il corvo della famiglia reale di
Bakingam Palace. Sono le bottiglie “numero zero” della vignaiola
Angela Bottari, una vita passata a fare politica. Ora questa sapienza si è
trasferita nella produzione professionale di vino, le cui vigne -a sestosono allineate alle pendici dell’Etna. Una rara bottiglia, fuori
commercio, portata da casa dai clienti, è apparsa l’altra sera nel
ristorantino all’aperto “da Filippa” a Ganzirri ed è già scattata la
corsa tra i cultori a cercare l’etichetta da collezione.
PUNTINI SULLE “I”
Massoneria e sospensioni, Di Leonardo:
«Non conosciamo le motivazioni»
In merito alll’articolo “Massoneria
sospensione in corso”, pubblicato da
Centonove nel n. 17 del 1° maggio
2014, pag. 3, preciso quanto segue:
Il provvedimento di sospensione datato 29
Aprile 2014, peraltro riservato, indicato nel
citato articolo, ha riguardato il sottoscritto, il
Signor La Rosa ed altro Fratello Sig. Massimo
Sindoni (sono stato esplicitamente
autorizzato ad indicarlo) che non è
certamente l’Avvocato Raspaolo, poiché
quest’ultimo è lontano sia dalla Gran Loggia
che dal Centro Sociologico Italiano da quasi 2
anni. Io e gli altri sospesi non conosciamo le
motivazioni del provvedimento non essendoci
state affatto comunicate con il decreto di
sospensione, ma sono però conosciute da voi
e dall’ispettore Ciancio che le ha proposte al
Gran Sovrano. Il “ Circolo Messina”, di cui io, il
Signor La Rosa e il Signor Sindoni siamo soci
fondatori, è una Associazione distinta dal
“Tempio” ed ha sempre deciso in autonomia
le proprie attività sociali che mai hanno
riguardato CAF o Corsi di Formazione
Professionale, come malamente affermato e
mai ha avuto necessità di autorizzazioni di
fratelli dell’Obbedienza mai assolutamente
richieste. Io e gli altri 2 Fratelli sospesi
abbiamo inutilmente richiesto per oltre 11
mesi di esercitare il diritto di partecipare alla
vita amministrativa del CSI - Centro
Sociologico Italiano (organo esterno alla Gran
Loggia, che si occupa degli aspetti economici
della stessa). Tale diritto ci è stato negato sia
dal Ciancio che ne è Presidente, sia dal suo
segretario e tesoriere Col. Giuseppe
Manganaro i quali non hanno mai risposto ad
alcuna delle nostre richieste scritte (così come
mai abbiamo avuto nessuna risposta dal CSI
sia Regionale che Nazionale). Nel mese di
Marzo u.s. quindi, abbiamo presentato ricorso
per Decreto Ingiuntivo finalizzato ad avere
copia dei verbali di un’assemblea che aveva
approvato in maniera illegale il Bilancio
Consuntivo 2012 e la relativa documentazione
contabile. La dottoressa Cusolito, da voi
citata, è il Giudice Civile che, riconoscendo la
fondatezza della nostra richiesta, ha emesso il
Decreto Ingiuntivo n. 477/14,
provvisoriamente esecutivo. Mai abbiamo
richiesto le liste degli associati e solo grazie
alla “precisione” del vostro articolo sappiamo
che oggi sono 64. Distinti Saluti
Raffaele Di Leonardo
Raspaolo: «Sospeso nel 2012 per fatti
diversi da quelli che voi raccontate»
Con riferimento all’articolo: “Massoneria,
sospensione in corso. Liberi muratori. la
Gran Loggia d’Italia avvia un procedimento
contro tre fratelli, tra cui l’Avvocato Carmelo
Raspaolo”, pubblicato sul numero 17 del 1
maggio 2014 a pagina 3. Precisa che: sono
iscritto alla Gli degli Alam, dalla quale sono
stato sospeso esattamente in data 24
settembre 2012 (ovvero oltre un anno e
mezzo addietro) e non coma da Voi affermato
il 29 aprile 2014. Circostanza e data che il
centonove pagina 4
Ciancio perfettamente conosce essendo stato
lui il mio accusatore. Le ragioni della mia
sospensione riguardano fatti totalmente
diversi (ma sempre su accuse del Ciancio) da
quelli descritti nel vostro articolo e non ancora
chiariti. Il mio procedimento massonico,
avocato dalla Commissione di Roma, benché
l’istruttoria sia stata definita il 10 maggio
2013, ancora oggi non è,
incomprensibilmente, definito. Dall’agosto
2012 non ho più alcun rapporto, epistolare e
meno che mai personale, con il “33 Cincio”, né
ho mai fatto, all’epoca alcuna contestazione
sui rendiconti. Il Circolo Messina, che presiedo,
non ha mai avuto alcuna correlazione né
contrasti con la Gli. E’ pura invenzione che il
Circolo si sia occupato di Caf, e meno che mai
fatto richiesta di accredito per corsi
professionali, non essendo mai stai questi
obiettivi dell’Associazione, che, al contrario,
ha operato ed opera nel campo della
diffusione della cultura e della beneficienza. E’
pure invenzione che i fratelli sospesi abbiano
presentato alcuna denuncia alla Procura,
avendo solo chiesto ed ottenuto Decreto
Ingiuntivo n. R.G. 477/2014 in data 27.3 2014,
dopo quasi 1 anno di reinterati rifiuti, del
Ciancio ed del Segretario Col. E.I. Giuseppe
Manganaro, a consegnare i verbali ed i
documenti dell’Assemblea dei soci del Centro
Sociologico Italiano del 18 aprile 2013. In detta
assemblea si era proceduto ad approvare i
bilanci 2012 con maggioranza e modalità
illegali (i soli presenti erano il Ciancio, il suo
Direttivo, il Collegio Sindacale con le deleghe
dei rimanenti soci assenti ed i tre sospesi).
Avv. Carmelo Raspaolo
9 Maggio 2014
settegiorni
CHI SCENDE
TORREGROTTA. La giornata dell’ambiente regala un polmone verde attorno al campo sportivo
Il bosco dei neonati
Famiglie e amministratori insieme hanno piantato
67 alberi, quanto i bimbi torresi nati nel 2013
Torregrotta. I bambini in braccio ai genitori per piantare gli
alberi insieme agli amministratori in una splendida giornata
di sole che ha “benedetto”, sabato 3 maggio, la giornata
dedicata all’ambiente presso il campo sportivo per
l’iniziativa“Accogliamo la primavera con un albero per ogni
neonato“, evento voluto dall’assessore all’Ambiente Santino
Archimede, e dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione e
vicesindaco Antonella Pavasili. Sulla collina circostante
l’impianto sportivo torrese sono stati piantumati 67 alberi
donati dalla Forestale, proprio uno per ogni bambino nato
nel 2013. Sono intervenuti anche Ettore Lombardo
dell’Azienda Foreste di Messina e Pippo Ruggeri di
Legambiente del Tirreno. “La prima festa dell’albero risale al
1872 ed ebbe luogo in America – ha detto Lombardo – e per
la prima volta in Italia venne promossa nel 1899 dall’allora
ministro Guido Baccelli, che fece piantare sui Peloritani dalle
scuole messinesi pini, castagni e robinie. Ben vengano queste
iniziative, anche se dal 2013 i comuni sono obbligati per legge
a piantare gli alberi. Che sono come l’uomo, vanno curati,
perché ci danno la vita e l’ossigeno e sono delle macchine
straordinarie che neanche le tecnologie più avanzate riescono
a soppiantare” . Sulla stessa lunghezza d’onda Pippo Ruggeri.
“Questa festa indirizza alle cose più importanti, perché con le
piante si armonizza la città alla natura – ha detto l’esponente
di Legambiente – Che ci ha regalato le cose meravigliose per
non far diventare grigio i nostri luoghi di vita”. La presenza di
tante famiglie è stata motivo di soddisfazione per l’assessore
Guido Signorino
MESSINA. Per fortuna, l’assessore al Bilancio del Comune di
Messina non è scaramantico, altrimenti non gli resterebbe
che...fare i bagagli e dimettersi.
Una settimana fa Signorino, a
Roma, ha messo il piede in
fallo, col risultato di una caduta
che gli ha provocato la frattura
del setto nasale. La coincidenza
bizzarra è che Signorino stava
uscendo dagli uffici del ministero dell’Economia.
Lino Morgante
MESSINA. Sul giornale di cui è
direttore editoriale, difende a
spada tratta l’isola pedonale di
Piazza Cairoli, ma da semplice
cittadino si dimostra “allergico”
alla sosta a pagamento. Qualche giorno fa, infatti, per raggiungere l’isola, Morgante ha
pensato bene di parcheggiare
l’auto accanto alle transenne
che delimitano l’area, che non
sono destinate alla sosta.
La posa di un albero sulla collina attorno al campo sportivo torrese
Archimede. “La creazione del bosco dei neonati, proposta dal
rappresentante in consiglio di Vivi Torregrotta Franco Certo con
una mozione d’ordine – ha detto il componente dell’esecutivo
guidato dal sindaco Nino Caselli - rappresenta un progetto
concreto e simbolico da affidare alla cittadinanza”. “Piantare un
albero - ha aggiunto l’assessore Pavasili – per noi significa
sviluppare e potenziare il senso di appartenenza al paese”.
Francesco Pinizzotto
CINEMA. Il lungometraggio realizzato da una cominità “sorda” A partire dal regista
Buio in sala, c’è la lingua dei segni
ROSA E NERO
Un sito internet per ricordare Battaglia
Capo d’Orlando. Il Cinema Multimedia di Capo D’Orlando si è riempito lo scorso
30 aprile per assistere alla prima proiezione de “Il garofano rosso”, opera del
filmmaker Antonio Bottari, realizzata con la collaborazione di Ens (Ente
Nazionale Sordi) di Messina e della rappresentanza intercomunale Ens di
Torrenova. Un lungometraggio interamente realizzato in Lingua dei Segni (e
sottotitolato in italiano) che rappresenta un importante traguardo per la cultura
sorda. Infatti, non solo il regista Bottari è sordo ma anche l’intera troupe,
compresi gli attori non professionisti è costituita
da persone facenti parte della comunità sorda.
La sceneggiatura è stata realizzata da Giovanni
Ficarra e tra gli interpreti principali figurano
Riccardo Morganti, Antonino Virzì, Salvatore
Alesci, Agata Gonfalioneri, Gianluca Grioli. Nel
titolo del film sono racchiusi tanti valori, il
garofano incarna una simbologia di emozioni
forti, che variano in una commistione di generi
dalla fantascienza al thriller, alla storia d’amore;
unitamente al colore rosso immagine di energia.
"Ho scelto il titolo Il Garofano Rosso - ha svelato
Bottari, soddisfatto per il risultato finale - perché
ha delle metafore dove si parla d'amore, di
Antonio Bottari
sofferenza, di vivacità, commedia, di morte e
pertanto di fantasia e mistero". "La preproduzione del film è partita nel novembre del 2011. Adesso siamo in attesa di
scoprire le prossime date per la proiezione del film in varie città”, dicono dall’Ens
di Messina, che ha da sempre appoggiato le attività e la promozione delle opere
del giovane regista messinese. Ed i riconoscimenti per Bottari e la sua troupe non
si sono fatti attendere. Nell'estate del 2012 con il cortometraggio Realtà
arrivarono i premi alle rassegne Corto di Sera di Itala e Per...corti alternativi di
Villafranca. Con quest'ultimo lavoro Bottari prosegue nella non facile impresa di
portare all'attenzione della platea di spettatori “normali” un film e un pubblico
che in genere ne vengono esclusi: un importante messaggio di integrazione
affinché il cinema possa essere accessibile a tutti.
TUSA. Sarà presentato sabato 10 maggio
alle ore 16,30 a Tusa, presso l’Oratorio del
Santissimo Sacramento in piazza Giuseppe
Mazzini, il sito Internet della Fondazione
socialista antimafia “Carmelo Battaglia”,
intitolata al sindacalista socialista ed
assessore comunale tusano, ucciso dalla
mafia quarantotto anni fa, il 24 marzo 1966.
Interverranno il sindaco di Tusa Angelo
Tudisca, il presidente della Fondazione
Antonio Matasso, il presidente del consiglio
comunale di Santo Stefano di Camastra
Carmelo Re, Alfonso Fratacci di Anpi
Nebrodi ed Angelo Morello, autore di un
volume su Battaglia.
Padre Marrazzo “torna” a Sant’Antonio
MESSINA. Padre Giuseppe Marrazzo “torna
a casa”. La Comunità dei Rogazionisti di
Messina, infatti, ha annunciato la
Traslazione e Tumulazione del sacerdote
nella Basilica di Sant’Antonio. Venerdì 9
maggio a partire dalle ore 18 avrà inizio una
commemorazione con la celebrazione della
Santa Messa presieduta dal Superiore
Generale dei Rogazionisti padre Angelo
Mezzari. Alle ore 19,30 la salma del “prete
del popolo”, del “confessore instancabile”
verrà traslata e tumulata. Padre Giuseppe
Marrazzo, morto ventidue anni fa, aveva
trascorso quasi cinquanta anni della sua vita
nel Santuario di Sant’Antonio.
centonove pagina 5
Tonino Cafeo
MESSINA. L’esponente messinese di Sel è un incrollabile fan
del bicchiere mezzo pieno, anche quando è vuoto. In presenza
dello “scandalo” della candidata
della lista Tsipras immortalata in
bikini, Cafeo ha scritto: “No io
proprio di questa storia delle
foto al mare di Paola Bacchiddu
non volevo parlare, ma se proprio si deve l'unica cosa che aggiungerei è che una parte della
sinistra dovrebbe lasciar perdere
Marco Travaglio e dare una ripassata ad Andrea Pazienza”.
Eligio Giardina
TAORMINA. Con l’azzeramento
dell’esecutivo e la nomina di
una “giunta del sindaco” è riuscito a mettersi tutti contro. A
cominciare dai suoi alleati più
fidati. Giardina ha scontentato
tutti e tra coloro che ora sparano a zero c’è anche l’assessore al Turismo uscente Salvo
Cilona.
Riccardo Gullo
LENI. Il primo cittadino di Leni
non riesce in nessun modo a
mettere da parte le antipatie
personali. Neanche quando
svolge il ruolo istituzionale. Per
l’ennesimo anno per la festa
del patrono San Giuseppe non
ha invitato il collega isolano di
Santa Marina Salina, Massimo
Lo Schiavo, con cui da sempre
non corre buon sangue.
9 Maggio 2014
primopiano
MESSINA. Il rettore aumenta le fasce di reddito e cambia i parametri di calcolo, salvando i più poveri. Anche se...
Università, “caro” Navarra
A subire maggiormente i rincari previsti al di sopra dei 6000 euro dichiarati saranno soprattutto le fasce medie
dei figli di dipendenti. Una mossa per stanare gli evasori e fare cassa. Ma i senatori avvertono: «Servizi corrispondenti»
DI
DANIELE DE JOANNON
MESSINA. Incremento delle entrate
derivate dalle tasse stanando il 30% di
evasione (secondo le rilevazioni della
Guardia di Finanza), lotta senza
quartiere contro l’Ersu (l’Ente regionale
per il diritto allo studio senza
commissario e fermo da mesi) e
creazione di un polo dove troveranno
sede Biblioteca regionale e uffici
d’Ateneo. Il rettore dell’Università di
Messina, Pietro Navarra, va avanti
come un treno, mettendo a frutto la sua
formazione da economista cui mescola
un po’ di sana prudenza siciliana: «I
miei progetti? Non voglio anticiparli,
perché poi si fa in modo di ostacolarli»,
è solito dire ai collaboratori di Piazza
Pugliatti. Un “rullo compressore”,
Navarra, che veste la sostanza delle
azioni con la forma ineccepibile. Come
nel caso delle tasse.
AUMENTI SI, AUMENTI NO. Da 17,
le fasce in cui sono suddivisi gli
studenti che dovranno pagare il
conguaglio (la cifra che va ad
aggiungersi ai 390 euro di iscrizione)
sono diventate da 17 a 24, passando
dalla classificazione Icer a quella “più
stringente” dell’Iseeu. Ufficialmente,
dati alla mano, i più poveri sono stati
garantini. Su un campione di 6211
studenti che hanno presentato già tutte
le certificazioni, infatti, all’incirca un
sesto, 1041, rientrano nella fascia da 0
a 6000 euro, e pagheranno solo 80
euro di conguaglio, generando un
gettito di 83.280. Fin qui tutto bene,
anzi ineccepibile. Raffrontando i due
schemi (fasce Icer e fasce Iseeu), però,
si vede come le entrate complessive,
sui 6211, passano 3.616.580 a
Pietro Navarra
4.347.665, con un incremento di circa
il 20 per cento, pari a 731.085 euro. E
da dove si recuperano le cifre in più?
Non solo dall’evasione.
IN MEDIO STAT “AUMENTO”. Al
netto dei 1041 che pagheranno solo 80
euro (sempre sul campione del 23 per
cento degli iscritti), che sono
numericamente di più dei 945
ricompresi nelle prime due fasce Icer,
per tutti coloro che rientrano nelle fasce
Iseeu da 6001 euro in più, gli aumenti ci
saranno eccome. Ecco quali, mettendo
in parallelo Icer e Iseeu. Ad esempio,
con la fascia Icer da 5001 a 10000, 536
studenti pagavano 80 euro, mentre
applicando l’Isseu, i 244 che rientrano
già solo tra i 6001 e i 7000, pagheranno
150 euro, i 284 tra 7001 e 8000
pagheranno 215 euro, i 300 da 8001 a
9000 pagheranno 280 euro, i 262 da
9001 a 10000 pagheranno 345 euro. E
la situazione diventa ancora più onerosa
andando avanti. Chi apparteneva all’Icer
IN PARTICOLARE
Così in altri atenei
A CATANIA IL CONGUAGLIO È 0 FINO
A 15MILA. DUE TIPOLOGIE A PALERMO
MA QUANTO costa frequentare le altre
due storiche Università Siciliane? Il costo
dell’iscrizione vede più economica
Messina, anche se sui conguagli la
situazione cambia.
CATANIA. Il Manifesto degli studi è stato
pubblicato da poco. Complessivamente,
l’iscrizione costa 478 euro. Il contributo
massimo previsto è di 1280 euro, ma,
seguendo la classificazione Ice, sono
totalmente esonerati gli studenti al di
sotto dei 15 mila euro.
PALERMO.
L’ammontare
totale
dell’iscrizione è pari a 442,76 euro. A
seconda della tipologia di studio, però,
varia il contributo, suddiviso in otto fasce.
Ecco quali: settore umanistico, da 154 euro
della prima fascia di reddito ai 1178
dell’ottava; settore scientifico, dai 144
della prima ai 1178 dell’ultima. I dati, però,
risalgono allo scorso anno accademico.
tra 10001 e 15000, in tutto 721 con
conguaglio pari a 230 euro, viene
smistato così con l’applicazione delle
fasce Iseeu: 289 rientranti tra i 10001 e
gli 11000 pagheranno 410 euro; 239 tra
gli 11001 e i 12000, 475 euro; 264 tra i
12001 e i 13000, 540 euro; 246 tra i
13001 e i 14000, 605 euro; 238 tra i
14001 e i 15000, 670 euro. E, più cresce
l’ambito della fascia Iseeu, più aumenta
il conguaglio. Chi era con l’Icer
compreso tra i 15001 e i 20000 euro, in
tutto 930 persone, passa da un
conguaglio di 380 euro a uno che va,
suddiviso in quattro fasce (totale 851
iscritti), da un “minimo di 735 euro a un
massimo di 930. Stesso discorso per
quanto riguarda le altre fasce: gli 893
ricompresi tra i 20001 e i 25000 euro,
spalmati in tre fasce (totale 562 iscritti),
si ritroveranno in mezzo a una forbice
che ha come punte 1000 euro e 1140,
mentre prima ne pagavano 530; i 639
tra 25001 a 30000 (639), passano, in
LA SCHEDA
Prova a dire Icer e Isseu
LE DIFFERENZE TRA LE DUE RILEVAZIONI. ECCO PERCHÈ
LA SECONDA NON LASCIA SPAZIO ALLE “BUGIE”
Ma cosa sono l’Icer e l’Iseeu, e perché il secondo è
più stringente? Ecco le differenze.
G L’ICER. Deriva dall’Indicatore condizione economica
(ICE) del nucleo familiare convenzionale (ICE) e viene
definito come il reddito complessivo dei suoi membri,
al netto dell’Irpef, incrementato del 20% del valore
dell’indicatore della condizione patrimoniale (Icp). Per
la determinazione degli indicatori, il reddito ed il
patrimonio dei membri del nucleo familiare
convenzionale sono valutati in relazione alla loro
natura. Per la determinazione dell’Ice, sono
determinanti il “reddito corretto” (che risulta dalla
somma tra il totale redditi, al netto dell’Irpef, di tutti i
componenti il nucleo familiare convenzionale dello
studente e l’indicatore della condizione patrimoniale)
e il Fattore di equivalenza, da cui viene fuori l’Icer
(Indicatore della Condizione Economica
Riparametrato).
G L’ISEEU. Deriva dall’L'attestazione Isee (Indicatore
Situazione Economica Equivalente), che è una
certificazione prodotta sulla base di una dichiarazione
sostitutiva unica sottoscritta da uno dei componenti
del nucleo famigliare dello studente da consegnare ad
uno dei Caf (Centro Assistenza Fiscale). È calcolato
sulla base della composizione del nucleo familiare, dei
redditi percepiti e dal patrimonio immobiliare e
mobiliare posseduto da ciascun componente. Nello
centonove pagina 6
specifico, L’Iseeu è un ricalcolo dell'ISee in ambito
universitario, che tiene conto di alcuni criteri specifici
previsti per l'Università dal Decreto del Presidente del
Consiglio dei Ministri del 29 marzo 2012, e
precisamente: i redditi e i patrimoni dei fratelli/sorelle
sono calcolati al 50%; sono presi in considerazione
redditi e patrimoni posseduti all'estero; lo studente
avente nucleo familiare a sé stante potrà essere
considerato indipendente solo qualora si verifichino le
condizioni previste dal decreto. Molte università
chiedono l'Iseeu, che in pratica è uguale all'Isee, con
l’'eccezione che, in questo caso il nucleo familiare è
quasi sempre quello che risulta dallo stato di famiglia,
mentre l'Iseeu tiene conto anche se uno studente non
è più nello stato di famiglia di origine deve avere
avuto negli ultimi due anni un reddito al di sopra di
una certa cifra per poter fare la dichiarazione.
primopiano
NUOVE FASCE E PAGAMENTI
Fasce
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
Fasce Iseeu
0
6001
7001
8001
9001
10001
11001
12001
13001
14001
15001
16001
17001
18001
19501
21001
22501
24001
26501
29001
34001
40001
50001
60001
6000
7000
8000
9000
10000
11000
12000
13000
14000
15000
16000
17000
18000
19500
21000
22500
24000
26500
29000
34000
40000
50000
60000
N.D.
due fasce (430 iscritti), da 650 a 1210 e
a 1280 euro di conguaglio; i 503
ricompresi in Icer tra i 30001 e i 35000
euro, volano da 760 a 1350 (la nuova
fascia va da 29001 a 34 mila e
comprende 269 studenti). E, in sintesi,
la crescita continua sempre di più, da
Icer a Iseeu: da 35001 a 40000, il
conguaglio passa da 830 a 1430; da
40001 a 50000 si salta da 980 a 1510;
da 50001 a 60000 l’aumento è di 520
euro (da 1070 a 1590); da 60001 in sù,
Spesa
in euro
Numero
Iscritti
Gettito
Iseeu
80
150
215
280
345
410
475
540
605
670
735
800
865
930
1000
1070
1140
1210
1280
1350
1430
1510
1590
1750
Totale
1041
244
284
300
262
289
239
264
246
238
218
205
162
266
228
171
163
239
191
269
144
192
92
264
6211
83280
36600
61060
84000
90390
118490
113525
142560
148830
159460
160230
164000
140130
247380
228000
182970
185820
289190
244480
363150
205920
289920
146280
462000
4347665
i conguagli passano da 1140, 1210,
1290, 1350, 1450, 1550, 1600 al
massimo possibile per l’Ateneo, ovvero
1750 euro.
CHI VIENE COLPITO. Sicuramente,
considerato che i calcoli vengono fatti
sui redditi netti e altri fattori (vedi box),
a non sfuggire all’aumento saranno tutti
coloro, tra i 27 mila iscritti, che sono
figli di dipendenti a busta paga. Ma c’è
di più, nella strategia del rettore che
punta a un aumento delle entrate
Alfredo Finanze
Guglielmo Sidoti
(moltiplicando i dati relativi al
campione del 23% degli iscritti) di poco
inferiore a 20 milioni di euro: chi fino
agli anni scorsi, complice il meno
stringente Icer, aveva presentato
dichiarazioni mendaci ora non potrà più
farlo (rischierebbe di autodenunciare
l’evasione). E così, quel 30% di evasori
stimato dalla Guardia di Finanza (con
cui l’Ateneo ha stretto un patto
d’acciaio) dovrà per forza pagare il
conguaglio massimo riservato a chi non
presenta la certificazione Iseeu, 1750
euro, con un ulteriore incremento delle
entrate. E, vada come vada, sicuramente
pagherà di più.
LE REAZIONI. A rilevare come le
nuove fasce colpiscano il ceto medio, i
rappresentanti degli studenti in Senato
Accademico. Ad esempio Guglielmo
Sidoti: «Abbiamo seguito e accolto
favorevolmente il passaggio all’Iseeu,
una certificazione più efficace che
permetterà di combattere l'evasione
9 Maggio 2014
fiscale. Siamo soddisfatti dell’aumento a
24 fasce, ma ritengo che si possano
ancora operare correttivi per le fasce di
reddito intermedie, oggi penalizzate».
Aggiunge Alfredo Finanze: «Io e gli
altri ragazzi abbiamo sottoposto al
rettore il problema delle fasce dalla
decima e la diciottesima, che subiranno
incrementi. L’Ateneo avrà un aumenti
delle entrate non indifferenti, basti
pensare che la task force, l’anno scorso,
esaminando 3000 campioni, recuperò
un gettito pari a 250 mila euro». Sia
Sidoti che il collega, però, sottolineano
come tutto dovrà corrispondere a reali
servizi, a loro giudizio carenti (anche
quelli essenziali). Come finirà? I
rappresentanti attendono i primi
conguagli, a fine maggio, che
toccheranno agli immatricolati dei corsi
a numero chiuso, per verificare se sugli
aumenti avevano o meno ragione. Poi,
decideranno il da farsi.
SERVIZI CERCASI. «Ogni studente
deve poter accedere a servizi all'altezza
delle proprie aspettative, che allo stato
attuale sono carenti o addirittura
assenti mortificando la figura dello
studente e le sue necessità», tuona
Sidoti. Che aggiunge: «Per risolvere il
nodo spinoso del calo di iscritti
dell'Unime, dobbiamo aspirare a
trasformare Messina ed il nostro
ateneo in un polo competitivo e
appetibile a 360°, riscoprendo una
vocazione universitaria oggi poco
assecondata sul tema dei servizi, degli
spazi che siano aggregativi o legati alla
didattica, dei trasporti e delle
residenze universitarie. Se lavoreremo
su questo le tasse saranno giustificate e
assisteremo ad un crescita dell'ateneo,
altrimenti le speranze nei confronti di
questa amministrazione saranno vane
e i proclami degli ultimi mesi le
ennesime parole gettate al vento». Tra i
grandi paradossi dell’Ateneo, poi, ce
n’è uno segnalato in Senato proprio da
Alfredo Finanze, che ha sottoposto la
questione dell'ufficio disabili al terzo
piano del Palazzo delle ex Poste, non
fosse che l'ascensore che si ferma solo
al secondo. Un paradosso che,
nonostante sia stato segnalato più
volte, fino ad ora non è stato risolto.
CROCIATE
Come ti stano l’Ersu
LE STRATEGIE DEL MAGNIFICO CHE METTERE
SULL’ATTENTI L’ENTE PER IL DIRITTO ALLO STUDIO
Una grana sul tavolo del rettore è quella relativa
all’Ersu, per il quale l’Ateneo riscuote 140 euro
destinati ai servizi erogati dall’Ente regionale per il
Diritto allo Studio, ovvero alloggi, trasporti e borse
di studio. E invece? Invece, complice l’assenza della
nomina di un commissario da parte del presidente
della Regione, Rosario Crocetta, tutto è fermo, e
l’Università si ritrova a erogare servizi che non
toccano, ma seguendo parametri che non condivide
(ad esempio, per avere la borsa di studio basta la
media del 21 con l’acquisizione di venti crediti). Per
“smuovere le acque”, Pietro Navarra sta agendo su
due fronti: il primo riguarda una forte presa di
posizione da parte degli studenti, che potrebbe
verificarsi con l’intenzione di indire le elezioni
universitarie nel prossimo mese di luglio; il secondo,
invece, segue le vie ufficiali. Proprio di recente, si
sono riuniti Senato Accademico e Consiglio di
Amministrazione, durante i quali Navarra e il
Prorettore con Delega alla Gestione delle Risorse
umane, Carlo Mazzù, hanno relazionato sulla
situazione relativa al rimborso tasse per gli studenti.
I due, innanzi tutto, hanno chiarito che la normativa
vigente prevede un nuovo sistema di contribuzioni.
Sono infatti tre i canali indipendenti attraverso cui
gli studenti possono ricevere risorse a sostegno del
diritto allo studio: il Ministero, l’Ersu e l’Università
centonove pagina 7
che, con risorse proprie, compatibilmente alle
disponibilità di bilancio, premierà i capaci e
meritevoli. Quindi, l’affondo: in base al quadro
legislativo, per Navarra e Mazzù il bando pubblicato
il 20 giugno 2013 dall’Ersu, nel quale si fa
riferimento a una normativa non più in vigore,
appare privo di effetti, in particolare per ciò che
concerne l’utilizzo dei fondi dell’Ateneo. In ogni
caso, anche per il passato, la prassi utilizzata per i
rimborsi non si presentava in linea con l’articolo 33
della Costituzione che sancisce l’autonomia
didattica, scientifica, organizzativa, finanziaria e
contabile delle università. Tale principio, infatti,
impedisce che un altro Ente possa incidere sugli
assetti finanziari delle università, al contrario di
quanto avveniva negli anni scorsi con evidenti
conseguenze sulla gestione economica dell’Ateneo.
