Presentiamo una sintesi dei lavori di gruppo e dell’assemblea: alcuni mattoni del Credere ci manda Il presidente della Fondazione Cariparma presenta la prossima giornata dedicata al volontariato. La preghiera di papa Francesco, con Bartolmeo I, Peres e Abbas per i popoli della Terra Santa. 10-11 6 15 POSTE ITALIANE S.P.A. • SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE • D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB PARMA euro 1,65 anno XCV GIORNALE LOCALE DIOCESI DI PARMA 22 1 3 G I UG N O 2 0 1 4 La questione “d” dell’esistenza asta poco per eliminare Dio dalla nostra vita e dalla società. Basta cancellare la “d”, quasi una sorta di elisione, come nei giochi di parole della settimana enigmistica. Un semplice fonema. E rimane l’io, assunto e idolatrato come divinità. Un io che si ritiene non solo autosufficiente, ma anche capace di autodeterminarsi. Un io che non accetta limiti imposti da altri, nemmeno di essere soggetto ad una legge di natura... altrimenti che dio sarebbe? Un io che – in questa superba solitudine – si trova inevitabilmente in competizione con altri io: nuova guerra, che si gioca tra gli dei, non più nell’olimpo, ma sulla terra. E le ferite riportate, a volte mortali, ne sono una testimonianza inequivocabile. La guerra dei diritti, ad esempio. Il diritto di avere un figlio, a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo, si scontra col diritto del figlio. Che non viene mai nominato.Troppo piccolo per fare la voce grossa. Troppo debole per poter pensare di farcela. Troppo scomodo per trovare posto. Un dio minore, che non viene nemmeno riconosciuto. Come se non esistesse. Potere dell’io. Di quale io? L’elenco dei bollettini di guerra potrebbe continuare, magari sorprendendoci o, peggio, rendendoci assuefatti. Perchè davvero questo io che spadroneggia sta causando danni ingenti, soprattutto verso se stesso. Strano gioco: la “d” che cade e l’io che, alla fine, non riesce a stare in piedi stabile, sul suo piedistallo. Pensieri, quasi dei veloci flash, che mi sono venuti vedendo quel manifesta che campeggia in alcune parti della nostra città e circola via internet. E, per una strana associazione di idee, mi veniva alla mente il commento che – fino a qualche tempo fa – si faceva quando succedevano fatti gravi: «non c’è più religione». A testimoniare che si coglieva proprio nella mancanza di Dio la causa di una degradazione dell’umanità stessa. Oggi si afferma e si proclama il contrario, vantando il fatto che 10 milioni di italiani vivono bene senza Dio. Come se quella “d” facesse star male, schiacciasse l’io... Be’, a me quella “d” serve. Per far stare in piedi il mio io barcollante, per realizzare al meglio la mia umanità, per aiutarmi a relazionarmi – nel rispetto e nella verità – con i tanti tu che incrociano la mia strada e la mia esistenza. Si, ho bisogno di quella d; ho bisogno di Dio. E non mi vergogno a riconoscerlo. Maria Cecilia Scaffardi B AGENZIA PARMA SANTA BRIGIDA Agente Generale: CAVARRETTA DOTT. GAETANO Borgo XX Marzo, 18/d - Parma Tel. 0521.289580 - Fax 0521.200467 E mail: [email protected] AGENZIA CERTIFICATA SISTEMA QUALITÀ ISO 9001: 2000 I n c a mm in o co n il S i g n o r e I L T U O S E T T I M A N A LE O GN I V EN ER DÌ IN PARROCCHIA E O N L I NE www.diocesi.parma.it/vitanuova Giovedì 19 la Giornata eucaristica. L’invito del Vescovo a partecipare alla Santa Messa e alla processione, segno di una chiesa in uscita. 13 9 771825 290006 Per la pace 40022 San Giovanni ISSN 1825-2907 Tre sere LA LETTERA • Il gruppo “Sentinelle in piedi” Anche a Parma si è costituito il gruppo delle Sentinelle in Piedi, una rete nazionale di cittadini che sta organizzando in tante piazze italiane delle veglie per contrastare il Ddl Scalfarotto sull’omofobia, già approvato dalla Camera e ora in discussione al Senato. Questo decreto legge, presentato come necessario per tutelare le persone omossessuali, è inutile in quanto il nostro ordinamento giuridico punisce già qualunque atto di violenza o aggressione nei confronti di qualsiasi persona, prevedendo già aggravanti per atti di persecuzione e bullismo. Il Ddl Scalfarotto è un provvedimento molto pericoloso, innanzi tutto perché non definisce il reato di omofobia. Questa mancanza, che è una vera aberrazione giuridica, lascerebbe ai giudici l’interpretazione della norma. Quindi potranno essere considerati “omofobi” e quindi denunciati e incarcerati tutti quelli che affermino pubblicamente (nelle piazze, in una conferenza pubblica, in una trasmissione radio o tv, in un articolo di giornale o in un sito…) che la famiglia naturale è fondata sull’unione tra uomo e donna, che il matrimonio è tra un uomo e una donna e non tra due persone dello stesso sesso, che un bambino ha diritto ad deve avere due genitori che siano un papà ed una mamma, non due mamme o due papà (e questo per il suo sviluppo, in una famiglia basata su una relazione tra due persone diverse che si accolgono, ognuna con le proprie specificità, maschile e femminile…). Quindi il Ddl Scalfarotto si configura come un provvedimento fortemente liberticida poiché mira a eliminare la libertà di educazione e di espressione del pensiero, garantita dalla Costituzione italiana. Per questa ragione, di fronte ai crescenti e preoccupanti attacchi alla libertà di educazione ed espressione, si è organizzata la risposta delle Sentinelle in Piedi che scendono in piazza per la prima volta anche a Parma, con una veglia che si terrà il 14 giugno, dalle 11 alle 12, in Piazza Garibaldi. Sentinelle in Piedi non è un movimento o un partito politico, non è un’associazione, bensì una resistenza, una rete aconfessionale e apartitica di liberi cittadini che vigila su quanto accade nella società e sulle azioni di chi legifera, denunciando ogni occasione in cui si cerca di demolire l’uomo e la civiltà. E lo fanno con uno stile che vuole essere assolutamente non violento e aperto ad ogni possibilità di dialogo: in silenzio, in piedi, ad un metro di distanza l’uno dall’altro, leggendo un libro come segno di formazione continua, come segno che non si rinuncia ad esercitare la propria capacità critica verso leggi ingiuste. Occorre innanzitutto essere chiari su un punto: l’azione delle Sentinelle in Piedi non è contro le persone con tendenze omosessuali. E’ piuttosto contro la cosiddetta “teoria del gender”, per la quale il genere maschile e femminile non è legato al sesso biologico come dato di natura, ma ad una scelta dell’individuo. Teoria che diventa “ideologia del gender” quando viene imposta con leggi che vogliono imporre un pensiero e un sistema educativo che condiziona i bambini e i ragazzi fin dalla scuola. L’obiettivo vero è quello di cambiare l’antropologia, la concezione dell’uomo e della donna, di affermare che la sessualità non è un dato di natura, ma quello che conta è ciò che uno “si sente” di essere. L’obiettivo è quello di ridurre o annullare il valore del matrimonio e della comunità-famiglia e rendere le persone sempre più singoli individui (e quindi sempre più soli, sempre più manipolabili), secondo un falso mito di progresso e di modernità. Se l’azione delle Sentinelle in Piedi non è certo confessionale o partitica, va detto che certamente è politica, o meglio pre-politica. Vorrebbe cioè aiutare a costruire una “polis” dove alla famiglia è riconosciuto un ruolo basilare, dove certamente c’è accettazione e rispetto verso tutti, quindi anche verso le persone con tendenze omosessuali, ma dove le differenze tra un uomo e una donna sono riconosciute per quelle che sono, cioè un dato di natura, e apprezzate e valorizzate come costitutive di un’unione e di una relazione che è feconda, sia perché impegna due diversità a unirsi e a costruire una nuova realtà (la famiglia naturale), sia perché porta alla generazione dei figli. Igino Morini Parma [email protected] lettere alla redazione voci La situazione nel Congo 13 GIUGNO 2014 2 Scrivo con grande dolore dopo la notizia dell’ultimo eccidio nella piana della Ruzizi (Uvira - Kivu - Congo). A giorni è previsto il pellegrinaggio nel Kivu (RdCongo), dal 25 giugno al 7 luglio). L’iniziativa è legata ai CMD, centri missionari diocesani dell’Emilia-Romagna e ai Missionari Saveriani di Parma. Siamo stati invitati dalle Comunità di Bukavu-Goma-Uvira e oggi incoraggiati da papa Francesco che ”“incoraggia a supplicare Dio, Padre buono e ricco di misericordia, perché si realizzi il vero bene delle persone secondo i principi evangelici della giustizia e della pace...e imparte di cuore l’implorata Benedizione Apostolica, estendendola volentieri alle popolazioni congolesi ed a quanti si adoperano per il loro bene fisico e spirituale”(27 maggio-2014). Sono uno dei partecipanti. Sento un profondo legame con la gente che mi ha accolto, (con Edda, Paola e Adriano) nel ’75 come un fratello, anche nella mia infermità (sono paraplegico),emigrato nella loro terra per il Vangelo di Gesù. Ho vissuto ed ho seguito il cammino doloroso di un popolo che da 20 anni vive il dramma di una guerra per lo sfruttamento delle ricchezze del territorio. All’inizio tanti si chiedevano: perché? Poi si è chiarito vedendo gli aerei e i convogli andare all’estero. ”Una guerra paraventohanno scritto i Vescovi congolesi- per coprire il saccheggio delle ricchezze minerarie del paese”. Oggi mi unisco ai pellegrini, tra cui Mons. Biguzzi e i padri Raimondo e Marcello, per andare a Bukavu sulla tomba del Vescovo Martire Munzihirwa. E’ un segno luminoso nella lunga notte del dramma congolese, un segno della Chiesa africana DIOCESI DI PARMA «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore». (Gaudium et spes, 1) che dà coraggio alla verità e alla pace. Ha scritto alla vigilia della sua morte: Non incoraggiamo mai la discriminazione razziale, tribale, etnica. Chi tocca un essere umano perché creato a immagine di Dio, tocca Dio stesso. Coraggio, difendete la dignità”. Andiamo per ascoltare e conoscere più da vicino il dramma silenzioso del popolo congolese, per onorare alla luce della testimonianza di Munzihirwa tutte le vittime di una lunga guerra che ha provocato tante umiliazioni, sofferenze, sfollati e profughi, milioni e milioni di morti. Sono inoltre passati 50 anni dal martirio dei nostri missionari saveriani a Baraka e Fizi (Kivu), p. Carrara, fr. Faccin, e p. Didoné. AUGURI A DON NANDO L a scorsa settimana don Nando Bonati, parroco del Buon Pastore e autore, tra gli altri, per Vita Nuova del commento alla pagina domenica del Vangelo, ha subito un importante intervento chirurgico, perfettamente riuscito. In questi giorni dedicati alla riabilitazione vogliamo far arrivare a don Nando i nostri auguri di pronta guarigione e la nostra vicinanza, certi di farci portavoce anche dei tanti nostri lettori che ogni settimana apprezzano le sue riflessioni sulla Parola. E loro come noi, siamo ansiosi di poter ritornare presto a leggere le sue preziose parole! Direttrice responsabile: Maria Cecilia Scaffardi • [email protected] Vice direttore: don Luciano Genovesi In redazione: Alessandro Ronchini. Pagina Fedi: Laura Caffagnini. Fotografie: Erick Ceresini (copertina), Patrizia Evola, Gastone Pomarelli. Hanno contribuito a questo numero: Agenzia Sir, Giancarlo Bruni, Liliana Castagneti, Erick Ceresini, Comunità Corpus Domini, Emanuela Giuffredi, Luciano Manicardi, Aluisi Tosolini, Ufficio Liturgico. Porteremo a Bukavu le reliquie del nostro G. Conforti, vescovo di Parma e Santo della Chiesa universale con il desiderio di essere aperti ad assumere responsabilità e gli impegni di comunione e di solidarietà che derivano da un ”pellegrinaggio” che ci porta a toccare le piaghe di tanti innocenti di una delle periferie del mondo. p. Silvio Turazzi Vicomero Ancora sugli applausi in chiesa Gentile direttrice, ho letto sul numero 21 di Vita nuova la lettera di Giuliano Vallara ”Applauso in chiesa : perché no?” e la risposta di Guido Pasini dell’ Ufficio Liturgico diocesano e vorrei aggiungere qualche considerazione. Io penso che quando un credente entra in una chiesa lo fa essenzialmente perché vuole incontrare il Signore. Allora la domanda che mi faccio è : Redazione e amministrazione: Parma - Piazza Duomo 1 (Palazzo del Vescovado) Telefono 0521.230451 - Fax 0521.230629 - Skype: vitanuova-parma E-mail: [email protected] - [email protected] Pubblicità e diffusione: William Tedeschi - Cell. 338.4074037 Editrice: Opera Diocesana San Bernardo degli Uberti, via Bodrio 14 - Porporano (Parma) - Cod Fisc. 80001410341 - P. Iva 00447730342 Iscritto il 15-12-1950 al n. 75 del Registro stampa del Tribunale di Parma. Iscritto al Roc n. 1758. Iscritto al Rea dal 21-1-1997 n. 199562. Il giornale usufruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250. gli applausi favoriscono o no questo incontro? Io personalmente trovo che questa moda di applaudire, mutuata dal mondo dello spettacolo e dello sport, non favorisca questo incontro e non si addica ad un luogo sacro (contrariamente all’amico Giuliano). Mi sembra ad esempio una brutta moda quella di applaudire nei funerali al passaggio della bara (molto meglio farsi in silenzio il segno della croce). Quanto al n. 22 della ”Sacrosantum Concilium” non mi fermerei al par. 1, ma ricorderei anche il par. 2 dove si estende la possibilità di regolare la liturgia, entro limiti determinati, alle competenti assemblee episcopali territoriali, e soprattutto il par. 3 che riporto integralmente : ”Di conseguenza assolutamente nessun altro, anche se sacerdote, osi, di sua iniziativa, aggiungere, togliere o mutare, alcunché in materia liturgica”. Mario Del Chicca Parma Abbonamento annuo (45 numeri): Ordinario 50 € - Sostenitore 75 € C.C.P. n. 221432 intestato a «Vita Nuova» Parma. Spedizione in abbonamento postale 45%, art. 2, comma 20/b, L. 662/96. Filiale di Parma. Stampa: Società Editrice Cremonese - Via delle Industrie 2 - Cremona Tel. 0372.498248 ASSOCIATO Federazione Italiana Settimanali Cattolici ASSOCIATO Unione Stampa Periodica Italiana Questo numero è stato chiuso in redazione mercoledì 11 giugno, alle 21. Tiratura: 1.645 copie. NellavitadiDio SS. TRINITA’ anno A Atelalodeelaglorianeisecoli Giovanni 3,16-18 In quel tempo, disse Gesù a Nicodemo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio». Il Dio della fede ebraico-cristiana è un Dio di cui è possibile parlare solamente narrando una storia nella quale tutti siamo chiamati ad entrare. Questo significa che non si può parlare di Dio a prescindere da “noi” E’ un Dio di “comunione’’ che rimane totalmente indicibile al di fuori della ”comunione”. E’ sempre “il Dio di qualcuno” ... qualcuno di cui si è fatto compagno di viaggio nella storia. Il suo nome è impronunciabile (il tetragramma santo, Es 34,6a), perché Dio non può essere costretto e strumentalizzato. Invece, si rivela nella relazione con Israele (Es 34,6b-d) come “rahum”, cioè di viscere materne, che perdona sempre, e “channun”, grazioso: Dio di relazioni belle e libere. Infine, ricco di “chesed” (amore) e “emet” (fedeltà): alla base del rapporto di Dio con il suo popolo c’è l’amore gratuito e fedele. Dio si definisce sempre in relazione; il mistero della Trinità afferma che Dio è relazione in se stesso. L’amore, la fedeltà, la misericordia... non sono attributo esterno di Dio, ma la sua stessa vita. (da un testo di M. Ferrari, Monastero di Camaldoli) Liliana Castagneti Esodo 34,4-6.8-9 PER NOI • Dio si definisce sempre in relazione; il mistero della Trinità afferma che Dio è relazione in se stesso. L’amore, la fedeltà, la misericordia... non sono attributo esterno di Dio, ma la sua stessa vita. In quei giorni, Mosè si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano. Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà». Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità». Daniele 3,52-56 A te la lode e la gloria nei secoli. Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri. Benedetto il tuo nome glorioso e santo. Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso. Benedetto sei tu sul trono del tuo regno. Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi e siedi sui cherubini. Benedetto sei tu nel firmamento del cielo. 2a Lettera ai Corinzi 13,11-13 Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. L e tre letture orientano la celebrazione della Tri-unità divina verso la contemplazione del Dio estroverso, del Dio che si comunica, del Dio-per-noi: il dogma trinitario non è altro che «lo sforzo ostinato di andare sino in fondo all’affermazione giovannea per cui “Dio è amore”» (R. Brague). È il Dio condiscendente, che raggiunge l’uomo nel suo peccato (I lettura). Il vangelo presenta il Dio che ama a tal punto l’umanità da donare il suo Figlio per la salvezza del mondo: è il Dio mosso da amore folle. Vi è un eccesso nell’amare di Dio e questo eccesso è il Figlio Gesù Cristo. La benedizione della seconda lettura vuole stabilire la presenza di Dio nella comunità dei cristiani di Corinto, che sono esortati ad accogliere e a lasciar operare tra di loro la grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito santo. Sempre la presenza di Dio necessita di una mediazione umana per essere colta come presenza di benedizione e di amore. Mosè si mette nel novero dei peccatori per intercedere a favore del popolo, Gesù narra con la sua vita e con la sua auto-donazione l’amore folle di Dio per gli uomini, Paolo cerca di fare della comunità di Corinto una dimora del “Dio dell’amore e della pace”. “Così, infatti, Dio amò il mondo, che diede il suo unigenito Figlio” (Gv 3,16): l’inizio del brano evangelico sottolinea la modalità dell’amore di Dio, che è anzitutto fedeltà: al popolo con cui si è legato in alleanza, alla storia condotta con il popolo, al suo Nome in cui la misura della misericordia sovrasta di gran lunga la misura del giudizio (cf. Es 34,6-7). Fedeltà a colui che è infedele e amore per colui che non vi corrisponde: la fedeltà e l’amore di Dio diventano la sua responsabilità nei confronti dei peccatori. Solo così l’amore di Dio è davvero per il mondo, per l’umanità tutta, per ogni persona. Solo così il suo amore, unilaterale e incondizionato, non condanna, ma salva. Così Dio amò. La forma verbale rinvia a un evento storico preciso: la morte in croce di Gesù (cf. Rm 5,8). Il dono sovrabbondante insito nell’evento della croce è il perdono di Dio, l’amore che Dio già predispone per colui che pecca e che peccherà. Il Dio trinitario è il Dio che non sta senza l’uomo. E l’uomo, situandosi per fede in Cristo e lasciandosi guidare dallo Spirito abita l’agape, l’amore, e così conosce la comunione con Dio. L’agape, infatti, è il cuore della vita trinitaria. Luciano Manicardi - Comunità di Bose NOMI Parola “A te la lode e la gloria nei secoli!”: all’interno del Libro di Daniele, nella parte giunta a noi solo in lingua greca, un Cantico (3,52-56) è intonato da testimoni coraggiosi, che non hanno voluto piegarsi all’adorazione della statua del re Nabucodònosor e hanno preferito affrontare il martirio nella fornace ardente. Sono tre giovani ebrei che servono alla corte del re con fedeltà e saggezza, ma continuano a seguire la Torah di YHWH, Dio dei padri (52). Conoscono la gloria del suo Nome, la misericordia con cui egli guarda le sue creature (55), la forza del suo regno che si estende alla storia (54), la sua presenza fedele manifestata nel Tempio (53): «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34,6). Sperano nel suo intervento, ma affermano: «anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto» (Dan 3,18). La loro voce si alza tra le fiamme per convocare alla lode tutte le creature: il cielo (5863) e gli eventi naturali (6478), gli animali (79-81) e gli esseri umani (82-88). Tutta la creazione, nella voce umana, acquista senso facendosi lode al Creatore. L’invito litanico: “Benedite, Eulogheite!”, risponde alla prima parte del canto, nella quale i tre si rivolgono direttamente al Signore: “Benedetto, Euloghetos!”. Da una parte, il culto forzato dei sudditi; dall’altra, la vita dei servi fedeli offerta nella lode all’Unico che ne è degno. Un midrash ebraico narra del dialogo tra due angeli in cui l’uno domanda all’altro: «Dov’è il luogo della gloria di Dio?» ottenendone la risposta: «Nella benedizione è il luogo della Sua gloria». 