GRANULI

GRANULI
A volte le polveri (farmaco + eccipienti) non possono essere utilizzate direttamente nelle
preparazione di capsule e compresse o nel riempimento di bustine. Le ragioni sono di
natura tecnologica, in particolare molto spesso le polveri sono carenti in termini di:
•Scorrevolezza;
•Comprimibilità.
E’ possibile superare questi problemi aumentando le dimensioni delle particelle di polveri
attraverso un processo di agglomerazione definito granulazione. Tale processo trasforma
le polveri in un granulato dove ciascun granulo è costituito da un aggregato di singole
particelle di forma tendenzialmente sferica (la sfericità è in relazione alle diverse
tecniche di granulazione).
Granuli ottenuti
tramite
granulazione ad
umido
Granuli ottenuti
tramite
estrusione/sferoni
zzazione
Il processo di granulazione non solo migliora la scorrevolezza e può migliorare la
comprimibilità delle polveri, ma consente di ottenere anche altri vantaggi, quali:
Omogeneità: I granuli hanno caratteristiche più omogenee delle miscele di polveri di
partenza (solo quelli ottenuti da tecniche ad umido) e non si va incontro a segregazione
durante le successive fasi di lavorazione (questo vale per tutti i tipi di granuli);
Aspetto: La colorazione durante la granulazione (solo quella ad umido) è decisamente
migliore. Il colorante viene disperso nel liquido di granulazione e sarà quindi distribuito
omogeneamente in tutto il prodotto;
Densità: I granuli posseggono una maggiore densità versata. Questo aspetto fa si che a
parità di peso il volume finale è minore e conseguentemente possono essere riempite
capsule o bustine più piccole, inoltre si riempiono più facilmente le matrici delle macchine
comprimitrici (migliore dosabilità rispetto alle polveri).
Altro aspetto importante rispetto alle polveri è costituito dalla possibilità di poter essere
più facilmente rivestiti generando forme a rilascio controllato, da utilizzare in bustine o
capsule (difficilmente compresse, poiché il rivestimento potrebbe rompersi durante la
compressione).
La maggiore semplicità nel rivestimento è legata alla taglia maggiore e soprattutto alla
forma più regolare e la superficie più liscia (come già detto la sfericità e la superficie liscia
sono in relazione con le diverse tecniche di granulazione).
Esistono diverse tecniche di granulazione, in relazione all’utilizzo di calore e solvente
Tecniche di
granulazione
Granulazione
a secco
Granulazione
ad umido
Single step
Multiple step
(processi
monofasici)
(processi polifasici)
High shear
granlatator
Granulatori a
letto fluido
Granulazione
per fusione
Estrusione/
sferonizzazione
Melt
granulation
Layering
(stratificazione)
Melt estrusion
GRANULAZIONE A SECCO (DRY GRANULATION)
Nella granulazione a secco le particelle di polvere sono aggregate in seguito all’applicazione
di elevata pressione (circa 30-70 bar). In seguito a tale pressione le singole particelle sono
deformate e forzate a premere una su l’altra, generando sulla loro superficie i legami che le
manterranno poi insieme (in genere forze di Van der Wals).
In pratica, in questa tecnica le polveri sono compattate fino ad ottenere delle formelle larghe
sottili (Slug) o lunghe e sottili (ribbon) che verranno in seguito sgretolate da apposite
apparecchiature. Tali formelle possono essere ottenute tramite due processi:
•Slugging
Utilizza delle presse verticali o anche delle normali macchine comprimitrici montanti matrici
e punzoni larghi e piatti; La formella è di forma circolare, larga e piatta.
Lo slugging era una tecnica molto diffusa fino al 1970/80. Attualmente è stata quasi
totalmente sostituita dalla tecnica roller compaction.
•Roller compaction (compattazione tramite rulli).
Roller compaction
Tramoggia di carico
La miscela delle polveri viene compressa in
compatti tramite apparecchiature dette
compattatori a rulli, costituite da due cilindri
ruotanti (con superfici liscie o scanalate). La
miscela di polveri da compattare viene caricata
tramite un imbuto, spinta da un sistema a
coclea e fatta passare tra i due cilindri che si
trovano a distanza regolabile.
