QI_Marzo-Aprile File - Giovani Imprenditori di Confindustria

#marzo_aprile 2014
LA RIVISTA NAZIONALE DEI GIOVANI IMPRENDITORI
QUALE IMPRESA
IN PRIMO PIANO
ALBERTO MANTOVANI
ANGELO PETROSILLO
CORRADO FORMIGLI
Alberto orioli
past president gi
ANNA MARIA ARTONI
IL
FUTURO
RINASCE
CON NOI
Una copia € 4,10 - Anno XLI - n. 3-4 Marzo/Aprile 2014 - Contiene I.P.
SPECIALE
ASSISE
2014
SPECIALE
FRECCE TRICOLORI
SOMMARIO MARZO|APRILE|2014
EDITORIALE
past president GI
02 Il Direttore
03 Il vice
04 Il Presidente
38
giovani e donne
per investire sul futuro
di Enrico Accettola
dal territorio
42
SPECIALE ASSISE
06 IL futuro rinasce CON noi
augustawestland,
Quando l'italia sa ancora volare
di Eleonora Merlo e Luca Donelli
di Enrico Accettola
in primo piano
18
queGLI straordinari rompiscatole
che salveranno la ricerca
di Giulia Bertagnolio
22 sempre contro corrente
26 una squadra unita
di Alessia Passacantilli
fa grande un'impresa
di Enrico Accettola
30
imprese impossibili
con l'italia nel cuore
di Enrico Accettola
34 oltre il clichè
di Giulia Bertagnolio
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editoriale
IL DIRETTORE
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02
• Jacopo Morelli: Nuovo Presidente dei Giovani di Confindustria
strategia aziendale • Speciale Capri 2011: Alziamo il volume
imprenditoriale? Una questione di ecosistema • SETH GODIN
• EMMA JONES: C'è un imprenditore in ognuno di noi • SIAMO IN PRI
• NOURIEL ROUBINI: Imprenditori, ci sono 2,5 miliardi di Chindians
sviluppo, lavoro: unire l’Europa, rafforzare l’Italia • ENRICO GIOV
innovare, internazionalizzare: l’uomo dell’acciaio e la sua ricetta
• SCATENIAMOCI: Liberiamo l’Italia da vincoli e catene
X X VIII Convegno di Capri per Napoli • IL MESSAGGIO A
L'ultimo mio editoriale è un elenco di
titoli. Sono i titoli delle diciotto “Storie
di copertina” - interviste, confronti,
colloqui, argomenti sviscerati che ci hanno accompagnato in
questi tre anni in cui scegliere i
personaggi e le notizie, selezionare
gli eventi più significativi tra quelli
che si dipanavano accanto al nostro
cammino, è stato un prezioso lavoro
di squadra. Tanto importante perchè
condiviso. Le “Storie di copertina”
hanno affiancato la nostra storia.
Dopo aver rispolverato QI tre anni
fa, modificato il logo, aggiornato
la linea editoriale, avergli dato un
indirizzo preciso, ora ne lascio il
timone, l'esperienza condivisa e
la linea guida futura. L'eredità di
QI è importante, e sono certo che
chi verrà dopo di me saprà tenere
il passo e anche migliorarlo. Così
potrà continuare ad essere terreno
di confronto e punto di riferimento
autorevole. Per tutti.
Enrico Accettola
IL VICE
[email protected]
onfindustria • Get up, Startup! • Ram Charan: il guru della
volume diamo voce al futuro • daniel isenberg: Il successo
N: nell’epoca delle tribù il vero successo è il fallimentO
IMA LINEA: EUROPA, innovazione e LEGALITà i principi da difendere
indians che vi aspettano! • EUROPE UNDER PRESSURE - Integrazione,
VANNINI: L’Italia che dà i numeri • GIANPIETRO BENEDETTI - Liberare,
ricetta per l’Italia • GIORGIO SQUINZI: Vorrei un’Italia senza catene
catene • CITTà DELLA SCIENZ A • DIAMOCI UN TAGLIO:
AI GI DI PAPA FRANCESCO • IL FUTURO RINASCE CON NOI
Siamo in un momento di grandi e
piccoli cambiamenti: in Italia, nel nostro
Movimento e personali. I cambiamenti
sono sempre positivi per un ottimista,
spesso difficili ma sicuramente
emozionanti. Questo è il mio ultimo
editoriale in un percorso che mi ha dato
la possibilità di esprimervi le mie idee, i
miei pensieri e i miei punti di vista. Ho
ricevuto molti complimenti e qualche
critica costruttiva, ho scritto molti
articoli e intervistato molte persone
e ho avuto modo di leggere tante
esperienze che abbiamo pubblicato
su questo meraviglioso strumento di
comunicazione che è QI. Vi lascio alla
lettura di questo nostro ultimo numero
ringraziando tutti quelli che ci hanno
aiutato e che ci hanno seguito. Faccio
i miei migliori auguri a chi prenderà
in eredità questa rivista che continua
a testimoniare il nostro Movimento e
l’impegno e la costanza dei Giovani
Imprenditori, e che sono certo porterà
avanti con la stessa energia e la passione
che io ed Enrico abbiamo messo in
questi anni.
Matteo Giudici
03
editoriale
IL PRESIDENTE
Tre anni fa, quando il Movimento ha voluto darmi la straordinaria responsabilità di esserne il Presidente, ci siamo
dati un obiettivo: lavorare insieme per rendere l’Italia più libera, forte e orgogliosa. Sono stati anni difficili, di crisi
economica e istituzionale. Eppure, mentre i governi cambiavano, il Pil scendeva e la fiducia del Paese sembrava
vacillare, c’è chi ha sempre conservato l’entusiasmo e la tenacia per fare impresa e diffonderne i valori.
04
Chi ha creduto nell’Italia e ci crede
ancora. Lo abbiamo fatto nelle
nostre aziende, come imprenditori
e come giovani che non hanno
smesso di investire nell’innovazione
e vincere la concorrenza globale
trascinando l’export e sostenendo il
mercato interno. Lo abbiamo fatto
come Giovani Imprenditori. Perché
noi non siamo solo un’associazione,
un gruppo di persone che si associa
per tutelare i propri interessi.
Noi siamo un Movimento, perché
insieme ci muoviamo. Anzi corriamo.
E in questa corsa poggiamo le
pietre della strada che vogliamo far
percorrere alla società intera. Le
nostre pietre sono fatte non solo di
PIL e di posti di lavoro ma di proposte
e di coraggio. Di visione. Se oggi
abbiamo un sistema previdenziale
moderno, se il fisco “da confisca”
e la disoccupazione giovanile sono
diventati un allarme sociale a cui
rispondere
con
provvedimenti
concreti, se le start up sono al
centro dell’agenda industriale, se
abbiamo una classe politica più
giovane e motivata, è anche merito
nostro. Di chi ha voluto “guardare
lontano per vedere oltre”, stando
sempre “in prima linea”, pronti a
“scatenarsi” e scatenare le forze
sane del Paese. Abbiamo cambiato il
modo di fare i nostri Convegni e li
abbiamo portati nei luoghi simbolo
dell’Italia che vuole rinascere dopo
le difficoltà, dalla Mirandola del
terremoto alla Napoli del rogo
di Città della Scienza. Abbiamo
trasformato l’interlocuzione con la
politica, senza fare sconti, perché
era giunto il momento di “darci un
taglio”. Insieme ai nostri colleghi
di Francia, Spagna e Germania,
abbiamo riscritto una Europa che
non può restare “under pressure”
ma deve diventare spazio di crescita
comune. Siamo stati fucina di idee e
fabbrica di iniziative e proposte nei
nostri Comitati tecnici. E in questo
lungo percorso a raccontarne le
sfide c’era sempre Quale Impresa,
che è cambiata insieme a noi: al
Comitato di Redazione, al Direttore
Enrico Accettola ed al Vice Direttore
Matteo Giudici, il merito di aver
reso la nostra rivista più fresca e
autorevole, di aver trasformato il
modo di comunicare dei GI, di aver
ospitato voci autorevoli come quelle
di Nouriel Roubini, Seth Godin,
Daniel Eisenberg. Per tutto questo,
oggi voglio ringraziare i Giovani
Imprenditori. Grazie per la passione,
l’impegno e l’intelligenza. In un Paese
nel quale, per riprendere le parole di
Leo Longanesi, "non è la libertà che
manca. Mancano gli uomini liberi",
il mio augurio è di restare sempre
quegli uomini e quelle donne liberi. E
capaci. Chi avrà il compito - difficile
e entusiasmante - di rappresentarne
la voce per i prossimi tre anni, non
sarà mai solo, ma avrà accanto a sé
la forza di 13mila leoni.
Jacopo Morelli
05
Le giornate
fiorentine si
concludono
regalando alla
platea un video
che sintetizza
ciò che è stato
realizzato nel
triennio Morelli,
con i saluti e i
ringraziamenti
del Presidente
e il suo invito a
“muoversi sempre
da protagonisti
della propria vita”.
Jacopo Morelli,
Presidente GI
Confindustria
speciale ASSISE
IL FUTURO
RINASCE CON NOI
| di Enrico Accettola | Direttore Quale Impresa
Le Assise Generali, spartiacque tra una presidenza e l'altra, sono il momento di confronto per eccellenza dei GI,
occasione per fare bilancio e rilancio. Si parte dalla consapevolezza del valore del passato e dalla proiezione verso
il futuro, con la capacità di non fermarsi ai confini del visibile ma di immaginare oltre. Giovani, imprenditorialità,
leadership, merito, futuro sono cinque parole che chiudono il lungo viaggio della presidenza Morelli e aprono al
cambiamento di vertice.
La consapevolezza del ruolo italiano
dei Giovani Imprenditori di Confindustria è tutta in quello slogan scelto a
rappresentare le giornate fiorentine
di incontro e confronto. “Il futuro rinasce con noi” è una precisa volontà di farsi sentire e di alzare la testa,
nonostante la crisi, nonostante tutto.
Così le Assise Generali, che a Firenze
il 28 febbraio e il 1 marzo scorsi hanno riunito nuovamente dopo tre anni i
Giovani Imprenditori di Confindustria,
in un teatro storicamente importante
per tutti gli italiani (perchè qui Meucci
inventò l'antenato del telefono), sono
diventate il momento atteso di riflessione sul ruolo, sull’identità e sulle sfide del Movimento. Un Movimento che
sente quanto mai urgente il bisogno di
delineare le proprie prospettive e strategie, funzionali alla costruzione comune di un futuro più certo. Sono stati
toccati molti temi, ricordando perso-
naggi e avvenimenti cruciali, portando
riflessioni che si sono fatte via via più
profonde: la storia del Movimento, i risultati della ricerca Delai “L’onore e l’onere di essere Movimento”, il momento
di braimstorming, l'incontro con Alberto Orioli, Corrado Formigli e tanti altri.
I Giovani di Confidustria non hanno
mai smesso il confronto dialettico, tra
loro, con gli imprenditori Senior e con
la realtà. Il senso di essere GI sta anche
nell'avere la convinzione che i progetti
più ambiziosi e apparentemente utopici si possono realizzare, insieme. Poichè gli imprenditori hanno la capacità
di parlare con i fatti anzichè con le parole, le giornate fiorentine si concludono regalando alla platea un video che
sintetizza ciò che è stato realizzato nel
triennio Morelli, con i saluti e i ringraziamenti del Presidente e il suo invito a
“muoversi sempre da protagonisti della
propria vita”.
07
La consapevolezza del
ruolo italiano dei Giovani
Imprenditori di Confindustria
è tutta in quello slogan scelto
a rappresentare le giornate
fiorentine di incontro e
confronto. “Il futuro rinasce con
noi” è una precisa volontà di
farsi sentire e di alzare la testa,
nonostante la crisi, nonostante
tutto.
giovanimprenditori.org
GI, TRA PASSATO E “VEDERE OLTRE LA SIEPE”
Jacopo Morelli e Luigi Abete si confrontano
sul libro di Alberto Orioli
08
Il libro presenta l'evoluzione
del Movimento e per
metterlo insieme, sono
state fondamentali le
parole di molti protagonisti
che hanno sviscerato i
particolari, il carattere,
l'umanità e gli entusiasmi
che li hanno caratterizzati
in quegli anni.
Quella propensione a “vedere oltre la
siepe”, che è in modo così chiaro enunciata da Luigi Abete proprio all'inizio
della due giorni di lavoro, è il nodo
centrale della storia del Movimento dei
Giovani imprenditori di Confindustria,
del modo di porsi che li ha sempre
contraddistinti insieme alla propositività, responsabilità e coesione. Lo dice
bene anche il presidente Morelli, a cui
è spettato il saluto d'apertura delle
A ssise. Si è partiti proprio dalla storia del Movimento, sviscerata nel lungo confronto sul palco tra Luigi Abete, Past President GI, Jacopo Morelli,
Presidente GI e Alberto Orioli, autore
del libro “Figli di papà a chi? ” che ripercorre la storia del Movimento dalla
nascita alla fine degli anni Cinquanta /
primi anni Sessanta, e arriva ai giorni
nostri. Nei continui rimandi tra passa-
to e presente emergono personaggi e
passaggi chiave e si comprende come
la storia non sia solo il nucleo a cui si
appartiene ma la base su cui costruire
il futuro. Il libro presenta l'evoluzione
del Movimento e per metterlo insieme,
nelle sue 388 pagine, sono state fondamentali le parole di molti protagonisti che hanno sviscerato i particolari,
il carattere, l'umanità e gli entusiasmi
che li hanno caratteriz zati in quegli
anni. I Giovani di allora che fondarono
il Movimento vollero portare un'idea
nuova di cultura d'impresa, vicina alle
dinamiche economiche e alle politiche
economiche del tempo. Con la volontà
di proporre una nuova idea di impresa, ed essere un ponte con la società.
E questo non fu poco travagliato. Le
idee dei Giovani sono spesso un portato culturale che si av vera dopo
Alberto Orioli. Nella pagina precedente, da sinistra: Alberto Orioli, Luigi Abete e Jacopo Morelli
qualche tempo, perchè hanno il valore di saper anticipare e vedere oltre.
Qual è dunque la via da intraprendere in futuro? Il Movimento è arrivato
ad una fase di missione compiuta?
Come dice bene Abete, non c'è nessuna missione compiuta per sempre nella vita, di fatto cambiano le
priorità. Sarà indispensabile quindi
riscoprire una nuova soggettività e
valori collettivi da portare avanti. I
GI - di prima o seconda generazione che siano - sono persone impe-
Qual è dunque oggi la
via da intraprendere in
futuro? Il Movimento
è arrivato ad una fase
di missione compiuta?
Come dice bene Abete,
non c'è nessuna
missione compiuta
per sempre nella vita,
di fatto cambiano le
priorità.
gnate quotidianamente e seriamente
nei processi d'impresa, non “figli di
papà” (riprendendo il titolo del libro
di Orioli) . Questi ultimi tre anni di
presidenza Morelli sono coincisi con
il momento più dif ficile della storia
dell'imprenditoria italiana. Il suo lascito sarà un punto di partenza per i
successori e pensiamo, con onestà e
fiducia, che il Movimento saprà trovare sempre la strada migliore e nuove priorità per continuare il cammino
negli anni a venire.
Giovani Imprenditori Confindustria
Nadio Delai
GI, QUALE FUTURO?
Le linee del futuro dei
GI di Confindustria
sono affidate ad alcune
riflessioni, tra cui i
risultati dell’indagine
interna al Movimento
affidata alla società
Ermeneia e presentata
dal Prof. Nadio Delai.
GI App
Le linee del futuro dei GI di Confindustria sono affidate
ad alcune riflessioni, tra cui i risultati dell’indagine interna
al Movimento affidata alla società Ermeneia e presentata
dal Prof. Nadio Delai. La ricerca ha analizzato le risposte
di circa 200 questionari dei vertici dei Gruppi GI. Sono
emersi temi importanti, ma soprattutto la ricerca è stata
caratterizzata da significative polarità, tra cui la tensione
tra l'orgoglio del passato e l'ambizione del futuro. I GI vivono infatti la tensione tra la fase del “non più” e quella
del “non ancora” che si è chiamati a costruire.
IL FUTURO RINASCE CON NOI
I risultati della ricerca Delai sono riproposti attraverso
le più importanti parole chiave
EREDITà
È la prima polarità. Alla domanda: “Come si fa ad accettare un'eredità?” Delai ricorda come
lo psicanalista Massimo Recalcati sostenga che per diventare adulti i giovani debbono
accettare l'eredità non supinamente ma neanche rifiutarla. I GI sono tenuti per oggetto
sociale ad un esercizio costante di accettazione dell'eredità: nel trasferire il testimone si
cede l'eredità. Importante è non proiettare mai la propria biografia personale, ma passare
il testimone e lavorare per il gruppo, accettando alcune cose e rifacendone delle altre. Fare
impresa significa trovare la modalità per mescolare le due fasi, il vecchio col nuovo.