9 Maggio 2014
primopiano
TERREMOTI. Il docente di Letteratura contemporanea al centro dell’esposto di un collega: «Ha plagiato»
Tomasello, Fontanelli accusa
In un dossier inviato al rettore e al Senato Accademico, tutti i passaggi dei volumi che sarebbero stati copiati
dalla produzione di Giuseppe Amoroso. Bloccato il concorso per il figlio dell’ex Magnifico. Carte in Procura e al Miur
MESSINA. «Non è una produzione
scientifica, ma una bolla di sapone: è
bastato uno spillo per farla esplodere».
Giuseppe Fontanelli, storico allievo
di Giuseppe Amoroso, associato di
Letteratura Contemporanea presso
l’Ateneo di Messina dai primi del 2000,
uno studioso di quelli che per ogni
volume (come quelli dedicati a
Federigo Tozzi e Corrado Alvaro,
ad esempio) ha «impiegato non meno di
cinque anni», è un fiume in piena che a
stento resta dentro gli argini: «Qui, il
problema non è chi ha vinto o meno un
concorso, chi diventerà ordinario e chi
no, ma la credibilità della comunità
scientifica messinese agli occhi degli
studenti. Altro non voglio dire, tutto è
scritto nell’esposto e nella
documentazione inviata al rettore e al
Senato accademico che, evidentemente,
si sono accorti delle tesi sostenute,
inoltrando tutto al Ministero e alla
Procura di Milano. Perché, per quel che
mi riguarda, non ho presentato alcun
ricorso contro l’esito del concorso che ha
visto prevalere Dario Tomasello».
LA VICENDA. Tutto inizia nel 2013,
con l’Abilitazione scientifica nazionale
nel Macrosettore concorsuale 10F/2
Letteratura italiana contemporanea,
svoltosi a Milano, che ha visto idoneo
nell’Università di Messina Tomasello
(anche lui associato di Letteratura
italiana contemporanea) e sconfitti tutti
gli altri contendenti. Fontanelli, tra i non
abilitati, prende atto dell’esito, ma poi,
come racconta, «il 5 novembre» viene
«colto da una folgorazione, una
chiaroveggenza del caso, uno strappo
nel cielo di carta: leggendo da studioso i
Dario Tomasello
Giuseppe Amoroso
volumi di Tomasello ho intravisto i toni
di Giuseppe Amoroso, mio maestro, la
cui prosa e la cui analisi conosco bene».
«Da quel momento - continua - mi sono
messo a verificare se la mia fosse solo
una impressione». A febbraio del 2014,
Fontanelli tira le somme, e invia una
corposa documentazione al rettore
Pietro Navarra, per poi tornare alla
carica con una lettera inviata al
Magnifico e a tutti i componenti del
Senato Accademico che «purtroppo non
posso fornirle». Nonostante il “niet” del
protagonista, si è riusciti comunque a
recuperare il testo: “Essendo venuto a
sapere del possibile bando di concorso
per la copertura di un posto di prima
fascia nel SSD L-Fil-Let/11, su cui il
Senato è chiamato a esprimersi nella
riunione del 27 marzo... sento il dovere
di portare direttamente alla vostra
conoscenza quanto già ho avuto modo
di evidenziare al Magnifico Rettore. La
produzione scientifica del professor
Tomasello - sostiene - è caratterizzata da
una tecnica centonaria che assembla
sistematicamente prelievi letterali da
libri di altro autore. Il fenomeno è
pervasivo: un’ampia documentazione,
con materiali in fotocopia e testi
originali integrali, suscettibile di
ulteriore incremento, è stata da me
consegnata al Magnifico Rettore, il quale
con sensibilità istituzionale ha assunto le
iniziative da lui reputate giuste. Qui mi
limito a richiamare poche
esemplificazioni relative ad alcuni lavori
del professor Tomasello” (vedi box).
Analizzato tutto, e non senza qualche
posizione contraria in Senato, viene
presa la decisione di inviare tutto al
Miur e alla Procura di Milano,
sospendendo la cattedra da assegnare.
AMOROSO DIXIT. «Ho una
produzione sterminata e, confesso, non
mi ero proprio accorto del presunto
“saccheggio”. Ad aprirmi gli occhi è
stato Fontanelli che, un giorno, è venuto
a casa mia, mi ha fatto prendere una
mia pubblicazione degli anni Settanta,
aprire una data pagina, e poi ha iniziato
a leggere da un altro libro: il testo letto,
che coincideva perfettamente, era una
pubblicazione di Tomasello». Amoroso,
che non intende presentare denuncia
per plagio, vuole però smuovere le
acque contro la commissione di
concorso: «La procedura va invalidata e
rifatta: non è accettabile che le cose
vadano in questo modo, che non ci si
accorga di nulla!».
E TOMASELLO? Dal canto suo,
l’accusato dichiara: “Apprendo della
esistenza di un esposto che sarebbe stato
presentato, sia a diverse Autorità
Accademiche che in sede penale, con il
quale mi si contesta di aver violato la
normativa in materia di diritto d’autore.
Nel respingere con fermezza tale
infamante addebito, con la
consapevolezza di aver sempre agito con
correttezza e professionalità, ho già
conferito al mio legale di fiducia (Nino
Favazzo, ndr) ampio mandato, perché
assuma, nei confronti dell'autore dello
scritto offensivo e della condotta
calunniosa, ogni più utile iniziativa a
tutela della mia dignità e del mio
decoro, personale e accademico”.
(D.D.J.)
SOTTO LA LENTE
I “passi” incriminati
LIBRO PER LIBRO, LE PAGINE CHE SAREBBERO
STATE PRESE DI PESO E ADATTATE AD ALTRI AUTORI
Ma quali sarebbero i presunti plagi individuati da
Giuseppe Fontanelli. Ecco, pubblicazione per
pubblicazione di Dario Tomasello, cosa è stato
rilevato dallo studioso.
G L’isola o-scena. Un’idea di Sicilia nella poesia
contemporanea, Firenze, Olschki, 2012. Per
Fontanelli, Tomasello preleva dai seguenti volumi di
Giuseppe Amoroso, Lucio Piccolo. Figura d’enigma,
1988; Raccontare l’assenza. Annotazioni sulla narrativa
italiana del 2005, 2007; Retroparole. Poesia italiana
1982-2009, 2010; Le sviste dell’ombra. Narrativa
italiana 1999-2000, 2002. Per rendere meglio il
concetto, a parziale esemplificazione, Fontanelli
annota: “pp. 18-33=Amoroso, Introduzione, in
Raccontare l’assenza, pp. 1-9; pp. 34-35=Amoroso,
Introduzione, in Raccontare l’assenza, pp. 9-10; p.
62=Amoroso, Lucio Piccolo, pp. 45, 46; pp. 6465=Amoroso, Lucio Piccolo, pp. 17-18; p. 66=Amoroso,
Lucio Piccolo, pp. 18-19; p. 67=Amoroso, Lucio Piccolo,
pp. 46-47; pp. 67-68=Amoroso, Lucio Piccolo, p. 47-48;
p. 69=Amoroso, Lucio Piccolo, p. 67; p. 70=Amoroso,
Lucio Piccolo, pp. 67-69 e 109 p. 71=Amoroso, Antonio
Porta in Retroparole, p. 84; pp. 96-100=Amoroso, Le
sviste dell’ombra, pp. 5-14.
G Gli altri libri. Nel mirino, anche in altri volumi di
Tomasello: Antonio Delfini. Tra seduzione e
sberleffo, Firenze, Le Lettere, 2012 (presunti prelievi
da G. Amoroso, Brancati, 1978; Tecchi, 1976; Prisco,
1980; Nelle storie degli altri. Narrativa italiana 20032004, 2006; Lucio Piccolo. Figura d’enigma, 1988);
Un’invenzione fatale (in D. Tomasello ‘ F. Polacci,
centonove pagina 8
Bisogno furioso di liberare le parole, Firenze, Le
Lettere, 2010) con presunti prelievi da altri lavori di
Amoroso (Narrativa italiana 1975-1983 con vecchie e
nuove varianti, Il notaio della Via Lattea, Forse un
assedio. Narrativa italiana 2002, Nelle storie degli
altri. Narrativa italiana 2003-2004, Raccontare
l’assenza. Annotazioni sulla narrativa italiana del
2005, I canti di Pan (in Giovanni Alfredo Cesareo. La
figura e l’opera: dalla Scuola poetica siciliana al
Novecento); Oltre il Futurismo. Percorsi delle
avanguardie in Sicilia, Roma, Bulzoni, 2000 (presunti
prelievi da Giovanni Prati. Voci borghesi e tensione
romantica, 1973; Brancati, 1978); “Quasi una forma
della vita”. L’ombra di Petrarca nell’antipetrarchismo
di Giovanni Giudici, in AA.VV, Sentimento del tempo.
Petrarchismo e antipetrarchismo nella lirica del
Novecento italiano, Firenze, Olschki, 2005 (presunti
prelievi da Le sviste dell’ombra. Narrativa italiana
1999-2000, 2002). (D.D.J.)
9 Maggio 2014
politica
A TU PER TU. Michela Stancheris spiega perché ha detto “sì” a Rosario Crocetta, candidandosi con il Pd
«La mia Sicilia in Unione Europea»
Per l’assessore, l’esperienza al Turismo «non potrà che essere un valore aggiunto in un parlamento che poco
conosce la nostra Isola». Tra i primi obiettivi in agenda, entrare nelle commissioni Cultura e Trasporti dell’Ue
DI
DANIELE DE JOANNON
PALERMO. Quando si parla di corsi e
ricorsi, in Sicilia, non si può che
pensare a lei, Michela Stancheris.
Già, perché la candidatura alle europee
nella lista del Pd le è giunta come un
fulmine a ciel sereno, al pari della
nomina ad assessore regionale al
Turismo, nell’aprile del 2013.
All’epoca, raccontò: «Rosario
Crocetta mi ha colto di sorpresa, mi
ha proposto di fare entrare in giunta
un quarto d'ora prima di annunciarlo
in conferenza stampa. Ho accettato con
entusiasmo...». E oggi, nel nome dei
corsi e ricorsi, dice: «No, non mi
aspettavo questa candidatura. Ero in
aereo e, una volta atterrata e riacceso
il cellulare, ho trovato una serie di
chiamate del presidente. Appena l’ho
sentito, col suo tono inconfondibile mi
ha detto: “Vuoi candidarti alle
Europee?».
Assessore, come mai ha detto sì?
«Sia per rispetto a Crocetta che perché
ravvisavo la necessità di far ripartire
occasioni e meccanismi utili alla
Sicilia, cambiando ruolo».
Come ci si trova, da esponente
del Megafono, non isolana di
nascita, ad essere coinvolta
nelle beghe del Pd siciliano?
«Premesso che mi sento della Trinacria,
ormai, visto che da tempi non sospetti
sono residente a Palermo, che mi ha
adottato, penso che si debba andare
oltre le polemiche. Mi candido anche
per dimostrare che esiste un modo di
essere di centrosinistra senza
appartenere a una famiglia “speciale” o
aver fatto un particolare vaccino. E se
poi la mia presenza in lista è stata
Michela Stancheris
determinata da una bega, beh, che
dire, sarà un’occasione che farò
fruttare...».
Se fosse stata al posto di Matteo
Renzi, avrebbe candidato tutti
gli esclusi, ovvero Lumia,
Cracolici e Sonia Alfano?
«Il segretario avrebbe dovuto puntare su
persone di qualità, valutando le
competenze. Invece ci si è messi in una
condizione di emergenza. Io, ad
esempio, ho esperienze europee e
andavo valorizzata subito, come altri».
Lei ha detto che sarà il
tredicesimo assessore siciliano
in Europa: non le mancherà il
Turismo?
«Sicuramente sì, ma ciò che ho fatto e
faccio lo porterò in parlamento
europeo. Porterò la Sicilia che conosco
io, lì totalmente ignorata. L’attività
svolta sino ad ora sarà un patrimonio
da spendere. Aggiungo che far capire
quest’isola ai deputati è assolutamente
difficile».
Ma, a rappresentare la Sicilia,
non c’è già l’Ufficio di Bruxelles?
«Certo, ma, oltre alla produzione di
newsletter, non hanno proprio rapporti
con gli enti locali».
Quali saranno i suoi primi passi?
«Punterò ad avere un ruolo
fondamentale nelle commissioni di
interesse maggiore per la Sicilia. Tenuto
CHI È
Bergamasca di Trinacria
Bergamasca di nascita, maturità classica
al Liceo Sarpi di Bergamo e laurea in
Relazioni Pubbliche allo Iulm di Milano
(con in mezzo un Erasmus in
Danimarca), Michela Stancheris,
appassionata di snowboard, è stata
anche candidata al consiglio comunale
della sua città a sostegno del non
rieletto Roberto Bruni. L’incontro con
Rosario Crocetta avviene subito dopo
la prima esperienza a Bruxelles, quando
era assistente di Pia Locatelli. Fu proprio
l’attuale presidente della Regione,
allʼepoca europarlamentare, chiederle
una mano come assistente. Da allora, i
due non si sono mai più separati, anzi il
rapporto si è saldato con le ultime
regionali.
conto che non esiste quella dedicata al
Turismo, proverò a pesare in
commissione Cultura e nel settore
trasporti, questi ultimi un vero e proprio
problema che colpisce il settore turistico.
Sono contenta, comunque, perché
questa candidatura cade nel momento
in cui ci sono i nuovi fondi, e io sono
una convinta federalista. Per questo
motivo penso ci sia molto da fare,
lavorando su linee di intervento che
interessano gli enti locali a prescindere
dal governo regionale».
In lista siete due ex assessori
regionali di due governi
differenti e contrapposti, il
Lombardo e il vostro: che ne
pensa?
«Non sto facendo campagna contro o
per qualcuno. Faccio campagna per
portare un modello nuovo, il mio».
Le mancava il parlamento Ue?
«Ecco, considerato quanto dovrò stare
in ufficio, proprio no. Sono convinta,
però, che porterò più Europa in Sicilia,
e questo mi conforta».
E le telefonate di Crocetta, le
mancheranno?
«Non penso che smetterà di chiamarmi
molte volte al giorno».
ENTI LOCALI
Valenti spiega il Fondo
L’ASSESSORE ALLE AUTONOMIE SPIEGA I MECCANISMI
DEL NUOVO “PEREQUATIVO” DESTINATO AI COMUNI
PALERMO. Con le nuove regole di ripartizione delle
somme del Fondo delle Autonomie locali, introdotte
dalla Legge di stabilità regionale, la Sicilia dimezza i
tempi e snellisce l'iter per trasferire le risorse ai 390
comuni dell'isola. Da quest'anno le somme destinate
agli enti locali sono calcolate applicando un'aliquota
di compartecipazione al gettito dell'Irpef, riscossa in
Sicilia nell'anno d'imposta precedente. La
finanziaria 2014, poi, istituisce il Fondo perequativo
comunale, che prende il posto del Fondo di parte
corrente delle Autonomie locali, che consente di
destinare una quota aggiuntiva ai comuni per
compensare eventuali squilibri che sarebbero potuti
derivare dalla destinazione delle somme ancorate
solo al gettito delle imposte sui redditi delle
persone fisiche. «I sindaci lamentano la mancanza di
risorse adeguate da parte della Regione ai comuni dice l'assessore regionale alla Funzione pubblica e
autonomie locali, Patrizia Valenti - In risposta a
queste esigenze il governo regionale ha già attivato
le procedure per coprire 100 milioni di investimenti
con un mutuo da attivare presso la Cassa depositi e
prestiti; le procedure sono in corso». «Il nuovo
meccanismo - aggiunge - previsto nella finanziaria
2014 si basa su alcuni principi più favorevoli sul
piano della semplificazione amministrativa perché
con questo sistema per ogni trimestre le somme
centonove pagina 9
destinate a ciascun comune saranno devolute
automaticamente; il procedimento utilizzato finora
prevedeva una serie di step: la pubblicazione di
avvisi pubblici, di un'istruttoria che spesso
sfociavano in contenziosi. Adesso ciascuna
amministrazione saprà con chiarezza quante somme
saranno destinate al comune». «Aver ancorato la
ripartizione delle risorse al gettito Irpef riscossa
nell'anno precedente - prosegue Valenti contribuisce a responsabilizzare i sindaci nella lotta
all'evasione fiscale e può incidere sullo sviluppo
delle attività produttive nei territori». Il fondo di
perequazione consente ai sindaci di utilizzare parte
del gettito Irpef destinato ai comuni per specifici
obiettivi e scopi di solidarietà intercomunale. «Con
l'istituzione del fondo di perequazione - conclude la Regione non lascia soli i piccoli comuni».
9 Maggio 2014
politica
Una immagine in campagna elettorale di Francantonio Genovese
PRIMO ROUND. La Giunta per le autorizzazioni a procedere dice sì all’arresto del deputato
Genovese, parola alla Camera
Contrariamente alla relazione di Antonio Leone (Ncd), i componenti non hanno visto il fumus
persecutionis. Montecitorio si riunirà per la decisione definitiva prima delle europee. Il clima nel Pd
Dopo il “sì” all’arresto da parte
della Giunta per le autorizzazioni a
procedere, si rivela determinante per
Francantonio Genovese la data in
cui si dovrà pronunciare la Camera
dei deputati. A riprova della tensione
che si respira, soprattutto all’interno
del Pd, che in Giunta ha votato
compatto per l’arresto, c’è stata, in
principio, la mancata fissazione del
giorno in Conferenza dei Capigruppo,
dove si è sfiorata la rissa con i grillini,
che premevano per stabilirla
immediatamente. Alla fine, il dado è
stato tratto: si voterà o mercoledì 14
o giovedì 15.
LA GIORNATA. È mercoledì 7,
quando la giunta dice si alla richiesta
di autorizzazione di arresto per il
leader messinese del Partito
democratico con una maggioranza
formata da Pd, M5S e Sel che, con 12
voti, ha bocciato la relazione di
Antonio Leone (Ncd), sostenitore
del no alla misura cautelare in quanto
in presenza di fumus persecutionis, cui
lo stesso Genovese si era appellato
nelle memorie difensive. A votare
contro, sono stati in cinque, esponenti
di Fi, Ncd, Lega, Per l'Italia e Sc.
Dopo la bocciatura di Leone è stato
nominato un nuovo relatore per
sostenere in Aula la posizione della
giunta a favore dell'autorizzazione
all'arresto: è il deputato del Pd
Franco Vazio. «Il nuovo relatore spiega il presidente della Giunta,
Ignazio La Russa - ha chiesto
qualche giorno di tempo per studiare
il caso. Ma dalla prossima settimana
penso che la relazione potrà arrivare
in Aula. Qualche deputato - aggiunge
- in commissione ha espresso
l'opinione che sia meglio sottoporre la
questione al giudizio dell'Aula dopo
le elezioni ma altri hanno manifestato
l'esigenza di una decisione al più
presto. La scelta attiene alla
presidenza della Camera».
FUMUS SI’, FUMUS NO. «Dopo
un’attenta e scrupolosa disamina
delle carte abbiamo ravvisato che in
questo caso non ci fosse il fumus
persecutionis, che è l'unico aspetto su
cui la giunta doveva decidere», spiega
la deputata del Pd Anna
Rossomando, capogruppo nella
giunta per le immunità della Camera,
in relazione al voto. «L’abbiamo fatto aggiunge - senza alcun pregiudizio,
maturando tutti insieme un
orientamento certamente non facile,
ma basato esclusivamente sull'esame
degli atti. Altri, invece - conclude
Rossomando - hanno dato e danno
l'impressione di voler utilizzare una
vicenda come questa per la campagna
elettorale in corso, e questo non può
Antonio Leone
centonove pagina 10
essere consentito».
IL NUOVO VOTO. Fissare la
votazione in aula prima delle
europee, come chiesto dai grillini,
mette il Partito democratico con le
spalle al muro. La scelta è stata
preceduta da un duro scontro in
Capigruppo. M5S con Riccardo
Nuti ha accusato il Pd di “voler fare
melina sulla vicenda”, ma Ettore
Rosato (Pd) ha replicato: «La
decisione in Giunta c'è già stata. M5S
fa di tutto per occuparsi della vicenda
in chiave elettorale». Il passagio in
aula prima delle consultazioni
potrebbe frenare un voto
probabilmente non compatto,
all’interno del Pd, complice lo
scrutinio segreto. Se infatti, a torto o
a ragione, l’aula dovesse respingere la
richiesta d’arresto, la colpa cadrebbe
inevitabilmente sul Partito
Democratico, che ha comunque la
maggioranza in aula, determinando
un boomerang di immagine che si
rifletterebbe negativamente sulle
ambizioni del premier Matteo
Renzi di “scippare” quanti più voti
possibili agli avversari, Cinque Stelle
in primis. Ad ogni modo, anche in
caso di “fughe interne”, a votare per
l’arresto potrebbero essere la Lega e
Fratelli d’Italia, le cui preferenze,
insieme a quelle dei grillini,
potrebbero riequilibrare la situazione.
LE REAZIONI. In Sicilia, e a
Messina, è come se nulla fosse
accaduto. Nessun esponente di vertice
siciliano del partito, dal segretario
Fausto Raciti al plenipotenziario
renziano, Davide Faraone, hanno
commentato la decisione della giunta.
Il perchè? Con le elezioni alle porte, il
bacino elettorale di Genovese e della
sua area fanno comodio, soprattutto
in presenza di una lista non
particolarmente competitiva. A
Messina, nella città del leader a
rischio di arresto, a parlare è stato il
capogruppo al Comune, Paolo
9 Maggio 2014
politica
David, che ha dichiarato a
Normanno: «Ritengo senza senso la
scelta della giunta, una decisione che
adesso passerà alla Camera e mi
auguro che tutti i parlamentari
capiscano che non ci sono i motivi per
l'arresto di Genovese, secondo me
non ci sono i requisiti per la custodia
cautelare, non ritengo giusto un
comportamento del genere nei
confronti di Genovese». Per il
renziano Alessandro Russo,
invece, l’esito deve essere quello di
confermare la decisione della Giunta:
«Se parte del Pd farà mancare i voti,
avrò seri dubbi sul “nuovo corso” di
cui si parla».
LA VICENDA. È il giugno 2013,
quando viene resa nota la notizia che
il deputato Francantonio Genovese,
ex sindaco di Messina e uomo forte
del Pd siciliano, risulta indagato dalla
procura messinese nell'ambito
dell'inchiesta sui finanziamenti alla
formazione professionale. E il 19
marzo scorso il Gip di Messina
dispone l'arresto dell'ex segretario
regionale dem: l'accusa è associazione
a delinquere finalizzata al riciclaggio,
peculato e truffa per il conseguimento
FRanco Vazio
di erogazioni pubbliche. Quasi un
anno dopo, la Giunta per le
autorizzazioni della Camera dice sì
all'arresto del deputato, con i voti
favorevoli di Pd, M5S e Sel. Le
indagini su quello che viene definito
'sistema Genovese', sempre nel marzo
scorso portano alla richiesta di
ordinanza di custodia cautelare, oltre
che l'ex sindaco, per tre collaboratori
della sua segreteria politica: Salvatore
La Macchia, Roberto
Giunta, Domenico Fazio.
Mentre nella stessa
inchiesta, nell'estate del
2013, risulta coinvolta
anche la moglie di
Genovese, Chiara Schirò,
finita ai domiciliari e poi
scarcerata. Il “sistema
Genovese”, secondo gli
inquirenti, ruotava attorno
a tre centri di formazione
professionale del messinese
e prevedeva che i prezzi
delle prestazioni di servizio
o degli acquisti di beni
necessari per l'attività degli
enti venissero gonfiati. Lo
scopo era ottenere
finanziamenti per importi
di gran lunga (migliaia e migliaia di
euro) superiori ai costi effettivamente
sostenuti. Lo stesso giorno in cui il
Gip De Marco dispone il suo arresto,
Genovese annuncia l'autosospensione
dal Pd e assicura: «Sono certo di
poter fornire ogni chiarimento utile
ad escludere la sussistenza degli
addebiti che mi vengono contestati».
D.D.J
PALAZZO DEI NORMANNI. Passa la proposta di Falcone per una nuova commissione di indagine
Formazione sotto la lente
È LA SECONDA DOPO QUELLA GUIDATA DA PANARELLO.
INTANTO, L’ASSESSORE SCILABRA PREPARA LA RIFORMA
MESSINA. Dopo il lungo studio della commissione
presieduta dal deputato del Pd Filippo Panarello, che ha
fatto luce sui guasti del settore, la Regione vota
l’istituzione di una nuova indagine sui guasti della
Formazione professionale.
E’ infatti passata la proposta del capogruppo di Forza
Italia Marco Falcone di indagare tutte le storture di un
settore che impegna più di diecimila addetti, ha bruciato
negli anni passati più di 400milioni di euro l’anno ed
oggi è sull’orlo del fallimento.
Il 9 maggio, intanto,
l’assessore Nelly Scilabra
dovrebbe presentare anche ai
sindacati la riforma del
settore, che passa da una serie
di innovazioni, compresa
l’istituzione del vaucher, il
buono retributivo,
comprensivo di contributi, per
gli allievi-assegnisti.
Anna Rosa Corsellio
Dai primi conteggi, svolti dal
dirigente del settore Anna
Rosa Corsello, sono impegnati negli sportelli
multifunzionali quasi 1700 addetti, un migliaio di
formatori sarebbero già stati esclusi dalle liste, per
mancanza di requisiti oggettivi e per altri, come i 1700
già parcheggiati al Ciapi di Priolo, l’ente che la Regione
ha prescelto per gli affidamenti in house, si stanno
studiando forme di uscita morbida dal mercato,
attraverso incentivi all’esodo.
Protesta a Palermo
Una rivoluzione a partire dal 1976, anno nel quale la
Regione legiferò, per strutturare il ciclo formativo,
divenuto poi un pachiderma gestionale. Non si spengono
intanto le polemiche a proposito del Piano Giovani, una
dotazione finanziaria di cento milioni di euro, per la
quale è stata cerata una “short- list”, cui hanno
partecipato più di un migliaio di giovani, per sopperire
alle politiche di comunicazione, cui i ventimila
dipendenti diretti della Regione, già i interpellati, non
hanno risposto: nessuno di loro mostra infatti interesse
per internet, la crazione di nuovi siti e forme di
comunicazione “virali”.
centonove pagina 11
IL CORSIVO
Il fumus della
prescrizione
A VOTARE CONTRO IL DEPUTATO
MESSINESE I COMPAGNI DEL PD.
ONDIVAGHI. E FORSE TROPPO DURI
DI
ENZO BASSO
MESSINA. Il mondo della politica
gira al contrario: a chiedere
l’arresto per Francantonio
Genovese, oltre che il Movimento
5Stelle, è il Pd, con il nuovo
relatore Franco Vazio, che non
ravvisa in sedici faldoni “nessuna
ombra di fumus persecutionis”. Al
contrario degli altri partiti, come
Nuovo Centrodestra di Alfano,
Forza Italia di Berlusconi, Scelta
Civica di Mario Monti o dei
Popolari per l’Italia, gli orfani del
partito di Casini e D’Alia.
Solo in altri cinque casi, negli ultimi
50 anni, la Camera ha dato
l’autorizzazione a procedere. Ma
qui occorre fare un distinguo, da
cittadini, attenti alla bilancia della
giustizia, sia politica che
giudiziaria. Genovese, con il suo
codazzo di accoliti, è giusto che
vada a processo. E’ giusto che
abbia tutte le garanzie di un
processo pubblico. E poi, se è il
caso, venga serenamente giudicato
come tutti i cittadini.
Sul carcere, invece, c’è qualche
dubbio. In primis, perché Genovese
non è Cosentino: sarà anche
pervasivo con tutte le sue società, i
suoi affitti, ma nel caso specifico
non si riscontrano né il pericolo di
fuga alla Dell’Utri, n’è
l’inquinamento delle prove, visto
che i magistrati studiano già da tre
anni, né la reiterazione del reato: le
carte sono lì, sequestrate come
decine di conti correnti sono lì, a
disposizione dei giudici. C’è però
un problema che sconcerta
l’opinione pubblica: il meccanismo
Genovese è lo stesso utilizzato da
dieci anni a questa parte da tanti
altri per saccheggiare le risorse
della Forrmazione. Genovese è
l’ultimo arrivato, senza neanche
tanta fantasia, di una rapina lunga
un paio di decenni. Se i giudici
hanno avuto bisogno di alcuni
articoli di giornale per scoprire
questo mercimonio, c’è qualcosa
che non va. Ma in fatto di “fumus
persecutionis” i giudici per tutti gli
altri onorevoli angioletti del
settore hanno forse deciso d’ufficio
il fumus della prescrizione?
9 Maggio 2004
politica
MEGAFONO
Questa sì che è Lo Bello
L’EX ASSESSORE AL TERRITORIO PRONTA
AL RUOLO DI COORDINATRICE
Leoluca Orlando
ADESIONI. Il sindaco di Palermo pronto al grande passo. Con una ventina di fedelissimi
Orlando, strategia Pd
Dietro le quinte le mire su Palazzo d’Orleans. Ma il partito si divide. L’aut aut
di Ferrandelli affidato a twitter: «Se entra lui straccio la tessera del partito»
PALERMO. Orlando a Palazzo
d’Orleans. E’ l’obiettivo è di
lungo corso che si nasconde
dietro l’ingresso del sindaco di
Palermo, che è anche presidente
regionale di Anci Sicilia, nel Pd
regionale, al momento senza
nessuna etichetta di corrente.
Uno scossone nella politica
regionale, benedetto oltre che
dall’ex segretario Beppe Lupo,
per il quale Orlando si è
schierato, in toni anche più
morbidi dall’attuale segretario
fausto Raciti. Uno scossone, che
ha però fatto andare su tutte le
furie, Fabrizio Ferrandelli,
antagonista di Orlando nella
corsa alla sindacatura, che in un
twitter ha annunciato: “Se entra
lui, io straccio la tessera del
partito”.
Sarà anche per sfumare i
contrasti, che l’incontro a Roma
con il ministro della Cultura
Franceschini, che dovrebbe sancire
l’ingresso ufficiale, è stato rinviato
di qualche giorno. La segretaria
regionale del Pd affronterà
l’argomento lunedì prossimo.
Orlando, intervistato sul tema, ha
utilizzato l’analisi politica: non
esistono più i piccoli partiti.
Bisogna fare le riforme strutturali,
lì dove c’è partecipazione e ci sono
anche i numeri”.
