Rapporto Annuale sul Mercato del Lavoro 2013

Rappor to annuale
sul mer cato del lavor o
2013
XVIII Edizione
a cura di Federico Callegari
Osser vator io Economico e Sociale di Tr eviso
Presidente Domenico Dal Bo’
Vice Presidente Franco Lorenzon
Presidente del Comitato Scientifico Federico Callegari
SOCI
Artigianato Trevigiano-Casartigiani, Cgil, Cisl, Cna, Confagricoltura
Treviso, Confartigianato della Marca Trevigiana, Confcooperative Treviso,
Federazione
Provinciale
Coldiretti,
Uil,
Unascom
Confcommercio,
Unindustria Treviso - Camera di Commercio di Treviso, Direzione
Territoriale del Lavoro, Inail, Inps, Prefettura, Provincia di Treviso, Ufficio
Scolastico Territoriale, Veneto Lavoro
Treviso, giugno 2014
Impostazione grafica e cura redazionale di Monia Barazzuol
Copertina di Sandro Montagner
Stampa Tipolito Moderna – Due Carrare (PD)
ISBN 978-88-907-3310-9
Indice
Presentazione
di Domenico Dal Bo’ e Franco Lorenzon
Par te pr ima: Osser vator io
1. Il contesto economico
di Michela Bianchin, Federico Callegari, Meri Dalla Libera
2. La popolazione
di Vittorio Filippi
3. La scuola e la formazione
di Maria Antonia Moretti e Paolo Rigo
4. La dinamica occupazionale e il ricorso agli ammortizzatori sociali
di Maurizio Gambuzza e Maurizio Rasera
5. L’artigianato
di Mirco Casteller
6. Il commercio, i servizi alle imprese e il turismo
di Luca Bertuola e Alberto Tessariol
7. L’agricoltura
di Francesco Faraon
8. Il sistema pensionistico
di Maurizio Gambuzza e Maurizio Rasera
9. Il fenomeno infortunistico
di Gaetana Agata Silvana Amico
10. L’evoluzione dei servizi per l’impiego
a cura della Provincia di Treviso, Settore Lavoro, Sociale e Formazione
Professionale
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Par te seconda: Analisi
11. I consumi in provincia di Treviso
di Vittorio Filippi
12. La meccanica in provincia di Treviso
di Mirco Casteller
Presentazione
Pur persistendo ampi divari di crescita rispetto alla Germania e persino ai
Paesi della periferia europea, nell’economia italiana si registrano alcuni timidi
segnali di ripresa. Anche Treviso mostra un’inversione di tendenza: dopo dieci
trimestri consecutivi di contrazione, nel quarto trimestre 2013 la produzione
industriale torna in positivo con un +2,5% rispetto allo stesso periodo 2012. A fine
2013, il grado di utilizzo degli impianti sale così come il fatturato e il fatturato
estero in particolare. Il comparto del terziario e del turismo sembrano aver
cambiato passo mentre il commercio e il settore agricolo rilevano qualche difficoltà
in più.
Questi moderati segnali di miglioramento stanno avvenendo contestualmente
ad un pesante processo di selezione in atto già da sei anni, i cui effetti sono evidenti
oggi e che probabilmente ci accompagneranno anche nei prossimi mesi con
l’apertura di ulteriori focolai di crisi.
Sul fronte occupazione, questo tiepido volgere al bello non si intravede
ancora: nel 2013, il tasso di occupazione è fermo al 64,4%, quasi quattro punti
percentuali in meno rispetto a sei anni fa.
Le evidenti difficoltà con cui ogni giorno imprese e lavoratori devono fare i
conti hanno generato una crescente insicurezza circa il ruolo del nostro territorio
tra le economie mondiali e il futuro che ci aspetta. Le ragioni per essere pessimisti
non mancano ma, a ben guardare, seppur non ancora colto dalle statistiche, il
quadro economico appare ben più articolato e interessante di quanto l’attuale
dibattito lasci immaginare. La globalizzazione e le nuove tecnologie stanno
ridisegnato l’economia e il mondo del lavoro: accanto a settori e occupazioni che
stanno scomparendo ve ne sono altri che vanno espandendosi e altri ancora, venuti
alla luce di recente, che stanno esplodendo.
I cambiamenti in atto rispondono a trasformazioni che agiscono sul lungo
periodo e che evidenziano il passaggio ad una nuova economia, basata sulla
conoscenza, sull’innovazione, sulla capacità del “saper fare” prodotti unici e del
riuscire ad offrire servizi nuovi. L’ambito dell’innovazione non è più circoscritto ai
settori vicini all’alta tecnologia ma coinvolge ogni luogo di lavoro capace di
proporre e realizzare idee originali e mai accarezzate prima.
L’innovazione è quindi già motore di questo risveglio appena nato e non
ancora solido. Probabilmente, per la prima volta nella storia, il fattore economico
strategico è diventata la creatività inserita nei prodotti o nei servizi che il lavoro
realizza. L’ingrediente chiave che le trasformazioni degli ultimi anni hanno
evidenziato diventa così il capitale umano: sono infatti le persone che pensano e
creano, sulla base di competenze e professionalità acquisite. Questa è la sfida che
5
gli anni appena trascorsi sembrano averci consegnato. Come riusciremo a
declinarla e a renderla il volano di una nuova crescita per il territorio è compito
che aspetta non solo alle imprese, ai lavoratori, alle istituzioni e alle organizzazioni
locali ma anche ad ogni singolo cittadino.
Domenico Dal Bo’
Franco Lorenzon
Il Presidente e il Vice Presidente
dell’Osservatorio Economico
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Parte prima
Osservatorio
1. Il contesto economico
di Michela Bianchin, Federico Callegari, Meri Dalla Libera*
1. Il quadr o macr oeconomico
A partire dal secondo semestre 2013, ha iniziato a configurarsi un recupero del
ciclo economico, a livello globale, sia pure con segnali non univoci e con intensità
differenti fra le diverse aree. Questo recupero sembra ormai consolidarsi negli Stati
Uniti, che oltre alla crescita del Pil (attesa nella misura del +2,8% per il 2014)
registra anche un miglioramento del mercato del lavoro.
Ma il ritorno a tendenze favorevoli si sta estendendo progressivamente al resto
delle economie avanzate, per coinvolgere, da ultimi, i paesi della periferia europea.
Per questi, in particolare, Italia inclusa, è rilevante il miglioramento delle attese dei
mercati, come testimoniato dalla riduzione degli spread.
Alcuni osservatori sostengono che le più distese condizioni finanziarie
nell’eurozona, se rimarranno tali, potrebbero fungere da volano ai primi, timidi,
segnali di ripartenza. Sono tuttavia molti i distinguo da fare rispetto a questa
prospettiva:
1) non è ancora ripartito il credito all’economia nei paesi periferici dell’area euro,
ed anzi gli effetti della lunga crisi stanno ancora determinando un aumento
delle sofferenze bancarie sugli impieghi1
2) la concomitanza tra miglioramento della situazione finanziaria europea e
l’ondata di svalutazioni in diverse economie emergenti (la più critica è quella
dello yuan cinese) sta generando un deflusso di capitali dai paesi emergenti
verso i titoli di Stato dei paesi della periferia europea. Lo spread che scende,
allora, è anche l’altra faccia di un euro che si rafforza – come sottolinea la nota
di aprile di Congiuntura Ref. Tale apprezzamento può frenare le esportazioni
extra-Ue, che finora sono state un fattore driver della ripresa. E, d’altro canto,
le svalutazioni degli “emergenti” possono favorire la penetrazione dei loro
prodotti nel mercato europeo (sfruttando ancora la domanda debole, orientata
verso prodotti “cheap”)2
* Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso.
1. In Italia però, va detto, le maxi-svalutazioni sui crediti in sofferenza, annunciate dai due grandi gruppi bancari,
hanno trasmesso fiducia agli investitori finanziari (un listino “banco-centrico” come quello di Piazza Affari –
osserva il Sole-24Ore del 23 aprile – è in rialzo del 15% da inizio anno, la migliore performance tra i mercati
occidentali). È stata premiata l’idea che la gestione dei prestiti poco esigibili avvenga in proprio, a livello di
sistema, senza ricorso a bad bank pubbliche.
2. Si aprono così le condizioni per un mutamento della composizione della domanda nell’area euro: meno
crescita trainata dall’export (almeno verso gli “emergenti”), più crescita sostenuta dalla domanda interna. Da cui
l’importanza di un graduale allentamento della stretta fiscale e di una ripresa dei consumi. Scenario che tuttavia
potrà autosostenersi, soprattutto in Italia, solo nel momento in cui riparte l’occupazione.
9
3)
4)
i segnali di ripartenza non saranno lineari, ma si manifesteranno con
oscillazioni congiunturali, all’insegna dell’incertezza. Ciò nel quadro di un
faticoso processo di aggiustamento e stabilizzazione del sistema produttivo
attorno a nuovi equilibri di domanda e offerta, dopo il duplice shock del 2009 e
del 2012. Processo che indurrà le imprese ad agire ancora sul fronte della
produttività (e probabilmente degli investimenti in automazione), piuttosto che
sul fronte delle assunzioni
c’è infine da chiedersi quali potranno essere gli effetti della normalizzazione
delle politiche monetarie, superata la fase delle “misure non convenzionali”
(che pur hanno generato risultati importanti). Bce, al riguardo, sta mantenendo
un profilo molto prudente sul piano dei tassi di interesse, considerata la
fragilità della ripresa nell’Unione. Ed inalterata resta la sua promessa di
garantire liquidità al sistema bancario europeo. Mentre Fed ha già avviato un
graduale ritiro dai mercati dell’abbondante liquidità immessa negli anni più
acuti della crisi. L’indebolimento delle valute negli “emergenti” (al di là della
svalutazione pilotata dello yuan) è anche conseguenza della mutata politica
monetaria della Fed. E parte della disinflazione che si sta osservando passa
anche per la discesa dei prezzi dei manufatti internazionali, espressi in dollari e
in euro, per effetto dell’apprezzamento di queste due valute.
Dunque, lo scenario che prefigura nell’area euro un’inversione di ciclo
assecondata dal più favorevole clima di fiducia degli investitori, risulta condizionato
in realtà da un intreccio complesso di questioni. Difficile valutare quale peso esse
assumeranno sulla ripartenza, se neutrale (per effetto elisione), negativo o positivo.
Quel che già emerge con nettezza è che permarranno ancora significativi
differenziali nella crescita all’interno delle economie avanzate e nell’ambito
dell’eurozona: secondo il Fmi3, anche il Pil del Regno Unito, come quello degli Usa,
crescerà nel 2014 ad un tasso prossimo al 3%, contro il +1,7% della Germania, lo
0,9% della Spagna, lo 0,6% dell’Italia. In prospettiva, guardando alle previsioni per
il 2015, è peraltro interessante segnalare la convergenza dei principali paesi dell’area
euro attorno ad una debole crescita del Pil (+1,5%, con differenziali contenuti tra
paese e paese), rispetto a Stati Uniti, Canada e Regno Unito che continueranno a
crescere a ritmi prossimi o superiori al 2,5%.
2. Le dinamiche congiuntur ali del manifattur ier o in pr ovincia
In questo quadro, sta comunque sorprendendo gli osservatori internazionali la
capacità di ripartenza del manifatturiero italiano, pur a valle di un durissimo
processo di selezione. Non bisogna infatti dimenticare che gli attuali segnali di
3. Fmi, World Economic Outlook, Aprile 2014.
10
recupero giungono dopo che in Italia, negli anni della crisi, si sono persi 25 punti di
produzione industriale, con un milione e mezzo in più di disoccupati.
Analoga situazione vive il manifatturiero trevigiano. Anche per esso gli
indicatori congiunturali tracciano segnali di ripartenza. Nel frattempo però, nel corso
della crisi, il comparto ha perso quasi 19mila posizioni di lavoro dipendente, ed oltre
1.200 imprese (-10,2% rispetto allo stock imprese attive ad inizio 2009). Con un
tasso di disoccupazione salito al 7,3%.
Appare dunque chiaro che i numeri positivi che incominciano ad allinearsi
sono per certi aspetti anche figli di un processo di autoselezione del campo d’analisi,
fotografano le imprese “resilienti”, quelle che in qualche modo sono riuscite a
superare indenni le fasi acute della crisi, quelle che, in virtù dei loro risultati e della
loro capacità di sopravvivenza, hanno ancora voglia e possibilità di rispondere, per
dirla tutta. Nel medesimo tempo, scivolano fuori dalle statistiche le imprese più
marginali, quelle che chiudono (il manifatturiero trevigiano perde 400 imprese
soltanto nel 2013) o entrano in procedura concorsuale (122 in provincia nel 2013,
sempre con riferimento al comparto).
Ancora per un po’ (e non si sa bene per quanto) i sintomi della crisi
convivranno con quelli della ripartenza: aziende e settori che ripartono, che si
riorganizzano e rafforzano la loro competitività saranno affiancati da aziende e
settori ancora in difficoltà, che restano in mezzo al guado, che aprono ulteriori
focolai di crisi.
Il momento congiunturale deve essere interpretato all’insegna di questo
“doppio movimento”. Altrimenti sembra una banale ripartenza, che tale non può
essere per quella che è stata la storia di questa crisi.
È l’avvio stesso di questo “doppio movimento” la notizia di rilievo di fine
2013. Dopo dieci trimestri consecutivi di contrazione della produzione industriale,
ritorna per questo indicatore il segno positivo (+2,5% la variazione tendenziale
rispetto al 2012). E volgono al positivo anche tutte le altre variabili osservate. Ma
non è raro sentirsi confermare dalle imprese che “si va bene, si fa il pieno di ordini,
anche perché vanno male, o sono usciti dal mercato, alcuni dei nostri diretti
concorrenti”.
Questo gioco di “pieni e vuoti” pare riflettersi anche nel grado di utilizzo degli
impianti, che, nel campione intervistato4, sale al 74% a fine 2013 e si riporta quasi ai
livelli di giugno 2011, nonché nelle giornate di produzione assicurate dal portafoglio
ordini acquisiti, che raggiunge quota 47 giorni.
Con riferimento alla raccolta di nuovi ordinativi la novità più importante è
sicuramente l’interruzione del segno negativo sugli ordini dal mercato interno dopo
nove trimestri consecutivi di variazioni negative. La domanda interna riesce infatti a
recuperare un +1,6% rispetto ad un anno fa, mentre quella estera, che comunque non
aveva mai subito contrazioni nelle ultime quattro annualità, cresce del +3,1%.
4. Il campione utilizzato per l’indagine Venetocongiuntura, coordinata da Unioncamere Veneto, consta per la
provincia di Treviso di 284 imprese manifatturiere che danno occupazione a circa 15mila addetti.
11
I risultati di vendita danno conferma e sintesi a questi indicatori anticipatori:
cresce infatti il fatturato (del +1,9% rispetto all’anno precedente), sostenuto
soprattutto dalle vendite all’estero (+4,6%), come si vedrà in dettaglio nel paragrafo
successivo.
Con riferimento alle previsioni per la prima parte del 2014, il miglioramento di
sentiment è avvertibile nel confronto sui dodici mesi, ma non rispetto al trimestre
precedente: l’indicazione di fondo degli imprenditori è stabilità (o, se si preferisce,
navigazione a vista).
3. Le espor tazioni tr evigiane
L’analisi delle statistiche ufficiali sulle esportazioni permettono di dettagliare
meglio le performance del manifatturiero trevigiano sui mercati esteri, rispetto a
quanto possibile tramite gli strumenti dell’indagine congiunturale.
Le esportazioni trevigiane crescono del +4,4% nel 2013 rispetto all’anno
precedente e sfiorano i 10,5 miliardi di euro. Treviso risulta così la seconda
provincia in Veneto per crescita delle esportazioni, preceduta solo dall’altra
provincia a forte vocazione manifatturiera: Vicenza (+4,6%).
Le vendite sono aumentate soprattutto verso i paesi extra-Ue28 (+8,8%), verso
i quali ormai è destinato il 37% dell’export provinciale; ma torna il segno positivo
(+2,2%) anche per le vendite verso i paesi Ue28, sebbene certo non sufficiente a
colmare il gap di vendite che si è venuto a creare rispetto al 2008 (-11,9%).
Germania e Francia restano i due principali mercati di destinazione dei prodotti
manifatturieri trevigiani (rappresentano rispettivamente il 15,2% e l’11,3%
dell’export complessivo nel 2013); tuttavia, se le esportazioni nei confronti della
Germania hanno registrato un aumento rispetto ai volumi del 2012 e recuperato
pienamente rispetto a quelli del 2008, verso la Francia si registra invece una
contrazione su tutti i periodi considerati.
Tra i paesi extra-Ue28 si conferma il forte aumento delle vendite verso gli Stati
Uniti (verso i quali confluisce il 5% dell’export provinciale), con una crescita a due
cifre sia su base annuale che biennale (rispettivamente +10% e +32,2%). Nei
confronti della Russia sono positivi i confronti annuali e biennali (+5,8% e +6%),
ma manca il recupero pre-crisi (-12,3%). Quanto alla Cina, nel 2013 si torna a
registrare un recupero delle vendite rispetto all’anno precedente (+14,8%) dopo il
picco di vendite del 2010-11 (soprattutto di macchinari) e il successivo forte calo.
4. Le dinamiche expor t per settor i
L’industria dei macchinari chiude il 2013 con esportazioni in crescita del +9%
rispetto al 2012 (da 1.660 a 1.809 milioni di euro). Le esportazioni del settore sono
di poco al di sotto dei livelli 2008 (-3,6%), ma resta ancora traccia, in questa
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performance, del forte calo rispetto al 2011 (-18%), a causa del sopra ricordato picco
di vendite di macchinari verso la Cina avvenuto tra il 2010 e il 2011. Le vendite
aumentano, nella stessa intensità, sia nei mercati Ue-28 che extra-Ue28: tuttavia, se
nei confronti del primo aggregato si è ben lontani dai valori 2008 (-21,8%) verso i
paesi extra-Ue28 la crescita dell’export da inizio crisi è stata del +16,9%. Oggi il
57,2% dell’export trevigiano di macchinari è diretto in paesi extra-Ue28, mentre
prima della crisi tale quota era al 47%.
All’interno dell’Unione Europea si evidenzia in particolare la crescita
dell’export di macchinari verso la Germania (+23,5% su base annuale e +25,9% sul
biennio).
L’export verso gli Stati Uniti, principale paese extra-Ue28 di destinazione dei
macchinari trevigiani, è stabile nell’anno, ma in significativa crescita rispetto al
2011 (+22,6%). A due cifre anche gli incrementi export verso la Russia e la Turchia,
sia nel confronto annuale che biennale.
Per l’industria del mobile si osserva una sostanziale stazionarietà dei volumi
export (pari a 1.448 milioni di euro) rispetto all’anno precedente (+0,2%), una lieve
ripresa su base biennale (+2,6%), ma senza un pieno recupero rispetto al 2008
(-0,4%).
Si evidenziano flessioni nelle vendite verso l’Unione Europea compensate da
forti crescite nei mercati extra-Ue28. Gli Stati Uniti rappresentano il quarto mercato
di sbocco per l’industria trevigiana del mobile, polarizzando quasi il 10% delle
esportazioni complessive del settore: le vendite sono cresciute di oltre il 30%
rispetto al 2012 e quasi raddoppiano rispetto al medio e lungo periodo
(rispettivamente +92% rispetto al 2011 e +82% rispetto al 2008).
Il mercato dell’elettrodomestico, che rappresenta la terza voce delle
esportazioni trevigiane con un peso pari all’8,2% dell’export complessivo, cresce a
due cifre sia sul 2012 (+15,8%) che sul 2011 (+21,1%); è anche l’unico settore, tra i
primi sei della graduatoria per volumi, a registrare un recupero rispetto ai livelli precrisi (+3,8%).
Le vendite continuano ad essere sostenute principalmente dai flussi verso i
mercati dell’Unione Europea (che assorbono quasi il 70% dell’export complessivo)
dove si cresce del 20% sia sul 2012 che sul 2011. In crescita anche le vendite verso i
mercati extra-Ue28 dove, oltre ad un aumento del +6,4% rispetto al 2012, si
registrano variazioni importanti sia sul 2011 (+15,9%) che sul 2008 (+24,7%)
sostenute soprattutto da Russia e Stati Uniti.
Le esportazioni di calzature si mantengono su livelli stabili rispetto al 2012
(+0,5% con volumi che superano gli 834 milioni di euro), ma accusano una
dinamica negativa sia dal confronto biennale (-9,1%) che sul periodo pre-crisi
(-8,2%). I mercati dell’Unione Europea, che assorbono quasi l’80% delle vendite
complessive del settore, registrano variazioni ancor più negative a due cifre (-13%
sia rispetto al 2011 che al 2008). Positiva invece la performance esportativa verso i
mercati extra-Ue28 (+2,3% sull’anno, +13,5% sul biennio e +20,3% sul 2008).
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Le industrie dei prodotti agro-alimentari e delle bevande continuano a
segnalare risultati eccellenti sia dal confronto annuale (rispettivamente +10,7% e
+11,8%), sia da quello biennale (+21,2% e +24%) che sul periodo pre-crisi (+57,7%
e +76,7%). Le esportazioni sono in forte crescita per entrambi i settori sia verso i
mercati intra che extra-Ue28. Verso i mercati dell’Unione Europea sia l’alimentare
che le bevande vedono aumentare le loro esportazioni di oltre il 9% rispetto al 2012,
di oltre il 18% rispetto al 2011 e oltre il 56% sul 2008.
Positivo anche l’andamento dell’industria della gomma-plastica che vede
aumentare le esportazioni complessive del +8,2% rispetto al 2012 e del +6,6%
rispetto al 2011, ma soprattutto rispetto ai valori pre-crisi (+33,4%). Del +11% la
crescita in Germania (da 72 a 80 milioni di euro), primo mercato di riferimento per il
settore.
Va male invece il settore della carpenteria metallica che accusa una flessione
annuale delle esportazioni del -6,7%. A poco conta la buona performance sui
mercati extra-Ue (+14%). Il grosso dell’export si concentra nell’Unione europea
(70%), e qui la flessione delle vendite è del -13,3%.
5. La demogr afia d’iimpr esa
Nel mentre una parte del tessuto produttivo ha messo a segno queste
performance congiunturali, un’altra parte, come sopra si richiamava, si è sfaldata
sotto il peso della crisi. Anche nel 2013 il territorio provinciale ha conosciuto una
contrazione dello stock di imprese attive di quasi 1.700 unità (-2%, rispetto alla
consistenza imprese di fine 2012). Al netto del settore agricoltura la perdita scende a
-940 imprese (-1,4%). Prendendo a riferimento la consistenza di inizio 2009 5, oggi
lo stock d’imprese attive complessivo risulta inferiore per quasi 3mila imprese
(-1.051 al netto dell’agricoltura).
Le maggiori contrazioni, come ben si intuisce, riguardano il comparto
primario, il cui andamento peraltro è da sempre condizionato oltre che dal ciclo
economico anche da aspetti giuridico-amministrativi e fiscali.
Ma gli altri due comparti che hanno subito pesanti contrazioni sono il
manifatturiero e l’edilizia. Le maggiori perdite in valore assoluto si registrano
nell’edilizia con 592 imprese in meno (-4,5%) rispetto ad un anno fa, che diventano
-1.404 unità (-10,1%) dal confronto con lo stock di cinque anni fa. Il manifatturiero
perde nel 2013 altre 404 imprese attive (-3,6%), perdita che porta lo stock
complessivo sotto di 1.219 unità (-10,2%) rispetto al livello di marzo 2009. Solo
nella meccanica si contano 136 imprese in meno rispetto ai valori di fine 2012 (-596
rispetto al 2009); seguono il legno-arredo, sia su base annua (-109 unità), che nel
quinquennio (-365), ed il sistema moda che nel corso del 2013 si contrae di 98
imprese attive (-246 rispetto al 2009).
5. Il confronto viene fatto con i primi dati disponibili in Ateco 2007 e cioè con le consistenze al 30 marzo 2009.
14
Negativo il bilancio per il comparto del commercio che nel suo complesso
chiude il 2013 con 84 imprese attive in meno. Le imprese operanti nel commercio
all’ingrosso calano di 42 unità nel 2013 e di 161 nel quinquennio, mentre le imprese
del commercio al dettaglio, anche se chiudono l’ultimo anno con una contrazione di
45 unità, registrano complessivamente un incremento di 251 unità nell’ultimo
quinquennio. Positivo invece l’andamento delle imprese di alloggio e ristorazione: il
settore guadagna 62 imprese nell’ultimo anno (+1,4%) e 346 unità negli ultimi
cinque anni (+8,6%). La crescita è alimentata principalmente dalle attività di
ristorazione del tipo bar, servizi di preparazione di cibi d’asporto (pizze al taglio,
rosticcerie, friggitorie etc.).
Nei servizi alle imprese continua la contrazione del settore legato alle attività di
trasporto e magazzinaggio: nel corso del 2013 si sono perse 160 imprese attive
(-7,3%) per un bilancio che sale a -367 dal 2009 (-15,3%).
Positivo invece l’andamento se si guarda al complesso dei restanti settori dei
servizi alle imprese che guadagnano +143 imprese rispetto a dicembre 2012
(+1,8%), e ben +821 unità rispetto ad inizio crisi (+11,2%). Crescono soprattutto:
le attività finanziarie e assicurative con ben 104 sedi attive in più (+5,6%) solo
nel 2013. Sostengono il trend di crescita dell’ultimo anno soprattutto le attività
ausiliarie ai servizi finanziari ed assicurativi, con un aumento dei sub-agenti di
assicurazioni e dei produttori, procacciatori ed altri intermediari delle
assicurazioni (+82; +15,7%). Ma continuano a crescere anche le holding
finanziarie (+12 unità nel 2013, +11,1%) e le società veicolo6, che nel
quinquennio 2009-2013 sono passate da appena 4 unità di inizio 2009 a 95 a
fine 2013 (+19 solo nell’anno appena trascorso; +25%)
l’aggregato noleggio, agenzie di viaggio e dei servizi di supporto alle imprese
con 53 unità in più su base annua (+3,3%). L’incremento origina
principalmente dai servizi operativi di supporto alle imprese, ma si registra
anche un ulteriore crescita delle attività di cura e manutenzione del paesaggio
(+25 unità nel 2013, +9,3%)
nell’ambito dei servizi di informazione e comunicazione, le attività di servizio
connesse alle tecnologie dell’informatica. In particolare, la consulenza
informatica guadagna 12 sedi attive nell’anno (+13,2%), crescono di 11 unità
le imprese attive nel recupero dati e installazione di software (+37,9%), e di 15
quelle attive nell’elaborazione elettronica di dati contabili (+10%), nonché
aumentano di 11 unità le imprese che si occupano di portali web (+78,6%).
Anche il comparto dei servizi alle persone ha saputo resistere alla crisi con
incrementi in termini di imprese attive pari a +298 sedi attive rispetto al bilancio di
inizio 2009 (+7%), cui il 2013 ha contribuito per 34 unità. Ove si guardi alle
componenti di questo risultato si osserva che contribuiscono all’incremento
6. Società che hanno per oggetto esclusivo la realizzazione di una o più operazioni di cartolarizzazione e che, in
tale ambito, emettono strumenti finanziari negoziabili.
15
soprattutto: le attività ambulatoriali specialistiche ed odontoiatriche, probabilmente
in forma associata, le attività riguardanti le lotterie, le scommesse e le case da gioco
in particolare (nella fattispecie della gestione di apparecchi che consentono vincite in
denaro funzionanti a moneta o a gettone), le attività sportive.
Tab. 1 – Tassi di crescita del Pil. Confronto tra le principali aree economiche.
Serie storica 2007-2013 e previsioni per il 2014-2015.
Paesi
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Economie avanzate
Stati Uniti
Area Euro (1)
Germania
Francia
Italia
Spagna
Giappone
Regno Unito
Canada
Econ.emergenti e in sviluppo
Brasile
Russia
India
Cina
Sud Africa
Turchia
Mondo
2,7
1,8
3,0
3,4
2,3
1,7
3,5
2,2
3,4
2,0
8,7
6,1
8,5
9,8
14,2
5,5
4,7
5,3
0,1
-0,3
0,4
0,8
-0,1
-1,2
0,9
-1,0
-0,8
1,2
5,9
5,2
5,2
3,9
9,6
3,6
0,7
2,7
-3,4
-2,8
-4,4
-5,1
-3,1
-5,5
-3,8
-5,5
-5,2
-2,7
3,1
-0,3
-7,8
8,5
9,2
-1,5
-4,8
-0,4
3,0
2,5
2,0
3,9
1,7
1,7
-0,2
4,7
1,7
3,4
7,5
7,5
4,5
10,3
10,4
3,1
9,2
5,2
1,7
1,8
1,6
3,4
2,0
0,5
0,1
-0,5
1,1
2,5
6,3
2,7
4,3
6,6
9,3
3,6
8,8
3,9
1,4
2,8
-0,7
0,9
0,0
-2,4
-1,6
1,4
0,3
1,7
5,0
1,0
3,4
4,7
7,7
2,5
2,2
3,2
1,3
1,9
-0,5
0,5
0,3
-1,9
-1,2
1,5
1,8
2,0
4,7
2,3
1,3
4,4
7,7
1,9
4,3
3,0
Previsioni
2014 2015
2,2
2,3
2,8
3,0
1,2
1,5
1,7
1,6
1,0
1,5
0,6
1,1
0,9
1,0
1,4
1,0
2,9
2,5
2,3
2,4
4,9
5,3
1,8
2,7
1,3
2,3
5,4
6,4
7,5
7,3
2,3
2,7
2,3
3,1
3,6
3,9
Fonte: International Monetary Fund, World Economic Outlook, April 2014. Nota: (1) esclusa la Lettonia.
Tab. 2 – Industria: produzione industriale per l’area euro(1). Variazioni percentuali
tendenziali.
Produzione industriale
Periodo
Totale
Beni
Beni
intermedi strumentali
Beni di consumo
Costruzioni
2011
2012
2013
4,8
-2,8
-0,7
4,2
-4,5
-1,0
8,5
-1,1
-0,6
1,0
-2,4
-0,6
0,7
-4,9
-3,6
Non
durevoli
1,0
-2,1
-0,1
I trim. 2013
II trim. 2013
III trim. 2013
IV trim. 2013
-2,9
-1,0
-0,9
2,0
-3,6
-2,0
-0,7
2,6
-3,4
-0,2
-1,3
2,4
-0,9
-0,8
-0,9
0,2
-4,3
-4,0
-3,6
-2,6
-0,4
-0,3
-0,5
0,7
-5,9
-3,6
-1,1
-1,1
Ottobre 2013
Novembre 2013
Dicembre 2013
1,0
3,1
1,9
1,5
3,2
3,4
1,3
4,2
1,8
-0,4
1,3
-0,3
-4,7
-1,3
-1,6
0,3
1,9
0,0
-2,1
-1,4
0,1
Gennaio 2014
Febbraio 2014
3,0
3,7
3,5
4,2
4,7
4,0
0,2
2,4
1,6
-0,6
-0,1
2,8
8,0
6,7
Totale
Durevoli
Fonte: Ecb, Monthly Bulletin, Euro Area Statistics Online. Data last updated on 22-04-2014. Nota: (1) area euro 18.
16
-2,4
-5,4
-2,8
Tab. 3 – Industria manifatturiera trevigiana: principali indicatori. Anni 2011-2013.
2011
2012
2013
I
II
III
IV
I
II
III
IV
I
II
III
IV
trimestre precedente
0,4
5,0
-3,8
0,5
-4,4
0,4
-4,6
2,7
-4,1
2,6
-4,7
6,1
stesso trim. anno
preced.
2,7
2,5
0,2
-2,0
-4,8
-4,9
-3,9
-3,6
-3,7
-2,6
1,6
2,5
0,5
-2,6
-0,2
1,4
0,4
-1,5
0,3
0,2
0,2
0,6
-0,1
0,1
-0,4
-0,4
-0,4
-0,8
-0,4
-1,9
-1,0
-2,1
-1,3
-1,5
-0,9
0,9
72,2
75,5
72,9
72,9
70,5
69,8
69,1
68,8
66,3
68,8
71,2
74,1
-2,0
7,5
-2,1
3,2
-4,7
2,9
-5,4
1,2
-5,3
2,4
-5,2
6,6
5,9
3,6
1,4
-0,8
-3,3
-6,3
-3,7
-3,6
-2,6
-1,1
1,1
1,9
-2,7
11,4
1,4
7,1
-0,4
5,9
-1,9
3,0
3,8
1,2
-3,7
6,0
7,4
7,1
3,3
1,5
2,9
0,2
1,4
0,3
10,5
4,6
2,9
4,6
Produzione
Variazioni rispetto a:
Occupazione
Variazioni rispetto a:
trimestre precedente
stesso trim. anno
preced.
Capacità produttiva
Grado di utilizzo
impianti
Fatturato
Variazioni rispetto a:
trimestre precedente
stesso trim. anno
preced.
Fatturato estero
Variazioni rispetto a:
trimestre precedente
stesso trim. anno
preced.
Fonte: Indagine congiunturale Unioncamere del Veneto, Cciaa Treviso.
17
Tab. 4 – Industria manifatturiera trevigiana: giudizi di previsione per il trimestre
successivo, rispetto al periodo di osservazione.
Indicatori
Produzione
in aumento
lieve aumento
stazionaria
lieve diminuzione
in diminuzione
Domanda Interna
in aumento
lieve aumento
stazionaria
lieve diminuzione
in diminuzione
Domanda Estera
in aumento
lieve aumento
stazionaria
lieve diminuzione
in diminuzione
Fatturato
in aumento
lieve aumento
stazionaria
lieve diminuzione
in diminuzione
Occupazione
in aumento
lieve aumento
stazionari
lieve diminuzione
in diminuzione
Dicembre 2011
Dicembre 2012
Dicembre 2013
4,7
12,1
37,8
15,0
30,4
4,3
10,8
38,7
13,9
32,2
4,2
13,7
52,8
13,8
15,4
3,6
10,9
34,1
19,2
32,2
3,2
9,8
37,6
17,3
32,2
3,9
9,5
56,2
13,9
16,5
7,7
14,5
42,9
15,8
19,0
4,8
19,3
43,1
15,6
17,1
3,6
18,9
53,3
10,3
13,9
4,0
14,3
35,7
17,1
29,0
4,5
13,6
36,5
14,6
30,8
4,7
14,8
52,0
13,1
15,4
0,9
3,9
78,0
10,6
6,6
0,2
4,6
76,2
10,4
8,7
0,5
5,5
82,5
7,9
3,7
Fonte: Indagine congiunturale Unioncamere del Veneto, Cciaa Treviso.
Tab. 5 – Esportazioni, importazioni e saldo commerciale. Confronto Treviso, Veneto
e Italia. Anni 2010-2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori).
Territorio
Export
Treviso
Veneto
Italia
% Veneto/Italia
Import
Treviso
Veneto
Italia
% Veneto/Italia
Saldi
Treviso
Veneto
Italia
Var. %
13/12
2010
2011
2012
2013
(provv.)
9.903.464
45.613.485
337.346.283
13,5
10.705.103
50.318.169
375.903.832
13,4
10.052.476
51.177.617
390.182.092
13,1
10.493.172
52.605.823
389.854.168
13,5
4,4
2,8
-0,1
-
-2,0
4,5
3,7
-
6.135.755
38.320.653
367.389.805
10,4
6.549.584
40.736.992
401.427.714
10,1
5.793.680
37.585.617
380.292.481
9,9
5.808.812
37.266.270
359.454.458
10,4
0,3
-0,8
-5,5
-
-11,3
-8,5
-10,5
-
3.767.709
7.292.833
-30.043.522
4.155.519
9.581.177
-25.523.882
4.258.796
13.591.999
9.889.611
4.684.360
15.339.553
30.399.710
-
-
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat. Nota: valori assoluti in migliaia di euro.
18
13/11
Tab. 6 – Esportazioni per merceologie (Ateco 2007). Provincia di Treviso, anni
2011 e 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Ordinamento decrescente per
valori al 2013. Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze
percentuali.
N. Voci merceologiche
2011
(def.)
2012
(def.)
2013
(provv.)
Variazioni %
Incidenza %
13/12 13/11
2011
2013
1
Macchinari
2.205.079
1.660.061
1.808.940
9,0
-18,0
20,6
17,2
2
Mobili
1.411.455
1.446.010
1.448.479
0,2
2,6
13,2
13,8
3
Elettrodomestici
713.872
746.676
864.519
15,8
21,1
6,7
8,2
4
Calzature
917.578
830.544
834.334
0,5
-9,1
8,6
8,0
5
Carpenteria metallica
628.889
658.407
614.012
-6,7
-2,4
5,9
5,9
6
Abbigliamento
641.467
616.376
609.748
-1,1
-4,9
6,0
5,8
7
Prodotti alimentari e tabacco
Altre apparecchiature
elettriche
Bevande
414.984
454.049
502.849
10,7
21,2
3,9
4,8
463.852
446.357
463.410
3,8
-0,1
4,3
4,4
350.085
388.247
433.967
11,8
24,0
3,3
4,1
10 Prodotti in gomma o plastica
Altri prodotti dell’industria
11
manifatturiera
12 Filati e tessuti
Mezzi di trasporto e
13
componentistica
14 Metallurgia
405.679
399.659
432.604
8,2
6,6
3,8
4,1
425.552
410.615
408.857
-0,4
-3,9
4,0
3,9
392.097
332.699
296.380
-10,9
-24,4
3,7
2,8
290.397
266.768
294.402
10,4
1,4
2,7
2,8
215.416
221.221
217.984
-1,5
1,2
2,0
2,1
15 Carta e stampa
180.277
179.498
196.792
9,6
9,2
1,7
1,9
16 Giolielli
Prodotti chimici, farmaceutici,
17
fibre sintetiche
18 Legno
Elettronica, app. medicali e di
19
misuraz. (esc. occhiali)
20 Maglieria
156.548
160.476
195.527
21,8
24,9
1,5
1,9
151.400
163.734
159.037
-2,9
5,0
1,4
1,5
121.119
114.298
132.943
16,3
9,8
1,1
1,3
143.811
126.087
128.202
1,7
-10,9
1,3
1,2
122.398
118.498
111.679
-5,8
-8,8
1,1
1,1
21 Concia e lavorazioni pelli
8
9
105.715
87.245
97.894
12,2
-7,4
1,0
0,9
22 Occhialeria
68.755
70.880
73.486
3,7
6,9
0,6
0,7
23 Altri servizi
64.904
58.380
66.105
13,2
1,8
0,6
0,6
24 Vetro e prodotti in vetro
74.005
53.112
56.759
6,9
-23,3
0,7
0,5
25 Agricoltura e pesca
Pietre tagliate, modellate e
26
finite
Prodotti delle miniere e delle
27
cave
28 Prodotti petroliferi raffinati
23.640
22.630
20.936
-7,5
-11,4
0,2
0,2
9.937
13.129
16.571
26,2
66,8
0,1
0,2
5.857
6.592
6.285
-4,7
7,3
0,1
0,1
332
233
472
102,7
41,9
0,0
0,0
10.705.103 10.052.476 10.493.172
4,4
-2,0
Totale
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat.
19
100,0 100,0
Tab. 7 – Importazioni per merceologie (Ateco 2007). Provincia di Treviso, anni
2011 e 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Ordinamento decrescente per
valori al 2013. Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze
percentuali.
N. Voci merceologiche
2011
(def.)
2012
(def.)
2013
(provv.)
Variazioni %
Incidenza %
13/12 13/11
2011
2013
1
Abbigliamento
941.278
804.885
738.656
-8,2
-21,5
14,4
12,7
2
756.874
651.246
701.387
7,7
-7,3
11,6
12,1
458.601
420.697
425.359
1,1
-7,2
7,0
7,3
4
Calzature
Prodotti chimici, farmaceutici,
fibre sintetiche
Elettrodomestici
318.604
360.896
412.214
14,2
29,4
4,9
7,1
5
Macchinari
477.888
354.027
376.291
6,3
-21,3
7,3
6,5
6
Metallurgia
437.606
389.937
371.921
-4,6
-15,0
6,7
6,4
7
Prodotti alimentari (incl.tabacco)
304.229
273.788
295.598
8,0
-2,8
4,6
5,1
8
Legno
279.226
258.690
261.976
1,3
-6,2
4,3
4,5
9
Filati e tessuti
315.848
256.820
257.004
0,1
-18,6
4,8
4,4
10 Prodotti in gomma o plastica
278.816
245.203
246.998
0,7
-11,4
4,3
4,3
11 Agricoltura e pesca
217.740
223.897
241.871
8,0
11,1
3,3
4,2
12 Carpenteria metallica
212.929
233.471
234.127
0,3
10,0
3,3
4,0
13 Maglieria
Elettronica, app. medicali e di
14
misuraz. (escl. occhialeria)
Altri prodotti dell’industria
15
manifatturiera
16 Altre apparecchiature elettriche
250.155
244.066
223.001
-8,6
-10,9
3,8
3,8
271.569
193.138
173.011
-10,4
-36,3
4,1
3,0
224.302
184.620
160.629
-13,0
-28,4
3,4
2,8
185.400
154.940
155.135
0,1
-16,3
2,8
2,7
17 Carta e stampa
Mezzi di trasporto e
18
componentistica
19 Altri servizi
158.601
141.492
132.877
-6,1
-16,2
2,4
2,3
122.648
102.518
103.840
1,3
-15,3
1,9
1,8
3
85.307
78.523
68.263
-13,1
-20,0
1,3
1,2
20 Vetro e prodotti in vetro
60.175
52.717
63.522
20,5
5,6
0,9
1,1
21 Mobili
64.865
59.532
54.456
-8,5
-16,0
1,0
0,9
22 Concia e lavorazioni pelli
54.141
43.540
45.070
3,5
-16,8
0,8
0,8
23 Occhialeria
32.962
28.974
29.330
1,2
-11,0
0,5
0,5
24 Bevande
18.920
18.181
17.086
-6,0
-9,7
0,3
0,3
25 Prodotti delle miniere e delle cave
12.040
10.620
10.673
0,5
-11,4
0,2
0,2
26 Gioielli
5.004
3.526
3.963
12,4
-20,8
0,1
0,1
27 Prodotti petroliferi raffinati
1.989
2.507
2.891
15,3
45,4
0,0
0,0
1.869
1.227
1.660
35,2
-11,2
0,0
0,0
6.549.584 5.793.680 5.808.812
0,3
-11,3
28 Pietre tagliate, modellate e finite
Totale
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat.
20
100,0 100,0
21
3.335.236
383.882
440.635
270.232
189.791
164.604
74.511
86.661
67.434
91.230
87.425
1.478.831
Mondo
Ue 28
Germania
Francia
Regno Unito
Romania
Stati Uniti
Russia
Spagna
Svizzera
Austria
Cina
AltriPaesi Ue 28
Extra Ue28
Germania
Francia
Regno Unito
Romania
Stati Uniti
Russia
Spagna
Svizzera
Austria
Cina
Altri Paesi Extra Ue 28
3.884.674
394.644
364.760
352.672
733.456
144.777
82.119
97.793
71.091
83.938
87.668
1.471.756
2011
(def.)
10.610.702
6.726.028
1.583.918
1.221.717
548.172
547.375
422.678
354.581
258.313
243.762
199.566
166.838
1.179.108
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat.
Paesi
2008
(def.)
10.741.434
7.406.198
1.563.384
1.205.293
625.546
524.111
689.871
353.134
295.928
253.831
228.415
144.966
1.521.718
3.579.968
474.106
365.553
344.555
258.776
142.666
116.204
106.176
82.488
86.770
85.127
1.517.549
2012
(def.)
9.964.874
6.384.906
1.540.945
1.189.881
548.708
498.491
352.445
339.967
256.363
230.860
200.823
164.425
1.061.997
3.871.507
521.576
386.581
341.878
296.969
188.662
122.204
105.585
104.156
89.405
86.563
1.627.930
2013
(provv.)
10.399.846
6.528.339
1.576.588
1.179.867
589.719
525.698
365.902
333.661
248.959
247.640
208.653
179.943
1.071.711
8,1
10,0
5,8
-0,8
14,8
32,2
5,2
-0,6
26,3
3,0
1,7
7,3
13/12
4,4
2,2
2,3
-0,8
7,5
5,5
3,8
-1,9
-2,9
7,3
3,9
9,4
0,9
-0,3
32,2
6,0
-3,1
-59,5
30,3
48,8
8,0
46,5
6,5
-1,3
10,6
Variazioni %
13/11
-2,0
-2,9
-0,5
-3,4
7,6
-4,0
-13,4
-5,9
-3,6
1,6
4,6
7,9
-9,1
16,1
35,9
-12,3
26,5
56,5
14,6
64,0
21,8
54,5
-2,0
-1,0
10,1
13/08
-3,2
-11,9
0,8
-2,1
-5,7
0,3
-47,0
-5,5
-15,9
-2,4
-8,7
24,1
-29,6
31,1
3,6
4,1
2,5
1,8
1,5
0,7
0,8
0,6
0,8
0,8
13,8
2008
100,0
68,9
14,6
11,2
5,8
4,9
6,4
3,3
2,8
2,4
2,1
1,3
14,2
36,6
3,7
3,4
3,3
6,9
1,4
0,8
0,9
0,7
0,8
0,8
13,9
Incidenza %
2011
100,0
63,4
14,9
11,5
5,2
5,2
4,0
3,3
2,4
2,3
1,9
1,6
11,1
37,2
5,0
3,7
3,3
2,9
1,8
1,2
1,0
1,0
0,9
0,8
15,7
2013
100,0
62,8
15,2
11,3
5,7
5,1
3,5
3,2
2,4
2,4
2,0
1,7
10,3
Tab. 8 – Esportazioni trevigiane di prodotti manifatturieri (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012
(dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali.
22
884.895
80.994
75.893
94.559
41.003
24.556
27.025
30.253
9.490
25.983
4.248
470.891
2008
(def.)
1.875.947
991.051
213.198
168.660
73.417
45.203
34.989
35.345
91.299
36.339
39.546
43.760
209.295
1.444.909
84.275
80.600
567.499
49.133
16.533
38.810
36.157
11.028
64.003
7.340
489.531
2011
(def.)
2.205.079
760.170
189.018
127.955
54.810
44.993
34.681
37.086
49.858
33.222
32.547
33.251
122.750
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat.
Extra Ue28
Stati Uniti
Russia
Cina
Turchia
Indonesia
Brasile
Svizzera
Israele
India
Giappone
Altri paesi Extra Ue28
Mondo
Unione europea 28
Francia
Germania
Regno Unito
Belgio
Austria
Romania
Spagna
Svezia
Polonia
Paesi Bassi
Altri paesi Ue28
Paesi
948.560
103.836
77.130
79.777
45.141
85.361
33.658
33.175
10.633
33.407
20.621
425.821
2012
(def.)
1.660.061
711.501
186.432
130.440
49.181
44.581
34.338
34.098
40.091
26.278
29.197
31.209
105.657
1.034.056
103.306
95.658
93.834
71.201
46.976
40.122
37.971
27.873
27.018
25.622
464.473
2013
(provv.)
1.808.940
774.884
163.752
161.087
58.153
48.818
39.610
37.898
36.644
35.314
34.153
30.692
128.763
9,0
-0,5
24,0
17,6
57,7
-45,0
19,2
14,5
162,1
-19,1
24,3
9,1
13/12
9,0
8,9
-12,2
23,5
18,2
9,5
15,4
11,1
-8,6
34,4
17,0
-1,7
21,9
-28,4
22,6
18,7
-83,5
44,9
184,1
3,4
5,0
152,7
-57,8
249,1
-5,1
Variazioni %
13/11
-18,0
1,9
-13,4
25,9
6,1
8,5
14,2
2,2
-26,5
6,3
4,9
-7,7
4,9
16,9
27,5
26,0
-0,8
73,6
91,3
48,5
25,5
193,7
4,0
503,2
-1,4
13/08
-3,6
-21,8
-23,2
-4,5
-20,8
8,0
13,2
7,2
-59,9
-2,8
-13,6
-29,9
-38,5
47,2
4,3
4,0
5,0
2,2
1,3
1,4
1,6
0,5
1,4
0,2
25,1
2008
100,0
52,8
11,4
9,0
3,9
2,4
1,9
1,9
4,9
1,9
2,1
2,3
11,2
65,5
3,8
3,7
25,7
2,2
0,7
1,8
1,6
0,5
2,9
0,3
22,2
Incidenza %
2011
100,0
34,5
8,6
5,8
2,5
2,0
1,6
1,7
2,3
1,5
1,5
1,5
5,6
57,2
5,7
5,3
5,2
3,9
2,6
2,2
2,1
1,5
1,5
1,4
25,7
2013
100,0
42,8
9,1
8,9
3,2
2,7
2,2
2,1
2,0
2,0
1,9
1,7
7,1
Tab. 9 – Esportazioni trevigiane di macchinari (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012 (dati
definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali.
23
427.614
76.914
129.947
32.510
4.221
5.320
15.927
23.287
4.789
2.002
10.720
121.976
2008
(def.)
1.454.234
1.026.620
236.958
205.425
209.441
65.717
48.728
34.830
18.258
20.938
23.171
15.101
148.053
411.411
72.878
92.895
50.298
18.165
11.574
12.381
15.160
10.877
3.045
7.329
116.809
2011
(def.)
1.411.455
1.000.044
286.505
248.694
149.368
57.837
44.425
30.496
21.872
16.681
18.517
13.021
112.628
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat.
Extra Ue28
Stati Uniti
Russia
Svizzera
Cina
Canada
Emirati Arabi Uniti
Ucraina
Arabia Saudita
Qatar
Turchia
Altri paesi Extra Ue28
Mondo
Unione europea 28
Germania
Francia
Regno Unito
Spagna
Belgio
Svezia
Austria
Polonia
Paesi Bassi
Danimarca
Altri paesi Ue28
Paesi
501.543
106.873
104.920
57.129
23.171
17.248
17.170
16.454
14.274
12.639
7.243
124.423
2012
(def.)
1.446.010
944.466
273.310
244.645
146.434
47.170
38.032
30.625
19.982
16.718
18.225
13.304
96.020
547.419
139.890
95.553
57.639
25.999
24.071
17.878
15.964
14.662
13.226
11.849
130.687
2013
(provv.)
1.448.479
901.059
257.193
241.923
144.767
43.147
36.856
29.042
19.349
16.752
15.576
12.697
83.758
9,1
30,9
-8,9
0,9
12,2
39,6
4,1
-3,0
2,7
4,6
63,6
5,0
13/12
0,2
-4,6
-5,9
-1,1
-1,1
-8,5
-3,1
-5,2
-3,2
0,2
-14,5
-4,6
-12,8
33,1
91,9
2,9
14,6
43,1
108,0
44,4
5,3
34,8
334,4
61,7
11,9
Variazioni %
13/11
2,6
-9,9
-10,2
-2,7
-3,1
-25,4
-17,0
-4,8
-11,5
0,4
-15,9
-2,5
-25,6
28,0
81,9
-26,5
77,3
515,9
352,4
12,2
-31,4
206,1
560,6
10,5
7,1
13/08
-0,4
-12,2
8,5
17,8
-30,9
-34,3
-24,4
-16,6
6,0
-20,0
-32,8
-15,9
-43,4
29,4
5,3
8,9
2,2
0,3
0,4
1,1
1,6
0,3
0,1
0,7
8,4
2008
100,0
70,6
16,3
14,1
14,4
4,5
3,4
2,4
1,3
1,4
1,6
1,0
10,2
29,1
5,2
6,6
3,6
1,3
0,8
0,9
1,1
0,8
0,2
0,5
8,3
Incidenza %
2011
100,0
70,9
20,3
17,6
10,6
4,1
3,1
2,2
1,5
1,2
1,3
0,9
8,0
37,8
9,7
6,6
4,0
1,8
1,7
1,2
1,1
1,0
0,9
0,8
9,0
2013
100,0
62,2
17,8
16,7
10,0
3,0
2,5
2,0
1,3
1,2
1,1
0,9
5,8
Tab. 10 – Esportazioni trevigiane di mobili (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012 (dati definitivi) e
2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali.
24
209.374
21.536
25.594
26.503
15.470
7.877
14.471
3.416
4.347
3.177
14.984
72.000
Mondo
Unione europea 28
Germania
Francia
Regno Unito
Spagna
Paesi Bassi
Polonia
Austria
Repubblica Ceca
Romania
Belgio
Altri paesi Ue28
Extra Ue28
Russia
Svizzera
Australia
Stati Uniti
Nuova Zelanda
Ucraina
Emirati Arabi Uniti
Giappone
Arabia Saudita
Turchia
Altri paesi Extra Ue28
225.189
27.270
43.387
32.796
13.626
11.104
9.178
2.466
5.167
5.551
7.741
66.902
2011
(def.)
713.872
488.683
154.421
71.558
42.698
38.710
37.166
23.132
25.148
17.576
7.562
9.725
60.987
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat.
Paesi
2008
(def.)
832.524
623.150
173.031
104.555
51.147
55.965
41.975
30.414
36.172
16.111
17.443
10.746
85.590
245.302
30.063
34.785
32.816
17.526
15.255
9.046
3.108
8.582
7.110
8.229
78.781
2012
(def.)
746.676
501.374
158.414
67.619
54.014
27.847
39.697
26.190
26.104
20.139
6.803
11.212
63.333
261.001
31.828
30.055
27.018
23.310
13.911
13.561
12.516
11.313
10.930
10.208
76.351
2013
(provv.)
864.519
603.518
182.182
82.252
50.625
40.862
40.116
31.613
28.203
27.131
24.049
20.858
75.624
6,4
5,9
-13,6
-17,7
33,0
-8,8
49,9
302,7
31,8
53,7
24,0
-3,1
13/12
15,8
20,4
15,0
21,6
-6,3
46,7
1,1
20,7
8,0
34,7
253,5
86,0
19,4
15,9
16,7
-30,7
-17,6
71,1
25,3
47,8
407,6
118,9
96,9
31,9
14,1
Variazioni %
13/11
21,1
23,5
18,0
14,9
18,6
5,6
7,9
36,7
12,1
54,4
218,0
114,5
24,0
24,7
47,8
17,4
1,9
50,7
76,6
-6,3
266,4
160,3
244,1
-31,9
6,0
13/08
3,8
-3,2
5,3
-21,3
-1,0
-27,0
-4,4
3,9
-22,0
68,4
37,9
94,1
-11,6
25,1
2,6
3,1
3,2
1,9
0,9
1,7
0,4
0,5
0,4
1,8
8,6
2008
100,0
74,9
20,8
12,6
6,1
6,7
5,0
3,7
4,3
1,9
2,1
1,3
10,3
31,5
3,8
6,1
4,6
1,9
1,6
1,3
0,3
0,7
0,8
1,1
9,4
Incidenza %
2011
100,0
68,5
21,6
10,0
6,0
5,4
5,2
3,2
3,5
2,5
1,1
1,4
8,5
30,2
3,7
3,5
3,1
2,7
1,6
1,6
1,4
1,3
1,3
1,2
8,8
2013
100,0
69,8
21,1
9,5
5,9
4,7
4,6
3,7
3,3
3,1
2,8
2,4
8,7
Tab. 11 – Esportazioni trevigiane di elettrodomestici (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012 (dati
definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali.
25
147.591
31.734
22.746
10.223
12.799
12.706
2.158
3.828
3.920
4.388
4.021
39.070
Mondo
Unione europea 28
Francia
Germania
Spagna
Romania
Regno Unito
Austria
Paesi Bassi
Belgio
Ungheria
Grecia
Altri paesi Ue28
Extra Ue28
Stati Uniti
Svizzera
Giappone
Russia
Norvegia
Cina
Turchia
Australia
Serbia
Canada
Altri paesi Extra Ue28
156.453
28.669
34.352
10.096
11.717
10.548
3.355
4.741
3.664
5.244
4.236
39.831
2011
(def.)
917.578
761.125
135.410
156.993
91.738
72.665
41.692
41.881
40.835
28.585
25.148
17.629
108.549
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat.
Paesi
2008
(def.)
909.349
761.758
125.944
173.810
110.549
51.996
38.155
48.958
43.395
33.539
18.661
18.684
98.067
173.504
36.633
33.713
15.263
16.074
8.517
4.529
4.677
4.237
3.499
3.750
42.611
2012
(def.)
830.544
657.040
132.714
137.280
73.306
58.447
45.955
35.416
32.081
25.877
14.485
12.596
88.883
177.559
32.047
30.640
17.864
15.008
11.106
6.040
5.135
4.612
4.592
4.450
46.065
2013
(provv.)
834.334
656.776
141.994
133.569
65.297
64.648
52.025
33.916
28.730
23.471
14.734
12.544
85.847
2,3
-12,5
-9,1
17,0
-6,6
30,4
33,3
9,8
8,8
31,2
18,7
8,1
13/12
0,5
0,0
7,0
-2,7
-10,9
10,6
13,2
-4,2
-10,4
-9,3
1,7
-0,4
-3,4
13,5
11,8
-10,8
76,9
28,1
5,3
80,0
8,3
25,9
-12,4
5,1
15,6
Variazioni %
13/11
-9,1
-13,7
4,9
-14,9
-28,8
-11,0
24,8
-19,0
-29,6
-17,9
-41,4
-28,8
-20,9
20,3
1,0
34,7
74,8
17,3
-12,6
179,9
34,1
17,6
4,7
10,7
17,9
13/08
-8,2
-13,8
12,7
-23,2
-40,9
24,3
36,4
-30,7
-33,8
-30,0
-21,0
-32,9
-12,5
16,2
3,5
2,5
1,1
1,4
1,4
0,2
0,4
0,4
0,5
0,4
4,3
2008
100,0
83,8
13,8
19,1
12,2
5,7
4,2
5,4
4,8
3,7
2,1
2,1
10,8
17,1
3,1
3,7
1,1
1,3
1,1
0,4
0,5
0,4
0,6
0,5
4,3
Incidenza %
2011
100,0
82,9
14,8
17,1
10,0
7,9
4,5
4,6
4,5
3,1
2,7
1,9
11,8
21,3
3,8
3,7
2,1
1,8
1,3
0,7
0,6
0,6
0,6
0,5
5,5
2013
100,0
78,7
17,0
16,0
7,8
7,7
6,2
4,1
3,4
2,8
1,8
1,5
10,3
Tab. 12 – Esportazioni trevigiane di calzature (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012 (dati definitivi)
e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali.
26
185.654
7.929
20.897
6.913
25.976
19.170
6.236
15.247
4.411
4.373
1.489
73.012
Mondo
Unione europea 28
Germania
Francia
Romania
Regno Unito
Repubblica Ceca
Austria
Slovacchia
Spagna
Polonia
Slovenia
Altri paesi Ue28
Extra Ue28
Algeria
Stati Uniti
Turchia
Russia
Svizzera
Qatar
Emirati Arabi Uniti
Australia
Cina
Brasile
Altri paesi Extra Ue28
140.549
1.822
11.629
6.628
10.301
12.688
6.764
10.723
5.750
6.675
3.961
63.607
2011
(def.)
628.889
488.340
100.826
75.848
48.551
77.727
27.042
30.614
17.976
17.994
12.152
7.229
72.380
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat.
Paesi
2008
(def.)
649.079
463.425
85.999
91.326
33.604
48.283
14.975
27.831
15.157
28.726
26.431
6.384
84.709
159.075
11.713
19.698
8.439
9.460
11.062
2.075
9.764
5.578
6.594
4.089
70.602
2012
(def.)
658.407
499.332
105.781
69.403
66.788
49.507
30.602
30.703
21.034
15.054
16.666
6.637
87.156
181.340
17.314
16.410
16.176
11.299
10.718
8.977
7.767
7.693
7.383
6.124
71.481
2013
(provv.)
614.012
432.672
106.047
63.748
53.622
29.288
27.416
24.501
19.550
16.736
13.255
11.291
67.219
14,0
47,8
-16,7
91,7
19,4
-3,1
332,7
-20,5
37,9
12,0
49,8
1,2
13/12
-6,7
-13,3
0,3
-8,1
-19,7
-40,8
-10,4
-20,2
-7,1
11,2
-20,5
70,1
-22,9
29,0
850,4
41,1
144,0
9,7
-15,5
32,7
-27,6
33,8
10,6
54,6
12,4
Variazioni %
13/11
-2,4
-11,4
5,2
-16,0
10,4
-62,3
1,4
-20,0
8,8
-7,0
9,1
56,2
-7,1
-2,3
118,4
-21,5
134,0
-56,5
-44,1
44,0
-49,1
74,4
68,8
311,3
-2,1
13/08
-5,4
-6,6
23,3
-30,2
59,6
-39,3
83,1
-12,0
29,0
-41,7
-49,9
76,9
-20,6
28,6
1,2
3,2
1,1
4,0
3,0
1,0
2,3
0,7
0,7
0,2
11,2
2008
100,0
71,4
13,2
14,1
5,2
7,4
2,3
4,3
2,3
4,4
4,1
1,0
13,1
22,3
0,3
1,8
1,1
1,6
2,0
1,1
1,7
0,9
1,1
0,6
10,1
Incidenza %
2011
100,0
77,7
16,0
12,1
7,7
12,4
4,3
4,9
2,9
2,9
1,9
1,1
11,5
29,5
2,8
2,7
2,6
1,8
1,7
1,5
1,3
1,3
1,2
1,0
11,6
2013
100,0
70,5
17,3
10,4
8,7
4,8
4,5
4,0
3,2
2,7
2,2
1,8
10,9
Tab. 13 – Esportazioni trevigiane di carpenteria metallica (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012
(dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali.
27
511.192
60.960
79.743
81.362
31.720
28.941
30.586
20.065
13.004
17.765
15.949
131.097
2008
(def.)
1.711.061
1.199.869
137.046
131.671
114.193
192.263
53.893
89.805
51.820
64.866
20.631
31.769
311.911
459.327
76.577
63.083
48.181
25.985
22.547
25.822
23.900
12.400
12.785
13.090
134.958
2011
(def.)
1.155.963
696.635
143.925
90.618
76.067
51.536
33.067
68.458
30.249
31.343
22.036
18.165
131.171
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat.
Extra Ue28
Svizzera
Russia
Tunisia
Turchia
Giappone
Stati Uniti
Hong Kong
Cina
Ucraina
Serbia
Altri paesi Extra Ue28
Mondo
Unione europea 28
Romania
Germania
Francia
Spagna
Regno Unito
Croazia
Paesi Bassi
Austria
Repubblica Ceca
Belgio
Altri paesi Ue28
Paesi
435.052
66.831
51.515
39.890
26.826
27.433
25.988
22.664
13.753
13.833
14.407
131.912
2012
(def.)
1.067.573
632.520
112.319
98.124
73.651
46.132
37.231
46.072
37.385
27.198
19.817
17.248
117.344
401.113
57.068
51.796
30.698
29.765
26.947
22.191
18.110
13.762
13.661
13.077
124.037
2013
(provv.)
1.017.808
616.695
98.763
98.397
77.600
50.911
42.452
37.727
35.033
25.619
22.579
21.108
106.506
-7,8
-14,6
0,5
-23,0
11,0
-1,8
-14,6
-20,1
0,1
-1,2
-9,2
-6,0
13/12
-4,7
-2,5
-12,1
0,3
5,4
10,4
14,0
-18,1
-6,3
-5,8
13,9
22,4
-9,2
-12,7
-25,5
-17,9
-36,3
14,5
19,5
-14,1
-24,2
11,0
6,8
-0,1
-8,1
Variazioni %
13/11
-12,0
-11,5
-31,4
8,6
2,0
-1,2
28,4
-44,9
15,8
-18,3
2,5
16,2
-18,8
-21,5
-6,4
-35,0
-62,3
-6,2
-6,9
-27,4
-9,7
5,8
-23,1
-18,0
-5,4
13/08
-40,5
-48,6
-27,9
-25,3
-32,0
-73,5
-21,2
-58,0
-32,4
-60,5
9,4
-33,6
-65,9
29,9
3,6
4,7
4,8
1,9
1,7
1,8
1,2
0,8
1,0
0,9
7,7
2008
100,0
70,1
8,0
7,7
6,7
11,2
3,1
5,2
3,0
3,8
1,2
1,9
18,2
39,7
6,6
5,5
4,2
2,2
2,0
2,2
2,1
1,1
1,1
1,1
11,7
Incidenza %
2011
100,0
60,3
12,5
7,8
6,6
4,5
2,9
5,9
2,6
2,7
1,9
1,6
11,3
39,4
5,6
5,1
3,0
2,9
2,6
2,2
1,8
1,4
1,3
1,3
12,2
2013
100,0
60,6
9,7
9,7
7,6
5,0
4,2
3,7
3,4
2,5
2,2
2,1
10,5
Tab. 14 – Esportazioni trevigiane di prodotti tessili e abbigliamento, incl. maglieria(Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione.
Anni 2008, 2011, 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze
percentuali.
28
61.103
8.067
4.919
12.043
3.594
1.691
1.130
280
1.172
2.004
26.204
Mondo
Unione europea 28
Germania
Francia
Austria
Paesi Bassi
Regno Unito
Belgio
Polonia
Grecia
Ungheria
Slovenia
Altri paesi Ue28
Extra Ue28
Russia
Svizzera
Israele
Stati Uniti
Canada
Bosnia-Erzegovina
Libia
Benin
Tunisia
Serbia
Altri paesi Extra Ue28
69.172
11.173
5.044
8.299
6.811
3.684
2.166
179
2.755
1.972
1.944
25.145
2011
(def.)
414.984
345.812
91.941
61.667
40.646
14.968
10.257
12.697
10.456
12.087
7.698
10.305
73.091
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat.
Paesi
2008
(def.)
318.836
257.733
75.022
50.331
18.570
10.536
10.959
12.457
6.266
4.237
4.224
6.830
58.302
80.266
14.615
6.469
9.019
8.772
3.615
2.524
3.080
754
138
2.613
28.666
2012
(def.)
454.049
373.783
94.381
67.851
37.753
16.456
13.193
15.833
12.565
14.171
7.291
11.692
82.597
94.418
16.119
11.376
10.084
8.467
3.492
2.507
2.455
2.438
2.388
2.366
32.727
2013
(provv.)
502.849
408.430
100.848
66.515
41.663
20.712
18.745
17.498
16.685
15.812
14.187
12.869
82.895
17,6
10,3
75,8
11,8
-3,5
-3,4
-0,7
-20,3
223,2
1628,3
-9,5
14,2
13/12
10,7
9,3
6,9
-2,0
10,4
25,9
42,1
10,5
32,8
11,6
94,6
10,1
0,4
36,5
44,3
125,5
21,5
24,3
-5,2
15,8
1274,6
-11,5
21,1
21,7
30,2
Variazioni %
13/11
21,2
18,1
9,7
7,9
2,5
38,4
82,8
37,8
59,6
30,8
84,3
24,9
13,4
54,5
99,8
131,3
-16,3
135,6
106,4
121,9
778,3
108,0
18,1
24,9
13/08
57,7
58,5
34,4
32,2
124,4
96,6
71,0
40,5
166,3
273,2
235,9
88,4
42,2
19,2
2,5
1,5
3,8
1,1
0,5
0,4
0,1
0,4
0,0
0,6
8,2
2008
100,0
80,8
23,5
15,8
5,8
3,3
3,4
3,9
2,0
1,3
1,3
2,1
18,3
16,7
2,7
1,2
2,0
1,6
0,9
0,5
0,0
0,7
0,5
0,5
6,1
Incidenza %
2011
100,0
83,3
22,2
14,9
9,8
3,6
2,5
3,1
2,5
2,9
1,9
2,5
17,6
18,8
3,2
2,3
2,0
1,7
0,7
0,5
0,5
0,5
0,5
0,5
6,5
2013
100,0
81,2
20,1
13,2
8,3
4,1
3,7
3,5
3,3
3,1
2,8
2,6
16,5
Tab. 15 – Esportazioni trevigiane di prodotti alimentari, incl. tabacco(Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008,
2011, 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali.
29
125.819
32.606
7.253
1.513
5.241
4.796
9.663
3.170
3.626
3.135
1.677
53.140
Mondo
Unione europea 28
Germania
Francia
Romania
Polonia
Spagna
Regno Unito
Belgio
Austria
Croazia
Repubblica Ceca
Altri paesi Ue28
Extra Ue28
Russia
Algeria
Repubblica islamica dell’Iran
Stati Uniti
Ucraina
Turchia
Svizzera
Arabia Saudita
Emirati Arabi Uniti
Cina
Altri paesi Extra Ue28
108.969
17.106
4.615
1.775
4.864
6.636
9.912
4.440
4.777
3.524
2.667
48.652
2011
(def.)
463.852
354.884
131.326
77.257
31.217
17.730
17.088
10.755
9.048
11.434
2.273
4.065
42.691
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat.
Paesi
2008
(def.)
457.014
331.195
115.509
47.555
33.945
18.118
23.239
8.797
7.231
11.006
4.015
6.958
54.822
122.524
18.165
8.739
8.621
5.631
6.580
8.879
5.149
5.319
4.290
1.889
49.264
2012
(def.)
446.357
323.832
110.995
76.290
28.734
18.034
14.488
12.005
8.416
10.505
2.536
5.013
36.814
139.595
24.196
9.175
8.771
7.554
7.223
6.346
5.991
5.403
5.376
3.828
55.732
2013
(provv.)
463.410
323.816
113.095
69.550
31.598
16.833
15.267
13.706
8.344
7.856
7.041
6.330
34.196
13,9
33,2
5,0
1,7
34,2
9,8
-28,5
16,4
1,6
25,3
102,7
13,1
13/12
3,8
0,0
1,9
-8,8
10,0
-6,7
5,4
14,2
-0,9
-25,2
177,6
26,3
-7,1
28,1
41,4
98,8
394,1
55,3
8,8
-36,0
34,9
13,1
52,5
43,5
14,6
Variazioni %
13/11
-0,1
-8,8
-13,9
-10,0
1,2
-5,1
-10,7
27,4
-7,8
-31,3
209,8
55,7
-19,9
10,9
-25,8
26,5
479,6
44,1
50,6
-34,3
89,0
49,0
71,5
128,3
4,9
13/08
1,4
-2,2
-2,1
46,3
-6,9
-7,1
-34,3
55,8
15,4
-28,6
75,4
-9,0
-37,6
27,5
7,1
1,6
0,3
1,1
1,0
2,1
0,7
0,8
0,7
0,4
11,6
2008
100,0
72,5
25,3
10,4
7,4
4,0
5,1
1,9
1,6
2,4
0,9
1,5
12,0
23,5
3,7
1,0
0,4
1,0
1,4
2,1
1,0
1,0
0,8
0,6
10,5
Incidenza %
2011
100,0
76,5
28,3
16,7
6,7
3,8
3,7
2,3
2,0
2,5
0,5
0,9
9,2
30,1
5,2
2,0
1,9
1,6
1,6
1,4
1,3
1,2
1,2
0,8
12,0
2013
100,0
69,9
24,4
15,0
6,8
3,6
3,3
3,0
1,8
1,7
1,5
1,4
7,4
Tab. 16 – Esportazioni trevigiane di altre apparecchiature elettriche (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008,
2011, 2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali.
30
65.194
22.813
22.077
5.328
4.098
482
735
502
884
2.301
451
5.524
Mondo
Unione europea 28
Germania
Regno Unito
Austria
Paesi Bassi
Belgio
Svezia
Francia
Spagna
Irlanda
Repubblica Ceca
Altri paesi Ue28
Extra Ue28
Stati Uniti
Svizzera
Canada
Giappone
Norvegia
Russia
Cina
Australia
Brasile
Hong Kong
Altri paesi Extra Ue28
111.874
42.520
28.861
8.887
5.418
2.626
5.535
2.388
1.313
4.464
1.121
8.741
2011
(def.)
350.085
238.210
125.048
33.582
19.827
23.304
8.899
3.496
2.207
759
2.054
2.988
16.047
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat.
Paesi
2008
(def.)
245.562
180.367
92.451
31.351
12.870
13.699
5.216
1.322
6.364
3.597
1.441
598
11.458
130.380
48.937
33.114
12.133
7.411
3.714
5.271
2.697
1.699
3.714
1.387
10.302
2012
(def.)
388.247
257.868
133.817
42.829
24.075
21.149
8.695
4.841
3.812
675
2.661
2.080
13.234
151.435
58.312
34.982
14.263
8.084
5.393
5.046
4.490
2.874
2.666
1.539
13.788
2013
(provv.)
433.967
282.532
125.660
67.134
22.414
18.289
9.114
6.859
4.982
3.730
3.379
3.030
17.941
16,1
19,2
5,6
17,5
9,1
45,2
-4,3
66,5
69,2
-28,2
11,0
33,8
13/12
11,8
9,6
-6,1
56,8
-6,9
-13,5
4,8
41,7
30,7
452,8
27,0
45,7
35,6
35,4
37,1
21,2
60,5
49,2
105,4
-8,8
88,0
118,8
-40,3
37,2
57,7
Variazioni %
13/11
24,0
18,6
0,5
99,9
13,1
-21,5
2,4
96,2
125,7
391,7
64,5
1,4
11,8
132,3
155,6
58,5
167,7
97,3
1.019,8
586,1
794,4
225,2
15,9
240,8
149,6
13/08
76,7
56,6
35,9
114,1
74,2
33,5
74,7
418,9
-21,7
3,7
134,5
407,0
56,6
26,5
9,3
9,0
2,2
1,7
0,2
0,3
0,2
0,4
0,9
0,2
2,2
2008
100,0
73,5
37,6
12,8
5,2
5,6
2,1
0,5
2,6
1,5
0,6
0,2
4,7
32,0
12,1
8,2
2,5
1,5
0,8
1,6
0,7
0,4
1,3
0,3
2,5
Incidenza %
2011
100,0
68,0
35,7
9,6
5,7
6,7
2,5
1,0
0,6
0,2
0,6
0,9
4,6
34,9
13,4
8,1
3,3
1,9
1,2
1,2
1,0
0,7
0,6
0,4
3,2
2013
100,0
65,1
29,0
15,5
5,2
4,2
2,1
1,6
1,1
0,9
0,8
0,7
4,1
Tab. 17 – Esportazioni trevigiane di bevande (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011, 2012 (dati definitivi)
e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali.
31
75.983
12.103
4.092
7.936
7.008
10.204
1.311
3.282
731
3.180
1.344
24.790
Mondo
Unione europea 28
Germania
Francia
Romania
Spagna
Polonia
Regno Unito
Belgio
Austria
Ungheria
Slovenia
Altri paesi Ue28
Extra Ue28
Stati Uniti
Cina
Svizzera
Russia
Turchia
Giappone
India
Canada
Emirati Arabi Uniti
Marocco
Altri paesi Extra Ue28
86.535
14.942
12.813
11.144
5.208
5.243
2.090
3.305
1.151
3.068
1.054
26.517
2011
(def.)
405.679
319.144
67.612
46.357
48.268
23.040
15.140
12.731
14.768
10.353
11.180
8.788
60.905
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Istat.
Paesi
2008
(def.)
324.232
248.249
45.593
31.404
34.379
17.113
12.545
15.313
9.404
12.436
8.896
6.704
54.461
84.192
13.056
9.974
12.302
5.253
4.605
2.572
2.800
1.386
3.659
1.066
27.520
2012
(def.)
399.659
315.467
72.659
48.336
40.913
20.297
14.842
11.284
13.517
11.510
13.599
8.603
59.907
94.002
16.132
12.162
11.571
6.612
4.400
4.256
3.514
3.170
3.034
2.092
27.058
2013
(provv.)
432.604
338.602
80.661
50.039
48.890
19.258
14.891
13.043
12.908
12.029
10.850
10.478
65.555
11,7
23,6
21,9
-5,9
25,9
-4,4
65,5
25,5
128,7
-17,1
96,2
-1,7
13/12
8,2
7,3
11,0
3,5
19,5
-5,1
0,3
15,6
-4,5
4,5
-20,2
21,8
9,4
8,6
8,0
-5,1
3,8
26,9
-16,1
103,7
6,3
175,3
-1,1
98,5
2,0
Variazioni %
13/11
6,6
6,1
19,3
7,9
1,3
-16,4
-1,6
2,5
-12,6
16,2
-3,0
19,2
7,6
23,7
33,3
197,2
45,8
-5,7
-56,9
224,7
7,0
333,5
-4,6
55,7
9,1
13/08
33,4
36,4
76,9
59,3
42,2
12,5
18,7
-14,8
37,3
-3,3
22,0
56,3
20,4
23,4
3,7
1,3
2,4
2,2
3,1
0,4
1,0
0,2
1,0
0,4
7,6
2008
100,0
76,6
14,1
9,7
10,6
5,3
3,9
4,7
2,9
3,8
2,7
2,1
16,8
21,3
3,7
3,2
2,7
1,3
1,3
0,5
0,8
0,3
0,8
0,3
6,5
Incidenza %
2011
100,0
78,7
16,7
11,4
11,9
5,7
3,7
3,1
3,6
2,6
2,8
2,2
15,0
21,7
3,7
2,8
2,7
1,5
1,0
1,0
0,8
0,7
0,7
0,5
6,3
2013
100,0
78,3
18,6
11,6
11,3
4,5
3,4
3,0
3,0
2,8
2,5
2,4
15,2
Tab. 18 – Esportazioni trevigiane di prodotti in gomma e plastica (Ateco 2007) per paesi/aree di destinazione. Anni 2008, 2011,
2012 (dati definitivi) e 2013 (dati provvisori). Valori assoluti in migliaia di euro, variazioni e incidenze percentuali.
32
17
33
Con procedure concorsuali
In scioglimento/liquidazione
225
703
Con procedure concorsuali
In scioglimento/liquidazione
17.863
751
243
626
15
16.228
2013
12.453
639
590
457
10
10.757
2013
11.067
424
143
279
12
10.209
2012
11.141
460
146
332
11
10.192
2013
Servizi imprese
escl.immobiliari
12.843
634
569
465
14
11.161
2012
Manifatturiero
13.511
402
292
264
4.766
111
23
117
6
4.509
2012
43
12.510
2013
4.824
122
22
132
5
4.543
2013
Servizi persone
14.022
359
261
254
46
13.102
2012
Costruzioni
2.335
177
19
1.850
1
288
2012
Altro
19.978
500
243
712
55
18.468
2012
2.426
173
24
1.842
1
386
2013
19.897
523
243
684
63
18.384
2013
Commercio
92.428
2.640
1.413
4.679
191
83.505
2012
Totale
5.163
123
56
646
53
4.285
2012
90.986
2.770
1.483
4.704
200
81.829
2013
5.233
124
55
646
61
4.347
2013
Pubblici esercizi
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: (1) le consistenze 2012 e 2013 comprendono la classe di natura giuridica “Persona fisica”,
introdotta per effetto della nuova Direttiva dei servizi del 26/10/2011 (entrata in vigore il 13/5/2012 con circolare n. 3648/c). Trattasi, tuttavia, della regolarizzazione di persone non
costituite in forma d’impresa.
17.805
580
Inattive
16.282
2012
15
Totale registrate
14.779
36
14
53
2
14.674
2013
Servizi imprese
Sospese
Attive
Status
15.516
55
Inattive
Totale registrate
1
15.410
2012
Agricoltura
Sospese
Attive
Status
Tab. 19 – Sedi di imprese per status e settore. Provincia di Treviso, anni 2012-2013(1).
Tab. 20 – Imprese attive per settori di attività (Ateco 2007). Provincia di Treviso.
Consistenze al 31 marzo 2009 ed al 31 dicembre, anni 2012-2013(1) . Valori assoluti e
variazioni assolute e percentuali.
Var. assolute
Settori di attività
A
Agricoltura, silvicoltura, pesca
B
2009
2012
Var. %
2013
13-12
13-09
13-12
13-09
16.532
15.410
14.674
-736
-1.858
-4,8
-11,2
Estrazione di minerali
38
31
32
1
-6
3,2
-15,8
C
Attività manifatturiere
11.976
11.161
10.757
-404
-1.219
-3,6
-10,2
D
Energia elettrica etc.
22
90
108
18
86
20,0
390,9
E
Acqua, reti fognarie, gestione rifiuti
109
110
113
3
4
2,7
3,7
F
Costruzioni
13.914
13.102
12.510
-592
-1.404
-4,5
-10,1
G
Commercio
18.277
18.468
18.384
-84
107
-0,5
0,6
H
Trasporti e magazzinaggio
2.400
2.193
2.033
-160
-367
-7,3
-15,3
I
Alloggio e ristorazione
4.001
4.285
4.347
62
346
1,4
8,6
J
Servizi d’informazione e comunicaz.
1.420
1.514
1.535
21
115
1,4
8,1
K
Attiv.finanziarie e assicurative
1.730
1.844
1.948
104
218
5,6
12,6
L
Attività immobiliari
5.844
6.073
6.036
-37
192
-0,6
3,3
M Att.professionali, scientif., tecniche
2.800
3.068
3.033
-35
233
-1,1
8,3
N
Noleggio, ag.viaggio, supporto impr.
1.388
1.590
1.643
53
255
3,3
18,4
P
Istruzione
228
253
257
4
29
1,6
12,7
Q
Sanità e assistenza sociale
266
307
323
16
57
5,2
21,4
R
Att.artistiche, sportive, intratten.
622
693
712
19
90
2,7
14,5
S
Altre attività di servizi
3.129
3.256
3.251
-5
122
-0,2
3,9
X
Non classificate
42
57
133
76
91
133,3
216,7
Totale
84.738
83.505
81.829
-1.676
-2.909
-2,0
-3,4
Totale escluso agricoltura e pesca
68.206
68.095
67.155
-940
-1.051
-1,4
-1,5
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: (1) il confronto viene fatto con i
primi dati disponibili in Ateco 2007 e cioè con le consistenze al 31 marzo 2009. Inoltre, le consistenze 2012 e 2013
comprendono la classe di natura giuridica “Persona fisica”, introdotta per effetto della nuova Direttiva dei servizi del
26/10/2011 (entrata in vigore il 13/5/2012 con circolare n.3648/c). Trattasi, tuttavia, della regolarizzazione di persone
non costituite in forma d’impresa.