Il materiale compresso si presenta sotto forma
di scaglie (ribbons) ed è poi sottoposto a
frantumazione (sgranatura) e setacciato per
ottenere granuli delle dimensioni desiderate.
rulli
ribbons
granuli
sgranatore
Ribbons
Possibili configurazioni dei rulli
Granuli
Eccipienti usati per la granulazione a secco
Gli eccipienti sono selezionati in maniera da rendere il processo di dry granulation il più
performante possibile ed i prodotti ottenuti con le migliori qualità. Essendo la granulazione a
secco un processo basato su agglomerazione indotta da una pressione esterna, gli eccipienti
verranno selezionati in funzione del loro comportamento in risposta alla pressione. Da
questo punto di vista saranno quindi classificati come:
•Plastici
•Elastici (indesiderata)
•Fragili (brittle)
Il giusto bilanciamento di queste proprietà garantirà la migliore qualità dei ribbons e dei granuli.
Gli eccipienti utilizzati per migliorare la comprimibilità della miscela di polveri nel processo di
roller compaction e lavorare con opportuni volumi (specie se il farmaco ha un basso dosaggio)
sono definiti filler. I filler possono essere presenti anche in quantità molto elevate.
Altra categorie di eccipienti hanno lo scopo di legare (favorire la formazione di legami tra le
singole particelle) le particelle primarie favorendo il processo di agglomerazione in seguito
all’applicazione di pressione. Questi eccipienti sono definiti binder (leganti).
Nella miscela da granulare possono anche essere presenti dei lubrificanti (per ridurre l’attrito
con i rulli), agenti glidanti (migliorano la scorrevolezza nella tramoggia) e disintegranti
(favorire la rottura del granulo ed eventuali compresse da esso derivate quando entra in contatto
con i liquidi biologici). Questi eccipienti sono gli stessi utilizzati nella compressione diretta.
N.B.
Alcuni filler hanno anche
capacità leganti (MCC,
amido).
MCC: Cellulosa microcristallina
SMCC: Cellulosa microcristallina
rivestita con silice colloidale
Starch: Amido
Tra le varie tecniche di granulazione, quella a secco è probabilmente la metodica che genera
il granulato di peggior qualità.
In particolare :
• Il granulato che si ottiene è molto duro (a volte troppo) e conseguentemente
caratterizzato da minore comprimibilità (aspetto fondamentale se il granulato è destinato alla
produzione di compresse).
• I granuli ottenuti sono di forma irregolare e molto lontana dalla sfericità.
Conseguentemente la scorrevolezza potrebbe non essere ottimale.
•L’uniformità di contenuto di principio attivo e quindi delle susseguenti forme
farmaceutiche che ne deriveranno sarà essenzialmente simile a quello della polvere di
partenza. Non si ha nessun miglioramento come nel caso delle altre tecniche di
granulazione.
•Le compresse che si ottengono sono spesso inestetiche a causa della superficie chiazzata e
granulare.
Nonostante la qualità dei prodotti ottenuti sia in genere più bassa rispetto alle altre tecniche di
granulazione, la granulazione a secco offre però alcuni vantaggi:
•Apparecchiature meno costose.
•Processo più semplice. Nella roller compaction ci sono meno variabili che influenzano
l’esito del processo finale, che in pratica dipende solamente dalle proprietà meccaniche delle
polveri di partenza e dalla pressione (distanza tra i rulli) e velocità di compattazione
•Processo più facilmente scalabile (passaggio dalla scala di laboratorio a quella industriale).
Tuttavia, il vantaggio principale nell’uso della granulazione a secco è l’assenza di fasi di
processo che richiedono l’impasto con solventi o l’essiccamento. Tra tutti i tipi di
granulazione, quella a secco è l’unica tecnica che permette di processare principi attivi
sensibili a:
• Umidità.
• Calore.
GRANULAZIONE AD UMIDO (WET GRANULATION)
Il termine granulazione ad umido indica tutta una serie di metodiche per l’agglomerazione
delle polveri in granuli caratterizzate da una fase intermedia di bagnatura ed impasto delle
polveri fino a formare una massa umida con proprietà idonee alla generazione dei granuli.
Il processo può essere così schematizzato:
A seconda della tecnica utilizzata
le varie fasi possono essere ben
separate
o
avvenire
contemporaneamente (alcune o
tutte).
Aspetti teorici della granulazione ad umido
Il processo di granulazione ad umido può essere considerato come il risultato della somma di
4 meccanismi:
•Bagnatura (wetting)
È la prima fase della granulazione, dove il liquido ed eventuali materiali in esso disciolti si
distribuiscono nei materiali in polvere. I materiali solubili vengono disciolti, mentre le
particelle di quelli idrofili ma insolubili sono ricoperte dal liquido.