Già portavoce del partito di Di
Pietro, il sindaco della Primavera
di Palermo aveva regalato all’ex
Pm di Mani Pulite 30 consiglieri a
Palazzo delle Aquile, oggi
ridottisi a 22 e tutti pronti ad
entrare armi e bagagli dentro il
Pd.
Non è un caso, che l’altro
animale politico, il governatore
Crocetta, ha capito l’antifona
sulla scelta del suo partito. Così
mentre Orlando continua dire che
“la Regione va commissariata”, il
presidente della Regione per
tutta risposta ha preso carta e
penna e ha scritto a tutti i sindaci
chiamandoli colleghi, “Io mi
sento ancora il sindaco di Gela”,
“quello che non trovava udienza
alla Regione”.
MESSINA. Sarà quasi certamente l’ex assessore
regionale al territorio, l’agrigentina Mariella Lo
Bello, la nuova coordinatrice del Megafono in
Sicilia. La decisione dovrebbe essere ratificata
in una riunione operativa prevista alla
Presidenza della Regione lunedì prossimo.
Un primo incontro sul tema, si è svolto a
Palermo, presenti tre deputati deputati del
Megafono, Malafarina, Di Pasquale e Di
Giacinto, il presidente della Regione, Rosario
Crocetta, e il senatore Giuseppe Lumia.
Nell’incontro è stato deciso un nuovo modus
operandi: Crocetta, fondatore del Megafono, si
dedicherà a tempo pieno alla sua attività
amministrativa e lascerà mano libera al
movimento di strutturarsi in maniera più
radicata sul territorio. Un punto questo sul
quale manifestano perplessità altri deputati
regionali come Oddo o il notaio di origine
messinese Giavanbattista Coltraro, che a
Siracusa ha fondato un suo movimento:
sviluppo, autonomia e lavoro. “In un anno e
mezzo il Megafono non è riuscito a strutturarsi
sul territorio-dice Coltraro, che a Pachino per la
corsa alla carica di sindaco candida un suo
uomo, Emanuele Rotta-Crocetta dopo la fase
delle denunce dovrebbe capire che la prima
emergenza della Sicilia è lo sviluppo e quindi il
lavoro. In questa direzione finora si è visto ben
poco. Il dibattito sulla struttura interna al
Megafono lo rinvierei a dopo le Europee…”.
Un segno della frattura in corso, il fatto che
Coltraro, tra due Michela, la Giuffrida,
espressione di Articolo 4, e la Stancheris
espressione di Crocetta, invita i suoi a votare
per la candidata etnea.
Mariella Lo Bello
MOROSI
Se il Pd manda in cassa integrazione
CRISI DI LIQUIDITÀ PER I MANCATI VERSAMENTI
DELLE QUOTE DEI PARLAMENTARI
Giovanni Bruno
PALERMO. Il Pd manda in cassa integrazione tredici
dipendenti. Lo ha comunicato alcuni giorni fa il tesoriere
Salvatore Alessandro, che ha preannunciato il
provvedimento ai dipendenti di via Bentivegna: otto
amministrativi, due giornalisti, un autista.
All’origine della crisi di liquidità, i mancati
versamenti delle quote dei Parlamentari, come è stata
sempre prassi del partito. Sulla graticola della
commissione di garanzia, che è presieduta da
centonove pagina 12
Giovanni Bruno-sono finiti alcuni parlamentari
nazionali, come Corradino Mineo, eletto in Sicilia, l’ex
assessore Lucia Bianchi, rientrato allo Svimez a Roma
dopo avere svolto il ruolo di assessore al Bilancio; l’ex
assessore Nino Bartolotta e l’attuale assessore alla
Formazione professionale, Nelly Scilabra. Proprio la
Scilabra, nel corso di una violenta polemica scoppiata
quando, tesoriera Teresa Piccione, ancora non aveva
versato i fondi il presidente della Regione Rosario
Crocetta, si era detta disponibile a versare l’obolo al
partito, ma solo a condizione che “i fondi fossero
destinati a politiche giovanili”. Ora scatta la cassa
integrazione: in cassa non c’è più un euro. Tra i
licenziati, anche Maria Fasolo, moglie del deputato
Antonello Cracolici.
9 Maggio 2014
politica
Pietro e Vincenzo Franza
PALAZZO ZANCA. Oltre 350 milioni di euro di giudizi passivi pendenti dentro il piano di riequilibrio
Cause pericolose
Gestione di Celeste e San Filippo, centro commerciale alla cave di sabbia, finanza derivata:
ecco le “bombe innescate” in sede giudiziaria. Che, se perse, potrebbero far saltare il Comune
DI
TIZIANA CARUSO
MESSINA. La “bilancia dei pagamenti”,
il direttore generale Antonio Le
Donne e l’assessore al Bilancio Guido
Signorino l’hanno inserita nel piano di
riequilibrio, e se la tengono ben stretta:
Lì dentro, dentro una pila di faldoni alta
un metro, c’è tutto quello che, oggi, il
comune dovrà pagare, ma anche quanto
dovrà ricevere. E se i giudizi attivi
pendenti del Comune, qualora
dovessero andare a buon fine,
rappresenterebbero una fetta non
trascurabile della futura tranquillità
economica, quelli passivi, il piano di
rientro potrebbero affossarlo
definitivamente.
IN ATTIVO DI CENTO MILIONI...
Da un lato, Palazzo Zanca conta di
recuperare circa oltre 41 milioni di euro
attraverso domande riconvenzionali nel
settore dei lavori pubblici, 18 milioni di
euro dal Dipartimento Patrimonio e
Demanio, 24,5 milioni di euro da quello
al Lavoro e alla Finanza derivata, 2,2
milioni dai Tributi, 3,3 milioni per gli
oneri concessori o ancora 6,5 milioni
per azioni di rivalsa in materia
espropriativa. Queste, sommate ad altre
piccole voci, arrivano a totale di
97.574.349,45 euro, e
rappresenterebbero una sorta di
“assicurazione sulla vita” di palazzo
Zanca. Anche perchè, messo da parte
l’ottimismo, molto più preoccupanti
sono invece le cifre dei giudizi passivi
pendenti che ammontano invece a
357.995.009,76 euro. Quanto basta, per
far saltare definitivamente il banco.
...MA IN PASSIVO DI 350. Di questi
ultimi, in particolare, secondo la
ricognizione fatta all’interno dei
dipartimenti comunali, la fetta più
grossa è dovuta al contenzioso intentato
dal gruppo Franza relativo alla revoca
della concessione degli impianti sportivi
Celeste e San Filippo. Subito dopo ci
sono i potenziali risarcimenti che
riguardano il settore dei lavori pubblici
(che superano i 100 milioni di euro). A
poco più di 17 milioni di euro
ammontano i possibili risarcimenti in
capo al dipartimento Sanità, Ambiente,
Cimiteri, Sviluppo economico e
Manutenzione strade. In gran parte
(oltre 15 milioni di euro) sono dovuti
alla mancata realizzazione del centro
commerciale alle cave di sabbia per la
variazione dello strumento urbanistico a
seguito di misure di salvaguardia
ambientale. A circa 14 milioni e mezzo
ammontano invece possibili risarcimenti
in seno al dipartimento Espropriazioni,
Programmi complessi ed Edilizia
scolastica. A poco più di 9 milioni di
euro i potenziali risarcimenti che
riguardano Patrimonio e demanio,
Partecipate, Sicurezza sui luoghi di
lavoro e Protezione civile. Quasi 6
milioni potrebbero pesare per cause
perse che riguardano il settore Sociale,
Mobilità urbana e Oneri concessori.
Quasi 2 milioni è il totale dei possibili
risarcimenti danni per incidenti e
sinistri, mentre per quanto riguarda il
settore Lavoro, Finanza derivata e azioni
di risarcimento danni proposte in sede
penale per gli eventi alluvionali di
Giampilieri e Altolia ammonterebbero a
circa 1,7 milioni di euro anche se in
questo settore andrebbero inseriti anche
gli eventuali pagamenti dovuti ai giudizi
pendenti di finanza derivata proposti da
BNL e Dexia e anche se il legale di
fiducia definisce indeterminato il valore
della controversia, secondo gli uffici
comunali nella peggiore delle ipotesi
potrebbe ammontare a 86 milioni di
euro.
SOTTO LA LENTE
I creditori famosi
GRUPPO FRANZA, SCHIPANI SRL E REGIONE TRA I “DEBITI CERTI”.
DUE PARCELLE PER L’ASSESSORE DE COLA. CHE ATTENDE DAL 2000
MESSINA. Non è solo il contenzioso sulla gestione del san
Filippo ad essere targato Franza: all’interno dei debiti
contratti dal Comune di Messina nel settore dei lavori
pubblici, si incontrano nomi ricorrenti. La Framon Hotel, per
esempio, chiede al Comune 130mila euro di risarcimento
danni: il ramo del gruppo Franza che si occupa di gestione di
alberghi lamentava infiltrazioni d’acqua nel garage dell’Hotel
Royal. Tra i creditori di palazzo Zanca appare anche la ditta
Alfonso Schipani Srl, che per decenni, fino alla rescissione
del contratto da parte dell’ex sindaco Giuseppe Buzzanca, si
è occupata della pubblica illuminazione in città. Schipani,
dell’appalto concluso, chiede ancora oltre 175mila euro,
divise in due parcelle da ventunomila e 155mila euro. Doppio
debito anche con Francesco Bonasera, ingegnere che ha
presentato due parcelle per consulenze tecniche: Una da
78mila, l’altra da 68mila euro, mentre il capitolo più salato è
riservato ai risarcimenti danni, con picchi da 120mila euro per
Antonina Rovito e Vincenzo Moschella, e da 220mila euro
per la Italiana Assicurazioni Spa. Non mancano le bizzarrie,
tipo la Regione Sicilia che, per i disastrosi cantieri di lavoro del
2010 chiede ancora quasi trentunomila euro. Tra i creditori
del Comune c’è anche l’attuale assessore all’Urbanistica
Sergio De Cola: lo studio di famiglia, nel 2000, si era
aggiudicato (insieme agli architetti Giampiero Buffi e Pier
Paolo Baldo di Vinadio) il concorso di idee “Staccando
l’ombra da terra” per la riqualificazione di capo Peloro: due
parcelle da 128mila e 172mila euro, la seconda già oggetto di
transazione nel 2012. La proposta di delibera con cui la
somma è stata inserita tra i debiti “certi, liquidi ed esigibili”,
benchè istruita dall’assessorato di De Cola, è stata firmata
direttamente dal sindaco Renato Accorinti. (A.C.)
centonove pagina 13
Sergio De Cola
9 Maggio 2014
politica
Luigi Croce
Giuseppe Buzzanca
PALAZZO ZANCA. La Corte dei Conti fa a pezzi il consuntivo 2012. E di fatto “commissaria” l’ente
Come ti demolisco il bilancio
Sotto accusa le gestioni dal 2010 in poi, ma le cause sono sempre uguali: debiti fiori bilancio,
partecipate, copertura delle spese. Arriva il divieto di spese “se non obbligatorie per legge”
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. Puntuale come la morte, la
Corte dei Conti torna a bussare alle
porte di palazzo Zanca, per l’ormai
annuo cazziatone sui numeri e sulle
inadempienze dei conti del comune di
Messina. Che la situazione, nonostante
gli avvertimenti, invece che migliorare
sia andata sempre pian piano
peggiorando, lo testimoniano le ventuno
pagine di durissima relazione al
consuntivo 2012, anno in cui
l’amministrazione del Comune è stata
nelle mani dell’ex sindaco Giuseppe
Buzzanca fino alle dimissioni di
settembre, e per qualche mese in capo al
commissario straordinario Luigi
Croce; bilancio che è stato poi
approvato ad ottobre del 2013
dall’attuale consiglio comunale. E
stavolta la Corte dei Conti ci va giù
duro. Durissimo.
ATTENTI A VOI. L’elenco delle
violazioni è praticamente un disastro, e
Palazzo Zanca risulta deficitario sotto
praticamente ogni punto di vista: viene,
nell’ordine, “accertata la presenza di
gravissimi squilibri economico
finanziari, della mancata copertura delle
spese (con particolare riferimento ai
debiti fuori bilancio), della violazione
del patto di stabilità, delle norme
finalizzate a garantire la regolarità della
gestione finanziaria, nonchè di tutti i
sopra menzionati profili di criticità”. Per
questo, i magistrati contabili dispongono
che l’ente “provveda alla sospensione
dei programmi di spesa non obbligatori
ed indispensabili fino alla concorrenza
dell’importo pari al disavanzo accertato
al 31 dicembre 2012, non ripianato e
per il quale non risulterebbe individuata
una idonea e concreta fonte di
finanziamento”. In pratica, la Corte dei
Conti “commissaria” le decisioni
economiche del comune di Messina,
“disponendo altresì che all’ente sia
preclusa l’assunzione di impegni ed il
pagamento di spese per i servizi diversi
da quelli voluti per legge”. I motivi di
questo disastro? I soliti.
I SOLITI DISASTRI. Qualche numero
può aiutare a capire l’entità del
problema, fino a quel momento, il 2012,
ampiamente sottovalutato
dall’amministrazione Buzzanca: la Corte
dei Conti indica “notevole squilibrio tra
spese ed entrate correnti” pari a 4,7
milioni di euro, “dovuto peraltro a
consistenti “oneri straordinari di
gestione” pari a 10,3 milioni di euro.
Devastante, poi, il “saldo negativo di
cassa”: i magistrati contabili riportano
172 milioni di euro. E il disavanzo
d’amministrazione? Due milioni e
mezzo. Basta? Macchè. Secondo la
relazione, il comune di Messina fa un
costante ricorso ad anticipazioni di
tesoreria (dovuto alla carenza di
liquidità e sul quale palazzo Zanca paga
un forte interesse): nel 2012 ci si è
avvalsi di anticipazioni per oltre 162
milioni, ma i magistrati ci tengono a
specificare che la pratica , e che il limite
massimo ammonta a circa 57 milioni di
euro. E poi ancora quattro milioni e
mezzo di scoperto a fine esercizio, otto
milioni e mezzo di disallineamento
rispetto ai dati contenuti nel conto del
patrimonio, il mancato rispetto della
quota vincolata di destinazione delle
multe (per legge destinate ad altro uso
rispetto a quello che ne ha fatto il
Comune), residui attivi per oltre 35
milioni di euro sui quali non si
capiscono i motivi del mantenimento in
contabilità, lo sfondamento dei
parametri di “deficitarietà strutturale”
per 2010, 2011 e 2012, e soprattutto
una enorme mole di debiti fuori
bilancio, riconosciuti (meno di due
milioni), ma soprattutto non
riconosciuti, ben 117 milioni di euro. I
numeri di un comune al collasso.
NEI MEANDRI
Parole come pugni
“PATOLOGICA PRECARIETÀ” E “ASSOLUTA SCIATTERIA” E UN ALLARME
PER AMMINISTRATORI E FUNZIONARI: “LA RESPONSABILITÀ È VOSTRA”
MESSINA. Ormai alla Corte dei Conti, per l’annuale relazione
sui rilievi finanziari al comune di Messina, basterebbe copiare
e incollare quelli degli anni precedenti. Da quattro anni
abbondanti, infatti, le comunicazioni dei magistrati contabili
non fanno altro che mettere in evidenza quanto le
partecipate siano deleterie per i conti comunali, quanto sia
scarsa la riscossione dei tributi, quanto disattente siano le
politiche di mantenimento della spesa. E sul banco degli
imputati, per il 2012, finiscono i soliti noti: La “inadeguata
programmazione finanziaria che si protrae da diversi esercizi”
che si legge nella relazione, per esempio, è un pugno al petto
dell’ex assessore al Bilancio Orazio Miloro, al quale il
successore Guido Signorino sta tentando di mettere una
pezza portando in consiglio comunale un piano di riequilibrio
in cui ogni centesimo è stato passato sotto la lente. A volte,
poi, la relazione sfiora davvero parole di disprezzo: toccando
il nervo scoperto delle partecipate, per esempio, si parla di
“patologica precarietà” e “assoluta sciatteria che ha reso
nulla la governance dell’ente, facendo sfuggire il controllo
delle informazioni fondamentali, la percezione degli
andamenti gestionali, le cause dei risultati negativi”. Non
solo, secondo la Corte dei Conti, per il comune di Messina, il
detto “repetita iuvant” non vale: “Le gravi criticità già
rilevate in precedenza, hanno assunto ormai il carattere di
cronicità e non sono state adeguatamente affrontate
dall’ente”. Tutti rilievi sollevati senza conseguenze? Non
proprio. Perchè, forse per la prima volta, i magistrati
reputano opportuno ricordare che “Qualora non vengano
trasmessi i necessari provvedimenti correttivi, l’applicazione
dell’effetto preclusivo è rimesso alla piena responsabilità di
amministratori e funzionari”. Uomo avvisato...(A.C.)
centonove pagina 14
Orazio Miloro
9 Maggio 2014
politica
SAN SALVATORE DI FITALIA
La solitudine di Rita Franchina
E’ l’unica candidata sindaco. Ma potrebbe non essere eletta
DI
NINO DRAGOTTO
San Salvatore di Fitalia. E’ l’unica
Al centro Pippo Testa
MISTRETTA. Entrambi gli schieramenti corteggiano i tifosi
Candidati sportivi
Da un lato il presidente della squadra di calcio Pippo Testa
dall’altro il suo vice Massimo Melidone. Renzi non scontenta nessuno
Mistretta. La campagna elettorale per le
amministrative tra le due aggregazioni
civiche contendenti vine giocata con le
stesse identiche “icone” quella del
presidente del consiglio dei ministri,
Matteo Renzi e quella della squadra del
cuore il Mistretta Calcio. Il Mistretta
Calcio ha visto svanire la speranza del
salto di categoria in Promozione
all’ultimo gradino dei play off di “Prima
Categoria”, e gli sportivi si sono
consegnati all’agone politico. A
contendersi lo scettro del comando della
città saranno solo due liste civiche, dove
nelle rispettive sezioni elettorali
giganteggino i manifesti di Matteo
Renzi. “Sosteniamo Mistretta” e
“Cambia Mistretta”, presentano
rispettivamente i due candidati a
sindaco, il giovane commercialista Pippo
Testa e l’affermato avvocato, Lirio
Porracciolo. La lista “Cambia Mistretta”,
non è da meno della coalizione
avversaria ed ha presentato per tempo
simbolo e candidati, rispondendo ogni
colpo. Al candidato a sindaco Pippo
Testa, attuale presidente del club
calcistico bianco azzurro, “Polisportiva
Mistretta”, lo schieramento del
candidato a sindaco Lirio Porracciolo ha
rinviato il pallino sul campo avversario
inserendo in lista il vicepresidente della
Polisportiva, Massimo Melidone. Anche
tra gli assessori designati le due liste
hanno messo i contrappesi schierando
su fronti opposti due donne psicologhe
Rossella Cicero ( Testa) e Veronica
Bruno ( Porracciolo). Senza preamboli
l’aggregazione civica “Sosteniamo
Mistretta” nasce dallo stesso cordone
ombelicale dell’esecutivo amministrativo
uscente, guidato dal sindaco Iano
Antoci. La sorella del primo cittadino,
Maria Rosaria Antoci, grazie
disposizione alfabetica è la prima
candidata della lista. (N.D.)
candidata a sindaco ma rischia di non
essere eletta. Alle elezioni
amministrative del 25 maggio, infatti,
Rita Franchina, leader della lista
Nuovi Orizzonti, si dovrà scontrare
contro il più temibie degli avversari:
l’astenzionismo. Se non si recherà ai
seggi almeno il 50 per cento degli
aventi diritto, le elezioni verranno
annullate. Facendo crollare la
strategia del sindaco in carica,
Giuseppe Pizzolante. Non potendosi
più ricandidare alla scadenza del
secondo mandato, si era ritagliato il
ruolo di vice di Franchina ma gli
avversari hanno fatto lo sgarro più
grande: non hanno presentato alcuna
lista. Lasciando la compagine che
attualmente governa il piccolo
comune nebrideo a lottare con ben
820 elettori, numero minimo che
dovrà votare per convalidare il voto. Il
problema è che sono oltre 400 gli
elettori “fitalesi” residenti fuori dal
territorio comunali, moltissimi in altre
regioni d’Italia o all’estero e saranno
in pochi quelli propensi a trascorrere
il weekend di fine maggio al paese
natio. Un rischio che Nuovi orizzonti
aveva capito immediatamente. Infatti,
a poche ore dal termine per la
presentazione della lista, quando si è
palesato il forfait dell’opposizione
consiliare, è stato tentato di fare in
fretta e furia una seconda lista
“domestica” per evitare lo
sbarramento dei votanti. Il sindaco
Pizzolante, da vicesindaco designato,
ha tentato di presentarla all’ufficio
elettorale, ma con meno di nove
candidati in elenco rischiava la
Rita Franchina
categorica esclusione. Nella lista “fai
da te”, che non ha superato la “prova
del 9” erano stati inseriti congiunti,
parenti ed affini della lista “Nuovi
Orizzonti” a cominciare dal candidato
a sindaco Rosario Sava, marito e
competitor diretto della moglie Rita
Franchina rimasta unica candidata
ufficiale a sindaco. Rosario Sava,
figurante del Cristo nella Via Crucis si
è sacrificato per la moglie Rita,
catechista. Teresa Scurria, moglie del
candidato consigliere Luigi Lombardo;
Irene Granza, moglie dell’aspirante
consigliere, Antonino Zumbino; Mirko
Calanni, figlio del vicesindaco uscente
Calogero Calanni, designato ad
assessore; Marianna Franchina,
mamma dell’assessore uscente Timmy
Vilardo, cognato della candidata
consigliere Antonella Granza. Nessun
legame di parentela distingueva
Franco Lollo, designato assessore e
l’ingegnere Mario Mileti.
MANDANICI
Scoppia la pace nel gruppo Carpo
IL SINDACO USCENTE E LO ZIO METTONO DA PARTE I DISSAPORI. GABRIELLA URSO TENTA LA SCALATA
Mandanici. A Mandanici il vero vincitore di questa
prima fase della competizione elettorale è Mario
Carpo, zio del sindaco uscente Armando Carpo. Le
ultime ore precedenti alla presentazione delle liste
sono state le più febbrili. Fino all’ultimo la lista del
sindaco uscente, Armando Carpo ha rischiato di essere
boicottata dal loro stesso consigliere, Gerardo Caffo,
indicato assessore, la cui poltrona all’ultimo minuto
sarebbe andato invece al nipote del primo cittadino,
Giuseppe Carpo. E’ bastato a scatenare un putiferio.
Tra gli esclusi eccellenti l’ex sindaco Giuseppe
Briguglio, che alla fine avrebbe deciso di non
candidarsi. «Sono disgustato da questo modo di fare
politica, in un paese ridotto ormai al collasso» avrebbe
detto in più riunioni, andando via sbattendo la porta.
Il piccolo borgo di appena 800 anime si divide così in
due, il cui ago della bilancia è rappresentato da 80 voti
degli indecisi che determineranno il futuro del piccolo
borgo medievale. Da un lato l’uscente Armando Carpo
con la lista: “Uniti per crescere” e dall’altro, Gabriella
Urso, “Liberi di Scegliere” con una squadra all’80%
tutta nuova di zecca. Pace fatta dunque in famiglia
centonove pagina 15
Carpo. Firmato l’armistizio con lo zio Mario Carpo che
consegna lo scettro al figlio 24 enne, Giuseppe,
designato assessore in caso di vittoria. Gli uscenti
Giulio Amati e Giovanni Pirri hanno fatto così un passo
indietro per candidarsi al consiglio. Al loro posto, oltre
al cugino del sindaco, sono stati designati assessori,
Giuseppina Amati Crimi e Claudio Sturiale. Tra le new
entri in consiglio si candidano: Giusi D’Angelo,
Marianna Mantarro e Giuseppe Scoglio, quest’ultimo
figlio del consigliere uscente, Pino. Avrebbe invece
trovato la quadra sul filo di lana alla presentazione
delle liste la candidata sindaco Gabriella Urso, sul cui
nome qualcuno tentennava, essendo residente a
Messina, anche se originaria del piccolo borgo. Fino
all’ultimo Sebastiano Ravidà, capogruppo di
minoranza, sognava la fascia tricolore. A lui è stata
così però assegnata la vice sindacatura. (GIU.PIST)
9 Maggio 2014
politica
FORZA D’AGRÒ
SPADAFORA. L’assessore designato punta a fare il vice di Farsaci
L’accordo di Saija
Pappalardo si ripropone ai cittadini con l’appoggio dei big:
da Michela Stancheris a Pippo Laccoto. Partono i comizi
Michela Stancheris e Giuseppe Pappalardo
DI
DOMENICO BARRILLÀ
Spadafora. Il faccia a faccia tra
Pappalardo e Farsaci è iniziato subito
dopo la presentazione delle liste. Il
sindaco uscente, che guida la lista
“L'altra Spadafora”, si è subito
riproposto ai suoi cittadini
organizzando lo scorso 2 maggio la
presentazione della compagine al
ritrovo “Grande Olimpo”.
Nell'occasione c'è stato spazio per
illustrare i risultati di quest'ultimo
quinquennio d'amministrazione. Per
Pappalardo sono in corsa sei donne
su un totale di quindici candidati al
consiglio comunale, ed una di loro,
Anna Mastroieni, figura come
assessore designato insieme a Fabio
Miceli. Il primo cittadino in cerca di
riconferma, medico specializzato in
geriatria e cardiologia, può contare
sul sostegno politico dell'assessore
regionale Michela Stancheris e
dell'onorevole Giuseppe Laccoto. Si
tratta della quarta corsa a sindaco
per Pappalardo che nell'arco degli
ultimi venti anni, oltre ad aver
indossato per due la fascia tricolore,
ha ricoperto anche la carica di
presidente del Consiglio. Dall'altra
parte è pronta a scendere tra la
gente anche la lista “CambiAmo
Spadafora” che, dopo aver
inaugurato la sede elettorale nei
giorni scorsi, ha organizzato
l'incontro in piazza Municipio per
venerdì 9 alle 19. Il candidato
sindaco Nino Farsaci si presenta ai
sui concittadini insieme ai suoi
assessori designati Pinella Giacobbo
e Paolo Saija, che hanno scelto di
ritirarsi dalla corsa alla poltrona di
primo cittadino per compattarsi in
un'unica compagine. «Non mi
importa fare il sindaco - ha
commentato Saija - mi interessa solo
il bene del paese. Continuerò a
portare avanti comunque le mie idee.
Visto il brulicare di liste che
avrebbero frantumato la possibilità
della formazione di un unica lista
competitiva da contrapporsi a quella
del sindaco uscente, ho deciso in
modo responsabile, di stringere un
accordo politico, con i vari gruppi
che sostengono Farsaci. L'intesa
prevede la mia nomina di vice
sindaco, la rappresentanza in
consiglio di 5 giovani del mio
gruppo, la condivisione del nostro
simbolo e dei punti cardine del mio
intendimento di fare politica tra la
gente e per la gente». Insomma, sfida
aperta all'ultimo voto per il 25
maggio prossimo.
A sinistra Bruno Miliadò e il nipote Fabio Di Cara
Al voto con le liste di famiglia
FABIO DI CARA E GIULIETTA VERZINO COINVOLGONO ZII, CUGINI E NIPOTI
Forza d’Agrò. A Forza d’Agrò la
politica si fa in famiglia. I due avversari
politici ereditano le poltrone da zii,
nipoti e cugini. E in lista mettono altri
parenti. Come da pronostico della
vigilia per le amministrative del 25
maggio sono due i candidati in lizza
scesi in campo per conquistare la fascia
tricolore. Giulietta Verzino con la lista
“Rinnovamento nella competenza per
Forza d’Agrò e Scifì” e il sindaco
uscente, Fabio Di Cara, forte di aver
ottenuto quasi 5 milioni di euro di
finanziamenti nel suo primo mandato
e oggi si prepara a chiede il bis,
riconfermando quasi tutta la sua
squadra targata “Insieme”. Ma a
condurre la battaglia da dietro le
quinte ci pensa lo zio, Bruno Miliadò, la
vera macchina politica dei voti, ex
sindaco eletto nel maggio 2006 e
decaduto nel 2007 in seguito ad una
condanna per falso in atto pubblico.
Non manca una nutrita rappresentanza
di illustri “parenti” cha lasciano in
eredità il “posto” a figli, nipoti e
cugini. A guidare la lista il sindaco
uscente, Fabio Di Cara, il consigliere di
maggioranza, Antonella Scandurra
invece getta la spugna e passa il
testimone al cognato, Antonino Sgroi,
mentre il consigliere Carmelo Biella
porta in dote la nipote Fabiola
Smiroldo. Capogruppo di maggioranza
viene riconfermato il fratello,
Emanuele Di Cara con la “mission” di
garantire l’equilibrio in aula e sedare
gli animi. Anche l’avversaria Giulietta
Verzino non si fa mancare la sua quota
di “parenti d’arte”. Lei stessa è la
nipote del capogruppo di minoranza,
Nino Bianca, politico di lungo corso, da
sempre all’opposizione. In lista finisce
la cugina del sindaco uscente,
Valentina Di Cara. In questa campagna
elettorale più che mai ambigua, c’è chi
sorride per aver ricevuto
l’incoronazione di assessori: Tina
Lombardo e Cristina Santoro,
portavoce, in caso di vittoria, della
frazione di Scifì. Resta in corsa come
vice sindaco Filippo Brianni, promotore
del comitato di scissione della Frazione
di Scifì (33% del bacino elettorale) da
Forza d’Agrò a Sant’Alessio. Tra tutti
spicca il veterano della politica forzose,
Carmelo Lombardo, già sindaco dal
1997 al 2006. (Giuseppe Pistone)
ROMETTA
Rometta si fa in quattro
A PREVITI, CIRINO E ABBADESSA SI AGGIUNGE E IL “VECCHIO LEONE” MERLINO
Nicola Merlino
Rometta. Tra santini e slogan la corsa a corsa a sindaco si è già fatta incandescente.
Previti, Cirino e Merlino sono a capo della sfida all'uscente Abbadessa. Il colpo “a
sorpresa” è stato il nome dell'avvocato Nicola Merlino, sostenuto dal gruppo
“RomettaVentiQuattordici”, capeggiato da Giuseppe Laface, esponente del
“Megafono”, e dall'imprenditore Antonio Bisazza, in quota Drs. «Una candidatura
a sindaco forte ed autorevole. La svolta buona», l'ha definita La Face. Pubblico
sostegno a Merlino è stato manifestato anche dall’ex vice sindaco Nino Visalli.