33
Tab. 21 – Imprese attive nei settori del manifatturiero (Ateco 2007). Provincia di
Treviso. Consistenze al 31.03.2009 ed al 31.12, anni 2012-2013(1) .Valori assoluti e
variazioni assolute e percentuali.
Settori di attività
2009
2012
2013
C10 Industrie alimentari
632
630
C11 Industria delle bevande
148
-
C 12 Industria del tabacco
C13 Industrie tessili
C14 Confez.articoli vestiario,
pelle e pelliccia
C15 Fabbricazione di articoli in
pelle e simili
C16 Ind. del legno (escl. mobili);
fabbricaz.in paglia
C17 Fabbricazione di carta e di
prodotti di carta
C18 Stampa e riproduzione di
supporti registrati
C19 Fabbr.coke e derivati
raffinazione petrolio
C20 Fabbricazione di prodotti
chimici
C21 Fabbr. prodotti e preparati
farmaceutici
C22 Fabbr. articoli in gomma e
materie plastiche
C23 Fabbric. prodotti lavoraz.
min. non metallif.
C24 Metallurgia
C25 Fabbr. prod. in metallo (escl.
macch./attrezz.)
C26 Fabbr.comput.,
appar.elettromed., di misuraz. e
orol.
C27 Fabbr. appar.elettriche e per
uso dom. non elettr.
C28 Fabbr. di macchinari ed
apparecchiature nca
C29 Fabbr. autoveicoli, rimorchi
e semirimorchi
C30 Fabbricazione di altri mezzi
di trasporto
C31 Fabbricazione di mobili
C32 Altre industrie
manifatturiere
C33 Rip., manutenz., installaz.
macchine ed appar.
Totale manifatturiero
Var. ass.
Var. %
13-12
13-09
13-12
13-09
624
-6
-8
-1,0
-1,3
150
151
1
3
0,7
2,0
-
1
1
1
-
-
385
325
311
-14
-74
-4,3
-19,2
1.187
1.138
1.089
-49
-98
-4,3
-8,3
447
408
373
-35
-74
-8,6
-16,6
1.081
977
938
-39
-143
-4,0
-13,2
133
128
125
-3
-8
-2,3
-6,0
337
327
314
-13
-23
-4,0
-6,8
2
3
3
0
1
0,0
50,0
104
106
107
1
3
0,9
2,9
2
2
2
0
0
0,0
0,0
349
346
342
-4
-7
-1,2
-2,0
462
427
412
-15
-50
-3,5
-10,8
61
50
49
-1
-12
-2,0
-19,7
2.612
2.303
2.206
-97
-406
-4,2
-15,5
202
174
166
-8
-36
-4,6
-17,8
480
448
445
-3
-35
-0,7
-7,3
801
756
718
-38
-83
-5,0
-10,4
93
80
82
2
-11
2,5
-11,8
85
74
72
-2
-13
-2,7
-15,3
1.341
1.189
1.119
-70
-222
-5,9
-16,6
717
666
639
-27
-78
-4,1
-10,9
315
454
469
15
154
3,3
48,9
11.976
11.161
10.757
-404
-1.219
-3,6
-10,2
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: (1) il confronto viene fatto con i
primi dati disponibili in Ateco 2007 e cioè con le consistenze al 31 marzo 2009. Inoltre, le consistenze 2012 e 2013
comprendono la classe di natura giuridica “Persona fisica”, introdotta per effetto della nuova Direttiva dei servizi del
26/10/2011 (entrata in vigore il 13/5/2012 con circolare n.3648/c). Trattasi, tuttavia, della regolarizzazione di persone
non costituite in forma d’impresa.
34
Tab. 22 – Imprese attive giovanili, femminili e straniere per settori di attività (Ateco
2007). Provincia di Treviso, anno 2013.
Settori di attività
A
Agricoltura, silvicoltura, pesca
B
Totale
Giovanili
Femminili
Peso
V.a.
% su
settore
Peso %
V.a.
su
settore
Straniere
V.a.
Peso %
su
settore
14.674
565
3,9
3.856
26,3
267
1,8
Estrazione di minerali
32
-
-
-
0,0
-
-
C
Attività manifatturiere
10.757
571
5,3
1.927
17,9
955
8,9
D
Energia elettrica, etc.
108
6
5,6
19
17,6
2
1,9
E
Acqua, reti fognarie, gestione rifiuti
113
8
7,1
10
8,8
4
3,5
F
Costruzioni
12.510
1.481
11,8
892
7,1
2.343
18,7
G
Commercio
18.384
1.711
9,3
4.164
22,7
2.520
13,7
H
Trasporti e magazzinaggio
2.033
120
5,9
186
9,1
228
11,2
I
Alloggio e ristorazione
4.347
570
13,1
1.508
34,7
528
12,1
J
Servizi d’informazione e comunicaz.
1.535
167
10,9
346
22,5
97
6,3
K
Attiv.finanziarie e assicurative
1.948
212
10,9
321
16,5
67
3,4
L
Attività immobiliari
6.036
148
2,5
1.533
25,4
109
1,8
M Att.professionali, scientif., tecniche
3.033
268
8,8
755
24,9
125
4,1
N
Noleggio, ag.viaggio, supporto impr.
1.643
219
13,3
468
28,5
234
14,2
P
Istruzione
257
14
5,4
59
23,0
12
4,7
Q
Sanità e assistenza sociale
323
26
8,0
136
42,1
14
4,3
R
Att.artistiche, sportive, intratten.
712
83
11,7
174
24,4
44
6,2
S
Altre attività di servizi
3.251
478
14,7
1.883
57,9
260
8,0
X
Non classificate
133
2
1,5
3
2,3
2
1,5
81.829
6.649
8,1
18.240
22,3
7.811
9,5
Totale
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere.
35
Tab. 23 – Imprese entrate in procedura concorsuale(1) per settori di attività in
provincia di Treviso.
Settori di attività
2011
2012
2013
A
Agricoltura, silvicoltura pesca
3
1
4
B
Estrazione di minerali da cave e miniere
-
-
-
C
Attività manifatturiere
105
87
122
D
Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condiz...
-
-
-
E
Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione...
-
-
-
F
Costruzioni
56
38
63
G
Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut...
57
38
37
H
Trasporto e magazzinaggio
13
10
9
I
Attività dei servizi alloggio e ristorazione
12
8
9
J
Servizi di informazione e comunicazione
2
1
1
K
Attività finanziarie e assicurative
3
3
-
L
Attività immobiliari
22
18
19
12
4
6
M Attività professionali, scientifiche e tecniche
N
Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese
-
5
9
P
Istruzione
-
-
2
Q
Sanità e assistenza sociale
1
1
1
R
Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento
-
2
-
S
Altre attività di servizi
1
3
-
X
Imprese non classificate
7
3
10
294
222
292
Totale
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: (1) in ciascuna annualità, le
procedure di tipo fallimentare approssimano il 90% del totale delle aperture.
36
2. La popolazione
di Vittorio Filippi*
1. Il contesto sociodemogr afico
Per sintetizzare efficacemente la attuale situazione demografica del paese
conviene partire da una considerazione generale offerta dall’ultimo Rapporto della
Fondazione Nord Est. Che dice semplicemente che il raffreddamento demografico in
corso dipende dal calo della natalità in corso dopo il suo picco – in Veneto –
raggiunto nel 2004 e dal decrescente appeal in termini di attrattività migratoria1.
Infatti i dati (anagrafici) forniti dall’Istat dicono che in Italia siamo (a
novembre 2013) poco sopra i 60 milioni di abitanti; ma è sempre più una crescita al
rallentatore, sempre meno robusta rispetto a quelle degli anni precedenti e che
solleva il dilemma circa il ruolo della crisi economica e fiduciaria nel
raffreddamento demografico in corso o a quello di altre variabili più strutturali e
profonde come quelle culturali.
Come sempre tale variazione è il frutto di due diverse dinamiche: quella
naturale e quella migratoria. Il saldo naturale è decisamente negativo: infatti tutti i
mesi del 2013 mostrano un saldo naturale assolutamente negativo, mentre la natalità
si conferma in calo, interrompendo quella “ripresina” avviata nella seconda metà
degli anni Novanta. Non solo c’è la contrazione della propensione all’aver figli (la
fecondità non si muove dall’1,4 figli, un numero evidentemente al disotto
dell’equilibrio necessario ed auspicabile), ma diminuiscono anche le stesse donne in
età riproduttiva (le baby boomer) per effetto di quel calo delle nascite avviatosi
quaranta anni fa. Per cui il tasso di natalità (9‰) è oggi il più basso mai registratosi.
Invece il saldo sociale o migratorio permane costantemente positivo, anche se
in rallentamento, ed assume comunque il ruolo di “salvatore” degli equilibri
demografici del paese. Nel senso cioè che – notoriamente – le immigrazioni, sempre
composte da giovani, riequilibrano la debole offerta di lavoro e ringiovaniscono la
popolazione. Addirittura, nel caso italiano, l’immigrazione sembra essere divenuta la
“protesi” su cui si appoggia la debole crescita demografica. Va però ricordato che
sempre più stanno strutturandosi anche flussi in uscita causati dalla recessione,
composti sia da immigrati che cambiano destinazione lavorativa o che ritornano nel
* Si ringrazia per le elaborazioni dei dati sul bilancio demografico e la popolazione residente Monia Barazzuol di
Osservatorio Economico; per la parte inerente i cittadini stranieri, l’Anolf Cisl, la Caritas Tarvisina e la
Cooperativa Servire per aver messo a disposizione i materiali citati.
1. Fondazione Nord Est (2013), Nord Est 2013. Rapporto sulla società e l’economia, Marsilio.
37
paese di origine che da autoctoni, spesso giovani, alla ricerca di impieghi all’estero
meno precari e più soddisfacenti.
Per quanto riguarda i matrimoni i fenomeni che li caratterizzano sono cinque: il
loro calo che addirittura va accelerandosi, in particolare i primi matrimoni (è una
denuzialità che corre comunque dal lontano 1972…), l’elevarsi dell’età media dei
nubendi, il contrarsi dei matrimoni religiosi, l’incremento dei matrimoni con e tra
stranieri (matrimoni misti e misti-misti) nonché delle seconde (o più…) nozze.
Si comprende come questo insieme di tendenze porti ad influenze
contraddittorie anche sulla natalità, per cui oggi (2012) siamo arrivati a 1,42 figli per
donna in età feconda (il minimo storico venne raggiunto con 1,19 figli nel 1995).
Tuttavia, scomponendo il dato, si ha che le italiane hanno avuto 1,29 figli mentre le
straniere ne hanno avuti 2,37: ciò comporta che le nascite – calcola l’Istat – sono
dovute per il 15% al contributo delle donne straniere e per l’altro 85 alle donne
italiane che però, come s’è detto, hanno per forza concluso quel recupero delle
nascite che aveva segnato la recente risalita della fecondità2. Suggerendo che la
caduta della fecondità nei prossimi anni, in assenza di politiche pronatalistiche oggi
difficili da ipotizzare, avrà delle conseguenze rilevanti. Stima l’Istat infatti che tra
mezzo secolo gli anziani saranno pari ad un terzo della popolazione mentre i grands
agées (sopra gli 85 anni) diverranno il 10% della popolazione. I centenari
passeranno dagli attuali 16mila a 320mila mentre l’indice di vecchiaia salirà dal 144
attuale a 258: come dire un giovane per due anziani e mezzo.
Per quanto riguarda il Veneto, cinque milioni è il numero di abitanti che il
Veneto avrebbe dovuto raggiungere e superare nel 2013 secondo le previsioni
dell’Istat. Un numero doppio rispetto a quanti eravamo nel 1901, nel pieno di quella
che fu definita Belle Epoque.
Invece l’obiettivo è mancato. Alla fine del 2013 siamo arrivati ad essere circa 4
milioni e 918mila, centomila in meno rispetto a quanto previsto. Il motivo è
semplice: cresciamo al rallentatore a causa di una demografia stanca e poco
motivata. I numeri dicono più di tante parole. Dieci anni fa il Veneto cresceva di
5.500 unità al mese, mediamente. Lo scorso anno siamo scesi ad appena 2.900, poco
più della metà. Siamo scesi perché i morti hanno superato i nati, l’immigrazione si è
arenata, ha fatto capolino l’emigrazione e la natalità è precipitata a livelli allarmanti,
dato che siamo sotto la cosiddetta soglia di emergenza pari a 1,5 figli per donna.
È vero che la frenata demografica è divenuta una tendenza globale perché
investe ormai quasi tutti i paesi del mondo: per cui, secondo una previsione estrema,
l’Europa perderà 90 milioni di abitanti entro la fine del secolo. Se la tendenza è
comune, in Italia appare esasperata, tanto da far parlare di una possibile estinzione.
Ma senza spingerci tanto in là, rimangono ben presenti due problemi. Il primo è
quello della crescita zero, a cui stiamo arrivando. Mancando l’obiettivo dei cinque
milioni, vediamo come la demografia veneta assomigli ad un motore che lentamente
perde potenza e va spegnendosi, dato che non viene sufficientemente alimentato dal
2. Istat (2013), Natalità e fecondità della popolazione residente. Anno 2012, Roma.
38
carburante dei bambini e degli immigrati. E sappiamo che dopo la crescita zero c’è il
calo, come successe al censimento del 1961, quando il Veneto scoprì di avere
centomila abitanti in meno, nonostante la robusta fecondità dell’epoca: ma era
l’emigrazione che rubava abitanti.
Però non è il futuro ridimensionamento della popolazione a spaventare. La
regione è densamente antropizzata e in alcune aree vi sono perfino eccessi di
congestione abitativa. Piuttosto il problema sta nello squilibrio crescente tra anziani
in aumento (cosa positiva) e giovani in calo (dato infausto). Tra il più 48% degli
ultraottantenni ed il meno 12% della fascia tra i 15 ed i 39 anni avvenuti negli ultimi
dieci anni. Uno squilibrio demografico e generazionale che lavora come una bomba
a orologeria e che diventa sempre più difficile disinnescare.
Sono ovviamente pochi i bambini nati, anche se nel 2012 la riduzione è stata
modesta, 350 bambini in meno. Solo che il bilancio nati-morti peggiora per il
semplice fatto che la mortalità cresce, cresce non per chissà quali patologie, ma
perché una società con più anziani ha logicamente più decessi, nonostante
l’invidiabile allungamento della vita.
Le previsioni dicono che nei prossimi lustri dovrebbe calare significativamente
la fascia attiva giovane, quella tra i 20 ed i 44 anni, mentre si gonfierà in modo
consistente quella tra i 45 ed i 64 anni, i figli numerosi del compianto baby boom
che tanto ci fece crescere: in tutti i sensi. Ma più di tutti aumenteranno gli anziani,
specie gli “anziani-anziani”, quelli sopra gli 85 anni: ed infatti saranno proprio i
centenari a presentare le percentuali di crescita maggiori di ogni altra fascia di età.
Insomma qui la ripresa demografica continua, pur progressivamente indebolendosi.
In Veneto dal 2008 ad oggi le nascite sono crollate del 7%, segnalandosi – dopo la
Liguria – come la regione del centro-nord più avara di nuovi nati. Il fatto è che si
fanno solo 1,44 figli per donna, e già questo dato fa capire come i conti della
demografia non tornino. Ma occorre tener conto che vi gioca il contributo delle
immigrate, che alza i numeri: infatti queste ultime fanno 2,16 figli contro il risicato
1,27 delle donne “nostrane”. Non a caso a Treviso e a Vicenza, aree di forte
immigrazione, la fecondità è (un po’) più alta.
Si aggiunga anche che si diventa madri e – soprattutto – padri sempre più in là
negli anni: a 32-33 anni le prime a 35-36 anni i secondi. Questo continuo posticipare
le scelte genitoriali porta ovviamente alle generazioni dei figli unici, o poco più,
producendo i numeri sopra riportati. É curioso ma sintomatico constatare che in
Veneto le madri ultraquarantenni sono percentualmente quasi il doppio di quelle
sotto i 25 anni. Queste ultime oggi le definiamo madri precoci, quasi da compatire
perché non vivono in libertà la lunghissima giovinezza di quest’epoca. Eppure, in
tempi passati, erano queste le età canoniche della maternità.
Il fatto poi di avere genitori sempre più etnicamente misti – il 27,5% delle
nascite viene da coppie italo-straniere – e sempre meno coniugati (più di un
bambino su quattro ha genitori non sposati) non aiuta la fecondità. Anzi, spesso i
padri italiani che hanno partner straniere (di solito molto giovani…) sono genitori
ancora più anziani della media.
39
I matrimoni, dopo trent’anni esatti di continuo calo, aumentano. E dopo tanto
parlare di crisi del matrimonio e di trionfo delle convivenze, ecco che, a sorpresa, la
cerimonia nuziale sembra tornare di moda e – alla faccia perfino della crisi
economica – invertire la sua lunghissima tendenza alla discesa.
Lo dicono i numeri dell’Istat, che fotografano un 2012 in cui si sono celebrati
in Italia circa 2mila matrimoni in più rispetto all’anno prima3. Non occorre
scomodare però chissà quali spiegazioni sociologiche per comprendere questo
(modesto) incremento. Perché il motivo è semplice: non c’è nessun ritorno di
fiamma verso il matrimonio, come potrebbero pensare (o sperare) nostalgici o
tradizionalisti, ma solo un maggior numero di immigrati che si sposano. Tra di loro
o con italiani o italiane. Per questi stranieri il matrimonio è ancora la porta di
ingresso ufficiale alla famiglia ed al far figli. Per loro, evidentemente, valgono
quelle tre emme che connotavano gli obiettivi esistenziali dei nostri giovani negli
anni cinquanta e sessanta: il mestiere, la macchina, la moglie o il marito.
Anche in Veneto la tendenza è questa. Lo scorso anno si sono celebrati quasi
16mila matrimoni, di cui quelli civili sono ormai quasi la metà mentre la comunione
dei beni è scelta solo da un terzo degli sposi. Sale l’età media alle prime nozze
(supera i 34 anni per i maschi) mentre quelli che ritentano con il secondo (o più…)
matrimonio sono il 12% del totale dei matrimoni celebrati.
Ma la novità sono gli stranieri. Che oltre alle nascite riattizzano la debolissima
demografia dei matrimoni. In Veneto infatti mentre le unioni tra autoctoni sono
rimaste ferme (anzi sono calate di 4 unità, per essere precisi) quelle degli immigrati
sono cresciute di poco più di 200 unità. Per cui oggi su cento matrimoni 22 sono
“loro”. A parte il Trentino, che ha una situazione particolare, solo la Toscana ha una
percentuale superiore a quella veneta.
Se poi si va al dettaglio dei numeri, si scopre che molti sono i matrimoni misti,
specie di uomini italiani che sposano donne straniere; infatti nell’80% dei casi sono
uomini che convolano con donne sudamericane o dell’est europeo. Ma in realtà ciò
che cresce trascinando quindi all’insù la nuzialità regionale ed italiana sono proprio i
matrimoni degli stranieri. Con ciò indicando due tendenze. La prima segna una
indubbia voglia di radicamento e di stabilizzazione sul nostro territorio. La seconda,
importante demograficamente, è che – come per noi nel passato – i loro matrimoni
portano diritti alle nascite ed alla fecondità. Per cui non solo ormai più di un
bambino su cinque è “prodotto” da coppie straniere, ma la fecondità tra donne
autoctone ed immigrate corre tra gli 1,3 figli delle prime ed i 2,4 delle seconde. Una
differenza sostanziosa.
Invece l’immigrazione sta decisamente rallentando i suoi ritmi di ingresso. In
Italia come anche in Veneto, fino a poco tempo fa una delle aree del paese più
attrattive per gli stranieri. Specie a Verona, Vicenza e Treviso. I numeri sono
significativi: negli ultimi anni il numero degli immigrati che venivano a risiedere in
Veneto era crescente, fino a raggiungere i 54mila nel 2007. Poi, come ben sappiamo,
3. Istat (2013), Il matrimonio in Italia. Anno 2012, Roma.
40
scoppia la crisi. Poi il numero scende e a parte la risalita del 2010 (in cui parve che
la crisi fosse sul punto di concludersi) si arriva ai 26mila del 2012. Meno della metà.
Ma non è finita. Gli stranieri non solo rallentano i loro ingressi, ma cominciano
anche ad andarsene, soprattutto le donne che non lavorano, che ritornano ai paesi di
origine. Anche qui i dati sono limpidi: se nel 2007 cancellavano la loro residenza in
Veneto circa 2.800 immigrati, oggi sono 5.800, più del doppio.
Diciamola tutta: oggi il Veneto è addirittura divenuta la regione con il più
basso saldo migratorio di tutta l’Italia del nord: pari allo 0,4‰, quindi ancora
positivo, ma prossimo allo zero e lontanissimo ad esempio dal 2,3 dell’Emilia.
Bisogna però aggiungere due dati, due ulteriori aspetti, che non sono proprio
dei dettagli, e che non sono nemmeno positivi. Il primo è che anche gli Italiani
residenti all’estero frenano i loro ritorni nella madrepatria, evidentemente non più
così attrattiva. Per di più aumentano gli espatri degli italiani residenti. Per dirla con
una parola inquietante e cupa, ripartono le emigrazioni. Quelle emigrazioni che
cessarono nei primi anni settanta dopo un secolo di emorragie dolorose, oggi in
sordina riprendono. Camuffate da stage o da specializzazioni, le strade verso l’estero
si riaprono: soprattutto verso Germania, Svizzera, Gran Bretagna, Francia,
esportiamo giovani laureati e non braccia come nel passato.
2. La situazione pr ovinciale ed infr apr ovinciale
Dalla cornice generale suesposta si può ora passare al dettaglio provinciale
aggiornato letto sia nell’aggregato sia nella specificità delle otto macrozone che lo
compongono raggruppando i 95 comuni che formano la Marca, avendo l’Istat
aggiornato le realtà demografiche dei comuni italiani.
Come sempre, conviene partire dal dato relativo a “quanti siamo” riferito
naturalmente alla fine del 2012: per cui la popolazione trevigiana è composta da
poco più di 881mila unità, con una leggera preponderanza femminile.
Tab. 1 – Popolazione residente in provincia di Treviso al 31 dicembre 2012.
Aree
Treviso
Asolo
Castelfranco Veneto
Conegliano
Montebelluna
Oderzo
Valdobbiadene
Vittorio Veneto
Provincia di Treviso
Popolazione totale al 31
dicembre
329.591
43.961
92.831
115.744
96.681
85.262
55.720
61.455
881.245
Maschi al 31
dicembre
160.365
21.995
46.063
56.494
47.506
42.050
27.303
29.679
431.455
Femmine al 31
dicembre
169.226
21.966
46.768
59.250
49.175
43.212
28.417
31.776
449.790
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, bilancio demografico al 31
dicembre 2012.
41
Naturalmente il dato aggregato è come sempre un dato di sintesi, che tiene
conto sia del saldo naturale che di quello sociale o migratorio. Cominciamo dal
primo. Nel 2012 si sono avute 8.507 nascite e 7.701 morti, pari ad un saldo positivo
di appena 806 unità (inferiore per 617 unità a quello del 2010 – manca il 2011, anno
censuario – e simile a quello del lontano 1982: poi dall’84 divenne negativo).
Tab. 2 – Serie dei nati in provincia di Treviso.
Anno
N. nati
1995
6.651
1996
7.265
1997
7.310
1998
7.688
1999
7.631
2000
8.201
2001
6.478
2002
8.340
2003
8.627
Anno
N. nati
2004
9.039
2005
9.154
2006
9.232
2007
9.425
2008
9.365
2009
9.082
2010
9.018
2011*
-
2012
8.507
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, bilancio demografico al 31
dicembre. Nota: (*) manca il 2011, anno censuario.
Anche da questi dati si riconferma una innegabile contrazione della vitalità
demografica di Treviso, che non solo persiste ma appare in accentuazione.
Nel 2012 il suo tasso di crescita complessivo è pari al 5,9‰, simile a quello
medio regionale (che vede Belluno in contrazione netta). Invece il tasso di crescita
naturale è pari allo 0,9‰ (era dell’1,5 un anno prima) ed è comunque più elevato
della media regionale che registra invece un tasso negativo dello 0,5‰, dato che il
suo saldo nati-morti è negativo per 2.637 unità.
Il tasso di natalità trevigiano, conseguentemente, supera quello regionale: è pari
a 9,7 nel 2012 (come nei primi anni ottanta) contro il 9,1 del Veneto. È un tasso di
natalità che oggi – pur rimanendo il più vivace di tutte le province venete – mostra
continui segni di arretramento che ben conferma l’esaurimento di quella “primavera
demografica” avviatasi nella seconda metà degli anni novanta.
È speculare l’andamento del tasso di mortalità, che contrassegna le aree a più
forte invecchiamento. A Treviso tale tasso nel 2012 sale all’8,8‰ (il più basso con
Vicenza) contro un dato medio regionale del 9,7‰ (ma con il picco del 12,7‰ a
Rovigo). È comunque logico e non sorprendente che con l’invecchiamento crescente
della popolazione il tasso di mortalità conosca una (modesta) variazione all’insù.
La serie storica coglie la ripresa demografica che ormai abbiamo alle spalle ma
anche il raffreddamento in corso, raffreddamento che si conferma nel 2012, dato che
i nati sono stati 8.507, pari a circa 709 nascite al mese, regredendo così ai livelli
natalistici dei primi anni Duemila. I motivi di fondo di tale involuzione natalistica
sono essenzialmente tre:
le donne italiane più che trentenni che hanno “recuperato” le nascite posticipate
tendono ora a contrarsi per l’arrivo di coorti meno numerose perché nate negli
anni del calo demografico
le straniere risentono sia dell’affievolimento dei flussi immigratori sia del loro
rapido allinearsi ai costi della riproduzione locale (in ogni caso, quando gli
stranieri si stabilizzano, il loro apporto natalistico è debole)
42
-
la recessione economica, tende a produrre un comprensibile fallout della
fertilità, come dimostrato in molti altri paesi. Ma è facile osservare che
politiche pubbliche efficaci di sostegno alla genitorialità sono in grado di
contrastare la tendenza denatalistica, come si vede dall’esperienza di altri paesi
europei. Mentre in Italia si continua a privilegiare l’idea di famiglia che si
arrangia comunque pur nella solitudine e nella difficoltà4.
Può essere curioso osservare che invece sul piano della coniugalità, andiamo
non “verso il passato” ma piuttosto “verso il futuro”, nel senso di una inesorabile
denuzialità che ha portato ad un tasso di nuzialità pari al 2,9‰, la metà di quello di
trent’anni fa.
Solo negli ultimi sette anni i matrimoni sono calati a Treviso da 3.251 a 2.679
(pari ad un calo del 18%, pur essendo cresciuti i matrimoni nel 2012 rispetto
all’anno prima) ed in particolare sono scesi i primi matrimoni (facilmente sostituiti
dalle convivenze, dalle “coppie a distanza” o dalla loro progressiva posticipazione)
ed i matrimoni religiosi (quarant’anni fa pari al 98% del totale dei matrimoni); sono
aumentati invece i secondi (o più…) matrimoni ed i matrimoni misti e misti-misti,
per effetto rispettivamente dei divorzi e dell’immigrazione.
Come si vede nella serie contenuta nella Tabella 3, che compara un ventennio
compiuto di momenti storico-demografici assai differenti, si indebolisce (dal 2008)
il saldo naturale (a causa dell’aumento dei decessi ma soprattutto del calo delle
nascite), frena bruscamente quello migratorio ma soprattutto si incrementa
sensibilmente l’indice di vecchiaia, che misura il “peso” degli anziani (sopra i 65
anni) sui più giovani (sotto i 14 anni). Circa i primi va sottolineata non solo la
crescita numerica per effetto di un passato più prolifico, ma anche la loro crescente
longevità, misurata dalla cosiddetta quarta età (sopra gli 85 anni), che oggi è pari a
quasi 22mila unità. In particolare i centenari, l’avanguardia estrema di tale longevità,
sono oggi 266, più del doppio di quelli esistenti nel 2004. Una crescita strabiliante
quanto significativa!
È emblematica in particolare la realtà demografica del comune capoluogo: in
cui (al 2012) i morti superano i nati di un terzo, il 40% delle famiglie è unipersonale
(il 51% nel centro storico), gli anziani sono ormai un quarto della popolazione e vi
sono più di due anziani per ogni giovane5.
Ritornando alle tendenze provinciali, sale anche l’indice di dipendenza, che
misura il “peso” degli improduttivi – perché giovani ed anziani – sulle produttive
classi centrali di età.
Ma chi più cresce velocemente negli ultimi anni è l’indice di sostituzione –
quello più predittivo e critico per il mercato del lavoro – che quantifica la
dimensione del flusso dei pensionandi (60-64 anni, che però le recenti riforme del
mercato del lavoro posticipano progressivamente) rispetto al flusso dei giovani in
4. Del Boca e Rosina (2009), Famiglie sole. Sopravvivere con un welfare inefficiente, il Mulino, Bologna.
5. Comune di Treviso (2013), Annuario statistico-demografico 2012, Treviso.
43
entrata nel mondo del lavoro (15-19 anni) per effetto del maggior peso dei primi
dovuto allo spostamento crescente verso l’inattività post-lavorativa dei numerosi
baby boomer oggi occupati o in transizione e “quasi anziani” e per il concomitante
calo dei secondi per effetto della denatalità degli anni novanta.
A livello infraprovinciale si rileva come – secondo l’indice di vecchiaia – la
zona Asolana si confermi come l’area più giovane, mentre il Vittoriese, che è l’area
da sempre più invecchiata, continua il suo percorso demograficamente declinante.
D’altronde questa è l’unica area della provincia in cui il peso percentuale degli
anziani è ormai doppio rispetto a quello dei giovani.
Nel 2012 tutti e tre gli indici appaiono sempre dinamici, seguendo la tendenza
più recente. A questo punto appare anche significativo proporre una comparazione
quasi in termini di demografia storica con gli omologhi indici relativi ai lontani
primi anni novanta, poco prima che iniziasse timidamente quel mutamento di rotta,
che – sia pur in modo insufficiente ed ora in dissolvimento, complice la recessione –
ha contrassegnato fino ad oggi la demografia locale.
Negli anni compresi dal primo all’attuale Rapporto, gli indici sono certamente
crescenti, allontanandoci dall’eccezionale indice di vecchiaia del 1961 (pari a 40,
cioè 40 anziani per cento giovani, meno di un terzo dell’attuale): ma eravamo nel
pieno di quell’irripetibile baby boom che produsse una popolazione molto giovane
che oggi troviamo nelle parti alte della piramide demografica.
Finora si è detto del saldo naturale e dei suoi aspetti e conseguenze. Rimane
ora l’altro saldo, quello migratorio o sociale. A questo proposito se il bilancio con
l’estero è positivo per tutte le province venete, a Treviso il tasso scende al 3,5‰ (ma
era dell’8,9 nel 2008) contro il dato medio regionale del 4,3‰. Ciò non vale anche
per le migrazioni nazionali o interne, dove Treviso presenta un dato negativo
(-0,6‰) uguale a quello veneto. Complessivamente, l’intera mobilità in entrata ed
uscita arriva a Treviso al 3,4‰ (come l’anno prima) contro il 4,2 veneto: è evidente
la ridimensionata capacità attrattiva esercitata soprattutto dalla provincia di Treviso
nei confronti degli stranieri ma non degli italiani. Il discorso rimanda alla realtà
migratoria, trattata nel paragrafo seguente.
Ma prima è utile riepilogare il recente percorso storico-demografico compiuto
dal Trevigiano ponendo a confronto i cinque indicatori alla data ultima con quelli
rilevati nel 1995, l’anno che segna lo storico pavimento della recente storia
demografica locale6. Si ha allora il quadro complessivo sintetizzato nella Tabella
seguente.
6. Cfr. i precedenti Rapporti dell’Osservatorio Economico.
44
Tab. 3 – Principali indicatori demografici: 1991-2012.
1991
-92
3.857
112,4
81,8
42,7
2008
1.905
7.969
123,0
131,5
50,6
Saldo naturale
Saldo migratorio
Indice di vecchiaia
Indice di sostituzione
Indice di dipendenza
Saldo naturale
Saldo migratorio
Indice di vecchiaia
Indice di sostituzione
Indice di dipendenza
1995
-278
3.817
124,8
94,0
43,6
2009
1.723
2.709
124,2
134,1
51,3
2000
1.211
8.293
123,8
118,1
45,3
2010
1.423
2.986
124,1
136,7
51,6
2005
1.891
8.732
123,0
133,3
48,7
2011*
128,2
139,0
53,0
2007
2.196
9.979
122,8
131,5
49,9
2012
806
4.388
131,0
141,5
53,8
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, bilancio demografico al 31
dicembre e popolazione residente al 1 gennaio. Nota: (*) per il 2011 post censimento, non sono stati calcolati i saldi in
quanto i dati disponibili in Demo Istat riguardano la popolazione residente dal 9 ottobre al 31 dicembre.
Il saldo naturale, addirittura negativo nel 1995 (ma iniziò in realtà ad essere
tale già nel lontano 1984), è oggi peggiorato per effetto dell’ormai cronico
indebolimento della natalità, e così il saldo sociale, che risente del
ridimensionamento del flusso migratorio (ma non necessariamente straniero, vista la
contrazione dei flussi interni).
In ogni caso però tutti e tre gli indici rilevano in modo coerente la criticità
persistente della realtà demografica, che – perlomeno in vicina prospettiva – non
potrà che appesantirsi (e di ciò ci sono già i segni) considerato il ruolo decrescente
della fertilità, quello montante della mortalità (per effetto naturale
dell’invecchiamento della popolazione, pur maggiormente longeva) e per
l’indebolirsi dei flussi migratori. La recessione economica poi tende a tradursi in
recessione demografica, dagli esiti ancora indeterminati. E nulla può, ovviamente,
recuperare il deficit demografico lungamente accumulato negli ultimi trent’anni.
In conclusione, il quadro generale aggiornato che riassume lo stato tendenziale
sociodemografico di Treviso è riassunto nella seguente Tabella.
Tab. 4 – Indicatori sociodemografici per aree infraprovinciali. Anno 2012.
Aree
Treviso
Asolo
Castelfranco Veneto
Conegliano
Montebelluna
Oderzo
Valdobbiadene
Vittorio Veneto
Provincia di Treviso
Saldo
naturale
Saldo
migratorio
Indice
vecchiaia
395
66
322
-32
170
129
-37
-207
806
2.613
-69
256
389
422
465
49
263
4.388
134,0
99,8
106,6
148,7
120,5
122,6
136,6
177,6
131,0
Indice
dipendenza
strutturale
53,7
52,4
49,4
56,3
53,0
52,3
57,5
58,4
53,8
Indice di
sostituzione
150,0
119,9
127,7
146,3
135,7
130,7
135,7
160,4
141,5
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, bilancio demografico al 31
dicembre 2012 e popolazione residente al 1 gennaio 2013. Nota: nella popolazione residente non sono conteggiati i
residenti di cui non viene espressa la classe d’età di appartenenza.
45
Le otto aree in cui è ripartita la provincia presentano dinamiche demografiche
assai differenziate: appaiono infatti forti i movimenti migratori e naturali nell’area
del capoluogo, che presenta anche un elevato indice di sostituzione; evidente appare
anche la relativa “giovinezza” dell’Asolano e dell’area Castellana, mentre
all’opposto l’invecchiamento connota il Coneglianese e soprattutto il Vittoriese in
cui i tre indici sono più elevati di quelli medi provinciali e le percentuali della terza e
quarta età più consistenti, mentre più basse sono quelle dei giovani. Il Vittoriese
(seguito dal confinante Coneglianese) insomma si riconferma un’area limite dal
punto di vista demografico, quasi un laboratorio o una “avanguardia” (problematica)
del possibile (prevedibile) futuro sociodemografico locale.
Tab. 5 – Struttura per età della popolazione residente al 2012.
Struttura per età della popolazione
0-14
V.a.
Treviso
Asolo
15-64
65+
85+
Popolazione totale
%
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
49.205 14,9
214.465
65,1
65.921
20,0
9.348
2,8
329.591
100,0
7.563 17,2
28.848
65,6
7.550
17,2
1.129
2,6
43.961
100,0
Castelfranco Veneto
14.853 16,0
62.152
67,0
15.826
17,0
2.154
2,3
92.831
100,0
Conegliano
16.760 14,5
74.063
64,0
24.921
21,5
3.798
3,3
115.744
100,0
Montebelluna
15.192 15,7
63.176
65,3
18.313
18,9
2.663
2,8
96.681
100,0
Oderzo
13.154 15,4
55.977
65,7
16.131
18,9
2.546
3,0
85.262
100,0
Valdobbiadene
8.597 15,4
35.381
63,5
11.742
21,1
1.885
3,4
55.720
100,0
Vittorio Veneto
8.165 13,3
38.789
63,1
14.501
23,6
2.429
4,0
61.455
100,0
572.851
65,0
174.905
19,8
25.952
2,9
881.245
100,0
Provincia di Treviso
133.489
15,1
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, popolazione residente al 1
gennaio 2013. Nota: nella popolazione residente non sono conteggiati i residenti di cui non viene espressa la classe d’età
di appartenenza.
Tab. 6 – Struttura per età della popolazione residente con più di 85 anni al 2012.
Struttura per età della popolazione
85-89
V.a.
90-94
%
V.a.
95-100
85+
%
V.a.
%
V.a.
%
Treviso
6.244 66,8
2.459 26,3
645
6,9
9.348
100,0
Asolo
Castelfranco Veneto
716 63,4
1.505 69,9
301 26,7
529 24,6
112
120
9,9
5,6
1.129
2.154
100,0
100,0
Conegliano
2.546 67,0
980 25,8
272
7,2
3.798
100,0
Montebelluna
Oderzo
1.836 68,9
1.713 67,3
662 24,9
649 25,5
165
184
6,2
7,2
2.663
2.546
100,0
100,0
Valdobbiadene
Vittorio Veneto
1.333 70,7
1.602 66,0
436 23,1
650 26,8
116
177
6,2
7,3
1.885
2.429
100,0
100,0
17.495 67,4
6.666 25,7
1.791
6,9
25.952
100,0
Provincia di Treviso
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, popolazione residente al 1
gennaio 2013. Nota: nella popolazione residente non sono conteggiati i residenti di cui non viene espressa la classe d’età
di appartenenza.
46
Tab. 7.a – Struttura per età della popolazione residente al 2012 (continua).
Area
Classe di età
Maschi
Femmine
Popolazione totale
Treviso
da 0 a 14
25.299
23.906
49.205
da 15 a 18
da 19 a 24
6.266
9.171
5.823
8.832
12.089
18.003
da 25 a 32
da 33 a 49
13.531
46.495
13.913
45.971
27.444
92.466
da 50 a 59
da 60 a 64
22.328
9.428
22.824
9.883
45.152
19.311
da 65 a 74
16.053
18.259
34.312
75 e oltre
Totale
11.794
160.365
19.815
169.226
31.609
329.591
da 0 a 14
da 15 a 18
3.890
1.013
3.673
927
7.563
1.940
da 19 a 24
1.404
1.347
2.751
da 25 a 32
da 33 a 49
2.053
6.214
2.002
5.850
4.055
12.064
da 50 a 59
da 60 a 64
2.915
1.270
2.709
1.144
5.624
2.414
da 65 a 74
75 e oltre
1.915
1.321
2.006
2.308
3.921
3.629
Asolo
Totale
Castelfranco Veneto
Conegliano
21.995
21.966
43.961
da 0 a 14
da 15 a 18
7.610
1.930
7.243
1.839
14.853
3.769
da 19 a 24
da 25 a 32
3.013
4.679
2.920
4.472
5.933
9.151
da 33 a 49
13.170
12.560
25.730
da 50 a 59
da 60 a 64
6.226
2.590
6.160
2.593
12.386
5.183
da 65 a 74
75 e oltre
4.085
2.760
4.428
4.553
8.513
7.313
Totale
da 0 a 14
46.063
8.738
46.768
8.022
92.831
16.760
da 15 a 18
2.146
2.073
4.219
da 19 a 24
da 25 a 32
3.260
4.902
3.222
4.830
6.482
9.732
da 33 a 49
da 50 a 59
15.821
7.782
15.374
7.876
31.195
15.658
da 60 a 64
3.328
3.449
6.777
da 65 a 74
75 e oltre
5.810
4.707
6.630
7.774
12.440
12.481
56.494
59.250
115.744
Totale
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, popolazione residente al 1
gennaio 2013. Nota: nella popolazione residente non sono conteggiati i residenti di cui non viene espressa la classe d’età
di appartenenza.
47
Tab. 7.b – (segue) Struttura per età della popolazione residente al 2012.
Area
Montebelluna
Oderzo
Valdobbiadene
Vittorio Veneto
Provincia di Treviso
Classe di età
da 0 a 14
da 15 a 18
da 19 a 24
da 25 a 32
da 33 a 49
da 50 a 59
da 60 a 64
da 65 a 74
75 e oltre
Totale
da 0 a 14
da 15 a 18
da 19 a 24
da 25 a 32
da 33 a 49
da 50 a 59
da 60 a 64
da 65 a 74
75 e oltre
Totale
da 0 a 14
da 15 a 18
da 19 a 24
da 25 a 32
da 33 a 49
da 50 a 59
da 60 a 64
da 65 a 74
75 e oltre
Totale
da 0 a 14
da 15 a 18
da 19 a 24
da 25 a 32
da 33 a 49
da 50 a 59
da 60 a 64
da 65 a 74
75 e oltre
Total
da 0 a 14
da 15 a 18
da 19 a 24
da 25 a 32
da 33 a 49
da 50 a 59
da 60 a 64
da 65 a 74
75 e oltre
Totale
Maschi
7.747
1.896
3.030
4.281
13.349
6.561
2.828
4.752
3.062
47.506
6.665
1.725
2.711
4.010
12.010
5.693
2.291
3.926
3.019
42.050
4.363
1.080
1.655
2.384
7.623
3.708
1.529
2.768
2.193
27.303
4.219
1.144
1.659
2.422
7.964
4.413
1.867
3.349
2.642
29.679
68.531
17.200
25.903
38.262
122.646
59.626
25.131
42.658
31.498
431.455
Femmine
7.445
1.795
2.880
4.261
12.962
6.470
2.863
4.937
5.562
49.175
6.489
1.593
2.598
3.969
11.418
5.583
2.376
4.191
4.995
43.212
4.234
1.008
1.667
2.387
7.103
3.632
1.605
2.991
3.790
28.417
3.946
1.039
1.639
2.352
7.959
4.379
1.952
3.798
4.712
31.776
64.958
16.097
25.105
38.186
119.197
59.633
25.865
47.240
53.509
449.790
Popolazione totale
15.192
3.691
5.910
8.542
26.311
13.031
5.691
9.689
8.624
96.681
13.154
3.318
5.309
7.979
23.428
11.276
4.667
8.117
8.014
85.262
8.597
2.088
3.322
4.771
14.726
7.340
3.134
5.759
5.983
55.720
8.165
2.183
3.298
4.774
15.923
8.792
3.819
7.147
7.354
61.455
133.489
33.297
51.008
76.448
241.843
119.259
50.996
89.898
85.007
881.245
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, popolazione residente al 1
gennaio 2013. Nota: nella popolazione residente non sono conteggiati i residenti di cui non viene espressa la classe d’età
di appartenenza.
48
3. Una demogr afia dell’iimmigr azione
Secondo l’Istat gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2013 sono
4.387.721, 334mila in più rispetto all’anno precedente (+8,2%).
La quota di cittadini stranieri sul totale dei residenti (italiani e stranieri)
continua ad aumentare passando dal 6,8% del 1° gennaio 2012 al 7,4% del 1°
gennaio 2013. Il numero degli stranieri residenti nel corso del 2012 cresce
soprattutto per effetto dell’immigrazione dall’estero (321mila individui) ma, in
parte, anche delle nascite di bambini stranieri (80mila).
Nel 2012 gli immigrati arrivati in Italia sono stati 351mila, 35mila in meno
rispetto all’anno precedente (-9,1%). Il calo delle iscrizioni dall’estero è dovuto in
larga parte al numero di ingressi dei cittadini stranieri, che scende da 354mila nel
2011 a 321mila nel 2012. Nello stesso anno, si osserva anche una contrazione delle
iscrizioni dall’estero dei cittadini italiani (da 31mila a 29mila unità)7.
Tra gli immigrati la comunità più rappresentata è quella rumena che conta
quasi 82mila ingressi, seguita da quelle cinese (20mila), marocchina (circa 20mila) e
albanese (14mila). Rispetto al 2011 calano le iscrizioni di cittadini moldavi (-41%),
ucraini (-36%), peruviani (-35%) ed ecuadoriani (-27%).
Nel 2012 si contano 106mila cancellazioni per l’estero, con un incremento di
24mila unità rispetto all’anno precedente. L’aumento delle emigrazioni è dovuto
principalmente ai cittadini italiani, per i quali le cancellazioni passano da 50mila nel
2011 a 68mila unità nel 2012 (+36%). In aumento anche le cancellazioni di cittadini
stranieri residenti, da 32mila a 38mila unità (+18%). Il saldo migratorio netto con
l’estero è pari a 245mila unità nel 2012, in diminuzione rispetto all’anno precedente
(-19,4%). Si tratta del valore più basso registrato dal 2007.
Per l’ultimo Rapporto di Caritas e Migrantes8, al 31 dicembre 2012 in Veneto
risiede il 10% della popolazione straniera in Italia, ovvero poco più di 487mila. La
provincia più coinvolta è Verona (oltre 100mila), seguita da Treviso, Vicenza e
Padova (tra i 90 e i 100mila). Si tratta di donne per il 52% del totale. Su tutte le
nazionalità spicca la Romania (quasi 102mila residenti) seguita, a distanza, da
Marocco, Albania, Cina e Moldavia. Quasi 340mila sono gli occupati nati all’estero.
Di questi ben il 20,4% sono romeni; seguono i nati in Marocco (8%) e in Cina
(6,6%). I titolari d’impresa sono l’8,4% del totale nazionale, ovvero 25.493. Gli
alunni di cittadinanza non italiana sono quasi 92mila e ben il 37,4% frequenta la
scuola primaria; mentre il 22,3% quella dell’infanzia.
Per quanto riguarda la provincia di Treviso i consueti dati prodotti da AnolfCisl, dalla Caritas e dalla Cooperativa Servire 9 dicono che i cittadini di nazionalità
7. Istat (2014), Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente. Anno 2012, Roma.
8. Caritas e Migrantes (2013), XXIII Rapporto immigrazione 2013, Tau, Todi.
9. Anolf Treviso, Caritas Treviso-Vittorio Veneto e Servire (2013), Cittadini stranieri residenti a Treviso. Anno
2012, Treviso.
49
straniera risultano essere al 31 dicembre 2012 Gli stranieri ammontano a 105.323,
pari all’11,8% della popolazione complessiva; le donne sono in numero maggiore
rispetto agli uomini; i minori stranieri costituiscono il 17,6% del totale dei minori
residenti.
Tab. 8 – Popolazione residente totale e cittadini stranieri residenti al 31 dicembre
2012 in provincia di Treviso.
Totale
Maschi
Residenti totali in provincia al 2012
Femmine
V.a.
di cui
minori
436.575
453.025
889.600
158.649
52.468
52.855
105.323
27.857
1.005
974
1.979
-
10.089
9.402
19.491
-
12,0
11,7
11,8
17,6
Incidenza % neonati stranieri sul totale neonati
-
-
23,3
-
Incidenza % minori stranieri sul totale stranieri residenti
-
-
26,5
-
di cui stranieri
Neonati figli di genitori stranieri
Stranieri nati in Italia
Incidenza % stranieri sul totale residenti
Fonte: elaborazioni Anolf, Caritas, Cooperativa Servire su dati anagrafi comunali.
I dati di quest’anno confermano in maniera ancora più evidente una tendenza in
atto ormai da tempo: la popolazione complessiva residente in Italia sta rallentando la
sua crescita e quella trevigiana risulta in linea con la tendenza nazionale. Se lo
scorso anno è stato registrato il valore di aumento più basso del decennio,
quest’anno il valore di variazione della popolazione complessiva (italiani e non)
rispetto all’anno precedente risulta addirittura negativo.
L’analisi disgiunta della crescita di italiani e stranieri mostra con evidenza la
frenata alla crescita verificatasi nel 2012, in linea con la tendenza nazionale. Se
finora la società trevigiana ha potuto contare sui cittadini stranieri come garanzia di
crescita, i dati del 2012 destano non pochi dubbi sui risvolti futuri di questa capacità.
Rispetto ai dati delle anagrafi dell’anno precedente, i cittadini stranieri sono cresciuti
di 321 unità, pari allo 0,3%, stabilendo il valore più basso da quando i movimenti
migratori dall’estero hanno iniziato ad interessare la provincia. Come accennato
poco sopra, tra il 2011 e il 2012 gli italiani sono diminuiti dello 0,3% circa,
confermando con maggior evidenza la tendenza al rallentamento della crescita della
popolazione italiana in atto ormai da diversi anni.
Per la prima volta da almeno due decenni, l’aumento dei cittadini stranieri non
è sufficiente a colmare il dato negativo dei cittadini italiani: il dato complessivo
infatti rivela una diminuzione di 1.993 unità rispetto all’anno precedente (calcolato
sui dati delle anagrafi relativi al 2011), ovvero lo 0,2% in meno di residenti totali in
provincia rispetto all’anno precedente. Uno sguardo sul medio periodo conferma la
tendenza alla stabilizzazione della crescita anche dei cittadini stranieri: se dal 1999
ad oggi, complessivamente, i cittadini stranieri sono cresciuti del 321%, dal 2008 la
50
crescita ha assunto valori sempre più modesti fino quasi a fermarsi nel 2012. I
residenti italiani, invece, dal 1999 sono cresciuti complessivamente solo del 3%, con
un “picco” del 4% negli anni 2010 e 2011. L’analisi del saldo naturale provinciale
(cioè la differenza tra le nascite e i decessi in provincia) conferma il quadro finora
delineato. Anche nel 2012 ed in maniera sempre più consistente, il dato è negativo
per gli italiani (-1.109 unità), in linea con la tendenza nazionale. Tuttavia il dato
complessivo, calcolato sull’intera popolazione residente, anche nel 2012, rimane
positivo (+777 unità), grazie al contributo dei cittadini stranieri.
Graf. 1 – Incremento di cittadini stranieri rispetto all’anno precedente.
Fonte: elaborazioni Anolf, Caritas, Cooperativa Servire su dati anagrafi comunali e Censimento Istat al 31 dicembre
2011.
Quest’anno, però, questo dato positivo da solo non sembra essere sufficiente a
colmare la Quest’anno, però, questo dato positivo da solo non sembra essere
sufficiente a colmare la decrescita della popolazione complessiva. I cittadini di
nazionalità straniera residenti in provincia di Treviso al 31 dicembre 2012 sono
105.323, pari all’11,8% dell’intera popolazione residente. Nel 2012, per la prima
volta in provincia di Treviso le donne superano gli uomini (52.855 contro 52.468); i
minorenni stranieri sono 27.857, pari al 26,4% sul totale dei residenti stranieri.
Rispetto all’anno precedente, come già anticipato, i cittadini stranieri sono
cresciuti di 321 persone (+0,3%). La loro crescita ha quindi subito un rallentamento
notevole; dal grafico emerge come la crescita sia andata sì rallentando sin dall’inizio
del secolo in corso, ma abbia avuto un’impennata al ribasso dal 2009, evidente
effetto della crisi economica che si è acuita proprio in quegli anni. L’aumento è
riconducibile a molteplici fattori il cui peso non è facilmente quantificabile con gli
strumenti di cui si dispone. Tuttavia, è ipotizzabile che uno dei fattori maggiori di
crescita sia rappresentato dalle nuove nascite in territorio provinciale. I nuovi nati
infatti sono stati 1.979, in lieve calo rispetto all’anno precedente, ma decisamente
incisivi sull’aumento del numero dei cittadini stranieri in provincia.
51
Da qualche anno, con l’imporsi della crisi economica, la provincia di Treviso è
ormai meno attrattiva rispetto al passato, come confermano i dati Istat sul bilancio
demografico 2012 ed il rapporto del Cnel sull’indice di potenziale di integrazione
degli immigrati. I movimenti interni, quindi, sembrano non premiare più il
Trevigiano, ma zone d’Italia in cui storicamente i cittadini stranieri erano meno
presenti (Centro e Sud). Inoltre, sempre secondo i dati Istat, nell’ultimo anno, il
flusso di cittadini stranieri che si sono trasferiti all’estero (in patria o in altro paese)
è aumentato del 17,9% rispetto al 2011 e il Nordest detiene il primato di
cancellazioni di immigrati dalle anagrafi per migrazione verso l’estero (circa il 34%
del totale dei cancellati per l’estero in Italia).
Pur non costituendo più un caso eccezionale, la provincia di Treviso si
distingue anche nel 2012 per una incidenza percentuale di stranieri sul totale della
popolazione più alta della media nazionale e regionale, pur con una forbice sempre
più modesta. Escluso il picco del 2007 (dovuto all’ingresso della Romania e di altri
paesi nell’Unione Europea) l’andamento si va stabilizzando, confermando che
Treviso non è più un polo attrattivo ad alta intensità che lo come negli anni
dell’espansione economica.
Parallelamente, anche l’incidenza dei minorenni di nazionalità estera sul totale
dei minorenni residenti, pur essendo più alta della media, sta rallentando la sua
crescita.
Tra gli altri fattori di tale rallentamento vi è da considerare anche
l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte di cittadini stranieri o residenti in
provincia da almeno dieci anni o sposati con cittadini italiani o stranieri nati in Italia
che hanno compiuto 18 anni d’età. Dal 2002 al 2012, 13.618 cittadini stranieri sono
diventati italiani; nel 2012 le acquisizioni di cittadinanza italiana sono state 1.524, in
calo rispetto agli ultimi tre anni.
Al 31 dicembre 2012, per la prima volta in provincia di Treviso, le donne
straniere risultano più numerose degli uomini (50,2% contro 49,8%), allineandosi
così alla tendenza nazionale che da qualche anno vede le donne maggioritarie sugli
uomini. Dal 2003, le donne sono cresciute del 123%, contro una crescita degli
uomini del 71%. Alla fine degli anni ottanta e più diffusamente negli anni novanta,
Treviso era meta privilegiata per maschi stranieri provenienti soprattutto dall’area
africana e richiamati dalle ampie possibilità lavorative offerte dal tessuto produttivo.
Finora la provincia si era contraddistinta per una percentuale di immigrati maschi
proporzionalmente più elevata della media regionale e nazionale. Da qualche anno,
con l’invecchiamento della popolazione, la carenza di servizi e la difficoltà dei figli
nel prendersi cura dei propri genitori, il nostro territorio (e più in generale il
territorio italiano) è diventato meta di donne straniere provenienti soprattutto
dall’Est Europa a cui viene spesso delegato il lavoro di cura degli anziani.
Un altro aspetto importante è la composizione per età della popolazione
straniera residente. A fine 2010, il 72% degli stranieri residenti apparteneva alla
fascia di età produttiva (18-64 anni), il 26% circa era minorenne e il 2% circa aveva
più di 64 anni d’età. Alla stessa data, gli italiani minorenni costituivano il 17% circa
52
del totale degli italiani, il 62% aveva tra i 18 e i 64 anni, mentre il 21% aveva più di
64 anni.
Al 31 dicembre 2012, in provincia di Treviso erano presenti cittadini di 151
nazionalità diverse. Come già negli scorsi anni, occorre notare che non tutti i gruppi
nazionali hanno un peso rilevante nell’ampio spettro delle nazionalità: 105
nazionalità sono rappresentate da meno di 100 cittadini e 53 addirittura non contano
più di 10 cittadini. La polarizzazione, già evidenziata negli scorsi anni, è presente
anche per il 2012: circa il 74% dei cittadini stranieri residenti in provincia proviene
da uno dei primi 10 paesi rappresentati; di questi, il 55% appartiene alle prime
cinque nazionalità (Romania, Marocco, Albania, Cina e Macedonia). Gli altri 141
paesi sono costituiti dal restante 26%.
Graf. 2 – Distribuzione cittadini stranieri residenti per le prime 10 provenienze
nazionali in provincia di Treviso. Anno 2012.
Fonte: elaborazioni Anolf, Caritas, Cooperativa Servire su dati anagrafi comunali.
A fronte di una crescita dei residenti stranieri pari allo 0,3%, ci sono differenze
all’interno di ogni gruppo nazionale: tra le prime 15 nazionalità presenti sul
territorio, il Kosovo è il paese che è cresciuto di più nell’ultimo anno (13%), seguito
da Romania, India, Ucraina, Nigeria, Bangladesh; calano invece le presenze di
cittadini marocchini, albanesi e senegalesi. Rispetto alla decrescita delle nazionalità
di più antica immigrazione nel territorio trevigiano (Marocco, Albania) si può
ipotizzare che, oltre ai fattori di movimento verso l’estero o verso altre zone italiane
legati alla crisi economica, anche l’acquisizione della cittadinanza italiana possa
aver influito sull’andamento di questi gruppi nazionali.
Mettendo a confronto i comuni secondo l’indicatore dell’incidenza percentuale
dei cittadini stranieri sul totale della popolazione residente, la classifica vede
confermarsi al primo posto il comune di Fonte con un’incidenza del 21,8%, seguito
da San Polo (19,5%) che, rispetto allo scorso anno, supera Mansuè (19,3%) e
53
Possagno (19,1%), entrambi con percentuali di incidenza stabili rispetto al 2011. Tra
i comuni principali, alcuni (Conegliano, Treviso, Montebelluna, Oderzo)
evidenziano valori sopra la media provinciale (11,8%), mentre Mogliano (8,4%),
Paese (10%), Villorba (9,0), Preganziol (7,9%) stabiliscono nuovamente valori più
bassi della media; rispetto agli anni precedenti, invece, il comune Castelfranco si sta
allineando alla media provinciale. Concentrando lo sguardo sulla carta del territorio
trevigiano, la fascia che collega est e ovest della provincia si conferma come quella
ad incidenza maggiore di cittadini stranieri: rispetto allo scorso anno, Paderno del
Grappa e Salgareda si collocano tra i comuni ad alta incidenza (sopra il 15%),
saldando idealmente con ancor più evidenza i due poli est-ovest. Le zone della
Pedemontana e dell’Opitergino continuano ad essere domicilio di un gran numero di
stranieri presenti in provincia. Un aspetto interessante da considerare è la variazione
della presenza degli immigrati nei comuni trevigiani nei cinque anni della crisi
(2008-2012). Se a livello provinciale la popolazione straniera è cresciuta del 9,6%
circa, la percentuale varia in maniera rilevante da comune a comune.
Mappa 1 – Distribuzione dei cittadini stranieri nei comuni trevigiani per incidenza
percentuale. Anno 2012.
Fonte: elaborazioni Anolf, Caritas, Cooperativa Servire su dati anagrafi comunali.
54
I comuni che presentano una crescita più intensa della media sono: Refrontolo
(+59,2%), Cappella Maggiore (+36,9%), Gorgo al Monticano (+32,6%), Carbonera
(+24%), Santa Lucia di Piave (+24%). Tra i comuni con maggior popolazione, Silea
(+23,5%), Quinto (+22,7%), Conegliano (+20,7%), Ponte di Piave (+19,9%),
Mogliano (+19,2%). A crescere in modo rilevante sono anche i comuni più popolosi
della provincia (ad eccezione di Vittorio Veneto e Villorba): Conegliano (+20,7%),
Mogliano (+19,2%), Montebelluna (+14,5%), Castelfranco (+14,3%), Treviso
(+14,2%), Paese (+13,1%), Preganziol (+10,6%), Oderzo (+9,5%).
Mappa 2 – Crescita della popolazione immigrata tra 2008 e 2012 nei comuni
trevigiani.
Fonte: elaborazioni Anolf, Caritas, Cooperativa Servire su dati anagrafi comunali.
55
Tab. 9 – Primi 10 comuni trevigiani per valore assoluto di cittadini stranieri
residenti.
Totale
residenti
Residenti
stranieri
Incidenza % stranieri
sul totale residenti
1 Treviso
82.974
10.930
13,2
Incidenza % minorenni
stranieri sul totale
minorenni
20,2
2 Conegliano
35.444
5.741
16,2
25,3
3 Montebelluna
31.414
4.227
13,5
19,8
4 Castelfranco Veneto
33.762
3.872
11,5
29,0
5 Vittorio Veneto
28.808
3.007
10,4
16,5
6 Oderzo
20.354
2.717
13,3
17,3
7 Mogliano Veneto
27.924
2.349
8,4
10,7
8 Pieve di Soligo
12.279
2.277
18,5
27,2
9 Paese
22.146
2.207
10,0
14,3
16.502
2.182
13,2
20,1
10 Vedelago
Fonte: elaborazioni Anolf, Caritas, Cooperativa Servire su dati anagrafi comunali.
Tab. 10 – Primi 10 comuni trevigiani per incidenza percentuale di cittadini stranieri
residenti.
Incidenza %
stranieri sul totale
residenti
21,8
Incidenza % minorenni
stranieri sul totale
minorenni
28,0
2 San Polo di Piave
19,5
29,9
3 Mansuè
19,3
4 Possagno
Residenti
stranieri
Totale
residenti
6.197
1.353
4.924
959
30,1
5.045
974
19,1
30,5
2.207
421
5 Ponte di Piave
18,6
27,5
8.427
1.570
6 Cimadolmo
18,6
28,6
3.459
642
7 Pieve di Soligo
18,5
27,2
12.279
2.277
8 Asolo
18,3
23,3
9.495
1.736
9 Motta di Livenza
17,7
24,6
10.777
1.909
17,3
30,8
3.847
667
1 Fonte
10 Cessalto
Fonte: elaborazioni Anolf, Caritas, Cooperativa Servire su dati anagrafi comunali.
La popolazione di nazionalità straniera continua a presentarsi nel complesso
più giovane della popolazione autoctona. I minorenni costituiscono il 26,4% della
popolazione non italiana, per un totale di 27.857 ragazzi e ragazze.
Tra gli italiani, i minori compongono solo il 16,7% della popolazione. I minori
stranieri rappresentano il 17,6% di tutti i minorenni residenti in provincia di Treviso,
una percentuale sempre in aumento negli ultimi 10 anni, e in leggera crescita anche
rispetto al 2011. Nel 2012, i nati da entrambi genitori stranieri, e quindi
giuridicamente di cittadinanza non italiana, secondo le registrazioni anagrafiche
sono stati 1.979, cioè 30 neonati in meno rispetto al 2011, pari ad una diminuzione
56
dell’1,5%. Il dato di fine 2012 conferma quindi in ogni caso quanto ipotizzato nel
Rapporto dello scorso anno, e cioè che il calo dei nati figli di entrambi i genitori
stranieri diventasse tendenza nel tempo della crisi. Dopo un periodo in costante
crescita, infatti, dal 2008 i nuovi nati di cittadinanza straniera dapprima manifestano
una battuta d’arresto, e successivamente iniziano a diminuire (dinamica accentuata
anche a livello regionale).Questa tendenza è probabilmente la conseguenza di
strategie messe in atto dalle famiglie straniere per affrontare il prolungato stato di
crisi: fare meno figli per rendere più sostenibile il bilancio familiare, ma anche far
ritornare al paese d’origine parte della famiglia per meglio affrontare le spese di
mantenimento.
Continua ad aumentare il numero dei cittadini di nazionalità straniera nati in
Italia, e che in Italia compiono la loro socializzazione primaria e l’apprendimento
diretto della lingua italiana. Nel 2012 in provincia di Treviso, secondo la rilevazione
delle anagrafi comunali, sono stati 19.491, quasi un migliaio in più rispetto al 2011,
con un aumento annuale dell’8,2%, il più alto degli ultimi tre anni e quasi pari a
quello relativo al 2009. Anche qui siamo però lontani dagli incrementi degli anni
2007 e 2008, sia in valore assoluto (fino a 1.871 presenze in più) sia in percentuale
(+16,5% su base annuale).
4. Conclusione
I dati demografici al 2012 presentano una situazione certamente complessa, ma
che con grande sintesi potremmo definire di ulteriore e più marcato rallentamento di
quella (modesta) vitalità demografica che vi era stata a cavallo tra gli ultimi anni del
secolo scorso ed i primi di questo. Con il dilemma scientifico (certo di non scarsa
importanza) sull’eziologia del fenomeno, sul fatto cioè se tale rallentamento sia
semplicemente una conseguenza attesa e comprensibile della recessione economica
o se, invece, vi siano – com’è probabile – anche altre cause, meno congiunturali e
meno strettamente economiche e più socioculturali e strutturali o di lungo periodo.
Infatti i numeri così aggiornati rivelano le seguenti tendenze:
innanzitutto risulta ormai esaurita, come si diceva, quella ripresa natalistica
che, pur debolmente, ci accompagnava dalla metà degli anni novanta e ciò è
visibile dalla contrazione – dal 2008 – del numero dei nati, in concomitanza
con l’avvio della crisi. Rimane sempre aperto il discorso sul ruolo di
quest’ultima nella contrazione della fecondità. Tuttavia si può facilmente
sostenere che la nota assenza di politiche pronatalistiche ha senza dubbio
enfatizzato la caduta della fecondità10
comunque la dinamica dal 2008 ad oggi dei tassi di natalità (compreso ora
anche quello degli immigrati) e nuzialità segnano una continua ed indubbia
10. Eurostat (2013), Towards a “baby recession” in Europe? Differential fertility trends during the economic
crisis, n.13.
57
-
-
-
erosione, mentre permane stabile quello di mortalità nonostante la crescente
longevità
di conseguenza flettono i tassi di crescita naturale e migratori, una flessione
che continua anche nel 2013 dato che (primi undici mesi dell’anno) il saldo
naturale è positivo per sole 526 unità e quello migratorio per 1.995 unità
per il futuro non sono ragionevolmente prevedibili riprese della fecondità
almeno per due motivi: il minore contributo dei genitori stranieri e la continua
riduzione della propensione ad avere il secondo e talvolta anche il primo figlio
lo squilibrio demografico lo si coglie bene nel confronto decennale 2002-2012,
in cui si vede la caduta netta della fascia di età 26-35 anni, che perde circa
30mila unità togliendo così alla società trevigiana l’apporto vitalistico (ad
esempio come offerta di lavoro e capacità procreativa) tipico di quel segmento
biografico
Tab. 11 – Valori assoluti e incidenza percentuale delle singole fasce d’età sulla
popolazione complessiva in provincia di Treviso.
2002
2005
2012
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
Da 0 a 15
121.868
15,1
129.176
15,4
141.976
16,1
Da 16 a 25
83.889
10,4
82.550
9,8
84.241
9,6
Da 26 a 35
133.727
16,6
135.419
16,1
103.752
11,8
Da 36 a 45
132.491
16,4
143.710
17,1
146.030
16,6
Da 46 a 65
200.819
24,9
207.772
24,8
240.554
27,3
66 e oltre
133.597
16,6
140.105
16,7
164.692
18,7
Totale
806.391
100,0
838.732
100,0
881.245
100,0
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, bilancio demografico anno
2012, 2005; per il 2002: bilancio demografico intercensuario 01/01/2002 - 31/12/2002.
Tab. 12 – Cancellazioni di residenza dalla provincia di Treviso per l’estero.
2002
Treviso
Asolo
Castelfranco Veneto
Conegliano
Montebelluna
Oderzo
Valdobbiadene
Vittorio Veneto
Totale
2005
2012
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
725
154
186
337
268
211
153
167
2.201
32,9
7,0
8,5
15,3
12,2
9,6
7,0
7,6
100,0
321
71
116
274
135
135
133
80
1.265
25,4
5,6
9,2
21,7
10,7
10,7
10,5
6,3
100,0
769
176
225
383
305
307
277
175
2.617
29,4
6,7
8,6
14,6
11,7
11,7
10,6
6,7
100,0
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico e Sociale di Treviso su dati Geo-Demo Istat, bilancio demografico anno
2012, 2005; per il 2002: bilancio demografico intercensuario 01/01/2002 - 31/12/2002.
58
-
-
-
-
-
viceversa continua la sua corsa il fattore longevità, colto nell’ampliarsi della
quinta età (gli ultranovantenni) ed in particolare dei centenari, anche se tale
longevità non va data per scontata
il matrimonio come istituzione si marginalizza con sempre maggiore velocità
nell’orizzonte psicologico delle scelte personali e si fragilizza nelle rotture
coniugali: l’attuale tasso di nuzialità è esattamente la metà di quello di trenta
anni fa
gli indici di vecchiaia, quello di dipendenza e quello di sostituzione nel 2012
appaiono tutti in crescita. Ma è quello di sostituzione ad essere cresciuto più
velocemente dal 1991, evidenziando lo squilibrio tra i flussi numerosi in uscita
prossima dal mondo del lavoro (i baby boomer) e gli esigui flussi in entrata
degli adolescenti nati prima della “ripresina” demografica della metà degli anni
novanta, nonostante l’immigrazione
a questo proposito, anche l’immigrazione sostanzialmente si raffredda a causa
della congiuntura recessiva, che penalizza gli stranieri non tanto o non solo sul
piano della domanda di lavoro (anzi, risultando talvolta perfino favoriti negli
interstizi dei bad job), quanto su quella della mancanza di reti sociali di
supporto. Non a caso in Veneto nel 2013 le rimesse degli emigrati calano nel
complesso del 2,2% e del 7,7% quelle procapite. Inoltre suonano preoccupanti
le tendenze espresse dai dati 2012 relativi alle cancellazioni (specie quelle per
l’estero), cioè alle uscite dalla provincia, uscite (abbandoni?) che sono più che
raddoppiate rispetto al 2005 precrisi
›
i cittadini stranieri sono cresciuti di sole 321 unità, un numero irrisorio se
confrontato con quelli degli anni precedenti e non a caso il crollo parte dal
2009, mentre i movimenti interni non premiano più il Trevigiano che
comunque vede stabilizzarsi le nazionalità di più antica presenza
›
sono comunque assai fluide le strategie adottate dagli stranieri per far
fronte alla crisi occupazionale, strategie che raramente sono solo quelle –
drastiche – di un ritorno di tutta la famiglia in patria, come
semplicisticamente si potrebbe pensare
il futuro demografico appare oggi particolarmente imprevedibile e
problematico. Sul piano della propensione alla fecondità non è
ragionevolmente ipotizzabile alcuna ripresa, mentre molto fluida ed aperta è
oggi la situazione migratoria. La complessità è data dal fatto che sempre nei
comportamenti demografici si mescolano spinte e motivazioni estremamente
diverse e quindi di difficile identificazione e stima.
59
3. La scuola e la formazione
di Maria Antonia Moretti e Paolo Rigo*
Il capitolo si occupa di sette specifici elementi attinenti ai processi formativi
nell’anno scolastico 2012/13 e, per alcuni dati, nell’anno scolastico 2013/14:
1. l’analisi delle iscrizioni nelle prime classi di ogni segmento di istruzione e di
istruzione e formazione professionale (Iefp) nell’anno scolastico 2013/14
2. l’output del sistema formativo provinciale, esaminato in base al numero dei
diplomati nella secondaria di secondo grado nell’anno scolastico 2012/13, dei
qualificati nei Cfp nell’anno formativo 2012/13 e degli esiti degli scrutini finali
delle classi antecedenti la quinta nell’anno scolastico 2012/13
3. l’analisi della popolazione scolastica nell’anno scolastico 2013/14
relativamente alla consistenza delle classi del nuovo ordinamento (dalla classe
prima alla classe quarta) e delle classi dei percorsi Iefp attivati presso gli Ip e
presso i Cfp
4. l’analisi delle composizione delle classi del sistema di istruzione della
provincia in relazione all’età dei frequentanti
5. la dinamica delle presenze degli alunni stranieri nelle scuole e nei Cfp del
territorio trevigiano ad agosto 2013
6. i risultati delle prove Invalsi dell’anno scolastico 2012/13 esaminati a livello
provinciale in relazione al secondo anno di scuola secondaria di secondo grado
e dei percorsi di Iefp presso i Cfp (livello 10)
7. la formazione universitaria degli studenti trevigiani letta alla luce della
dinamica degli immatricolati nell’anno accademico 2012/131.
* Rispettivamente, Osservatorio Economico e Ufficio Scolastico Territoriale XI di Treviso. I paragrafi 1, 2.1,
2.2, 3, 4, 5 e 6 sono stati redatti da Paolo Rigo, i paragrafi 2.3, 8 e 9 da Maria Antonia Moretti, il paragrafo 7 da
Maria Antonia Moretti e Paolo Rigo; la raccolta ed elaborazione dati relativa alla formazione professionale e
all’università è stata realizzata da Monia Barazzuol, Osservatorio Economico.
1. L’ufficio di statistica del Miur-Urst conduce annualmente dal 1999 l’Indagine sull’istruzione universitaria, in
precedenza curata dall’Istat; scopo dell’indagine è fornire elementi a supporto delle attività nazionali ed
internazionali di monitoraggio e di valutazione del sistema universitario. I dati resi disponibili al momento di
andare in stampa (7 maggio) non sono completi, mancano, infatti, quelli relativi ai laureati; inoltre, anche
rispetto alle immatricolazioni, non tutte le elaborazioni sono analoghe a quelle degli anni precedenti; ad esempio,
non sono disponibili, a livello provinciale, le elaborazioni per genere.
61
1. Iscr izioni nei diver si or dinamenti dei per cor si del secondo ciclo
nell’aa nno scolastico 2013/14
L’analisi sotto riportata riguarda le iscrizioni alle prime classi della scuola
secondaria superiore statale e non statale, nonché nei percorsi di istruzione e
formazione professionale presso gli istituti professionali e presso i Cfp/Odf
nell’anno scolastico 2013/14, anno scolastico in cui, per la prima volta, le iscrizioni
alle classi prime (escluse quelle della scuola dell’infanzia) dovevano esser effettuate
on line2. I dati qui discussi, relativi alle istituzioni scolastiche, derivano direttamente
dal sistema informativo del Miur, denominato Sidi, che riporta i numeri degli allievi
per i quali è stata registrata dal sistema la domanda di iscrizione. Rappresentano
pertanto la scelta di prima intenzione effettuata dalla famiglia. Questi dati possono
essere confrontati con quelli discussi più avanti e derivanti dalle rilevazioni
integrative che ci mostrano, invece, il dato di consistenza reale per l’a.s. 2013/14.
Infatti, da febbraio a settembre, possono essere intervenuti dei cambiamenti nel
numero di iscritti dovuti, soprattutto, a: mancata promozione all’esame di terza
media, passaggi dal sistema dell’istruzione a quello dell’istruzione e formazione e
viceversa, nulla osta per iscrizioni fuori provincia. Nella consistenza dei singoli
indirizzi, oltre alle ragioni appena espresse, si aggiungono, ovviamente, i cambi di
indirizzo intervenuti dopo la fase delle iscrizioni.
Le iscrizioni alle classi prime delle scuole secondarie superiori della provincia
di Treviso per l’a.s. 2013/14 registrate dal sistema (Tabella 1), sono state 8.284.
Tab. 1 – Iscrizioni nelle prime classi dei diversi ordini delle scuole superiori, a.s.
2013/14.
N. allievi
%
Licei
Tecnici
Professionali
Totale
3.291
2.921
2.072
8.284
39,7
35,3
25,0
100,0
Fonte: Sidi Miur.
La maggioranza degli studenti (quasi il 40%) si iscrive ad un liceo, nel 35,3%
dei casi sceglie un istituto tecnico, mentre solo il 25% dei neo iscritti ha scelto di
affrontare il primo anno di studi superiore presso un istituto professionale nei corsi
di istruzione professionale o negli Iefp autorizzati presso gli istituti professionali.
2. Su richiesta della Regione del Veneto, il Miur si è reso disponibile a inserire nelle funzioni di ricerca
dell’applicativo “Scuola in chiaro” anche i centri di formazione professionale della Regione del Veneto, per
consentire alle famiglie di selezionare, nella fase di ricerca della scuola, anche le sedi della formazione
professionale regionale e acquisire tutte le informazioni direttamente dai siti dei centri di formazione. Inoltre, la
Regione del Veneto ha predisposto la possibilità di iscrizione on line attraverso il sito
www.orientamentoveneto.it a cui possono accedere le famiglie interessate ad iscrivere i propri figli a un percorso
triennale di istruzione e formazione professionale realizzato presso un Cfp.
62
Tab. 2 – Iscrizioni nelle prime classi dei diversi indirizzi liceali, a.s 2013/14.
N. allievi
327
321
893
562
657
354
106
17
17
32
5
3.291
LI00 - Artistico
LI01 - Classico
LI02 - Scientifico
LI03 - Scientifico - opzione scienze applicate
LI04 - Linguistico
LI11 - Scienze umane
LI12 - Scienze umane - opzione economico sociale
LI13 - Musicale e coreutico - sezione musicale
LI14 - Musicale e coreutico - sezione coreutica
L111 - Classico europeo
L201 - Scientifico internazionale
Non disponibile
Totale
%
9,9
9,8
27,1
17,1
20,0
10,8
3,2
0,5
0,5
1,0
0,1
100,0
Fonte: Sidi Miur.
Tab. 3 – Iscrizioni nelle prime classi dei diversi indirizzi liceali in Italia e nel
Veneto. Dati percentuali riferiti al totale degli iscritti al liceo, a.s. 2013/14.
LI00 - Artistico
LI01 - Classico
LI02 - Scientifico
LI03 - Scientifico - opzione scienze applicate
LI04 - Linguistico
LI11 - Scienze umane
LI12 - Scienze umane - opzione economico sociale
LI13 - Musicale e coreutico - sezione musicale
LI14 - Musicale e coreutico - sezione coreutica
L111 - Classico europeo
L201 - Scientifico internazionale
Non disponibile
Totale
Italia
8,2
12,5
33,5
12,9
17,0
9,4
4,3
1,0
0,2
Veneto
10,2
9,7
24,6
20,3
18,4
8,7
5,9
}1,0
}0,9
100,0
100,0
}1,2
Fonte: Sidi Miur.
Nelle scelte tra gli indirizzi liceali (Tabelle 2 e 3 per i dati percentuali nazionali
e del Veneto) il liceo scientifico è quello che riscuote il maggior successo (il 27,1%
dei neo iscritti). Il dato percentuale è inferiore al dato percentuale nazionale (33,5%)
e di poco superiore a quello veneto (24,6%). Segue il liceo linguistico con il 20%
delle scelte (dato nazionale 17%, dato veneto 18,4%). Va qui sottolineato che nel
caso del liceo classico il dato della provincia di Treviso, che si attesta al 9,8% sul
totale dei neo iscritti alla scuola superiore, è ben inferiore al dato nazionale (12,5%)
e di pochissimo superiore a quello del Veneto (9,7%). Le scelte per il liceo artistico,
che in provincia riguardano il 9,9% degli studenti neo iscritti, sono invece superiori
al dato nazionale che si ferma all’8,2%, ma inferiori al dato veneto che raggiunge il
10,2%.
63
In Tabella 4 sono riportati i dati relativi alle iscrizioni alle classi prime degli
istituti tecnici3. L’insieme dei due indirizzi del settore economico raccoglie quasi il
45% del totale degli studenti iscritti alle classi prime dei tecnici, con un 28,7% che
sceglie il biennio comune amministrazione, finanza e marketing e un 16,1%
l’indirizzo turismo.
Tab. 4 – Iscrizioni nelle prime classi degli indirizzi tecnici, a.s. 2013/14.
IT01 - Amministrazione, finanza e marketing
IT04 - Turismo
Totale settore economico
IT05 - Meccanica, meccatronica e energia
IT09 - Trasporti e logistica
IT10 - Elettronica ed elettrotecnica
IT13 - Informatica e telecomunicazioni
IT15 - Grafica e comunicazione
IT16 - Chimica, materiali e biotecnologie
IT21 - Agraria, agroalimentare e agroindustriale
IT24 - Costruzioni, ambiente e territorio
Totale settore tecnico
Totale tecnici
N. allievi
839
469
1.308
321
24
252
417
134
54
236
175
1.613
2.921
% sull’indirizzo
64,1
35,9
100,0
19,9
1,5
15,6
25,9
8,3
3,3
14,6
10,8
100,0
-
% sul totale iscritti
28,7
16,1
11,0
0,8
8,6
14,3
4,6
1,8
8,1
6,0
100,0
Fonte: Sidi Miur.
Tra gli altri indirizzi tecnici (con un dato complessivo pari al 55,2% sul totale
degli iscritti alle classi prime dei tecnici) solo Informatica e telecomunicazioni con il
14,3% e meccanica, meccatronica ed energia con l’11% superano in termini
percentuali di iscritti alle classi prime il 10%. Fanalino di coda, l’indirizzo trasporti
e logistica, scelto solo dallo 0,8% degli allievi.
I dati veneti e nazionali (Tabella 5) non sono stati resi disponibili disaggregati
per indirizzo di studio e pertanto è possibile solo un confronto tra macro indirizzi.
Nel Veneto gli iscritti agli indirizzi tecnici del settore economico sono il 45,3% del
totale degli iscritti alle classi prime degli istituti tecnici; in Italia sono il 40,7%. Il
dato provinciale (44,8%) è di poco inferiore al dato veneto, ma superiore al dato
nazionale.
Nel settore tecnologico il dato degli iscritti alle classi prime del Veneto è pari a
54,7% sul totale degli iscritti alle classi prime dei tecnici, mentre il dato nazionale è
pari a 59,3%. Il dato provinciale (55,2%) è di poco superiore al dato veneto ma
inferiore a quello nazionale. Appare abbastanza significativo lo scostamento tra il
dato nazionale e quello provinciale relativo al tasso di iscrizione agli istituti tecnici
del settore tecnologico che, in provincia, è inferiore di ben 4,1 punti percentuali
rispetto al dato italiano.