•Coalescenza (growth)
Le particelle di polveri umide aderiscono le une alle altre a formare i granuli.
•Consolidamento
In seguito all’azione degli elementi agitanti i granuli
sono soggetti a forze di compattazione che ne
determinano la riduzione degli spazi interni e
conseguentemente il consolidamento.
•Rottura (breakage)
Man mano che il granulo si asciuga è sempre più
soggetto all’azione delle forze di attrito che ne
possono determinare la rottura.
Questi meccanismi coesistono in tutti i processi di granulazione ad
umido, anche se la loro importanza relativa è relativamente
differente. Ad esempio, nella granulazione a letto fluido prevale la
fase di wetting mentre nella granulazione ad alta velocità la fase
predominante è quella del consolidamento.
La buona riuscita di un processo di granulazione, tramite i meccanismi appena visti, dipendi
essenzialmente da:
•Materiali di partenza;
•Liquido di granulazione;
•Rapporto Liquido/polvere (rapporto di bagnatura);
•Parametri operativi.
Liquido di granulazione
Si tratta da una soluzione acquosa o idroalcolica contenente dal 5 al 15% di polimeri aventi capacità
addensanti (idrocolloidi) che possono essere di origine naturale (gelatina, amido, gomme arabica..), di
natura semisintetica, (idrossipropil metilcellulosa, idrossietil metilcellulosa, metilcellulosa,…) o
sintetica (polivinil pirrolidone). Possono essere utilizzate anche soluzioni abbastanza concentrate di
zuccheri (glucosio, saccarosio). Si tratta in pratica di una soluzione collante in maniera da favorire la
coalescenza delle singole particelle. I polimeri che vengono disciolti nel liquido di granulazione sono
definiti leganti (binders).
Essa deve possedere indiscusse capacità bagnanti, ma anche un certo potere solvente, nei riguardi della
polvere da granulare ed in particolare dell’attivo. Eventuali sostanze sciolte vengono così ripartite
omogeneamente nel granulato finale, inoltre ri-cristallizzano durante l’essiccamento generando dei ponti
solidi tra le particelle che compongono i granuli migliorandone le proprietà meccaniche.
L’aggiunta di alcol favorisce la solubilizzazione di attivi poco solubili e riduce il tempo di essiccamento.
Materiali di partenza
Affinchè le polveri possano essere bagnate ed innescare il processo di coalescenza, i materiali
che li compongono devono possedere affinità (ma non sciogliersi) per il liquido di
granulazione, che deve poter spandersi sulle particelle primarie ed anche essere assorbito al
loro interno. In questa situazione le particelle possono aggregare tra loro a formare granuli o
persino impasti (per un eccesso di liquido di granulazione). Materiali con queste
caratteristiche (per liquidi di granulazione di natura acquosa o idroalcolica) sono l’amido o la
cellulosa microcristallina.
In genere vengono aggiunti anche dei materiali solubili quali zuccheri (lattosio, sucrosio) o
polioli (mannitolo, sorbitolo). Questi materiali si sciolgono in parte nel liquido di granulazione
e ricristallizzano durante l’essiccamento, aumentando la durezza (ma anche la fragilità) dei
granuli.
Il rapporto tra gli eccipienti “insolubili” e quelli solubili e il loro quantitativo dipende dalla
quantità e dalle caratteristiche dell’attivo da granulare.
Nei materiali di partenza possono essere contenuti anche tutti gli eccipienti necessari alla
funzionalità dei granuli sia quando usati come forma farmaceutica che come intermedi nella
preparazione di compresse, quali disgreganti, coloranti, edulcoranti, tensioattivi, ecc.
La bagnabilità della miscela di polveri da granulare può essere migliorata con l’aggiunta di
sostanze ad azione tensioattiva.
Rapporto di bagnatura (rapporto liquido di granulazione/polveri)
È un parametro fondamentale poiché una certa miscela di polveri sarà in grado di generare
granuli solamente quando viene aggiunta una certa quantità di liquido di granulazione. Per una
data formulazione il rapporto di bagnatura sarà dipendente anche dalla tecnica di
granulazione.