IMPRESA E SOCIETà
La seconda polarità, riprendendo Orioli, è “Fare impresa, fare società”, cioè trovare la modalità
per mescolarle: la società non deve essere sorda all'impresa e viceversa.
DALL'IO AL NOI
La terza polarità è questa: “Si chiude il ciclo dell'ego e si apre il ciclo del noi. C'è una mutazione
genetica in corso che riguarda anche il Movimento (riconosciuta da 9 intervistati su 10). Le
aspettative sociali si sono rovesciate, è necessario imparare ad immaginarsi un futuro, avere
coesione e solidarietà. La classe dirigente, così come il Movimento GI, deve esercitarsi a
stringere alleanze, perchè solo nelle alleanze si cresce.
INTERPRETAZIONE
L'interpretazione è fondamentale per la classe dirigente, che deve impegnarsi di più a fare
meglio, a interpretare meglio per trasformare il Paese e la rappresentanza. I Giovani dai
risultati emersi si riconoscono più istruiti di un tempo, più internazionalizzati, più aperti
ad una soggettualità allargata con altri imprenditori, più esposti in prima persona e con
responsabilità aziendali.
DIALETTICA
Dialettica. Ci deve essere una dialettica continua e fisiologica che va coltivata perchè diventa
un arco voltaico di unione tra Senior e Giovani. Nella dialettica, anche conflittuale, scatta
l'energia generativa.
FARE MOVIMENTO
O FARE ISTITUZIONI?
Il Movimento nasce con certe caratteristiche ma col tempo tende a istuzionalizzarsi. Il
fatto che non possa essere sempre a “stato nascente” è riconosciuto dai più. Che cosa poi
emerge essere importante? Avere uno sguardo medio lungo, una capacità di proposta, di
sperimentazione e di avvio di progetti. Infine i GI si riconoscono, bilanciati al 50%, Movimento
strutturante e Movimento che è capace di strutturare.
ORGOGLIO DEL
FUTURO
Non si può essere orgogliosi solo di quello che si è stati. L'orgoglio al futuro è una
contraddizione apparente, ma è il motore che scarica energia creativa per passare
dal non ancora fatto all'eseguito, al compimento del ciclo successivo. L'ambizione
aiuta a costruire il futuro.
11
GI App
NUOVE IDEE ED ENERGIA DI CAMBIAMENTO
A suppor t are la ricerca di Nadio
Delai ci sono st ati gli inter venti di
Corrado F ormigli, autore di "Impres a Impos sbile" e Mirko Pallera, imprenditore di prima generazione nel
campo del digit ale e CEO di Ninja
Marketing. Due modi diversi di considerare il futuro. Da una par te il
modo di guardare avanti degli im-
A suppor tare la ricerca
di Nadio Delai ci sono
stati gli inter venti di
Corrado Formigli, autore
di "Impresa Impos sbile"
e Mirko Pallera,
imprenditore di prima
generazione nel campo del
digitale.
prenditori “eccezionali” raccont ati
da F ormigli, punt a avanzat a della
media e piccola impres a it aliana,
dall'altra una nuova alleanza tra lavoratore e imprenditore che aiut a la
creativit à e apre ad energie nuove,
di cui parla Mirko Pallera. Qual è
oggi il futuro? Probabilmente creare
dei posti di lavoro interes s anti,
12
Da una parte il modo di
guardare avanti degli
imprenditori “eccezionali”
raccontati da Formigli,
dall'altra una nuova alleanza
tra lavoratore e imprenditore
che aiuta la creatività e apre
ad energie nuove, di cui parla
Mirko Pallera.
Mirko Pallera, CEO di Ninja Marketing
giovanimprenditori.org
13
Corrado Formigli, giornalista
luoghi at trat tivi, f are marketing as sociativo interno ed
esterno, utiliz zando come base
di par tenza l’es sere imprenditori delle nuove generazio ni per veicolare valori antichi
( merito, t alento, innovazione ) ,
senza dimenticare “la belle zza”, l'arma in più che abbiamo
in It alia e la chiave di successo, di cui parla F ormigli.
Qual è oggi il futuro? Probabilmente creare dei posti di
lavoro interessanti, luoghi attrattivi, fare marketing
associativo interno ed esterno, utilizzando come
base di partenza l’essere imprenditori delle nuove
generazioni per veicolare valori antichi.
qualeimpresa.org
Matteo Zoppas e Mauro Maccauro. Nella pagina successiva, Ivan Ortenzi
14
NON SOLO WORKSHOP: IL MOVIMENTO GI IN PAROLE
Il brainstorming ha coinvolto
90 Giovani Imprenditori
suddivisi in tre gruppi.
Ciascun gruppo ha avuto
a disposizione due parole
di partenza e da queste ne
ha dovute cercare delle
altre, unirle per attinenza,
allinearle come fermate della
metropolitana per costruire
un percorso, un nuovo codice
comunicativo di Confindustria.
Giovani Imprenditori Confindustria
Il brainstorming, il momento di
creativit à al termine della prima
giornat a di lavoro, ha coinvolto 9 0
Giovani Imprenditori suddivisi in
tre gruppi chiamati “Noi”, “Rinascit a” e “Futuro”. Ciascun gruppo
ha avuto a disposizione due parole
di par tenza e da queste ne ha do vute cercare delle altre, unirle per
at tinenza, allinearle come fermate
della metropolit ana per costruire
un percorso, un nuovo codice co municativo di Conf industria. Sulle
sintesi dei gruppi si sono aper te le
rif les sioni della seconda giornat a,
coordinat a da Ivan Or tenzi, in cui
sono inter venuti due Presidenti
senior, un tempo Presidenti dei
Gruppi Giovani, Mauro Maccauro,
Presidente Conf industria S alerno
e Mat teo Zoppas , Presidente Conf industria Vene zia. Nuovo appare
il concet to di “sciame innovativo”,
in cui Maccauro coglie il senso
del cambiamento e f a declinare
gli obiet tivi del Movimento, a cui
auspica di rinnovarsi rimanendo
però posizionato nel tes suto eco nomico e sociale. Posto in ris alto
è anche il ruolo dei GI, una palestra e una risors a imprenditoriale
impor t ante per i S enior. I Giovani pos sono occupare uno spazio,
proporre idee, creativit à e inno vazione, comunicando tra loro, al
Paese e ai S enior. Ora che si aprirà
un nuovo triennio di presidenza,
Zoppas consiglia – per identif icare il futuro presidente - di scegliere il programma giusto più che
la persona giust a e, ai nuovi eletti, di es sere vicini ai S enior mantenendo però l'indipendenza.
O
O
ND
RZ
CO
IM
GR
O
Tema del
“FUTURO”
(Ripensare il codice
genetico tra
il Movimento e
l'ecosistema
Paese)
PO
Parole
Territorio (punto di partenza delle
imprese)
Sistema
Sciame innovativo
Scambio
Mentoring (ciò che può fare
Confindustria alle nuove imprese)
Reverse incubator (cosa possono fare
le nuove imprese per Confindustria)
UP
PO
PO
Tema delLA
“RINASCITA”
(Pensare e ripensare
l'evoluzione del Movimento
verso il sistema
Confindustria)
UP
UP
GR
GR
Parole
Network d'impresa
Bussiness
Squadra
Eredità e imprenditorialità
(connessione tra cittadini e
imprenditori)
Indirizzo (gruppo giovani che
deve dare linee guida)
Condivisione di esperienze
Sulle sintesi dei gruppi si
sono aperte le riflessioni
della seconda giornata,
coordinata da Ivan
Ortenzi, in cui sono
intervenuti due Presidenti
senior, un tempo
Presidenti dei Giovani,
Mauro Maccauro,
Presidente Confindustria
Salerno e Matteo Zoppas,
Presidente Confindustria
Venezia.
TE
SE
PR
Tema del
“Noi”
(Ripensare al
Movimento dei GI)
Parole
Squadra
Territorio
Education
Responsabilità sociale
Attrazione di cervelli
Alleanze strategiche (anche
con le istituzioni)
Provocazione costruttiva
15
PREMIO MARKETING ASSOCIATIVO
16
Spetta al Vice Presidente GI Simone Mariani presentare i vincitori del IV Premio
Marketing Associativo “Conoscere, Comunicare, Condividere, Contaminare”
dedicato ad Alice Gruppioni. Quattro i
premi tematici ed uno il primo premio
assoluto. Tante le territoriali da tutta Italia che hanno partecipato e si sono confrontate fra loro, presentando format
giovani (nelle idee e nella forma), dove
sono fioriti i concetti di condivisione,
partecipazione degli associati, diffusione della cultura, scambio con il territorio
e soprattutto sostegno. Tutti i progetti
hanno potuto nascere e crescere solo
con la forza di un Gruppo affiatato, perché, come ricorda il vincitore del primo
premio, Antonio Perdichizzi, Presidente
GI Confindustria Catania, “un presidente
da solo non può fare nulla senza la forza del suo gruppo associativo”. Il palco
è stato anche l'occasione per ciascuna
territoriale di presentare anche il proprio
modus operandi interno ed esterno. La
difficile selezione è stata possibile definendo un elenco di parametri. Quattro
le macrocategorie con altrettante parole
chiave: “Conoscere, Comuncare, Condividere, Contaminare”. Il Primo premio
assoluto è stato vinto dal GGI di Catania.
La presentazione del progetto, dedicato
alla creazione d'impresa, partito un paio
di anni fa, inizia con l'immagine dell’Etna, la città è trasformata in una start up
city partendo dalla forza del vulcano.
Giovani + territorio = sviluppo, è la formula giusta per avere nuove energie per
fare impresa.
IV Premio nazionale
Marketing Associativo
Le territoriali che hanno
par tecipato all'edizione
2014 del premio sono :
A s solombarda ( Bergamo,
Legnano e Pavia in
raggruppamento ) , A scoli
Piceno, Avellino, Bologna,
Brescia, Catania, Como,
Cuneo, Forlì, Genova, Modena,
Monza, Napoli, Parma,
Perugia e Terni, Pordenone,
Ravenna, Salerno, Unindustria
( Roma, Frosinone, Rieti e
V iterbo ) , Verona e V icenza.
In Commis sione : Laura Tinari,
Chris Ostet, Andrea Bacra,
Stefania Zuccolot to, Chiara
Ferret ti, Angelo Marra.
GGI Catania
GI App
La Presidenza nazionale GI
L a difficile selezione è stata possibile definendo un elenco di parametri. Quat tro le macrocategorie
con altret tante parole chiave: “Conoscere, Comuncare, Condividere, Contaminare”.
Il progetto ha raggruppato diverse iniziative concrete, come gli sportelli di ImprendiSicilia che si sono aperti in varie
città e gli appuntamenti, tra cui Orientagiovani. I GI hanno investito nelle scuole superiori – fucina degli imprenditori
di domani e nell'Università. Non solo
è stata fondata una Start up Academy
all'Università di Catania ma anche una
vera casa per le start up. Come comunicano i GI il progetto? Sui social (FB,
Youtube) principalmente. Primo premio
tematico “Conoscere”. Motivazione: “Rilanciare il valore della conoscenza agli
iscritti del Movimento. Il premio intende
valorizzare i Gruppi GI che hanno fornito
un set di strumenti, eventi e occasioni
che favoriscono la conoscenza tra gli
associati, finalizzata all'approfondimento della reciproca esperienza aziendale.
Vincono a pari merito le territoriali di
Ascoli Piceno e Napoli. Secondo premio tematico “Comunicare”. Motivazione: “Rendere riconoscibile nell'opinione
pubblica l'importanza dell'appartenenza
ai guppi territoriali, affrontando la sfida
del marketing associativo avvicinando
al Movimento nuovi imprenditori anche attraverso la valorizzazione verso
l'esterno del rinnovamento della nostra immagine. Vince il Gruppo Giovani
Imprenditori di Verona. Terzo premio
tematico “Condividere”. Motivazione:
“Premiare il valore di avvicinamento e
scambio tra diversi mondi, laddove impresa, arte, letteratura, cinema, musica,
cucina, fotografia riescano a legarsi in
un'idea progettuale che permetta loro di
sperimentare e imparare l'una dall'altra”.
Vince il GGI di Genova. Quarto premio
tematico “Contaminare”. Motivazione:
“Valorizzare la capacità di riunire intorno allo stesso tavolo i movimenti
giovanili delle diverse associazioni di
natura imprenditoriale o professionale
della propria provincia, perchè insieme
possano creare una sorta di “lobby dei
giovani” con l'obiettivo di rendere tale
collaborazione di lungo periodo. Vince il
Gruppo GI dell'Umbria.
GI App
IN PRIMO PIANO
È stato fondamentale per il
mio percorso professionale
lavorare ripetutamente in
Inghilterra e negli Stati Uniti,
così come aver sempre operato
all’interno di istituzioni, in cui
si coniuga la flessibilità e la
meritocrazia del privato con un
servizio pubblico.
Uno studio dello European
Journal of Clinical Investigation
la ha recentemente classificata
come uno dei 400 scienziati più influenti al mondo e primo tra gli
italiani. Quali sono state le chiavi
del suo successo professionale e
cosa la ha portata ad essere quello che è oggi?
La prima chiave è un po’ di fortuna! Scherzi a
parte, sicuramente un insieme di fortuna, molto
lavoro e di importanti esperienze all’estero. È stato fondamentale per il mio percorso professionale lavorare ripetutamente in Inghilterra e negli
Stati Uniti, così come aver sempre operato all’interno di istituzioni, prima in Mario Negri e adesso
in Humanitas, in cui si coniuga la flessibilità e la
meritocrazia del privato con un servizio pubblico.
QUEGLI STRAORDINARI
ROMPISCATOLE CHE
SALVERANNO LA RICERCA
18
| Giulia Bertagnolio | Segreteria Nazionale GI
L’importanza della ricerca come leva su cui far ripartire un intero sistema. I cervelli che fuggono, i cervelli che non attiriamo, e quegli
straordinari giovani in blue jeans che salveranno la ricerca. L’universo della ricerca nelle parole di Alberto Mantovani.
In particolare cosa ha potuto attingere dal periodo trascorso all’estero?
Aria fresca sostanzialmente. Andare all’estero per
uno scienziato e per un medico ricercatore è fondamentale perché consente di aprire la mente a
esperienze diverse. Il primo posto dove sono andato è stato Londra, un’esperienza che mi ha segnato
e che porto con me anche dal punto di vista dei
temi di ricerca che affrontai. Ancora oggi perseguo
delle linee di ricerca che sono iniziate quando ero
nel Regno Unito.
E questo immagino aprA gli occhi
sulle lacune dell’Italia
Sì, certo.
Quali in particolare?
Informalità, soprattutto allora, meritocrazia
e flessibilità. Sono tutti elementi che si respi-
giovanimprenditori.org
rano nell’aria in Inghilterra e negli USA, dove
ho lavorato a più riprese, e che non erano così
comuni da noi. Fortunatamente in Italia avevo
radici in una struttura privata come il Mario
Negri, che è abbastanza particolare. Così come
ho avuto la fortuna di avere dei collaboratori
straordinari e su questo argomento tengo a
dire due cose. Ho avuto la fortuna di avere dei
giovani ricercatori straordinariamente motivati e dedicati; ma accanto a questi, non meno
importanti, anzi, forse ancora più importanti,
sono stati i tecnici. Questo Paese aveva una
tradizione nella formazione tecnica molto forte e io ho avuto la possibilità di collaborare con
dei tecnici (posso fare anche i nomi di alcuni
di questi: Giuseppe Peri, Nadia Polenta Rutti ecc.), straordinariamente bravi e motivati.
Ecco, la cultura tecnica, i professionisti che curano “l’ossatura” di un progetto, sono i pilastri
di un buon laboratorio di ricerca.
Ha parlato di giovani collaboratori. Nel suo settore, ma anche in
altri, essere giovani rappresenta un
valore aggiunto? Chiaramente giovani di talento e persone di qualità…
Non si fa ricerca senza giovani, non è neanche
pensabile. Nel senso che avere dei giovani in laboratorio vuol dire avere dei rompiscatole (che
è una cosa buona), vuol dire avere nuove idee,
nuovi stimoli, gente in blue jeans. È aria fresca.
Vuol dire una dedizione totale… Quando vedo
le luci accese nel mio laboratorio il sabato o la
domenica, o la sera tardi, beh, quelle luci accese
sono molto spesso luci tenute accese dai giovani. I giovani sono il sale della ricerca.