3. Il riordino degli istituti tecnici, di cui al dpr 15 marzo 2010, n. 88 “Regolamento recante norme per il riordino
degli istituti tecnici a norma dell’articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con
modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 13” prevede due settori, economico e tecnologico, distinti,
rispettivamente, in due e nove indirizzi.
64
Tab. 5 – Iscrizioni nelle prime classi dei diversi indirizzi tecnici in Italia e nel
Veneto. Dati percentuali riferiti al totale degli iscritti agli istituti tecnici, a.s.
2013/14.
Italia
40,7
59,3
100,0
Settore economico
Settore tecnologico
Totale
Veneto
45,3
54,7
100,0
Fonte: Sidi Miur.
Tab. 6 – Iscrizioni nelle prime classi degli indirizzi professionali, a.s. 2013/14.
IP01 - Servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale
IP02 - Servizi socio sanitari
IP05 - Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera
IP08 - Servizi commerciali
Totale settore servizi
IP09 - Manutenzione e assistenza tecnica
IP10 - Produzioni industriali e artigianali
Totale settore industria e artigianato
Agro-alimentare
Meccanica, impianti e costruzioni
Totale Iefp
Totale istituti professionali
N.
allievi
209
276
849
196
1.530
137
110
247
29
266
295
2.072
% sull’indirizzo
% sul totale iscritti
13,7
18,0
55,5
12,8
100,0
55,5
44,5
100,0
9,8
90,2
100,0
-
10,1
13,3
41,0
9,5
73,8
6,6
5,3
11,9
1,4
12,8
14,2
100,0
Fonte: Sistema informativo Miur e, per i percorsi Iefp, Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione
del Veneto.
In Tabella 6 sono riportati i dati riguardanti gli istituti professionali e i percorsi
Iefp4 attivati negli istituti professionali5 in regime di sussidiarietà.
Come si evince dai dati riportati, oltre il 70% degli studenti delle terze medie
che scelgono un percorso professionale si iscrive ad un indirizzo del settore servizi.
Di questi, il 55,5% sceglie i servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera.
Questi allievi rappresentano il 41% del totale degli allievi che si iscrivono ad un
professionale. Ben lontani in termini percentuali (il 18%) seguono gli allievi che
4. Va ricordato che a partire dall’anno formativo 2011/2012 è divenuto operativo il nuovo sistema integrato,
sulla base dell’Accordo sottoscritto in data 13 gennaio 2011 tra la Regione Veneto e l’Ufficio Scolastico
Regionale per il Veneto. In particolare, in Veneto è stata adottata la tipologia B di offerta sussidiaria
complementare: gli studenti possono conseguire i titoli di qualifica e diploma professionale presso gli istituti
professionali che possono attivare percorsi di istruzione e formazione professionale corrispondenti ai diplomi di
qualifica triennale già in essere negli istituti professionali medesimi, secondo il previgente ordinamento. Sulla
base di uno specifico avviso regionale, gli Ips accreditati presentano la propria candidatura presso la Regione
Veneto per attivare percorsi di Iefp configurati secondo la tipologia dell’offerta sussidiaria complementare.
Tutti i titoli di qualifica sono stati riportati alle denominazioni del Repertorio di cui all’Accordo in sede di
conferenza Stato Regioni del 29 aprile 2010. La classificazione per aree professionali delle figure di riferimento
relative alle qualifiche professionali previste dal repertorio nazionale del sistema di istruzione e formazione
professionale (Iefp), secondo l’Accordo in CU del 27 luglio 2011, è riportata nell’Appendice 1, cap. 13 del
Rapporto 2012.
5. Gli Ip presso cui sono attivati percorsi di Iefp sono: Isiss D. Sartor, Ipsia G. Galilei, Ipsia G. Giorgi, Ipsia I.
Pittoni, Isis C. Rosselli, Isis A.V. Obici.
65
scelgono i servizi socio sanitari (13,3% sul totale), i servizi per l’agricoltura e lo
sviluppo rurale e i servizi commerciali.
Per ciò che riguarda il settore industria e artigianato, che complessivamente
raccoglie l’11,9% degli allievi che scelgono un percorso professionale, la scelta
maggioritaria (55,5%) è per manutenzione e assistenza tecnica.
Riguardo, infine, i percorsi Iefp autorizzati presso gli Ip, i corsi attivati in
provincia nell’anno formativo 2013/14 appartengono alle aree agro-alimentare,
meccanica, impianti e costruzioni e raccolgono il 14,2% degli allievi che scelgono
un istituto professionale; nel 90,2% dei casi la scelta operata va a favore dell’area
meccanica, impianti e costruzioni6.
Anche per gli istituti professionali i dati nazionali e del Veneto sono stati
forniti non disaggregati (Tabella 7).
Tab. 7 – Iscrizioni nelle prime classi dei diversi indirizzi professionali in Italia e nel
Veneto. Dati percentuali riferiti al totale degli iscritti agli istituti professionali, a.s.
2013/14.
Italia
72,4
20,6
7,0
100,0
Istituti professionali - settore servizi
Istituti professionali - settore industria e artigianato
Percorsi di Iefp c/o Ip
Totale
Veneto
70,1
20,8
9,1
100,0
Fonte: Sistema informativo Miur e, per i percorsi Iefp nel Veneto, Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale
Formazione del Veneto.
Dal confronto si evince come, in provincia di Treviso, la percentuale degli
allievi che, avendo scelto un istituto professionale, si indirizzano al settore servizi
(73,8%) sia di poco superiore al dato nazionale, in maniera più consistente a quello
veneto. Il dato riferito ai percorsi di istruzione e formazione professionale presso gli
Ip (14,2%) è, invece, di molto superiore sia al dato nazionale che a quello del
Veneto. Di conseguenza risulta di molto inferiore il dato provinciale riferito al
settore industria e artigianato: 11,9% contro il 20,6% nazionale e il 20,8% del
Veneto. È chiara negli studenti che scelgono i professionali la propensione a
rivolgersi verso il settore servizi piuttosto che a quello industria e artigianato.
Appare a questo punto utile riepilogare i dati complessivi a confronto (Tabella
8).
In provincia di Treviso è chiara la minor propensione rispetto al Veneto e
all’Italia ad iscriversi ai licei: quasi 10 punti percentuali in meno rispetto al dato
nazionale. Il dato riguardante i tecnici mostra una maggiore omogeneità con il dato
veneto (che mostra un +3 punti percentuali) e il dato nazionale (-4,2 punti
percentuali). Interessante il dato provinciale riguardante gli indirizzi professionali e i
6. In riferimento all’offerta sussidiaria degli istituti professionali statali e paritari,va ricordato che i percorsi
triennali Iefp possono essere attuati solo da istituti professionali accreditati ai sensi della vigente normativa
regionale e possono essere attivati solo per figure corrispondenti ai diplomi di qualifica triennale già in essere nei
medesimi istituti professionali, secondo il previgente ordinamento (Tabella 3 allegata all’Intesa del 16/12/2010).
66
percorsi di istruzione e formazione professionale presso gli Ip che in provincia
raccolgono il 25% del totale dei neo iscritti alle classi prime delle superiori, ben 5,3
punti percentuali in più del Veneto e 5,1 punti percentuali in più dell’intera nazione.
In Tabella 9 sono riportati i dati relativi alle iscrizioni ai percorsi di Iefp presso
i Cfp della Provincia di Treviso 7. Sono 1.171 gli allievi che nell’anno anno
formativo 2013/14 hanno scelto di proseguire gli studi dopo la scuola secondaria di
primo grado frequentando un percorso Iefp presso un Cfp. Nel 30,6% dei casi la
scelta ricade sull’area meccanica, impianti e costruzioni. A seguire le aree servizi
alla persona, turismo e sport, e servizi commerciali. Più distanti nelle scelte le altre
aree professionali.
Considerando gli ultimi tre anni formativi, a partire, cioè, dall’a.f. 2011/12 in
cui hanno inizio i percorsi Iefp presso gli Ip, l’andamento delle iscrizioni risulta un
po’ alterno, anche se nell’ultimo anno formativo preso in esame si rileva una lieve
ripresa rispetto all’anno formativo precedente (Tabella 10). Tale lieve incremento è
da imputare a una lieve crescita delle iscrizioni ai percorsi di Iefp presso i Cfp, dato
che quelle ai percorsi Iefp presso gli Ip risultano sostanzialmente stabili (Tabelle 11
e 12).
Va posto in evidenza come l’area meccanica, impianti e costruzioni, fermi
restando i vincoli vigenti circa la tipologia di percorsi di Iefp attivabili presso gli Ip,
risulti per tutti gli Iefp, sia attivati presso gli Ip che presso i Cfp, quella prevalente
sia in termini assoluti che percentuali (Tabelle 11 e 12).
Tab. 8 – Iscrizioni nelle prime classi dei diversi ordini di scuola superiore. Dati
percentuali a confronto, riferiti al totale delle iscrizioni alle classi prime, a.s
2013/14.
Provincia
39,7
35,3
25,0
100,0
Licei
Tecnici
Professionali e Iefp c/o Ip
Totale
Veneto
42,3
38,0
19,7
100,0
Italia
48,9
31,2
19,9
100,0
Fonte: Sistema informativo Miur e, per i percorsi Iefp, Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione
del Veneto.
7. L’Osservatorio Economico, dal Rapporto 2010, ha abbandonato la rilevazione diretta dei dati sugli iscritti ed i
qualificati ai centri di formazione professionale della provincia rivolgendosi alla Regione del Veneto, Direzione
Regionale Formazione, Ufficio Formazione Iniziale. Si è evitato così di gravare sugli enti di formazione e, in
particolare, di duplicare una richiesta di dati che gli enti già forniscono alla Regione del Veneto a scopo
amministrativo. L’estrazione dalla banca dati regionale è avvenuta nel febbraio 2014 ed ha riguardato gli iscritti
agli anni formativi 2010/11, 2011/12, 2012/2013, 2013/14 e i qualificati 2009/10, 2010/11, 2011/12 e 2012/2013
della formazione iniziale, eccettuati i dati dei corsi di formazione per disabili. I dati sono stati poi elaborati
dall’Osservatorio Economico. I Cfp conteggiati nella banca dati regionale sono i seguenti: Associazione “Lepido
Rocco”, Segra-Scuola professionale di estetica, Engim Veneto, Cfp Provincia di Treviso, Enaip Veneto,
Madonna del Grappa, Ciofs “Don Bosco” Veneto, Fondazione “Opera Montegrappa”, Cooperativa sociale
Dieffe, Scuola professionale edile, Impresa sociale “Accademia La Parigina”, Centro di formazione
professionale Ipea e Cfp Isituto Leonardo da Vinci.
Si ringrazia per la collaborazione l’Ufficio Formazione Iniziale della Direzione Regionale Formazione.
67
68
47
358
248
184
192
Manifatturiero e artigianato
Meccanica, impianti e costruzioni
Servizi alla persona
Servizi commerciali
Turismo e sport
%
100,0
16,4
15,7
21,2
30,6
4,0
6,0
6,1
26
Manifatturiero e artigianato
146
109
558
Servizi commerciali
Turismo e sport
Totale
931
97
71
16
643
0
44
60
1.489
206
217
217
649
26
78
96
100,0
13,8
14,6
14,6
43,6
1,7
5,2
6,4
558
103
135
238
2
22
31
27
869
85
53
18
588
17
42
66
M
1.427
188
188
256
590
39
73
93
MF
100,0
13,2
13,2
17,9
41,3
2,7
5,1
6,5
MF%
547
100
120
233
7
25
25
37
919
92
64
15
617
22
45
64
M
1.466
192
184
248
624
47
70
101
MF
100,0
13,1
12,6
16,9
42,6
3,2
4,8
6,9
MF%
Anno formativo 2013-14
F
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati forniti dall’Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto a febbraio 2014. Nota. I dati comprendono gli
studenti che si sono iscritti nel corso dell’anno formativo; non comprendono quelli sugli studenti che si sono ritirati. Infine, i dati riferiti all’anno 2013/14 sono provvisori.
201
Servizi alla persona
6
34
Cultura, informazione e tecnologie informatiche
Meccanica, impianti e costruzioni
36
Agro-alimentare
MF%
Anno formativo 2012-13
MF
F
M
Anno formativo 2011-12
F
Tab. 10 – Iscritti al primo anno dei percorsi triennali di Iefp nei Cfp e negli Ips della provincia di Treviso negli anni formativi
2011/12, 2012/13 e 2013/14.
Fonte: Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto.
1.171
70
Cultura, informazione e tecnologie informatiche
Totale
72
Agro-alimentare
N. iscritti
Tab. 9 – Iscrizioni nelle prime classi dei percorsi di Iefp presso i Cfp in Provincia di Treviso a.s. 2013/14.
69
26
6
201
146
94
539
Manifatturiero e artigianato
Meccanica, impianti e costruzioni
Servizi alla persona
Servizi commerciali
Turismo e sport
Totale
699
88
16
71
0
435
45
44
1.238
182
217
217
26
441
77
78
100,0
14,7
17,5
17,5
2,1
35,6
6,2
6,3
522
85
238
119
22
2
25
31
614
78
18
45
17
366
48
42
M
1.136
163
256
164
39
368
73
73
MF
100,0
14,3
22,5
14,4
3,4
32,4
6,4
6,4
MF%
545
100
233
120
25
7
35
25
626
92
15
64
22
351
37
45
M
1.171
192
248
184
47
358
72
70
MF
100,0
16,4
21,2
15,7
4,0
30,6
6,1
6,0
MF%
Anno formativo 2013-14
F
19
232
9
0
0
0
208
15
0
M
251
24
0
0
0
208
19
0
MF
100,0
9,6
0,0
0,0
0,0
82,9
7,6
0,0
MF%
Anno formativo 2011-12
36
18
0
16
0
0
2
0
F
255
7
0
8
0
222
18
0
M
291
25
0
24
0
222
20
0
MF
100,0
8,6
0,0
8,2
0,0
76,3
6,9
0,0
MF%
Anno formativo 2012-13
2
0
0
0
0
0
2
0
F
293
0
0
0
0
266
27
0
M
295
0
0
0
0
266
29
0
MF
100,0
0,0
0,0
0,0
0,0
90,2
9,8
0,0
MF%
Anno formativo 2013-14
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati forniti dall’Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto a febbraio 2014. Nota. I dati comprendono gli
studenti che si sono iscritti nel corso dell’anno formativo; non comprendono quelli sugli studenti che si sono ritirati. Infine, i dati riferiti all’anno 2013-14 sono provvisori.
15
0
0
Servizi alla persona
Servizi commerciali
Totale
0
0
Manifatturiero e artigianato
Meccanica, impianti e costruzioni
Turismo e sport
4
0
Agro-alimentare
Cultura, informazione e tecnologie informatiche
F
Tab. 12 – Iscritti al primo anno dei percorsi triennali di Iefp negli Ips della provincia di Treviso.
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati forniti dall’Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto a febbraio 2014. Nota. I dati comprendono gli
studenti che si sono iscritti nel corso dell’anno formativo; non comprendono quelli sugli studenti che si sono ritirati. Infine, i dati riferiti all’anno 2013/14 sono provvisori.
32
34
Agro-alimentare
Cultura, informazione e tecnologie informatiche
MF%
Anno formativo 2012-13
MF
F
M
Anno formativo 2011-12
F
Tab. 11 – Iscritti al primo anno dei percorsi triennali di Iefp nei Cfp della provincia di Treviso negli anni formativi 2011/12,
2012/13 e 2013/14.
2. Output della scuola secondar ia di II gr ado nell’aa nno scolastico
2012/13
L’analisi del prodotto scolastico nel presente Rapporto si concentra, non solo
sulla lettura dei dati relativi ai diplomati della secondaria di secondo grado, e alle
qualifiche professionali rilasciate dai centri di formazione professionale, ma anche
sugli esiti degli scrutini finali per le classi della scuola secondaria superiore
antecedenti la quinta classe.
2.1. Esami di stato
Il numero di diplomati nell’a.s. 2012/13 è pari a 6.407 unità, in aumento,
rispetto all’a.s. 2011/12 di 62 unità (Tabelle 13 e 14).
Tab. 13 – Dinamica del numero dei diplomati in provincia di Treviso nella
secondaria di II grado.
2004/05
2005/06
Numero
diplomati
5.668
5.582
Differenza
su anno scolastico precedente
-223
-106
Indice
(a.s. 2004/05 = 100)
83,3
81,8
2006/07
5.652
70
82,8
2007/08
2008/09
5.906
6.001
254
95
86,5
87,9
2009/10
2010/11
5.865
6.162
-36
297
85,9
90,3
2011/12
2012/13
6.345
6.407
183
62
92,9
93,8
Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.
La maggior parte dei diplomati è costituita da candidati interni delle scuole
statali (86,3% candidati interni dei corsi diurni, 3,6% candidati interni dei corsi
serali). La percentuale di chi si diploma da privatista permane abbastanza bassa
poiché, complessivamente, i privatisti rappresentano solo lo 0,7% del totale dei
diplomati.
L’apporto delle scuole paritarie al totale dei diplomati è pari al 9,3% di
diplomati interni a cui va aggiunto lo 0,2% di diplomati privatisti.
Va sottolineato che il numero di diplomati è inferiore al numero degli allievi
che potenzialmente potevano ottenere il diploma: una parte non è stata ammessa
all’esame di stato mentre, per un’altra parte, l’esame di stato ha avuto esito negativo.
In Tabella 15 sono riportati i dati relativi agli esiti degli scrutini di ammissione e
degli esami di stato.
70
Dai dati si evince un rendimento complessivo del sistema (misurato in termini
di diplomati sul totale degli scrutinati) pari al 95,1%, inferiore di 4 punti percentuali
al rendimento dei soli esami di stato che è pari al 99,1%. I candidati ammessi
all’esame di stato (soprattutto se si tratta di candidati interni) di fatto lo superano.
Tab. 14 – Composizione, rispetto alla tipologia, dei diplomati in provincia di
Treviso nella secondaria di II grado nell’a.s. 2012/13.
Tipo di
scuola
Statali
Diplomati
interni
5.528
% sui
diplomati
86,3
Diplomati
esterni
34
% sui
diplomati
0,5
Diplomati
serale
234
% sui
diplomati
3,6
598
6.162
9,3
96,1
13
47
0,2
0,8
0
234
0,0
3,6
Paritarie
Totale
Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.
Tab. 15 – Esiti scrutini di ammissione all’esame di stato e esiti dell’esame di stato in
provincia di Treviso nella secondaria di II grado nell’a.s. 2012/13.
Tipologia
candidato
Interni
Esterni
Candidati
scrutinati
6.330
105
Candidati
ammessi
6.162
58
% ammessi
su scrutinati
97,3
55,2
Candidati
diplomati
6.126
47
% diplomati
su scrutinati
96,8
44,8
Serali
301
244
81,1
234
77,7
Totale
6.736
6.464
96,0
6.407
95,1
Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. Nota: per gli esterni la voce “candidati scrutinati” equivale a “candidati
ammessi alle prove preliminari”.
Tab. 16 – Dinamica del numero dei diplomati in provincia di Treviso nella
secondaria di II grado per indirizzo di studi.
Anno
scolastico
Licei
Artistici
Tecnici
Professionali
Totali
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
2004/05
2005/06
1.841
1.959
32,4
35,1
158
167
2,8
3,0
2.330
2.229
41,0
39,9
1.359
1.227
23,9
22,0
5.688
5.582
100,0
100,0
2006/07
2.206
39,0
178
3,1
2.064
36,6
1.204
21,3
5.652
100,0
2007/08
2008/09
2.369
2.473
40,1
41,2
182
197
3,1
3,3
20120
1.984
35,9
33,0
1.235
1.347
20,9
22,5
5.906
6.001
100,0
100,0
2009/10
2010/11
2.500
2.533
42,6
41,4
179
181
3,0
2,9
2.045
2.110
34,9
34,3
1.141
1.138
19,5
21,4
5.865
6.162
100,0
100,0
2011/12
2.523
39,8
254
3,9
2.141
33,7
1.427
22,5
6.345
100,0
2012/13
2.552
39,8
217
3,4
2.159
33,7
1.479
23,1
6.407
100,0
Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.
Se si analizzano i dati disaggregati per indirizzo di studio (Tabella 16), si
evince che la componente maggioritaria dei diplomati è costituita da candidati che
hanno frequentato un liceo (il 39,8% dei diplomati complessivi), dato questo che
conferma un trend iniziato già nell’a.s. 2006/07, anno scolastico che ha visto il
sorpasso dei diplomati liceali sui diplomati degli istituti tecnici. Tecnici e
professionali si mantengono, invece, sui livelli dell’a.s. precedente.
71
L’efficacia del sistema formativo (misurata in termini di diplomati) è, però,
diversa da indirizzo ad indirizzo. Infatti, se si osservano i dati delle ammissioni e del
superamento degli esami di stato disaggregati per indirizzo (Tabella 17), si evince
che ad un rendimento pari al 98,1% dei licei, corrisponde un rendimento pari a 91,6
degli istituti professionali.
In questi ultimi istituti è elevato pure il tasso di non ammissione all’esame pari
al 6,7% contro l’1,5% dei licei. Alla fine, gli istituti professionali non portano al
diploma l’8,4% dei loro studenti di classe quinta, perdendo 108 studenti
all’ammissione e 27 studenti all’esame di stato. I licei perdono solo l’1,9% dei loro
studenti (39 studenti all’ammissione e 10 all’esame di stato). Gli istituti tecnici,
invece, perdono il 5,9% dei loro studenti (117 all’ammissione e 19 all’esame di
stato; più dei professionali in termini assoluti, ma meno dei professionali in termini
percentuali). Infine, nel settore artistico la perdita è pari al 4% (8 candidati non
ammessi e 1 non diplomato).
Tab. 17 – Esiti scrutini di ammissione all’esame di stato e esiti dell’esame di stato in
provincia di Treviso nella secondaria di II grado nell’a.s. 2012/13.
Candidati
scrutinati
2.601
Candidati
ammessi
2.562
% ammessi
su scrutinati
98,5
Candidati
diplomati
2.552
% diplomati
su scrutinati
98,1
Artistici
Tecnici
226
2.295
218
2.178
96,5
94,9
217
2.159
96,0
94,1
Professionali
Totale
1.614
6.736
1.506
6.464
93,3
96,0
1.479
6.407
91,6
95,1
Indirizzo
Licei
Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto. Nota: per gli esterni la voce “candidati scrutinati” equivale a “candidati
ammessi alle prove preliminari”.
Tab. 18 – Dinamica del numero percentuale di diplomati in provincia di Treviso
nella secondaria di II grado negli ultimi cinque anni, su ammessi all’esame di stato.
Anno scolastico
Diplomati
Non diplomati
Totale
2008/09
98,5
1,5
100,0
2009/10
2010/11
98,9
99,3
1,1
0,7
100,0
100,0
2011/12
2012/13
99,0
99,1
1,0
0,9
100,0
100,0
Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.
I dati dell’a.s. 2012/13 (Tabella 18) confermano il miglioramento di risultato
rispetto all’anno scolastico precedente, che aveva registrato un’inversione di
tendenza nel numero di diplomati sempre crescente fino ad allora. Nell’a.s. 2012/13
si è nuovamente superata la soglia, diciamo psicologica, del 99%. Si tratta
comunque di un dato che fa riflettere, per la progressiva perdita di valore selettivo di
questa tipologia di esame. L’esame di stato rappresenta, ormai, più un compito di
72
sviluppo: risulta il coronamento di un percorso quinquennale di studio, piuttosto che
la modalità con la quale valutare questo percorso.
Appare interessante confrontare i dati della provincia di Treviso con i dati del
Veneto, rilasciati dall’Ufficio scolastico regionale, e riportati in Tabella 19.
I dati della provincia di Treviso appaiono quasi tutti allineati con quelli del
Veneto. Si discosta, comunque in maniera poco significativa, solo la percentuale che
si riferisce ai candidati esterni diplomati (81% degli ammessi all’esame di stato in
provincia di Treviso contro l’89,4% del Veneto).
L’analisi dei voti di diploma può essere condotta analizzando la Tabella 20. I
voti di diploma maggiormente conseguiti negli esami di stato 2012/13 sono
compresi tra 70 e 79. Complessivamente gli studenti che superano la votazione di 79
sono il 38,2% del totale dei diplomati. Il 60 è conseguito, comunque, da una
percentuale significativa di allievi (quasi il 6% del totale dei diplomati) che, assieme
a quelli che conseguono votazioni inferiori a 70 portano la percentuale di studenti
diplomati con voti, generalmente ritenuti bassi, al 29,4%. Le eccellenze sono poche:
complessivamente il 4,6% e solo lo 0,5% degli studenti consegue la lode.
Nella Tabella 21 sono tabulati i dati relativi alle votazioni conseguite all’esame
di stato, disaggregati per indirizzo di studi.
È interessante notare, relativamente ai valori percentuali, la composizione delle
varie fasce di valutazione. Se si eccettua l’istruzione artistica, i cui valori sono
relativi a soli 217 allievi, la composizione, rispetto agli indirizzi di studio di coloro
che conseguono il diploma con una votazione di 60, è equamente ripartita tra licei,
tecnici e professionali.
Le prime sensibili differenze si hanno con le votazioni maggiori: la fascia di
voto compresa tra 80 e 89 è conseguita quasi dal doppio degli studenti liceali
rispetto agli studenti dei tecnici e dei professionali e questo gap aumenta con
l’innalzarsi delle votazioni. La fascia di eccellenza (votazioni pari o superiori a 80) è
composta dal 47,9% di studenti liceali, dal 4,3% di studenti dell’istruzione artistica,
dal 29,4 di studenti dell’istruzione tecnica e da solo il 18,4% di studenti degli istituti
professionali.
Tab. 19 – Confronto fra i dati dei diplomati del Veneto e i dati dei diplomati in
provincia di Treviso nella secondaria di II grado nell’a.s. 2012/13.
% diplomati regione Veneto
su esaminati
99,1
% diplomati provincia di Treviso
su esaminati
99,1
Candidati interni
Candidati esterni
99,2
89,4
99,4
81,0
Licei
Istruzione artistica
99,5
98,5
99,6
99,5
Tecnici
98,9
99,1
Professionali
98,5
98,2
Anno scolastico
Tutte le scuole
Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.
73
Tab. 20 – Risultati degli esami di stato in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13.
Tutti gli indirizzi.
Risultati
Voto 60
Intervallo di voto 61 - 69
Intervallo di voto 70 - 79
Intervallo di voto 80 - 89
Intervallo di voto 90 - 99
Voto 100
Voto 100 e lode
N. studenti
379
1.509
2.074
1.519
633
262
31
% sui diplomati
5,9
23,5
32,4
23,7
9,9
4,1
0,5
Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.
Tab. 21 – Risultati degli esami di stato in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13,
disaggregati per indirizzi di studio.
Risultati
Voto 60
Intervallo di voto 61 - 69
Intervallo di voto 70 - 79
Intervallo di voto 80 - 89
Intervallo di voto 90 - 99
Voto 100
Voto 100 e lode
Licei
V.a.
121
464
795
680
323
146
23
%
31,9
30,7
38,3
44,8
51,0
55,7
74,2
Istruzione
artistica
Istruzione
tecnica
V.a.
4
28
80
72
27
6
0
V.a.
129
569
743
450
189
73
6
%
1,1
1,9
3,9
4,7
4,3
2,3
0,0
%
34,0
37,7
35,8
29,6
29,9
27,9
19,4
Istruzione
professionale
V.a.
125
448
456
317
94
37
2
%
33,0
29,7
22,0
20,9
14,8
14,1
6,5
Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.
Tab. 22 – Risultati degli esami di stato in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13,
disaggregati per indirizzi di studio. Valori percentuali sul totale dei diplomati dello
stesso indirizzo che hanno ottenuto un voto compreso nella stessa banda di
oscillazione.
Licei
Voto 60
Intervallo di voto 61 - 69
Intervallo di voto 70 - 79
Intervallo di voto 80 - 89
Intervallo di voto 90 - 99
Voto 100
Voto 100 e lode
4,7
18,2
31,2
26,6
12,7
5,7
0,9
Istruzione
artistica
1,8
12,9
36,9
33,2
12,4
2,8
0,0
Istruzione
tecnica
6,0
26,4
34,4
20,8
8,8
3,4
0,3
Istruzione
professionale
8,5
30,3
30,8
21,4
6,4
2,5
0,1
Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.
In Tabella 22, sono riportati i dati percentuali delle votazioni ottenute dai
diplomati all’esame di stato calcolate rispetto ai totali dello stesso indirizzo, dati che
rappresentano la composizione delle valutazioni intra indirizzo.
Dai dati si evince che gli studenti dei licei, in termini percentuali, si pongono
nelle fasce più alte di votazione: il 45,9%, infatti, consegue votazioni superiori a 79,
mentre la percentuale dei diplomati complessivi che supera questo traguardo è pari
al 38,2%.
74
Se si analizzano i dati dell’istruzione artistica, si osserva che il 48,4% degli
studenti ottiene un voto pari o superiore a 80, percentuale superiore sia a quella degli
studenti liceali sia a quella di tutti gli studenti della provincia. Va notato, però, che le
votazioni cosiddette di eccellenza (pari o superiori a 90) sono raggiunte solo dal
15,2% degli studenti dell’istruzione artistica (percentuale vicina a quella
complessiva del 14,5%), contro il 20,3% degli studenti liceali.
I dati dell’istruzione tecnica indicano che una votazione pari o superiore a 80 è
raggiunta dal 33,3% degli studenti, percentuale inferiore non solo a quella registrata
per i licei e per l’istruzione artistica, ma anche inferiore a quella complessiva. Le
votazioni di eccellenza (pari o superiori a 90) sono raggiunte solo dal 12,5% degli
studenti dell’istruzione tecnica (percentuale inferiore anche a quella complessiva del
14,5%). In compenso vi è uno 0,3% di studenti che arriva alla lode.
I dati dell’istruzione professionale indicano che una votazione pari o superiore
a 80 è raggiunta dal 30,4% degli studenti, la più bassa percentuale ma non così
distante da quella degli studenti dei tecnici (33,3%). Le votazioni di eccellenza (pari
o superiori a 90) sono raggiunte solo dal 9% degli studenti dell’istruzione
professionale con uno 0,1% di studenti che consegue la lode. Negli istituti
professionali le votazioni maggiormente assegnate afferiscono alla banda 60-79: è
pari al 69,6% la percentuale degli studenti che raggiungono queste votazioni, con
l’8,5% di essi che si ferma al 60 contro il 4,7% degli studenti liceali, l’1,8% degli
studenti dell’istruzione artistica e il 6% degli studenti dell’istruzione tecnica.
Il confronto delle percentuali complessive relative alla provincia di Treviso con
quelle del Veneto e dell’Italia riportate in Tabella 23, dimostra che in provincia di
Treviso le votazioni inferiori al 71 sono raggiunte da una percentuale inferiore di
allievi: quasi 7 punti percentuali in meno le votazioni comprese tra 61 e 70,2 punti
percentuali in meno rispetto al Veneto e 3,4 punti percentuali in meno rispetto
all’Italia la votazione pari a 60.
L’incremento maggiore è relativo alla percentuale di allievi che consegue una
votazione compresa tra 81 e 90: dal 18,1% dell’Italia e il 19,4% del Veneto si passa
al 23,7% della provincia di Treviso. Meno significativi gli incrementi relativi alle
fasce di votazioni di eccellenza.
Tab. 23 – Confronto tra i risultati degli esami di stato in provincia di Treviso
nell’a.s. 2012/13 e quelli veneti e italiani.
Macroarea
Votazioni
60
61-70
71-80
81-90
91-99
100
100 e lode
Treviso
5,9
23,5
32,4
23,7
9,9
4,1
0,5
Veneto
Italia
7,6
9,3
30,2
30,6
30,6
28,5
19,4
18,1
7,6
8
4,1
4,8
0,5
0,7
Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto, Ufficio Scolastico Territoriale XI di Treviso e Sistema informativo
Miur.
75
Se si confrontano, infine, i dati provinciali con quelli regionali relativamente ai
due estremi di votazioni (60 e 100 e lode), disaggregati per indirizzo di studio
(Tabella 24), si nota che, mentre il dato relativo alla percentuale di studenti che
raggiunge il 100 e lode in provincia è in linea con il dato regionale, quello relativo al
60 se ne discosta.
Sempre inferiore a quello del Veneto, il dato trevigiano conferma una minor
propensione degli allievi della provincia di tutti gli indirizzi a conseguire il risultato
minimo per il conseguimento del diploma.
Tab. 24 – Confronto tra i risultati degli esami di stato in provincia di Treviso
nell’a.s. 2012/13 e quelli veneti.
Aggregazione
Scuole venete
Scuole trevigiane
Licei veneti
Licei trevigiani
Artistici veneti
Artistici trevigiani
Tecnici veneti
Tecnici trevigiani
Professionali veneti
Professionali trevigiani
Voto 60/100
N. studenti
2.539
379
767
121
25
4
1.042
129
705
125
%
7,7
5,9
5,5
4,7
5.5
1,8
8,5
6,0
11,0
8,5
Voto 100 e lode
N. studenti
168
31
113
23
0
0
47
6
8
2
%
0,5
0,5
0,8
0,9
0,0
0,0
0,4
0,3
0,1
0,1
Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto e dall’Ufficio Scolastico Territoriale XI di Treviso.
2.2. Esiti degli scr utini finali nelle classi antecedenti la quinta
L’analisi degli esiti degli scrutini finali della scuola secondaria di secondo
grado per l’anno scolastico 2012/13, per le classi antecedenti la quinta classe, è stata
condotta sui dati presenti sulla piattaforma Miur-Sidi e riguarda 93 indirizzi di
studio su 98 (statali e paritarie) per il diurno e 14 su 18 per i serali (statali).
La non completezza dei dati è dovuta al mancato inserimento da parte di alcuni
istituti dei dati che dovevano essere inseriti a Sidi entro il 15 settembre 2013. Il
numero di studenti scrutinati è comunque alto e sufficiente per condurre alcune
considerazioni.
Gli studenti per i quali è possibile analizzare gli esiti degli scrutini finali (per le
classi dei corsi diurni statali e paritari) sono 28.586 (Tabella 25). Di questi il 28,8%
appartiene a classi prime, il 25,3% a classi seconde, il 23,4% a classi terze mentre
alle classi quarte appartiene il 22,5% del totale degli allievi presi in considerazione.
La composizione degli allievi scrutinati rispetto agli indirizzi di studio, è
riportata nella Tabella 25.
76
Tab. 25 – Composizione degli allievi di scuola secondaria di II grado in provincia
di Treviso scrutinati a giugno nell’a.s. 2012/13.
Allievi scrutinati
Classi prime
Classi seconde
Classi terze
Classi quarte
Tutte le classi
V.a.
8.221
7.235
6.703
6.427
28.586
Totali
% sul
totale
28,8
25,3
23,4
22,5
100,0
Licei
Tecnici
Professionali
%
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
3.070
2.778
2.639
2.339
10.826
37,3
38,4
39,4
36,4
37,9
3.165
2.676
2.582
2.519
10.942
38,5
37,0
38,5
39,2
38,3
1.986
1.781
1.482
1.569
6.818
24,2
24,6
22,1
24,4
23,9
Fonte: Sistema informativo Miur.
Dai dati si può notare come la componente professionale sia la minoritaria, con
un percentuale di gran lunga inferiore a quella dei tecnici e dei licei,
complessivamente pressoché identiche tra loro. La punta inferiore la si ha nelle
classi terze con una differenza di 17,3 punti percentuali con i licei e di 16,4 punti
percentuali
con i tecnici; nelle classi seconde, nelle quali la componente professionale
aumenta, essa si mantiene comunque distante dalla percentuale dei licei e dei tecnici
che si assesta sempre su valori oltre il 35%.
Nella Tabella 26 sono evidenziati gli esiti complessivi degli scrutini di giugno.
Si vede immediatamente come il tasso di non promozione a giugno più elevato sia
quello registrato nelle classi prime (13,1%) e che il tasso medio di non promozione a
giugno si è attestato nell’a.s. 2012/13 al valore di 8,3%.
La percentuale dei giudizi sospesi, invece, non si differenzia di molto da classe
a classe il che indica che la sospensione del giudizio è una modalità applicata in pari
misura nelle varie classi.
Tab. 26 – Risultati degli scrutini finali di scuola secondaria di II grado in provincia
di Treviso nell’a.s. 2012/13.
Risultati
Classi prime
Classi seconde
Classi terze
Classi quarte
Tutte le classi
Scrutinati
V.a.
8.221
7.235
6.703
6.427
28.586
%
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Ammessi a giugno
V.a.
4.824
4.526
4.260
4.340
17.950
%
58,7
62,6
63,6
67,5
62,8
Giudizio sospeso
V.a.
2.317
2.188
2.014
1.757
8.276
%
28,2
30,2
30,0
27,3
29,0
Non ammessi a
giugno
V.a.
%
1.080
13,1
521
7,2
429
6,4
330
5,1
2.360
8,3
Fonte: Sistema informativo Miur.
Se si analizzano i dati degli esiti degli scrutini per lo scioglimento della
sospensione del giudizio (Tabella 27), si evince che il tasso di promozione è
comunque assai elevato: il 98,4% complessivo contro il 62,8% di giugno il che fa
pensare che la sospensione del giudizio sia a tutti gli effetti una promozione
differita. Vi è comunque un 7,6% di allievi con il giudizio sospeso che non vengono
promossi con una punta del 10,7% per gli allievi delle classi terze.
77
Tab. 27 – Risultati degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio
di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13.
Risultati
Classi prime
Classi seconde
Classi terze
Classi quarte
Tutte le classi
Scrutinati
V.a.
2.317
2.188
2.014
1.757
8.276
%
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Ammessi
V.a.
2.134
2.051
1.799
1.665
7.649
%
92
94
89
95
92
Non ammessi
V.a.
%
183
7,9
137
6,3
215
11
92
5,2
627
7,6
Fonte: Sistema informativo Miur.
Il tasso complessivo di non ammissione è, pertanto, pari al 10,4% degli
studenti scrutinati, con una punta del 15,4% nelle classi prime per scendere al 6,6%
nelle classi quarte. Un tasso di dispersione, quello delle classi prime, che lascia
riflettere.
Anche in questo caso è opportuno confrontare i dati con quelli del Veneto
(Tabella 28) che si riferiscono, però, ai soli dati degli esiti degli scrutini di giugno.
Nel Veneto, a giugno, gli ammessi sono stati complessivamente il 63,1% degli
allievi scrutinati contro il 62,8% della provincia di Treviso.
Sempre nel Veneto è stato sospeso il giudizio al 27,7% degli allievi a fronte del
29% della provincia di Treviso. Il 9,2% degli allievi veneti è stato a giugno
dichiarato non promosso, mentre in provincia di Treviso, i non promossi a giugno
sono stati l’8,3%. In provincia c’è stato un maggior utilizzo dell’istituto della
sospensione del giudizio che ha permesso di contenere la percentuale di non
promossi a giugno di quasi un punto percentuale al di sotto del dato veneto.
Purtroppo l’Usr del Veneto non ha, al momento, reso disponibili i dati degli esiti
degli scrutini di fine agosto.
Tab. 28 – Risultati degli scrutini di scuola secondaria di II grado nel Veneto
nell’a.s. 2012/13. Valori percentuali.
Risultati
Classi prime
Classi seconde
Classi terze
Classi quarte
Tutte le classi
Ammessi
58,6
63,0
64,6
67,7
63,1
Giudizio sospeso
27,3
28,8
28,0
26,4
27,7
Non ammessi
14,1
8,2
7,4
5,9
9,2
Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.
Nella Tabella 29 sono riportati gli esiti degli scrutini finali per l’a.s. 2012/2013
degli allievi frequentanti i licei diurni. La percentuale degli allievi liceali non
ammessi all’anno successivo direttamente a giugno è pari al 5%, percentuale, questa,
nettamente inferiore all’8,3% complessivo. Di fatto dei 2.360 studenti di tutte le
scuole non ammessi a giugno, solo 544 appartengono ai licei (solo il 23,1%). Anche
la percentuale degli allievi frequentanti la classe prima (anno critico) non ammessi
in classe seconda è inferiore a quella complessiva (8% contro il 13,1%; di fatto solo
78
il 22,9% degli allievi delle classi prime non promossi in seconda a giugno
frequentava il liceo). In generale, comunque, le percentuali dei non promossi a
giugno sono sempre inferiori a quelle complessive.
Analogamente sono pure inferiori a quelle complessive le percentuali che si
riferiscono alla sospensione del giudizio con l’unico dato riferito alle classi prime
(27,3%) che si avvicina a quello complessivo (28,2%).
Tab. 29 – Risultati degli scrutini finali di scuola secondaria di II grado in provincia
di Treviso nell’a.s. 2012/13. Licei.
Risultati
Classi prime
Classi seconde
Classi terze
Classi quarte
Tutte le classi
Scrutinati
V.a.
3.070
2.778
2.639
2.339
10.826
%
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Ammessi a
giugno
V.a.
%
2.019
66
1.905
69
1.791
68
1.744
75
7.459
69
Giudizio
sospeso
V.a.
804
760
710
549
2.823
%
26
27
27
24
26
Non ammessi a
giugno
V.a.
%
247
8,0
113
4,1
138
5,2
46
2,0
544
5,0
Fonte: Sistema informativo Miur.
Se si analizzano i dati degli esiti degli scrutini per lo scioglimento della
sospensione del giudizio (Tabella 30), si evince, anche in questo caso, che nei licei
la percentuale degli ammessi è superiore a quella complessiva.
Complessivamente, la percentuale degli allievi promossi alla classe successiva
raggiunge il 94,4% degli allievi scrutinati, con un tasso di non ammissione pari al
5,6%. Nelle classi prime la percentuale degli allievi ammessi alla classe successiva è
pari al 93,5%, con un tasso di non ammissione pari al 6,5%. Il maggiore scarto con i
dati complessivi è quello relativo alle classi terze con ben 4,6 punti percentuali in
più di promossi in quarta rispetto al dato complessivo riferito a questa classe.
Tab. 30 – Risultati degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio
di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13. Licei.
Risultati
Classi prime
Classi seconde
Classi terze
Classi quarte
Tutte le classi
Scrutinati
V.a.
804
760
710
549
2.823
Ammessi
V.a.
752
712
667
535
2.666
%
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
%
93,5
93,7
93,9
97,4
94,4
Non ammessi
V.a.
52
48
43
14
157
%
6,5
6,3
6,1
2,6
5,6
Fonte: Sistema informativo Miur.
Se confrontati con i dati del Veneto (Tabella 31), si nota come la percentuale
degli studenti liceali trevigiani promossa direttamente a giugno sia inferiore a quella
veneta: 68,9% contro il 75,6%. Le percentuali dei giudizi sospesi e delle non
ammissioni (rispettivamente 26,1% e 5%) sono superiori a quelle venete
(rispettivamente 19,7% e 4,6%).
79
Tab. 31 – Risultati degli scrutini di giugno nella scuola secondaria di II grado nel
Veneto nell’a.s. 2012/13 (valori percentuali). Licei.
Risultati
Tutte le classi
Ammessi
75,6
Giudizio sospeso
19,7
Non ammessi
4,6
Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.
Bisogna notare che non sono stati resi disponibili i dati regionali degli esiti
degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio e che i dati
disaggregati per indirizzo di studio sono stati resi disponibili solo complessivi e non
disaggregati per anno di corso.
Nella Tabella 32 sono riportati gli esiti degli scrutini finali per l’a.s. 2012/2013
degli allievi frequentanti i tecnici diurni. La percentuale degli allievi degli istituti
tecnici non ammessi all’anno successivo direttamente a giugno è pari al 15,2%,
percentuale, questa, nettamente superiore all’8,3% complessivo.
Dei 2.360 studenti di tutte le scuole non ammessi a giugno, 1.024 appartengono
ai tecnici (il 43,4%).
Anche la percentuale degli allievi frequentanti la classe prima (anno critico)
non ammessi in classe seconda è superiore, seppur di poco, a quella complessiva
(15,2% contro il 13,1%, il 44,5% di tutti gli allievi delle classi prime non promossi
in seconda a giugno).
Anche la classe quarta negli istituti tecnici sembra rappresentare uno scoglio, in
quanto la percentuale dei non ammessi in quinta a giugno è pari al 9,4% degli
studenti delle classi quarte scrutinati contro il 5,1% complessivo.
Tab. 32 – Risultati degli scrutini finali di scuola secondaria di II grado in provincia
di Treviso nell’a.s. 2012/13. Tecnici.
Risultati
Classi prime
Classi seconde
Classi terze
Classi quarte
Tutte le classi
Scrutinati
V.a.
3.165
2.676
2.582
2.519
10.942
%
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Ammessi a giugno
V.a.
1.701
1.532
1.586
1.667
6.486
%
53,7
57,2
61,4
59,3
53,7
Giudizio sospeso
V.a.
983
924
807
718
3.432
%
31,1
34,5
31,3
31,4
31,1
Non ammessi a
giugno
V.a.
%
481
15,2
220
8,2
189
7,3
134
9,4
1.024
15,2
Fonte: Sistema informativo Miur.
Se si analizzano i dati degli esiti degli scrutini per lo scioglimento della
sospensione del giudizio (Tabella 33), si evince che la percentuale degli ammessi,
anche per i tecnici, è molto alta e molto vicina a quella complessiva e di poco
inferiore a quella dei licei.
Il picco negativo lo si ha nelle classi terze, i cui allievi con il giudizio sospeso
solo nell’89,4% dei casi vengono promossi percentuale, questa, quasi identica a
quella complessiva ma di molto inferiore a quella dei licei ove, tra l’altro, il picco
negativo è relativo agli studenti di classe prima.
80
Tab. 33 – Risultati degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio
di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13. Tecnici.
Risultati
Classi prime
Classi seconde
Classi terze
Classi quarte
Tutte le classi
Scrutinati
V.a.
983
924
807
718
3.432
Ammessi
V.a.
898
875
725
675
3.173
%
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
%
91,4
94,7
89,8
94,0
92,5
Non ammessi
V.a.
%
85
8,6
49
5,3
82
10,2
43
6,0
259
7,5
Fonte: Sistema informativo Miur.
Complessivamente, pertanto, la percentuale degli allievi promossi alla classe
successiva nei tecnici raggiunge l’88,3% degli allievi scrutinati (inferiore di 5,2
punti percentuali rispetto ai licei), con un tasso di non ammissione pari all’11,7%
superiore di poco al tasso complessivo. Nelle classi prime la percentuale degli allievi
ammessi alla classe successiva nei tecnici è pari all’82,1% con un tasso di non
ammissione pari al 17,9%, superiore di ben 8,2 punti percentuali rispetto ai licei. Tra
gli studenti non promossi in provincia di Treviso il 43% sono studenti dei tecnici
con una punta del 44,8% per le classi prime.
Tab. 34 – Risultati degli scrutini di giugno nella scuola secondaria di II grado nel
Veneto nell’a.s. 2012/13 (valori percentuali). Tecnici.
Risultati
Tutte le classi
Ammessi
62,8
Giudizio sospeso
24,9
Non ammessi
12,3
Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.
Se si confrontano i dati della provincia con i dati del Veneto (Tabella 34), si
nota come la percentuale degli studenti trevigiani degli istituti tecnici promossa
direttamente a giugno sia inferiore a quella veneta di ben 9,1 punti percentuali
(53,7% contro il 62,8%).
Le percentuali delle non ammissioni a giugno mostrano una lieve differenza in
negativo per gli studenti dei tecnici trevigiani che risultano non promossi a giugno
nel 15,2% dei casi contro il 12,3% che è il dato regionale.
Anche in questo caso mancano i dati regionali degli esiti degli scrutini per lo
scioglimento della sospensione del giudizio e i dati disaggregati per indirizzo di
studio sono stati resi disponibili solo complessivi e non disaggregati per anno di
corso.
Analizziamo, ora, gli esiti degli scrutini finali per l’a.s. 2012/2013 degli allievi
frequentanti i professionali diurni e riportati in Tabella 35. La percentuale degli
allievi delle classi prime degli istituti professionali non ammessi all’anno successivo
direttamente a giugno è pari al 17,7%, percentuale, questa, nettamente superiore
all’8,3% complessivo.
Di fatto dei 2.360 studenti di tutte le scuole non ammessi a giugno, 792
appartengono ai professionali (il 33,6% inferiore, però, al dato dei tecnici).
81
Anche la percentuale degli allievi frequentanti la classe prima (anno critico)
non ammessi in classe seconda è superiore a quella complessiva (17,7% contro il
13,1%, il 32,6% di tutti gli allievi delle classi prime non promossi in seconda a
giugno).
Se si analizzano i dati degli esiti degli scrutini per lo scioglimento della
sospensione del giudizio (Tabella 36) si evince che anche la percentuale degli
studenti dei professionali che assolvono al debito formativo loro assegnato a giugno,
è molto alta anche se, nelle classi terze, essa si riduce all’81,9% degli allievi che
hanno avuto l’opportunità di “riparare”.
Tab. 35 – Risultati degli scrutini finali di scuola secondaria di II grado in provincia
di Treviso nell’a.s. 2012/13. Professionali.
Risultati
Classi prime
Classi seconde
Classi terze
Classi quarte
Tutte le classi
Scrutinati
V.a.
1.986
1.781
1.482
1.569
6.818
%
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Ammessi a giugno
V.a.
1.104
1.089
883
929
4.005
%
55,6
61,1
59,6
59,2
58,7
Giudizio sospeso
V.a.
530
504
497
490
2.021
%
26,7
28,3
33,5
31,2
29,6
Non ammessi a
giugno
V.a.
%
352
17,7
188
10,6
102
6,9
150
9,6
792
11,6
Fonte: Sistema informativo Miur.
Tab. 36 – Risultati degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio
di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13.
Professionali.
Risultati
Classi prime
Classi seconde
Classi terze
Classi quarte
Tutte le classi
Scrutinati
V.a.
530
504
497
490
2.021
Ammessi
V.a.
484
464
407
455
1.810
%
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
%
91,3
92,1
81,9
92,9
89,6
Non ammessi
V.a.
46
40
90
35
211
%
8,7
7,9
18,1
7,1
10,4
Fonte: Sistema informativo Miur.
Complessivamente, pertanto, la percentuale degli allievi promossi alla classe
successiva nei professionali raggiunge l’85,3% degli allievi scrutinati, con un tasso
di non ammissione pari al 14,7%. Nelle classi prime la percentuale degli allievi
ammessi alla classe successiva nei professionali è pari all’80% con un tasso di non
ammissione pari al 20%. Rispetto al totale degli allievi ammessi alla classe
successiva, solo il 22,7% frequentava un professionale.
Se si confrontano i dati della provincia con i dati del Veneto (Tabella 37), si
nota come la percentuale degli studenti trevigiani degli istituti professionali
promossa direttamente a giugno sia inferiore a quella veneta di ben 6 punti
percentuali (54,7% contro il 64,7%).
82
Le percentuali delle non ammissioni a giugno mostrano una lieve differenza in
negativo per gli studenti dei professionali trevigiani che risultano non promossi a
giugno nell’11,6% dei casi contro il 10,1% che è il dato regionale.
Anche in questo caso mancano i dati regionali degli esiti degli scrutini per lo
scioglimento della sospensione del giudizio e i dati disaggregati per indirizzo di
studio sono stati resi disponibili solo in termini complessivi e non disaggregati per
anno di corso.
Tab. 37 – Risultati degli scrutini di giugno nella scuola secondaria di II grado nel
Veneto nell’a.s. 2012/13 (valori percentuali). Professionali.
Risultati
Tutte le classi
Ammessi
64,7
Giudizio sospeso
25,2
Non ammessi
10,1
Fonte: Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.
I dati di riepilogo relativi alle non ammissioni nei corsi diurni sono riportati
nella Tabella 38. Nell’a.s. 2012/13, sono stati persi, in termini di promozione,
complessivamente 1.003 allievi (a cui andrebbero aggiunti anche i 329 allievi che
non si diplomano), il 10,4% degli studenti (il 9,4% se si tiene conto anche degli
allievi delle classi quinte): rispetto al totale degli scrutinati delle classi dalla prima
alla quarta, il 2,5% di studenti non promossi erano studenti liceali, il 4,5% erano
studenti di un istituto tecnico e il 3,5% studenti di un istituto professionale. Nelle
classi prime si è perso il 15,4% degli studenti, mentre la classe che perde meno
allievi è la classe quarta con un non confortante 6,6% degli allievi che l’hanno
frequentata. La classe che perde più allievi è la prima classe degli istituti tecnici
(6,9% degli allievi delle classi prime). La classe che perde meno allievi è la classe
quarta dei licei con lo 0,9% di allievi non promossi.
Tab. 38 – Non ammessi alla classe successiva nella scuola secondaria di II grado in
provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13.
Licei
Tecnici
Professionali
Non ammessi alla classe
successiva
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
Classi prime
Classi seconde
Classi terze
Classi quarte
Tutte le classi
299
161
181
60
701
3,6
2,2
2,7
0,9
2,5
566
269
271
177
1.283
6,9
3,7
4,0
2,8
4,5
398
228
192
185
1.003
4,8
3,2
2,9
2,9
3,5
1.263
658
644
422
2.987
Totale
% sul totale
studenti
complessivi
15,4
9,1
9,6
6,6
10,4
Fonte: Sistema informativo Miur. Nota: per il dettaglio sui totali, cfr. Tabella 29 per i licei, Tabella 32 per i tecnici e
Tabella 35 per i professionali.
Per ultimo, passiamo ora ad analizzare i dati complessivi dei serali, tenuti
separati dai dati degli indirizzi diurni per la tipologia di allievi che li frequentano,
ossia al di fuori dell’obbligo formativo. I dati sono tabulati nella Tabella 39.
83
Il dato più importante è quello relativo ai non promossi a giugno: il 27,9%
degli allievi scrutinati, se si pensa che il dato complessivo di non ammessi a giugno
registrato nei corsi diurni è pari a 8,3% e il dato peggiore, riferito agli indirizzi
tecnici, è pari a 15,2%.
Se si confronta il tasso di sospensione del giudizio, pari a 10,9% , con quello
complessivo registrato negli indirizzi diurni (29%) e nei tecnici (31,1%), si capisce
che la situazione che si registra a giugno di molti degli allievi del serale è
sostanzialmente irrecuperabile.
Tab. 39 – Risultati degli scrutini finali di scuola secondaria di II grado in provincia
di Treviso nell’a.s. 2012/13. Corsi serali.
Risultati
Classi prime
Classi seconde
Classi terze
Classi quarte
Tutte le classi
Scrutinati
V.a.
113
200
371
230
914
Ammessi a giugno
%
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
V.a.
40
120
254
145
559
Giudizio sospeso
%
35,4
60,0
68,5
63,0
61,2
V.a.
15
30
27
28
100
%
13,3
15,0
7,3
12,2
10,9
Non ammessi a
giugno
V.a.
%
58
51,3
50
25,0
90
24,3
57
24,8
255
27,9
Fonte: Sistema informativo Miur.
Tab. 40 – Risultati degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio
di scuola secondaria di II grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2012/13. Corsi
serali.
Risultati
Classi prime
Classi seconde
Classi terze
Classi quarte
Tutte le classi
Scrutinati
V.a.
15
30
27
28
100
Ammessi
V.a.
14
28
23
22
87
%
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
%
93,3
93,3
85,2
78,6
87,0
Non ammessi
V.a.
%
1
6,7
2
6,7
4
14,8
6
21,4
13
13,0
Fonte: Sistema informativo Miur.
I risultati degli scrutini per lo scioglimento della sospensione del giudizio,
riportati nella Tabella 40, confermano che, anche se in minor misura rispetto ai corsi
diurni, la sospensione del giudizio si trasforma di fatto, successivamente, in una
promozione. Il dato complessivo dei promossi “a settembre”, pari all’87% è
abbassato dal dato delle classi terze e maggiormente delle classi quarte che
registrano il tasso di promozione più basso pari, rispettivamente, all’85,2% e al
78,6%. Nel primo biennio, invece, i tassi di promozione dopo l’assolvimento del
debito formativo sono molto vicini a quelli registrati nei corsi diurni.
Complessivamente il tasso di non promozione nei serali rimane elevato: tra
giugno e settembre 268 allievi non vengono ammessi alla classe successiva (il
29,3% degli allievi scrutinati a cui bisognerebbe aggiungere anche i 67 allievi che
non si diplomano). La punta negativa si registra nelle classi prime i cui allievi nel
52,2% dei casi non vengono ammessi alla classe seconda, mentre per le altre classi i
84
tassi di non promozione rimangono comunque sotto il 30%. Se si aggiunge che
gli allievi dei serali scrutinati non sono mai come numero uguali a quelli che
iniziano i percorsi, il tasso di dispersione è da considerarsi molto elevato.
2.3. Output della for mazione pr ofessionale8
Vengono presi in esame i dati complessivi relativi ai qualificati degli anni
formativi 2009/10, 2010/11, 2011/12 e 2012/13. Come per i precedenti Rapporti,
non vengono utilizzati nel presente paragrafo i dati relativi ai corsi di formazione per
disabili9.
Il numero degli studenti che conseguono una qualifica professionale presso un
centro di formazione, fa registrare, se si prendono in esame il primo e l’ultimo dei
quattro anni formativi considerati un incremento del 12% che riguarda sia la
componente maschile che quella femminile (Tabella 41), anche se per quest’ultima
l’incremento risulta più sensibile (+17%); si conferma, così, l’aumento dei
qualificati rispetto agli anni formativi del decennio precedente.
Confrontando, poi, il peso percentuale dei qualificati nei diversi segmenti del
terziario e dell’area tecnico-industriale nei quattro medesimi anni formativi 2009/10,
2010/11, 2011/12 e 2012/2013 e prendendo a riferimento le aree professionali
definite in sede di Conferenza unificata nel luglio 201110si può rilevare che:
1. le aree meccanica, impianti e costruzioni, servizi alla persona e servizi
commerciali continuano ad occupare le prime tre posizioni rappresentando,
rispettivamente, il 35,6%, il 22,9% e il 14,2% dei qualificati; peraltro, per la
prima si rileva una diminuzione di tale peso percentuale del 7,2% rispetto al
primo degli anni formativi considerati; la seconda fa rilevare tra il primo e
l’ultimo degli anni formativi considerati, sempre in riferimento al totale dei
qualificati, un decremento dell’1,1%, anche se, rispetto all’anno formativo
precedente, si registra un lieve recupero; la terza, infine, dopo aver fatto
registrare un aumento nell’a.f. 2011/12, mostra una nuova diminuzione che la
porta a un peso percentuale dello 0,8% inferiore a quello registrato nel
2009/10.
8. Nel presente Rapporto vengono presi in esame i qualificati degli ultimi quattro anni formativi, con
l’esclusione, ovviamente, di quello in corso, rinviando, per gli anni formativi pregressi ai precedenti Rapporti, in
quanto viene adottata per i quattro anni citati la definizione delle aree professionali relative alle figure nazionali
di riferimento dei percorsi di istruzione e formazione professionale – di cui al d.lgs. 17 ottobre 2005, n.226 –
contenuta nello schema di accordo del 27 luglio 2011 raggiunto in sede di Conferenza unificata tra il ministro
dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, le Regioni e le
Province autonome di Trento e Bolzano, le Province, i Comuni e le Comunità montane. Con tale accordo è stato
compiuto un ulteriore passo nel processo di forte integrazione tra istruzione scolastica ed istruzione e formazione
professionale, uno degli aspetti delle recenti trasformazioni del sistema scolastico. Per una ricostruzione di tale
processo si rinvia al capitolo 13 del Rapporto 2012.
9. Tale tipologia di corsi richiede uno specifico approfondimento.
10. Tutti i titoli di qualifica sono stati riportati alle denominazioni del repertorio di cui all’accordo del 29 aprile
2010. Si veda nota 4.
85
2.
3.
4.
5.
L’area turismo e sport, che, con una quota meno consistente di qualificati,
occupa il quarto posto, fa registrare un incremento progressivo nei quattro anni
formativi considerati giungendo a rappresentare l’11,8% del totale.
L’area cultura, informazione e tecnologie informatiche non fa registrare
sensibili variazioni, attestandosi su valori sostanzialmente invariati rispetto
all’anno formativo precedente (6,4% dei qualificati).
Il peso relativo dell’area agro-alimentare appare quasi raddoppiato nei quattro
anni considerati.
L’area manifatturiera e artigianato rappresenta una quota ridotta dei qualificati;
il peso percentuale sul totale dei qualificati ha avuto un andamento alterno nei
quattro anni considerati, anche se nell’ultimo anno formativo tale peso risulta
lievemente incrementato rispetto all’a.f. precedente.
Va, infine, segnalato come al termine dell’anno formativo 2012-13 siano state
sperimentate le nuove disposizioni sull’esame di qualifica contenute nelle Linee
guida per lo svolgimento degli esami di qualifica professionale emanate con dgr. n.
2646 del 18/12/2012 e relativa modulistica 11. Tali disposizioni fanno riferimento ai
risultati prodotti da un gruppo di lavoro sulle modalità di valutazione nell’Iefp che
ha largamente utilizzato quanto messo a punto nel Progetto Fse di cui alla dgr. 1758
del 16.6.2009 dal titolo Azioni di sistema per la realizzazione di strumenti operativi
a supporto dei processi di riconoscimento, validazione e certificazione delle
competenze12; le nuove modalità hanno interessato in regione i 300 primi anni avviati
nell’autunno 2010, dopo che l’Accordo Stato Regioni del 29 aprile 2010 aveva dato
avvio alla messa a regime dei percorsi di Iefp13.
L’intero sistema di Iefp, infatti, rientra nelle competenze esclusive delle regioni
e delle province autonome ed è vincolato al rispetto dei livelli essenziali delle
prestazioni (Lep) di cui al Capo III del Dlgs n. 226/2005. Nel rispetto di tali Lep,
alle regioni e alle province autonome compete la definizione e declinazione
territoriale degli standard minimi formativi e delle modalità dell’accertamento e
della valutazione finale per il conseguimento dei titoli di Qualifica e di Diploma
professionale di Iefp ed il rilascio delle relative attestazioni. Tali disposizioni
costituiscono riferimento sia per le istituzioni formative, sia per le istituzioni
scolastiche che erogano l’offerta di Iefp. L’Accordo in sede di Conferenza delle
Regioni e delle Province Autonome, sottoscritto il 20 febbraio 2014, ha definito un
documento di indirizzo per garantire armonizzazione e qualità a livello nazionale del
sistema di Iefp. Di fatto se il primo ciclo di esami conclusivi del primo triennio dei
11. Decreto dirigenziale n. 107 del 7/2/2013: Approvazione modulistica per l’ammissione e per la valutazione
delle prove di esame finali con relativo vademecum.
12. Il progetto aveva visto un attivo coinvolgimento di Istituzioni scolastiche e Organismi di formazione della
Provincia di Treviso, oltre che di altre province del Veneto. Si veda Una Rete per le competenze. Report finale
delle attività dei progetti FSE 1758/2009 realizzati nell’ambito del RVC – Rete Veneta per le Competenze,
Treviso, 2011.
13. Cfr. Rapporto 2012, cap. 13.
86
percorsi a regime di Iefp si terrà a giugno 2014, in alcune regioni, ad esempio in
Veneto e in Lombardia, la messa a regime è stata anticipata di un anno.
Tabella 41 – Qualificati nei Cfp della provincia di Treviso per area professionale.
Agro-alimentare
Cultura, informazione e
tecnologie informatiche
Manifatturiero e artigianato
Meccanica, impianti e
costruzioni
Servizi alla persona
Servizi commerciali
Turismo e sport
Totale
Agro-alimentare
Cultura, informazione e
tecnologie informatiche
Manifatturiero e artigianato
Meccanica, impianti e
costruzioni
Servizi alla persona
Servizi commerciali
Turismo e sport
Totale
Anno formativo 2009-10
F
M
MF
MF%
9
17
26
3,5
20
31
51
Anno formativo 2010-11
F
M
MF
MF%
4
13
17
2,4
6,9
32
39
71
9,9
29
1
30
4,1
14
0
14
1,9
0
314
314
42,8
10
284
294
40,9
168
83
20
329
8
27
7
405
176
110
27
734
24,0
15,0
3,7
100,0
175
71
24
330
7
32
13
388
182
103
37
718
25,3
14,3
5,2
100,0
Anno formativo 2011-12
F
M
MF
MF%
8
24
32
4,0
Anno formativo 2012-13
F
M
MF
MF%
26
26
52
6,3
14
38
52
6,5
20
33
53
6,4
17
0
17
2,1
19
3
22
2,7
23
312
335
41,9
5
288
293
35,6
160
109
35
366
9
30
21
434
169
139
56
800
21,1
17,4
7,0
100,0
175
85
55
385
13
32
42
437
188
117
97
822
22,9
14,2
11,8
100,0
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati forniti dall’Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale
Formazione del Veneto. Ultimo aggiornamento febbraio 2014.
3. Popolazione scolastica e nuovo or dinamento
Le rilevazioni integrative offrono uno spaccato di interesse per l’apporto che i
dati rilevati possono portare all’analisi complessiva del sistema di istruzione
superiore.
Nelle Tabelle successive sono riportati i dati degli allievi frequentanti nell’a.s.
2013/14 i nuovi ordinamenti (quindi, dalla classe prima alla classe quarta), divisi per
tipologia.
Gli alunni censiti sono 31.415; di questi, quelli che frequentano un indirizzo
liceale sono 12.573, il 40% (Tabella 42). La maggior parte di essi ha deciso di
frequentare il liceo scientifico – tra scientifico, scienze applicate e scientifico
internazionale – e costituisce il 44% degli studenti, pari al 17,6% del totale degli
studenti che frequentano classi del nuovo ordinamento. Dopo il liceo scientifico, il
più frequentato è il liceo linguistico con una percentuale di allievi, però, pari a solo
il 16,4% degli studenti liceali, meno della metà, quindi, degli studenti del liceo
87
scientifico. Gli altri indirizzi liceali sono frequentati da percentuali di studenti
inferiori al 15% del totale degli allievi frequentanti il liceo.
Tab. 42 – Popolazione scolastica nuovo ordinamento di scuola secondaria di II
grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14. Licei.
Indirizzo
N. studenti
Classico
Classico europeo
Scientifico
Scientifico internazionale
Scienze applicate
Scienze umane
Economico sociale
Linguistico
Linguistico internazionale
Musicale
Artistico biennio comune
Grafica
Arti figurative
Architettura e ambiente
Design
Audiovisivi e multimedia
Totale
1.356
87
3.726
29
1.789
1.366
582
2.062
169
79
713
183
155
96
116
65
12.573
% su studenti
del liceo
10,8
0,7
29,6
0,2
14,2
10,9
4,6
16,4
1,3
0,6
5,7
1,5
1,2
0,8
0,9
0,5
100,0
% sul
totale
4,3
0,3
11,9
0,1
5,7
4,3
1,9
6,6
0,5
0,3
2,3
0,6
0,5
0,3
0,4
0,2
40,0
Fonte: Sistema informativo Miur.
In Tabella 43 sono riportati i dati relativi agli indirizzi tecnici – settore
economico14. Gli studenti che frequentano gli indirizzi previsti per il settore
economico sono 5.342, il 17% del totale degli studenti. Il 65,8% sta frequentando
l’indirizzo amministrazione, finanza e marketing, il 34,2% l’indirizzo turismo.
All’interno dell’indirizzo amministrazione finanza e marketing gli allievi così
si distribuiscono tra le varie opzioni: 1.767 allievi, il 33,1% del totale, frequentano il
biennio comune, 761 allievi, il 14,2% del totale degli allievi che frequentano un
tecnico economico, frequentano il secondo biennio dell’opzione principale che
prende il nome dall’indirizzo, 772 allievi, il 14,5% del totale, frequentano il secondo
biennio dell’opzione relazioni internazionali per il marketing e 217 allievi, il 4,1%
del totale, seguono le lezioni dell’opzione sistemi informativi aziendali.
In Tabella 44 sono riportati i dati relativi ala frequenza degli indirizzi tecnici
del settore tecnologico.
Sono 5.689 gli studenti che frequentano il nuovo ordinamento. Il 20,1%
frequenta l’indirizzo informatica e telecomunicazioni; il 19,7% l’indirizzo
Meccanica, meccatronica ed energia; il 18,3% l’indirizzo elettronica elettrotecnica;
il 15,1% degli studenti dei tecnici tecnologici frequenta l’indirizzo agraria,
agroalimentare e agroindustria; il 12% frequenta costruzioni, ambiente e territorio.
Complessivamente gli studenti che frequentano il nuovo ordinamento dei
tecnici settore tecnologico rappresentano il 18,1% del totale degli studenti che
14. Per la corrispondenza tra codice ministeriale e l’articolazione/opzione negli istituti tecnici e professionali si
veda l’Appendice 1.
88
frequentano classi del nuovo ordinamento e il 51,6% degli studenti che frequentano
un nuovo tecnico. Sostanzialmente gli studenti dei tecnici si ripartiscono equamente
tra i tecnici del settore economico e i tecnici del settore tecnologico.
Tab. 43 – Popolazione scolastica nuovo ordinamento di scuola secondaria di II
grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14. Tecnici economici.
3.517
% su studenti dei
tecnici economici
-
IT01
1767
33,1
5,6
ITAF
ITRI
761
772
14,2
14,5
2,4
2,5
ITSI
Turismo IT04
217
1.825
4,1
34,2
0,7
Totale Tecnici settore economico
5.342
100
Indirizzo
N. studenti
Amministrazione, finanza e marketing
% sul totale
-
5,8
17,0
Fonte: Sistema informativo Miur.
Tab. 44 – Popolazione scolastica nuovo ordinamento di scuola secondaria di II
grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14. Tecnici tecnologici.
Indirizzo
N. studenti
% su studenti dei
tecnici tecnologici
% sul totale
559
356
203
9,8
6,3
3,6
1,8
1,1
0,6
120
72
37
2,1
1,3
0,7
0,4
0,2
0,1
592
271
103
74
10,4
4,8
1,8
1,3
1,9
0,9
0,3
0,2
756
390
430
13,3
6,9
7,6
2,4
1,2
1,4
111
75
2,0
1,3
0,4
0,2
469
97
155
136
683
360
222
101
5.689
8,2
1,7
2,7
2,4
1,5
0,3
0,5
0,4
6,3
3,9
1,8
100,0
1,1
0,7
0,3
18,1
Meccanica, meccatronica ed energia
IT05
ITMM
ITEN
Trasporti e logistica
IT09
ITLG
ITCR
Elettronica ed elettrotecnica
IT10
ITEC
ITET
ITAT
Informatica e telecomunicazioni
IT13
ITIA
Grafica e comunicazioni IT15
Chimica, materiali e biotecnologie
IT16
ITCM
Agraria, agroalimentare e agroindustria
IT21
ITPT
ITGA
ITVE
Costruzioni, ambiente e territorio
IT24
ITCA
ITCL
Totale tecnici settore tecnologico
Fonte: Sistema informativo Miur.
89
Venendo agli istituti professionali del settore servizi (Tabella 45) nel 48,8% dei
casi si registra la frequenza di classi del nuovo ordinamento relativamente ai servizi
per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera. Questi studenti rappresentano quasi
il 10% sul totale degli allievi che frequentano il nuovo ordinamento. Una
percentuale, questa, che si avvicina molto alle percentuali degli altri indirizzi più
frequentati (amministrazione, finanza e marketing e liceo scientifico base). Seguono,
con il 20,5%, i servizi socio sanitari, con il 17,4% i servizi commerciali e con il
13,3% i servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale.
Per ciò che riguarda gli istituti professionali del settore industria e artigianato,
nel 75,4% dei casi risulta frequentato l’indirizzo manutenzione e assistenza tecnica
(biennio comune e triennio di indirizzo). In questo indirizzo è predominante la
percentuale degli allievi che frequenta il corso base se si pensa che solo il 20,6%
frequenta le altre due possibili opzioni: apparati, impianti e servizi tecnici industriali
e civili, e manutenzione dei mezzi di trasporto. Le classi dell’indirizzo Produzioni
industriali e artigianali sono frequentate dal restante 24,6%.
Complessivamente solo il 5,4% degli studenti che frequentano classi del nuovo
ordinamento afferiscono al settore industria e artigianato. Essi rappresentano il
21,8% degli allievi che frequentano gli istituti professionali, contro il 78,2% di
allievi dei professionali che frequentano classi del settore servizi.
Tab. 45 – Popolazione scolastica nuovo ordinamento di scuola secondaria di II
grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14. Professionali settore servizi.
N.
studenti
% su studenti dei
professionali settore servizi
% sul
totale
IP01
475
7,8
1,5
IPVP
310
5,1
1,0
IPGF
29
0,5
0,1
IP02
1.158
18,9
3,7
IP03
92
1,5
0,3
IP08
978
16,0
3,1
IPCP
86
1,4
0,3
Indirizzo
Servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale
Servizi socio sanitari
Servizi commerciali
Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera
IP05
1.683
27,5
5,4
IPEN
711
11,6
2,3
IP06
372
6,1
1,2
IP07
195
3,2
0,6
IPPD
22
0,4
0,1
6.111
100,0
19,5
Totale professionali settore servizi
Fonte: Sistema informativo Miur.
90
Tab. 46 – Popolazione scolastica nuovo ordinamento di scuola secondaria di II
grado in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14. Professionali settore industria e
artigianato.
Indirizzo
N. studenti
% su studenti dei professionali
settore artigianato
% sul totale
1.017
188
77
59,8
11,1
4,5
3,2
0,6
0,2
250
34
17
13
104
1.700
14,7
2,0
1,0
0,8
6,1
100,0
0,8
0,1
0,1
0,0
0,3
5,4
Manutenzione e assistenza tecnica
IP09
IPAI
IPMM
Produzioni industriali e artigianali
IP10
IPID
IPAG
IPAV
IPTS
Totale
Fonte: Sistema informativo Miur.
4. Consistenza alunni nei per cor si di Iefp pr esso gli Ip e nei Cfp
Analizziamo la quota di studenti che ha optato per la frequenza di percorsi di
Iefp presso istituti professionali (Tabella 47) o Cfp (Tabella 48).
Nei percorsi di Iefp autorizzati presso gli allievi censiti sono complessivamente
779. L’83,6% di loro frequenta indirizzi del settore meccanica, impianti e
costruzioni.
Tab. 47 – Popolazione scolastica del secondo ciclo in provincia di Treviso nell’a.s.
2013/14. Percorsi Iefp c/o istituti professionali.
Aree
Agro-alimentare
Meccanica, impianti e costruzioni
Servizi commerciali
Turismo e sport
Totale
N. studenti
65
651
22
41
779
% su studenti dei percorsi Iefp c/o Ip
8,3
83,6
2,8
5,3
100,0
Fonte: Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto.
Tab. 48 – Popolazione scolastica nel secondo ciclo in provincia di Treviso nell’a.s.
2013/14. Percorsi Iefp c/o Cfp.
Aree
Agro-alimentare
Cultura, informazione e tecnologie informatiche
Manifatturiero e artigianato
Meccanica, impianti e costruzioni
Servizi alla persona
Servizi commerciali
Turismo e sport
Totale
N. studenti
202
204
104
1.028
702
495
477
3.212
Fonte: Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale Formazione del Veneto.
91
% su studenti dei Cfp
6,3
6,4
3,2
32
21,9
15,4
14,9
100,0
Nei Cfp, si conferma la tendenza degli allievi a frequentare percorsi relativi a
figure dell’area meccanica, impianti e costruzioni: ben il 32% degli allievi
frequentanti percorsi di Iefp presso i Cfp. Anche i corsi presenti nell’area servizi alla
persona raccolgono una buona percentuale di allievi (il 21,9%) e, a seguire, l’area
servizi commerciali e l’area turismo e sport.
5. Composizione classi a.s. 2013/14 in r elazione all’eetà dei
fr equentanti
In Tabella 49 sono riportati i dati della composizione complessiva delle classi
funzionanti nel corrente anno scolastico per età dei frequentanti. Gli allievi censiti
sono 38.622. La componente maggiore è quella degli allievi delle classi prime (il
23,6% degli allievi totali), mentre la componente minoritaria è quella degli allievi
delle classi quinte (17,1% del totale degli allievi). L’età media ponderata degli
allievi è pari a 17,2 anni che, per inciso, è l’età alla quale dovrebbe corrispondere la
frequenza di una classe terza superiore. Di fatto (Tabella 49), solo il 75% di questi
studenti sta frequentando una classe terza; lo 0,4% sta già frequentando una classe
quarta, ma il 18,7% sta ancora frequentando una classe seconda e il 5,9% una classe
prima.
Le classi che ospitano il maggior numero di regolari sono le classi prime con il
76,1%. Quelle che ne ospitano il minor numero sono le classi terze con il 71,9% di
allievi regolari.
Venendo alla composizione delle classi, le prime ospitano un complessivo
21,9% di allievi in ritardo, o perché ripetenti la classe o perché ripetenti classi di
scuola primaria o secondaria di primo grado. Il 15,9% degli allievi è in ritardo di un
anno, il 4,8% è già in ritardo di due anni, l’1,2% è in ritardo di tre anni e uno 0,1% è
addirittura in ritardo di quattro anni. Gli anticipatari in classe prima superiore sono
l’1,8% degli allievi.
Tab. 49 – Composizione classi dei corsi diurni di scuola secondaria di II grado in
provincia di Treviso in riferimento all’età dei frequentanti nell’a.s. 2013/14.
Anno di
nascita
frequentanti
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992 o prima
Totale
Prime
V.a.
%
162
1,8
6.940
76,1
1.450
15,9
439
4,8
114
1,2
11
0,1
2
4
1
9.123 100,0
Seconde
V.a.
%
132
6.087
1.392
451
68
15
1
2
8.148
1,6
74,7
17,1
5,5
0,8
0,2
100,0
Classi
Terze
V.a.
101
5.576
1.537
441
86
11
7
7.759
Fonte: Sistema informativo Miur.
92
%
1,3
71,9
19,8
5,7
1,1
0,1
0,1
100,0
Quarte
V.a.
%
25
5.187
1.302
380
78
18
6.990
0,4
74,2
18,6
5,4
1,1
0,3
100,0
Quinte
V.a.
20
4.761
1.332
373
116
6.602
%
0,3
72,1
20,2
5,6
1,8
100,0
Nelle classi seconde il 17,1% è in ritardo di un anno, il 5,5% di due, lo 0,8% di
3 e lo 0,2% di quattro. Gli anticipatari sono l’1,6%. Come si vede, nel passaggio
dalla classe prima alla seconda i ritardi di un anno aumentano (dal 15,9% al 17,1%),
così come aumentano quelli di due anni (dal 4,8% al 5,5%), diminuiscono quelli di
tre (dall’1,2% allo 0,8%), rimangono sostanzialmente stabili i ritardi di quattro anni
(dallo 0,1% allo 0,2%).
Gli allievi delle classi terze sono, nel 71,9% dei casi, regolari (con un 1,3% di
allievi anticipatari). Il 19,8% di allievi è in ritardo di un anno, il 5,7% di due, l’1,1%
di tre e lo 0,2% di quattro o più. Complessivamente aumenta, dal 23,6% al 26,8%
rispetto alla classe seconda, la quota dei ritardi con un incremento dal 17,1% al
19,8% di allievi in ritardo di un anno ed una percentuale del 6,1% di allievi che
ripetono la classe terza.
In classe quarta si nota una lieve inversione di tendenza: i regolari aumentano
la loro quota (raggiungendo il 74,2%), diminuiscono di poco o rimangono stabili
quelli in ritardo di uno o più anni. Il 4% degli studenti di classe quarta sono, però,
ripetenti di questa classe.
Nelle classi quinte il 20,2% di studenti è in ritardo di un anno, il 7,4% in
ritardo di due o più anni.
Tab. 50 – Ripartizione tra le classi dei corsi diurni di scuola di II grado dei nati
nello stesso anno in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14. Valori percentuali.
Anno di nascita
frequentanti
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992 o prima
Prime
100,0
98,1
19,0
5,9
1,6
0,2
0,1
0,9
0,7
Seconde
Classi
Terze
Quarte
Quinte
1,9
79,7
18,7
6,2
1,0
0,8
0,2
1,4
1,3
75,0
21,0
6,7
4,7
2,4
4,9
0,4
70,9
19,8
20,9
16,7
12,5
0,3
72,3
73,5
79,8
80,5
Fonte: Sistema informativo Miur.
Complessivamente, pertanto, il 24,9% degli studenti è in ritardo: il 72,8% (il
18,2% sul totale degli allievi) è in ritardo di un anno; il 21,6% (il 5,4% sul totale
degli allievi) è in ritardo di due anni; il 5,5% (l’1,4% sul totale degli allievi) è in
ritardo di tre o più anni. Allo stato attuale, mentre scriviamo, l’1,8% degli studenti
che potrebbero diplomarsi in quest’anno scolastico, lo faranno ad una età di 22 anni
e oltre.
Nelle Tabelle 51, 52, 53, 54, 55, 56 sono riportati i dati disaggregati per
indirizzi di studio.
Gli allievi dei licei sono complessivamente il 37,7% del totale degli allievi
censiti, con percentuali che vanno aumentando dalla prima alla quarta per poi
diminuire in quinta. L’età media ponderata degli allievi dei licei è pari a a 17,9 anni
93
(età i cui allievi dovrebbero ormai frequentare la classe quarta e, in effetti, l’86,2%
dei nati nel 1996 frequenta questa classe).
Tab. 51 – Composizione classi dei corsi diurni di scuola secondaria di II grado in
provincia di Treviso in riferimento all’età dei frequentanti nell’a.s. 2013/14. Licei.