3 G esù nella tradizione cristiana è l’ultima parola su Dio (Gv 1,18; Col 1,14; Eb 1,3), in lui il Dio uno e unico di Israele ha svelato la sua dimensione trinitaria: suo nome è Padre che ama, Figlio che fa grazia e Spirito che dischiude alla comunione (2 Cor 13,13). Nulla in Gesù è sottratto a questa «rivelazione»: la sua “nascita” alla terra, il suo “giorno” sulla terra, la sua “croce”. Gli amici di Gesù a partire da Gesù e dalle sue allusioni sono così pervenuti alla conoscenza adempiuta del nome di Dio: è Padre con viscere materne che in Gesù il Figlio si è fatto vicino come non mai e interiore come non mai nello Spirito, nel quale diciamo AbbàPadre (Rm 8,15) e Gesù-Si- gnore (1Cor 12,3). Questo è il nostro Dio, un Tu relazionale-comunionale in sé e fuori di sé, un Tu unicamente declinabile in termini di amore che non consuma gli altri ma si consuma per gli altri, non condanna e non giudica gli altri ma è agli altri vita e salvezza: «Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui» (Gv 3,17). Davvero in Gesù «è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini» (Tt 2,11). Gesù il rivelatore ultimo di Dio è altresì il rivelatore ultimo dell’uomo iniziato alla indicibile conoscenza di sé alla luce del suo Dio: il nostro nome è “amati dal Padre-grazia- ti nel Figlio-resi capaci di relazioni comunionali nello Spirito”. In un amore oltre diti puntati che accusano, giudicano e condannano, unicamente teso alla vita dell’altro chiunque esso sia; costituiti piccoli segni attraverso cui l’Amore che fa grazia continua a passare facendo il bene (At 10,38) e aprendo ponti di comunione con il tutto e con tutti. Questo modo di esistere da icone del Dio di Gesù, sempre bisognoso di conversione e di perdono, è la sorprendente possibilità offerta alla libertà di ciascuno, a una scelta che è accoglienza di un messaggio e adesione alla persona che lo porge, l’Unigenito Figlio di Dio. Negarsi ad essa ad occhi aperti, avverte l’evangelista in un linguaggio drammatico a scopo parenetico, in ragione di un «passare facendo il male», equivale a farsi del male (Gv 3,18). E’ in gioco la libertà della persona umana che sta a cuore a Dio, e quindi agli amici di Dio, quanto l’amore. Con sullo sfondo l’eventualità tragica di preferire a occhi aperti la tenebra-morte, vale a dire l’idolatria e l’odio, alla luce-vita, vale a dire il Dio di Gesù e l’amore: un optare per il male a tutto tondo eleggendolo a proprio «dio», cosa diversa dal vedere il bene, il non riuscire ad adempierlo e l’invocare vie d’uscita (Rm 7,1424). Giancarlo Bruni Comunità di Bose 13 GIUGNO 2014 Parole e giorni 4 13 GIUGNO 2014 7 GIORNI in10 RIGHE È SUCCESSO A PARMA E PROVINCIA DAL 4 AL 10 GIUGNO NUOVI VERTICI ALLE FIERE • Rinnovato il consiglio di Amministrazione dell’Ente Fiere. Alla presidenza nominato Giandomenico Auricchio (foto), imprenditore caseario, che succede a Franco Boni. Vice sarà Annalisa Sassi. Nel board anche Cesare Azzali, Hugues Brasseur, Antonio Cellie, Guido Cristini, Loretta Losi e Andrea Zanlari. SFREGIATO • Giovane aggredito da uno sconosciuto, per uno scambio di persona. Ferito al volto, dieci punti di sutura. ROMANO PRODI • Incontro a Parma con l’ex presidente della Commissione UE: «Troppo rigore frena la ripresa». LADRI ALL’ASILO • Soliti ignoti alla Casa del fanciullo di Borgotaro. Rubati dalla cassaforte oltre 6 mila euro. AGGREDITO • Pensionato 72enne buttato a terra e rapinato di soldi e orologio da due giovanissimi in borgo Schizzati. VIETATO AMMALARSI • Consueta riduzione estiva dei posti letto al Maggiore. In agosto 170 posti in meno. Polemiche. FINE ANNO • Una “non notizia”: nessuna battaglia con uova e farina per l’ultimo giorno di scuola. Festa in Cittadella. FIDENZA • Con il 68 per cento dei voti Andrea Massari, del centronsinistra, è il nuovo Sindaco. Battuta la Gambarini. MARCO FEDERICI • Dedicato il campo da calcio di Sala Baganza al giornalista scomparso lo scorso anno. 5 STELLE • Ancora grane per Pizzarotti: arrivano critiche da diversi dissidenti e dal blog di Grillo. Espulsione vicina? COMUNI VIRTUOSI • Parma è ammessa nel club delle città attente all’ambiente e alla democrazia partecipativa. Il 25 giugno finisce la legislatura e inizerà la fase di transizione, piena di incognite. Soprattutto finanziarie Provincia, tagli per 3 milioni e soldi finiti È un taglio lineare di circa 3 milioni di euro quello che arriverà fra qualche giorno sulla Provincia di Parma, una conseguenza del decreto legge 66 varato dal Governo e che fra poco sarà legge. Una ulteriore e definitiva decurtazione di risorse che avrà ripercussioni pesantissime sull’attività dell’ente fino all’impossibilità di fornire servizi, strade e scuole comprese. E’ questa la denuncia del presidente Vincenzo Bernazzoli e della sua Giunta, resa pubblica nei giorni scorsi in una conferenza stampa. «E’ un taglio lineare che punisce in misura maggiore gli enti come il nostro che hanno governato il bilancio con maggiore oculatezza — ha detto Bernazzoli — Nel nostro bilancio già ridotto impatta in modo pesantissimo. Non abbiamo più margini e questo significa penalizzare i servizi». In parole povere: niente più risorse per lo sgombro neve, per intervenire sulle buche o peggio sulle frane che stanno martoriando la rete provinciale del Parmense. «E’ giusto che i cittadini sappiano in che situazione siamo — ha continuato — queste sono risorse che vengono dal territorio e portate a Roma. E non c’è incidenza dei costi della politica. Ci eravamo ridotti il compenso di carica ma questa spesa sarà azzerata dal 25 giugno prossimo». E’ quello il giorno in cui finisce la legislatura che si chiude nell’incertezza. Le Province sono nel pieno della fase di trasformazione in ente di secondo grado, il nuovo governo dovrà essere a regime entro l’anno. La transizione secondo la legge di riordino tocca agli uscenti a meno che non decidano di dimettersi, aprendo così le porte al commissariamento. Sul tavolo della giunta uscente ci sono 140 segnalazioni arrivate nei soli primi 5 mesi dell’anno dai comuni, soprattutto dell’Appennino, per frane; ci sono le 5 provinciali ancora interrotte e gli interventi che non si è ancora riusciti a fare per mancanza di risorse. Della progressiva riduzione della capacità di spesa parla l’assessore al Bilancio Roberto Zannoni. «Nel bilancio della Provincia le entrate nel periodo 2009-13 sono calate di circa 15 milioni di euro, 18 con questo ulteriore taglio – sottolinea - I mutui sono passati dai circa 62 milioni di euro della legislatura precedente a 14 milioni di euro, azzerandosi addirittura dopo il 2012». In questo contesto l’ente per garantire i servizi ha ridotto al minimo le spese, ricorda Zannoni citando alcuni esempi: la riduzione del 20% del costo personale che è passato da 513 dipendenti del 2009 ai 410 di oggi con i dirigenti che oggi sono 10 rispetto ai 21 di cinque anni fa. Azzerate le collaborazioni, ridotte del 70% le consulenze esterne, del 40% gli affitti, del 20% i carburanti, del 58% cancellerie e pubblicazioni sui quotidiani. Del 95% l’autonoleggio con autista, del 75% le spese postali, del 20% le pulizie, del 60% la telefonia e del 30% il numero degli automezzi, cominciando dalle auto blu eliminate in toto e destinando gli autisti ad altre funzioni. Un lavoro di limatura all’asso dunque «mantenendo il bilancio sano – dice Zannoni – e rispettando in modo puntuale i parametri, primo fra tutti il patto di stabilità e l’incidenza del costo del personale sulle entrate correnti». te nei giorni precedenti dal Presidente della Repubblica e dal Papa. Napolitano infatti, nella tradizionale cornice del Carosello storico di piazza di Siena, a Roma, ha definito gli uomi e le donne dell’Arma «motivo di orgoglio e sostegno prezioso per noi che siamo chiamati a valorizzare l’immagine dell’Italia contro pregiudizi e luoghi comuni ricorrenti». Anche Papa Francesco, incontrando una rappresentanza della Benemerita, ha ricordato come «la vostra missione si esprime nel ser- vizio al prossimo e vi impegna ogni giorno a corrispondere alla fiducia e alla stima che la gente ripone in voi. Ciò richiede costante disponibilità, pazienza, spirito di sacrificio e senso del dovere. Nel vostro lavoro siete sostenuti da una storia scritta da fedeli servitori dello Stato che hanno onorato la vostra Arma con l’offerta di sé stessi... Nel solco di questa lunga tradizione, proseguite con serenità e generosità il vostro servizio, testimoniando gli ideali che animano voi e le vostre famiglie, che sempre sono al vostro fianco». c’erano i problemi ma in questo contesto è quasi naturale lasciare la palla ad altri. La decisione la prenderemo dopo la riunione con i sindaci, perché non è una questione solo nostra». Fatto e da fare Su chi resta incombe l’incognita risorse perché, insiste Bernazzoli, l’Ente sarà di fatto paralizzato e quindi non in grado di agire in funzioni essenziali e che restano assegnate quali trasporti, edilizia scolastica, politiche di tutela ambientale. Dopo il 25 giugno Il presidente della Provincia di Parma farà due cose: il 12 incontrerà i sindaci, la metà quelli usciti dalle urne e un altro incontro lo avrà con le organizzazioni sindacali. «E’ una situazione che va condivisa, bisogna ragionare insieme perché la permanenza implica, in queste condizioni, una responsabilità personale – ha spiegato Bernazzoli — Non siamo gente che scappa, ci siamo sempre stati là dove mappe Parla il presidente Bernazzoli: «sul futuro deciderò assieme ai sindaci» 5 Nelle parole del comandante provinciale il grazie ai cittadini e ai familiari per il supporto Nei secoli fedele. Anche a Parma Al Parco Ducale la celebrazione dei 200 anni dell’Arma dei Carabinieri giata con particolare solennità anche a Parma, lo scorso lunedì 9 giugno nella cornice del Parco Ducale, proprio davanti al Palazzo che è sede della Benemerita. Davanti alle massime autorità della città e dei comuni della provincia, e davanti ad un folto pubblico, il comandante provinciale colonnello Carlo Cerrina ha preso la parola per illustrare il lavoro dell’Arma durante lo scorso anno e per ringraziare non solo gli oltre 500 carabinieri in servizio a Parma ma anche e soprattutto «le loro famiglie, le mogli, i figli, che ci sono vicini in ogni giorno del nostro servizio». Un grazie particolare, da parte del colonnello, anche ai tanti cittadini che con segnalazioni, suggerimenti, aiuti, «ci permettono di portare a termine al meglio il nostro lavoro». Per quanto riguarda i numeri, il colonnello ha voluto porre l’accento sulle tante stazioni e caserme (in tutto sono 36) sparse per il parmense e che rendono l’Arma una presenza davvero capillare e per molti il più vicino punto di contatto con le istituzioni. Nel riassumere l’attività del 2013, bastino 2 numeri: gli oltre 380 arresti ese- guiti e le oltre tremila denunce per fatti illeciti. E tutto a fronte di oltre 75mila chiamate da parte dei cittadini. Le parole di Napolitano e di Papa Francesco Anche durante la cerimonia parmigiana riecheggiavano ancora le parole pronuncia- 13 GIUGNO 2014 N ei secoli fedele. È il motto che da cento anni accompagna l’Arma dei Carabinieri e che assume, in questo 2014, ancora più significato visto che di anni ne sono passati 200 da quando (era infatti il 1814) Vittorio Emanuele I di Savoia fondò i Carabinieri Reali. La ricorrenza è stata festeg- SERVONO PASTI PER 2MILIONI DI POVERI Cibo: il 14 colletta straordinaria Sabato 14 giugno si terrà anche a Parma, come in tutta Italia un’edizione straordinaria della popolare ”Giornata Nazionale della Colletta Alimentare”. L’iniziativa si è resa necessaria per far fronte all’emergenza alimentare che affligge il nostro Paese: sono oltre 4 milioni le persone in Italia che vivono grazie a pacchi alimentari o pasti gratuiti presso le mense; di questi, oltre 400mila sono bambini che hanno meno di 5 anni. Due milioni di persone povere nei prossimi quattro mesi rischiano di non avere sufficienti aiuti alimentari: mentre le richieste di aiuto sono in continuo aumento, nei magazzini della Rete Banco Alimentare diminuisce la disponibilità di cibo. A breve anche il nostro governo dovrebbe dare il via all’attuazione del Fondo Nazionale che andrà ad unirsi al nuovo Fondo di aiuti agli indigenti finanziato dall’Unione Europea. Ma l’emergenza è adesso. Per questo, sabato 14 giugno nei supermercati che aderiscono all’iniziativa sarà possibile acquistare e donare alimenti a lunga conservazione, che poi la Rete Banco Alimentare distribuirà alle oltre 8.800 strutture caritative convenzionate, che ogni giorno assistono circa 2 milioni di poveri. «Mentre siamo certi — afferma il presidente Andrea Giussani — che questa chiamata straordinaria rivolta a tutti i cittadini avrà una generosa e lieta risposta di piena solidarietà verso chi ha ancora meno, non possiamo che attenderci una sollecita presa di posizione delle Istituzioni perché sappiano rendere immediatamente operative le azioni, già programmate e finanziate da Europa ed Italia, per un sostegno sociale sempre più necessario e rispettoso di programmi già deliberati». Per informazioni: [email protected], stefano@demaldè.it. Social: #stracolletta PRESENTATO UN MANUALE IN PROVINCIA L’ducazione civica per gli stranieri Ci sono le parole che definiscono l’Italia e il Parlamento ma anche cos’è il Cup e a cosa serve o come funziona la sicurezza sul lavoro o la raccolta differenziata. E’ un sillabario di cittadinanza il “Manuale per l’apprendimento dell’educazione civica per i cittadini stranieri”, un vademecum per chi arriva nel nostro territorio, realizzato, nell’ambito del progetto regionale “Parole in gioco 3”, dalla Provincia di Parma in collaborazione con gli enti attuatori dei corsi di insegnamento della lingua italiana e presentato in Provincia nei giorni scorsi. L’obiettivo è principalmente quello di trasmettere contenuti legati ai più importanti temi di educazione civica richiesti dalle normative, con una particolare attenzione però alla presentazione o all’ampliamento di aspetti più strettamente linguistico-comunicativi. Si tratta senz’altro di un aiuto importante per i cittadini stranieri che frequentano i corsi, opportunità significativa per rispondere con maggiore efficacia ai diversi adempimenti normativi in tema di acquisizione di competenze linguistiche e conoscenze di educazione civica. InoccasionedellaGiornatadiS.GiovanniperilVolontariato,ilpuntosullasituazionedelterritorioesuiprogettiincorso Parma continui a fare squadra, anche nel 2014 mappe IncontrocolpresidentedellaFondazioneCariparma,PaoloAndrei I n prossimità della giornata di San Giovanni, da anni caratterizzata da iniziative della Fondazione Cariparma legate in modo particolare al mondo del volontariato, incontriamo il Presidente Paolo Andrei. «Uno degli obiettivi che ci 6 UNIPR siamo posti – spiega – è quello di riuscire ad essere interlocutori che sanno ascoltare i bisogni della Comunità, favorendo la costruzione di “reti” di soggetti che di fronte ad una problematica riescano ad individuare insieme a noi la soluzione più appropriata». Nella consapevolezza che «solo attraverso la complementarietà di azione di tutti gli attori si possa raggiungere un risultato efficace. Ciò qualifica e orienta le scelte della Fondazione». Lo sguardo va poi al nostro territorio: «Nella nostra provincia – in tutti i campi in cui opera la Fondazione – ci confrontiamo quotidianamente con realtà significative all’interno delle quali operano persone competenti e fortemente motivate, con le quali abbiamo costruito, negli anni, un buon rapporto a livello istituzionale». Competenze, cuore e valori condivisi con- sentono di arrivare a soluzioni innovative di risposta ai bisogni. Stile da seguire anche nel campo dei Servizi alla Persona, dove «stiamo vivendo ancora una fase emergenziale, in cui molti nuovi bisogni nascono anche dagli effetti della crisi». Situazione che deve portare a «guardare avanti, facendo anche in questo ambito uno sforzo comune per indivi- duare forme innovative di intervento tese ad accogliere e dare risposte alle persone che si trovano in condizione di fragilità». Campo che vede l’investimento di una quota significativa da parte della Fondazione anche nel 2014: «parlando di Servizi alla Persona, la Fondazione interviene in modo complementare sostenendo e sviluppando Comenel2013,cofinanziate16borsedistudio.UnasaràallamemoriadiCarloGabbi Sostegno ai dottorandi, Cariparma c’è interventi rivolti al mondo della scuola e dell’istruzione, sia per quanto riguarda le infrastrutture che l’innovazione didattica, in quanto convinti del valore della formazione dei giovani quale miglior antidoto alla esclusione sociale». Elemento centrale dell’agire della Fondazione è il rapporto col volontariato: «Crediamo e condividiamo profondamente i valori che animano il volontariato e che lo rendono una risorsa fondamentale per tutta la nostra Comunità. Anche quest’anno, nella giornata di San Giovanni, si rinnova il legame con questo mondo così prezioso: Fondazione, insieme a Forum Solidarietà, Barilla S.p.A. e Chiesi Farmaceutici rivolge un appello alla Città per fare nuovamente “squadra” intorno ad un tema sociale fortemente condiviso». M. C. S. IL 21 GIUGNO GIORNATA DI SAN GIOVANNI PER IL VOLONTARIATO “Una mobilità possibile per il sociale” Sabato 21 giugno ore 10,30 Auditorium del Carmine Proiezione del video-documentario “Dove vuoi tu: solidarietà in movimento” Interventi di PAOLO ANDREI MASSIMO BERTOLINI ARNALDO CONFORTI Presentazione del progetto “PARMA FACCIAMO SQUADRA” 2014 IN RETE, PER IL BENE COMUNE Sociale,sanità,scuola. 