“Anche se disarmati ci battiamo
bene”: una sua affermazione per spiegare che con meno della metà dei
finanziamenti e del numero di ricercatori rispetto ai nostri Paesi competitor riusciamo a conseguire una
produttività scientifica paragonabile.
Quali sono le eccellenze del nostro
Paese nel campo della ricerca scientifica e quali i punti deboli del sistema?
Tutti i dati dicono che l’Italia mantiene una produttività scientifica molto buona se è normalizzata per l’investimento. Se immaginiamo una partita della ricerca scientifica tra Italia e Germania
utilizzando come indicatore, ad esempio,
ALBERTO MANTOVANI BIO
Nato nel 1948 a Milano,
laureato in Medicina e
Chirurgia nel 1973. Dopo la
specializzazione in oncologia,
ha lavorato in Inghilterra
al Chester Beatty Research
Institute di Londra (19751976) e negli Stati Uniti presso
i National Institutes of Health
(1978-1979 e 1985-1986).
È Professore Ordinario di
Patologia Generale presso
la Facoltà di Medicina e
Chirurgia dell'Università
degli Studi di Milano e, dal
10 ottobre 2005, Direttore
Scientifico di Humanitas.
Precedentemente è stato
Capo del Dipartimento di
Immunologia e Biologia
Cellulare dell'Istituto di
Ricerche Farmacologiche
Mario Negri di Milano. I suoi
interessi si sono focalizzati
da sempre sui meccanismi
di difesa immunologica, con
particolare riferimento ai
sistemi di difesa più primitivi
(immunità innata).
19
Alberto Mantovani
qualeimpresa.org
Il sistema di finanziamento
scientifico più prestigioso che c’è in
Europa, lo ERC Ideas, premia le high
risk high return ideas. Immagino sia
questa l’impostazione psicologica
che dovrebbe accomunare uno
scienziato di alta qualità con un
imprenditore di alta qualità.
Giovani Imprenditori Confindustria
le citazioni della produttività scientifica di
tipo fondamentale, noi siamo al 75% della
Germania, che è un risultato straordinario
vista la quantità e la qualità dell’investimento in ricerca dei due Paesi. Abbiamo
invece una proxy sul trasferimento tecnologico, per esempio i brevetti, in cui siamo a
meno del 20% della Germania. Ci sono poi
problemi generali di insufficienza di finanziamento privato e pubblico, e di inaffidabilità. Gli unici sportelli affidabili sono paradossalmente le charities, che raccolgono i
fondi della generosità dei privati in maniera
affidabile, a differenza dei fondi ministeriali
la cui entità è oltretutto incomparabilmente inferiore. Il sistema ha i difetti che tutti
conosciamo: è poco flessibile, scarsamente
meritocratico e tendenzialmente penalizza
l’iniziativa dei giovani. Abbiamo il più basso
tasso al mondo di giovani ricercatori.
Lei parlava di trasferimento
tecnologico. Le imprese possono svolgere un ruolo improntate nell’agevole questo processo?
I dati per investimento privato in ricerca
sono molto inferiori nel nostro Paese di
quanto non siano nei Paesi competitor;
questo in parte è un riflesso della nostra struttura industriale che è fatta di
imprese medio piccole e quindi tendenzialmente meno orientate alla ricerca.
Tutti i dati dicono che sono le grandi
imprese quelle che di fatto investono in
ricerca. In parte credo anche sia dovuto
a scelte un po’ miopi che sono state fatte. Ma c’è tutto un settore, che è quello
del biotech e delle start up, in cui adesso vediamo qualcosa che si muove. Ci
sono segnali di luce.
Non è facile in Italia creare un
ambiente favorevole alla nascita di imprese innovative. La
scarsa attrattività della ricerca italiana verso cervelli esteri può essere messa in parallelo con la difficoltà del nostro
sistema economico ad attirare
investimenti esteri. Come si può
intervenire per creare in Italia
un ambiente internazionale che
stimoli la crescita umana, scientifica ed economica?
Il nostro problema non è affatto che perdiamo
cervelli: quello è normale, il fatto che delle persone
lascino il Paese fa parte della vita scientifica. Ciò che
non è normale è che non ne attiriamo, e che non
riusciamo a far tornare indietro gli italiani. Ci sono
una serie di importanti lacune, ma che perlomeno
ci tolgano quei lacci e laccioli a costo zero. Dico la
cosa più sciocca: le procedure per i visti di entrata
dei giovani. Io ho un laboratorio che è fatto per circa
il 30% di persone non italiane, ecco, queste persone
per venire a lavorare con me vanno incontro a delle
procedure che sono umilianti e che non hanno confronto con nessun Paese sviluppato.
Il nostro problema non è affatto che perdiamo cervelli: quello è normale, il fatto che delle persone
lascino il Paese fa parte della vita scientifica. Ciò che non è normale è che non ne attiriamo, e che
non riusciamo a far tornare indietro gli italiani.
I media tendono spesso a concentrarsi su casi clamorosi come quello
di Stamina piuttosto che valorizzare
i risultati e le eccellenze della ricerca scientifica italiana. Quali sono gli
aspetti maggiormente trascurati e che
invece meriterebbero uno spazio diverso nel dibattito pubblico?
Io penso che episodi come quello di Stamina diffondano una sottocultura della ricerca scientifica. Il
nostro è un Paese in larga misura scientificamente
analfabeta: se io dico che Dante è un romanziere
dell‘800 tutti si accorgono che ho detto un’enorme sciocchezza. A livello scientifico, invece, cose
di quel livello grossolanamente insensate trovano
accoglienza come se fossero serie.
Quali sono gli aspetti maggiormente trascurati e che invece meriterebbero uno spazio diverso nel
dibattito pubblico?
Manca la fierezza per risultati tecnologici del
nostro Paese. Non c’è visibilità per le eccellenze
in alcuni settori tecnologici legati alla ricerca
scientifica, come per elettronica e bio-tech, che
scontano la mancanza di una cultura scientifica diffusa.
Il Governo ha inserito l’innalzamento del livello d’innovazione e ricerca
nell’impresa tra i punti chiave per il rilancio della competitività economica.
Che cosa si è fatto e cosa resta da fare
sotto questo aspetto?
Ci sono dei timidi segnali di inversione di tendenza,
ma non vedo una scelta radicale che consideri la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica come il
futuro del Paese. A fronte di mille annunci, nei fatti
non si è mai scelto di dare priorità alla ricerca.
21
Inventiva, abnegazione e ricerca del risultato sono alcune delle
parole chiave nel lavoro di un imprenditore così come in quello di
uno scienziato. Che cosa unisce e che
cosa distingue queste professioni?
Un elemento che credo unisca le due professioni
è l’amore per il rischio. Il sistema di finanziamento scientifico più prestigioso che c’è in Europa, lo
ERC Ideas, premia proprio le high risk high return
ideas. Immagino sia questa l’impostazione psicologica che dovrebbe accomunare uno scienziato di alta qualità con un imprenditore di alta
qualità. La seconda caratteristica è quella di essere soggetti alla verificabilità e valutazione. La
cultura della valutazione e del confronto credo
possano essere parole chiave condivise tra un
Giovane Imprenditore ed uno scienziato.
@GIConfindustria
IN PRIMO PIANO
SEMPRE CONTRO CORRENTE
| di Alessia Passacantilli | Segreteria Nazionale GI
Lei ha presente Solsbury? È un signore dell’America degli anni ’50 che un giorno, mentre si allenava, invece di saltare in
alto con la pancia rivolta verso il basso, lo fece saltando sulla schiena. Quello è diventato il salto Solsbury, oggi disciplina
olimpica: di colpo tutti i mostri sacri dell’atletica fino ad allora divennero preistoria. Certe volte l’innovazione fa dei salti,
altre ti mette di fronte a delle sfide che devi prendere, affrontare e raccogliere. Il futuro secondo Angelo Petrosillo.
22
Una delle cose più gravi in
questi ultimi 20 anni è stata
l’autoconvinzione dei giovani
che non valesse la pena
rischiare perché era tutto già
deciso, appaltato, preordinato.
Se un giovane bravo,
volenteroso e determinato
ha la consapevolezza che
può giocarsi le sue carte, sarà
centomila volte più motivato a
fare le cose.
giovanimprenditori.org
La laurea al Sant’Anna di Pisa in
diritto ebraico, gli studi a Parigi sui
sistemi elettorali. Poi la costruzione
di Blackshape, azienda di Monopoli
che riceve il Flieger Magazine Award
per il miglior aereo del mondo 2013
nella categoria Ultralight. Come è
arrivato fin qui?
Fondamentale l’amicizia con Luciano Belviso,
AD di Blackshape. Amici dai tempi del liceo, ci
siamo ritrovati a Parigi dove studiavamo. Eravamo felici delle nostre esperienze internazionali
ma sentivamo di voler tornare a casa. Nel 2008
è uscito il bando della Regione Puglia “Principi
attivi” che finanziava 25.000 euro per gli under
30 con un’idea imprenditoriale, partecipammo e
vincemmo. Quei 25.000 sono stati la molla per
decidere di rischiare in proprio. Non bastavano
per fare un’azienda ma erano la giusta iniezione
di fiducia che ci serviva per provarci.
Vincere questi bandi è quindi un
buon auspicio anche per quei giovani che tentano la strada dei concorsi per le start up?
Una delle cose più gravi in questi ultimi 20 anni
è stata l’autoconvinzione dei giovani che non valesse la pena rischiare perché era tutto già deciso,
appaltato, preordinato. Se un giovane bravo, volenteroso e determinato ha la consapevolezza che
può giocarsi le sue carte, sarà centomila volte più
motivato a fare le cose.
Perché le opportunità ci sono,
malgrado lo scenario che tutti conosciamo?
Ci sono. E non bisogna né scoraggiarsi né arrendersi. Certo è fondamentale che, come nel
nostro caso, alle spalle ci fosse un’amministrazione pubblica che noi sapevamo essere onesta, perché se uno pensa che un concorso è
truccato non partecipa.
Blackshape Prime è un ultraleggero in fibra di carbonio. Costa il
40% in più dei suoi concorrenti ma
è riuscito ad affermarsi in 18 Paesi
tanto che puntate a decuplicare i ricavi nel 2015. Cosa ha portato questo prodotto a diventare leader nel
mercato mondiale?
Il driver è sempre l’innovazione. Qualcosa
che non fa nessuno in una maniera che non
fa nessuno. Noi abbiamo scelto, forse anche
perché eravamo outsider, una strada impervia.
Abbiamo fondato un’azienda nel 2009,
quando il mondo era avvolto nella spirale
della crisi, abbiamo scelto di farlo nel Sud
d’Italia, la parte più depressa d’Europa. Lo
abbiamo fatto partendo dall’aeronautica,
settore con le più alte barriere all’ingresso
in assoluto, partendo dalla fibra di carbonio
precoat melt, una tecnologia avanzatissima
e complicatissima da gestire. E abbiamo
deciso di farlo per un aeroplano in tandem,
una super nicchia rispetto agli “affiancati”
che rappresentano il 90% del mercato. Siamo andati controcorrente. A volte costruire le condizioni dell’innovazione significa
rompere gli schemi.
Angelo Petrosillo
Ed è stato premiante…
Assolutamente sì. Bisogna sempre stare
due passi davanti ai competitor, investire
almeno il 15% degli utili in R&S, puntare sui
ragazzi brillanti, capaci, veloci di testa, sulle
donne. Questo è il segreto. Abbiamo un’età
media di 32 anni, eravamo 2 dipendenti nel
2011, adesso siamo 82. Abbiamo le donne
in posizione apicale. Il capo del Risk Management è donna, così il capo del Found
Raising, il capo del Legale, il capo della Qualità, il Presidente del CdA. Per noi l’Europa è
vantaggio competitivo, innovazione, bilanciamento di genere e giovani al potere.
Il vostro brand è un’eccellenza italiana, inserita nel distretto
aerospaziale pugliese, che per il
90% ha fornitori italiani. Eppure
ad oggi il vostro mercato è per il
100% all’estero. Che cosa ha dato
e che cosa ha tolto il sistema Paese Italia a Blackshape?
Il distretto pugliese ha fornitori italiani, ma i
clienti sono stranieri e nel nostro caso sono il
100%. È naturale che un’impresa vada a cercare i mercati all’estero. In questo momento
tutte le imprese che esportano crescono,
aumentano in quote di mercato perché c’è
una grandissima fame di Italia nel mondo.
Se io avessi pensato di vendere gli aeroplani
a Barletta o a Polignano a Mare avremmo
chiuso da un po. Il playground naturale delle
imprese è il mondo.
Da novembre 2013 Blackshape
è a bordo della portaerei Cavour
nell’ambito di una missione navale per promuovere le eccellenze
tecnologiche ed high-tech italiane in Africa e Medio Oriente. Sul
fronte dell’internazionalizzazione delle nostre start up il Paese è
sulla strada giusta?
Nel 2009 l’Italia aveva un deficit nella bilancia commerciale di 30 miliardi di euro.
Secondo i dati del 2013, ha un surplus di
30 miliardi di euro. Che cosa significa? Che
le imprese capaci, che innovano, che hanno un prodotto vincente, durante la crisi si
sono rafforzate andando a cercare mercati
stranieri. Non è stato tutto male quello che è
venuto dalla crisi. Non so quanto le start up
abbiamo questa capacità, quello che posso
dire è che se un ragazzo di 25 o di 30 anni
fonda una start up nel 2014 e pensa di non
internazionalizzare è meglio che non la apra.
GI App
“Fare quello che ci piace a casa
nostra”. Con questa frase sintetizza l’orgoglio di aver realizzato il sogno imprenditoriale nella
sua terra. Che messaggio manda
a chi non vuole rassegnarsi ad
espatriare ma crede nelle potenzialità del Sud Italia?
C’è un momento della vita in cui è bene
espatriare senza paura, perché fa fare esperienza, conoscere il mondo, fa vedere come
si fa innovazione nell’impresa, come lavorano le donne. Poi però è importante tornare
a casa. Il mio messaggio è: non ascoltate
nessuno. Diffidate da chi vi dà consigli, da
chi vi dice che in Italia e nel Sud non si può
fare niente, che l’Italia è un Paese buono
solo per fare le vacanze, che l’unico modo
per fare impresa è delocalizzare. Diffidate
da tutta questa gente, da chi vi spinge a
fare il concorso pubblico. Fate gli imprenditori seguendo il vostro istinto.
Diffidate da chi vi dà consigli,
da chi vi dice che in Italia e nel
Sud non si può fare niente, che
l’Italia è un Paese buono solo per
fare le vacanze, che l’unico modo
per fare impresa è delocalizzare.
Diffidate da tutta questa
gente, da chi vi spinge a fare
il concorso pubblico. Fate gli
imprenditori seguendo il vostro
istinto.
Da anni il tema degli F35 è fonte
di polemiche nel dibattito politico.
Blackshape rappresenta un’opportunità di innovazione e risparmio anche per la Difesa italiana.
Perché la PA non riesce a sfruttare a pieno il potenziale di imprese
come la vostra?
Perché la mentalità che certe volte il settore
Difesa adotta è vecchia. Fino a qualche anno
fa, quando c’erano tanti soldi da spendere dei
contribuenti, tutte le aziende facevano a gara
per lavorare con la Difesa, perché i prezzi erano
magicamente 5, 10 volte maggiori rispetto al
mercato. Quando i soldi sono finiti, l’atteggiamento è cambiato. Noi adesso stiamo discutendo con l’Aeronautica Militare della possibilità
di fornire il nostro aeroplano come addestratore. Se Blackshape diventasse l’addestratore
basico dell’Aeronautica Militare ci sarebbe un
dimezzamento secco del costo operativo e di
esercizio degli aeroplani per quella fase di addestramento: tutti i soldi dei contribuenti che oggi
le Forze Armate utilizzano per l’addestramento
potrebbero essere risparmiati o spesi meglio.
STORIA DI
UN'ECCELLENZA
ITALIANA
Blackshape ha 82 dipendenti.
Lei ha affermato che i problemi
in azienda si risolvono in fretta,
magari in qualche riunione in un
androne di un palazzo perché chi
ci lavora “si sente coinvolto nel
progetto come fosse un’Olimpiade”. Come è stato possibile creare
questo clima?
Bisogna credere in quello che si fa, portando un
contributo etico. Le tasse sono alte? Sì. Sono le
più alte d’Europa? Sì. Bisognerebbe abbassarle?
