riformare la responsabilità medica fa bene alla sicurezza sanitaria

anno XXV
numero 3
marzo 2014
torino
medica
comunicazione
informazione
formazione
la rivista dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di torino
RIFORMARE
LA RESPONSABILITÀ
MEDICA
FA BENE
ALLA SICUREZZA
SANITARIA
E tutela
il diritto costituzionale
alla salute
for Healthcare
siamo una società di comunicazione integrata,
siamo specializzati nel campo della comunicazione sanitaria,
lo siamo da oltre vent’anni... e questi sono alcuni dei nostri numeri
Edi tori a s p Ecial is tica
Oltre 80.000 riviste di settore pubblicate ogni mese
Torino Medica, Andi Piemonte, Farmauniti News, Farmacia Amica, ANAAO Informa, Suso News,
Dalla Parte dell’Infermiere, Nursing Up, il Monitore Medico, Rivista dell’Ordine dei Farmacisti
della Provincia di Torino
congrEs s i Ed EvEnti
Segreteria organizzativa - Immagine coordinata
Gestione tecnica - Ufficio stampa
Congresso Europeo di Urologia 2010
(live surgery da 6 sale operatorie ripresa e trasmissione in HD)
Convegno Internazionale di Endoscopia
(live surgery ripresa, trasmissione e proiezione in 3D)
Congresso Nazionale AIG, Convegno 30 anni dei Consultori del Piemonte,
Congresso Airo Piemonte e Valle d’Aosta, Congresso Nazionale di Radioprotezione,
Convegno la PET in Oncologia, Congresso regionale AIC,
Convention Farmauniti, Convention Farmacia Amica.
v i dEo-produzionE
Produzione e post-produzione video professionale
Filmati istituzionali per ASO San Lugi di Orbassano, Ospedale San Giovanni Battista - Molinette,
Centro Antidoping, Dental School, Istituto Zooprofilattico, Centro Fisio Lingotto,
Gruppo Examina, Centro Ustioni, IRCC Candiolo,
Assessorato alla Salute Regione Piemonte, San Raffaele Turro.
grafica & s tampa , w E b & n Ew mE dia
Città della Salute, SIU, Ordine dei Medici di Torino, CPO Piemonte, Federfarma Piemonte,
Farmauniti, ANAAO, Irmet, LARC, Gruppo Examina, Centro Antidoping, Fondazione
Ustioni, ANDI, Centro Malattie Rare, Federfarma Liguria, AMOS, ASL To1,To2, To3,
To4, To5, Asl CN1, CN2, Asl No, Asl VCO, Asl VC, Asl BI, AO Santa Croce e Carle,
Clinica Pinna Pintor, Azienda Ospedaliera Mauriziano.
uffi ci o s tampa
Irmet, CIMO, Ordine dei Farmacisti, Federfarma Piemonte, ANDI, SIMM
dallo studio professionale all’azienda ospedaliera, la comunicazione sanitaria è il nostro mestiere
www.sgi.to.it [email protected]
Via Pomaro, 3 - Torino Tel. 011.359908, fax 011.3290679
Sommario
La Rivista è inviata a tutti gli iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi
e degli Odontoiatri di Torino e provincia e a tutti i Consiglieri degli Ordini d’Italia.
numero 3
marzo 2014
anno XXV
numero 3
marzo 2014
torino
medica
comunicazione
informazione
formazione
la rivista dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di torino
RIFORMARE
LA RESPONSABILITÀ
MEDICA
FA BENE
ALLA SICUREZZA
SANITARIA
E tutela
il diritto costituzionale
alla salute
“L’80% degli eventi
sanitari avversi afferma Amedeo Bianco
- sono riconducibili a
problemi organizzativo
- gestionali, ovvero
sono errori di sistema.
Ma a fronteggiare la
marea montante dei
contenziosi oggi è sempre
il singolo, che spesso
entra in sala operatoria
come grande chirurgo
e rischia di uscirne
con un’imputazione di
omicidio colposo”
4
8
10
15
19
23
24
26
28
Direzione, Redazione,
Corso Francia 8 - 10143
Torino Tel. 011 58151.11
r.a. Fax 011 505323
[email protected]
www.omceo.to.it
Presidente
Amedeo Bianco
Vice Presidente
Guido GIUSTETTO
Segretario
Ivana GARIONE
Tesoriere
Guido REGIS
Consiglieri
Domenico BERTERO
Tiziana BORSATTI
Emilio CHIODO
Riccardo DELLAVALLE
Ezio GHIGO
Anna Rita LEONCAVALLO
Elsa MARGARIA
Aldo MOZZONE
prima pagina
Editoriale
Non ci sono più
i giovani di una volta...
Mario Nejrotti
30
32
prima pagina
Tribuna
La riforma della
responsabilità
professionale medica
Nicola Ferraro
Il dedalo
38
2050: quattro milioni
di centenari abitano
la Terra
Georg Wick
Lo stetoscopio
Torino prima città
italiana per melanomi
diagnosticati
Nicola Ferraro
Pierpaolo Berra
Chi fa cosa
Un aspetto poco noto
della lotta alla droga
Nicola Ferraro
Silvana Patrito
41
43
45
è nato “Airett
Research Team”
Nicola Ferraro
Eva Ferra
Impiantato
un pacemaker senza fili
alle Molinette
Nicola Ferraro
Pierpaolo Berra
Salute
Da Torino un SOS
per la Terra
alle autorità politiche
Nicola Ferraro
Silvana Patrito
Cultura
“Un silenzio mai visto.
Ogni sclerosi è multipla”
Massimo Boccaletti
“Pietre”: il teatro
contro la discriminazione
Raffaela Nicotera
La ricerca
in Provincia
Due elettrodi contro la
distonia e il Parkinson
Nicola Ferraro
Pierpaolo Berra
Ricerca: importanti novità
da Candiolo
Nicola Ferraro
Edoardo Girola
Le nostre radici
Quando fede e solidarietà
rendono la medicina
migliore
Giorgio Cortesina
Dai congressi
Asmallergie 2013
Nicola Ferraro
48
Le XXV Giornate
Cardiologiche Torinesi
Nicola Ferraro
Pierpaolo Berra
50
Echi dai Congressi
52
SIC 2013: in chirurgia
ogni limite è una sfida
Nicola Ferraro
Rubriche
In libreria
Bisturi rosso
I servizi dell’Ordine
Comunicati
Corsi e congressi
in pillole
A rischio assistenza
800mila anziani in Italia
Nicola Ferraro
Renato TURRA
Roberto VENESIA
Rosella ZERBI
Patrizia BIANCUCCI (Od.)
Gianluigi D’AGOSTINO
(Od.)
Bartolomeo GRIFFA (Od.)
Commissione Odontoiatri
Gianluigi D’AGOSTINO
Presidente
Patrizia BIANCUCCI
Claudio BRUCCO
Bartolomeo GRIFFA
Paolo ROSATO
TORINO MEDICA
Revisori dei Conti
Riccardo FALCETTA
Presidente
Carlo FRANCO
Angelica SALVADORI
Vincenzo MACRì Supplente
Direttore responsabile:
Direttore:
Amedeo Bianco
Mario Nejrotti
Caporedattore:
Nicola Ferraro
Aut. del Tribunale di Torino
n. 793 del 12-01-1953
Concessionaria esclusiva di pubblicità: SGI Srl Via Pomaro 3-10136 Torino Tel. 011 359908 / 3290702 - Fax 011 3290679 - e-mail: [email protected] - www.sgi.to.it
Grafica e Design SGI Srl
Stampa La Terra Promessa Onlus NOVARA
Chiuso in redazione il 20 marzo 2014
marzo 2014
3
prima pagina
Editoriale
NON CI SONO PIÙ
DI UNA VOLTA…
a cura di
Mario Nejrotti
Secondo l’ISTAT 6 milioni 964 mila giovani tra i 18 e i 34 anni vivono con i
loro genitori.
Le ragioni sociali ed economiche di questa situazione, che ci riporta alla
struttura famigliare più diffusa nella prima metà del secolo scorso, sono
complesse.
La famiglia in Italia
Fino al grande sviluppo economico del dopo guerra e ai conseguenti sconvolgimenti delle tradizioni contadine del nostro popolo, la struttura famigliare
era essenzialmente patriarcale e i figli spesso rimanevano con genitori e fratelli nella casa paterna per incrementare tutti insieme capacità produttiva e
solidità economica.
Da allora fino agli anni novanta invece si è avuta una progressiva parcellizzazione dei nuclei famigliari, legata all’offerta di lavoro, specie in campo
industriale. Nell’abbandono della casa avita aveva anche molta importanza,
oltre al naturale desiderio di indipendenza delle generazioni più giovani, sfociato nei movimenti giovanili degli anni sessanta e settanta, anche un forte
contrasto generazionale, che opponeva giovani e adulti.
Negli ultimi vent’anni le successive ondate di crisi economica e la globalizzazione selvaggia sono state accompagnate nel nostro Paese da politiche
economiche e da riforme della scuola e dell’Università, sempre più scollegate
dalle reali necessità e dal cambiamento sostanziale della nostra società.
Tutto ciò ha prodotto una nuova profonda rivoluzione del ruolo della famiglia.
Essa è diventata per la prima volta un organismo, la cui componente più anziana garantisce la sopravvivenza economica a quella più giovane, che stenta
o non riesce a trovare uno sbocco lavorativo, attenuando, almeno in superficie, il precedente contrasto generazionale, che aveva in sé un elemento
indubbiamente positivo di spinta al cambiamento e alla sperimentazione di
nuove strade di sviluppo.
La colpa è sempre dei più deboli
Un ribaltamento totale quindi rispetto alla famiglia contadina, ove i più giovani erano fonte di stabilità economica per le generazioni che perdevano nel
tempo vigore e capacità produttiva.
4
marzo 2014
I GIOVANI
Si moltiplicano i nuclei famigliari che vedono lavoratori a fine ciclo o pensionati che sostengono
figli e relativi compagni, che sono privi di reddito.
Questa drammatica mutazione, per il suo rapido
determinarsi, non si è accompagnata ad un’evoluzione culturale e psicologica che prenda atto
consapevolmente del fenomeno, senza cercare
facili colpevoli.
Da un lato il potere politico e economico, insieme spesso alle famiglie, ha trovato comodo scaricare sui giovani stessi, prime vittime di questa
situazione, la colpa della loro emarginazione.
Si è cercato nei primi anni della crisi, con una
miope politica finalizzata al “parcheggio formativo”, di rimandare il problema della disoccupazione, prolungando il periodo degli studi, se non
obbligatori, almeno necessari per entrare in un
confuso mondo del lavoro.
Fino a qualche anno fa esisteva l’obbligo al Diploma, alla Laurea Breve, a quella Magistrale, al
Dottorato, al post Dottorato, al Master, alla riqualificazione professionale continua di larghe
fasce di licenziati e cassaintegrati, per una fantomatica ricollocazione al lavoro, con l’unico risultato di ipertrofizzare il campo della formazione,
spesso fine a se stessa.
Dall’altro lato, il mai sopito disprezzo nel nostro
Paese per la cultura, che “non dà da mangiare
e non produce nulla”, si è estrinsecato episodicamente, ma sempre più frequentemente, negli
inviti a non fare gli “schizzinosi”, in barba agli
inutili anni di studio, ad accettare qualunque collocazione a qualsiasi condizione, per farsi le ossa,
diventare uomini, anche le donne, e per conquistare l’indipendenza.
Prima si preparano i futuri specializzati, con un
notevole dispendio di denaro pubblico e poi si
confessa candidamente che per i qualificati non
c’è sbocco alcuno, anzi non sono nemmeno graditi ai colloqui di selezione e li si invita ad occupare tutti i posti possibili, senza garanzie e senza
equità, fino a tacere nei curricula, naturalmente
europei, il loro reale livello culturale.
Come può essersi diffusa nel verificarsi di questa
tragedia sociale la diceria becera e falsa di più
generazioni di “bamboccioni” che non vogliono
staccarsi dalla gonna di mamma o dai pantaloni
di papà?
Il gioco è semplice: basta, ad esempio, prendere
uno stereotipo culturale di successo e mai dimenticato quale quello del film “I Vitelloni” di Federico Fellini del 1953, candidato all’Oscar nel 1958,
con Alberto Sordi e attualizzarlo; cogliere le frasi
qualunquiste sui giovani di qualche personaggio
noto: bamboccioni (Tommaso Padoa-Schioppa),
choosy (Elsa Fornero), sfigati (Michel Martone) e
gli organi di informazione, rimbalzando la notizia, faranno il resto.
Ogni occasione è buona per ribadire il concetto
e additare al pubblico ludibrio una generazione
per lo più incolpevole della sua situazione.
Ancora domenica 9 febbraio 2014 le notizie delle cifre dei ragazzi costretti a vivere in famiglia
erano accompagnate da ironici commenti sul
maschio italiano mammone. Non si sa dove erano finite le ragazze in questa ironia di bassa lega,
ma è notorio che nella nostra società, subdolamente maschilista, basta che le donne si mettano in qualche modo con un uomo, possibilmente
ricco, e il lavoro a loro non serve più!
Tutti mobilitati per superare la crisi
I medici, soprattutto di famiglia, in particolare
quelli che hanno superato i cinquant’anni, hanno accompagnato questa generazione di ragazzi
dall’adolescenza a oggi.
Essi non possono non essersi resi conto che, generalmente, la volontà di restare con i genitori
non è libera. E non possono non aver notato un
disagio crescente: stili di vita dannosi compensatori, depressione, ansia, rabbia, frustrazione e
volontà di rivincita su tutto e su tutti.
Questa situazione, ormai incancrenita, lede fortemente l’equilibrio psicofisico di tutta una generazione. Essa è, nel suo complesso, votata, come
unico obiettivo, a trovare i soldi per sopravvivere
e per uscire in qualsiasi modo da uno stato di precaria indigenza.
La grande assente in questa generazione è la speranza, che è un fondamentale motore all’azione.
Da troppi la speranza di realizzarsi è stata abbandonata per prima e poi anche quella di essere
autosufficienti e si resta a sopravvivere con mamma e papà, covando un crescente e pericoloso
rancore.
u
marzo 2014
5
prima pagina
Editoriale
“Come può
essersi diffusa
nel verificarsi di
questa tragedia
sociale la diceria
becera e falsa di
più generazioni
di “bamboccioni”
che non vogliono
staccarsi dalla
gonna di mamma
o dai pantaloni di
papà?”
6
marzo 2014
Questa è l’impressione clinica, che emerge dalla
professione quotidiana.
L’idea poi di mettere al mondo dei figli è sempre
più lontana da troppi giovani che non riescono
a trovare l’entusiasmo per diventare loro stessi
genitori.
Il danno per la nostra società è evidente, enorme e irreversibile, ma sembra non creare il sufficiente allarme, viste le scarse politiche laiche
per la famiglia.
La salute globale della generazione tra la seconda e la quarta decade è fortemente a rischio.
Almeno uno su cinque giovani adulti non svolge
un lavoro soddisfacente, non lavora per niente o
ha sperimentato il dramma di un licenziamento.
Sono oltre tre milioni i malati, perché di questo
a ben guardare si tratta, per l’assenza di lavoro
nel nostro Paese, solo nella fascia attiva della
popolazione.
Un dato che deve aiutare a riflettere tutti coloro che sono coinvolti nella difesa e promozione
della salute, è che il numero globale dei disoc-
cupati in Italia supera di molto quello complessivo dei nostri cittadini, in tutte le fasce di età,
che sono affetti dall’insieme delle malattie tumorali, che nel nostro Paese hanno coinvolto
nel 2012 quasi 2.300.000 persone.
Quando incominceremo a occuparci seriamente di questa altra grave malattia cronica, prospettando tutti insieme concrete soluzioni?
Forse quando incominceremo ad essere seri e
privi di pregiudizi e forse quando non dovremo
più ascoltare infelici e arroganti uscite come
quella del presidente della Fiat, ora FCA, John
Elkann, secondo cui la disoccupazione giovanile sarebbe immaginaria perché: “Il lavoro
c’è, ma i giovani non sono così determinati a
cercarlo” e, detto dal più famoso “nipote di
nonno” del nostro Paese, suona proprio inutilmente crudele... ¢
pet
adulti e bambini
Le sedute
PET THERAPY
è un termine inglese
che indica attività di cura e di sostegno con l'ausilio degli animali da
compagnia.
Il servizio di pet therapy si rivolge ad
adulti e bambini con difficoltà motorie, del linguaggio e relazionali con
un approccio medico e riabilitativo:
+ Ambito Psicologico
+ Ambito Psichiatrico
+ Ambito Motorio-Riabilitativo
• sono individuali di 40-50 minuti
• si realizzano con un cane certificato
dal punto di vista sanitario dal Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Torino, dall'IZSTO e dal
medico veterinario comportamentalista UAM
• si realizzano in stretta collaborazione
fra l'equipe terapeutica del paziente
e gli specialisti dell’associazione UAM
• sono strutturate su obiettivi personalizzati ed individualizzati
...ama la famiglia
Artemio Brusa
marzo 2014
[email protected]
7
prima pagina
Tribuna
LA RI
RESPONSABILITÀ PR
a cura di
Nicola Ferraro
Un disegno di legge (Ddl) per riformare la responsabilità
professionale dei medici e per affrontare il tema della sicurezza
delle cure con il fine di tutelare il cittadino ma anche il
professionista che effettua la prestazione.
La proposta è stata presentata nel gennaio scorso in Commissione Sanità del Senato, primo firmatario
il presidente Amedeo Bianco.
“Secondo i dati dell’Associazione nazionale imprese assicuratrici (Ania), le denunce per risarcimento
danni in ambito sanitario, sono state 31.500 nel 2011 e hanno fatto segnare una crescita del 200%
rispetto al 1994, anche se bisogna aggiungere che la stragrande maggioranza dei contenziosi si chiude
senza seguito”.
Intanto il loro incremento produce un clima socio-culturale che favorisce la levitazione del fatturato delle
assicurazioni: un miliardo di euro, per esempio, è la stima dei premi incassati nel 2011: un incremento
del 5,5% rispetto al 2010. Una tendenza inquietante che nasce da un clima culturale non dalla situazione reale della nostra Sanità ai vertici delle classifiche mondiali di qualità dei servizi erogati, nonostante,
revisioni di spesa, economie, tagli lineari fatti con l’accetta o mirati come un lavoro di cesello.
“L’80% degli eventi sanitari avversi - continua Bianco - sono riconducibili a problemi organizzativogestionali, ovvero sono errori di sistema. Ma a fronteggiare la marea montante dei contenziosi oggi è
sempre il singolo, che, continua Bianco, entra in sala operatoria come grande chirurgo e rischia di uscirne con un’imputazione di omicidio colposo. La crescita del contenzioso sta configurando il tema della
sicurezza delle cure come un problema drammatico che richiede un intervento normativo necessario e
urgente, afferma Bianco. Il problema è particolarmente grave e urgente per le categorie professionali ad
alto rischio, come i ginecologi, costretti a pagare premi assicurativi fino a 28.000 euro annui, una cifra
ingestibile, soprattutto quando si tratta di giovani professionisti”. L’attenzione del legislatore per modificare la situazione deve quindi concentrarsi sull’eliminazione dei rischi collegati all’indiscriminata caccia
al colpevole e sul miglioramento della sicurezza sanitaria”.
L’obiettivo di questo Ddl è quindi la tutela del nostro Servizio Sanitario Nazionale attraverso la tutela delle
risorse nelle quali trovano uno spazio privilegiato i valori etici e civili che lo ispirano.
Le proteste dei medici italiani, che negli stessi giorni della presentazione del Ddl hanno contestato duramente uno spot tv dell’associazione “Obiettivo risarcimento” che invita i pazienti a intentare causa ogni
qualvolta si sentano vittime di errori medici, sono il metro dell’urgenza di una normativa che sia in grado
di tutelare invece di prestarsi alla caccia alle streghe.
Lo schema del Ddl prevede tre ambiti principali: la creazione di unità di prevenzione e gestione del rischio
clinico e osservatori per la valutazione dei contenziosi; una ridefinizione dei comportamenti colposi e la
possibilità di richiedere risarcimento non oltre i due anni dal fatto contestato. Inoltre il disegno di legge
prevede l’obbligo di copertura assicurativa da parte di ciascun operatore sanitario come tutela in caso
di condanna per colpa grave: rimarrebbe comunque a carico delle aziende sanitarie la responsabilità
civile. L’onere assicurativo per la copertura della responsabilità civile nel Ddl viene peraltro incrementato
e viene introdotta la possibilità, per le Regioni, di ampliare la copertura assicurativa attraverso l’utilizzo
di fondi stanziati allo scopo ma gestiti direttamente dalle strutture sanitarie per le quali è stata stipulata
una polizza assicurativa. La copertura assicurativa per questo tipo di rischio dovrebbe, diventare obbligatoria anche per le strutture private: e la polizza potrebbe addirittura costituire, a legge approvata, un
prerequisito per l’accreditamento regionale.
In definitiva, sicurezza delle cure, eventuali azioni di risarcimento in capo alle strutture pubbliche e
private; rafforzamento delle scelte delle Regioni nell’ambito della responsabilità civile che consenta un
8
marzo 2014
IFORMA DELLA
ROFESSIONALE
MEDICA
ampliamento dell’offerta assicurativa. Questi i tre punti qualificanti del Ddl Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e di responsabilità in ambito sanitario presentato in Commissione Sanità del Senato.
“Riconfermare il diritto alla salute del cittadino intervenendo sulla sicurezza
delle cure nelle organizzazioni sanitarie e nelle attività mediche e sanitarie
anche attraverso una ridefinizione degli attuali profili penali e civili della responsabilità dei professionisti e delle strutture sanitarie. Questo è il cuore della
proposta legislativa - ha spiegato Amedeo Bianco, primo firmatario del Ddl in
una conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa parlamentare, ripresa
da un articolo di Quotidianosanità.it.
“I tre punti qualificanti - dichiara Bianco nell’articolo citato - riguardano, in
particolare la sicurezza delle cure in un’ottica di prevenzione del rischio tenuto
conto della complessità tecnico-organizzativa dei sistemi di erogazione delle prestazioni mediche e sanitarie; eventuali azioni di risarcimento in campo
alle strutture pubbliche e private; il rafforzamento delle scelte delle Regioni
nell’ambito della responsabilità civile che consenta un ampliamento dell’offerta assicurativa”.
Il testo del Ddl viene considerato positivamente dai notisti politici che raccontano le vicende parlamentari. Esiste pertanto un clima di fiducia che diventa
un’opportunità politica perché l’antico nodo della sicurezza sanitaria trovi una
strada per essere sciolto.