Ad esempio per la formulazione placebo costituita da 50% lattosio e 50% MCC con liquido di
granulazione acqua il rapporto ottimale di bagnatura sarà:
•Granulazione in High shear mixer = 0.65 circa (ossia per ogni gr di polvere è necessario 0.65
gr di acqua)
•Pellettizzazione per estrusione/sferonizzazione = 0.8 circa
Se viene aggiunto troppo poco liquido la granulazione avverrà con fatica e gli eventuali
granuli formati saranno molto fragili (è probabile che alla fine si riotterrà polvere).
Se viene aggiunto troppo liquido la polvere sarà così coesiva che si impasterà totalmente
senza granulare (si forma uno o più ammassi di grandissime dimensioni). Per ulteriore
aggiunta si otterrà una sospensione di polvere nel liquido di granulazione.
L’interazione tra particelle fini e liquido di granulazione nella formazione dei granuli è
spiegabile in termini di capillarità.
La capillarità è l'insieme dei fenomeni dovuti alle interazioni fra le molecole di un liquido e un
solido alla loro interfaccia (superficie di separazione). Le forze in gioco che si manifestano in
tale fenomeno sono:
Coesione-Forza attrattiva tra le particelle di liquido.
Adesione-Forza attrattiva tra le particelle di liquido e solido.
Per particelle insolubili, ma che presentano affinità con il
liquido (bagnabilità), le forze di adesione saranno
paragonabili con quelle di coesione. La presenza di liquido
sulla superficie di una particella fa si che quando questa
viene in contatto con altre particelle, il liquido tenderà a
spandersi anche su queste generando un “ponte liquido” tra le
due particelle che le tiene unite tramite forze di capillarità (la
concavità nel ponte liquido riportato a fianco è indice
dell’elevata adesività. Infatti le particelle di liquido tentano di
interagire con la maggior area possibile di solido, trattenendo
le due particelle con una forza maggiore).
Per solidi non bagnabili o poco bagnabili le forze coesive
prevalgono su quelle attrattive; i ponti liquidi non si
formano o sono molto labili e di conseguenza non si ha
coalescenza.
In relazione alla quantità di liquido aggiunta ed ai ponti liquidi formati si possono distinguere
4 diverse fasi:
Pendolare- In seguito alla prima aggiunta di liquido di granulazione si formano i primi ponti
liquidi tra le particelle.
Funicolare-Continuando ad aggiungere liquido i ponti liquidi si allargano a legare più
particelle contemporaneamente. In questa fase ai ha un aumento della resistenza dei granuli
(consolidazione).
Capillare- Per ulteriore aggiunta
di liquido i ponti riempiono tutto
lo spazio vuoto. In questa fase la
coesione del granulo è massima.
Gocciolina (suspension)- Se si
continua nell’aggiunta di liquido
questo diviene il componente
principale del sistema, che non
sarà più costituito da una massa
più o meno umida ma da un
sistema liquido in cui è dispersa
della polvere. In questa situazione
non è più possibile ottenere
granuli.
Le varie fasi sono in relazione anche con la crescita del granulo:
La formazione del nucleo avviene per blanda agglomerazione di particelle isolate o piccoli
agglomerati bagnati dalla soluzione legante (fase pendolare).
Il mescolamento che si ha nel corso dell’operazione di granulazione contribuisce a consolidare
i granuli e a mantenerli uniti. Inoltre si osserva l’agglomerazione sia di particelle ancora isolate
con nuclei già formati, sia l’associazione di due o più nuclei (fase funicolare).
Nella fase di crescita, i granuli più grossi si rompono per ricombinarsi con piccole particelle
mentre i grossi granuli possono allo stesso tempo formarsi per fusione tra altri granuli, a
prescindere dalla loro taglia (fase capillare).
Il processo di bagnatura può essere monitorato on line se si dispone di elementi
impastanti/granulanti il cui sforzo può essere registrato (è il caso dei granulatori ad alta
velocità). Tale parametro può rappresentare lo sforzo di torsione o l’energia assorbita, ed è
normalmente definito come power consuption.
Funicolare
Pendolare
Capillare
Sospensione
L’incremento di sforzo si osserva solo nelle fasi di crescita (pendolare e gocciolina).
L’incremento di sforzo alla fine della fase capillare indica l’inizio dell’agglomerazione di
tutta la massa interna.
Nella fase S1 non c’è abbastanza liquido per formare i primi ponti liquidi.
Vantaggi della granulazione ad umido
•Omogeneità della miscela di polveri e quindi dell’unità di dosaggio finale (specie se l’attivo
è solubile nel liquido di granulazione);
•Granulato di forma sferoidale avente, di conseguenza, ottima scorrevolezza;
•Consente di migliora la comprimibilità dei materiali. Infatti la porosità del granulo, la sua
coesività (è in genere ricoperto dai materiali leganti) ed una certa umidità residua favoriscono
il processo di compressione; L’aumento di comprimibilità non sempre è osservato.