Sì. Però si pagano, fino all’ultimo euro. Le persone vanno messe al centro. Portare l’etica nelle
cose che si fanno rende partecipi di un grande progetto le persone che lavorano con te. I
nostri ragazzi si sono fatti da soli cappellini e
magliette, quando escono portano con sé un
pezzo di Blackshape: sono orgogliosi di lavorare qui. Per un’azienda piccola, del Sud, fondata
da due ragazzi di 26 anni, ogni giorno c’è un
Everest da scalare. Che si fa? Ogni giorno davanti al comune o al Parlamento a protestare, o
ci si rimbocca le maniche e ci si mette a lavorare? Noi ci mettiamo a lavorare.
Blackshape è stata fondata nel
2009 dall'ingegnere Luciano Belviso
e dall'avvocato Angelo Petrosillo.
Nel 2010 si è trasformata in società
per azioni, con l'ingresso nel team
di Angelo Pertosa. La Blackshape,
nel 2011, è divenuta la quinta
azienda aeronautica italiana
per capitalizzazione, mentre lo
Ogni sei mesi dieci fra i migliori
studenti di ingegneria vengono
invitati a far parte del vostro
laboratorio, dove seguono un
progetto specifico. Vengono tra
l’altro da Belgio, Olanda, India e
Filippine. Cosa imparano questi
ragazzi da Blackshape e cosa
impara Blackshape da loro?
In questo momento abbiamo 6 ragazzi da
tutto il mondo. Nel casino dello spread, nel
discredito internazionale italiano, siamo
riusciti a far venire studenti di ingegneria
a fare l’internship da noi. Il migliore fra
quei giovani tornerà a discutere la tesi a
casa sua con un contratto a tempo indeterminato in tasca. Perché sulle persone
brave bisogna investire. Se hai un prodotto innovativo che può chiedere di più sul
mercato in termini di prezzo, perché ha un
plus qualitativo, allora puoi permetterti le
persone brave a lavorare con te.
25
stabilimento di Monopoli rappresenta
il secondo investimento del distretto
aeronautico pugliese, dopo lo
stabilimento Boeing dell'Alenia
a Grottaglie. Nel 2011 è iniziata
la produzione del primo modello,
Blackshape Prime, un ultraleggero in
fibra di carbonio da diporto dotato
di motore Rotax 912. Il volume di
produzione, nel 2013, è di poco meno di
due velivoli al mese. I dipendenti, che
erano 12 nel 2011, sono passati a più di
80 nel 2013.
GI App
Frecce tricolori, mezzo
secolo di storia di un
mito italiano
La pattuglia acrobatica nazionale,
ovvero il 313° Gruppo Addestramento
Acrobatico Pattuglia Acrobatica
Nazionale “Frecce Tricolori”, nasce nel
1960 in occasione dei Giochi Olimpici
di Roma per volontà dell'allora Stato
Maggiore dell’Aeronautica. Nucleo
originario fu la pattuglia della 4ª
Aerobrigata “Cavallino Rampante”.
Da allora, in questi cinquantaquattro
anni, la strada percorsa, o meglio i cieli
solcati, sono stati tanti. Oggi la PAN,
che ha rappresentato l'Italia in 39 paesi
in tutto il mondo, è il più importante
e spettacolare team acrobatico del
mondo, l’unico a volare con 9 aerei in
formazione e un solista.
IN PRIMO PIANO
UNA SQUADRA UNITA
FA GRANDE UN'IMPRESA
| di Enrico Accettola | Direttore Quale Impresa
L'ultimo numero di QI che porta la mia firma sigla la fine di un periodo e apre le porte ad una nuova fase. Mi piaceva l'idea di lasciare
un segnale positivo, di ottimismo e fiducia. Per questo ho scelto di dare spazio e risalto in questa rubrica ad una persona che stimo,
Jan Slangen, Comandante di una squadra eccezionale. Le Frecce Tricolori, la nostra pattuglia acrobatica nazionale, sono un'equipe
vittoriosa; il segreto sta proprio nell'unità, nel non volare da soli ma insieme? È quello che Slangen ci spiegherà, con chiarezza e passione,
convincendoci - forse - che essere squadra, come lo siamo stati noi in questi tre anni di presidenza Morelli, è il segreto per il successo.
Lei è il Comandante della nostra
pattuglia acrobatica nazionale, orgoglio italiano nel mondo. Qual è l'ingrediente indispensabile per diventare
un'eccellenza italiana?
Un programma di volo, come quello delle Frecce
Tricolori, è il frutto di tanti anni di attività specifica
nell'acrobazia collettiva svolta dai Reparti dell'Aeronautica Militare, un patrimonio di esperienza
grandissimo, che è stato costruito e tramandato
nel tempo. Le Frecce Tricolori rappresentano una
sintesi delle capacità dei piloti e degli specialisti
dell’Aeronautica Militare e sono un importante
mezzo di valorizzazione del made in Italy, infatti
il velivolo utilizzato dalla Pattuglia Acrobatica Nazionale è l’MB-339, un aereo completamente progettato e prodotto in Italia. Tutto ciò ci permette di
rappresentare in Italia e nel mondo la competenza,
l’operatività e lo spirito di squadra degli aviatori dell’Aeronautica Militare sempre orientati alla
missione della Forza Armata: la salvaguardia della
sicurezza dei nostri cieli.
Quali consigli può dare per dirigere
al meglio una squadra?
Conoscere al meglio ciascun componente al di là
delle qualità professionali ed essere in grado di trasmettere e valorizzare l’importanza del rapporto di
interdipendenza di un gruppo, nel quale ciascuno
diviene parte fondamentale per arrivare a raggiungere gli obiettivi condivisi ma soprattutto parte promotrice dell’armonia e serenità del clima lavorativo.
La PAN non è semplicemente una
pattuglia ma una squadra che vince.
Quanto è importante essere gruppo
per vincere una sfida?
Essere una squadra rappresenta il segreto più im-
Quanto è necessario il confronto e
il coordinamento tra Lei e i piloti?
Il Comandante delle Frecce Tricolori, contrariamente
a quanto si possa pensare, durante le manifestazioni non è in volo ma rimane a terra, in
27
portante delle Frecce Tricolori, uno degli aspetti a
cui prestiamo maggiormente attenzione durante
la fase di selezione del nostro personale è la capacità di agire in gruppo, caratteristica fondamentale
di chi vuole entrare a far parte di questa grande
squadra. Noi rappresentiamo, in maniera visibile al
pubblico, l’operato, spesso impercettibile, di tanti
professionisti: piloti, tecnici, specialisti, ingegneri,
meteorologi, i cittadini in divisa dell’Arma Azzurra
che operano ogni giorno per la sicurezza del Paese
in Italia e all’estero, laddove le Forze Armate italiane sono presenti per le missioni internazionali.
Essere una squadra
rappresenta il segreto più
importante delle Frecce
Tricolori, uno degli aspetti a
cui prestiamo maggiormente
attenzione durante la fase
di selezione del nostro
personale è la capacità di
agire in gruppo, caratteristica
fondamentale di chi vuole
entrare a far parte di questa
grande squadra.
qualeimpresa.org
constante collegamento radio con la formazione,
con l’importante compito di coordinare e supervisionare tutte le fasi dell’esibizione. Ma il vero lavoro
viene prima e dopo il volo nel ricercare e stimolare
il confronto al fine di mantenere l’eccellenza propria e degli oltre cento uomini e donne delle Frecce
Tricolori.
Per ottenere buoni risultati c'è bisogno di allenamento, formazione, disciplina, creatività e...?
Un addestramento costante, un’adeguata formazione ma anche disciplina e tanta creatività
sono alla base della nostra attività. I piloti delle
Frecce Tricolori si addestrano tutti i giorni nel
periodo che va da ottobre ad aprile per essere
pronti alla stagione acrobatica che ha inizio solitamente nel mese di maggio. Passione e determinazione sono altri due ingredienti fondamen-
tali per raggiungere obiettivi ambiziosi, inoltre
nessun risultato significativo sarebbe possibile
senza un’abbondante dose di umiltà.
Anche voi, come un'azienda, avete
problemi di budget e per far quadrare
i conti sono indispensabili una buona
organizzazione, ma anche abilità, coraggio e intraprendenza?
Le Frecce Tricolori sono un reparto dell’Aeronautica Militare e devono far fronte a tale esigenza. La
Forza Armata a tal fine negli ultimi vent’anni, ha
perseguito un progetto di trasformazione, tuttora
in corso, avviando e realizzando un ampio processo di contrazione della propria struttura e dei
mezzi per adattarsi progressivamente alle mutate
esigenze del Paese. Una riduzione sulla quale si è
innestata la crisi economica che ha determinato
un’ulteriore contrazione della spesa pubblica
Scoprire i segreti delle Frecce più famose d'Italia
28
Grazie a visite guidate nel centro di addestramento della celebre Pattuglia nella base aerea di Rivolto (UD), è possibile scoprire insieme
al personale dell’Aeronautica Militare i velivoli, le tecniche di volo, la vita quotidiana della base e, con un po' di fortuna, assistere ai voli di
addestramento.
Le visite si prenotano fino a settembre 2014 e almeno dieci giorni prima, utilizzando il format pubblicato sul sito www.turismofvg.it.
Jan Slangen,
Comandante della PAN
Jan Slangen nasce a Roma l'11
luglio 1975 da padre olandese e
madre italiana. Entra nell'Accademia
Aeronautica nel 1994 frequentando
il corso regolare “Rostro III”
presso l’Accademia Aeronautica di
Pozzuoli. Viene assegnato al 313°
Gruppo Addestramento Acrobatico
“Frecce Tricolori” nel 2004, con il
grado di Capitano e vola all'interno
della formazione in oltre 200
manifestazioni aeree in Italia ed
all’estero. Dall'ottobre 2012 è il
21esimo Comandante delle Frecce
Tricolori. È laureato in Scienze
Aeronautiche e ha all'attivo più di
3000 ore di volo.
GIConfindustria
e ha richiesto un utilizzo ancor più attento delle
limitate risorse disponibili. Questi due fattori, il
processo di revisione e la contrazione economica,
si sono uniti e hanno prodotto un forte ridimensionamento di tutto lo strumento aerospaziale, reso
possibile dalla razionalizzazione dei processi e delle
strutture ordinative e organiche ma soprattutto
dalla progressiva sostituzione di mezzi obsoleti
con velivoli tecnologicamente avanzati che privilegiano la qualità (e quindi l’efficienza e l’efficacia)
sulla quantità.
Mi piace paragonare le
Frecce Tricolori ad un
orologio meccanico in
cui tutti gli ingranaggi
devono funzionare
perfettamente affinché
venga segnata l’ora
esatta. La PAN quando
sperimenta nuove
piattaforme di volo
virtuale, non teme l’ignoto
e il cambiamento, e osa.
È questo il segreto per
crescere?
Il Comandante, che sia di una pattuglia o di un'industria, è come il direttore che dirige un'orchestra. Ogni
musicista ha però un ruolo essenziale,
è d'accordo?
Le Frecce Tricolori sono una squadra di più di 100
tra uomini e donne dell’Aeronautica Militare in cui
l’apporto di ognuno è fondamentale. Mi piace paragonare le Frecce Tricolori ad un orologio meccanico in cui tutti gli ingranaggi devono funzionare
perfettamente affinché venga segnata l’ora esatta.
La PAN quando sperimenta nuove piattaforme di
volo virtuale, non teme l’ignoto e il cambiamento,
e osa. È questo il segreto per crescere? Il volo delle
Frecce Tricolori avviene completamente a vista, per
questo motivo l’addestramento non può avvenire
mediante l’utilizzo di simulatori. Il segreto consiste
nel tramandare le esperienze dai piloti più esperti
a quelli neo-assegnati: il velivolo in dotazione alla
Pattuglia è biposto e permette al pilota più esperto di preparare quello più giovane dal seggiolino
posteriore.
Al termine della permanenza chi
lascia la pattuglia si occupa dell'addestramento acrobatico della nuova
formazione, fornendo continuità e
supporto. Quanto è fondamentale che
chi esce rimanga parte del gruppo?
I piloti, al termine della loro permanenza alle Frecce Tricolori, ritornano presso i reparti operativi di
provenienza portando con sé il bagaglio di esperienza maturato durante i 4-5 anni di attività al
313° Gruppo Addestramento Acrobatico la cui
peculiarità non riguarda solo l’ambito di abilità e
competenze “di pilota” ma investe anche l’ambito
relazionale e la consapevolezza dell’importanza di
fare squadra.
@GIConfindustria
IN PRIMO PIANO
IMPRESE IMPOSSIBILI
CON L'ITALIA NEL CUORE
| di Enrico Accettola | Direttore Quale Impresa
"Impresa impossibile" racconta otto storie di umanità, spessore etico, sobrietà, coraggio e alla fine di successo. Gli imprenditori del
libro hanno creduto e credono nel valore del Made in Italy, nei collaboratori, investono nelle aziende con amore. E hanno soprattutto
uno sguardo positivo verso il futuro che li fa diventare messaggeri illuminati di speranza.
30
IL TUO ULTIMO LIBRO “IMPRESA
IMPOSSIBILE” È UN VIAGGIO TRA LE
AZIENDE CHE HANNO COMBATTUTO E
VINTO LA CRISI. QUALI SONO I SEGNI
DISTINTIVI CHE ACCOMUNANO QUESTE STORIE?
I segni distintivi sono nella figura stessa degli imprenditori che si sono calati nella crisi
e hanno eleborato la strategia per uscirne.
Gli imprenditori del libro sono persone che
hanno avuto la capacità di dare l'esempio:
sono i primi ad arrivare in ufficio la mattina
e gli ultimi ad andare via la sera, sono stati
capaci di investire il denaro nell'azienda e
avere un rapporto speciale con i dipendenti,
di spogliarsi dei simboli del lusso, della ricchezza e del potere. Il tema della sobrietà
riguarda tutti coloro che hanno un ruolo di
responsabilità, è un valore fondamentale
per fare squadra e reggere l'urto della crisi.
Ma è un tratto distintivo e non unico. C'è
anche la fiducia molto forte nei prodotti
Made in Italy, nelle radici del nostro Paese.
Molti imprenditori hanno rinunciato a delocalizzare e cercano lavoratori del territorio.
La territorialità viene valorizzata e si riflette
in tutta la sua bellezza sul prodotto.
GI App
MOLTI DI QUESTI IMPRENDITORI
HANNO SCELTO DI RIENTRARE IN
ITALIA DALL’ESTERO PER REALIZZARE IL PROPRIO SOGNO IMPRENDITORIALE. INVESTIRE SULLA GIOVANE
IMPRENDITORIALITÀ È LA STRADA
GIUSTA PER VALORIZZARE IL TERRITORIO E CONTRASTARE L’EMIGRAZIONE CRONICA DI NEO-LAUREATI?
Sì, c'è un coinvolgimento dei giovani
molto forte. Il non delocalizzare diventa una forza, il sapore del Made in Italy.
Investire in modo etico nel proprio territorio permette di esaltare e sfruttare
ciò che il territorio può dare. Fabrizio
Rigolio, CEO di Rizoma, produce accessori per moto molto sofisticati in alluminio e carbonio, potrebbe delocalizzare ma non lo fa, perchè difficilmente
riuscirebbe in altri paesi a controllare
la filiera, scegliere i designer migliori
e ad avere la certezza della qualità dei
materiali.
C'è fiducia molto forte nei prodotti Made in Italy, nelle radici del
nostro Paese. Molti imprenditori hanno rinunciato a delocalizzare
e cercano lavoratori del territorio. La territorialità viene
valorizzata e si riflette in tutta la sua bellezza sul prodotto.
31
Corrado Formigli (Foto: Gianluca Mosti)
GI App
32
(Foto: Gianluca Mosti)
NELLE IMPRESE DI CUI PARLI LE DISTINZIONI TRA MANAGEMENT E LAVORO TENDONO A SFUMARE E SI COLLABORA FIANCO A FIANCO VERSO UN
OBIETTIVO COMUNE. URGE PENSARE A
UN NUOVO MODELLO DI LAVORO?
Dipende che cosa si intende. Penso che ci
sono delle regole e che un rapporto non
può fare a meno di una mediazione. Nelle aziende che ho visitato c'è un rapporto
Giovani Imprenditori Confindustria
Se parli con Enrico
Loccioni non vuole
sentir dire che ci
sono dei dipendenti,
li chiama “lavoratori
della conoscenza”,
collaboratori che
lavorano insieme a lui.
orizzontale tra imprenditore e lavoratori. Se
parli con Enrico Loccioni non vuole sentir
dire che ci sono dei dipendenti, li chiama
“lavoratori della conoscenza”, collaboratori
che lavorano insieme a lui. Questo rapporto non si può però codificare, si crea nelle
aziende virtuose dove l’imprenditore riesce
a coinvolgere a tal punto i lavoratori che
si sviluppa quella complicità che le rende
aziende vincenti.