Nino Cirino, ex assessore, ha da tempo pubblicato il proprio programma che
sintetizza in tre parole: «Impegno, coerenza, buonsenso». La novità è quella
dell'imprenditore Alessandro Previti, sostenuto dal gruppo “L'alternativa per
Rometta”. «Alla luce dell’esperienza vissuta sotto le precedenti amministrazioni spiegano dal sodalizio - intendiamo proporre alcuni progetti di facile ed immediata
realizzazione». Roberto Abbadessa si ripropone puntando anche sui tre assessori
designati: Francesco Cannuli, Alberto Magazù e Antonino Rizzo.
centonove pagina 16
9 Maggio 2014
sicilia
SANT’AGATA MILITELLO. Dipendenti delle aree protette sul piede di guerra. Pronti alla battaglia legale
Parchi di finanziamenti
Sono 500 i lavoratori all’interno delle quattro aree naturalistiche regionali. A causa dell’impugnativa
del commissario dello Stato e dei tagli rischiano gli stipendi. Una corsa contro il tempo anche all’Ars
DI
GIANFRANCO CUSUMANO
SANT’AGATA MILITELLO. Troppo
verde nei Parchi siciliani. A
preoccupare l’organico dei quattro enti
regionali non è quello tutelato
all’interno delle aree incontaminate di
Nebrodi, Madonie, Etna ed Alcantara,
ma il “verde” delle casse. A causa dei
continui tagli dei trasferimenti non
solo viene messo a repentaglio lo
svolgimento dell’attività ma anche il
pagamento degli stipendi dei
lavoratori. Proprio per questo l’intento
dei 500 dipendenti, è quello di
coordinarsi per chiedere con un atto
stragiudiziale già redatto dall’avvocato
Luana Gina Natoli di Sant’Agata
Militello «l’incremento degli
stanziamenti al fine di consentire il
rispetto del vincolo imposto dalla
normativa regionale» sul
mantenimento degli enti previsti dalla
legge. I lavoratori stanno tentando
questa strada per garantire con
finanziamento a carico della regione
l’onere relativo alla gestione, il
pagamento della dotazione organica
complessiva dei parchi e delle riserve
regionali pari a 15 milioni 500 mila
euro. In caso contrario potrebbe essere
attivato un contenzioso civile e
amministrativo con contestuale
risarcimento danni. L’atto
stragiudiziale, però, non è ancora
partito. Si sta attendendo l’esito della
“manovrina” in discussione in
commissione bilancio dell’Ars, che
dovrebbe recuperare i fondi per pagare
almeno gli stipendi fino a giugno, mese
in cui si dovrebbe varare una manovra
bis “definitiva”. Intanto, si dovrebbe
passare da 2 milioni 210 mila euro
disponibili a 6 milioni 226 mila euro.
Vicenda che sta seguendo anche
Giuseppe Antoci, presidente del Parco
dei Nebrodi e, da marzo, a capo di
Federparchi Sicilia. «I fondi, seppur con
i soliti tagli, erano stati inseriti nella
finanziaria regionale - dice Antoci - a
bloccare il tutto è stata l’impugnativa
del commissario dello Stato che ha
“congelato” circa 200 milioni di euro
destinati agli enti collegati, non solo
parchi ma, ad esempio, anche Arpa ed
Esa. Il problema dovrebbe essere
risolto almeno per coprire le spese fino
a giugno». I parchi vanno avanti con
una gestione provvisoria. Sui Nebrodi
si cerca anche di realizzare anche un
minimo di inziative con la
collaborazione di associazioni presenti
sul territorio. Il 23 maggio ne è
prevista una con il Centro alpino
italiano (Cai). «L’anno scorso la
Regione ha assegnato 700 mila euro
per la gestione di tutti i parchi - dice
Antoci - e le difficoltà sono state
notevoli. Questa impugnativa ha
spiazzato tutti. In finanziaria erano
previsti 11 milioni per gli stipendi e
circa 1 milione». Per Antoci, i parchi
sono una risorsa importante per la
sicilia. «Lei lo sa che quello dei Nebrodi
è il parco europeo con il maggior
rilascio di “crediti di ossigeno”? domanda orgoglioso il presidente di
Federparchi Sicilia - invece di
diminuire l’immissione l’aumenta».
L’impronta di Antoci, ritenuto un
fedelissimo del presidente della
Regione Rosario Crocetta, è quella
manageriale. «Il parco deve produrre
reddito - continua - e per fare questo
deve vere una buona programmazione
e personale motivato. Il rapporto con
gli operatori turistici e commerciale è
stretto, sono riuscito a far rinunciare al
20% degli stipendi ai dirigenti
nell’ottica di un contenimento dei
costi». Uno dei fiori all’occhiello rimane
il banco del germoplasma di Ucria per
il quale il Parco dei Nebrodi ha
ottenuto ottenuto un ulteriore
finanziamento di 258 mila euro.
«Continueremo la collaborazione con
la scuola agraria di Caronia
continueremo a studiare il dna delle
piante in estinzione - spiega all’interno del banco abbiamo
collezioni straordinarie come quella di
54 fagiolini risalenti all’epoca romana.
Arrivano studiosi da tutto il mondo per
visitare il Banco. L’idea è quella di
riprodurre colture uniche con l’aiuto
degli agricoltori locali e far creare ai
ristoratori piatti ad hoc». Altra
peculiarità del parco messinese è il
modello utilizzato per la
reintroduzione dei Grifoni, definito
dagli esperti «una delle migliori
pratiche europee». «Sono stato a Roma
a presentare il progetto all’assemblea di
rappresentanti dei parchi provenienti
da tutta europa - conclude Giuseppe
Antoci - in molti lo vorrebbero attuare
nelle rispettive strutture».
ZOOM
In arrivo altri venti comuni
IL PERIMETRO DELLL’AREA PROTETTA SI ALLARGA. ECCO LE NUOVE RICHIESTE
Pippo Antoci, Federparchi Sicilia
Sant’Agata Militello. Il Parco dei Nebrodi potrebbe diventare l’area protetta più
estesa d’Italia. Sono circa 20 le amministrazioni comunali che hanno già votato o
stanno per votare la richiesta di ingresso all’interno dell’area naturalistica(oggi
sono 25 comuni divise in tre province). Il parco, così partirà da Tusa fino ad arrivare
a Montalbano Elicona, comprendendo centri come Castel di Lucio, San Piero Patti,
Sinagra, Librizzi, Reitano, Motta Sant’Anastasia, Torrenova, Montagnareale. Il
presidente del Parco, Giuseppe Antoci sta aspettando le documentazioni in modo
da presentare un’unica richiesta all’assessorato regionale che apporrà i vincoli. Il
motivo della corsa? La maggiorparte di questi comuni rispettano già vincoli tipo
quelli della zps, ma non traggono benefici. Ricadendo all’interno del parco
rispetteranno quasi le stesse restrizioni, ma potranno godere di alcuni vantaggi
tra cui, quello di un punteggio più alto nei bandi di finanziamento europei in
materia ambientale».
centonove pagina 17
9 Maggio 2014
sicilia
Le baracche di fondo Fucile
MESSINA. Il Comune cerca alloggi per lo sbaraccamento di Fondo Fucile. Ma nessuno vuole venderli
Bando al risanamento
Otto milioni a disposizione, offerte fino al 15 aprile, nessun costruttore si dimostra interessato.
Ecco cosa prevedeva il capitolato, e perchè i “palazzinari” se ne sono tenuti alla larga
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. Ci sono i baraccati ma non le
case. Oppure ci sono i fondi, ma
nessuno che sappia o voglia spenderli. E
per una volta che i fondi ci sono, sono
messi a disposizione, e le case il
Comune è disposto ad acquistarle, non
c’è nessuno che le voglia vendere. Sono
alcune tra le bizzarrie del bando
emanato da palazzo Zanca a metà
marzo, che stanziava otto milioni per
comprare appartamenti da destinare al
risanamento di fondo Fucile. Che si è
concluso con un niente di fatto. E ha
avuto bisogno di una proroga di un
mese.
IL BANDO DESERTO. Alla scadenza
del 15 aprile, nessun costruttore ha
reputato opportuno offrire i suoi
appartamenti a palazzo Zanca: questo
nonostante da più parti si lamenti un
mercato immobiliare fermo e malgrado
il comune si offrisse di acquistare gli
immobili pagandoli a “prezzo pieno”,
secondo le stime di mercato. E quindi la
scadenza del bando è slittata al 15
maggio. Cosa è andato storto?
AFFARI COL COMUNE? MAI. “Un
affare con un ente pubblico, a meno che
non si abbia l’acqua alla gola, non è mai
un buon affare”, spiega un costruttore
che vuole restare anonimo. Perchè non
è un buon affare? “In un bando può
capitare che i requisiti non coincidano,
si rischia di chiudere una convenzione e
magari un cavillo impedisce
l’accreditamento, e nel frattempo
l’immobile resta invenduto, per
esempio”, illustra, “e comunque non mi
risulta che in zona ci siano degli
invenduti”. Perchè, tra i requisiti
richiesti dal bando, c’è anche
preferibilmente la vicinanza a fondo
Fucile, perchè, come ha spiegato
l’assessore all’urbanistica Sergio De
Cola, in passato c’è stato anche chi ha
rifiutato il trasferimento dalla baracca
ad un appartamento perchè “troppo
lontano”. Gli altri requisiti? Gli
alloggi dovranno essere abitabili
immediatamente, avere una superficie
massima di 95 mq ed essere privi di
barriere architettoniche. Nel bando era
privilegiata la vendita di interi
complessi, anche in costruzione ma da
ultimare entro settembre.
QUANTO MI COSTI? Ad aggiungere
altro mistero al fatto che il bando sia
andato deserto, c’è il fatto che Palazzo
Zanca non cercava case a prezzo di
realizzo, avendo previsto una spesa tra i
1300 ed i 1700 euro al metro quadrato.
“Il primo è perfettamente allineato al
valore di mercato - spiega il costruttore
- mentre 1700 euro è decisamente
sovrastimato, quindi strano che nessuno
si sia fatto avanti. Da tenere presente
che un appartamento di edilizia
residenziale pubblica non
particolarmente ricercato nelle rifiniture
ma comunque dignitosissimo e tirato sù
con tutti i crismi, ad un costruttore
costa tra i 750 e gli 800 euro al metro
quadrato: sia adesso che i prezzi degli
immobili sono crollati che qualche anno
fa, quando invece erano alle stelle”.
IL DIAVOLO NEI DETTAGLI. In
realtà, il bando qualche punto oscuro lo
presenta eccome. La conformità alle
prescrizioni legislative sugli impianti
idraulici, elettrici e di adduzione del
gas, per esempio, deve essere assicurata
dai venditori, così come, per quanto
riguarda l’assenza di barriere
architettoniche, gli alloggi devono
essere “visitabili”: ciò impone la
presenza di ascensori. Il cui
adeguamento dev’essere garantito. Da
chi vende. Finora nessuno.
ZOOM
“Le mie case, perchè no?”
ANGELO LIBETTI AVEVA PROPOSTO 65 ALLOGGI IN UNA GARA
PRECEDENTE. MAI DICHIARATA CHIUSA E ANCORA VALIDA
MESSINA. Per un bando che è andato deserto, ce n’è stato
un altro, vecchio di anni, non scaduto e ancora efficace,
che invece era stato oggetto di interesse da parte di
Angelo Libetti. E che è finito a carte bollate. Nel 2006, il
comune di Messina si mette sul mercato per reperire
cinquanta alloggi da destinare a baraccati, e Libetti
presenta offerta per case da realizzare a Bordonaro
nell’ambito del piano particolareggiato. Offerta che, dopo
qualche tempo, viene rimodulata e portata a 65 alloggi. Si
arriva al 2011 e palazzo Zanca trasmette il progetto
(approvato dalla commissione edilizia) a Palermo,
all’assessorato alle Infrastrutture. Da quel momento, sulla
vicenda cala il silenzio, fino al dicembre del 2013, quando
Libetti, costruttore da sempre legato al mondo delle coop,
si affida al legale Giovanni Marchese per far recapitare a
palazzo Zanca un atto stragiudiziale col quale chiede
l’immediato invio del progetto cantierabile a Palermo in
maniera da non perdere i finanziamenti (e da stipulare
l’atto di acquisto), adombrando, in caso di ulteriore inerzia
da parte dell’amministrazione, l’avvio di azioni di
risarcimento danni per inadempienza contrattuale). Perché
si è proceduto con un nuovo bando in presenza di vecchio
bando non scaduto e ancora efficace senza dichiararlo
chiuso e inefficace? Se lo è chiesto Libetti, che sulla
vicenda, e sul bando, ha un paio di domande che gli
bruciano in gola: “Nel bando - spiega Libetti - si ripropone
la possibilità di acquistare alloggi in costruzione ancorché
da completare entro sei mesi, e quindi allo stato privi di
abitabilità. A me - prosegue - è stato notificato che non si
poteva procedere all’acquisto dei 65 alloggi proposti per
mancanza di abitabilità”. (A.C.)
centonove pagina 18
Angelo Libetti
9 Maggio 2014
sicilia
Recente riunione dei contrattisti al comune di Capo d’Orlando
IL CASO. A Santa Teresa di Riva e Sant’Agata Militello rinunciano all’assunzione
Contrattisti a vita
Si rifiutano di accettare il demansionamento ed evitare di lasciare gli uffici. Il sindaco Cateno De Luca
minaccia di licenziare i lavoratori in sovrannumero. A Giardini Naxos in otto accettano di fare gli operai
MESSINA. A non farsene una ragione
è il sindaco di Santa Teresa di Riva, il
vulcanico Cateno De Luca. Ma c’è
anche il collega di Sant’Agata
Militello, Carmelo Sottile. I precari
potrebbero essere stabilizzati ed avere
una certezza del posto di lavoro ma
non intendono uscire dagli uffici per
andare a svolgere lavori all’esterno: da
servizi di giardineria ad autisti.
Eppure i tempi sono grami un po’ per
tutti. In decine di comuni del
messinese, tra cui enti blasonati come
Capo d’Orlando, non percepiscono
stipendio dal mese di gennaio. Sono
in buona compagnia (si fa per dire)
nel resto della Sicilia. Sono 18 mila i
precari siciliani che da quattro mesi
non percepiscono lo stipendio a causa
del mancato trasferimento ai comuni.
Costano 230 milioni di euro, mentre
la spesa complessiva per i dipendenti
comunali è ormai prossima a 1,8
miliardi di euro l'anno. Un modo per
essere stabilizzati ci sarebbe. Accettare
il demansionamento di categoria. Un
modo per evitare un futuro concorso
(con le incognite del caso) visto che
per le categorie A e B occorrono solo i
titoli (quello principale è essere stato
assunto almeno tre anni nella
pubblica amministrazione nei
precedenti cinque). Eppure ci sono
municipi come quello di Santa Teresa
di Riva che non trovano disponibilità.
Solo 13 i contrattisti che hanno
risposto all’appello per prendere parte
ai corsi di riqualificazione. Uno
smacco che il primo cittadino non farà
passare in silenzio. «Alcuni dipendenti
comunali vogliono essere indipendenti
- ha scritto sul suo profilo facebook va bene...Io ho avviato le procedure
per definire i posti effettivamente
indispensabili per la comunità. Chi
non vuole convertirsi alle nuove
esigenze ... Pazienza .. Non rimarrà a
fare l'inquilino del palazzo
abusivamente ...». L’intento era quello
di risparmiare quasi un milione di
euro per servizi municipali affidati
all’esterno. Si sono detti interessati in
9 per il corso di formazione di messo
comunale; 1 per elettricista gli altri
per accertatore tributario per l' Ufficio
unico delle Entrate. Non sono
pervenute richieste per l' acquisizione
della patente Cqc o al corso per
Cateno De Luca
operatori assistenza anziani e alunni
con handicap, per i quali venivano
richiesti 10 dipendenti. De Luca ha
risposto per le rime. Ha dato incarico
agli uffici di effettuare un
“censimento” dell’attività svolta nel
corso del 2013, in base ai dettami
della legge di stabilità 2012 che
impone a tutte le amministrazioni la
ricognizione annuale delle condizioni
di soprannumero e di eccedenze del
personale e dei dirigenti, e le relative
procedure da applicare per il
collocamento in esubero del personale
eccedente o in soprannumero. I
sindacati sono già sul piede di guerra.
Situazione identica a Sant’Agata
Militello dove i sindacati non vogliono
rispondere all’appello dell’assessore
Marco Vicari per lo svolgimento della
raccolta e smaltimento dei rifiuti.
L’unico comune che fino ad oggi è
riuscito a definire la stabilizzazione è
stato quello di Giardini Naxos (seppur
con numeri minimi). Il segreto lo
svela il sindaco Nello Lo Turco. «Ho
fatto un ragionamento chiaro ai 75
contrattisti - dice - solo così avrebbero
potuto avere la certezza
dell’assunzione. Hanno risposto in
otto. Hanno accettato non solo
l’abbassamento della qualifica
(autista, operaio, letturista) ma anche
la riduzione a 16 ore. Il sacrificio fatto
è importante, ma ora potranno avere
la possibilità di accendere un mutuo
per la casa, avranno contributi certi ai
fini pensionistici. A mio giudizio in
futuro i comuni non avranno la
capacità di assumere i contrattisti.
Nei comuni questa tipologia di
lavoratori sono diventati
determinanti. Con i pensionamenti e
la mancata assunzione di nuovo
personale hanno preso “possesso” dei
vari settori. A Capo d’Orlando sono
141 e minacciano di fermarsi e
paralizzare l’attività degli uffici
comunali di cui sono ormai parte
essenziale. Da quattro mesi non
percepiscono lo stipendio. (GIA.C.)
PROTESTE
Forestali in piazza
MESSINA. I ritardi della Regione e la carenza di risorse
mettono in ginocchio i forestali. Per tremila lavoratori
messinesi occupazione a rischio, domani nuova protesta.
Venerdì 9 maggio è prevista la giornata di mobilitazione in
tutta la Sicilia dei lavoratori forestali dell’Azienda Foreste e
dell’Ispettorato forestale antincendio, con manifestazioni
nelle nove province siciliane. A Messina dalle 9 sotto la sede
dell’Azienda Foreste Demaniali di via Giordano Bruno
presidio di protesta dei lavoratori messinesi. Le motivazioni
della nuova protesta sono state spiegate questa mattina dai
segretari di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil, Calogero Cipriano,
Giovanni Mastroeni e Antonio Valastro. “Questa nuova
centonove pagina 19
manifestazione scaturisce – hanno dichiarato - dal non
rispetto delle leggi vigenti che regolamentano il settore e
dell’accordo sottoscritto lo scorso 11 marzo a Palermo dal
presidente della Regione Crocetta in occasione dello
sciopero generale del comparto. L’intesa prevedeva
l’avviamento al lavoro dei 26mila forestali siciliani a partire
dal 1 aprile, per svolgere l’attività di lavoro dell’anno 2014
rispettando la legge che prevede le 151, 101 e 78 giornate
di lavoro. Il sindacato regionale è stato costretto a
proclamare l’iniziativa perché non è stato rispettato
l’accordo. All’interno della Finanziaria bis, in discussione
all’Ars, le risorse previste sono ampiamente insufficienti. Il
rischio di tale drammatica situazione è la mancanza di
occupazione dei lavoratori forestali, il non avviamento dei
lavori per i fondamentali viali parafuoco». fondamentali
9 Maggio 2014
sicilia
PERSONAGGI. A Messina, un bartender spopola con provette e spezie
Duilio, l’alchimista
Nel giro di un anno, il “Re Roi” in galleria è diventato meta per gli appassionati
di cocktail alla zenzero, birre arricchite con dieci ingredienti e Martini in caffettiera
ingoia direttamente da una provetta. E
poi c’è lo “Sweet Zen”, a base di
zenrero, preparato attraverso una
affumicatura in boccia. Sono solo
alcune delle trovate di Duilio Bello,
il primo bartender “alchimista” di
Da sinistra, Duilio Bello, Inge Dorigato, Santino Lo Vecch
messaggio elettorale - committente giancarlo panzera
Duilio Bello mentre fa il Flair
MESSINA. Vodka Martini e Martini
Cocktail? A Messina si bevono in
caffettiera. Lo “shottino” (declinazione
messinese dello “shot”, ovvero della
bevanda in piccola quantità da bere
tutta in un colpo)? È al cetriolo e si
centonove pagina 20
Messina, che, nel giro di un anno, ha
conquistato intenditori e giovani,
portandoli ad affollare il “Le Roi” in
Galleria e a ridare slancio a un edificio
storico negli ultimi anni in declino. A
far da traino, inizialmente, oltre al
rapporto personale tra Duilio e i
clienti che già lo conoscevano quando
era in servizio presso altri locali, è
stata la “Michelada”, ovvero una birra
di frumento condita con 10
ingredienti diversi che è già stata
servita 3500 volte. Al “Re Roi”, del
fratello di Duilio, Domenico (il
quale ha «appeso lo shaker al chiodo»,
scherza), tutto è curato nei minimi
particolari. A cominciare dalle
postazioni dei barman, corredate da
provette e alambicchi, spezie e aromi,
distillatori e un contenitore per il
ghiaccio secco, utilizzato per
preparare i già citati Vodka Martini e
Cocktai Martini all’interno della
classica Moka. Accurata è anche la
scelta dei bicchieri, come quelli anni
Venti o i “Tiki” per il “Muai Tai”, una
bevanda polinesiana.
18 ANNI DI CARRIERA. «La mia
prima volta dietro un bancone è stata
quando ero quattordicenne, al “Charlie
Chaplin”, sulla Panoramica. A
chiamarmi fu mio fratello Domenico.
La prima preparazione? Boh, non
ricordo, magari sarà stato un “Quattro
bianchi”, un cocktai che ho eliminato
dalle mie proposte insieme a tutti
quelli a base di Red Bull», racconta
Duilio, che, come il fratello, non è
iscritto all’Aibes, l’associazione di
categoria («Un barman non va valutato
in cinque minuti, ma per ciò che ha
saputo costruire»). Dopo l’esordio,
l’alchimista è stato al Quarto de Chico,
alle Civette, per un periodo a Milano e
poi di nuovo a Messina, allo Zero90. È
stato nel locale fra i più longevi della
movida messinese che Duilio ha
potuvo avere “mano libera”, iniziando
a proporre coktail allo zenzero o resi
abbacinanti dalla polvere d’oro. Lì, ma
anche al Blanco, in estate, ha stupito
gli avventori con la sua grande
passione: il flair (flair bartending),
ovvero tecniche acrobatiche di
sicilia
recipiente a pressione che è
pressurizzato con anidride carbonica,
ndr) mi è costato, 300 euro, mentre
oggi si acquista a molto meno». I
risultati di tanto lavoro non sono
tardati ad arrivare: «In otto mesi spiega - la clientela si è formata e si è
mostrata sempre più pronta a provare
le novità. Devo dire che, in occasione
delle vacanze, i molti che rientrano in
città e passano dal Le Roi sono
entusiasti di trovare anche a Messina le
alternative che proponiamo». Ma
quando non lavora, dove beve Duilio?
«Solo nel mio locale, come molti
colleghi», risponde sornione.
D.D.J.
Un cocktail molecolare
hio e Bob Lo Conti
preparazione. E, proprio grazie a
questo, Duilio Bello ha trovato due
“apprendisti stregoni”, Bob Lo Conti
e Santino Lo Vecchio, che insieme a
Inge Dorigato (che si dedica alla
preparazione degli stuzzichini)sono il
giovanissimo staff del “Le Roi”. Ma
come è nata la passione per
preparazioni così particolari? «Si è
sviluppata prima allo Zero90, poi qui.
Molte idee e spunti sono nati dal
confronto con i colleghi. All’inizio ho
cominciato a utilizzare determinati
prodotti, poi, man mano che ho preso
confidenza, ho deciso di inventare. Il
mio miglior amico, in questo lavoro, è
comunque il web». Attraverso la rete,
infatti, Duilio ha acquistato tutto ciò
che gli serviva in “tempi non sospetti”.
«Ad esempio, uno shaker Perlini (un
LA SCHEDA
MESSINA. Il “Re” di tutti i cocktail del “Le
Roi” è il drink al cetriolo. Per realizzare il
“Cetriolone”, che viene bevuto a shot”,
vengono utilizzati oltre 5 litri sciroppo.
C’è poi lo “Sweet Zen”, che viene
affumicato in boccia. La regina, invecem
è la “Michelada”, una birra di frumento
condita con 10 ingredienti diversi. Ogni
cinquecento, il Le Roi indice un premio e
gadget particolari. Non quantificabile per
numero, un altro cocktail che ha molti
affezzionati è l'Hot Sparkling Margarita,
un classico rivisitato con un peperoncino
pestato all'interno di uno shaker speciale
capace di “gasare”. Una new entry è la
Moka, nata poco più di un mese
settimane fa, che stupisce i clienti e
“regala” il benessere psicologico del
versarsi il caffè. Solo che, al posto della
bevanda, all'interno del filtro si trovano
diverse, come bacche di goji e
cardamomo, e al posto dell'acqua il gin o
la vodka. Un altro capitolo è dedicato
agli Spritz Molecolari. Infine, da
segnalare, gli 11 Vermut made in Italy
utilizzati per tanti cocktail.
messaggio elettorale
Tutte le sperimentazioni
centonove pagina 21
9 Maggio 2014
9 Maggio 2014
sicilia
BARCELLONA. Gli ispettori ministeriali contestano i ritardi del tribunale. Cause pendenti da 24 anni
Fallimenti dimenticati
Il 15 maggio i curatori dovranno giustificare il proprio operato. Rischiano sanzioni per non avere
definito gli atti della procedura. La difesa dell’Ordine degli avvocati: «E’ il sistema che non funziona»
DI GIANFRANCO CUSUMANO
Barcellona. Fallimento? Ripassi tra 24
anni. E’ quello che succede al tribunale
di Barcellona Pozzo di Gotto dove per
definire una curatela passano più di
due decenni. Sono 44 le pratiche finite
nel mirino degli ispettori ministeriali
(15 quelle da “bollino rosso”) che nei
mesi scorsi hanno puntato i riflettori su
questa annosa situazione che riguarda,
a dire il vero, tante strutture
giudiziarie. Gli ispettori, infatti, hanno
fatto una visita pure alla seconda
sezione fallimentare del tribunale di
Messina, diretta da Adolfo Fiorentino,
per verificare presunte anomalie su
alcuni procedimenti che si trascinano
da anni. Il 15 maggio i curatori
barcellonesi si dovranno presentare al
Trbunale del Longano presieduto dal
giudice Michele Galluccio per
giustificare la mancata definizione
delle pratiche assegnate, relazionando
sull’operato svolto. A Barcellona ci sono
pratiche che rimangono bloccate sin
dal 1992, anno in cui fu istituito il
Tribunale. Pare siano 150 le procedure
fallimentari complessive per le quali si
registrano gravi ritardi. Si teme che lo
Stato possa essere esposto alla richiesta
di danni per effetto della legge Pinto.
La legge tutela coloro che dimostrano
di essere stati danneggiati dalle
lungaggini processuali con il
pagamento di indennizzi. Secondo la
norma l’iter dovrebbe chiudersi entro 7
anni. La convocazione dei curatori ha
messo in allarme l’ordine degli avvocati
presieduto da Francesco Russo. In una
seduta è stata dibattuta la
problematica. «Molti di questi
fallimenti pendenti sono anomali ed è
giusto fare chiarezza, se c’è qualcuno
che non ha svolto bene il proprio
lavoro è giusto che ne affronti le
conseguenze - avverte l’avvocato
Francesco Russo - ma dobbiamo anche
Tribunale di Barcellona
Francesco Russo, presidente dell’Ordine degli avvocati di Barcellona
capire come si è giunti a questo punto.
Come ordine ci siamo ribellati e difesi
sul piano della professionalità. Dopo 20
anni di inerzia non si può avvisare i
curatori di definire tutto in 30 giorni, o
comunque di ripercorrere decenni di
intoppi con la tagliola di una sanzione
per inadempienza. Non si può scaricare
tutta la colpa ai curatori quando
nessuno li ha mai sollecitati e gli stessi
giudici delegati che si sono succeduti
non rispondevano nei cinque giorni di
tempo previsti. Io - ribadisce il
presidente dell’ordine degli avvocati non voglio difendere chi è realmente in
difetto, ma tanti altri professionisti
(non sono solo avvocati ma anche
commercialisti, ndr) che hanno tentato
di svolgere con coscienza il proprio
lavoro». Lo stesso Russo racconta di
avere chiuso una curatela che pendeva
da 34 anni. «Gli iter non si chiudono
principalmente per le “azioni
revocatorie” che possono arrivare
anche in cassazione bloccando l’iter per
15 anni». Si tratta di azioni che si
innestano all’interno della procedura
con le quali si intende, ad esempio,
bloccare la vendita di un bene ritenuto
“non congruo” sottraendo fondi
destinati ai creditori del fallimento.
Russo una soluzione ce l’avrebbe. «Le
cose potrebbero cambiare se questo
tipo di revocatorie avessero precedenza
assoluta, come in passato avvenuto per
le cause patrimoniali».
Dura la delibera del consiglio
dell’ordine degli avvocati
nell’adunanza del 3 aprile scorso nella
quale si stigmatizzano «i toni contenuti
(nella lettera del tribunale inviata ai
curatori, ndr) che contravvengono al
clima di cordialità e collaborazione
sin’ora mantenuto dal Foro di
Barcellona nei confronti del
Tribunale». Anche perchè la
«collaborazione è stata più volte
richiesta dallo stesso Presidente del
Tribunale al consiglio dell’Ordine in
varie occasioni», in particolare quando
«l’ufficio del giudice delegato ai
fallimenti - in occasione dell’adozione
di provvedimenti riguardanti
importanti società operanti nel
circondario del tribunale di Barcellona
- di fatto rimase “paralizzato” per un
lungo periodo (all’incirca un anno),
centonove pagina 22
LA SCHEDA
Ecco l’elenco:
da Cogei a Lembo
Ecco l' elenco dei fallimenti, dal
1992: Calderone Andrea, Geam
Schepisi G. snc, Coppolino Arturo
Nunzio, Glicolegno srl, Radio Tele
Mediterraneo srl, Faber Fashion,
Sicil Scavi snc, Cogei srl, Sa.Me.srl,
Perdichizzi M. Beninati A., Calogero
Graziano, Idrosan sas, Sfragaro
Corrado. L' elenco continua con i
fallimenti risalenti al 1993:
Siciltraghetti spa, Studionova
arreda srl, Chemant Chemical M.