600milaeurodallaFondazioneeunrinnovatoaccordoconl’Università Dall’analisiall’intervento 13 GIUGNO 2014 «L a città ha bisogno dell’università; l’università ha bisogno della città». Detto e ribadito dal rettore Loris Borghi, sostenuto dal prof. Paolo Andrei, presidente della Fondazione Cariparma, che con l’accordo siglato il 4 giugno a Palazzo Bossi Bocchi hanno confermato la volontà di operare in sinergia per lo sviluppo della qualità di vita della comunità. Un patto, rinnovato per i prossimi tre anni, che la Fondazione concretizza nel considerevole sostegno (600mila euro) alle borse di studio nelle Scuole di dottorato di ricerca, giunte al 30° ciclo. Questi gli obiettivi esposti da Andrei: «aprirci a realtà importanti per fare meglio nei campi da noi prediletti (sociale, arte, cultura, istruzione, ricerca, formazione) riconoscendo che occorre l’intervento specialistico di soggetti esterni per capire cosa è il meglio. Testimoniare che crediamo nella complementarietà delle competenze. Per questo è indispensabile costituire gruppi di lavoro al servizio della comunità, variegati per area di formazione». «Grazie al cofinanziamento della Fondazione — analizza Borghi — l’Università riuscirà a mantenere la quota di dottorati dell’anno scorso» (16 borse, tra tutti i dipartimenti), nel rispetto dei parametri imposti dal Ministero. «Un accordo strategico che speriamo ne generi altri, tra ateneo e contesto produttivo». Già i laureati a Parma trovano collocazione più facilmente rispetto alla media nazionale, ma occorre impegnarsi «con l’Unione industriali e le aziende, che sceglieranno i nostri laureati per averli già conosciuti sul campo». La missione non comprende più solo alta formazione e ricerca, ma anche il terzo settore. Per comprendere i bisogni di Parma e agire, Fondazione Cariparma «avrà accesso diretto ai nostri know-how. A seconda delle necessità pro- gettuali potrà contare sulla collaborazione di tutti i centri di ricerca e avere supporto nelle decisioni». «Si è sempre detto — aggiunge Andrei — che occorre fare squadra (e quest’anno rilanceremo “Parma facciamo squadra”). Creeremo strutture di sostanza che permettano alle istituzioni di lavorare con noi per lo sviluppo del welfare di comunità». I dottorati di ricerca garantiscono «continuità in campo universitario, trasferimento di conoscenze alle imprese, crescita professionale per i giovani più brillanti, crescita per il paese». Ad oggi le borse di studio triennali attive finanziate sono 140 (non più del 20% dei dottorandi può essere senza una borsa). Negli ultimi 4 anni la Fondazione ha investito nel settore 3,4 milioni di euro (2,4 da parte dell’ateneo). Una borsa in scienze medicoveterinarie sarà dedicata alla memoria del prof. Carlo Gabbi, presidente dal 2005 al 2013, persona che ha fatto grande la città». Erick Ceresini L’ intesa stipulata con l’Università permetterà alla Fondazione Cariparma una migliore analisi dei fenomeni socio-culturali ed economici, da cui si individueranno gli ambiti di intervento. Nel sociale in primis, previste attività di ricerca mirate al tema della disabilità, con particolare attenzione alle prospettive di mobilità, residenzialità e al “dopo di noi”. Il contributo alle borse di studio sosterrà anche la ricerca medica, l’innovazione di processi e prodotti, la tutela dell’ambiente, le scienze umanistiche. La Fondazione è tra i portatori d’interesse (stakeholder) del Consorzio di solidarietà sociale, in cui numerose realtà da oltre 30 anni si spendono nell’inserimento lavorativo di persone disabili, ricollocazione professionale, lotta alla dispersione scolastica, e più recentemente nel servizio civile volontario. In ambito socio-sanitario e assistenziale ricordiamo gli interventi nella costruzione di strutture (tra queste, a Parma l’Ospedale dei bambini; a Vaio il nuovo ospedale; a Varsi la Casa della salute; a Monticelli i poliambulatori); l’acquisto di strumenti per la diagnosi e ricerca, e di mezzi di primo intervento per le Assistenze pubbliche e la Croce Rossa. In ambito educativo e scolastico, il sostegno (in 18 scuole della provincia) all’integrazione degli studenti stranieri e disabili (tutoring) e al Progetto Oratori; la creazione e ampliamento di poli scolastici e residenze per studenti; la fornitura di strumenti innovativi per la didattica. Tra le iniziative di solidarietà, la Fondazione ha promosso il market di Emporio Parma e progetti di microcredito d’impresa e per emergenze temporanee. (e.c.) Il nostro giornale raddoppia e a partire dal numero 23 sarà disponibile anche su computer, tablet e smartphone grazie ad una nuova App gratuita e alla possibilità di accedere a tanti contenuti extra Dal 20 giugno Vita Nuova è Più Inarrivounagrandenovità,conlaversionedigitaledelsettimanale Ogni venerdì, a partire dalle ore 8, attraverso il nostro sito (www.diocesi.parma.it/vitan uova) sarà possibile accedere alla nuova versione digitale del giornale, realizzata grazie alla collaborazione con Tecnavia, azienda leader del settore che già ha curato la versione online, tra gli altri, del quotidiano Avvenire. Con un semplice click si potrà sfogliare il giornale, selezionare singoli articoli e scegliere se leggerli in modalità gra- fica (come appaiono sul giornale) o in modalità testuale. E per gli amanti dei social network, sarà possibile con- dividere e commentare i singoli pezzi su Facebook e su Twitter. Così come sarà possibile, con la modalità “Pagine”, avere una visione di insieme del giornale, visualizzando contemporaneamente tutte le pagine. E naturalmente sarà sempre a portata di mano l’archivio con le ultime edizioni, sempre navigabili e sempre sfogliabili. Più contenuti, più smart Ma non è tutto. Vita Nuova Più si chiama così proprio perché avrà più contenuti. Legati ai singoli articoli ci potranno essere infatti dei Gratis tutta estate L’appuntamento è quindi per venerdì 20 giugno, quando sarà ufficialmente aperta Vita Nuova Più. Per permettere a tutti i nostri lettori di conoscere questa nuova, grande opportunità Vita Nuova Più sarà accessibile liberamente fino al numero del 26 settembre. A partire dal 3 ottobre sarà necessaria, da parte degli utenti, una registrazione gratuita. Infine a partire dal numero del 7 novembre Vita Nuova Più sarà accessibile solo ai lettori che avranno sottoscritto l’abbonamento alla versione online o con la modalità “Tutto” (carta più online). mappe Come la carta, più della carta contenuti extra, come gallerie di foto, brevi video, collegamenti a pagine esterne. Tutto per avere una informazione sempre più completa e sempre più multimediale. E c’è di più. Oltre che attraverso il nostro sito, Vita Nuova Più si potrà leggere anche su tablet e smartphone, grazie ad una apposita App gratuita, che si potrà scaricare liberamente da App Store (per i dispositivi Apple come iPad e iPhone) e da Google Play per i dispositivi con sistema Android. Queste App offriranno una visualizzazione specifica per i singoli dispositivi e permetteranno di leggere Vita Nuova dappertutto. 7 13 GIUGNO 2014 P iù. Questa la parola magica, nel segno della quale si rinnova Vita Nuova. Anzi, raddoppia. Dal prossimo 20 giugno, infatti, oltre al giornale tradizionale, “di carta”, che continuerà ad arrivare nelle case e nelle parrocchie dei tanti abbonati, nasce “Vita Nuova Più”. Non un semplice pdf consultabile online ma un nuovo modo per leggere e vivere il “nostro” settimanale diocesano, che quest’anno compie 95 anni e si vuole così avviare al traguardo del primo secolo di vita. TRA ARTE E FEDE Sabato 21 e domenica 22 giugno l’inaugurazione dei restauri dell’opera, voluti e sostenuti dall’intera comunità parrocchiale di piazzale Rolla Gesù, i “potenti” e gli abitanti del quartiere. Al Corpus Domini rinasce l’affresco di Madoi mappe L 8 a comunità del Corpus Domini festeggerà quest’anno la solennità da cui prende il nome con un motivo in più di gratitudine: la conclusione dei restauri del grande affresco dipinto da Walter Madoi nel 1966. Da allora ad oggi l’opera ha subìto l’usura del tempo, cedimenti strutturali e interventi di ripristino non sempre felici. I lavori di consolidamento della chiesa resi necessari dalle scosse di terremoto del 2012 – diretti dallo Studio tecnico Massera, eseguiti da Cooperativa Edile Artigiana, con l’importante contributo di Cattolica Assicurazioni - sono stati l’occasione per un restauro completo, condotto da Esedra Restauri e da Ma.ni Restauri, sotto la Direzione tecnico-scientifica delle Sovrintendenze e dell’Ufficio beni culturali della Diocesi. La “Fondazione Isabella e Walter Madoi”, inoltre, ha incoraggiato e sostenuto il progetto. Non è stato solo un lavori di tecnici, tutto il quartiere infatti si è messo in moto per sostenere l’impresa sia dal punto di vista economico che fornendo informazioni, ricordi e documentazione: la riscoperta dell’affresco è stata anche una bella ritessitura di legami comunitari. Chi desidera partecipare fornendo informazioni o segnalando il possesso di schizzi o documenti sull’affresco può farlo telefonando allo 0521.493519 o scrivendo a corpus.domini@diocesi. parma.it L’estate di Madoi 13 GIUGNO 2014 Tre mesi estivi di lavoro intensissimo, portato avanti da solo, con l’unica collaborazione di un muratore amico addetto alla stesura della calce. E’ così, prevalentemente nelle ore notturne, che dal luglio al settembre del 1966 Walter Madoi ha realizzato l’affresco. E’ stato lui a proporre l’opera, dopo una lunga gestazione dentro di sé, al parroco Don Pietro Boraschi che aveva lanciato una campagna di lavori per la rimessa a nuovo della chiesa in occasione del 25° della sua ordinazione presbiterale. Per l’artista dare alla luce quell’opera era diventata una necessità interiore pena - sono parole sue - «il rimanere insoddisfat- to per tutta la vita». La proposta è arrivata inaspettata a primavera inoltrata, l’accordo è stato raggiunto in fretta e, senza indugi, sono iniziati i lavori che hanno comportato la chiusura dei tre grandi finestroni absidali con i quali la chiesa – iniziata nel 1939 – era nata. La firma dell’autore, con la data, è in basso, in un luogo assai singolare, come pure in basso (a sinistra di chi guarda) è il suo autoritratto; il volto di Don Boraschi è ben riconoscibile in altro, nei lineamenti dell’apostolo Pietro. Ritratto di quartiere foto G. Fantuzzi - fotoglamourparma.it Insieme ai colori sui muri della chiesa è rimasto impresso lo spirito di un’epoca. Ci sono i volti dei papi del Concilio e quelli dei leader di quegli anni: Kennedy, Mao, De Gaulle, Saragat, ecc. Spiccano, in grande evidenza, le immagini delle tragedie immani delle quali tutti erano testimoni ravvicinati: l’olocausto (in una delle primissime rappresentazioni pittoriche), la fame del mondo, il razzismo e – intuizione profetica di una vicenda tutta dei nostri giorni – il culto narcisistico per l’“apparire”. La storia della gente del quartiere è inserita dentro la grande storia dell’epoca; «Vèn sò ch’at tir zo» (“Sali – sull’impalcatura – che ti ritraggo”), così diceva W. Madoi ai parrocchiani che entravano incuriositi e molti di loro hanno dato il loro volto, o quello di uno dei loro cari defunti, a qualcuno dei personaggi. Gran parte degli schizzi dell’affresco sono appesi nelle case del quartiere, venduti al termine dei lavori, come ricompensa all’autore. Don Piero Delsante, cappellano al Corpus Domini in quegli anni, leggendo a Madoi un brano delle Scritture (Ezechiele 37,1-14) è stato testimone dell’intreccio tra sto- ria universale, storia locale e ispirazione biblica che ha fatto da grembo alla realizzazione dell’opera. Don Renato Mori, parroco per oltre 30 anni, ne ha poi custudito e sperimentato gli effetti sul vissuto della comunità. a cura della comunità del Corpus Domini IN PROGRAMMA Sabato 21 giugno Ore 21,30 • “Musica per Madoi ritrovato” Concerto del coro lirico “Renata Tebaldi” (ingresso libero) Domenica 22 giugno Ore 11 • Celebrazione dell’Eucarestia della solennità del “Corpus Domini” Ore 15 • Visita guidata all’affresco (ingresso libero) IL SENSO COMPLESSIVO DEL GRANDE AFFRESCO DELL’ABSIDE Lastoriadell’umanitànelgestodispezzareilpane NelleparoledellostessoMadoilaricercaeladifficoltàdidipingereilvoltodiCristo A uno sguardo complessivo il grande affresco di Walter Madoi si presenta come una ricapitolazione della storia dell’umanità. Volti e corpi numerosissimi sono infatti attratti dal basso verso l’alto, in un vortice che li conduce attorno alla cena pasquale di Gesù. La parte inferiore dell’opera, caratterizzata da uno scuro profondo, raccoglie la storia del male: quello dei tempi odierni - raffigurato nelle tragedie dell’olocausto, del razzismo, della morte per fame e del narcisismo – inseriti nella narrazione biblica riguardante Adamo ed Eva, Caino e Abele, Sodoma e Gomorra. La teoria delle tragedie umane giunge a un culmine di intensità al centro della base dell’affresco dove si susseguono corpi insanguinati, volti sfigurati e mani protese verso l’alto a cercare salvezza. In primo piano sta il Cristo deposto dalla croce che giace tra le braccia di sua madre Maria; al suo fianco Maria Maddalena sgomenta e tutt’intorno – testimoni partecipi di un grande compianto – i grandi della terra, i papi e il vescovo di quegli anni, i familiari e gli amici dell’artista. Il male dell’umanità, altrimenti votata all’autodistruzione, di cui ossa e teschi sono segno, è scaricato interamente sul corpo livido, martoriato e riverso di colui che ha patito la tortura della croce. Appena a lato di tale abisso il disegno prende una svolta e si impenna verso l’alto, come a dire che nella vicenda del crocifisso è accaduto qualcosa che ha mutato radicalmente le cose. E così le ossa riprendono vita, i volti espressione e le mani si stringono le une alle altre. I corpi si ricompongono, dapprima in una leggerezza deli- cata, poi – man mano che la danza delle persone si innalza – prendendo figura ed espressione piena. Inizia qui la lunga serie di ritratti di gente che abitava in quartiere. Femmine e maschi, bimbi e anziani, raffigurati di fronte, di schiena, di lato… persone precise che – nella loro totale nudità – esprimono le attese e la sorte finale di ogni uomo e donna della terra. Il colore si fa chiaro, dorato e luminoso. Il corteo dell’umanità attratta verso la sua piena realizzazione è aperto da Maria, rappresentata di nuovo in alto, a destra di chi guarda; qui non più addolorata, ma assunta in cielo e partecipe della scena centrale, in cui il Figlio Gesù consegna se stesso nel gesto dello spezzare il pane. Intorno a Lui gli apostoli si interrogano: il gesticolare delle mani e il gioco dei loro sguardi dice quanto siano sorpresi da quel gesto. A lato, opposto a Maria, è presentato Giuda, che riflette in volto e in figura il colore cupo della parte bassa dell’opera. Il punto focale di tutto è il volto del Cristo; il suo sguardo puntato sull’orizzonte pare voler raccogliere l’intera storia umana dentro il gesto che sta compiendo. A questo volto e a questo sguardo Walter Madoi ha dedicato la cura maggiore; in una registrazione originale, riscoperta in occasione del recente restauro, con voce compresa confida: «In fondo il Cristo cos’è? Il Cristo dell’ultima cena è una perfezione dell’essere e io credo in questo Cristo nel momento in cui spezza il pane e dice: “questo è il mio corpo e questo è il mio sangue” (…). Il mio Cristo l’ho dipinto quattro volte perché non mi riusciva. La prima volta mi sono arrabbiato al punto tale che ho dato un pugno contro il muro e mi sono rotto la mano. Poi l’ho guastato, l’ho rifatto, l’ho rifatto una volta ancora. Poi sono andato via perché dovevo ricercare in me stesso prima di potermi avvicinare a questa figura, perché niente ho lasciato al caso o al pennello. Volevo fare quel Cristo e l’ho fatto. Finalmente la quarta volta ci sono riuscito». IL VESCOVO Pubblichiamo parte della relazione di monsignor Solmi a un convegno di Firenze E LA FAMIGLIA dedicato alla famiglia, al suo ruolo nella società e alle realtà che oggi la minacciano La questione antropologica alla base del dibattito sulla famiglia I La prima sfida è, allora, al fondo della realtà della famiglia e pone la domanda (a livello pratico e teorico) del suo fondamento antropologico, della sua mutazione in questo tempo. Chi è la persona umana, come si presenta a noi, che valore le diamo. La questione antropologica si presenta così fondamentale oggi, a partire dalla famiglia. Una questione che si esprime a livelli diversi e suscita l’urgenza di una rinnovata riflessione antropologica, che per noi credenti assume il carattere di un rinnovato annuncio, perché il Signore Gesù svela l’uomo all’uomo (cfr. GS 22) e porta a compimento la pienezza dell’umanità redenta. Pilato presentando Gesù alla turba: “Ecce Homo” (Gv 19,5) afferma la più grande verità sull’uomo, che però, tragicamente, gli sfugge! La Chiesa italiana proprio di questo si interroga con la proposta del prossimo Convegno Ecclesiale che avrà luogo qui a Firenze. Nel prossimo Sinodo Straordinario il fondamento antropologico della famiglia è come un fil rouge che unisce molte riflessioni e molte domande che sono state poste alle comunità cristiane con il noto Questionario. Significativamente la seconda serie di domande tratta della “legge naturale” e delle implicazioni che pone alla famiglia. Quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello istituzionale, educativo e accademico, sia a livello popolare? Quali visioni dell’antropologia sono sottese a questo dibattito sul fondamento naturale della famiglia? Ecco in sintesi alcune risposte: • La maggioranza dei battezzati si richiama alla distinzione tra uomo e donna, ma avverte confusione e insicurezza nell’affrontare tali discorsi. • L’antropologia che si rintraccia nel dibattito sulla famiglia è molto segnata dal relativismo e dal soggettivismo, nella convinzione che sia la coscienza personale a fondare la verità. • L’antropologia cristiana viene messa in discussione in particolare sulla questione del “genere”, non accogliendo il dato derivato dalla rivelazione e attestato come “legge naturale”. • Si assiste al tentativo costante di ridurre la questione antropologica ad una questione confessionale, accusando in un qualche modo la Chiesa cattolica del mancato progresso in questa direzione. • Emergono conseguenze a livello culturale ed etico, per cui si vive all’insegna della morale “fai da te”. La gente è ancora abbastanza convinta che l’unione debba essere tra un uomo e una donna, ma sembra a volte rifiutare l’idea che non si possano costituire altri tipi di unione, civilmente riconosciute, ad esempio tra persone dello stesso sesso. Non si accetta (e questo in modo anche aggressivo) la legge naturale, e sempre più forza sembra avere la teoria del gender. Si coglie questo attraverso la richiesta di riconoscere le unioni omosessuali e la possibilità di divorziare in maniera rapida. La denuncia di questa situazione mette in evidenza un grave problema di carattere antropologico: quale sia l’identità della persona umana, che noi sappiamo essere intrinsecamente sociale, capace di porsi davanti all’altro e di sceglierlo con un atto reciproco, libero, implicante tutto se stesso, per l’intera esistenza (1). Così come il riconoscimento della persona che “è data” come diversa da me e in un divenire da riconoscere, accogliere per vivere insieme (amare significa dire: Tu non morirai). Il tema non nuovo, di carattere generale, presenta un conto particolarmente oneroso sul matrimonio e sulla famiglia. «Da ogni parte ci esortavano a salvare il pianeta. Non si doveva con la stessa urgenza venire in soccorso dell’umano? Se l’aria doveva restare pura, se l’erba doveva restare verde, non bisognava anche che il mondo degli uomini restasse abitabile?». Questa affermazione è di una psicoterapeuta che si interroga davanti al numero enorme di patologie depressive e dalle inedite forme di disagio sociale. Avverte che siamo davanti a un impoverimento molto forte dell’umano, al punto che alla persona non restano punti di riferimento e l’uomo è, per così dire, di sabbia, una figura fluida, impastata di contraddizioni, con un onnipresente senso di stanchezza per una vita frenetica nella quale cerca sempre riconoscimento e rassicurazione, schiacciato dall’esigenza di una competizione continua a farsi da sé, mentre si accorge che gli manca la terra sotto i piedi. Una persona che nutre su di sé e sull’altro attese sempre più alte, di una perfezione irraggiungibile; attese che non tardano a scontrarsi con la realtà, in un impatto che porta sovente alla crisi e alla rottura familiare. Tutto questo sembra trovare una sintesi nel fenomeno dell’individualismo che contrassegna l’uomo moderno e mostra anche il suo limite e la sua incapacità di dare delle risposte. Tra le realtà che hanno maggiormente patito di questo c’è certamente la famiglia (e con essa la società, la politica) che rappresenta anche la sua cura, il modo dal quale potrebbe uscire. La prospettiva Il futuro della famiglia è segnato dal suo contributo unico, fondamentale, nel generare, sostenere e promuovere l’umano. Possiamo allora associare alla domanda del futuro della famiglia la domanda sul futuro dell’uomo e sulla responsabilità della nostra generazione e comunque del nostro vivere, qui e ora. Possiamo domandarci se questa fase della nostra storia sia per la famiglia sterile e rappresenti la fine di un’epoca consegnando alle nuove generazioni soltanto il ricordo della famiglia “tradizionale” con un’immagine fabulistica e nulla più (la famiglia del “Mulino Bianco”). Si parla di una possibile società de – familizzata, fatto cioè di persone sole che si uniscono senza alcun impegno. In Italia le famiglie unipersonali sono passate nel 2011 a 7,2 milioni, nel 2013 hanno superato i 7,5 milioni (30,2% del totale delle famiglie italiane), mentre in Francia sono il 28% della popolazione. (“one to one”: così intitolava la Repubblica, mercoledì 28 maggio, presentando la realtà delle famiglia di monogenitori, che vede in particolare la presenza della mamma – in aumento, secondo i dati Istat del 47% rispetto al 2006-2007). Resta fondamentale scommettere di nuovo sul valore essenziale della persona, dal suo concepimento alla sua morte biologica, nella consapevolezza che la sua dignità, custodita nello scrigno della coscienza, ha un insostituibile valore sociale e che l’educazione al sacrario della persona (GS 16 sacrarium Hominis ) per le nuove generazioni è, oltre che un atto doveroso, l’investimento più redditizio per il nostro futuro. Come l’aria per l’essere vivente, la persona ha bisogno dell’altro: dalle mani che la accolgono alla nascita e la nutrono, alla formazione della sua identità, alle mani che la curano nei momenti finali dell’esistenza. Proprio la relazione con l’altro sostiene la crescita della persona e sviluppa il delicato e progressivo vincolo dell’amicizia e dell’amore. Qui nasce la dinamica del dono, la condizione della fiducia, il senso del gratuito. Qui nasce la giustizia e la democrazia vera, che restano travi portanti della nostra società e della costruzione del bene comune per edificare sui valori essenziali della persona una città solidale. A noi compete non disgregare l’unità della persona nelle sue dimensioni intrinseche e sociali, che formano un tutt’uno armonico. (2) “Il bene della persona e della società umana e cristiana è strettamente connesso con una felice situazione della comunità coniugale e familiare” (GS 47) questa espressione di Gaudium et Spes, apparentemente scontata e quasi di transizione, riveste oggi un carattere unico di sfida e di urgenza, oltre che porsi come un solido indicativo. È non solo lecito, ma essenziale il patrocinare una cultura della famiglia nel contesto sociale, politico. Qui la scelta di Papa Francesco (sulla scia di una lunga tradizione) appare oltremodo profetica. 