Questa sarebbe la risposta più efficace nei confronti di chi specula sulle paure stereotipate dei cittadini che si sentono vittime di una sanità che si crede
allo sbando. Una speculazione che è in grado di lacerare drammaticamente il
rapporto di fiducia tra medico e malato, tra malato e struttura sanitaria e tra
personale sanitario e struttura sanitaria.
Questo Ddl ribadisce, da un punto di vista normativo, che il nostro Paese ha
grandi eccellenze nelle professionalità mediche e sanitarie; intende assicurare
che questo livello rimanga alto, e lo fa legiferando attraverso un’assunzione
di responsabilità che passa attraverso la sicurezza delle cure per assicurare la
tutela del diritto alla salute come previsto dalla nostra Costituzione. ¢
marzo 2014
9
Il dedalo
IL PROBLEMA DELL’INVECCHIAMENTO
Prof. Georg Wick
Docente di
Immunologia clinica
all’Università di
Innsbruck (A),
nato nel 1939
a Klagenfurt (A).
10
marzo 2014
La gerontologia riguarda un problema che affligge ogni organismo vivente.
Si può forse arguire che i batteri ed altri organismi monocellulari non invecchiano in quanto si
riproducono in due metà eguali nessuna delle
quali è parente o discendente.
Si potrebbe anche indicare il fatto che le cellule
seminali (uova e spermatozoi) sono trasferiti da
generazioni e generazioni per miliardi di anni
rimasti vitali senza invecchiare mai (1).
Fatta eccezione per questi casi particolari le
cellule somatiche di ogni organismo vanno incontro a senescenza in un processo da perdita
di funzioni età-dipendente.
Studiare questo fenomeno è di particolare interesse sia dal punto di vista teorico che pratico.
Il mio interesse personale nelle ricerche gerontologiche è iniziato quando sono stato coinvolto nelle ricerche di base aventi come obiettivo il
declino età-dipendente delle funzioni immunitarie riflesse dalla involuzione del timo.
Sono stato affascinato dal fenomeno della
autoimmunità, la perdita della autoricognizione immunologica che determina le malattie
autoimmuni che iniziano precocemente nella
vita e diventano clinicamente manifesta più
tardi. (2)
La mia intera carriera come gerontologo è stata motivata dallo scoprire se possiamo imparare
qualcosa sul processo dell’invecchiamento, studiando le malattie riferibili alle età negli animali
e nell’uomo. Quando prendiamo in considera-
zione queste malattie, è importante distinguere
quelle che sono manifestazioni primarie della
senescenza, come le malattie di Werner e la sindrome di Hutchinson-Gilford, o quelli che sono
fenomeni secondari della senescenza, perché la
nostra evoluzione culturale ha un ritmo che sorpassa di gran lunga l’evoluzione biologica.
Io ritengo tuttavia che tale distinzione fra processi di pura senescenza e quelli associati a patologie della senescenza sia piuttosto un problema
accademico che solleva barriere inutili per le ricerche gerontologiche di base e quelle applicate
e compromette il dialogo cruciale e benefico tra
le diverse discipline.
Per di più non dobbiamo dimenticare che la gerontologia in senso lato comprende molti campi oltre alla biologia, la società che invecchia
rappresenta uno dei più importanti problemi
socio-economici che riguarda non solo il mondo
sviluppato ma in crescita anche nei continenti
meno sviluppati.
Le malattie associate all’età: il prezzo
della vitalità della giovinezza
Nel 1900, l’aspettativa media di vita nell’Europa Centrale e negli USA era di circa 49 anni. Da
quella data, l’aspettativa di vita è cresciuta più
che nei 10.000 anni precedenti. Ciò è dovuto ai
progressi della medicina e dell’igiene così come
al miglioramento delle condizioni socio-economiche.
u
2050:
QUATTRO MILIONI
DI CENTENARI
ABITANO
LA TERRA
L’invecchiamento della popolazione subirà nel corso delle prossime quatto decadi un drammatico
cambiamento, in particolare nei paesi sviluppati nei quali la previsione “particolarmente difficile
per quanto riguarda il futuro” (paradosso famoso del grande fisico Niels Bohr) indicano che
nel 2050 il 25% della popolazione mondiale con più di 65 anni sarà ancora in vita come
saranno in vita 4,1 milioni di persone centenarie rispetto a 450.000 nel 2009. (1)
Non molto diversamente in Italia, la popolazione con età maggiore di 65 anni, aumentata del
15.8% dal 2002 al 2012, raggiungerà il 19.5% della popolazione italiana: faceva
registrare il 17.6% del 2002. (2)
L’invecchiamento della popolazione costituisce un problema per il mondo medico, gli
amministratori della sanità, le associazioni di consumatori, le assicurazioni, i fondi sanitari e le
famiglie. L’aumento delle patologie associate all’invecchiamento perlopiù comporta un aumento
del fabbisogno di risorse economiche (3) e costi complessivi che le attuali restrizioni sul bilancio
della sanità pubblica fanno pesantemente ricadere sulle famiglie.
Tra le malattie croniche, la cui frequenza aumenta con l’invecchiamento, di fatto difficile da
trattare e da prevenire sono l’Alzheimer e il Parkinson.
Sui problemi diagnostici e preventivi e sulla ricaduta sulla società di tutti i problemi relativi,
è di particolare interesse il n. 72 dell’ottobre 2012 del “Karger Gazette” di Basel e in
particolare l’editoriale del Prof. Georg Wick di cui si riporta la traduzione integrale, gentilmente
autorizzata dalla casa editrice con l’auspicio che sia di interessante attualità per il mondo medico
torinese.
Nella postfazione dell’autore, si legge che l’essersi interessato del problema dell’invecchiamento lo
ha aiutato ad affrontarlo. Non posso non condividere appieno la sua affermazione, considerando
che la mia anagrafica (1921) mi fa rientrare fra la popolazione di cui si parla nell’articolo.
Ciò mi ha indotto a far partecipe della conoscenza dell’articolo la più vasta parte di colleghi
giovani e meno giovani che per ragioni personali e professionali, presto o tardi dovranno di
necessità occuparsene.
Plinio Pinna Pintor
marzo 2014
11
Il dedalo
Nonostante l’aspettativa di vita sia aumentata, è rimasta connessa con un
più o meno costante valore delle massima età raggiungibile. Questa osservazione è una delle più importanti indicazioni che il processo di invecchiamento è governato sia da fattori genetici sia ambientali.
La discussione su questi argomenti è al fuori dello scopo di questo articolo.
È sufficiente ricordare che specie differenti manifestano diverse aspettative
di vita ciò che dimostra una significativa correlazione con la capacità di riparare i danni del DNA.
L’aumento dell’età è intrecciato con l’aumento della morbilità. L’elenco delle
malattie associate all’invecchiamento è lungo e comprende: diabete, cancro, cardiovasculopatie, osteoporosi, artrosi e demenza. Bisogna tuttavia
tenere a mente che tutte queste malattie iniziano precocemente nella vita
sono inizialmente asintomatiche dal punto di vista clinico e si manifestano
solo nell’età avanzata.
Pertanto le malattie nell’età avanzata non sono conseguenza del decadimento del corpo ma piuttosto il risultato della lunga sopravvivenza.
Tuttavia in questo contesto dobbiamo ricordarci che il disegno del corpo
umano è insieme straordinariamente preciso e sorprendentemente trasandato. In generale è stato plasmato dall’evoluzione per raggiungere un compromesso ottimale per il suo destino finale: la riproduzione.
È importante sapere che la selezione naturale è effettiva soltanto nel periodo riproduttivo e gli individui che vivono nel periodo dopo l’età riproduttiva
come nella maggioranza della popolazione che vive nelle società sviluppate
non sono più soggette al processo selettivo.
La questione se l’avere nonni aumenta la probabilità di sopravvivenza non è
completamente risolta. Considerando la base genetica della sopravvivenza,
forse, la modificazione dei fattori ambientali è al momento l’unico fattore
per ottenere “un invecchiamento in salute”.
Il concetto dell’antagonismo pleiotropico* è rilevante quando di considerano le malattie connesse all’invecchiamento. Si basa sull’osservazione che
alcuni geni che esercitano precocemente benefici nella vita possano esercitare un ruolo dannoso tardivo o quando la loro espressione avviene in siti
diversi da quelli originali (pleiotropia). Ad esempio alcuni geni permettono la
calcificazione delle ossa rendendole più robuste ed aumentando la capacità
di “lotta e fuga”, ma acquistano un’efficacia antitetica tardi nella vita se la
loro espressione avviene altrove determinando ad esempio lesioni aterosclerotiche calcificate. Pertando la malattia dell’invecchiamento è il prezzo da
pagare per il vigore della gioventù.
Bisogna anche ripetere che le regole naturali, sottolineando lo sviluppo delle malattie dell’invecchiamento, sono oggi asimmetriche della velocità dei
cambiamenti degli stili di vita (l’evoluzione culturale) che è di gran lunga
troppo veloce rispetto all’adattamento genetico per accordarvisi. Pertanto
noi viviamo nel 21° secolo condizioni con il genoma di prima dell’Età della
pietra. Nelle parole dei biologi evoluzionisti Ness e Williams: “Il prezzo di
non essere divorati da un leone all’età di 30 anni può essere un attacco
cardiaco a 80” (4).
Antinvecchiamento e “scienza kitsch”
Sovente i gerontologi lavorando in ricerche di base a livello di cellule singole, come il lievito, o con organismi multicellulari inferiori come il verme C.
elegans ed i moscerini Drosophila della frutta si confrontano con il rischio di
avere dati sopravalutati offrendo false speranze alla gente comune.
I rulli di tamburo per gli stessi scienziati sui media ha ancora un effetto più
pronunciato ed inaspettato. Così, per quanto vi sia una sorprendente analogia tra il genoma del C. elegans e l’uomo, gli uomini sono per altro organismi molto più complessi. È pertanto non realistico trasferire il prolungamento della vita del C. elegans con manipolazioni genetiche degli esseri umani.
Sfortunatamente la distinzione fra scienza seria e finzioni, occasionalmente produce la formulazione di teorie complete sull’invecchiamento e la sua
12
marzo 2014
“È importante sapere
che la selezione
naturale è effettiva
soltanto nel periodo
riproduttivo e gli
individui che vivono
nel periodo dopo l’età
riproduttiva come
nella maggioranza
della popolazione
che vive nelle società
sviluppate non
sono più soggette al
processo selettivo.”
* Il termine si riferisce ad una contestata terapia biologica,
proposta per la prima
volta da G.C. Williams
nel 1957, secondo la
quale l’invecchiamento sarebbe causato
da geni pleiotropici:
in grado cioè di influenzare aspetti multipli del fenotipo di
un essere vivente. Tali
geni avrebbero effetti benefici nelle età
più precoci ed effetti
dannosi nelle età più
avanzate.
prevenzione e vi sono esempi di azioni non su
basi scientifiche.
Sono incline a classificare, benché ritenga provocatorio questo tipo di ricerca, come “scienza
kitsch”, intendendo “kitsch” come lavoro artistico effettuato per assecondare la richiesta popolare e puramente a scopo commerciale (nel nostro caso vendere scienza al pubblico) piuttosto
che lavoro come autoespressione di un artista (in
questo caso di uno scienziato).
Tuttavia, in tutto il mondo, ma specialmente in
Europa, nell’Asia orientale e sudorientale ed in
USA, la diffusione di una medicina antinvecchiamento principalmente indirizzata a gente di mezza età o anziani è un’impresa multimilionaria. Le
misure antinvecchiamento che impiegano farmaci antinvecchiamento o supplementi dietetici di
varia natura seguono un chiaro trend commerciale.
In un rapporto del General Accounting Office per
il Senato degli Usa, sono stati esaminati i prodotti
sanitari antinvecchiamento. Questo rapporto forma una prova inequivocabile che quasi tutti questi prodotti non solo non posseggono un effetto
benefico ma, possono determinare danni fisici
oltre che economici ai consumatori.
Per queste e altre ragioni, io sono sempre riluttante quando trovo un annuncio “antinvecchiamento” in uno studio medico, centri benessere o
anche in un menu di un ristorante.
Il sano invecchiamento
Non vi è dubbio che la Geriatria moderna è capace di massimizzare la durata della vita, grazie
ai progressi nella diagnosi, prevenzione e terapia, ma il processo di invecchiamento di per sé
non ne è influenzato. Come dato di fatto, l’invecchiamento primario o intrinseco deve essere
considerato separatamente dall’invecchiamento
secondario o delle patologie che si manifestano
con la malattia connessa all’invecchiamento.
Ma cos’è l’invecchiamento in salute?
L’WHO ha identificato tre parametri per definire
l’invecchiamento in salute o attivo: la partecipazione o l’inserimento nella società, la salute fisica o mentale e la sicurezza. Per quanto riguarda
l’inserimento sociale e la disponibilità di sicurezza, sono stati acquisiti dati interessanti che un
gruppo di esperti sotto l’auspicio dell’Accademia
di Scienze Leopoldina (5). Questo documento segue argomenti come:
- immagini di invecchiamento: nozioni nella
vecchiaia e stereotipi dell’età
- sviluppo dell’individuo durante la durata della
vita: sviluppo, apprendimento e lavoro
- invecchiamento, lavoro e posizione sociale
- produttività e standard di vita nelle società che
invecchiano
- invecchiamento nelle comunità locali e regionali
- invecchiamento e tecnologia
- invecchiamento sano e i suoi limiti
- invecchiamento, la famiglia e la società civile
In questa relazione sul miglioramento delle condizioni di vita nella vecchiaia l’Accademia invoca una vasta riorganizzazione delle condizioni di
vita della popolazione.
L’Accademia suggerisce che in luogo di vedere noi stessi in una progressione, dalle fasi dell’educazione, l’impiego nell’età adulta e lo svago nella
vecchiaia, tutte le tre attività devono sussistere nei tre stadi (2).
Secondo il rapporto dell’Accademia delle Scienze Germanica, l’invecchiamento di successo nel futuro dipenderà dalla capacità delle società di
riorganizzarsi in modo da non relegare educazione, lavoro e svago in
specifici stadi della vita.
Il rapporto confronta anche i considerati “miti” dell’invecchiamento,
quali: l’anziano è meno produttivo, ruba il lavoro ai giovani e che l’aumento dell’aspettativa di vita significa più malattia (la maggior richiesta di
cure non è interamente garantita ed il progresso medico ha per esempio
consentito più sopravvivenza agli stroke e agli attacchi cuore).
Il mito che uno scontro generazionale è imminente è anche errato in
quanto ricerche scientifiche dimostrano che i rapporti tra le famiglie, la
società civile e anche i politici, superano le differenze tra le generazioni.
I futuri obiettivi della ricerca gerontologica
Nella ricerca di base, l’enfasi deve essere messa sulla distinzione tra fattori genetici e quelli ambientali che influenzano il processo di invecchiamento a livello cellulare e dell’organismo.
A riguardo dei fattori genetici, gli studi a largo raggio sul fenomeno riveleranno certamente gli aspetti genetici del processo di invecchiamento
che sino ad ora sono stati poco diffusi in ricerche su base puramente
ipotetiche. Forse anche più importanti, gli studi sull’influenza epigenetica
possono stabilire un ponte tra la genetica e l’ambiente. In un approccio
rovesciato, le basi molecolari dei fattori ambientali noti, che possono modulare la durata massima della durata di vita, devono essere attentamente chiariti, ad esempio il percorso molecolare che media gli effetti delle
restrizioni caloriche, l’esempio fisico è la terapia ormonale sostitutiva.
I modelli per le ricerche sull’invecchiamento spaziano dai lieviti agli animali inferiori come C. elegans e la Drosophila e specie più elevate come i
primati. Vi è ancora, tuttavia, ampio spazio per migliorare ed estendere la
ricerca, per esempio agli organismi marini di profondità e molto longevi
(6). Inoltre, comprendere il processo d’invecchiamento delle piante è di
importanza pratica e insieme teorica. I progressi nella biologia rigenerativa (ad esempio le terapie con le cellule staminali), dovrebbero essere
trasferiti in applicazioni geriatriche.
Far fronte all’invecchiamento dell’umanità richiederà scopi specifici in
molte discipline differenti oltre e al di là della biologia e della medicina.
Sviluppare vie per sfruttare il potenziale fisico e intellettuale del vecchio,
specialmente le loro esperienze professionali, sarà di grande importanza.
L’uso di moderni strumenti di tecnologia informatica per il miglioramento
all’ambiente della vita assistita avrà un impatto per il vecchio.
Non dobbiamo trascurare anche gli aspetti politici. Persuadendo i nostri
leader a prendere decisioni, come la riforma della pensione che siano
basate su solidi fatti scientifici è un compito che richiama tutti gli sforzi
necessari dei gerontologi che possono sommarsi ma è comunque fondamentale.
Pensiero finale sull’invecchiamento in salute
Da un punto di vista pratico, un invecchiamento in salute, che abbia successo, può essere ottenuto seguendo regole di buon senso. Ho coniato
la frase (Tre L in tedesco) che comprende questo fatto in poche parole:
Lieben, Laufen, Lernen.
Lieben (amare), che non sta per amore verso il partner, se ancora presente, ma in generale esprime l’orientamento a mantener vive le amicizie e
i contatti sociali.
Laufen (correre), che non sta per far jogging - che può essere dannoso
per l’anziano - ma per la cura del corpo in generale come esercizio fisico,
dieta e l’eliminazione delle tossine additive.
u
marzo 2014
13
Il dedalo
Lernen (imparare), che sta per apprendere per tutta la vita attraverso un
costante stimolo intellettuale.
Come dato di fatto, queste raccomandazioni, alquanto banali a prima
vista, sono sottolineate da dati biochimici.
La mancanza di contatti sociali positivi determina un aumento degli ormoni dello stress che comportano immunosoppressione che causa un alta
suscettibilità delle infezioni ed ad una possibile risposta immunologia alla
vaccinazione.
L’esercizio fisico comporta un aumento del rapporto tra lipoproteinte a
bassa intensità e lipoproteine ad alta intensità, cioè un aumento del colesterolo “buono” rispetto a quello “cattivo”.
Un’attività intellettuale costante ritarda la possibile emergenza dall’Alzheimer, stimolando le connessioni intraneuronali nel cervello, approfittando
del vantaggio della plasticità del sistema nervoso centrale.
Lo scopo della ricerca gerontologia dovrebbe peraltro non solo aggiungere anni alla vita ma più vita agli anni.
Pertanto la mia opinione è che un significativo prolungamento della durata della vita non è il problema primario, ma il prolungamento della vita in
buona salute dovrebbe essere l’obiettivo scientifico del prossimo futuro:
mettendo l’accento sul rapido trasferimento delle conoscenze scientifiche
di base di tutte le discipline nella vita quotidiana.
È interessante che l’essermi preoccupato scientificamente del problema
dell’invecchiamento, mi aiuti ad affrontare la mia vecchiaia. ¢
14
marzo 2014
BIBLIOGRAFIA
1. Kirkwood TB: Understanding the
odd science of aging. Cell 2005;120:437-447.
2. Wick G: Self and non-self. Cell
Mol Life Sci 2009;66:949-961.
3. Herndon JG: The grandmother
effect: implications for studies on aging and
cognition. Gerontology 2010;56:73-79.
4. Nesse RM, Williams GC: Why
We Get Sick: The New Science of Darwinian
Medicine. New York, Vintage Books/Random
House, 1996.
5. More Years, More Life: Recommendations of the Joint Academy Initiative
on Aging. Nova Acta Leopoldina Neue Folge,
Vol 108, No 372. Stuttgart, Wissenschaftliche
Verlagsgesellschaft mbH, 2011.
6. Finch CE: Update on slow aging
and negligible senescence - a mini-review.
Gerontology 2009;55:307-313.
7. Wick G: Perspektiven der Alternsforschung - Vom programmierten Zelltod zur
Pensionsreform. Vienna, Wiener Vorlesungen, Picus, 2007
Lo stetoscopio
TORINO PRIMA CITTÀ
ITALIANA
PER MELANOMI
DIAGNOSTICATI
N. Ferraro
Pierpaolo Berra
Uff. Stampa Città
della Salute e della
Scienza di Torino
I dermatologi dell’ospedale San Lazzaro della Città della Salute e
della Scienza di Torino alla fine della scorsa estate hanno lanciato
“un allarme melanomi” raccolto con grande spazio dai media. Da un
punto di vista epidemiologico, il melanoma è infatti il tumore che
presenta il maggior aumento di incidenza.
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro stima che ogni
anno vi siano nel mondo 160.000 nuove diagnosi di melanoma.
In Italia i dati indicano un trend in continua crescita con
raddoppiamento nell’arco di una decina di anni. I tassi di incidenza
variano da sei casi per 100.000 al Sud a 19 casi per 100.000 nelle
regioni del Nord. Vi sono differenze tra le varie regioni con un picco
massimo nella città di Torino, dove i maschi si attestano su un tasso
di 17 e le donne di oltre 19; quelli più bassi si riferiscono alle città di
Napoli, Sassari e Ragusa.
Torino è al primo posto tra le città italiane per numero di melanomi
diagnosticati con circa 19 casi all’anno ogni 100.000 abitanti su
una media italiana di 12 casi. Il capoluogo piemontese precede città
e province del Nord Est, quali Trento - Bolzano, Trieste e le provincie
del Veneto, che è la Regione italiana con più casi di melanoma.
Questi sono gli ultimi dati aggiornati del Servizio di rilevazione
epidemiologica del CPO Piemonte.
Tutti i più recenti dati epidemiologici, con un occhio di particolare
riguardo alla situazione sanitaria di Torino e del Piemonte, oltre alle
nuove possibilità diagnostico-terapeutiche sul melanoma, sono stati
presentati il 24 settembre presso la sala convegni dell’albergo NH
Lingotto Tech, in un congresso dal titolo “La gestione del melanoma
alla luce delle nuove evidenze”, presieduto dalla professoressa Maria
Grazia Bernengo.
marzo 2014
15
Lo stetoscopio
Il melanoma
Il melanoma, come i nostri lettori sanno molto bene, è un tumore maligno
della cute originato dai melanociti ed è caratterizzato da un elevato potenziale metastastico: i malati con malattia metastatica hanno una sopravvivenza media inferiore ad un anno.
La sola causa ambientale correlata è l’esposizione intensa ed intermittente
ai raggi UV solari naturali ed artificiali.
Per fortuna, mentre l’incidenza è andata aumentando, la mortalità è sostanzialmente stabile. Secondo i dati del Centro melanomi del San Lazzaro
la sopravvivenza infatti supera mediamente il 90% a cinque anni dalla diagnosi per rimanere sostanzialmente invariata negli anni successivi, mentre
per esempio in Polonia la sopravvivenza supera di poco il 50%. Il concetto
fondamentale riguarda sempre la diagnosi precoce e quindi l’individuazione ed asportazione del melanoma sottile. L’incremento dell’incidenza del
melanoma è stato infatti confermato specialmente per i melanomi sottili (49,6%). La diagnosi precoce è correlata all’abitudine del paziente ad
un auto-esame della cute ed alla valutazione da parte di un dermatologo
esperto. Se per la maggior parte dei tumori di altri organi gli aumenti di
incidenza sono legati all’aumento della durata della vita, nel caso del melanoma questo non si può sostenere perché la fascia di età più colpita è
quella tra i 40 ed i 60 anni.