ALESSI CHE “PRESTA” I PROPRI LAVORATORI PER OPERE DI PUBBLICA UTILITÀ
INVECE DI MANDARLI IN CASSA INTEGRAZIONE. MUTTI CHE PUNTA TUTTO SULLA
RICERCA. LA POLITICA ABBANDONA LA
CURA DEL TERRITORIO E INVESTIMENTI
IN R&I E LE IMPRESE SONO CHIAMATE A
SUPPLIRVI DA SOLE?
Alcuni imprenditori che racconto hanno fatto
da soli perchè uno dei loro tratti è la generosità, ma è una consolazione triste pensare che
alcune aziende subiscano l'assenza dello Stato,
talvolta in modo totale. Il futuro, per le aziende che sono in grado di farlo, è la costruzione
di un welfare alternativo a quello dello Stato e
delle Pubbliche amministrazioni. Ci sono casi
virtuosi di imprenditori che si rimboccano le
maniche, che hanno spirito di iniziativa e non si
piangono addosso. Loccioni ripara gli argini del
fiume accanto alla propria azienda per evitare
inondazioni e nel contempo prende l'elettricità
per la propria azienda accordandosi con lo Stato che gli permette di realizzare un sistema di
chiuse. Questi imprenditori non se la prendono
mai con lo Stato quando si trovano di fronte
ad un problema cercano di risolverlo. La carta
vincente di queste aziende - stiamo parlando
di casi di eccellenza - è avere poca improvvisazione e molta capacità di prevedere il futuro, e
quindi di muoversi per tempo.
"Impresa Impossibile. Storie di italiani che hanno combattuto e vinto la crisi"
(Mondadori nella Collana Strade Blu)
Formigli racconta le storie di otto imprenditori italiani che, credendo con fede assoluta nel
Made in Italy, sono riusciti ad ampliare le loro aziende nonostante leggi avverse, burocrazia
lenta, tassazione spropositata e una crisi profonda come quella di oggi. Quest'Italia coraggiosa
è un messaggio di speranza per coloro che nel proprio Paese faticano ad averne ancora.
DA GIORNALISTA DE “IL MANIFESTO”
NEL 1994 GUARDAVA CON DIFFIDENZA
AL MONDO DEI PICCOLI IMPRENDITORI.
POI È DIVENUTO LEI STESSO UN LIBERO
PROFESSIONISTA E OGGI GUARDA ALLE
IMPRESE COME I CAPISALDI DI UN’ITALIA CHE CE LA PUÒ FARE. COME È CAMBIATA NEGLI ANNI LA SUA PERCEZIONE
VERSO QUESTO MONDO?
Come in tutti i settori ci sono straordinari imprenditori e imprenditori farabutti. Per me c'è stato da
una parte un percorso personale di cambiamento:
ho lasciato il posto fisso per diventare libero professionista e oggi Piazza Pulita è un programma
sul quale vivono con me 60/70 famiglie, se sbaglio
io mando a casa loro, quindi mi rendo conto del
rischio. Credo che la crisi del 2008 ci abbia dato
una consapevolezza chiara, e oggi siamo più in
grado di distinguere gli “imprenditori del fare” dai
“finanzieri”. Nella percezione comune degli italiani
gli imprenditori sono visti con più simpatia di prima, perchè vivono e rischiano su prodotti realizzati
da loro stessi, dalle mani dei propri operai, non su
qualcosa di immateriale come la finanza.
33
QUAL È LA SUA OPINIONE SULLA FASE
POLITICA CHE SI È APERTA CON LA NASCITA DEL GOVERNO RENZI? CI SONO LE
CONDIZIONI PERCHÉ VENGANO ATTUATE
FINALMENTE LE RIFORME CHE CREINO
UN ECOSISTEMA PIÙ FAVOREVOLE A CHI
FA IMPRESA?
Siamo in una fase iniziale, interlocutoria. L'elemento che fa meglio sperare è che il Presidente
del Consiglio sia giovane e abbia molta energia,
e l'energia è qualcosa di contagioso. Quando
Renzi ha illustrato le prime misure del Governo in conferenza, al di là delle facili ironie, si è
sentito un certo ottimismo. Di negativo al momento ci sono tutti i problemi strutturali dell'Italia che non sono stati risolti. Gli imprenditori
preferirebbero una semplificazione burocratica, lo sveltimento della giustizia, la lotta alla
corruzione e all'evasione, l'abbassamento delle
tasse sul lavoro. Però siamo in una fase iniziale
ora è più un atteggiamento che ci fa sperare,
per i fatti aspettiamo.
@GIConfindustria
Alberto Orioli
IN PRIMO PIANO
OLTRE IL CLICHè
| Giulia Bertagnolio | Segreteria Nazionale GI
“L’economia reale è spietata, non fa sconti”. Nemmeno ai “figli di papà”. Parola di Alberto Orioli, Vice Direttore del Sole 24 Ore e
autore del libro sulla storia del Movimento GI. Al cliché sui Giovani Imprenditori con la “strada spianata” si contrappone un dato: oggi
il Movimento è fatto per il 30% da imprenditori di prima generazione. Al vertice delle aziende, under 40 di talento, coraggiosi, forti
del proprio passato. Un viaggio appassionato tra i fatti e i personaggi che hanno segnato la storia del Movimento, e quella del Paese.
“Figli di papà a chi? ” ripercorre
la storia dei Giovani Imprenditori
in parallelo all’ultimo mezzo secolo di vita del Paese. Storie che
si intrecciano e rievocano nel
lettore immagini e ricordi della storia recente d’Italia. Quale
è stato il ruolo dei GI nella costruzione di questo pezzo di storia nazionale?
Un ruolo di proposta e di stimolo all’affermazione di un diverso modo di intendere
la cosiddetta cultura d’impresa. L’Italia degli anni ‘60 era segnata da una esplicita
ostilità sociale verso il concetto stesso di
impresa e di capitalismo; oggi le imprese
e gli imprenditori hanno tra i più alti tassi
di fiducia nei sondaggi. Se c’è stata questa
metamorfosi la si deve anche agli sforzi
fatti dai Giovani. E sono stati sforzi passati anche attraverso scontri duri e contrasti
anche nel mondo stesso dell’associazionismo imprenditoriale. Ho cercato di guardare
alla storia del
Movimento legandola
a tre variabili: il
rapporto con la
Confindustria dei senior,
l’evoluzione del quadro
politico; la situazione
dell’economia.
I Giovani hanno sempre
interpretato al meglio
lo “spirito del tempo” e
hanno sempre guardato
al futuro.
35
Il testo non è un collage di interviste o di riferimenti storici,
ma la narrazione di un viaggio a
tappe tra i fatti e i personaggi che
hanno segnato la storia del Movimento. Leggendolo, tuttavia, si ha
la sensazione che parli a tutti, di
una storia condivisa che non racconta solo l’universo di Confindustria, è corretto?
Sono felice se questa è la percezione. Ho cercato
di guardare alla storia del Movimento legandola
a tre variabili: il rapporto con la Confindustria
dei Senior, l’evoluzione del quadro politico; la
situazione dell’economia. I Giovani hanno sempre interpretato al meglio lo “spirito del tempo”
e hanno sempre guardato al futuro: parlare di
loro ha significato ragionare di partecipazione
quando imperava il conflitto sociale; di Europa
quando si preferiva il protezionismo; di Mediterraneo quando ancora non c’era la Primavera
araba; di Euro quando la moneta unica sembrava un totem da fantascienza. GIConfindustria
ALBERTO ORIOLI BIOGRAPHY
Giornalista professionista dal 1983, è Vice Direttore ed editorialista de “Il Sole 24
Ore”. Lavora a Milano dopo essere stato per molti anni capo della redazione romana.
Da sempre si occupa di temi legati alla politica economica e alle dinamiche sociali.
Oltre a "Figli di papà a chi?" ha pubblicato anche " Come entrare nel mondo della
finanza" (1996), "Flessibilità. Il lavoro senza confini tra deregulation e 35 ore" (1997)
e "Non è il paese che sognavo. Taccuino laico per i 150 anni dell'Unità d'Italia" (2010)
con l'ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
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Per scrivere il libro ha girato l’Italia in lungo e in largo
intervistando vecchi e nuovi
protagonisti dell’universo GI.
Un flash di questo viaggio che
le è rimasto particolarmente
impresso?
Il colloquio con Lorenzo Vallarino Gancia nel bellissimo castello di Canelli. Direi: nobiltà fuori, nobiltà dentro. Era un
contatto “esplorativo”, cercavo una vera
motivazione a scrivere questo libro, ero
scettico. L’entusiasmo di questo giovanissimo ex presidente, la sua curiosità, mi
hanno illuminato, mi hanno dato il lume
che cercavo. Quel tratto, direi, di generosità sociale l’ho ritrovato anche con gli
altri presidenti: tutti a modo loro hanno
“fatto politica” nel senso che si sono interessati al bene comune, a un’idea nobile
di Paese. I Giovani, come si suol dire, “ci
credono davvero”: possono essere ingenui, velleitari, ma sono caparbi, e sanno
qual è l’obiettivo finale. Che, in genere,
arriva dopo qualche anno. Ma soprattutto: sanno essere contagiosi.
giovanimprenditori.org
Un tratto caratterizzante del
Movimento è stato l’interesse
verso i temi di natura politica,
ad esempio durante gli anni di
tangentopoli. Come è evoluto
nel tempo il rapporto tra l’attenzione riservata a tematiche
strettamente di impresa e la
tensione ad interessarsi a materie istituzionali?
Come dicevo, i Giovani hanno sempre
fatto politica, nel senso nobile del termine che significa essere cittadini consapevoli. È stato fondamentale lo sforzo
moralizzatore ai tempi di Tangentopoli:
oggi se la Confindustria è in prima fila, e
orgogliosamente, nella lotta alla mafia è
anche perché è ormai diventato normale espellere chi paga il pizzo. Oggi è nel
Codice etico, allora era una richiesta dei
Giovani sotto la presidenza di Aldo Fumagalli. Richiesta che, come altre, ha fatto strada, evidentemente. Quanto ai temi
strettamente politico-istituzionali come
non ricordare le raccolte di firme per la
riforma della legge elettorale in senso
maggioritario per arrivare finalmente alla
democrazia dell’alternanza e del bipolarismo maturo?
Il titolo “Figli di papà a chi?”
suona quasi provocatorio e polemico nei confronti di un’immagine di imprenditore che
ormai sembra radicalmente
cambiata. Come è evoluta negli
ultimi anni l’idea della responsabilità sociale delle imprese e
del contributo che offrono al
benessere del Paese?
“Figli di papà” è il mantra che ripetono
i detrattori del Movimento, quelli che, a
ogni convegno di Capri e Santa Margherita, si scagliano contro il cotè modano
dei convegni. Ma è anche un modo comodo per non parlare dei temi e del merito. Un tagliar corto che a me, come tutte
le semplificazioni, crea un po’ di orticaria.
E poi oggi il Movimento è per il 30% fatto di imprenditori di prima generazione.
I figli di papà, poi, hanno una responsabilità doppia: di non sfigurare rispetto ai
genitori di successo e di creare una loro
identità specifica. A volte è davvero un
compito difficile.
La sfida è mantenere la
seconda manifattura
d’Europa e traghettarla nella
rivoluzione digitale. È un
vero tema da Giovani. Forza,
pensateci su!
Essere “Figli di papà” risulta
infatti particolarmente complesso anche per le seconde o
terze generazioni di imprenditori che si scontrano, oggi, con
uno scenario di crisi economica
che ha stravolto i termini del
fare impresa. Il cliché dell’imprenditore ricco e spregiudicato
può considerarsi definitivamente superato anche nell’immaginario collettivo?
Direi di sì. L’economia reale è spietata e
non fa sconti. E non promette paradisi.
Ma in genere, fatica. Il cliché da superare
semmai - e non è sempre solo un cliché
- è quello di chi crea i paradisi con l’economia di carta. Che è buona, soprattutto,
per alimentare i falò delle vanità.
Nell’ultima parte del libro
lei fotografa gli imprenditori
di prima generazione che sono,
come si diceva, ormai il 30% del
nostro Movimento. Nonostante
i tempi c’è anche un risvolto positivo…
Ho riscontrato però una grande preoccupazione per il futuro; c’è un’idea di creare
il network a scopo protettivo e identitario. Per stringersi tutti insieme e poter superare meglio le avversità della congiuntura che non è solo una congiuntura, ma
è stata soprattutto la più grande crisi dal
Dopoguerra, la più terribile recessione dai
tempi della rivoluzione industriale. La sfida è mantenere la seconda manifattura
d’Europa e traghettarla nella rivoluzione
digitale. È un vero tema da Giovani. Forza,
pensateci su!
37
qualeimpresa.org
INTERVISTA CON I PAST PRESIDENT GI
Si è dedicata fin da giovanissima all’azienda di famiglia, nella
quale ha maturato una grande
esperienza sul campo. Una critica
che viene spesso mossa al nostro
sistema universitario riguarda
proprio la scarsità di opportunità
concrete di tirocini e stage da af-
fiancare alla formazione teorica.
Quanto conta l’istruzione accademica per un giovane e quanto la
pratica sul campo?
Penso che l'istruzione accademica e quella
pratica, cioè quella applicata sul campo, siano a tutti gli effetti due facce della stessa
medaglia. I due mondi sembrano lontani ma
GIOVANI E DONNE PER
INVESTIRE SUL FUTURO
38
| di Enrico Accettola | Direttore Quale Impresa
Legame tra Università e impresa, tema dell'immigrazione, le donne come creazione di valore e di cambiamento in un mondo che
appare sempre più senza confini, dove il Paese è chiamato ad avere la capacità di rinnovarsi. Tutto questo è guardato e interpretato
con gli occhi di Anna Maria Artoni, Past President dei Giovani Impreditori di Confindustria.
Non c'è alternativa
all'innovazione, al
cambiamento. È
l'unico modo per
stare sul mercato.
All'interno di un'azienda
l'innovazione, che sia di
prodotto, di processo,
di confini geografici,
deve essere la molla che
spinge a cambiare per
stare sul mercato.
GIConfindustria
sono vicinissimi. Un'Università che si vuole definire moderna deve contaminarsi con l'esterno, e questa era anche la motivazione delle
origini, quando l'Università era molto aperta e
cercava le contaminazioni. Il futuro va cercato
nella sfida, e anche l'impresa - se vuole crescere - deve cercare un rapporto virtuoso con gli
universitari. Per un giovane studente universitario mettere insieme l'attività di formazione
universitaria e l'esperienza d'impresa rende
professionalizzante il percorso metodologico. Penso che il confronto continuo sia fondamentale per entrare al meglio nel mercato
del lavoro e i GI fanno scuola in questo ambito
perchè il loro mondo si è sempre avvicinato
alla scuola per fare cultura d'impresa.
La Artoni Trasporti è stata fondata
da suo nonno nel 1933. Qualità, trasparenza e innovazione sono da anni i
vostri valori cardine. Il sistema Italia
dovrebbe investire maggiormente nella cultura dell’innovazione. Qual è la
via maestra?
Non c'è alternativa all'innovazione, al cambiamento. È l'unico modo per stare sul mercato. All'interno
di un'azienda l'innovazione, che sia di prodotto, di
processo, di confini geografici, deve essere la molla che spinge a cambiare per stare sul mercato. Il
mondo oggi è senza confini; di contro noi abbiamo
un Paese vecchio, che non ha avuto la capacità di
innovarsi. Le stesse vecchie infrastrutture non creano un contesto favorevole al cambiamento.
Dedizione al lavoro e attaccamento alla famiglia: due valori chiave
nel suo percorso umano e professionale. In Italia la conciliazione famiglia/ lavoro è ancora considerata
una questione privata. Quali strategie occorre mettere in campo a supporto delle donne che lavorano?
Le donne che competono ad armi pari nel mondo della formazione mediamente portano a casa
risultati migliori. Il problema è dopo, nel mercato del lavoro, dove alcune questioni continuano
ad essere considerate culturalmente un affare
privato delle donne, nonostante la cultura sia
cambiata dal punto di vista dell'integrazione e
della capacità di gestire la questione di genere
rispetto al passato. Penso che il nostro Paese
continui ad investire troppo poco sulle donne.
Io vivo in una Regione fortunata ma altrove non
è così, mancano spesso anche semplici servizi
di supporto, ad esempio un trasporto pubblico
adeguato per portare a scuola i bambini. Anche
se i servizi aiutano ma da soli non bastano.