9 (1) “L’appello all’umano, fatto proprio dal Concilio, chiama in causa valori, grazie ai quali e per i quali l’uomo formula le sue rivendicazioni, affronta le sue preoccupazioni, vive le sue speranze: l’uomo inteso, però, non solo nella sua essenza, bensì nella sua storicità, e più esattamente nella sua storia reale. Per questo la vera questione sociale oggi è diventata la questione antropologica: la difesa dell’integrità umana va di pari passo con la sostenibilità dell’ambiente e dell’economia, giacché i valori da preservare sul piano personale (vita, famiglia, educazione) sono pure determinanti per tutelare quelli della vita sociale (giustizia, solidarietà, lavoro). Nelle pieghe della storia, l’umano – con i suoi valori intrinseci – non è evidente e neppure ovvio; perciò, se vogliamo ripensarlo e riaffermarlo, dobbiamo esercitare il discernimento, affinare le nostre capacità di interpretazione. (cfr. Invito al Convegno). (2) Mi chiedo, al di là della evidente inutilità e della effimera notorietà, se alcune decisioni pubbliche (registro delle unioni di fatto, registro dei testamenti biologici) aiutino a mantenere e trasmettere questo essenziale valore, o se, al di là delle intenzioni, lo indeboliscano anche verso coloro che si vorrebbero in questo modo salvaguardare. Intrinseca alla persona è la famiglia in un rapporto reciproco: la persona è sociale di per se stessa, ha bisogno di chi la genera in una relazione, di chi l’accoglie e la umanizza; la famiglia per nascere e crescere ha bisogno di persone che sanno stare in piedi l’una davanti all’altra, frutto di quell’atto generativo che si arresta soltanto quando il figlio è in grado di auto – educarsi e di reagire in forma critica, costruttiva al mondo che lo circonda. 13 GIUGNO 2014 L a famiglia si presenta oggi al centro di affermazioni che paiono paradossali. Sotto il profilo sociale da un lato le si attribuisce grande importanza, dall’altro è diventata il crocevia di tutti i mali; se andiamo al suo interno – dal fare o non fare famiglia, dal vivere quotidiano…- viaggiamo come su uno spartiacque: da una parte il valore del “noi” e dall’altro l’ “io” che, sciolto da ogni vincolo, si contrappone al noi. Così pure ha perso chiarezza il significato stesso di “amore”, specialmente nella sua caratterizzazione coniugale; sembra messo in discussione il significato e l’esistenza della “diversità” di sesso, di ruolo, di età e se ci sia “qualcosa” che ci è dato o che tutto sia il prodotto di una libera scelta, che raggiunge le profondità identitarie del proprio essere. chiesa niziamo da questo numero a pubblicare una serie di interventi (suddivisi per capitoli) del nostro Vescovo che, in qualità di presidente della Commisione Cei per la famiglia, ha presentato in diverse occasioni. Il tema: la realtà della famiglia, considerata nel progetto di Dio e nella complessità del nostro tempo, e le domande e le sfide che pone alla comunità cristiana. Tema particolarmente avvertito, sia per l’urgenza pastorale che per la necessità di sollecitare anche scelte e azioni politiche a sostegno di questo “patrimonio”. Tema trattato anche in vista del Sinodo straordinario che - come ha ribadito recentemente papa Francesco - senza tacere i problemi, vuole mettere in luce la bellezza e le potenzialità del sacramento del matrimonio. Un’occasione, dunque, importante per riflettere e approfondire queste problematiche. “CREDERE CI MANDA” L’INTERVENTO DI APERTURA DI MONS. PAGLIA IN SANT’ANDREA IN ANTOGNANO Prendeteillargoegettateleretiperlapesca È stata la chiesa parrocchiale di sant’Andrea apostolo ad ospitare i primi due appuntamenti della Tre Sere, sempre scandite dalla adorazione e dalla celebrazione dei vespri e poi di compieta. Ad indicare che ogni nostra attività ha in Lui il suo inizio e in Lui il suo compimento. Monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio pro familia, ha aperto la tre sere, aiutandoci a cogliere le linee della Evangelii Gaudium e a collocarle nel nostro percorso: «Nel vostro piano triennale siete giunti all’ultima tappa, la terza, con il titolo “Credere ci manda”. La pagina evangelica di Luca (5,4-11), che il vescovo ha posto come apertura degli Orientamenti per il Nuovo Assetto della Diocesi, è illuminante. Gesù, dicendo ”prendi il largo”, vuoIe sottoli- neare l’uscita della Chiesa diocesana e di ogni singolo credente. E’ vero che si è magari stanchi per aver lavorato già tanto e forse senza molto frutto. Ma per questo è necessario riascoltare quella esortazione. E in fondo questi tre giorni non sono altro che ascoltare questa parola di Gesù: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Nel brano della pesca miracolosa di Giovanni dopo la risurrezione Gesù ripete il comando ma con un’aggiunta: “Gettate le reti dalla parte destra della barca e troverete”(21 ,5). Bisogna cambiare verso, ossia gettare le reti non dove si è sempre fatto, ma dall’altra parte. E’ a dire che non bisogna tornare a fare come sempre si è fatto, magari anche un po’ meglio. No, è necessario percorrere nuove strade, intraprendere nuovi sentieri e con una passione nuova. L’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium è un testo fondativo della vita delle nostra Chiese diocesane e di ogni singolo fedele. Non è un testo come tanti altri. C’è bisogno di leggerlo e meditarlo. E’ denso di un nuovo spirito che, se compreso, porta fuori di sè. Potremmo dire che la “rete della pesca” è la stessa, ma è diverso il mare dove gettarla». Tema, questo, sviluppato nella relazione che si può scaricare dal sito di Vita Nuova. zoom IlVicariogeneraledonValentini:«dobbiamorenderevisibileilvoltodiCristoall’umanitàdelnostrotempo» 13 GIUGNO 2014 10 I “fili rossi” dai lavori nei gruppi Dallaformazione,allacomunitàallavita,alcunideitemitoccati E’ il vicario generale don Luigi Valentini ad introdurre il lavoro dei gruppi, nella seconda sera. Commentando la solennità dell’Ascensione appena celebrata, si è soffermato sulla figura dei due uomini in bianche vesti, che invitano gli apostoli a tornare a Gerusalemme, a sostare, a vivere la vigilia, l’attesa. «Non sono due angeli, sono due battezzati, con la veste del battesimo e col senso della storia». Ad indicare come il “credere ci manda” ci mette in rapporto con l’umanità del nostro tempo, «alla quale dobbiamo rendere visibile il volto di Cristo» e con il Signore, con le Sue parole, di cui dobbiamo diventare familiari. Qui e oggi, in una diocesi «che cerca di darsi un volto – anche organizzato – che sia più adeguato alle condizioni degli uomini e delle donne del nostro tempo e che ha davanti le linee fondanti di un cammino di rinnovamento». Un cantiere, in cui abbiamo la responsabilità della costruzione del progetto, nella consapevolezza che «non siamo i fondatori della Chiesa, ma gli artigiani chiamati a svecchiarla». Proprio nelle fedeltà alle linee guida e rileggendo – in questa luce – i diversi ministeri. Per questo «abbiamo bisogno di ritornare al Cenacolo, di momenti di vigilia, per invocare ancora il dono dello Spirito», nella consapevolezza che “lui è l’artefice della Grazia e non la nostra efficienza». Infine l’invito a lavorare nei gruppi, da intendersi come “veri e propri laboratori”, con «la passione pastorale, che ci porta a camminare - nella familiarità col Signore – in una dimensione missionaria». Dalle sintesi dei lavori dei gruppi, che hanno seguito nella loro suddivisione l’impostazione stessa della Evangelii Gaudium, si possono rintracciare alcuni fili “rossi”, ad evidenziare attenzioni e priorità condivise. Proviamo a nominarne alcuni, senza la pretesa di essere esaustivi. GLI AMBITI E I GRUPPI 1° Ambito: LA DOLCE E CONFORTANTE GIOIA DI EVANGELIZZARE A. Il vangelo della gioia B. La dolce e confortante gioia di evangelizzare C. Essere Chiesa: Tutto il Popolo di Dio annuncia il Vangelo D. Discepoli missionar 2° Ambito: LA TRASFORMAZIONE MISSIONARIA DELLA CHIESA A. Una Chiesa in uscita B. Pastorale in conversione C. Dal cuore del Vangelo D. La chiesa: Una madre dal cuore aperto ( 4° Ambito: LE TENTAZIONI DEGLI OPERATORI PASTORALI A. Uno spazio per risanare l’operatore pastorale B. Le malattie dell’operatore pastorale C. Pastorale giovanile e vocazionale D. Pastorale familiare (66. 67) 5° Ambito: UN’EVANGELIZZAZIONE PER L’APPROFONDIMENTO KERIGMATICO A. Formazione B. Una catechesi kerygmatica e mistagogica C. L’accompagnamento personale dei processi di crescita D. Circa la Parola di Dio 3° Ambito: NELLA CRISI DELL’IMPEGNO COMUNITARIO A. Il nostro contesto culturale B. Alcune sfide culturali C. La città: sfide delle culture urbane D. Cultura, pensiero ed educazione 6° Ambito: LA DIMENSIONE SOCIALEDELL’EVANGELIZZAZIONE A. Evangelizzare è rendere presente nel mondo il Regno di Dio B. L’inclusione sociale dei poveri C. Il bene comune e la pace sociale Formazione: di tutto il popolo di Dio e, in particolare, degli operatori pastorali. “Educare ad una vita spirituale intensa”, “intensificando le proposte di spiritualità” e stimolando alla responsabilità della propria formazione, in modo non individualistico (Ambito 1 A e B). E’ urgente “la formazione degli operatori pastorali nel con- tenuto della fede” (Ambito 5 b). Formazione necessaria, per “la situazione di povertà di noi cattolici nella formazione e nella preghiera della Parola” (Ambito 5 D); cura che richiede anche il “coraggio di rompere gli schemi che ci portiamo dentro, ma anche non vanno più bene”(Ambito 4 B. Formazione a stili di vita: sobrietà, solida- rietà (Ambito 3 A e C; Ambito 6 B). Formare operatori a livello professionale, nei rapporti con le persone oltre che nella pastorale.. (Ambito 4 C). La prima formazione necessaria è l’attenzione alla relazione/accoglienza, nel rispetto dei tempi di tutti: inoltre formazione alla Parola e cura della Bellezza nella liturgia (Ambito 2 B e D). Di qui anche l’esigenza di “organizzare bene la scuola per operatori pastorali” (Ambito 5, C). Proporre cammini, coraggiosi, alti, sulle Scritture, di preghiera..., per giungere a conoscere, ad avere familiarità con almeno un vangelo (Ambito 5 D). Crescere nella formazione alla corresponsabilità (Ambito 6 A). Formazione avvertita come urgente per riportare al centro il rapporto con Gesù, l’innamoramento con Lui. Comunità, tema che si intreccia con la cura delle relazioni: far sì che le comunità divengano luoghi e spazi di incontro, incoraggiamento, sostegno, ascolto, accoglienza, misericordia (Ambito 1 C); rafforzare la vita di comunità: comunità accoglienti, capaci di tessere relazioni vere con le persone, di ricondurle ad una dimensione umana e di contatto reale (Ambito 3 A). Si richiede una conversione delle nostre comunità, meno centrate su se stesse, sui loro problemi, ma aperte al mondo; comunità che sappiano profumare del mondo (Ambito 3 C). Creare occasioni per stare insieme, che favoriscano il crearsi di legami di amicizia e il sentirsi parte di una comunità; puntare sulle relazioni, senza le quali è difficile trasmettere contenuti (Ambito 4 D); all’interno della comunità la valorizzazione dei consigli pastorali, quali “luoghi per discernere insieme il senso del nostro essere credenti ed operare insieme nella chiesa, luoghi per far maturare la mentalità di fede dell’operatore e per riscaldare il cuore, ripartendo dal nostro stare insieme attorno a Cristo; luoghi per prendere sempre più coscienza del nostro essere discepoli del Signore e non del mon- do; luogo per condividere le stesse problematiche e la fatica dell’annuncio (ambito 4 A). Valorizzare le relazioni comunitarie in parrocchia, pregare insieme. Curare le relazioni nel rispetto e nella valorizzazione dei carismi di ognuno e far crescere la comunità attraverso un maggiore confronto e una maggiore condivisione (Ambito 4 B). Curare la dimensione pastorale-relazionale della pastorale: dimensione “prioritaria e strategica per il cammino di evangelizzazione della nostra Chiesa” (Ambito 5 C). Comunità che deve convertirsi, non per fare le cose in modo diverso, ma per vivere “un nuovo, radicale atteggiamento che faccia tornare le nostre comunità a sperimentare come originaria e fondante l’iniziativa e l’agire di Dio” (Ambito 2 A). Comunità che si riscopre sempre preceduta dalla Parola (Ambito 5 D). Vita: degli evangelizzatori, della comunità (testimonianza contagiosa) e delle persone che siamo chiamati a raggiungere. “L’annuncio del Vangelo passa attraverso i gesti e le attenzioni che lo rendono vivo”. E’ importante “accompagnare le esperienze che si vivono in famiglia” (Ambito 4 D). L’evangelizzazione passa attraverso la vita dei cristiani e la loro testimonianza gioiosa (Ambito 1 A B). Occorre avere attenzione a curare “lo spazio degli eventi della vita” (Ambito 1 C). Va diffuso un metodo pastorale che guardi all’esperienza della vita di chi abbiamo davanti (Ambito 2 B D). Lavorare per la partecipazione di tutti alla vita della città (Ambito 3 C). Andare a cercare le persone che vivono situazioni di bisogno e di precarietà (Ambito 3 A); entrare nelle case dove si vivono situazioni di malattia e di sofferenza (Ambito 6 A). Tre Sere di formazione IlvescovoSolmi:«Continuiamoadinterrogarciealeggereisegnideitempieimpegnamociaraggiungeretutti» Trasmettiamo il credere con passi concreti nell’evidenziare l’importanza delle tre sere – punto di arrivo e non solo di partenza – ha proposto di inserire nei percorsi di formazione e di catechesi occasioni concrete e sistematiche di incontro con i poveri e di servizio, invitando anche a forme di coordinamento nell’ambito della carità. Ilaria Bianchi, della piccola comunità apostolica, ha sottolineato come la nostra testimonianza perda di efficacia a causa di un rapporto col Signore che rischia di essere di lavoro, per cui anche la proposta che facciamo diventa una serie di precetti. Pensando in particolare ai giovani, ha rimarcato la necessità di pensare ad accompagnamenti personali. Quasi proseguendo queste riflessioni, è intervenuto don Francesco Ponci, assistente di zona dell’Agesci che, ribadendo la necessità di accompagnare i ragazzi nel vivere la fede e nel compiere scelte, ha evidenziato l’importanza di riuscire a mostrare che il vangelo ci rende uomini e donne. Antonella Zennoni ha invitato a guardare al lavoro pastorale – in particolare con le famiglie – come occasione per riscoprire la grazia di Dio e le opportunità di annuncio e di impegno missionario che vengono offerte. Piera Grandi, saveriana, Migrantes, ha inteso rendere presente le persone immigrate, che rappresentano una risorsa, una sfida, un dono. Nella consapevolezza che credere ci manda anche a loro. Suor Alba Nani, Piccole Figlie, nel sottolineare il cambiamento di mentalità richiesto nel percorso che stiamo compiendo, ha posto l’attenzione sul Servizio ministeriale. Altro elemento di riflessione: la bellezza della celebrazione eucaristica e porre le condizioni perchè i presbiteri in primis possano viverla. Mirella Pasini, Rinnovamento dello Spirito, partendo dalla sua esperienza personale, ha messo in evidenza come la missione inizi da ciascuno di noi verso il Signore, per conformarci a lui, e poi andare agli altri. Ha inoltre auspicato di proseguire nell’impegno di comunione. Don Guido Pasini, direttore Ufficio liturgico, riprendendo l’invito di monsignor Paglia a ripartire dal Vangelo, ha comunicato la sua esperienza progressiva della parola di Dio, non solo e non più proclamata, ma cantata da una comunità. Angelo Merli, sollecitato dal tema dell’angoscia di non arrivare a tutti, ha ripreso alcune immagini che descrivono la chiesa come piccolo gregge, germe, lievito, ad indicare che il regno di Dio è dono che chiede la nostra parte, ma non dipende da noi. Ha poi sottolineato la necessità di luoghi di confronto e di condivisione (consiglio pastorale, consulte). Sandro Campanini, Meic, ha individuato alcune terre di missione: le persone che si applicano alla ri- cerca, alle scienze, e fanno cultura; il mondo della produzione economica: due mondi con cui riflettere insieme. Don Daniele Bonini, pastorale vocazionale, ha richiamato l’importanza dell’attenzione alla persona e della cura delle relazioni, testimoniando in modo particolare il valore della gratuità. Don Luigi Valentini ha condiviso diversi motivi di gratitudine: al mondo in cui viviamo, alla nostra Chiesa, guidata da papa Francesco, alla nostra Chiesa di Parma e al nostro pastore, esprimendo anche la preoccupazione e il desiderio che «l’abbronzatura» di questi giorni non passi troppo presto. A conclusione, insieme al grazie, il Vescovo ha consegnato un’immagine evangelica: quella della vite e dei vignaioli, che ben delinea lo stile e l’impegno del cristiano, chiamato a seminare, ad attendere, a «mondare», perchè la vite porti frutti. Stile con cui portare «le cose dette sulla via di passi concreti, che sono i passi della nostra Chiesa». Disponibili a «continuare ad interrogarci e a leggere i segni dei tempi. Missione qui, oggi, a Parma, facendo in modo che anche chi arriva da altri Paesi «si senta a casa». Missione anche ad gentes. Missione che ci interpella e ci pone domande da non soffocare. E poi l’impegno di raggiungere comunità parrocchiali, gruppi, associazioni, per «trasmettere il credere ci manda in passi concreti, in ordine alla catechesi, alla carità, per una formazione globale per tutte le fasce di età». Infine guardando ai prossimi appuntamenti, ha invitato tutti, in particolare i giovani ad accompagnare il Santissimo sacramento nella processione eucaristica, segno di «una chiesa in cammino che passa attraverso le strade della città». M. C. S. 11 13 GIUGNO 2014 «È bello ritrovarci nella Chiesa Madre, portatori e portatrici dei nostri doni, ministeri, stati di vita ed ascoltarci con quella carità che è propria dei cristiani che si riuniscono nel nome di Gesù. Stasera c’è spazio e tempo per chi desidera, con franchezza e coraggio, raccontare a tutti ciò che gli sta a cuore». Così don Matteo Visioli, dopo la preghiera di adorazione, saluta l’assemblea. Il Vescovo Enrico, nell’aprire i lavori, sottolinea la felice coincidenza di vivere l’assemblea nella festa di un missionario dell’Europa del Nord, che dona il suo sangue per il vangelo. Monsignor Solmi ha poi scelto non di fare una sintesi dei lavori di gruppo, ma di tracciare l’orizzonte in cui collocarli. E parte dalla Passione del Signore: «Gesù in quei momenti non ha a cuore se stesso, ma noi, la sua comunità per la quale prega perchè sia unita; ha a cuore i suoi discepoli ai quali manifesta il volto di Dio lavando i piedi; ha a cuore tutta l’umanità. In Gesù la vita è un tutt’uno con l’annuncio del vangelo; l’affidamento al Padre è un tutt’uno col farsi carico della nostra condizione umana». Esempio, questo di Gesù, che sta a fondamento e modello della nostra fede che, per tanto, è missionaria di per se stessa. «In questa profondità abbiamo giocato le tre sere, volendo convenire insieme, essere e sentirci insieme, chiesa popolo di Dio», portando la nostra vita, i nostri doni, innestati sul dono incommensurabile del Battesimo. «Siamo venuti a pregare, ad ascoltare, ad interrogarci». «Mi piace pensare a questa assemblea come ad un grande Servizio Ministeriale, come lo abbiamo definito nel Nad. E’ il primo punto, forse anche il primo scalino, più difficile da compiere». Un’assemblea che chiude la tre sere, che ha cercato un coinvolgimento ampio di Uffici e associazioni. «In questi giorni rinnovo la fede nella certezza che lo Spirito santo ci fa nuovi. Se penso alle situazioni che ci sono e alla mia povertà, mi sgomen- to, ma se penso che lo Spirito Santo ci fa nuovi, nasce la speranza». Carlo Bocchi, intervenuto non solo come condirettore dell’Ufficio famiglia, ma anche come parrocchiano di Monticelli, ha rimarcato l’importanza di cogliere l’opportunità dei corsi di preparazione per fidanzati (di cui il 90% sta vivendo l’esperienza della convivenza e la maggior parte non partecipa alla vita della Chiesa) come occasioni di annuncio, che devono coinvolgere nuove famiglie. Graziano Vallisneri ha richiamato l’attenzione sulla sobrietà, che deve portare a considerare in modo diverso il proprio superfluo; sobrietà non solo individuale ma anche delle comunità. Attenzione da mettere a tema nelle Nuove Parrocchie, valorizzando la figura degli economi e facendo conoscere difficoltà e criteri delle scelte. Suor Tilla Brizzolara, Usmi, tenendo come sfondo la EG, nel sottolineare la consolante realtà di presbiteri e religiose che condividono la cura pastorale, ha evidenziato la necessità di allargare gli spazi alla ministerialità femminile. Si è poi chiesta come la Chiesa di Parma può aiutare l’inculturazione dei carismi dei vari istituti religiosi, senza tacere del debito che le religiose hanno nei confronti di una pastorale che si occupi più di attivare processi che di occupare spazi. Don Roberto Dattaro riflettendo sulla «crisi dell’impegno comunitario, ha messo in evidenza alcuni fattori, quasi in contraddizione tra di loro: la dimensione comunitaria che ci caratterizza e l’individualismo che respiriamo. Rivisitando – anche a livello di chiesa italiana – alcune tappe di un percorso che in diocesi si è attuato col Nuovo Assetto, ha auspicato una formazione al lavoro comune. Maria Cecilia Scaffardi, Caritas, zoom Puntisalientidell’AssembleainCattedralechehaconclusolaTreSere Pentecoste: in Cattedrale ascolto e invocazione nella veglia e, domenica, la cresima a un gruppo di adulti. Sasso: la nuova parrocchia “Maria madre della Chiesa” Nella forza dello Spirito, una Parola nuova per tutti L chiesa a sera delal vigilia di Pentecoste la Chiesa che è in Parma si è radunata in Cattedrale attorno al suo Vescovo per invocare lo Spirito Santo, dono del Signore Risorto alla comunità dei salvati. Un segno e un’esperienza ecclesiale importante, venuta dopo i giorni di intenso lavoro compiuto dalla nostra diocesi impegnata a progettare il proprio cammino pastorale alla luce delle parole del Vescovo di Roma a noi donate nella Evangelii Gaudium. 