•Consente una buona ripartizione di farmaci a basso dosaggio attraverso la loro
dissoluzione nel liquido bagnante;
•Riduce notevolmente il problema della generazione di polvere nell’ambiente di lavoro ed il
rischio di contaminazioni crociate;
•In alcuni casi può accelerare la velocità di dissoluzione di principi attivi idrofobici;
•Permette di mascherare eventuali variazioni delle proprietà delle materie prime (l’utilizzo di
coloranti solubili o disperdibili nel liquido di granulazione permette una colorazione molto
efficace).
Svantaggi della granulazione ad umido
•Il processo non è idoneo per attivi sensibili al calore (fase di essiccamento) ed all’umidità
(fase di impasto).
•Il processo può risultare abbastanza complesso e richiede quindi una notevole esperienza
da parte dell’operatore (formulazione, scelta dei parametri operativi).
GRANULAZIONE AD UMIDO- PROCESSI POLIFASICI
Nei processi polifasici ogni fase della granulazione ad umido è condotta in apparecchiature
differenti, ognuna specifica per quel singolo step.
Rispetto alle tecniche monofasiche il processo è più lungo ed i granuli sono caratterizzati da
forma più irregolare, tuttavia le apparecchiature sono meno specifiche e costose.
Le tre fasi fondamentali sono:
Mescolamento ed impasto
Si utilizzano i miscelatori a corpo fisso già visti nella miscelazione delle polveri. Le polveri
vengono prima miscelate e poi trasformate in una massa umida aggiungendo il liquido di
granulazione.
Granulazione
Si utilizzano dei macchinari (granulatori) che forzano la massa umida ad attraversare delle reti
di taglia opportuna, ripartendola in granuli.
Essiccamento
I granuli umidi vengono essiccati tramite metodi statici (stufe) o dinamici (letto fluido).
Letto fluido
Nell’essiccamento a letto fluido i granuli
sono sospesi in una corrente di aria calda.
L’intimo contatto e l’elevata aria superficiale
a disposizione (l’aria è in contatto con tutta la
superficie del granulo) garantisce un
essiccamento molto efficace, in tempi brevi
ed anche a a temperature non eccessivamente
elevate.
Il flusso di aria deve essere tale da
sospendere le particelle senza però
trasportarle troppo in alto, dove potrebbero
appiccicarsi ai filtri.
Il letto fluido è una macchina molto versatile,
oltre all’essiccamento di polveri e granuli
consente anche di granulare e rivestire forme
farmaceutiche quali granuli o compresse (con
l’utilizzo di appositi moduli).
GRANULAZIONE AD UMIDO- PROCESSI MONOFASICI
Nei processi monofasici tutte le fasi della granulazione ad umido avvengono in un’unica
apparecchiatura. In pratica si carica la polvere e si scarica il granulo essiccato.
Al momento, le due metodologie più diffuse sono:
Granulazione in granulatori ad alta velocità (High shear granulation)
Granulazione a letto fluido (Fluid bed granulation)
Granulazione ad alta velocità
Il granulatore ad alta velocità è costituito da un contenitore cilindrico, chiuso da un
coperchio e sul fondo del quale è presente una pala rotante detta “impeller” che ha il
compito di impastare la polvere con la soluzione legante facendola rotolare sulle pareti del
contenitore. All’interno del contenitore è presente anche un frantumatore detto “chopper”
che è costituito da una lama rotante (ruota ad alta velocità) ed ha il compito di rompere gli
agglomerati troppo voluminosi.
Il liquido di granulazione è
aggiunto tramite uno spruzzatore/
nebulizzatore.
E’
possibilità
lavorare
a
temperatura controllata
(nello
spessore delle pareti si può far
passare acqua calda) e anche
pressione ridotta
(camera di
lavoro ermetica accoppiata ad una
pompa da vuoto), consentendo
anche
l’essiccamento
della
granuli.
Top-driven vertical high shear granulator
UltimaGral 150 (Nera Pharma system).
The top view of a bottom-driven
impeller with a horizontal chopper
(Diosna).
Top-driven vertical high shear
granulator GMX 10 (Vector
corporation).