39
Anna Maria Artoni
Ormai prevale in Europa un nuovo
approccio culturale: non più politiche per la parità dei sessi, ma politiche capaci di valorizzare le differenze tra i sessi. Eppure nonostante
un discreto incremento, le donne
non riescono ancora ad affermarsi
appieno sul mercato del lavoro…
Gli uomini e le donne sono diversi, la donna ha
un ruolo nella famiglia che non può essere sostituito, ma è vero che esistono anche barriere
culturali. Pensiamo ad esempio a tutto il mondo
della comunicazione, chi ha successo normalmente è velina o è modella, non diventa famosa
l'mprenditrice di successo che ha fatto carriera.
Dal punto di vista politico questo Governo per
la prima volta ha una forte presenza femminile, ma per molto tempo le donne sono state
Ministri delle Pari Opportunità, dove invece ci
dovrebbe essere un uomo. Anche se i segnali
di accelerazione ci sono, la donna deve sentirsi
maggiormente investita in questo processo di
cambiamento. Sono passati 12 anni da quando
sono stata eletta presidente GI Confindustria, e
nella mia squadra la presenza maschile e femminile era al 50%. L'imprenditoria per fortuna è
un po' più avanti della società.
Quando era alla guida dei GI
fece clamore una sua affermazione: dichiarò che l’immigrazione rappresenta una forza
necessaria per lo sviluppo delle
economie occidentali. Usa, Canada e Australia si sono mosse da anni in questa direzione.
In che modo l’Europa potrebbe
agevolare l’arrivo dei cervelli?
L'italia ha sempre considerato l'immigrazione come un problema e gestito l'ingresso degli immigrati con delle sanatorie
senza investire mai nella reale capacità di
attrazione dei talenti. Se vogliamo essere attraenti dobbiamo avere un Paese
attraente, cioè avere ad esempio un'Università di qualità e dei canali di ingresso
semplificati per chi vuole portare valore.
Dobbiamo rovesciare la logica esistente e
gestire l'immigrazione come attrazione di
talenti, a partire dal mondo della formazione. Immigrazione e donne sono elementi di innovazione, perchè dove metti
diversità metti valore.
All’indomani della crisi finanziaria che ha colpito il
Paese quali sono le nuove esigenze che l’industria deve soddisfare?
Credo che in realtà la metamorfosi
imprenditoriale sia in atto da tempo,
da quando le nostre imprese hanno
allargato i loro confini. C'è voglia di
innovare, di trasformare. Quindi più
che un problema di imprese o imprenditori, il problema è il Paese. Le
imprese ce la stanno già mettendo
tutta: innovano, investono sui giovani, sulle diversità, ma ora anche il Paese deve dare dei segnali e cominciare
ad investire e creare qui un ambiente
favorevole al fare impresa.
È stata eletta Presidente dei
Giovani Imprenditori nel 2002.
Quali sono le sfide che il Movimento si è trovato ad affrontare in quegli anni e quali quelle
che lo attendono oggi?
Leggendo il libro di Alberto Orioli “Figli di
papà a chi?” ho ritrovato che tutte le epoche
descritte hanno in comune la stessa scintilla. Il Movimento ha saputo cioè - in ogni
contesto storico - guardare al suo interno
e contemporaneamente al futuro, oltre la
logica di breve termine. Noi, a nostro modo,
abbiamo seminato qualcosa e lasciato un
segno. Questa è la forza generazionale e la
consapevolezza di avere una grande storia,
fatta di passaggi importanti, di migliaia di
GI che hanno trovato il modo di combattere
con una grande passione civile.
41
ANNA MARIA ARTONI CURRICULUM VITAE
Anna Maria Artoni è nata nel 1967 e vive a Guastalla (RE). è Amministratore Unico di Artoni Group S.p.A. leader nazionale
nel settore dei trasporti e della logistica oltre a ricoprire vari incarichi nelle aziende del gruppo di famiglia. è membro
indipendente nel Consiglio di Amministrazione di Pirelli S.p.A dal 2012. Dal 2013 è entrata a far parte del Comitato
Permanente di consulenza globale e di garanzia per le Privatizzazioni del MEF. Dal 2010 è membro del Consiglio di
Amministrazione de Linkiesta S.p.A, una iniziativa editoriale on line. Fa parte del Comitato Investimenti di Credem Private
Equity SGR e dello Strategic Committee di 21 Investimenti. è componente del Consiglio direttivo e della Giunta di Assonime.
Fa parte dell’Advisory Board di Alma Graduate School di Bologna.
@GIConfindustria
DAL TERRITORIO
AUGUSTAWESTLAND, QUANDO
L'ITALIA SA ANCORA VOLARE
| di Eleonora Merlo | Presidente GI Unione Industriali della Provincia di Varese
| di Luca Donelli | Presidente GI Confindustria Alto Milanese
Una delle più importanti aziende del Distretto Aerospaziale Lombardo ha aperto i propri cancelli alla
visita di 60 Giovani Imprenditori varesini e dell’Alto Milanese. Tra stupore, orgoglio e curiosità.
42
“Operai come orafi in una bottega del terzo millennio”. È quello che succede quando un Giovane
Imprenditore entra in un’azienda come AgustaWestland. La curiosità scivola presto nello stupore. Lo
stupore, una volta metabolizzato, diventa orgoglio.
Quello per una realtà produttiva tra le più importanti
del Nord Italia che, nonostante la crisi generale, riesce a fare eccezione alla crisi. In questo caso, più che
i numeri, è la rassegna stampa dei successi e delle
commesse portate a casa da inizio anno che dà il
senso della misura di una capacità anticiclica: “Gli elicotteri di Agusta per Sua Maestà. Doppio contratto
da 910 milioni di euro” in Gran Bretagna, scrivevano i
giornali il 1° febbraio. E poi, a breve distanza di giorni:
“AgustaWestland, accordi a Singapore. Firmati i contratti per tredici elicotteri”. Flash di risultati positivi
che il Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione degli
Industriali della Provincia di Varese e il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Alto Milanese hanno
potuto toccare con mano. Con una visita aziendale
che ha coinvolto 60 nuove leve dell’imprenditoria
locale. Gli obiettivi? Da una parte, identificare “lessons learned” che possano essere di ispirazione a
modifiche da apportare alla propria strategia e ai
propri processi aziendali. Dall’altra, creare fiducia e
ottimismo tra i propri iscritti. E in questo senso AgustaWestland è la “case history” perfetta. Non solo per
i propri successi. Ma anche per quelli che
Negli ultimi 10 anni
a Varese i livelli
occupazionali
dell’industria
aerospaziale sono
aumentati di oltre
il 28 % . L’export
viaggia ad una
crescita del 12% .
GGI Varese e Alto Milanese
Giovani Imprenditori Confindustria
derivano dal fatto di far parte di un distretto industriale, quello lombardo dell’aerospazio, che nei
primi 6 mesi del 2013 ha visto crescere il proprio
export del 12,4%. Proprio in Lombardia si concentra il 33% delle esportazioni nazionali del settore.
Frutto di un tessuto produttivo fatto di 185 imprese per un totale di 15mila addetti e un giro d’affari
annuo di 4,8 miliardi di euro. Dati strutturali che
fanno del comparto una mosca bianca nelle difficoltà economiche attuali. Basti pensare ai dati
del censimento relativi alla sola industria varesina.
Numeri che mettono in evidenza come tra il 2001
e il 2011 il manifatturiero locale abbia perso 28.360
addetti. Con comparti che hanno dovuto lasciare
per strada anche il 44% della propria forza lavoro. Non il Distretto Aerospaziale, però. Che nello
stesso periodo ha invece aumentato i propri livelli
di occupazione del 28,3%. Numeri importanti, di
cui AgustaWestland è assoluta protagonista. E
come tale è stata vista e vissuta dai Giovani Imprenditori in visita. “Siamo riusciti a vedere con i
nostri occhi – racconta Elena Covini – una società
molto organizzata che grazie anche alla lean organization è riuscita a migliorare la produzione e
il controllo dell’operato”. Descrizioni, che si fanno
quasi poesia: “Operai come orafi in una bottega
del terzo millennio”, racconta Emanuele Tosi che riassume AgustaWestland come “un grande esem-
Il Distretto
Aerospaziale
Lombardo vanta un
tessuto produttivo
fatto di 185 imprese
per un totale di
15mila addetti e un
giro d’affari annuo di
4,8 miliardi di euro.
pio di artigianato tecnologico italiano”. Lo stupore
è il sentimento che ha lasciato AgustaWestland in
Giorgia Fantoni: “Un esempio in cui innovazione di
prodotto e di processo sono accompagnati dalla
fondamentale abilità di ogni singolo dipendente”.
Ma se, in tempi di social network, la visita dovesse
essere riassunta in un hashtag, quello dei Giovani
Imprenditori varesini e dell’Alto Milanese sarebbe:
#orgoglio. L’ipotetico tweet di Alberto Montonati
è forse il più eloquente: “Dopo la visita mi è parsa chiara una cosa: l’Italia sa ancora volare”. Da
qui lo slogan di Mauro Vitiello: “AgustaWestland facci volare in alto nel mondo”. Facendo
squadra, come sottolinea, Guglielmo Comerio:
“Un’impresa globale che ha la sua forza nelle
persone e nel distretto in cui opera”. Più da Facebook, superando abbondantemente i 140 caratteri, quello di Andrea Carnaghi: “Percorrendo
le linee di montaggio ti rendi conto di quanto
un prodotto tecnologicamente sofisticato come
un elicottero sia frutto dell’accuratezza della
manodopera, più che di un processo automatizzato”. Gli fa eco Davide Ambrosetti: “Ritengo
che il vero valore aggiunto dell'azienda sia la capacità di realizzare un bene talmente sofisticato
da risultare addirittura affascinante”. La chiosa,
in inglese, è di Carlos Fairtlough: “A truly globalised company with a 100+ year history!”
43
GI App
quale MANAGEMENT
IL CORPORATE
PERFORMANCE MANAGEMENT:
COME RENDERE EFFICACI
LE STRATEGIE
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| di Matteo Giudici | Vice Direttore Quale Impresa
Nelle discipline manageriali la performance è l’espressione del raggiungimento di determinati risultati, i quali debbono essere interpretati e apprezzati in funzione del grado di soddisfacimento delle attese degli stakeholder aziendali; in altri termini si assume
che la performance faccia riferimento alla capacità dell’organizzazione di implementare efficacemente la propria strategia, negli
interessi degli stakeholder rilevanti (Otley, 1999).
è sempre difficile parlare di
strategie nel contesto delle piccole
medie imprese ed ancora più
difficile è introdurre la necessità
di allineare l’organizzazione ed i
piani operativi alla strategia stessa.
Spesso si sottovaluta l’importanza
della determinazione di value
proposition valide.
GI App
Questa definizione, che sta alla
base del concetto di Corporate Performance Management, va estesa
con tre elementi principali:
formalizzazione e condivisione
con gli attori principali dell’organizzazione ( detti Key Of ficer, KO )
della strategia di business e possibilmente della visione;
allineamento tra organizzazione,
architettura dei processi e sistemi
informativi;
def inizione e misurazione dei
key per formance indicator ( KPI )
aziendali.
Sempre secondo Otley, sviluppare
in azienda i concetti di Corporate
Performance Management significa
introdurre delle metodologie e degli
strumenti che consentano di operare con il seguente approccio:
2 elaborazione di
strategie e piani per il
raggiungimento di tali
obiettivi e l’individuazione
delle attività critiche
per la loro efficace
implementazione;
4 identificazione di
1 definizione degli obiettivi critici per il successo
dell’organizzazione e delle modalità di valutazione
del loro grado di raggiungimento;
appropriati sistemi
di incentivazione per
i KO atti a favorire il
raggiungimento dei
target di prestazione
definiti;
3 definizione dei
livelli di prestazione
da conseguire rispetto
alle dimensioni critiche
evidenziate nei punti
precedenti;
5 predisposizione di flussi
informativi efficaci ai fini
dell’apprendimento dei
KO e dell’allineamento dei
rispettivi comportamenti.
In pratica significa allineare i piani operativi
e le azioni dei KO alle strategie. Per fare questo è necessario introdurre degli strumenti
che consentano di misurare periodicamente
le performance dell’organizzazione e tenere allineati i KO che potranno, sulla base dei
feedback ricevuti, guidare le proprie azioni
per raggiungere gli obiettivi condivisi. Questo
insieme di processi deve essere inserito in un
contesto molto ampio in cui la strategia viene
periodicamente condivisa e declinata in piani
di azione, l’organizzazione sia completamente allineata sugli obiettivi da raggiungere ed
i sistemi di supporto alle decisioni siano snelli
e orientati ai fattori critici di successo. I driver
del cambiamento e le azioni che indirizzeranno il raggiungimento degli obiettivi devono
essere nelle mani dei KO e le leve che avranno
a disposizione dovranno essere chiaramente
manovrate in un contesto di gestione integra-
ta delle performance. Per misurare efficacemente i risultati delle azioni vengono spesso
introdotti i KPI: esistono diverse metodologie
per la definizione e l’analisi dei KPI, dalle Balanced Scorecard al tableau de bord. Dalla mia
esperienza non importa quale metodologia si
sceglie di seguire: quello che è fondamentale
è istituire in azienda un processo organizzativo in cui la strategia, debitamente condivisa
con i KO, venga declinata in piani di azione da
cui scaturiranno iniziative di cambiamento e
comportamenti orientati agli obiettivi e i cui
risultati saranno in qualche modo facilmente misurabili. La scelta di utilizzare i KPI e le
metodologie sopra individuate o semplicemente di basarsi su dei budget annuali o su
altre metriche di analisi, dipende molto dalla
dimensione e dalla complessità dell’azienda cioè dalla distanza tra il vertice che definisce
le strategie e i diversi livelli di responsabilità
aziendali – e, soprattutto, dal numero di informazioni che è necessario tenere monitorate
per ogni processo. È sempre difficile parlare
di strategie nel contesto delle piccole medie
imprese ed ancora più difficile è introdurre
la necessità di allineare l’organizzazione ed i
piani operativi alla strategia stessa. Spesso si
sottovaluta l’importanza della determinazione
di value proposition valide: senza una fonte di
differenziazione le aziende faticheranno sempre di più a sopravvivere in questo mercato
tempestoso mentre dall’altra parte le aziende
con una buona strategia e una buona visione
avranno sicuramente successo. Non lasciare
la strategia in un cassetto ma renderla operativa ed efficace, magari introducendo un
sistema di Corporate Performance Management in azienda, è sicuramente il primo passo
verso la garanzia di un futuro.
quale team
News dai Comitati Tecnici
EDUCATION e LAVORO
Dall’Education al sostegno alle start up: queste le direttrici del Comitato Education, che nei tre anni di
attività ha sviluppato progetti innovativi capaci di valorizzare il ruolo sociale dell’impresa sul territorio e
di rafforzare il dialogo con le nuove generazioni. Tre edizioni di “La tua idea di impresa”, in collaborazione
con SFC, hanno visto aumentare esponenzialmente il numero delle Associazioni e delle scuole coinvolte
nel principale progetto del Sistema, una competizione fra le idee imprenditoriali degli studenti delle
scuole medie superiori che ha coinvolto partner qualificati come LuissEnalbs e arricchito la piattaforma
di contenuti social. “Mimprendo Italia”, un progetto ideato a Padova oggi a ribalta nazionale, nel quale
team di studenti, laureati e dottorandi devono misurarsi nel vivo dei contesti aziendali con progetti ad alto
tasso di innovazione, ha creato una contaminazione feconda tra impresa e università, coinvolgendo 58
aziende e 450 giovani di 16 atenei. Due workshop Education, nell’ambito dei Convegni di Santa Margherita
Ligure e Capri, hanno visto la partecipazione di startupper e istituzioni. Un Convegno sulle sfide del lavoro
organizzato a Parma. Un percorso appassionante per dimostrare che, anche in tempo di crisi, fare cultura
di impresa è creazione di impresa.
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ORGANIZZAZIONE, SVILUPPO
MOVIMENTO e RELAZIONI INTERNE
Al centro dell’attività del Comitato la revisione del testo del Regolamento Nazionale, il progetto formativo
Altascuola, la IV edizione del Premio Nazionale Marketing Associativo. Merito, coesione, trasparenza e
rigore sono i principi fondamentali sui cui si sono incentrate le modifiche significative del Regolamento,
approvato dalla Giunta confederale il 22 marzo 2012. Rappresentanza associativa, comunicazione e
leadership sono invece alla base di Altascuola, il percorso che ha accompagnato i GI nel ruolo di portavoce
degli interessi delle imprese e anticipatori di tendenze: grazie all’esperienza dei seminari riservati ai GI
con cariche associative, in collaborazione con SFC è stato costruito un nuovo progetto con respiro
triennale per rafforzare il ruolo di responsabilità che i GI hanno in azienda, nel sistema e nella società civile.