13 GIUGNO 2014 12 Una comunità che ha invocato nell’ascolto e nel canto, una comunità che ha sperimentato l’essenziale: siamo mandati perché Dio ha mandato a noi il suo Figlio morto e risorto. In ascolto del Libro degli Atti (capp.13.14 e 15) abbiamo seguito la corsa della Parola, come luce che illumina il mondo e che risplende nella notte. La Parola di Dio, annunciata prima nella Sinagoga, giunge come benedizione ai Gentili e prosegue la corsa per condurre tutta l’umanità all’Unico Dio. Una parola che è giunta anche alla nostra comunità, per riscaldare il nostro cuore e rinnovare in noi il desiderio di essere servi e testimoni. Una Parola che è entrata in noi come forza irresistibile: nel mio nome predicate a tutti conversione e perdono! Una Parola che è giunta a ricordarci la bellezza dell’annuncio della fede, bellezza unita a difficoltà e tribolazioni vissute, però, nel rendimento di grazie perché anche nella lotta mai viene meno la Sua sapienza dal cuore. Una Parola che rivela l’amore salvifico di Dio, che annuncia un Dio che libera e salva, che spezza le nostre catene, che ci dona il pane di vita. Una Parola che ci ha provocato, che ci ha scosso risvegliando la consapevolezza che solo dall’ascolto nasce la missione: solo riconoscendo ciò che Dio ha fatto per noi saremo in grado di annunciare in profondità la nostra fede: credere ci manda! L’ascolto delle pagine tratte dal Libro degli Atti si è intrecciato con la nostra invocazione e con la nostra lode nel canto, linguaggio universale e nuovo, per dire “le grandi opere di Dio”, quelle opere e quei segni che, come ha ricordato il Vescovo, sono vicini a noi e che grazie all’azione dello Spirito crescono e si diffondono. E nello Spirito donato, il canto dell’assemblea è culminato nel cantico di lode di Maria che, colma di Spirito Santo, magnifica Dio per ciò che ha compiuto e compie: guarda con te- CRESIMANDI ADULTI.. E FUTURI SPOSI Emanuela Giuffredi NUOVA PARROCCHIA “MariamadredellaChiesa”: unnomeper15comunità L a solennità della Pentecoste, in Cattedrale, è stata caratterizzata anche dal conferimento del sacramento della Cresima a un gruppo di adulti, provenienti da diverse parrocchie, che hanno compiuto insieme il cammino di preparazione. E proprio a loro, in modo particolare, si è rivolto il Vescovo Enrico, sottolineando l’importanza di questa tappa nella loro vita, già proiettata ad un altro sacramento, quello del Matrimonio. Spirito, che ci riempie dei suoi doni, tra cui quello della fede; infatti - come ricorda l’apostolo - nessun può dire Gesù è Signore se non sotto la sua azione. Azione forte e potente nella nostra vita, anche se evidente, perchè agisce attraverso segni ordi- nerezza l’umiltà dei suoi servi, la sua misericordia su quelli che lo temono, ricolma di beni gli affamati, innalza gli umili. Quale forza, novità e bellezza porteremo come Chiesa di Parma nella nostra città quando saremo disponibili alla forza dello Spirito di Dio che dona a tutti senza parzialità, ricorda gli umili e i poveri, e rovescia i potenti dai troni per un mondo di pace. I nari. «Voi riceverete il dono dello Spirito in pienezza con il sacramento della cresima. Lo Spirito non è una cosa che possiamo toccare, ci sono segni che ce lo fanno percepire, ma è inafferrabile. Io vi segnerò la fronte con il crisma e porrò la mia mano su di voi: questi sono segni, attraverso i quali voi riceverete lo Spirito». E poi il riferimento alla loro situazione di vita: «molti di voi ricevono la Cresima in vista del matrimonio. Nessuno più di voi può capire lo Spirito». Il pensiero va alla prima Pentecoste quando, pur parlando lingue diverse, tutti capivano le parole di Pietro…. La diversità non diventa più ostacolo, chiusura, barriera. «Anche voi siete diversi, ognuno di voi due - all’interno della coppia - è un mondo, ma l’amore vi ha fatto e vi fa capire. Nell’amore non perdete la vostra diversità, ma vi intuite e uno diventa la ricchezza dell’altro. Non potete spiegarlo, potete riandare al momento dell’incontro… ma tutto questo che state vivendo non è spiegabile». Ancora l’attenzione alla vita: «Ci saranno anche momenti di difficoltà, di prova, di incomprensione, una strada in salita; voglia il Signore che possiate perdonarvi. Il perdono è dono dello Spirito. Il perdono reciproco fa riscoprire la bellezza dell’incontro e la gioia. Vi chiedo, per non dimenticare il dono che avete ricevuto oggi, di segnarvi l’uno con l’altro sulla fronte o se siete soli di segnarvi la fronte così da invocare lo Spirito e crescere nella fede». l desiderio di intitolare la Nuova Parrocchia di Neviano degli Arduini, Provazzano, Bazzano,Urzano, Antrerola, Mozzano, Lupazzano, Scurano, Lodrignano, Cedogno, Mediano, Ceretolo, Sasso, Campora, Vezzano a Maria, Madre della Chiesa ha spinto le comunità a ritrovarsi in occasione della solennità di Pentecoste, giorno in cui è nata la Chiesa. «Abbiamo così pensato di riunire tutte le parrocchie — spiega il moderatore don Gian Domenico Ferraglia — per vivere insieme un’unica celebrazione, che è stata presieduta dal Vescovo, la vigilia di Pentecoste, sabato mattina». Alla celebrazione è poi seguito un momento conviviale e attività di gioco per bambini e ragazzi. Ogni parrocchia era presente con la croce a stilo, ad indicare — come ha richiamato anche il Vescovo — il fatto che le diverse comunità non vengono soffocate o mortificate, ma si uniscono per camminare insieme. «Il Vescovo, che è rimasto contento di questa iniziativa, ci ha ringraziato e incoraggiato. Ed è stato anche bello che poi abbia ricordato questo passo anche alla sera, durante la veglia». Ricordando a tutti che ogni passo di comunione e di crescita della Nuova Parrocchia è espressione dell’azione dello Spirito. E’ Pentecoste. IL TUO 5xMILLE A CARITAS SANT’ILARIO Anche quest’anno puoi decidere di sostenere le attività, i progetti e i diversi servizi della Fondazione Caritas Sant’Ilario attraverso il Cud o la Dichiarazione dei redditi. Per destinare il tuo 5x1000 a Fondazione Caritas Sant’Ilario, ti basta firmare nell’apposito spazio, indicando il CODICE FISCALE 92128110340. La scelta non ti costa nulla e non è alternativa a quella dell’8 per Mille. Tappasignificativadiquestoriccomesedigiugno.Eil24c’èlaFestadellaChiesa Nomine e incarichi in Diocesi • Don Carlo Silva, in data 13 giugno 2014, è stato nominato Vicario Parrocchiale di Palanzano. • Al M. R. Frà Davide Traina, Priore e Rettore del Santuario B. V. del Santo Rosario di Fontanellato, in data 24 maggio 2014, è stato conferito il mandato di esercitare in ministero di Esorcista nella Diocesi di Parma. • Padre Giovanni Mascarucci, Frate Minore, in data 4 giugno 2014, è stato nominato Assistente Ecclesiastico della sezione di Parma dell’Associazione Amici del presepio. • Padre Renzo Larcher, Saveriano, in data 13 giugno 2014, è stato nominato nel XIII Consiglio Presbiterale Diocesano come membro cooptato. • Don Giandomenico Ferraglia, in data 13 giugno 2014, è stato nominato Legale Rappresentante delle Parrocchie di Corniglio, Agna, Ballone, Grammatica e Villula, rette pastoralmente da don Pierozek Waldemar, Salesiano di don Bosco. • Il Dott. Sandro Maria Campanini, in data 26 maggio 2014, è stato confermato Presidente del Gruppo diocesano M.E.I.C. (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) per il prossimo triennio. MESE DI GIUGNO Intenzioni di preghiera del Vescovo Queste le intenzioni di preghiera del Vescovo per il mese di giugno: Perchè il seme della pace, di nuovo interrato da papa Francesco, cresca e porti frutti. Per i presbiteri, perchè siano santi per servire nella gioia il popolo di Dio. Per i ragazzi, gli animatori, i preti, le suore, che sono impegnati nei grest e nei campi: perchè tutto abbia nel Signore il suo inizio e il suo compimento.3 AGENDA del VESCOVO GIUGNO Giovedì 19 Ore 20,30: alla SS. Annunziata S. Messa e processione Eucaristica verso la Cattedrale. Lunedì 6 ore 8,30: S. Messa per gli operatori della Curia Diocesana. Venerdì 20 Ore 11: a Gaione S. Messa con i presbiteri ordinati nel 1954. da Lunedì 16 a Mercoledì 18 Impegni Cei. Sabato 21 Ore 15,30: in Cattedrale ordinazione presbiterale di due Salesiani. • Monsignor Vescovo riceve in Vescovado previo appuntamento. Tel. 0521.282319, email: [email protected] L’invitodelVescovoallaGiornataEucaristica U L’invito di monsignor Solmi per giovedì 19 giugno Giovedì 19 giugno celebriamo la Solennità del Corpo e Sangue del Signore. C’è una tradizione molto bella a Parma: una intera giornata eucaristica che culmina nella celebrazione della Santa Messa e la processione dall’ Annunciata, il Duomo dell’Oltretorrente, alla Cattedrale. Ci prende un senso profondo di meraviglia, di ringraziamento, di impegno, perché l’Eucaristia è dono che sbalordisce, lascia senza parole adeguate per ringraziare e induce ad una vita di rendimento di grazie che si trasforma in scelte forti. Il segno della processione intercetta bene questi sentimenti perché fa uscire la chiesa e la por- ta con il suo Signore per le strade della nostra città. Vie vuote, oppure affollate di gente distratta, o che esprime sentimenti di rispetto… è la nostra città nella quale il popolo di Dio cammina, opera, annuncia. Invito tutti a questo evento di Grazia, in particolare la celebrazione eucaristica e la processione vedano presenti tutte le componenti della chiesa, soprattutto i giovani delle parrocchie della città, i giovani conciliari, i giovani appartenenti ad associazioni e movimenti, tutti… L’ho chiesto al termine delle tre sere di formazione, lo ribadisco ora. Proprio in Cattedrale abbiamo vissuto un momento di Grazia: la chiesa convocata dall’Eucaristia, una convocazione arricchita dalla parola di tutti coloro che hanno scelto di partecipare. Tanti hanno trasmesso un contributo significativo, edificante. Continuare questa esperienza sinodale attorno all’Eucaristia significa testimoniare e condividere con tutti le ragioni della nostra fede, invitare a conoscerle, per attingere dal Signore la luce e la forza della quale tutti abbiamo bisogno. LA GIORNATA EUCARISTICA Giovedì 19 giugno 2014 Chiesa della SS. Annunziata (Strada D’Azeglio) ore 8.30 • Lodi ore 9 • S. Messa, esposizione del Santissimo Sacramento e adorazione per l’intera giornata ore 10 • Adorazione guidata ore 12 • Ora Media ore 16 • Adorazione guidata ore 18 • Vespri ore 20,30 • CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA PRESIEDUTA DAL VESCOVO ore 21,15 • PROCESSIONE EUCARISTICA (Strada D’Azeglio, Ponte di Mezzo, Strada Mazzini, Strada Garibaldi, Strada Pisacane, Strada al Duomo, Piazza Duomo). Durante tutta la giornata nella Chiesa della SS. Annunziata saranno presenti confessori. chiesa n mese denso, questo di giugno che ha visto concludere, o meglio, compiersi il tempo pasquale con la solennità di Pentecoste e ci accompagna - attraverso quel pedagogo interiore che è la liturgia - a contemplare il volto di Dio. Intrecciati sapientemente con queste tappe, gli appuntamenti della comunità diocesana: dalla tre sere di formazione comune, che si è appena conclusa, alla giornata eucaristica, alla Festa della Chiesa, che si celebrerà il giorno della natività di san Giovanni Battista. Momenti in cui ritrovarci, per esprimere anche visibilmente, l’essere famiglia, per poi uscire, ricevere il mandato di andare, annunciare, testimoniare. Nella vita e nell’impegno di ogni giorno, come nelle tante attività formative che caratterizzano i mesi estivi. Discepoli missionari, chiamati a vivere una fede che ci unisce, ci impegna, ci manda. 13 AL MATTINO, MI PRESENTO A TE! Se “vespri” indica dapprima il legame con l’ora del giorno, la preghiera del mattino porta l’impronta caratteristica dell’azione liturgica che pone in essere: la lode. Lo stupore della lode è al tempo stesso un atteggiamento spontaneo e un dono di Dio. Solo il canto che già risuona nel profondo del cuore può essere offerto in questo “sacrificio di lode” del mattino. TUTTE LE MATTINE DEL MONDO Quando la luce inizia a far arretrare la notte, i credenti si ricordano del primo mattino del mondo: “E fu sera e fu mattina: giorno primo” (Gen 1,5). Dio è creatore di ogni cosa e la creatura loda quel Dio che chiama all’esistenza: Benedite il Signore, opere tutte del Signore (Dn 3,57ss. – domenica I sett.). Ma questo primo mattino non è l’unico. Numerosi mattini hanno reso possibile la lode di uomini e donne al Dio che li aveva risollevati dalle loro colpe, dalle loro debolezze: “Rendete grazie al Signore, perché il suo amore è per sempre!” (Sal 135,1.23 – sabato II sett.). Allo stesso modo, ogni mattino comincia una nuova vita illuminata dal “Sole che sorge dall’alto” (cantico di Zaccaria, Lc 1,78). MATTINO DI PASQUA Fin dalle origini la Chiesa ha celebrato l’apparizione della luce al mattino, non per la luce stessa, ma perché ha riconosciuto nella luce che nasce nel mattino il simbolo di Cristo che risorge all’alba di Pasqua. Il mattino di Pasqua dà tutto il suo significato alla lode cristiana. È in questo mattino unico che si rivela ciò che “è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi” (Sal 117,23 – domenica II sett.). In questo mattino la lode assume un colo- re nuovo... Oggi, al sorgere del mattino, è Cristo che apre le nostre labbra per cantare in noi la gioia della salvezza… LODE SULLE NOSTRE LABBRA L’ufficio del mattino mette insieme questi diversi elementi portatori di lode. […] Questo giorno che per noi inizia è segno del “Giorno” della sua venuta nella gloria già in germe nel grande giorno di Pasqua. La lode non sarebbe piena senza il gioco dei salmi che intessono legami sotterranei con tutte le sofferenze umane, per farla sgorgare purificata dalle nostre labbra in preghiera: “Dall’aurora io ti cerco” (Sal 62,2 – domenica I sett.); “È bello rendere grazie al Signore” (Sal 91,3); “Rendimi la gioia della tua salvezza” (Sal 50,14). Se la Parola di Dio viene a confermarci nella fede, il cantico evangelico pone decisamente il nuovo giorno sotto lo sguardo di Dio: “Benedetto il Signore Dio d’Israele”. Troviamo qui un gioioso invito a riconoscere l’opera di Dio che si compie oggi e sempre e che determina le intenzioni di preghiera. Il giorno tutto intero è posto nelle mani del Padre, del Figlio e dello Spirito. Bénédicte Ducatel (2 - fine) 13 GIUGNO 2014 Racconto e ricordo: espressioni importanti per la memoria. Racconto che nel 1568 nasce, a Castiglione delle Stiviere, Luigi Gonzaga, figlio primogenito del marchese di quella città, principe del Sacro Romano Impero. Nel 1585 Luigi Gonzaga entra nella Compagnia di Gesù, rinunciando a tutti i privilegi di principe che gli spettano di diritto. Racconto che nel 1591 Luigì Gonzaga muore all’età di 21 anni, per avere soccorso gli ammalati di peste, contagiato dalla stessa malattia. Racconto che nel 1726 Luigi Gonzaga fu canonizzato da Benedetto XIII e proclamato patrono dei giovani e degli studenti. Da questo racconto ha inizio un’altra storia. Nel 1700 viveva a Parma una “certa” Rosa Orzi. Pur essendo molto povera, sapeva leggere e scrivere: aveva imparato in una nobile famiglia, presso la quale prestava servizio. Rosa Orzi accoglieva nella sua piccola casa, sostenendole con il suo lavoro, alcune bambine povere: insegnava loro a leggere e a scrivere, le faceva crescere nella fede, le educava al lavoro e le accompagnava nella crescita finchè trovassero il loro posto nella vita: per loro fu madre e maestra. Rosa Orzi aveva posto le sue bambine sotto la protezione di San Luigi Gonzaga: la gente di Parma cominciò così a chiamarle “Luigine”. E Luigine è diventato il nome delle Maestre che, consacrando la loro vita al Signore, vollero continuare l’opera, lungimirante per quel tempo, di Rosa Orzi. Dal racconto al ricordo. Ricordo di una lunga tradizione di Luigine consacrate ed educatrici che hanno sostenuto la fede e la crescita culturale di tanti ragazzi e giovani della nostra città. Ricordo di uno stile educativo tipico delle Luigine, che hanno sapientemente trasmesso alle studenti che si sono formate presso di loro e che, a loro volta, hanno portato nelle scuole e nelle loro famiglie; ricordo vivo e commosso di tanti che, cresciuti con le Luigine, ancora oggi esprimono con la vicinanza e l’affetto alle loro maestre, gratitudine e riconoscenza. Perciò come ogni anno nella memoria di San Luigi, le Suore Maestre Luigine invitano alunni, ex alunni con le loro famiglie, amici e comunità alla celebrazione Eucaristica che si terrà sabato 21 giugno, alle ore 11 nella cripta della Cattedrale. Sarà l’occasione per ricordare chi ha lasciato un segno profondo nella realtà educativa di Parma; sarà l’occasione per pregare insieme affinchè questo segno possa rimanere vivo. (LB) L’Eucaristia, dono che sbalordisce La forza del rito San Luigi Gonzaga, racconto e ricordo Ufficio liturgico IL 21 GIUGNO LA RICORRENZA DELLE LUIGINE SCUOLA/1 Alle religioni attraverso le culture IprogettideicomprensividiFornovoediValceno fedi L 14 a prospettiva interculturale nell’insegnamento delle religioni è l’approccio utilizzato in due progetti pluriennali svolti nell’istituto comprensivo Val Ceno di Varano Melegari e dell’Istituto comprensivo di Fornovo Taro, retti dal dirigente Marco Pioli. Il percorso si è svolto nelle scuole dell’infanzia e nelle 3a, 4a, 5a primaria del comprensivo Valceno e nelle scuole dell’infanzia e primaria di Riccò, infanzia di Ghiare di Berceto e di Solignano. Ideatrice e coordinatrice è l’insegnante di religione cattolica Rosa Sorrentino — laureata in filosofia con indirizzo psico-pedagogico e diplomata in Scienze religiose — che nella scuola primaria si è avvalsa della collaborazione della collega Filomena Bartoletta e ha coinvolto insegnanti di altre discipline e dell’ora alternativa. Sono state interpellate anche le Comunità religiose a cui le famiglie aderiscono e il Forum interreligioso “4 ottobre” che raduna le confessioni monoteiste e i cui membri hanno partecipato anche agli incontri finali. «L’idea di questo percorso — spiega Sorrentino – nasce da un dato di fatto: la presenza sul territorio di