Pur non essendo l’unico tipo di tumore cutaneo, il melanoma è contraddistinto da un maggior rischio di mortalità. Al di là delle campagne di prevenzione e della diagnosi precoce, persiste purtroppo tuttora un ristretto
gruppo di pazienti (fino al 25%) con melanoma spesso, per lo più di tipo
nodulare, a prognosi potenzialmente sfavorevole e ad elevato rischio di
progressione a livello viscerale. Per questi pazienti si aprono nuove prospettive legate all’uso di terapie innovative delle quali si parlerà in modo
approfondito in sede congressuale.
Pur essendo il Polo Dermatologico delle Molinette (diretto dalla professoressa Maria Grazia Bernengo) il centro piemontese di riferimento per tale
patologia, molti altri casi vengono diagnosticati anche negli altri ospedali di
Torino e provincia. Tutto ciò raddoppia sicuramente la casistica.
I sintomi del melanoma sono praticamente assenti o, quando presenti,
sono poco apparenti e comunque tardivi. Prurito persistente a carico di un
nevo per esempio. Anche le modalità di autodiagnosi non possono essere
molto affidabili, anche se è fondamentale la necessità dell’auto osservazione. Ogni persona dovrebbe tentare di conoscere al meglio la propria pelle
per individuare un’eventuale macchia che cresce. Il melanoma non presenta purtroppo standard di forme e colori, ma cresce di dimensioni e spesso
ha un aspetto che lo rende diverso dagli altri nevi presenti.
La prevenzione
Rimane quindi fondamentale la prevenzione primaria, che consiste essenzialmente nel ridurre al minimo le esposizioni eccessive alla luce solare naturale ed artificiale. È dimostrato che l’uso abituale delle lampade solari
in età giovanile aumenta il rischio di melanoma di circa il 70%. Anche
l’esposizione al sole dovrebbe essere limitata sia come tempo che come
orario, cercando di evitare le ore centrali e, comunque, applicando creme
ad elevata protezione. Questo vale soprattutto per bambini, giovani e carnagioni chiare. Il rischio di melanoma aumenta in presenza di un elevato
numero di nevi, in particolare se clinicamente atipici.
Negli ultimi anni con la dermoscopia sono state affinate molto le tecniche
di riconoscimento, allo scopo di ridurre le rimozioni inutili di nevi benigni,
per focalizzare le lesioni sospette, attraverso metodiche semplici ma efficaci, quali la dermatoscopia in epiluminescenza. Questa tecnica, in uso
da meno di quindici anni, ha reso sicuramente possibile il riconoscimento
precoce del melanoma e quindi è parzialmente responsabile dei dati sopraccitati riguardanti l’elevato riscontro di forme di melanoma iniziale e
16
marzo 2014
Le popolazioni del Nord Italia sono a
maggior rischio per la carnagione chiara
e per la scarsa abitudine della pelle
I casi sono
quasi raddoppiati dal 1996
al 2006. Ma i dati sono in costante
incremento, 400 melanomi
annui diagnosticati nel 2011 e 450
all’esposizione solare.
nel 2012 dall’istopatologia del Polo
dermatologico delle Molinette sono stati già
20% (490) nei primi 8
mesi del 2013 contro i 36 del 1975
ed i 190 di 10 anni fa. Il picco
superati del
delle visite e delle diagnosi (+20-30%) si
ha nel periodo estivo quando le persone
evidentemente prestano più attenzione alla
propria pelle.
della conseguente assenza di rischio prognostico per il paziente. Si tratta di un semplice esame ottico, una microscopia di
superficie a basso ingrandimento. Una lente a contatto della pelle, un goccio di olio da immersione per rendere trasparente lo
strato superficiale della pelle ed una luce potente in grado di far osservare strutture e colori che offrono dati importantissimi
circa la natura della neoplasia che si sta osservando. Pertanto l’affinamento della diagnosi consente ad un esperto la riduzione
degli interventi e la capacità di sospettare la diagnosi corretta supera percentuali del 92%. Quindi meno interventi inutili,
ma anche priorità chirurgica assoluta quando c’è il sospetto di melanoma: la diagnosi precoce rimane un’impresa difficile ma
assolutamente possibile.
La terapia chirurgica
Le neoformazioni dubbie vanno tuttavia sempre rimosse. I pazienti che hanno rimosso un melanoma sono infatti a rischio di
insorgenza nel tempo di altri melanomi primitivi.
A seguito della diagnosi clinica di melanoma cutaneo il ruolo principale spetta quindi al chirurgo che, asportando il tumore
nelle fasi iniziali, garantisce una elevata probabilità di guarigione. Per melanomi particolarmente aggressivi e/o di spessore
superiore al millimetro si deve, invece, fare ricorso ad un intervento chirurgico supplementare che viene, però, attualmente
eseguito con tecnica mini-invasiva. In questi casi, infatti, la rimozione del melanoma cutaneo deve essere completata con la
ricerca e l’asportazione del linfonodo “sentinella”.
La terapia medica
Negli ultimi anni i notevoli progressi in campo immunologico e biomolecolare hanno portato a rilevanti novità in ambito di
terapia medica, che è radicalmente cambiata per i melanomi in fase avanzata. Si hanno attualmente a disposizione farmaci in
grado di contrastare efficacemente la malattia, quali l’ipilimumab, che agisce a livello immunologico inducendo una risposta
immunitaria attiva contro le cellule tumorali, o il vemurafenib, che riconosce invece una particolare mutazione presente sulle
cellule tumorali in una parte dei pazienti. Questi farmaci sono nettamente più efficaci della chemioterapia ed in più non ne
presentano i ben noti effetti collaterali.
u
marzo 2014
17
Lo stetoscopio
Studi randomizzati hanno dimostrato come l’impiego di ipilimumab, attualmente disponibile anche in Italia, consenta un
significativo incremento della sopravvivenza rispetto alla chemioterapia standard in pazienti con melanoma metastatico in
fase avanzata.
Numerosi studi hanno anche determinato l’individuazione di specifiche mutazioni a livello dei geni del melanocita, che influenzano la storia naturale del melanoma. Queste mutazioni costituiscono un target per lo sviluppo di farmaci che le riconoscono
e, legandosi al gene mutato, inducono con vari meccanismi la necrosi o l’apoptosi della cellula tumorale.
Sempre in campo terapeutico, l’introduzione della elettro-chemioterapia, una metodica che associa l’infusione di chemioterapici a basse dosi con la somministrazione di scariche elettriche direttamente a livello delle metastasi cutanee, ha determinato
una maggiore possibilità di controllo delle stesse.
I costi
L’incremento dell’incidenza di melanoma, associato all’impiego di terapie sempre più evolute, ha determinato purtroppo un
netto incremento dei costi di gestione sanitaria per il paziente affetto da melanoma. Meno del 10% è impiegato per il trattamento dei pazienti con melanoma in fase iniziale, mentre rispettivamente il 34% ed il 55% dei costi è destinato al trattamento
dei pazienti con malattia metastatica regionale e viscerale. Gli ambiti futuri della ricerca dovranno quindi focalizzare le risorse
da un lato sul potenziamento della diagnosi precoce di melanoma, dall’altro sul trattamento dei pazienti con malattia metastatica, utilizzando farmaci che riconoscano specifici “target” dei pathway biomolecolari di progressione e che possano associare
una rilevante attività clinica con una buona tollerabilità, garantendo quindi un significativo mantenimento della qualità di vita.
Per fronteggiare l’incremento dei melanomi, presso la Città della Salute e della Scienza di Torino nell’ambito della Rete Oncologica, partirà una task force multidisciplinare di dermatoscopia, dermochirurgia, dermo-oncologia e nuove terapie mediche
unite per fronteggiare questa patologia e per fornire una assistenza integrata secondo criteri e linee guida condivisi a livello
regionale e nazionale. ¢
18
marzo 2014
Chi fa cosa
UN ASPETTO POCO
NOTO DELLA LOTTA
ALLA DROGA
Nicola Ferraro
Silvana Patrito
Uff. Stampa Asl TO 2
Un problema sanitario e giudiziario
“I detenuti cosiddetti body packers costituiscono sia un problema giudiziario e di sicurezza, per la necessità di recuperare la sostanza stupefacente che costituisce prova di reato, sia un problema sanitario - spiega il
Direttore Generale ASL TO 2, dott. Maurizio Dall’Acqua - per la possibilità di rottura delle confezioni nell’intestino, che porterebbe il soggetto
al decesso per overdose, nonché per la sicurezza degli Operatori Sanitari
e degli Agenti di Polizia Penitenziaria, che si trovano a trattare reperti
che costituiscono corpo di reato, ma che, per le modalità della loro ingestione e successiva espulsione, sono da considerare a elevato rischio
biologico”.
“Con questo nuovo apparato, primo a essere adottato in ambito penitenziario, si evidenzierà ancora di più la professionalità del personale di
Polizia Penitenziaria - commenta il dott. Giuseppe Forte, Direttore della
Casa Circondariale ‘Lorusso e Cutugno’ - anche se finora non ci sono
state conseguenze da esposizione al rischio biologico, il nostro personale
deve poter svolgere le proprie mansioni senza lo stress indotto dal timore
del pericolo igienico-sanitario”.
Le procedure di ricerca stupefacenti nei soggetti swallower (ingoiatori)
devono essere costantemente monitorate dal punto di vista sanitario,
per poter correttamente fronteggiare ogni emergenza, in quanto l’assorbimento accidentale per via mucosa di eroina, cocaina o anfetamine
determinerebbe la morte in pochi minuti.
Nella Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino, la gestione dei
detenuti adulti avviene direttamente in sede, poiché è l’unica dotata di
una speciale Sezione Filtro, situata nel Blocco A, e ha al proprio interno
un Presidio Sanitario per la Tutela della Salute, gestito dalla ASL TO 2,
con medici di guardia H 24.
L’intervento sui minori
Per i minori, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni, dott.ssa Anna Maria Baldelli, nell’ambito del Protocollo d’Intesa ha
stabilito, su indicazione del Primario del Pronto soccorso del C.T.O., che,
in caso di ingestione di ovuli, vengano sempre portati al Pronto Soccorso
del C.T.O., logisticamente il più vicino al Centro di Prima Accoglienza
di Torino, che riceve soggetti minorenni provenienti da tutta la Regione
Piemonte e dalla Valle d’Aosta.
u
A Torino la Casa Circondariale
“Lorusso e Cutugno”, l’Istituto Penale
per i Minorenni “Ferrante Aporti” e il
Centro di Prima Accoglienza “Uberto
Radaelli”, per primi in Italia in ambito
penitenziario, sono stati dotati del
mezzo più moderno ed efficiente per
garantire il recupero in sicurezza
degli ovuli, contenenti sostanze
stupefacenti, in persone detenute
sospettate di averli ingeriti.
La Regione Piemonte, che nell’ottobre
scorso ha siglato con la Procura della
Repubblica di Torino e con la Procura
presso il Tribunale per i Minorenni
del Piemonte e della Valle d’Aosta
uno specifico Protocollo d’Intesa,
ha autorizzato la fornitura delle
attrezzature specifiche, su richiesta
del Provveditorato Regionale del
Dipartimento dell’Amministrazione
Penitenziaria, incaricando la ASL
TO 2 di provvedere all’acquisto,
anticipando i fondi e garantendo il
supporto tecnico e amministrativo.
Due Drug Buggy Compact sono dei
“water closed” speciali, brevettati
in tutto il mondo, che raccolgono
gli ovuli automaticamente puliti,
garantendo standard igienico ottimale
e massima custodia del corpo di
reato, dal costo complessivo di €
23.324,80, completamente coperto
da specifico finanziamento regionale,
sono stati collocati rispettivamente
presso la Casa Circondariale Lorusso
e Cutugno, per gli adulti e presso la
Città della Salute, sede C.T.O., per i
minorenni.
marzo 2014
19
Chi fa cosa
“Con la gestione ospedaliera si pone fine al paradosso di collocare questi minori in un centro di accoglienza, con l’intenzione di proteggerli dal
contatto con i detenuti, in attesa delle decisioni del giudice - spiega la
Dott.ssa Anna Maria Baldelli - ponendoli però in situazione di alto rischio
sanitario in caso di ingestione, non essendo dotati, né il CPA né il Ferrante
Aporti, di un servizio di guardia medica ininterrotto. Con il monitoraggio
medico in Pronto Soccorso si è ristabilita una condizione di totale protezione dei minori e con le nuove attrezzature dedicate anche il personale
delle Forze dell’Ordine non verrà più esposto a un inaccettabile rischio
biologico”.
Il dott. Antonio Pappalardo, che dirige il Centro per la Giustizia Minorile
del Nord-Ovest, condivide e sottoscrive il commento della dott.ssa Baldelli, precisando che la stessa si è, peraltro, particolarmente adoperata, nei
confronti della Regione Piemonte, per ottenere questo importante risultato. “È da sempre il primo obiettivo della Giustizia Minorile - conclude
il dott. Pappalardo - coniugare il rispetto dei diritti dei minorenni in stato
di arresto o detenzione con la tutela della salute e della sicurezza degli
operatori, a partire dai poliziotti penitenziari”.
In ambito penitenziario la presenza di soggetti sospettati di aver ingerito
ovuli contenenti sostanze stupefacenti è tutt’altro che rara: dai piccoli
spacciatori che ingeriscono la droga al fine di occultarla e sfuggire all’arresto, ai corrieri che viaggiano attraverso i continenti con il canale digerente
ripieno di ovuli, anche di grosse dimensioni, contenenti fino a svariati
ettogrammi di droga.
20
marzo 2014
Body packers
Nella sola Casa Circondariale di Torino “Lorusso
e Cutugno” accedono circa 200 detenuti (body
packers) l’anno che necessitano di monitoraggio sanitario fino all’evacuazione degli ovuli.
Dal 1° gennaio 2012, i detenuti delle Vallette
sottoposti alla procedura sono stati ben 376: il
quantitativo complessivo di droga sequestrata
ammonta a 12.159,30 grammi, contenuta in
4.061 ovuli.
Per la maggior parte si tratta di detenuti di nazionalità di Stati del Centro Africa.
Cinque gli italiani, fra cui una donna.
“Il fenomeno dei body packers è presente anche nell’ambito minorile: tra i 14 e i 18 anni. La
casistica è meno consistente rispetto a quella
riscontrata negli adulti ma resta naturalmente
fondamentale la garanzia di diritto e di tutela
della salute - precisa la dott.ssa Elisa Barbato, Direttore del Centro di Prima Accoglienza
‘Uberto Radaelli’ - dal momento della stipulazione del Protocollo d’Intesa si sono registrati u
DRUG BUGGY COMPACT
Il mezzo più moderno ed efficiente, per garantire un recupero degli ovuli sicuro e al tempo stesso un
adeguato standard igienico, è costituito da una esclusiva apparecchiatura, sviluppata e brevettata in tutto il
mondo dalla ditta inglese Drugloo (UK) Ltd, il cui progetto permette l’evacuazione delle feci nel rispetto del
detenuto, con la massima garanzia custodiale (il soggetto non può sottrarre il reperto dopo la sua espulsione)
e in condizioni igieniche ottimali.
In particolare, il modello Drug Buggy Compact è risultato particolarmente idoneo alle esigenze dell’ambito
penitenziario per le dimensioni contenute, la possibilità di semplice trasporto e l’installazione senza
specifica impiantistica.
Il trattamento del materiale fecale avviene in modo automatico e senza il diretto intervento del personale di
Polizia Penitenziaria o sanitario, in modo che gli involucri contenenti droga vengono separati e sterilizzati,
potendo così poi essere maneggiati in totale sicurezza.
Dopo l’espulsione, che avviene in un WC strutturato in modo che le feci vengono immediatamente
allontanate, queste finiscono in un tamburo rotante sul quale, tramite un programma di lavaggio
computerizzato, vengono diretti potenti getti d’acqua calda e disinfettante.
Successivamente, gli ovuli di droga vengono raccolti direttamente in una vaschetta posizionata sotto il
tamburo.
Dopo ogni operazione si attiva automaticamente un processo di autopulizia dell’apparecchio.
Sopra il pannello di controllo si trova un contenitore per l’acqua calda e dietro ad esso il boiler e il condotto
di areazione.
Il pannello di controllo, posto lateralmente sopra il tamburo, permette agli addetti di seguire precisamente
ogni passo del ciclo.
Per evitare eventuali problemi, come ad esempio che alcuni ovuli rimangano nel tamburo, tutti i componenti
dell’unità di trattamento delle feci sono realizzati in materiale trasparente.
Ciò permette di vedere a occhio nudo che il ciclo sia concluso correttamente.
Gli ovuli o gli involucri recuperati vengono infine messi automaticamente sottovuoto e possono essere così
repertati e conservati in modo igienico e con la garanzia della corretta catena di custodia.
INFO: Ufficio Stampa ASL TO 2
Dott.ssa Silvana Patrito – Tel. 0112402683
marzo 2014
21
Chi fa cosa
12 casi di minori in stato di arresto che rientravano nella casistica. I minori
coinvolti sono tutti di origine senegalese, privi di documenti di identità,
senza fissa dimora e senza parenti o figure adulte di riferimento. Il Protocollo d’Intesa consiste pertanto nel garantire l’adeguata assistenza nei
confronti dei minori body packers e, a completamento dell’intesa, l’acquisto del macchinario Drugloo ha finalmente consentito lo svolgimento
delle attività di recupero e sequestro degli ovuli contenenti stupefacenti
(prevalentemente cocaina), da parte del Personale di Polizia Penitenziaria,
nel pieno rispetto della normativa in materia di igiene e sicurezza e della
dignità della persona”.
Il “Sistema Carcere”
Il migliore funzionamento del complesso “Sistema Carcere” trova pertanto solide garanzie nel rapporto tra Amministrazione Penitenziaria, Giustizia Minorile e Azienda Sanitaria, improntato alla piena collaborazione e
integrazione, nel rispetto dei ruoli specifici ma superando le mere competenze rispettive.
22
marzo 2014
Integrazione esemplare nella realtà torinese,
dove esiste storicamente, ed è in costante ottimizzazione, una proficua collaborazione tra
la Direzione della Casa Circondariale Lorusso e
Cutugno e la ASL Torino 2.
Ne è esempio esplicito questa risposta inter-istituzionale congiunta, per garantire la sicurezza
di detenuti e operatori. ¢
Chi fa cosa
Nicola Ferraro
Eva Ferra
Resp. Settore
Stampa e Relazioni
con i media,
Università degli
Studi di Torino
Alla fine di
dicembre 2013
è stato costituito
l’“AIRETT
Research Team”:
ricordiamo
che AIRETT è
l’acronimo di
“Associazione
Italiana
Sindrome
di Rett”. La
nuova sigla è
un consorzio
di ricerca
che include il
Dipartimento di
Neuroscienze
dell’Università
degli Studi di
Torino e altri
prestigiosi
laboratori italiani
impegnati in uno
sforzo comune
per studiare la
sindrome di Rett,
una malattia
rara per la quale
attualmente non
esiste alcuna
cura.
È NATO “AIRETT
RESEARCH TEAM”
Nicola Savino
testimonial di AIRETT
Come i nostri lettori sanno, la sindrome di Rett è una malattia congenita che interessa il sistema nervoso centrale, ed è una delle cause più diffuse di grave deficit cognitivo. Si manifesta generalmente
dopo i primi 6-18 mesi di vita dopo un periodo di apparente normalità, con la perdita di tutte le abilità
acquisite (cammino, parola, uso delle mani).
In occasione della prima riunione dell’AIRETT Research Team a Milano, Lucia Dovigo, Presidente
dell’AIRETT, ha spiegato: “Vista la scarsa attenzione che vi è da parte delle istituzioni nazionali per le
malattie rare, l’Associazione si è fatta promotrice di diverse iniziative per aiutare la ricerca sulla Rett.
In particolare con i fondi delle “campagne sms”, che hanno visto l’importante impegno del nostro
impareggiabile testimonial Nicola Savino e una grande risposta da parte degli italiani, siamo riusciti a
raccogliere importanti somme con le quali abbiamo finanziato diversi progetti di ricerca sulla patologia, coinvolgendo esperti, ricercatori, con una profonda conoscenza della Sindrome di Rett ai quali è
stato proposto di unirsi in consorzio per lavorare tutti assieme contro questa terribile malattia”.
Il consorzio è costituito da IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano (Prof.
Garattini, Dr.ssa Borsello e Dr. Invernizzi); IRCCS Istituto Auxologico di Milano (Dr. Russo); Istituto
Superiore di Sanità di Roma (Dr. Laviola); CNR, Istituto di Neuroscienze di Pisa (Prof. Pizzorusso); Università di Torino, Dipartimento di Neuroscienze (Prof. Giustetto); CNR, Istituto di Genetica e Biofisica
di Napoli (Dr. D’Esposito); Università degli Studi di Siena, U.O.C. di Genetica Medica (Prof.ssa Renieri);
Associazione Italiana Rett (AIRETT).
Un segnale al Paese
Il Consorzio nasce anche per dare un segnale forte al sistema paese Italia, confermando la volontà di
fare ricerca in un modo nuovo. Si è infatti formato un team di ricercatori che, condividendo i risultati,
i modelli sperimentali utilizzati e lavorando su progetti comuni, sperano di poter progredire rapidamente verso una cura.
Proprio grazie alle diverse competenze, la ricerca sulla sindrome di Rett da parte del team prosegue
in parallelo, occupandosi in contemporanea di tutte e tre le mutazioni che causano tale patologia:
MECP2, CDKL5 e FOXG1. Il team è impegnato su due fronti: quello farmacologico e quello della
terapia genica. In particolare sono state individuate alcune molecole farmacologicamente attive per
condurre ricerche su modelli preclinici al fine di far regredire i sintomi della malattia e migliorare la
qualità di vita delle bambine affette. ¢
marzo 2014
23
Chi fa cosa
IMPIANTATO
UN PACEMAKER
SENZA FILI
ALLE MOLINETTE
Il pacemaker è un dispositivo utilizzato dall’inizio degli anni ’60 per curare quei pazienti affetti da arresto cardiaco secondario a
patologie del sistema elettrico del cuore (blocco atrio-ventricolare). Senza entrare troppo in dettaglio si può dire che l’impianto
del pacemaker tradizionale prevede essenzialmente due componenti: un generatore di impulsi inserito tramite un intervento
chirurgico sotto cute generalmente nella regione clavicolare ed un elettrocatetere che, introdotto attraverso il sistema venoso
collega questo generatore al cuore.