Un'esperienza di successo e di forte coinvolgimento per i 25 GI “altamente formati" che hanno preso parte
agli appuntamenti di Roma dell’11 e 12 luglio (“La rappresentanza associativa e i saperi economici”), del
11-12 settembre (“La nuova impresa”) e alla sessione di Bruxelles del 27-29 novembre (“Europa: istituzioni,
Reti, Alleanze strategiche”). Quattro infine i principi strategici al centro del Premio Marketing: “Conoscere.
Comunicare. Condividere. Contaminare”. L’iniziativa ha puntato a valorizzare le azioni di coinvolgimento
associativo realizzate sul territorio, per rendere più attrattivi i Gruppi nei confronti di potenziali associati,
dell’opinione pubblica, delle istituzioni. A determinare la valutazione dei progetti, premiati nel corso delle
Assise 2014, anche l’integrazione del Welcome Kit GI, innovativo strumento per la presentazione del
Movimento. Il Comitato è stato infine impegnato nella realizzazione - in collaborazione con il Sole 24
Ore - del volume “Figli di papà a chi?” sulla storia del Movimento GI, presentato durante le Assise 2014.
quale team
ENERGIA e AMBIENTE
Elaborare strategie di sviluppo di lungo periodo capaci di coniugare il benessere delle future generazioni
con lo sviluppo di nuove fonti energetiche e tecnologiche. Rafforzare nei giovani la cultura ambientale ed
energetica in relazione al mondo dell’impresa. Sono i principali obiettivi del Comitato, che dopo una serie
di incontri mirati a studiare a fondo gli elementi teorici e tecnici dell’argomento, ha definito i termini della
partecipazione dei GI al Progetto Qualità del Servizio Elettrico (QSE), in collaborazione con la Commissione
Energia e Ambiente di Confindustria per migliorare lo standard di qualità del servizio di fornitura dell’energia
elettrica e spingere alla collaborazione i diversi soggetti operanti nel sistema elettrico nazionale. Attraverso
la somministrazione di un questionario on-line, l’iniziativa ha portato alla realizzazione di una mappa del
livello di servizio della fornitura di energia elettrica utile a evidenziare le criticità dei fenomeni di disturbo
della rete sul territorio nazionale. La vocazione ad affrontare problematiche concrete con un’ottica di ampio
respiro ha portato i GI a realizzare parallelamente all’attività di diffusione, un’attività di sensibilizzazione
sull’importanza delle tematiche legate all’efficienza energetica.
ECONOMIA, FINANZA E
iNTERNAZIONALIZZAZIONE D’IMPRESA
Supportare l'internazionalizzazione delle imprese, promuovendo un approccio più consapevole e
coraggioso ai mercati esteri e favorendo la condivisione del patrimonio di contatti ed esperienze dei GI. Un
obiettivo che il Comitato ha perseguito attraverso due importanti iniziative rivolte ai Giovani Imprenditori:
la visita imprenditoriale dei GI in Kazakhstan e il Portale Internazionalizzazione GI. La visita in Kazakhstan,
nell’ottobre 2012, è stata l'occasione per far conoscere ai GI le opportunità di un’area strategica e in
forte espansione e per favorire una serie di contatti qualificati, tradottisi in molti casi in nuove joint
venture. Il Portale Internazionalizzazione invece, progetto sperimentale lanciato nel luglio 2013, offre
un supporto conoscitivo ai GI che intendono approcciare i nuovi mercati (Russia, Brasile, Cina, Turchia,
Polonia, Kazakhstan), attraverso una raccolta aggiornata di informazioni sugli aspetti più critici del doing
business nei vari Paesi, un’area social per lo scambio di esperienze e contatti fra i GI e un contact center
attraverso cui richiedere un supporto di primo orientamento su problematiche tipiche di un processo di
internazionalizzazione.
RICERCA, INNOVAZIONE
e TRASFERIMENTO TECNOLOGICO
Promuovere l’innovazione come risorsa finanziaria e di crescita imprenditoriale. Sviluppare percorsi
di sensibilizzazione tra i giovani per favorire l’autoimprenditorialità, in particolare nel settore ICT e nelle
energie rinnovabili. Sono le linee guida che in questi tre anni hanno orientato il lavoro del Comitato,
impegnato fin dal suo insediamento nel Concorso Nazionale “Talento delle idee”, il progetto portato avanti
dai GI con Unicredit che mira a valorizzare le idee innovative di giovani con grandi potenzialità. Un’iniziativa
che nel 2012 ha permesso di raccogliere 436 progetti contro i 277 della prima edizione. I membri della
Commissione hanno partecipato attivamente alle selezioni delle migliori proposte sul territorio e alle
premiazioni locali agevolando anche i percorsi di tutorship riservati alle startup più meritevoli. Nel 2013,
l’attenzione si è poi spostata sulla mappatura che i GI hanno avviato con Confindustria e la Piccola
Industria per mettere a fuoco tutte le iniziative pro-startup lanciate nell’ambito del Sistema. Obiettivo:
disporre di un grande database con informazioni preziose per aziende, investitori, istituzioni.
47
quale team
LEADERSHIP e MANAGEMENT
Al centro delle attività del Comitato - nato con l’obiettivo di sviluppare un nuovo modello di leadership per
i GI e di individuare nuove proposte per premiare il talento - il percorso pilota “Train the Trainer Leadership
& Management”, costruito in collaborazione con SFC e finalizzato alla creazione di “leader a tutto tondo”
grazie a quattro moduli formativi (macroeconomia, gestione della crisi, comunicazione efficace, soft
skills). Conclusa con successo la fase di sperimentazione, nel 2013 la Commissione si è concentrata sui
temi della leadership al femminile e della conciliazione famiglia-lavoro, organizzando in aprile un evento
interno di riflessione con il supporto dell’ area Fisco, CSC e Relazioni Industriali di Confindustria: al centro
del dibattito, le best pratices italiane ed estere in ambito di conciliazione famiglia-lavoro e le lacune ancora
presenti nel nostro Paese. Il Comitato ha anche lavorato ad un portale sulla leadership per stimolare il
dibattito sugli under 40 di valore capaci di guidare il cambiamento.
COMPETITIVITÀ e INFRASTRUTTURE
48
ll Comitato ha eseguito un’analisi sullo stato delle infrastrutture in Italia e del loro impatto sulla
competitività del Paese che ha portato alla definizione di varie proposte inserite tra le osservazioni inviate
da Confindustria al Governo. Parallelamente, sul tema delle startup è stata individuata la prima rete
italiana di imprese operanti in infrastrutture composta solo da GI con promozione su tutto il territorio
nazionale. Inoltre è stato realizzato un focus puntuale su competitività e infrastrutture, con attenzione
alla dimensione europea. Tre gli eventi organizzati sul tema: il workshop di Ischia (aprile 2013), quello
di Pescara (marzo 2014), quello Napoli (aprile 2014). Il lavoro del Comitato si conclude dopo tre anni
di intensa attività, con la realizzazione della pubblicazione “I LOVE IT” l’Italia che vorrei, un’ analisi delle
soluzioni credibili e immediatamente attuabili a costo zero per la Pubblica Amministrazione. Un nuovo
metodo per individuare alcuni criteri oggettivi utili a ridefinire le priorità del Paese. Una proposta per
uscire dalle logiche di Profit/No Profit ed entrare nella chiave di sviluppo sociale di un bene o un servizio,
attraverso l’abbandono degli investimenti speculativi “tanto e subito” in favore di “capitali pazienti” per un
sano rapporto di Partenariato Pubblico Privato (PPP) e per una Nuova Economia Resiliente (NER).
QUALE IMPRESA
Da rivista di cultura e politica industriale, house organ dei Giovani Imprenditori, a strumento di informazione
a tutto tondo rivolto non solo al Movimento ma alla società civile di cui le aziende e gli imprenditori di
Confindustria sono parte attiva e vitale. Qualeimpresa negli ultimi tre anni è diventata uno strumento
sempre più forte con cui i GI comunicano fra di loro e con il mondo esterno. Una tiratura di circa 13.000
copie, una diffusione capillare verso le aziende associate su tutto il territorio nazionale, una nuova grafica,
rubriche e contenuti di stretta attualità e trasversali: grazie anche al recente restyling, la rivista “guarda”
oggi ad un pubblico ampio oltre che agli imprenditori, le Istituzioni (Governo, Presidenza della Repubblica),
i leader politici e sindacali, i vertici delle più importanti testate giornalistiche italiane. Nel corso degli ultimi
tre anni le pagine di QI hanno ospitato grandi personalità del mondo dell'economia, della cultura e delle
Istituzioni: l'economista Nouriel Rubini, il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giovannini, il guru
della comunicazione americano Seth Godin, l’imprenditrice inglese Emma Jones, l’economista politologo
e saggista Edward Nicolae Luttwak. Nel novembre del 2013 Quale Impresa ha festeggiato i suoi primi 40
anni. Con uno sguardo al futuro.
quale team
SVILUPPO PMI e ETICA D’IMPRESA
Fare rete fra Giovani Imprenditori, mettere al centro le esigenze delle PMI, promuovere l’etica d’impresa
come chiave di crescita e di sviluppo a livello territoriale e nazionale. Questi gli obiettivi del Comitato, che
ha diffuso e fatto conoscere le potenzialità dell’aggregazione tra imprese promossa dal Contratto di
Rete d’Impresa con la realizzazione di un flyer presentato al Convegno di Capri 2012 e distribuito con
Quale Impresa che introduce alla “Guida pratica per la creazione di una Rete d’Impresa” realizzata da
Confindustria. La Commissione ha anche promosso casi di successo di Reti di impresa fra i GI, capaci di
accrescere il potenziale imprenditoriale delle aziende coinvolte e la loro propensione all’innovazione. Infine
un confronto sui vantaggi che porta il bilancio sociale aziendale nei confronti degli stakeholders, partendo
dall’analisi delle best practices presenti fra i Giovani Imprenditori.
MODERNIZZAZIONE DEL PAESE
Favorire la costruzione di un dialogo tra imprese e Pubblica Amministrazione basato su dati di performance
certi e verificabili. Con questa finalità il Comitato ha portato avanti un complesso lavoro di valutazione della
PA attraverso l’analisi di una serie di indicatori e grazie alla collaborazione dei Presidenti Territoriali GI: in
diverse realtà locali è stato accertato lo stato di attuazione a livello locale della Riforma del lavoro pubblico
del 2009, con riferimento all’istituzione degli organismi indipendenti di valutazione delle performance (cd.
OIV), si è poi passati all’analisi del rapporto tra Pubblica Amministrazione e imprese per evidenziare i casi
di eccellenza e mettere a fuoco le criticità. La mappatura ha portato ad un’ampia riflessione sulle lacune
che si riscontrano nel settore, permettendo ai Gruppi GI sul Territorio di mettere a fuoco i punti sui quali è
necessario intervenire con maggiore urgenza per un migliore rapporto con la PA di riferimento.
YES e RAPPORTI INTERNAZIONALI
Partendo dalla rete dello Yes (European Confederation of Young Entrepreneurs), il Comitato ha
accompagnato il Movimento verso la creazione di un Network delle maggiori rappresentanze GI europee
su temi di interesse comune. Cruciali gli incontri formativi/informativi effettuati presso la Delegazione GI
a Bruxelles per sviluppare la conoscenza in tema di Europa, approfondire le best practices, agevolare la
fruizione di strumenti e normative UE a supporto delle giovani imprese. Il MAME (Mediterranean African
and Middle East Young Entrepreneurs Network), nato nel 2010, continua la sua funzione di Network tra
i gruppi GI dell’area geografica interessata. Tra gli eventi-chiave, quello di Beirut nel settembre 2011 e il
trilaterale in occasione del Convegno di Capri 2012 con Turchia e Presidenza YES. Attiva e proficua anche
l’attività del Comitato all’interno del G20 Young Entrepreneurs’ Alliance (YEA), con la presenza continuativa
di una delegazione di 20 GI partecipanti ai Summit annuali tenutisi in questi anni in Francia, Messico,
Russia e i Mid Term Meeting in India, Arabia Saudita e Turchia. In collaborazione con YES for Europe, sotto il
patrocinio della Vice Presidenza Europea cipriota è stata ospitata a Capri la Leadership Assembly della G20
Young Entrepreneur Alliance. L’evento ha avuto inizio con la cerimonia della firma della Joint Declaration
“Europe: our challenge, our strenght” redatta dal quadrilaterale europeo e la consegna della stessa a
Jorge Garcia (Presidente GI Messico) in rappresentanza della G20 YEA. L’ultimo Summit a Mosca dal 14
al 18 giugno 2013 sul tema della promozione del ruolo vitale dei GI in termini di crescita, occupazione,
innovazione e competitività. Prossimo evento in programma il Summit in Australia dal 18 al 22 luglio sui
temi dell’occupazione. Obiettivo: creare una strategia per ridurre la disoccupazione giovanile del 10% per il
2020 e puntare allo sviluppo dell’imprenditoria giovanile come una delle soluzioni possibili.
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quale books
QUALE BOOKS
QUEL POLLO DI ICARO
Autore Seth Godin » Editore Sperling & Kupfer » Euro 16,00
Ci hanno sempre detto di seguire
le regole e non rischiare. Ci hanno
messo in guardia ricordandoci che
abbandonare la vecchia strada
è pericoloso ed è molto meglio
avere una serie di regole sicure
da seguire. Tenete la testa bassa.
Non volate troppo vicino al sole.
Ma di cosa stiamo parlando?
Non uscire dalla zona di comfort
non è un consiglio praticabile
nell'era della connection economy,
ora bisogna fare i conti con
una nuova verità: la prudenza
è sempre troppa. È ora di volare
più in alto che mai. Nel suo libro
50
più coraggioso e provocatorio,
Seth Godin ci mostra come
avere successo in un'economia
che premia la creatività, non
l'ubbidienza, e spiega perché i
veri innovatori cercano la fiducia,
l'originalità, la leadership, le storie
virali, e afferma con passione
che dovremmo iniziare a vedere
il nostro lavoro come un'opera
d'arte. L'arte non è scritta nel
nostro DNA e non è un talento
innato. È un atteggiamento,
accessibile a chiunque abbia una
visione che altri non hanno e il
coraggio di metterla in pratica.
Steve Jobs era un artista, così
come lo erano anche Henry Ford
e Martin Luther King. Lavorare
come un artista significa investire
in risorse che fanno la differenza:
creatività, lavoro emotivo e grinta.
Non è un cammino per deboli di
cuore e Godin vi spiegherà perché
è la vostra unica occasione per
farvi notare. Questo è il momento
di scoprire nuovi territori e nuovi
lavori senza la certezza di una
mappa. Allora, che cosa decidete
di fare?
vicende degli ultimi anni.
Attraverso conversazioni con i
protagonisti dell'economia e della
politica, da cinque ex presidenti
del Consiglio (Giuliano Amato,
Romano Prodi, Silvio Berlusconi,
Massimo D'Alema, Mario Monti)
a Matteo Renzi, Friedman fa luce
su retroscena che nessuno ha
finora raccontato. Il racconto
delle vicende politiche degli ultimi
anni assume una nuova luce,
rivelando ciò che spesso è stato
omesso o taciuto. E si combina
con un ambizioso e sorprendente
programma in dieci punti per
rimettere il Paese sul binario
della crescita e dell'occupazione.
Il tempo delle mezze misure è
finito, e Friedman, in questo libro
coraggioso, offre una ricetta di
riforme di vasta portata.
AMMAZZIAMO IL GATTOPARDO
Autore Alan Friedman » Editore Rizzoli » Euro 15,30
Perché l'Italia è precipitata
nella crisi peggiore degli ultimi
trent'anni? La colpa è della
Germania, dell'austerity imposta
dall'Europa, della moneta unica?
O della mediocrità della classe
dirigente? Esiste una via d'uscita,
una ricetta per rifare il Paese? Per
rispondere a queste domande,
Alan Friedman, forse il giornalista
straniero che conosce meglio la
realtà italiana, parte da quegli
anni Ottanta in cui l'Italia era la
"quinta potenza economica del
mondo" e pareva avviata verso
una vera modernizzazione per
arrivare fino alle drammatiche
giovanimprenditori.org
LA TRAPPOLA DELL’AUSTERITY – PERCHÈ L’IDEOLOGIA DEL RIGORE BLOCCA LA RIPRESA
Autore Federico Rampini » Editore Laterza » Euro 5,90
In quale mondo abitiamo?