Granulazione a letto fluido
Si utilizza un letto fluido come quello già visto per l’essiccamento dei granuli, sostituendo il
piatto forato con uno specifico inserto per la granulazione/ pellettizzazione detto “rotor” (in
realtà rotor è il nome dell’inserto sviluppato da una ditta, ma ormai è di uso comune per
identificare questi tipi di inserto).
A differenza del normale piatto del letto
fluido, il piatto per la granulazione non è
forato per cui l’aria penetra nella camera di
granulazione solamente tramite lo spazio
tra il piatto e le pareti. Durante il processo
il piatto ruota spingendo la polvere verso le
pareti esterne (forza centrifuga), dove
incontra il flusso d’aria diretto verso l’alto
che solleva le particelle facendole ricadere
verso il centro del piatto. Si genera un
moto tipo corda (rope-like motion) quando
viene attorcigliata.
La soluzione legante viene spruzzata da un
ugello posto lateralmente (questa posizione
dell’ugello è definita tangential spray)
nella camera di granulazione.
In alternativa si può granulare anche con il piatto
normale e l’ugello posizionato in alto (spruzzo
dall’alto verso il basso, configurazione definita
top spray).
Esistono anche configurazioni intermedie
costituite da ugello in posizione top-spray ed
inserto rotor (come ad esempio la tecnologia
SpinFlow™ della Glatt).
Granuli o Pellets ?
Molto spesso si ascoltano i termini granuli e pellets associati a tecniche differenti, altre
vengono invece utilizzati come sinonimi.
In generale consideriamo i due termini equivalenti, poiché entrambi indicano dei prodotti
che sono il risultano di un processo di agglomerazione.
Come regola generale è utilizzato il termine granuli per prodotti caratterizzati da bassa
sfericità, come nel caso dei prodotti ottenuti per granulazione a secco, granulazione ad
umido con processi polifasici, high shear mixer o fluid bed granulation nella configurazione
top spray.
E’ invece solitamente utilizzato il termine pellets (o beads) per prodotti caratterizzati
da elevata sfericità, come nel caso dei prodotti ottenuti tramite l’utilizzo di un piatto
rotante ad azione sferonizzante (fluid bed granulation nella configurazione tangential ed
inserto rotor o nell’estrusione/sferonizzazione) o tramite la tecnica del powder layering.
Letto fluido top spray
Letto fluido inserto “rotor”
High shear granulation
Estrusione sferonizzazione
Per ciò che riguarda l’utilizzo, in genere maggiore è la sfericità e maggiore è la densità.
Prodotti altamente sferici sono idonei all’utilizzo in capsule o bustine, inoltre sono più
semplici da rivestire.
Prodotti meno densi sono invece più idonei al processo di compressione.
GRANULAZIONE AD UMIDO- ESTRUSIONE/SFERONIZZAZIONE
L’estrusione/sferonizzazione è un processo polifasico di agglomerazione spesso considerato
come una tecnica a parte, poiché i singoli macchinari impiegati sono caratteristici e
peculiari.
E’ la tecnica d’elezione per la preparazione dei pellets, tanto che spesso il processo viene
definito pellettizzazione e non considerato come una agglomerazione in umido. In realtà è
una agglomerazione in umido a tutti gli effetti, che consta di 5 fasi distinte:
1.Miscelazione
2.Impasto
3.Estrusione
4.Sferonizzazzione
5.Essiccamento
L’estrusore classico (a vite) è costituito da un cilindro orizzontale al cui interno si
muovono una o due coclee (viti senza fine che possono essere co-rotanti o contro-ratanti). Il
liquido di granulazione è aggiunto di continuo così come la polvere, nella parte iniziale
dell’estrusore.
Coclee
Filiera
Il movimento delle viti provvede ad impastare la
polvere con il liquido ed a trasportare la massa umida
versa la parte terminale dell’estrusore, dove viene
forzata a attraversare una filiera con fori di opportuno
diametro (che sarà simile al diametro finale dei
pellets).
Dall’estrusore si ottengono degli “spaghetti” umidi, (definiti estrudato) con diametro pari
a quello dei fori della filiera.
Oltre all’estrusore a vite esistono anche estrusori a cilindri o a pistone (questo tipo è
utilizzato solo a scopo di ricerca e sviluppo).
Gli spaghetti umidi vengono trasformati in pellets tramite l’utilizzo di una apparecchiatura
chiamata sferonizzatore.