Sotto controllo radiologico, l’estremità distale dell’elettrocatetere viene saldamente fissata a livello della punta cardiaca del ventricolo destro. Se lo stimolatore cardiaco è “bicamerale” (con due elettrocateteri), il secondo viene fissato allo stesso modo a livello
dell’atrio destro.
I limiti di questo sistema che ha permesso in questi ultimi cinquant’anni di salvare milioni di vite umane sono la durata del catetere e la possibilità di infezioni che, partendo dalla cute dove viene impiantato il generatore, possono diffondersi fino al cuore
causando endocardite batterica.
Il pacemaker endocardiaco o senza elettrocatetere (i)
Negli anni le dimensioni dei pacemaker si sono progressivamente miniaturizzate passando dai 100 grammi dei primi dispositivi
ai 20-30 grammi di quelli attuali, ma più recentemente lo sviluppo delle nanotecnologie ha permesso di segnare l’inizio di una
nuova era nella terapia dell’elettrostimolazione del cuore.
Di recente è infatti stato realizzato un pacemaker talmente piccolo da poter essere posizionato direttamente all’interno del cuore
senza la necessità di fili di connessione con l’apparecchio esterno. Il dispositivo viene introdotto direttamente nel cuore passando
con un catetere “guida” attraverso una vena della gamba, il catetere “guida” viene successivamente rimosso senza richiedere
nessuna incisione chirurgica della cute né successive cicatrici. L’impianto di questo pacemaker viene oggi proposto in primo luogo
per quei pazienti ad elevato rischio di infezione o con problemi di accesso vascolare. Tale tecnologia è stata messa a disposizione
24
marzo 2014
Poco prima di Natale scorso è stato impiantato
un pacemaker di ultimissima generazione, senza
fili, presso la Cardiologia universitaria dell’ospedale
Molinette della Città della Salute e della Scienza
di Torino, diretta dal professor Fiorenzo Gaita.
L’apparecchio è stato impiantato senza il classico
intervento chirurgico invasivo per evitare il rischio
di infezioni endocardiache.
Nicola Ferraro
Pierpaolo Berra
Uff. Stampa Città
della Salute
e della Scienza
di Torino
Il pacemaker impiantato alle Molinette
di quattro centri di elettrofisiologia di eccellenza italiani, tra cui la Città della Salute e della Scienza di Torino che venerdì 20 dicembre ha effettuato con successo il primo impianto presso la Cardiologia Universitaria in una donna di 83 anni affetta da una
degenerazione del tessuto elettrico del cuore determinante un battito molto rallentato.
Le numerose comorbilità della paziente sottoposta a questo intervento innovativo avrebbero comportato un elevato rischio
infettivo in caso di impianto di pacemaker per via tradizionale. “Questo pacemaker miniaturizzato rappresenta una significativa
innovazione tecnologica nel campo della cardiologia, consentendo di evitare le principali complicanze legate all’impianto dei
pacemaker, ovvero il danneggiamento e l’infezione degli elettrocateteri. Oltre a queste significative novità strutturali, nonostante
le sue piccole dimensioni, il prodotto impiantato vanta una durata della batteria fino a 8 anni e mezzo; trascorso tale tempo il
pacemaker può essere “recuperato” con un apposito catetere e sostituito” afferma il professor Gaita. ¢
marzo 2014
25
Salute
L’ambiente in cui viviamo è malato e
causa di patologie. Questo è l’allarme
lanciato da Torino il 28 novembre scorso
dal 7° Congresso Nazionale della Società
Italiana di Medicina Tropicale (SIMET).
È stata anche aperta una sottoscrizione
per la sensibilizzazione al problema. È
infatti possibile firmare la “Dichiarazione
di Torino 2013”: un appello, redatto
in occasione del Convegno, rivolto alle
autorità politiche ad ogni livello, affinché
nei processi decisionali sia tenuta presente
la preoccupante realtà dello stato generale
dell’ambiente e del clima della Terra, come
causa di patologia per l’uomo e per gli altri
esseri viventi e come portatore di scenari
futuri inquietanti.
Un vero e proprio un “SOS Pianeta”,
firmato dal presidente del Congresso
SIMET 2013, Guido Calleri, Responsabile
del Centro di Medicina dei Viaggi
dell’Amedeo di Savoia di Torino, da
molti partecipanti e condiviso anche da
addetti ai lavori non medici, ad esempio il
meteorologo e climatologo Luca Mercalli,
affinché la politica ponga questo problema
tra le priorità in agenda, a salvaguardia del
futuro di tutti gli esseri viventi.
Fino al 30 novembre 2013 è stato
possibile firmare l’appello, nella sede del
Congresso SIMET 2013, presso il Centro
Congressi del Santo Volto di Torino e dal 1°
dicembre scorso on line sul sito:
http://www.simet2013torino.org/
Nicola Ferraro
Silvana Patrito
Uff.Stampa Asl TO2
DA TORINO UN
PER LA TERRA
ALLE AUTORITÀ POLITICHE
26
marzo 2014
DICHIARAZIONE TORINO 2013
In occasione del 7° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Tropicale, i sottoscritti segnalano una comune preoccupazione per lo stato generale dell’ambiente e del clima globale, come causa di patologia per l’uomo e
per gli altri esseri viventi e portatore di scenari futuri inquietanti.
Da un lato il pianeta è dotato di risorse limitate, dall’altro la crescita della popolazione, e l’incremento della produzione di scorie, rifiuti e gas-serra stanno producendo mutazioni ambientali destinate a rendere sempre più difficile la vita di
Homo sapiens, comparso sulla Terra 200.000 anni fa. Questi scenari erano già
noti e denunciati dagli scienziati del MIT nel 1972, anno di pubblicazione dello
studio “The limits to growth”.
La tendenza di allora si rivela confermata a distanza di oltre 40 anni, quando
anche la crisi economica mondiale deve fare i conti con la ridotta disponibilità
di risorse energetiche e di materie prime, con la degradazione del suolo, con
l’inquinamento ambientale e con i cambiamenti del clima.
Assistiamo oggi alla diffusione di malattie trasmissibili, precedentemente limitate ai paesi tropicali (dengue, chikungunya), all’aumento di patologia da
calore in gruppi a maggior rischio (anziani e bambini), a mutazioni ambientali
stabili (desertificazione) ed a crescente frequenza di eventi estremi (inondazioni, uragani). La tecnologia ed in particolare l’uso estensivo di antibiotici in
agricoltura, nell’allevamento animale ed in terapia per l’uomo ha manifestato i
suoi effetti sulle popolazioni batteriche, inducendo la comparsa di microrganismi resistenti che si sono diffusi in tutto il mondo, rendendo l’ambiente stesso
“malato”. Naturalmente i paesi e le popolazioni che più soffrono di questa situazione sono quelli a basso reddito (Africa, alcune zone del Sud America e del
Sudest asiatico), mentre ne sono i principali responsabili i paesi ad alto reddito.
I rischi di questa progressione sono concreti ma purtroppo economia, politica
e cultura occidentale non hanno ancora recepito
l’urgenza di confrontarsi con questi scenari; il progetto dell’umanità è ancora dominato dalla sola
logica del mercato, della crescita e della competitività, con scenari futuri a breve e medio termine
preoccupanti.
I sottoscritti sono convinti della necessità e
dell’urgenza di uno scatto coraggioso di evoluzione culturale che riporti il prelievo di risorse e
l’influenza dell’uomo sull’ambiente all’interno
dei cicli naturali.
I sottoscritti si rivolgono quindi all’autorità politica
ad ogni livello, con un appello affinché questa realtà venga tenuta presente nei processi decisionali, e sia posta tra le priorità dell’agenda, in modo
che la società tutta possa essere condotta verso
un futuro desiderabile, stabile e sostenibile per
tutti gli esseri viventi. ¢
Codice QR per accedere
con uno smartphone
allo spazio in rete
dedicato alla firma della
“Dichiarazione di Torino
2013”
CONVEGNO NAZIONALE
Bisogni Assistenziali e Sostenibilità nelle Malattie Rare
promosso dalla Commissione Ordinistica Malattie Rare
Sabato 10 maggio 2014
6,8
crediti
ECM
8.30 - 8.45
Registrazione e saluti delle Autorità
8.45 - 8.50
Introduzione ai lavori
Ivana Garione, Palma Ciaramitaro
8.50 - 9.00
La Rete Interregionale Piemonte
e Valle d’Aosta Malattie Rare
Simone Baldovino
9.00 - 9.50
Sala Congressi Villa Raby
ORDINE DEI MEDICI DI TORINO - Corso Francia, 8 - 10143 Torino
10.50 - 11.00
11.00
Dario Cocito, Vittorio Modena
11.15 - 13.15
Vittorio Modena, Maria Carmen Azzolina
Relatori:
9.50 - 10.00
10.00 - 10.50
Discussione
Tavola RoTonda
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
13.15 - 13.30
Discussione
13.30 - 14.30
Light lunch
II SeSSIone
Moderatori:
Piero Stratta, Marco Manganaro
Massimo Mao, Emanuela Malorgio,
Grazia Cavallo, Roberto Lala,
Tiziana Bertero
Discussant:
Maria Grazia Bernengo
16.10 - 17.00
Malattia di Pompe e Gaucher:
criteri clinici, diagnosi
e indicazioni terapeutiche
Guido Regis, Marco Spada,
Veronica Pagliardini
Francesca Santarelli
Integrazione Ospedale-territorio:
criticità emergenti nelle Malattie Rare
Relatori:
Enrico Fusaro
14.30 - 15.20
Cefalea rara: la sindrome di Chiari.
Il percorso del paziente dalla diagnosi
alla presa in carico multidisciplinare
Relatori:
17.00 - 17.20
Maurizio Gionco, Palma Ciaramitaro
M. Consuelo Valentini, Giuliano Faccani
Discussione
17.20 - 17.30
Test ECM e chiusura dei lavori
Relatori:
Simone Baldovino, Carlo Albera,
Paola Crosasso, Annamaria Zagni,
Riccardo Rogna
Sclerosi Sistemica
Relatore:
Coffee break
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Moderatori:
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Moderatori:
15.20 - 16.10
I SeSSIone
Tavola RoTonda
I farmaci per le malattie rare
Discussione
Iscrizione (gratuita) riservata a Medici
e Farmacisti entro il 30 Aprile 2014
–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Moderatori:
Per informazioni: Segreteria Organizzativa e Provider
Raffaele Pellerito, Palma Ciaramitaro
Polineuropatie rare “drugs responders”:
quale prospettive di sostenibilità?
Relatore:
Dario Cocito
Discussant: Eduardo Nobile-Orazio
FARA CONGRESSI S.r.l. (Dr. Eleonora Carioggia)
Via Santa Giulia, 80 - 10124 Torino
Tel. 011.817.10.06 - Fax 011.55.37.861
marzo
2014
E-mail:
[email protected]
Sito web: www.faracongressi.it
27
Salute
Nicola Ferraro
Da materiale stampa
A firma Pierpaolo Berra
Questi anziani,
a volte vecchi e
grande vecchi,
fanno parte
dell’esercito del
“welfare fai da
te”: quella parte
consistente della
popolazione
italiana che dà
fondo ai propri
risparmi per
supplire alle
carenze del vero
welfare, quello che
dovrebbe essere
assicurato dallo
Stato. Un esercito
però, in rotta,
piegato dalla
crisi economica
che morde,
precipitandola
nell’indigenza,
quella piccola
o piccolissima
borghesia capace
fino ieri, con
grandi sacrifici,
di badare
dignitosamente
a se stessa.
L’allarme è stato
lanciato dagli
esperti riuniti
a Torino per il
58° Congresso
Nazionale della
Società Italiana
di Gerontologia e
Geriatria (SIGG).
28
marzo 2014
A RISCHIO
ASSISTENZA
800MILA ANZIANI
IN ITALIA
La vecchiaia
per molti italiani
è una lunga
“Fuga in Egitto”,
piena di paura,
pericoli, dolore
Per colpa della crisi, tra la fine del 2012 e l’ottobre 2013, l’80% degli over 75 ha dovuto rinunciare
in tutto o in parte alla badante. Il “welfare fai da te” è tuttavia fondamentale perché sugli oltre 2,7
milioni di anziani non autosufficienti, appena 500mila sono seguiti dai servizi pubblici domiciliari e
solo 250mila sono accolti in strutture residenziali territoriali. Ma se il sostegno pubblico fosse adeguato uno su due lo preferirebbe all’assistente familiare. Lo rivela la prima indagine italiana su badanti e
anziani, promossa dalla SIGG su 1.500 ultrasettantacinquenni, per valutare l’impatto socio-sanitario
della crisi sulla cura agli anziani.
Tre anziani su quattro mangiano meno e peggio pur di avere ancora un aiuto in casa, ma nel 45% dei
casi la pensione non basta e sono i figli a dover pagare la badante impegnando in tutto o in parte i
propri risparmi. Così nell’ultimo anno circa 250mila anziani ci hanno rinunciato, oltre 500mila hanno
ridotto gli orari di assistenza. Senza le assistenti familiari e in mancanza di un aiuto adeguato dal
Servizio Sanitario, peggiorano la qualità di vita e la salute di 800mila over 75, aumentano i ricoveri e
l’assistenza grava sempre di più sui familiari.
In Italia le badanti sono più di 800mila e per loro le famiglie spendono circa 10 miliardi di euro l’anno;
sono presenze fondamentali per gli anziani non autosufficienti, anche se otto su dieci temono possano commettere errori nelle terapie, che sono spesso complesse e prevedono anche più di 10 farmaci
al giorno. Paure fondate, visto che appena il 14% delle badanti ha avuto la possibilità di formarsi per
l’assistenza sanitaria e il 77% è di nazionalità straniera: per questo la SIGG si propone di istituire brevi
corsi per badanti che in 15 ore consentano loro di eseguire in modo corretto semplici atti medici come
un’iniezione, la misura della pressione o della glicemia, la somministrazione corretta dei farmaci.
Lo studio SIGG: una fotografia impietosa che non fa onore all’Italia
Fare la spesa al discount e rinunciare all’unica bistecca della settimana per
potersi permettere la badante. Gli over 75 che con la loro magra pensione
non arrivano alla fine del mese sono costretti perfino a questo, pur di
avere qualcuno che li assista a casa. Spesso nemmeno tutti questi sacrifici
sono sufficienti: nel corso dell’ultimo anno il 55% degli over 75 ha dovuto
ridimensionare l’aiuto dell’assistente familiare, il 25 % vi ha dovuto rinunciare del tutto. Una famiglia su tre ha perciò “tagliato” la badante e così
800mila anziani non autosufficienti sono a rischio assistenza: lo rivelano i
dati della prima indagine italiana sulle badanti e anziani, presentati durante il Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria
(SIGG), soltosi a Torino dal 27 al 30 novembre scorso, che mette anche in
luce come le badanti siano una presenza apprezzata e indispensabile ma
un anziano su tre teme che possano commettere errori nelle terapie. Una
paura fondata, perché solo il 14% di loro ha avuto percorsi adeguati di
formazione sanitaria e il 77% è di nazionalità straniera: il rischio di sbagli
a causa di una scarsa preparazione o per una mancata comprensione delle
indicazioni mediche è perciò concreto.
Lo studio, condotto da Datanalysis intervistando 1.500 over 75 su tutto il
territorio nazionale, mostra che il 66% degli anziani che hanno assunto
una badante soffre di due o più malattie croniche: in due casi su tre non
vivono neppure da soli, ma i bisogni e le difficoltà nella vita di tutti i giorni
costringono a ricorrere a un aiuto costante, nella maggior parte dei casi
durante l’arco delle 24 ore.
“In Italia gli anziani non autosufficienti sono più di 2,7 milioni - spiega
Giuseppe Paolisso, presidente SIGG - e di questi meno di mezzo milione
sono seguiti dai servizi pubblici di assistenza domiciliare con una spesa di
circa cinque miliardi l’anno. In pratica, il SSN sostiene a casa appena un
anziano su cinque fra i non autosufficienti, il 5% rispetto al totale della
popolazione over 65. Siamo perciò fanalino di coda fra i Paesi europei: in
Germania l’assistenza pubblica raggiunge il 7% degli anziani, in Francia
il 9% e in Danimarca addirittura il 21%. I servizi domiciliari, a cui ricorrerebbe volentieri un anziano su due, sono dunque un miraggio per molti e
in questo scenario, che evidenzia l’inadeguatezza del nostro sistema dei
servizi, ad affiorare è il fenomeno del “Welfare fai da te”. Così sono circa un milione gli anziani di cui si fanno carico direttamente i familiari e
altrettanti quelli che vengono assisti da una badante con un esborso per
le famiglie di circa 10 miliardi l’anno. Il 55% degli anziani dà fondo alla
propria pensione per permettersi un aiuto in casa, ma nel 45% dei casi
questa non basta addirittura più e bisogna intaccare i risparmi dei figli. Ma
nonostante i sacrifici, oggi una famiglia su tre è costretta a una “spending
review” rinunciando o riducendo l’orario dell’assistente familiare. Significa
che per ben 800mila anziani l’assistenza è a rischio: peggiorano salute e
qualità di vita e cresce il rischio di ricoveri mentre tutto il peso dell’impegno assistenziale ricade sui familiari”.
Le badanti
Le badanti sono perciò un “pilastro” fondamentale nell’assistenza agli
anziani nel nostro Paese, che non può contare su un sostegno pubblico
adeguato. L’indagine lo conferma, mostrando che nella maggior parte dei
casi le badanti stanno per anni nelle case degli anziani: oltre il 58% degli
intervistati ce l’ha o l’ha avuta da almeno due anni, circa la metà da più di
quattro anni. In virtù di questi lunghi rapporti di vicinanza e convivenza,
la badante diventa spesso un punto di riferimento prezioso per l’anziano:
“Il 66% è arrivato alla decisione di assumerla dietro la spinta dei figli e dei
nipoti, ma poi la maggioranza si fida dell’assistente
familiare - osserva Paolisso - Tuttavia otto anziani su
dieci hanno paura che la badante sbagli le cure: appena quattro su dieci suppliscono a piccole necessità mediche come la misura della pressione o della
glicemia, la medicazione di una ferita o un’iniezione intramuscolo e pochissime sono quelle con una
formazione specifica per l’assistenza sanitaria. Questo, unito al fatto che molte sono straniere e quindi hanno inevitabilmente maggiori difficoltà nella
comprensione delle indicazioni mediche, espone
a errori nelle cure, soprattutto in caso di pazienti
complessi. Per questo la SIGG si è posta fra i suoi
obiettivi la qualificazione delle badanti attraverso i
geriatri presenti sul territorio: basterebbe promuovere piccoli corsi di appena 15 ore, tre pomeriggi in
una settimana, per dare loro tutte le informazioni
base necessarie a gestire senza pericoli la salute degli anziani di cui si occupano. Le assistenti familiari
infatti si trovano a far fronte a situazioni complicate per chiunque: i dati più recenti dell’Osservatorio ARNO-Cineca confermano che oltre 1.700.000
anziani assumono ogni giorno fino a 11 farmaci,
tanto che la spesa farmaceutica in questa fascia di
popolazione quadruplica rispetto agli adulti. Significa che la maggioranza dei pazienti affidati alle
cure delle assistenti familiari è sottoposta a politerapie complesse da seguire, che implicano l’assunzione di molti farmaci in modi e momenti diversi
della giornata: una formazione adeguata è perciò
essenziale perché le badanti, prezioso sostegno per
i nostri anziani, siano in grado di affrontare i loro
compiti consapevolmente”.
La situazione in Piemonte
“In Piemonte la situazione generale dell’assistenza
agli Anziani non si discosta molto da quella Nazionale - spiega il Prof. Giancarlo Isaia, Direttore
della Struttura “Geriatria e Malattie Metaboliche
dell’osso” delle Molinette -; un dato certo è che le
strutture pubbliche non sono più in grado di fornire una risposta adeguata ai bisogni degli anziani
non autosufficienti, che spesso restano ricoverati
in Ospedale per un periodo di tempo francamente
eccessivo; in Piemonte, nonostante la recente sentenza del TAR che ha dichiarato illegittima la lista di
attesa, vi sono 31.000 malati cronici non autosufficienti che aspettano di ricevere specifiche prestazioni socio-sanitarie (14.000 per cure residenziali e
17.000 per cure domiciliari) e, per quanto riguarda
la Città di Torino, la lista di attesa di oltre 12.000
persone si allunga giorno dopo giorno. Ciò anche
per i frequenti ritardi nell’integrazione della retta
alberghiera da parte delle Istituzioni, a loro volta
in difficoltà per i noti tagli intervenuti sulla finanza
pubblica locale. ¢
marzo 2014
29
Cultura
Persino il titolo di questa
rappresentazione teatrale desta
curiosità.
Curiosità che il palcoscenico
conserva ed amplifica. Di malattia,
in questa rappresentazione
teatrale, effettivamente si parla,
ma in un’ottica insolita, originale.
L’autore (e regista) infatti è un
malato di Sclerosi Multipla.
Antonello Panero, 50 anni, convive
con questa patologia da dieci anni
e ha voluto portare la sua malattia
sulla scena, contemplandola
dall’interno: la sclerosi, quindi,
e la sua vittima, protagonisti di
un intenso, curioso e divertente
dialogo teatrale.
In un confronto serrato (definito
“monologo a due”) con Luca
Armato, l’altro protagonista,
Panero ricorda con stupore misto
ad incredulità i primi segnali
della malattia, coglie le modifiche
progressive nel suo corpo, si
scontra con i limiti via via imposti
dal decorso subdolo e costante.
Ma è un’osservazione distaccata,
la sua, che non si sa se attribuire
a forza d’animo singolare o a
particolare efficacia narrativa e di
recitazione.
Irridere la malattia è già un po’ guarire
“Mi rilasso nell’acqua calda e nella schiuma - ricorda Panero - e dopo qualche minuto mi accorgo che tutto il mio corpo è caldo. Ma la gamba destra,
no, è fredda, senza temperatura, come un’entità autonoma indipendente dal resto.”. Più stupito che spaventato “abito in questo corpo da quarant’anni - dice - e di colpo me ne manca un pezzo, come se all’improvviso
venissi sfrattato da una parte della mia casa”…….
Da queste parole appare evidente come ogni autocommiserazione o ricerca
di comprensione appaiono del tutto bandite. Panero si guarda vivere “con”
e “nella” sclerosi, come se fosse altro da sé. Anzi “mi rido addosso - dice non faccio sceneggiate, mi prendo in giro”, essendo questo il suo modo di
reagire e di tirare avanti. Ricorda di aver detto ad un amico (facendolo anche
arrabbiare): “A me non sono mai piaciute le Fiat. Eppure guarda che sfiga:
mi devo tenere la “Multipla” finché campo!”