Spa, Chantal sas Saporito C..
Procedure fallimentari dell' anno
1994: Sicil Trans coop., Agrimec srl.
Fallimenti anno 1995: F.lli Giaco snc,
Moteral, Tappezzeria Artigiana
2000; 1996 Calderone snc; 1977
Menis srl, Scolaro Grazia, Catania
Carmelo. Procedure fallimentari
1998: Arnò Motor Sport snc; 1999
Molinari Brm snc; 2000 Cambria
Franco, Officine Zirilli srl, Sdf Lanza
Famà Delma, Coop Agr. Milafunghi
a r.l., Campanella Santa. Procedure
del 2001: Grillo Antonino; del 2002
Triolo Vincenzo, 2003 Montis
Maintenance srl, 2004 Sicilgrafic
snc; del 2005 Mollica Franco Filippo,
Famà Alicia, Donato Fortunato, Co.
Mes. Srl; del 2006 Currò Gaetano;
2007 Tre Effe Arredamenti e Lembo
Carmelo.
senza che venisse esitato alcun
provvedimento in relazione alle
svariate procedure fallimentari
pendenti». Il consiglio dell’ordine si
dice stupito «dell’accelerazione
improvvisa impressa alle procedure
fallimentari....a fronte della prassi
consolidata sin dalla istituzione del
Tribunale in cui i curatori erano
costretti ad aspettare dei mesi prima di
vedere esitare le loro istanza» e
protesta per la violazione della
riservatezza visto che a tutti i curatori
è stato inviato l’elenco generale con le
relative carenze. «Ritenuto pertanto
che la “unilaterale” collaborazione sino
ad oggi mantenuta dall’intero foro nei
confronti del tribunale di
Barcellona....non possa essere
proseguita e qundi, in considerazione
della circostanza che nelle suddette
note sono stabiliti rigidi termini entro i
quali compiere determinati
adempimenti - peraltro a pena di gravi
conseguenze sanzionatorie - si rende
necessario interrompere la
consuetudine in forza alla quale il
curatore si rechi nella cancelleria
fallimentare a prendere visione dei
provvedimenti che lo riguardano.
Onde evitare di incorrere in spiacevoli
equivoci, è necessario che i
provvedimenti del giudice delegato
siano portati a conoscenza mediante
pec o notifica tramite ufficiale
giudiziario».
9 Maggio 2014
economia
REGIONE. Tagliati i contributi ai consorzi fidi da 120 a 35 milioni. Ora partono i ricorsi
Confidi pure sul niente
Restano fuori dai finanziamenti i prestiti accesi dalle imprese fino alla fine del 2008: è caos,
mentre il bando scade a giugno. Eppure a marzo la politica lo salutava come una vittoria
DI
ALESSIO CASPANELLO
PALERMO. Il numero delle piccole e
medie imprese associate ai Confidi che
potranno accedere ai contributi in
conto interessi crolla
verticalmente. E la crisi non
c’entra niente. Crolla per
legge. A subire modifiche
sono le modalità di accesso ai
fondi per quanto gli anni dal
2009 al 2012, come reso noto
attraverso la pubblicazione dei
nuovi regolamenti sulla
Gazzetta ufficiale del 21 marzo
2014. Ecco come.
CONFIDI...IN
NOI.
Trentacinque
milioni a
disposizione
invece dei 120
previsti per le imprese. Dopo anni di
rinvii, la regione Sicilia pubblica i bandi
di finanziamento sulla Gazzetta ufficiale
stabilendo di pagare, a riparto, il
contributo in conto interessi alle imprese
iscritte a Condifi per il quadriennio
2009-2012. Invece dei centoventi milioni
dovuti, però, la somma si contrare
spaventosamente: poco meno di dieci
milioni e mezzo per gli anni 2009,2010 e
2011, e solo 3,8 milioni di euro per il
2014. In totale, 35 milioni di euro. Una
mazzata, se non fosse che, in corso
d’opera, succede dell’altro: Palermo
cambia le regole rispetto a quanto
normato dalla legge regionale 11 del
settembre 2005 (sul riordino della
disciplina dell'attività di garanzia
collettiva dei fidi), sulla base della quale
si era operato durante gli anni
precedenti. Il risultato?
CHI RESTA FUORI. Molte delle
aziende siciliane che nel tempo
credevano di aver maturato
legittimamente il diritto di percepire le
risorse non otterranno nulla. Perchè?
Stati tagliati fuori dai finanziamenti (a
breve e medio termine) i prestiti accesi
dalle imprese fino alla fine del 2008, a
vantaggio dei finanziamenti attivati dal 1
gennaio del 2009 al 31 dicembre 2012
“purchè in essere alla data del 30
settembre 2013”. Tradotto, restano fuori
i finanziamenti antecedenti il 2009 e
successivi al settembre 2013. Perchè?
NON ERANO QUESTI I PATTI. “Il
numero di imprese che non potranno
beneficiare del contributo in conto
interessi è destinato a salire
vertiginosamente in un momento così
delicato per le Pmi siciliane”, denuncia
Massimo Romano, presidente del
Confidi Caltanissetta - Nel corso di questi
mesi Rete Fidi Sicilia ha avanzato
numerose proposte di modifica ai
provvedimenti che dovevano essere
emanati ma la Regione – continua il
presidente di Confidi Caltanissetta – non
ha colto lo spirito dei rilievi rivolti a
tutelare il diritto di tutte le imprese
siciliane a percepire il contributo in
questione”. Secondo qualcuno, invece, è
stato un successo.
IL DISEGNO DI LEGGE. Firmatario
del disegno di legge 566 predisposto
dalla commissione Attivita’ produttive
dell’Ars è stato Nello Di Costanzo,
deputato regionale de Il Megafono,
secondo il quale “il Governo Crocetta si
era impegnato a sbloccare questa
assurda vicenda che vedeva lo
stanziamento delle somme ma l’assenza
del provvedimento di legge che
permettesse l’assegnazione ai Confidi
siciliani e dunque alle imprese. I quattro
decreti che liberano finalmente le risorse
saranno pubblicati per ciascun anno di
competenza e serviranno come volano
allo sviluppo delle attivita’
imprenditoriali”.
PATTI
Come cresce Confarfidi
APPROVATO IL BILANCIO DELL’ORGANISMO
PRESIEDUTO DA SCANDURRA
Patti. Si è svolta il 30 aprile scorso l’assemblea dei soci di
Confarfidi, il Consorzio Fidi della Provincia di Messina,
presieduto da Pippo Scandurra, presidente della
Associazione Nazionale Antiracket. Nella sala dell’Aciap di
Patti i soci hanno approvato il bilancio 2013 e la relazione
del presidente. Significativo è da considerare il
rafforzamento patrimoniale del Consorzio che ha visto
consolidarsi il patrimonio netto, nonostante le
problematiche vicende del sistema bancario e la crisi che
ha colpito numerose piccole aziende della nostra
Provincia. Ciononostante le escussioni delle garanzie non
hanno intaccato la solidità patrimoniale. Il presidente
Scandurra ha sottolineato come Confarfidi conta oggi più
di millecinquecento soci in continua crescita anche nel
2013 e dell’opera di assistenza che è in corso nei confronti
dei soci per consentire loro di ottenere i contributi per
l’abbattimento degli interessi corrisposti alle banche
relativi a operazioni garantite da Confarfidi per gli anni
2009 2010 2011 e 2012. Il Vice Presidente Giuseppe
Ricciardo, ha rimarcato che Confarfidi si è visto, assegnare
secondo tra gli altri Consorzi siciliani oltre 230.000 euro
quale contributo ai fondi rischi e che tale dotazione
contribuirà significativamente a un rafforzamento
patrimoniale per l’anno 2014.
centonove pagina 23
PARERI
«Un bando
incomprensibile»
“PERCHÈ RESTRINGERE LA CERCHIA
DEI DESTINATARI?”, PARLA GIUSEPPE
LUPÒ DEL CONSORZIO DI MESSINA
MESSINA. “E’ chiaro che chi sarà
precluso farà ricorso, e come già
avvenuto in passato si bloccherà
tutto” La parte della Cassandra
tocca a Giuseppe Lupò di farla. Il
presidente di Confidi Messina
spiega come mai si è passati da
120 a 35 milioni di euro di
finanziamenti, e perchè si partirà
dal 2009. Anzi, ci prova. “Il taglio
è incomprensibile, e ipotizziamo
sia dovuto alla disponibilità
finanziaria da parte della Regione,
mentre sull’esclusione delle
richieste antecedenti il 2009 non
abbiamo capito nemmeno noi
cosa sia successo”. In realtà, la
situazione ha un precedente, il cui
copione potrebbe ripetersi paro
paro oggi. Già nel 2007, infatti, c’è
stato un ricorso da parte di un
Confidi che ha fatto bloccare tutto
il meccanismo, parzialmente
risolto un anno dopo, nel, nel
2008, quando i Confidi hanno
avuto un acconto del 20% sulle
somme ammesse a finanziamento.
E oggi? “Oggi succede che la
Regione ha eccessivamente
ristretto i beneficiari, quindi tutti i
mutui concessi prima del 2009
sono nulli - spiega Lupò oltretutto i conti devono essere
accesi al 30 settembre 2009. Non si
capisce bene quale è lo scopo se
non restringere la cerchia dei
beneficiari. Siamo stati convocati
alla vigilia di Pasqua da parte del
dirigente, e anche lui era
perplesso. La norma, tra l’altro continua Lupò - non è partita in
questo modo, in sede di
approvazione è risultata diversa.
In tutto questo c’è un ulteriore
fraintendimento: mentre la
rendicontazione la facevamo noi,
oggi la fanno le banche - prosegue
- e con questi paletti i cordoni
della borsa si stringeranno
ulteriormente: Il bando scadrebbe
a giugno - conclude il presidente
di Confidi Messina - e ancora non
abbiamo iniziato”. (A.C.)
Giuseppe Lupò
9 Maggio 2014
economia
MESSINA. La Regione “riconta” gli iscritti in vista della ricomposizione del consiglio camerale
Camera Caritatis
Discrepanze tra i dati comunicati dalle associazioni e le verifiche, da Palermo
si attende il nuovo decreto per il via alle elezioni. Ma Confcommercio...
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. Il futuro della Camera di
Commercio messinese si deciderà per
tribunali. Tre ricorsi ad ottobre 2013,
una richiesta di riconteggio un mese
dopo, una pronuncia del Cga che
dichiara illegittimo il decreto di
proroga del commissariamento, due
nomi in lizza per la presidenza e la
spada di Damocle di un bel po’ di
aziende “fantasma”. Che potrebbero
falsare i risultati delle consultazioni.
Ecco perchè.
A COLPI DI RICORSO. Ad agosto
del 2013 dallʼassessorato regionale alle
Attività produttive arriva alla Camera
di commercio di Messina il decreto di
composizione del consiglio camerale.
Che lascia scontente parecchie
associazioni, rimaste fuori dai ventotto
seggi da assegnare. E partono i ricorsi.
Perchè? Dato che la ripartizione dei
seggi premia la rappresentatività delle
organizzazioni, c’è il sospetto che
Ivo Blandina
Francesco La Fauci
qualcuno abbia buon gioco dal
gonfiare i dati. La circostanza, oggetto
di esposti, arriva sulla scrivania
dell’assessore alle Attività produttive
Linda Vancheri, che blocca
lʼesecutività del decreto di
composizione del consiglio ed intima
allʼorgano camerale di rivedere le
posizioni ed i dati di tutte le
associazioni. Confcommercio, che nella
ripartizione dei seggi avrebbe fatto la
parte del leone, ricorre agli organi di
giustizia amministrativa, e il Cga
rimescola le carte, accogliendo il
ricorso e, di fatto, riportando in vigore
il precedente decreto di composizione
consiliare. A Palermo, nel frattempo,
non sono stati con le mani in mano.
QUEI DATI UN PO’ COSI’. Partono i
controlli, volti a verificare sia che le
imprese indicate dalle associazioni
esistano davvero (cioè che non siamo
mai state cancellate), sia che siano in
regola dal punto di vista contributivo
(ragion per cui ai controlli ha
partecipato anche l’Inps) e da quello
dei versamenti delle quote camerali. E
cosa è venuto fuori? Che
“oggettivamente c’erano numeri che
potevano fare variare la composizione
del consiglio camerale”. Ad affermarlo
è l’attuale commissario della camera di
Commercio di Messina, Francesco
De Francesco, che poi entra nel
dettaglio: “ Tra i dati denunciati dalle
varie organizzazioni e quelli riscontrati
da noi ci sono scostamenti: alcune
associazioni hanno denunciato qualche
unità in più, altre parecchie decine,
qualcuno ha confuso i termini della
rappresentatività”. Parecchi, in verità. I
maggiori scostamenti tra iscrizioni
dichiarate ed effettivamente verificate
Camera di commercio di Messina
si sono riscontrati nei settori
dell’agricoltura e del commercio, ma
anche, seppure in misura minore,
nell’artigianato, settore che dalla crisi
ha ricevuto la batosta più grave, con
seicento cancellazioni di imprese
durante i primi quattro mesi del 2014.
E adesso?
NOI ANDIAMO AVANTI. “Non ho
avuto comunicazione ufficiale da parte
dell’assessorato quindi continuo con le
verifiche. Ho già mandato una
relazione a Palermo, attendo gli ultimi
dati che dovrebbero essere forniti
dall’Inps e da qualche associazione che
ancora tarda”, spiega De Francesco,
che poi delinea uno scenario:
“Potrebbe a giorni essere ufficializzata
la revoca del decreto di nomina del
consiglio camerale”. A De Francesco fa
eco Maria Rita Sorce, direttore
responsabile del servizio che si occupa
del Controllo e vigilanza sull'attività
svolta dalle Camere di Commercio
dell'Isola per conto dellʼassessorato alle
attività produttive.: “Aspettiamo che la
Camera provveda a comunicare i dati
effettivi dopo i controlli richiesti e
appena avremo certezza ricostituiremo
il consiglio camerale, perchè i dati di
cui siamo in possesso oggi ci dicono
che certi numeri non erano veritieri”. E
per quanto riguarda le nuove elezioni?
“Non dipende da noi”, conclude.
AI BOCCHI DI PARTENZA
Presidenza, corsa a due
CONFINDUSTRIA (E ALLEATI) PUNTANO SU IVO BLANDINA, I COMMERCIANTI
SCELGONO FRANCESCO LA FAUCI. ECCO GLI SCHIERAMENTI. E LE “FAIDE”
MESSINA. Chi si contenderà la presidenza della Camera di Commercio di
Messina? Ad oggi, la corsa sembra ristretta a due schieramenti che fanno capo
a Confindustria (alleata di Confesercenti e Confimprese) da un lato, e
Confcommercio dallʼaltro. I primi schierano il past president di Confindustria
stessa, Ivo Blandina, mentre Confcommercio sponsorizza la presidenza
di Francesco La Fauci, commercialista ed esperto di faccende camerali tra
Catania e Ragusa. Il gioco, adesso, è tutto sulle alleanze. E sui numeri. La
“triade” Confindustria, Confimprese e Confesercenti, al netto di una nuova
composizione del consiglio camerale, ormai molto probabile, potrebbe
contare su otto voti, mentre Confcommercio (che ha espresso le presidenze e
le maggioranze camerali negli ultimi anni) ne controllerebbe nove: lontano,
quindi, dai quindici che servono per avere il controllo della maggioranza
in consiglio camerale (che conta ventotto seggi) ed eleggere così un
presidente. Chi ne esce “malmesso” dalla situazione attuale, è proprio
Confcommercio, che di voti ne contava quattordici, e che deve fare i conti con
la diffusa ostilità che registra attorno e che deriva dall’avere per anni fatto il
bello ed il cattivo tempo con la forza dei voti: di fatto, l’essere da sempre
stato “gruppo dirigente” alla Camera di commercio di Messina, fa si che a
Confcommercio venga addossata la responsabilità di scandali e
commissariamenti. L’ago della bilancia, adesso, potrebbero essere i ricorsi
delle associazioni escluse: quello del Claai è stato rigettato per vizi formali,
restano in lizza quelli di Sadacasa e di altri. (A.C.)
centonove pagina 24
economia
9 Maggio 2014
MICROCREDITO
MESSINA. Cambia il consiglio d’amministrazione dell’istituto bancario. Tra vecchi e nuovi
Nuovo Credito Peloritano
Escono Immacolato Bonina e Giuseppe Amato (“promosso” alla vicepresidenza), entrano
Andrea Valentini ed Enzo Barià, fino al 2013 sindaco supplente. Gli altri avvicendamenti
MESSINA. Avvicendamento ai vertici
della Banca di Credito Peloritano: dopo
l’approvazione del bilancio 2013, terzo
esercizio finanziario, cambia il consiglio
d’amministrazione. Entrano Enzo
Barilà (che fino all’approvazione del
bilancio faceva parte del collegio
sindacale della banca come sindaco
supplente) e Andrea Valentini,
escono Giuseppe Amato (che è stato
“promosso” vicepresidente al posto di
Giovanni Gulino) e l’imprenditore
barcellonese nel settore della grande
distrubuzione Immacolato Bonina.
Alla presidenza del consiglio
d’amministrazione della banca resta
Gennaro Cortucci (napoletano, già
direttore generale della Banca di Credito
Popolare di Siracusa e consigliere di
amministrazione del Banco di Napoli),
affiancato da Amato come
vicepresidente, e dai consiglieri Rocco
Bambaci di barcellona, Sergio
Bommarito (patron della Fire Spa,
impresa messinese leader nel settore
della riscossione crediti), Francesco
Ferraù (avvocato, Vincenzo
Lascari (commercialista di Capo
d’Orlando), Marcella Merlo
(avvocato di Patti), Mauro Scurria
(della famiglia che possiede la Sicilferro
di Torrenova) che si aggiungono ai
“nuovi” Barilà e Valentini.
Avvicendamento anche nelle cariche di
garanzia: presidente del collegio
sindacale diventa Fabio Pignataro,
sindaci Pietro Gugliotta (fino al 2013
supplente) e Gianfranco Moschella,
supplenti Giuseppe Bucolo e
Daniele Raccuja. Prendono il posto di
Antonio Dal Pozzo, Salvatore
Granatelli e Angelo Mongiò. (A.C.)
centonove pagina 25
M5S, prime domande
per l’accesso ai prestiti
MESSINA I Cinque Stelle dànno il
via libera al microcredito per le
imprese. Dalla prossima
settimana, sarà possibile alle
imprese inviare le prime domande
per l' accesso ai prestiti, resi
possibili dal fondo creato dai
deputati con la restituzione di
gran parte dei loro stipendi.
Saranno finanziamenti con tassi
all' 1,5 per cento e per l' accesso al
credito non ci sarà bisogno di
alcuna garanzia. "
L' annuncio dell' operazione
finanziaria è stato fatto dal
deputato all' Assemblea regionale
siciliana, Giancarlo Cancelleri che
ha firmato l' accordo con Banca
Etica e con Impact hub Sicilia, gli
istituti che erogheranno i fondi e
selezioneranno le domande di
credito. I prestiti saranno a
disposizione di imprese, anche
individuali, che abbiano sede
legale in Sicilia e che abbiano in
cantiere nuovi progetti o anche
semplici acquisti di attrezzature.
Le somme che saranno messe a
disposizione delle imprese vanno
da un minimo di 5.000 euro ad un
massimo di 25.000 euro.
9 Maggio 2014
centonove pagina 26
9 Maggio 2014
centonove pagina 27
9 Maggio 2014
economia
NOMINE
QUI EUROPA. Sale la presenza al 16,6 per cento. Ma occorre più sostegno
Sempre più donne ai vertici delle aziende
DI SALVATORE
CIFALÀ
Il 14 ottobre si è raggiunto
un considerevole traguardo
per il ruolo delle donne nel
mondo del lavoro e la
parità di genere. Le commissioni Juri
(commissione giuridica) e Femm (per i
diritti della donna e l'uguaglianza di
genere) del Parlamento europeo hanno
votato a favore di una proposta della
Commissione europea che affronta lo
squilibrio di genere nei consigli
d'amministrazione delle aziende in
Europa. Il voto segue la recente
pubblicazione della nuova relazione sulla
partecipazione delle donne ai processi
decisionali, in cui la Commissione fa il
punto sulla presenza delle donne nei Cda
delle principali società europee quotate
in borsa, le cifre indicano che questa
percentuale è in aumento, passando dal
15,8% al 16,6%.
Il voto favorevole è stato accolto con
profonda soddisfazione dalla
Commissione, e in particolare dalla VP
Viviane Reding che ha sottolineato come
la presenza di talenti femminili
all'interno degli organi decisionali delle
imprese europee assicuri la giusta
competitività per affrontare un'economia
globalizzata. La direttiva votata dalle
commissioni parlamentari conferma
alcuni punti significativi: privilegia una
procedura di selezione imparziale,
esclude dalla direttiva le piccole e medie
imprese (PMI) ma sprona gli Stati
Membri a sostenerle e incoraggiarle a
migliorare l'equilibrio di genere a tutti i
livelli dirigenziali e nei consigli
d'amministrazione, inasprisce le
disposizioni sulle sanzioni , ad esempio
prevede l'esclusione parziale ai fondi
strutturali europei o dagli appalti
pubblici. La Commissione ha poi anche
pubblicato una relazione intermedia sulla
propria strategia per la parità tra donne e
uomini (2010-2015), che, di più ampia
portata, mostra 24 azioni chiave da
intraprendere su cinque fronti: pari
indipendenza economica per le donne e
gli uomini; parità salariale a parità di
mansioni; parità nel processo
decisionale; dignità, integrità e fine della
violenza contro le donne; promozione
dell'uguaglianza di genere al di là dei
confini dell'UE. La relazione evidenzia
come, a metà del periodo prestabilito, la
Commissione stia mantenendo gli
impegni definiti nella strategia, con
interventi mirati nelle aree di intervento
delineate, migliorando l'uguaglianza di
genere nei processi decisionali in ambito
economico, affrontando il problema della
mutilazione genitale, sostenendo la
parità salariale e promuovendo
l'uguaglianza nell'ambito della strategia
economica generale dell'Unione europea.
In questo tema l'Italia può ritenersi
orgogliosa: è tra quelle realtà, assieme
alla Francia, che hanno emanato leggi ad
hoc che hanno raggiunto risultati
importanti. Va osservato che dal 2010 gli
sviluppi più rilevanti avvengono
soprattutto nei paesi che si sono già
dotati di leggi vincolanti, confermando
l'utilità della pressione normativa.
Perché diventi legge, la direttiva
proposta dalla Commissione dovrà
essere adottata dal Parlamento europeo
e dagli Stati membri dell'Unione, in sede
di Consiglio. Il voto decisivo del 14
Ottobre segue i pareri favorevoli di altre
tre commissioni parlamentari. Il
Consiglio, che riguardo questa proposta
decide su un piano di parità con il
Parlamento europeo, ha fatto il punto sui
progressi compiuti sotto la presidenza
irlandese, il dibattito continua con
l'attuale presidenza lituana.
UIL POSTE TRAPANI
Rallo confermato segretario
TRAPANI. Giuseppe Rallo, 49 anni, di Trapani, è stato confermato segretario generale Uil Poste Trapani. E' stato votato all'unanimità ieri in occasione del 16°
congresso territoriale di categoria "Partecipare per la crescita dello sviluppo e del lavoro" che si è svolto alla Baia dei Mulini di
Erice. Sono stati chiamati, inoltre, a far
parte della segreteria territoriale Armando
Busetta e Maria Piranio. I lavori sono stati
presieduti dal segretario generale della Uil
Trapani Eugenio Tumbarello.
PARAFARMACIE
Gullotta nuovo presidente
CATANIA. Davide Giuseppe Gullotta è il
nuovo presidente della Federazione nazionale Parafarmacie italiane. La votazione online ha avuto corso nella giornata del 30
aprile sul sito www.federazioneparafarmacie.it e si è conclusa con oltre l’80% delle
preferenze a favore di Gullotta. I farmacisti
candidati erano dieci. Siciliano, 34 anni, Davide Giuseppe Gullotta è laureato in Chimica e tecnologie Farmaceutiche all’università di Catania. Dopo aver conseguito
diverse specializzazioni (“Diagnostica e Farmaceutica Molecolare”, “Bioetica e Sessuologia”) ha lavorato come ricercatore presso
il reparto di Endocrinologia dell’ospedale
Garibaldi di Catania. L’ufficializzazione della
carica, e il relativo passaggio di consegne
con l’attuale presidente in uscita, Giuseppe
Scioscia, avverrà nel corso di un’assemblea
prevista entro la metà del prossimo mese .
CONSUMATORI
PALERMO
NOTIZIE DAI CONSULENTI DEL LAVORO
Diritto di recesso
Dieci anni di Unicoop Sicilia
Permessi elettorali e per motivi politici
In caso di esercizio del diritto
di recesso da un contratto,
nei casi consentiti dal Codice
del Consumo, la direttiva
europea, che entrerà in
vigore a giugno 2014,
prevede che il consumatore, a meno che
il professionista abbia offerto di ritirare
egli stesso i beni, deve restituisce i beni
consegnandoli a lui o a un terzo
autorizzato dal professionista, senza
ritardo e in ogni caso entro 14 giorni
dalla data in cui ha comunicato la sua
decisione di recedere. Il termine e'
rispettato se il consumatore rispedisce i
beni prima della scadenza del periodo di
quattordici giorni. Il consumatore
sostiene solo il costo diretto della
restituzione dei beni, a meno che il
professionista non abbia concordato di
sostenerlo o abbia omesso di informare il
consumatore che tale costo e' a carico del
consumatore. Nel caso di contratti
negoziati fuori dei locali commerciali in
cui i beni sono stati consegnati al
domicilio, al momento della conclusione
del contratto, il professionista ritira i beni
a sue spese qualora per loro natura, non
possano essere restituiti a mezzo posta.
Avv. Francesco Suria
PALERMO. "Sono stati dieci anni
vissuti intensamente al servizio della
cooperazione italiana". Lo ha
affermato Felice Coppolino,
presidente dell'Unicoop Sicilia, in
occasione del decennale della nascita
il quale precisa che per l'occasione è
stata scelta la suggestiva cornice del
complesso monumentale di San
Mamiliano, sita in una delle zone più
belle della “Palermo Seicentesca”.
Alla cerimonia, mercoledì scorso,
saranno presenti i dirigenti nazionali,
regionali, e provinciali. Sono
intervenuti inoltre il Presidente
nazionale e regionale dell'Unicoop e
le autorità istituzionali e religiose
presenti.
Felice Coppolino
In occasione di ogni consultazione elettorale, coloro che
adempiono funzioni presso gli uffici elettorali, hanno diritto
di assentarsi dal lavoro per tutto il periodo corrispondente
alla durata delle relative operazioni. I giorni di assenza dal
lavoro sono retribuiti e considerati, a tutti gli effetti, giorni
di attività lavorativa. Per i giorni festivi, o comunque non lavorativi ricompresi nel
periodo di svolgimento delle operazioni elettorali, i lavoratori hanno diritto al
pagamento di specifiche quote retributive, in aggiunta all’ordinaria retribuzione
mensile, ovvero a riposi compensativi da godersi subito dopo la fine delle
operazioni al seggio. Le assenze per permessi elettorali devono essere comunicate
preventivamente al datore di lavoro mediante l’esibizione del certificato di
chiamata e poi giustificate con la presentazione della documentazione
giustificativa firmata dal presidente del seggio e riportante l’orario di inizio e fine
delle operazioni. Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive, ha diritto a
disporre del tempo necessario al loro svolgimento e a conservare il posto di
lavoro. In ogni caso il datore di lavoro è obbligato a concedere l’assenza, mentre,
per quel che riguarda la retribuzione, in alcuni casi essa è a carico dell’ente presso
cui il lavoratore svolge il suo mandato, con conseguente rimborso della stessa al
datore che la anticipa. In particolare i lavoratori che siano stati eletti membri del
Parlamento regionale, nazionale o europeo, ovvero amministratori apicali di enti
locali (quali sindaco, presidenti o assessori in enti locali, presidenti di consigli
comunali con più di 50.000 abitanti e di consigli provinciali), possono, a richiesta,
essere collocati in aspettativa per tutta la durata del mandato. In questo caso il
periodo di aspettativa vale come servizio effettivamente prestato e le
amministrazioni locali presso cui i soggetti prestano l’attività, sono tenuti al
versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi che maturano. I
lavoratori eletti a comporre i consigli comunali o provinciali hanno diritto ad
assentarsi dal servizio per l’intera giornata nella quale sono convocati i rispettivi
consigli e per l’intera giornata successiva, se il lavoro consiliare si protrae oltre la
mezzanotte. Spettano inoltre 24 ore al mese di permessi non retribuiti. Tutte le
info dai Consulenti del lavoro.
centonove pagina 28
poster
9 Maggio 2014
MURALES DI UMANITÀ VARIA
IN PARALLELO
Direttori artistici?
Si torna all’anno zero
MESSINA. Chiuso il capitolo
sovrintendente, il consiglio dovrà
affrontare la grana dei due direttori
artistici. In principio, i due in pectore
per prosa e musica erano Ninni
Bruschetta e Giovanni Renzo, ma
ora la situazione si è complicata.
Laura Pulejo, Totò D’Urso e Giovanni
Moschella (designati dal sindaco, i
primi due, e dal commissario della
Provincia) sono per un’evidenza
pubblica. Ma il nodo è un altro:
trascorso il 30 aprile, il Teatro non
può sfruttare i dodicesimi di
bilancio, e quindi, per quest’anno,
niente stagioni. (D.D.J.)
Il Teatro Vittorio Emanuele di Messina
MESSINA. Il consiglio di amministrazione bandisce un’evidenza pubblica per creare una long list di nomi. Ma i requisiti...
Teatro Vittorio, sovrintendente cercasi
Per le caratteristiche, il cda preferisce rimandare alla legge istitutiva, che però, molto vagamente,
richiede “chiara fama” e comprovata esperienza”. Una nomina su cui la Regione vuole l’ultima parola
MESSINA. Scade il 14 maggio la
“Manifestazione di interesse per
l’individuazione del Sovrintendente
dell’Ente Autonomo Teatro di
Messina”, bandita dal consiglio di
amministrazione lo scorso 30 aprile.