Lo sferonizzatore è costituito da un disco rotante orizzontale (piatto), con superficie ruvida,
posizionato all’interno di un cilindro. Tra piatto e pareti è presente una sottile fessura
attraverso la quale viene fatta “flussare” dell’aria, sia per impedire che la parte più fine del
prodotto possa cadere al di sotto del piatto sia per indurre il movimento a spirale (di tipo
rope-like) delle particelle (risultato della forza di centrifuga e del flusso d’aria verticale).
Il movimento a spirale fa si che il materiale caricato passi un gran numero di volte sul
piatto. L’azione delle forze di attrito determina la trasformazione del spaghetto in pellets.
In funzione della plasticità della
massa umida (formulazione +
rapporto di bagnatura) oltre ai pellets
(condizioni ottimali) si possono
ottenere agglomerati (massa troppo
bagnata) o cilindri arrotondati e
dunbell (massa troppo secca o poco
plastica).
STRATIFICAZIONE-LAYERING
Consiste nella deposizione (stratificazione) di materiale (in genere polimero ed attivo)
sulla superficie di nuclei preformati (in genere chiamati neutri poiché costituiti da solo
eccipiente).
Il processo è simile al rivestimento di compresse o granulati (si usano le stesse
apparecchiature), con l’unica eccezione che l’attivo è contenuto nel rivestimento, che
conseguentemente sarà molto più spesso.
I nuclei preformati sono costituiti principalmente da zuccheri (sugar sphere) e sono
acquistati tali e quali o preparati con altre tecniche.
Liquido di rivestimento
Solvente+polimero+ attivo
(sciolto o sospeso)
Strato di
farmaco
Neutro
polimero
+
Il calore evapora il solvente
essiccando lo strato di
polimero e farmaco
Il layering è eseguito tramite:
Letto fluido
Con ugello di spruzzo in
modalità Top Spray (ugello
sopra il letto di polvere)o
Bottom Spray (ugello sotto il
letto di polvere), utilizzando
anche
l’inserto
Wurster
(colonna centrale).
Top spray
Bassina
Bottom spray con
colonna Wurster
GRANULAZIONE PER FUSIONE
Metodo simile in tutto e per tutto alla granulazione ad umido, con l’eccezione che l’impasto
non è ottenuto impastando la polvere con un solvente ma impastando la polvere con un
materiale fuso.
La miscela di polvere contiene uno o più materiali basso-fondenti (in genere poli-etilenglicoli, PEG), per riscaldamento sotto agitazione i componenti a basso punto di fusione si
sciolgono e si impastano con il resto della polvere, per essere poi granulati o estrusi. Il
prodotto finale è ottenuto in seguito a raffreddamento dei granuli.
Al momento il processo è generalmente condotto tramite:
•Granulatore ad alta velocità (melt granulation);
•Estrusore (melt extrusion).
Le tecniche per fusione sono particolarmente interessanti nella lavorazione di farmaci poco
solubili. Infatti, sono stati sviluppati nuovi eccipienti basso-fondenti solubili in acqua ma
con porzioni idrofobe, i quali, quando si trovano allo stato fuso, solubilizzano sostanze poco
solubili che vengono poi disperdere uniformemente nella massa da granulare. Se la
solubilità permane anche allo stato solido si formano sistemi definiti dispersioni solide che
garantiscono un miglioramento della biodisponibilità in seguito a somministrazione orale.
UTILIZZO DEI GRANULI IN CAMPO FARMACEUTICO
I granuli sono preparati essenzialmente per:
•Preparazione di compresse.
In questo caso si tratta di un intermedio di produzione necessario se le polveri non
posseggono le proprietà tecnologiche idonee (soprattutto scorrevolezza e comprimibilità) al
processo di compressione.
•Per il riempimento di capsule o bustine.
Nel caso di capsule il granulo viene ingerito tale e quale, mentre per le bustine il granulato
va preventivamente disperso/disciolto in acqua.
In questi ultimi casi, oltre ai granulati con formulazione classica, possono essere utilizzati i:
•Granulati effervescenti;
•Granulati a rilascio modificato (o rilascio modificato);
Granulati a rilascio modificato
Il termine rilascio modificato indica una forma farmaceutica da cui il farmaco viene
rilasciato (e conseguentemente assorbito) sia in funzione delle sue caratteristiche chimicofisiche che in funzione delle caratteristiche tecnologiche della forma farmaceutica. Il fattore
determinante il profilo di assorbimento è la velocità di liberazione del principio attivo dalla
forma farmaceutica.