Anno di nascita
frequentanti
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992 o prima
Totale
% allievi liceali sul
totale degli allievi
Prime
V.a.
%
91
2,8
2.893 88,1
248
7,6
37
1,1
12
0,4
3.281 100,0
36,0
Classi
Terze
V.a.
%
Seconde
V.a.
%
84
2.633
281
60
6
2,7
85,8
9,2
2,0
0,2
57
2.498
353
59
7
2
0,1
3.066 100,0
-
37,6
1,9
84,0
11,9
2,0
0,2
2.974 100,0
-
38,3
-
Quarte
V.a.
%
17
2.332
294
57
5
0,6
86,2
10,9
2,1
0,2
2.705 100,0
38,7
-
Quinte
V.a.
%
15
2.103
340
49
14
2.521
0,6
83,4
13,5
1,9
0,6
100,0
38,2
-
Fonte: Sistema informativo Miur.
Le classi nelle quali si riscontra percentualmente la maggiore incidenza di
regolari sono le classi prime nelle quali l’88,1% degli allievi è regolare. Sono classi,
queste, che hanno pure un tasso di anticipatari pari al 2,8%, superiore all’1,8%
complessivo (2,7% in seconda contro l’1,6% complessivo). Nelle classi quarte si
registra la minore incidenza di allievi regolari con l’84%.
Tab. 52 – Ripartizione tra le classi dei corsi diurni di scuola di II grado dei nati
nello stesso anno in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14. Licei. Valori percentuali.
Anno di nascita
frequentanti
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992 o prima
Prime
100,0
97,2
8,4
1,3
0,4
Seconde
2,8
89,6
9,9
2,2
0,2
12,5
Classi
Terze
1,9
88,2
12,7
2,4
1,7
Quarte
0,6
84,1
11,9
14,1
9,3
Quinte
0,5
85,4
84,2
90,7
87,5
Fonte: Sistema informativo Miur.
Gli alunni in ritardo nei licei sono complessivamente il 12,5% degli allievi
frequentanti contro il 24,9% degli alunni in ritardo complessivamente considerati.
L’83,1% (il 10,4% sul totale) è in ritardo di un anno. Si ricorderà che gli allievi
complessivamente in ritardo di un anno erano il 18,2% del totale degli allievi
frequentanti. In ritardo di più di un anno è, nei licei, il 2,1% degli allievi contro il
6,8% registrato complessivamente.
94
Negli istituti tecnici (i cui allievi rappresentano il 36,4% del totale degli allievi
censiti, con valori delle singole classi che non si discostano significativamente da
questo valore), l’età media ponderata è pari a 17,1 anni, uguale all’età media
ponderata complessiva, 17,2 anni, che sono gli anni che dovrebbero avere gli allievi
che frequentano una classe terza ma solo il 76,9% di essi frequenta tale classe.
Le classi nelle quali la componente regolare è maggiore sono, anche in questo
caso, le classi prime con l’80,1% di studenti regolari (contro l’88,1% dei licei). Le
classi quinte perdono allievi regolari fermandosi, questi, al 71,9% degli studenti
complessvi delle classi quinte.
Gli alunni in ritardo nei tecnici sono complessivamente il 22,8% degli allievi
frequentanti contro il 24,9% di quelli in ritardo complessivamente considerati e il
12,5% degli allievi liceali. Il 78,6% (il 17,9% sul totale degli allievi dei tecnici) è in
ritardo di un anno. Si ricorderà che gli allievi complessivamente in ritardo di un
anno erano il 18,2% del totale degli allievi frequentanti e il 10,4% nei licei. Nei
licei, inoltre, la percentuale degli alunni in ritardo di un anno era l’83,1% del totale
di quelli in ritardo. Il 4,9% degli allievi nei tecnici risulta in ritardo di più di un
anno; nei licei, erano il 2,1% mentre erano il 6,8% complessivamente.
Infine, nei professionali, i cui allievi rappresentano il 26% del totale, l’età
media ponderata è 17,5 anni, a metà tra la terza e la quarta. Il riferimento è
comunque la classe terza, che è frequentata dal 53,7% dei nati nel 1997, la
percentuale più bassa registrata se ricordiamo che gli allievi aventi l’età uguale
all’età media ponderata nel complesso frequentavano nel 75% dei casi la classe di
riferimento, nei licei questo avveniva nell’86,2% dei casi e nei tecnici avveniva nel
76,9% dei casi.
Tab. 53 – Composizione classi dei corsi diurni di scuola secondaria di II grado in
provincia di Treviso in riferimento all’età dei frequentanti nell’a.s. 2013/14.
Tecnici.
Anno di nascita
frequentanti
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992 o prima
Totale
% allievi dei tecnici
sul totale degli allievi
Prime
V.a.
%
47
1,4
2.709 80,1
486 14,4
117
3,5
23
0,7
3.382 100,0
37,1
-
Seconde
V.a.
%
34
2.321
482
94
16
3
1
1,2
78,7
16,3
3,2
0,5
0,1
2.951
100
36,2
-
Fonte: Sistema informativo Miur.
95
Classi
Terze
V.a.
%
35
1,3
2.014 73,7
547 20,0
112
4,1
22
0,8
2
0,1
1
0,0
2.733 100,0
35,2
-
Quarte
V.a.
%
6
1.921
482
114
15
2
2.540
0,2
75,6
19,0
4,5
0,6
0,1
100,0
36,3
-
Quinte
V.a.
%
3
0,1
1.752 71,9
520 21,3
117
4,8
45
1,8
2.437 100,0
36,9
-
Tab. 54 – Ripartizione tra le classi dei corsi diurni di scuola di II grado dei nati
nello stesso anno in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14 (valori percentuali).
Tecnici.
Anno di nascita
frequentanti
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992 o prima
Prime
100,0
98,8
17,1
4,5
0,9
Seconde
1,2
81,7
18,4
3,6
0,7
0,5
0,7
Classi
Terze
Quarte
Quinte
1,2
76,9
21,1
4,7
3,3
1,5
2,1
0,2
74,2
20,4
17,3
11,1
4,2
0,1
74,2
78,9
86,7
93,8
Fonte: Sistema informativo Miur.
Tab. 55 – Composizione classi dei corsi diurni di scuola secondaria di II grado in
provincia di Treviso in riferimento all’età dei frequentanti nell’a.s. 2013/14.
Professionali.
Anno di nascita
frequentanti
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992 o prima
Totale
% allievi dei
professionali sul
totale degli allievi
Prime
V.a.
%
24
1,0
1.338 54,4
716 29,1
285 11,6
79
3,2
11
0,4
2
0,1
4
0,2
1
2.460 100,0
27,0
Seconde
V.a.
%
14
1.133
629
297
46
12
0,7
53,2
29,5
13,9
2,2
0,6
2.131 100,0
-
26,2
-
Classi
Terze
V.a.
%
Quarte
V.a.
%
Quinte
V.a.
%
9
0,4
1.064 51,9
637 31,0
270 13,2
57
2,8
9
0,4
6
0,3
2.052 100,0
2
0,1
934 53,5
526 30,1
209 12,0
58
3,3
16
0,9
1.745 100,0
2
0,1
906 55,1
472 28,7
207 12,6
57
3,5
1.644 100,0
26,4
-
25,0
-
24,9
-
Fonte: Sistema informativo Miur.
Tab. 56 – Ripartizione tra le classi dei corsi diurni di scuola di II grado dei nati
nello stesso anno in provincia di Treviso nell’a.s. 2013/14 (valori percentuali).
Professionali.
Anno di nascita
frequentanti
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992 o prima
Prime
100,0
99,0
38,5
14,4
4,1
0,6
0,3
1,4
1,3
Seconde
1,0
61,0
31,8
15,2
2,6
1,6
Fonte: Sistema informativo Miur.
96
Classi
Terze
Quarte
Quinte
0,5
53,7
32,7
15,3
7,6
3,2
7,5
0,1
47,9
29,9
27,8
20,9
20,0
0,1
51,5
62,8
74,5
71,3
Le classi con percentuale maggiore di allievi regolari sono le classi quinte con
il 55,1%. Quelle con la percentuale minore sono le classi terze con il 51,9% di
regolari. Gli anticipatari sono in percentuale insignificante (pari o minore all’1%).
Gli studenti in ritardo nei professionali sono complessivamente il 45,9%
percentuale, questa, molto elevata se si pensa che nell’insieme gli studenti in ritardo
sono il 24,9%, (il 12,5% nei licei e il 22,8% nei tecnici). La percentuale dei ritardi di
un anno nei professionali, è il 64,7% del totale dei ritardi e il 29,7% del totale degli
istituti professionali. Si pensi che il 35,3% degli studenti in ritardo lo è da più di un
anno, il 16,2% del totale degli allievi. L’1,7% di allievi dei professionali è nato nel
1992 o prima (lo 0,8% del totale degli allievi, contro lo 0,4 totale, lo 0,1% dei licei e
lo 0,3% dei tecnici). È, questo dei professionali, un impoverimento progressivo di
potenziale.
La differenza tra i vari ordini di scuola è più evidente se si analizzano i dati a
confronto, in questa sede per le classi prime e quinte, riportati in Tabelle 57 e 58.
Tab. 57 – Composizione classi dei corsi diurni di scuola secondaria di II grado in
provincia di Treviso in riferimento all’età dei frequentanti nell’a.s. 2013/14. Valori
a confronto.
Anno di nascita
frequentanti
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992 o prima
Totale
Totali
V.a.
%
162
1,8
6.940
76,1
1.450
15,9
439
4,8
114
1,2
11
0,1
2
4
1
9.123
100,0
Classi prime
Licei
Tecnici
V.a.
%
V.a.
%
91
2,8
47
1,4
2.893
88,1
2.709
80,1
248
7,6
486
14,4
37
1,1
117
3,5
12
0,4
23
0,7
3.281
100,0
3.382
100,0
Professionali
V.a.
%
24
1,0
1.338
54,4
716
29,1
285
11,6
79
3,2
11
0,4
2
0,1
4
0,2
1
2.460
100,0
Fonte: Sistema informativo Miur.
Nelle classi prime solo nei professionali frequentano anche allievi nati nel 1995
o prima, quindi allievi che dovrebbero essere già diplomati o prossimi al diploma. I
nati nel 1997 e nel 1996 sono presenti nelle classi prime di tutti e tre gli indirizzi, ma
significativamente solo nei professionali. Gli studenti in ritardo di un anno (i nati nel
1998) sono presenti in tutti e tre gli ordini , ma anche in questo caso il tasso
percentuale di presenza nei professionali è doppio di quello dei tecnici e addirittura
di quattro volte superiore a quello dei licei. Infine, come già detto, le classi prime dei
professionali sono formate mediamente da solo il 54,4% di regolari, contro l’80,1%
dei tecnici e l’88,1% dei licei. Sostanzialmente le classi prime dei professionali per
un buon 50% sono costituite da ripetenti o pluriripetenti.
Nelle classi quinte il discorso è quasi analogo. I regolari, che nei licei
rappresentano l’83,4% dei frequentanti e nei tecnici sono il 71,9%, nei professionali
97
sono solo il 55,1% (valore quasi uguale a quello riscontrato nelle classi prime). I
ritardi di un anno non sono molto superiori a quelli registrati nei tecnci, ma sono i
ritardi di più di un anno che segnano la differenza con gli altri ordini: la frazione di
nati nel 1993 o prima (il 16,1% dei frequentanti le classi quinte professionali), è
nettamente superiore a quella registrata nei licei (2,5%) e a quella registrata nei
tecnici (6,6%).
Tab. 58 – Composizione classi dei corsi diurni di scuola secondaria di II grado in
provincia di Treviso in riferimento all’età dei frequentanti nell’a.s. 2013/14. Valori
a confronto.
Anno di nascita
frequentanti
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992 o prima
Totale
Classi quinte
Totali
V.a.
20
4.761
1.332
373
116
6.602
%
0,3
72,1
20,2
5,6
1,8
100,0
Licei
V.a.
15
2.103
340
49
14
2.521
%
0,6
83,4
13,5
1,9
0,6
100,0
Tecnici
V.a.
3
1.752
520
117
45
2.437
%
0,1
71,9
21,3
4,8
1,8
100,0
Professionali
V.a.
%
2
906
472
207
57
1.644
0,1
55,1
28,7
12,6
3,5
100,0
Fonte: Sistema informativo Miur.
Infine una considerazione: la popolazione scolastica più vecchia è quella
liceale: 17,9 anni come media ponderata. Quella dei tecnici ha un’età media
ponderata di 17,1 anni, mentre quella dei professionali ha un’età media ponderata di
17,5 anni. Sarà interessante notare nei prossimi anni a quale ordine l’inserimento di
nuove leve gioverà di più.
6. Dinamica degli alunni str anier i nelle scuole del ter r itor io
tr evigiano
La presente sezione è dedicata ad una panoramica di sintesi di alcuni dati
relativi all’evoluzione temporale della presenza di alunni stranieri nel sistema
scolastico provinciale.
Gli indicatori assunti a rappresentare l’evoluzione di tale fenomeno sono il
numero di alunni stranieri presenti nelle scuole del territorio provinciale e il numero
di stati esteri di provenienza degli studenti stessi. La base informativa utilizzata
consente tre rappresentazioni: una serie storica di sei anni per la scuola primaria, per
la scuola secondaria di primo grado e per la scuola secondaria di secondo grado.
Gli indici di incremento del numero di alunni e di stati riportati nelle tre tabelle
sono riferiti al dato dell’anno 1997 per la scuola primaria preso come parametro
uguale a 100 (in quell’anno gli alunni erano 636, gli stati 56); all’anno 1996 per la
scuola secondaria di primo grado (alunni 228, stati 35) e per la scuola secondaria di
98
secondo grado (alunni 60, stati 25). Il tasso di incremento ci dà anche un’idea del
vertiginoso aumento di presenze straniere nell’ultimo quindicennio, anche se per
comodità di lettura riportiamo i dati solo degli ultimi otto anni.
Nella scuola primaria, dei 7.474 allievi stranieri, 1.978 sono nati all’estero (il
26,5% degli stranieri, il 4,5% della popolazione scolastica). Rispetto agli anni
precedenti si nota una decisa stabilità nel numero assoluto di bambini stranieri
nell’a.s 2012/13 rispetto all’a.s 2011/12 e un incremento di misura della percentuale
dei bambini stranieri sul totale della popolazione scolastica, dovuto più alla
diminuzione complessiva degli allievi che all’incremento nel numero degli allievi
stranieri. Le nazioni rappresentate diminuiscono di 4 unità fermandosi a 88.
Tab. 59 – Scuola primaria: evoluzione della presenza di alunni stranieri dal 2005 al
2013.
Anno
2005
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
V.a.
Alunni
stranieri
5.227
5.831
6.517
6.871
6.777
7.152
7.473
7.474
Stati
90
85
87
90
86
89
92
88
Indici di incremento
Alunni
Stati
stranieri
821,8
160,7
916,8
151,8
1.024,7
155,3
1.080,3
160,7
1.065,5
153,5
1.124,5
158,9
1.175,0
164,2
1.175,2
157,1
Totale provincia
% alunni
stranieri
41.615
12,6
42.525
13,7
42.953
15,2
43.622
15,7
44.017
15,4
44.569
16,0
44.711
16,7
44.316
16,9
Alunni totali
Fonte: Sistema informativo Miur e Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.
Riguardo alla scuola dell’infanzia, va solo detto che i bambini stranieri, nell’a.s
2012/13, erano 3.597 su una popolazione censita di 23.476 alunni: il 15,3% della
popolazione scolastica della scuola dell’infanzia è di cittadinanza straniera. Di questi
il 9,2% è nato all’estero, l’1,4% della popolazione scolastica.
Nella scuola secondaria di primo grado (Tabella 60) dei 4.265 alunni stranieri
2.638 sono nati all’estero (il 61,8% degli stranieri, il 9,77% della popolazione
scolastica). Rispetto all’a.s. 2011/12, assistiamo ad un leggero decremento nel
numero di allievi stranieri e, più marcato, nelle nazionalità. A dispetto, però, della
diminuzione nel numero, cresce, seppur di poco, il tasso di stranieri arrivando
nell’a.s. 2012/13 al 15,8% del totale degli allievi della scuola secondaria di primo
grado contro il 15,6% dell’a.s. precedente.
Nella scuola secondaria di secondo grado, dei 3.766 allievi stranieri, 3.371
erano nati all’estero (l’89,5% degli stranieri, l’8,8% della popolazione scolastica).
Anche per la scuola secondaria di secondo grado si assiste ad un lieve
decremento nel numero degli allievi e nelle nazionalità. Rimane invariata, invece, la
percentuale degli studenti stranieri sul totale degli studenti.
99
Tab. 60 – Scuola secondaria di I grado: evoluzione della presenza di alunni
stranieri dal 2005 al 2013.
Anno
2005
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
V.a.
Alunni
stranieri
3.218
3.487
3.704
4.000
4.004
4.365
4.315
4.265
Stati
77
77
79
81
79
76
90
78
Indici di incremento
Alunni
Stati
stranieri
1.411,4
220,0
1.529,4
220,0
1.624,6
225,7
1.754,4
231,4
1.756,1
225,7
1.914,5
217,1
1.892,5
257,1
1.870,6
222,9
Totale provincia
% alunni
Alunni totali
stranieri
24.842
12,9
24.742
14,1
25.456
14,6
26.097
15,3
27.288
15,3
27.381
15,9
27.715
15,6
26.991
15,8
Fonte: Sistema informativo Miur e Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.
Tab. 61 – Scuola secondaria di II grado: evoluzione della presenza di alunni
stranieri dal 2005 al 2013.
Anno
2005
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
V.a.
Alunni
stranieri
2.156
2.435
2.880
3.187
3.309
3.458
3.796
3.766
Stati
86
100
82
88
89
92
93
90
Indici di incremento
Alunni
Stati
stranieri
3.593,3
344,0
4.058,3
400,0
4.800,0
328,0
5.311,6
352,0
5.515,0
356,0
5.763,3
368,0
6.326,6
372,0
6.276,7
360,0
Totale provincia
Alunni
% alunni
totali
stranieri
35.506
6,1
36.479
6,7
37.371
7,7
37.739
8,5
37.573
8,8
37.746
9,2
38.652
9,8
38.312
9,8
Fonte: Sistema informativo Miur e Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.
Gli alunni stranieri frequentanti nell’a.s. 2012/13 scuole trevigiane (statali e
paritarie, comprese le scuole dell’infanzia) erano pertanto 19.102, il 14,3% degli
studenti. Di questi alunni stranieri, 8.318 sono nati all’estero, il 6,2% della
popolazione scolastica complessiva e il 43,5% della popolazione scolastica straniera.
Questo vuol dire che ormai quasi la metà degli alunni con nazionalità diversa da
quella italiana è nato in Italia e che complessivamente il 93,8% degli allievi
frequentanti le scuole trevigiane nell’a.s 2012/13 era nato in Italia. Non siamo
lontani dall’avere una popolazione scolastica costituita dal 100% di nati in Italia.
Se analizziamo queste percentuali disaggregate per ordini di scuola, vediamo
come nella scuola dell’infanzia la quota di nati in Italia è complessivamente del
98,6% con solo un 1,4% di bambini nati all’estero (il 9,2% degli stranieri); nella
scuola primaria la percentuale si abbassa al 95,5%, con una quota del 4,5% di nati
all’estero (il 26,5% degli stranieri); nella scuola secondaria di primo grado la
percentuale dei nati in Italia si abbassa ulteriormente al 90,2% con il 9,2% di nati
all’estero (il 61,9% degli stranieri), mentre nella scuola secondaria di secondo grado
la percentuale dei nati in Italia rappresenta il 91,2% con una percentuale dell’8,8%
di nati all’estero (che rappresentano, però, il 43,6% sul totale degli stranieri). Ad una
100
scuola dell’infanzia ormai quasi del tutto italiana, si contrappone una scuola
superiore nella quale la percentuale di alunni stranieri è ancora vicina al 10% e gli
stranieri nati all’estero sono ancora circa il 50% degli allievi stranieri.
Il fatto che aumenti la percentuale di allievi nati in Italia ha come conseguenza
che un sempre più considerevole numero di alunni stranieri abbia una lunga
scolarizzazione, anche se non completa, in scuole italiane; ciò riduce di molto le
difficoltà di inserimento di tipo linguistico, ma non quelle di natura culturale e
sociale, che potrebbero invece col tempo acuirsi nelle seconde generazioni, a causa
dei conflitti identitari tra cultura d’origine e cultura del paese ospite, che diventa
cultura di vita e di relazione per i giovani nati e cresciuti qui.
Si sono considerati gli alunni stranieri totali presenti nelle scuole statali e
paritarie per rilevare l’incidenza delle diverse nazionalità presenti in Italia, compresi
quindi quelli presenti nelle scuole dell’infanzia. Ciò ci permette di avere la
panoramica dell’intero fenomeno della presenza di studenti di altra nazionalità nei
servizi di istruzione. La distribuzione degli alunni stranieri in base alle prime 15
nazionalità, ad agosto 2013, è riportata nella Tabella 62. Sapendo che il totale degli
stati esteri di cittadinanza presenti nelle scuole della provincia è pari a 115, si evince
che dai rimanenti 100 stati esteri proviene solamente il 13,9% degli alunni non
italiani.
Rispetto allo scorso anno, la classifica contiene i medesimi paesi, anche se con
spostamenti di piazzamento di alcuni rispetto ad altri. In particolare gli allievi di
nazionalità cinese superano nel numero quelli di nazionalità macedone mentre gli
allievi serbi superano quelli senegalesi. Complessivamente aumenta anche la quota
percentuale dei primi 15 stati, passando dall’84,9% del 2011/12 all’86,1% del
2012/13. Va infine sottolineato che il sistema di rilevazione adottato non consente di
individuare quelle nazionalità che non hanno uno stato indipendente (per esempio la
nazionalità curda).
La Romania si conferma l’unico paese della Ue a collocarsi nella classifica dei
primi quindici paesi di provenienza di alunni stranieri.
Appare interessante confrontare i dati della Provincia di Treviso con i dati del
Veneto, rilevati dal sistema Aris. Poiché il sistema, però, rileva solo le scuole statali,
il confronto avverrà in tal senso. Nel Veneto gli allievi con cittadinanza non italiana
frequentanti una scuola statale nell’a.s. 2012/13 sono stati 79.744. Pertanto hanno
frequentato una scuola statale trevigiana il 21,4% del totale degli adolescenti
stranieri del Veneto, la maggiore percentuale tra le province del Veneto (21,1% la
provincia di Vicenza). La maggiore percentuale la si riscontra nella scuola superiore
che raccoglie il 22,6% degli stranieri che in Veneto frequentano una scuola superiore
statale. Poco distante la quota della scuola primaria (22,1%), mentre la scuola
secondaria di primo grado statale ne raccoglie il 21,6%. Fanalino di coda la scuola
dell’infanzia che nel trevigiano raccoglie solo il 16,7% dei bambini iscritti ad una
scuola dell’infanzia statale. In quest’ultima scuola più allievi stranieri li registra la
provincia di Vicenza, meno la provincia di Belluno. In termini di incidenza sul totale
101
degli iscritti nella scuola dell’infanzia statale, però, quel 16,1% trevigiano ha
un’incidenza pari al 24,9 sul totale degli iscritti (21,3% il dato veneto).
Per la scuola superiore la provincia di Treviso ha il tasso più elevato del
Veneto di stranieri rispetto alla popolazione totale: l’incidenza è pari al 10,3% sul
totale degli allievi frequentanti la scuola superiore (8,8% il dato veneto); segue la
provincia di Vicenza con il 9%. Anche nella scuola primaria e nella scuola
secondaria di primo grado la provincia di Treviso fa rilevare la maggiore incidenza
di alunni stranieri: 17,8% nella scuola primaria (15,3% il dato del Veneto, 16,9% il
dato della provincia di Vicenza) e il 17,7% nella scuola secondaria di primo grado
(14,4% il dato veneto, 15,3% quello della provincia di Verona). E pure sul totale la
provincia di Treviso complessivamente raggiunge il più alto tasso di stranieri
rispetto alla popolazione scolastica: il 15,7% (13,4% il dato della regione Veneto,
14,4% il dato registrato in provincia di Vicenza).
Tab. 62 – Graduatoria dei primi quindici stati esteri per numerosità degli alunni.
Stato estero di
provenienza
Alunni
Romania
Marocco
Albania
Cina
Macedonia
Kosovo
Moldavia
Serbia
Senegal
India
Ghana
Bangladesh
Bosnia
Nigeria
Burkina Faso
Totale primi 15 stati
2.973
2.706
2.559
1.460
1.466
1.440
635
312
597
448
452
426
411
352
300
16.537
A.s. 2011/2012
% sul totale provinciale
complessivo
15,3
13,9
13,1
7,5
7,5
7,4
3,3
1,6
3,1
2,3
2,3
2,2
2,1
1,8
1,5
84,9
Alunni
3.029
2.580
2.481
1.540
1.410
1.082
670
660
567
473
459
423
407
362
299
16.442
A.s. 2012/2013
% sul totale provinciale
complessivo
15,9
13,5
13,0
8,1
7,4
5,7
3,5
3,5
3,0
2,5
2,4
2,2
2,1
1,9
1,6
86,1
Fonte: Sistema informativo Miur e Ufficio Scolastico Regionale del Veneto.
L’evoluzione a partire dall’a.s. 2009/10 della presenza degli alunni stranieri nei
Cfp è riportata in Tabella 63. Dopo un sostanziale incremento durato fino all’a.s.
2011/12, si è assistito negli ultimi due anni formativi ad una significativa
diminuzione sia nel numero degli alunni stranieri che nel numero di stati esteri di
provenienza. Se tale trend si confermasse, nel giro di pochi anni le presenze degli
alunni stranieri nei Cfp potrebbe risultare inferiore a quella dell’a.s. 2009/10, anno
di riferimento per questo studio.
La quota di alunni stranieri rispetto al totale degli alunni frequentanti i Cfp
nell’a.s. 2013/14, rimane comunque alta: gli alunni stranieri rappresentano il 27,5%
degli allievi frequentanti i corsi di formazione professionale. Si ricorderà che la
102
percentuale di alunni stranieri che frequentano nell’a.s. 2013/14 le scuole superiori
del sistema di istruzione è pari al 9,8%.
Tab. 63 – Cfp: evoluzione della presenza di alunni stranieri 2009/2013.
Anno
V.a.
Alunni
stranieri
2009
2010
2011
2012
2013
Stati
Indici di incremento
Alunni
Stati
stranieri
Totale provincia
% alunni
Alunni totali
stranieri
795
47
100,0
100,0
2.896
27,5
853
970
50
50
107,3
122,0
106,4
106,4
2.877
3.261
29,6
29,7
890
882
42
41
111,9
110,9
89,4
87,2
3.096
3.212
28,7
27,5
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati forniti dall’Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale
Formazione del Veneto a febbraio 2014. Nota: i dati comprendono gli studenti che si sono iscritti nel corso dell’anno
formativo; non comprendono quelli sugli studenti che si sono ritirati. Infine, i dati riferiti all’anno 2013/14 sono
provvisori.
Tab. 64 – Graduatoria dei primi quindici stati esteri per numerosità degli alunni nei
Cfp.
Macedonia
Marocco
143
140
A.s. 2011/2012
% sul totale provinciale
complessivo
14,7
14,4
Romania
Albania
113
111
11,6
11,4
112
99
12,6
11,1
Cina
70
7,2
50
5,6
Kosovo
India
70
42
7,2
4,3
50
37
5,6
4,2
Burkina Faso
Serbia
31
25
3,2
2,6
31
15
3,5
1,7
Moldavia
19
2
17
1,9
Senegal
Bosnia
16
15
1,6
1,5
26
15
2,9
1,7
Ghana
Colombia
14
14
1,4
1,4
12
9
1,3
1,0
13
836
1,3
86,2
10
729
1,1
81,9
Stato estero di
provenienza
Brasile
Totale primi 15 stati
Alunni
A.s. 2012/2013
% sul totale provinciale
Alunni
complessivo
130
14,6
116
13,0
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati forniti dall’Ufficio Formazione Iniziale - Direzione Regionale
Formazione del Veneto a febbraio 2014.
Se si analizzano, infine, i primi quindici Stati esteri per provenienza degli
allievi, si evince che tredici di questi Stati soni gli stessi rilevati nel sistema di
istruzione statale, anche se con numeri assoluti diversi (si veda, ad esempio Romania
e Macedonia). Anche nel caso dei Cfp, comunque, i primi quindici Stati per
consistenza raggruppano oltre l’80% degli studenti stranieri.
103
7. Risultati delle pr ove Invalsi15
La legge 176/2007 prevede che a partire dall’anno scolastico 2007/08 il
Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca fissi gli obiettivi della valutazione
esterna di alcuni apprendimenti da realizzare nella scuola primaria (II e V primaria),
nella secondaria di primo grado (I e III) e nella secondaria di secondo grado (II e V).
L’art. 5 della stessa legge e le direttive collegate chiariscono la finalità delle
rilevazioni, ovvero la misurazione, anche in una prospettiva di valore aggiunto, dei
livelli di apprendimento conseguiti dagli allievi a livello di singola scuola del
sistema pubblico d’istruzione.
Prima di analizzare i dati Invalsi registrati in provincia di Treviso nelle prove
relative al Servizio nazionale di valutazione per l’a.s. 2012/13, va fatta un’opportuna
considerazione di carattere statistico. I dati a livello provinciale che l’Invalsi ci ha
rilasciato16 sono stati calcolati sulle matrici dell’intera popolazione; per questo
motivo non è stato calcolato l’errore standard (e.s.), ma vale come riferimento il
punteggio medio secco. Inoltre, i dati sono calcolati al netto del cheating, dunque
applicando il fattore di correzione che corregge il punteggio medio da atteggiamenti
opportunistici durante le prove (cfr. Box 1).
Bisogna considerare che il punteggio medio percentuale conseguito in
provincia e rilasciatoci dall’Invalsi si discosta in maniera statisticamente
significativa solo se si colloca al di fuori dell’intervallo di confidenza – che può
essere definito come il range di valori entro cui è contenuto, con una probabilità
solitamente indicata del 95%, il valore reale17 – del dato medio di confronto.
Il confronto con i punteggi medi della regione e della macroarea di
appartenenza nonché dell’Italia deve essere però fatto con prudenza, ovvero tenendo
conto che questi ultimi tre dati sono calcolati sul campione di studenti (le
somministrazioni sono state seguite da osservatori esterni che hanno garantito la
correttezza della procedure di somministrazione; per questo motivo i punteggi medi
non sono calcolati al netto del cheating) e non sull’intera popolazione. Per questo
motivo, ad esempio, il punteggio medio della regione non sempre può trovarsi nel
range dei punteggi calcolati a livello provinciale e non è pari alla media dei valori
delle province.
Infine, per i dati complessivi (non disaggregati per ordinamenti), va fatta
un’ulteriore precisazione: essi sono stati calcolati su tutta la popolazione della
15. Le pubblicazioni dell’Invalsi, relative alle prove del Snv 2013 sono raggiungibili alla pagina web:
http://www.invalsi.it/snvpn2013/. In particolare si consiglia la lettura del Rapporto SNV PN 2013 per i risultati
nazionali, del Rapporto tecnico SNV PN 2013 per le metodologie di ricerca, e del QdR Italiano Obbligo
istruzione, del QdR Matematica secondo ciclo e del QdR Questionario per i quadri di riferimento per la
costruzione delle prove e del Questionario studenti.
16. Per il rilascio dei dati aggregati a livello provinciale si ringrazia il Servizio statistico dell’Invalsi e, in
particolare, Michela Freddano anche per il prezioso apporto alla loro interpretazione.
17. Tale intervallo di confidenza è compreso tra la differenza tra il valore medio e il prodotto tra errore standard
e una costante pari a1,96 e la somma tra valore medio e il prodotto dell’errore standard e la costante pari a 1,96.
104
Regione Veneto, suddivisa per provincia; quindi i valori sono calcolati tenendo
conto anche dei Cfp, mentre i Cfp non sono presenti nei punteggi medi calcolati a
livello regionale, di macroarea e Italia, perché non fanno parte del campione.
Pertanto le differenze con il campione nazionale, del Nordest e del Veneto possono
essere determinate anche dall’apporto che gli allievi dei Cfp (in positivo o in
negativo) possono aver dato ai risultati complessivi delle province del Veneto.
Si premette, infine, che verranno presi in considerazione i dati relativi ai
risultati rilevati nelle seconde classi della scuola secondaria di secondo grado
(livello 10).
Fatte queste precisazioni, la percentuale di risposte corrette nella prova di
italiano degli studenti della provincia di Treviso interessati alla rilevazione (cfr.
Tabella 67, anche per gli esiti della prova di matematica) non è statisticamente
significativa18 rispetto al dato nazionale poiché compresa nell’intervallo di
confidenza di questo dato (64,80 1,41). Al contrario, essa è inferiore in maniera
statisticamente significativa al dato del Veneto (69,56 4,45) e al dato del Nordest
(68,67 3,31). Tale risultato complessivo, però, deve tenere conto che il dato della
provincia comprende anche gli esiti della prova di italiano degli studenti dei Cfp non
ricompresi nei campioni di riferimento.
Tab. 65 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10,
tutte le scuole.
Area geografica
Treviso
Veneto
Nordest
Italia
%
64,2
69,6
68,7
64,8
Italiano
Errore standard
2,27
1,69
0,72
Matematica
%
Errore standard
46,3
48,6
2,98
48,1
1,99
42,2
0,85
Fonte: Invalsi, Ufficio statistico.
Tab. 66 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10,
tutte le scuole.
Italiano
64,2
63,2
63,2
63,5
63,0
64,4
65,3
Treviso
Belluno
Padova
Rovigo
Venezia
Vicenza
Verona
Matematica
46,3
47,1
46,3
43,3
44,4
46,4
45,7
Fonte: Invalsi, Ufficio statistico.
18. La significatività è la probabilità che il valore osservato di un indicatore sia o meno dovuto al caso. Si dice
che un certo indice è statisticamente significativo quando la probabilità di ottenere casualmente un valore come
quello rilevato è inferiore a una soglia stabilita (5%, 1%, 0,1%). La significatività di un indice si calcola con
formule che tengono conto contemporaneamente dell’entità del valore osservato e della numerosità del campione
su cui è stato rilevato.
105
Nella prova di matematica, la percentuale di risposte corrette date dagli
studenti della provincia, benché calcolata anche sugli esiti degli studenti dei Cfp è
superiore in maniera statisticamente significativa alla percentuale nazionale
(42,17 1,67), mentre non si discosta in maniera statisticamente significativa né dal
dato del Nordest (48,11 3,90), né da quello della regione Veneto (48,59 5,84).
Se si confrontano i risultati della provincia di Treviso con i dati delle altre
province del Veneto (Tabella 66), calcolati nella stessa maniera, si evince come gli
studenti della provincia abbiano conseguito un risultato superiore nella prova di
italiano agli studenti delle province di Belluno, Padova, Rovigo e Venezia, di poco
inferiore agli studenti della provincia di Vicenza, e inferiore agli studenti veronesi
che conseguono il miglior risultato della regione. Tale dato, peraltro, fatte le
considerazioni già espresse sulla diversità dei dati che hanno contribuito ai risultati
messi a confronto, al pari del dato della provincia di Treviso, non si discosta in
maniera statisticamente rilevante dal dato nazionale (come il dato trevigiano),
seppure superiore al dato trevigiano è comunque inferiore in maniera statisticamente
rilevante al dato del Nordest (come il dato rilevato in provincia di Treviso) e, pur
essendo superiore al dato veneto, non lo è in maniera significativa.
Per ciò che riguarda la prova di matematica, il dato trevigiano è superiore a
quello conseguito dagli allievi delle province di Verona, Venezia e Rovigo,
praticamente uguale a quello degli studenti padovani, inferiore a quelli delle altre
province. Il miglior risultato in matematica è stato conseguito dagli studenti
bellunesi la cui percentuale di risposte corrette è superiore in maniera statisticamente
rilevante al dato nazionale (come quello trevigiano), ma essendo ricompreso negli
intervalli di confidenza sia del dato regionale si del dato del Nordest non se ne
discosta in maniera significativa (come il dato trevigiano).
Box 1 – Il cheating.
Il cheating (letteralmente: barare, imbrogliare) nella letteratura internazionale di settore
definisce l’insieme delle azioni messe in atto dagli studenti e dai docenti per falsare i risultati
di una prova standardizzata. Si tratta di un fenomeno rilevato attraverso un controllo di tipo
statistico sui dati: è stato osservato come in alcuni casi, e secondo modi e forme differenti, gli
studenti forniscano risposte corrette, non in virtù delle loro conoscenze, ma perché copiate da
altri studenti o da libri e altre fonti (student cheating) o, persino, suggerite più o meno
esplicitamente dai docenti (teacher cheating). L’effetto del cheating è misurato mediante un
indicatore percentuale che esprime quale parte del punteggio osservato è mediamente da
attribuire alle predette anomalie.
Relativamente alle prove del maggio-giugno 2012 le scuole hanno per la prima volta avuto
esplicita indicazione della stima del peso di comportamenti anomali (cheating) registrati nella
effettuazione delle prove e i dati sono stati restituiti a ciascuna istituzione scolastica al netto
del cheating; nel caso quest’ultimo fosse superiore a una determinata soglia, tale da
compromettere l’affidabilità dei risultati, questi non sono stati restituiti, in tal modo una scuola
poteva ricevere un flusso differenziato di dati da classe a classe.
Contemporaneamente l’Invalsi ha avviato un’azione di riflessione sul come prevenire e
contrastare il cheating: sono state riviste le modalità operative di conduzione della prova e
quelle di stima del cheating comunque presente in modo residuale.
106
In particolare, i fascicoli delle prove Invalsi 2013 sia di italiano sia di matematica sono stati
predisposti in cinque versioni differenti: per ciascuna domanda le opzioni di risposta sono
state disposte in ordine diverso e, per quanto riguarda le prove di matematica, sono state anche
ruotate le domande relative ai vari ambiti di contenuto. Inoltre, alla tradizionale presenza di
osservatori esterni nelle classi campione, si è aggiunta la presenza di controllori di II livello,
inviati in alcune scuole scelte casualmente (indipendentemente dal loro essere o meno parte
del campione previsto) al fine di riportare informazioni sul grado di regolarità della
somministrazione e successiva correzione delle prove.
Anche i metodi di stima del cheating sono stati rivisti con una procedura statistica iterativa che
vada oltre il semplice sospetto derivante dall’essere i risultati della singola classe in media
molto elevati e con scarsa variabilità interna (una situazione che potrebbe dipendere dal
cheating, ma anche identificare una classe “eccellente”), andando a verificare una serie di altri
aspetti, derivanti dal confronto con classi simili in cui era presente un osservatore esterno e
dalla correlazione con i risultati dei singoli alunni nelle prove interne della scuola.
Nota: per un approfondimento si veda il sito dell’Invalsi.
7.1. Risultati delle pr ove Invalsi conseguiti dalle classi inter essate
alla r ilevazione dei licei
Per ciò che riguarda la prova di italiano, il dato trevigiano è statisticamente
inferiore a quello raggiunto nel suo complesso sia nell’Italia intera (72,05 0,78), che
nelle due aree geografiche di riferimento (rispettivamente 75,39 2,69 dato veneto e
76,04 1,57 dato del Nordest). Nel confronto con l’Italia, però, il dato della provincia
si situa al di fuori dell’intervallo di confidenza per soli 0,27 punti percentuali.
Meglio vanno le cose in matematica. Il dato fatto registrare dagli allievi
trevigiani è superiore in maniera statisticamente rilevante rispetto a quello registrato
dall’Italia intera (47,62 1,29) e in linea con i risultati raggiunti nel Veneto
(53,27 4,31) e nel Nordest (53,28 2,74).
In Tabella 68 sono riportati i valori percentuali medi di risposte corrette nelle
due prove Invalsi, confrontate con i risultati conseguiti nelle altre province. Nella
prova di italiano gli studenti trevigiani fanno meglio dei corrispondenti studenti
delle province di Belluno, Padova, Venezia e Vicenza. I risultati, invece, sono
peggiori rispetto a quelli fatti registrare nelle altre province (Rovigo e Verona). In
queste due ultime province, i risultati raggiunti sono comunque, in maniera
statisticamente rilevante, inferiori ai risultati del Veneto (75,39 2,69) e del Nordest
(76,04 1,57) e compresi nell’intervallo di confidenza del risultato nazionale
(72,05 0,78).
Nella prova di matematica, il risultato conseguito in provincia di Treviso è
superiore al risultato conseguito in tutte le altre sei province del Veneto. Ma in
questo caso va detto che, al pari del risultato raggiunto in provincia di Treviso, tutti i
risultati delle altre province del Veneto sono migliori in maniera significativa
rispetto al dato nazionale (47,62 1,29) e tutti, come il dato trevigiano, ricadono
107
nell’intervallo di confidenza dei risultati raggiunti in regione (53,27 4,31) e nel
Nordest (53,28 2,74).
Tab. 67 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10,
licei.
Area geografica
Treviso
Veneto
Nordest
Italia
%
71,0
75,4
76,0
72,1
Italiano
Errore standard
1,37
0,70
0,40
%
54,0
53,3
53,3
47,6
Matematica
Errore standard
2,20
1,37
0,66
Fonte: Invalsi, Ufficio statistico.
Tab. 68 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10,
licei.
Area geografica
Treviso
Belluno
Padova
Rovigo
Venezia
Vicenza
Verona
Italiano
71,0
66,0
68,3
71,5
70,5
69,2
72,4
Matematica
54,0
53,8
52,7
50,7
52,4
53,5
52,8
Fonte: Invalsi, Ufficio statistico.
7.2. Risultati delle pr ove Invalsi conseguiti dalle classi inter essate
alla r ilevazione degli istituti tecnici
Il valore percentuale medio di risposte corrette conseguito nei tecnici della
provincia è, per la prova di italiano, superiore in maniera statisticamente
significativa a quello conseguito complessivamente dalle stesse scuole in Italia
(62,19 0,84) e nel Nordest (67,27 1,31). Il valore trevigiano si situa, invece,
all’interno dell’intervallo di confidenza del valore veneto (68,87 1,67) e pertanto il
risultato conseguito in provincia di Treviso è statisticamente in linea con il risultato
conseguito in regione.
Nella prova di matematica il risultato degli studenti delle classi seconde degli
istituti tecnici della provincia è superiore in maniera statisticamente significativa al
risultato complessivo registrato nell’intera nazione (41,52 1,04), e in linea con il
risultato conseguito negli istituti tecnici del Nordest (49,75 1,82) e del Veneto
(50,10 2,80). La cosa interessante è che, nella prova di matematica, gli studenti dei
tecnici trevigiani hanno conseguito un risultato migliore degli studenti liceali
considerati nel loro complesso (tutta la nazione). Infatti il valore percentuale medio
registrato in provincia di Treviso (50,97) si colloca oltre l’estremo superiore del
valore nazionale (47,62 1,29). Nella prova di italiano, invece, gli studenti liceali, a
qualsiasi macro area appartengano, hanno conseguito risultati migliori in maniera
statisticamente significativa rispetto agli studenti dei tecnici trevigiani.
108
In Tabella 70 i dati relativi agli esiti delle prove Invalsi degli istituti tecnici
della provincia di Treviso sono confrontati con i dati registrati nelle altre province
del Veneto.
Nella prova di italiano, nessuno studente si comporta meglio degli studenti
trevigiani. Tutte le province registrano comunque risultati superiori a quelli
nazionali, mentre Padova, Rovigo e Venezia raggiungono risultati inferiori
all’estremo inferiore dell’intervallo di confidenza del risultato del Nordest e del
Veneto.
Tab. 69 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10,
Tecnici.
Area geografica
Treviso
Veneto
Nordest
Italia
%
69,1
68,9
67,3
62,2
Italiano
Errore standard
0,85
0,67
0,43
%
51,0
50,1
49,8
41,5
Matematica
Errore standard
1,43
0,93
0,53
Fonte: Invalsi, Ufficio statistico.
Tab. 70 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10,
tecnici.
Area geografica
Treviso
Belluno
Padova
Rovigo
Venezia
Vicenza
Verona
Italiano
69,1
68,8
65,9
64,4
65,8
68,6
67,6
Matematica
51,0
49,5
48,6
46,2
47,1
51,4
48,7
Fonte: Invalsi, Ufficio statistico.
In matematica fanno meglio degli studenti trevigiani solo gli studenti vicentini,
il cui risultato però, al pari del risultato fatto registrare in provincia, è sì superiore in
maniera statisticamente significativa al risultato complessivo registrato nell’intera
nazione, ma in linea con il risultato conseguito negli istituti tecnici del Nordest e del
Veneto.
Appare anche interessante notare che nella prova di italiano il risultato
conseguito dagli studenti dei tecnici trevigiani è superiore a quello conseguito dagli
studenti liceali delle province di Belluno e Padova, mentre il risultato in matematica
è superiore al risultato conseguito dagli studenti liceali della provincia di Rovigo.
7.3. Risultati delle pr ove Invalsi conseguiti dalle classi inter essate
alla r ilevazione degli istituti pr ofessionali
I risultati registrati in provincia di Treviso nella prova di italiano sono superiori
in maniera statisticamente rilevante a quelli registrati a livello nazionale
109
(50,87 0,88), ma in maniera altrettanto significativa, inferiori a quelli registrati nel
Veneto (57,49 1,80), benché in linea con i risultati conseguiti nella macroarea
Nordest (53,92 1,72). I risultati di italiano conseguiti dagli studenti dei professionali
trevigiani sono, comunque, inferiori ai risultati medi conseguiti in Italia, nel Nordest
e nel Veneto dagli studenti dei licei e degli istituti tecnici.
Nella prova di matematica gli studenti trevigiani fanno meglio in maniera
statisticamente rilevante degli studenti dell’Italia e del Nordest, mentre il loro
risultato non si discosta in maniera significativa dal risultato conseguito da tutti gli
studenti veneti. Anche nella prova di matematica i risultati conseguiti nei
professionali della provincia sono inferiori ai risultati conseguiti nelle tre macroaree
di riferimento dagli studenti dei licei e dei tecnici.
Tab. 71 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10,
professionali.
Area geografica
Italiano
Matematica
%
Errore standard
%
Errore standard
Treviso
Veneto
55,5
57,5
0,92
35,6
35,2
0,91
Nordest
Italia
53,9
50,9
0,88
0,45
33,1
29,5
0,59
0,33
Fonte: Invalsi, Ufficio statistico.
Tab. 72 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10,
professionali.
Area geografica
Italiano
Matematica
Treviso
Belluno
55,5
57,3
35,6
36,4
Padova
Rovigo
52,8
54,6
33,0
31,6
Venezia
54,0
32,6
Vicenza
Verona
57,1
56,5
35,1
34,4
Fonte: Invalsi, Ufficio statistico.
A livello regionale il risultato trevigiano della prova di italiano è superiore solo
a quello conseguito nelle province di Padova, Rovigo e Venezia. Peraltro, i risultati
delle restanti province sono superiori non solo al risultato trevigiano ma in maniera
statisticamente significativa anche al risultato dell’Italia e del Nordest, mentre il dato
trevigiano era superiore in maniera rilevante solo al dato nazionale. Nella prova di
matematica, gli studenti trevigiani fanno meglio di tutte le altre province, eccezion
fatta per la provincia di Belluno il cui risultato è, come quello trevigiano,
significativamente superiore al dato nazionale e del Nordest e in linea con il dato
Veneto.
110
Per ultimo va aggiunto che, nella prova di italiano, nessuna provincia veneta ha
fatto registrare risultati medi inferiori all’estremo inferiore dell’intervallo di
confidenza del dato medio nazionale e del Nordest ma sono quattro le provincie
venete (Padova, Rovigo e Vicenza, oltre a Treviso) che hanno fatto registrare, negli
istituti professionali, risultati significativamente inferiori al valore medio registrato
nel Veneto. Nella prova di matematica vale la stessa cosa per il confronto con il dato
italiano, ma in Provincia di Rovigo si registra un dato significativamente inferiore al
dato medio del Nordest e nelle province di Padova, Rovigo e Venezia si registra un
dato inferiore in maniera significativa al dato veneto.
I dati relativi ai risultati conseguiti dagli allievi dei Cfp sono riportati nelle
Tabelle 73 e 74.
Tab. 73 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10,
Cfp.
Area geografica
Italiano
Matematica
%
Errore standard
%
Errore standard
Treviso
Veneto
46,8
47,9
-
30,0
29,5
-
Nordest
48,1
-
29,6
-
Italia
47,8
-
29,1
-
Fonte: Invalsi, Ufficio statistico.
Per le motivazioni espresse in apertura del capitolo, non essendoci un
campione di riferimento i dati vanno letti in termini assoluti, senza però poter
affermare se le differenze siano o meno significative.
Dalle Tabelle si può evincere che i dati percentuali medi conseguiti in
Provincia di Treviso nella prova di italiano sono inferiori a quelli conseguiti nelle
macroaree di riferimento (raffronto con l’Italia -0,95 punti percentuali, con il
Nordest -1,33 punti percentuali, con il Veneto -1,14 punti percentuali).
Tra le province venete, Treviso si situa in una migliore posizione rispetto alle
province di Rovigo (+3,01 punti percentuali), di Venezia (+0,5 punti percentuali) e
di Padova (+0,05 punti percentuali) e peggiore rispetto alle province di Belluno (-3,4
punti percentuali), Vicenza (-2,83 punti percentuali) e Verona (-2,68 punti
percentuali).
Nella prova di matematica, invece, i risultati raggiunti dagli studenti dei Cfp
della provincia sono superiori a quelli conseguiti dagli studenti delle macroaree di
riferimento: +0,59 punti percentuali sul Veneto, +0,46 punti percentuali sul Nordest
e +0,92 punti percentuali sull’Italia.
Infine, la graduatoria delle province del Veneto pone Treviso prima di Padova
(+1,42 punti percentuali), Rovigo (+3,43 punti percentuali), Venezia (+1,74 punti
percentuali) e Vicenza (+1,29 punti percentuali), ma dietro a Belluno (-2,35 punti
percentuali) che si classifica come la prima provincia del Veneto per risultati elle
prove Invalsi nei Cfp, e Verona (-0,88 punti percentuali).
111
Tab. 74 – Percentuale risposte corrette nelle prove Invalsi a.s. 2012/13. Livello 10,
Cfp.
Area geografica
Treviso
Belluno
Padova
Rovigo
Venezia
Vicenza
Verona
Italiano
46,8
50,2
46,8
43,8
46,3
49,6
49,5
Matematica
30,0
32,4
28,6
26,6
28,3
28,8
30,9
Fonte: Invalsi, Ufficio statistico.
8. For mazione univer sitar ia degli studenti tr evigiani
Anche nel presente Rapporto si utilizzano i dati raccolti dal ministero
dell’Università e della Ricerca, Ufficio di Statistica19. L’indagine Miur rileva gli
immatricolati20 al 31 luglio di ciascun anno e i laureati con riferimento all’anno
solare precedente. Vengono presi in esame gli anni accademici compresi tra il
2004/2005 e il 2012/2013: per tali anni vengono esaminati, come nei precedenti
Rapporti, le immatricolazioni in totale, il tasso di passaggio degli studenti forniti di
diploma di scuola secondaria di secondo grado alla formazione universitaria,
l’andamento delle immatricolazioni in relazione alle diverse tipologie di percorsi
previsti dal vecchio e dal nuovo ordinamento 21 degli studi universitari, l’andamento
delle immatricolazioni per aree disciplinari di afferenza22.
8.1. Andamento delle iscr izioni all’u
u niver sità
L’accesso degli studenti trevigiani alla formazione universitaria si conferma in
diminuzione; l’ulteriore decremento rispetto all’anno accademico precedente porta
ad un totale di immatricolati inferiore di circa 8 punti percentuali rispetto al totale
registrato nell’anno accademico 2003/04 assunto come anno di riferimento (Tabella
75). Anche il tasso di passaggio 23 alla formazione universitaria da parte degli
studenti trevigiani appare in ulteriore diminuzione (Tabella 76).
19. Si vedano le avvertenze riportate in nota 1.
20. Si intendono come immatricolati tutti gli studenti che si iscrivono per la prima volta ad un corso di studi
universitario (triennale, vecchio ordinamento oppure ciclo unico o magistrale a ciclo unico). Non vengono
conteggiati come immatricolati gli studenti che si iscrivono al primo anno di un corso di laurea specialistica.
21. Non vengono rilevati dall’indagine Miur i dati relativi agli studenti trevigiani iscritti al primo anno di una
laurea specialistica.
22. Il Miur ha ridefinito i “Gruppi disciplinari” (termine che, peraltro, viene utilizzato ancora da Almalaurea e
Istat) come “Aree disciplinari di afferenza” non del corso di laurea, ma della classe di laurea a cui appartiene il
corso. L’attribuzione alle aree avviene sulla base della classe di laurea a cui appartiene ciascun corso: si
superano in tal modo alcune imprecisioni rinvenibili nella precedente classificazione.
23. Il tasso di passaggio dalla scuola all’università – calcolato rapportando il totale degli immatricolati di un dato
anno accademico ai diplomati dell’anno scolastico precedente – offre una stima per eccesso della “probabilità” di
112
Nell’ultimo anno accademico preso in esame l’88,7% degli studenti si iscrive
alle lauree triennali, l’11,3% a lauree specialistiche o magistrali a ciclo unico
(Tabella 78); non risultano immatricolati alle lauree del vecchio ordinamento.
Tab. 75 – Dinamica del numero totale degli studenti immatricolati a corsi di studio
universitario residenti in provincia di Treviso.
Anno
Accademico
Numero di
immatricolati
Differenza su anno
accademico precedente
Indice (anno accademico
2003/04=100)
2003/04
3.655
-
100,0
2004/05
3.709
54
101,5
2005/06
3.594
-115
98,3
2006/07
3.423
-171
93,7
2007/08
3.363
-60
92,0
2008/09
3.363
0
92,0
2009/10
3.583
220
98,0
2010/11
3.492
-91
95,5
2011/12
3.422
-70
93,6
2012/13
3.357
-65
91,8
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati Miur, Ufficio di Statistica. Indagine sull’istruzione universitaria.
Tab. 76 – Confronto tra output della scuola secondaria di II grado e passaggio alla
formazione universitaria.
Scuola secondaria di II grado
Anno
Numero totale dei
scolastico
diplomati
Università
Anno
N. totale degli
accademico
immatricolati
2002/03
5.753
2003/04
3.655
63,5
2003/04
5.911
2004/05
3.709
62,7
2004/05
5.688
2005/06
3.594
63,2
2005/06
5.582
2006/07
3.423
61,3
2006/07
5.652
2007/08
3.363
59,5
2007/08
5.906
2008/09
3.363
56,9
2008/09
6.001
2009/10
3.583
59,7
2009/10
5.865
2010/11
3.492
59,5
2010/11
6.162
2011/12
3.422
55,5
2011/12
6.345
2012/13
3.357
52,9
Tasso di passaggio alla
formazione universitaria
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto e Miur, Ufficio di
Statistica. Indagine sull’istruzione universitaria.
una singola generazione di diplomati di proseguire gli studi all’università, in quanto i giovani che si
immatricolano all’università possono provenire da più di una generazione di diplomati.
113
Se si confrontano le immatricolazioni per aree disciplinari negli anni
accademici 2005/06, 2008/09, 2011/12 e 2012/13 si rileva (Tabella 77 e Grafico 1)
che
l’area economico-statistica, l’area ingegneria e l’area medica negli ultimi due
anni presi in esame occupano, rispettivamente, le prime tre posizioni nella
graduatoria delle scelte operate all’atto dell’iscrizione al corso universitario. Le
prime due si presentano in crescita in termini assoluti e percentuali mentre la
terza risulta in diminuzione dopo l’incremento registrato nell’anno accademico
precedente
risultano in crescita, in termini di peso percentuale, le scelte a favore dell’area
educazione fisica e dell’area scientifica
si confermano in diminuzione, in termini assoluti e percentuali, le scelte a
favore dell’area politico-sociale e dell’area architettura
mostrano un andamento alterno l’area linguistica, l’area giuridica, l’area
letteraria, l’area agraria, l’area psicologica, l’area insegnamento, l’area
chimico-farmaceutica, l’area geo-biologica
l’area difesa e sicurezza risulta assente.
Graf. 1 – Studenti immatricolati anni accademici 2005/06, 2008/09, 2011/12 e
2012/13: confronto aree disciplinari sul totale degli immatricolati (valori
percentuali).
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati Miur, Ufficio di Statistica. Indagine sull’istruzione universitaria.
114
8.2. Andamento delle immatr icolazioni ai cor si di scienze,
matematica e tecnologia 24
Tra gli anni accademici 2009/10 e 2012/13, a fronte di una diminuzione del
6,3% del totale di immatricolazioni a corsi di studio universitario, le
immatricolazioni ai corsi di scienze, matematica e tecnologia25 diminuiscono del
4,1% contro il 7% registrato per gli altri corsi. Se si prende in esame il complesso
delle immatricolazioni a corsi di studio universitari, quelle ai corsi di scienze,
matematica e tecnologia rappresentano nell’ultimo anno accademico considerato una
quota del 27,8%, leggermente superiore al 27,3% registrato nel 2009/1026 (Tabella
79).
9. Sintesi
1.
2.
Le iscrizioni alle classi prime del secondo ciclo nella provincia di Treviso per
l’a.s. 2013/14 sono state 8.284; prevalgono le iscrizioni ai licei e, nell’ordine,
agli istituti tecnici e agli istituti professionali.
Tra gli indirizzi liceali risulta prevalente il liceo scientifico; nell’istruzione
tecnica il settore tecnologico, complessivamente, raccoglie una percentuale più
consistente di iscrizioni, anche se i due indirizzi che ottengono il maggior
numero di scelte, singolarmente considerati, sono quelli del settore economico;
nell’istruzione professionale oltre il 70% degli studenti sceglie il settore
servizi, con una netta prevalenza dei servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità
alberghiera.
Nell’ultimo anno formativo si rileva una lieve ripresa degli iscritti ai percorsi di
Iefp; l’area meccanica, impianti e costruzioni risulta per tutti gli Iefp, sia
attivati presso gli Ip che presso i Cfp, quella prevalente sia in termini assoluti
che percentuali.
Il numero dei diplomati nell’anno scolastico 2012/13 è di 6.407 unità. Dai dati
si evince un rendimento complessivo del sistema (misurato in termini di
diplomati sul totale degli scrutinati) pari al 95,1%, inferiore di 4 punti
percentuali al tasso di successo dei soli esami di stato che è pari al 99,1%.
Il tasso complessivo di non ammissione alla classe successiva, per le classi
antecedenti alla quinta, considerando sia gli scrutini di giugno che lo
24. In linea con le definizioni internazionali, i corsi di scienze, matematica e tecnologia per l’Italia comprendono
i corsi di laurea delle seguenti classi: ai sensi del d.m. 509/99: 1, 4, 7, 8, 9, 10, 12, 21, 24, 25, 26, 30, 32, 37, 42 e
4/S; ai sensi del d.m. 270/04: L 2, L 4, L 6, L 7, L 8, L 9, L 13, L17, L 21, L 23, L 27, L 29, L 30, L 31, L 34, L
35, L 41 e LM 4cu; si veda, in proposito, Miur (2011), L’Università in cifre 2009-2010, Roma, Settembre.
25. Si veda paragrafo 8.1.
26. I dati delle immatricolazioni ai corsi di scienze, matematica e tecnologia sono stati ricalcolati sulla base della
definizione riportata nella nota 17.
115
3.
4.
5.
scioglimento della sospensione del giudizio, è pari al 10,4% degli studenti
scrutinati, con una punta del 15,4% nelle classi prime per scendere al 6,6%
nelle classi quarte: preoccupante risulta, pertanto, il tasso di dispersione nelle
classi prime.
Gli studenti che hanno conseguito un titolo di qualifica al termine di un
percorso triennale di Iefp sono 822. Prendendo in esame gli anni formativi dal
2009/10 al 2012/13, si registra un incremento del 12% dei qualificati che
riguarda sia la componente maschile che quella femminile; le aree meccanica,
impianti e costruzioni, servizi alla persona e servizi commerciali continuano ad
occupare le prime tre posizioni.
Gli allievi frequentanti nell’a.s. 2013/14 i nuovi ordinamenti (quindi, dalla
classe prima alla classe quarta), posti in essere a partire dall’a.s. 2010/11 in
seguito all’emanazione dei Regolamenti di riordino del secondo ciclo, sono
29.715, così distribuiti: circa il 42% frequenta un indirizzo liceale, il 37%
indirizzi dell’istruzione tecnica, una quota che si avvicina al 21% indirizzi
dell’istruzione professionale. Gli studenti che complessivamente nell’a.f.
2013/14 frequentano percorsi di Iefp sono 3.212 presso i Cfp e 779 presso gli
istituti professionali.
Il 24,9% degli studenti che frequentano percorsi di istruzione è in ritardo:
prendendo a riferimento il totale degli allievi, il 18,2% è in ritardo di un anno,
il 5,4% di due anni; l’1,4% di tre o più anni. Se si analizza il ritardo in rapporto
ai diversi ordini, si rileva che gli alunni in ritardo nei licei rappresentano il
12,5% degli alunni frequentanti, nei tecnici il 22,8%, nei professionali il
45,9%.
Gli alunni stranieri frequentanti nell’a.s. 2012/13 scuole trevigiane (statali e
paritarie, comprese le scuole dell’infanzia) assommano a 19.102 unità, pari al
14,3% degli studenti; il 43,5% degli studenti stranieri è nato all’estero.
Nella scuola primaria, la presenza di alunni stranieri è pari al 16,9% (7.474
allievi di cui il 26,5% nato all’estero); si rileva una decisa stabilità nel numero
assoluto di bambini stranieri nell’a.s. 2012/13 rispetto all’a.s 2011/12 e una
lieve diminuzione delle nazioni rappresentate. Nella scuola secondaria di primo
grado, gli alunni stranieri rappresentano il 15,8% (4.265 alunni di cui il 61,8%
è nato all’estero); rispetto all’a.s. 2011/12, si rileva un leggero decremento nel
numero di allievi stranieri e, più marcato, nelle nazionalità. Nella scuola
secondaria di secondo grado, la presenza si attesta sul 9,8% (3.766 allievi di cui
l’89,5% è nato all’estero); anche in questo caso si assiste ad un lieve
decremento nel numero degli allievi e nelle nazionalità.
La quota di alunni stranieri nei Cfp nell’a.s. 2013/14 è del 27,5%; negli ultimi
due anni formativi si rileva, comunque, una significativa diminuzione sia nel
numero degli alunni stranieri che nel numero di stati esteri di provenienza.
La Romania si conferma l’unico paese della Ue a collocarsi nella classifica dei
primi quindici paesi di provenienza di alunni stranieri.
116
6.
7.
Il fatto che aumenti la percentuale di allievi nati in Italia ha come conseguenza
che un sempre maggiore numero di alunni stranieri abbia una lunga
scolarizzazione, anche se non completa, in scuole italiane; ciò riduce di molto
le difficoltà di inserimento di tipo linguistico, ma non quelle di natura culturale
e sociale, che potrebbero invece col tempo acuirsi nelle seconde generazioni, a
causa dei conflitti identitari tra cultura d’origine e cultura del paese ospite.
Per ciò che riguarda le prove Invalsi, nella prova di italiano la percentuale di
risposte corrette degli studenti della Provincia di Treviso interessati alla
rilevazione non si discosta in maniera statisticamente significativa dal dato
nazionale poiché compresa nell’intervallo di confidenza di questo dato. Al
contrario, essa è inferiore in maniera statisticamente significativa al dato del
Veneto e al dato del Nordest. Tale risultato complessivo, però, deve tenere
conto del fatto che il dato della provincia comprende anche gli esiti della prova
di italiano degli studenti dei Cfp non ricompresi nei campioni di riferimento.
Nella prova di matematica, la percentuale di risposte corrette date dagli
studenti della provincia, benché calcolata anche sugli esiti degli studenti dei
Cfp, è superiore in maniera statisticamente significativa alla percentuale
nazionale, mentre non si discosta in maniera statisticamente significativa né dal
dato del Nordest né da quello della regione Veneto. Se si confrontano i risultati
provinciali con le altre province del Veneto, gli studenti trevigiani conseguono
un risultato superiore nella prova di italiano agli studenti delle province di
Belluno, Padova, Rovigo e Venezia, di poco inferiore agli studenti della
provincia di Vicenza, e inferiore agli studenti veronesi che conseguono il
miglior risultato della regione. Nella prova di matematica il dato trevigiano è
superiore a quello conseguito dagli allievi delle province di Verona, Venezia e
Rovigo, praticamente uguale a quello degli studenti padovani, inferiore a
quello delle altre province.
L’accesso degli studenti trevigiani alla formazione universitaria si presenta in
ulteriore diminuzione rispetto all’anno accademico precedente; anche il tasso
di passaggio alla formazione universitaria da parte degli studenti trevigiani è in
ulteriore decremento; le tre aree che occupano le prime tre posizioni nella
graduatoria delle scelte operate all’atto dell’iscrizione al corso universitario si
confermano l’area economico-statistica, l’area ingegneria e l’area medica. Le
immatricolazioni ai corsi di scienze, matematica e tecnologia diminuiscono in
misura inferiore a quella che si rileva per gli altri corsi di studio universitario.
117
118
IT09
IT10
IT13
Elettronica ed elettrotecnica
(biennio comune)
Informatica e telecomunicazioni
(biennio comune)
IT05
Meccanica, meccatronica ed
energia
(biennio comune)
Trasporti e logistica
(biennio comune)
Cod.
Indir.
Indirizzo
Settor e tecnologico
ITET
ITAT
ITIA
ITTL
Automazione
Informatica
Telecomunicazioni
ITEC
Elettronica
Elettrotecnica
ITLG
Logistica
ITCS
Costruzione del mezzo
ITCD
ITEN
Energia
Conduzione del mezzo
ITMM
Cod.
Artic.
Meccanica e meccatronica
Articolazioni
10.1. Istituti tecnici: codici indir izzi, ar ticolazioni ed opzioni
10. Appendice
ITCR
Conduzione del mezzo aereo
ITCI
ITCN
Costruzioni navali
Conduzione del mezzo navale
Conduzione di apparati ed impianti
marittimi
ITCT
ITCV
Costruzioni aeronautiche
ITMP
ITML
Tecnologie del legno
Cod.
Opz.
ITMO
Tecnologie delle materie plastiche
Tecnologie dell’occhiale
Opzioni
119
IT15
IT16
IT19
IT21
IT24
Grafica e comunicazioni
(biennio comune + triennio)
Chimica, materiali e
biotecnologie
(biennio comune)
Sistema moda
(biennio comune)
Agraria, agroalimentare e
agroindustria
(biennio comune)
Costruzioni, ambiente e territorio
(biennio comune)
Cod.
Indir.
IT01
IT04
Indirizzo
Amministrazione, finanza e
marketing
(biennio comune)
Turismo
(Biennio + Triennio)
Settor e economico
Cod.
Indir.
Indirizzo
ITCA
ITGT
Costruzione ambiente e territorio (triennio)
Geotecnico
Amministrazione finanza e marketing
(triennio)
Relazioni internazionali
Sistemi informativi aziendali
ITRI
ITSI
ITAF
Cod.
Artic.
ITVE
Viticoltura ed enologia
Articolazioni
ITPT
ITGA
Calzature e moda
Gestione dell’ambiente e del territorio
ITCZ
Tessile, abbigliamento e moda
Produzioni e trasformazioni
ITBS
ITAM
Biotecnologie sanitarie
ITBA
ITCM
Cod.
Artic.
Biotecnologie ambientali
Chimica e materiali
Articolazioni
Opzioni
Enotecnico
(solo 6° anno)
Tecnologie del legno nelle costruzioni
Tecnologie del cuoio
Tecnologie cartarie
Opzioni
Cod.
Opz.
ITCL
ITVT
ITGC
ITTC
Cod.
Opz.
120
IP08
IP05
IP02
IP01
Cod.
Indir.
Cod.
Indir.
IP09
IP10
Indirizzo
Manutenzione ed assistenza
tecnica
(biennio comune + triennio)
Produzioni industriali e
artigianali
(biennio comune)
Settor e industr ia e ar tigianato
Servizi per l’agricoltura e lo
sviluppo rurale
(biennio comune + triennio)
Servizi
socio-sanitari
(biennio + triennio)
Servizi per l’enogastronomia e
l’ospitalita’ alberghiera
(biennio comune)
Servizi commerciali
(biennio comune + triennio)
Indirizzo
Settor e ser vizi
Artigianato (triennio)
Industria (triennio)
Articolazioni
IPAG
IPID
Cod.
Artic.
IP03
IPEN
IP06
IP07
Enogastronomia (triennio)
Servizi di sala e di vendita (triennio)
Accoglienza turistica (triennio)
IP04
Cod.
Artic.
Odontotecnico (biennio + triennio)
Ottico (biennio + triennio)
Articolazioni
10.2. Istituti pr ofessionali: codici indir izzi, ar ticolazioni ed opzioni
Apparati, impianti e servizi tecnici
industriali e civili
Manutenzione dei mezzi di trasporto
Arredi e forniture di interni
Produzioni audiovisive
Produzioni tessili sartoriali
Produzioni artigianali del territorio
Opzioni
Promozione commerciale e pubblicitaria
Prodotti dolciari artigianali ed industriali
Gestione risorse forestali e montane
Valorizzazione e commercializzazione
dei prodotti agricoli del territorio
Opzioni
IPMM
IPAF
IPAV
IPTS
IPAT
IPAI
Cod.
Opz.
IPCP
IPPD
IPVP
Cod.
Opz.
IPGF
121
1
1.950
23
1
1.542
Area educazione fisica
Area difesa e sicurezza
Totale immatricolati
trevigiani
MF
3.492
2
36
89
171
283
289
291
246
539
158
187
474
351
148
128
100
100,0
0,1
1,0
2,5
4,9
8,1
8,3
8,3
7,0
15,4
4,5
5,4
13,6
10,1
4,2
3,7
2,9
MF%
M
1.474
0
24
13
8
50
66
80
74
286
92
88
373
106
79
41
94
1.948
0
14
78
133
268
166
164
153
298
75
93
76
224
93
79
34
F
3.422
0
38
91
141
318
232
244
227
584
167
181
449
330
172
120
128
MF
A. A. 2011/12
100,0
0,0
1,1
2,7
4,1
9,3
6,8
7,1
6,6
17,1
4,9
5,3
13,1
9,6
5,0
3,5
3,7
MF%
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati Miur, Ufficio di Statistica. Indagine sull’istruzione universitaria.
13
71
18
Area psicologica
163
244
8
39
Area linguistica
193
Area insegnamento
96
Area letteraria
182
165
81
109
Area giuridica
64
267
94
89
71
272
98
Area architettura
Area agraria
Area economicostatistica
Area politico-sociale
403
Area ingegneria
233
93
55
118
Area medica
80
48
F
21
M
A. A. 2010/11
79
Area scientifica
Area chimicofarmaceutica
Area geo-biologica
Area disciplinare di
afferenza
Tab. 77 – Studenti trevigiani immatricolati per aree disciplinari.
10.3. Appendice statistica
3.357
0
38
88
147
306
230
191
195
652
160
167
458
308
140
124
153
MF
100,0
0,0
1,1
2,6
4,4
9,1
6,9
5,7
5,8
19,4
4,8
5,0
13,6
9,2
4,2
3,7
4,6
MF%
A. A. 2012/13
-3,9
-100,0
5,6
-1,1
-14,0
8,1
-20,4
-34,4
-20,7
21,0
1,3
-10,7
-3,4
-12,3
-5,4
-3,1
53,0
Var.% 12/1310/11
MF
-1,9
-
0,0
-3,3
4,3
-3,8
-0,9
-21,7
-14,1
11,6
-4,2
-7,7
2,0
-6,7
-18,6
3,3
19,5
Var.% 12/1311/12
MF
122
1.950
263
0
1.651
36
F
3.492
419
0
3.035
38
MF
100,0
12,0
0,0
86,9
1,1
MF%
1.474
152
0
1.322
0
M
1.948
279
0
1.669
0
F
3.422
431
0
2.991
0
MF
A. A. 2011/12
100,0
12,6
0,0
87,4
0,0
MF%
1.950
1.665
285
F
3.492
2.534
958
MF
100,0
72,6
27,4
MF%
1.474
836
638
M
1.948
1.657
291
F
3.422
2.493
929
MF
A.A. 2011/12
100,0
72,9
27,1
MF%
3.357
381
0
2.976
0
MF
3.357
2.423
934
MF
100,0
72,2
27,8
MF%
-3,9
-4,4
-2,5
MF
Var.%
12/1310/11
-3,9
-9,1
-
-1,9
-100,0
MF
-1,9
-2,8
0,5
MF
Var.%
12/1311/12
-1,9
-11,6
-
-0,5
-
MF
Var.% 12/13- Var.% 12/1310/11
11/12
A.A. 2012/13
100,0
11,3
0,0
88,7
0,0
MF%
A. A. 2012/13
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati Miur, Ufficio di Statistica. Indagine sull’istruzione universitaria. Nota: (*) si tratta di studenti che si immatricolano ad una laurea
triennale nei corsi indicati, definiti come alla nota 26.
1.542
869
Altri corsi
Totale immatricolati trevigiani
673
Corsi di matematica, scienze e tecnologie
M
A.A. 2010/11
Tab. 79 – Studenti trevigiani immatricolati per corsi di matematica, scienze e tecnologie.
Fonte: elaborazioni Osservatorio Economico su dati Miur, Ufficio di Statistica. Indagine sull’istruzione universitaria.
1.542
156
Laurea
Specialistica/magistrale a
ciclo unico (Lscu)
Totale immatricolati
trevigiani
0
1.384
2
M
Laurea specialistica (Ls),
magistrale (Lmg)
Laurea triennale (L)
Laurea (v.o. - Cdl)
Tipologia del corso di laurea
A. A. 2010/11
Tab. 78 – Studenti trevigiani immatricolati per tipologia di laurea.
4. La dinamica occupazionale e il ricorso agli
ammortizzatori sociali
di Maurizio Gambuzza e Maurizio Rasera*
Si è concluso anche il 2013 ed ancora, soprattutto a livello occupazionale, è
assai difficile intravvedere segnali che possano in qualche modo sancire una
inversione di tendenza rispetto a quello che ormai è, da sei anni a questa parte, un
trend di decisa contrazione. Il sistema economico provinciale, come del resto anche
quello regionale, non sembra essere riuscito ad arrestare la fase di
ridimensionamento; edilizia e manifatturiero, pur in una disomogeneità di
comportamenti se riferiti alle singole imprese, vedono precedere i dati di bilancio
occupazionale da un vistoso segno meno.
Il ciclo economico internazionale ha invece evidenziato delle prime tendenze di
miglioramento, soprattutto in alcune delle economie avanzate, a fronte di manifeste
difficoltà dei paesi emergenti dove i tassi di cambio sono crollati come conseguenza
del ritorno degli investitori sui mercati occidentali sia per quanto riguarda i titoli dei
debiti pubblici che per quelli quotati nelle borse. Le dinamiche di crescita dei Bric
hanno subito ridimensionamenti che scontano, anche se non soltanto, situazioni di
instabilità interna, in parte dovute a motivazioni di natura politica (prossimità di
tornate elettorali, ricambi non indolori delle classi dirigenti etc.) e in parte al nascere
ed intensificarsi di rivendicazioni sociali fino a poco tempo fa del tutto sconosciute.
L’economia italiana ha visto arrestarsi la caduta del Pil nel terzo trimestre del
2013 e nel quarto vi è stata una variazione favorevole. Le previsioni per l’anno in
corso sono positive, ma non certo di natura tale da far presagire chissà quali effetti di
incremento sul versante occupazionale (le differenti stime prodotte da Confindustria,
Fmi, Istat, Banca d’Italia vedono la crescita del pil oscillare da un minimo dello 0,6
ad un massimo dello 0,8%).
In Veneto le cose non andranno in maniera sostanzialmente diversa rispetto al
resto del paese: se nel corso del 2013 il pil era diminuito dell’1,6% (a fronte
dell’1,9% a livello nazionale) le previsioni di Prometeia vedono per il 2014 una
crescita dell’1%, sostenuta essenzialmente dall’espansione delle esportazioni
(+4,2%) e non dalla domanda interna.
Le ripercussioni sul mercato del lavoro sono ancora molto significative: in
Veneto nell’ultimo anno sono state perse ulteriori 18,6mila posizioni di lavoro
*
Veneto Lavoro.
123
dipendente, a Treviso 4,5mila ed in entrambi gli ambiti territoriali va segnalato il
largo impiego degli ammortizzatori sociali che mirano alla salvaguardia dei posti di
lavoro (le diverse casse integrazione, i rapporti di solidarietà) che hanno
decisamente contribuito a mitigare, almeno temporaneamente, l’intensità dei
processi di espulsione. Le prospettive, però, su questo versante non sono
particolarmente rosee perché le risorse tendono costantemente a ridursi e diventa
sempre più difficile stanziare fondi quando il gettito si riduce. In periodo di scarsità
diventa imperativo fare scelte e non sarà facile per i decisori politici, soprattutto in
un quadro di riferimento europeo che, nonostante gli esiti fino ad ora poco
incoraggiati in termini di risultati concreti, vede ancora nella severa politica di
bilancio l’unica cura per l’economia in difficoltà.
Nei paragrafi che seguono si cercherà di dare dettagliatamente conto di quali
siano stati gli effetti concreti sulle dinamiche occupazionali nel perdurare delle
difficoltà economiche, con molta attenzione ai dati amministrativi che, in questa
fase, sembrano essere gli unici in grado di rendere conto efficacemente delle
tendenze congiunturali in atto.
1. La r ilevazione continua delle for ze lavor o
Il riferimento principale e punto di partenza per l’analisi delle caratteristiche e
delle dinamiche complessive dell’occupazione nel nostro Paese è rappresentato dalle
informazioni derivanti dall’indagine continua sulle forze di lavoro dell’Istat (d’ora in
avanti Rcfl) che, a cadenza annuale, fornisce indicazioni articolate anche a livello
provinciale. Come abbiamo sottolineato più volte nei precedenti Rapporti, si tratta di
dati frutto di un’indagine campionaria la cui attendibità risulta decrescente man
mano che si prendono in considerazione ambiti spaziali e aggregati di popolazione
più ridotti. Quindi daremo inevitabilmente meno risalto alle indicazioni di tendenza
che da essa emergono, per focalizzare invece l’attenzione sulla lettura dei caratteri
strutturali del mercato del lavoro provinciale e dei principali indicatori ufficiali in
prospettiva comparata, rinviando poi alle fonti amministrative il monitoraggio
puntuale delle tendenze degli ultimi anni.
Nel 2013 gli occupati in provincia risultano in media annua 383mila, 220 dei
quali uomini (il 57,4%); il peso del lavoro dipendente si mantiene superiore rispetto
al livello registrato nel complesso della regione, il 77,5% contro il 76%. I
disoccupati hanno raggiunto le 30mila unità, con una significativa prevalenza dei
maschi (Tabella 1).
Gli indicatori sintetici rendono conto del progressivo peggioramento delle
condizioni occupazionali rispetto ai dati pre-crisi, particolarmente rilevante per la
componente maschile. Il tasso di disoccupazione raggiunge il 7,3%, un valore più
che doppio di quello registrato sei anni prima, con una crescita particolarmente
marcata per gli uomini che, rispetto ad un livello più che fisiologico riscontrabile
ancora nel 2008 (appena il 2%), toccano nell’ultimo anno il 6,7%; tale tendenza
124
segna una riduzione significativa delle differenze di genere, che si attestano ora ad
appena 1,4 punti percentuali a favore della componente maschile. Anche il tasso di
occupazione, che è pari nel complesso al 64,4% e al 73,1% per gli uomini, risulta
distante dal livello pre-crisi quando i medesimi valori erano rispettivamente il 68,3%
e il 78,1%.
La quota degli occupati nell’industria sul totale si è ridotta al 41% ma rimane
stabilmente superiore rispetto a quella riscontrata nel complesso della regione
(Tabella 2).
Tab. 1 – Forze di lavoro in provincia di Treviso per genere (in migliaia). Anni 20082013.
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Popolazione 15 anni ed oltre
373
377
379
382
384
385
Forze di lavoro 15 e più
175
160
156
162
173
177
Occupati 15 anni e più
166
149
141
151
162
163
9
12
15
11
11
14
Tasso di attività (15-64)
61,5
55,9
54,2
56,0
59,8
60,5
Tasso di occupazione (15-64)
58,2
51,8
49,0
52,3
55,8
55,6
5,3
7,3
9,5
6,6
6,6
8,1
Popolazione 15 anni ed oltre
360
363
364
366
367
363
Forze di lavoro 15 e più
238
234
239
235
242
236
Occupati 15 anni e più
234
227
228
226
229
220
Femmine
Disoccupati 15 anni e più
Tasso di disoccupazione (15 e più)
Maschi
Disoccupati 15 anni e più
5
7
11
10
13
16
Tasso di attività (15-64)
79,7
77,6
79,1
78,4
80,3
78,5
Tasso di occupazione (15-64)
78,1
75,3
75,5
75,1
75,8
73,1
2,0
3,0
4,5
4,2
5,4
6,7
Popolazione 15 anni ed oltre
733
740
744
747
750
748
Forze di lavoro 15 e più
413
395
395
398
416
413
Occupati 15 anni e più
399
376
369
377
391
383
14
19
26
21
25
30
Tasso di attività (15-64)
70,7
66,9
66,9
67,3
70,2
69,6
Tasso di occupazione (15-64)
68,3
63,8
62,5
63,8
65,9
64,4
3,4
4,7
6,5
5,2
5,9
7,3
Tasso di disoccupazione (15 e più)
Totale
Disoccupati 15 anni e più
Tasso di disoccupazione (15 e più)
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Istat Rcfl.