Un’evidenza che darà vita a una long
list, che non avrà valore di graduatoria,
in base alla quale il cda sceglierà un
nome a proprio “insindacabile
giudizio”, sempre che la Regione
siciliana non metta il proprio zampino.
I TENTACOLI DI PALERMO. In
occasione dell’insediamento del
consiglio di amministrazione, l’assessore
regionale al Turismo, Michela
Stancheris, ha messo i “puntini sulle i”
in maniera quasi irrituale (ad esempio,
l’uso gratuito dell’orchestra del Bellini di
Catania per l’inaugurazione, quando
sarà). E, a proposito del sovrintendente,
ha proposto ai consiglieri di inviare una
terna da cui avrebbe scelto. Una
procedura non prevista dalla legge. Il
prescelto, infatti, viene indicato
dall’organo di governo dell’Ente e la
Regione è chiamata a procedere con la
nomina, o a respingerlo (chiedendo un
altro nome) in base a motivi fondati.
Motivi fondati che non possono essere
politici. Allo stato, il governatore
Rosario Crocetta e l’assessora da cui
dipende il Vittorio Emanuele non hanno
nomi nel “loro cuore”, visto che la
papabile Giusi Furnari è stata
designata assessore ai Beni Culturali.
Un’altra persona in pista, fino a poco
tempo fa, poteva essere Lucia Tarro
Celi, già indicata (e poi “tradita”) da
Crocetta come possibile commissario
dell’Ente. Allo stato attuale, “radio
Teatro” ripropone da tempo tre nomi:
Lorenzo Genitori (ex direttore
artistico della stagione musicale),
l’architetto Antonello Longo e l’ex
presidente del consiglio di
amministrazione, Egidio Bernava. Ma
quali requisiti dovrà possedere
l’aspirante sovrintendente? Sul punto, il
consiglio si è attenuto a quanto previsto
dalla legge istitutiva del Vittorio
Emanuele, la numero 4 del 1995.
REQUISITI DI LEGGE. Due sole, e
del tutto vaghe, sono le caratteristiche
richieste dai candidati, come si evince
dall’articolo 8 della legge: il
sovrintendente dovrà essere scelto tra
soggetti di “chiara fama” e di
“comprovata esperienza”, il che
significa tutto o anche niente, vista la
relatività (territoriale o planetaria)
della fama. Per quanto riguarda
l’esperienza, questa si potrebbe
desumere da ciò che il sovrintendente
è chiamato a fare, sempre secondo
quanto previsto dalla legge e dallo
Statuto: coordinamento dell’attività
dell’Ente avvalendosi dei dirigenti e dei
direttori artistici; collegamento tra i
direttori artistici nella predisposizione
dei programmi al fine di presentare
proposte organiche al consiglio;
coordinamento dell’organizzazione per
rendere operativi i programmi
approvati dal Cda, promuovendo gli
interventi dei due direttori e
doformulando direttamente proposte
Antonello Longo
centonove pagina 29
di provvedimenti del Presidente o del
Consiglio; predisposizione dei bilanci
preventivi e consuntivi. In tal senso,
può anche assumere l’incarico di
direttore amministrativo. E questo è
quanto. Nella scheda da compilare per
la domanda, l’aspirante candidato
dovrà indicare i titoli di studio,
professionali, culturali, di servizio,
artistici e le attività comprovanti le
capacità organizzative e di gestione. A
questo punto, comporre la long list, a
seconda dei criteri di valutazione che si
adotteranno (ma che non sono
indicati) potrà essere molto complesso
o anche facile. Ecco perché, alla fine,
l’evidenza è molto vaga. (D.D.J.)
Lorenzo Genitori
Egidio Bernava
9 Maggio 2014
posterstorie
MOTI 1898. Attraverso il ritratto di un grande socialista, anniversario della rivolta che ha visto la città dello Stretto protagonista
Messina e la «crisi della fame»
Il dramma di un popolo che non vuole più sopportare nei racconti di Nicola Petrina e Gaetano La Corte Cailleur
DI
GERARDO RIZZO
Messina. Alla fine di maggio del 1898,
rinchiuso nelle carceri di
Roccaguelfonia, dove oggi torreggia il
sacrario di Cristo Re, il socialista
Nicola Petrina rilasciava un’intervista a
un giornalista della Gazzetta di Messina
e delle Calabrie, esponendo il proprio
punto di vista sulla rivolta che aveva
funestato la città nelle settimane
precedenti. Petrina non aveva
nemmeno quarant’anni, allora, ma era
da tempo diventato il riferimento delle
classi sociali più disagiate in città.
Fondatore del partito socialista
cittadino, era più volte finito nel
mirino della questura, e aveva
ripetutamente soggiornato nelle patrie
galere, o era stato più volte costretto a
darsi alla fuga per impedire che ciò
accadesse. Era stato tra i più attivi
organizzatori dei Fasci dei Lavoratori, e
a Messina aveva favorito la nascita di
diverse associazioni di categoria per la
tutela dei diritti, come quelle dei
Conciapelli, dei Meccanici, dei
Falegnami e dei Cocchieri. Aveva
creato giornali attorno ai quali avevano
gravitato figure carismatiche come
l’ormai anziano Raffaele Villari ed
Emanuele Pancaldo, morto da poco
quasi centenario.
Petrina era consigliere comunale
socialista, e in questa veste – racconta
nell’intervista – aveva chiesto un
incontro col prefetto, in cui aveva
chiesto al rappresentante del governo
di attivarsi per fare in modo che
qualche grossa nave attraccasse in
città, per dare un po’ di lavoro ai
portuali, che versavano in condizioni
terribili. La risposta del prefetto fu
lapidaria: avrebbe considerato
tollerabili un po’ di furti e qualche
accoltellamento, ma non avrebbe
sopportato dimostrazioni e sollevazioni
popolari.
Non era necessario essere
particolarmente acuti per immaginare
che qualcosa di grosso sarebbe
successa, di lì a poco. Da tutta la
nazione giungevano notizie poco
rassicuranti. In varie città, come a
Napoli, Rimini e nella vicina Catania,
la popolazione si era già sollevata,
spinta dalla mancanza di lavoro e dai
continui rincari dei beni di prima
Stretto di Messina, incisione
necessità. Da lì a qualche giorno, a
Milano le truppe avrebbero sparato
contro la folla, facendo un centinaio di
vittime. A Messina, tra la fine di aprile
e i primi giorni di maggio, le cronache
parlavano di negozi chiusi e officine
inoperose; i portuali oziavano loro
malgrado, seduti sulle botti in attesa di
navi che non arrivavano mai.
In occasione del Primo Maggio, i
socialisti avevano organizzato la
consueta festa, ma le autorità non
consentirono che in città si svolgesse
alcun tipo di manifestazione che
prevedesse un assembramento di
persone. Non fu permessa neppure la
celebrazione della festa della Madonna
Nuova ai Cappuccini, popolarmente
detta d’i piatusi. I socialisti ripiegarono
allora fuori città, a Montepiselli, dove
ci furono comizi dello stesso Petrina e
di Domenico Faucello, e i convenuti
cantarono in coro gli inni del
“socialismo redentore”.
Quello stesso 1° maggio, la Gazzetta
pubblicava un accorato intervento di
Petrina (“perché la verità è sempre
gradita, da qualunque parte venga”),
in cui si deploravano le tristi
condizioni in cui la città versava.
“Messina attraversa la più orribile crisi
che l’abbia mai afflitta – più della
guerra, più del colera – la crisi orribile
della Fame!” scriveva il consigliere,
raccontando che quel giorno stesso
quattrocento portuali si erano rivolti a
lui alla ricerca di un posto in cui
riporre le proprie povere masserizie,
perché tutti, non potendo pagare
l’affitto, avevano ricevuto lo sfratto.
Il giorno seguente, un altro comizio
socialista, tenuto dall’avvocato Matteo
De Domenico e dal consigliere
Giovanni Noè, era stato impedito per
paura degli assembramenti, ma era
stato consentito qualche giorno dopo,
dietro assicurazione degli organizzatori
che la situazione sarebbe stata tenuta
sotto controllo. Ad ogni buon conto, il
luogo della riunione venne circondato
da soldati, ma non ci fu bisogno di
intervento, perché la folla si mantenne
calma.
In città, però, l’atmosfera ribolliva, e si
temeva che la situazione potesse
esplodere da un momento all’altro. Il
comune, nella persona del prosindaco
Giuseppe Arigò, impegnò
venticinquemila lire per interventi
urgenti, come l’istituzione di cucine
centonove pagina 30
economiche in varie zone della città, e
incaricò il canonico Giovanni Trischitta
di distribuire ai più bisognosi la somma
di cinquemila lire. Il sacerdote, però, si
trovò costretto a declinare l’incarico,
perché la somma era troppo esigua
anche rispetto anche alle prime
esigenze. E pur in mezzo a
un’emergenza tanto grave, non
mancarono gli approfittatori: “Nelle
recenti distribuzioni di pane, i soliti
protetti – e parecchi non lo meritavano
– ebbero chi cinque chi sei chi una
dozzina di buoni che poi furono
rivenduti, mentre dei veri bisognosi
rimasero a bocca asciutta”, raccontava
il principale quotidiano cittadino.
A buttare un po’ d’acqua sulla brace
che minacciava di divampare, pensava
la stessa Gazzetta, annunciando
l’arrivo del vapore inglese Lorle che
sbarcava una gran quantità di grano da
portare ai molini Gazzi del signor
Pulejo: “Facevamo conto che la crisi
dovesse durare altri otto o dieci giorni,
pare però che questo fortunato arrivo
possa scongiurarla anche da oggi”.
Non si sa se la notizia fosse vera, o che
fine abbiano fatto le tonnellate di
grano annunciate, ma rimane il fatto
posterstorie
che la situazione era lì lì per
precipitare.
L’8 maggio, infatti, si sparse la notizia
dei fatti di Milano, dove Bava Beccaris
aveva fatto sparare addosso alla
popolazione che manifestava per gli
stessi motivi per cui i messinesi erano
in agitazione, e accadde l’inevitabile.
Di quanto avvenne quel giorno a
Messina esistono vari resoconti sui
giornali dell’epoca, ma abbiamo anche
una testimonianza d’eccezione nei
diari di Gaetano La Corte Cailler
(pubblicati qualche anno fa a cura di
Giovanni Molonia), che ebbe modo di
seguire le vicende dal vivo, dalla casa
di amici.
Il giornale racconta che i soldati
mantennero un comportamento
lodevole, e che anche i socialisti si
prodigarono per tenere a bada la folla
inferocita: ne è dimostrazione il fatto
che i dimostranti se la presero anche
con i dirigenti di quel partito. La casa
di Nicola Petrina fu fatta bersaglio di
una fitta sassaiola, e la moglie e i figli
furono costretti a cercare rifugio presso
parenti.
Da via della Neve e via dei Monasteri,
venivano giù cortei che portavano
cartelli con le scritte Viva il Re!
eVogliamo pane e lavoro, ma quando il
delegato di Pubblica Sicurezza Urso si
fece incontro per togliere quelle scritte,
la folla si scatenò, dando inizio a un
lancio di sassi che spaccò tutti i
lampioni del centro cittadino.
Dal canto suo, La Corte Cailler, da un
balcone che affacciava sul Municipio,
vide la folla, composta in buona parte
da donne, riversarsi sulla piazza,
venendo giù dalla via S. Camillo: in
testa alla fiumana di gente, una donna
correva tenendo in mano una
bandiera, ma i soldati lanciarono un
attacco alla baionetta che produsse
Gaetano La Corte Cailleru
9 Maggio 2014
Piazza Venezia per i moti di Milano
decine di feriti. Una donna, Carmela
Tripodo, venne ferita gravemente e
morì di lì a poco. Un maresciallo dei
carabinieri sparava in aria per
intimorire un uomo “decentemente
vestito” che tentava di liberare una
donna presa di mira dai militi, poi
mirò direttamente all’uomo,
colpendolo in pieno petto. L’uomo, con
le ultime forze rimastegli, tentò di
scagliarsi contro lo sparatore, ma
cadde inerte sul marciapiedi. Era il
barbiere Salvatore Garrasi, e sarebbe
morto di lì a qualche giorno. Gli altri
carabinieri menavano colpi alla cieca
col piatto della sciabola, e poi
spararono, “e impunemente uccidono”.
Nello slargo del “Vittorio Emanuele”,
un ragazzo disarmato subì un colpo di
sciabola alla gamba, ma non di piatto,
stavolta, e si ritrovò con la coscia
orrendamente squarciata; venne messo
su un carro affinché lo conducesse
all’ospedale, ma il mezzo fu deviato
per stradine secondarie, perché la folla
non vedesse la scena e la rivolta non
incrudelisse ulteriormente. Alle Due
Vie, un uomo, Andrea D’Andrea, con
un fucile a pallini sparò sulla folla che
era entrata nella sua salsamenteria,
ferendo cinque persone, fra cui una
donna.
Solo intorno alle sei di sera la calma
sembrò tornare in città. Le truppe
rientrarono in caserma, ma nutriti
gruppi di militi rimasero a presidiare il
municipio, le banche, la camera di
Commercio e gli altri “obiettivi
sensibili”, diremmo oggi. Le giornate
del maggio ’98 si conclusero con la
città ridotta a un campo di battaglia,
cinquanta arresti e quaranta ricoveri
solo nella giornata dell’8. I socialisti,
ritenuti responsabili degli avvenimenti,
pagarono anch’essi il loro dazio: i
principali esponenti (Petrina, Faucello,
De Domenico e Laganà) vennero tratti
in arresto. Il pizzicagnolo D’Andrea
riceveva un encomio solenne dal
prefetto e dalla Gazzetta, perché
“seppe difendere la sua proprietà e la
sua persona”. Il primo ministro Di
Rudinì trionfava sulle rivolte in tutta
Italia a suon di fucilate, e il deputato
centonove pagina 31
messinese Vincenzo Picardi coglieva al
volo l’occasione per mettersi in mostra:
da Roma, scriveva al prosindaco Arigò
che bisognava dar lavoro ai messinesi,
e per far questo aveva ottenuto un
prestito di tre milioni e duecentomila
lire per il nuovo acquedotto. Forse
avrebbero potuto pensarci prima.
9 Maggio 2014
posterlibri
RITRATTI. La vita e le opere del maestro di Ragusa nel volume di Andrea Guastella
Franco Cilia, il sonno della ragione
“Morto”, sottoposto a processo, innamorato, lacerato. Chi è veramente questo artista sempre
insoddisfatto dalla complessa personalità? Di certo un regalo della Sicilia alla cultura italiana. Ecco perchè
DI
ENNIO BÌSPURI
Ragusa. La Sicilia, con uno sguardo che
affonda le sue radici nel lontano mondo
della Magna Grecia fino a proiettare la
sua luce culturale sulla modernità
dell’Ottocento e del Novecento, ancora
una volta ha prodotto una personalità
come quella di Franco Cilia, artista e
scrittore, drammaturgo e poeta,
intellettuale attento ad auscultare se
stesso e a cercare di comprendere la
complessità del mondo, della Storia e
dell’esistenza umana.
La pubblicazione di questo corposo
libro, il cui titolo goyesco, Il sonno della
ragione, si riferisce alla minaccia di un
distacco e di una rinuncia del Pensiero
dal suo oggetto naturale.
Ma il titolo, che allude anche
all’insensatezza e alla vocazione degli
esseri umani verso l’autodistruzione, di
cui l’Opera complessiva di Cilia vuole
esprimere la diagnosi, ci permette di
esplorare la poetica e la Weltanschauung
di un Autore che ha percorso, senza
soluzione di continuità, i vari sentieri
dell’arte figurativa e della letteratura,
convergenti tuttavia in un solo nucleo
ispirativo, fondato su una dialettica
insieme felice e talora tragica tra Eros e
Thanatos, tra la tentazione della tenebra
e la sete di luce, tra un ripiegamento
della volontà e un vitalismo quasi
gridato, tra la minaccia di presenze
mostruose e l’improvviso apparire della
Bellezza attraverso il corpo leggiadro
della Donna. Curato con grande
competenza, con amore e con filologico
rigore da Andrea Guastella, il volume ci
permette di addentrarci nel percorso
LACERTI DI LETTURE
creativo di Cilia, per comprenderne
dall’interno la genesi, la storia, la
direzione e gli snodi fondamentali della
sua formazione artistica, gli influssi e le
suggestioni, a cominciare dall’inevitabile
Pirandello per approdare al
romanticismo tedesco, alla filosofia e
anche all’esoterismo laico di Fidani e
alla medianità, che caratterizzano lo
spettro e il registro generale della sua
ispirazione artistica.
Guastella ci introduce in questo percorso
con una indicazione generale, che ha la
funzione di una bussola: “Franco vuole
conoscere e diventare tutta la gente che
incontra. Se così non fosse non si
spiegherebbe la versatilità della sua
vena, che spazia dalla narrativa al
teatro, né la specificità del suo lavoro, al
continuo richiamo ad autori del presente
e del passato che egli non assume mai
come modelli da omaggiare, ma come
presenze con cui misurarsi” (pag. 13).
In questa efficace e intelligente
affermazione risiede forse la chiave per
comprendere la complessa personalità di
Cilia, che appare anche a occhio nudo
come un autore (un artista) mai
soddisfatto, proteso alla ricerca innanzi
tutto di se stesso, come se la conoscenza
di se stesso fosse la condizione primaria
per poter conoscere il mondo o meglio,
come lui stesso afferma, “la sordità del
mondo” (pag. 42).
Guastella ci conduce così all’interno del
labirinto-Cilia e nello stesso tempo ci
mostra alcune linee di fuga e di uscita (o
almeno di orientamento): Cilia è morto,
Cilia è fucilato, Cilia è sottoposto a
processo, Cilia è condannato, Cilia è
assolto, Cilia è innamorato, Cilia ricorda,
Cilia è lacerato. Ma alla fine, nonostante
i tratti di questo essere umano in forma
di poliedro, non possiamo evitare di
ripetere: chi è veramente Cilia?
Nel libro spesso la parola viene lasciata
all’artista, che racconta la storia della
sua anima e della sua arte nei vari
sentieri (e mestieri) dell’espressione,
cominciando con il riconoscere la
centralità del suo essere siciliano e
insieme col mettere in evidenza i suoi
rapporti con la cultura mitteleuropea
(Heidegger, Jung, Novalis, Nietzsche) in
un inedito ossimoro, che si rivela come
una felice contaminazione creativa
bipolare, molto evidente nella sua
pittura, dominata contemporaneamente
dalle brume di Ossian e dal sole del
Mediterraneo (“vorrei essere un uomo
capace di dialogare con il cielo e le stelle
e il mare”, pag. 57), da cieli infiammati
LA CLASSIFICA
Franco Cilia
di rosso che sembrano inondati di
sangue e da apparizioni celestiali che
richiamano gli idoli antichi, semplici e
maestosi nel loro silenzio e nella loro
DI FELICE IRRERA
Un professore universitario di scienze politiche si rivolge qui niente meno che a Niccolò
Machiavelli perché aiuti il cittadino a scegliere saggiamente i nostri rappresentanti al
momento del voto. Il fiorentino, che espresse nel suo celeberrimo “Principe” con
estrema schiettezza il suo pensiero, giudicato cinico da chi a parole lo criticava e nei fatti
lo applicava, mantenne per tutta la sua vita la speranza che l’Italia potesse rinascere e
diventare libera. Forse anche il lettore di oggi lo desidererebbe: ne mediti allora il
pensiero.
Maurizio Viroli, Scegliere il principe, Editori Laterza 2013, pp. 100, € 9,00
Espinosa
Michael Connelly
1Albert
Braccialetti rossi - Salani
4
Il quinto testimone - Piemme
Alan Friedman
Clara Sánchez
2Ammazziamo
il Gattorpardo - Rizzoli
5
Le cose che sai di me - Garzanti
Andrea Vitali
Serra
Premiata ditta Sorelle Ficcadenti
Gli sdraiati - Feltrinelli
3Rizzoli
6Michele
www.wuz.it
FRASI CHE FANNO UN RACCONTO, DIVERSO DA QUELLO NARRATO DALL’AUTORE (A CURA DI CARMELO CELONA)
Estasi celesti
Le vite vissute sono raccontate dalle pieghe dei
volti. “Il viso senza rughe è il cuore senza
passione.” Chi non ha una vita interiore non può
provare le emozioni del sogno e della passione, e
pateticamente le dileggia. “Venni offeso in tutte
le mie inclinazioni: per le mie idee, per la mia tendenza alla
solitudine. Loro ridono di me! Loro così deboli, così
insignificanti, dal cervello così limitato. Io che mi perdevo in
tutti i mondi della poesia, che ricercavo gioie infinite e che
provavo estasi celesti di fronte a tutte le rivelazioni intime
della mia anima.” Perduta la passione non resta che la sua
antitesi: la morte. “Da bambino, sognavo l’amore; da
ragazzo, la gloria; da uomo, la tomba, l’ultimo amore di
coloro che non hanno più nessuno.” I mediocri di successo,
miracolati dalla politica, usano ogni mezzo scorretto per
nascondere le loro incapacità concentrandosi con sforzi
ossessivi a diffamare le capacità altrui. Vivono la sindrome
dell’ombra. Ogni cosa può oscurarli, quindi progettano
eternamente il deserto della competenza e della capacità.
“Rideva di me, il più indolente di tutti che non avrebbe mai
avuto un’idea concreta, che non mostrava alcuna
inclinazione, che sarebbe stato sempre un buono a nulla,
tutt’al più avrebbe potuto fare il buffone o il domatore di
animali.” Assaporata la prima emozione la ricerca delle
successive è un’esigenza vitale. “Mi mettevo in disparte con
un libro di versi, un romanzo, qualcosa che facesse trasalire
quel cuore di giovane uomo, vergine di sensazioni e così
desideroso di averne.” La civiltà è fondata sul buon senso.
La nostra lo nega. “Quando finirà questa società corrotta
da ogni sorta di dissolutezza di spirito, di corpo e di anima?
Quando morirà questo vampiro bugiardo e ipocrita che
centonove pagina 32
chiamiamo civiltà?” A certe età il futuro è breve e
tempestato dagli affanni. Sprecare il tempo nel tedio delle
miserie umane e nelle banalità dell’ovvio, stando lontano
dalle passioni, è l’anticamera della morte. “Morire! Si,
muoio, perché vivere è vedere il proprio passato come
l’acqua defluire nel mare, il presente come una gabbia,
l’avvenire come un sudario.” La bellezza si pensa opera di
Dio di cui ragionevolmente si dubita; forse la bellezza è nel
dubbio. “Vorrei il bello nell’infinito, e non vi trovo che il
dubbio.” Il “vegetale progredito”, quello che vive
scansando i “perché”, è un ossimoro. Non è una miracolosa
evoluzione della specie vegetale, bensì la tragica
involuzione di quella umana. “Certo si può vivere e
persino morire senza essersi domandati una sola volta cosa
siano la vita e la morte.”
Lacerti tratti da: “Memorie di un folle” - 1900
Gustave Flaubert
posterlibri
austera immobilità.
Non manca lo scoramento nei confronti
della commercializzazione dell’arte
(“[l’arte è] in mano a quattro mercanti
che decidono perfino quello che devi
dipingere”, pag. 76), la delusione nei
confronti della Chiesa, che ha operato
un distacco e un abbandono (“La Chiesa
che nei secoli è strata casa comune dove
trovare accoglienza ci ha abbandonati”),
il severo giudizio nei confronti di un
mondo meccanizzato e privato delle
emozioni elementari. Forse d’accordo
con la diagnosi di Pasolini e con quella
di Emanuele Severino, Cilia elabora nei
confronti del consumismo e
dell’imbarbarimento del mondo sociale
cui sono stati sottratti i suoi strumenti
più umani e più autentici, una
requisitoria condotta con garbata ironia,
nella quale lamenta che stiamo
diventando schiavi del computer e del
telefono cellulare, strumenti
apparentemente comodi, che spengono
l’interiorità dei sentimenti con il
miraggio di una velocità artificiale
crescente e di un dominio sul mondo
che è solo apparente.
Parimenti Cilia dichiara apertamente,
nella scia del suo Pirandello, di
riconoscersi come uno, nessuno e
centomila e di sentirsi vicino al
mediterraneo Pessoa (“credo di avere
molte anime”, pag. 86), anche se, a mio
avviso, il nucleo più profondo della
personalità di Cilia, lo strato più interno,
più intimo, più segreto e rivelato e
portato alla luce solo a tratti e
comunque con affermazioni mascherate,
è una sua riflessione ininterrotta sulla
morte (basti pensare alla potente e
drammatica tela Cilia è morto).
Il libro presenta preziosi commenti alle
tavole riprodotte, tutte a colori, e
ripercorre il cammino della sua
biografia, che in parte si ritrova nel
romanzo breve Via San Vito 44, che
sembra creato, come io stesso ho scritto,
da un “Ulisse del XXI secolo che ritorna
a Itaca per ritrovare la sua amata
Penelope e, attraverso Penelope, se
stesso”.
Ripercorriamo così, anno dopo anno, dal
1940 al 2013, la lenta evoluzione di un
Artista che, immerso completamente nel
brodo culturale della Sicilia arcaica e
moderna, è riuscito a operare una sintesi
tra motivi, suggestioni e influssi diversi,
nella quale sembra tuttavia aleggiare,
come punto di riferimento costante e
parimenti amato, lo spirito di Goya,
come il titolo stesso del libro evoca e
indica in modo esplicito (la presenza di
corpi mostruosi, le apparizioni muliebri,
la descrizione di un mondo privo di vita
che lancia intermittenti bagliori di luce,
le maschere, i demoni).
Preziosa è la bibliografia, che ci
permette di cogliere, nome dopo nome,
la vastità dei rapporti e delle assonanze
che hanno la vita e nutrito il genio
creativo di Franco Cilia, dai suoi amici
più intimi ai critici, agli scrittori, ai
pittori, ai poeti e ai filosofi, in una fitta e
gigantesca ragnatela.
Desidero ripeterlo: ancora una volta la
Sicilia ha regalato alla cultura italiana
un artista che ha saputo interpretare e
comunicarci il mistero dell’esistenza.
9 Maggio 2014
PRESENTAZIONI
Agnello Hornby racconta “La mia Londra”
Il 9 maggio alle 15, nell'ambito del Salone
internazionale del Libro di Torino, Simonetta Agnello
Hornby presenta il suo nuovo romanzo, La mia
Londra. Racconto di racconti e personalissima guida
alla città, questo libro è un inno a una Londra che
continua a crescere e cambiare. Simonetta Agnello
arriva sola a Londra nel settembre 1963 – a tre ore da
Palermo, è in un altro mondo. La città le appare subito
come un luogo di riti e di magie: la coda nella fila degli
aliens al controllo passaporti; l’autostrada
Simonetta Agnello Hornby
sopraelevata diventa un tappeto volante. La paura di
non capire e di non essere accettata forza impietosa il
passaggio dall’adolescenza alla maturità. Diventa Mrs. Hornby. Ha due figli. Tutta
una vita come inglese e come siciliana. Ora Simonetta Agnello Hornby può
riannodare i fili della memoria e accompagnare il lettore nei piccoli musei poco
noti, a passeggio nei parchi, nella amatissima casa di Dulwich, nel fascinoso
appartamento di Westminster, nella City e a Brixton, dove lei ha esercitato la
professione di avvocato; al contempo, cattura l’anima della sua Londra,
profondamente tollerante e democratica, che offre a gente di tutte le etnie la
possibilità di lavorare. Gioca in tal senso un ruolo formidabile la scoperta di
Samuel Johnson, un intellettuale che vi arrivò a piedi, ventisettenne, alla ricerca di
lavoro; compilò il primo dizionario inglese ed è considerato il padre
dell’illuminismo inglese. Johnson appare negli studi che Tomasi di Lampedusa –
ancora una volta il nodo fra Londra e Palermo – dedicò alla letteratura inglese, con
un suo celebre adagio che qui suona motto esistenziale, filtro di nuova esperienza:
«Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco anche di vivere». Dice l’autrice del
libro: «In una città nuova, mi lascio andare ai sensi e al caso. Senza pensare a
niente, cammino, mi guardo intorno, mi unisco a una piccola folla curiosa, prendo i
mezzi pubblici, compro il cibo di strada e mangio nei posti meno frequentati.
Faccio una sosta, seduta su una panchina in un parco, bevendo una bibita in un
caffè o appoggiata alla facciata di un edificio, come una mosca su un muro: e da lì
osservo, odoro, ascolto. Se sono fortunata, piano piano l’anima del luogo mi si
rivela».
Anche quest'anno, in occasione della dichiarazione dei redditi,
è possibile scegliere di destinare all'Officina di Studi Medievali
il proprio 5x1000: un piccolo gesto che ci aiuta a sostenere le nostre attività
nel campo della cultura, della formazione e dei servizi di biblioteca.
E' necessaria una semplice firma nella casella 5x1000 dedicata
al "Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative
di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale
e delle associazioni e fondazioni riconosciute che operano nei settori
di cui all'art. 10, c. 1, lett a), del D.Lgs. n. 460 del 1997"
indicando il nostro Codice Fiscale: 97000790820
CATANIA
DESTINA IL TUO 5X1000
Maggio di libri a Sala Magma
L’INAUGURAZIONE CON IL PROFESSORE FAMÀ DI BARCELLONA
Catania. È un maggio carico di eventi quello che inizierà domani alla Sala
Magma di via Adua 3 a Catania. Alle rassegne musicali e di prosa si
aggiunge il “maggio dei libri”, con la presentazione, mercoledì 14 maggio
alle 19, di “L’Oceano nel pozzo”, romanzo del professore Nino Famà, insigne
cattedratico, nativo di Barcellona Pozzo di Gotto, oggi Professor Emeritus
alla University of Waterloo (Canada). Una personalità di spicco che con la
sua presenza donerà ai presenti e alla città di Catania un appuntamento di
sicuro prestigio. Curata dal giornalista Roman H. Clarke,
la presentazione sarà arricchita da interventi musicali e dalla lettura di brani
del volume.