Analizza con distacco anche il comportamento di chi lo circonda, per lo più
pietistico, sentimento che rasenta l’ipocrisia. “Come mi offende quel garbo
di chiamarci “diversamente abili” - dice - Perché non diciamo allora che siamo “diversamente sani”? Fin quando, noi come loro, saremo “diversamente
vivi”. “La stessa ipocrisia - osserva beffardo - che fa chiamare escort le peggio zocc… che saltano da un politico all’altro”.
30
marzo 2014
Dall’autoironia una consapevolezza
nuova
Il distacco, quasi il cinismo, con cui affronta la
sua malattia, gli fa dire che ognuno la vive come
vuole e come può “e nessuno può dirmi di cambiare”. Non è quindi senza sorpresa che Panero
rilasci affermazioni del tipo “ringrazio Dio della
mia malattia, perché ho capito che non sono di
ferro, un superman. Ho smesso - dice - di inseguire una carriera o una vita futura cominciando
a guardare quel che ho, il mio presente, poco, lo
so, ma è tutto mio: una casa, i libri, il mio gatto,
il cielo, un’arancia, un bagno caldo, il sonno, la
mia storia, gli amici”.
Il male gli è stato “utile” anche nell’aver agito
da setaccio per le persone: “Certi amici non mi
hanno più telefonato da quando hanno saputo la
notizia. Se fossi sano, come loro - commenta - li
avrei ancora fra i piedi. Invece ho soltanto quello
che è giusto: quel che ho, quello sono io. Detto
Massimo Boccaletti
Codice “QR” dell’intervista
ad Antonello Panero
“UN SILENZIO
MAI VISTO.
OGNI SCLEROSI
È MULTIPLA”
così sembra niente - sottolinea - ma è realmente molto: io, coi miei difetti
e pregi, le passioni, gli amici veri, i dubbi e le paure. Noi ci godiamo il mare
perché lo guardiamo - afferma convinto - Ci godiamo il sole e il cielo perché
abbiamo più tempo per vederli e guardarli. E la notte possiamo goderci il
silenzio (di qui il titolo ndr.) e contemplarlo”.
“Un silenzio mai visto. Ogni sclerosi è multipla” è andato in scena con grande successo di critica e di pubblico il 24 e il 25 gennaio al Circolo Bloom di
via Challant 13 a Torino.
Nota biografica
Libraio, rappresentante di case editrici, Antonello Panero debutta come attore a Selvaggio, in una compagnia amatoriale, “La Ciarità” nel 1981.
Da sempre innamorato del palcoscenico, fa risalire la sua primissima passione per teatro e cinema agli anni dell’infanzia, quando frequentava ad Asti la
sala cinematografica gestita dalla zia.
A 18 anni incontra Erminio Macario ed il ricordo gli illumina ancora gli occhi.
Inizia la carriera di attore amatoriale nel 1981, in ruoli leggeri e brillanti. Nel
2001 collabora con “Ideateatro” e nel 2003 interpreta con Sandro Calabro
“Clara” di Arthur Miller. È già malato, ma calca lo stesso e per oltre un’ora,
la scena, pur essendo stato sottoposto qualche giorno prima ad un trattamento farmacoterapico molto pesante.
Con un’opera di Miller esordisce anche l’anno dopo come regista.
Al suo attivo vanta una proficua collaborazione con Carlo Verdone e una
sintonia artistico ed umana con Giorgio Gaber.
Come autore Panero esordirà nel ‘92 con “Bingo
e Pallina” mentre con “Imparami la vita” (anno
1995) tratta per la prima volta un “tema medico”, un dialogo tra due ammalati in un ospedale.
Nel 2006 mette in scena all’Espace “Il silenzio
mai visto/Ogni sclerosi è multipla”, in una prima
versione avente come tema il dialogo tra ammalato e medico, ora in versione modificata.
Nel cartellone del Circolo Bloom Panero è anche
regista de “La settima moglie” thriller del Piccolo
Teatro Comico rappresentato il 6 e 7 dicembre
2013.
La redazione di Torino Medica ha registrato
un’intervista audiovisiva con Antonello Panero,
pubblicata in Rete all’indirizzo: www.torinomedica.org e scaricabile digitando nell’apposito spazio di ricerca in alto a destra in homepage
la parola: “Panero”. Per gli smartphone abilitati
pubblichiamo anche il codice “QR” che permette
l’accesso diretto all’intervista. ¢
marzo 2014
31
Cultura
“PIETRE”:
IL TEATRO CONTRO
LA DISCRIMINAZIONE
Raffaela Nicotera
Tutor supervisore
Corso di Laurea
in Infermieristica Sede Torino
32
marzo 2014
Il 9 gennaio 2014 ha debuttato a Torino, presso la sede del Corso di Laurea di Infermieristica, “Pietre”,
una performance teatrale messa in scena e promossa dal Teatro Popolare Europeo in collaborazione
con l’Università - Corso di laurea in Infermieristica di Torino e Cuneo, InPrEsa, Master di Teatro Sociale
e Comunità, DoRS (Centro di Documentazione per la Promozione della Salute della Regione Piemonte) e le Asl di Alessandria, Vercelli e Cuneo.
La performance teatrale rappresenta la tappa finale del progetto “Come mi senti? Il teatro per la
cura delle discriminazioni”, vincitore del bando regionale piemontese per la diffusione della cultura
di parità e del principio di non discriminazione nel sistema educativo e nel mondo del lavoro. Lo spettacolo vuole creare un’attenzione e una sensibilità verso la prevenzione degli atti discriminatori nei
luoghi di cura, sia tra curanti e pazienti sia nelle dinamiche lavorative degli operatori sanitari.
Per costruire il testo teatrale sono state raccolte le storie di discriminazione in contesti sanitari intervistando direttamente i testimoni. In seguito è stato realizzato un laboratorio teatrale con gli studenti
infermieri che hanno raccontato le loro storie di discriminazione agite o subite e rielaborato teatralmente le storie dei testimoni.
I materiali raccolti e prodotti nei laboratori (testi, azioni, ricerche, testimonianze degli studenti) sono
stati elaborati drammaturgicamente in uno spettacolo teatrale. Allo spettacolo ha fatto seguito un’azione teatrale interattiva ispirata al Teatro Forum di Augusto Boal che ha coinvolto attivamente il pubblico dei cittadini, degli operatori sanitari e degli studenti. La struttura dello spettacolo è stata dunque
arricchita dall’incontro teatrale tra le storie di discriminazione e le sensibilità e le narrazioni proposte
dal pubblico per ri-creare, nel qui e ora, una nuova narrazione.
u
Spettacolo
Pietre
Come mi senti?
Il teatro per la cura delle discriminazioni
“Se sei bello ti tirano le pietre, se sei brutto ti
tirano le pietre…qualunque cosa fai pietre prenderai”
(Antoine, 1967)
Pietre, lo spettacolo che nasce dal progetto
“Come mi senti? Il teatro per la cura delle discriminazioni”.
Pregiudizi e discriminazione sono come pietre lanciate
contro una persona sentita come diversa e perché
diversa pericolosa.
Sono cose che accadono tutti i giorni,
nessuno di noi né è immune, neppure
gli ospedali e i luoghi di cura.
Riguardano la relazione di cura,
il rapporto tra curanti e pazienti,
ma anche le relazioni
lavorative all'interno delle
organizzazioni sanitarie.
Torino 9 gennaio 2014
Cuneo 13 gennaio 2014
Tortona 23 gennaio 2014
Vercelli 28 gennaio 2014
Asti 29 gennaio 2014
Per informazioni sugli eventi:
Tel: 3882435343
Mail: [email protected]
Facebook: https://www.facebook.com/pages/
Come-mi-senti/171776012990982?fref=ts
marzo 2014
33
Cultura
Lo spettacolo è stato replicato nel mese di gennaio a Cuneo, Alessandria, Asti e Vercelli presso i luoghi
di cura, nelle Università e negli spazi di formazione del personale sanitario.
La regista dello spettacolo, Alessandra Rossi Ghiglione così presenta la performance: “Pietre intende
senza retorica e attraverso l’essenzialità della scena condividere ciò che ci hanno trasmesso tutte le
persone coinvolte dal progetto: lo sgomento morale di fronte alla discriminazione, ma anche la forza,
la sensibilità e la determinazione a cambiare il modo di vivere e abitare la cura e il mondo”.
Le foto dello spettacolo, scattate da Dario Cicchero, raccontano tre momenti della rappresentazione,
dedicata agli operatori ma libera a tutti tenuta il 27 gennaio presso l’Ospedale di Rivoli - Sala prelievi/
Ingresso.
LO SPETTACOLO
“PIETRE”
Regia di Alessandra Rossi Ghiglione
Con Antonella Enrietto e Alberto Pagliarino
Con la collaborazione di Lorena la Rocca e Maurizio Bertolini
Organizzazione Cristina Ressia per Teatro Popolare Europeo
“Sei sei bello ti tirano le pietre, se sei brutto ti tirano le pietre...qualunque cosa fai pietre prenderai”
(Antoine, 1967)
Pietre, lo spettacolo che nasce dal progetto “Come mi senti? Il teatro per la cura delle discriminazioni”, inizia
con la nota canzone francese di Antoine. Pregiudizi e discriminazione sono come pietre lanciate contro una
persona sentita come diversa e perché diversa pericolosa. Sono cose che accadono tutti i giorni, nessuno
di noi ne ́è immune, neppure gli ospedali e i luoghi di cura. Riguardano la relazione di cura, il rapporto tra
curanti e pazienti, ma anche le relazioni lavorative all’interno delle organizzazioni sanitarie.
Essere donna, essere omosessuale, essere nero, essere rom, essere tossicodipendente, essere malato di
diabete, avere l’Hiv. Essere persone diverse provoca paura e rifiuto. In universo sociale di pregiudizio latente,
la discriminazione prende forma e diventa un atto concreto contro il diritto di un paziente o il diritto di
un lavoratore. Sono le persone che discriminano, ma sono anche i sistemi che discriminano per come sono
organizzati. Sembrano esserci pazienti ‘più adatti’ ad esser curati così come ci sono lavoratori ‘ più adatti’ a
fare carriera. I ‘non adatti’ invece aspettano, si perdono oppure vengono più o meno direttamente estromessi.
“Lo so perché mi tirate le pietre per strada” dice un trans nello spettacolo: “ma perché lo fate qui in ospedale,
ecco questo non lo capisco.” Ci sono luoghi dove la discriminazione fa male due volte perché le fragilità sono
maggiori e il rapporto di potere - il potere di curare - è fortemente diseguale.
“Quando si lancia la prima pietra?”: ognuno ha il ricordo di essere stato testimone o protagonista da bambino
della prima discriminazione. Un atto brutto e doloroso che segna. La vittima e il colpevole. A volte decide da
che parte starai per il resto della vita. Nelle interviste a testimoni di discriminazione - tutti operatori sanitari
piemontesi- e nei laboratori condotti con gli studenti di Infermieristica di Torino, Cuneo, Ivrea, emergono
situazioni, storie, volti: alcuni casi davvero terribili, altri apparentamenti più lievi ma ugualmente gravi nella
inconsapevolezza di chi agisce la discriminazione.
Da questo materiale nasce Pietre, uno spettacolo per due attori in forma di narrazione e canto che intende
senza retorica e attraverso l’essenzialità della scena condividere ciò che ci hanno trasmesso tutte le persone
coinvolte dal progetto: lo sgomento morale di fronte alla discriminazione, ma anche la forza, la sensibilità e la
determinazione a cambiare il modo di vivere e abitare la cura e il mondo.
Lo spettacolo è preceduto da un prologo corale degli studenti di Infermieristica e seguito da un’azione teatrale
interattiva, ispirata al Teatro Forum di August Boal, che coinvolge il pubblico, proponendo di agire in scena
una delle situazioni di discriminazione raccolte e di trovare insieme possibilità diverse di comportamento.
34
marzo 2014
IL PROGETTO CULTURALE “COME MI SENTI?”.
IL TEATRO PER LA CURA DELLE DISCRIMINAZIONI
Il progetto intende raccogliere, nel contesto sanitario, storie di discriminazione vissute da pazienti ed operatori. Esse vengono utilizzate all’interno di
laboratori teatrali nella formazione degli studenti del Corso di Laurea in Infermieristica e rielaborate per essere rappresentate in performance pubbliche su
tutto il territorio piemontese.
Il contesto sanitario è, per sua caratteristica, il luogo in cui si esprimono
vulnerabilità, in cui il malato attende cure con diverse modalità: visita medica,
esami per la diagnosi, trattamenti di cura, ricovero, interventi di prevenzione
e riabilitazione. Esse sono caratterizzate da pratiche del mostrarsi, diverse
per cultura e religione, che passano spesso per un contatto fisico, per una
gestione del corpo, per una comunicazione non solo verbale. L’ammalato e il
professionista della cura sono potenziali protagonisti di una relazione dispari
in cui il paziente dipende dalle cure somministrate in una posizione richiedente, in cui le sue personali caratteristiche etniche, religiose, anagrafiche,
di genere e di orientamento sessuale troppo spesso sono ignorate nell’ottica
di un’omologazione del malato e di un’assistenza “protocollata”. La cultura
della dis/parità riguarda inoltre la stessa organizzazione del lavoro nei servizi
sanitari e ospedalieri.
COMUNICAZIONE INTERNA
L’ ASL TO3 INVITA GLI OPERATORI A PARTECIPARE ALLA
PERFORMANCE TEATRALE DEL PROGETTO “COME MI SENTI? UN
TEATRO CHE HA VINTO UN BANDO REGIONALE PRESSO L’UNIONE
EUROPEA CONTRO QUALSIASI DISCRIMINAZIONE NELLA PRESA IN
CARICO E NEL SERVIZIO RESO AI PAZIENTI”
Pietre”
“
27 gennaio ingresso Ospedale di Rivoli ore 15,30
IL 27 GENNAIO 2014 ALLE ORE 15,30 PRESSO L’OSPEDALE DI RIVOLI –
SALA PRELIEVI/INGRESSO, SI TERRA’ ANCHE IN ASL TO3, LA REPLICA
DELLA PERFORMANCE TEATRALE “PIETRE” DEDICATA AGLI
OPERATORI MA LIBERA A TUTTI
L’ASL TO3, in sinergia con il Teatro Popolare Europeo, l’Università di Torino, le ASL
di Alessandria, Vercelli e Cuneo, In.PrEsa, Master di Teatro Sociale e Comunità, e DoRS , ha
aderito al progetto “Come mi senti? ll teatro per la cura delle discriminazioni”, vincitore del
bando regionale finanziato dall’unione europea per la sensibilizzazione sul tema delle
discriminazioni nel sistema educativo, nel mondo del lavoro e nei luoghi di cura, sia tra curanti
e pazienti sia nelle dinamiche lavorative degli operatori sanitari.
Dalla testimonianza alla sua rappresentazione
Il teatro per la cura delle discriminazioni raccoglie
direttamente dai testimoni di discriminazione in
contesti sanitari le storie vissute, garantendo l’anonimato delle vittime discriminate e mediando
l’incontro con i giovani studenti, futuri professionisti della cura, attraverso il laboratorio teatrale. In questo contesto di ricerca, esplorazione
e apprendimento i diversi casi di discriminazione
vengono raccontati ed elaborati trasversalmente
con percorsi teatrali per creare un’attenzione e
una sensibilità nel futuro operatore sanitario verso la prevenzione degli atti discriminatori diretti
e indiretti e verso la cultura dell’inclusione e della
parità. Il progetto è finalizzato alla rappresentazione della perfomance teatrale presentata nella
province piemontesi, caratterizzata da un dibattito e un confronto con il pubblico in diretta.
Il progetto è frutto di una collaborazione tra il
Master di Teatro Sociale e di Comunità (TSC) e il
Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università
di Torino e il supporto dell’Associazione Teatro
Popolare Europeo, di DoRS Centro di Documentazione per la Promozione della Salute della
Regione Piemonte e dell’Associazione Sociale
Iniziative di Promozione ed Educazione alla Salute (InPrESa). Hanno aderito in qualità di partner
la Asl To 3 e le Asl di Alessandria, Asti, Novara,
Vercelli e l’Assessorato alla Pari Opportunità del
Comune di Torino.
Il progetto si è aggiudicato il bando regionale piemontese per la diffusione della cultura di
parità e del principio di non discriminazione nel
sistema educativo e nel mondo del lavoro, finanziato con il Fondo Sociale Europeo.
Nello scorso mese di maggio è stata avviata una
ricerca di casi e di persone coinvolte in discriminazioni in ambiente sanitario e nella relazione di
cura per raccogliere storie vissute, garantendo
l’anonimato delle vittime discriminate. Le storie
hanno esplorato le discriminazioni di genere, origine etnica e nazionalità, religione e convinzioni
personali, disabilità, età, orientamento sessuale.
Contestualmente è stata eseguita una ricerca
documentale sui dati disponibili che descrivono il fenomeno a livello regionale e nazionale e
una revisione di letteratura su studi, interventi
ed esperienze che hanno affrontato il tema attraverso il teatro sia nella formazione sia nella
comunicazione con la popolazione.
u
Dal “materiale” raccolto nel progetto (interviste e laboratori con attori e testimoni di
discriminazioni) è nato lo spettacolo “Pietre”, una performance teatrale in forma di narrazione
e canto che utilizza lo strumento del teatro sociale e costituisce una occasione di riflessione e di
scambio che, senza retorica e attraverso l’essenzialità della scena, intende condividere lo
sgomento morale di fronte alla discriminazione, ma anche la forza, la sensibilità e la
determinazione a cambiare il modo di gestire il delicato momento della cura.
Pe r maggiori informazioni sul progetto:
Facebook: “Come mi senti?”
web: www.te atrosocialedicomunita.it; www.teatrotpe.it/come-mi-senti-il-teatro-per-la-cura-delle discriminazioni; www.dors.it
Info Teatro Popolare Europeo Cristina Ressia: tel. 3882435343, e mail [email protected];
Info ASL TO3: S.C. Comunicazione e Relazioni Esterne – Ufficio Progetti: tel. 0121 235060 – 235311, email [email protected];
marzo 2014
35
Cultura
L’aspetto formativo per la laurea in
infermieristica
A partire da questo materiale, nell’autunno scorso, sono stati coinvolti 90 giovani studenti del
Corso di Laurea in Infermieristica di Torino (fascia di età interessata 20-25 anni) in un percorso
laboratoriale seguito da formatori professionisti
con la supervisione metodologica del Master
in Teatro Sociale e di Comunità e del Corso di
Laurea in Infermieristica. I materiali prodotti nei
laboratori (testi, azioni, ricerche, testimonianze
degli studenti) sono stati elaboratori drammaturgicamente nello spettacolo teatrale “Pietre”,
prodotto dal Teatro Popolare Europeo.
Gli attori in scena raccontano, secondo il lavoro di ricerca realizzato dagli studenti, le storie
di discriminazione raccolte e trasformate per la
rappresentazione. Vengono raccontate teatralmente le suggestioni emerse dai laboratori con
gli studenti con l’obiettivo di coinvolgere attivamente il pubblico dei cittadini e degli operatori. La specificità del linguaggio teatrale, infatti,
permette di attivare contesti interattivi mirati al
coinvolgimento con la proposta di momenti di
Teatro Forum, prima o dopo lo spettacolo, in cui
coinvolgere attivamente il pubblico.
È prevista una documentazione con video che
sarà diffusa attraverso il Web.
Il monitoraggio e la valutazione dell’efficacia formativa e comunicativa sono a cura del Corso di
Infermieristica e del Master TSC con il supporto
di InPrESA e la collaborazione di DoRS. La diffusione dell’evolversi del progetto e dei risultati
avviene con la creazione di una pagina web sui
siti di www.teatrosocialedicomunita.it, www.
teatrotpe.it, www.dors.it. Inoltre è stata predisposta una pagina Facebook per documentare il
percorso, proseguire il confronto sul tema tra gli
studenti durante tutto il periodo laboratoriale e
con interlocutori interessati, promuovere gli appuntamenti degli spettacoli e diffondere i risultati del progetto.
Chi è interessato a entrare in contatto con il progetto può scrivere a [email protected].
Sugli aspetti formativi di questo progetto culturale e in particolare dello spettacolo la redazione
di Torino Medica ha realizzato due interviste audiovisive all’attrice Antonella Enrietto e al prof.
Valerio Dimonte, Presidente del Corso di Laurea
in Infermieristica all’Università di Torino.
Le interviste, scaricabili dal portale www.torinomedica.com digitando nello spazio dedicato alla
ricerca (in homepage in alto a destra) la parola
“Pietre” si possono vedere immediatamente con
uno smartphone abilitato inquadrando il codice
“QR” che segue. ¢
36
marzo 2014
Antonella Enrietto e Alberto Pagliarino
marzo 2014
37
La ricerca in provincia
DUE ELETTRODI
CONTRO LA DISTONIA
E IL PARKINSON
Nicola Ferraro
Pierpaolo Berra
Uff. Stampa Città
della Salute e della
Scienza di Torino
L’équipe neurochirurgica-neurologica dell’Ospedale Molinette della Città della Salute e della
Scienza di Torino ha portato a termine per la prima volta in Piemonte con successo un delicato intervento chirurgico stereotassico su una giovane paziente torinese di 23 anni affetta da
distonia primaria generalizzata.
“Grazie alla tecnica stereotassica che consente un’estrema precisione chirurgica abbiamo posizionato - afferma il professor Michele Lanotte, neurochirurgo, che ha effettuato l’intervento
- due elettrodi del diametro di poco più di 1 mm nel cervello della paziente, più precisamente
nel nucleo pallido interno. Gli elettrodi sono stati poi collegati ad un piccolo pacemaker posizionato in regione toracica e fornito di batteria ricaricabile periodicamente da parte della
stessa paziente. È una tecnica di neuromodulazione: gli elettrodi alimentati dal pacemaker
producono uno stimolo elettrico sul nucleo pallido ripristinando un corretto funzionamento
dei circuiti neurologici alterati dalla malattia”.
Una forma di DBS
L’intervento rientra tra le procedure di stimolazione cerebrale profonda, conosciute anche
come DBS dall’acronimo anglosassone Deep Brain Stimulation, utilizzate per il trattamento
chirurgico della malattia di Parkinson in fase avanzata, per il quale l’Ospedale Molinette è un
Centro di riferimento e di assoluto rilievo.