125
Tab. 2 – Occupati totali e dipendenti in provincia di Treviso (in migliaia). Anni
2008-2013.
2008
2009
2010
2011
2012
2013
399
376
369
377
391
383
8
8
12
10
12
12
Occupati industria in senso stretto
Occupati costruzioni
141
33
135
29
129
36
135
38
140
34
133
24
Occupati totale industria
Occupati totale altre attività
175
217
164
203
165
193
173
194
174
205
157
214
Treviso
Occupati totali
Occupati agricoltura
Dipendenti totali
302
297
287
297
302
297
Dipendenti agricoltura
Dipendenti industria in senso stretto
[2]
122
[2]
119
[3]
118
4
122
7
125
6
119
Dipendenti costruzioni
Dipendenti totale industria
21
143
17
136
20
138
22
144
20
144
17
136
Dipendenti totale altre attività
Quota occ. agricoltura su totale occupati
157
2,0
159
2,2
146
3,2
150
2,7
151
3,0
155
3,1
Quota occ. industria su totale occupati
43,8
43,7
44,7
45,8
44,5
41,0
Quota occ. terziario su totale occupati
Quota dipendenti su totale occupati
54,2
75,7
54,1
79,0
52,2
77,6
51,5
78,8
52,5
77,3
55,9
77,5
Quota dipendenti industria su totale industria
Tasso di industrializzazione
81,8
23,8
82,7
22,2
83,5
22,2
83,3
23,1
82,9
23,2
86,6
21,0
Tasso di terziarizzazione
29,5
27,5
25,9
26,0
27,4
28,6
2.159
61
2.112
60
2.112
68
2.134
70
2.136
75
2.082
66
675
180
636
172
589
175
617
28
602
167
576
148
Veneto
Occupati totali
Occupati agricoltura
Occupati industria in senso stretto
Occupati costruzioni
Occupati totale industria
855
808
764
790
769
724
1.243
1.670
1.243
1.654
1.280
1.609
1.275
1.640
1.292
1.634
1.292
1.583
Dipendenti agricoltura
Dipendenti industria in senso stretto
20
589
21
571
23
520
24
546
27
531
21
505
Dipendenti costruzioni
110
105
102
99
97
88
Dipendenti totale industria
Dipendenti totale altre attività
700
951
675
957
622
964
645
971
628
979
593
970
Quota occ. agricoltura su totale occupati
Quota occ. industria su totale occupati
2,8
39,6
2,8
38,3
3,2
36,2
3,3
37,0
3,5
36,0
3,2
34,8
Quota occ. terziario su totale occupati
Quota dipendenti su totale occupati
57,6
77,3
58,9
78,3
60,6
76,2
59,7
76,8
60,5
76,5
62,1
76,0
Quota dipendenti industria su totale industria
81,8
83,5
81,5
81,6
81,6
81,9
Tasso di industrializzazione
Tasso di terziarizzazione
20,8
30,2
19,4
29,9
18,3
30,6
18,8
30,4
18,3
30,6
17,3
30,9
Occupati totale altre attività
Dipendenti totali
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Istat Rcfl.
126
2. I flussi del mer cato del lavor o
Tenendo conto della differenza di universi e di modalità di rilevazione tra i dati
amministrativi desunti dalla fonte Silv e quelli della Rfl, possiamo proporre un
bilancio occupazionale dettagliato a partire dall’insieme del lavoro dipendente
attivato dalle imprese del settore privato e dalla pubblica amministrazione della
provincia di Treviso, con l’esclusione dei contratti di job on call, del lavoro
domestico e del lavoro parasubordinato (che saranno trattati a parte).
Gli effetti occupazionali in termini di intensità, di pervasività, di durata e di
caratterizzazioni specifiche della crisi in atto sono riassunte nei grafici che
documentano le variazioni mensili cumulate a carico delle principali macrocomponenti di domanda e offerta (Grafici 1, 2, 3).
L’andamento complessivo del lavoro dipendente evidenzia la caduta
occupazionale che a partire dall’inizio del 2008 è giunta a cumulare 21mila
posizioni di lavoro (Grafico 1), caduta che sarebbe ancora più rilevante se come
punto di partenza fosse preso il maggio di quell’anno quando gli occupati in
provincia raggiunsero il massimo storico. Nell’ultimo anno sono state oltre 4,4mila
le nuove perdite (più o meno sugli stessi livelli del 2012) che sono andate a
cumularsi alle precedenti. Le curve disegnano i diversi andamenti che hanno
caratterizzato le componenti di genere e di nazionalità, mostrando come solo le
donne straniere siano riuscite a mantenere costantemente i livelli pre-crisi, almeno
con riferimento al volume complessivo e non al destino individuale 1. La componente
italiana nel suo insieme è responsabile di oltre 2/3 della perdita di posizioni
lavorative, con massimo effetto sui maschi (+10mila) che anche tra gli stranieri
risultano fortemente penalizzati (-4,7mila).
Continua l’emorragia dell’industria (Grafico 2) come pure, e con ancora minori
oscillazioni nel corso dei mesi, quella che si registra nel settore delle costruzioni,
con quantità diverse dovute anche al rispettivo peso occupazionale che i settori
hanno in provincia: la prima ha raggiunto le -18,6mila posizioni lavorative e la
seconda le -6,4mila. In positivo invece il bilancio che fanno segnare l’agricoltura (un
+600 posizioni complessive, con un andamento costantemente positivo) e soprattutto
i servizi (+3,2mila) che nel corso del 2013 è sempre stato positivo anche al netto
degli effetti stagionali.
1. Da precedenti ricerche condotte si evidenzia come, a fronte di un volume anche stabile di presenza
occupazionale, per la componente straniera si sia in realtà assistito in questi anni di crisi ad un elevato turnover
degli individui, con abbandoni e new entry che hanno comunque caratterizzato un mercato del lavoro diventato
sicuramente più ingessato e meno dinamico.
127
Graf. 1 – Variazioni occupazionali mensili per genere e nazionalità: 31 dicembre
2007-31 dicembre 2013.
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv.
Graf. 2 – Variazioni occupazionali mensili per macrosettore: 31 dicembre 2007-31
dicembre 2013.
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv.
128
Approfondendo l’analisi sul manifatturiero2 (Grafico 3), componente prioritaria
del sistema produttivo provinciale, ben si può mettere in luce la gerarchia delle
difficoltà (ed anche dei diversi pesi nello stock di occupati): con andamenti
convergenti, anche se leggermente sfasati nelle cadenze mensili nel corso degli anni
come conseguenza di una diversa “stagionalità”, sono il metalmeccanico (-6mila), il
legno mobilio (-5,6mila) ed il sistema moda (-4mila) a generare gran parte della
caduta occupazionale.
Graf. 3 – Variazioni occupazionali mensili per settori industriali: 31 dicembre
2007-31 dicembre 2013.
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv.
Il giudizio sul 2013 non può di conseguenza discostarsi molto rispetto a quello
espresso nel corso degli ultimi anni, data la sostanziale conferma di quelle che sono
state le principali tendenze, anche se qualche cosa sembra muoversi nel mercato del
lavoro: le assunzioni hanno, ad esempio, finito di ridursi e sono salite a poco meno
di 92mila, con un incremento rispetto all’anno precedente di circa due punti
percentuali (Tabella 33) che ha interessato abbastanza omogeneamente tutte le
componenti, indipendentemente dal genere e dalla nazionalità. Nonostante questa
2. Gli andamenti del quale sono stati dettagliatamente analizzati, anche a livello di filiera, nella recente
pubblicazione realizzata dall’Osservatorio Le filiere produttive trevigiane nella lunga crisi. Imprese, lavoro,
export tra criticità e trasformazioni, Collana Studi e Ricerche n. 20, Treviso, 2014.
3. Nelle tabelle contenenti dati estratti da Silv tutti i valori sono approssimati a cinque per effetto dell’adozione,
all’interno del sistema di estrazione dati, di una procedura messa a punto al fine del rispetto della legge sulla
privacy. Per tale ragione i totali possono non corrispondere alla somma dei valori parziali.
129
ritrovata vitalità i bilanci sono stati a loro volta negativi per tutti, con leggera
accentuazione per i maschi autoctoni.
Tab. 3.a – Assunzioni e saldi occupazionali per settore e Cpi. Totale 2013
(continua).
Assunzioni
Totale provincia
Agricoltura
Estrattive
Made in Italy
Metalmeccanico
Altre industrie
Utilities
Costruzioni
Comm.-tempo libero
Ingrosso e logistica
Servizi finanziari
Terziario avanzato
Servizi alla persona
Altri servizi
Totale
Castelfranco Veneto
Agricoltura
Estrattive
Made in Italy
Metalmeccanico
Altre industrie
Utilities
Costruzioni
Comm.-tempo libero
Ingrosso e logistica
Servizi finanziari
Terziario avanzato
Servizi alla persona
Altri servizi
Totale
Conegliano
Agricoltura
Estrattive
Made in Italy
Metalmeccanico
Altre industrie
Utilities
Costruzioni
Comm.-tempo libero
Ingrosso e logistica
Servizi finanziari
Terziario avanzato
Servizi alla persona
Altri servizi
Totale
Saldi occupazionali
Totale
Di cui
femmine
Di cui
stranieri
Totale
Di cui
femmine
Di cui
stranieri
6.270
30
16.050
8.775
4.430
650
4.820
15.595
6.120
715
2.775
21.355
4.350
91.925
2.145
5
7.055
1.780
1.640
155
265
8.920
1.735
410
1.690
17.210
2.680
45.685
2.985
0
6.700
2.510
1.720
115
2.330
2.745
1.495
10
265
965
1.425
23.265
105
-50
-1.735
-975
-380
50
-1.115
-700
-285
-65
100
680
-70
-4.465
30
-5
-805
-220
-100
45
-125
-525
-95
0
-10
545
15
-1.265
50
0
-300
-250
-70
-5
-350
-100
-60
-10
5
100
-15
-1.015
315
10
2.125
1.660
520
100
745
2.105
620
35
310
3.255
290
12.090
115
0
1.085
310
145
5
50
1.130
160
20
220
2.555
200
5.995
85
0
1.130
445
185
40
385
240
145
0
40
100
100
2.900
-35
-15
-235
-215
-10
-15
-220
-90
10
-15
-20
105
5
-750
-5
0
-120
-15
0
0
-10
-80
25
0
-25
55
5
-170
-35
0
-160
-60
5
-5
-110
0
-5
0
0
-5
-5
-375
1.170
10
1.555
1.855
400
25
440
1.520
610
75
340
2.850
725
11.565
390
0
755
390
135
10
25
990
190
55
180
2.340
415
5.865
475
0
425
590
105
5
190
290
110
0
15
120
385
2.710
75
-10
-290
-105
-75
-5
-165
-60
-95
-5
35
120
-15
-585
15
-5
-90
-50
-5
0
-25
-35
-40
0
0
95
-20
-155
35
0
-55
-65
-30
0
-70
-10
5
0
0
20
0
-170
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv.
130
Tab. 3.b – (segue) Assunzioni e saldi occupazionali per settore e Cpi. Totale 2013
(continua).
Assunzioni
Montebelluna
Agricoltura
Estrattive
Made in Italy
Metalmeccanico
Altre industrie
Utilities
Costruzioni
Comm.-tempo libero
Ingrosso e logistica
Servizi finanziari
Terziario avanzato
Servizi alla persona
Altri servizi
Totale
Oderzo
Agricoltura
Estrattive
Made in Italy
Metalmeccanico
Altre industrie
Utilities
Costruzioni
Comm.-tempo libero
Ingrosso e logistica
Servizi finanziari
Terziario avanzato
Servizi alla persona
Altri servizi
Totale
Pieve di Soligo
Agricoltura
Estrattive
Made in Italy
Metalmeccanico
Altre industrie
Utilities
Costruzioni
Comm.-tempo libero
Ingrosso e logistica
Servizi finanziari
Terziario avanzato
Servizi alla persona
Altri servizi
Totale
Saldi occupazionali
Totale
Di cui
femmine
Di cui
stranieri
Totale
Di cui
femmine
Di cui
stranieri
1.215
5
3.140
910
570
45
875
1.765
1.075
135
355
2.850
485
13.425
410
0
1.535
200
130
25
40
1.140
415
55
230
2.300
250
6.740
545
0
1.255
240
135
5
370
470
285
5
45
110
130
3.595
25
-5
-110
-150
-125
10
-120
20
115
20
40
130
-40
-210
10
0
-40
-20
-25
5
-10
10
50
5
30
75
-25
50
10
0
15
-30
-50
5
-55
5
50
-15
10
30
-5
-45
1.285
0
3.085
1.125
1.970
30
550
1.305
840
20
195
1.630
375
12.430
330
0
965
305
865
10
20
805
135
15
95
1.240
240
5.050
665
0
1.670
415
1.075
0
205
195
405
0
30
145
130
4.940
40
0
-235
100
-25
10
-35
-65
-50
0
35
75
0
-145
15
0
-100
30
-10
5
-10
-50
-5
5
15
70
15
-20
25
0
0
65
15
0
0
-10
-25
0
0
0
-10
65
760
0
530
215
45
30
140
325
130
5
75
630
140
3.035
315
0
195
40
10
15
5
180
35
5
50
490
55
1.405
445
0
145
45
10
0
65
35
15
0
0
45
45
855
-15
0
-285
-105
-20
10
-45
-15
-65
0
0
75
-35
-495
-5
0
-115
-10
-15
5
-10
-15
-30
0
-5
65
-25
-155
-15
0
-50
-50
0
0
-10
-10
-25
0
-5
10
-25
-170
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv.
131
Tab. 3.c – (segue) Assunzioni e saldi occupazionali per settore e Cpi. Totale 2013.
Assunzioni
Di cui
Totale
femmine
Treviso
Agricoltura
Estrattive
Made in Italy
Metalmeccanico
Altre industrie
Utilities
Di cui
stranieri
Saldi occupazionali
Di cui
Totale
femmine
Di cui
stranieri
1.225
485
665
20
5
5
0
0
-25
-5
30
0
4.890
2.465
2.145
410
1.965
660
-450
-455
-275
-160
-40
-80
835
365
340
80
190
55
-125
40
-45
25
0
-5
Costruzioni
1.925
110
1.040
-465
-60
-100
Comm.-tempo libero
Ingrosso e logistica
8.130
2.705
4.335
785
1.440
510
-445
-200
-330
-75
-65
-55
Servizi finanziari
Terziario avanzato
425
1.405
240
850
5
130
-80
5
-20
-30
0
5
Servizi alla persona
Altri servizi
8.740
2.220
7.165
1.415
415
610
165
15
170
60
50
25
Totale
35.345
18.360
7.680
-1.995
-740
-230
Vittorio Veneto
Agricoltura
290
90
100
10
0
0
Estrattive
Made in Italy
0
715
0
370
0
105
0
-150
0
-70
0
-20
Metalmeccanico
545
130
120
-50
10
-35
Altre industrie
Utilities
100
50
20
5
20
5
-5
5
-5
0
-10
0
Costruzioni
Comm.-tempo libero
140
450
5
335
75
80
-65
-40
-5
-20
0
-10
Ingrosso e logistica
Servizi finanziari
145
20
20
15
25
0
0
0
-10
0
-5
0
Terziario avanzato
80
60
0
10
5
0
Servizi alla persona
Altri servizi
1.395
115
1.110
105
25
30
20
-5
25
-5
-5
-5
Totale
4.035
2.270
585
-290
-80
-95
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv.
Il saldo negativo annuale penalizza ancora fortemente i settori industriali: il
made in Italy (moda e legno) perde anche quest’anno, come negli ultimi due, circa
1,7mila posti, il metalmeccanico quasi mille (qualche cosa di più che nel 2012).
Lieve l’assottigliamento delle perdite nelle costruzioni che subiscono una riduzione
superiore alle mille unità rispetto alle 1,5mille precedenti. Male nel 2013 anche il
commercio e tempo libero come pure l’ingrosso e la logistica, che insieme perdono
quanto la metalmeccanica (mille posizioni). Saldi positivi di una certa entità si
riscontrano solo nei servizi alla persona (+700), anche se piace sottolineare, quasi
132
come in auspicio, le +100 posizioni lavorative che hanno caratterizzato il terziario
avanzato.
Queste tendenze sono comuni a tutti gli ambiti territoriali in cui si è soliti
suddividere la provincia e cioè quelli di pertinenza ai Centri per l’impiego, a loro
volta sovrapponibili ai bacini del mercato del lavoro. La ripresa dei flussi di
assunzione è stata significativamente più rilevante nei territori di Montebelluna,
Castelfranco e Oderzo, mentre si è assistito nel complesso ad un peggioramento dei
livelli occupazionali, con una perdita più accentuata, anche rispetto alla dimensione
territoriale, a Pieve di Soligo, unico Cpi che ha visto ridursi rispetto all’anno
precedente, seppur di poco, anche le assunzioni. Gli stranieri sono stati
rilevantemente penalizzati a Castelfranco, dove rappresentano il 50% dei posti persi
(quasi tutti collocati tra le costruzioni ed il made in Italy) e a Pieve di Soligo dove
sono il 34% delle perdite (distribuite senza troppa concentrazione nei diversi
settori); Oderzo è l’unico territorio dove invece fanno registrare un saldo positivo
(60 unità) a fronte di un calo occupazionale degli autoctoni di -205. Alla
componente femminile è imputabile il 28% della riduzione di posizioni lavorative in
provincia, mentre nei territori di Treviso (37%) e Pieve di Soligo (31%) tale quota è
superiore ed attribuibile alle performance negative del settore moda, come pure del
commercio. Unica eccezione nel panorama provinciale il territorio di Montebelluna
che vede crescere le donne occupate, seppur di solo 50 unità.
L’analisi dei flussi di assunzione per forma contrattuale (Tabella 4) evidenzia
la grande incertezza che ancora caratterizza il panorama economico provinciale: a
crescere nel corso del 2013 sono solo i contratti temporanei (somministrazione,
+14%, e tempo determinato, +3%) mentre si riducono consistentemente i tempi
indeterminati (-16%) e ancor di più i contratti di apprendistato (-196%). Sulla stessa
linea interpretativa (l’incertezza) anche l’altro canale per la stabilizzazione
occupazionale e cioè le trasformazioni a tempo indeterminato: flettono
complessivamente del 21%, con accentuazione per le provenienti dall’apprendistato
(-26%) anche come conseguenza della rarefazione delle stipule avvenuta nel corso
degli ultimi anni. I tempi indeterminati sono stati il 14% delle nuove stipule
contrattuali, mentre le trasformazioni valgono il 38% quale canale d’accesso al
contratto stabile.
Questi andamenti hanno ovvio riscontro sulle perdite occupazionali,
significativamente concentrate tra i tempi indeterminati (quasi 3mila) e
nell’apprendistato (un migliaio), tra i primi anche per effetto della riduzione delle
trasformazioni.
È una tendenza molto generalizzabile: lo è per tutti i territori; per tutti i settori
fatta eccezione per i servizi alla persona (+615), per il terziario avanzato (+140) e
per le utilities (+80) nei quali invece si registra una crescita dei tempi indeterminati;
per genere e nazionalità con l’eccezione delle donne italiane che salgono di 75 unità
nelle posizioni maggiormente stabili.
133
Tab. 4 – Assunzioni, trasformazioni e saldi occupazionali per contratto, settore e
Cpi. Totale 2013.
Assunzioni
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Trasformazioni
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Saldi
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Saldo 2013
Agricoltura
Estrattive
Made in Italy
Metalmeccanico
Altre industrie
Utilities
Costruzioni
Comm.-tempo libero
Ingrosso e logistica
Servizi finanziari
Terziario avanzato
Servizi alla persona
Altri servizi
Femmine
Straniere
Italiane
Maschi
Stranieri
Italiani
Castelfranco Veneto
Conegliano
Montebelluna
Oderzo
Pieve di Soligo
Treviso
Vittorio Veneto
Totale
Cti
Cap
Ctd
Somministrazione
115.810
86.390
94.045
98.420
90.560
91.925
29.115
17.150
16.965
17.700
14.755
12.435
11.005
6.270
6.860
7.025
5.195
4.185
51.475
45.045
47.690
49.070
47.295
48.815
24.215
17.930
22.525
24.625
23.320
26.490
10.455
9.685
10.160
10.845
9.735
7.695
-
2.170
2.625
3.075
2.905
2.325
1.730
8.285
7.060
7.085
7.940
7.410
5.965
-
265
-8.760
-2.405
-1.515
-4.200
-4.465
2.720
-4.640
-2.965
750
-825
-2.970
755
-1.985
-1.615
-1.010
-1.285
-970
-2.150
-2.360
1.530
-795
-1.825
-285
-1.065
230
645
-460
-260
-240
100
-50
-1.740
-975
-385
45
-1.120
-700
-285
-65
95
680
-75
-1.265
-1.195
-70
-3.200
-2.255
-945
-750
-585
-210
-140
-495
-1.995
-290
-20
-50
-1.580
-660
-265
80
-745
-340
-175
0
140
615
25
-780
-855
75
-2.185
-1.540
-645
-430
-375
-120
-355
-440
-1.075
-170
0
0
-200
45
-75
-5
-215
-215
-10
-40
-110
-100
-40
-455
-315
-140
-520
-315
-205
-185
-60
-150
-100
-50
-380
-50
130
0
-100
-115
-40
-20
-165
-110
-65
-10
55
175
-25
-15
5
-20
-270
-165
-105
50
-145
105
195
-20
-470
-5
-10
0
140
-240
-5
-5
0
-35
-35
-15
10
-10
-35
-15
-30
15
-225
-235
10
-185
-5
-45
115
15
-65
-70
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv.
134
Andando ad osservare le altre tipologie contrattuali che stanno nei dintorni del
lavoro dipendente (Tabella 5) possiamo cogliere come la recessione stia erodendo
anche questi canali d’impiego. Le modifiche normative entrate in vigore nell’ultima
parte del 2012 ne hanno maggiormente vincolato l’impiego e contrastato le
possibilità di elusione contributiva, contribuendo a determinare una fortissima
contrazione delle stipule di lavoro intermittente, ridottisi a meno della metà in un
solo anno dopo che avevano attraversato la crisi accreditandosi come unica forma di
reclutamento in costantemente aumento. Il parasubordinato, interessato anch’esso da
interventi legislativi di maggior tutela, vede ridursi le stipule dell’11% rispetto al
2012. In entrambe le forme contrattuali pagano di più la riduzione di stipule
avvenuta gli stranieri (-64% e -21% rispettivamente) e le donne (-57% e -20%);
settorialmente e territorialmente si contrae sempre l’intermittente mentre il
parasubordinato vede un aumento dell’11% nel commercio e tempo libero come
pure, seppur più modestamente (+2%), negli altri servizi, oltre che nei Cpi di
Montebelluna (+30%), Castelfranco (+15%) e Vittorio Veneto (+4%).
Possiamo segnalare inoltre: un ulteriore incremento delle stipule relativamente
al lavoro domestico (+3%) largamente imputabile alla componente maschile
straniera, forse come strategia di elusione contributiva e come necessità per la
conferma del permesso di soggiorno messo in dubbio da periodi troppo lunghi di
disoccupazione; una ulteriore espansione delle esperienze lavorative (stage) che
hanno superato le 6mila unità, con una crescita del 17% sul 2012, molto numerosi
nei servizi alla persona e nel commercio-tempo libero (insieme il 47% del totale) e
che hanno coinvolto paritariamente maschi e femmine, in maniera quasi esclusiva
autoctoni.
Un’altra modalità per affrontare la crisi è quella di diluirla, di dividere il lavoro
fra più persone, riducendo l’orario giornaliero o settimanale di ciascuna. Ed in effetti
il part time in questi anni è notevolmente cresciuto passando dal 21% del totale
assunzioni nel 2008 al 31% del 2013 (Tabella 6), ancor più marcata la variazione
segnalata dai maschi italiani (dal 12% al 22%) e dai maschi stranieri (10% al 22%).
Nell’ultimo anno l’incremento è stato pari al 3% con un rallentamento
dell’espansione rispetto ai due anni precedenti ed ha riguardato soprattutto la
componente maschile straniera (cresciuta del 18%), anche se in valore assoluto sono
le donne italiane a generare i maggiori flussi (51% del totale) e ad essere reclutate in
maniera più rilevante con questo strumento (per le donne italiane e straniere 4
assunzioni ogni 10 avvengono a part time). Settorialmente i servizi assorbono gran
parte delle assunzioni ad orario ridotto, con una forte concentrazione nel commercio
(32% del totale assunzioni) e nei servizi alla persona (26%), ma va anche segnalato
il forte peso del made in Italy (15%) che pure è tra gli industriali. Il territorio di
Treviso, con la forte concentrazione di attività terziarie, da solo assorbe il 48% di
tutte le stipule effettuate a livello provinciale.
135
Tab. 5 – Attivazioni di altri rapporti di lavoro ed esperienze lavorative per settore,
nazionalità, genere e Cpi. Totale 2013.
Intermittente
Domestico
Parasubordinato
Esperienze lavorative
3.930
4.700
6.685
7.255
40
0
70
135
0
0
5
0
140
0
335
650
Metalmeccanico
45
0
210
830
Altre industrie
20
0
120
220
Totale
Agricoltura
Estrattive
Made in Italy
Utilities
Costruzioni
Comm.-tempo libero
Ingrosso e logistica
5
0
20
85
100
0
175
295
2.625
0
2.175
1.110
270
0
495
490
Servizi finanziari
5
0
35
120
Terziario avanzato
105
0
575
795
Servizi alla persona
170
4.700
2.165
2.340
Altri servizi
405
0
310
190
Femmine
1.980
3.555
2.870
3.410
Maschi
1.950
1.140
3.815
3.845
550
4.045
480
780
3.375
655
6.205
6.475
Castelfranco Veneto
635
495
1.025
1.000
Conegliano
425
770
745
985
Montebelluna
585
570
870
1.185
Oderzo
300
440
330
680
Pieve di Soligo
195
220
150
235
1.615
1.875
3.295
2.800
175
325
270
370
Stranieri
Italiani
Treviso
Vittorio Veneto
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv.
136
Tab. 6 – Flusso di assunzioni part time per nazionalità, genere e Cpi. 2008-2013.
Italiani
Stranieri
Maschi
Femmine
Maschi
Femmine
5.010
4.810
5.360
5.625
6.775
6.915
13.905
11.935
12.690
14.035
14.565
14.710
2.295
2.270
2.320
2.560
2.750
3.250
3.295
2.480
2.645
3.315
3.665
3.725
% su totale assunzioni
2008
2009
2010
2011
2012
2013
12,1
15,7
15,7
16,3
21,8
21,8
33,1
35,8
35,9
37,4
39,8
39,9
10,3
15,2
13,9
14,9
19,5
22,5
32,3
32,8
32,9
36,1
41,7
42,4
Assunzioni 2013
Agricoltura
Estrattive
Made in Italy
Metalmeccanico
Altre industrie
Utilities
Costruzioni
Comm.-tempo libero
Ingrosso e logistica
Servizi finanziari
Terziario avanzato
Servizi alla persona
Altri servizi
250
0
690
180
90
75
145
2.655
765
60
135
1.510
360
140
0
1.180
225
145
50
100
4.515
585
160
640
5.425
1.540
190
0
1.300
150
45
40
85
610
530
0
30
100
165
65
0
1.010
90
65
10
20
1.355
75
5
35
305
690
Castelfranco Veneto
Conegliano
Montebelluna
Oderzo
Pieve di Soligo
Treviso
Vittorio Veneto
805
605
735
625
190
3.680
275
1.610
1.910
1.705
1.135
495
6.970
880
460
260
415
560
60
1.430
65
525
365
500
380
75
1.775
105
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv.
Con riferimento alla domanda di lavoro coperta da manodopera straniera
(Tabella 7) si può constatare come tra il 2008 e il 2013, oltre alla riduzione in
termini assoluti del numero di assunzioni (da 32mila a 23mila), sia diminuita anche
la quota da loro ricoperta sul totale che passa dal 28% al 25% (dal 35% al 31% i
maschi). La composizione nazionale dei lavoratori assunti nel corso dell’ultimo
anno vede la netta prevalenza dei romeni (31%), seguiti a larga distanza dai cinesi
(14% sul totale ma il 18% tra le donne), dagli albanesi (8%) e poi dai marocchini
137
(6%) che hanno visto di molto contrarsi il loro peso nei flussi di assunzione (erano a
loro carico il 10% delle assunzioni effettuate nel 2008). Nel complesso le prime 15
nazionalità aumentano ancora la loro rilevanza, raggiungendo l’86% del totale.
Tab. 7 – Assunzioni di stranieri per anno, genere e principali nazionalità. Anni 2008
e 2013.
2008
2013
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Lavoro dipendente
Totale assunzioni di stranieri
% su totale assunzioni
22.190
34,9
10.160
19,5
32.350
27,9
14.455
31,3
8.780
19,2
23.235
25,3
Romania
Cina
Albania
Marocco
Macedonia
Kosovo
India
Moldova
Senegal
Bangladesh
Costa d’Avorio
Polonia
Ucraina
Ghana
Bosnia-Erzegovina
Tot. prime 15
% prime 15
Altre nazionalità
4.930
1.755
1.375
2.385
1.215
525
890
470
1.205
650
265
560
230
610
410
17.475
78,8
4.715
3.350
1.365
815
660
245
45
165
315
115
70
90
255
315
255
125
8.185
80,6
1.975
8.280
3.120
2.190
3.045
1.460
570
1.055
785
1.320
720
355
815
545
865
535
25.660
79,3
6.690
4.040
1.565
1.135
1.240
795
790
735
435
415
405
250
215
160
220
230
12.630
87,4
1.825
3.235
1.615
680
260
275
145
95
240
80
45
190
155
175
115
100
7.405
84,3
1.375
7.275
3.180
1.815
1.500
1.070
935
830
675
495
450
440
370
335
335
330
20.035
86,2
3.200
1.085
93,9
3.170
89,7
4.255
90,7
1.055
92,5
2.940
82,7
3.995
85,0
35
25
20
105
225
185
55
105
25
45
825
76,0
260
785
745
545
170
200
10
15
10
100
70
2.650
83,6
520
820
770
565
275
425
195
70
115
125
115
3.475
81,7
780
35
25
10
170
135
180
90
100
25
30
800
75,8
255
890
720
460
120
145
10
25
10
85
60
2.525
85,9
415
925
745
470
290
280
190
115
110
110
90
3.325
83,2
670
Lavoro domestico
Totale assunzioni di stranieri
% su totale assunzioni
Romania
Ucraina
Moldova
Cina
Marocco
Bangladesh
India
Senegal
Filippine
Sri Lanka
Tot. prime 10
% prime 10
Altre nazionalità
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv.
138
Ulteriori informazioni sull’apporto della componente straniera, in questo caso
soprattutto femminile, è dato dall’analisi del lavoro domestico, che nel corso del
2013 ha garantito circa 4mila assunzioni di stranieri: rispetto al complesso degli altri
flussi di lavoro dipendente, quello domestico vale il 17%, ben il 33% per la
componente femminile. Il bacino nazionale di origine di questa manodopera risulta
decisamente caratterizzato dai Paesi dell’Europa dell’est, con in primo piano
Romania (che origina il 23% delle assunzioni), Ucraina (18%) e Moldova (11%).
3. La mobilità
Il numero dei lavoratori entrati nelle liste di mobilità rappresenta un indicatore
puntuale dei casi nei quali le difficoltà produttive e di mercato sono giunte ad un
livello tale da imporre il ridimensionamento degli organici e, dando luogo al
licenziamento dei dipendenti, alimentano e ridefiniscono il bacino dello stock dei
disoccupati veri e propri4. Dall’inizio del 2013 i lavoratori licenziati individualmente
non affluiscono più nella lista della l. 236/93 detta anche “piccola mobilità” perché è
stata abolita come abolito è pure il vantaggio contributivo una volta previsto per le
aziende che li avessero assunti.
Complessivamente il flusso di ingressi nella lista della l. 223/91 ha riguardato
nel 2013 circa 2,8mila lavoratori (Tabella 8), segnando un incremento del 36%
rispetto all’anno precedente, evidenziando situazioni di grave difficoltà che
giungono a “conclusione” dopo periodi più o meno lunghi di applicazione di regime
di cassa integrazione straordinaria nelle aziende di media o grande dimensione.
Tab. 8 – Lavoratori entrati in mobilità per anno: totale provincia di Treviso.
Legge 223/91
V.a.
% donne
% stranieri
2007
1.244
55,8
11,9
2008
1.234
53,2
11,4
2009
2.021
39,5
16,4
2010
2.565
35,5
18,6
2011
2.774
37,2
17,4
2012
2.109
41,7
15,2
2013
2.872
36,6
15,0
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv.
4. Lo strumento della mobilità rientra in parte anche nel sistema degli ammortizzatori sociali, visti i sostegni al
reddito che in maniera dedicata (nel caso della l. 223/91) vengono previsti per i lavoratori; ma consente anche
una valutazione dell’andamento dei licenziamenti collettivi.
139
Analizzando un periodo temporale sufficientemente lungo (Grafico 4) si
evidenzia la gravità della crisi in atto: per la l. 223/91 gli ultimi anni hanno registrato
un superamento del 50% dei livelli massimi raggiunti nel corso degli anni ‘93-’94;
per quanto concerne la l. 236/1993 (ferma al 2012) l’attuale crisi si distingue per
l’intensità dei licenziamenti che hanno raggiunto un volume pari a oltre cinque volte
quello registrato nel corso degli anni novanta.
Graf. 4 – Ingressi in mobilità secondo la legge. Provincia di Treviso (1994=100).
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv.
Il profilo dei lavoratori coinvolti è (Tabelle 8 e 9) è caratterizzato da una
presenza piuttosto stabile di stranieri (15%) mentre muta abbastanza sensibilmente
nel corso degli anni in funzione del genere: le donne, che erano il 55% nel 2007,
sono nell’ultimo anno meno del 37%. Più stabile nel tempo la distribuzione per
classe d’età che vede i più anziani (oltre i 55 anni) con quote molto simili a quelle
dei più giovani (15-34 anni) entrambe tra il 15% ed il 18%, mentre il grosso sta nelle
età centrali, con il 31% dei 35-44enni e il 35% dei 45-54enni.
Con la crisi si è dunque accentuata la presenza nelle liste della manodopera
maschile, anche come conseguenza dell’ampliamento settoriale delle difficoltà
(soprattutto in riferimento al settore legno e metalmeccanico). Tra i licenziamenti
collettivi il complesso del manifatturiero pesa per l’87%, con il maggior rilievo che
spetta al metalmeccanico (25%), seguito dal legno mobilio (23%) e dal tessileabbigliamento (10%).
140
Tab. 9 – Lavoratori entrati in mobilità per anno, classe di età e genere.
Femmine
Legge 223/91
15-24
25-34
35-44
45-54
55 e oltre
Totale complessivo
Maschi
2010
2011
2012
2013
2010
2011
2012
2013
15
196
315
262
120
908
10
208
361
303
146
1.028
5
164
375
297
92
933
6
177
370
356
141
1.050
51
266
499
538
304
1.658
26
245
552
592
328
1.743
22
168
382
437
258
1.267
23
254
508
661
376
1.822
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv.
4. Il r icor so agli ammor tizzator i sociali
Tra le dinamiche dell’occupazione e quelle dei licenziamenti si interpone il
ricorso alle diverse forme di Cassa integrazione (Cig), strumenti di politica passiva
tra i più importanti e consolidati nel nostro Paese che consentono alle imprese di
contenere gli esuberi dei propri dipendenti a fronte delle difficoltà produttive
temporanee. L’esame del loro andamento può essere condotto con riferimento ai dati
resi disponibili dall’Inps sulle ore complessivamente autorizzate e permette di
cogliere con sufficiente dettaglio l’evoluzione del quadro congiunturale (Grafico 5).
Graf. 5 – Andamento delle casse integrazioni in provincia di Treviso. Dati
destagionalizzati (gen. 2007=100).
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps.
141
Dall’inizio della crisi tutte le tipologie di cassa hanno subito degli incrementi
rilevantissimi delle ore autorizzate5, pur con scansioni temporali significativamente
distinte:
la cassa integrazione ordinaria (Cigo) decolla a partire dalla metà del 2009 e
raggiungere il suo massimo all’inizio del 2010; successivamente, dopo una
repentina caduta – coincidente con la temporanea ripresa del ciclo economico –
durata sino alla seconda metà del 2011, ha conosciuto una nuova espansione
che solo negli ultimi mesi esaminati appare essersi interrotta
un consistente ricorso alla cassa integrazione straordinaria (Cigs) inizia con la
metà del 2009 e, dopo una flessione sul finire del 2011 protrattasi fino alla
seconda metà del 2012, riprende vigore nell’ultimo anno, toccando un nuovo
massimo che porta il monte ore autorizzate a coincidere con quello della Cigo
l’espansione della cassa in deroga (Cig/d)6 presenta ritmi di incremento
temporalmente ritardati rispetto alla Cigo ma già a gennaio del 2011 ne
eguaglia il monte ore massimo; la fase di caduta seguente è meno profonda
mentre decisamente più accentuata risulta la successiva fase di crescita che
porta a raggiungere un nuovo massimo nel giugno del 2013.
Nell’ultimo anno le ore autorizzate per la Cigs e per la Cigo-edilizia (Tabella
10) hanno toccato i massimi volumi mai raggiunti (rispettivamente 11milioni e
1,2milioni di ore), mentre la Cigo ha totalizzato un monte complessivo di 3,3milioni.
Rispetto al 2012 il balzo più rilevante è stato compiuto dalla Cigs (+93%) mentre in
diminuzione risultano sia la Cigo (-33%) che la Cig/d (-21%).
Traducendo le ore concesse in unità di lavoro equivalenti 7 possiamo constatare
come questo sia pari a circa 14mila lavoratori (Tabella 11), numero che, una volta
tenuto conto dell’effettivo utilizzo degli strumenti integrativi, va a ridurre
ulteriormente la quantità di lavoro erogato nel corso dell’anno.
5. Va ricordato che le ore autorizzate non corrispondono poi a quelle effettivamente impiegate dalle aziende in
difficoltà. L’Inps fornisce periodicamente un dato medio nazionale sul cosiddetto “tiraggio” della cassa
integrazione che è una percentuale dell’effettivamente utilizzato rispetto all’autorizzato. I valori sono negli
ultimi anni attorno al 50%.
6. A partire dal 2004 sono state introdotte con la modalità della “deroga” possibilità di sostegno al reddito anche
per i lavoratori non coperti dalla Cigo e sospesi (non licenziati, quindi) dalle aziende in difficoltà. La deroga ha
riguardato di volta in volta specifiche tipologie di aziende con durate dei trattamenti in funzione delle necessità
congiunturali. Con la crisi apertasi nel 2008 i finanziamenti si sono fatti più cospicui ed il target è stato
essenzialmente, anche se non esclusivamente, individuato nei lavoratori delle aziende artigiane.
7. I lavoratori equivalenti sono calcolati ipotizzando un orario di lavoro medio annuo di 1.650 ore; si ottiene così
il numero (teorico) di lavoratori sospesi integralmente (“a 0 ore”) e non un riferimento preciso alla quantità di
lavoratori effettivamente interessati da sospensioni.
142
Tab. 10 – Ore di cassa integrazione autorizzate e lavoratori equivalenti. Anni 20052013.
Ore autorizzate
Treviso
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Veneto
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Lavoratori equivalenti
Treviso
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Veneto
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Ordinaria
escl. edilizia
Ordinaria
edilizia
Straordinaria
Deroga
Totale
888.674
555.590
574.597
1.085.759
8.069.582
5.107.979
3.324.118
5.047.011
3.366.293
518.581
293.048
228.679
399.494
1.031.512
1.136.983
935.972
1.195.710
1.260.315
1.095.560
1.750.643
934.198
1.122.933
3.333.146
9.874.827
9.453.024
5.967.973
11.517.626
32.984
181.471
187.664
182.889
3.471.676
8.832.141
6.487.797
9.030.322
7.080.426
2.535.799
2.780.752
1.925.138
2.791.075
15.905.916
24.951.930
20.200.911
21.241.016
23.224.660
5.578.512
3.124.202
2.328.437
4.583.290
40.428.965
21.720.389
14.874.310
21.541.287
19.181.481
2.915.998
2.431.964
1.639.067
2.308.614
5.425.221
6.023.597
5.168.704
6.557.418
7.199.003
4.794.442
7.793.893
5.359.110
8.086.249
17.145.957
55.076.091
36.823.867
35.102.295
44.046.475
241.367
1.514.023
2.039.057
1.451.505
17.860.944
41.680.802
30.172.045
39.665.768
37.761.411
13.530.319
14.864.082
11.365.671
16.429.658
80.861.087
124.500.879
87.038.926
102.866.768
108.188.370
539
337
348
658
4.891
3.096
2.015
3.059
2.040
314
178
139
242
625
689
567
725
764
664
1.061
566
681
2.020
5.985
5.729
3.617
6.980
20
110
114
111
2.104
5.353
3.932
5.473
4.291
1.537
1.685
1.167
1.692
9.640
15.122
12.243
12.873
14.076
3.381
1.893
1.411
2.778
24.502
13.164
9.015
13.055
11.625
1.767
1.474
993
1.399
3.288
3.651
3.133
3.974
4.363
2.906
4.724
3.248
4.901
10.391
33.379
22.317
21.274
26.695
146
918
1.236
880
10.825
25.261
18.286
24.040
22.886
8.200
9.009
6.888
9.957
49.007
75.455
52.751
62.343
65.569
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps.
143
Dal punto di vista settoriale (Tabella 11) il manifatturiero concentra il 62%
degli interventi (il 90% della Cigs e il 73% della Cigo), mentre il comparto artigiano
è ovviamente il maggior tributario della Cig/d (66%). Metalmeccanico e legno
mobilio (tipica caratterizzazione produttiva territoriale) costituiscono le due
maggiori aree di difficoltà, concentrando rilevanti quote delle integrazioni salariali,
come già era stato documentato anche in merito ai licenziamenti collettivi.
Tab. 11 – Cassa integrazione: lavoratori equivalenti per settore e gestione.
2012
Attività
connesse con
l’agricoltura
Estrazione
minerali
metalliferi e
non
Legno
Alimentari
Metallurgiche
Meccaniche
Tessili
Abbigliamento
Chimica,
gomma e
materie
plastiche
Pelli, cuoio,
calzature
Lavorazione
minerali non
metalliferi
Carta, stampa
ed editoria
Installazione
impianti per
l’edilizia
Energia
elettrica, gas e
acqua
Trasporti e
comunicazioni
Servizi e varie
Totale
industria
Edilizia
Artigianato
Commercio
Settori vari
Totale
2013
Ordinaria Straordinaria Deroga
1
-
Totale
1
Ordinaria Straordinaria Deroga
1
-
Totale
2
-
-
1
1
-
-
6
6
1.033
36
24
886
141
122
281
839
70
1
1.178
376
115
114
814
20
39
1.481
264
424
147
2.686
127
64
3.545
781
661
542
763
17
29
596
58
79
124
1.806
4
1.975
350
286
386
611
46
28
1.074
247
372
123
3.180
63
61
3.645
655
737
632
147
206
158
512
35
538
106
680
183
212
134
528
170
521
95
786
92
185
87
364
44
199
90
333
36
37
341
414
56
175
119
350
3
-
-
3
1
-
-
1
68
5
277
350
59
46
169
274
11
3.065
24
3.364
106
739
141
7.168
7
2.040
25
6.311
88
348
120
8.700
719
3.783
149
104
3.617
163 1.031
3.551 3.551
1.018 1.122
1
1
5.473 12.873
764
2.804
348
320
6.980
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps.
144
213 1.325
2.825 2.825
903 1.224
2
2
4.291 14.076
5. La disoccupazione esplicita
La misura della disoccupazione rappresenta un problema di non facile
soluzione. Se le rilevazioni dell’Istat si basano su un criterio in parte soggettivo e in
parte oggettivo ma che trova manifestazione finale in una dichiarazione
dell’individuo incluso nel campione (senza assunzione di impegno alcuno), quella
desumibile dagli archivi amministrativi ha il vantaggio di non essere campionaria
ma il difetto di basarsi sulla volontarietà della dichiarazione, su di una definizione
meno precisa della condizione in oggetto, oltre a quello di determinare uno stock che
per difetto di controllo tende a gonfiarsi di anno in anno. Nessuna delle due, a
differenza del numero di occupati, è dunque scevra da possibili sovra o sottostime,
ma fornisce comunque indicazioni utili alla comprensione del mercato del lavoro.
In questo paragrafo ci occuperemo della disoccupazione amministrativa, cioè
di coloro che si sono presentati ai centri per l’impiego della provincia di Treviso per
dichiarare la propria condizioni di disoccupazione e la disponibilità immediata al
lavoro qualora fosse loro offerto.
Guardando ai flussi di ingresso nel corso dell’anno (Tabella 12) possiamo
vedere come questi siano enormemente aumentati negli anni della crisi: dai 27mila
del 2007 si è passati ai 44,7mila del 2013 (in lieve calo rispetto all’anno precedente).
Le donne rappresentano costantemente oltre il 50% degli ingressi, così come stabile
è la quota degli stranieri (29%). I giovani rappresentano il 33% mentre i senior sono
il 6%; in funzione del titolo di studio le maggiori concentrazioni sono tra i diplomati
(36%) e i possessori di licenzia media (32%), con i primi che sono quelli
maggiormente cresciuti durante gli anni di difficoltà occupazionale.
La quota maggiore dei flussi (48%) è rappresentata da coloro che rientrano tra i
disoccupati dopo aver lavorato con un contratto a tempo per un periodo massimo di
un anno; gli inoccupati, ovvero le persone in cerca di primo impiego, rappresentano
il 7%.
Volendo sintetizzare il profilo medio del disponibile del 2013 possiamo dire
che è una donna italiana adulta, in possesso di licenza media che rientra in
disponibilità dopo un lavoro a termine.
Se invece andiamo ad esaminare lo stock a fine 2013 possiamo constatare
(Tabella 13) come risultino disponibili 94,5mila individui. Di questi il 56% è donna,
il 29% (come nel dato di flusso) è rappresentato da stranieri, abbastanza logicamente
sono sovra rappresentate le classi di età più elevate, con un 65% di adulti e un 17%
di senior.
Se analizziamo questo stock in funzione della distanza dall’ultimo rapporto di
lavoro concluso possiamo notare come per un terzo dei disponibili tale lasso di
tempo sia superiore ai cinque anni, valore ancora più elevato per le donne (38%); un
dato che più che testimoniare della difficoltà alla rioccupazione – pur ovviamente
significativa in questi anni – evidenzia il fenomeno che si era sottolineato in apertura
di paragrafo, ovvero della mancata verifica dell’effettivo interesse al lavoro da parte
145
di tutti i soggetti. Le permanenze con durata inferiore all’anno sono un quarto del
totale.
Tab. 12 – Flussi di disponibili ai centri per l’impiego. Anni 2007-2013.
2007
2011
2012
2013
Totale
27.314
42.289
45.041
44.679
Femmine
15.300
22.040
24.024
23.019
Maschi
12.014
20.249
21.017
21.660
Stranieri
7.927
12.406
12.893
12.829
Italiani
19.387
29.883
32.148
31.850
Giovani
8.836
13.970
14.644
14.910
Adulti
17.357
26.105
27.805
27.084
Senior
1.121
2.214
2.592
2.685
Nessun titolo
1.553
3.146
3.263
2.801
679
614
505
482
Licenza elementare
Licenza media
10.009
13.705
14.458
14.192
Qualifica triennale
1.577
2.900
3.322
3.422
Diploma
7.893
14.594
15.596
16.162
Laurea
2.957
5.510
5.813
5.124
Nd
2.646
1.820
2.084
2.496
Inoccupati
2.021
3.234
3.347
3.523
Disoccupati
12.215
20.213
21.897
20.375
Rientri da impieghi a tempo
13.078
18.842
19.797
20.781
Castelfranco Veneto
3.565
5.897
6.122
5.847
Conegliano
3.582
5.188
5.302
5.158
Montebelluna
4.346
6.036
6.496
6.364
Oderzo
2.462
5.072
5.152
5.362
Pieve di Soligo
1.043
1.545
1.783
1.781
10.887
15.890
17.523
17.468
1.429
2.661
2.663
2.699
Treviso
Vittorio Veneto
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv.
146
Tab. 13 – Stock di disponibili ai centri per l’impiego al 31 dicembre 2013.
Femmine
Maschi
Totale
Totale
51.700
42.800
94.500
Stranieri
12.634
14.907
27.541
Italiani
39.066
27.893
66.959
Giovani
8.775
8.777
17.552
Adulti
34.690
26.272
60.962
Senior
8.235
7.751
15.986
Nessun titolo
2.234
2.863
5.097
Licenza elementare
2.316
1.728
4.044
18.005
16.587
34.592
3.337
2.407
5.744
12.900
9.311
22.211
Laurea
4.053
2.275
6.328
Nd
8.855
7.629
16.484
Meno di 3 mesi
4.159
4.339
8.498
3-8 mesi
4.583
4.387
8.970
8-12 mesi
2.858
2.682
5.540
Da 1 a 2 anni
7.764
7.338
15.102
Da 2 a 5 anni
12.731
11.852
24.583
Più di 5 anni
19.605
12.202
31.807
Castelfranco Veneto
6.909
6.055
12.964
Conegliano
6.375
5.287
11.662
Montebelluna
8.231
6.644
14.875
Oderzo
5.114
3.784
8.898
Licenza media
Qualifica triennale
Diploma
Durata della disoccupazione:
Pieve di Soligo
Treviso
Vittorio Veneto
2.445
2.093
4.538
19.381
16.162
35.543
3.245
2.775
6.020
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Silv.
147
5. L’artigianato
di Mirco Casteller*
1. Dati gener ali
L’economia trevigiana, già attraversata negli ultimi anni da una pesante crisi
economica, pur caratterizzandosi anche nel 2013 per un calo generale delle imprese
attive, conferma tuttavia in alcuni settori i segnali di crescita già registrati nel 2012:
si tratta dell’alimentare (+0,6%), dei servizi vari (+5,2%) e dei servizi alla persona
(+0,3%). I dati degli altri settori indicano invece ancora una tendenza negativa in
linea con gli anni precedenti: più marcata nelle costruzioni, più contenuta nel
manifatturiero e, appunto, nei servizi. Complessivamente, si passa dalle 24.893
imprese attive al 31 dicembre 2012 alle 24.084 al 31 dicembre 2013, con una
perdita, nel 2013, di 809 unità. Il saldo negativo (pari a -3,2%) risulta purtroppo
leggermente superiore a quello registrato nel 2012, che aveva raggiunto le 520 unità
(pari al -2%). Complessivamente, dopo il picco registrato a fine 2007, in sei anni
l’artigianato registra un saldo negativo tra nuove iscrizioni e cancellazioni pari a
2.437 imprese (il 9,2%). Il Grafico 1 riassume il totale delle imprese artigiane attive
iscritte all’Albo delle Imprese Artigiane della provincia di Treviso riferito al periodo
2008-2013.
Nella Tabella 1 sono riportati, per gli stessi anni, i dati relativi al numero di
imprese operanti nei macrosettori del manifatturiero, delle costruzioni e dei servizi:
appare evidente che il calo del numero di imprese del manifatturiero è una costante
già da alcuni anni, compensato, fino al 2007, dal concomitante sostenuto incremento
delle imprese delle costruzioni che, nel 2008, iniziano a loro volta a diminuire
registrando negli anni 2011-2013 una contrazione ancora più decisa. Il confronto tra
il calo di imprese registrato nel 2012 e quello registrato nel 2013 evidenzia, nel
macrosettore del manifatturiero, un andamento simile (-2,2% nel 2012 e -2,3% nel
2013), superiore al calo registrato negli anni precedenti, che rimaneva al di sotto
dell’1% (-0,8% nel 2011), ma almeno stabile, se non in leggera ripresa.
Lo stesso confronto, nel macrosettore delle costruzioni, segnala invece che il
2013 ha registrato nuovamente una forte perdita di aziende, pari al -5%, ancora
superiore al già pesante -3,3% del 2012, segnando dunque un nuovo record
negativo. Più oscillante e differenziato al suo interno, ma complessivamente stabile,
l’andamento del macrosettore dei servizi che, dopo la diminuzione fatta registrare
fino al 2010, nel biennio 2011-2012 ha mostrato un leggero segno di ripresa per
ripresentare il segno negativo nel 2013 (-1,2%). A ben guardare, però, è il settore dei
* Confartigianato della Marca Trevigiana. Si ringraziano per aver condiviso i materiali e le riflessioni presentate
Artigianato Trevigiano-Casartigiani e Cna Treviso.
149
trasporti (-8,9%) ad appesantire il comparto, in cui spicca, per contrasto, il +5,2%
fatto segnare dai servizi vari. Stabile (-0,3%) il dato delle imprese di riparazioni auto
e motocicli.
Graf. 1 – Imprese artigiane attive iscritte all’Albo delle imprese artigiane della
provincia di Treviso (2004-2013).
Fonte: elaborazioni Confartigianato della Marca Trevigiana su dati Infocamere.
Tab. 1 – Imprese artigiane attive iscritte all’Albo delle imprese artigiane della
provincia di Treviso per macrosettori (2004-2013).
Manifatturiero
V.a.
Costruzioni
Var. %
V.a.
su anno prec.
Servizi
Var. %
V.a.
su anno prec.
Var. %
su anno prec.
2004
8.977
-
10.195
-
6.838
-
2005
8.782
-2,2
10.586
3,8
6.789
-0,7
2006
8.694
-1,0
11.000
3,9
6.711
-1,1
2007
8.642
-0,6
11.204
1,9
6.666
-0,7
2008
8.498
-1,7
11.166
-0,3
6.619
-0,7
2009 (*)
8.346
-1,8
11.216
0,4
6.099
-7,9
2010
8.248
-1,2
11.081
-1,2
6.115
0,3
2011
8.177
-0,9
11.027
-0,5
6.168
0,9
2012
7.996
-3,1
10.666
-3,7
6.168
0,9
2013
7.810
-4,5
10.134
-8,1
6.092
-1,2
Fonte: elaborazioni Confartigianato della Marca Trevigiana su dati Infocamere. Nota: (*) a partire dal 2010, si utilizza la
nuova codifica Istat delle attività economiche Ateco 2007. Ciò comporta un nuovo accorpamento delle imprese nei
diversi settori rispetto alla precedente codifica Ateco 2002. Pertanto, al fine di condurre una comparazione omogenea,
sono stati rielaborati i dati al 2009 utilizzando la nuova codifica. Non è, quindi, significativo il confronto 2008-2009.
150
2. Analisi per settor i
2.1. I settor i del compar to manifattur ier o
Il settore dell’alimentazione (+0,6%) conferma la tendenza positiva degli anni
precedenti, anche se - come vedremo più avanti - il dato è offuscato dalla dinamica
occupazionale, che fa registrare un calo significativo nel numero degli addetti
(-3,1%).
Ancora in calo, invece, anche se in misura inferiore rispetto al 2012,
l’abbigliamento (-2,6%).
A due facce, invece, il settore delle calzature, che, dopo il -5,5% del 2012, nel
2013 limita i danni con un -5,1% (ma presenta una lieve espansione quanto agli
addetti: +0,8%).
La chimica, pur rimanendo in territorio negativo, (-3%) dimezza il calo in
termini percentuali rispetto al 2012, quando perdeva il 5,9% delle imprese. Vedremo
più avanti come il dato occupazionale faccia leggere la dinamica del settore sotto
una luce non così netta e scontata.
Andamento in fotocopia per le imprese del legno e della meccanica di
produzione (settori che insieme rappresentano quasi il 20% dell’universo artigiano):
il legno perde il 3% delle imprese (in peggioramento dopo il -2,5% del 2012)
esattamente come la meccanica (a fronte del -2,6% del 2012).
A chiudere l’analisi del settore con un andamento sostanzialmente stabile, la
grafica. A fronte di una diminuzione delle imprese attive pari al -0,7%, gli occupati
aumentano del 1,3%: il secondo miglior dato di tutto l’universo artigiano.
Tab. 2 – Imprese artigiane attive iscritte all’Albo delle imprese artigiane della
provincia di Treviso per settori del manifatturiero (2004-2013).
Abbigliamento
Var. %
su
V.a.
anno
prec.
2004
1.122
2005
1.070
-4,6
2006
1.068
-0,2
2007
1.062
-0,6
2008
1.059
-0,3
2009 (*) 1.060
0,1
2010
1.019
-3,9
2011
996
-2,3
2012
965
-5,3
2013
940
-5,6
Alimentari
Var.
% su
V.a.
anno
prec.
1.072
1.092
1,9
1.102
0,9
1.139
3,4
1.155
1,4
1.121 -2,9
1.135
1,2
1.171
3,2
1.186
4,5
1.193
1,9
Calzature
Chimica
Var. %
V.a. su anno
prec.
Var. %
V.a. su anno
prec.
327
301
286
271
267
284
284
288
272
258
361
355
344
338
326
314
324
318
299
290
-8,0
-5,0
-5,2
-1,5
6,4
0,0
1,4
-4,2
-10,4
-1,7
-3,1
-1,7
-3,6
-3,7
3,2
-1,9
-7,7
-8,8
Legno
Var.
% su
V.a.
anno
prec.
1.873
1.817 -3,0
1.759 -3,2
1.726 -1,9
1.658 -3,9
1.623 -2,1
1.589 -2,1
1.549 -2,5
1.510 -5,0
1.464 -5,5
Grafica
Var. %
V.a. su anno
prec.
581
580
586
561
568
614
607
615
611
607
-0,2
1,0
-4,3
1,2
8,1
-1,1
1,3
0,7
-1,3
Meccanica
Var.
% su
V.a.
anno
prec.
3.641
3.567 -2,0
3.549 -0,5
3.545 -0,1
3.465 -2,3
3.628
4,7
3.581 -1,3
3.240 -9,5
3.153 -12,0
3.058 -5,6
Fonte: elaborazioni Bs Consulting per conto di Confartigianato Marca Trevigiana su dati Infocamere. Nota: (*) a partire
dal 2010, si utilizza la nuova codifica Istat delle attività economiche Ateco 2007. Ciò comporta un nuovo accorpamento
delle imprese nei diversi settori rispetto alla precedente codifica Ateco 2002. Pertanto, al fine di condurre una
comparazione omogenea, sono stati rielaborati i dati al 2009 utilizzando la nuova codifica. Non è, quindi, significativo il
confronto 2008-2009.
151
2.2. I settor i del compar to delle costr uzioni
La Tabella 3 riporta l’andamento del numero di imprese attive nei settori
dell’edilizia vera e propria (imprese di costruzione) dell’edilizia servizi
(intonacatori, posatori, dipintori etc.) e della installazione di impianti.
I dati confermano anche quest’anno il saldo negativo delle imprese di
costruzione (-5,8%), che procede di pari passo con quello delle imprese dei servizi
all’edilizia (-5,2%). Ricordiamo che l’evoluzione nella demografia del comparto va
letta e storicizzata nel contesto delle mutate dinamiche strutturali delle imprese e del
mercato. Infatti, fino al 2008 si registrava la nascita di molte imprese nelle attività
accessorie delle costruzioni, prevalentemente avviate in forma di lavoro autonomo
da lavoratori espulsi dalle imprese strutturate.
Si trattava già di un fenomeno di stagnazione del comparto, che portava con sé
i segnali anticipatori della situazione di difficoltà che si è tradotta, a partire dal 2009,
in una flessione via via più consistente.
Il calo dell’edilizia trascina verso il basso anche le imprese di impiantistica,
che fanno segnare una flessione più marcata rispetto al 2012 (-3,7% contro -1,4%),
dopo il segno positivo del 2011, che era dovuto, analizzandolo retrospettivamente,
non tanto all’ingresso nel settore di ex dipendenti (limitato dalla normativa
sull’accesso all’attività), quanto piuttosto a reali richieste del mercato per effetto da
un lato degli interventi legati al risparmio energetico ed alle energie alternative e,
dall’altro, dalla normativa che impone gli obblighi di manutenzione degli impianti.
Tab. 3 – Imprese artigiane attive iscritte all’Albo delle imprese artigiane della
provincia di Treviso per settori del comparto costruzioni (2004-2013).
Edilizia
Edilizia servizi
Var. %
su anno prec.
5.003
5.290
5,7
Impiantisti
2.105
2.191
Var. %
su anno prec.
4,1
2004
2005
3.087
3.105
Var. %
su anno prec.
0,6
2006
2007
3.183
3.211
2,5
0,9
5.589
5.732
5,7
2,6
2.228
2.261
1,7
1,5
2008
3.101
-3,4
5.768
0,6
2.297
1,6
2009 (*)
2010
2.588
2.492
-16,5
-3,7
6.131
6.072
6,3
-1,0
2.497
2.517
8,7
0,8
2011
2012
2.438
2.345
-2,2
-5,9
6.055
5.825
-0,3
-4,1
2.534
2.496
0,7
-0,8
2013
2.208
-9,4
5.523
-8,8
2.403
-5,2
V.a.
V.a.
V.a.
Fonte: elaborazioni Bs Consulting per conto di Confartigianato Marca Trevigiana su dati Infocamere. Nota: (*) a partire
dal 2010, si utilizza la nuova codifica Istat delle attività economiche Ateco 2007. Ciò comporta un nuovo accorpamento
delle imprese nei diversi settori rispetto alla precedente codifica Ateco 2002. Pertanto, al fine di condurre una
comparazione omogenea, sono stati rielaborati i dati al 2009 utilizzando la nuova codifica. Non è, quindi, significativo il
confronto 2008-2009.
152
2.3. I settor i del compar to dei ser vizi
La Tabella 4 riporta l’andamento del numero di imprese attive nei settori dei
servizi di riparazione (auto-moto-cicli) dei servizi alla persona (acconciatura,
estetica etc.) dei trasporti e degli altri servizi diversi (lavanderie, imprese di pulizia
etc.).
Si segnala il pesante calo (-8,9%) del comparto dei trasporti, in controtendenza
rispetto ai servizi alla persona e a tutti gli altri servizi. Mettendo questo dato in
rapporto con quello occupazionale (-4,1%) sembra che anche quest’anno vi si possa
leggere una correlazione che ha origine nella necessità da parte delle aziende
dell’autotrasporto di darsi maggiore struttura. D’altra parte, il calo è in parte anche
fisiologico, determinato da un lato dalle difficoltà di accesso alla professione
previste dalla normativa e, dall’altro, dall’onda lunga della politica di
ristrutturazione del settore avviata da qualche anno (accorpamento di imprese,
incentivazione all’esodo etc.).
Il dato relativo agli autoriparatori è invece sostanzialmente stabile (-0,3%),
comunque in controtendenza rispetto al dato dello scorso anno (-1,4%).
Chi invece si affaccia in territorio positivo è il settore dei servizi alla persona
(+0,3%), che conferma, pur attenuandola, la tendenza dello scorso anno, quando
fece registrare un +0,8%.
A mostrare segnali chiari di crescita, sono i servizi vari (+5,2%), che
consolidano e rafforzano l’andamento già positivo dello scorso anno (+2,7%). Il
dato viene comunque temperato dalla diminuzione dei dipendenti dello stesso settore
(-3,3%), a conferma della tendenza di ridurre i costi attraverso la trasformazione dei
collaboratori in partite iva.
Tab. 4 – Imprese artigiane attive iscritte all’Albo delle imprese artigiane della
provincia di Treviso per settori del comparto dei servizi (2004-2013).
2004
2005
2006
2007
2008
2009 (*)
2010
2011
2012
2013
Rip. auto moto-cicli
Var. % su
V.a.
anno prec.
1.271
1.260
-0,9
1.238
-1,7
1.214
-1,9
1.200
-1,2
1.209
0,8
1.217
0,7
1.224
0,6
1.206
-0,9
1.202
-1,8
Servizi alla persona
Var. % su
V.a.
anno prec.
1.720
1.754
2,0
1.772
1,0
1.820
2,7
1.847
1,5
1.856
0,5
1.891
1,9
1.953
3,3
1.968
4,1
1.974
1,1
Servizi vari
Var. % su
anno prec.
1.412
1.367
-3,2
1.393
1,9
1.427
2,4
1.476
3,4
1.198
-18,8
1.246
4,0
1.303
4,6
1.339
7,5
1.409
8,1
V.a.
Trasporti
Var. % su
anno prec.
2.435
2.408
-1,1
2.308
-4,2
2.205
-4,5
2.096
-4,9
1.836
-12,4
1.761
-4,1
1.688
-4,1
1.654
-6,1
1.507
-10,7
V.a.
Fonte: elaborazioni Bs Consulting per conto di Confartigianato Marca Trevigiana su dati Infocamere. Nota: (*) a partire
dal 2010, si utilizza la nuova codifica Istat delle attività economiche Ateco 2007. Ciò comporta un nuovo accorpamento
delle imprese nei diversi settori rispetto alla precedente codifica Ateco 2002. Pertanto, al fine di condurre una
comparazione omogenea, sono stati rielaborati i dati al 2009 utilizzando la nuova codifica. Non è, quindi, significativo il
confronto 2008-2009.
153
3. L’o
occupazione nell’aa r tigianato
3.1. Il campione
Per queste brevi osservazioni ci si avvale, di alcuni dati desunti dalla 30ª
Indagine congiunturale sull’artigianato trevigiano condotta, per conto di
Confartigianato Marca Trevigiana da Bs Consulting.
Il campione rappresentativo delle imprese artigiane nella provincia di Treviso è
stato individuato tra le imprese iscritte alla Confartigianato che utilizzano il servizio
di tenuta dei libri paga, depurato delle imprese che presentano elementi di possibile
inquinamento e di introduzione di effetti distorsivi sull’insieme dei dati.
Il campione preso in esame per la 30ª Indagine congiunturale sull’artigianato
trevigiano risulta composto da 2.043 imprese e 10.477 dipendenti (pari al 8,5%
dell’universo artigiano esistente in provincia) con una ripartizione percentuale tra
macrosettori e settori di attività sostanzialmente in linea con quella verificata sul
totale delle imprese.
Si tratta, quindi, di un campione assolutamente significativo e rappresentativo
sia rispetto al numero sia rispetto alla composizione.
3.2. La dinamica occupazionale
Una prima osservazione generale, dedotta dai dati sul campione analizzato,
rileva nel 2013 una riduzione dei dipendenti nell’artigianato, rispetto all’anno
precedente, pari complessivamente a -3,1%. Si tratta di una flessione significativa
ma inferiore a quella registrata nel 2012 (-5,8%) e che presenta, all’interno dei tre
comparti (manifatturiero, costruzioni e servizi), una distribuzione non omogenea: il
macrosettore delle costruzioni perde il 5,4% quello del manifatturiero il 2% e i
servizi il 3,6%.
All’interno dei macrosettori si evidenziano comunque alcune lievi espansioni
in capo al tradizionale settore delle calzature (+0,8%), alla chimica (+1,4%) e alla
grafica (+1,3%).
Una analisi più dettagliata, per settori, appare nei Grafici 2, 3 e 4 riferiti ai
macrosettori del manifatturiero, delle costruzioni e dei servizi.
I dipendenti dell’artigianato manifatturiero (che rappresentano circa il 60% del
totale a campione) continuano a registrare un trend al ribasso, ma in misura minore
rispetto al pesante calo del 2012. Ripercorrendo la serie storica, dopo gli andamenti
di crescita rilevati fino al 2007, tra il 2008 e il 2009 si sono registrati i picchi
negativi: dal -3,4% nel secondo semestre 2008 al -6,6% del secondo semestre 2009,
il dato peggiore degli ultimi anni. Nel biennio 2010-2011 il dato era migliorato,
assestandosi sul -1% alla fine del secondo semestre 2011. Dopo la forte virata
154
negativa (-4,8%) del 2012, il -2% del 2013 sembra indicare una stabilizzazione del
comparto, seppure a velocità differenti tra i vari settori che lo compongono.
Se nel 2012 era la metalmeccanica (che rappresenta quasi il 30% circa del
totale dei dipendenti a campione) a presentare il conto più preoccupante quanto a
contrazione occupazionale, quest’anno sono il legno e l’abbigliamento a pagare di
più, anche se in termini percentuali e non assoluti.
La meccanica infatti fa segnare -2,1%, in linea con la media del macrosettore,
ma in miglioramento rispetto al -2,7% del 2012.
Graf. 2 – Dinamiche dell’occupazione nell’artigianato per macrosettori del
manifatturiero. Variazioni percentuali occupati II semestre 2013 rispetto al 2012.
Fonte: elaborazioni Bs Consulting per conto di Confartigianato della Marca Trevigiana.
Il legno e l’abbigliamento invece spiccano in negativo con rispettivamente il
-3,9% e il -3,8%. Dati che di per sé sono importanti, ma che, contestualizzati nel
confronto con il 2012 (-7,7% il legno e -6,6% l’abbigliamento), assumono un
significato tendenziale che lascia aperti scenari meno grigi.
Come già anticipato la chimica (+1,4%), e in misura simile la grafica (+1,3%),
fanno registrare i saldi più positivi. Se la chimica già nel 2012 presentava un dato
che si assestava non molto lontano dallo zero (-1,9%), è la grafica a fare, nel 2013,
un balzo importante, considerato il -7,4% per cui era stata sotto i riflettori nel 2012.
L’alimentare si discosta poco invece, con un calo pari al -3,1%, dalla tendenza
già manifestata nel 2012, quando faceva registrare il -2,9%.
Il terzo saldo attivo del macrosettore arriva dal calzaturiero, che, assorbito il
-10,5% del 2012, torna in territorio positivo con un +0,8%. Anche se non tanto
significativo nei valori assoluti (il settore è rappresentato nel campione in
percentuale del 4,6%), si tratta di un comparto tradizionalmente importante per
l’artigianato trevigiano.
155
Il comparto artigiano delle costruzioni si caratterizza anch’esso per una
significativa flessione occupazionale, più marcata nel settore degli edili-costruttori
(-8,5%) e nell’edilizia-servizi (-5,3%); nel settore degli impianti si attenua il trend al
ribasso (-2,9%), già manifestato nel biennio 2012-2011 (-3,7% e -2,7%), dopo il
positivo +0,4% del secondo semestre 2010, a conferma di un andamento altalenante
che ha caratterizzato il comparto negli ultimi anni.
Graf. 3 – Dinamiche dell’occupazione nell’artigianato per macrosettori delle
costruzioni. Variazioni percentuali occupati II semestre 2013 rispetto al 2012.
Fonte: elaborazioni Bs Consulting per conto di Confartigianato della Marca Trevigiana.
Graf. 4 – Dinamiche dell’occupazione nell’artigianato per macrosettori dei servizi.
Variazioni percentuali occupati II semestre 2013 rispetto al 2012.
Fonte: elaborazioni Bs Consulting per conto di Confartigianato della Marca Trevigiana.
Nel macrosettore dei servizi il calo più significativo si registra nei servizi alla
persona (-4,8%, a fronte del -5,8% fatto segnare nel 2012).
I trasporti, dopo il pesante -11,7% del 2012, presentano anche nel 2013 un
saldo negativo, ma decisamente più contenuto rispetto all’anno precedente: -4,1%.
Anche i servizi vari riducono il calo percentuale rispetto al 2012, quando
perdevano il -5,8%: nel 2013 si fermano al -3,3%.
156
L’autoriparazione presenta la diminuzione più contenuta (-2,7%), in
controtendenza rispetto al -4,8% del 2012.
Nel complesso, si tratta di dati che certamente non riportano il macrosettore
agli andamenti del 2010 e al 2011, quando aveva mostrato aumenti occupazionali
(eccezion fatta per la lieve flessione nei servizi alla persona e nei riparatori a fine
2011), ma che sembrano segnalare comunque un’inversione di tendenza rispetto alla
caduta del 2012.
157
6. Il commercio, i servizi alle imprese e il turismo
di Luca Bertuola e Alberto Tessariol*
La fotografia del settore commercio è costruita sulla base dei dati camerali
relativi alla consistenza numerica delle imprese operanti nel territorio provinciale e
alla loro superficie. L’analisi è integrata, per il quarto anno consecutivo, dagli esiti e
dalle riflessioni tratte dall’Osservatorio sull’andamento dei consumi e sui
consumatori di Unascom Confcommercio, indagine condotta su un campione
rappresentativo di aziende del terziario con cadenza trimestrale. Nella seconda parte
invece è presente l’analisi sui dati relativi all’andamento dell’occupazione
dipendente su dati Ebicom e Veneto Lavoro.
1. Consistenza numer ica eser cizi commer ciali
Il dato riferito alla consistenza numerica degli esercizi commerciali in
provincia di Treviso, a fine 2013, conferma il trend iniziato un anno prima, nel 2012.
Nel corso di quell’anno, infatti, era stata registrata una diminuzione delle imprese in
attività pari a 129 unità (-1,1% del totale). Si trattava della prima flessione dopo un
biennio di sostanziale tenuta (2010-2011), nel quale – pur a crisi conclamata – la
presenza commerciale sul territorio era rimasta pressoché inalterata, passando da
11.653 imprese a 11.666. L’ultimo anno trascorso, invece, dà continuità al
decremento già registrato nel 2012, facendo annotare ulteriori 53 aziende venute
meno. Il dato, nonostante possa non apparire così traumatico considerando il
contesto generale di stagnazione economica nel quale si trova il Paese, deve far
riflettere: le 11.484 aziende presenti e operanti nel trevigiano oggi, rendono conto di
una platea commerciale sostanzialmente ritornata, nei numeri, a quella del 2005. La
flessione dello 0,4% di imprese, comunque, non consegna all’analisi il settore della
distribuzione quale comparto maggiormente colpito dalla crisi. Si tratta certamente
di un settore che non ha conosciuto alcuna espansione negli ultimi due anni, nei
quali – invece – si è riscontrato un leggero “diradamento” di operatori. Di fondo,
però, tale tessuto è riuscito a garantire presenza e capillarità sul territorio. Almeno
fino ad oggi.
Parimenti a quanto valutato per la consistenza degli esercizi commerciali, si
pone l’estensione delle attività in metri quadrati (mq) di superficie. Il 2013 è stato un
* Unascom Confcommercio Treviso. Si ringrazia per aver reso disponibili i dati Infocamere l’Ufficio Studi della
Cciaa di Treviso, in particolare Meri Dalla Libera; per i dati relativi all’occupazione, il Centro Studi Ebicomlab
Research presso Ebicom Treviso.
159
anno di ridimensionamento: si è passati da 1.391.295 mq di superficie a 1.357.357. I
quasi 34mila mq persi corrispondono al 2,4% del totale in provincia di Treviso.
Anche in questo caso, quindi, un dato non eclatante ma senza dubbio chiaro
nell’indicare una tendenza, a maggior ragione se si considera che negli anni passati
(almeno dal 2005 al 2011) questo parametro aveva sempre fatto registrare il segno
positivo, col passare del tempo. Approfondendo il dato, è interessante notare come
ad aver risentito maggiormente del calo, sono state le classi di superficie piccola
(fino a 400 mq) e grandi (oltre i 1.500 mq). La prima, infatti, è passata da un totale
di estensione in provincia di 714.286 mq nel 2012 a 707.387 mq nel 2013 (-1%), la
seconda da 284.372 mq nel 2012 a 246.632 mq nel 2013 (-13,3%). Le medie
strutture (da 400 a 1.500 mq) sono invece in controtendenza, aumentate del 2,7%.
La loro superficie si è espansa da 392.637 mq nel 2012 a 403.338 nel 2013. Come
già scritto in passato, va diffondendosi un modello di offerta strutturato su punti
vendita di medie dimensioni, un certo numero dei quali certamente “di catena” e/o
gestiti in franchising, a detrimento numerico dei negozi di altre dimensioni (piccoli e
grandi).
Graf. 1 – Consistenza degli esercizi commerciali in provincia di Treviso. Anni 20052013.
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere.
160
Graf. 2 – Consistenza in metri quadrati di superficie commerciale. Anni 2005-2013.
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere.
La Tabella 1, riportante i dati sopra accennati nel confronto con le altre
province venete, offre ulteriori spunti di analisi e riflessione in questo senso.
Prendendo a riferimento le risultanze più recenti, è significativo notare come, in
termini di numerosità di esercizi commerciali operanti, la Marca si posizioni al
quarto posto, comprensibilmente dietro a località di spiccato interesse turistico
(Venezia) e a territori più estesi (Padova e Verona). Utilizzando il parametro della
superficie di vendita, però, balza all’attenzione come il territorio trevigiano – sulla
base di tale criterio – raggiunga il primato regionale. La provincia di Treviso balza
in testa, infatti, distaccando anche quelle aree maggiormente ricche di punti di
distribuzione. Ciò che se ne può dedurre è una presenza di grandi superfici di
vendita superiore alla media veneta.
Gettando lo sguardo all’interno del territorio della Marca, si può verificare
come dopo anni di aumento delle superfici commerciali in tutti i comprensori, in
particolare nell’Opitergino e, a seguire, nel mandamento di Montebelluna, Treviso e
Vittorio Veneto, si sia registrata una frenata generalizzata. Quest’ultima ha escluso
le aree dell’asolano e della castellana, nelle quali gli esercizi commerciali sono
aumentati rispettivamente di 6 e 5 unità. In generale, comunque, anche il dettaglio
analitico riferito ai diversi mandamenti della provincia non poteva che dare esito
negativo, per quanto sopra esposto.
161
162
3.981
11.578
15.649
11.311
11.986
71.019
Rovigo
Treviso
Venezia
Vicenza
Verona
Veneto
6.335.674
834.097
1.191.354
1.154.896
342.017
1.308.799
315.647
1.188.864
70.601
12.025
15.338
11.268
3.987
11.537
3.786
12.660
6.808.033
974.328
1.275.517
1.231.380
358.293
1.391.295
327.176
1.250.044
Mq. vendita
2012
Esercizi
70.426
11.961
15.360
11.232
3.953
11.484
3.747
12.689
6.772.808
979.484
1.293.116
1.230.868
349.542
1.357.357
319.857
1.242.584
Mq. vendita
2012
Esercizi
-0,2
-0,5
0,1
-0,3
-0,9
-0,5
-1,0
0,2
-0,5
0,5
1,4
0,0
-2,4
-2,4
-2,2
-0,6
Mq. vendita
Var. % 2013/2012
Esercizi
-0,8
-0,2
-1,8
-0,7
-0,7
-0,8
0,3
-0,7
6,9
17,4
8,5
6,6
2,2
3,7
1,3
4,5
Mq. vendita
Var. % 2013/2008
Esercizi
1.158
4.092
397
Oderzo
Treviso
Valdobbiadene
75.422
1.308.799
487.277
39.731
122.892
238.158
138.941
58.519
147.859
851
11.537
4.103
407
1.169
1.988
1.276
627
1.116
80.427
1.391.295
519.275
40.490
135.143
252.114
148.356
59.089
156.401
Mq. vendita
2012
Esercizi
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere.
904
11.578
1.967
1.268
Conegliano
Montebelluna
Vittorio Veneto
Provincia di Treviso
648
1.144
Mq. vendita
2008
Esercizi
Asolo
Castelfranco Veneto
Mandamenti
838
11.484
4.094
395
1.155
1.975
1.273
633
1.121
Esercizi
81.168
1.357.357
482.369
39.070
142.231
251.533
145.591
59.599
155.796
Mq. vendita
2013
-1,5
-0,5
-0,2
-2,9
-1,2
-0,7
-0,2
1,0
0,4
Esercizi
0,9
-2,4
-7,1
-3,5
5,2
-0,2
-1,9
0,9
-0,4
Mq. vendita
Var. % 2013/2012
-7,3
-0,8
0,0
-0,5
-0,3
0,4
0,4
-2,3
-2,0
Esercizi
7,6
3,7
-1,0
-1,7
15,7
5,6
4,8
1,8
5,4
Mq. vendita
Var. % 2013/2008
Tab. 2 – Consistenza esercizi commerciali e superfici di vendita per mandamenti della provincia di Treviso. Confronto anni 2008,
2012 e 2013. Valori assoluti e variazioni percentuali.
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere.
3.736
12.778
Mq. vendita
2008
Esercizi
Belluno
Padova
Province
Tab. 1 – Consistenza esercizi commerciali e superfici di vendita per province venete. Confronto anni 2008, 2012 e 2013. Valori
assoluti e variazioni percentuali.
2. Tur ismo e ser vizi
Appare interessante allargare ora lo sguardo, comprendendo nell’analisi il
commercio all’ingrosso (insieme a quello al dettaglio), il turismo (servizi di alloggio
e ristorazione) e i servizi alle imprese.
Nel 2013, rispetto all’anno precedente, il settore del commercio ha visto
aumentare di 34 unità le iscrizioni in Camera di Commercio, recuperando così un
terzo di quelle 100 imprese che avevano costituito il saldo negativo (nelle nuove
iscrizioni) registrato l’anno precedente, il 2012. Riguardo agli altri due comparti
(turismo e servizi), il primo consolida una tendenza positiva già verificata nel 2012,
con 51 nuove “attivazioni” d’impresa, e così è anche per il comparto dei servizi, con
un bilancio a fine anno di 9 nuove intraprese. Il computo numerico delle cessazioni,
d’altra parte, fa comprendere come vi sia stata una diminuzione delle chiusure
d’attività rispetto a un anno prima, nel quale il saldo era stato crescente su tutti e tre i
fronti: commercio, turismo e servizi. Tra 2011 e 2012, infatti, si era osservato un
aumento delle cessazioni in ciascun comparto, mentre al termine del 2013 i valori
sono leggermente meno negativi rispetto all’anno prima (seppur di poche unità: 20
per il commercio all’ingrosso e al dettaglio, 4 per il turismo, 31 per i servizi).