Nel caso dei granulati, i tipi di rilascio modificato più diffusi sono:
•Forme a rilascio prolungato
Il rilascio del farmaco avviene più lentamente rispetto a quello delle forme convenzionali
(velocità di rilascio del farmaco lenta).
•Forme a rilascio ritardato
Il rilascio del farmaco è ritardato rispetto a quello delle forme convenzionali (il rilascio non
inizia quando la forma farmaceutica entra in contatto con i fluidi biologici). Es. forme
farmaceutiche gastroresistenti.
Granulati a rilascio
modificato
Granulati rivestiti
Granulati matriciali
I granuli preformati vengono
rivestiti con una membrana che
controlla il rilascio.
Il rivestimento avviene tramite letto
fluido o bassina (processo simile al
layering).
Gli eccipienti che costituiscono il
granulo determinano anche il
controllo del rilascio.
Sono preparati miscelando tali
eccipienti insieme all’attivo ed ad
altri
eccipienti
prima
della
granulazione.
Membrana
polimerica
Matrice
polimerica
Attivo
Granulati effervescenti
I granulati effervescenti contengono componenti a reazione acida (solitamente acido citrico
e tartarico) e carbonati o bicarbonati in grado di reagire rapidamente, in presenza di acqua,
liberando anidride carbonica.
In ambiente acquoso la reazione è :
Bicarbonato
di sodio
Acido citrico
Citrato di sodio
I vari componenti vanno miscelati nelle giuste proporzioni; 1 mole di acido citrico ogni 3
moli di bicarbonato di sodio (1 gr di Ac. Cit. ogni 1,2 gr di NaHCO3) ed 1 mole di acido
tartarico ogni 2 moli di bicarbonato di sodio (1 gr di Ac. Tar.. ogni 1,1 gr di NaHCO3)
L’aspetto più critico dei granulati effervescenti è il contenuto di umidità. Infatti, la
presenza di acqua innesca la reazione effervescente consumando i reagenti prima
dell’utilizzo. Per questo motivo vanno conservati in contenitori ben chiusi, contenenti nel
tappo sostanze essiccanti.
Per la conservazione sono ritenute ideali una temperatura inferiore ai 25°C ed un umidità
inferiore al 25%.
Anche il processo produttivo deve avvenire in condizioni ambientali controllate. I granulati
effervescenti possono essere prodotti per:
•Granulazione a secco;
•Granulazione ad umido
In questo caso il bicarbonato e le sostanze acide vanno granulate separatamente, ben
essiccate e poi miscelate insieme.
Alternativamente si può granulare tutto insieme, controllando accuratamente l’aggiunta di
acqua (una parte dei componenti verrà inevitabilmente consumata). In questi casi l’uso di
una soluzione idro-alcolica aiuta a tenere la reazione sotto controllo (reazione più lenta).
Il granulato può essere usato come tale o per la preparazione di compresse effervescenti.
L’utilizzo dei granulati effervescenti (così come quello delle compresse effervescenti),
viene utilizzato quando ha vantaggi rispetto alle forme di dosaggio solide tradizionali:
•Somministrazione più semplice da deglutire rispetto a compresse e capsule, specie per
bambini.
•Quando è necessaria una rapida disgregazione della forma farmaceutica.
•Naturalmente in molti casi la produzione è legata a scelte di tipo commerciale.
I granulati effervescenti presentano anche dei limiti:
•Processo di produzione più complesso (richiede un maggior controllo dei parametri
ambientali).
•Possibili problemi di incompatibilità dovuti alla presenza di acidi e basi.
•Scarsa comprimibilità degli eccipienti necessari per l’effervescenza ( che tra l’altro
devono essere presenti in una certa quantità) e conseguentemente produzione di compresse
fragili.
CONTROLLI DEI GRANULATI
Sul granulato ottenuto si eseguono gli stessi controlli descritti a proposito delle polveri, in
particolare:
•Taglia particellare
(sempre il metodo dei setacci, che può essere accompagnato anche da analisi al
microscopio).
•Forma particellare
•Scorrevolezza
•Camprimibilità
(se destinati alla produzione di compresse)
•È inoltre necessario il controllo di uniformità di distribuzione del principio attivo
all’interno del granulato stesso (si prendono dei campioni casuali e si misura la quantità
di attivo tramite HPLC-UV).
•Nel caso dei granulati a rilascio modificato va verificato il profilo di rilascio o
l’eventuale gastroresistenza (test di dissoluzione).