“La distonia - afferma il professor Leonardo Lopiano (direttore della Neurologia universitaria) è una malattia che può colpire qualunque parte del corpo, braccia, gambe, tronco, palpebre,
viso e perfino corde vocali. Ne sono affette in Italia circa 25.000 persone e nelle forme primarie
generalizzate, come nel caso della giovane paziente, si tratta spesso di una malattia genetica e
dunque ereditaria. La distonia può essere fortemente invalidante e può pregiudicare in maniera sostanziale la qualità della vita dei pazienti che ne sono affetti. Laddove le terapie mediche
si rivelino insufficienti, l’intervento chirurgico rappresenta l’unica strada percorribile.”
Il miglioramento clinico dopo l’intervento non è immediato, ma compare progressivamente
nelle settimane successive. La giovane paziente, dimessa dopo una settimana di degenza in
Neurochirurgia, nel frattempo è già tornata a una vita lavorativa e sociale normale.
Il DBS per la cura del Parkinson
A questo proposito la stessa équipe ha recentemente eseguito un importante studio sull’efficacia della DBS nel trattamento della malattia di Parkinson. È stato infatti appena pubblicato
su una delle riviste scientifiche più qualificate a livello mondiale nell’ambito delle Neuroscienze
cliniche, “Journal of Neurology, Neurosurgery and Psichiatry”, uno studio che per la prima
volta ha confrontato a lungo termine l’efficacia della terapia farmacologica e dell’intervento
di stimolazione cerebrale profonda per il trattamento della malattia di Parkinson. Il lavoro
costituisce una novità metodologica perché si è riusciti a identificare un “gruppo di controllo
retrospettivo” di pazienti trattati con terapia medica, ma assolutamente identici per età, gravità e durata di malattia rispetto al gruppo di pazienti operati. I pazienti trattati con la terapia
farmacologica erano stati ricoverati nel reparto di Neurologia fino a dieci anni prima e sono
stati rintracciati e nuovamente valutati a distanza grazie ad un lavoro durato circa due anni. u
38
marzo 2014
Dall’agosto scorso vi sono nuove possibilità di cura a Torino
ed in Piemonte per i pazienti affetti da distonia che, come i
nostri lettori sanno, sono un gruppo di malattie neurologiche
caratterizzate dalla presenza di contrazioni muscolari
involontarie e protratte, che determinano posture gravemente
alterate e movimenti anomali spesso dolorosi.
marzo 2014
39
La ricerca in provincia
Il lavoro è stato possibile grazie anche all’entusiasmo di giovani ricercatori che fanno capo alla
Divisione di Neurologia, in particolare il dottor Aristide Merola. “L’intervento di stimolazione
cerebrale profonda - conclude Lopiano - risulta a lungo termine, nonostante la progressione
di malattia, efficace nel migliorare la disabilità motoria dei pazienti parkinsoniani.” Il lavoro è
stato inoltre oggetto di un commento da parte della prestigiosa rivista Nature, che lo ha inserito tra le novità più importanti pubblicate negli ultimi mesi.
La distonia
La distonia, semplificando al massimo, è un disturbo neurologico del movimento. È una condizione patologica che può causare gravi e invalidanti contrazioni muscolari involontarie che
interferiscono con la deambulazione, il sonno, l’assunzione del cibo e il parlare.
Esistono due tipi di distonia:
• la distonia primaria - dove la distonia è l’unico sintomo ed è una condizione patologica principalmente ereditaria.
•la distonia secondaria, conseguenza di un’altra patologia come ictus, infezioni o una
lesioni: ad esempio un trauma cranico.
Inoltre, vi sono diverse classificazioni della distonia che fanno capo alla parte del corpo interessata:
•la distonia focale, che colpisce una sola area del corpo
•la distonia segmentale, che interessa una parte del corpo più estesa, un segmento
corporeo, appunto
•la distonia generalizzata, che coinvolge tutto il corpo ed è la forma più difficile da
trattare. ¢
40
marzo 2014
La ricerca in provincia
RICERCA:
IMPORTANTI NOVITÀ
DA CANDIOLO
Nicola Ferraro
Edoardo Girola
Ufficio Stampa
Fondazione
Piemontese per
Ricerca sul Cancro
FONDAZIONE PIEMONTESE
PER LA RICERCA SUL CANCRO
ONLUS
I lavori ormai in fase avanzata
del grande cantiere
della II Torre della Ricerca e
della cura, che ha completato il profilo
di Candiolo, e l’annuncio dell’avvio di
due nuovi importanti progetti
di ricerca finanziati con il “5 x1.000”
sono state le novità più salienti
della riunione annuale
con le 23 Delegazioni della
Fondazione Piemontese
per la Ricerca sul Cancro,
la Onlus che ha ideato l’Istituto,
l’unico “a carattere scientifico”
del Piemonte.
Nell’accogliere i delegati la presidente Allegra Agnelli ha sottolineato come con la loro attività sul territorio rappresentino una linfa preziosa e insostituibile per la Fondazione. Facendo il punto dei lavori
sulla II Torre (il più importante cantiere ospedaliero in corso in Piemonte con un investimento di circa 50
milioni di euro), ha affermato: “Tutte le opere murarie esterne sono terminate e si sono tolti i ponteggi.
Per quanto riguarda gli allestimenti interni, alcune aree sono già operative. All’interno del Centro sono
stati effettuati lavori consistenti: una vera rivoluzione informatica è stata messa in atto per migliorare
ulteriormente la sicurezza dei pazienti”. Sul fronte della ricerca Allegra Agnelli ha ricordato “… l’ampio
risalto degli studi sulle principali riviste scientifiche internazionali, in particolare Nature, Cancer Research
e Science Translational Medicine”.
u
marzo 2014
41
La ricerca in provincia
Sono stati contributi importanti sul fronte delle nuove frontiere della lotta contro il cancro, che oggi si chiamano Medicina di precisione, come
ha sottolineato il direttore della Ricerca Fondamentale, Alberto Bardelli.
“I bersagli molecolari - ha spiegato - sono diversi non solo da un paziente all’altro, ma anche tra metastasi dello stesso paziente. Le ricerche
mirano a mettere a fuoco questa complessità per adattare le terapie
all’evoluzione della malattia”.
Intanto in Istituto hanno preso avvio due ambiziosi progetti di ricerca sanitaria, finanziati dalla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro
con sei milioni di € provenienti dal “5 x1.000”. I loro obiettivi sono stati
illustrati dal direttore Scientifico Paolo Comoglio: “Il primo, della durata
di cinque anni, riguarda la Medicina di precisione e prevede lo sviluppo e
l’implementazione di una piattaforma genomica; il secondo, di tre anni,
studia una terapia che consenta di intervenire su tumori del pancreas
inoperabili, associando alla terapia genica con anticorpi monoclonali la
tecnica sperimentale dell’elettroporazione, che utilizza impulsi elettrici
per far penetrare i farmaci attraverso la membrana delle cellule”. Il direttore Sanitario, Piero Fenu, ha ribadito che sul fronte della prevenzione, diagnosi e cura “l’Istituto è ormai dotato di risorse professionali e
tecnologiche per gestire, secondo i più moderni standard, il paziente in
cura. Nuove acquisizioni tecnologiche, due laser ad anidride carbonica,
l’acceleratore True Beam, unico in Italia e secondo in Europa, accrescono
il potenziale diagnostico e terapeutico”.
L’incontro, cui hanno partecipato anche numerosi ricercatori e medici
del Centro, si è chiuso con l’intervento del consigliere delegato della
Fondazione, Giampiero Gabotto.
Nuova terapia contro metastasi del tumore al colonretto
Bloccata in vitro la crescita delle metastasi di un cancro al colon retto. La
sperimentazione sui pazienti inizierà fra pochi mesi. La notizia che questo studio preclinico è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica
Science Translational Medicine è stata data il 19 febbraio scorso.
Lo studio è stato condotto dai ricercatori del Laboratorio di genetica
molecolare dell’Istituto di Candiolo diretti dal professor Alberto Bardelli,
che ha lavorato in stretto contatto con la Divisione di Oncologia Medica
dell’ospedale Niguarda di Milano diretta dal dottor Salvatore Siena.
Il paper spiega perché, dopo un determinato periodo (6-12 mesi), le
cellule tumorali smettono di rispondere al farmaco a bersaglio molecolare Cetuximab e ricompaiono le metastasi al fegato. I ricercatori hanno quindi messo a punto una nuova combinazione di farmaci che si è
dimostrata in grado di bloccare la proliferazione del tumore divenuto
resistente. Inoltre, grazie a un nuovo esame, la biopsia liquida che scova
il DNA del tumore nel sangue, sono riusciti a valutare in anticipo quando
il paziente avrebbe sviluppato la resistenza alla terapia.
“È un lavoro iniziato tre anni fa e che dà segnali di speranza contro il
terzo tumore per incidenza e mortalità”, ha commentato il professor
Bardelli. Nel mirino, ieri come oggi, i tumori del colon-retto che presentano l’alterazione di una molecola (EGFR) presente sulla superficie delle
cellule della mucosa intestinale.
Ora partirà la sperimentazione sui pazienti che durerà un paio di anni.
Verranno loro somministrati due tipi di farmaci antitumorali: al già noto
Cetuximab sarà affiancato un farmaco sperimentale il “Mek Inibitore”.
Il trial è stato significativamente chiamato con l’acronimo “Ares”, che
richiama il nome del mitologico dio della guerra, perché questa è una
nuova battaglia della scienza contro una delle malattie più difficili da
combattere. “È uno di quei casi - ha aggiunto il professor Bardelli - in
cui la ricerca si trasforma rapidamente in medicina sperimentale, proprio
secondo la mission dell’Istituto di Candiolo, nato per coniugare la ricerca
scientifica con la pratica clinica”. ¢
42
gennaio 2014
MESSA A PUNTO A CANDIOLO
NUOVA TERAPIA CONTRO
METASTASI DEL TUMORE
AL COLON RETTO
Lo studio preclinico è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Science Translational
Medicine. La sperimentazione sui pazienti inizierà fra pochi mesi.
Candiolo, 19 febbraio 2014 - Bloccata in vitro
la crescita delle metastasi di un cancro al color
retto. Lo studio, condotto dai ricercatori del Laboratorio di genetica molecolare dell’Istituto di
Candiolo diretti dal professor Alberto Bardelli,
che ha lavorato in stretto contatto con la Divisione di Oncologia Medica dell’ospedale Niguarda
di Milano diretta dal dottor Salvatore Siena è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica
internazionale “Science Translational Medicine”.
Il Paper spiega perché, dopo un determinato periodo (6-12 mesi), le cellule tumorali smettono
di rispondere al farmaco a bersaglio molecolare
Cetuximab e ricompaiono le metastasi al fegato. I ricercatori hanno quindi messo a punto una
nuova combinazione di farmaci che si è dimostrato in grado di bloccare la proliferazione del
tumore divenuto resistente. Inoltre, grazie a un
nuovo esame, la biopsia liquida che scova il DNA
del tumore nel sangue, sono riusciti a valutare in
anticipo quando il paziente avrebbe sviluppato la
resistenza alla terapia.
“È un lavoro iniziato tre anni fa e che dà segnali
di speranza contro il terzo tumore per incidenza
e mortalità”, ha commentato il professor Bardelli. Nel mirino, ieri come oggi, i tumori del colon
retto che presentano l’alterazione di una molecola (EGFR) presente sulla superficie delle cellule
della mucosa intestinale.
Ora partirà la sperimentazione sui pazienti che
durerà un paio di anni. Verranno loro somministrati due tipi di farmaci antitumorali: al già noto
Cetuximab sarà affiancato un farmaco sperimentale il Mek Inibitore. Il Trial è stato significativamente chiamato con l’acronimo “Ares”, che
richiama il nome del mitologico dio della guerra, perché questa è una nuova battaglia della
scienza contro una delle malattie più difficili da
combattere. “È uno di quei casi - ha aggiunto il
professor Bardelli - in cui la ricerca si trasforma
rapidamente in medicina sperimentale, proprio
secondo la mission dell’Istituto di Candiolo, nato
per coniugare la ricerca scientifica e la pratica
clinica”.
Le nostre radici
QUANDO FEDE E
SOLIDARIETÀ
RENDONO
LA MEDICINA
MIGLIORE
Prof. Giorgio Cortesina
Vorrei raccontare ai lettori di Torino Medica, che sono persone che lavorano per lo più nella Sanità, un’esperienza diretta,
che mi ha toccato profondamente, da me vissuta pochi giorni prima di Natale… Si tratta di un’iniziativa di Antonello
Lombardo, Caposala della Clinica ORL dell’Università di Torino diretta dal Prof. Roberto Albera, presso la Città della Salute e della Scienza di Torino (ex Azienda Molinette).
Ogni anno, con l’avvicinarsi delle festività natalizie, Antonello fa celebrare una Messa nei corridoi della corsia del 2°
piano di Via Genova 3, in maniera semplice, laddove un tavolino diventa un Altare, dove vengono messe tante sedie e
una pianola suonata da un operato di laringectomia, cieco.
Ho avuto Antonello come Caposala negli ultimi anni della mia carriera, e l’ho conosciuto come eccellenza assoluta:
posso dire che tra le varie eccellenze mediche della Città della Salute, esiste anche questa eccellenza infermieristica.
Antonello vive la sua vita da infermiere come una vera missione: lavoratore instancabile (l’ho visto andare a medicare alle
22,00 pazienti oncologici difficili), gran motivatore della sua squadra (che stravede per lui), anche ottimo studioso che
ha promosso ricerche di buon livello nell’ambito del Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche.
Un giorno, stupito della sua attitudine allo studio mi rispose che in Sicilia aveva conseguito la Maturità Classica, che gli
piaceva studiare, ma che le condizioni economiche precarie l’avevano costretto ad emigrare a Torino e iniziare la vita
da infermiere partendo dai livelli più bassi. Una storia da libro Cuore!
u
marzo 2014
43
Le nostre radici
Il Prof. Giorgio Cortesina
con il Caposala Antonello Lombardo
Ma torniamo alla Messa. Io l’avevo già frequentata negli ultimi anni della mia carriera, ma allora ero Direttore, con mille
altri problemi, e quindi, ai miei occhi, era tutto diverso: c’era un grande apprezzamento da parte mia, ma minor partecipazione emotiva. Adesso è stata tutta un’altra cosa: anch’io, a mia volta, ho superato un intervento che si è rivelato
complesso (con tutte le complicanze possibili, ricovero in rianimazione con prognosi riservata, coma e lunga degenza
ospedaliera di più di tre mesi, lenta riabilitazione che mi ha portato ad una guarigione pressoché completa), e oggi mi
sento quasi un”miracolato”. È con questa coscienza che ho assistito a quella Messa.
I grandi protagonisti erano loro, i malati di cancro anche quelli gravi, e soprattutto i laringectomizzati, portatori di tracheotomia (il temuto” buco” nel collo) che parlano a fatica con la voce esofagea, ma che in qualche modo riescono ad
esprimersi. Prima della Messa c’è stato un discorso toccante fatto da Presidente dell’Associazione Nazionale Laringectomizzati, Primario di Cremona venuto in quanto invitato da Antonello. È un collega otorino, anche lui laringectomizzato,
che a imparato a parlare bene, e che ha diffuso un messaggio di speranza assoluto: ”Amici miei voi potete e dovete
guarire e la mia voce, più che buona, è la voce che potete acquistare con tanto esercizio”. Ma per me c’è stata anche una
sorpresa imprevista: Antonello prima, e un formidabile don Alessio (il don Lino, cappellano delle Molinette) che aveva
seguito il mio calvario passato, annunciarono a tutti che negli anni passati durante la Messa avevano pregato per me e
per la mia salute. È seguito un applauso sincero, sentito di tutti, ma soprattutto dei pazienti, e a questo punto non ho
potuto trattenere le lacrime, e la stessa cosa e capitata a mia moglie Laura che era seduta vicino a me: per la prima volta
mi sentivo dall’altra parte della barricata, dalla parte di quelli che avevano rischiato e sofferto, ma che erano sopravissuti.
Ho voluto raccontare questa mia commozione personale per meglio esprimere il senso di quell’evento, una minima parte
di quello che si leggeva sui volti e negli occhi dei pazienti oncologici. Era un sorriso di speranza che mi faceva ricordare
la mia lunga esperienza con questi malati: quelli che ti dichiaravano di avere Fede, anche quando erano coscienti che il
tumore aveva vinto e si guadagnavano una “buona morte” sorridendo. Ed è lo stesso sorriso che si vede sulle labbra e
sul viso dei fedeli che affollano Piazza san Pietro ogni domenica per l’Angelus di Papa Francesco.
Grazie Antonello per averci fatto provare tutto questo scaldandoci il cuore.
Ti prego di continuare su questa strada: è la raccomandazione che, con stima e con affetto, ti fa il tuo “vecchio” Professore! ¢
marzo 2014
44
Dai congressi
ASMALLERGIE 2013
REAZIONI AVVERSE AD ALIMENTI (RAA)
Nicola Ferraro
Sono così definite tutte le reazioni caratterizzate dalla comparsa di un sintomo/segno clinico cronologicamente plausibile e correlabile all’ingestione e/o
contatto e/o inalazione di un determinato alimento. Le RAA sono distinte in
“reazioni alimentari tossiche” e “reazioni alimentari non tossiche o da ipersensibilità”. La patogenesi delle reazioni alimentari non tossiche può essere
immunomediata (allergie alimentari) o non immunomediata (intolleranze alimentari). Le “reazioni alimentari tossiche” si possono presentare in tutti gli
individui purché abbiano ingerito dosi sufficienti di “tossine” contenute negli
alimenti (intossicazione da funghi, gastroenterite causata da tossine batteriche
contenute in cibi avariati...).
Le “allergie alimentari” sono riconducibili invece ad un processo di sensibilizzazione del sistema immunitario nei confronti di determinate proteine.
La diagnostica allergologica, sia in vivo sia in vitro, è stata tradizionalmente
condotta con estratti allergenici. Reazioni positive ad un determinato estratto
allergenico forniscono però solo informazioni relative allo stato di sensibilizzazione contro le componenti dell’estratto ma senza identificare quali. L’utilizzo
di componenti molecolari allergeniche nella diagnostica allergologica può stabilire un profilo di reattività individuale delle IgE per il paziente.
Il Convegno, che ha
avuto come sottotitolo
“NOVITÀ DIAGNOSTICOTERAPEUTICHE IN
ALLERGOLOGIA
E IMMUNOLOGIA
CLINICA”, si è tenuto a
Torino il 16 settembre
scorso con varie sezioni
di cui presentiamo per
ognuna una breve sintesi
elaborata dal razionale
del programma.
Scopo di questo evento formativo è stato quello di aggiornare sulla stato
dell’arte della diagnostica delle reazioni avverse ad alimenti e della diagnostica
molecolare in Allergologia alimentare e far capire in quali casi è importante
stabilire un profilo individuale di sensibilizzazione, da una parte per definire
una diagnosi più precisa e corretta e dall’altra per formulare anche una prognosi individuale. Inoltre, a livello Regionale, nell’ambito delle reazioni avverse
ad alimenti, la programmazione di interventi da parte dei Servizi Veterinari
e dei Servizi Igiene, Alimentazione e Nutrizione per prevenire la presenza di
allergeni non dichiarati in etichetta, rientra in un progetto strategico facente
parte del Piano Regionale della Prevenzione. Tale progetto ha tra gli obiettivi il
miglioramento dell’appropriatezza delle misure di sorveglianza e prevenzione,
attraverso il coordinamento delle attività di programmazione scientifica, risk
assessment, sorveglianza e analisi epidemiologica nell’ambito delle allergie e
intolleranze alimentari con attività finalizzate alla valutazione, gestione e comunicazione del rischio.
u
marzo 2014
45
La
I PROBIOTICI
ASMA BRONCHIALE
Scopo dell’evento torinese è stato quello di definire lo stato delle attuali
conoscenze sui probiotici ed il loro impiego nelle malattie allergiche e non
La malattia allergica ha come fondamento la predisposizione genetica e le
modificazioni indotte dalla pressione ambientale. Ne conseguono un insieme di meccanismi fisiopatologici indotti dal sistema immunitario che determinano eventi di tipo infiammatorio, a livello dei vari organi bersaglio,
che a loro volta inducono le manifestazioni cliniche. Ci sono evidenze sul
fatto che i batteri che abitano nell’intestino possono modulare il sistema
immunitario mucosale e alcuni ceppi probiotici sono in grado di stabilire un
“dialogo” con il sistema immunitario intestinale e di interagire con esso.
Si reputa quindi che i probiotici possano avere diversi effetti benefici sulla
funzione immunitaria e si ritiene che ciò sia dovuto almeno in parte alla
regolazione della funzione delle citochine. Per quanto riguarda la risposta
infiammatoria, alcuni studi clinici suggeriscono ad esempio che possano
prevenire le ricadute di malattie infiammatorie croniche intestinali negli
adulti. Ma interessanti effetti benefici di alcuni ceppi probiotici riguardano
anche la dermatite atopica e l’asma nei bambini.
L’asma bronchiale è una malattia infiammatoria localizzata alle vie aeree la cui prevalenza nei Paesi
occidentali è stimata intorno al 5% negli adulti e
al 10% nei bambini. L’approfondimento delle conoscenze fisiopatologiche dell’asma e lo sviluppo di
nuove strategie terapeutiche non sempre ha determinato una riduzione della morbilità e della mortalità di tale malattia. Per una corretta gestione dell’asma, al pari di altre malattie croniche, è necessaria
anche una compliance adeguata a gli strumenti
terapeutici.
Esiste un’ampia eterogeneità nelle manifestazioni
cliniche e biologiche dell’asma e la classificazione
dei vari fenotipi può essere molto variabile. Non è
inoltre ancora chiaro se queste classificazioni siano
così utili da un punto di vista gestionale e terapeutico. Anche l’asma grave è una patologia piuttosto
eterogenea e oggetto di numerosi studi. Nel tempo
infatti si sono succedute diverse definizioni fino alla
più recente, stabilita dalla World Health Organization (WHO) che suddivide i pazienti affetti da asma
grave in tre gruppi: pazienti con asma grave non
in trattamento, pazienti con asma grave di difficile
controllo per la presenza di comorbilità che rendono problematico il controllo della malattia e pazienti
con asma grave resistente alla terapia. Di quest’ultimo gruppo fanno parte soggetti che non riescono
ad ottenere il controllo della patologia nonostante
il più alto livello di terapia e pazienti che riescono
ad ottenere il controllo dell’asma ma solo con il più
elevato livello terapeutico.