Comparando ulteriori parametri, desta attenzione lo stato di maggior sofferenza
nel quale versa l’imprenditoria femminile. Il saldo tra le iscrizioni e le cessazioni
nell’anno 2013 è negativo su ognuno dei tre fronti d’impresa analizzati, con
particolare rilevanza nel commercio (-99 unità). Mentre le imprese condotte da
stranieri fanno registrare ancora un aumento nel computo tra attivazioni e
dismissioni, sebbene con un trend rallentato rispetto a qualche anno fa, è
l’imprenditoria giovanile a mostrare il maggior smalto al termine dell’anno appena
trascorso. Il saldo è positivo per 10 unità nel commercio e 126 nei servizi, oltre a un
più modesto dato riferito al turismo: +9 iscrizioni.
L’analisi del terziario nel suo complesso, allora, può trovare sintesi nella
constatazione che il numero delle cessazioni nel 2013 ha superato complessivamente
quello delle nuove iscrizioni, pur essendo diminuita – dal 2012 all’anno successivo –
la quantità di cessazioni in termini assoluti. Come visto per il solo commercio a
inizio capitolo, quindi, c’è una decrescita delle attività, anche allargando lo sguardo
a turismo e servizi, ma nel 2013 tale decrescita si è rivelata meno accentuata, nei
numeri.
163
164
2011
2012
2013
29
-92
26
22
-66
72
0
-78
-41
6
13
34
51
9
65
7
42
46
-9
-14
15
36
30
40
27
70
13,1
-
4,8
17,0
13,3
22,6
25,8
32,9
40,5
34,9
24,1
42,5
29,5
% sul
totale
imprese
2013/12 2013/11
anno
2013
Iscrizioni
Var. assolute
64
48
221
116
52
207
224
151
399
2012
83
56
211
102
64
183
200
142
364
2013
386
382
861 1.094 1.063
4.924 6.114 6.724
296
1.137 1.445 1.425
65
34
176
131
52
193
192
117
283
2011
V.a.
-31
610
-4
-20
19
8
-10
-14
12
-24
-24
-9
-35
202
1.800
86
288
18
22
35
-29
12
-10
8
25
81
15,8
-
5,7
21,2
7,8
14,7
14,8
9,6
16,8
12,8
18,8
37,2
25,5
% sul
totale
imprese
2013/12 2013/11
anno
2013
Cessazioni
Var. assolute
-169
423
-116
-174
5
-3
147
68
4
113
-16
-46
-45
-130
-528
9
1
20
126
38
130
-33
-35
-99
2013
-411
-371
-910 -1.455
-185
-582
15
3
51
97
10
64
-43
-74
-204
2011 2012
Saldi
V.a.
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: (1) le consistenze 2012 e 2013 comprendono la classe di natura giuridica “Persona fisica”,
introdotta per effetto della nuova Direttiva dei servizi del 26/10/2011 (entrata in vigore il 13/5/2012 con circolare n. 3648/c). Trattasi, tuttavia, della regolarizzazione di persone non
costituite in forma d’impresa.
Imprese femminili
Commercio all’ingrosso e al
238
195
265
dettaglio
Attività dei servizi alloggio e
71
77
107
ristorazione
Servizi alle imprese
176
181
167
Imprese giovanili
Commercio all’ingrosso e al
306
271
313
dettaglio
Attività dei servizi alloggio e
56
62
102
ristorazione
Servizi alle imprese
199
213
228
Imprese straniere
Commercio all’ingrosso e al
323
272
231
dettaglio
Attività dei servizi alloggio e
31
51
57
ristorazione
Servizi alle imprese
70
79
92
Totale imprese
Commercio all’ingrosso e al
963
863
897
dettaglio
Attività dei servizi alloggio e
180
201
252
ristorazione
Servizi alle imprese
692
683
692
Totale imprese provinciali
5.347 5.204 5.269
Settori economici
V.a.
Tab. 3 – Iscrizioni e cessazioni per settori economici. Totale imprese e di cui femminili, giovanili e straniere. Anni 2011-2013(1).
Valori assoluti, variazioni assolute e percentuali.
165
4.285
16.282
83.505
4.256
16.153
84.387
854
818
18.468
492
18.626
2.442
1.120
1.165
442
549
2.339
1.726
3.589
3.529
534
1.460
1.450
1.843
4.132
2012
4.171
2011
16.228
81.829
4.347
18.384
860
528
2.520
1.134
570
1.711
3.609
1.508
4.164
2013
-54
-1.676
62
-84
6
36
78
14
21
-15
20
48
32
2013/12
75
-2.558
91
-242
42
86
181
-31
36
-132
80
58
-7
-0,3
-2,0
1,4
-0,5
0,7
7,3
3,2
1,3
3,8
-0,9
0,6
3,3
0,8
2013/12
Variazioni
2013/11
Assolute
Sedi
%
0,5
-3,0
2,1
-1,3
5,1
19,5
7,7
-2,7
6,7
-7,2
2,3
4,0
-0,2
2013/11
19,8
-
5,3
22,5
5,3
12,1
13,7
7,0
13,1
9,3
22,2
34,7
22,7
% sul totale
imprese
anno 2013
57.242
303.265
19.744
47.806
1.497
1.787
3.208
2.146
1.939
2.111
7.663
5.182
8.869
V.a. 2013
Addetti
18,9
-
6,5
15,8
2,6
9,1
6,7
3,7
9,8
4,4
13,4
26,2
18,6
% sul
totale
addetti
anno
2013
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: (1) Le consistenze 2012 e 2013 comprendono la classe di natura giuridica “Persona fisica”,
introdotta per effetto della nuova Direttiva dei servizi del 26/10/2011 (entrata in vigore il 13/5/2012 con circolare n. 3648/c). Trattasi, tuttavia, della regolarizzazione di persone non
costituite in forma d’impresa.
Totale imprese e addetti
Commercio all’ingrosso e al dettaglio
Attività dei servizi alloggio e
ristorazione
Servizi alle imprese
Totale imprese provinciali
Commercio all’ingrosso e al dettaglio
Attività dei servizi alloggio e
ristorazione
Servizi alle imprese
Imprese giovanili
Commercio all’ingrosso e al dettaglio
Attività dei servizi alloggio e
ristorazione
Servizi alle imprese
Imprese straniere
Commercio all’ingrosso e al dettaglio
Attività dei servizi alloggio e
ristorazione
Servizi alle imprese
Imprese femminili
Settori economici
V.a.
Tab. 4 – Sedi d’impresa attive e addetti per settori economici. Totale imprese e di cui femminili, giovanili e straniere. Anni 20112013(1). Valori assoluti, variazioni assolute e percentuali.
3. Andamento dei consumi
Nel corso del 2013, l’Osservatorio sull’andamento dei consumi e sui
consumatori di Unascom Confcommercio – nell’intento di affinare in modo
esaustivo la ricerca – si è dotato di un campione più ampio di operatori commerciali,
comprendente differenti segmenti merceologici: l’alimentare, la moda, i carburanti
per i veicoli, i prodotti per la casa, la ristorazione, il turismo, i pubblici esercizi, la
grande distribuzione, il settore dei servizi ad alto valore conoscitivo (il cd.
quaternario), l’immobiliare nonché i grossisti. Questi ultimi, pur non interfacciando
direttamente i consumatori, possono considerarsi realtà anticipatrici delle tendenze
dell’offerta per la loro particolare collocazione nella filiera distributiva. Inoltre, per
tentare di leggere i consumi anche dall’altro punto di vista, quello dei consumatori o
della domanda, è stata effettuata una rilevazione campionaria in più città della Marca
attraverso la somministrazione in alcuni negozi di un breve modulo riservato alla
compilazione da parte dei clienti. In tutto si hanno due campioni di circa 500 unità.
Per quanto riguarda l’andamento dell’annualità, le rilevazioni hanno portato in
evidenza come sia persistito il “deconsumo”, con ritmi del tutto simili a quelli
dell’anno precedente, il 2012: per il 61% degli operatori le vendite (in quantità) sono
calate su base tendenziale annua, mentre è solo il 16% (era il 13 l’anno prima) del
campione a parlare di crescita. Disaggregando i dati, segnali di particolare
sofferenza provengono dai pubblici esercizi, dalla ristorazione, dall’immobiliare e
dalle pompe di benzina, mentre più leggera della media appare la situazione della
Gdo, dei grossisti e del cosiddetto quaternario. Circa la liquidità aziendale,
preoccupa – ma non sorprende, vista la situazione – aver rilevato che il 60% del
campione (nel 2012 era del 41%) indichi una situazione insoddisfacente, di cui
pessima per il 18% (era il 17%). Pure il fatturato, coerentemente con le vendite, ha
registrato grosso modo la stessa tendenza, con il 66% del campione che ne rileva il
calo annuo (era il 52 un anno prima) accompagnato da un modesto 12% (il 9% nel
2012) che parla di crescita. Sul fatturato, indicatore economico principe, occorre
aggiungere che il calo è denunciato molto rilevante dal 37% del campione, un valore
che è superiore di sette punti quello dell’anno precedente. Circa il turismo, il 2013 si
assesta sui livelli dell’anno prima, anche se preoccupa sempre la tenuta del turismo
d’affari mentre l’occupazione delle camere cresce solo con decise riduzioni di
prezzo e la redditività appare a livelli critici per l’occupazione e per gli investimenti.
Il bilancio del 2013 non può che essere decisamente insoddisfacente, dato che
per il 47% è stato un anno “abbastanza duro” e per il 33% addirittura “da
dimenticare”; ma per un quinto del campione è stato invece un anno positivo.
166
4. L’o
occupazione nel settor e ter ziar io
In questo paragrafo sull’occupazione nel settore terziario si andrà ad analizzare
l’andamento delle assunzioni nei settori commercio, turismo e servizi prendendo in
considerazione le annualità 2007 come ultimo anno prima della crisi e poi quelle dal
2010 al 2012.
I dati che saranno presi a riferimento sono quelli relativi all’osservatorio
dell’Ente Bilaterale di Treviso Ebicom sulle proprie banche dati e su quelle di
Veneto Lavoro.
In considerazione della situazione di crisi che da ormai 5 anni colpisce il
settore terziario, con particolare riferimento alla distribuzione ed ai servizi, sarà
interessante analizzare anche come sono andate a modificarsi le assunzioni in base
alla varie tipologie contrattuali.
Sarà anche di interesse per questa ricerca verificare se e come gli interventi
normativi a cui spesso ci si è affidati nella speranza di creare maggiore occupazione
abbiano colto nel segno.
Infine una piccola ultima parte della ricerca affronterà il tema degli
ammortizzatori sociali in un comparto scoperto da strumenti ordinari di sostegno al
reddito.
4.1. Le assunzioni nel ter ziar io
Se guardiamo ai dati sull’occupazione nel terziario noteremo che le assunzioni
nel 2012 ultimo periodo monitorato per intero rispetto al 2011 sono aumentate e si
attestano poco sotto le 70mila unità, inferiori sicuramente rispetto al 2007 ma in
recupero rispetto al 2010 e soprattutto al 2011. Anche le cessazioni rispetto all’anno
precedente flettono come numero dando un segnale, almeno temporaneo di tregua
nella perdita di posti di lavoro, marcando però per la prima volta un saldo negativo
tra assunzioni e cessazioni. Più in dettaglio possiamo dire che le perdite più rilevanti
all’interno del terziario si attestano nel settore commercio che registra un calo di
assunzioni rispetto al 2011, anno registrato come il peggiore, sotto l’aspetto
occupazionale, da quando era iniziata la crisi. Sono infatti 11.357 gli assunti nel
commercio nell’anno 2012 più di un migliaio in meno rispetto al 2011, e ancora
meno rispetto al 2010. Se guardiamo al 2007, anno fissato convenzionalmente come
pre crisi, le assunzioni raggiungevano quota 16.652. Il settore della distribuzione
quindi segna davvero uno stop importante alle assunzioni, che peraltro, anche
qualitativamente sono spesso di natura temporanea. Le cessazioni inoltre per la
prima volta dall’inizio della crisi superano le assunzioni portandosi alla quota
12.099. Per la prima volta quindi il saldo tra assunti e cessati è un saldo negativo.
Questo è un dato pesantissimo in quanto questo territorio aveva investito in maniera
importante sull’aumento delle superfici di vendita. Ma evidentemente non è
167
sufficiente aumentare l’offerta per aumentare l’occupazione. Anzi i dati che
registriamo ci dicono l’esatto contrario.
Diverso il discorso nel settore servizi. Qui, dopo vari anni in cui si registravano
assunzioni in calo, il 2012 è stato un anno di stabilità con una leggera tendenza al
rialzo per le assunzioni ma ancora con un saldo negativo tra assunzioni e cessazioni.
L’anno peggiore per questo settore sembra essere stato il 2011 almeno per quanto
riguarda l’occupazione e in particolare il rapporto assunzioni/cessazioni. Nel 2011
infatti a fronte di 42.539 assunzioni ci sono state 44.015 cessazioni. Nel 2012 la
situazione si stabilizza in senso negativo. A fronte di 42.577 assunzioni si registrano
42.827 cessazioni.
Nel settore dei servizi va notato che nell’anno pre crisi (2007) venivano
registrate 47.523 assunzioni contro 37.321 cessazioni. Questa trasformazione da
anche l’idea di ciò che il settore in questi cinque lunghi anni di crisi ha attraversato.
Si è trattato di una perdita importante in un settore trainante dell’economia locale.
Per quanto riguarda l’occupazione nel settore del turismo i dati ci danno
segnali incoraggianti sia perchè l’anno 2012 segna un aumento deciso delle
assunzioni, sia perché il saldo tra assunzioni e cessazioni rimane positivo.
Nel 2012 infatti si registrano 14.841 assunzioni rispetto alle 13.509 del 2011.
Nel 2007 il settore segnava poco più di 11mila assunzioni.
Il dato rilevante, che approfondiremo in seguito, è la volatilità dell’occupazione
del settore. Nel 2007 mentre le assunzioni erano poco più di 11mila le cessazioni si
fermavano a poco di 8mila unità. Nel 2012 a fronte di quasi 15mila assunzioni si
registrano 14.500 cessazioni.
Tab. 5 – Assunzioni e cessazioni nel terziario in provincia di Treviso.
Assunzioni
Commercio
Turismo
Servizi
Totale terziario
Cessazioni
Commercio
Turismo
Servizi
Totale terziario
2007
2010
2011
2012
16.652
11.616
47.523
75.791
12.559
12.507
42.665
67.718
12.405
13.509
42.539
71.453
11.357
14.841
42.577
68.775
13.548
8.672
37.321
59.541
12.006
11.525
41.473
65.004
11.908
12.919
44.015
68.842
12.099
14.584
42.827
69.510
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio Treviso su dati Ebicom.
Si tratta di un fenomeno che ha più spiegazioni.
La prima, sicuramente da ricercare nelle difficoltà delle imprese nel dare
continuità al lavoro.
Il secondo aspetto è legato all’utilizzo di tipologie contrattuali flessibili in
modo diffuso. Anche per i cambiamenti nel mercato turistico vedremo come la
168
tipologia del contratto a termine, del lavoro a chiamata e anche dell’apprendistato
stagionale stanno influendo nelle dinamiche occupazionali del settore.
Il terzo aspetto, strettamente correlato al precedente, è dato dall’emersione di
una zona di lavoro grigio o irregolare che senza opportune forme di flessibilità
sarebbe rimasto tale.
Per il settore del turismo, probabilmente più che per gli altri settori, la
diminuzione forte delle presenze per affari, legate alla delocalizzazione industriale e
al calo complessivo di attività economiche, e al contempo le presenze legate al
turismo per viaggio e per visitare i centri storici rende sempre più necessaria una
gestione del lavoro flessibile. Lo vedremo di seguito nell’analizzare le forme
contrattuali più utilizzate dal settore.
4.2. Le tipologie contr attuali nel ter ziar io
In questi anni in cui alla crisi si cercava di rispondere con continue riforme del
lavoro, affidando alla norme e alla contrattazione poteri taumaturgici, è interessante
vedere se e come queste trasformano il mercato del lavoro. Il settore terziario,
caratterizzato da sempre, da esigenze di flessibilità in questo senso è un buon
laboratorio e un buon osservatorio. L’avvertenza per il lettore che dobbiamo dare è
che l’analisi è condotta sulla base dei dati offerte dalle assunzioni. Si prenderà il
2007 come anno pre crisi e poi gli anni 2010, 2011, 2012.
Il contr atto a tempo indeter minato
È interessante notare che nel settore terziario e, quindi, nel settore che
comprende i servizi, il turismo e il commercio le assunzioni con contratto a tempo
indeterminato (da cui è escluso il contratto di apprendistato) passano da 18.975 del
2007 a 7.709 del 2012.
All’interno dei singoli settori nel commercio si passa da 4.622 assunzione a
tempo indeterminato nel 2007 ad appena 1.510 del 2012. Anche aggiungendo le
2.800 assunzioni con il contratto di apprendistato professionalizzante non si arriva
vicini alla soglia di assunzioni registrata nel 2007 con questa tipologia contrattuale.
Nel settore turismo, nel 2007 venivano registrate 2.788 assunzioni con il
contratto a tempo indeterminato, appena più della metà nel 2012 con 1.510
lavoratori, che diventano poco più di 2mila se si aggiungono le assunzioni con
apprendistato professionalizzante.
Nel settore dei servizi si passa da 11.565 assunzioni a tempo indeterminato nel
2007 a 4.624 nel 2012.
Sono dati fondamentali per capire la progressiva perdita di stabilità del lavoro
nel momento in cui l’intera economia è entrata in crisi.
169
Il tempo deter minato
È la forma contrattuale che registra meno il calo delle assunzioni. È anche la
forma contrattuale sulla quale si sta puntando per far ripartire l’occupazione. È
anche la forma contrattuale che sta ricevendo le più profonde modifiche in sede
legislativa proprio in questi mesi.
Nel terziario nel 2007 le assunzioni con questa tipologia contrattuale hanno
toccato quota 21.546. Sempre nel 2007 questa tipologia sopravanza le assunzioni
con il tempo indeterminato di sole 3mila unità.
Nel 2012 le assunzioni a tempo determinato sono state 18.008 a cui possiamo
aggiungere le quasi 6mila assunzioni per sostituzione. Nel 2012 le assunzioni con
contratto a tempo determinato sono state 10mila in più rispetto al tempo
indeterminato (16mila se si sommano anche quelle per sostituzione).
Più in dettaglio nel commercio nel 2007 vi sono state 4.622 assunzioni con il
contratto a tempo determinato. Nel 2012, le assunzioni sono state 2.824 (3.200 se si
sommano anche quelle per sostituzione).
Nel turismo le assunzioni a tempo determinato sono state 3.899, nel 2012 3.348
(3.500 se si sommano anche le assunzioni per sostituzione).
È invece nei servizi che questa forma contrattuale trova un ancora più forte
utilizzo: 13.026 sono state le assunzioni a tempo determinato nel 2007 a cui vanno
aggiunte appena 170 assunzioni per sostituzione. Nel 2012 nel settore dei servizi vi
sono state 11.826 assunzioni con contratto a tempo determinato a cui si possono
aggiungere 5.841 assunzioni con contratto a tempo determinato per sostituzione. Il
dato è notevole e interessante e si presterebbe a molte osservazioni che non
possiamo affrontare in queste pagine.
L’aa ppr endistato
È l’altra forma contrattuale a cui da sempre si affida il rilancio
dell’occupazione. Se si guarda ai numeri delle assunzioni con tale tipologia
contrattuale noi notiamo che nel settore terziario rimane stabile nel tempo
nonostante le molte riforme e ritocchi.
Sconta un fisiologico lievissimo calo dovuto alla situazione di grave crisi
economica più che alla sua fruibilità. Rimane comunque l’istituto più valido per
l’inserimento lavorativo dei giovani, grazie al costo ridotto e alla formazione
alternata al lavoro. Con le ultime riforme del 2008 e del 2012 l’istituto è stato ancor
più semplificato sia sotto il profilo della gestione della formazione sia per i vincoli
relativi alle percentuali di conferma. Rimane l’importante beneficio pubblico dato
dal quasi totale sgravio contributivo e rimangono le possibilità affidate al contratto
di prevedere agevolazioni nell’inquadramento inziale dell’apprendista rispetto al
livello di arrivo.
170
Nel 2012 le assunzioni con tale forma contrattuale in provincia di Treviso sono
state 2.832, nell’intero settore terziario. Si tenga conto che l’operatività vera della
riforma Fornero parte da aprile 2012, con l’accordo di riordino del 23 marzo 2012.
Si tenga in considerazione che nell’anno precedente le assunzioni erano state 3.080.
Il contr atto di lavor o inter mittente
È la forma di assunzione di massima flessibilità. Il settore terziario ne fa un uso
importante soprattutto all’interno del comparto turistico. È anche la forma che non
ha mai ricevuto una serie regolamentazione contrattuale e, ancora oggi, nonostante
sia massicciamente utilizzata, le parti sociali lasciano alle generiche previsioni
normative la sua applicazione. Con tutte le conseguenze del caso.
Come anticipato è il turismo che usa massicciamente tale formula contrattuale.
Sono state 921 le assunzioni con il contratto a tempo determinato intermittente nel
2007 che sono salite a 2.417 nel 2012. A queste si aggiungono le assunzioni con
contratto intermittente a tempo indeterminato che sono state 2.026 nel 2007 e 2.260
nel 2012. In entrambi i casi la formula utilizzata è quella del contratto intermittente
libero cioè senza obbligo di rispondere alla chiamata e quindi senza previsione di
indennità di disponibilità.
Molto meno utilizzato questo contratto nel commercio, anche se il suo utilizzo
è andato via via crescendo, mano a mano che scomparivano contratti impropri quali
il contratto a progetto e le collaborazioni occasionali, utilizzati per coprire
prestazioni saltuari e non organiche.
Sommando i contratti intermittenti stipulati a tempo determinato e quelli a
tempo indeterminato nel 2007 contiamo 487 assunzioni che salgono a 1.221 nel
2012. Il contratto intermittente è importante in termini quantitativi anche nel settore
dei servizi. Si è passati da 561 assunzioni nel 2007 a 1.769 nel 2012.
In ogni caso anche nei due settori richiamati come per il turismo stiamo
parlando di chiamata senza obbligo di risposta e senza diritto all’indennità di
disponibilità.
Tab. 6 – Andamento delle assunzioni per tipologia contrattuale nel settore terziario
in provincia di Treviso.
2007
2010
2011
2012
18.975 8.216 8.661 7.709
21.546 19.074 18.972 18.008
237 3.808 5.011 5.903
579 3.028 3.087 2.832
1.320 3.028 3.948 4.374
2.675 3.583 3.804 3.293
45.332 40.737 43.483 42.119
Tempo indeterminato
Tempo determinato
Tempo determinato per sostituzione
Apprendistato
Intermittente a tempo determinato
Intermittente a tempo indeterminato
Totale
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio Treviso su dati Ebicom. Nota: i totali con coincidono con quelli
riportati nella Tabella 5 in quanto, in questa Tabella 6, sono state prese a riferimento solo alcune delle tipologie
contrattuali esistenti.
171
Tab. 7 – Andamento delle assunzioni per tipologia contrattuale nel settore
commercio in provincia di Treviso.
2007
4.622
4.621
49
260
154
333
10.039
Tempo indeterminato
Tempo determinato
Tempo determinato per sostituzione
Apprendistato
Intermittente a tempo determinato
Intermittente a tempo indeterminato
Totale
2010
1.710
3.220
334
1.134
548
490
7.436
2011 2012
1.754 1.510
3.119 2.834
400
355
1.273
967
741
765
564
456
7.851 6.887
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio Treviso su dati Ebicom. Nota: i totali con coincidono con quelli
riportati nella Tabella 5 in quanto, in questa Tabella 7, sono state prese a riferimento solo alcune delle tipologie
contrattuali esistenti.
Tab. 8 – Andamento delle assunzioni per tipologia contrattuale nel settore turismo
in provincia di Treviso.
2007
2.788
3.899
18
111
921
2.026
9.763
Tempo indeterminato
Tempo determinato
Tempo determinato per sostituzione
Apprendistato
Intermittente a tempo determinato
Intermittente a tempo indeterminato
Totale
2010
1.201
3.034
138
649
1.740
2.559
9.321
2011
2012
1.227 1.575
2.932 3.348
141
130
640
657
2.084 2.417
2.569 2.260
9.593 10.387
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio Treviso su dati Ebicom. Nota: i totali con coincidono con quelli
riportati nella Tabella 5 in quanto, in questa Tabella 8, sono state prese a riferimento solo alcune delle tipologie
contrattuali esistenti.
Tab. 9 – Andamento delle assunzioni per tipologia contrattuale nel settore servizi in
provincia di Treviso.
2007
2010
2011
2012
11.565 5.298 5.608 4.624
13.026 12.820 12.921 11.826
170 3.336 4.470 5.841
208 1.226 1.354 1.208
245
740 1.123 1.192
316
534
671
577
25.530 23.954 26.147 25.268
Tempo indeterminato
Tempo determinato
Tempo determinato per sostituzione
Apprendistato
Intermittente a tempo determinato
Intermittente a tempo indeterminato
Totale
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio Treviso su dati Ebicom. Nota: i totali con coincidono con quelli
riportati nella Tabella 5 in quanto, in questa Tabella 9, sono state prese a riferimento solo alcune delle tipologie
contrattuali esistenti.
5. La cr isi e gli ammor tizzator i nel settor e ter ziar io
Oltre il 90% delle imprese del terziario non ha diritto ad ammortizzatori
ordinari. Pertanto la crisi che sta attraversando tutta l’economia e che non ha fatto
sconti al terziario è stata affrontata nel commercio, nei servizi e nel turismo con il
ricorso ad ammortizzatori in deroga e con l’affiancamento importante del sostegno
al reddito della bilateralità.
172
Gli strumenti utilizzati sono dunque stati la cassa integrazione in deroga e
l’istituto della sospensione.
I dati riportati in Tabella 10 illustrano la progressione nell’utilizzo degli
strumenti di sostegno al reddito nel settore.
Tab. 10 – Utilizzo ammortizzatori in deroga settore terziario in provincia di Treviso.
Al 31.12.2011
Accordi di sospensione
Accordi di cigs in deroga
Accordi di solidarietà
Totale
Al 31.12.2012
N. accordi
N. lavoratori
N. accordi
N. lavoratori
103
107
2
212
354
495
7
856
161
196
0
357
694
940
0
1.634
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio Treviso su dati Ebicom.
6. Conclusioni
L’analisi dell’andamento dei settori del terziario disegna per quanto riguarda le
attività di impresa e l’occupazione dipendente la forte crisi che iniziata nel
2008/2009 ha assunto proporzioni importanti a partire dal 2011 con un
aggravamento nel 2012.
In questi anni si registra una forte flessione nel numero di attività su tutti i
settori e in modo particolare nel commercio sia per quanto riguarda i dipendenti
occupati.
Per il settore del commercio la crisi e le chiusure di attività, non supportate da
nuove aperture è continuata anche nel 2013 mentre sembra notarsi una inversione di
tendenza per il comparto turismo e servizi.
Dal punto di vista occupazionale stando al numero delle assunzioni e delle
cessazioni, fatta salva una effervescenza per il turismo, ascrivibile più che altro alle
assunzioni con contratti flessibili a fronteggiare una nuova domanda, il comparto
segna ancora importanti sofferenze soprattutto nel commercio. In questo settore
peraltro i dati, non completi del 2013 (che non vogliamo quindi riportare), e le non
poche procedure di crisi e mobilità aperte non inducono ad alcun tipo di ottimismo.
Guardando nel suo insieme il settore, in assenza di una ripresa della domanda
interna, anche considerato il pesante squilibrio tra offerta e domanda, difficilmente
le sofferenze potranno essere assorbite a breve termine.
173
7. L’agricoltura
di Francesco Faraon*
1. La dinamica delle impr ese del settor e agr oalimentar e tr evigiano
Continua anche nel 2013 la tendenza alla contrazione del numero di imprese
agricole. In Italia la diminuzione del numero di aziende agricole rispetto al 2011 è
del 2,6% mentre in Veneto il dato è relativamente più contenuto (2,1%).
In Veneto nel 2013 le imprese attive nei settori agricoltura silvicoltura e pesca
iscritte al registro della Camera di Commercio sono 68.250 (-6,3%) con una
flessione superiore rispetto al dato nazionale (-4%).
Da elaborazioni dell’Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio di
Treviso (Tabella 1) nella provincia di Treviso le imprese attive nel settore delle
coltivazioni agricole sono passate dalle 15.550 unità del 2011 alle 14.583 unità del
2013 con una diminuzione di 967 imprese nel biennio 2011-13 (-6,2%) e di 736
imprese nel confronto 2012-13 (-4,8%).
In valori assoluti tra il 2012 e il 2013 il comparto agricolo ha perso 736 aziende
agricole di cui 559 dedite alle colture a seminativo, 137 ad attività miste e 110
all’allevamento di animali.
Sono aumentate di 68 unità nello stesso periodo e di 188 unità nel periodo
2011-13 invece le imprese dedite alle colture permanenti: si tratta di aziende
agricole che sono passate da un ordinamento colturale prevalente a seminativo o
misto ad uno viticolo specializzato sulla spinta delle performances favorevoli
registrate dal settore.
La distribuzione territoriale delle attività economiche agricole (Tabella 2)
evidenzia come le imprese con ordinamento produttivo prevalente a coltivazioni
permanenti sono concentrate nelle aree di Conegliano (1.454 ditte), Oderzo (1.599) e
Quartier del Piave (1.393) di fatto le aree a tradizionale vocazione viticola.
Gli allevamenti zootecnici, sia da latte che da carne, sono distribuiti fra le aree
di Asolo e Castelfranco, favoriti anche dalle particolari performances della
cerealicoltura locale e l’area di Treviso anche se in quest’ultima ben 22 stalle da
latte e 59 allevamenti misti sono scomparsi nel periodo 2011-13.
L’area di Montebelluna si conferma come il distretto del coniglio con (circa 80
allevamenti) settore peraltro che ha registrato importanti momenti di difficoltà nel
* Federazione Provinciale Coldiretti Treviso. Si ringrazia per aver reso disponibili i dati Infocamere l’Ufficio
Studi e Statistica della Cciaa di Treviso, in particolare Elena Plancher.
175
2013 a causa della flessione delle quotazioni di mercato e soprattutto di marginalità
economica per l’impresa.
Nel territorio a sud dell’area di Treviso, soprattutto nei comuni di Mogliano
Veneto, Preganziol e Zero Branco, si ha la maggior presenza di aziende con colture
non permanenti (orticoltura e seminativi) e attività di contoterzismo.
L’età media degli imprenditori agricoli è sempre molto elevata (Tabella 3):
delle 14.583 aziende attive in agricoltura in provincia di Treviso solo 565 aziende
(3,9%) sono condotte da giovani sotto i 35 anni; il dato assume particolare
significato se confrontato con l’8,1% dei pari età negli altri settori produttivi e
testimonia il persistere di una senilizzazione del comparto agricolo anche se nel
periodo 2011/2013 si è assistito ad un incremento di 23 nuove aziende giovanili che
testimoniano una lieve inversione di tendenza quasi esclusivamente nel settore
viticolo (22 aziende).
Le imprese giovanili (Tabella 4) sono maggiormente presenti nell’area di
Treviso (98), Quartier del Piave (97) e Conegliano (86) e i settori preferenziali in cui
operano i giovani sono il viti-vinicolo, nell’area di Valdobbiadene e Conegliano e
quello orticolo nell’area di Treviso, settori i a maggior prospettiva di reddito.
In termini di variazioni assolute (2013-11) delle 24 nuove aziende giovanili
ben 22 appartengono al settore viticolo e di queste 20 sono collocate nell’area del
coneglianese: si tratta con tutta probabilità dell’effetto traino esercitato dal Prosecco
sia come prospettiva di reddito che come stile di vita.
In provincia di Treviso le aziende agricole condotte da donne sono 3.856
(26,3% del totale) con una flessione rispetto al 2011 del 26,7% pari a 323 ditte.
Si conferma anche per il 2013 l’osservazione secondo cui le imprese femminili
in agricoltura sono percentualmente di più rispetto alle imprese femminili
appartenenti agli altri comparti produttivi (22,3%) e le titolari hanno una età media
più elevata rispetto agli imprenditori maschi; questi dati testimoniano di una realtà
agricola trevigiana incentrata sulla famiglia in cui la casalinga (madre o moglie)
viene formalmente delegata a condurre l’azienda anche se l’attività e le scelte
aziendali in genere sono in capo agli altri familiari impegnati principalmente in
attività diverse.
Le aziende agricole gestite da stranieri in provincia di Treviso non
rappresentano più una novità nel panorama dell’imprenditoria agricola veneta ma
numericamente continuano ad essere una presenza di testimonianza con 267
imprese, pari all’1,8% (contro il 9,5% degli altri settori produttivi); 114 di queste
(42,7%) sono dedite alle colture permanenti in particolare a vigneto (Tabella 5) e 95
(35,6%) alle colture non permanenti.
176
177
1.482
392
Coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali: attività mista
Attività di supporto all’agricoltura e attività successive alla raccolta
17
3
Utilizzo di aree forestali
Servizi di supporto per la silvicoltura
15.642
84.387
27
6
15.410
83.505
25
5
2
30
20
3
36
61
42
10
1.381
390
1.702
5.728
6.066
15.319
2012
14.674
81.829
25
6
2
31
22
2
34
60
53
10
1.244
381
1.592
5.796
5.507
14.583
2013
-736
-1.676
0
1
0
1
2
-1
-2
-1
11
0
-137
-9
-110
68
-559
-736
V.a.
-4,8
-2
0,0
n.s.
0,0
3,3
10,0
-33,3
-5,6
-1,6
26,2
0,0
-9,9
-2,3
-6,5
1,2
-9,2
-4,8
%
Var. 2013/2012
-968
-2.558
-2
0
0
-2
5
-1
-3
1
21
1
-238
-11
-145
188
-783
-967
V.a.
-6,2
-3,0
-7,4
0,0
0,0
-6,1
29,4
-33,3
-8,1
1,7
65,6
11,1
-16,1
-2,8
-8,3
3,4
-12,4
-6,2
%
Var. 2013/2011
100,0
-
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
9,5
2,5
11,1
35,9
40,2
99,4
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
n.s.
8,5
2,6
10,8
39,5
37,5
99,4
2013
100,0
-
Distr. %
2011
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Note: (1) le consistenze 2012 e 2013 comprendono la classe di natura giuridica “Persona fisica”,
introdotta per effetto della nuova Direttiva dei servizi del 26/10/2011 (entrata in vigore il 13/5/2012 con circolare n.3648/c). Trattasi, tuttavia, della regolarizzazione di persone non
costituite in forma d’impresa. Inoltre, per sede d’impresa si intende che vengono fornite informazioni su tutte le sedi localizzate in provincia di Treviso. Le imprese plurilocalizzate cioè
presenti su più territori sono considerate solo se la sede è localizzata nella provincia di Treviso. Per sede d’impresa attiva si intende la sede d’impresa iscritta al Registro delle Imprese
che non risulti in stato di inattività, cessazione, sospensione, liquidazione, fallimento o altra procedura concorsuale aperta.
Totale agricoltura, silvilcoltura e pesca
Totale sedi d’impresa in provincia (1)
Acquacoltura
Pesca
di cui:
2
33
37
di cui:
Silvicoltura ed altre attività forestali
Altro n.c.a.
Pesca e acquacoltura
59
Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali
32
9
1.737
Allevamento di animali
Riproduzione delle piante
Altro n.c.a.
5.608
6.290
15.550
2011
Coltivazione di colture permanenti
Coltivazione di colture agricole non permanenti
Coltivaz. agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi
di cui:
Attività economica
Tab. 1 – Imprese attive per gruppi Ateco 2007 nell’agricoltura in provincia di Treviso. Ordinamento decrescente per anno 2013.
178
53
37
7
3
6
184
93
22
13
56
148
104
6
14
15
9
266
17
6
0
3
0
677
46
30
6
2
8
207
108
23
11
65
143
102
6
15
10
10
325
18
3
0
3
0
745
Asolo
2011
2013
742
674
8
218
45
6
0
3
0
1.731
42
298
14
43
379
405
49
513
75
16
1
0
21
1.016
38
8
191
41
14
0
3
0
1.573
47
251
18
43
318
367
47
482
69
23
0
0
18
916
41
5
125
61
5
2
9
2
2.424
6
81
32
17
81
141
31
504
28
1.404
2
3
26
644
1.435
3
115
61
6
4
10
3
2.379
6
75
28
16
69
128
29
443
25
1.454
2
5
25
566
1.486
Aree territoriali
Castelfranco
Conegliano
2011
2013
2011
2013
1.728 1.570
2.413
2.366
5
126
45
5
1
8
1
1.533
20
215
18
87
79
345
33
571
67
188
7
6
51
750
252
5
97
45
7
1
8
1
1.377
24
182
12
84
65
307
28
472
61
226
8
7
44
626
285
Montebelluna
2011
2013
1.524
1.368
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Note: per sede d’impresa si intende che vengono fornite informazioni su tutte le sedi localizzate in
provincia di Treviso. Le imprese plurilocalizzate cioè presenti su più territori sono considerate solo se la sede è localizzata nella provincia di Treviso. Per sede d’impresa attiva si intende
la sede d’impresa iscritta al Registro delle Imprese che non risulti in stato di inattività, cessazione, sospensione, liquidazione, fallimento o altra procedura concorsuale aperta.
Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi
di cui:
Coltivazione di colture permanenti
di cui:
Coltivazione di uva
Coltivazione di frutti oleosi
Altre coltivazioni
Altro n.c.a.
Coltivazione di colture agricole non permanenti
di cui:
Coltivazione di cereali (escluso il riso), legumi da granella e semi oleosi
Coltivazione di ortaggi e meloni, radici e tuberi
Floricoltura e coltivazione di altre colture non permanenti e coltivazione del
tabacco
Altro n.c.a.
Allevamento di animali
di cui:
Allevamento di bovini da latte
Allevamento di pollame
Allevamento di altri animali
Altri allevamenti (altri bovini e di bufalini; cavalli e altri equini; ovini e caprini;
suini)
Altro n.c.a.
Coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali: attività mista
Attività di supporto all’agricoltura e attività successive alla raccolta
Riproduzione delle piante
Altro n.c.a.
Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali
Pesca e acquacoltura
Totale Agricoltura, Silvicoltura e Pesca
Attività economica
Tab. 2.a – Imprese attive per classe Ateco 2007 nel settore silvicoltura e pesca per aree territoriali in provincia di Treviso.
Graduatoria sul totale provinciale per l’anno 2013 (continua).
179
208
23
37
48
16
289
124
18
3
6
19
3.402
239
24
38
47
14
348
137
10
3
9
20
3.840
90
92
289
332
1.511
283
1.775
305
350
362
367
3
9
59
2.173
354
3
6
66
2.522
Treviso
2011
2013
3.811
3.377
429
438
6
125
17
0
0
13
0
932
9
64
5
5
20
89
14
198
17
424
4
2
9
249
3
104
20
0
0
17
0
912
12
56
5
5
18
81
12
169
18
457
5
3
8
217
3
174
55
2
1
9
7
2.682
7
75
9
18
148
112
22
482
41
1.611
0
2
16
693
3
144
56
1
1
7
5
2.577
7
70
9
16
128
105
20
455
38
1.599
0
2
16
641
Aree territoriali
Vittorio Veneto
Opitergina
2011
2013
2011
2013
919
895
2.666
2.565
439
473
1.629
1.617
3
41
14
1
2
5
3
1.755
12
98
10
17
39
140
14
138
18
1.328
1
2
9
209
3
38
17
1
1
6
3
1.777
12
87
7
15
33
124
11
122
18
1.393
2
1
7
184
Quartier del Piave
2011
2013
1.747
1.768
1.340
1.403
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Note: per sede d’impresa si intende che vengono fornite informazioni su tutte le sedi localizzate in
provincia di Treviso. Le imprese plurilocalizzate cioè presenti su più territori sono considerate solo se la sede è localizzata nella provincia di Treviso. Per sede d’impresa attiva si intende
la sede d’impresa iscritta al Registro delle Imprese che non risulti in stato di inattività, cessazione, sospensione, liquidazione, fallimento o altra procedura concorsuale aperta.
Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi
Coltivazione di colture permanenti
di cui:
Coltivazione di uva
Coltivazione di frutti oleosi
Altre coltivazioni
Altro n.c.a.
Coltivazione di colture agricole non permanenti
di cui:
Coltivazione di cereali (escluso il riso), legumi da granella e semi oleosi
Coltivazione di ortaggi e meloni, radici e tuberi
Floricoltura e coltivazione di altre colture non permanenti e coltivazione del
tabacco
Altro n.c.a.
Allevamento di animali
di cui:
Allevamento di bovini da latte
Allevamento di pollame
Allevamento di altri animali
Altri allevamenti (altri bovini e di bufalini; cavalli e altri equini; ovini e caprini;
suini)
Altro n.c.a.
Coltivazioni agricole associate all’allevamento di animali: attività mista
Attività di supporto all’agricoltura e attività successive alla raccolta
Riproduzione delle piante
Altro n.c.a.
Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali
Pesca e acquacoltura
Totale Agricoltura, Silvicoltura e Pesca
Attività economica
Tab. 2.b – (segue) Imprese attive per classe Ateco 2007 nel settore silvicoltura e pesca per aree territoriali in provincia di
Treviso. Graduatoria sul totale provinciale per l’anno 2013.
Tab. 3 – Imprese attive giovanili per gruppi Ateco 2007 nell’agricoltura in
provincia di Treviso. Ordinamento decrescente per anno 2013.
2011
Incid.
V.a.
%
Peso
%
2013
Incid.
V.a.
%
Peso
%
533
3,4
98,5
556
3,8
98,4
234
161
76
4,2
2,6
4,4
43,3
29,8
14,0
256
161
72
4,4
2,9
4,5
45,3
28,5
12,7
24
6,1
4,4
32
8,4
5,7
24
1,6
4,4
25
2,0
4,4
14
8
541
7.335
7,4
43,8
13,6
3,5
8,7
-
2,6
1,5
100,0
-
10
9
565
6.649
8,5
18,9
15,0
3,9
8,1
-
1,8
1,6
100,0
-
Attività economica
Coltivazioni agricole e produzione di prodotti
animali, caccia e servizi connessi
di cui:
Coltivazione di colture permanenti
Coltivazione di colture agricole non permanenti
Allevamento di animali
Attività di supporto all’agricoltura e attività
successive alla raccolta
Coltivazioni agricole associate all’allevamento
di animali: attività mista
Riproduzione delle piante
Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali
Pesca e acquacoltura
Totale agricoltura, silvicoltura e pesca
Totale imprese giovanili in provincia
Imp. giov. in agricoltura sul tot. imp. giov.
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: per imprese giovanili si intende
l’insieme delle imprese in cui la partecipazione al capitale sociale e/o alle cariche amministrative di persone al di sotto
dei 35 anni risulta complessivamente superiore al 50%.
Tab. 4 – Imprese attive giovanili per classe Ateco 2007 nel settore silvicoltura e
pesca in provincia di Treviso. Confronti anni 2011 e 2013. Ordinamento
decrescente per anno 2013.
Attività economica
2011
Incid.
%
Peso
%
V.a.
Totale
Peso
%
533
3,4
98,5
556
3,8
98,4
234
4,2
43,3
256
4,4
45,3
223
161
4,2
2,6
41,2
29,8
244
161
4,4
2,9
43,2
28,5
79
1,8
14,6
84
2,2
14,9
76
4,4
14,0
72
4,5
12,7
35
3,0
6,5
27
2,6
4,8
24
6,1
4,4
32
8,4
5,7
24
1,6
4,4
25
2,0
4,4
14
8
43,8
13,6
2,6
1,5
10
9
18,9
15,0
1,8
1,6
V.a.
Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali,
caccia e servizi connessi
di cui:
Coltivazione di colture permanenti
di cui:
Coltivazione di uva
Coltivazione di colture agricole non permanenti
di cui:
Coltivazione di cereali (escluso il riso), legumi da
granella e semi oleosi
Allevamento di animali
di cui:
Allevamento di bovini da latte
Attività di supporto all’agricoltura e attività successive
alla raccolta
Coltivazioni agricole associate all’allevamento di
animali: attività mista
Riproduzione delle piante
Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali
2013
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: per imprese giovanili si intende
l’insieme delle imprese in cui la partecipazione al capitale sociale e/o alle cariche amministrative di persone al di sotto
dei 35 anni risulta complessivamente superiore al 50%.
180
181
58
3
24
15
5
8
3
0
0
58
-1
1
-1
-3
2
0
0
0
0
-1
11
18
19
1
4
2
1
0
56
6
0
3
2
0
1
0
0
0
6
0
1
0
20
-1
2
15
4
-1
19
1
1
0
86
4
7
63
9
1
85
0
2
0
2
1
1
1
-4
1
0
1
3
0
68
3
1
17
27
16
65
Castelfranco Conegliano Montebelluna
55
Asolo
-3
-2
0
-5
-1
-2
2
1
0
-3
3
0
0
98
4
8
16
57
10
98
Treviso
Area territoriale
0
1
0
4
1
1
4
-1
-2
3
0
2
0
32
1
2
21
3
3
30
Vittorio
Veneto
-1
-1
0
-3
0
1
0
-1
-1
-2
0
0
0
70
0
3
51
13
3
70
Opitergino
0
0
0
1
0
3
-1
-1
0
1
0
2
0
97
1
5
74
10
5
95
Quartier
del Piave
-4
1
0
24
1
8
22
0
-4
23
10
9
0
565
25
32
256
161
72
556
Totale
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: per imprese giovanili si intende l’insieme delle imprese in cui la partecipazione al capitale sociale
e/o alle cariche amministrative di persone al di sotto dei 35 anni risulta complessivamente superiore al 50%.
A 01 Coltivazioni agricole e produzione di prodotti
animali, caccia e servizi connessi
di cui:
Coltivazione di colture permanenti
Coltivazione di colture agricole non permanenti
Allevamento di animali
Attività di supporto all’agricoltura e attività successive
alla raccolta
Coltivazioni agricole associate all’allevamento di
animali: attività mista
Riproduzione delle piante
Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali
Pesca e acquacoltura
Totale agricoltura, silvicoltura e pesca
Variazioni assolute 2013/2011
Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali,
caccia e servizi connessi
di cui:
Coltivazione di colture permanenti
Coltivazione di colture agricole non permanenti
Allevamento di animali
Attività di supporto all’agricoltura e attività successive
alla raccolta
Coltivazioni agricole associate all’allevamento di
animali: attività mista
Riproduzione delle piante
Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali
Pesca e acquacoltura
Totale agricoltura, silvicoltura e pesca
Attività economica
Tab. 5 – Imprese attive giovanili per gruppi Ateco 2007 nell’agricoltura per aree territoriali in provincia di Treviso. Anno 2013.
La forma giuridica prevalente fra le imprese agricole trevigiane è l’impresa
individuale con l’87,2%; l’11% è formato da società di persone e solo l’1,3% da
società di capitale (Tabella 6); il dato conferma una tendenza storica nel mondo
agricolo: l’impresa è generalmente a conduzione familiare con la responsabilità in
capo ad una sola persona e la riduzione al minimo dell’incidenza di oneri,
adempimenti e costi burocratici.
Nell’impresa giovanile la forma giuridica prevalente rimane l’impresa
individuale (86,2%) ma aumenta leggermente la forma società di persone, a
testimoniare una scelta di impresa più condivisa sia all’interno che all’esterno della
famiglia d’appartenenza.
L’impresa femminile, la cui titolare cioè è una donna, è quasi esclusivamente
ditta individuale (94,6%); analogamente (93,6%) per l’impresa condotta da stranieri.
Tab. 6 – Imprese attive giovanili, femminili e straniere per classe di natura
giuridica in provincia di Treviso. Anno 2013.
Società di capitale
Impresa
giovanile
6
Impresa
femminile
20
Impresa
straniera
3
Società di persone
72
186
14
1.619
Imprese individuali
487
3.649
250
12.796
0
1
0
56
Classe di natura giuridica
Cooperative
Consorzi e altre forme
Totale prov.le
190
-
-
-
13
565
3.856
267
14.674
Società di capitale
3,2
10,5
1,6
100,0
Società di persone
4,4
11,5
0,9
100,0
Imprese individuali
3,8
28,5
2,0
100,0
Cooperative
0,0
1,8
0,0
100,0
-
-
-
100,0
3,9
26,3
1,8
100,0
Società di capitale
1,1
0,5
1,1
1,3
Società di persone
12,7
4,8
5,2
11,0
Imprese individuali
86,2
94,6
93,6
87,2
0,0
0,0
0,0
0,4
-
-
-
-
100,0
100,0
100,0
100,0
Totale
Incidenza percentuale
Consorzi e altre forme
Totale
Distribuzione percentuale
Cooperative
Consorzi e altre forme
Totale
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: per imprese giovanili si intende
l’insieme delle imprese in cui la partecipazione al capitale sociale e/o alle cariche amministrative di persone al di sotto
dei 35 anni risulta complessivamente superiore al 50%; per imprese femminili si intende l’insieme delle imprese in cui la
partecipazione di donne risulta complessivamente superiore al 50% mediando tra le quote di partecipazione al capitale
sociale e le cariche amministrative attribuite; per imprese straniere si intende l’insieme delle imprese in cui la
partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50% mediando tra le quote di
partecipazione al capitale sociale e le cariche amministrative attribuite.
182
Tab. 7 – Imprese attive femminili per gruppi Ateco 2007 nell’agricoltura in
provincia di Treviso. Ordinamento decrescente per anno 2013.
2011
2013
Attività economica
V.a.
Incid. %
Peso
%
V.a.
Incid.
%
Peso
%
4.166
26,8
99,7
3.846
26,4
99,7
Coltivazione di colture agricole non
permanenti
2.040
32,4
48,8
1.762
32,0
45,7
Coltivazione di colture permanenti
1.435
25,6
34,3
1.488
25,7
38,6
Coltivazioni agricole associate
all’allevamento di animali: attività mista
345
23,3
8,3
292
23,5
7,6
Allevamento di animali
322
18,5
7,7
279
17,5
7,2
18
4,6
n.s.
16
4,2
n.s.
Riproduzione delle piante
3
9,4
n.s.
6
11,3
n.s.
Altro n.c.a.
3
33,3
n.s.
3
30,0
n.s.
Silvicoltura ed utilizzo di aree forestali
7
11,9
n.s.
5
8,3
n.s.
Pesca e acquacoltura
6
18,2
n.s.
5
16,1
n.s.
Totale agricoltura, silvicoltura e pesca
4.179
26,7
100,0
3.856
26,3
100,0
Totale imprese femminili in provincia
18.433
21,8
-
18.240
22,3
-
22,7
-
-
21,1
-
-
Coltivazioni agricole e produzione di prodotti
animali, caccia e servizi connessi
di cui:
Attività di supporto all’agricoltura e attività
successive alla raccolta
Impr. femm. in agricoltura sul tot. imp. femm.
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: per imprese femminili si intende
l’insieme delle imprese in cui la partecipazione di donne risulta complessivamente superiore al 50% mediando tra le
quote di partecipazione al capitale sociale e le cariche amministrative attribuite.
183
Tab. 8 – Imprese attive straniere per gruppi Ateco 2007 nell’agricoltura in
provincia di Treviso. Ordinamento decrescente per anno 2013.
2011
2013
Attività economica
V.a.
Incid. %
Peso %
V.a.
Incid. %
Peso %
265
1,7
99,6
266
1,8
99,6
101
1,8
38,0
114
2,0
42,7
104
1,7
39,1
95
1,7
35,6
32
1,8
12,0
28
1,8
10,5
15
1,0
5,6
15
1,2
5,6
12
3,1
4,5
11
2,9
4,1
Riproduzione delle piante
0
n.s.
n.s.
2
n.s.
n.s.
Altro n.c.a.
Coltivazioni agricole e produzione
di prodotti animali, caccia e servizi
connessi
di cui:
Coltivazione di colture
permanenti
Coltivazione di colture agricole
non permanenti
Allevamento di animali
Coltivazioni agricole associate
all’allevamento di animali:
attività mista
Attività di supporto
all’agricoltura e attività
successive alla raccolta
1
n.s.
n.s.
1
n.s.
n.s.
Silvicoltura ed utilizzo di aree
forestali
1
n.s.
n.s.
0
n.s.
n.s.
Pesca e acquacoltura
-
-
-
1
n.s.
n.s.
266
1,7
100,0
267
1,8
100,0
7.683
9,1
-
7.811
9,5
-
3,5
-
-
3,4
-
-
Totale agricoltura, silvicoltura e
pesca
Totale imprese straniere in
provincia
Impr. str. in agricoltura sul tot.
imp. str.
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: per imprese straniere si intende
l’insieme delle imprese in cui la partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50%
mediando tra le quote di partecipazione al capitale sociale e le cariche amministrative attribuite.
2. L’aa ndamento pr oduttivo nel settor e agr icolo
L’annata agraria 2013 segue un 2012 particolarmente negativo a causa della
grande siccità estiva e della sua incidenza diretta e indiretta sulle colture e sugli
allevamenti veneti e trevigiani.
All’inverno 2012-2013, caratterizzato da temperature miti, ha fatto seguito la
primavera più piovosa degli ultimi 20 anni con temperature tendenzialmente
inferiori alla media: una combinazione questa che ha creato non pochi problemi alle
colture dovuti a proliferazione di patogeni, ritardi nelle semine, difficoltà nella
raccolta dei cereali autunno vernini.
184
Ciononostante l’andamento climatico favorevole dei mesi successivi ha
consentito alle piante un recupero di vigore grazie al quale è stato possibile
realizzare produzioni elevate nelle colture di soia e mais che erano state fortemente
penalizzate nel 2012.
Alla fine l’annata agraria 2013 in Veneto è da considerarsi sostanzialmente
positiva con un valore di prodotto aumentato di circa il 3% rispetto al 2012 grazie
soprattutto alle sue principali coltivazioni erbacee: mais e soia appunto.
Se il mais è in netto recupero rispetto al 2012 e si conferma prima coltura
regionale con una superficie di 250mila ettari e una produzione salita a 2,2 milioni
tonnellate, la soia registra una ripresa ancora più sostenuta con un forte incremento
sia di superficie) che soprattutto la produzione, riuscendo inoltre a mantenere buone
performances sui mercati.
Si diceva invece dell’eccezionale piovosità primaverile che ha negativamente
influito sui cereali autunno-vernini, le cui produzioni sono risultate in generale
diminuzione.
Il prezzo dei cereali nel corso dell’anno ha spesso subìto l’andamento delle
quotazioni internazionali, influenzate da un’annata positiva a livello globale e sono
quindi risultati al di sotto delle aspettative soprattutto con il mais e il frumento
tenero.
Anche le colture orticole hanno risentito dell’andamento climatico primaverile,
soprattutto le patate (-40%), il radicchio e l’asparago; si è tuttavia registrata una
sostanziale tenuta dei prezzi.
Tra le principali colture frutticole annata negativa per le produzioni di pero,
pesco e kiwi, che tuttavia hanno ottenuto quotazioni superiori rispetto al 2012.
In primavera la situazione fitosanitaria e produttiva della vite si presentava
alquanto preoccupante; tuttavia un periodo estivo-autunnale tutto sommato
favorevole ha consentito il pieno recupero vegetativo e garantito una produzione di
uva e di vino rispetto al 2012 anche se i listini sono risultati nettamente sotto il
livello dello stesso anno.
Per la zootecnia, se da una parte c’è da registrare un aumento del 5% del
prezzo del latte, dall’altro si deve prendere atto che il mercato delle carni (bovini e
conigli) è risultato complessivamente in calo penalizzato sia dalla flessione dei
consumi sia dai listini mediamente più bassi del 2012. Sostanzialmente stabili sui
mercati le carni suine, mentre quelle avicole dimostrano sensibile aumento dei
prezzi di mercato.
Per effetto di una maggiore disponibilità di materia prima, si sono parzialmente
ridotti i costi delle razioni alimentari consentendo agli allevatori un parziale
recupero di marginalità economica.
185
3. Annata agr ar ia 2012-2013: valutazioni per settor e pr oduttivo e
per coltur a 1
3.1. Cer eali e soia
Mais
La stagione primaverile è stata caratterizzato da intense e frequenti
precipitazioni che hanno fatto ritardare le semine cosa che ha inciso in maniera
negativa sulle produzioni; in linea generale la coltura ha subito una maturazione non
omogenea ma complessivamente non c’è stato il tanto temuto attacco di patogeni
che avevano caratterizzato il 2012: piralide, nottua e diabrotica.
Complessivamente la resa è stata superiore di oltre il 50% rispetto all’annata
2012 caratterizzata come ricordiamo da una lunga siccità estiva, ma comunque al di
sotto dei normali standard produttivi, con produzioni che hanno oscillato dalle 6 t/ha
alle 8-10 t/ha e punte di 12 t/ha per i mais irrigati.
A livello regionale, a seguito di informazioni raccolte presso gli operatori
locali, Veneto Agricoltura ha stimato una resa media di circa 9 t/ha di granella
(+60% rispetto al 2012).
In Veneto la superficie coltivata a mais da granella nel 2013 è stata di circa
250mila ettari, (-8% rispetto al 2012). Le province maidicole sono Padova, 53mila
ha (-16% rispetto al 2012), Venezia 48mila ha (-2%) e Rovigo 47mila ha (-5%
circa). Treviso con 33.600 ha coltivati ha registrato una importante flessione sul
2012 (-11,5%); in misura minore Vicenza 24.600 ha (-7%) mentre Verona (38.700
ha) registra un leggero aumento (+1%).
Nonostante la diminuzione della superficie, il miglioramento delle rese
produttive consentono di stimare una produzione regionale di circa 2,3 milioni di
tonnellate di mais granella, in aumento del 50% rispetto al raccolto 2012 che come
abbiamo ricordato è stato pessimo.
La Borsa merci di Treviso per l’ibrido giallo ad uso zootecnico ha registrato
nel corso del primo semestre 2013, pur con un andamento altalenante, valori
compresi tra i 219 ei 237 €/t, superiori di circa il 15% rispetto a quelli del medesimo
periodo del 2012. Successivamente, a partire dal mese di luglio, in coerenza con
quanto avveniva nelle principali piazze di contrattazione internazionali, le
quotazioni sono scese progressivamente tra il 10% e il 30% rispetto ai
corrispondenti mesi dell’anno precedente registrando una modesta ripresa tra ottobre
e novembre.
1. Le informazioni descritte in questo paragrafo danno riferimento alle seguenti fonti: Veneto Agricoltura, Istat,
Coldiretti, Camera di Commercio di Treviso.
186
Il prezzo medio annuo, pari a 207,2 €/t, è risultato nel complesso inferiore del
7,3% rispetto al 2012. Nonostante l’andamento non positivo dei mercati il forte
incremento della produzione rispetto al 2012 consente di calcolare un valore della
produzione a livello regionale in circa 468 milioni di euro (+23%).
Fr umento tener o
Lo sviluppo vegetativo dei cereali autunno vernini, e conseguente l’annata
produttiva, sono stati fortemente condizionati dalle piogge del mese di novembre
2012 e quelle altrettanto insistenti della primavera del 2013. Ci sono stati ritardi
nelle semine e sono comparse fitopatie come fusarium e septoria che hanno
debilitato la pianta e creato problemi nell’ingrossamento e riempimento delle spighe
apparse generalmente di dimensioni più piccole rispetto agli standards varietali.
Se nel complesso la resa produttiva è risultata mediamente bassa e stimata a
livello regionale sulle 5,3 t/ha (-26% rispetto al 2012) la superficie coltivata è
aumentata del 17% attestandosi su 102mila ettari.
Rovigo con 28mila ha (+7%) è la prima provincia per superficie a frumento,
seguita da Padova con circa 22.500 ettari (+33%), Venezia 17.500 ha, (+4) e Verona
16.700 ha (+17%); la provincia di Treviso con 10.205 ettari conferma
sostanzialmente la superficie investita nel 2012.
A livello regionale si stima una produzione di circa 540mila tonnellate (-14%)
per effetto del pessimo andamento stagionale non sufficientemente controbilanciato
dall’aumento della superficie investita.
I prezzi registrati alla Borsa merci di Treviso nei primi sei mesi hanno avuto un
andamento in flessione, pur mantenendosi su livelli superiori rispetto a quelli dei
corrispondenti mesi del 2012 e registrando valori compresi tra 246 e 266 €/t.
Con l’avvio della nuova campagna di commercializzazione le previsioni di un
ottimo raccolto a livello mondiale ha causato un repentino ribasso delle quotazioni,
scese fino a 182 €/t, per poi risalire negli ultimi mesi del 2013.
Il prezzo medio annuo del prodotto buono mercantile è stato di 222,7 €/t
(-7,2%) con una fatturato del di circa 127 milioni di euro (-20%).
Or zo
In Veneto la superficie coltivata ad orzo nel 2013 è stata di circa 10.800 ettari
(+44%). L’andamento climatico primaverile, eccessivamente piovoso, ha creato alla
coltura problemi simili agli altri cereali autunno-vernini, con spighe di dimensioni
ridotte rispetto allo standard varietale.
La resa produttiva è scesa a circa 5 t/ha (-12%) con una produzione
complessiva stimata in 55mila t contro le 41mila t del 2012.
187
Le quotazioni registrate presso la Borsa merci di Treviso, all’avvio della nuova
campagna di commercializzazione, erano inferiori a 180 €/t per poi risalire
costantemente fino ad attestarsi su una media 2013, di 200 €/t (-13,8%). Il valore
della produzione è stimato in 11 mil/€ (+21%).
Soia
Le abbondanti piogge del periodo primaverile non hanno provocato particolari
problemi alla semina della soia che generalmente è successiva a quella del mais.
Nel periodo estivo le temperature e le precipitazioni sono rimaste nella norma
favorendo il buon sviluppo vegetativo della coltura.
Nonostante le operazioni di raccolta si siano protratte oltre la media degli
ultimi anni le condizioni climatiche autunnali non hanno creato particolari problemi.
La resa produttiva è stata decisamente migliore rispetto al 2012 che, come
sappiamo, è stato caratterizzato da forte siccità, e si è attestata su circa 4,1 t/ha
(+80%).
In Veneto la superficie coltivata a soia nel 2013 è stata di circa 82.400 ettari
(+20%). Venezia è la prima provincia per superficie coltivata con 27mila ettari
(+4,5%), ma gli incrementi di superficie più consistenti si sono avuti nelle province
di Rovigo 17mila ettari (+24%), Treviso 12.200 ettari, (+24%) e soprattutto Padova,
13mila ettari (+75%).
Si stima che la produzione complessiva, per il doppio effetto di aumento delle
rese e aumento della superficie coltivata, abbia raggiunto il livello record di circa
340mila tonnellate, quantità più che doppia rispetto al 2012 e superiore di oltre il
20% al 2011, annata tra le più produttive dell’ultimo decennio.
Il prezzo alla Borsa merci di Treviso si è mantenuto, nei primi mesi, stabile
sopra i 500 €/t (+20%).
Alla ripresa della nuova campagna commerciale invece, a causa delle
previsioni di una buona offerta mondiale e locale di soia, i prezzi sono scesi tra i 404
e i 440 €/t. Nel complesso il prezzo medio annuo registrato alla Borsa merci di
Treviso è stato di 471 €/t, con un incremento del 4% rispetto al 2012. Nonostante
l’andamento altalenante del mercato considerando il forte incremento produttivo si
stima che il valore del comparto possa attestarsi su circa 150 milioni di euro
(+200%).
3.2. Le coltur e industr iali
Bar babietola da zuccher o
La primavera non è stata favorevole alla coltura dal punto di vista
meteorologico e fitosanitario; tuttavia le condizioni climatiche successive si sono
188
stabilizzate e hanno consentito il normale sviluppo vegetativo per una resa media ad
ettaro di 55 t sui valori del 2012.
In Veneto la superficie coltivata è scesa dai 13mila ettari del 2012 a circa 9.500
(-27%) a causa delle rinunce primaverili.
La provincia di Venezia ha visto il calo maggiore di superficie investite con
2.100 ettari (-45%), seguita da Rovigo 3.200 ettari (-21%) e Padova a 3mila ettari
(-16%); residuali le superfici coltivate nelle altre province.
La produzione regionale di fittoni è stimata in 525mila t (-27,5%) che con una
resa in saccarosio di 8,1 t/ha (-7,5%) da una produzione regionale di saccarosio di
circa 76.800 t.
Ad un prezzo medio di liquidazione di 45 €/t il valore della produzione per
ettaro viene stimato in circa 2.500 euro/ha (-23%) per un fatturato di comparto di
circa 24 mln euro.
Tabacco
In Veneto sono circa 4mila gli ettari coltivati a tabacco (+15%) quasi
esclusivamente concentrati nella provincia di Verona con 3.200 ha (+17%). Nel
complesso la qualità del prodotto, con la varietà Bright che si conferma la più
diffusa con oltre il 95% delle superfici investite, è risultata migliore rispetto 2012 e
la resa è aumentata raggiungendo in media le 3,6 t/ha (+3,5%).
Stimando una produzione di circa 14.300 tonnellate (+19%) con un prezzo
contrattato di 2,85 euro/kg (+10%) si calcola un valore della produzione di 41
milioni di euro (+27%).
3.3. Le coltur e oleaginose
Gir asole
Nel 2013 in Veneto sono stati seminati 2.900 ettari a girasole contro i 1.280 del
2012.
Verona con 1.800 ha è la prima provincia seguita da Padova, 700 ha e Rovigo
con 230 ha e che ha visto dimezzare la superficie investita.
La resa si è attestata su 2,7 t/ha, in leggero aumento (+3%) rispetto al 2012 per
una produzione complessiva di circa 7.900 tonnellate contro le 3.400 t del 2012.
Le quotazioni sono sensibilmente diminuite rispetto al 2012 portandosi al di
sotto di 300 €/t (-30%) per un valore della produzione regionale stimato in 2,8 mln
euro.
189
Colza
La superficie coltivata nel 2013 è inferiore rispetto all’anno precedente con
2.900 ettari (-6%) distribuiti fra le provincie di Verona, Padova, Rovigo e Treviso
(550 ha, -39%).
L’andamento climatico autunnale non ha agevolato le semine e la primavera
eccessivamente piovosa ha sensibilmente peggiorato la resa che è scesa a 2 t/ha
(-23%). La produzione complessiva è di circa 5.900 tonnellate (-27%) che, per un
prezzo medio di 450 €/t, dà un valore della produzione regionale di 2,7 mln euro.
3.4. Le coltur e or ticole
In Veneto sono coltivate su circa 30.900 ettari di ortaggi; di questi circa 25mila
ha (80%) son in piena aria, 2650 ettari sono le piante da tubero, in sensibile
diminuzione rispetto al 2012, e 3.300 ettari sono le orticole in serra.
Complessivamente il valore della produzione è in aumento si calcola in 620
milioni di euro (+2,5 sul 2012).
Radicchio
Viene coltivato su una superficie complessiva di 8.600 ettari; Padova 2.300
ettari (+12,5%), Venezia 1.900 ha (+15%) e Verona 1.600 ettari (+33%) sono le
provincie più interessate. Treviso e Rovigo seguono con circa mille ha a testa
confermano sostanzialmente la produzione 2012.
Le elevate temperature estive hanno inciso negativamente sullo sviluppo e sulla
maturazione della pianta per cui le rese produttive medie sono scese a 12 t/ha per
una produzione regionale di circa 103mila tonnellate (-8%).
I prezzi sono stati soggetti ad una certa variabilità nel corso dell’anno
caratterizzandosi per una buona performance per le varietà primaverili e con
quotazioni in calo verso gli ultimi mesi dell’anno, fatta eccezione per il Radicchio
Rosso di Treviso, che negli ultimi mesi dell’anno ha registrato prezzi
progressivamente crescenti anche se su livelli inferiori al 2012. Il valore totale della
produzione è stimato in 60 mln di euro.
Patata
Nel 2013 la superficie regionale coltivata a patata è stata di circa 2.650 ettari
(-20%) con una diminuzione sensibile della varietà comune (2.500 ha) ed un
aumento sostenuto della primaticcia (150 ha).
190
Verona rimane indiscutibilmente la prima provincia del veneto con 1.150 ha
(+15%), seguita da Padova con 500 ha (+24%); sono in forte flessione le superfici
coltivate a Vicenza, 430 ha, (-64%) e Rovigo 150 ha (-50%).
La primavera piovosa ha fatto ritardare gli impianti e inciso negativamente
sulla pezzatura dei tuberi; le rese medie sono calate sotto le 30 t/ha e la produzione
complessiva è scesa a circa 73mila tonnellate (-40%). Il prezzo medio annuo alla
borsa merci di Verona è stato di 0,40 €/kg (+44%) per un valore della produzione di
circa 29 mln euro.
Aspar ago
La superficie in produzione è scesa al di sotto dei 1.400 ettari (-16%) a causa
delle abbondanti precipitazioni primaverili che hanno ridotto i nuovi investimenti e
causato perdite consistenti di zampe e turioni sulle superfici esistenti in particolare
nelle provincie di Padova 285 ettari (-36%) e Treviso 130 ettari, (-46%). Le
provincie di Vicenza, 250 ha, Venezia, 180 ha e Verona 400 ha, invece hanno
mantenuta invariata la superficie coltivata. Complessivamente la resa unitaria è
scesa a 4,5 t/ha (-12%) e la produzione complessiva di 6.200 tonnellate (-25%). La
quotazione media annua è stata di 1,82 €/kg, invariata rispetto al 2012.
3.5. Coltur e flor ovivaistiche
È sceso a 1600 (-1,3%) il numero delle aziende florovivaistiche attive in
Veneto. Padova con 479 aziende è la prima provincia seguita da Treviso con 342,
Verona (246) e Venezia (226). La superficie a colture florovivaistiche in Veneto,
dopo un triennio in crescita, registra una flessione attestandosi sui 3.500 ettari (-5%)
di cui mille ettari di colture protette (-7%) e 2.550 ettari (-5%) di colture in piena
aria.
La produzione (escluso il vivaismo orticolo) risulta in calo del 2% e si attesta
su poco meno di 300 milioni di piante con un calo particolare del materiale
vivaistico (-5%) che rappresenta il 70% del totale prodotto ed una crescita invece
della pianta finita (+ 4%).
L’andamento climatico anomalo, soprattutto in primavera, e una domanda di
consumo non particolarmente sostenuta hanno determinato una riduzione del
fatturato del comparto compresa fra il 10% ed il 20% con conseguenti problemi di
liquidità da parte delle aziende.
191
3.6. Le coltur e fr utticole
Melo
Nonostante una primavera climaticamente avversa e vari problemi di tipo
fitosanitario, la resa media della coltura è aumentata (+38%) rispetto all’annata
precedente che aveva registrato una significativa contrazione produttiva, portandosi
a 36 t/ha.
Si mantiene stabile attorno ai 6mila ettari la superficie produttiva regionale con
la provincia di Verona che detiene circa il 72% della superficie totale.
La produzione 2013 è quindi stimata in circa 200mila t complessive pari a circa
il 10% della produzione nazionale.
La scarsità di prodotto della raccolta 2012 ha sostenuto i prezzi nei primi mesi
del 2013 che si sono attestati su valori mediamente superiori del 37% rispetto al
medesimo periodo dell’anno precedente.
Complessivamente il prezzo medio annuo sulla piazza di Verona è stato di 0,54
€/kg, superiore (+27%).
Per o
La superficie coltivata ha subito in Veneto una significativa flessione
scendendo a circa 3.400 ettari (-19%). Le maggiori riduzioni si sono verificate
soprattutto in provincia di Venezia (-52%) e Rovigo (-27%). La produzione ha di
poco superato le 70mila tonnellate (-19%) con una resa media di 20 t/ha (-9%).
Mentre le quotazioni dei primi mesi dell’anno si sono mantenute su livelli
decisamente superiori rispetto al 2012, i prezzi della nuova campagna di
commercializzazione sono invece risultati mediamente inferiori, per una maggiore
disponibilità di prodotto a livello nazionale ed europeo. Complessivamente il prezzo
medio annuo è calcolato in 0,98 €/kg, (+12,3%).
Pesco e nettar ine
Dalle stime fornite dalla Regione Veneto la superficie investita a pesco e
nettarine sarebbe in ulteriore calo (-6,4%) della superficie totale, scesa a 3.560 ha
con una superficie in produzione di 3.180 ha e una resa unitaria di 16 T/ha. Per
effetto di ciò il raccolto 2013 è stimato in 51mila t (-8%). Le quotazioni sono
decisamente superiori a quelle dell’anno precedente con un prezzo medio annuo,
sulla piazza di Verona, pari a 0,92 €/kg (+57%).
192
Actinidia o kiwi
La produzione nazionale di kiwi continua ad essere fortemente minacciata dal
cancro batterico (Psa) la cui presenza nei frutteti è stata favorita nel 2013 da un
andamento climatico invernale non particolarmente rigido e da una primavera molto
piovosa.
Il Servizio Fitosanitario Regionale calcola nel 75% del totale le aziende
agricole colpite dal batterio soprattutto nelle provincie di Verona e Treviso.
Nonostante siano quasi 80 gli ettari di actinidia espiantati nel 2013 a causa
della Psa, la superficie totale coltivata in Veneto sarebbe in aumento (+4%) con
3.600 ettari con una produzione complessiva stimata in 62.400 t (- 9%).
Il prezzo medio annuo del kiwi sulla piazza di Verona è stato di 1,07 €/kg
(+16%) che ha determinato un fatturato stimato in 66,15 mln euro.
3.7. La vite
Una analisi di Coldiretti, sulla base dei dati Ismea, evidenzia la flessione del
7% nel 2013 degli acquisti di vino da parte delle famiglie italiane con consumi
nazionali che scendono al minimo storico dall’Unità d’Italia (22 mln di hl) dietro
Stati Uniti e Francia. Per il vino rosso, Italia e Francia sono stati superati dalla Cina
che ne è diventata il maggior consumatore mondiale nel 2013.
Sul piando della produzione, la primavera 2013 oltre a favorire la diffusione
della peronospora ha causato in molte aree ha condizioni di allagamento dei coltivi e
persistenti ristagni idrici che hanno danneggiato la coltura provocando alterazioni
della fisiologia e sintomi da carenze di nutrienti. La situazione si è andata
normalizzando nel periodo estivo consentendo la positiva conclusione dell’annata
viticola con una qualità e sanità delle uve complessivamente buone.
La superficie vitata regionale nel 2013 è di circa 76.800 ettari, in aumento di
circa 500 ettari rispetto al 2012, concentrati nelle province di Treviso (40%) e
Verona (35%).
Le aree a Doc e Docg sono il 63% (48.600 ettari) dei vigneti complessivi.
In Veneto nel 2013 sono stati raccolti 11,3 mln di quintali di uva da vino (+4,4)
di cui si stima una resa in vino pari a 8,6 milioni di ettolitri (+7%).
Dopo tre anni consecutivi in cui il prezzo delle uve da vino in Veneto era
progressivamente aumentato, per la vendemmia 2013 si è osservata una flessione dei
prezzi rilevati presso le Borse merci delle Camere di Commercio di Padova, Treviso
e Verona.
Il calo non ha interessato in eguale misura le tre piazze considerate: se Verona
ha confermato il prezzo dell’anno precedente (0,69 €/kg), la contrazione dei listini
ha riguardato in particolare Padova (-15%) e Treviso (-18%).
Nella provincia di Treviso il prezzo del prosecco Doc si è tenuto per i primi
dell’anno sulla media di €/kg 1,20 in linea con il secondo semestre 2012. Nel
193
secondo semestre 2013 è sceso a 1,15 euro kg per attestarsi sul valore medio di euro
1,18 (-22% sul 2012). Molto più leggera la flessione della Docg Conegliano
Valdobbiadene con una media anno di €/kg 2,07 contro 2,08 del 2012.
4. Le pr oduzioni zootecniche
4.1. Latte
Il Veneto con il 10,2% rimane la terza regione italiana per produzione di latte
dopo Lombardia (40%) ed Emilia Romagna (16%).
Gli allevamenti censiti per la campagna 2013/14 sono 3.833 (-3%) con una
assegnazione di quota pari a 11,35 milioni di quintali (-0,26%).
La provincia di Vicenza mantiene la leadership (31,5% di quota e 31% degli
allevamenti) seguita da Verona (20,3% di quota e 20% degli allevamenti) e Treviso
(18,3% di quota e 19% degli allevamenti).
Le consegne rettificate a marzo 2013, alla chiusura della campagna 2012/2013
sono state pari a 11,06 mln di quintali, inferiori alla quota assegnata.
La maggioranza del latte Veneto viene destinata alla produzione di formaggi
Dop e tipici.
Il Grana Padano è stimato in riduzione (-3,5%) con 4,6 milioni di forme
complessive di cui 660mila prodotte in Veneto (-5%).
Anche l’Asiago è in calo con una produzione di 1,4 milioni di forme di
pressato (-4%) e 220mila forme di allevo (-20%).
In netto calo anche il Montasio (-13%), che dovrebbe raggiungere a fatica le
850mila forme, e il Piave 320mila forme (-11%).
Il prezzo del latte crudo ha registrato un andamento crescente durante il 2013
fino a raggiungere i livelli massimi verso la fine dell’anno passando dai 37-38 €/100
litri a oltre 42-44 €/100 litri con un valore medio annuo di liquidazione di circa 42
€/100 litri più Iva e premio qualità.
Il Grana Padano alla Borsa merci di Treviso, per la categoria 12-15 mesi, si è
tenuto sui valori del 2012 con 9,63 €/kg per poi scendere a 9,23 €/kg con una media
annuale di €/kg 9,42.
Molto simile l’andamento della categoria 10 mesi, con le quotazioni migliori
negli ultimi mesi (7,50 €/kg).
L’Asiago Pressato nei primi 8 mesi del 2013, sempre alla borsa di Treviso, ha
ottenuto un prezzo intorno ai 45,5 €/kg, ma da agosto ha raggiunto in breve tempo
quotazioni superiori a 6,05 €/kg. La tipologia d’Allevo si è mantenuta costantemente
sul prezzo di euro 6,50.
Il Montasio ha avuto quotazioni inferiori al 2012 e solo verso fine anno la
carenza di prodotto ha portato i prezzi su livelli dell’anno precedente (5,80 €/kg per
il fresco e 6,30 €/kg per l’allevo a 90 gg). È continuato l’andamento crescente
194
osservato negli ultimi due anni per il Piave, le cui quotazioni hanno registrato un
incremento medio intorno a 0,20 €/kg. La formaggella trevigiana ha mantenuto
costantemente il prezzo del 2012 di €/kg 5,35.
4.2. La car ne bovina
La produzione di carne bovina nazionale è in contrazione (-4% p.v.
equivalente) e continua a essere frenata da due fattori principali: il deterioramento
del potere d’acquisto delle famiglie italiane e il costo di produzione, su livelli più
alti rispetto al 2012.
Nel 2013 si stima una produzione di carne bovina in Veneto di 193mila t
(-3%); l’importazione di animali vivi è scesa a 492mila capi (- 3,6%) con la Francia
che consolida la leadership con una quota di mercato del 72% (circa 360mila capi),
mentre crollano le importazioni dalla Polonia 46mila capi (-16%) e dall’Irlanda
12mila capi (-38%). Si osservano incrementi solo per le importazioni di animali vivi
dalla Romania con circa 31mila capi (+14%).
Le quotazioni dei broutards alla Borsa merci di Padova si sono mantenute
mediamente su livelli inferiori rispetto al 2012. Per gli Charolaise (cat. 420-450 kg)
è stato registrato un prezzo medio annuo di 2,66 €/kg (-4%), mentre per gli incroci
irlandesi (cat. 380-400 kg) il prezzo medio è stato pari a 2,55 €/kg (-5,8%). Più
contenuta la riduzione per gli incroci francesi (cat. 350-370 kg), il cui prezzo è sceso
2,90 €/kg (-2,2%) e per i Limousine (cat. 380-400 kg) con 2,98 €/kg (-0,5%). In
generale, l’andamento delle quotazioni ha subìto una caduta nel bimestre febbraiomarzo, una decisa ripresa in primavera e una tenuta estiva. Successivamente si è
osservata una costante, ma contenuta, riduzione dei prezzi fino al livello di inizio
anno.
Gli animali da macello hanno dimostrato una migliore tenuta nelle quotazioni
medie annue; lievi perdite si sono avute per i Charolaise e gli incroci irlandesi e un
leggero aumento invece per i Limousine e polacchi. I Charolaise di 1° cat. sono stati
quotati mediamente a 2,57 €/kg (-2,3%) con un andamento dei listini con valori più
elevati a inizio e fine anno. La quotazione media annua degli incroci irlandesi è stata
di 2,43 €/kg (-2,2%) e per i Limousine di 2,83 €/kg (+0,5%), mentre il risultato
migliore lo hanno ottenuto i vitelloni polacchi, il cui prezzo medio annuo ha
raggiunto 2,17 €/kg (+3,2%).
4.3. La car ne suina
La produzione nazionale nel 2013 è stimata in leggera riduzione a causa del
calo delle macellazioni.
In diminuzione anche il patrimonio nazionale suino (-6,6% a giugno 2013),
soprattutto per quanto riguarda i suinetti (-25%), probabilmente dovuto
195
all’applicazione della direttiva sul benessere animale che ha determinato una
significativa riduzione delle scrofe. In aumento invece la categoria dei suini grassi
(+7,8%).
Il mercato al consumo di carne suina ha registrato una contrazione in termini di
quantità di acquisti domestici nazionali (-3,7%) dovuta essenzialmente al forte calo
della carne suina elaborata (-21% in quantità e -19,8% in valore).