Un mondo dove gli
europei stanno nella
metà sbagliata. Mentre
in America la Grande
Contrazione è finita, in
Europa la crisi si prolunga,
perché così impongono
le politiche nefaste che
vanno sotto il nome di
austerit y. Dobbiamo
riscrivere non solo le
regole della finanza
ma anche rifondare un
patto sociale indebolito
dall'allargamento
delle diseguaglianze.
Divincolarsi dal pensiero
unico neoliberista è il
passaggio obbligato
per iniziare a riparare
l'enorme disastro sociale
che si è prodotto.
51
L’ENIGMA DELLA CRESCITA
AutorE Luca Ricolfi » Editore Mondadori » Euro 16,15
Fino a ieri sembrava che
il problema della crescita
riguardasse i paesi poveri, o
arretrati, o "in via di sviluppo".
La grande crisi del 2007-2013, la
più grave dopo quella del 1929,
ci sta invece mostrando che quel
problema riguarda innanzitutto
le società "avanzate", molte delle
quali ancora stentano a uscire
da una recessione che ormai
dura da quasi sette anni. Ma se
si guardano attentamente i dati
degli ultimi cinquant'anni, e si
confrontano tra loro le storie
dei paesi che attualmente fanno
parte dell'Ocse (il club dei paesi
"sviluppati"), si scopre che la
crescita era un problema, anzi
un vero e proprio enigma, già
prima della crisi. Perché è da
mezzo secolo che l'insieme delle
economie avanzate cresce a un
ritmo sempre più lento. Ma anche
perché fra di esse ci sono sempre
stati paesi-gazzella e paesilumaca, con divari enormi fra i
rispettivi tassi di crescita: l'Italia,
per esempio, era un paesegazzella negli anni '50 e '60, ed
è divenuto un paese-lumaca
negli ultimi vent'anni. Qual è il
segreto della crescita? Qual è il
male che corrode i paesi ricchi? E
qual è la chiave che permette ad
alcuni di essi di crescere ancora,
nonostante tutto? È a questi
interrogativi che il libro di Ricolfi
prova a rispondere, attraverso un
racconto che, a tratti, finisce per
assumere i contorni di un giallo.
Un giallo i cui protagonisti sono
le teorie economiche, ma anche i
modelli elaborati dai demografi e
dai biologi per individuare le leggi
che regolano l'evoluzione delle
popolazioni...
GIConfindustria
quale happening
| Assise 2014 |
52
quale smile
AL VOTO
| di Giulia Bertagnolio |
quale smile
...Grazie jm
| di Giulia Bertagnolio |
quale events
rinnovo cariche
LAZIO
1° gennaio 2014, con l’entrata di Latina in Unindustria si è completato il processo di
regionalizzazione. Presidente del Gruppo GI del Lazio è Alessio Rossi che entra a far
parte del Consiglio Centrale, precedentemente rappresentato da Chiara Bassignani.
UMBRIA
31 gennaio 2014, a seguito della regionalizzazione delle due territoriali è stato
eletto neo Presidente Marzio Presciutti Cinti che subentra a Federico Montesi ed
entra a far parte del Consiglio Centrale
TRENTINO A.A.
20 febbraio 2014, Alessandro Lunelli subentra a Matteo Lunelli ed entra a far parte
del Consiglio Centrale.
EMILIA ROMAGNA
Il 27 febbraio 2014 Claudio Bighinati è stato eletto Presidente del Gruppo GI
dell’Emilia Romagna.
55
qualeimpresa.org
quale events
agenda
10
DICEMBRE TRIESTE/GORIZIA
Prima assemblea congiunta del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria
Trieste e Confindustria Gorizia. In vista dell’imminente unificazione delle
Associazioni della provincia di Trieste e di Gorizia, i GI delle due territoriali hanno
voluto anticipare l’avvio di questo processo convocando congiuntamente
l’Assemblea Ordinaria per l’anno 2013. L’incontro è stato l’occasione per
rafforzare un percorso di conoscenza e collaborazione già avviato da tempo
sul territorio e per confrontarsi sulle attività promosse dai Gruppi, entrambi
impegnati nel diffondere la cultura d’impresa tra gli imprenditori del futuro.
È stata anche un’interessante occasione per avere ospite Giulio Mellinato,
Professore dell’Università Milano Bicocca, che ha compiuto un excursus sulla
matrice e sullo sviluppo comune del territorio giuliano.
TS/GO
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23
GENNAIO pordenone
Convegno “La Responsabilità degli Enti ai sensi del D. Lgs 231/2001L'applicazione della norma, il ruolo di Amministratori e Sindaci, i riflessi penali”,
organizzato da “O.G.G.I. PN”, il gruppo interassociativo dei Giovani Imprenditori
delle quattro Associazioni locali di Categoria Coldiretti, Confindustria,
Confartigianato e Confcommercio, in collaborazione con Unione Giovani
Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Pordenone e AIGA - Associazione
Italiana Giovani Avvocati Sezione di Pordenone.
Giovani Imprenditori Confindustria
quale events
GENNAIO/FEBBRAIO VERCELLI VALSESIA
Nell’ambito dell’orientamento al mondo del lavoro, il Gruppo Giovani
Imprenditori del Vercellese e della Valsesia, con l’affiancamento di Adecco e
Ranstad, ha organizzato nei mesi di gennaio e febbraio 2014 incontri per i
ragazzi delle ultime classi degli Istituti Superiori. Agli studenti sono state
illustrate le caratteristiche del sistema economico locale, le modalità di
predisposizione del proprio curriculum vitae, le strategie per sostenere un
colloquio di lavoro, nonché le forme contrattuali più utilizzate.
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7
FEBBRAIO UDINE
“Comprendere i principi giuridici e amministrativi del sistema comunitario e la
sua influenza su quello interno; definire e attivare strategie di comunicazione
rivolte a istituzioni e opinione pubblica, al fine di presentare la visione e i punti di
vista di aziende, associazioni o reti territoriali sulle problematiche economiche
e sociali di interesse; attivare modalità di relazione tra soggetti istituzionali,
economici o sociali portatori di interesse e di istanze tra loro compatibili
al fine di proporre opzioni decisionali condivise e inclusive”: sono questi,
riassunti da Massimiliano Zamò, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di
Confindustria Udine, gli obiettivi che hanno spinto il Gruppo a promuovere un
seminario sulle tecniche di relazioni istituzionali e business diplomacy.
@GIConfindustria
quale events
15
TS
FEBBRAIO TRIESTE
Il GGI di Trieste ha organizzato un ciclo di incontri rivolto agli studenti delle
scuole superiori di Trieste con l'obiettivo di illustrare concretamente cosa
significa fare impresa: dall’idea alla realizzazione tramite la stesura di un
business plan, passando per una presentazione efficace. Una sessione è stata
dedicata alla compilazione del curriculum e al colloquio di lavoro. Le classi
di alunni sono state divise in team di circa 20 studenti ciascuno, provenienti
da istituti scolastici diversi. Si è voluto, infatti, creare una mattinata di lavori
caratterizzata dalla dinamicità degli interventi dei relatori e dal continuo
coinvolgimento degli studenti nelle attività. L'evento ha coinvolto oltre
duecento ragazzi di undici classi provenienti da tre Istituti Tecnici e due Licei.
58
20 FEBBRAIO PORDENONE
Assemblea annuale del GGI di Unindustria Pordenone: sono intervenuti
Marco Camuccio, Presidente del GGI, Paolo Candotti, Direttore Generale di
Unindustria Pordenone e Maurizio Castro, già Senatore e manager, Esperto di
Diritto del Lavoro e Relazioni Industriali. All’ordine del giorno la relazione sulle
attività 2013, distribuita successivamente a tutti i 109 componenti del Gruppo
in una originale pubblicazione, e la presentazione del Piano Straordinario di
Unindustria “Pordenone Laboratorio per una nuova competitività industriale”.
GI App
quale events
21 FEBBRAIO PORDENONE
Convegno “Le medie imprese del Nordest nell'indagine MediobancaUnioncamere 2013”, organizzato da MIB School of Management, in
collaborazione con Unindustria Pordenone e Friulia SpA. All’incontro ha
partecipato Marco Camuccio, Presidente del GGI di Unindustria Pordenone.
È stata illustrata la situazione delle medie imprese italiane, con un focus
particolare sul Nordest, fotografata con l’indagine realizzata dai due enti
nazionali. Lo studio redatto annualmente rappresenta l'unica rilevazione
censuaria della media impresa.
59
pn
24 FEBBRAIO COMO
Il Gruppo Giovani Industriali di Como, in collaborazione con la SDA Bocconi, ha
organizzato presso Unindustria Como un corso formativo per sensibilizzare gli
imprenditori e i loro manager al brand management e alle sfide da affrontare
per generare, accumulare, ampliare e attivare il potenziale di crescita dei loro
brand d’impresa e tradurlo in flussi di risultato crescenti.
GI App
quale events
Cn
25 FEBBRAIO CUNEO
Un nutrito gruppo di iscritti al Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria
Cuneo ha visitato lo stabilimento della Torrefazione Caffè Excelsior di Busca
(CN). Nicoletta e Roberta Trucco, giovani soci amministratori, hanno accolto i
partecipanti e dopo una interessante presentazione sulla storia del caffè, sui
metodi di coltivazione, raccolta, selezione e sulle varietà di caffè, hanno guidato
i partecipanti nella visita ai reparti di tostatura e confezionamento. Interessante
la degustazione e le prove di assaggio attraverso l’analisi sensoriale.
60
26 FEBBRAIO TRIESTE
TS
giovanimprenditori.org
Il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Trieste ha avuto il piacere
di avere ospite a cena l’Assessore alle finanze, patrimonio, coordinamento e
programmazione politiche economiche e comunitarie della Regione Friuli
Venezia Giulia Francesco Peroni. Un’opportunità di dialogo e confronto sulle
prospettive di sviluppo per il territorio e per le imprese e un’occasione per
presentare le attività del Gruppo all’Assessore, con particolare attenzione alle
iniziative volte alla diffusione della cultura d’impresa presso gli studenti delle
scuole superiori di Trieste. L’appuntamento si inserisce nell'ambito di una serie
di incontri con imprenditori, amministratori pubblici e politici organizzate dal
Gruppo Giovani.
quale events
27
FEBBRAIO UDINE
La II Commissione consiliare della Regione FVG ha ricevuto il GGI di Confindustria
Udine, che in mattinata avevano seguito i lavori d'Aula. A salutarli anche il
Presidente del Consiglio, Franco Iacop. I Giovani Imprenditori hanno portato
una proposta molto chiara all'attenzione della classe politica regionale: svolgere
una serie di incontri con temi specifici, durante i quali individuare una modalità
di dialogo condivisa, diminuire le distanze tra il mondo imprenditoriale e quello
politico e trovare le priorità da perseguire. Il primo incontro a maggio verterà
sulla competitività, declinata in tre capitoli: sburocratizzazione, infrastrutture
e internazionalizzazione (export e attrattività del territorio per le imprese
estere). La proposta è stata accolta con favore.
61
CO
MARZO COMO
Il Liceo Scientifico Paolo Giovio di Como, in collaborazione con il Gruppo
Giovani Industriali di Unindustria Como, ha organizzato il ciclo di conferenze:
“Geopolis linee d’orizzonte della storia contemporanea, XV edizione EXPO2015. All’incrocio tra Como e il mondo”. Il ciclo di conferenze, che si è
svolto presso Unindustria Como dal 6 al 27 marzo tutti i giovedì, ha analizzato
sotto diversi punti di vista il tema di EXPO 2015.
qualeimpresa.org
quale events
10
MARZO PORDENONE
Incontro “Che azienda sarebbe senza (una buona) organizzazione?” promosso
da Unione Industriali Pordenone, Consorzio Universitario Pordenone,
Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche dell’Università degli Studi
di Udine, Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università
degli Studi di Padova. L’evento è stata l’occasione di un confronto aperto sui
temi della progettazione organizzativa tra Marco Camuccio, Presidente del
GGI di Unindustria Pordenone, Sabrina Matteazzi, responsabile del personale
dell’ospedale di Motta di Livenza, Giovanni Costa, Paolo Gubitta e Daniel
Pittino, docenti alle Università di Padova e Udine e autori della terza edizione
del volume “Organizzazione Aziendale. Mercati, gerarchie e convenzioni”
presentato durante l’incontro.
62
PN
11 MARZO PORDENONE
Tavola rotonda “Importanza del design oggi. Ruoli e funzioni”, organizzato da
Isia Roma Design e Consorzio universitario di Pordenone, con il sostegno di
Unindustria Pordenone, nell’ambito della 3^ edizione della “Pordenone Design
Week”. All’evento ha partecipato la fashion designer Agatha Ruiz de la Prada e
sono intervenuti Marco Camuccio, Presidente del GGI di Unindustria Pordenone
e Andrea Perin, Presidente del GGI Edili ANCE Pordenone.
13
CO
Giovani Imprenditori Confindustria
MARZO COMO
Il Gruppo Giovani Industriali ha organizzato presso Unindustria Como il
seminario “Introduzione al funzionamento delle Istituzioni europee e all’attività
della Delegazione di Confindustria presso l’Unione europea”. Dopo il saluto
iniziale del Presidente dei Giovani Industriali Marco Taiana, ha avuto luogo
la presentazione del report “L’Italia vista dall’UE”. Il seminario vuole fornire
un’introduzione al funzionamento delle Istituzioni europee e all’attività della
Delegazione di Confindustria presso l’Unione europea. Relatori del seminario
sono stati la Dott.sa Karim Nardini, funzionario Unindustria Como di riferimento
presso la Delegazione di Confindustria/UE e il Dott. Carlo Pirrone funzionario
della Delegazione, competente per politica commerciale.
quale events
19
PN
Consiglio Direttivo allargato a tutti i componenti del GGI di Unindustria
Pordenone, per lo sviluppo dei progetti e in preparazione delle prossime elezioni
nazionali del 6 maggio del Presidente Nazionale e dei 15 membri del Consiglio
Centrale. All’incontro ha partecipato anche Claudio Cattaruzza, Assessore
Comunale alla Cultura, Turismo e Promozione della città di Pordenone, per un
confronto sulle attività del territorio e in particolare sulla prossima 87^ Adunata
Nazionale Alpini 2014, che si terrà a Pordenone dal 9 all’11 maggio 2014.
19
CO
CO
MARZO PORDENONE
MARZO COMO
Il Gruppo Metalmeccanici di Unindustria Como in collaborazione con il Gruppo
Giovani ha organizzato uno sportello sull’utilizzo dello strumento LinkedIn
presso Unindustria Como. L’obiettivo dell’incontro è stato quello di illustrare
lo strumento e analizzarne opportunità e rischi. Relatori saranno l’ing. Laura
Sfardini e l’ing. Piero Tagliapietra del CEFRIEL di Milano, centro di eccellenza
per l’innovazione, la ricerca e la formazione nel settore dell’Information
Communication Technology.
24-25
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MARZO COMO
Il Gruppo Giovani Industriali di Como ha organizzato in data 24 e 25 MARZO
2014 una visita a Bruxelles per conoscere meglio le Istituzioni europee e la
delegazione di Confindustria presso l’Unione Europea.
@GIConfindustria
quale appointments
SAVE THE DATE
Nazionale
12
APRILE
CORTINA PER VENEZIA
Venezia
5
MAGGIO
Consiglio centrale GI
Roma
Territoriale
4
APRILE
PERUGIA
Workshop “Le mosse vincenti Scacchi e Business”
7
APRILE
MODENA
Reti dìimpresa 2.0
6
MAGGIO
10
Consiglio centrale GI
ELETTIVO
GGI Treviso - Assemblea elettiva ed
evento pubblico
Roma
18-22
LUGLIO
G20 YEA
Sidney
APRILE
TREVISO
TI SEMBRA POCO?
SI DICE CHE 21 GRAMMI SIA IL PESO DELL’ANIMA.
NOI PENSIAMO CHE IL BRAND SIA L’ANIMA DI OGNI AZIENDA.
Il brand è la risorsa più importante a tua disposizione. È il tuo volto, per farti conoscere e ricordare.
È la tua voce, racconta il tuo percorso ai clienti di oggi e ai possibili partner di domani.
Parla all’Italia, ma può farlo all’estero e in nuovi mercati.
Il brand crea un valore aggiunto, bisogna prendersene cura.
Noi di Emporio ADV lo facciamo ogni giorno, e ci mettiamo l’anima.
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