Le finalità del convegno sono state quelle di analizzare le caratteristiche cliniche e funzionali, nonché
il modello di infiammazione bronchiale nelle varie
forme di malattia asmatica per capire quanto sia
attualmente possibile, sulla base delle varie caratteristiche, individuare un trattamento personalizzato e
maggiormente efficace. ¢
LA SCUOLA DELL’ECZEMA parte II
Le malattie allergiche, e tra queste gli eczemi, possono essere considerate come “malattie d’organo”. Le stesse malattie, secondo una visione
patogenetica unitaria, rappresentano molteplici manifestazioni a carico
di differenti organi ed apparati di un unico processo sistemico. Naturalmente considerare le malattie allergiche come “infiammazioni croniche
d’organo” comporta l’adozione di approcci terapeutici limitati all’organo
bersaglio. Gli eczemi hanno presentazioni clinico morfologiche che possono sembrare abbastanza simili ma possono avere meccanismi e significati
patogenetici molto differenti.
A settembre scorso, durante questo convegno, si è tenuta la seconda
“puntata” della “Scuola dell’eczema”: il seguito dell’evento formativo organizzato nell’edizione del 2012 di Asmallergie - Novità diagnostico terapeutiche in Allergologia e Immunologia Clinica.
L’ALLERGICO E LA GESTIONE DELLE ALTE VIE AERO-DIGESTIVE
(VADS)
Le manifestazioni allergiche si evidenziano in ambito otorinolaringoiatrico
mediante sintomi che generalmente portano il paziente a consultare lo
specialista. Il problema è complesso poiché spesso il paziente non segnala
per diverse ragioni la condizione di atopia. Apparentemente più semplice è
la condizione in cui l’ORL viene consigliato direttamente dall’allergologo o
dal medico di famiglia: in questo caso occorre che i quesiti siano dettagliati
in modo che lo specialista possa dare il suo contributo sul caso.
Nell’evento torinese si è pensato di seguire un percorso didattico molto
vicino alla realtà mettendo al centro la sintomatologia allergica di interesse
ORL: vi sono infatti sintomi controllabili con farmaci e chirurgia, sintomi
per i quali la chirurgia è essenziale ed ancora sintomi di esclusivo interesse
farmacologico. C’è anche da ricordare che in alcune forme la chirurgia si
può inserire a “sandwich” nell’ambito di un trattamento farmacologico
locale e/o generale.
Il convegno si è proposto l’obiettivo di valutare il corretto iter diagnostico e
di mettere a fuoco quali siano i quesiti fondamentali che consentono di gestire l’omeostasi tra farmaco e chirurgia. La sequenza didattica ha previsto
un approfondimento frontale su ciascun sintomo in modo da evidenziare
le diagnosi differenziali e le principali problematiche cliniche, quindi un
confronto su ciascun sintomo tra medici di medicina generale ed specialisti
per una migliore comprensione delle specifiche competenze ed esperienze,
infine una discussione generale per evidenziare i punti di convergenza e
per dirimere gli elementi di incertezza.
marzo 2014
47
Dai congressi
LE XXV GIORNATE
CARDIOLOGICHE
TORINESI
Nicola Ferraro
Pierpaolo Berra
Uff. Stampa Città
della Salute
e della Scienza
di Torino
“L’evoluzione scientifica degli ultimi vent’anni è stata straordinaria soprattutto in ambito cardiologico. E ogni anno si aggiunge qualcosa di nuovo.
Scopo di questo Congresso è stato fare in modo che tutte le novità in diagnostica e terapia cardiologica acquisite venissero presentate dagli esperti.
È un impegno che le due Cardiologie delle Molinette si sono assunte da
anni: rivedere con specialisti provenienti da tutto il mondo quali sono i
progressi, fare il punto sullo stato dell’arte della situazione piemontese e
favorirne la conoscenza ai nostri medici”.
Così i Presidenti del Congresso, i professori Fiorenzo Gaita, Direttore della
Cattedra di Cardiologia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Torino, e Sebastiano Marra, Direttore di Dipartimento
Cardiovascolare e Toracico dell’Azienda Ospedaliera Città della Salute e
della Scienza, riassumono il significato di questo evento che si ripete con
grande successo da 25 anni.
Cinquantacinque relatori, i massimi esperti della Cardiologia mondiale,
provenienti da Italia, Francia, Germania, Svizzera, Olanda. Dagli Usa, infine, gli specialisti americani della Mayo Clinic di Rochester in Minnesota
che da anni portano la loro esperienza al meeting torinese e che, anche
quest’anno, hanno offerto ad oltre 400 medici e infermieri il loro contributo su ogni aspetto della Cardiologia, dalla prevenzione, all’alimentazione,
all’utilizzo delle più moderne e innovative tecnologie in campo diagnostico
e terapeutico.
Due giorni densi di novità, durante i quali numerosi ricercatori hanno esposto i risultati delle ultime scoperte ed i medici della Città della Salute e della
Scienza - Ospedale Molinette hanno presentato le nuove frontiere raggiunte nella Cardiologia interventistica e in terapia.
Tra gli argomenti trattati: la morte improvvisa e gli interventi salvavita, le
nuove soluzioni che sostituiscono la chirurgia tradizionale, l’alimentazione
amica del cuore...
La morte improvvisa
La morte improvvisa colpisce prevalentemente soggetti tra i 40 e i 60 anni
d’età ma i casi sono in netta diminuzione. Ad esempio, nell’attività sportiva
il numero di morti si è più che dimezzato anche grazie a visite cardiologiche
preventive. I meccanismi della morte improvvisa non sono ancora completamente svelati, anche se pare ormai evidente che la causa remota possa
essere individuata in aritmie il più delle volte mai diagnosticate.
Uno dei problemi centrali è favorire la consapevolezza che molte vite potrebbero essere salvate con un adeguato e tempestivo trattamento (la percentuale di sopravvivenza dei pazienti sottoposti a defibrillazione entro cinque minuti dall’episodio è infatti del 50%). Ecco perché risulta auspicabile
mettere in atto anche azioni extra-ospedaliere: ad esempio dotare alcuni
luoghi, come stazioni e aeroporti, di defibrillatori e rendere più capillare
l’insegnamento di tecniche di primo soccorso.
Durante la sessione è anche stato dedicato all’argomento ampio spazio
iniziando dal ruolo del 118 nella soluzione positiva di molti casi.
48
marzo 2014
Da sinistra
i professori Fiorenzo Gaita e Sebastiano Marra
Una curiosità: il primo esempio di morte improvvisa è riportata nel Vangelo secondo Matteo in cui sono descritti
due decessi avvenuti per paura e stress.
Nuove prospettive di cura per pazienti che
non avevano prospettive di cura
Oggi si può intervenire su pazienti che prima non potevano essere correttamente trattati a causa dell’età avanzata,
colpiti da gravi patologie o da severo scompenso cardiaco.
Potremmo dire che si è allargata a dismisura la platea di
chi può essere sottoposto ad un impianto di valvola aortica
con un rischio in continuo ribasso. Oggi è possibile trattare
pazienti che fino a poco tempo fa non avevano prospettive. Ad esempio usando la TAVI, acronimo di Transcatheter
Aortic Valve Implantation, una tecnica usata con successo
presso la Città della Salute e della Scienza grazie alla quale
è possibile intervenire per sostituire una valvola cardiaca
senza intervento cardio-chirurgico. Tra i numerosi vantaggi
di questo metodo, il più apprezzabile consiste nella drastica diminuzione della mortalità.
Va segnalato che da circa due anni la riparazione della valvola mitrale con le tecniche della cardiologia interventistica permette di trattare i casi di severa insufficienza valvolare mitralica più complessi e a rischio in pazienti portatori
di grave scompenso cardiaco e, quindi, non trattabili con
la chirurgia convenzionale.
Un piccolo peccato di gola che fa bene al
cuore
Il cioccolato (a piccole porzioni) fa bene al cuore. Lo confermano studi condotti su pazienti cardiopatici. Il cioccolato fondente ha rivelato potenti proprietà antiossidanti che
giocano un ruolo di difesa importante: induce vasodilatazione coronarica, migliora la funzione vascolare, attenua
la funzione piastrinica (ossia contrasta la formazione di
trombi), riduce pressione, glicemia e colesterolo.
Un simposio del meeting è stato dedicato a questo argomento, affrontato con assoluto rigore scientifico e supportato da dati attendibili, ricavati da lunghi e scrupolosi
studi. Fatale che questa buona notizia godesse di un significativo rilievo sulla stampa “laica” torinese e nazionale.
La redazione di Torino Medica ha realizzato col prof. Sebastiano Marra un’intervista audiovisiva che è un po’ la
summa di quanto dibattuto al convegno torinese e dei
temi più importanti affrontati dalla Cardiologia in ambito
clinico e scientifico in questi mesi.
Per scaricare il filmato, pubblicato in Rete, basta digitare le parole “SEBASTIANO MARRA” nello spazio di
ricerca dell’homepage (in alto a destra) all’indirizzo:
www.torinomedica.com ¢
“Advances in cardiac
arhytmias and great
innovation in Cardiology”,
al Centro Congressi Unione
Industriale di Torino,
il 27 e il 28 settembre
scorso, si sono riuniti grandi
specialisti italiani e stranieri
per dar vita all’annuale
confronto sui progressi
nella studio e nella cura
delle aritmie cardiache e
sulle altre grandi innovazioni
in Cardiologia.
marzo 2014
49
Dai congressi
Echi dai congressi
Nicola Ferraro
SIC
2013:
IN CHIRURGIA
OGNI LIMITE È UNA SFIDA
Dal 13 al 16 ottobre scorso, presso il Centro Congressi del Lingotto
di Torino, si è tenuto il Congresso Nazionale della Società Italiana di
Chirurgia: la più antica e prestigiosa delle Società scientifiche di ambito chirurgico italiane ed una delle più antiche al mondo.
L’evento torinese segna tra l’altro un ritorno a Torino dopo 28 anni.
La cerimonia inaugurale tenutasi nel pomeriggio, presso la Sala 500 del Lingotto, è ruotata attorno ad
una delle maggiori eccellenze piemontesi. Infatti è stato Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, guru
di Terra Madre, creatore dell’Università del Gusto di Pollenzo, a tenere la lettura introduttiva dal titolo
“La cultura alimentare al servizio della salute”.
Un modo molto attuale di concepire la salute ma, in questo passaggio epocale segnato da mille difficoltà, ansie e pericoli, un vero “ritorno di fiamma” alle motivazioni, per certi versi avveniristiche, della
definizione coniata nel 1948 dall’OMS: “La salute è uno stato di completo benessere fisico, psichico
e sociale”.
Slow Food, Terra Madre, la green economy che aprono un convegno importante di Chirurgia, rappresentano la cifra identificativa delle interdipendenze che condizionano sviluppo, salute, benessere e il
diritto alla felicità da parte degli esseri umani, postulato dal giurista napoletano Gaetano Filangieri nel
‘700 e ripreso successivamente dalla Costituzione americana. Di più; sono anche una spia affidabile
delle caratteristiche culturali di una Chirurgia non “meccanicistica” ma animata dalle motivazioni
culturali più profonde e moderne.
I Presidenti del Congresso, i professori Mario Morino e Lorenzo Capussotti, hanno scelto come tema
“tecnico” dell’evento il motto “Ogni limite è una sfida” a signifcare l’importanza delle sfide cliniche,
tecniche e tecnologiche in un periodo di crisi economica e di spending review, in particolare in campo
sanitario pubblico.
La moderna chirurgia, sempre meno invasiva e più efficace, è stata al centro dei tre giorni di dibattito
che sono stati anche un riconoscimento alla storica qualità della Scuola Chirurgica Torinese: tra le
prime in Europa nel campo della chirurgia mini invasiva, della chirurgia dei trapianti e di quella oncologica. Un ruolo di primo piano è stato poi riservato alla medicina basata sull’evidenza: ovvero alla
presentazione di protocolli e linee guida basate non più sull’opinione di pochi esperti, ma su un’analisi
dettagliata, approfondita e prolungata di tutta la più recente Letteratura mondiale.
In particolare in sede di Congresso si è conclusa la Consensus Conference sul Cancro dello Stomaco
durante la quale sono stati presentati i risultati di numerosi e importanti studi randomizzati. ¢
50
marzo 2014
PRESENTAZIONE DEL CORSO FAD
GOVERNO CLINICO
INNOVAZIONI, MONITORAGGIO,
PERFORMANCE CLINICHE, FORMAZIONE
Il corso "Governo Clinico” è rivolto a tutti i medici e odontoiatri, è del tutto gratuito ed eroga
20 crediti ECM.
È disponibile in modalità online e formato cartaceo con scadenza 14 giugno 2014
La C.G. Edizioni Medico Scientifiche di Torino, partner FNOMCeO per queste iniziative,
spedirà gratuitamente all’indirizzo indicato la/e copia/e richiesta/e contattando direttamente
la Federazione Nazionale Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO) al n.
06/6841121 (centralino automatico – 16 linee s.p. – costo di una chiamata nazionale, da rete
fissa e mobile, in base alla propria tariffa contrattuale) identificando:
• il proprio Numero di iscrizione all’Albo Professionale
• il cap postale (distrettuale) della Provincia al cui Ordine si è iscritti.
Il servizio di HELP DESK, erogato direttamente da
FNOMCeO
(sede Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino)
è attivo dal Lunedì al Venerdì dalle ore 10.00 alle ore 12.00
tel. 011/5815110 - e-mail: [email protected]
marzo 2014
51
rubriche
IN LIBRERIA
LIBRO-MANIFESTO
DI SLOW-MEDICINE
O MANUALE?
Letto da Nicola Ferraro
Giorgio Bert,
Andrea Gardini,
Silvana Quadrino
SLOW MEDICINE
Perché una medicina
sobria, rispettosa e giusta
è possibile
Sperling & Kupfer, 2013
Pagine 260 - Euro 17,00
Paolo Girolami
MÉDECINE ET PRISON
Entre ethique et droit
Aix-Marseille Université
Faculté de Droit et de Science
Politique - Collection du Centre
de droit de la santé
d’Aix-Marseille
Edizioni “Les Ètudes
Hospitalières”
Pagine 284 - Euro 40,00
52
marzo 2014
“Slow” è un modo di vivere, di riappropriarsi,
di selezionare decisioni in funzione della sobrietà, del rispetto, della giustizia. È ovviamente il contrario di “fast” che esprime sempre
di più e meglio gli effetti nefasti dell’ansia da
performance, della propensione all’eccesso,
alla bulimia come modo di vivere la vita. Ma
sobrietà, rispetto e giustizia non è detto che
debbano essere per forza una sorta di “virtù
teologali” più o meno laiche coltivabili dai Savonarola del XXI Secolo. Anzi; quelle tre caratteristiche si possono anche declinare in funzione della consapevole ricerca del piacere, come
insegna la complessa e sfaccettata filosofia del
gusto alimentare coltivata da Slow Food a cui
Slow Medicine apertamente s’ispira.
Ma perché una medicina “slow”?
Perché la medicina e la sanità (che in definitiva
è la sua gestione politico-istituzionale a livello
di una comunità) sono afflitte da troppe false
convinzioni e aspettative irreali, da una visione
economicistica (molto diversa da quella economica che sarà sempre importante soprattutto
in un regime di accesso universalistico alle
cure), da un’adesione acritica ad un progresso tecnologico che viene ritenuto contemporaneamente salvifico e mortale. Tutte queste
contraddittorie negatività hanno prodotto
l’aumento della distanza tra medico e malato,
tra istituzione e assistito diventato “utente”:
un’unità da immettere in target, da guardare
come ombra che staziona dietro il monitor del
PC, al quale somministrare cure secondo protocolli standardizzati che si accettano con molte meno remore e resistenze rispetto ai Dieci
Comandamenti. Come ha scritto in maniera
totalmente condivisibile la testata Galileo su
questo libro, “Il paradosso, messo in evidenza da una ricerca dell’Euro Health Consumer
Index, si può sintetizzare così: in Italia un paziente riesce a ottenere cure adeguate ma non
il rispetto dei propri diritti.
Ecco le aberrazioni della nostra sanità che
andrebbero corrette: la medicalizzazione
della vita quotidiana, il ricorso a farmaci e
cure di non provata efficacia, l’accanimento
preventivo, l’esclusione e le diseguaglianze
nell’accesso alle cure, l’illegalità e la corruzione, l’aziendalizzazione selvaggia della sanità,
l’orientamento della ricerca in base a ragioni
puramente economiche, la conflittualità fra
paziente e sanitari (accuse di malasanità, medicina difensiva), la moltiplicazione di malattie
inventate (disease mongering), la convinzione
che fare di più significhi fare meglio”.
Questo stato di cose ha generato l’esplosione
contemporanea (paradosso tra i paradossi)
delle medicine alternative e il bisogno sempre più chiaro e manifesto della necessità di
riappropriarci delle radici culturali umanistiche
della medicina: quello che con termine linguistico infelice (per non dire infausto) si definisce
“umanizzazione della medicina”.
Il cambiamento che Slow Medicine propone
è quindi teorico ma molto pratico allo stesso
tempo. In nove capitoli e un’appendice-manifesto i nodi culturali principali e più intrigati di
una medicina, che corre il rischio di “curare gli
esami clinici” invece delle donne e degli uomini, vengono affrontati tutti proponendo materiale per la riflessione e mai soluzioni “chiave
in mano”. Il libro non è per nulla un pamphlet
o un cahiers de doléance scritto da due medici
di alto profilo culturale e da una psicologa- pedagogista che ha elaborato e diffuso il metodo
del counselling sistemico, utilizzato per la formazione alla comunicazione dei professionisti
sanitari. È un manifesto perché dichiara i suoi
intenti operativi ma è da considerarsi un manuale per chi, da professionista della salute o
da cittadino, vuole capire la scarsa considerazione che manifestano gli italiani verso il loro
Ssn che tutte le classifiche mondiali considerano ai primissimi posti per qualità dei servizi
erogati. ¢
LA MEDICINA
IN CARCERE
È MEDICINA?
Letto da Nicola Ferraro
Dott. Girolami come nasce questo libro e perché
in francese?
Si tratta di un libro che ho tratto dalla tesi di Dottorato in Etica medica sostenuta presso l’Università Paris Descartes nel novembre 2012. Il testo in francese
(lingua, che insieme all’inglese, è utilizzata correntemente da tutti gli organismi europei, tra cui la Corte
europea dei diritti dell’uomo e il Comitato europeo
per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti
inumani o degradanti) offre il vantaggio di estendere il dibattito su medicina e carcere oltre i confini nazionali e di
affrontare la questione in chiave comparativa. L’esperienza
che ho maturato collaborando in qualità di esperto presso
il Tribunale di Sorveglianza di Torino per più di dieci anni mi
ha aiutato nella trattazione dell’argomento.
Il libro prende spunto da una semplice considerazione. La
pratica medica in ambito carcerario deve confrontarsi con
una contraddizione che va dritta al cuore della riflessione
etica: mentre la medicina mira a alleviare la sofferenza
dell’uomo, la prigione la impone. Per superare questa contraddizione si possono individuare due soluzioni. La prima
consiste in una sorta di compromesso: il professionista della salute, di fronte alle regole costrittive della prigione, deve
sottrarsi a tali regole ogni qual volta esse mettono in pericolo lo statuto etico del proprio mandato professionale.
È dunque la medicina che deve adattarsi al carcere.
La seconda soluzione, attraverso un’analisi critica del significato della pena e della realtà carceraria, si basa sulla
constatazione che il carcere è un’istituzione, e al pari di
ogni altra istituzione in uno Stato di diritto, è soggetta ad
un processo di trasformazione in istituzione “giusta” (cioè
fondata sui principi di riconoscimento, quindi di rispetto
dell’altro e dei suoi diritti, di concertazione, di equa distribuzione di beni). Il professionista della salute, in virtù della
capacità della medicina di darsi una prospettiva etica, può
contribuire a tale trasformazione. In quest’ottica, è allora il
carcere che deve adattarsi alla medicina.
Una tesi bella, democratica, stimolante…
Il percorso dimostrativo per convalidare questa tesi, si è rivelato lungo e complicato. Paul Ricœur con la sua “piccola
etica” (è il modesto appellativo che usava per definire la
profonda lezione che ci ha lasciato in “Sé come un altro”)
mi ha fornito la piattaforma di partenza. Attraverso l’approfondimento dei concetti di etica (la prospettiva della vita
buona, cioè piena, ben riuscita, che ciascun uomo ha in
mente nel delineare il proprio percorso di vita), di morale (il
regno delle norme che presiede all’attuazione dei principi
in forme di vita ad essi conformi), di istituzione (la struttura
del vivere insieme di una comunità storica, ovvero l’insieme
dei dispositivi di cooperazione e di solidarietà che fondano
una comunità e ne assicurano la sopravvivenza nel tempo),
ho potuto dimostrare per quale motivo sia la Medicina che
il Diritto godono dell’appellativo di istituzione. La nozione di “attività contro” assimila la Medicina e il Diritto, dal
momento che entrambe queste istituzioni si oppongono al
male, ovvero ciò che non dovrebbe essere (le varie forme
di violenza con tutta la sofferenza che ne deriva). A partire dell’idea di rispetto poi, le similitudini tra l’una e l’altro
si sono rivelate così numerose, che si può legittimamente
parlare di consustanzialità.
Una volta dimostrata una coerenza epistemologica tra Medicina e Diritto restava da dimostrare come conciliare l’idea
di pena (sofferenza imposta) con la vera natura del diritto.
Se è indubbio infatti che il Diritto, al pari della Medicina,
è l’istituzione che si oppone alla violenza, la pena, ed in
particolare la pena privativa della libertà, in quanto volontà
di far soffrire il reo, rappresenta un’aporia per il Diritto.
Si può uscire da questo vicolo cieco?
A questo riguardo, un dato si è rivelato esplicativo: nel
corso del tempo la Medicina ha fornito il modello a tutte
le teorie della pena (prevenzione, terapia, riabilitazione),
essendo il modello medico quello che meglio si adattava
a trasformare (surrettiziamente) l’idea di pena da
un male imposto in un bene proposto o promesso. Poiché il carcere è l’espressione di tutti questi
significati della pena (in particolare, la pena privativa della libertà può tranquillamente coesistere
con l’idea di prevenzione del reato, di trattamento
del reo, di restaurazione del vincolo sociale), e poiché il carcere si richiama costantemente ai valori
della medicina per giustificare la sua esistenza,
mi è sembrato corretto affermare che la medicina
sia più che legittimata a fornirgli una prospettiva
etica.
Che il carcere sia alla ricerca di una prospettiva etica ce lo dimostra la pura descrizione della realtà.
Il sovraffollamento, l’alta incidenza della malattia
tra i detenuti, gli atti quotidiani di violenza (di cui
i fenomeni di autolesionismo, di suicidio, le aggressioni a danno di detenuti e del personale di
sorveglianza, non sono che la punta dell’iceberg),
sono i suoi tratti distintivi e condizionano in senso
negativo la vita di quanti si trovano dietro le sbarre. Questi tratti non conoscono frontiere, come
dimostra l’esame comparativo della realtà carceraria italiana e francese, e attestano che il carcere,
benché forte della legge, manca del diritto.
Quale ruolo dunque per i medici carcerari?