un alto numero bambini di religione islamica, soprattutto nella scuola dell’infanzia, e di altri bambini di fede pentecostale che non si avvalevano dell’irc, e la necessità di favorire una conoscenza reciproca che portasse all’identificazione dei tratti specifici di ogni cultura e degli elementi comuni che caratterizzano l’umanità, anche dal punto di vista religioso». Per la primaria sono stati uti- SCUOLA/3 SCUOLA/2 CoinvoltiimembridelForuminterreligioso“4ottobre”eigenitorideglialunni lizzati libri sulle religioni, dvd e i testi sacri delle diverse fedi, e agli incontri in classe si sono aggiunte visite ai luoghi di culto. Nella scuola dell’infanzia il filo conduttore è stata la storia di Gibì e Doppiaw, quindi il discorso sulla relazione e le emozioni attraverso laboratori di gioco, canto, danza. «Abbiamo voluto coinvolgere anche le famiglie facendo loro conoscere esperienze come il Laboratorio famiglie per aiutarle a costruire un buon vicinato e relazioni di aiuto che mettano in circolo le loro competenze». L’insegnante trasmette gioia per l’esperienza vissuta: «Lavorando con i bambini sono più le cose che ho imparato che quelle che ho insegnato. Ho scoperto la sensibilità e la bellezza che Dio ha espresso in ognuno di loro. Anche attraverso il Forum i bambini hanno capito la fortuna di scoprire il mondo dell’altro»» A fine anno nei plessi si sono svolti incontri a cui sono intervenuti membri del Forum interreligioso, persone impegnate nel volontariato e genitori. Bruna Codeluppi, che ha partecipato per la Chiesa avventista, è soddisfatta dell’esperienza: «Ho apprezzato la disponibilità delle insegnanti e del dirigente scolastico; da parte dei bambini ho notato molto entusiasmo e coinvolgimento. Soprattutto a Riccò, dove risiedono molti musulmani e pentecostali, ho trovato un buon livello di in- tegrazione; le insegnanti sono state molto brave a coinvolgere i genitori nel discorso interculturale e interreligioso. La ricerca di unità che ha rispettato le individualità». Per Maria Augusta Favali, che ha partecipato con altri membri della Comunità bahà’ì, «è stata un’esperienza molto bella, fortemente sostenuta dal preside. Mi ha colpito come questi ragazzini fossero attenti, e le tante domande che ci hanno rivolto. Diversi bambini di fede islamica hanno raccontato con giusto orgoglio il fatto di essere divenuti gli insegnanti di italiano delle proprie mamme; tutti hanno recepito il discorso della pace che ha alla base la regola d’oro: “fa’ agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”. Io ho regalato loro delle copie del calendario di “Religions for peace” e ho parlato dei principi della nostra fede». Luciano Mazzoni, coordinatore del Forum, mette in luce l’importanza del lavoro d’equipe: «L’iniziativa ha motivato molto alcune insegnanti che hanno inserito i temi nel curriculum. E’ degno di nota l’approccio a partire dal vissuto e dalle culture per poi arrivare all’elemento religioso in una visione comparativa. Con soddisfazione abbiamo sentito i dialoghi dei bambini delle elementari che si sono espressi con maturità rispetto al tema dell’unicità di Dio e sull’uguaglianza di diritti e libertà. Un altro importante aspetto è stato il coinvolgimento dei genitori, in particolare quelli della scuola dell’infanzia sulle abitudini alimentari delle diverse tradizioni». Laura Caffagnini Lapraticadeldialogo all’AlbertelliNewton U na giornata di dialogo interreligioso con scambi tra classi e i rappresentanti di Comunità religiose del parmense ha coronato all’Istituto comprensivo Albertelli Newton un percorso didattico quinquennale che ha coinvolto le classi quinte della primaria. L‘ha ideato l’insegnante di religione Monica Nizzoli che con la collaborazione della collega Gina Pace e in sinergia con l’Ufficio scuola diocesano ha svolto il programma che ha previsto lo studio e l’avvicinamento alle maggiori religioni mondiali con un’osservazione sulle Comunità locali «Nelle classi abbiamo bambini cattolici, ortodossi e musulmani. Molti di loro facevano una materia alternativa all’ora di religione cattolica e io ho pensato di coinvolgerli attraverso un progetto allargato con l’approvazione di don Marco Uriati, direttore dell’Ufficio scuola diocesano. Molti bambini e famiglie hanno risposto e aderito alla proposta». Le insegnanti hanno interpellato il pastore avventista Daniele La Mantia, che ha il figlio nminore alla Newton, e il coordinatore del Forum interreligioso di Parma, Luciano Mazzoni, per prendere contatti e costruire una Giornata ad hoc. Vi hanno partecipato la monaca Rosella Myoren Giommetti del Monastero zen Fudenji di Bargone, Giorgio Yehuda Giavarini, presidente della Comunità ebraica, il pastore Daniele La Mantia, don Enrico Rizzi, insegnante di religione cattolica, Imad Moussalit, imam della Comunità islamica di Parma. Ognuno ha descritto il luogo di culto della propria fede e ha ampliato il discorso. «Con questa Giornata ho voluto fare un regalo ai miei ragazzi — continua Nizzoli — . C’è stata una cerimonia di apertura con una danza che esprimeva pace e felicità, poi la recita di una filastrocca delle religioni inventata dai bambini stessi che hanno poi intervistato i rappresentanti con i quali hanno avviato un dialogo bello e spontaneo. Nel finale i ragazzi hanno ancora danzato e cantato la canzone “Volare” che dice “un sogno così non tornerà più”: l’esperienza è stata indimenticabile ma noi speriamo di continuare. E’ la prima volta che vivo una Giornata così e ne sono molto soddisfatta. L’abbiamo preparata con attenzione, coinvolgendo le famiglie a cui abbiamo esposto il nostro progetto. Da questi piccoli passi speriamo di raggiungere l’esito di una scuola aperta a tutti». (l. c.) DueexaequoaGropparelloeaCarpaneto.MenzionespecialeaMedesano La Shoah, il dovere della conoscenza PremiateaSoragnaleclassichehannoapprofonditol’ebraismo 13 GIUGNO 2014 U n minuto di silenzio per ricordare le vittime della strage al Museo ebraico di Bruxelles e in segno di solidarietà con la Comunità Ebraica del Belgio ha inaugurato nella sinagoga di Soragna la cerimonia di premiazione della V edizione del concorso per le scuole “Shevilim - percorsi di studio e di approfondimento della cultura ebraica”. La Comunità ha istituito l’iniziativa consapevole che «l’incontro e la conoscenza da parte delle giovani generazioni del patrimonio culturale e religioso ebraico è l’unico vero strumento per demolire quel pregiudizio che è base della violenza aberrante che continua ad abbattersi contro gli ebrei e contro i nostri luoghi di culto». L’evento organizzato il 1° giugno al Museo Ebraico “Fausto Levi” è stato presentato dal presidente della Comunità ebraica di Parma, Giorgio Yehuda Gia- SHEVILIM • I vincitori del concorso sull’ebraismo: Gropparello, ex aequo con Carpaneto, e Felegara-Sant’Andrea (Medesano), menzione speciale. varini, che ha dato la parola al sindaco di Soragna, Salvatore Iaconi Farina, e al neo onorevole Giorgio Romanini, assessore alle politiche scolastiche della Provincia di Parma. Queste istituzioni sostengono l’iniziativa — hanno detto i due rappresentanti — per l’alto valore che rappresenta la coltivazione della memoria nello scongiurare tragedie come è stata quella della Shoah e per il grande contributo che la cultura ebrai- ca ha dato e dà alla vita locale e nazionale. Giavarini ha sottolineato l’interesse e le profonde motivazioni che traspaiono dagli elaborati ricevuti che sono stati prodotti da diversi istituti scolastici delle province di Parma, Cremona e Piacenza. Sono ricerche di gruppo o individuali compendiate in supporti cartacei o digitali. La giuria ha attribuito due premi ex aequo alla classe 3°A della Scuola secondaria di primo grado Marenghi di Gropparello, afferente all’Istituto comprensivo di Carpaneto Piacentino, per l’elaborato digitale “Ebrei e cristiani, dall’ostilità al dialogo”, realizzato con l’insegnante di religione Maria Cristina Vaghini, e alle classi 3°A, 3°B, 3°C della Scuola primaria di Carpaneto Piacentino, per l’elaborato “Pesach, la Pasqua ebraica”, realizzato con l’insegnante Maria Antonietta Benedettelli. Una menzione speciale è andata alle classi 4° delle primarie di Felegara e di Sant’Andrea Bagni dell’Istituto comprensivo di Medesano, seguite dalle insegnanti Marisa Vaccari e Isabella Fieni, che hanno presentato una ricerca interdisciplinare sulla Shoah, realizzata analizzando narrazioni e filmati, compendiata poi in un libro. Dei due lavori premiati è stata sottolineata l’originalità delle ricerca sulle origini dell’ostilità antigiudaica, e il carattere esperienziale della ricerca sulla festa di Pesach. Nel ritirare il premio con la classe, la professoressa Maria Cristina Vaghini ha spiegato: «Da anni cerchiamo di vivere la Giornata della memoria come momento significativo, da qui è partita una riflessione che ci ha portato a realizzare questa ricerca. Abbiamo cercato di vedere come nasce il disprezzo verso gli ebrei, come l’accusa di deicidio e certe visioni distorte della realtà abbiano portato a questa situazione di discriminazione. La nostra analisi ha considerato però anche il tentativo di dialogo che si è sviluppato soprattutto dopo il Concilio Vaticano II con papa Giovanni Paolo II e ora con papa Francesco che con l’Evangelii gaudium ha sostenuto l’importanza della riscoperta delle nostre radici ebraiche. Come testi abbiamo esaminato i “Dieci punti di Seelisberg” elaborati da Jules Isaac, e la Nostra Aetatate. Inoltre abbiamo recepito la testimonianza dei Giusti tra le nazioni che hanno dimostrato che prima di essere ebrei o cristiani siamo persone. Tutto questo parte dal concetto di Primo Levi che se capire certi eventi è impossibile, conoscere è doveroso». Al termine della cerimonia Giuseppe Gaiani ha recitato alcune favole di I.B. Singer intervallate dalle musiche del maestro Riccardo Joshua Moretti eseguite da Carlo Barizzi. L. C. Corruzione,larispostaèlacertezzadeldiritto,pertutti A vecchia, impostare una seria politica di investimenti. Prima di tutto proprio sulle infrastrutture, che da sempre sono uno dei volani dell’economia oltre che un essenziale tessuto connettivo del sistema paese. Basta ricordare la telefonata notturna tra due malfattori in colletto bianco dopo il terremoto dell’Aquila, in cui vedevano semplicemente un’occasione di appalti, da conquistare per via di relazioni. Più banalmente in questi giorni di mondiali di calcio basta ritornare a Italia ‘90: venticinque anni fa, di fronte ad un evento che pure coglieva l’Italia in una fase rutilante, lungi dal diventare l’occasione per creare un serio sistema di infrastrutture sportive, la (scadente) ristruttura- zione degli stadi fu semplicemente il pretesto per un’ordinaria abbuffata con i soldi pubblici. E il pallone è la metafora più credibile dell’Italia. Allora si era alla vigilia di Tangentopoli, che continua ad essere la metafora della nostra decadenza e del disordine nelle relazioni politicaamministrazione-impresa- magistratura, che non si risolve in un perenne ricorso a supplenze o allo stato di necessità e di emergenza o alla retorica moralistica. Bisogna allora inasprire le pene, moltiplicare le leggi, i controllori, le norme? L’alternativa è molto più semplicemente la certezza del diritto, per tutti, politica, amministrazione, imprese, sistema giudiziario. Che ne è, per esempio, del principio costituzionale dell’assunzione per concorso? Chi ha mai detto che la semplificazione amministrativa significa arbitrio? Forse si potrebbe ripartire da qui: la risposta alla banalità della nostra decadenza comincia, altrettanto banalmente, dal corretto funzionamento delle istituzioni. Che poi è quello che hanno richiesto al governo, plebiscitandolo alle urne. Francesco Bonini L’acronimo identifica lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. Si tratta di un ampio territorio mediorientale controllato dai jihadisti impegnati sia contro il regime di Damasco, sia contro quello di Baghdad. Dalla Siria, dove sono impegnati contro il regime di Bashar al-Assad e i ribelli moderati dell’Esercito libero siriano, hanno ampliato la loro sfera di influenza all’Iraq, dove da cinque mesi controllano Falluja, nella provincia occidentale di al-Anbar, e dove da qualche giorno hanno conquistato Mosul, capoluogo della provincia occidentale di Ninivieh e seconda città del Paese. Noti per l’uso di tattiche spiegate e attentatori kamikaze, i miliziani dell’Isis sono guidati da Abu Bakr al-Baghdadi e possono contare su migliaia di jihadisti in Siria come in Iraq, molti dei quali anche occidentali. Gli Stati Uniti hanno già parlato di situazione “estremamente serie’’ e avvertito che i gruppi sunniti jihadisti rappresentano “una minaccia per l’intera regione’’. Il timore dei governi occidentali è quello che il gruppo, che tenta di emulare al-Qaeda, possa superare la rete fondata da Osama bin Laden per livello di violenza. Altra preoccupazione è rappresentata dal ritorno in patria di miliziani occidentali che hanno combattuto tra le fila dell’Isis e che possono rappresentare una minaccia interna. A differenza di altri gruppi impegnati a combattere il regime di Assad, l’Isis lavora per la fondazione di un emirato islamico che comprenda Siria e Iraq. Rispetto alla filiale di al-Qaeda in Siria, il Fronte al-Nusra, vanta inoltre una maggiore facilità di affiliazione per chi ne voglia far parte. L’Isis, inoltre, si rivolge direttamente ai non arabi pubblicando comunicati e diffondendo video su Internet in lingua inglese, o sottotitolati. Aluisi Tosolini lto tradimento, ha detto il presidente del Consiglio, invocando per i corrotti di qualunque colore politico una pedata liberatrice. Bastasse. In realtà il nuovo scandalo, questa volta sul Mose, la più grande opera pubblica italiana, è prima di tutto una rivelazione. Ci spiattella le forme della nostra decadenza nazionale. Nessuno sembra avere il coraggio di dirlo: gli uni perché giustamente oggi serve un po’ di ottimismo per tentare di intercettare una timida ripresa, gli altri perché preferiscono toni molto più aggressivi, speculando sul tanto peggio / tanto meglio. Invece il punto è proprio la squallida banalità della decadenza, tra lussi pacchiani e favori meschini. Chiamare le cose con il loro nome può permetterci da un lato di valutarne l’oggettiva gravità, dall’altro coglierne il rilievo strutturale. È un fenomeno che non scopriamo oggi, tanto che l’opinione pubblica non si meraviglia più di tanto e semplicemente si chiede, dopo Expo e Mose, scandali con nomi esoticomanageriali, quale sarà la prossima puntata di una serie che dura da decenni. E proprio questo piano inclinato di decadenza banale e meschina spiega come da decenni non sia possibile in un’Italia che decade ed in- ISIS terra Banale, meschina, italica decadenza Dizionario delle globalizzazioni Cheneèdell’assunzioneperconcorso?Chihadettochesemplificazionesignificaarbitrio? IlpatriarcaBartolomeoI,l’israelianoShimonPereseilpalestineseMahmoudAbbas,ospitidipapaFrancesco Uomini coraggiosi in preghiera per la pace 15 Tre preghiere U n’oasi di pace e di incontro dove “il fratello custodisce l’altro”: questo è stato, per poco più di un’ora, il giardino tra i Musei Vaticani e la Casina Pio IV, protetto dal caldo e dal sole da due alte siepi, dove i presidenti di Israele e Palestina, Shimon Peres e Mahmoud Abbas, si sono ritrovati per l’Invocazione per la pace in Terra Santa promossa da Papa Francesco, in presenza del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Sullo sfondo, ben visibile, la Cupola di san Pietro. Ai rumori e al chiasso dei pellegrini e turisti hanno fatto da contrappunto le melodie che hanno scandito l’incontro aperto con le parole lette dallo speaker, «Il Signore vi conceda la pace!». Poco prima, in un clima di grande cordialità, Papa Francesco aveva ricevuto i due presidenti, uno a poca distanza dall’altro, Shimon Peres e Mahmoud Abbas, all’ingresso della Domus Santa Marta, intrattenendosi per un breve colloquio. Una cerimonia intensa in cui i rappresentanti di ogni fede, ebraica, cristiana e musulmana, hanno pregato in momenti distinti ma tutti secondo il medesimo schema composto da tre parti: un’espressione di lode a Dio per il dono della creazione, e per aver creato uomini e donne membri di una sola famiglia umana; una richiesta di perdono per i peccati contro Dio e contro il prossimo; un’invocazione a Dio affinché conceda il dono della pace in Terra Santa e renda tutti capaci di essere costruttori di pace. Ogni momento è stato scandito da un breve intermezzo musicale. Lungo i lati del triangolo verde, rabbini, imam, vescovi e cardinali, rappresentanti delle diverse delegazioni, hanno ascoltato in silenzio. Ognuno nella propria lingua seguendo l’ordine cronologico delle religioni, ebrei per primi, cristiani e musulmani. Sono risuonati così versi dei Salmi, la preghiera del Kippur, il «Sabato dei sabati», e di Nahman di Breslavia, «Signore della pace… sia tua volontà porre fine alla guerra e allo spargimento di sangue nel mondo…». Il Libro di Isaia, a scandire il momento cristiano del- l’invocazione, con l’immagine del lupo e l’agnello che pascoleranno insieme, una preghiera di san Giovanni Paolo II letta in italiano e, alla fine in lingua araba, quella dei Cristiani di Terra Santa, la preghiera di san Francesco, «Signore fa di me uno strumento della tua pace». Dalla comunità musulmana è giunta la richiesta a Dio di «suscitare il desiderio di dire la verità, di compiere il bene per il bene di tutti, di tutte le genti, rimuovendo l’ingiustizia degli oppressi in questa terra, nutri il tuo popolo che ha fame, e proteggilo dalla paura, tienilo lontano dal male e da coloro che commettono il male, dagli aggressori iniqui». Il silenzio dei presenti ha accompagnato le letture mentre cresceva l’attesa per le parole di Papa Francesco e dei due presidenti. Cammino di pace «Questo incontro sia l’inizio di un cammino nuovo alla ricerca di ciò che unisce, per superare ciò che divide»: è stato l’esordio del Papa che non cambierà una parola del suo discorso, letto in italiano. «Il mondo - ha affermato il Pontefice - è un’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri antenati, ma è anche un prestito dei nostri figli: figli che sono stanchi e sfiniti dai conflitti e desiderosi di raggiun- gere l’alba della pace; figli che ci chiedono di abbattere i muri dell’inimicizia e di percorrere la strada del dialogo e della pace perché l’amore e l’amicizia trionfino». Ma per fare la pace ci vuole coraggio, «molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo». «La spirale dell’odio e della violenza» si spezza con una sola parola «fratello». Il presidente Peres riprende subito le parole di Francesco: «israeliani e palestinesi desiderano ancora ardentemente la pace. Le lacrime delle madri sui loro figli sono ancora incise nei nostri cuori. Noi dobbiamo mettere fine alle grida, alla violenza, al conflitto. Noi tutti abbiamo bisogno di pace. Pace fra eguali». Ma la pace «non viene facilmente. Noi dobbiamo adoperarci con tutte le nostre forze per raggiungerla. Per raggiungerla presto. Anche se ciò richiede sacrifici o compromessi. Dobbiamo perseguirla per renderla più vicina. È in nostro potere portare la pace ai nostri figli. Questo è il nostro dovere, la missione santa dei genitori». Poi è la volta di Abbas. Forte la sua richiesta di «una pace comprensiva e giusta al nostro Paese e alla regione cosicché il nostro popolo e i popoli del Medio Oriente e il mondo intero possano godere il frutto della pace, della stabilità e della coesistenza… Ti supplico, o Signore, di rendere il futuro del nostro popolo prospero e promettente, con libertà in uno stato sovrano e indipendente. Noi desideriamo la pace per noi e i nostri vicini e cerchiamo la prosperità e pensieri di pace». Un ulivo, piantato a poca distanza dai tre, sancisce il comune desiderio di pace di israeliani e palestinesi. È il momento delle strette di mano cui seguono abbracci e baci tra Peres e Abbas, Francesco e Bartolomeo I. Gesti di pace immortalati dai flash e dalle telecamere di tutto il mondo. I quattro lasciano il giardino ed entrano nella Casina Pio IV per un ultimo momento privato, durato poco più di venti minuti. Risuonano forti le parole del Papa nella sua preghiera per la pace: «Ora Signore aiutaci tu! Donaci tu la pace! Guidaci tu verso la