ALL’OFFICINA
DI STUDI MEDIEVALI
centonove pagina 33
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Via del Parlamento, 32 - 90133 Palermo (Italy)
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9 Maggio 2014
posterstoria
MESSINA. Ritorna la memoria storica su due veri pastori: D’Arrigo e Guarino. Ma ci sono ancora distorsioni sulla figura di Paino
Arcivescovi, buoni e cattivi
DI
FELICE IRRERA
MESSINA. Se si
chiede a un
qualunque
messinese o a un
frequentatore della
locale Curia qual è
l’arcivescovo più
grande che la città
ha avuto,
risponderà quasi
sempre che questi
è Angelo Paino, il
“ricostruttore”
della città (o
meglio di tante
chiese distrutte dal
terremoto e di
altre che riuscì ad
edificare
comprando i diritti
a mutuo dei
luoghi
abbandonati dai
Messinesi in fuga
dopo il
terremoto), grazie
soprattutto
all’amicizia, tutta
politica, con
Benito Mussolini.
Che tale giudizio
positivo si basi
sull’azione
pastorale del
personaggio
piuttosto che sui
suoi meriti
costruttivi è però
molto difficile da
dimostrare, anche
se l’ennesimo
scritto agiografico
su di lui è uscito
nel 2007, in
Monumento funebre per l’arcivescovo Giuseppe Guarino
occasione dei
quarant’anni dalla
Lasciamo stare dunque Paino con le
morte. Invece, segnalavamo qualche
sue amicizie fasciste, con le quali si
tempo fa un libro davvero illuminante
costruì una fama tutta terrena e
sulla sua figura di Luigi Porsi,
parliamo, invece, di due figure di ben
“Celebrate con me il Signore” (edizioni
altro spessore religioso: dell’italese
Città Nuova, pp. 199, € 13,00),
Letterio D’Arrigo Ramondini (1849postulatore della causa di
1922), divenuto arcivescovo della città
canonizzazione di un grande
dello Stretto il 25 marzo 1898; e di
sacerdote, fondatore dell’opera della
Giuseppe Guarino (1827-97), che fu
Riparazione e, in particolare della
arcivescovo di Siracusa e poi di
Congregazione delle Suore Ancelle
Messina, ed ebbe la porpora
Riparatrici del Sacro Cuore, Antonio
cardinalizia da Leone XIII nel gennaio
Celona, a lungo “perseguitato” da
1893;
Paino per motivi che ci piacerebbe
Letterio D’Arrigo Ramondini (di cui in
fossero direttamente scoperti da lettori
quasi tutte le pubblicazioni, locali e
che non fossero facili prede
non, uscite per il centenario del
semplicemente della costruzione di
terremoto del 1908, si trovano pagine
una leggenda.
di ammirazione) da sempre si adoperò
a favore degli afflitti, curando le
istituzioni religiose, con particolare
riguardo al Seminario in cui aveva
studiato e in cui insegnò poi Teologia
Zothecas amputat cathedras
morale. Quando la sua città, all’alba di
quel 28 dicembre, fu distrutta si
prodigò subito a favore dei terremotati
e il suo palazzo divenne ospedale per i
feriti, riparo per i dispersi, cimitero per
i morti; e mentre tutti pensavano ad
abbandonare Messina, egli rispondeva
alle Autorità che lo invitavano a fare
altrettanto che sarebbe rimasto finché
vi fosse stato in città un solo
messinese, contemporaneamente
invitando i superstiti a non partire
perché egli avrebbe diviso
con loro il suo pane. Si diede
poi subito da fare per
riattivare il culto, elevando
altarini nelle piazzette più
frequentate, celebrando lì egli
stesso, successivamente
facendo riedificare le chiese
distrutte, sia pure in semplice
legno; e rimanendo tra i
superstiti e incoraggiandoli,
esplicò un’azione altamente
benefica, alleviando
materialmente e spiritualmente
Zothecas amputat cathedras
centonove pagina 34
angosce e dolori. Si adoperò pure per
la ricostruzione del Duomo, ampliò i
locali del Seminario, arricchendone la
biblioteca e poi provvedendo ad una
costruzione definitiva di esso in via I
settembre, accanto alla sede
episcopale; lottò con una burocrazia
che spesso gli creava ostacoli, alla
quale contrapponeva la sua fermezza e
la sua altissima statura morale. Per
tutto ciò fu chiamato “l’Arcivescovo del
terremoto” e per le sue opere gli fu
conferita una medaglia d’oro. Diventò,
lui sì davvero, per i messinesi il
simbolo della rinascita. L’ “Arcivescovo
del terremoto” si spense
improvvisamente, silenziosamente e
quasi di nascosto, il 18 novembre
1922, rimpianto dai fedeli e ricordato
con affetto da tutti i concittadini per
aver contribuito alla rinascita di
Messina.
Quanto a Giuseppe Guarino, di lui
hanno curato un bel volume sugli atti
del Convegno svoltosi presso il
Palacultura di Messina il 16 e 17
marzo 2012, in occasione del 140°
anniversario della sua
ordinazione episcopale
ed edito dalla Società
Messinese di Storia
Patria, Cesare
Magazzù e Giovan
Giuseppe Mellusi (pp.
530, € 35,00). Il
giudizio che se ne
trae, grazie agli
interventi di tanti
autorevoli studiosi,
che si soffermano,
tra l’altro, sulle
vicende
contemporanee
della Chiesa locale, (Antonino
Mantineo), sull’azione del Presule sul
Seminario di Messina (Giovan
Giuseppe Mellusi), sulle sue Lettere
Pastorali (Cesare Magazzù), sui suoi
rapporti col canonico Annibale Maria
Di Francia (Antonio Baglio),
sull’Istituto religioso delle Apostole
della Sacra Famiglia da lui fondate
(Mariangela Galluccio e Sara Faiello),
è che è davvero inspiegabile il ritardo
nella sua causa di beatificazione, che è
cominciata solo agli inizi degli anni
Ottanta del secolo scorso. Adesso la
sua memoria, seppellita dal tempo, dai
disastri del terremoto e della guerra, e
forse anche da chi non avrebbe voluto
che Guarino fosse finalmente
individuato come fondatore delle
Apostole della Sacra famiglia può
finalmente tornare alla luce.
posteranniversari
IL RICORDO
9 Maggio 2014
DI GIOVANNI FRAZZICA
Sol chi non lascia eredità d’affetti...
Convegno per ricordare Leanza a dieci anni dalla scomparsa
Il Castello Branciforte di Raccuja
IN MEMORIA. L’iniziativa dell’amministrazione comunale
Raccuja ricorda Astone
Il Salone della Cultura del Castello Branciforte del comune nebroideo
verrà intitolato all’illustre avvocato. Il 10 maggio la cerimonia
Raccuja, piccolo centro
nebroideo che gli aveva dato i
natali, era il posto dove
Nunzio Astone amava
trascorrere le sue giornate di
riposo. Per passeggiare,
chiacchierare e ritrovare gli
amici davanti la Chiesa Madre.
Proprio per ricordarlo
l’amministrazione comunale
ha deciso di intitolare all’illustre
concittadino il Salone della Cultura del
Castello Branciforte. La manifestazione
è in programma per sabato 10 maggio
alle 16. A ricordare la figura
dell’avvocato, alla presenza della moglie
Rina e la figlia Antonella, ci sarà il
sindaco Cono Salpietro, il presidente del
consiglio Franco Palazzolo e i docenti
universitari Antonino Caccetta, Lucrezia
Lorenzini e Pasquale La Spina. Ma un
prestigioso intervento è previsto anche
da parte dell'Istituto nazionale dei
castelli. Alla cerimonia, infatti, sarà
presente la vicepresidente
nazionale Michaela Stagno
d'Alcontres.
Nunzio Astone, scomparso nel
novembre del 2012, è stato
per anni responsabile
dellʼUfficio legale della Cassa
di Risparmio e del Banco di
Sicilia. Giudice onorario con la
passione del pennello e della
penna, Astone è stato anche
componente del consiglio di
amministrazione del teatro Vittorio
Emanuele. Scrittore di gialli a sfondo
storico come il fortunato San Michele in
Campana, storia trasposta sui Nebrodi
sulla figura di un finanziere
arrampicatore, in bilico tra le stanze
ovattate dei vescovi e quelle scivolose
del potere, ha scritto tra gli altri il
romanzo il “Rosolio di S. Rita”. Negli
ultimi anni ha anche collaborato con
“Centonove”, con interventi di cronaca e
analisi politica e la recensione di libri.
MESSINA. Il salone delle Acli di Messina
gremito di partecipanti al Convegno per
ricordare il Presidente Vincenzo Leanza
a dieci anni dalla sua scomparsa è stata
la prova più evidente che il buon
Vincenzino, così lo chiamavano gli
amici, ha lasciato una grande eredità di
affetti. Non solo familiari, la moglie
Anna Manasseri ed il figlio Calogero
erano in prima fila, non solo politici,
molti gli amministratori, i parlamentari
(Grasso, Mancuso, Garofalo, Rinaldi e
Germanà) e gli ex parlamentari (Naro,
Barbalace e Corona), i dirigenti di
partito (Monea) e delle Acli (Rosario
Cavallo, vice-presidente regionale)
presenti, ma si percepiva soprattutto la
presenza della cosiddetta gente
comune, una anonima rappresentanza
di quei 97mila elettori che nel 1991 gli
diedero un primato di voti
ineguagliabile. Il tema scelto da
Antonio Gallo, Presidente delle ACLI di
Messina, è stato:“Vincenzo Leanza un
Presidente a servizio degli altri, tra vita
associativa e impegno politico” perchè
Leanza non è stato solo un politico,
come molti credono, ma fu
notevolmente impegnato nel campo
associativo all'interno delle ACLI. Anche
quando gli impegni istituzionali e
politici risultavano assorbenti, Leanza
non ha mai trascurato l’Associazione e
non è un caso che subito dopo la sua
scomparsa le ACLI messinesi abbiano
pensato ad un Centro studi intitolato al
suo nome. “Il suo percorso è stato
veramente il segnale indicativo di una
passione sincera accompagnata da una
grande intelligenza politica – dice
Antonio Gallo - la sua priorità è sempre
stata capire le esigenze sopratutto
attraverso l'ascolto, attentissimo,
capillare e defatigante per poi
immaginare insieme progetti e risorse,
quindi collegare, attraverso il senso
politico finissimo che gli è sempre stato
connaturato, tutti questi elementi. C’è
OFFICINA DI STUDI MEDIEVALI
Sandro Musco, un mese dopo
PALERMO. Si è svolta lunedì scorso a Palermo, nella sede dell’Officina di Studi Medievali, la
commemorazione di Alessandro Musco, professore di Storia della filosofia medievale dell’Università
di Palermo e presidente dell’Officina di Studi Medievali, scomparso lo scorso 5 marzo. I lavori sono
stati aperti dal neo presidente e cofondatore dell’Officina di Studi Medievali, prof. Diego Ciccarelli,
che ha ricordato la figura di Sandro Musco, interpretando il comune desiderio di continuare il lavoro
iniziato trent’anni fa in un momento, questo, molto difficile. A questo primo intervento sono
seguiti quelli di amici e colleghi di Sandro Musco: il pro-rettore Vito Ferro, i professori Antonino e
Ignazio E. Buttitta, Maria Bettetini (IULM di Milano), Maria Concetta Di Natale, Giuseppe Roccaro,
Lucio Melazzo, Giuseppe Allegro, Patrizia Spallino, Luciana Pepi, Marta Romano, Alberto Tusa. Sono
state inoltre lette due relazioni dei professori Giulio d’Onofrio e Loris Sturlese. Elemento comune
degli interventi è stato l’apprezzamento delle qualità umane e dell’impegno culturale, ma anche
delle attività didattiche ed organizzative di Sandro Musco, grazie alle quali sono stati aperti
all’Officina di Studi Medievali spazi non solo in Europa ma anche nel mondo.
centonove pagina 35
Sandro Musco
Vincenzino Leanza
un motto storico, che è il simbolo
dell'azione aclista, che afferma: insieme
si può. Questa espressione riassume al
meglio la personalità di Vincenzo
Leanza e aiuta a meglio definirlo”.
L'impegno parlamentare di Vincenzo
Leanza, iniziato nel 1976 e terminato
con la sua scomparsa nel 2004, è stato
tracciato nella relazione del prof.
Antonio Baglio, che ha messo in luce
anche il contesto storico politico in cui si
è sviluppato il suo percorso. L’on.
Leanza ha ricoperto per ben due volte
la carica di Presidente della Regione
(1991-1992 e 2000–2001) ed è stato
assessore regionale al Lavoro nei
governi 40°, 41°, 42° e 43° (1985-1989),
all'Agricoltura nel 44° governo (19891991), presieduti da Rino Nicolosi. Dopo
l'esperienza con la DC, venne rieletto
deputato, nel 1996 con il C.D.U e nel
2001 ottenne un altro grande riscontro
essendo stato il più votato della
provincia di Messina nella lista di FI con
oltre 14.000 preferenze. Ma la vita di
Vincenzo Leanza è non stata sempre
sempre facile. Durissimi sono stati gli
inizi, che lo videro partire
economicamente svantaggiato, essendo
figlio di un falegname di San Teodoro,
piccolo paesino dei Nebrodi. Dovette
fare per alcuni anni l’insegnante nelle
scuole elementari per potersi
permettere gli studi in giurisprudenza e
diventare, seguendo la sua passione,
prima avvocato e poi anche docente
universitario. Ma la sua amarezza più
grande fu quella determinata da un
arresto subito nel settembre del 1993,
per una vicenda che in seguito venne
superata, ma che nel clima dell’epoca gli
procurò un grave danno d’immagine,
che tuttavia non modificò la sua indole
di uomo buono e aperto alle esigenze
della comunità.
9 Maggio 2014
posterpatrimonio
Corrado Basile tiene un corso a giovani allieve egiziane
SIRACUSA. L’interrogazione-appello dell’onorevole Giambattista Coltraro
Sos museo del papiro
Il deputato regionale si mobilita per salvare l’istituzione dove ancora oggi si studia
conserva e divulga la cultura papiracea. Un fiore all’occhiello che il mondo ci invidia
DI
MARIA TIZIANA SIDOTI
SIRACUSA. Di recente ha
abbandonato la sede storica per
trasferirsi nell'ex convento di
Sant'Agostino ad Ortigia, antico cuore
siracusano. È il Museo del Papiro di
Siracusa. Dove ancor oggi tra eco di
un ieri millenario in reperti e restauri e
manifatture di oggi secondo tradizione
l'impronta di scrittura affidata alle
Il deputato Coltraro con i fondatori del
Museo Anna Di Natale e Corrado Basile
fibre intrecciate del papiro, passando
dalla raccolta della pianta alla
divisione del fusto in lamine, dal
foglio alla rifinitura all'assemblaggio
del rotolo, dalle origini ad oggi,
cattura in fascino i visitatori. Ma i
tempi non sono facili. A denunciarlo è
il deputato regionale Giambattista
Coltraro. Che ha rivolto
un'interrogazione al Presidente della
Regione siciliana, Rosario Crocetta,
all'Assessore delle Attività Produttive e
all'omologo dei Beni Culturali e
dell'Identità Siciliana. Dove chiede
notizie in merito ad un contributo
chiesto dal Museo attraverso l'Istituto
Internazionale del Papiro, l'ente non a
fini di lucro creatore e gestore
dell'esposizione museale. «Ho
presentato questa interrogazione
perchè il Museo del Papiro di Siracusa,
fondato e diretto da Corrado Basile, è
una delle istituzioni scientifiche più
importanti dell'isola, considerato che
tutto il mondo si rivolge ad esso per il
restauro dei papiri», interviene
Coltraro. Il Museo fondato anche da
Anna Di Natale, oltre che da Basile,
dal 1987 è impegnato nello studio,
nella conservazione e divulgazione
delle testimonianze della cultura del
papiro, promuovendo il progetto
"Restauro Conservativo dei Papiri in
Egitto" con missioni di restauro dei
rotoli papiracei del Museo Egizio del
Cairo, della Bibliotheca Alexandrina
con cui è gemellato, e del Museo
greco-romano di Alessandria, la
nascita del laboratorio di restauro dei
papiri del Museo del Cairo, e corsi di
restauro. Per il carattere di
completezza dei reperti in esposizione,
dai papiri faraonici, ieratici, demotici,
greci e copti a quelli prodotti a
Siracusa dal XIX secolo, dai manufatti
papiracei quali corde, stuoie, recipienti
e sandali alle barche in papiro
dall'Etiopia e dal lago Ciad all'erbario
delle ombrelle papiracee raccolte
lungo il Nilo o in Sicilia, dagli utensili
e materiali per la scrittura, dai mortai
ai pennelli alle resine, alle decorazioni
parietali sull'uso del papiro, e per
l'attività didattica dall'analisi del Dna
nei papiri al papiro in Sicilia, dagli
studi sulle antiche tecniche di
manifattura, trattamento e
conservazione a quelli per la
salvaguardia del papiro del fiume
Ciane, dall'affidamento dei papiri della
Fonte Aretusa di Siracusa al
conservativo dei papiri d'Egitto, è
nell'elenco dei musei selezionati per
un importante riconoscimento
l'"European Museum of the Year Award
1995". Ed ancor oggi si può rimanere
catturati dalla lavorazione della carta
di papiro. Il deputato Coltraro
evidenzia come anche il Consiglio
Supremo delle Antichità Egizie con
segretario il noto archeologo ed
egittologo egiziano, Zahi Hawass,
abbia ufficialmente decretato che
Corrado Basile sia «consulente per
tutti i progetti che riguardano i
restauri dei papiri nei musei e nei siti
archeologici, e di impedire in modo
assoluto di restaurare qualunque
papiro sia nei musei sia nei siti
archeologici senza averlo consultato».
Questo un riconoscimento di valore
per il lavoro nel Museo di Siracusa.
«Valore, purtroppo, che in Sicilia si
stenta a riconoscere ma che dobbiamo
tutelare perchè attraverso queste
realtà passa il riscatto della nostra
terra. Un punto di riferimento a livello
mondiale che, oltre a dare lustro a
Siracusa e all'intera Sicilia è in grado
di attirare flussi di turisti, di ricercatori
e di scienziati di non poco conto»,
sottolinea Coltraro. Che conclude: «Per
questo motivo mi sono attivato
affinchè il magnifico lavoro svolto da
Corrado Basile e Anna Di Natale non
vada perduto a causa di una delle
tante, imperdonabili, distrazioni della
politica. Dobbiamo salvare Istituto e
Museo, dobbiamo metterlo in
condizioni di esprimere tutto il suo
immenso potenziale».
Un momento del restauro. A>ccanto la targa del museo
centonove pagina 36
posterrubriche
NUOVE VISIONI
DI MARCO OLIVIERI
Spiderman
Continua la saga di
Spider-Man e dei tanti
super eroi, per la gioia
del botteghino. Si sa, la
visione dei film nelle
sale è in crisi, soprattutto tra i
giovanissimi, e solo i blockbuster, o
qualche commedia, riescono a
trascinarli di fronte al grande
schermo, senza accontentarsi di un
computer o di un tablet.
L’educazione al linguaggio
cinematografico per le nuove
generazioni rimane un’utopia, in un
Paese senza memoria e rispetto per
le proprie eccellenze, e prodotti
come “The Amazing Spider-Man 2 Il potere di Electro”, specie se in 3D,
riescono a catturare l’attenzione
senza fare troppo pensare e senza
regalare improvvisi incantamenti
visivi. La regia dell’esperto Marc
Webb, la sceneggiatura (dal fumetto
della Marvel), gli effetti speciali e i
vari interpreti – da Andrew Garfield
ed Emma Stone a Jamie Foxx, Paul
Giamatti e Sally Field – rendono
gradevole e ben confezionato il film.
Non siamo vicini alle versioni più
raffinate e cinefile di Batman ma lo
spettacolo è assicurato. Chi si
attenda lavori più innovativi, è
pregato di rivolgere altrove il
proprio sguardo. Ad esempio, dal 14
al 25 maggio, è in programma il
Festival di Cannes numero 67. Nella
locandina della rassegna,
quest’anno, domina l’immagine di
Marcello Mastroianni, da “8 ½” di
Federico Fellini. “Il suo sguardo
sopra gli occhiali neri ci rende
complici di una promessa”, ha
dichiarato l’autore del manifesto.
JAZZ. Concerto di chiusura a Catania e Palermo
Wooten apre il salvadanaio
CATANIA. Victor Wooten è un vero
fenomeno della musica fusion: vincitore
di 5 Grammy, nominato per parecchi
anni di seguito miglior bassista dell’anno
da Bass Player Magazine. Il musicista
americano chiuderà la stagione del
Circuito Jazzistico Siciliano - la rete
culturale che ha visto insieme
l’associazione Catania Jazz di Catania,
Musiche di Palermo, Musicarte di
Caltanissetta, e la cooperativa Arte E A
Capo di Milazzo, suonando venerdì 9
maggio al Teatro Abc di Catania e
sabato 10 maggio al Teatro Golden di
Palermo. Alla fine dell’ultimo concerto
sarà aperto il salvadanaio che ha
raccolto le donazioni della campagna “1
euro sospeso per la musica”
manifestazione di protesta contro la
politica di tagli da parte della Regione
Siciliana alle associazioni concertistiche,
soldi che serviranno a finanziare,
almeno parzialmente, un evento futuro.
9 Maggio 2014
PALERMO
Se i migranti invadono le scene
Al Teatro Libero di Piazza Marina, da 15 al 17 maggio, “Comunque in cammino” di Lia
Chiappara e Annamaria Guzzio. E al Biondo ritorna “Lampedusa beach” di Lina Prosa
DI PAOLO
RANDAZZO
Il teatro, si sa, è un termometro
sensibilissimo di ciò accade nel mondo
intorno: ed è un bene che sia così. Del
resto esso è nato con una natura
strutturalmente politica e, a snaturarsi,
non ci ha mai guadagnato nel confronto
con gli altri linguaggi della scena. E se
questo è vero non è poi cosi strano che
sempre più spesso il teatro siciliano più
avvertito e sensibile finisca con l’occuparsi
della enorme ed epocale vicenda dei
migranti africano e asiatici che sbarcano
sulle nostre coste in cerca di fortuna. A
pensarci bene nulla è politicamente così
vivo, nulla è così importante nella vicenda
della Sicilia contemporanea quanto questi
arrivi: il resto, le piccole quotidiane beghe
della politica politicante, sono piccole
battaglie di retroguardia che nascono già
morte nel segno dell’arretratezza e della
sottocultura. Non c’è da stupirsi quindi se a
Palermo negli stessi giorni vanno in scena
due spettacoli che trattano di questo tema.
Parliamo di “Lampedusa Beach” di Lina
Prosa che ritorna sulla scena del Biondo dal
6 al 18 maggio (Sala Strehler) e di
“Comunque in cammino” lo spettacolo
scritto e diretto da Lia Chiappara e
Annamaria Guzzio (che hanno curato
anche scenografia e costumi) che andrà in
scena al Teatro Libero di Piazza Marina dal
15 al 17 maggio. In scena Gianluca
Beninati, Giada Costa, Michela D’Angelo,
Mariangela Glorioso,
Sara Ibrahim, Roberto
Ippolito, Valeria Sala,
Gianluca Zucca, video
di Pietro Vaglica, luci
di Fiorenza Dado e di
Gianfranco Mancuso.
Ed ecco come Lia
Chiappara presenta il
suo lavoro: «Il lavoro
Lia Chiappara
parte dalla citazione di
DE GUSTIBUS
Una scena di “Comunque in cammino”
testi classici come Le Supplici di Eschilo,
vive la figura dolente di Ecuba da Le
Troiane di Euripide, per affrontare il
dramma contemporaneo dei migranti, che
attraversano il mar Mediterraneo
portando nella terra di approdo tutta la
loro disperazione ma anche tutte le loro
potenzialità inespresse. Al lungo e
paziente lavoro di approccio personale da
parte degli interpreti alla realtà della
migrazione, si sono aggiunte
testimonianze di soggetti migranti e
riflessioni poetiche contemporanee sul
tema. Ne è nata una drammaturgia nuova
che ha privilegiato il dolore come
percezione universale che fa dei migranti
uomini tra gli uomini. Rilevanza
significante ha assunto il movimento
espressivo dei corpi, la mescolanza delle
lingue originali e il canto, dando vita ad un
linguaggio universale e simbolico di
integrazione salvifica».
MUSICA
DI CESARE NATOLI
D’Annunzio e Wagner
C’è chi parla, forse
esagerando un po’, di
una “D’Annunzio
Renaissance”.
Sicuramente, un certo
ritorno di interesse nei confronti del
Vate c’è. Ed è un ritorno – nel
centocinquantesimo anniversario
della nascita – che fa rispuntare il
poeta, come ha fatto notare
Francesco Fusaro, dalle nebbie
sonnolente dei banchi di scuola. In
questa scia si inserisce “Il caso
Wagner”, che la casa editrice Elliot fa
uscire in questo importante anno
wagneriano. Un libro di agile lettura,
che è la somma di tre articoli usciti su
«La Tribuna» il 23 luglio, il 3 e il 9
agosto del 1893. Articoli nei quali
D’Annunzio prendeva le difese del
compositore tedesco contro le
opinioni del filosofo Nietzsche di cui
lo stesso poeta era stato, in un certo
qual modo (e a prescindere dalla
confusione relativa al concetto di
‘Superuomo’) promotore in Italia.
Tutta la questione è ben spiegata
dall’ottimo saggio di Paola Sorge,
curatrice del volume ed autrice anche
di una bella biografia (parzialmente
romanzesca nella forma ma non nelle
fonti) intitolata “D’Annunzio. Vita di
un superuomo” (Castelvecchi 2013).
Com’è noto, Nietzsche, già amico di
Wagner, attacca duramente il
compositore accusandolo di incarnare
il perfetto esempio della decadenza
morale ed intellettuale del suo
tempo. Di fronte alla polemica
D’Annunzio si trova proverbialmente
fra incudine e martello: da un lato il
musicista di cui era artisticamente
innamorato ); dall’altro il filosofo per
il quale D’Annunzio aveva provato
quella sincera fascinazione spesso
però travisata da certi commentatori
dannunziani.
DI MASSIMO LANZA
Osteria RossoDiVino
A pochi passi dal parcheggio di Porta Catania e da
Corso Umberto proprio di fronte alle bellissime ed
elegantissime architetture del Palazzo dei Duchi di
Santo Stefano da qualche tempo ha aperto i
battenti l’Osteria RossoDiVino, un piccolo locale
dall’interessante proposta culinaria. Ben arredata la
piccola e raccolta sala interna, quindi d’inverno quando non si
può usufruire del dehor estivo sempre meglio prenotare,
soprattutto nei fine settimana. Con i primi caldi invece ci si
accomoda fuori nei tavolini all’aperto del tranquillissimo
vicoletto, nonostante la vicinanza con il Corso Umberto, dove si
affaccia il locale. La cucina offre soprattutto piatti di pesce,
materia prima selezionatissima e freschissima, mentre le ricette
riescono a ben unire una la solida tradizione della cucina
centonove pagina 37
siciliana con una vena innovativa gentile e mai soverchiante. Si
comincia con un antipasto di crudo (gamberoni, scampi e quanto
giornalmente si trova sul mercato) o magari con una tartare. Tra
i primi abbiamo apprezzato gli gnocchi fatti in casa con
gamberone, fiori di zucca e menta, buoni e profumati, ma anche
i maccheroncini al ragù di tonno. Tra i secondi il filetto di allunga
con cipolla rossa aromatizzata all’arancia, gli scampi gratinati, i
gamberoni viola alla griglia, ma anche una ricca scelta di pescato
del giorno. Non manca una proposta di carne, le polpette con la
caponata ad esempio. Tra i dolci il Lulù e il Cuore Caldo. Carta
dei vini migliorabile che elenca solo etichette siciliane e un paio
di Champagne, ricarichi piuttosto altini, in media con la
ristorazione Taorminese. Servizio attento e preparato, sempre
gentile e prodigo di consigli. Per un pranzo completo,
dall’antipasto al dolce, preventivate almeno una sessantina di
euro vino escluso. Osteria RossoDiVino - Via Spuches 8 Taormina - telefono 0942 628653
9 Maggio 2014
posterlettere
QUI SCUOLA
HERITAGE
GUI
DI ANDREA SMITH
DI SERGIO BERTOLAMI
Si comincia a parlare
di assunzioni e concorsi
Capitalizzare il territorio
A sentire le novità si potrebbe
cominciare a brindare. L’augurio è che il
vino sia “sincero”, cioè a dire, speriamo
che si avverino perché di promesse,
proclami e annunci siamo pieni. Sarebbero
63.000 i docenti da assumere nel prossimo
triennio, anche per effetto del nuovo
concorso a cattedra che il ministro
Giannini dovrebbe bandire entro la fine di
quest’anno, per potere svolgere le prime
prove nella primavera del 2015 e le
assunzioni a settembre del 2016. Per le
assunzioni c’è da tenere presente che è
sempre valido il principio della
ripartizione dei posti in misura del 50%
tra le due procedure, concorso a cattedra
e graduatorie ad esaurimento. Si parte nel
2014-2015 con 29.000 immissioni in ruolo:
15.000 sul sostegno – seconda trance del
decreto Carrozza – e 14.000 per posti e
classi di concorso curriculari; i 7.000
assegnati alla procedura del concorso a
cattedra serviranno per completare i posti
del concorsone del ministro Profumo del
2012. Nel 2015-16 è prevista la terza ed
ultima trance del decreto Carrozza con
8.000 posti di sostegno, ai quali si
dovrebbero aggiungere 14.000 posti per il
tun over stimato, sempre con la
ripartizione a metà tra graduatorie ad
esaurimento e concorso; per quest’ultima
procedura vi sarà l’assorbimento di 7.000
idonei della selezione del 2012. Nel 201617 saranno operative le graduatorie del
concorso che sarà bandito dalla Giannini,
per 17.000 cattedre, e sono previste in
totale 12.000 assunzioni. Il nuovo
concorso interesserà tutte le classi di
concorso, l’intero territorio nazionale e in
qualche caso avrà una base
interregionale. Il progetto sembra buono
e, se attuato, manderà in soffitta
definitivamente graduatorie di concorsi a
cattedra banditi nel 1990 e 1999, ancora
valide, per talune classi di concorso, anche
per le immissioni in ruolo del 2014.