I professionisti della salute sono da sempre presenti all’interno del carcere, dove svolgono non
solo un’azione tecnica di cura, ma soprattutto
un’azione umanitaria in un ambiente di vita segnato dal mancato rispetto dei diritti umani,
dall’assenza di ogni forma di concertazione e,
più che dall’equa distribuzione dei beni, dalla privazione, tutti elementi che non rendono certo il
carcere una istituzione giusta, secondo quanto
affermato in premessa. Ora, sotto il profilo etico,
questa azione umanitaria non può limitarsi ad atti
di compassione, ma, come spiegava già nel 2006
in Francia il Comité Consultatif National d’Ethique, deve tradursi in atti di vera e propria ingerenza da parte dei professionisti della salute negli affari del carcere affinché all’interno delle sua mura
non sia negato il rispetto dei diritti umani. Non si
tratta certo di compiere atti di ostruzionismo o di
istigazione alla rivolta, ma di farsi portavoce dei
problemi in prima persona per aiutare tutti gli attori (politici, magistrati, personale dell’amministrazione penitenziaria, detenuti) a creare all’interno
del carcere spazi di incontro, a favorire forme di
rappresentanza da parte dei detenuti, ad aprire il
carcere al valore della trasparenza, ad interrogare
e interrogarsi sull’incompatibilità tra malattia e regime carcerario. Non si tratta quindi di medicalizzare il carcere, ma di umanizzarlo nel senso vero
del termine.
Nonostante che per alcuni studiosi il carcere sia
una realtà refrattaria ad ogni tentativo di totale
umanizzazione (in ragione del carattere violento
della sua concezione e della violenza che vi regna),
ponendo il rispetto dei diritti dell’uomo al centro
dell’istituzione carceraria, il Diritto, quello vero,
che non consiste nel solo rispetto formale della
legge, ma implica forme di riconoscimento tra
pari, adesione spontanea alla norma, pacifica convivenza, potrà finalmente entrare in carcere. u
marzo 2014
53
L’accoglimento delle numerose raccomandazioni di organismi internazionali affinché la pena detentiva sia
l’ultima risorsa nell’armamentario sanzionatorio degli
ordinamenti può essere un rimedio al sovraffollamento
delle carceri italiane.
Il rispetto delle numerose raccomandazioni affinché i
professionisti della salute in carcere non confondano il
proprio ruolo di curanti con quello di esperti della pericolosità o di organi deputati al mantenimento dell’ordine o
all’irrogazione di sanzioni disciplinari in nome dell’interdisciplinarietà e della collaborazione tra le autorità che
gestiscono il carcere, può essere uno stimolo all’autonomia decisionale del professionista e al suo impegno in
favore dei diritti umani dei detenuti.
Come valuta la situazione carceraria italiana?
Mi sia concessa a questo punto una postilla che suffraga
quanto contenuto del libro.
Per noi figli di Cesare Beccaria, il quale al termine del
suo Trattato “Dei delitti e delle pene”, pietra miliare della civiltà giuridica, raccomandava “Affinché qualsivoglia
pena non sia un atto di violenza esercitata da uno o da
molti contro un cittadino, essa deve essere assolutamente pubblica, pronta, necessaria, «la meno severa possibile»…”, non può che destare sconcerto e sgomento la
lettura della sentenza (disponibile solo in lingua francese) della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dell’8 gennaio 2013 (affare Torreggiani e altri contro l’Italia) che
condanna l’Italia per trattamenti inumani e degradanti:
tra l’altro, aver ristretto dei detenuti in celle con una superficie individuale disponibile di circa tre metri quadrati
(mobili compresi) per la maggior parte della giornata,
mal areate, e, in un caso, con il letto a cinquanta centimetri dal soffitto. Il Comitato nazionale di Bioetica, anche a seguito di questa sentenza, in data 27 settembre
2013, ha emesso un parere intitolato: La salute “dentro le mura”, in cui raccomanda il pieno rispetto del diritto alla salute in carcere, ma ha volutamente omesso di
trattare la questione della funzione della pena detentiva
in un società che fa della sicurezza il suo massimo ideale
e che non conosce altri che vittime e carnefici.
Ancora una volta si dimostra valida l’affermazione che
il carcere è sempre l’espressione della società che l’ha
prodotto e della sua buona/cattiva coscienza.
Un tempo il francese era la lingua straniera più
conosciuta in Italia, era la lingua della Diplomazia, dei trattati internazionali, che esprimeva una
concezione del mondo meno provinciale rispetto
alla cultura, purtroppo non soltanto letteraria, da
“Strapaese” coltivata durante il “Ventennio”. Poi
venne il tempo del mondo immaginato e definito
come “Villaggio Globale”, che parla esclusivamente
inglese.
Il libro di Paolo Girolami, scritto in francese, merita
senz’altro di essere tradotto: di sicuro in italiano e,
perché no, anche in inglese. ¢
54
marzo 2014
rubriche
bisturi rosso a cura di Roberto Lalario
DUE FORTUNATE
ESPLORAZIONI
ENOGASTRONOMICHE
URBANE
Ristoro 28/3
Care colleghe e cari
colleghi, proseguiamo
le esplorazioni
enogastronomiche con
due interessanti locali
che hanno allietato le mie
recenti vacanze natalizie.
Ristoro
28/3
Torino
Via Pigafetta 56/d
Tel. 011. 5086066
Chiuso sabato a
pranzo e domenica
Provato a
dicembre 2013
ristorante
L’Aglio
Torino
Via Curtatone 18
Tel. 011. 6604563
Chiuso sabato a
pranzo e domenica
Provato a
gennaio 2014
Il primo che vi propongo è sito in zona Crocetta
ed è un delizioso ristorante che unisce ottima cucina, accoglienza cordiale, grande professionalità
della gestione tutta “al femminile” e arredamento accattivante… Si chiama “Ristoro 28 marzo” o
“28/3”, si può scrivere con entrambe le grafie, ed
è in Via Pigafetta a Torino.
Il menù, simpaticamente scritto a mano su fogli
di quaderno, è vario e di grande soddisfazione.
Io ho assaggiato un polipo grigliato su crema di
ceci assolutamente celestiale per gusto e morbidezza. Come secondo mi sono deliziato con una
trippa eccellente e un fegato alla veneziana con
patate arrostite da far vedere San Marco!!!
Non ho consumato il primo ma ho visto servire
degli agnolotti dal profumo paradisiaco!
I dessert sono quasi tutti fatti in casa: io ho preso un semifreddo non “alle castagne” ma “CON
CASTAGNE”: una prelibatezza assoluta.
Ho accompagnato il tutto con un eccellente vino
della casa ma c’è anche una buona lista dei vini!
Sbirciando comunque il menù ho scorto una serie
di delizie che lascio alla vostra iniziativa scoprire e
che mi riprometto di assaggiare in futuro!
Il tutto per un costo fra i 30 e i 45 € tutto compreso.
L’Aglio
Il secondo luogo di delizie è il ristorante “L’Aglio”, sito nei pressi di Corso Moncalieri all’altezza di Corso Fiume.
All’ingresso si scendono pochi gradini e si entra
nel paradiso della papilla!
L’ambiente “a tavernetta” e la cordialità e l’efficienza del servizio fanno la loro parte... Ma il
protagonista assoluto è il menù e ovviamente il
grande chef che lo prepara!
Piatti tutti di quantità equilibrata ed estetica perfetta.
Io ho preso come antipasto un’insalatina tiepida
di puntarelle, calamari e gamberi da urlo e ho
assaggiato da un amico commensale un perfetto
vitello tonnato presentato con un’estetica veramente originale e gradevole.
Come primo ho preso il risotto al barbera con uva
nera... galattico; e anche gli gnocchi caserecci
con menta pecorino e nocciole sono splendidi!
La guancia di vitella con marroni e polentine grigliate che ho gustato come secondo, come si
dice... vale il viaggio! Una sinfonia armonica di
gusti che danno vita ad una musica di una tenerezza celestiale!
Per dessert mi sono regalato uno spettacolare semifreddo al torrone con cioccolato fondente!
Un inizio di anno alla grande grazie a questo eccellente ristorante.
Carta dei vini ottima e varia da cui ho attinto un
gran dolcetto.
Costo 35-45 €.
marzo 2014
55
rubriche
I servizi dell’Ordine
CASELLE PEC
L’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino
ha deliberato di rinnovare la convenzione con POSTECOM
per la gestione delle caselle di Posta Elettronica Cer tificata (PEC), attivate nel 2010.
Il rinnovo della convenzione prevede le stesse modalità
di adesione precedentemente adottate e cioè il pagamento
a carico di questo Ordine provinciale delle caselle attivate da par te degli iscritti.
PER INFORMAZIONI: telefonare allo 011.5815108
oppure inviare mail a [email protected]
PORTALE WEB
www.torinomedica.com
Il portale d’informazione indipendente e senza pubblicità dell’OMCEO della provincia di Torino.
Oltre a notizie e articoli su sanità, salute, farmaci...dall’Italia e dal mondo, potrete vedere filmati,
interviste, serivzi, inchieste, quando lo desiderate voi.
Non tutte le notizie, ma notizie per tutti!
ATTRIBUZIONE CODICE PIN
Per la compilazione del certificato di malattia on line.
Continua il servizio, attivato dall’Ordine, per l’attribuzione del codice PIN
a favore dei medici liberi professionisti (non dipendenti e non convenzionati)
per la compilazione della certificazione di malattia on line.
Per attivare la procedura di attribuzione, telefonare alla Segreteria Amministrativa allo 011.5815111
56
marzo 2014
WEB area
www.omceo.to.it
Tutto ciò che occorre sapere sull’Ordine
ad iniziare dall’Albo degli iscritti
www.torinomedica.com
Cultura per la salute e le più importanti notizie
di aggiornamento medico-scientifico
con accesso diretto alle fonti
www.videomedica.org
La nostra rivista audiovisiva con servizi,
inchieste e interviste
www.omceotorinoservizi.com
Il portale dedicato alle Associazioni riconosciute
dall’Ordine ed ai servizi erogati
Newsletter
Iscrivetevi da torinomedica.com
per riceverla gratuitamente sulla vostra mail
www.facebook.com/omceo
marzo 2014
57
rubriche
I servizi dell’Ordine
COMUNICAZIONE ORARIO UFFICI
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
8.30-13.30
8.30-13.30
8.30-13.30
8.30-13.30
8.30-13.30
14.00-17.30
14.00-17.30
14.00-17.30
14.00-17.30
14.00-17.30
Si comunica anche che l’Ufficio Previdenza (pratiche Enpam), per motivi
organizzativi, osserva il seguente orario:
Lunedì
8.30-13.30
Martedì
8.30-13.30
Mercoledì8.30-13.30
Giovedì
8.30-13.30
Venerdì
8.30-12.30
IL SEGRETARIO DELL’ORDINE
Ivana Garione
Agli iscritti
La “Federazione
Sanitari Pensionati
e Vedove” si occupa
della risoluzione dei
problemi economicosociali dei medici,
farmacisti, veterinari
che godono di una
pensione e dei loro
famigliari.
Per maggiori
informazioni o
per accedere ai
servizi dell’Ente,
si può telefonare
alla signora
Teresa Gariglio,
333/8440475,
Presidente
provinciale
dell’Ente, o al dott.
Giorgio Cappitelli,
348/6703250,
Presidente regionale.
(RTM)
58
marzo 2014
Per comunicare un cambio di indirizzo
Si chiarisce agli iscritti che la procedura corretta per la segnalazione all’Ordine di un cambio di
residenza o di indirizzo prevede obbligatoriamente la compilazione dell’apposito modulo scaricabile all’indirizzo:
www.omceo.to.it à contatti à modulistica à modulo variazione indirizzo
Questo modulo deve essere inviato via mail all’indirizzo
[email protected]
o inviato tramite fax al numero 011505323
Inoltre si pregano gli iscritti di segnalare alla segreteria amministrativa eventuali disguidi di spedizione della rivista Torino Medica.
La Redazione di Torino Medica (RTM)
AVVISO ai MEDICI in possesso di diploma di FORMAZIONE
SPECIFICA in MEDICINA GENERALE
I Medici che hanno conseguito il diploma di Formazione Specifica in Medicina Generale possono
darne comunicazione alla segreteria dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia
di Torino: il titolo sarà inserito nell’Albo dei Medici Chirurghi analogamente a quanto avviene per
i titoli di Specializzazione.
L’attestato potrà essere inviato anche via mail al seguente indirizzo:
[email protected] o via fax al numero: 011/505323.
Il Segretario OMCeO
Dr.ssa Ivana Garione
AVVISO DI SELEZIONE PER TUTOR VALUTATORI PER LO SVOLGIMENTO DELLA
PROVA PRATICA DEI LAUREATI CANDIDATI ALL’ESAME DI STATO ABILITANTE
ALL’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE DI MEDICO-CHIRURGO
L’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Torino ha sottoscritto una Convenzione con l’Università di Torino per gli adempimenti previsti dal Regolamento concernente gli esami di Stato di abilitazione all’esercizio della
professione di medico-chirurgo modificato con decreto n. 445 del 19 ottobre 2001 e pubblicato sulla G.U. n. 299 del 27
dicembre 2001 e reso applicativo dall’Ordinanza ministeriale del 23 febbraio 2004.
Le sopra citate norme prevedono che l’esame di Stato di abilitazione alla professione consista in una prova pratica e in
una prova scritta. Alla prova scritta si accede solo dopo il superamento di una prova pratica a carattere continuativo consistente in una prova clinica pratica della durata complessiva di tre mesi articolati in un mese svolto presso un reparto di
medicina, un mese presso un reparto di chirurgia e per un mese presso un medico di medicina generale convenzionato
con il Servizio sanitario nazionale e realizzati, dopo il conseguimento della laurea (art. 1 DM 19.10.2001, n. 445).
In forza alla Convenzione con l’Università, il Consiglio Direttivo dell’Ordine è tenuto a predisporre un elenco di medici
operanti in qualità di dirigente medico in reparti di medicina generale, medicina d’urgenza o geriatria, medici operanti in
qualità di dirigente medico in reparti di chirurgia generale, chirurgia d’urgenza, ortopedia, otorinolaringoiatria, urologia
o ginecologia e medici di medicina generale convenzionati con il SSN, che possano dichiarare, sotto la propria responsabilità, di possedere i requisiti minimi di seguito elencati per ciascuna categoria.
Medici operanti in qualità di dirigente medico in reparto di medicina generale e chirurgia generale
1.essere iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino
2.assenza di provvedimenti disciplinari sanzionati con provvedimento definitivo di sospensione dall’esercizio della professione nei dodici mesi precedenti
3.possedere almeno cinque anni di anzianità di servizio in un reparto ospedaliero o universitario di medicina o chirurgia
4.svolgere normalmente sia attività di reparto che ambulatoriale
5.avere congrua disponibilità di tempo per tale impegno
6.impegnarsi a frequentare il corso di formazione previsto
Medici di medicina generale convenzionati con il SSN
1.essere iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino
2.assenza di provvedimenti disciplinari sanzionati con provvedimento definitivo di sospensione dall’esercizio della professione nei dodici mesi precedenti
3.possedere almeno dieci anni di anzianità di convenzione per la Medicina Generale con il SSN
4.avere in carico al momento della domanda un numero di scelte superiore a 750
5.disporre di un sistema informativo adeguato
6.avere congrua disponibilità di tempo per tale impegno
7.impegnarsi a frequentare il corso di formazione previsto
L’elenco così costituito, formato da tutti gli aspiranti alla attività di Tutore in possesso dei requisiti minimi, verrà sottoposto
alla Commissione Paritetica composta dai membri dell’Università e dell’Ordine per l’individuazione dei Tutori.
La Commissione Paritetica Ordine-Università, preso atto dell’elenco dei Medici che sono in possesso dei requisiti minimi,
dovrà procedere alla formazione di un elenco che verrà trasmesso alla Regione (combinato art.1, comma 2 Tirocinio, DM
n. 445 del 19 ottobre 2001 e art. 27, comma 3, DL n. 368 del 17 agosto 1999)
Per la validità della domanda farà fede la data di protocollo della stessa, che può essere inoltrata o per lettera raccomandata (C.so Francia 8 - cap.10143) o per raccomandata a mano direttamente agli uffici dell’Ordine o per fax al numero
011- 505323 o per e-mail [email protected].
Il candidato dovrà consegnare la domanda, come da modelli allegati, attestante il possesso dei requisiti minimi.
Torino, 8/7/2013
Il Presidente dell’Omceo della provincia di Torino
Dr. Amedeo Bianco
I modelli per le domande sono scaricabili dal sito www.omceo.to.it
marzo 2014
59
DISPONI
OGGI
per non impegnare i tuoi cari domani
Cerimonie Programmate in Vita
GIUBILEO S.R.L- CORSO BRAMANTE 56 - 10126 TORINO
LINEA DEDICATA 011/6670035
E-mail: marzo
[email protected]
2014
60
rubriche
Comunicati
COMUNICAZIONI
SU CORSI FAD DELLA FNOMCeO
PROGRAMMA NAZIONALE ESITI
NUOVO CORSO ECM AGENAS/FNOMCEO
Dal 23 settembre 2013, e lo sarà fino al 1° settembre 2014, è attivo il corso on line ECM sul
Programma Nazionale Esiti (PNE) realizzato da Agenas e FNOMCeO con il coinvolgimento della
Federazione IPASVI.
Per accedere al corso è necessario connettersi alla Homepage del sito web del Programma Nazionale Esiti (PNE) tramite link presenti sui siti internet di Agenas, FNOMCeO, Ministero della Salute,
IPASVI.
Attraverso le attività di PNE, il Ministero della Salute si avvale di AGENAS per lo svolgimento delle
funzioni di valutazione dei risultati (outcomes) delle prestazioni assistenziali e delle procedure
medico-chirurgiche nell’ambito del Servizio sanitario nazionale.
Obiettivi del corso sono la diffusione delle competenze necessarie a una corretta lettura e interpretazione dei contenuti di PNE, attraverso l’apprendimento di alcuni fondamenti di metodologia
epidemiologica applicata alla valutazione comparativa di esito.
Crediti: il corso, del tutto gratuito, eroga 12 crediti ECM (Codice ECM 69597). L’attestazione dei
crediti, una volta superato il corso, è disponibile nella “Situazione crediti” in alto a destra, appena
entrati sulla piattaforma.
Le professioni accreditate sono: medico, odontoiatra, infermiere, infermiere pediatrico, assistente sanitario.
Accesso: a chi si è registrato per i precedenti corsi ricordiamo che è necessario passare dal sito
FNOMCEO o IPASVI per accedere ai corsi.
È necessario passare dal sito della propria Federazione per il controllo ogni anno.
ATTENZIONE: Il sistema è basato su sessioni di lavoro; qualora si rimanga inattivi per più di 20
minuti la sessione scade e si deve quindi effettuare nuovamente l’accesso con ID e PIN.
CORSO FAD APPROPRIATEZZA 2013 - 2014
N° EVENTO 2603 - 79138
Si comunica che la validità del corso è stata prorogata fino al 18/11/2014 (salvo diverse disposizioni che saranno comunicate).
Si ricorda che questo corso ECM può essere seguito soltanto in modalità on line.
Il servizio HELP DESK, erogato direttamente da FNOMCeO (sede Ordine Medici Chirurghi e
Odontoiatri della Provincia di Torino) è attivo dal Lunedì al Venerdì dalle ore 10.00 alle ore 12.00
tel. 011/5815110 - e-mail: [email protected]
Si ricorda che è necessario passare dal sito FNOMCEO www.fnomceo.it o IPASVI www.ipasvi.it
per accedere al corso.
marzo 2014
61
rubriche
Corsi e congressi in pillole
Vengono qui pubblicate gratuitamente, di ogni congresso approvato dalla redazione:
- data del convegno - titolo del convegno - luogo del convegno. Gli eventi di cui si dà notizia sono, come
sempre, quelli che si tengono dal mese successivo a quello del numero pubblicato.
quando
10 aprile 2014. ore 20.00
dove
Torino - Gruppo LARC “Sala Cervino”
Corso Venezia 10
quando
29 maggio 2014. Ore 20.00
dove
u PROFILO GIURIDICO E RESPONSABILITÀ
LEGALE DI STRUTTURA AMBULATORIALE
PRIVATA E ACCREDITATA
u LA PREVENZIONE ED IL TRATTAMENTO
DELLE FRATTURE DA FRAGILITÀ NELL’ANZIANO
PINEROLO (TO) - Studio Medico Pinerolese
Via Gatto 28
quando
8 aprile 2014. Ore 10.00
dove
u MARTEDÌ DELLA SALUTE, Primo ciclo 2014
BRUCIORE DI STOMACO E REFLUSSO
Torino - GAM
Corso Galileo Ferraris 30
quando
15 aprile 2014. Ore 10.00
dove
Torino - GAM
Corso Galileo Ferraris 30
quando
6 maggio 2014. Ore 10.00
dove
Torino - GAM
Corso Galileo Ferraris 30
quando
13 maggio 2014. Ore 10.00
dove
Torino - GAM
Corso Galileo Ferraris 30
quando
24 maggio 2014
dove
Torino - Sala Convegni
della Clinica Santa Caterina da Siena
Via Villa della Regina, 19
62
marzo 2014
u MARTEDÌ DELLA SALUTE, Primo ciclo 2014
ARTRITE REUMATOIDE:
UN APPROCCIO INTERDISCIPLINARE
MARTEDÌ DELLA SALUTE, Primo ciclo 2014
u DAL
RAFFREDDORE ALLA BRONCHITE:
SINDROME RINOBRONCHIALE
DELLA SALUTE, Primo ciclo 2014
u IMARTEDÌ
NOSTRI DENTI: TANTI BUONI MOTIVI
PER CONTINUARE A SORRIDERE
MULTIDISCIPLINARE
u APPROCCIO
NELLA PRATICA CLINICA IN MENOPAUSA
Direttore del Convegno: Prof. K. Tavassoli
marzo 2014
Smile!
Accogliamo con un bel sorriso il Centro Odontoiatrico del Poliambulatorio
Villa IRIS di Pianezza. Composto da due moderni Studi Dentistici, di cui uno
specifico per i bambini. Gli studi sono provvisti di attrezzature
all’avanguardia ed operatori altamente qualificati.
MEDICINA D’URGENZA
Per i casi urgenti l’attività dentistica viene erogata nella massima
tempestività in modo da agevolare il paziente.
...ama la famiglia
Email: [email protected] - Sito: www.poliambulatoriovillairis.it
Artemio Brusa
OFFERTA LAVORO:
SPECIALISTA IN MEDICINA DELLO SPORT
SI CERCA PER POLIAMBULATORIO PLURI SPECIALISTICO
CONTATTARE IL 334-6432800