pace!». Daniele Rocchi 13 GIUGNO 2014 QuattroleaderperunfuturodipacificazionetraipopolidiTerraSanta CATECHESI DEL PAPA Nell’udienza di mercoledì 11 il papa ha spiegato che il Timore di Dio «non è avere paura di Lui, bensì è sentirsi come «bambini nelle braccia del nostro papà» Corrotti, mercanti di persone e fabbricanti di armi dovranno rendere conto a Dio C terra ari fratelli e sorelle, buongiorno. Il dono del timore di Dio, di cui parliamo oggi, conclude la serie dei sette doni dello Spirito Santo. Non significa avere paura di Dio: sappiamo bene che Dio è Padre, e che ci ama e vuole la nostra salvezza, e sempre perdona, sempre; per cui non c’è motivo di avere paura di Lui! Il timore di Dio, invece, è il dono dello Spirito che ci ricorda quanto siamo piccoli di fronte a Dio e al suo amore e che il nostro bene sta nell’abbandonarci con umiltà, con rispetto e fiducia nelle sue mani. Questo è il timore di Dio: l’abbandono nella bontà del nostro Padre che ci vuole tanto bene. 16 Quando lo Spirito Santo prende dimora nel nostro cuore, ci infonde consolazione e pace, e ci porta a sentirci così come siamo, cioè piccoli, con quell’atteggiamento - tanto raccomandato da Gesù nel Vangelo - di chi ripone tutte le sue preoccupazioni e le sue attese in Dio e si sente avvolto e sostenuto dal suo calore e dalla sua protezione, proprio come un bambino con il suo papà! Questo fa lo Spirito Santo nei nostri cuori: ci fa sentire come bambini nelle braccia del nostro papà. In questo senso, allora, comprendiamo bene come il timore di Dio venga ad assumere in noi la forma della docilità, della riconoscenza e della lode, ricolmando il nostro cuore di speranza. Tante volte, infatti, non riusciamo a cogliere il disegno di Dio, e ci accorgiamo che non siamo capaci di assicurarci da noi stessi la felicità e la vita eterna. È proprio nell’esperienza dei nostri limiti e della nostra povertà, però, che lo Spirito ci conforta e ci fa percepire come l’unica cosa importante sia lasciarci condurre da Gesù fra le braccia di suo Padre. Ecco perché abbiamo tanto bisogno di questo dono dello Spirito Santo. Il timore di Dio ci fa prendere coscienza che tutto viene dalla grazia e che la nostra vera forza sta unicamente nel seguire il Signore Gesù e nel lasciare che il Padre possa riversare su di noi la sua bontà e la sua misericordia. Aprire il cuore, perché la bontà e la misericordia di Dio vengano a noi. Questo fa lo Spirito Santo con il dono del timore di Dio: apre i cuori. Cuore aperto affinché il perdono, la misericordia, la bontà, le carezza del Padre vengano a noi, perché noi siamo figli infinitamente amati. Quando siamo pervasi dal timore di Dio, allora siamo portati a seguire il Signore con umiltà, docilità e obbe- Il dono del timore di Dio è anche un “allarme” di fronte alla pertinacia nel peccato. Quando una persona vive nel male, quando bestemmia contro Dio, quando sfrutta gli altri, quando li tiranneggia, quando vive soltanto per i soldi, per la vanità, o il potere, o l’orgoglio, allora il santo timore di Dio ci mette in allerta: attenzione! Con tutto questo potere, con tutti questi soldi, con tutto il tuo orgoglio, con tutta la tua vanità, non sarai felice. dienza. Questo, però, non con atteggiamento rassegnato, passivo, anche lamentoso, ma con lo stupore e la gioia di un figlio che si riconosce servito e amato dal Padre. Il timore di Dio, quindi, non fa di noi dei cristiani timidi, remissivi, ma genera in noi coraggio e forza! È un dono che fa di noi cristiani convinti, entusiasti, che non restano sottomessi al Signore per paura, ma perché sono commossi e conquistati dal suo amore! Essere conquistati dall’amore di Dio! E questo è una cosa bella. Lasciarci conquistare da questo amore di papà, che ci ama tanto, ci ama con tutto il suo cuore. Ma, stiamo attenti, perché il dono di Dio, il dono del timore di Dio è anche un “allarme” di fronte alla pertinacia nel peccato. Quando una persona vive nel male, quando bestemmia contro Dio, quando sfrutta gli altri, quando li tiranneggia, quando vive soltanto per i soldi, per la vanità, o il potere, o l’orgoglio, allora il santo timore di Dio ci mette in allerta: attenzione! Con tutto questo potere, con tutti questi soldi, con tutto il tuo orgoglio, con tutta la tua vanità, non sarai felice. Nessuno può portare con sé dall’altra parte né i soldi, né il potere, né la vanità, né l’orgoglio. Niente! Possiamo soltanto portare l’amore che Dio Padre ci dà, le carezze di Dio, accettate e ricevute da noi con amore. E possiamo portare quello che abbiamo fatto per gli altri. Attenzione a non riporre la speranza nei soldi, nell’orgoglio, nel pote- re, nella vanità, perché tutto ciò non può prometterci niente di buono! Penso per esempio alle persone che hanno responsabilità sugli altri e si lasciano corrompere; voi pensate che una persona corrotta sarà felice dall’altra parte? No, tutto il frutto della sua corruzione ha corrotto il suo cuore e sarà difficile andare dal Signore. Penso a coloro che vivono della tratta di persone e del lavoro schiavo; voi pensate che questa gente che tratta le persone, che sfrutta le persone con il lavoro schiavo ha nel cuore l’amore di Dio? No, non hanno timore di Dio e non sono felici. Non lo sono. Penso a coloro che fabbricano armi per fomentare le guerre; ma pensate che mestiere è questo. Io sono sicuro che se faccio adesso la domanda: quanti di voi siete fabbricatori di armi? Nessuno, nessuno. Questi fabbricatori di armi non vengono a sentire la Parola di Dio! Questi fabbricano la morte, sono mercanti di morte e fanno mercanzia di morte. Che il timore di Dio faccia loro comprendere che un giorno tutto finisce e che dovranno rendere conto a Dio. Cari amici, il Salmo 34 ci fa pregare così: «Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce. L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono, e li libera» (vv. 78). Chiediamo al Signore la grazia di unire la nostra voce a quella dei poveri, per accogliere il dono del timore di Dio e poterci riconoscere, insieme a loro, rivestiti della misericordia e dell’amore di Dio, che è il nostro Padre, il nostro papà. Così sia. © Copyright 2014 Libreria Editrice Vaticana LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO AL REGINA COELI DI DOMENICA 8 GIUGNO, SOLENNITÀ DI PENTECOSTE «LaChiesachenasceaPentecostesuscitastupore» 13 GIUGNO 2014 C ari fratelli e sorelle, buongiorno! La festa di Pentecoste commemora l’effusione dello Spirito Santo sugli Apostoli riuniti nel Cenacolo. Come la Pasqua, è un evento accaduto durante la preesistente festa ebraica, e che porta un compimento sorprendente. Il libro degli Atti degli Apostoli descrive i segni e i frutti di quella straordinaria effusione: il vento forte e le fiammelle di fuoco; la paura scompare e lascia il posto al coraggio; le lingue si sciolgono e tutti capiscono l’annuncio. Dove arriva lo Spirito di Dio, tutto rinasce e si trasfigura. L’evento della Pentecoste segna la nascita della Chiesa e la sua manifestazione pubblica; e ci colpiscono due tratti: è una Chiesa che sorprende e scompiglia. Un elemento fondamentale della Pentecoste è la sorpresa. Il nostro Dio è il Dio delle sorprese, lo sappiamo. Nessuno si aspettava più nulla dai discepoli: dopo la morte di Gesù erano un gruppetto insignificante, degli sconfitti orfani del loro Maestro. Invece si verifica un evento inatteso che suscita meraviglia: la gente rimane turbata perché ciascuno udiva i discepoli parlare nella propria lingua, raccontando le grandi opere di Dio (cfr At 2,6-7.11). La Chiesa che nasce a Pentecoste è una comunità che suscita stupore perché, con la forza che le viene da Dio, annuncia un messaggio nuovo – la Risurrezione di Cristo – con un linguaggio nuovo – quello universale dell’amore. Un annuncio nuovo: Cristo è vivo, è risorto; un linguaggio nuovo: il linguaggio dell’amore. I discepoli sono rivestiti di potenza dall’alto e parlano con coraggio - pochi minuti prima erano tutti codardi, ma adesso parlano con coraggio e franchezza, con la libertà dello Spirito Santo. Così è chiamata ad essere sempre la Chiesa: capace di sorprendere annunciando a tutti che Gesù il Cristo ha vinto la morte, che le braccia di Dio sono sempre aperte, che la sua pazienza è sempre lì ad attenderci per guarirci, per perdonarci. Proprio per questa missione Gesù risorto ha donato il suo Spirito alla Chiesa. Attenzione: se la Chiesa è viva, sempre deve sorprendere. E’ proprio della Chiesa viva sorprendere. Una Chiesa che non abbia la capacità di sorprendere è una Chiesa debole, ammalata, morente e deve essere ricoverata nel reparto di rianimazione, quanto prima! Qualcuno, a Gerusalemme, avrebbe preferito che i discepoli di Gesù, bloccati dalla paura, rimanessero chiusi in casa per non creare scompiglio. Anche oggi tanti vogliono questo dai cristiani. Invece il Signore risorto li spinge nel mondo: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21). La Chiesa di Pentecoste è una Chiesa che non si rassegna ad essere innocua, troppo ”distillata”. No, non si rassegna a questo! Non vuole essere un elemento decorativo. È una Chie- sa che non esita ad uscire fuori, incontro alla gente, per annunciare il messaggio che le è stato affidato, anche se quel messaggio disturba o inquieta le coscienze, anche se quel messaggio porta, forse, problemi e anche, a volte, ci porta al martirio. Essa nasce una e universale, con un’identità precisa, ma aperta, una Chiesa che abbraccia il mondo ma non lo cattura; lo lascia libero, ma lo abbraccia come il colonnato di questa Piazza: due braccia che si aprono ad accogliere, ma non si richiudono per trattenere. Noi cristiani siamo liberi, e la Chiesa ci vuole liberi! Ci rivolgiamo alla Vergine Maria, che in quel mattino di Pentecoste era nel Cenacolo, e la Madre era con i figli. In lei la forza dello Spirito Santo ha compiuto davvero “cose grandi” (Lc 1,49). Lei stessa lo aveva detto. Lei, Madre del Redentore e Madre della Chiesa, ottenga con la sua intercessione una rinnovata effusione dello Spirito di Dio sulla Chiesa e sul mondo. Lacrisinonhafattochepeggiorarelostatodisalutedellapopolazione,comeillustraunrapportoIstatdel2013 Periferie esistenziali tra malattia e fragilità RiflessionidalConvegnodipastoraledellasaluteadAbanoTerme grizia dei servizi”, mentre oggi “sta vivendo cambiamenti strutturali evidenti in direzione di un rapido processo di ‘assottigliamento’ o nuclearizzazione che dir si voglia”. Sulla “malattia” come “periferia esistenziale per il bisogno insoddisfatto di attenzione o per la povertà di mezzi a disposizione per affrontarla” si concentra invece don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale della salute. “La situazione nel nostro Paese - lamenta Arice - si sta aggravando: alla fatica della prova della malattia si ag- giunge, per molti, la difficoltà di farsi curare. Al disagio di avere poche risorse economiche si aggiunge la fatica di sopravvivere”. Don Arice fa riferimento al “bisogno di assistenza domiciliare” specialmente per gli anziani, “fetta della popolazione sempre più crescente e bisognosa di cure sanitarie onerose”, come pure all’incremento di “malattie neurodegenerative e della mente”. Parla di “situazione di emergenza” l’Organizzazione mondiale della sanità, riferendosi alla sofferenza psichiatrica, osservando come stia salendo “ai primi posti tra le cause di morte”. Ma è un’emergenza anche quella che riguarda “i giovani feriti dalle ludopatie e da nuove dipendenze”. Tutte queste situazioni, oltretutto, sono “causa di ulteriore disagio - osserva Arice - per un’istituzione tanto fondamentale quanto già sofferente come lo sono le famiglie”. Non si tratta, dunque, solo di pensare agli ammalati negli ospedali, bensì di “mettersi in ascolto attento del territorio”, dove si trovano “vittime del crescente divario tra ricchezza e povertà, e di nuovi - e talvolta disattesi - bisogni di cura”. Alla pastorale della salute è chiesto di “offrire percorsi di cura integrale della persona”, per il corpo e per lo spirito. Infine, il direttore dell’Ufficio Cei pone l’attenzione sulla “riflessione antropologica per promuovere e forse rifondare un nuovo umanesimo, ispirato al Vangelo e alla cultura della vita”. Anche questa è una periferia, che chiede “un rinnovato e sinergico sforzo educativo e culturale”. Francesco Rossi SE IL COSTO DEI MEDICINALI FA AUMENTARE LA POVERTÀ S econdo uno studio della Erasmus University di Rotterdam (Olanda), una parte considerevole, fino all’86%, della popolazione che vive nei Paesi a reddito medio e basso potrebbe cadere in povertà a causa dell’acquisto di comuni medicinali salvavita. Con l’obiettivo di mostrare l’impatto del costo dei medicinali sulle popolazioni più povere, gli autori hanno calcolato il “tasso di impoverimento” relativo a quattro far- maci in 16 Paesi a basso e medio reddito, mettendo a confronto il reddito pro capite giornaliero, prima e dopo l’acquisto di un panel di farmaci che curano patologie comuni tra antibiotici, antidiabetici, antipertensivi, broncodilatatori. I risultati dello studio mostrano che il costo elevato dei farmaci incide inesorabilmente sulle condizioni economiche già precarie dei bassi redditi. Inoltre, il trattamento di condizioni croniche come asma, diabete e malattie cardiovascolari, spesso richiede una combinazione di medicinali che finisce per avere una ripercussione ancora più grave di quanto stimato. I costi dei medicinali dipendono da una combinazione di fattori su cui incidono la ricerca, la tecnologia, la sperimentazione, la diffusione. Se poi parliamo di antitumorali, l’allarme è esponenziale. Nel 2013 la spesa globale per i farmaci anticancro ha toccato quota 91 miliardi di dollari, e cresce al ritmo del 5% annuo. terra N on bastano i “servizi” per affrontare le emergenze sociali, “periferie esistenziali” del nostro tempo. Ciò che serve è un “lavoro di team” che coinvolga tutta la società in un’epoca in cui la fragilità è “un mondo in espansione”. Parola di Fabrizio Oleari, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), che - a margine del Convegno nazionale dei direttori degli uffici diocesani, delle associazioni e degli operatori di pastorale della salute, in corso ad Abano Terme (Pd) illustra la situazione delle “periferie esistenziali” in Italia. È la “salute della persona” il confine che le delimita, concetto più ampio della mera “assenza di malattie”. “Lo stare bene di una persona - rimarca Oleari - dipende da un numero consistente di fattori”: certo, influiscono “agenti infettivi, chimici, fisici” e il “patrimonio genetico”, ma pure “stili di vita”, “condizioni sociali”, “servizi sanitari” e tanto altro ancora. All’interno del confine il comune denominatore - osserva - è la fragilità, “condizione che può essere presente fin dalla nascita o sopravvenire nel corso di una fase di vita; può essere transitoria o (più spesso) permanente”, ma sempre “mina lo stare bene fisico-psichico e sociale”. È “un universo con infiniti volti - spiega il presidente dell’Iss - dietro i quali c’è sempre una storia di sofferenza, di solitudine e, in qualche caso, di mancato accoglimento”: malattia fisica o psichica, senza lavoro e immigrati irregolari, adolescenza inquieta e vecchiaia non autosufficiente. La crisi non ha fatto che peggiorare lo stato di salute della popolazione, come illustra un rapporto Istat del 2013. “Aumentano le disuguaglianze sociali - ricorda in proposito Oleari - nella salute tra gli anziani: le persone over 65 con risorse economiche scarse o insufficienti che dichiarano di stare male o molto male sono il 30,2% (28,6% nel 2005), contro il 14,8% di anziani con risorse ottime o adeguate (16,5% nel 2005)”. In crescita anche le disuguaglianze territoriali (“nel Sud le condizioni di salute peggiorano”). Significativo che “le visite odontoiatriche si riducano del 23%” e del 14,3% delle persone che vi hanno rinunciato nell’ultimo anno “l’85% l’abbia fatto per motivi economici”. Oleari mette in guardia pure dalla tenuta della famiglia, fino a qualche tempo fa “in grado, con il suo lavoro informale, di surrogare la pi- 17 Grandepreoccupazioneperlacrisieconomicaesocialeeladiffusionediideenazionaliste,xenofobeedestremiste Al capezzale di un Continente irrequieto ABruxellesincontrofraistituzionipoliticheeconfessionireligiose Politici e guide spirituali All’inizio dell’incontro tra gli esponenti delle istituzioni comunitarie e i leader religiosi è stato osservato un minuto di silenzio «per ricordare le vittime del tragico attacco al museo ebraico di Bruxelles» del 24 maggio scorso; inoltre è stata adottata una dichiarazione co- mune riguardante Meriam Ibrahim, la donna cristiana sudanese condannata a morte per apostasia. Per l’Ue erano presenti il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, quello dell’Esecutivo, José Manuel Barroso (per entrambi, quasi a termine di mandato e non rieleggibili, si è trattato dell’ultimo rendez-vous), e il vice presidente del Parlamento europeo, László Surján. Sul versante delle chiese la delegazione cattolica era guidata dal card. Reinhard Marx, arcivescovo di Frisinga-Monaco e presidente della Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea), accompagnato dall’arcivescovo di Stra- sburgo Jean-Pierre Grallet e da Margaret S. Archer, presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali. Accanto a loro esponenti – ai massimi livelli – di ebrei, musulmani, indù, sikh e mormoni. Preoccupazioni e valori comuni Nel tracciare un bilancio della discussione dipanatasi tra politici e guide religiose, il capo della Commissione, José Manuel Barroso, ha affermato: «Tutti si sono detti convinti che il momento è delicato», sia per la crisi economica e sociale che attraversa il continente, sia per il diffondersi di atteggiamenti nazionalisti, xenofobi ed estremismi di vario genere. «Sono stati richiamati i risultati delle elezioni» per il Parlamento europeo, dai quali risultano «diffusi motivi di preoccupazione». D’altro canto « sono stati ribaditi i valori comuni su cui si fonda l’Europa» - pace, solidarietà, giustizia, coesione sociale , per i quali le fedi religiose svolgono un ruolo di promozione quanto mai necessario. Lo stesso Barroso ha quindi segnalato altri temi evocati da diversi interventi: la situazione in Ucraina, i rapporti tra Ue e paesi confinanti, la povertà di molte famiglie, il «nodo delle migrazioni», la difesa dell’ambiente, i rapporti tra Europa e gli altri continenti. Risposte concrete ai cittadini Anche il cardinale Reinhard Marx ha offerto alcune chiavi di lettura dell’incontro. A suo avviso «l’Ue riconquisterà la fiducia dei cittadini se saprà trovare soluzioni concrete ai problemi e alle sfide attuali: la disoccupazione, il cambiamento climatico, la migrazione, i negoziati sull’accor- do transatlantico di libero scambio». Proprio all’accordo transatlantico Usa-Ue, il presidente Comece ha rivolto l’attenzione nel suo intervento nel corso del dibattito, puntualizzando che «il libero scambio comporta sempre la possibilità di una maggiore prosperità, ed è quindi cosa buona. Ma il mercato ha bisogno di regole chiare». Per questo, secondo Marx, «i due partner transatlantici, che rappresentano l’Occidente coniato dal cristianesimo, possono con un simile accordo promuovere nell’economia globale norme chiare, eticamente fondate», così che l’accordo diventi «non solo un’opportunità ma una responsabilità speciale». Tra le questioni etiche che si celano dietro l’accordo commerciale, segnala il presidente Comece, vi è innanzitutto la domanda su chi beneficia dell’accordo stesso: esso «serve il bene comune?»; ne beneficiano «solo le nazioni ricche, con ancora maggiori benefici a scapito dei Paesi in via di sviluppo ed emergenti? Oppure si riesce con il libero scambio a creare benefici per i più vulnerabili del mondo?». Appello per Meriam «Esprimiamo sgomento profondo e preoccupazione per la sorte della signora Meriam Yahya Ibrahim, condannata a cento frustate e alla morte per impiccagione con l’accusa di apostasia e adulterio». I presidenti delle istituzioni Ue e tutti i leader religiosi presenti alla riunione di Bruxelles hanno infine diffuso una dichiarazione nella quale sottolineano l’«obbligo internazionale del Sudan di proteggere la libertà di religione e di credo» e «unanimemente invitano le autorità sudanesi responsabili e la Corte d’appello a