ECOLOGIA&AMBIENTE
LA LETTERA
Primo maggio, ritorno al passato
Sono un “aficionado” di Centonove lo seguo e lo leggo , anche quando sono
fuori Messina, sin dalla sua nascita; superfluo aggiungere che trovo sempre
interessanti gli argomenti che tratta e la loro varietà. 1° maggio festa del
lavoro con meraviglioso ricordo, fra l’altro, di alcune indimenticabili
costumanze della nostra Sicilia. In particolare la mia attenzione si appunta su
quanto viene riferito in ordine alla festività di S. Giuseppe “lavoratore” in
alcuni comuni (Leni, Montemaggiore Belsito)siciliani, perché il tutto mi
riporta alla mia Bronte (CT), alle mie origini (famiglia contadina), alla mia
fanciullezza, alla ricorrenza della festa di S. Giuseppe “lavoratore” del 19
marzo. Per l’occasione mia madre preparava la “tavolata” dei “virginelli” :
potevano essere maschi e femmine , età 6-12 anni, numero disparida 7 a 13,
tranne nel 1945 quando, al rientro di mio fratello dalla prigionia, sono stati
19. Il pranzo: pasta (ditale) e ceci, baccalà fritto, cardi e, da portare a casa
per ogni commensale, “u panuzzu con l’arancia”. Per la circostanza, noi
abitavamo in un cortile piuttosto ristretto, casa modesta, il piatto di ceci e “u
panuzzu con l’arancia”(“a divuzioni”) venivano distribuiti a tutti i vicini.
Inoltre, data la miseria dei tempi: mamme di famiglia e ragazzi che giravano
di casa in casa, spesso con un bicchiere per ottenere un po’ d’olio, o chiedere
il “tozzo di pane” (non soldi che mancavano per tutti), questi mendicanti
venivano fatti accomodare alla “tavolata” ricevendo al termine “u panuzzu
con l’arancia”. Eppure si viveva sereni: era la civiltà contadina, fonte
inesauribile e maestra di vita, quella della “sana pazienza e della sana
rassegnazione” come affermava il filosofo Thibon (1972).
Luigi Chiofalo
Prendete una località
recente come Forte dei
Marmi (meno di 8mila
abitanti) che festeggia in
questi giorni i cento anni
dalla nascita. A metà del
secolo scorso scelse di
concentrare la propria economia sul
turismo di qualità nel contesto
versiliese. Difendere l’unicità ha
significato proteggere la propria
identità: dal fortilizio che le ha dato il
nome, alla sabbia finissima delle sue
spiagge. Prendete ancora un piccolo
centro come Cavarzere (15mila
abitanti). L’assessorato alla cultura ha
avviato un progetto incentrato sulla
“Diffusione di un bene culturale legato
al territorio”. S’è scelto l’organo del
duomo di San Mauro che con le sue
3000 canne è uno dei più grandi del
Veneto. L’iniziativa vuole arricchire il
bagaglio di conoscenze degli
adolescenti e fare in modo che questo
primo approccio nell’uso dello
strumento possa dischiudere studi
musicali approfonditi al conservatorio.
Turismo, cultura, ambiente, specificità
identitarie da proporre al mercato
globale, creano in Europa milioni di
posti di lavoro. La Francia impiega nel
turismo e nella cultura il doppio degli
addetti dell’Italia. La Germania tre volte
tanti. È inutile fare paragoni con la
nostra città. Bruciare le vite dei giovani
ai quali si offrono solo posti sottopagati
e precari, significa sacrificare il capitale
sociale e le risorse culturali ereditate da
chi sapeva fare tesoro del territorio.
Quale amministrazione di questi ultimi
anni ha investito sulla città ricostruita
del Novecento, da offrire come bene
tangibile da ammirate e da vivere?
Allora, prendete Messina (240mila
abitanti) e finitela di fare solo rumore.
[email protected]
DI ANNA GIORDANO
Sfide in volo a Capo Peloro
Soffia scirocco fore, tanto forte da sbattere i
rapaci sulla costa, che seguono finchè
possono, per poi sfidare lo Stretto e tentare
di arrivare sulla sponda calabrese. Un falco di
palude femmina, stupendo, ci passa di sopra,
prosegue quasi sfiorando la sabbia di Capo Peloro, spero si
fermi, invece affronta il mare e il vento. Antonella lo segue
con il cannocchiale, gli altri sono distratti da Berte maggiori
e minori, Gabbiani corsi, Beccapesci e altro. Urla, vede le sue
ali toccare il mare, si solleva, poi di nuovo le ali in acqua,
questa volta di più. Poco dopo scompare, inghiottito dal
mare. Un’immane tristezza ci avvolge, il pensiero di quello
splendido falco che ha attraversato il Sahara, il canale di
Sicilia, la più ampia e pericolosa distesa marina che
attraversano uccelli terrestri, in mezzo pianeta, e poi
un’isola sempre meno ospitale, ambienti distrutti, ostacoli
aerei in nome di presunte economie verdi che qui
prendono il colore dei soldi, per poi morire mentre supera
l’ultimo ostacolo. Chissà, magari si ricordava di quei bei
pendii pieni di prede, poco sopra le case della città, non
sapendo che nel frattempo il cemento aveva preso vita
sterile al posto di quella invece vera, ignota ai più, che
considerano tutto ciò che non è umano, inutile. Ha trovato
il nulla, non ha potuto nutrirsi, la memoria, perfetta, l’ha
ingannato, senza sapere che l’inganno l’han perpetrato
invece altri, tanti, in questi lunghi e amari anni. Si sarà
detto che forse ce la faceva, non poteva perdere più tempo
cercando altre colline e prede, stava arrivando la pioggia, e
in primavera chi tardi arriva, male alloggia, e lo sa. Non ha
fatto i conti con il territorio rubato al resto del mondo che
non vota, non parla, non protesta, non può reagire. Di una
Zona a Protezione Speciale istituita a rotta di collo, nel
centonove pagina 38
febbraio del 2005, per evitare (scritto nero su bianco nel
decreto assessoriale), una multa di 100.000 euro al giorno
per ogni giorno di ritardo. Carta straccia. Progetti su
progetti con corbellerie inaudite scritte nei presunti studi,
non tutti ma quasi. Tanto, chi come me vorrebbe leggerli e
controdedurli, si attacca al tram, alla faccia della
trasparenza, nulla è disponibile subito, ma solo con tempi
biblici e tardivi. Chissà cosa dirà l’Unione Europea, quando
sarà nostra cura (amara), comunicare l’ordinanza di
stoccaggio rifiuti a Pace, il bando di gara (con fondi europei)
per la discarica RU a Pace, taciuta per mesi e mesi, il tutto,
senza il rispetto delle norme comunitarie, nazionali, e
regionali. Chissà se partirà la procedura di infrazione, visto
che al top delle procedure c’è l’ambiente (Repubblica del 5
maggio, pag. 14). Guardo i falchi, finchè passano faccio finta
che non esista l’inganno di chi amministra, ieri, oggi,
domani. Sperando di non vedere morire chi amo, innocente
presenza e bellezza di questa martoriata terra.
postercommenti
9 Maggio 2014
OCCORRE SAPERE
Renzi e gli stipendi dei magistrati
DI FRANCO PUSTORINO
E’ innegabile che il Premier Matteo Renzi è
animato da tanta buona volontà, da una
voglia di fare, di cambiare, senza limiti.
Ma è altrettanto innegabile che di tutte le
cose che vuole fare, Renzi ne potrà fare un
numero molto limitato. E questo soprattutto
perché si ritrova a dovere fare i conti ogni
giorno con una classe politica litigiosa,
saldamente inchiodata alle poltrone e ai
privilegi, il cui massimo obiettivo è quello di
cercare di sottrarre qualche voto al partito
avverso. In queste condizioni accontentare
tutti, ovviamente, è impossibile. E Renzi ha
scelto la strada più in discesa possibile; quella
cioè della mediazione e del compromesso.
Ma non è detto che riuscirà a superare tutti
gli ostacoli. Anche perché l’Italia si regge su
privilegi e vantaggi così saldamente radicati
che è assai difficile rimuovere.
Probabilmente Renzi, specie avendo
nominato ministri giovani ma con poca
esperienza, avrebbe dovuto dotarsi di uno
staff di tecnici-giuristi ed economisti- di alto
profilo ai quali attingere prima di
annunziare le cosiddette “riforme”. Che
l’Italia abbia indifferibile necessità di
sostanziose riforme è fuor di dubbio perché
noi, da oltre venti anni, andiamo avanti con
normative obsolete e superate.
150 PAROLE DA PALERMO
I resti della pizza
DI
MARIA D’ASARO
Capita che, all’improvviso, tuo figlio
inviti a cena alcuni amici, proprio il
giorno in cui tu lavori sino a sera.
Rimedi acquistando la pizza, che i
ragazzi mangiano allegramente in
disparte. Quando l’indomani riordini, ti
accorgi che da un cartone occhieggia
un pezzo di pizza. Controlli i cartoni:
con i vari resti si recupera una pizza
intera. Riponi tutti i pezzetti nel frigo.
E pensi a tua madre e a tuo padre che
non gettavano niente, perché tutto era
“grazia di Dio”. Certo, i tuoi genitori
sono vissuti nei duri anni di guerra. Ma
c’era senz’altro una saggezza profonda
nel loro sacro rispetto per ogni cibo. E
forse di una cosa dovremmo oggi
crucciarci: di non essere riusciti a
convincere i nostri figli che mangiare
ogni giorno, almeno tre volte, non è
scontato. E che un buon pasto è, in
ogni caso, un dono della natura e del
lavoro dell’uomo.
ELIODORO
Teatro Massimo dell’operetta
Ma fare le riforme di cui il nostro Paese ha
bisogno è più difficile di quanto Renzi
pensasse se è vero, come è vero, che i
governi, di varia estrazione politica che si
sono alternativamente succeduti dal
dopoguerra ad oggi non sono riusciti a farle.
Renzi ha previsto una norma che è
assolutamente corretta; nessuno può
percepire uno stipendio più alto di quello
che, in atto, percepisce il Presidente della
Repubblica cioè 240.000,00 euro l’anno che
non sono “noccioline” ma ben ventimila
euro al mese. Se si pensa che ci sono
pensionati che hanno pensioni di 500 euro al
mese c’è da rabbrividire. E però gli alti
dirigenti che percepiscono stipendi superiori
a 240.000,00 euro annui sono insorti contro
Renzi chi minacciando di dimettersi chi
minacciando di fare causa.
Quella che però non ci si aspettava e che ha
destato-mettiamola così- la maggiore
sorpresa è stata la dura reazione
dell’Associazione Nazionale Magistrati
secondo la quale- ovviamente ci si riferisce ai
vertici- la riduzione dello stipendio da
311.000,00 euro 240.000,00 euro
provocherebbe un grave impatto sul
fondamentale principio di imparzialità e
indipendenza dei Giudici. Questa,
chiaramente, è una gaffe che l’Anm si è
subito preoccupata di minimizzare. Molto
probabilmente la riduzione degli stipendi
non supererà il vaglio della Corte
Costituzionale e quello dei giudici ordinari
perché non è possibile imporre la riduzione
degli stipendi in corso d’opera né tantomeno
ridurre lo stipendio dei magistrati spettando
la competenza al Csm. Ma a questo punto
una osservazione nasce spontanea: il
Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, che percepisce uno stipendio
annuo di 240.000,00 euro non è imparziale e
non è indipendente? Ovviamente non è così!
Ma resta, pur sempre, un segnale della
ragione per la quale, nel nostro Paese, fare
le riforme di cui lo stesso ha bisogno, è
molto più difficile di quanto pensa Renzi.
E’ triste doverlo riconoscere ma purtroppo è
così!
ANIMAL HOUSE
CATANIA. Il presidente della Regione proroga il commissariamento del
Teatro Massimo Vincenzo Bellini e il sindaco Enzo Bianco urla e strepita.
Parole come una ondata di fuoco si abbattono su Palermo. Rosario
Crocetta abbozza, riflette, ragiona, si convince e rivedere la sua
posizione. A distanza di poche ore vengono indicati i componenti del
Cda indicati da Palazzo d'Orleans. Ma non era più semplice aprire il
pizzino con i nomi dei prescelti prima di fare infuriare Bianco che si trova
a fronteggiare giornalmente le proteste dei dipendenti dell'ente lirico?
ANTIBUDDACI
DI DINO CALDERONE
Quando c’era Leanza
Recentemente le Acli
di Messina hanno
organizzato un
convegno per
ricordare, a dieci anni dalla morte, la
figura del politico messinese
Vincenzo Leanza. Come Gullotti e
Astone, anch'egli originario dei
nebrodi (era nato a Cesarò nel
1932), a differenza dei due noti
politici, non aveva voluto
intraprendere la politica nazionale,
preferendo mantenere il suo
impegno a livello regionale. I suoi
riferimenti fondamentali furono le
Acli e la Dc, ma quando questo
partito si spaccò, Leanza scelse di
passare prima con i Cristiano
Democratici Uniti e poi con Forza
Italia. I numerosi interventi al
convegno di quanti hanno
conosciuto personalmente Leanza,
hanno evidenziato gli aspetti più
umani e positivi nell' esercizio del
potere. D'altra parte, in un clima
legittimamente celebrativo, non si
poteva pretendere di più. Una
lettura più distaccata e scientifica è
stata comunque assicurata da uno
dei relatori al convegno, Antonio
Baglio, docente di storia
dell'Università di Messina, che
giustamente ha sottolineato come
“nella cosiddetta “Repubblica dei
partiti”, questi ultimi non solo
orientavano la raccolta del
consenso, ma anche la selezione del
personale dal centro fino alla
periferia. L'ingresso in politica
avveniva dopo una fase più o meno
lunga di apprendistato, le cui prime
tappe si svolgevano a livello
periferico”. E' così accadde anche
per Leanza che, prima di essere
eletto per la prima volta deputato
regionale nel 1976 (fino a diventare
per due volte presidente della
regione), fu sindaco di San Teodoro.
Più volte assessore (lavoro,
agricoltura, bilancio) fu
“protagonista di una lunga stagione
politica - quella della Democrazia
cristiana nella terra in cui si era
generata - Leanza ne ha incarnato
gli splendori e le intime debolezze e
contraddizioni”. Ed è soprattutto
questo contesto, fatto di intime
debolezze e contraddizioni,
richiamato da Baglio, che dovrebbe
essere approfondito e studiato,
oltre la rispettabilità umana di tante
persone della cosiddetta prima
repubblica.
[email protected]
DI ROBERTO SALZANO
Adotta un cane anziano
Domenica 4 maggio ha segnato l'inizio di
un'importantissima campagna di
sensibilizzazione, che, partita da Piazza Casa
Pia, toccherà altre piazze di Messina. A
promuovere l'iniziativa l'associazione animalista “Amici di
Fido e co.”, che si occupa dei cani del rifugio di Via Don
Blasco. “Adotta un cane anziano” è lo slogan che
accompagna l'operato dei volontari, il cui obiettivo è
appunto quello di incentivare le adozioni degli esemplari
di età non inferiore ai dieci anni, garantendo loro la
possibilità ed il diritto di trascorrere almeno l'ultima parte
delle loro vite nella casa e nell'amore di una vera famiglia,
che se ne prenda cura in esclusiva. Tante le agevolazioni
promesse e volte ad arginare le spese sostenute dagli
adottanti. Tra le altre, mantenimento nutrizionale a vita
centonove pagina 39
per il cane adottato, controlli gratuiti dell'animale presso i
veterinari che hanno accettato di prendere parte
all'iniziativa, sconto del 30% sull'acquisto delle medicine,
bonus da usare per l'acquisto di cuccia, guinzaglio e
collare, pettorina e qualsiasi altro prodotto possa servire a
garantire il benessere dell'esemplare. Fondamentale è
fare capire alla gente la gioia che può regalare prendersi
cura di un anziano a quattro zampe, magari più
acciaccato di uno giovane, ma non per questo meno
fedele, affettuoso e grato. Perfettamente in grado di
comprendere le attenzioni a lui destinate, sarà capace di
stupire i nuovi padroni col suo grandissimo amore e la sua
eterna devozione, che arricchiranno il cuore delle persone
che saranno state così generose e sensibili da prenderlo
con sé e garantirgli una sistemazione confortevole. Un
gesto di apertura ed accoglienza che verrà totalmente
ripagato. Anzi, restituirà molto di più.
Start up alle zone franche
Agevolazioni fiscali in Sicilia per le piccole e micro imprese insediate nelle aree indivuate dal Ministero dello Sviluppo Economico. Le istanze entro il 23 maggio
Le Zone franche urbane sono state istituite dall’articolo 1, commi 340 e ss., della
legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296/2006), che ha previsto la concessione
di agevolazioni fiscali e contributive in favore delle piccole e micro imprese localizzate in territori caratterizzati da fenomeni di degrado sociale e urbano individuati
dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), su proposta del Ministro dello sviluppo economico, tenendo conto di specifici parametri socioeconomici. Successivamente, l'articolo 37 del decreto legge 18 ottobre 2012, n.
179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, ha previsto la possibilità di utilizzare le risorse riprogrammate del Piano di azione e coesione
(PAC) ed eventuali ulteriori risorse regionali per finanziare le suddette agevolazioni
in favore delle imprese di micro e piccola dimensione localizzate nelle zone urbane
ricadenti nelle Regioni dell'Obiettivo Convergenza ammesse e finanziate dalla delibera CIPE n. 14 del 2009 (per la Sicilia Catania, Erice, Gela), nonché in quelle dichiarate ammissibili nella relazione istruttoria allegata alla suddetta delibera (per la
Sicilia Aci Catena, Acireale, Barcellona Pozzo di Gotto, Giarre, Messina, Sciacca, Termini Imerese, Trapani). Inoltre la Regione Siciliana con l'articolo 67 della legge n.
11 del 12 maggio 2012 ha previsto l’istituzione di ulteriori Zone Franche Urbane,
individuate secondo i criteri definiti dalla delibera CIPE n. 5 del 2008 e dalla circolare del Ministero dello sviluppo economico n. 14180 del 26 giugno 2008 (Bagheria, Enna, Palermo-porto, Palermo- Brancaccio e Vittoria). La legge di stabilità per il
2014 (articolo 1, comma 319 della legge 27 dicembre 2013 n. 147) ha disposto,
infine, l'estensione delle agevolazioni anche alle micro e piccole imprese localizzate
nella zona franca urbana del comune di Lampedusa e Linosa, istituita dall'articolo
23, comma 45, del decreto legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni,
dalla legge n. 111 del 2011. In attuazione del citato articolo 37 del decreto legge n.
179 del 2012, è stato adottato il decreto del Ministro dello sviluppo economico, di
concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, del 10 aprile 2013, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 161 dell’11 luglio 2013, che ha stabilito condizioni,
limiti, modalità e termini di decorrenza delle agevolazioni fiscali e contributive. Il 23
gennaio 2014 è stato adottato il decreto direttoriale che ha approvato il bando attuativo per la concessione delle agevolazioni.
Le risorse finanziarie a disposizione sono le seguenti:
- 147.000.00 mln di euro, individuate nel paragrafo 3.1. del “Piano Azione Coesione: terza e ultima riprogrammazione” nell’ambito delle misure anticicliche;
- 37.752.861,13 mln di euro di competenza della Regione Siciliana, che integrano
lo stanziamento previsto dal PAC.
La ripartizione delle risorse per ciascuna Zona franca urbana (vedi tabella allegata
al decreto direttoriale del Ministero dello sviluppo economico n.124 del 23 gennaio
2014) è stata effettuata dal Ministero sulla base dei criteri di riparto delle risorse disponibili indicati nella delibera CIPE n. 14/2009.
I destinatari delle agevolazioni
Possono beneficiare delle agevolazioni le imprese che siano in possesso dei seguenti
requisiti: a) siano di micro e piccola dimensione; b) siano già costituite alla data di
presentazione dell’istanza e regolarmente iscritte al Registro delle imprese; c) svolgano la propria attività, all’interno della ZFU; d) si trovino nel pieno e libero esercizio dei propri diritti; e) non siano in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure
concorsuali. Inoltre, qualora si tratti di imprese che svolgono attività non sedentaria
è necessario, alternativamente, che: a) presso l’ufficio o locale all'interno della ZFU
sia impiegato almeno un lavoratore dipendente a tempo pieno o parziale che vi
svolga la totalità delle ore lavorative; b) l'impresa realizzi almeno il 25% del proprio volume di affari da operazioni effettuate all’interno della ZFU. In relazione al
requisito sub a) si ricorda che ai sensi del Regolamento (CE) n. 800/2008 della
Commissione del 6 agosto 2008, richiamato dal decreto del Ministro delle attività
produttive 18 aprile 2005, si intendono: per “microimprese” le imprese che hanno
meno di 10 occupati e un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo, inferiore ai 2 milioni di euro; per “piccole imprese” le imprese che hanno meno di 50
occupati e un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo, non superiore a
10 milioni di euro; Con riguardo, invece, al requisito sub c) è necessario che le imprese abbiano un ufficio o locale destinato all’attività, anche amministrativa, all’interno del territorio di riferimento, regolarmente segnalato alla competente Camera
di commercio e risultante dal relativo certificato camerale (quindi non è indispensabile che nella zona franca sia localizzata anche la sede legale).
Per ufficio o locale, infatti, si intende la sede legale, amministrativa, produttiva o
qualsiasi altra sede secondaria o unità locale dell'impresa, così come risultante dal
certificato camerale. Sono considerate non sedentarie le attività esercitate prevalentemente al di fuori di un ufficio o locale aziendale e svolte principalmente direttamente presso la clientela dell'impresa o in spazi pubblici. A tal proposito la circolare
ministeriale chiarisce, a fini esemplificativi e non esaustivi, che sono considerate attività di tipo non sedentario: i venditori ambulanti, le imprese di costruzione, gli
idraulici e i parrucchieri che svolgono la propria attività prevalentemente presso l'
abitazione dei clienti; mentre sedentarie si considerano, invece, le attività manifat-
turiere svolte all'interno di uno stabilimento produttivo, gli esercizi commerciali, i ristoranti, i saloni di parrucchiere. Si precisa, inoltre - come chiarito dalla circolare ministeriale - che possono accedere alle agevolazioni anche gli studi professionali e più
in generale i professionisti, purché svolgano la propria attività in forma di impresa e
siano iscritti, alla data di presentazione dell'istanza, al Registro delle imprese. Il soggetto richiedente, alla data di presentazione dell’istanza, deve essere non solo
iscritto al Registro delle imprese ma svolgere anche attività di impresa. La mera
iscrizione al Registro delle imprese ai soli fini di conoscenza e pubblicità, non accompagnata dallo svolgimento di un’effettiva attività di impresa, non rileva, dunque, ai
fini dell’accesso alle agevolazioni.
Le agevolazioni concedibili. Sonopreviste dall'articolo 1, comma 341 della
legge 296 del 2006, consistono nelle seguenti tipologie:
Esenzione dalle imposte sui redditi. Il reddito derivante dallo svolgimento dell’attività svolta dall’impresa all'interno del territorio della ZFU, fino a concorrenza
dell’importo di 100.000 euro per ciascun periodo di imposta, è esente dalle imposte
sui redditi a decorrere dal periodo di imposta di accoglimento della istanza di agevolazione, nei limiti delle seguenti percentuali:
a) 100% , per i primi cinque periodi di imposta; b) 60% , per i periodi di imposta
dal sesto al decimo; c) 40% , per i periodi di imposta undicesimo e dodicesimo; d)
20%, per i periodi di imposta tredicesimo e quattordicesimo.
Il suddetto limite di 100.000 euro è maggiorato, per ciascuno dei periodi di imposta
considerati, di un importo pari a 5.000 euro, ragguagliato ad anno per ogni nuovo
dipendente assunto a tempo indeterminato che sia residente nel territorio della ZFU
e che nello stesso territorio svolga la propria attività lavorativa. A tal fine rilevano le
nuove assunzioni che costituiscono un incremento del numero di dipendenti assunti
con contratto a tempo indeterminato, sia a tempo pieno che parziale, rispetto al numero di lavoratori già assunti con la medesima tipologia di contratto alla data di
chiusura del periodo di imposta precedente a quello di decorrenza dell’esenzione.
L'incremento è considerato al netto delle diminuzioni verificatesi in società controllate o collegate all’impresa richiedente ai sensi dell’articolo 2359 del codice civile o
facenti capo, anche per interposta persona, al medesimo soggetto.
Esenzione dall'imposta regionale sulle attività produttive. Il valore della
produzione netta è esente dall’imposta regionale sulle attività produttive per ciascuno dei primi cinque periodi di imposta decorrenti da quello di accoglimento dell’istanza, entro il limite di euro 300.000. Per la determinazione del valore della
produzione netta, non rilevano le plusvalenze e le minusvalenze realizzate.
Esenzione dall'imposta municipale propria. Gli immobili siti nella ZFU, posseduti e utilizzati dai beneficiari per l’esercizio dell’attività economica sono esenti dall’imposta municipale propria per i primi quattro anni a decorrere dal periodo di
imposta di accoglimento della istanza.
Esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente. A decorrere dal periodo di imposta di accoglimento della istanza è riconosciuto l’esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro
dipendente per i contratti a tempo indeterminato ovvero a tempo determinato di
durata non inferiore a 12 mesi, nei limiti del massimale di retribuzione fissato dall’articolo 1, comma 1, del decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali 1°dicembre 2009. Condizione indispensabile per beneficiare
dell'agevolazione è che almeno il 30% degli occupati risieda nel territorio in cui ri-
cade la ZFU. L'esonero è concesso nelle seguenti percentuali: a) 100% per i primi
cinque anni; b) 60% per gli anni dal sesto al decimo; c) 40% per gli anni undicesimo e dodicesimo; d) 20% per gli anni tredicesimo e quattordicesimo.
Intensità delle agevolazioni. Le agevolazioni sono concesse ai sensi e nei limiti
di quanto previsto dall'articolo 2, comma 2, del Regolamento CE n. 1998/2006 relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato sugli aiuti di importanza minore (de minimis). Pertanto, ciascun soggetto può beneficiare delle agevolazioni
previste fino al limite massimo di 200.000 euro ovvero di 100.000 euro nel caso di
imprese attive nel settore del trasporto su strada, tenuto conto di eventuali ulteriori
agevolazioni già ottenute dall'impresa a titolo di de minimis nell'esercizio finanziario in corso alla data di presentazione dell'istanza e nei due esercizi finanziari precedenti.
Modalità di fruizione delle agevolazioni. Le agevolazioni sono fruite mediante riduzione dei versamenti da effettuarsi con il modello di pagamento F24 da
presentare esclusivamente attraverso i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate, pena lo scarto dell’operazione di versamento, secondo modalità e termini definiti con provvedimento del Direttore della medesima Agenzia.
L'importo dell'agevolazione è calcolato in modo proporzionale sulla base del rapporto tra l'ammontare delle risorse stanziate e l'ammontare del risparmio d'imposta e contributivo complessivamente richiesto dalle imprese istanti.
Ne consegue che l'importo dell'agevolazione richiesta dalla singola impresa nel modulo di istanza potrà subire una riduzione nel caso in cui l'ammontare delle agevolazioni complessivamente richieste dalle imprese istanti risulti essere superiore
all'ammontare delle risorse stanziate. In tal caso l’importo dell’agevolazione spettante a ciascuna impresa beneficiaria è determinato moltiplicando l’importo dell’agevolazione richiesta per il rapporto tra l’ammontare delle
risorse finanziarie disponibili per la ZFU e l’ammontare del risparmio d’imposta e contributivo complessivamente richiesto
da tutte le imprese della ZFU ammesse ai benefici, tenendo
conto delle riserve finanziarie di scopo eventualmente attivate
nella ZFU. L'evenienza che tale importo possa subire, in sede
di riparto, una riduzione dipenderà dunque dalla circostanza
che l’ammontare delle agevolazioni complessivamente richieste dalle imprese istanti risulti superiore all’ammontare delle
risorse stanziate. La misura della predetta riduzione sarà
tanto più alta quanto maggiore risulterà la differenza tra ammontare delle agevolazioni complessivamente richieste dalle
imprese istanti e l’importo delle risorse stanziate. Gli importi
delle agevolazioni spettanti saranno determinati con provvedimento del Ministero dello sviluppo economico, pubblicato
anche nel sito istituzionale (www.mise.gov.it).
Modalità e termini di presentazione delle istanze. Le
istanze devono essere compilate in modalità telematica sulla
base di un facsimile predisposto dal Ministero, firmate digitalmente e trasmesse, con i relativi allegati, esclusivamente tramite la procedura informatica accessibile dalla sezione "ZFU
Convergenza e Carbonia Iglesias" del sito Internet del Ministero dello sviluppo economico ( www.mise.gov.it).
L'accesso alla procedura informatica prevede:
- l'identificazione dell'impresa tramite codice fiscale;
-l'autenticazione tramite credenziali informatiche inviate all'indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) dell'impresa, come risultante dal Registro delle Imprese.
Le istanze possono essere presentate a decorrere dalle ore 12:00 del 5 marzo 2014
e sino alle ore 12:00 del 23 maggio 2014.
La procedura non è a sportello, quindi l’ordine temporale di presentazione delle
istanze non determina alcun vantaggio né penalizzazione nell’iter di trattamento
delle stesse. Ai fini dell’attribuzione delle agevolazioni, le istanze presentate nel
primo giorno utile saranno trattate alla stessa stregua di quelle presentate fino all’ultimo giorno. Il Ministero, pertanto, invita le imprese interessate a non affrettare i
tempi per l’invio dell’istanza, anche al fine di evitare errori nella compilazione della
stessa. La durata di ottanta giorni è stata determinata al fine di consentire alle imprese destinatarie delle agevolazioni la possibilità di fruire dell'esenzione dall'imposta sui redditi per il periodo fiscale 2014 già a decorrere dalla prossima scadenza
fiscale di giugno 2014.
Le istanze pervenute fuori dai termini, iniziale e finale, così come le istanze redatte
o inviate con modalità difformi non saranno prese in considerazione.
Nell'ambito della procedura informatica, l'impresa avrà accesso alla specifica sezione relativa alla Zona franca urbana di interesse, dove saranno riportate le informazioni inerenti le risorse finanziarie disponibili, le riserve finanziarie di scopo
attivate e le relative risorse dedicate nonché l'elenco delle sezioni censuarie che individuano l'area della Zona franca urbana.
ZONA FRANCA URBANA
PRESENTAZIONE ISTANZE ENTRO IL 23 MAGGIO 2014
Regione Sicilana
Presidenza
Per maggiori informazioni visita il sito www.mise.gov.it