É invece aumentata la richiesta di carne naturale fresca (+3,8% in quantità e
+9,8% in valore), favorita da un prezzo più concorrenziale. I salumi hanno subìto
una lieve contrazione della domanda di circa l’1% in quantità, mentre hanno tenuto
in valore. Dello stesso ordine di grandezza la diminuzione in quantità dei prodotti
Dop, che però hanno tenuto in termini di valore a causa dell’aumento dei prezzo
(+1,9%). Nei primi nove mesi dell’anno si è osservata una significativa riduzione
delle importazioni di animali vivi (-9,5%) e un aumento dell’acquisto dall’estero di
carni suine fresche e refrigerate (+3,6% in quantità e 9,7% in valore).
Buone sono le performances delle esportazioni dei prodotti più importanti della
nostra salumeria; tali risultati sono destinati a migliorare ulteriormente considerando
che dal mese di maggio 2013 gli Stati Uniti hanno permesso l’importazione dei
salumi italiani in cui abbondano i prodotti Dop e Igp provenienti da Lombardia,
Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e dalle province di Trento e Bolzano.
Sulla Piazza di Treviso il prezzo medio annuo di vendita dei suini pesanti ha
segnato un lieve aumento rispetto al 2012, attestandosi su 1,51 €/kg (cat. 160-180
kg) (+1%) con quotazioni altalenanti nel corso dell’anno fino a toccare €/kg 1,79 nel
mese di settembre. I positivi risultati commerciali del secondo semestre uniti alla
contemporanea parziale riduzione dei costi alimentari hanno consentito un certo
recupero del margine aziendale che per i primi sei mesi era inferiore rispetto al 2012
e al 2011.
4.4. La car ne avicola
Il Veneto è la prima regione italiana nel settore avicolo con circa il 40% della
produzione nazionale di polli e oltre il 50% di quella relativa alla carne di tacchino.
Il comparto nel 2013 è stato in leggera recessione rispetto al 2012 con un lieve
calo sia di polli e galline che dei tacchini per una produzione di carne stimata di
poco superiore a 1,2 milioni di tonnellate a peso morto.
Sebbene favorita dal prezzo unitario più competitivo rispetto alle altre carni si è
osservata una leggera contrazione della domanda relativa ai consumi domestici
anche se l’aumento dei prezzi ha consentito un incremento del 3,6% in termini di
valore del comparto.
Sul mercato di Treviso il pollo macellato pesante ha realizzato un prezzo medio
annuo di €/kg 2,13 (+7,5%) mentre il pollame vivo pesante allevato a terra ha
registrato un prezzo di €/kg 1,20 (+3%), con quotazioni sopra la media nel periodo
estivo. Listini ancora più soddisfacenti per i tacchini, la cui quotazione media annua
196
per la tipologia macellato maschio pesante da carne è risultata di 1,45 €/kg (+7,5%).
Il costo di produzione della carne avicola si è mantenuto sui livelli del 2012 anche se
nel secondo semestre 2013 il costo delle materie prime per l’alimentazione è
diminuito.
4.5. Le uova
La produzione di uova in Veneto si è leggermente ridotta scendendo a sotto i 2
miliardi di pezzi. La causa principale è consistita nell’adeguamento alla normativa
comunitaria sul benessere animale la cui proroga è scaduta il 30 giugno 2013 e che
ha comportato la riorganizzazione degli spazi di allevamento con la possibile
riduzione temporanea del numero di animali allevati.
Alla Borsa Merci di Treviso il prezzo medio annuo della categoria M 53-63
grammi è rimasto praticamente inalterato con 13,43 €/100 pz mentre è sceso a 13,94
€/100 pz (-1,34%) il prezzo della categoria L da 63 a 73 gr.
Nonostante l’andamento leggermente negativo delle quotazioni la redditività
del comparto si è mantenuta sui livelli del 2012, a seguito della riduzione delle spese
alimentari verificatasi nel secondo semestre del 2013.
4.6. I conigli
Nel 2013 continua l’andamento negativo del comparto cunicolo nazionale, per
il quale il Veneto rimane leader con oltre il 35% della produzione. Prezzi all’origine
troppo bassi, costi di produzione elevati, forte concorrenza di prodotti provenienti
dall’estero e dalla debole domanda interna per effetto dell’aumento dei prezzi al
consumo, hanno causato una situazione che ha favorito l’ulteriore chiusura degli
allevamenti e il calo produttivo.
Il prezzo medio annuo di mercato alla Borsa merci di Treviso è stato più
elevato rispetto all’anno precedente, avendo raggiunto 1,90 €/kg (+3,8%) per la
categorie oltre i 2,5 kg con un andamento che ha rispecchiato la classica stagionalità
della richiesta del prodotto, con prezzi più alti nei 4 mesi iniziali dell’anno e negli
ultimi 3. Il costo medio annuo di produzione si è mantenuto poco sotto i 2 €/kg,
come nel 2012. Nonostante, secondo le rilevazione Istat, la produzione di carne di
coniglio sia stata inferiore di circa il 3% rispetto allo stesso periodo del 2012 non è
migliorato l’equilibrio tra domanda e offerta. Sono infatti significativamente
aumentate le importazioni soprattutto dalla Francia (+34%) che beneficia di prezzi
molto competitivi e di una catena di distribuzione che fa leva sulla Gdo.
Il dumping sulla carne di coniglio potrebbe essere ridimensionato introducendo
l’obbligo dell’etichettatura di origine anche per i cunicoli, attualmente non previsto.
L’attività della Commissione Unica Nazionale (Cun), creata per tutelare e
rendere trasparente il mercato dei conigli vivi da carne provenienti dagli allevamenti
197
nazionali, è stata resa difficile a causa di mancati accordi sulle quotazioni tra
allevatori e macellatori. A fine anno la Cun ha sostituito la Commissione prezzi alla
Borsa merci di Padova e dovrebbe progressivamente sostituire tutte le altre
Commissioni Prezzi delle Camere di Commercio in quanto organo che supera i
meccanismi delle attuali Borse Merci; queste infatti sono deputate a rilevare il
prezzo storico delle contrattazioni settimanali mentre la Cun ha il compito di
formulare indicazioni di prezzo per la settimana successiva con indici oggettivi
basati sui fondamenti di mercato.
5. Focus sulle fattor ie didattiche
La fattoria didattica è un’attività integrativa svolta da aziende agricole o
agrituristiche che si dedicano all’accoglienza di un target di bambini e ragazzi i
quali, sotto la guida di operatori qualificati, imparano a conoscere meglio l’ambiente
rurale, le piante, gli animali, i prodotti della terra e fanno esperienza di attività
agricole tipiche e di antichi mestieri.
É unanimemente riconosciuto alla fattoria didattica un alto valore educativo
non solo verso le nuove generazioni ma verso le famiglie in genere in un momento
di particolare attenzione verso il contesto agricolo percepito con una visione
multifunzionale, aperta al sociale e anche come stile di vita.
Quasi tutte le aziende affiancano l’attività di fattoria didattica ad altre attività
agricole connesse o strumentali quali l’agriturismo, la vendita diretta dei prodotti
aziendali, attività di tipo sociale; questo consente di integrare e ottimizzare spazi e
servizi comuni all’attività di fattoria didattica ma soprattutto di integrare
adeguatamente il reddito agricolo. Infatti dai dati raccolti da Veneto Agricoltura
l’attività di fattoria didattica contribuisce solo per l’1,8% sui ricavi totali
dell’azienda ma è un volano importante per altre attività connesse come la vendita
diretta di prodotti che contribuisce in maniera importante al fatturato aziendale.
Le attività principali di una fattoria didattica sono:
1) percorsi didattici a tema (prodotti, ambiente, allevamenti, tradizioni e cultura
contadina)
2) laboratori didattici: attività manuali di trasformazione dei prodotti dell’azienda
(ad esempio: cereali, ortaggi, frutta, latte, formaggio, vino, olio etc.)
3) attività integrative: possono riguardare il turismo (passeggiate, escursioni e
visite guidate), attività sportive e natura (birdwatching, pet therapy,
orienteering etc.), laboratori e settimane estive per bambini, visite e attività
rivolte a soggetti diversi da scuole e studenti (gruppi, famiglie, adulti e
diversamente abili), cultura, spettacoli e vita contadina (ad esempio, mostre,
visite, giochi etc.).
Complessivamente in Veneto sono censite 243 fattorie didattiche così
suddivise per provincia: Vicenza 65, Padova 47, Treviso 37, Venezia 39, Verona 28,
Rovigo 27, Belluno 6.
198
8. Il sistema pensionistico
di Maurizio Gambuzza e Maurizio Rasera*
A partire dal 1° gennaio 2012, con il dl. 201/2011, convertito nella l. 214/2011,
in materia previdenziale sono state introdotte importanti novità. La riforma, ispirata
a principi di sostenibilità finanziaria di lungo periodo, di flessibilità nell’accesso ai
trattamenti anche attraverso incentivi alla prosecuzione della vita lavorativa e di
equità intra-generazionale, prevede tra i principali interventi: l’estensione a tutti i
lavoratori del metodo di calcolo contributivo 1 “pro quota” per le anzianità maturate a
decorrere dal 1° gennaio 2012; l’abolizione del preesistente meccanismo delle
finestre di accesso alla pensione, inglobate nei nuovi requisiti; l’abolizione delle
pensioni di anzianità sostituite da due tipologie di trattamenti previdenziali
rappresentati dalla pensione ordinaria di vecchiaia e dalla pensione anticipata.
Inoltre, a partire dal 2012, l’Inps ha assunto il ruolo di polo della previdenza
obbligatoria del Paese attraverso l’incorporazione dell’Inpdap (ente previdenziale
dei dipendenti pubblici) e dell’Enpals (ente di previdenza dei lavoratori dello
spettacolo).
L’Inps eroga ogni mese 21,1 milioni di pensioni sia di natura previdenziale che
assistenziale a circa 16 milioni di cittadini per una spesa complessiva pari nel 2012 a
261 miliardi di euro, con un incremento del 34,4% rispetto a 194,5 miliardi del
2011, per lo più ascrivibile alla spesa derivata dall’incorporazione degli Enti
soppressi, che incide per 63 miliardi di euro sull’incremento complessivo pari a 67
miliardi2.
Il 90% della spesa totale è a carico delle gestioni previdenziali ed è ammontata
nel 2012 a 236 miliardi di euro, con un crescita del 39% rispetto a 170 miliardi di
euro del 2011. La rimanente quota del 10% sostenuta per l’erogazione di pensioni
assistenziali e per l’invalidità civile è nel complesso di 25,3 miliardi di euro e fa
registrare un incremento del 3,2% (+780 milioni di euro). La spesa pensionistica
finanziata in via principale dai contributi versati dai lavoratori e dai datori di lavoro
incide sul Pil per il 15% nel 2012 e per il 15,8% ove si comprenda anche la spesa
erogata per conto dello Stato, con la sola esclusione delle indennità di
accompagnamento a favore degli invalidi civili.
* Veneto Lavoro.
1. La pensione è calcolata sul montante dei contributi versati/accreditati nell’arco dell’intera vita lavorativa,
rivalutati in base all’andamento del PIL e convertiti in pensione annua sulla base di coefficienti di
trasformazione stabiliti per legge e variabili con riferimento all’età di pensionamento.
2. Per un’analisi complessiva a livello nazionale si vedano Inps, 2013, Rapporto annuale 2012, Roma,
disponibile in www.inps.it.
199
Le informazioni di seguito fornite sono in larga parte desunte direttamente dal
sito web dell’Inps ed hanno una copertura temporale disomogenea in funzione dei
fenomeni osservati3.
1. I beneficiar i delle pr estazioni pensionistiche nel 2012
A differenza dagli anni precedenti l’Inps ha migliorato la tempestività
dell’aggiornamento delle proprie banche dati consultabili via web e ciò permette di
esaminare già con riferimento al 2012 l’andamento complessivo delle prestazioni
pensionistiche a livello provinciale (Tabella 1). La dinamica del numero di
pensionati, delle pensioni erogate e dell’importo medio mostra di essere
caratterizzata da una forte stabilità che è comune ai diversi ambiti territoriali.
Tab. 1 – Pensionati, numero medio di pensioni e importo annuo per genere. Anni
2010, 2011 e 2012.
2010
2011
2012
Pensionati
Pensioni
Importo
annuo
Femmine
116.318
1,50
11.971
116.012
1,50
12.330
115.728
1,50
12.701
Maschi
107.344
1,29
18.424
107.459
1,29
19.085
107.375
1,29
19.585
Totale
223.662
1,40
15.068
223.471
1,40
15.578
223.103
1,40
16.014
Femmine
676.974
1,50
12.433
675.405
1,50
12.798
672.920
1,50
13.166
Maschi
620.210
1,29
18.873
620.846
1,28
19.502
619.829
1,29
19.959
1.297.184
1,40
15.512
1.296.251
1,40
16.009
1.292.749
1,40
16.423
Femmine
8.849.780
1,52
12.840
8.819.444
1,51
13.228
8.774.099
1,51
13.569
Maschi
7.857.246
1,32
18.435
7.849.141
1,32
19.022
7.819.793
1,32
19.395
Totale
16.707.026
1,42
15.471
16.668.585
1,42
15.957
16.593.892
1,42
16.314
Pensionati
Pensioni
Importo
annuo
Pensionati
Pensioni
Importo
annuo
Treviso
Veneto
Totale
Italia
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps.
Nel 2012 i pensionati sono leggermente diminuiti, con un effetto a scalare a
partire dal livello nazionale (-0,4% sul 2011, con un valore assoluto si poco inferiore
ai 16,6 milioni), fino a quello regionale (-0,3%, poco meno di 1,3 milioni) e
provinciale (-0,2%, 223.100 unità). La riduzione è sempre più marcata per le donne
che pagano l’innalzamento dell’età pensionabile nel pubblico impiego. Conseguenza
di questa differente velocità di contrazione è la lieve riduzione del peso della
componente femminile sul totale che si avvicina sempre di più alla parità. Invariato
anche il peso della provincia di Treviso rispetto al complesso regionale e nazionale,
3. Mentre i dati riferiti ai beneficiari riguardano l’universo dei percettori, quelli sulle pensioni vigenti
rappresentano il parziale coperto dall’Inps.
200
stabilmente in linea con il proprio peso demografico (rispettivamente circa 17% e
l’1,3%).
Il numero di pensioni ammontava invece a oltre 312mila e manteneva
inalterato il rapporto tra pensioni e pensionati attorno al valore di 1,4, identico a
quello del Veneto e di pochissimo inferiore alla media nazionale (1,42). Permane
anche la differenza di genere a vantaggio delle donne che, in funzione della maggior
probabilità di sopravvivenza al coniuge, cumulano i trattamenti pensionistici
portando il loro valore medio ad 1,5 pensioni pro-capite. Nonostante il maggior
numero di trattamenti goduti, le donne rivestono un peso decisamente più contenuto
in termini di importo complessivo annuo, con una quota pari a solo il 41%, più bassa
nel trevigiano rispetto a quanto si registra nella media nazionale (il 44%).
Tra i beneficiari prevale largamente la componente anziana (Tabella 2): sopra i
65 anni ritroviamo il 72% dei pensionati, mentre un altro 21% rientra nella fascia
55-64 anni (i valori omologhi regionali sono rispettivamente 73% e 21%); la
maggiore presenza tra i grandi anziani della componente femminile e dei trattamenti
meno “ricchi” fa sì che in termini di importi complessivi il peso dei 55-64enni salga
al 25% in complesso e al 28% per gli uomini.
Come nel quadro regionale, i trattamenti rientranti nella tipologia definita di
invalidità, vecchiaia e superstiti (IVS), corrisposti a seguito di attività lavorativa 4,
raccolgono il numero largamente maggioritario di pensionati (Tabella 3): includendo
anche i casi nei quali queste risultano associate ad altri trattamenti (quelli
assistenziali5 e quelli indennitari6) si raggiunge il 93% dei beneficiari, con assoluta
indifferenza rispetto al genere.
L’importo complessivo annuo dei redditi da pensioni percepiti in provincia di
Treviso ammontava a 3.572 milioni di euro e mostra una crescita costante nel tempo
(Grafico 1). Il numero dei pensionati, dopo aver raggiunto il massimo nel 2010,
segna per il secondo anno consecutivo, come già rilevato, una contrazione. Mentre
questi ultimi sono cresciuti in dieci anni del 4%, l’importo complessivo erogato è
aumentato del 43%.
Gli importi medio-annui delle prestazioni risultano inferiori rispetto a quelli
complessivi veneti o italiani, attestandosi poco al di sopra dei 16mila euro nel totale,
con le solite differenze in funzione del genere che vedono le donne percepire un
importo di oltre un terzo più basso rispetto agli uomini: 12.700€ contro quasi
19.600€.
Le pensioni Ivs, con un importo medio di 16.400 euro l’anno (12,3mila per le
donne e 20,6mila per gli uomini), garantiscono l’82% degli importi erogati (85% per
4. In forma diretta, al raggiungimento dei limiti d’età e di anzianità contributiva previsti dalla normativa, o in
forma indiretta nei casi in cui, alla morte del titolare, tale pensioni possono essere corrisposte ai superstiti.
5. Rientrano tra le pensioni assistenziali quei trattamenti che hanno lo scopo di garantire un reddito minimo a
coloro che per problemi fisici o d’età avanzata risultano incapaci di procurarselo; includono le pensioni di
guerra, quelle per non vedenti e o non udenti civili, i trattamenti agli invalidi civili e agli ultra 65enni sprovvisti
di reddito, le indennità di accompagnamento.
6. Le prestazioni indennitarie sono previste in caso di menomazioni o morte conseguente ad un evento legato
all’attività lavorativa; comprendono le rendite per infortuni sul lavoro e le malattie professionali.
201
gli uomini e 77% per le donne). Le differenze di genere risultano marcate e stabili
nel tempo: anche nell’ultimo anno disponibile la componente maschile assorbe larga
parte degli importi erogati per le pensioni di vecchiaia e invalidità (il 61% dell’IVS)
e l’83% delle rendite per infortuni sul lavoro e malattie professionali; le donne
arrivano a coprire il 60% degli importi delle pensioni assistenziali e il 65% della
combinata di IVS più assistenziali.
Tab. 2 – Pensionati ed importo annuo del reddito pensionistico, complessivo e
medio, per sesso e classe di età. Anno 2012, importo complessivo in migliaia di
euro, medio in euro.
Treviso
Veneto
Numero
Importo (000)
Importo medio
Numero
Importo (000)
Importo medio
0-14
2.330
9.097
12.118
13.063
51.943
12.242
15-39
4.283
24.921
29.643
24.708
148.617
30.580
40-54
8.058
69.752
25.104
48.670
448.271
26.438
55-64
47.888
897.556
36.821
267.591
5.037.290
36.802
65+
160.544
2.571.486
121.006
938.717
15.544.699
128.792
Totale
223.103
3.572.812
16.014
1.292.749
21.230.820
16.423
0-14
1.286
5.114
12.194
7.489
30.314
12.368
15-39
2.390
13.881
29.367
13.770
82.920
30.593
40-54
4.276
37.009
25.026
25.351
246.139
27.595
55-64
26.319
597.553
43.976
146.531
3.327.940
43.976
65+
73.104
1.449.430
142.726
426.688
8.683.679
153.870
107.375
2.102.987
19.585
619.829
12.370.992
19.959
0-14
1.044
3.982
12.023
5.574
21.629
12.056
15-39
1.893
11.041
29.987
10.938
65.699
30.587
Totale
Maschi
Totale
Femmine
40-54
3.782
32.746
25.330
23.319
202.132
25.271
55-64
21.569
300.003
27.863
121.060
1.709.349
27.832
65+
87.438
1.122.054
100.597
512.029
6.861.020
107.732
115.726
1.469.826
12.701
672.920
8.859.829
13.166
Totale
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps.
202
203
1,2
1,0
1,3
2,2
2,6
2,3
3,5
1,4
1,3
1,0
1,3
2,4
2,7
2,5
3,8
1,5
1,1
1,0
1,4
2,1
2,4
2,1
3,3
1,3
178.158
3.300
11.794
8.029
20.841
54
927
223.103
91.544
586
7.092
1.966
14.143
18
379
115.728
86.614
2.714
4.702
6.063
6.698
36
548
107.375
Numero
medio
pensioni
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps.
Totale
Ivs
Indennitarie
Assistenziali
Ivs+Indennitarie
Ivs+Assistenziali
Indennitarie+Assistenziali
Ivs+Indennitarie+Assistenziali
Totale
Femmine
Ivs
Indennitarie
Assistenziali
Ivs+Indennitarie
Ivs+Assistenziali
Indennitarie+Assistenziali
Ivs+Indennitarie+Assistenziali
Totale
Maschi
Ivs
Indennitarie
Assistenziali
Ivs+Indennitarie
Ivs+Assistenziali
Indennitarie+Assistenziali
Ivs+Indennitarie+Assistenziali
Totale
Numero
pensionati
1.788.637
12.252
28.730
124.237
135.759
368
13.004
2.102.987
1.130.089
2.477
42.077
37.939
247.404
274
9.565
1.469.826
2.918.727
14.729
70.807
162.176
383.162
642
22.569
3.572.813
Importo
complessivo
annuo
(000)
Treviso
20.651
4.514
6.110
20.491
20.269
10.224
23.730
19.585
12.345
4.228
5.933
19.298
17.493
15.202
25.238
12.701
16.383
4.463
6.004
20.199
18.385
11.883
24.347
16.014
Importo
medio
annuo
502.012
13.008
28.580
31.759
41.231
245
2.994
619.829
526.551
2.848
44.855
9.722
87.009
108
1.827
672.920
1.028.563
15.856
73.435
41.481
128.240
353
4.821
1.292.749
Numero
pensionati
1,1
1,0
1,4
2,1
2,4
2,2
3,3
1,3
1,3
1,0
1,3
2,4
2,7
2,3
3,7
1,5
1,2
1,0
1,3
2,2
2,6
2,2
3,5
1,4
10.523.365
62.488
176.025
672.006
860.161
2.796
74.150
12.370.992
6.766.350
12.826
267.910
194.580
1.570.642
1.317
46.203
8.859.829
17.289.715
75.315
443.936
866.586
2.430.804
4.113
120.353
21.230.821
Importo
Numero
complessivo
medio
annuo
pensioni
(000)
Veneto
20.962
4.804
6.159
21.160
20.862
11.414
24.766
19.959
12.850
4.504
5.973
20.014
18.051
12.195
25.289
13.166
16.810
4.750
6.045
20.891
18.955
11.653
24.964
16.423
Importo
medio
annuo
5.975.914
166.649
592.019
383.702
646.042
5.825
49.642
7.819.793
6.458.369
36.645
920.753
139.200
1.182.852
2.103
34.177
8.774.099
12.434.283
203.294
1.512.772
522.902
1.828.894
7.928
83.819
16.593.892
Numero
pensionati
1,1
1,0
1,4
2,1
2,4
2,2
3,4
1,3
1,3
1,0
1,3
2,4
2,7
2,3
3,8
1,5
1,2
1,0
1,3
2,2
2,6
2,2
3,5
1,4
124.825.098
773.387
3.577.361
8.132.459
13.079.191
62.014
1.215.258
151.664.768
87.882.550
174.631
5.384.274
2.817.999
21.904.842
24.258
866.518
119.055.073
212.707.648
948.018
8.961.635
10.950.458
34.984.033
86.272
2.081.776
270.719.840
Importo
complessivo
annuo (000)
Italia
Numero
medio
pensioni
Tab. 3 – Pensionati, numero medio di pensioni e importo annuo per genere e tipologia di pensione. Anno 2012.
20.888
4.641
6.043
21.195
20.245
10.646
24.480
19.395
13.608
4.765
5.848
20.244
18.519
11.535
25.354
13.569
17.107
4.663
5.924
20.942
19.129
10.882
24.837
16.314
Importo
medio
annuo
Graf. 1 – Numero di pensionati e importo annuo dal 2003 al 2012 in provincia di
Treviso.
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps.
Per offrire una valutazione sintetica dell’incidenza del fenomeno pensionistico
nella provincia di Treviso in comparazione con altri ambiti territoriali è utile
standardizzare i dati sui pensionati in rapporto sia alla popolazione di riferimento
(coefficiente di pensionamento) sia agli occupati (indice di dipendenza) 7 (Tabella 4).
Treviso risulta possedere un minor carico tanto rispetto alla media regionale che a
quella italiana, registra 253 pensionati ogni mille abitanti residenti contro i 262 del
Veneto e i 274 nazionali; i beneficiari di trattamento sono nel 2012 pari a 570 ogni
mille occupati, valore distante dalla media italiana (724) in ragione del più elevato
livello di occupazione che caratterizza il territorio provinciale e regionale. Questi
ultimi valori sono in contrazione a partire dal 2010 a tutti i livelli territoriali,
nonostante (o forse proprio in conseguenza) la grave crisi occupazionale che sta
interessando il Paese.
7. In entrambi i casi si sono utilizzati come denominatore rispettivamente la popolazione complessiva e gli
occupati desunti dai dati dell’indagine sulle forze lavoro dell’Istat in relazione ai singoli anni trattati.
204
Tab. 4 – Coefficiente di pensionamento standardizzato e rapporto di dipendenza.
2007
2008
2009
2010
2011
2012
221.788
222.831
222.800
223.662
223.471
223.103
Totale pensionati
Treviso
Veneto
1.292.788
1.296.246
1.293.133
1.297.184
1.296.251
1.292.749
16.267.779
16.280.741
16.733.031
16.707.026
16.668.585
16.593.892
Treviso
255,1
253,1
251,8
251,8
250,6
253,2
Veneto
272,7
270,1
266,7
266,0
264,4
262,7
Italia
276,3
274,4
280,0
278,2
276,3
274,2
Treviso
565,8
558,5
592,6
606,1
592,8
570,6
Veneto
610,2
600,4
612,4
614,3
607,4
605,2
Italia
700,5
695,6
726,7
730,4
725,8
724,7
Italia
Pensionati x 1.000 abitanti
Pensionati x 1.000 occupati
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps e Istat, Rcfl.
2. Le pensioni liquidate nel cor so del 20128
Il numero delle pensioni liquidate (Tabella 5 e 6) oscilla nel corso del tempo,
spesso come esito degli interventi normativi: in provincia di Treviso la punta
massima è stata raggiunta nel 2008 con 15,6mila unità mentre nel 2012 si è attestata
sulle 12,5mila, con una flessione di circa 20 punti percentuali (-14% in Veneto). La
maggiore contrazione ha riguardato i lavoratori parasubordinati e gli autonomi
(rispettivamente -37% e -32%). Anche in questo caso il genere ha una decisiva
importanza, tanto è vero che la riduzione registrata dalle donne è significativamente
inferiore a quella registrata dagli uomini per tutte le tipologie, se si fa eccezione per
le prestazioni assistenziali (-19% le donne contro il -9% degli uomini) dove l’effetto
è inverso9 anche a testimonianza del sempre più importante apporto garantito dal
genere femminile al mercato del lavoro retribuito.
Le 12,5mila pensioni liquidate nel 2012 (Grafico 2) vedono prevalere quelle di
tipo assistenziale (43% del totale) seguite da quelle dei lavoratori dipendenti (34%),
quindi da quelle degli autonomi (20%), mentre si mantengono residuali quelle
maturate dai lavoratori parasubordinati (3%). Le differenze in termini di consistenze
medie degli importi mensili rispecchiano i percorsi contributivi degli individui e
sono sicuramente di qualche interesse. Per i lavoratori dipendenti il dato medio è di
1.102€ (praticamente senza incrementi rispetto al 2010), addirittura in decremento il
8. Al momento della redazione di questo articolo il dato sulle pensioni liquidate disponibile sul sito www.inps.it
risulta ancora quello già pubblicato nel Rapporto precedente.
9. Delle voci riportate in tab. 5 l’unica che sembra richiedere una specifica delucidazione è quella relativa alle
“prestazioni assistenziali” entro la quale confluiscono le pensioni erogate a cittadini senza reddito o con reddito
inferiore ai limiti di legge, indipendentemente dal versamento di contributi, a seguito del raggiungimento del
sessantacinquesimo anno di età o per invalidità non derivante dall’attività lavorativa o per gravi lesioni di guerra.
205
dato medio mensile dei lavoratori autonomi che scende a 812€ rispetto agli 870€ di
due anni prima. Le 416 pensioni liquidate ai parasubordinati garantiscono una
rendita mensile media di 199€, con un incremento di 30€.
Tab. 5 – Pensioni liquidate per funzione economica e genere in provincia di Treviso.
2007
2008
2009
2010
2011
2012
Fondo pensioni lav. dipendenti
3.885
4.977
3.785
4.857
4.054
4.231
Pensioni ai lav. autonomi
4.450
3.606
3.483
3.889
3.095
2.442
798
657
548
594
450
416
5.189
6.329
5.088
4.869
3.437
5.368
14.342
15.597
12.928
14.226
11.142
12.543
Fondo pensioni lav. dipendenti
1.389
2.310
1.191
1.990
1.741
1.614
Pensioni ai lav. autonomi
2.081
1.941
1.529
1.910
1.423
1.096
598
497
353
392
273
277
Prestazioni assistenziali
1.913
2.281
1.907
1.909
1.294
2.078
Totale (*)
5.993
7.055
5.000
6.214
4.789
5.105
Fondo pensioni lav. dipendenti
2.496
2.667
2.594
2.867
2.313
2.617
Pensioni ai lav. autonomi
2.369
1.665
1.954
1.979
1.672
1.346
200
160
195
202
177
139
Prestazioni assistenziali
3.276
4.048
3.181
2.960
2.143
3.290
Totale (*)
8.349
8.542
7.928
8.012
6.353
7.438
Totale
Gestione separata lavoratori parasubordinati
Prestazioni assistenziali
Totale (*)
Maschi
Gestione separata lavoratori parasubordinati
Femmine
Gestione separata lavoratori parasubordinati
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps. Nota: (*) il totale include anche: fondi sostitutivi e integrativi, altre
gestioni e assicurazioni facoltative.
Graf. 2 – Pensioni liquidate per funzione economica. Treviso 2012.
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps.
206
Tab. 6 – Pensioni liquidate per funzione economica e genere in Veneto.
2007
2008
2009
2010
2011
2012
Fondo pensioni lav. dipendenti
24.939
29.532
24.195
29.692
24.931
25.738
Pensioni ai lav. autonomi
24.399
19.935
18.931
20.723
17.202
13.640
Totale
Gestione separata lavoratori parasubordinati
4.510
2.951
2.775
2.779
2.534
2.141
Prestazioni assistenziali
34.962
35.873
32.975
31.812
26.305
34.039
Totale (*)
88.959
88.510
79.046
85.154
71.718
76.184
9.039
13.696
7.900
12.184
10.651
9.882
11.764
10.566
8.237
9.942
7.767
6.149
Maschi
Fondo pensioni lav. dipendenti
Pensioni ai lav. autonomi
Gestione separata lavoratori parasubordinati
3.417
2.088
1.803
1.813
1.550
1.444
Prestazioni assistenziali
12.496
13.165
12.537
12.080
10.122
13.263
Totale (*)
36.829
39.696
30.610
36.131
30.520
31.043
Fondo pensioni lav. dipendenti
15.900
15.836
16.295
17.508
14.280
15.856
Pensioni ai lav. autonomi
12.635
9.369
10.694
10.781
9.435
7.491
1.093
863
972
966
984
697
Prestazioni assistenziali
22.466
22.708
20.438
19.732
16.183
20.776
Totale (*)
52.130
48.814
48.436
49.023
41.198
45.141
Femmine
Gestione separata lavoratori parasubordinati
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps. Nota: (*) il totale include anche: fondi sostitutivi e integrativi, altre
gestioni e assicurazioni facoltative.
3. Le pensioni vigenti al 31 dicembr e 2013
Per quanto riguarda le pensioni vigenti al 31 dicembre del 2013 (Tabella 7)
risultavano essere a Treviso pari a 253mila, con un incremento dell’1,6% rispetto
all’anno precedente. Tale crescita è il frutto di andamenti differenziati se analizzati
in funzione della tipologia di pensione vigente: mentre crescono vecchiaia,
superstite e invalidità civile, sono in netta contrazione l’invalidità e le
pensioni/assegni sociali. È una tendenza del tutto simile a quella che si registra a
livello regionale, mentre rilevanti sono le caratterizzazione del quadro nazionale
dove a fronte di un lieve calo complessivo (-0,5%) a crescere maggiormente sono
proprio le pensioni/assegni sociali.
In provincia la tipologia di gran lunga prevalente è rappresentata dalle pensioni
di vecchiaia che si mantengono sovra rappresentate a Treviso rispetto alla media
nazionale (il 62% del totale contro il 52%); da contraltare a questa caratterizzazione
è il significativo minor peso delle pensioni di invalidità, che sono il 14% rispetto al
22%; di uguale entità il peso delle pensioni rivolte ai superstiti (21%).
207
Il peso della componente femminile risulta stabile nel tempo e nei diversi
ambiti territoriali considerati, pari al 58%. L’articolazione in funzione del genere
non mostra alcuna particolarità della provincia di Treviso, riflettendo caratteristiche
sociali e demografiche largamente comuni all’intero Paese. Gli uomini prevalgono
solo tra i percettori delle pensioni di vecchiaia (Grafico 3), le donne nelle altre
tipologie, con particolare accentuazione tra quelle dei superstiti (dei quali
rappresentano ben l’89%) e tra le pensioni sociali (70%).
L’importo medio mensile delle pensioni vigenti (Tabella 8) segna una media in
provincia di Treviso di 824€ (1.152€ per gli uomini e 582€ per le donne), con valore
massimo per quelle di vecchiaia (poco sopra i 1.000€) e minimo per gli assegni
sociali (che superano appena i 400€). La massima differenza a svantaggio delle
donne si registra nelle pensioni di vecchiaia ed è quantificabile in 683€, valore
superiore all’importo stesso della pensione media femminile.
Tab. 7 – Pensioni vigenti per tipologia e genere.
2012
2013
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Vecchiaia
84.440
70.069
154.509
85.466
71.743
157.209
Invalidità
4.176
4.850
9.026
3.991
4.512
8.503
Superstite
5.553
46.309
51.862
5.656
47.719
53.375
Treviso
Pensioni/assegni sociali
1.719
4.104
5.823
1.685
3.963
5.648
10.139
17.353
27.492
10.390
17.494
27.884
106.027
142.685
248.712
107.188
145.431
252.619
Vecchiaia
476.050
384.142
860.192
480.021
389.831
869.852
Invalidità
28.201
30.318
58.519
27.532
28.123
55.655
Superstite
32.095
275.405
307.500
32.760
285.335
318.095
Pensioni/assegni sociali
10.703
26.052
36.755
10.807
25.597
36.404
Invalidi civili
62.357
108.932
171.289
64.460
110.695
175.155
609.406
824.849
1.434.255
615.580
839.581
1.455.161
Vecchiaia
5.298.299
4.276.648
9.574.947
5.256.570
4.263.945
9.520.515
Invalidità
632.349
757.011
1.389.360
600.626
697.025
1.297.651
Superstite
446.706
3.390.977
3.837.683
447.394
3.370.109
3.817.503
Pensioni/assegni sociali
275.081
552.719
827.800
290.059
558.657
848.716
Invalidi civili
1.055.797
1.678.173
2.733.970
1.083.282
1.698.339
2.781.621
Totale
7.708.232 10.655.528 18.363.760
7.677.931
10.588.075
18.266.006
Invalidi civili
Totale
Veneto
Totale
Italia
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps.
208
Graf. 3 – Pensioni vigenti per tipologia e genere dei beneficiari. Treviso 2013.
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps.
Tab. 8 – Importo medio mensile delle pensioni vigenti per tipologia e genere.
2012
2013
Maschi
Femmine
Totale
Maschi
Femmine
Totale
Vecchiaia
1.317
631
1.006
1.325
642
1.013
Invalidità
769
493
621
784
508
638
Superstite
366
563
542
374
568
548
Pensioni/assegni sociali
409
385
392
419
396
403
Invalidi civili
401
432
421
409
438
427
1.143
573
816
1.152
582
824
Vecchiaia
1.338
641
1.027
1.349
656
1.038
Invalidità
786
505
641
811
520
664
Superstite
375
590
568
382
594
572
Pensioni/assegni sociali
407
385
391
418
396
402
Provincia di Treviso
Totale
Veneto
Invalidi civili
406
433
423
411
439
429
1.150
584
824
1.159
594
833
Vecchiaia
1.321
678
1.034
1.351
701
1.060
Invalidità
724
494
599
747
508
619
Superstite
385
584
560
396
604
579
Pensioni/assegni sociali
391
389
390
400
399
399
Invalidi civili
396
421
411
401
427
417
1.058
579
780
1.078
598
800
Totale
Italia
Totale
Fonte: elaborazioni Veneto Lavoro su dati Inps.
209
9. Il fenomeno infortunistico
di Gaetana Agata Silvana Amico*
1. Il contesto nazionale
In occasione della “Giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro” tenutasi a
Roma il 28 aprile 2014, nel corso del convegno organizzato dall’Inail in
collaborazione con l’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro), sono state
anticipate le stime preliminari relative all’andamento infortunistico 2013. Lo scorso
anno sono pervenute all’istituto 607mila denunce a fronte delle 657mila del 2012
con una flessione del 7-8%. I casi mortali sono scesi da 844 a 740 con una flessione
del 10%. Il trend risulta decrescente e la minore esposizione al rischio dovuta al calo
occupazionale, stimato dall’Istat intorno al 2,3%, ha inciso solo parzialmente. Per la
quota restante, il dato, seppur provvisorio, testimonia i progressi in materia di
sicurezza e prevenzione. Non bisogna però abbassare la guardia: la flessione degli
infortuni dovrà essere il punto di riferimento da cui partire per delineare le nuove
politiche prevenzionali.
2. I dati gestionali r elativi al 2013
I dati relativi all’anno 2013 sono in corso di consolidamento e di elaborazione
in vista della presentazione del Rapporto annuale1 dell’Inail. Pertanto quanto
riportato riguarda un dato grezzo e provvisorio, tratto dagli archivi gestionali al 31
dicembre 2013 e suscettibile di ulteriori aggiornamenti: di conseguenza, privo di
ufficialità.
2.1. Aziende
L’analisi dei dati gestionali evidenzia una flessione dei portafogli aziende e Pat
(posizioni assicurative territoriali). Si tratta di un trend consolidatosi negli ultimi
anni, determinato dalla crisi economica che, non più congiunturale ma sistemica, si
protrae già dal 2008/09 e solo nell’ultimo trimestre del 2013 sembra mostrare
un’inversione di tendenza. Si sottolinea che il dato relativo al portafoglio aziende
fotografa il complesso delle aziende attive e riattivate presenti in archivio alla data di
consuntivazione mentre, quello riferito alle aziende emesse e cessate, registra il
flusso delle lavorazioni aventi ad oggetto l’emissione o la cessazione cliente
* Inail Treviso.
1. La pubblicazione del Rapporto annuale dell’Inail avverrà probabilmente nel prossimo luglio.
211
avvenuta nel 2013. Ne consegue che le variazioni del portafoglio (stock) e delle
lavorazioni relative alle emissioni/cessazioni non sono fra loro confrontabili in
quanto riferite a grandezze e dimensioni temporali non omogenee: il portafoglio è un
dato di accumulo mentre le emissioni, riattivazioni, cessazioni, si riferiscono al
flusso 2013.
Esaminando il portafoglio italiano al 31 dicembre 2013, si evince una
diminuzione di 34.604 aziende e di 42.568 Pat rispetto all’anno precedente che con
3.334.186 si presentava già ridotto rispetto al 31 dicembre 2011(3.343.812; cfr.
Tabella 1). L’andamento negativo si registra anche a livello Veneto (Tabella 2) ove
le percentuali di flessione (-1,7% per le aziende e -1,8% per le Pat) sono più alte di
quelle nazionali (-1% per le aziende e -1,1% per le Pat).
Tab. 1 – Dati gestionali evidenzia una flessione dei portafogli aziende e Pat
(posizioni assicurative territoriali). Italia, dicembre 2013.
Descrizione
Aziende
Portafoglio
Emesse
Cessate
Riattivate
Pat
Portafoglio
Emesse
Cessate
2013
2012
Var. ass. 2012-13
Var.% 2012-13
3.299.582
208.875
275.587
42.383
3.334.186
219.719
260.197
45.167
-34.604
-10.844
15.390
-2.784
-1,0
-4,9
5,9
-6,2
3.781.417
300.105
342.973
3.823.985
325.915
322.607
-42.568
-25.810
20.366
-1,1
-7,9
6,3
Fonte: Programmazione bilancio e controllo Inail. Nota: dati provvisori e ufficiosi aggiornati al 31 dicembre 2013.
Tab. 2 – Dati gestionali evidenzia una flessione dei portafogli aziende e Pat
(posizioni assicurative territoriali). Veneto, dicembre 2013.
Descrizione
Aziende
Portafoglio
Emesse
Cessate
Riattivate
Pat
Portafoglio
Emesse
Cessate
2013
2012
Var. ass. 2012-13
Var.% 2012-13
284.804
16.549
24.040
3.507
289.635
17.350
22.420
3.732
-4.831
-801
1.620
-225
-1,7
-4,6
7,2
-6,0
338.666
24.850
31.117
344.717
26.332
28.913
-6.051
-1.482
2.204
-1,8
-5,6
7,6
Fonte: Programmazione bilancio e controllo Inail. Nota: dati provvisori e ufficiosi aggiornati al 31 dicembre 2013.
I dati della provincia di Treviso vengono forniti ed esaminati distinti tra le due
strutture esistenti a livello provinciale: sede di Treviso (67 comuni alla destra del
fiume Piave) e sede di Conegliano (28 comuni alla sinistra del fiume Piave).
Il portafoglio della sede di Treviso con -1,5% (Tabella 3) presenta una
flessione percentualmente più contenuta rispetto alla media regionale nelle aziende
(-1,7%) ma più alta nel portafoglio Pat con -2% a fronte del -1,8% del Veneto.
212
Aumentano a tutti i livelli le cessazioni (+15.390 aziende e +20.366 Pat, a
livello nazionale; +1.620 aziende e +2.204 Pat a livello regionale; +207 aziende e
+423 Pat nella sede di Treviso). Percentualmente lo scostamento della sede di
Treviso è in linea con la media regionale per quanto riguarda le cessazioni relative
alle aziende (+7,2% Veneto, +7,1% Treviso) ma la supera nelle cessazioni relative
alle Pat (+7,6% Veneto, +10,7% Treviso). L’aumento delle aziende e delle Pat
cessate in Veneto e a Treviso risulta superiore alla media nazionale che è del +5,9%
per le aziende e del +6,3% per le Pat.
I dati della sede di Conegliano, con riferimento al portafoglio aziende e Pat,
presentano una flessione percentualmente superiore alla media nazionale, regionale
e Treviso-sede con -2,4 aziende e -2,9 Pat (Tabella 4), così come superiore alla
media nazionale, regionale e Treviso-sede è la percentuale delle cessate (+10,3% le
aziende e +19,8% le Pat). È chiaro che su questi numeri oltre alla crisi,
particolarmente sentita considerata la consistenza delle attività produttive che si
concentrano in zona, incide anche la ridotta dimensione delle grandezze considerate.
Tab. 3 – Dati gestionali evidenzia una flessione dei portafogli aziende e Pat
(posizioni assicurative territoriali). Treviso, dicembre 2013.
Descrizione
Aziende
Portafoglio
Emesse
Cessate
Riattivate
Pat
Portafoglio
Emesse
Cessate
2013
2012
Var. ass. 2012-13
Var.% 2012-13
37.814
2.225
3.109
472
38.369
2.264
2.902
457
-555
-39
207
15
-1,5
-1,7
7,1
3,3
45.312
3.427
4.375
46.227
3.553
3.952
-915
-126
423
-2,0
-3,6
10,7
Fonte: Programmazione bilancio e controllo Inail. Nota: dati provvisori e ufficiosi aggiornati al 31 dicembre 2013.
Tab. 4 – Dati gestionali evidenzia una flessione dei portafogli aziende e Pat
(posizioni assicurative territoriali). Conegliano, dicembre 2013.
Descrizione
Aziende
Portafoglio
Emesse
Cessate
Riattivate
Pat
Portafoglio
Emesse
Cessate
2013
2012
Var. ass. 2012-13
Var.% 2012-13
12.026
606
1.008
130
12.316
628
914
131
-290
-22
94
-1
-2,4
-3,5
10,3
-0,8
14.502
914
1.409
14.931
963
1.176
-429
-49
233
-2,9
-5,1
19,8
Fonte: Programmazione bilancio e controllo Inail. Nota: dati provvisori e ufficiosi aggiornati al 31 dicembre 2013.
213
2.2. Infor tuni e malattie pr ofessionali
Le Tabelle 5, 6, 7 e 8 indicano i casi di infortuni e malattie professionali aperti
nel 2013 e comprendenti sia infortuni con data evento 2013 sia infortuni con data
evento precedente ma protocollati nel 2013 per vari motivi (casi avvenuti negli
ultimi giorni dell’anno precedente, casi denunciati a notevole distanza dalla data
evento, casi scoperti a seguito di accertamento ispettivo e riguardanti lavoratori in
nero, casi segnalati da Inps a completamento di istruttoria ma avvenuti nell’anno
precedente etc.).
L’analisi dei dati gestionali (Tabelle 5, 6, 7 e 8) evidenzia, a conferma del trend
manifestatosi negli ultimi anni, il calo dei casi denunciati (-5,7% a livello nazionale;
-4,7% a livello regionale; -7,7% per la sede di Treviso; -7,3% per la sede di
Conegliano). La flessione, come si nota, é ascrivibile esclusivamente alla
diminuzione del fenomeno infortunistico (rispettivamente -6,8% Italia, -5,1%
Veneto, -8% Treviso, -9% Conegliano). Il fenomeno tecnopatico invece è in
aumento se si esclude il bacino della sede di Treviso che già gli scorsi anni
registrava una flessione (-30% 2013 e -0,8% 2012).
Tab. 5 – I casi di infortuni e malattie professioniali aperti nel 2013. Italia, dicembre
2013.
Descrizione
Casi aperti
Infortuni
di cui casalinghe
Malattie professionali
Silicosi/asbestosi
Casi aperti al netto delle franchigie
2013
2012
Var. ass. 2012-13
Var.% 2012-13
762.123
807.862
-45.739
-5,7
709.044
972
760.437
1.139
-51.393
-167
-6,8
-14,7
52.127
952
46.509
916
5.618
36
12,1
3,9
665.674
705.955
-40.281
-5,7
Fonte: Programmazione bilancio e controllo Inail. Nota: dati provvisori e ufficiosi aggiornati al 31 dicembre 2013.
Tab. 6 – I casi di infortuni e malattie professioniali aperti nel 2013. Veneto,
dicembre 2013.
Descrizione
2013
2012
Var. ass. 2012-13
Var.% 2012-13
Casi aperti
81.735
85.777
-4.042
-4,7
Infortuni
79.234
83.466
-4.232
-5,1
52
2.483
68
2.294
-16
189
-23,5
8,2
18
65.966
17
69.540
1
-3.574
5,9
-5,1
di cui casalinghe
Malattie professionali
Silicosi/asbestosi
Casi aperti al netto delle franchigie
Fonte: Programmazione bilancio e controllo Inail. Nota: dati provvisori e ufficiosi aggiornati al 31 dicembre 2013.
214
L’incremento appare piuttosto sostenuto nei 28 comuni del bacino di
Conegliano ove le denunce di malattie professionali passano dalle 137 del 2012 alle
196 del 2013 con un aumento del 43,1%.
Le motivazioni dell’incremento sono state meglio esplicitate nel Rapporto
2011: recupero delle malattie perdute, aggiornamento della tabella delle malattie
professionali, denunce di malattie plurime.
Tab. 7 – I casi di infortuni e malattie professioniali aperti nel 2013. Treviso,
dicembre 2013.
Descrizione
Casi aperti
Infortuni
di cui casalinghe
Malattie professionali
Silicosi/asbestosi
Casi aperti al netto delle franchigie
2013
10.696
10.360
6
335
1
8.465
2012
11.593
11.256
11
336
1
9.175
Var. ass. 2012-13
-897
-896
-5
-1
0
-710
Var.% 2012-13
-7,7
-8,0
-45,5
-0,3
0,0
-7,7
Fonte: Programmazione bilancio e controllo Inail. Nota: dati provvisori e ufficiosi aggiornati al 31 dicembre 2013.
Tab. 8 – I casi di infortuni e malattie professioniali aperti nel 2013. Conegliano,
dicembre 2013.
Descrizione
Casi aperti
Infortuni
di cui casalinghe
Malattie professionali
Silicosi/asbestosi
Casi aperti al netto delle franchigie
2013
3.830
3.634
2
196
0
2.840
2012
4.131
3.993
5
137
1
3.160
Var. ass. 2012-13
-301
-359
-3
59
-1
-320
Var.% 2012-13
-7,3
-9,0
-60,0
43,1
-100,0
-10,1
Fonte: Programmazione bilancio e controllo Inail. Nota: dati provvisori e ufficiosi aggiornati al 31 dicembre 2013.
3. La pr evenzione
3.1. Finanziamenti alle impr ese
Per incentivare le imprese a realizzare interventi finalizzati a migliorare i livelli
di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, in attuazione dell’articolo 11, comma 5
d.lgs. 81/2008 e s.m.i, l’Inail ha stanziato, per il triennio 2010/2013, oltre 750
milioni di euro ripartiti in tre tranche. L’entità delle risorse destinate dall’istituto al
bando 2013 è di complessivi 307.359.613 euro, ripartiti in budget regionali, in
funzione del numero degli addetti e del rapporto di gravità degli infortuni sul
territorio regionale. L’Inail, nel dicembre 2013, ha emesso avvisi in ciascuna regione
e provincia autonoma d’Italia indicando il budget previsto per ognuna di esse
(Tabella 9). Dal 21 gennaio all’8 aprile 2014 le aziende partecipanti hanno potuto
inserire on line i propri progetti che, se conformi a quanto previsto dal bando, hanno
consentito di effettuare il download del codice identificativo per la e successiva fase
215
di invio telematico della domanda che si svolgerà il 29 maggio 2014, dalle ore 16.00
alle ore 16.30.
Del budget possono usufruire le aziende, anche individuali, intenzionate ad
investire in sicurezza, iscritte alla Camera di commercio, industria, artigianato e
agricoltura, in possesso dei requisiti di ammissibilità previsti, che abbiano raggiunto
il punteggio soglia pari a 120 punti.
Tab. 9 – Budget messo a disposizione dal bando Inail 2013 distribuito per regione
italiana.
Regioni
Abruzzo
Basilicata
Provincia di Bolzano
Calabria
Campania
Emilia Romagna
Friuli Venezia Giulia
Lazio
Liguria
Lombardia
Marche
Molise
Piemonte
Puglia
Sardegna
Sicilia
Toscana
Provincia di Trento
Umbria
Valle d'Aosta
Veneto
Italia
Stanziamenti regionali
7.532.276
3.680.511
2.150.958
8.558.725
27.637.779
20.891.158
5.114.527
40.830.179
9.098.608
49.285.378
9.362.497
1.642.371
19.699.530
12.217.561
9.217.615
23.894.939
25.102.604
2.735.799
5.351.846
944.035
22.410.718
307.359.613
Fonte: Inail.
Sono quasi 29mila i progetti presentati dalle imprese nell’ambito del bando
2013 e in attesa del cklick-day del prossimo 29 maggio 2. Solo una parte di essi potrà
collocarsi utilmente in graduatoria, fino alla capienza del budget regionale assegnato
che, per il Veneto, è di 22.410.718 euro. Dall’analisi dei progetti inseriti on line
emerge che il 74% dei casi riguarda progetti di investimenti per la prevenzione degli
infortuni sul lavoro; il 10% riguarda l’adozione di modelli organizzativi di gestione
della sicurezza; il restante 16% riguarda la sostituzione/adeguamento di attrezzature
di lavoro messe in servizio anteriormente al 21 settembre 1996.
Un dato, in particolare, segnala il grande interesse col quale il mondo delle
imprese ha risposto, ancora una volta, all’iniziativa dell’Inail: le richieste di
incentivo ammontano complessivamente a oltre 1,7 miliardi di euro, ovvero quasi
2. La redazione del capitolo si è conclusa ad inizio maggio 2014.
216
sei volte le risorse messe a disposizione dall’istituto. In considerazione della difficile
congiuntura economica, il bando Isi 2013 ha innalzato al 65% la copertura dei costi
ammissibili per ciascun progetto (rispetto al 50% degli anni precedenti), per un
importo massimo di 130mila euro (erano 100mila nel 2012). I 307 milioni di
stanziamento del bando 2013 rappresentano la quota più cospicua fino ad ora messa
a disposizione nell’ambito delle quattro edizioni dell’operazione (nel 2010 erano
stati 60 milioni, nel 2011 205 milioni e nel 2012 155 milioni).
Il contributo verrà erogato dopo la verifica tecnico-amministrativa e la
realizzazione del progetto. I finanziamenti sono a fondo perduto e vengono assegnati
fino ad esaurimento, secondo l’ordine cronologico di arrivo telematico delle
domande. Sono ammessi a contributo progetti ricadenti in una delle seguenti
tipologie:
progetti di investimento
progetti di responsabilità sociale e per l’adozione di modelli organizzativi
progetti per la sostituzione o l’adeguamento di attrezzature di lavoro messe in
servizio anteriormente al 21/9/1996 con macchinari rispondenti ai requisiti di
cui al Titolo III del d.lgs. 81/2008 s.m.i. e di ogni altra disposizione di legge
applicabile in materia. È quest’ultima una tipologia introdotta dal bando 2013
con l’intento di eliminare dai cicli produttivi o di adeguare alle nuove
normative, tutti i macchinari e le attrezzature precedenti alla c.d. direttiva
macchine.
3.2. Riduzione del tasso di pr emio ex ar t 20 ed ex ar t. 24, modalità
di applicazione della tar iffa dei pr emi3
Come noto4, una delle forme in cui si realizza il sostegno economico alle
imprese è la riduzione del tasso per interventi prevenzionali. Invero, le tariffe dei
premi Inail sono già orientate in chiave prevenzionale, nel senso che l’andamento
infortunistico nel periodo di osservazione determina in via automatica l’aumento o
la riduzione del premio pagato dalle aziende in percentuale variabile, in relazione al
tasso specifico e alla dimensione della singola azienda, in una sorta di bonus-malus.
L’art. 20 del d.m. 2 dicembre 2000 prevede uno sconto sul premio, a domanda, per il
primo biennio di attività, in misura fissa del 15%, in favore di quelle aziende che
osservino le norme di prevenzione infortuni e igiene del lavoro. L’art. 24 del d.m. 02
dicembre 2000 e s.m.i. prevede la possibilità di richiedere un’ulteriore diminuzione
del premio, dopo il primo biennio di attività dell’azienda, per quei datori di lavoro
che, in regola con gli adempimenti contributivi e assicurativi nonché con le
disposizioni obbligatorie in materia di prevenzione infortuni e sicurezza dei luoghi
di lavoro, abbiano effettuato, entro il 31 dicembre dell’anno precedente, interventi
3. In sigla Mat.
4. Cfr. Osservatorio Economico, Rapporto annuale sul mercato del lavoro, nelle edizioni precedenti.
217
migliorativi il cui valore totalizzi 100 in una scala parametrale che assegna un
punteggio (da 30 a 100) ad ogni intervento che realizzi un quid pluris rispetto agli
obblighi di legge. I vari interventi, divisi per tipologia e con il relativo punteggio,
sono previsti nelle 12 sezioni esposte nel modello Ot 24. La versione aggiornata del
modello 2013 ha previsto alcune integrazioni per l’intervento relativo alla redazione
del piano di emergenza e del documento di valutazione dei rischi (Dvr) delle aziende
con lavoratori non superiori a 10 nonchè altri aggiornamenti relativi alla
documentazione probante da produrre. Dal 2005 le aziende possono accedere al
beneficio anche avendo effettuato un solo intervento ‘particolarmente rilevante’:
aver adottato o mantenuto un comportamento socialmente responsabile secondo i
principi della responsabilità sociale d’impresa (Csr) o effettuato un intervento
attinente all’implementazione o al mantenimento di un sistema di gestione della
sicurezza sul lavoro (Sgsl) rispondente ai criteri definiti in standard, linee guida o
norme riconosciute a livello nazionale e internazionale, oppure aver implementato o
mantenuto un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro certificato da
organismi specificatamente accreditati presso Accredia5. Altri interventi
particolarmente rilevanti che da soli totalizzano 100 punti, riguardano l'adozione o
l’implementazione di procedure che, nella scelta dei fornitori, privilegino chi applica
legislazione in materia di igiene e sicurezza, ovvero interventi di miglioramento
delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, in attuazione di accordi tra
Inail e organizzazioni delle parti sociali oppure organismi del sistema della
bilateralità. La riduzione del tasso di premio è inversamente proporzionale rispetto
alle dimensioni aziendali: è maggiore per le aziende di piccole dimensioni e
diminuisce via via che le dimensioni aumentano (Tabella 10). Il legislatore infatti ha
voluto agevolare la diffusione della sicurezza soprattutto nelle aziende più piccole
che incontrano maggiori difficoltà nell’organizzazione sistematica della
prevenzione. Il d.m. 3 dicembre 2010 ha riscritto il testo dell'articolo 24 del d.m. 12
dicembre 2000, riconoscendo la riduzione di tasso in misura fissa, in relazione al
numero dei lavoratori-anno del periodo di osservazione, come esposto nella Tabella
10.
Tab. 10 – Riduzione del tasso per prevenzione ex art.24 “Modalità di applicazione
della tariffa dei premi”.
Lavoratori-anno
Riduzione in %
Fino a 10
Da 11 a 50
30,0
23,0
Da 51 a 100
18,0
Da 101 a 200
Da 201 a 500
15,0
12,0
Oltre 500
7,0
Fonte: Inail.
5. Ente italiano di accreditamento.
218
Tab. 11 – Domande ex art.24 “Modalità di applicazione della tariffa dei premi”
pervenute all’Inail del Veneto distinte per provincia.
Belluno
Padova
Rovigo
Treviso
Venezia
Verona
Vicenza
Totale
2007
95
724
374
859
591
751
882
4.276
2008
111
873
449
1.076
709
809
1.055
5.082
2009
174
1.189
555
1.334
921
1.043
1.290
6.506
2010
174
1.521
696
1.336
1.089
1.163
1.519
7.498
2011
276
1.624
595
1.460
1.539
1.297
1.673
8.464
2012
277
1.651
549
1.628
1.292
1.573
1.763
8.733
2013 %2013/2007
324
241,1
1.846
155,0
589
57,5
1.781
107,3
1.416
139,6
1.876
149,8
1.918
117,5
9.750
128,0
Fonte: Inail, Direzione regionale del Veneto.
La Tabella 11 illustra il numero di domande ex art. 24 delle modalità di
applicazione della tariffa dei premi presentate nelle province del Veneto dal 2007 al
2013 e ne evidenzia l’incremento. Le richieste da 4.276 nel 2007, si sono più che
raddoppiate nel 2013 passando a 9.750, con un incremento del 128%. Va sempre più
consolidandosi nelle aziende la consapevolezza che investire in prevenzione, oltre
che etico, è anche conveniente. La provincia di Treviso, ove l’incremento è stato
costante e cadenzato, nel 2013, con 1.781 istanze, si colloca subito dopo le province
di Vicenza (1.918), Verona (1.876) e Padova (1.846).
La Tabella 12, aggiornata al 2012, evidenzia l’importo dello sconto,
effettivamente usufruito dalle aziende in occasione dell’autoliquidazione 2013,
relativo alla regolazione del premio 2012, anno di presentazione del modello Ot 24 e
riferito agli interventi migliorativi realizzati entro il 31 dicembre 2011.
La cifra risparmiata dalle aziende venete con la presentazione del modello Ot
24 del 2012, supera i 42 milioni di euro ed è di tutto rispetto, ancor più se si
considera che lo sconto viene goduto in un periodo di crisi.
Tab. 12 – Importo dello sconto, effettivamente usufruito dalle aziende in occasione
dell’autoliquidazione 2013.
Domande pervenute
Totale Cartacee Web Concluse
Belluno
279
64
215
860
Padova
1.671
627 1.044
4.589
Rovigo
557
293
264
1.334
Treviso
1.219
416
803
3.315
Conegliano
442
122
320
1.284
Venezia centro storico
207
58
149
428
Venezia terraferma
1.139
435
704
2.728
Verona
1.360
515
845
3.466
Legnago
336
126
210
850
Bassano del Grappa
350
156
194
1.030
Vicenza
1.437
569
868
4.069
Totale
8.997
3.381 5.616
23.953
Sede
Ammesse
762
4.049
1.120
2.961
1.123
388
2.350
3.017
754
899
3.612
21.035
Voci elaborate
Respinte Minor premio pagato
98
1.501.656,96
540
7.214.953,38
214
1.875.379,88
354
5.882.645,08
161
2.465.769,40
40
1.114.698,34
378
5.309.383,38
449
6.496.258,15
96
1.603.635,09
131
1.763.922,40
457
7.426.897,16
2.918
42.655.199,22
Fonte: monitoraggio del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inail. Nota: il dato totale circa il numero di istanze del
2012 riportato nella Tabella (8.997) comprende anche le istanze cartacee inviate dall'utenza a sedi territoriali non
competenti e da queste successivamente trasmesse alle strutture consorelle. Tali istanze non sono invece comprese nella
Tabella 11 (8.733) i cui dati sono cristallizzati al conteggio effettuato nell'immediatezza della scadenza della
presentazione dei modelli.
219
3.3. Riduzione per centuale dei pr emi
Un ulteriore intervento a sostegno delle imprese che va verso la direzione della
prevenzione e sicurezza è stato previsto dalla legge 147/2013.
La legge di stabilità ha disposto, per tutti i soggetti tenuti all’obbligo
assicurativo (con alcune eccezioni), la riduzione percentuale dell’importo dei premi
e contributi dovuti per l’anno 2014 nella misura del 14,2%. Con circolare n.
25/2014, Inail ha definito le modalità operative per godere di tale riduzione che
consentirà alle imprese sgravi pari ad un miliardo di euro nel 2014, che saliranno a 1
miliardo e 100 milioni nel 2015 e a 1 miliardo e 200 milioni nel 2016. Si tratta di
una significativa diminuzione dei costi assicurativi che premia le aziende ‘virtuose’.
Invero la riduzione dei premi e contributi si applica alle aziende che hanno registrato
nel triennio 2010-2012 un andamento infortunistico pari o inferiore a quello medio
nazionale della lavorazione o attività svolta.
Per le attività lavorative iniziate da non oltre un biennio, la riduzione del 14,2%
si applicherà su istanza telematica con la quale il soggetto attesterà il rispetto delle
norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, in
pratica con la presentazione dal modello Ot 20 delle Mat.
3.4. Pr ogetti di pr evenzione
La consapevolezza che la riduzione degli infortuni e delle tecnopatie, da
sempre obiettivo dell’Inail, passi dalla diffusione della cultura della prevenzione sta
alla base dell’impegno dell’istituto nel campo della sicurezza. Nel 2013 la sede di
Treviso ha continuato a promuovere e cofinanziare progetti volti a rendere più sicuri
tutti gli ambienti di vita. Alcuni progetti, già citati nel precedente Rapporto, sono in
corso di completamento. Tra essi: “Sicurezza e qualità del lavoro nell’opiterginomottense”, cofinanziamento Inail-Unindustria Treviso; “Sicurezza continua nelle
pompe di benzina”, cofinanziato da Inail ed Ebicom; “Verifica delle condizioni delle
imprese agricole”, cofinanziamento Inail ed Ebat; “In-formazione per le malattie
professionali”, proposto dal co.co.pro Inail (comitato consultivo provinciale),
cofinanziamento Inail e Ulss 7, 8 e 9; “Verifica dei cantieri della Provincia”,
progetto che prevede controlli tecnici nei cantieri appaltatati dalla Provincia di
Treviso.
3.5. Pr odotti di comunicazione
Nel 2013 attraverso la “Rete per la sicurezza delle scuole” è stata data
informativa agli istituti scolastici primari di tutta la provincia di Treviso circa un
prodotto della Direzione centrale comunicazione Inail destinato a studenti dai 7 agli
11 anni.
220
“Napo per gli insegnanti” è un’iniziativa rivolta agli insegnanti della scuola
primaria per aiutarli a presentare ai propri alunni alcune nozioni di base sui temi
della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro. Si tratta di 6 pacchetti didattici,
scaricabili gratuitamente on line, dal sito www.inail.it, realizzati dall’Agenzia
europea di Bilbao, in collaborazione con l’Inail e con gli altri istituti europei del
gruppo di lavoro che produce i filmati di Napo. Le lezioni proposte hanno un
approccio didattico divertente e fantasioso, utilizzando gli episodi di Napo
nell’ambito di attività creative. Alcuni pacchetti didattici si rivolgono ad allievi di
7/9 anni (“Napo e i segnali di sicurezza”, riguardanti segnali di avvertimento,
divieto, prescrizioni e salvataggio; “Tratta bene il tuo corpo con Napo”, riguardante
la schiena e l’esatta postura). Altri pacchetti si rivolgono a ragazzi di 10/11 anni
(“Napo a caccia di pericoli”, con lo scopo di insegnare ad identificare rischi e
pericoli ed affrontarli nella maniera giusta).
3.6. Pr ogetto di r einser imento
Nel 2013 l’Inail ha cofinanziato con l’Anmil (Associazione nazionale mutilati
ed invalidi del lavoro) “Riparto da me”, un progetto particolare che va nella
direzione della presa in carico e del reinserimento degli infortunati e tecnopatici
permettendo l’avvio dei gruppi di aiuto previsti dal regolamento-circolare 61/2011
dell’Inail. Si tratta di interventi di tipo educativo e sociale che integrano le
prestazioni di tipo sanitario e riabilitativo-funzionale erogate dall’istituto nella fase
conclusiva del processo di riabilitazione, appunto nella fase del reinserimento,
fornendo un supporto all’infortunato o al tecnopatico per consentirgli un sereno
rientro nel proprio contesto di vita familiare, sociale e lavorativo. È indubbio che
ogni infortunio, ancor più se grave, irrompe con violenza nella vita di chi ne è
vittima, stravolgendo progetti, sogni, aspettative e coinvolgendo tutta la famiglia. La
sofferenza avvertita da chi ha subito gravi infortuni spesso è insostenibile e necessita
di persone vicine, disposte a condividerne il peso. Il gruppo, per sua natura sociale,
aiuta nella fase di attenuazione di qualsiasi tipo di sofferenza, contribuisce a dare un
senso, o almeno a cercarlo, a ciò che è successo, permettendo di rileggerne le
conseguenze che si riversano nella quotidianità e cercando, nel confronto con gli
altri, le strategie e le soluzioni per risolvere i problemi che si presentano.
Il gruppo di Treviso è stato formato da 10 infortunati, tra quelli individuati
dall’equipe multidisciplinare che esiste in ogni struttura Inail ed è formata da
medico, infermiere, responsabile del processo lavoratori e assistente sociale.
Successivamente gli infortunati individuati sono stati selezionati, tramite un
colloquio preliminare con la psicoterapeuta che ha poi condotto il gruppo. Il
progetto si è articolato in 10 incontri che si sono tenuti, un pomeriggio a settimana,
presso la sede di Treviso. È stata utilizzata la metodologia dello psicodramma, una
tecnica che stimola la messa in gioco delle persone, liberandole da blocchi spesso
duri da rimuovere perché supportati da copioni ormai cristallizzati.
221
Fondamentale è stato l’apporto dell’assistente sociale dell’Inail in funzione di
facilitatore esperto.
A fine percorso è stato somministrato un questionario di gradimento e sono
state raccolte testimonianze attraverso interviste di approfondimento. Sebbene dal
punto di vista scientifico i risultati non siano facili da elaborare, tuttavia sotto il
profilo sociale e del benessere psico/fisico, gli esiti sono stati molto positivi. A
conclusione del progetto, i partecipanti si sono mostrati dispiaciuti di non potersi più
incontrare. Dal gruppo di aiuto sono così nati gruppi di amici che tuttora continuano
ad incontrarsi con effetti visibili concretamente nella vita di ogni giorno. Molti
hanno dichiarato di sentirsi più liberi, di avere imparato ad ascoltare e farsi ascoltare,
di avere trovato un importante supporto. Due giovani partecipanti, ritrovando fiducia
in se stessi, hanno anche trovato lavoro! Nel 2014, visto il successo riscosso
dall’iniziativa, è stata cofinanziata un’altra edizione del progetto, in corso di
completamento.
222
10. L’evoluzione dei servizi per l’impiego
a cura della Provincia di Treviso, Settore Lavoro, Sociale e
Formazione Professionale
1. Il contesto istituzionale e socio-economico nel quale si inser isce
l’eevoluzione del r uolo dei ser vizi per l’iimpiego e l’iillustr azione dei
pr incipali cambiamenti
1.1. Il contesto istituzionale
L’evoluzione dei servizi per l’impiego trae origine da un contesto istituzionale
caratterizzato da direttive ben precise provenienti dal Consiglio dei Ministri, anche a
recepimento della strategia europea per l’occupazione, ed al contempo è il risultato
del contesto politico e socio-economico che stiamo attraversando.
La presidenza del Consiglio dei Ministri e il ministero del Lavoro e delle
Politiche sociali, nell’ambito del Pon “Governance e azioni di sistema” 2007-2013,
hanno attuato un piano di azione sul mercato del lavoro mirato allo sviluppo di un
moderno e innovativo sistema dei servizi pubblici per l’impiego (Spi), con
l’obiettivo finale di favorire l’aumento dei tassi di occupazione, la diminuzione della
disoccupazione e dell’inattività puntando sul miglioramento dell’incontro tra
domanda e offerta di lavoro, sullo sviluppo ulteriore di sistemi di misurazione,
valutazione e programmazione della performance e sull’attivazione di raccordi
stabili e reti tra quanti sono coinvolti nella definizione di politiche attive e
nell’erogazione di servizi per il lavoro. A livello nazionale ciò si è tradotto per
esempio nell’implementazione del portale “Cliclavoro”, nel collegamento e
nell’utilizzo della banca dati dei percettori di sostegno al reddito dell’Inps, nella
promozione dell’offerta formativa e lavorativa erogata dagli Spi e nella
sensibilizzazione rispetto alla percezione dei servizi offerti dai Cpi agli utenti
lavoratori e imprese.
A livello locale, l’Amministrazione Provinciale ha intensificato il suo impegno
per poter far fronte all’aumento e alla diversificazione dell’utenza sia rivedendo i
servizi ordinari, rispetto a quanto definito nel Piano provinciale del lavoro
(primavera 2008) proprio per adeguarsi ai profondi cambiamenti intercorsi da allora,
sia stanziando, a partire dal 2011, risorse economiche proprie per la realizzazione di
progetti all’interno di un Piano per le politiche attive definito annualmente.
223
Con riferimento alle tre direttive entro le quali devono operare i servizi
pubblici per il lavoro, presenti nel Protocollo d’intesa firmato nel luglio 2010 dal
ministero del Lavoro e dall’Unione delle province d’Italia, ossia l’integrazione delle
politiche e delle funzioni1, l’orientamento alle varie tipologie di utenza, il
potenziamento e la cooperazione dei sistemi informativi su cui si regge l’incontro tra
domanda e offerta, la Provincia di Treviso si è adoperata come segue:
in recepimento della prima e della terza direttiva, l’Ente ha esteso il sistema di
incontro domanda offerta anche alle associazioni di categoria tramite la stipula
di una convenzione – a dicembre 2012 – per l’attivazione di una rete di
sportelli denominati “Ido” con l’obiettivo di incrementare il volume di raccolta
e gestione delle richieste di personale provenienti dalle aziende del territorio
provinciale e favorire il reinserimento lavorativo dei lavoratori presenti, con
una candidatura attiva, nella rete Ido (incontro domanda offerta)
integrando costantemente politiche di formazione, del lavoro e di sviluppo: i
corsi di formazione vengono attivati sulla base del monitoraggio degli esiti
occupazionali rilevabili a fine corso e sulla base dell’ascolto delle richieste
provenienti dal territorio tramite le associazioni di categoria e non solo
ha continuato a erogare l’attività di orientamento, realizzata presso la Città dei
Mestieri e delle Professioni,concentrandosi negli ultimi anni sul reperimento e
la divulgazione dell’offerta formativa territoriale, sviluppando la rete di contatti
con gli enti erogatori di iniziative di politica attiva, sia formativa che di doti
lavoro e privilegiando modalità multimediali di diffusione delle informazioni.
Con la crisi ed in conseguenza all’evoluzione dell’utenza che è diventata
sempre più adulta e in situazione di forte disagio professionale e sociale, la
struttura ha dovuto modificare il tipo di orientamento da erogare. All’utenza,
che ha richiesto al servizio principalmente sostegno nella ricerca del lavoro e
informazioni sulle opportunità di riqualificazione professionale, la Città dei
Mestieri ha risposto con l’erogazione di servizi di orientamento che fossero il
più possibile mirati a facilitare la ricollocazione, mantenendo una fitta
programmazione di laboratori ciclici riguardanti le tecniche di ricerca attiva del
lavoro, le opportunità formative territoriali, la situazione del mercato del
lavoro. Negli ultimi anni si è inoltre ulteriormente potenziata l’attività di
orientamento alla mobilità estera dei lavoratori italiani tramite la diffusione
delle offerte di lavoro di aziende locali ed europee, soprattutto grazie alla rete
nazionale ed internazionale degli operatori dei servizi per l’impiego europei
Eures.
1. Integrazione dei servizi pubblico-privato; integrazione delle politiche di formazione, del lavoro e di sviluppo.
224
1.2. I r iflessi del contesto socio-economico
Il momento storico che stiamo attraversando si caratterizza per una
ristrutturazione del tessuto socio-economico (più che per una situazione di crisi),
l’aumento della popolazione in condizione di povertà, di disagio e di fragilità,
l’invecchiamento demografico (a cui i governi cercano di rispondere con riforme del
sistema pensionistico) e una elevata instabilità politica (tre legislature in due anni)
che ha comportato l’approvazione di numerose riforme del mercato del lavoro che in
parte si sovrappongono, in parte si differenziano e in parte si contraddicono non
permettendo una chiara visione di lungo termine.
Le variabili e i fenomeni da gestire sono molteplici: i servizi per l’impiego
sono chiamati non solo a fronteggiare le sfide in atto e a rispondere all’aumento
dell’utenza e al cambiamento delle sue richieste ma anche, per quanto possibile, ad
anticipare i fabbisogni del mercato del lavoro.
Per poter sostenere i progetti già in essere e ricercare nuove soluzioni,
l’Amministrazione Provinciale ha potenziato sia la condivisione delle attività in
corso sia, con riferimento alla programmazione futura, il coinvolgimento della
Commissione Provinciale del Lavoro, della Commissione Consiliare ma anche delle
parti sociali e di altri organismi pubblici e privati del territorio.
L’impegno dell’Amministrazione Provinciale si è intensificato ampliando gli
orizzonti e i fronti di azione per poter innanzitutto assicurare la presa in carico
dell’utenza che negli ultimi 5 anni è aumentata notevolmente e, allo stesso tempo, si
è differenziata per tipologia ed esigenze. Il target dei centri per l’impiego non è più
il generico “disoccupato” ma l’inoccupato, il minore in dispersione scolastica, il
giovane al primo impiego, il disoccupato adulto di lunga durata, il beneficiario di
ammortizzatori sociali ordinari e in deroga, la donna senza lavoro sola con figli a
carico, l’over50 senza lavoro, l’over50 senza lavoro e con disagio di tipo socioeconomico, il disabile e l’immigrato.
Questo impegno ha dato vita ad un’intensa fase di progettualità e
sperimentazioni nelle quali la Provincia ha investito risorse proprie ma è anche
riuscita a intercettare finanziamenti pubblici a carattere regionale, nazionale ed
europeo, grazie alla partecipazione come capofila o partner operativo in numerosi
progetti.
Il Programma d’intervento dei servizi per l’impiego e delle politiche attive del
lavoro è stato basato sul Piano provinciale del lavoro quale Documento di indirizzo
condiviso e strumento di programmazione e monitoraggio nell’erogazione dei
servizi pubblici al lavoro. Altro cardine per la programmazione è stata la legge
regionale in materia di occupazione e mercato del lavoro, n.3/2009, che ha aperto a
nuove prospettive di collaborazione pubblico/privato nell’erogazione dei servizi al
lavoro attraverso il sistema di accreditamento di enti/agenzie operanti nel settore.
Occorre inoltre sottolineare come al notevole aumento dell’utenza si sia
225
accompagnata anche una significativa riduzione del personale in organico 2, per far
fronte alla quale sono stati razionalizzati i servizi per l’impiego.
1.3. La r azionalizzazione dei ser vizi per l’iimpiego
Per far sì che i servizi per l’impiego fossero in grado di dare risposte
tempestive ai fabbisogni locali in ambito occupazionale, l’Amministrazione ha
avviato un processo di razionalizzazione dei servizi, realizzato tramite il
miglioramento delle procedure di erogazione in essere (che verrà trattato nel
paragrafo dedicato all’evoluzione dei servizi), l’intensificazione del monitoraggio di
azioni e politiche, l’informatizzazione sempre più spinta della gestione dei servizi
attraverso l’integrazione maggiore delle diverse banche dati e la sburocratizzazione
dei procedimenti amministrativi (al momento è peraltro in corso una generale
riorganizzazione concettuale e informatizzata della modulistica per l’utenza).
Per poter meglio governare i cambiamenti in atto, la Provincia di Treviso ha
intensificato il monitoraggio dei servizi e delle politiche poste in essere, rendendo
mensili le analisi dell’erogazione dei principali servizi e ponendo in essere ulteriori
analisi periodiche dei servizi erogati e dei loro esiti, nonchè dei progetti realizzati,
per verificarne l’efficacia e decidere se ripeterli, potenziarli o non rifarli.
Oltre ai monitoraggi e controlli più prettamente quantitativi, la Provincia di
Treviso dal 2009 predispone e somministra un questionario sulla soddisfazione di
lavoratori e imprese. L’ultima rilevazione, effettuata nel periodo novembredicembre 2013 e realizzata con il preciso intento non solo di far esprimere all’utenza
un giudizio sintetico su alcuni aspetti del servizio ricevuto ma anche di stimolarla a
formulare suggerimenti e/o critiche, ha permesso di rilevare l’esigenza, sia da parte
dei lavoratori che delle aziende, di una maggior informazione e, solo per quello che
concerne i lavoratori, individuare per i Cpi anche una funzione di “ascolto” e di
“sostegno”.
Con riferimento alla gestione informatizzata di alcuni servizi – avente per
obiettivo principale la riduzione dei tempi per il back office ed un miglior controllo,
è stato riconosciuto valore e merito anche a livello nazionale – nell’ambito del
“Catalogo delle soluzioni territoriali per la migliore gestione dei servizi per il
lavoro” promosso da Italia Lavoro, in particolare alla gestione dei tirocini, realizzata
tramite l’implementazione di funzionalità aggiuntive all’interno di un applicativo già
esistente condiviso sulla rete intranet e denominato “Progest” creato con risorse
umane interne e a costo zero. Tramite lo sviluppo dello stesso applicativo, si è
proceduto alla gestione di altri importanti servizi quali l’accompagnamento al
lavoro, i lavori socialmente utili e il servizio di tutela per i minori in dispersione
scolastica.
2. Solo in minima parte fronteggiata con l’impiego di lavoratori socialmente utili.
226
In relazione alla sburocratizzazione, le azioni di snellimento delle procedure
già poste in essere fanno riferimento a:
applicazione del silenzio/assenso per la richiesta di computo dei disabili (legge
68/99)
gestione delle informazioni da trasferire ai lavoratori in mobilità attraverso
incontri collettivi
semplificazione dell’aggiornamento dei colloqui già inseriti nella banca dati
Ido (incontro domanda offerta)
semplificazione dell’accesso a certificazioni ed altri servizi di sportello
coinvolgimento di altri uffici del territorio con utenze in comune (Inps,
patronati) al fine di economizzare i passaggi dell’utenza negli stessi
avvio di una rete di sportelli pubblico-privati per l’incrocio domanda-offerta di
lavoro utilizzando la banca dati Ido.
1.4. L’eevoluzione dei ser vizi per l’iimpiego nei confr onti dei
lavor ator i
I servizi per l’impiego, al di là della presa in carico degli utenti, si sono
adoperati per rispondere ai loro nuovi bisogni legati alla particolare difficoltà a
reintrodursi nel mercato del lavoro attraverso un rapporto con l’utenza volto anche
all’individuazione delle esigenze emergenti, la revisione dei servizi ordinari e il
potenziamento dei servizi specialistici (di cui si tratterà nel paragrafo dedicato
all’evoluzione dei servizi) e la definizione con cadenza annuale di un Piano di
politiche attive (di cui si tratterà nel paragrafo dedicato all’evoluzione delle politiche
attive) il più possibile aderente alle richieste del territorio, rilevate grazie ad un
monitoraggio costante dei servizi e delle politiche già messe in campo.
Dall’ascolto delle esigenze dell’utenza, i servizi per l’impiego hanno potuto
identificare le principali richieste, comprovanti il ruolo dei servizi per l’impiego:
aggiornamento del curriculum, rinnovo della candidatura, orientamento individuale
o di gruppo, piani di azione individuali, tutoraggio, accompagnamento in itinere per
i minori in dispersione scolastica e loro famiglie, convalida dimissioni così come
diposto nella legge Fornero, inserimento nel portale regionale della domanda di
mobilità in deroga. Sinteticamente le richieste di informazioni riguardano inoltre:
tecniche e modalità di ricerca attiva nel territorio, offerte di lavoro locali, regionali,
nazionali ed europee, corsi di formazione e tirocini, politiche attive in corso, progetti
in essere, Lsu e liste di mobilità, stato di disoccupazione ed agevolazioni connesse,
contrattualistica, mobilità in deroga (anche per la soluzione di criticità con gli enti
interessati: Inps/Regione), iscrizione e riammissione negli elenchi (collocamento
mirato), aggiornamento socio-economico per la graduatoria (collocamento mirato).