revocare questo verdetto disumano, rilasciando subito Meriam». Si chiede poi che il governo sudanese, «in linea con i diritti umani universali», abroghi ogni disposizione legislativa che penalizzi o discrimini le persone per le loro convinzioni religiose o nel caso in cui decidessero di cambiare fede religiosa. Gianni Borsa 13 GIUGNO 2014 L a preghiera può favorire la costruzione della pace». La recente iniziativa di Papa Francesco di far incontrare i presidenti palestinese e israeliano, pregando insieme per la pace, è stata evocata il 10 giugno a Bruxelles, nella sede della Commissione Ue, durante l’incontro tra istituzioni comunitarie e rappresentanti delle comunità religiose in Europa. All’annuale appuntamento, definito dall’articolo 17 del Trattato di Lisbona, si è parlato del futuro dell’Europa e dell’integrazione politica, di rapporti tra Ue e «vicinato» orientale e mediterraneo, di crisi occupazionale e sociale. Sullo sfondo il ruolo delle chiese e delle comunità religiose nello spazio pubblico. IN EVIDENZA LeultimeteorieeipregressideglistudisarannoillustratidaMassimoReichlin,filosofomoraledell’UniversitàSanRaffaele L’io, la mente, l’anima. Nuovi orizzoni delle neuroscienze Sabato14il13°incontroorganizzatodalCentrodibioetica“LuigiMigone“ I l Centro di Bioetica Luigi Migone sta affrontando un altro capitolo importante e urgente. Lo spiega il presidente Giorgio Cocconi, che ripercorre il cammino: «Dopo aver richiamato l’attenzione (nei primi nove incontri) su argomenti che si ritenevano “fondanti” per la bioetica e che erano e si ritenevano sostanzialmente ”stabili ai vari tempi” (anche se la discussione evidentemente poneva sempre nuovi problemi e interpretazioni diverse) come, il corpo, la persona, l’autonomia, i linguaggi della bioetica, bioetica laica e bioetica cattolica, la salute, ecc.. , si sono poi affrontati argomenti che si ritengono attuali e fortemente evolutivi come il tema dell’economia (che deve essere certamente messo in rapporto con la grave crisi economica at- MASSIMO REICHLIN cult L 18 aureato in filosofia presso l’Università Cattolica di Milano, si è perfezionato in bioetica presso l’Università degli Studi di Milano e ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Bioetica presso l’Università di Genova. Dall’anno accademico 2002-2003 è docente di Bioetica presso il corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia dell’Università Vita-Salute San Raffaele e dal 2011-2012 docente di Medical Humanities all’International MD Program della medesima Facoltà. Dall’anno accademico 2004-2005 è professore associato di filosofia morale presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, dove insegna Etica della vita, Etica teorica e Storia della filosofia morale. Dal 2002 è membro del Comitato Etico dell’Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele di Milano. tuale) ed il tema della neuro-etica». Disciplina, nella quale « gli straordinari progressi che si sono ottenuti nella conoscenza della struttura e del funzionamento del cervello, che sono certamente ancora evolutivi in quanto non hanno certamente ancora raggiunto un termine, pongono problemi nel capire come funziona il nostro cervello e come in questa funzione sia compresa l’interpretazione della nostra mente, il giudizio anche morale sui nostri atti, l’ interpretazione del nostro io che, per i credenti comprende anche l’anima.…». Sui nuovi orizzonti delle neuroscienze, terrà la conferenza Massimo Reichlin, professore associato di filosofia morale presso l’Università Vita - Salute San Raffaele, Milano, che abbiamo raggiunto telefonicamente. Tre, in particolare, gli aspetti su cui intende soffermarsi, che riguardano i progressi degli studi, ma anche le problematiche connesse. Il primo rigaurda la relazione tra l’attività cerebrale e la scelta, la presa di decisione. «Quello che emerge da questi studi (iniziati a metà degli anni ’80 e poi proseguiti in anni recenti, anche con tecniche diverse e più raffinate), accrediterebbe l’idea che le nostre decisioni consapevoli non sarebbero la causa dei nostri atti, perchè causati antecedentemente da un’attività cerebrale che è indipendente dalla nostra decisione». Come a dire che è il cervello che decide e che non esiste libertà di scelta. Questo, secondo Reichlin, «ha delle applicazioni in campi inquietanti, come nelle situazioni giudiziarie». Che vorrebbe dire arrivare a non poter dimostrare la colpevolezza del- l’imputato. «A livello estremo, il risultato potrebbe essere che la persona non è responsabile, ma è decisa da eventi neurali su cui non ha controllo». Teoria, molto discutibile, che presenta- secondo il relatore - non pochi limiti. Il secondo aspetto è la presentazione di studi che riguardano i giudizi morali. Attraverso una particolare risonanza magnetica, che rileva l’attività per vedere cosa succede nel cervello, quando si è sottoposti e si devono dare giudizi morali. Questo non ha a che vedere con processi razionali, ma piuttosto con le emozioni e i sentimenti. «Quando c’è un dilemma forte, che scatena reazioni morali, decidiamo sulla base di emozioni, mentre il processo razionale interviene in un secondo momento. «Non sembra importante la libera decisione, ma come siamo fatti». Tesi, anche questa, secondo Reichlin, discutibile, anche se non mancano elementi che possono essere importanti. Anche se - altro dato da tener conto - gli studi sono circoscritti a situazioni un po’ bizzarre. Infine la terza problematica riguarda la possibilità di manipolazione della mente: «se di fatto la nostra mente, il modo con cui ragiona, dipende causalmente dal cervello (che noi non controlliamo), è possibile intervenire per manipolare la nostra mente». Possibilità che apre prospettive positive: come, utilizzando strumenti diversi (farmaci, protesi...), si possa stimolare le nostre capacità per produrre una mente più dotata di memoria, di attenzione prolungata. E, nello stesso tempo, può nascondere l’ideologia “trans - umanista”, che propugna l’idea di un uomo bionico, pro- grammato come un computer. «L’approccio a questi temi deve essere sobrio e pridente: c’è da vedere e discernere caso per caso». Ma attraverso la rete c’è il rischio, invece, che accada il contrario, perchè li approdano le concezioni più estremiste. Di qui l’importanza di un incontro, come quello promosso e organizzato dal Centro di Bioetica, per «informare, conoscere, esplorare il problema da un punto di vista morale, cercando di capire e di arrivare ad una riflessione che dovrà coinvolgere la società nel suo complesso». Percorso importante e necessario, perchè «quando queste cose usciranno dalla sperimentazione, se ne possa parlare con pacatezza, senza correre il rschio di aspettare troppo e poi di doverle affrontare con urgenza». IL PROGRAMMA Sabato 14 giugno, ore 9 Auditorium Banca Monte Parma via Bruno Longhi, 7/B Ore 9,30 • Conferenza su: “Neuroetica: è il cervello che decide per noi?” prof. Massimo Reichlin Università Vita-Salute San Raffaele, Milano Ore 10,30 • INTERVENTI PREORDINATI prof. Nicola Cucurachi ricercatore in Medicina Legale, Università di Parma “La psicopatologia ed il libero arbitrio:quale autonomia nei disturbi mentali?” prof. Gian Luca Barbieri ricercatore in Psicologia Dinamica, Univ. di Parma “L’etica tra soggettività e Legge. Alcuni approcci psicoanalitici” Ore 11,10 • Dibattito Ore 12,30 • Conclusioni La Parrocchia di ROCCABIANCA organizza un PELLEGRINAGGIO A LOURDES dal 24 al 28 luglio 2014 partenze possibili da tutte le località della provincia con servizio di navetta gratuito PROGRAMMA 24 luglio 25 luglio 26 luglio 27 luglio 13 GIUGNO 2014 28 luglio • ore 4: partenza, arrivo in serata, cena e pernottamento • ore 21: processione “aux flambeaux” • ore 7: colazione, visita grotta e piscine, pranzo • ore 16: visita Basilica dell’Immacolata Concezione • ore 18: Santo Rosario (diretta tv), cena, flambeaux • ore 7: colazione, piscine, visita cripta della Basilica • ore 15: visita casa di Bernadette, cena, flambeaux • ore 10: Messa internazionale nella Basilica S. Pio X • ore 15: pomeriggio libero • ore 5: colazione e partenza per il rientro costo del pellegrinaggio: 335,00 euro la quota comprende : • viaggio andata e ritorno in bus GT • pensione completa in hotel 3 stelle sup • cena del 1° giorno, pranzo a sacco per il rientro fornito dall'hotel • assicurazione personale e bagagli • ingressi vari per info e prenotazioni telefonare al numero 347.7821156 Laboratoricompiti...anched’estate MusicaebraicainPalatina,coraliaCastelguelfo L’Associazione Culturale Eliot organizza per venerdì 13 giugno alle 21 presso la Sala dell’Assistenza Pubblica (Parma, viale Gorizia 2/A) l’evento “Fra Est e Ovest: quale unità dell’Europa ?”. Interverranno tre esperti che nel loro percorso umano e professionale, allora come oggi, sono implicate nell’Est e nell’Ovest dell’Europa nel tentativo di costruire un inizio di unità che abbia al centro la persona con le sue esigenze di verità, giustizia, e libertà: Alexsandr Filonenko (Università di Charkiv in Ucraina), Luigi Geninazzi (Giornalista e scrittore) e Dino Aquilano (Università di Torino). Il Borgo e Fondazione Tommasini LEGGE BASAGLIA E COSTITUZIONE La Legge Basaglia nasce dentro alla Costituzione e in suo nome è da tutelare. E’ questa la sfida lanciata dal libro “Il pensiero lungo, Franco Basaglia e la Costituzione” di Daniele Piccione, giovane costituzionalista italiano, che sarà presentato a Parma venerdì 13 giugno alle 17 nella Sala Conferenze dell’Ausl alla Casa della Salute di largo N. Palli, 1/b (edificio ex Efsa, v.le Mentana/v. le Fratti). L’incontro – promosso da Il Circolo Il Borgo insieme alla Fondazione Mario Tommasini, con il patrocinio di Ausl di Parma – sarà preceduto dalla proiezione del documentario su Franco Basaglia ”I giardini di Abele”, girato nel 1968 da Sergio Zavoli, che ha anche curato la prefazione del libro di Piccione e che introdurrà l’incontro. Seguirà una tavola rotonda con l’autore Daniele Piccione, Pietro Pellegrini (direttore Dipartimento salute mentale-dipendenze patologiche Ausl Parma) e Giorgio Pagliari (Università di Parma e Senatore della Repubblica). Con Bicinsieme PEDALATA SOTTO LA LUNA PIENA L’associazione Bicinsieme (Fiab-Parma) propone per venerdì 13 giugno una bicilettata serale alla luce della luna piena. Ritrovo alle 21 in via Bizzozero 15; partenza alle 21.15; ritorno verso le 23. Destinazione: Baganzola, una gelateria e la festa della birra: circa 12 km a/r, su pista ciclabile. Quota partecipazione: soci Fiab 1 euro, altri 3 auto. E’ consigliato il casco; obbligatori giubbetto ad alta visibilità e luci di posizione davanti e dietro funzionanti. Il capogita controllerà e escluderà dalla gita coloro che non sono in regola. Per info: [email protected] e 3398123784 (andrea) Il Festival Tanzi nella chiesa romanica POLIFONIA A CASTELGUELFO Il Gruppo “Amici di Castelguelfo”, in collaborazione con la parrocchia di Castelguelfo-Ponte Taro, l’associazione “Famiglia Aperta” e la Camerata Vocale Farnesiana, con il patrocinio del Comune di Fontevivo e la collaborazione del Comune di Noceto, invita al secondo appuntamento della rassegna di musica polifonica sacra che si organizzata nella chiesa romanica di Castelguelfo, gioello artistico recentemente restaurato. Sabato 14 giugno “Rimanete, andate, gioite” AC: SERATA DI PREGHIERA E FRATERNITA’ Venerdì 13 giugno alle 20.45 presso la Parrocchia di Collecchio si terrà la tradizionale serata di preghiera e fraternità dal titolo “Rimanete, Andate, Gioite”, promossa dall’Azione Cattolica di Parma come appuntamento conclusivo dell’anno e rivolta in particolare ai giovani e agli adulti impegnati nel politico e nel sociale. Federico Ghillani ci aiuterà a meditare le parole affidate da Papa Francesco all’Azione Cattolica nell’udienza dello scorso 3 maggio. La serata si concluderà con un momento di festa insieme nei locali della parrocchia. In allegato la locandina della serata. In sede o per email ISCRIZIONI AI CAMPI DIOCESANI DI AC E’ possibile iscriversi ai Campi estivi dell’Azione Cattolica di Parma tutti i sabati mattina, dalle 10 alle 12, presso il Centro diocesano (viale Solferino 25 – Seminario Minore) o inviando il modulo di iscrizione firmato insieme alla ricevuta del bonifico della caparra a [email protected] . er informazioni, moduli e regolamento: www.azionecattolicaparma.com. Responsabili di comunità USMI: ASSEMBLEA DIOCESANA Domenica 15 giugno alle 15.30 presso le Missionarie di Maria - Saveriane (Parma, via Omero 4) le responsabili di comunità sono invitate all’assemblea dell’Usmi diocesana, che avrà come argomenti la verifica e la programmazione pastorale. Giornata a Betania PARMA, UNA CHIESA DEI POVERI PER I POVERI? Il gruppo “Il Concilio Vaticano II davanti a noi” e gli Amici del Cenacolo Diocesano promuovono una Giornata di amicizia e spiritualità a Betania domenica 15 giugno sul tema “Una chiesa dei poveri per i poveri”. Il programma prevede alle ore 9.15 la prima relazione tenuta da don Luigi Valentini su “La Chiesa dei poveri: dal Concilio a Papa Francesco”. Alle 10.30 la presentazione del progetto di ricerca “Il Servizio ai poveri della Chiesa di Parma: Bilanci della Carità”. Alle 11.30 la Santa Messa presieduta da don Valentini. Alle 13: pranzo di amicizia all’Agriturismo “La Sera di San Prospero”. Sul Vangelo di Matteo INCONTRO PERSONE OMOSESSUALI Sabato 21 giugno a partire dalle 17 si terrà l’incontro mensile con persone omosessuali. Concluderemo con i vespri e la cena comunitaria. Per informazioni: 331. 1009837, [email protected] Progetto oratori FESTA DEI GRE.ST 2014 IN PIAZZA DUOMO Martedì 24 giugno in piazza Duomo il Progetto Oratori alle 21 la chiesa ospiterà 4 corali - “Pueri et iuvenes cantores” della Cattedrale di Fidenza, Coro Voci bianche “Musical Dream”, coro di Viarolo e coro “L’incontro musicale” - la cui esibizione rientra nella VII edizione del Festival “Adolfo Tanzi”, organizzato dalla Associazione S. Benedetto di Parma e dedicato a sostenere la campagna “La musica contro il lavoro minorile” promossa dall’organizzazione Internazionale del Lavoro. L’ingresso è libero e gratuito; al termine un piccolo rinfresco concluderà la serata. Mostra collettiva alla Galleria S. Andrea L’ESTATE NELL’ARTE Sabato 14 giugno alle 17.30 nella Galleria S. Andrea (Parma, via G. Cavestro 6) l’associazione Ucai (Unione cattolica artisti italiani) - sezione di Parma invita all’inaugurazione della mostra “Estate”. Si tratta di una collettiva di una ventina di soci del- della diocesi di Parma invita alla Festa dei Gr.Est 2014. Inizio alle con giochi per le strade della città; alle 10.30 animazione in piazza; 11.30: saluto delle autorità e alle 11.45 preghiera con il Vescovo. Info: Barbara Vecchi, 349.5669001, [email protected]. Ritiro spirituale a Gaione GIORNATA PER LA SANTIFICAZIONE DEL CLERO La Commissione per la formazione permanente del presbiterio invita i presbiteri diocesani ed in primis i membri delle Associazioni sacerdotali alla tradizionale mattinata di Ritiro spirituale alla Villa Paganini di Gaione in occasione della Giornata per la santificazione del Clero, nella solennità del Sacro Cuore di Gesù, venerdì 27 giugno con inizio alle 9.30. Il Vicario generale della diocesi don Luigi Valentini aiuterà nella meditazione sul mistero della Divina Misericordia, “cuore del cristianesimo ed anima del nostro ministero” (papa Francesco. Si concluderà con il pranzo alle ore 12. Eucarestia in Cattedrale PICCOLE FIGLIE: APERTURA DEL 150° Le Piccole Figlie dei SS. cuori di Gesù e Maria, in occasione dell’apertura del 150° di fondazione della Congregazione invitano alla celebrazione eucaristica di domenica 29 giugno alle 16 nella Cattedrale di Parma. Il rito sarà presieduto dal vescovo mons. Enrico Solmi. l’associazione ispirata all’estate: al suo ”calore bruciante”, alla luce solare, a campi verdi o dorati dal grano, a placide notti lunari e temporali improvvisi, al mare e ai suoi “abitanti” ... Nelle opere esposte di pittura, disegno, incisione, scultura, ceramica si potranno così riconoscere immagini evocative nate magari dall’infanzia, o dalle letture di poesie di H. Hesse, F.G. Lorca, G. Pascoli, o semplicemente dalla fantasia di giochi creativi delle autrici e autori stessi. La mostra rimarrà aperta fino al 26 giugno ad ingresso gratuito con i seguenti orari: da martedì a sabato 10-12 e 16-19; domenica 16-19; lunedì chiusura. Alla Biblioteca Palatina CULTURA EBRAICA: TESTI E CONCERTO Domenica 15 giugno a partire dalle 9.45 la Sala Maria Luigia della Biblioteca Palatina di Parma (palazzo della Pilotta) ospita il Convegno internazionale “Hebraica Parmensia” in memoria di Giuseppe Baruch Sermoneta, con relazioni su Libri e manoscritti degli ebrei d’Italia: le recenti scoperte, Spazi negoziati, luoghi condivisi: ebrei e cristiani nel Parmense nei secoli XVI-XIX, Esempi di liturgia ebraica italiana nei frammenti ritrovati nell’Archivio di Stato di Parma). Alle 14.30 verrà offerto un concerto di musiche ebraiche a cura di Ensemble Salomone Rossi , con Caterina Trogu Roehrich, soprano; Lydia Cevidalli, violino; Marlise Goidanich, violoncello; Diego Cantalupi, tiorba. In programma musiche di Salomone Rossi (1570-1630), G. G. Gastoldi (15551609), B. Marcello (1686-1739). Alle 16 nella Galleria Petitot inaugurazione della mostra di frammenti di antichi manoscritti ebraici recentemente scoperti nell’Archivio di Stato di Parma, affiancati ai più significativi manoscritti ebraici conservati alla Palatina. La mostra resterà aperta fino al 14 agosto e dall’1 al 12 settembre. Info: ww.facebook.com/BibliotecaPalatina (sezione “Eventi”). All’Officina Samarcanda CENTRO ESTIVO PER 11-14ENNI Dal 9 giugno al 25 luglio presso l’Officina Samarcanda, crocevia delle differenze (Parma, via Bandini 6) si svolge il Centro estivo per 11-14enni accreditato dal Comune di Parma e realizzato in collaborazione con il Progetto Oratori della Diocesi di Parma. Il centro estivo è rivolto a ragazzi e ragazze, italiani e stranieri, anche appena arrivati in Italia, e prevede laboratori linguistici di italiano (L2) per neo-arrivati; sostegno nei compiti; laboratori di attività manuale, espressiva e corporea; giochi di gruppo; uscite in città e fuori città. Sarà aperto il lunedì, martedì, mercoledì e giovedì dalle 15 alle 19, e il venerdì dalle 9 alle 17. Info e iscrizioni: 0521.463725 (pomeriggio), 340.8582388, samarcanda@ coopeide.org. Volontariato-famiglie-territorio memo QUALE UNITÀ DELL’EUROPA? 19 LABORATORI COMPITI APERTI D’ESTATE Continua anche d’estate a Parma il progetto Laboratorio Compiti, che valorizzando le risorse del volontariato viene incontro alle famiglie che chiedono supporto scolastico per le loro figlie e figli, in particolare della Scuola Primaria. Il calendario completo dei luoghi e dei periodi dei laboratori si trova su www.famiglia.comune.parma.it/. Coordinata dall’associazione LiberaMente, l’iniziativa sostiene l’alleanza fra famiglie, scuola e territorio in un clima disteso e informale. Le famiglie stesse possono non solo fruire del progetto portando i propri bambini e bambine ai laboratori, ma anche che dare un apporto mettendo a disposizione tempo e competenze. Chiunque voglia avere maggiori informazioni voglia aderire al progetto voglia mettere a disposizione il suo tempo voglia portare i propri bambini ai laboratori può contattare la referente: Mariaelena Velicogna nei giorni feriali, in orario ufficio, al n. 366.3535236, oppure scrivere a: [email protected]. IMPRESA COSTRUZIONI EDILI SPECIALIZZATA NEL CONSOLIDAMENTO E RESTAURO DELLE STRUTTURE IN MURATURA E LEGNO Dondi Mimmo & Figli s.n.c. VIA VERDI, 55 - SAN SECONDO P.SE (PR) - Tel. 0521.873570 • 340.4621418 Email: [email protected] • www.costruzioniedilidondi.it 13 GIUGNO 2014 Tavola rotonda del Circolo Eliot dal 20 giugno contenuti informazioni accessibile multimediale 13 GIUGNO 2014 ancora vieni a scoprire 20 Il 20 giugno arriva Vita Nuova Più, la nuova versione online del settimanale della Diocesi di Parma. Pagine tutte a colori, photogallery, video, link. Tutto dal nostro sito www.diocesi.parma.it/vitanuova E potrai leggere Vita Nuova anche su tablet e smartphone, con le nuove app gratuite scaricabili da Google Play (per dispositivi Android) e App Store (per dispositivi Apple).
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