227
1.5. L’eevoluzione dei ser vizi per l’iimpiego nei confr onti delle
aziende
Dall’altro versante la Provincia di Treviso si è mossa intensificando il rapporto
con le aziende e potenziando la “rete” sia con le istituzioni pubbliche che con gli
organismi privati nella consapevolezza che solo con un lavoro di rete si può uscire
dalla pesante situazione di crisi economica e cercare di ammortizzare la riduzione
dei finanziamenti, tenendo sempre in considerazione l’importanza della condivisione
delle attività progettuali e dei risultati e del coinvolgimento attivo dei principali
stakeholder.
Riconoscendo da sempre come anello debole dei servizi per l’impiego quello
della scarsa conoscenza da parte del mondo imprenditoriale del ruolo e delle
potenzialità dei servizi per l’impiego e per poter dare un numero maggiore di
opportunità agli utenti in cerca di lavoro – in aumento con la crisi – la Provincia nel
2009 ha scelto, in via sperimentale, di dotare il Centro per l’impiego di Treviso di
un’unità di marketing a supporto del servizio di incontro domanda offerta che ha
contribuito all’aumento delle richieste di personale del 32% tra i primi tre mesi del
2014 e lo stesso periodo del 2013.
Negli ultimi anni, la Provincia ha dedicato un’attenzione crescente alle aziende
nell’offrire servizi qualificati a supporto dell’attività di ricerca, selezione e
inserimento di nuove risorse umane. In questo senso e nell’ottica del potenziamento
della “rete”, quest’anno è stato pubblicato anche un bando rivolto alle imprese locali
per la costituzione di un “catalogo delle opportunità” tramite il quale raccogliere la
disponibilità da parte delle aziende ad attivare iniziative di politica attiva, di
formazione o di riqualificazione in partenariato con la Provincia, come pure microprogetti di tirocinio, work experience, formazione in azienda; attività queste spesso
accompagnate da indennità per i lavoratori e incentivi per le imprese.
2. L’eevoluzione dei ser vizi er ogati
2.1. L’aa ccoglienza e l’iiscr izione
Il servizio di accoglienza costituisce il primo contatto con l’utente, sia esso
persona fisica che giuridica, e va a soddisfare i primi bisogni dell’utenza
essenzialmente informativi e di orientamento nonché di erogazione di alcuni servizi
base quali la predisposizione della scheda anagrafica e la sottoscrizione della
dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro.
Su tale servizio ha ovviamente impattato fortemente l’aumento degli accessi
che si è registrato negli ultimi anni (nel 2013, i Cpi provinciali hanno registrato
105.730 accessi).
228
Per far fronte a tale fenomeno, i centri per l’impiego della Provincia hanno
installato sistemi di eliminacode su tutte le sedi territoriali e, a partire dalla seconda
metà dell’anno 2013, scelto letteralmente di “aprire le porte” mezz’ora prima
dell’orario dedicato al front office per offrire all’utenza un’attesa più confortevole
ma anche per ovviare al potenziale verificarsi di situazioni di tensione dovute al
crescente disagio sociale e, nelle giornate di maggior affluenza, di effettuare orario
continuato dalle 8.30 alle 17.00.
Per velocizzare inoltre il disbrigo dei servizi di base e permettere all’utenza, in
linea con le sue esigenze, di poter meglio usufruire di servizi informativi e di
orientamento, le reception si sono rinforzate grazie anche all’impiego di lavoratori
socialmente utili, in affiancamento al personale di ruolo, per fornire un sempre più
ampio ventaglio di risposte all’utenza, per una prima valutazione dei lavoratori
rispetto alla percezione di ammortizzatori sociali (novità introdotta dalla legge
Fornero del 2012) da approfondire in sede di incontro collettivo/colloquio, e per
rinnovare direttamente la candidatura senza dover passare per il servizio di incontro
domanda offerta.
2.2. Il ser vizio di incontr o domanda offer ta
Con l’aumento delle attività a carico dei servizi per l’impiego dovute
all’accresciuto afflusso di utenza, per economizzare il lavoro degli operatori dei
Centri per l’Impiego, una prima revisione del servizio è consistita nell’organizzare,
per i lavoratori in mobilità, incontri non più totalmente individuali ma anche di
gruppo (per le informazioni base). Un’ulteriore misura messa in atto è stata quella,
già citata, di creare un’unità di marketing a supporto del servizio per poter ampliare
la rete delle aziende e intercettare un numero maggiore di offerte di lavoro al fine di
offrire opportunità occupazionali all’utenza. L’unità si è attivata su più fronti: con
un servizio mailing, con l’invio periodico di una newsletter e dei profili di lavoratori
“da non perdere” alle aziende iscritte, con la produzione di materiale informativo e
soprattutto, cosa mai realizzata prima, con le visite dirette nelle aziende da parte
degli operatori.
Nel corso del 2013, inoltre, visto il protrarsi della crisi, è stata rivista la durata
della candidatura e portata da tre a sei mesi.
Al fine di ampliare la rete di operatori del territorio e di far confluire le
richieste di personale nel sistema regionale Ido, sono stati inoltre aperti, a seguito di
convenzione e in via sperimentale alcuni sportelli Ido che operano presso le
associazioni datoriali del territorio, gestiti da personale interno alle associazioni.
Come già illustrato nel paragrafo 1.5, nell’ottica del potenziamento della “rete”, è
stato pubblicato un bando rivolto alle imprese locali per la costituzione di un
“catalogo delle opportunità”.
229
2.3. L’aa ccompagnamento al lavor o
Il servizio, finanziato dal 2006 con uno specifico fondo provinciale “fondo per
il reinserimento professionale”, offre ai lavoratori un piano individuale che può
prevedere percorsi formativi, tirocini in azienda ed incentivi all’assunzione.
Negli ultimi anni è emersa l’esigenza di intervenire in maniera più incisiva
nell’accompagnamento al lavoro di alcune categorie di lavoratori, la cui condizione
risulta aggravata dall’età, da bassa professionalità, da licenziamento dopo una lunga
permanenza presso la medesima azienda e, a volte, da problemi economico/sociali.
Per questo motivo l’Amministrazione Provinciale ha apportato numerose modifiche
al regolamento per l’utilizzo di detta misura: l’ultima, risalente a marzo 2014, ha
voluto porre maggiore attenzione alle problematiche di natura sociale ed economica
e all’assenza di ammortizzatori sociali ed è consistita nella variazione del target di
utenza3, nel cambiamento parziale della tipologia di azioni attivabili tramite il
fondo4 e dei benefici economici spettanti all’azienda in caso di assunzione.
Negli anni precedenti si era registrato a volte, nei casi di lavoratori con bassa
scolarità e profili professionali generici, un utilizzo del tirocinio come mero
strumento di sostegno al reddito. Con questa modifica invece si è voluto sostenere in
maniera più forte l’inserimento in azienda di questi lavoratori, garantendo
all’azienda incentivi più consistenti per assunzioni anche di breve periodo.
A fine 2012, all’interno delle politiche attive varate dalla Provincia, proprio per
far fronte alla crisi che ha portato molte persone a trovarsi in situazioni di difficoltà
socio-economica, è stato avviato il progetto politiche attive per la comunità con la
finalità di far convergere risorse (umane e finanziarie) dell’Amministrazione
Provinciale con quelle dei singoli comuni5 al fine di costruire dei percorsi di
inserimento per target (dalle stesse amministrazioni locali individuato) in situazione
di disagio: si tratta di utenti che nella maggior parte dei casi già gravano sui servizi
sociali, ma per gli stessi la trasformazione del “sussidio” in una borsa lavoro, oltre a
dare maggiore dignità verso la persona e maggiore efficacia alla spesa del pubblico,
consente di fare una esperienza in azienda che può trovare consolidamento in una
proposta di lavoro concreta.
Un ulteriore progetto pensato appositamente per aiutare ad uscire dalla crisi un
target di persone particolarmente colpito e per il quale non sono previsti
ammortizzatori né dedicate particolari iniziative o progetti a livello nazionale, è il
progetto “Ripartire”, rivolto a liberi professionisti o imprenditori che abbiano
cessato la propria attività a partire dal 2009, persone per cui la stampa ha portato in
3. Ora così individuato: persone che desiderano riprendere un’attività lavorativa dopo due anni di inattività, over
50, persone appartenenti a nucleo familiare senza reddito e con figli a carico, eventuali ulteriori “target
specifici”.
4. Si è esplicitato che i tirocini non possono riguardare esperienze con compiti elementari o ripetitivi e che
l’inserimento diretto in azienda può avvenire solo per lavoratori con bassa scolarità e bassa qualificazione nel
caso in cui si manifesti l’opportunità di un’assunzione per mansioni generiche o ripetitive.
5. La Provincia offre assistenza per l’attivazione dei tirocini, per i quali copre anche le quote assicurative Inail e
Rct, mentre il comune garantisce una modesta borsa lavoro.
230
risalto il triste fenomeno dei suicidi. L’iniziativa, attiva da giugno 2011, ha riscosso
molto interesse ed ha riscontrato esiti molto positivi 6 tanto da essere rifinanziata più
volte ed essere ancora in corso.
2.4. L’ufficio str anier i
L’ufficio stranieri, introdotto sin dal primo Piano provinciale del 20017, ha
dovuto far fronte ad un aumento notevole dell’utenza negli ultimi anni, alla quale ha
dato risposta sia tramite l’apertura nel 2009 presso il centro per l’impiego di Treviso
di uno sportello gestito in appalto dalla Cooperativa Servire8 denominato Sis
(servizio informazione stranieri) sia attraverso lo sviluppo o l’implementazione di
strumenti di informazione (guida in linea, newsletter, mailing, call center).
Il Sis svolge un’attività prevalentemente di front office attraverso prima
informazione, segretariato sociale, orientamento ai servizi e alle prassi locali, ma
anche compilazione modulistica in materia di immigrazione. Si rivolge
principalmente ai target più deboli (lavoratori stranieri e famiglie) nonché per
consulenza agli italiani che non hanno possibilità o dimestichezza con gli strumenti
on-line. Nell’ultimo periodo il numero annuo di accessi allo sportello è stato di circa
3mila unità.
Per far fronte alle numerose richieste di informazione e consulenza sulla
normativa9 che disciplina la condizione del lavoratore straniero, il servizio ha
implementato sul sito istituzionale www.trevisolavora.it la “Guida in Linea”, che
analizza i principali istituti della disciplina, raccoglie la legislazione di dettaglio e la
modulistica di riferimento e viene continuamente aggiornata permettendo l’auto
formazione continua degli operatori del settore. L’iniziativa ha ottenuto nel maggio
2010 il premio “Qualità P.A.” come piano di miglioramento al concorso “Premiamo
i Risultati” del ministero della Funzione Pubblica. Nel 2013 si è registrato un forte
aumento degli accessi che sono stati quasi 66mila. Mensilmente dal 2009 viene
inoltre pubblicata la newsletter, strumento di informazione ipertestuale on line che
raccoglie le notizie di attualità più significative sul fenomeno dell’immigrazione ed
in particolare sulle fonti normative e giurisprudenziali che disciplinano la materia,
evidenziando anche bandi, eventi e notizie dall’estero. La tradizionale attività di
back office, realizzata attraverso il servizo di mailing e call center, è stata altresì
potenziata; la sua utenza è data da un target straniero meno debole, i datori di lavoro
6. Al 10 aprile: 88 persone in carico, 12 riaperture di partita iva, 12 assunzioni a tempo indeterminato, 55
assunzioni a tempo determinato, 16 incentivi all’assunzione, 26 tirocini attivati, 74 corsi di formazione erogati.
7. Come servizio specialistico a corredo e supporto delle attività istituzionali, disciplinato dal d.lgs 181/00 e succ
mod, d.lgs n.286/98 e succ. mod., d.lgs n. 30/07 e succ.mod.,T.U. Immigrazione, d.p.r. n.394/99 e succ.mod.,
d.g.r. del Veneto n.1150 del 5 luglio 2013.
8. La cui collaborazione risale a novembre 1998.
9. Normativa speciale: trasversale (tocca vari rami dell’ordinamento giuridico: penale civile e amministrativo),
complessa (previsti oltre 21 tipologie di permessi di soggiorno, con dinamiche amministrative disciplinate da
prassi locali) e in continua evoluzione: (il T.U. Immigrazione è stato riformato dal 1998 ad oggi 43 volte).
231
e le famiglie che intendono assumere stranieri nonché gli operatori pubblici e le
associazioni straniere del territorio.
2.5. Il ser vizio per cor si per sonalizzati
Il servizio percorsi personalizzati, informalmente attivo dal 2004 all’interno del
servizio incrocio domanda ed offerta del collocamento ordinario, ufficialmente
inserito nell’organigramma dei servizi per l’impiego a partire da marzo 2009, è nato
per dare risposta alle persone svantaggiate e di difficile inserimento lavorativo
spesso segnalate dai servizi sociali del territorio.
Attualmente, il ripercuotersi della crisi economico-occupazionale ha
contribuito ad aggravare la situazione di disagio sociale sfociando principalmente in
due tipologie di fenomeni: in primo luogo l’aumento di persone disorientate e in
grave disagio anche psicologico; in secondo luogo, il verificarsi con maggiore
frequenza dei piccoli reati, spesso furti.
L’esigenza attuale è di dare risposta ad un maggior numero di persone
disoccupate che si rivolgono al servizio il quale dispone di risorse umane e
finanziarie limitate, si è reso perciò necessario affiancare ai percorsi individuali il
potenziamento di progettualità condivise con la rete dei principali attori pubblici e
privati del territorio uniformando e coordinando le azioni nel rispetto delle
specifiche competenze di ciascun ente.
Si citano a titolo esemplificativo alcuni progetti che ben spiegano l’evoluzione
del servizio:
progetto “Addetti alla produzione e vendita del radicchio rosso biologico”
realizzato tra il 2011 e il 2012 in collaborazione con la biofattoria didattica
Murialdo e l’ente di formazione Cipat rivolto a 10 giovani segnalati dai vari
servizi sociali del territorio10. Tale progetto ha raggiunto l’obiettivo di proporre
un nuovo modello operativo tra pubblico, aziende e privato sociale e rafforzare
una modalità di lavoro in rete con i servizi sociali
progetto “La vita non aspetta – Diamoci Dentro” promosso dal 201211 dal
Centro di servizio per il volontariato della Provincia di Treviso, a favore di
giovani detenuti ed ex-detenuti presso gli istituti penitenziari di Treviso, con lo
scopo anche di favorire lo sviluppo di buone prassi per rendere più efficace il
lavoro di rete che ha portato, ad oggi, all’attivazione di circa 20 tirocini
progetto “Attiviamoci” avviato ad aprile 2013, promosso dalla Provincia di
Treviso, e realizzato grazie alla consolidata collaborazione con Comunità
10. Ragazzi a forte rischio di marginalità ovvero provenienti da nuclei familiari multi problematici; condannati
ammessi alle misure alternative alla detenzione; disabilità psichiatriche; disabilità intellettive; ex
tossicodipendenti.
11. Iniziativa inizialmente a termine poi prorogata con l’intenzione di metterla a sistema in quanto riconosciuta
come buona pratica.
232
Murialdo di Treviso, Caritas Tarvisina12 e l’ente di formazione Cipat. Obiettivo
di progetto è stata la creazione di occasioni di riqualificazione professionale ed
opportunità lavorative per persone in stato di disagio e marginalità sociale
anche attraverso la riscoperta dell’economia rurale del nostro territorio13.
Hanno beneficiato dell’iniziativa 38 persone.
2.6. Il collocamento mir ato
Per evitare che la crisi economico-occupazionale potesse colpire ulteriormente
questa categoria di utenza già di per sé debole e per ampliarne le possibilità di
inserimento al lavoro, la Provincia di Treviso ha percorso più strade:
sviluppato ulteriormente gli applicativi informatici a supporto della gestione
del servizio per economizzare il lavoro e avere un maggior controllo
sull’ottemperanza delle aziende
condiviso con la Direzione Territoriale del Lavoro, nell’ottica dell’approccio di
rete, prassi e procedure per l’ottemperanza
realizzato una intensa azione di sensibilizzazione finalizzata alla copertura
delle posizioni lavorative riservate al personale appartenente alle categorie
protette, da attuarsi attraverso i diversi strumenti previsti dalla normativa
vigente (in particolare la convenzione di programma) che ha portato ad un
trend in aumento del numero delle convenzioni di programma stipulate e
determinato ulteriori possibilità di inserimento dei disabili nelle aziende
intensificato l’azione degli avviamenti numerici, su aziende private obbligate
ex legge 68/99, mediante “chiamata con avviso pubblico”14
portato all’attenzione delle parti sociali la carenza di fondi dovuta al blocco
(per oltre due anni) delle risorse del fondo regionale disabili da parte della
Regione Veneto (destinati alle politiche passive per arginare la situazione di
emergenza sul territorio) e sollecitato con successo alla Regione Veneto lo
svincolo di tali risorse il cui ottenimento, a fine 2013, ha permesso di
sviluppare attività volte all’accompagnamento al lavoro di disabili, realizzare
azioni di marketing nei confronti delle aziende locali per l’inserimento
lavorativo di disabili e attivare azioni specifiche come quella sintetizzata nel
punto seguente
sostenuto nel 2013, un particolare target di disabili più debole – gli over 50/55
– per il quale il monitoraggio interno ha evidenziato un crescente numero di
iscritti ed una percentuale bassa di assunzioni, con un progetto mirato
12. La Caritas Tarvisina ha fortemente sostenuto il progetto sia in termini economici sia in termini di
individuazione dell’utenza.
13. Si tratta di un’iniziativa innovativa che mira a sperimentare un modello concreto di collaborazione tra
pubblico, privato sociale e terzo settore nell’ottica condivisa di non dare risposte assistenziali, ma di supportare
le persone ad attivarsi per la ricerca del lavoro offrendo al contempo opportunità concrete.
14. Chiamata che prevede la pubblicazione periodica dei posti di lavoro disponibili e la richiesta di adesione dei
lavoratori interessati mediante presentazione della propria candidatura in forma anonima.
233
-
contemplante l’istituzione di un incentivo da concedere una-tantum alle
aziende15
dato risposta alle esigenze delle aziende, con partenze di stage più frequenti
durante il mese.
2.7. Il ser vizio tir ocini
La prima evoluzione del servizio in ordine temporale, è consistita nello
sviluppo dell’applicazione “Progest”, che ha comportato il passaggio da una
procedura puramente cartacea, basata sulla condivisione di buone pratiche ma di
difficile utilizzo per i controlli, ad una informatizzata. Tale sistema ha consentito
un’agile gestione di un numero elevato di stage garantendo una maggior velocità e
affidabilità nelle verifiche, una possibilità di monitoraggio dei tirocini in ogni fase
(avvio, proroga, interruzione, termine dello stage) e dei loro esiti immediata, un
controllo sui costi sostenuti per gli stage finanziati (impegno di spesa, liquidazioni
mensili, gestione delle economie) e una produzione automatizzata della modulistica.
La Provincia di Treviso, al fine di rendere lo strumento del tirocinio formativo
e di orientamento un’azione concretamente finalizzata allo sbocco lavorativo, è
intervenuta, sostenendo con fondi propri gli interventi volti all’inserimento
occupazionale. Il principale progetto messo in atto dall’Amministrazione
Provinciale e che ha portato risultati tangibili a livello di successivo inserimento
occupazionale, è stato “Futuro Costo zero”, rivolto ai giovani fino ai 29 anni neodiplomati e neo-laureati e, per il quale, fino all’intero anno 2012 la Provincia ha
stanziato somme significative come “premialità” per le aziende che a fine tirocinio
assumessero il tirocinante. L’importanza di tale applicativo combinato ad un efficace
monitoraggio, ha portato alla definizione di una nuova azione di politica attiva per
l’anno 2014 – motivata dalla rilevazione di un calo nelle assunzioni a fine stage –
che va a premiare le aziende che, in relazione a progetti, richieste di personale o
tirocini attivati con la Provincia, stabilizzano i lavoratori (passaggio da contratti
precari a stabili) o che trasformano il tirocinio in rapporto di lavoro.
Un’ulteriore azione portata avanti dalla Provincia e che si è logicamente
riflessa sul servizio tirocini in quanto servizio trasversale, è stata quella
dell’impegno profuso nella partecipazione come capofila o partner operativo a
numerosi progetti finalizzati a reperire risorse finanziarie che ha comportato un
notevole aumento della tipologia di tirocini attivabili dalla Provincia (si segnalano
4.339 tirocini attivati dal servizio provinciale nel 2013, dato in costante aumento
negli anni).
15. Il monitoraggio al 31 dicembre 2013 dell’utilizzo di tale incentivo, ha rilevato 34 inserimenti lavorativi di cui
7 a tempo indeterminato. Tali numeri hanno contribuito ad aumentare gli avviamenti ex legge 68/99 rispetto al
2012 che, nonostante il periodo di crisi delle aziende, sono stati in totale 382, mantenendo quindi un trend
costante.
234
2.8. I ser vizi per i minor i in disper sione scolastica, sevizio tutela
dir itto dover e all’iistr uzione e alla for mazione
Il servizio, previsto come compito istituzionale della Provincia, è di supporto
alle famiglie e ai giovani a rischio di dispersione, attraverso le azioni di prevenzione,
e ai giovani fuoriusciti da uno dei tre percorsi previsti dalla normativa (scuola,
formazione professionale, apprendistato), attraverso attività di informazione,
orientamento (consulenza e formazione orientativa), tutoraggio personalizzato e
tirocini orientativi.
Negli ultimi anni, si è voluto intensificare l’attività dedicata al reperimento di
aziende per l’attivazione di tirocini propedeutici all’apprendistato; a supporto del
servizio sono stati sviluppate nel 2013 e nel 2014 due iniziative progettuali
finanziate dall’Unione Province Italiane16.
Per poter gestire al meglio il servizio a livello decentrato (sui centri per
l’impiego periferici) si è condiviso sia di implementare le funzionalità del gestionale
interno ai servizi per l’impiego (Progest) sia di utilizzare in modo più efficace il
gestionale regionale Ars (anagrafe regionale studenti) tramite l’inserimento di tutti
gli allievi di classe prima e seconda media per avere così una panoramica intera dei
soggetti in obbligo (la sperimentazione di Treviso sarà allargata anche alle altre
Province)17.
La particolarità di questo servizio ha reso necessario il potenziamento della
rete, rafforzando in particolare la collaborazione con alcuni referenti di istituti
superiori statali e con il referente Ulss del Centro di informazione e consulenza di
alcune scuole oltre a costanti contatti con i servizi sociali territoriali. Al fine di
divulgare le attività del servizio e di dare una cornice istituzionale a tali azioni di
collaborazione, è in corso di definizione la convocazione di un tavolo, formato dai
referenti di orientamento degli istituti superiori del territorio e dagli operatori del
Servizio, per mettere a punto un protocollo che definisca le modalità di interazione
tra istituti scolastici e servizio.
Il servizio ha rivestito negli ultimi anni un ruolo sempre più attivo nella stesura
e partecipazione a progetti destinati ai minori realizzabili con finanziamenti
regionali, nazionali o europei come ad esempio il progetto “Fei – Stop and go”,
nonché il progetto “Iniziativagiovaniveneto”.
2.9. Il ser vizio ver tenze collettive
Il servizio vertenze collettive è diventato di fondamentale importanza proprio
con l’avvento della crisi economica per garantire una copertura istituzionale in tutte
quelle situazioni che possono costituire un potenziale rischio per i livelli
16. “Verso il tuo futuro” e “Verso il nostro futuro”.
17. È inoltre partita un’ulteriore sperimentazione nel Comune di Conegliano relativa all’inserimento nella banca
dati Ars degli alunni delle scuole elementari.
235
occupazionali (575 vertenze seguite nel 2013). Di recente si è intervenuti, nella
logica di sostenere il lavoratore in cassa integrazione a zero ore, con una
convenzione con la Cassa di Risparmio del Veneto per consentire ai lavoratori di
ricevere l’anticipo di cassa integrazione, in attesa del decreto del Ministero, nei casi
di difficoltà economica da parte dell’azienda. La stessa convenzione è stata proposta
anche per i lavoratori in cassa integrazione non a zero ore.
2.10. La for mazione pr ofessionale
Vista l’integrazione continua delle funzioni lavoro-formazione, alcuni
cambiamenti avvenuti nella formazione professionale hanno avuto ricaduta sui
servizi per l’impiego. Il cambiamento più significativo, dettato dalla crisi, è stato
proprio l’instaurarsi di un dialogo più intenso con i servizi per il lavoro con
riferimento alle politiche attive (combinanti formazione e tirocini), che ha avuto
riflessi nella programmazione dei corsi, sempre più professionalizzanti. Nel corso
del 2013, il Centro di formazione professionale di Lancenigo è stato inoltre partner o
capofila di numerosi progetti prevedenti attività formative anche collegate ai servizi
per l’impiego.
3. L’eevoluzione delle politiche attive
Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione che attiene all’evoluzione dei
Servizi per l’Impiego è l’importanza sempre maggiore attribuita alle politiche attive
alle quali annualmente, a partire dal 2010, la Provincia destina rilevanti risorse
proprie e delle quali annualmente si valuta l’efficacia ai fini della
rimodulazione/riproposizione e si osserva se vi siano esigenze nuove da soddisfare,
pur nella consapevolezza dei limiti di azione dell’Ente Provincia.
Proprio per superare questi vincoli di funzionalità e di risorse
dell’Amministrazione Provinciale e per riuscire a dare risposte al territorio,
l’Amministrazione Provinciale ha individuato tre strade da percorrere: il
potenziamento della rete territoriale, l’attivazione di azioni di politica attiva a livello
locale e l’individuazione di interventi da sollecitare a livello nazionale.
3.1. Il potenziamento della r ete ter r itor iale
Tutti i programmi di “Politiche attive per il Lavoro” varati dalla Provincia sono
stati discussi e condivisi con la rete territoriale: Cciaa, le parti sociali, il mondo della
cooperazione (storicamente molto attivo nel territorio). Importanti iniziative sono
state gestite anche con la Prefettura, la Questura e il Tribunale, specie per quanto
riguarda la gestione dei fenomeni migratori, anch’essi influenzati dalla crisi e (con la
Prefettura) per il grosso problema dell’accesso al credito. Con riferimento alla scelta
236
di rafforzare la rete territoriale, si segnala che la Cciaa, con Confidi ha erogato nel
corso del 2013 oltre 2 milioni di euro e che le parti sociali sono state artefici nel
territorio di accordi innovativi e di prese di posizione unitarie. Una collaborazione
stabile con Caritas e altre associazioni di volontariato consente di gestire in modo
sinergico quelle che vengono definite le nuove povertà. Grazie all’iniziativa
“Politiche attive per la comunità”, si sta consolidando anche la rete con i comuni.
Forte l’interazione con le tre Ulss per l’area disabilità.
3.2. Le azioni del Piano di politiche attive pr ovinciale
Nel quinquennio 2008-2013, la Provincia di Treviso ha messo a disposizione
risorse proprie per oltre 5 milioni di euro e preso in carico oltre 5mila lavoratori in
azioni di politica attiva per il lavoro. Con le risorse assegnate dal Consiglio
Provinciale per l’anno 2014 (850mila euro), l’Amministrazione Provinciale intende
incrementare la scelta delle “Politiche attive del lavoro” come modalità principale
per sostenere l’occupazione, ed in particolare quella il più possibile stabile,
mediante: il progetto “Politiche attive per la comunità”, realizzato in rete con i
comuni, azioni per l’inserimento dei giovani in azienda, con l’intervento “Futuro
costo zero”, azioni per i lavoratori autonomi colpiti dalla crisi, con il progetto
Ripartire, interventi per target di lavoratori di più difficile ricollocazione, con il
rifinanziamento dei “Percorsi personalizzati” (per lavoratori deboli o svantaggiati) e
del “Fondo disagio professionale” (per i lavoratori “over 50”, ovvero appartenenti a
nuclei familiari senza reddito con figli a carico ovvero privi di occupazione da
almeno 24 mesi) e iniziative volte a favorire la stabilizzazione dei rapporti di lavoro.
3.3. Gli inter venti da sollecitar e a livello sovr apr ovinciale
L’Amministrazione Provinciale ritiene che da una crisi di queste dimensioni
non si possa uscire solo con una pur forte rete territoriale e pur efficaci azioni
attivate a livello locale, essendo invece indispensabile la messa in campo di politiche
a livello nazionale.
Ha perciò chiesto ai competenti livelli sovra provinciali, tramite il Documento
per il lavoro 2013, che i temi del lavoro e delle imprese siano messi al primo posto
nell’agenda del Governo e del Parlamento; le crisi aziendali del territorio,
costituendo crisi del modello produttivo “nord est” vengano ritenute crisi di
interesse nazionale; vengano portate avanti politiche industriali volte a rilanciare
l’economia e a promuovere l’innovazione di prodotti e processi; si rivedano le
politiche fiscali al fine di incidere sul costo del lavoro riducendo il cuneo fiscale e
prevedendo forme di contribuzione di facile accesso e di lungo respiro; venga
allentato il vincolo del patto di stabilità; lo Stato paghi integralmente e
tempestivamente i debiti nei confronti delle imprese; si snelliscano le procedure
237
burocratiche e si rilanci la filiera delle “costruzioni” per gli interventi di
ristrutturazione/recupero/riuso, per la realizzazione di lavori di messa a norma e di
interventi per il risparmio energetico, da parte di privati.
238
Parte seconda
Analisi
11. I consumi in provincia di Treviso
di Vittorio Filippi
1. Il contesto odier no e lo scenar io dei consumi
La cornice in cui collocare le tendenze dei consumi nel 2013 è offerta da due
importanti ricerche recentemente apparse. La prima è della Banca d’Italia, la
seconda del Censis. Nell’ordine: peggiorano le condizioni economiche delle
famiglie che sono sempre più povere: tra il 2010 e il 2012 il reddito familiare medio
è calato del 7,3% e la ricchezza media del 6,9%. Lo rileva L’indagine sui bilanci
delle famiglie italiane 2012 della Banca d’Italia. Nello stesso periodo il reddito
equivalente, una misura procapite che tiene conto della dimensione e della struttura
demografica della famiglia, è sceso invece del 6%. Dalla ricerca emerge anche che
metà delle famiglie italiane vive con meno di 2mila euro al mese. Nel 2012 il reddito
familiare annuo, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali, è risultato
in media pari a 30.338 euro, circa 2.500 euro al mese. Il 20% delle famiglie ha un
reddito netto annuale inferiore a 14.457 euro (circa 1.200 euro al mese) mentre la
metà ha un reddito inferiore ai 24.590 euro (circa 2mila euro al mese). Rispetto alla
media di circa 1.500 euro al mese il reddito equivalente è superiore per gli individui
laureati (circa 2.350 euro al mese), i dirigenti (2.700 euro) e per gli imprenditori
(2.550 euro), mentre gli operai, i residenti nel Mezzogiorno e i nati all’estero
presentano valori medi inferiori (rispettivamente pari a circa 1.200, 1.100 e 950 euro
al mese). In una posizione intermedia si collocano gli impiegati (1.900 euro), gli altri
lavoratori autonomi (1.700 euro) e i pensionati (1.700 euro). Il profilo per età mostra
un andamento prima crescente (dai 1.250 euro al mese per i soggetti fino a 18 anni
ai 1.800 euro per gli individui di età compresa tra i 55 e i 64 anni) e poi lievemente
decrescente (circa 1.700 euro al mese per gli individui più anziani). L’andamento
nella distribuzione del reddito si riflette nell’aumento degli squilibri (ovvero
disuguaglianza sociale) nella concentrazione della ricchezza in Italia: infatti la quota
in mano al 10% delle famiglie più ricche è salita al 46,6% della ricchezza netta
totale (era il 45,7% nel 2010). Cresce invece la percentuale di famiglie con ricchezza
negativa che passa dal 2,8% al 4,1%. In media, comunque, dal 2010 al 2012 la
ricchezza netta media delle famiglie italiane é scesa di oltre 20mila euro, passando
da 163.875 a 143.300 euro. Fra i pochi dati consolanti il calo della percentuale di
famiglie indebitate scesa dal 27,7 al 26,1%.
Dice invece il Censis nel suo ultimo Rapporto annuale che nel 2013 le spese
delle famiglie sono tornate indietro di oltre dieci anni con il 69% delle famiglie
italiane che nell’ultima parte dell’anno ha ridotto o peggiorato la capacità di spesa, a
fronte di un 2% che l’ha migliorata. «É il culmine di un lungo trend di decrescita,
241
espressione di una radicale revisione al ribasso dei budget familiari. Meno sprechi,
ma anche meno capacità di risparmio» dice l’istituto di ricerca. Dai primi anni
Duemila ad oggi sono diminuite del 6,7% le spese per prodotti alimentari, del 15%
quelle per abbigliamento e calzature, dell’8% quelle per l’arredamento e per la
manutenzione della casa, del 19% quelle per i trasporti. Viceversa sono cresciute
alcune spese incomprimibili, come quelle per le utenze domestiche e la
manutenzione della casa (+6,3%) e quelle medico-sanitarie (+19%). I consumi
descrivono dunque, sottolinea il Censis, un paese sotto sforzo o, meglio,
profondamente fiaccato da una crisi persistente.
E cresce l’incertezza sul lavoro: secondo un’indagine del Censis ben un quarto
degli occupati è convinto che nei primi mesi del 2014 la propria condizione
lavorativa andrà peggiorando; il 14,3% pensa che avrà a breve una riduzione del
proprio reddito da lavoro e il 14% di poter perdere l’occupazione. Ma la novità è che
ora questa paura interessa trasversalmente la popolazione italiana, anche in virtù del
fatto che nell’ultimo anno il perimetro della crisi si è allargato dalle fasce
generazionali più giovani a quelle più adulte. Dunque, hanno paura di perdere lavoro
e reddito non solo i giovanissimi che più che temere una riduzione della retribuzione
hanno paura di ritrovarsi senza lavoro, ma anche le fasce d’età centrali, tra le quali
l’esigenza di provvedere con il proprio reddito al benessere della famiglia amplifica
le ansie rispetto al futuro.
Due spunti di fonti diverse che la dicono lunga sulla deriva dei consumi in
Italia. Una deriva che ha visto il 2013 un vero e proprio annus horribilis, un 2013 da
dimenticare. Il peggiore del dopoguerra, dopo il 2012. L’anno scorso si sperava in
una ripresa della spesa, mentre invece è scivolata su un piano inclinato, eccetto
quella per i cosiddetti consumi obbligati (affitti, bollette, trasporti, assicurazioni).
L’erosione del reddito reale e la disoccupazione crescente hanno imposto alle
famiglie quasi un cambio culturale: rinvio delle spese non strettamente necessarie,
ricerca di prodotti sostitutivi meno costosi e taglio dei beni non indispensabili
(persino farmaci e giocattoli).
L’anno scorso gli italiani hanno tirato la cinghia, dato che hanno visto il reddito
reale disponibile erodersi del 10,2% in sei anni e la disoccupazione salire ai massimi
dal 1977. Che fare? Le famiglie hanno tagliato i beni durevoli, come arredamento,
abbigliamento, elettrodomestici che hanno perso intorno ai tre punti percentuali. Si
sono salvati soltanto smartphone e tablet, prodotti tecnologici su cui non si è badato
a spese. Per il resto, in caduta libera giornali e riviste, intorno al 4% in un solo anno;
perdono più o meno tre punti percentuali calzature e giocattoli; un po’ meno
farmaceutici e casalinghi.
Meno peggio per gli alimentari, anche se in cinque anni le famiglie hanno
tagliato 20 miliardi di spesa. Nella grande distribuzione, segnala Nielsen, il totale
delle vendite di Iper+super+libero servizio nel 2013 è sceso fino a -2,1%. Solo i
discount hanno spuntato un consolante +1,8%, ma in rallentamento rispetto al
passato. Al Sud l’emorragia delle vendite ha superato il 5%, con -7% a Natale.
242
Quello che pesa sui consumi delle famiglie sono i settori “protetti”. Che negli
ultimi decenni hanno aumentato il costo dei servizi senza operare in un regime di
vera concorrenza. Federdistribuzione stima che dal 1991 la quota dei consumi
obbligati delle famiglie è balzata dal 33,5 al 47,2% dell’anno scorso; mentre le
vendite al dettaglio di food e non food sono calate dal 38 al 22%; gli altri consumi
(alberghi, ristoranti, viaggi, benessere, spettacoli) si sono contratti dal 27,6 al 30,4%.
La crisi ha cambiato profondamente il carrello: le famiglie anziché il manzo
acquistano il pollo o il tacchino, invece della torta in pasticceria scelgono farina e
uova al supermercato e rinunciano al croissant fresco del bar per scaldare quella
industriale nel microonde di casa.
Secondo l’Osservatorio sui consumi di Findomestic Banca, la recessione che
ha colpito l’economia del Veneto nel biennio 2012-2013 ha mostrato un’intensità
analoga a quella sperimentata in Italia. Il reddito per abitante, invece, ha tenuto
evidenziando nel 2013, unica regione insieme alla Lombardia, una variazione nulla
rispetto al -0,5% medio nazionale. Nel 2013 l’indicatore si è confermato in Veneto a
20.006 euro, valore superiore al dato dell’Italia per 2.070 euro, ma inferiore ai
20.771 del Nordest. Ad eccezione di Verona (-0,3%), Vicenza e Treviso (-0,4%
entrambe), tutte le province venete hanno presentato un incremento del reddito pro
capite: si spazia dallo 0,1% di Belluno e Rovigo, allo 0,5% di Venezia e allo 0,6% di
Padova. Con 20.791 euro quest’ultima provincia, inoltre, è quella che registra il
valore più elevato ed è anche l’unica veneta a mostrare nel 2013 un reddito procapite
più alto di quello del Nordest. Dopo Padova l’indicatore ha mostrato il valore più
elevato a Belluno (20.554) e a Venezia (20.304); seguono Verona (20.144) e
Vicenza (19.804), mentre il reddito per abitante è più modesto a Treviso (19.422) e
soprattutto a Rovigo che, con i suoi 17.821 euro, evidenzia un reddito procapite
inferiore alla media nazionale. Nel 2013 in Veneto si è assistito ad un’ulteriore
riduzione della spesa familiare destinata all’acquisto di beni durevoli: con un calo
del 4,6% l’indicatore è sceso a 2.236 euro, circa 300 in più rispetto alla media
nazionale. Il ridimensionamento della spesa nella regione è più contenuto del -6,4%
registrato in Italia, ma è tuttavia più marcato di quello che ha coinvolto il Nordest
(-4,1%), ripartizione meno penalizzata rispetto alle altre dalla riduzione
dell’indicatore.
Passando alla disamina dei singoli mercati, la spesa per consumi di beni
durevoli in Veneto ha beneficiato nel 2013 dell’apporto positivo delle auto usate,
cresciute dello 0,9%, degli elettrodomestici (2,4%) e dell’information technology
(3,5%); le prime, con il 28,1%, rappresentano il comparto più rilevante sul totale dei
beni durevoli, mentre la tenuta degli elettrodomestici è un segnale positivo che si è
riscontrato solo nelle regioni del Nord. Per ciò che concerne gli altri settori, le auto
nuove hanno segnato invece una flessione in linea con la media nazionale (-7,8%),
mentre quella dei motocicli arriva al 22,1% (-23,9% in Italia); nella regione la spesa
familiare per l’elettronica di consumo, pur presentando un’ampia contrazione, è
calata meno che in Italia (-14,1% rispetto al -20,6%), mentre i mobili, che pesano
per il 27,1% sulla spesa dei durevoli, hanno subito una flessione del 6,6%, di tre
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decimi di punto percentuale più modesta della media nazionale. A livello provinciale
è il capoluogo di regione (-5,4%), seguito da Rovigo e Padova (-5,2% entrambe), a
presentare la più ampia riduzione nell’acquisto di beni durevoli, mentre meno penalizzate sono state Vicenza (-3%) e soprattutto Belluno (-2,7%), che, tra tutte le
province italiane, occupa il sesto posto in base all’andamento dell’indicatore nel
2013.
2. Le dinamiche dei consumi a Tr eviso
Prima di entrare nel commento dei dati empirici prodotti dalla presente
rilevazione trimestrale vanno come sempre ripetute tre precisazioni metodologiche.
La prima è che – nell’intento di affinare in modo esaustivo la ricerca – si è utilizzato
un campione più ampio di operatori commerciali comprendente differenti segmenti
merceologici: sono l’alimentare, la moda, i carburanti per i veicoli, i prodotti per la
casa, la ristorazione, il turismo, i pubblici esercizi, la grande distribuzione, il settore
dei servizi ad alto valore conoscitivo (il cd. quaternario), l’immobiliare nonché i
grossisti. Si sa che questi ultimi non interfacciano direttamente i consumatori, ma è
anche vero che, per la loro particolare collocazione nella filiera distributiva, sono
una realtà anticipatrice delle tendenze dell’offerta. Per questo si è deciso di
estrapolarne i risultati leggendoli a parte.
Inoltre, per tentare di leggere i consumi anche dall’altro punto di vista, quello
dei consumatori o della domanda, è stata effettuata una rilevazione campionaria in
più città della Marca attraverso la somministrazione in alcuni negozi di un breve
modulo riservato alla compilazione da parte dei clienti. In tutto si hanno due
campioni di circa 500 unità.
Infine, considerata la particolarità del momento, si sono introdotte nuovamente
delle domande ad hoc sia sull’idem sentire del delicato momento sia sulla
percezione psicologica della congiuntura in questo periodo che chiude il 2013 ed
apre il 2014.
Per quanto riguarda Treviso la consueta rilevazione trimestrale
dell’Osservatorio provinciale di Confcommercio, che fotografa a fine dicembre le
tendenze dei consumi, così quantifica e focalizza la situazione in generale:
ovviamente persiste il “deconsumo”, anche se con ritmi che non si discostano
da quelli del trimestre precedente, un trimestre in cui si accertò una (modesta)
ma positiva decelerazione: per il 61% (come nel trimestre prima ed il 52 un
anno fa) degli operatori le vendite (in quantità) sono calate su base tendenziale
annua, mentre è solo il 16% (era il 13 tre mesi prima) del campione a parlare di
crescita
disaggregando i dati, segnali di particolare sofferenza provengono dai pubblici
esercizi, dalla ristorazione, dall’immobiliare e dalle pompe di benzina, mentre
più leggera della media appare la situazione della Gdo, dei grossisti e del
cosiddetto quaternario
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circa la liquidità aziendale, preoccupa – ma non sorprende, vista la situazione –
dover rilevare che il 60% del campione (nel trimestre precedente era del 55 e
del 41 un anno prima) indichi una situazione insoddisfacente, di cui pessima
per il 18% (era il 17)
pure il fatturato, coerentemente con le vendite, ha registrato grosso modo la
stessa tendenza, con il 66% del campione che ne rileva il calo annuo (era il 64
tre mesi prima ed il 52 un anno prima) accompagnato da un modesto 12% (era
il 9 tre mesi fa) che parla di crescita
ma sul fatturato, indicatore economico principe, occorre aggiungere che il calo
è denunciato molto rilevante dal 37% del campione, un valore che è superiore
di sette punti di quello del trimestre precedente
circa il turismo, il trimestre tiene sui livelli dell’anno prima, anche se
preoccupa sempre la tenuta del turismo d’affari mentre l’occupazione delle
camere cresce solo con decise riduzioni di prezzo e la redditività appare a
livelli critici per l’occupazione e per gli investimenti
l’occupazione appare sempre sotto tensione (com’è nella logica del momento),
per cui il 43% (era il 42%) degli operatori parla di ridimensionamento annuo,
mentre permane irrilevante la percentuale di chi vede crescere l’occupazione.
Ed a livello previsivo il 19% del campione pensa ad una diminuzione della
manodopera (come nel trimestre precedente) mentre il 6% punta al ricorso agli
ammortizzatori sociali
comunque, malgrado la congiuntura avversa, il 73% del campione continua a
credere al mantenimento degli attuali livelli occupazionali: percentuale stabile
e certamente consolante, data la situazione in cui ci si trova
è sempre interessante il gioco dei prezzi, considerato l’attuale rischio
deflazionistico del paese. Quelli di acquisto (dai fornitori) hanno dinamiche
inflazionistiche, pur se in frenata, dato che sono rilevati in crescita dal 70% del
campione (senza variazione). Invece quelli di vendita assumono tendenze di
sapore deflazionistico, dato che sono in aumento per il 29% ma in calo dal 24%
del campione. Permane, evidentemente, una forbice che denuncia l’erosione
dei margini di profitto degli operatori, compressi tra fornitori e consumatori
il 2013 è ormai finito e se ne può fare un bilancio, un bilancio decisamente
insoddisfacente, dato che per il 47% è stato un anno “abbastanza duro” e per il
33% addirittura “da dimenticare”; ma per un quinto del campione è stato
invece un anno positivo
l’82% del campione boccia senza appello la politica economica del governo,
giudicandone i provvedimenti per il rilancio e lo sviluppo “deludenti”, anche se
non appare un atteggiamento antieuropeo o euroscettico (“dipendono troppo
dall’Europa di Bruxelles”: 6% di risposte)
infine, per quanto riguarda i consumatori, le “strategie adattive” di cui parla il
Censis continuano ad essere confermate anche dalla presente rilevazione. Per
cui: gli acquisti impegnativi di beni durevoli vengono posticipati dal 59% (era
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il 61%) del campione, il 48% fa fatica a risparmiare ed il 33% (era il 39)
intacca addirittura i risparmi accumulati
non meraviglia che anche le spese natalizie siano state austere: decisamente
inferiori di quelle del 2012 per il 47% del campione e leggermente inferiori per
il 20. Per il 29% sono state invece sui livelli dell’anno prima e per un 5%
addirittura superiori
infine il 2013 è stato, per il 46% delle famiglie, un anno “abbastanza duro” e
per il 31% un anno “da dimenticare”; positivo invece per il 23%. Rispetto al
campione dei commercianti i sentimenti dei consumatori appaiono davvero
assai simili.
Ricapitolando il tutto, per quanto riguarda Treviso si può riflettere sul fatto
che:
considerando due variabili chiave del questionario – vendite e fatturato – i
confronti tra il trimestre ultimo con quello precedente e con l’analogo dello
scorso anno segnano, in modo omogeneo e coerente, un modesto ma innegabile
miglioramento del tono congiunturale
peggiora invece l’equilibrio finanziario, dato che sulla liquidità le risposte
critiche superano quelle esprimenti normalità (48% contro 47)
l’occupazione invece sembra resistere, anche se, comunque, la situazione del
lavoro appare sempre faticosa, dato che un 34% degli operatori denuncia una
sofferenza occupazionale innegabile
circa l’andamento turistico, il problema di fondo sta nel fatto che il prezzo
medio di vendita per rimanere sul mercato è oggi troppo basso per coprire i
costi di gestione e di investimento e l’occupazione media delle camere è troppo
bassa, per cui ci sono rischi per i posti di lavoro e di chiusure
continua ad essere paradigmatico l’andamento di quel bene durevole per
eccellenza che è l’auto, che sembra addirittura conoscere un fenomeno
radicalmente nuovo e significativo come quello della demotorizzazione, cioè
della contrazione netta del parco auto circolanti
rimaniamo in un clima assolutamente avaro di prospettive, dato che si fatica a
credere ad una inversione di rotta prossima. Tuttavia anche in termini previstivi
i giudizi sul 2013 appaiono più possibilisti ed aperti
lo stesso refrain lo dicono in sostanza i consumatori, alle prese con quel
processo “adattivo” (come lo chiama il Censis) che non è altro che un mirato e
progressivo contenimento dei consumi e del benessere pre-crisi. Però anche per
i consumatori le prospettive si fanno meno pesanti che in passato
come era da prevedersi, il Natale è stato decisamente sottotono: lo affermano i
negozianti come anche i consumatori
infine fa riflettere il discorso sui margini, che quasi tutti gli operatori (nove su
dieci) – chi spesso e chi occasionalmente – riducono o comprimono pur di
vendere e di rimanere operativi sul mercato.
246
3. Alcune r iflessioni
Ricapitolando il tutto, per quanto riguarda Treviso si può riflettere sul fatto
che:
considerando due variabili chiave del questionario – vendite e fatturato – i
confronti tra il trimestre ultimo con quello precedente e con l’analogo dello
scorso anno segnano sostanzialmente una situazione di stallo, di attesa ed al
tempo stesso di stabilizzazione che interessa la seconda metà del 2013, anche
se il confronto con il 2012 appare peggiorativo
permane critico, di conseguenza, anche l’equilibrio finanziario, dato che sulla
liquidità le risposte critiche superano ormai abbondantemente quelle esprimenti
normalità (60% contro 40), ed anzi su questa variabile si ampliano le risposte
negative
l’occupazione con difficoltà resiste anche se, comunque, la situazione del
lavoro appare sempre faticosa, visto che quasi un quinto degli operatori
denuncia una sofferenza occupazionale innegabile
il turismo, coerentemente, tiene ma sacrificando redditività e margini,
penalizzato da un turismo business sempre più latitante, considerata la
difficoltà del manifatturiero
continua sempre il gioco della forbice dei prezzi, tra la crescita più ampia di
quelli dei fornitori e quella più contenuta alla vendita
c’è profonda delusione e scetticismo anche sulle politiche del Governo, mentre
la crisi della politica sembra sempre più fare sinergia negativa con quella
dell’economia
e a proposito di sentimenti, il 2013 – l’anno quinto della grande crisi – è stato
giudicato un anno duro, perfino da dimenticare (se fosse possibile…)
i consumatori, penalizzati anche dalle crescenti disuguaglianze (v. ricerca della
Banca d’Italia) continuano a vivere in apnea i loro comportamenti di consumo,
una apnea che cambia tante scelte di acquisto senza ancora generare fiducia o
speranza.
In sintesi i risultati della rilevazione trevigiana, coerentemente con le altre
analisi da più parti effettuate, non possono stupire vista la più generale situazione
economica e sociale di cui i consumi, evidentemente, rappresentano un sensore
efficace di rappresentazione. La novità della quarta ed ultima rilevazione dell’anno
sta probabilmente nell’aver interrotto la caduta degli indicatori di consumo (già nel
terzo trimestre!) e di averli stabilizzati, ma è una stabilizzazione che non rappresenta
(ancora) il prodromo di un riavvio dei consumi e della fiducia.
É piuttosto un 2013 che si chiude con una stabilizzazione fredda, piatta, del
tutto insoddisfacente per imprenditori e consumatori. E, come si diceva, non
247
annuncia (ancora…) nulla di quella ripresa spesso avvistata ma mai (ancora)
strutturatasi nei consumi.
4. I consumi nel tempo della r ecessione
Il 2013 ha inciso profondamente sui consumi. Di ciò sono testimoni diversi
indicatori, oltre a quelli succitati. Sia dal lato dell’offerta (le imprese) che dal lato
della domanda (i consumatori). Circa le prime nel 2013 la nati-mortalità del terziario
di mercato ha segnato, in Veneto, un saldo negativo pari a 8.422 imprese, a cui si
dovrebbero aggiungere le quasi 10mila del saldo negativo dell’anno prima. A
Treviso il commercio al dettaglio in termini di imprese flette nel 2013 dello 0,5% e
quello all’ingrosso di una egual percentuale. E solo dal 2007 al 2010 gli addetti del
commercio al dettaglio sono calati di 1.418 unità. D’altronde pur di vendere si
riducono i margini di guadagno (“sempre più spesso”, afferma il 52% degli
operatori), per cui il rischio della chiusura dell’attività è paventato dal 29% degli
imprenditori commerciali. Dall’altro lato, i consumatori hanno ridotto le spese per le
vacanze (Pasqua, Natale, ferie estive), posticipano le spese più impegnative e
riducono la propensione al risparmio intaccando talvolta il risparmio accumulato.
Sono i “consumi adattivi”, per usare le parole del Censis. La perdita del lavoro (31%
di intimoriti) appare come l’evento più preoccupante oggi in grado ovviamente di
gelare facilmente ogni intenzione di consumo. É poi paradigmatico l’andamento di
quel bene particolarissimo che è l’auto. Nel 2013 le immatricolazioni sono scese nel
Trevigiano del 7,1% e del 6,6 in Veneto; solo Verona ha un decremento maggiore.
Invece Treviso è leader regionale nella cosiddetta demotorizzazione, dato che
sempre nel 2013 il saldo nati-mortalità del parco auto circolante è stato negativo per
circa 8mila vetture, per quasi 30mila in Veneto e per quasi 99mila in Italia. I numeri
sono assolutamente indicativi, specie se comparati tra loro (dati Aci). A ciò si
dovrebbe aggiungere la tendenza alla cosidetta “decilindrizzazione”, ovvero il
passaggio a cilindrate sempre più contenute per motivi fiscali, assicurativi e di
consumo.
L’indagine di Confcommercio Treviso, avviata nel 2008, monitora attraverso la
somministrazione trimestrale di un questionario ad un campione di commercianti di
differenziate merceologie diverse variabili fisse ed alcune mobili, legate cioè alla
particolarità del momento economico. Quelle fisse, che si ripetono cioè ad ogni
rilevazione permettendo quindi una comparazione diacronica, sono: le vendite, il
fatturato, l’occupazione, la liquidità aziendale, i prezzi di vendita e quelli di
acquisto. Più interessanti, ai fini della dinamica dei consumi, sono le variabili delle
vendite e quelle dei prezzi, che possono rimandare a tensioni inflazionistiche. I
grafici di queste tre variabili sono qui costruiti sul gioco dei saldi trimestrali tra
ottimisti e pessimisti, non comprendendo e non considerando le risposte tendenti alla
stabilità.
248
Due osservazioni sugli istogrammi presentati. La prima, riguardante le vendite,
sottolinea chiaramente nei numeri la pesantezza della situazione, perfino eccezionale
specie nel primo trimestre dell’anno. Poi la congiuntura tende progressivamente ad
alleggerirsi, pur rimanendo sempre negativa. Invece le dinamiche dei prezzi
evidenziano con una certa stabilità la forbice tra quelli all’ingrosso e quelli al
dettaglio, forbice che non scaricandosi sui consumatori viene ammortizzata dal
dettagliante riducendone evidentemente i margini (come è detto nelle rilevazioni
circa la compressione/erosione dei margini). Anzi, il segno meno dei prezzi al
dettaglio nel primo trimestre fa intuire tensioni deflazionistiche che, com’è noto,
insorgono in tempi recessivi, in tempi cioè di deficit diffuso della domanda
aggregata. Poi il segno diviene positivo, pur mantenendosi un ampio differenziale
tra i due prezzi.
Graf. 1 – Andamento delle vendite, saldi percentuali tra ottimisti e pessimisti.
Fonte: Confcommercio Treviso.
Graf. 2 – Andamento dei prezzi di acquisto e di vendita; saldi percentuali tra coloro
che si esprimono indicando “in aumento” e coloro che indicato “in diminuzione”.
Fonte: Confcommercio Treviso.
249
Tab. 1 – Immatricolazioni di autovetture e fuoristrada in Veneto e per provincia.
2011
2012
2013
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
Var. %
2013-11
Var. %
2013-12
Belluno
Padova
6.187
26.613
4,6
19,7
4.604
21.578
4,3
20,0
4.499
20.670
4,5
20,5
27,3
22,3
2,3
4,2
Rovigo
Treviso
6.230
24.134
4,6
17,9
5.165
19.176
4,8
17,8
4.855
17.809
4,8
17,7
22,1
26,2
6,0
7,1
Venezia
19.469
14,4
15.665
14,5
14.776
14,7
24,1
5,7
Verona
Vicenza
29.305
23.174
21,7
17,2
23.499
18.197
21,8
16,9
21.008
17.099
20,9
17,0
28,3
26,2
10,6
6,0
Veneto
135.112
100,0
107.884
100,0
100.716
100,0
25,5
6,6
Fonte: elaborazioni Unrae su dati 1 gennaio-31 dicembre.
Tab. 2 – Andamento nati-mortalità autovetture in Veneto e per provincia nel 2013.
Prime iscrizioni
Radiazioni
V.a.
%
V.a.
%
Belluno
4.432
4,4
5.602
4,3
Padova
Rovigo
20.805
4.852
20,5
4,8
23.825
6.851
18,1
5,2
Treviso
Venezia
18.103
14.870
17,9
14,7
25.961
19.259
19,8
14,7
Verona
21.323
21,0
25.021
19,1
Vicenza
Veneto
16.976
101.361
16,7
100,0
24.774
131.294
18,9
100,0
Fonte: elaborazioni Aci (2014), Auto-trend, analisi statistica sulle tendenze del mercato auto in Italia, gennaio. Nota:
periodo gennraio-dicembre, dati provinciali e regionali non consolidati.
5. Conclusioni
Essenzialmente le osservazioni circa i dopo ormai sei anni di crisi virata in
recessione profonda sono tre.
La prima è che l’andamento delle risposte degli imprenditori circa le vendite (il
fatturato ovviamente segue grosso modo la stessa dinamica), viste anche nel
grafico, riflette fedelmente il precipitare inaspettato della crisi nel corso del
2009, il timido miglioramento delle aspettative a cavallo tra il 2010 ed il 2011
e poi l’ulteriore tonfo della congiuntura dall’estate-autunno del 2011 e
l’avvitarsi nella parte centrale del 2012. Ma soprattutto visualizza le difficoltà
del 2013, pesantissime soprattutto nella prima parte dell’anno.
I prezzi di acquisto dai fornitori mostrano sempre tensioni alla crescita e sono
tensioni che, oltre ad essere calmierate dall’erosione dei margini di impresa,
fanno sospettare un clima deflazionistico da domanda depressa. Tuttavia i
prezzi di alcune materie prime e soprattutto di alcuni servizi salgono sulla
spinta inarrestabile di un insieme di motivi speculativi, fiscali o parafiscali da
250
-
“spese fisse”. Per non aggiungere il vero e proprio carico fiscale, arrivato al
44%.
Infine non tutto c’entra però con la crisi e l’economia. Vi sono anche variabili
socioculturali che sottolineano il consumo come un “agire sociale dotato di
senso”, per riprendere la nota definizione di Max Weber. E che mutano gli stili
stessi di consumo. Di ciò c’è traccia ad esempio, nella rilevazione trevigiana,
nell’enfasi data alle spese per sport, vacanze e tempo libero (ormai quasi spese
insopprimibili) seguite da quelle per informatica, comunicazioni ed elettronica,
mentre sembra essere in profondo ridimensionamento il rapporto con l’auto
(cfr. i dati qui presentati sulla de motorizzazione a cui andrebbero aggiunti
quelli sulla contrazione delle cilindrate), un oggetto che ha segnato
profondamente la nostra cultura del consumo per tutta la seconda metà del
Novecento fino ad oggi.
251
12. La meccanica in provincia di Treviso
di Mirco Casteller*
Il capitolo, partendo da un’analisi storica del settore della meccanica, vuole
offrirsi come una riflessione approfondita e consapevole, forte di dati e dei riscontri
di progetti che attualmente insistono sul nostro territorio, dei vincoli e delle
contestuali opportunità che la realtà odierna offre a tutti gli attori economici, sociali
ed imprenditoriali.
Della crisi e dei suoi effetti dirompenti sul tessuto imprenditoriale della nostra
provincia si è parlato e scritto moltissimo; poco si è detto, ancor meno forse si è
fatto, in termini di azioni specifiche e progettualità ben definite che siano un deciso
passo in avanti nel percorso di ripresa che le nostre aziende, accompagnate e
sostenute dalle Istituzioni territoriali e dalle associazioni di categoria, devono
necessariamente intraprendere.
La strada da percorrere, quella che suggeriamo, è fatta di azioni concrete e
specifiche, inserite nel contesto di attività progettuali trasversali e di alto livello.
Risposte efficaci ad esigenze di mercato, che costituiscano un forte incentivo
all’investimento, all’innovazione, alla creatività imprenditoriale ed alla competitività
nazionale ed internazionale.
Un percorso che, in una circolarità virtuosa, parta dal mercato e vi faccia
ritorno, ridefinendo contestualmente ruoli e posizione di tutti i soggetti coinvolti.
1. Quar ant’aa nni di meccanica in pr ovincia di Tr eviso
Nel tentativo di delineare i possibili scenari futuri del settore della meccanica e
sviluppare azioni concrete che siano efficaci ed efficienti rispetto a parametri di
mercato, si è voluto rivolgere dapprima uno sguardo preliminare all’andamento del
settore negli ultimi quarant’anni.
Offrendo una rassegna sintetica degli andamenti di un settore che oggi paga
pesantemente i colpi della crisi e della recessione, si vuole fare semplicemente
cercare di inquadrare le dinamiche attuali in una prospettiva temporale più ampia,
ricercando, anche nell’evidenza del dato numerico, eventuali fattori di criticità che
hanno contribuito a determinare la situazione odierna.
* Confartigianato della Marca Trevigiana. Si ringrazia per la collaborazione nella stesura del capitolo Giorgio
Gagliardi, Confartigianato della Marca Trevigiana; per aver reso disponibili i dati Infocamere, l’Ufficio Studi e
Statistica della Cciaa di Treviso. Inoltre, per aver condiviso le loro riflessioni sulla meccanica, si ringraziano
Artigianato Trevigiano-Casartigiani e Cna Treviso.
253
Le Tabelle che seguono, estratte dai censimenti Istat 1971, 1981, 1991 e 2001,
si offrono come fotografie dinamiche utili per fissare alcuni punti di riferimento nel
tentativo di ricostruire il percorso compiuto dalle aziende del comparto della
meccanica e delle sue filiere, sempre più evolute e diversificate.
Una semplice piattaforma di riferimento su cui si andranno ad innestare e
sviluppare le riflessioni che seguono.
Tab. 1 – Imprese attive e numero di addetti, totali e artigiani, nei settori della
meccanica in provincia di Treviso. Censimento 1971.
Imprese
Addetti
Totali
di cui artigiane
Totali
di cui artigiani
23
13
626
88
341
267
4.960
1.313
14
6
476
38
Macchine utensili
22
15
383
81
Macchinari oper. agricoli e industriali
76
45
2.129
312
Minuturie metalliche, stoviglie, armi etc.
90
71
2.360
608
Meccanica di precisione
32
25
269
99
App. elettr. e telecomunicaz.
48
24
6.836
149
2.048
1.994
6.097
5.424
37
21
1241
137
2.731
2.481
25.377
8.249
26.848
11.445
151.147
32.813
Fonderie di seconda fusione
Carpenteria metallica, arredi, apperecchi
termici
Macch. motr,app. imp. soll. e trasp.
Officine meccaniche
Costruzione mezzi trasporto
Totale settore
Totale provincia
Fonte: elaborazioni Confartigianato della Marca Trevigiana su dati Censimento Istat 1971. Le classi di attività
economica considerate sono 3,10 (A-I) e 3,11.
Tab. 2 – Imprese attive e numero di addetti, totali e artigiani, nei settori della
meccanica in provincia di Treviso. Censimento 1981.
Imprese
Industria costruzione prodotti in metallo
Ind. costruz e installaz di macchine e
materiali metallici
Ind. costruz, installaz, riparaz di
macchine per ufficio e elaborazione dati
Ind. costruz, installaz di impianti e
riparizione di materiale elettrico
Ind. costruz e montaggio di autoveicoli,
carrozzerie, parti e accessori
Ind. costruz di altri mezzi di trasporto
Ind. costruz strumenti e apparecchi di
precisioni, ottici e affini, orologeria
Totale settore
Totale provincia
Addetti
Totali
di cui artigiane
Totali
di cui artigiani
2.176
1.831
14.637
5.526
564
382
7.803
1.286
24
18
108
36
345
274
9.706
905
45
20
1.554
115
76
57
1.328
168
138
110
1.033
299
3.368
2.692
36.169
8.335
46.495
22.413
256.260
55.328
Fonte: elaborazioni Confartigianato della Marca Trevigiana su dati Censimento Istat 1981. Le classi di attività
economica considerate sono 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37.
254
Tab. 3 – Imprese attive e numero di addetti, totali e artigiani, nei settori della
meccanica in provincia di Treviso. Censimento 1991.
Imprese
Produzione metalli e loro leghe
Fabbricazione e lavorazione di prodotti in
metallo, escuse macchine e impianti
Fabbricazione di macchine ed apparecchi
meccanici (installazione, montaggio,
manutenzione)
Fabbricazione di macchine per ufficio, di
elaboratori e sistemi informatici
Fabbricazione di macchine e apparecchi
elettrici nca
Fabbricazione di apparecchi radiotv e per
le comunicazioni
Fabbricazione di apparecchi medicali, di
precisione, strumenti ottici, orologi
Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi,
semirimorchi
Fabbricazione di altri mezzi di trasporto
Totale settore
Totale provincia
Addetti
Totali
di cui artigiane
Totali
54
26
1.631
di cui artigiani
166
2.103
1.589
15.506
7.589
801
497
14.017
1.949
1
0
18
0
397
250
4.796
1.216
137
105
1.146
468
441
326
2.420
994
52
26
1.318
214
84
45
1.275
214
4.070
2.864
42.127
12.810
56.589
22.728
267.003
76.181
Fonte: elaborazioni Confartigianato della Marca Trevigiana su dati Censimento Istat 1991. I codici Ateco considerati
sono 27, 28, 29, 20, 31, 32, 33, 34, 35.
Tab. 4 – Imprese attive e numero di addetti, totali e artigiani, nei settori della
meccanica in provincia di Treviso. Censimento 2001.
2001
Metallurgia
Fabbricazione e lavorazione dei prodotti
in metallo, esclusi macchine e impianti
Fabbricazione di macchine ed apparecchi
meccanici
Fabbricazione di macchine per ufficio, di
elaboratori e sistemi informatici
Fabbricazione di macchine ed apparecchi
elettrici nca
Fabbricazione di apparecchi radiotv e di
apparecchiature per la telecomunicazione
Fabbricazione di apparecchi medicali, di
precisione, di strumenti ottici e di orologi
Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e
semirimorchi
Fabbricazione di altri mezzi di trasporti
Totale settore
Totale provincia
Imprese
Addetti
Totali
di cui artigiane
Totali
55
22
1.419
di cui artigiani
158
2.301
1.820
19.723
9.494
1.040
618
21.754
2.576
32
17
118
75
427
277
5.326
1.552
99
79
1.078
316
496
408
2.940
1.318
45
1
1.265
12
68
36
1.049
193
4.563
3.278
54.672
15.694
67.317
24.483
308.097
81.019
Fonte: elaborazioni Confartigianato della Marca Trevigiana su dati Censimento Istat 2001. I codici Ateco considerati
sono 27, 28, 29, 20, 31, 32, 33, 34, 35.
255
Ci serviamo di un esempio, semplice ma a nostro parere efficace per la sua
capacità di evidenziare come nelle tabelle sopra riportate sia possibile ritrovare, ben
oltre il semplice dato numerico, tracce della società e delle sue evoluzioni.
Si richiama l’attenzione, nella tabella 1991, sulla voce “Fabbricazione di
macchine per ufficio, di elaboratori e sistemi informatici”. Confrontandola con
l’omologa del 2001, si possono stimare, senza tema di smentita, le conseguenze
economiche che l’avvento e la successiva diffusione dei computer nella nostra
società hanno determinato nella provincia di Treviso.
Questa breve parentesi, per sottolineare la necessità sempre più stringente di
osservare i fenomeni economici inquadrandoli in un contesto complessivo più
ampio, di natura sociale e sociologica, in cui vita (e attori) economica e culturale si
alimentino reciprocamente andando a costituire quel tessuto dinamico relazionale in
cui si svolgono sia vita sociale che le attività economiche.
2. Impr ese nella meccanica: il quadr o appr ofondito 2011-2013
Il paragrafo seguente cerca di dare conto dell’andamento delle imprese iscritte
al registro della Camera di Commercio e classificate all’interno dei codici Ateco 24,
25, 26, 27, 28, 29, 30.
Compessivamente, in provincia di Treviso, nel 2013 si contano 3.738 sedi di
imprese attive appartenenti al settore della meccanica; in Veneto sono 19.144, in
Italia 169.260. Nello stesso periodo, nell’artigianato, le imprese attive trevigiane
sono 2.223, 11.566 quelle venete, 97.979 quelle italiane.
Nel triennio 2011-2013 si conferma la tendenza alla contrazione del numero di
imprese meccaniche, sia con riferimento alle imprese artigiane (2.415 a 2.223) sia
guardando alle sedi di impresa complessive (da 4.013 a 3.738). A Treviso, la
diminuzione del numero di aziende meccaniche rispetto al 2011 è dell’8% per il
comparto artigiano contro il 6,9% registrato sul totale del settore. Osservando invece
la variazione nell’ultimo biennio, si registra un rallentamento della flessione che si
attesta al -4% per il comparto artigiano e al -3,8% per il settore nel suo complesso.
Guardando alle imprese meccaniche totali, nel 2013, il comparto più
rappresentato è quello della fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari
e attrezzature): a Treviso, questo comparto conta 2.206 imprese, il 59% di quelle
dell’intera meccanica. Segue il comparto della fabbricazione di macchinari (718
imprese attive, 19,2%) e, al terzo posto per numerosità, quello della fabbricazione di
apparecchiature elettriche (445, 11,9%). La graduatoria non cambia se si guarda
all’artigianato seppure, in questo caso, si osserva come il comparto delle imprese di
fabbricazione di prodotti in metallo abbia un’incidenza percentuale maggiore sul
settore meccanico (67%).
256
Tab. 5 – Imprese attive nei settori della meccanica al 31 dicembre 2013.
Treviso
Veneto
Italia
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
16
0,7
116
1,0
1.231
1,3
1.490
67,0
7.694
66,5
69.438
70,9
76
3,4
445
3,8
4.119
4,2
232
10,4
1.020
8,8
6.165
6,3
329
14,8
1.795
15,5
13.057
13,3
40
1,8
162
1,4
1.219
1,2
40
1,8
334
2,9
2.750
2,8
2.223
100,0
11.566
100,0
97.979
100,0
49
1,3
336
1,8
3.747
2,2
2.206
59,0
11.060
57,8
101.751
60,1
166
4,4
979
5,1
10.805
6,4
445
11,9
1.914
10,0
13.243
7,8
718
19,2
3.937
20,6
30.350
17,9
82
2,2
354
1,8
3.354
2,0
Imprese meccaniche artigiane
Metallurgia
Fabbr. di prodotti in metallo (esclusi
macchinari e attrezzature)
Fabbr. di computer e prodotti di
elettronica e ottica etc.
Fabbr. di app. elettriche
Fabbbr. di macchinari e
apparecchiature n.c.a
Fabbr. di autoveicoli etc.
Fabbr. di altri mezzi di trasporto
Totale
Imprese meccaniche totali
Metallurgia
Fabbr. di prodotti in metallo (esclusi
macchinari e attrezzature)
Fabbr. di computer e prodotti di
elettronica e ottica etc.
Fabbr. di app. elettriche
Fabbbr. di macchinari e
apparecchiature n.c.a
Fabbr. di autoveicoli etc.
Fabbr. di altri mezzi di trasporto
Totale
72
1,9
564
2,9
6.010
3,6
3.738
100,0
19.144
100,0
169.260
100,0
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica di Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: l’estrazione ha considerato i dati
sulle sedi di impresa attive per quanto riguarda le imprese meccaniche totali e le imprese attive per le artigiane. I codici
Ateco 2007 considerati sono il 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30.
Nonostante il loro peso residuale nel settore meccanico trevigiano, tra 2011 e
2013, i comparti che in termini percentuali perdono maggiormente sono quelli della
metallurgia e della fabbricazione di altri mezzi di trasporto (per la metallurgia:
-15,5% nel settore, -20% nel comparto artigiano; per la fabbricazione di altri mezzi
di trasporto: -10% e -13%).
Il comparto nella fabbricazione di autoveicoli, seppure costituisca solo l’1,8%
del settore meccanico trevigiano, mostra una tenuta accompagnata da una leggera
crescita in termini assoluti sia guardando al settore nel suo complesso sia al
comparto artigiano.
La Tabella 7 ci sembra di particolare interesse poiché rileva le dinamiche
societarie nel settore della meccanica.
Nel mondo artigiano, a fronte di una forte decrescita delle ditte individuali,
l’aumento considerevole delle società di capitale (+11,1% nell’ultimo biennio)
sembra fornire indicazioni positive circa la concreta volontà evolutiva delle aziende
257
nella direzione di una maggiore strutturazione come possibile risposta alle richieste
di un mercato nuovo e in continuo cambiamento.
Si conferma altresì la sensazione che la società di capitale sia percepita come
funzionale alla riduzione del rischio d’impresa.
Tab. 6 – Imprese attive trevigiane nei settori della meccanica al 31 dicembre.
2011
2012
2013
Var.%
13/11
Var.%
13/12
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
20
0,8
17
0,7
16
0,7
-20,0
-5,9
1.630
67,5
1.568
67,7
1.490
67,0
-8,6
-5,0
83
3,4
79
3,4
76
3,4
-8,4
-3,8
Fabbr. di app. elettriche
248
10,3
231
10,0
232
10,4
-6,5
0,4
Fabbbr. di macchinari e
apparecchiature n.c.a
351
14,5
341
14,7
329
14,8
-6,3
-3,5
Fabbr. di autoveicoli etc.
37
1,5
38
1,6
40
1,8
8,1
5,3
Fabbr. di altri mezzi di
trasporto
46
1,9
41
1,8
40
1,8
-13,0
-2,4
2.415
100,0
2.315
100,0
2.223
100,0
-8,0
-4,0
58
1,4
50
1,3
49
1,3
-15,5
-2,0
2.378
59,3
2.303
59,3
2.206
59,0
-7,2
-4,2
180
4,5
174
4,5
166
4,4
-7,8
-4,6
Fabbr. di app. elettriche
473
11,8
448
11,5
445
11,9
-5,9
-0,7
Fabbbr. di macchinari e
apparecchiature n.c.a
766
19,1
756
19,5
718
19,2
-6,3
-5,0
Fabbr. di autoveicoli etc.
78
1,9
80
2,1
82
2,2
5,1
2,5
Fabbr. di altri mezzi di
trasporto
80
2,0
74
1,9
72
1,9
-10,0
-2,7
4.013
100,0
3.885
100,0
3.738
100,0
-6,9
-3,8
Imprese meccaniche
artigiane
Metallurgia
Fabbr. di prodotti in metallo
(esclusi macchinari e
attrezzature)
Fabbr. di computer e
prodotti di elettronica e
ottica etc.
Totale
Imprese meccaniche totali
Metallurgia
Fabbr. di prodotti in metallo
(esclusi macchinari e
attrezzature)
Fabbr. di computer e
prodotti di elettronica e
ottica etc.
Totale
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica di Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: l’estrazione ha considerato i dati
sulle sedi di impresa attive per quanto riguarda le imprese meccaniche totali e le imprese attive per le artigiane. I codici
Ateco 2007 considerati sono il 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30.
258
Tab. 7 – Imprese trevigiane attive nei settori della meccanica per natura giuridica
al 31 dicembre.
2011
2012
2013
Var.%
13/11
Var.%
13/12
V.a.
%
V.a.
%
V.a.
%
Imprese meccaniche
artigiane
Società di capitali
352
14,6
374
16,2
391
17,6
11,1
4,5
Società di persone
807
33,4
762
32,9
722
32,5
-10,5
-5,2
1.256
52,0
1.179
50,9
1.110
49,9
-11,6
-5,9
-
-
-
-
-
-
-
-
2.415
100,0
2.315
100,0
2.223
100,0
-8,0
-4,0
Società di capitali
1.631
40,6
1.639
42,2
1.641
43,9
0,6
0,1
Società di persone
998
24,9
945
24,3
875
23,4
-12,3
-7,4
1.365
34,0
1.282
33,0
1.205
32,2
-11,7
-6,0
19
0,5
19
0,5
17
0,5
-10,5
-10,5
4.013
100,0
3.885
100,0
3.738
100,0
-6,9
-3,8
Imprese individuali
Altre forme
Totale
Imprese meccaniche totali
Imprese individuali
Altre forme
Totale
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi e Statistica di Cciaa Treviso su dati Infocamere. Nota: l’estrazione ha considerato i dati
sulle sedi di impresa attive per quanto riguarda le imprese meccaniche totali e le imprese attive per le artigiane. I codici
Ateco 2007 considerati sono il 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30. Per “Altre forme” si fa riferimento a cooperative e consorzi.
Inoltre, le consistenze 2012 e 2013 comprendono la classe di natura giuridica “Persona fisica”, introdotta per effetto della
nuova Direttiva dei servizi del 26/10/2011 (entrata in vigore il 13/5/2012 con circolare n. 3648/c). Trattasi, tuttavia, della
regolarizzazione di persone non costituite in forma d’impresa.
3. Un appr occio diver so: non solo codice Ateco
Coerentemente con le premesse che animano la stesura di questo capitolo circa
la stringente necessità di innovare l’azione dei molteplici attori la cui attività si
ribalta nel sistema complessivo, ci sembra opportuno non limitarci a un’analisi
tipicamente costruita sulle categorie economiche proprie del codice Ateco.
Il settore delle meccanica, le cui peculiarità, punti di forza e criticità sono stati
approfonditi nei paragrafi precedenti, sembra offrirsi come valida piattaforma di
sperimentazione e d’innovazione.
Nelle dinamiche relazionali tra imprenditori e attori istituzionali sembra
opportuno riconsiderare il ruolo del “fattore mercato”: non più orizzonte né
prospettiva, ma variabile fondamentale e costitutiva per rispondere efficacemente
alle esigenze delle imprese.
Elemento cardine grazie al quale l’azienda può valutare se stessa in funzione di
criteri di efficienza ed efficacia, e su cui le istituzioni possono modellare la propria
offerta rispetto a parametri misurabili, il mercato diviene così il punto di partenza e,
contestualmente, di arrivo sia dell’attività istituzionale che dell’attività
imprenditoriale.
Il mercato, le sue regole e le sue dinamiche in continua evoluzione possono
diventare così il filo conduttore capace di dare nuova linfa a rapporti consolidati,
259
legando, secondo criteri e metodi attuali ed innovativi, l’attività economica delle
imprese all’attività istituzionale.
Per avviare nuovi percorsi di sviluppo è necessario conoscere le realtà
imprenditoriali, rilevarne le criticità e i bisogni, andare alla ricerca di filiere, reti
d’impresa informali, interconnessioni verticali e orizzontali: è necessario, in estrema
sintesi, interrogare il mercato per ipotizzarne gli sviluppi ma, soprattutto, capire i
propri, eventuali, errori e apportare i giusti correttivi.
Ricerca e sviluppo, internazionalizzazione e innovazione sono solo alcune delle
risposte imprescindibili nel rinnovato rapporto tra istituzioni territoriali ed imprese.
Detto in altri termini: sono gli obiettivi che aziende competitive nel mercato globale
devono porsi e, allo stesso tempo, sono servizi evoluti che associazioni di categoria
attente, e soggetti istituzionali devono essere in grado di offrire per assicurare ed
assicurarsi un vantaggio competitivo.
4. Conclusioni
Emerge forte e concreta, dall’evidenza dei dati qui presentati e dalle
considerazioni che ne scaturiscono, l’esigenza di un cambiamento strutturale:
un’inversione di rotta decisa, sia strategica che operativa, che si declini secondo
modalità nuove, integrate e coordinate.
Un duplice fronte, strategico-decisionale e tattico-gestionale, che deve trovare
una sintesi, consequenziale e coerente, nella previsione di regole certe e di strumenti
nuovi e condivisi.
Si deve riprendere a dialogare con le realtà produttive di un settore come quello
della meccanica la cui cifra distintiva è la straordinaria diversificazione delle attività
e delle competenze, che vanno rilevate, conosciute ed approfondite, superate nel loro
essere causa di stasi ed inefficienza, ma valorizzate nella loro eccezionale
articolazione, aggregate secondo una logica razionale e di mercato, sicuramente
sostenute ed incentivate.
Un cambiamento, forse una rivoluzione, non del settore in quanto tale ma del
paradigma con cui lo stesso è stato approcciato, interpretato e gestito: è necessario,
se si vuole essere protagonisti nelle dinamiche del mercato globale, sperimentare
nuove forme di collaborazione, condivisione ed aggregazione per aprirsi così nuove
e diverse prospettive di crescita, di sviluppo e di espansione.
Si deve dare seguito a queste evidenze e, con urgenza e decisione, dar avvio ad
un percorso trasversale di razionale adattamento evolutivo in cui:
le imprese devono abbandonare ogni istanza individualistica, retaggio di un
passato in cui il vicino era il rivale da sconfiggere nel piccolo mercato locale,
ed aprirsi al dialogo ed alla condivisione, tanto delle conoscenze quanto del
rischio imprenditoriale, poiché gli unici partner possibili per aggredire il
mercato globale sono altri imprenditori disposti ad unire forze e risorse
260
-
-
le istituzioni territoriali devono sostenere e condividere questi cambiamenti,
istituendo linee di finanziamento dedicate e collaborando alle azioni concrete
che vanno implementate e che devono coniugare flessibilità e coerenza,
concretezza ed intuizione, programmazione e operatività
le associazioni devono ragionare ed operare in una prospettiva di filiera
orizzontale e verticale, di aggregazione dinamica dettata dalle esigenze del
mercato; devono abbandonare, gradualmente ma in maniera decisa, logiche di
appartenenza e di categoria per rinnovare la propria azione secondo i concetti
di rete e aggregazione, uniche opzioni concrete in cui le diverse competenze
possono trovare la giusta collocazione e l’opportuna valorizzazione in un
prospettiva condivisa di accrescimento complessivo.
261