48_RelArcheologica - Provincia di Cuneo

Comuni di Vicoforte – Montaldo Mondovì – Torre Mondovì
Provincia di Cuneo – Regione Piemonte
PROGETTO:
Impianto idroelettrico
SUL TORRENTE CORSAGLIA
STUDIO DI IMPATTO
AMBIENTALE
Elaborati ai sensi dell’allegato D della L.R.
n. 40 del 14 dicembre 1998
ed ElaboratI di cui all’allegato A del
D.P.G.R. 29/07/2003 n.10/R e s.m.i.
48 – RELAZIONE ARCHEOLOGICA
Committente:
Consulet Servizi S.r.l.
Largo Folconi, 5/26
17100 – Savona
e-mail: [email protected]
Progettazione:
Ing. Luca Basteris
Via Isonzo n°10 – Borgo San Dalmazzo (CN)
Tel. 349 6181609 – [email protected]
Dott. Gabriele Bruno
Geologo
Via Vittorio Emanuele III n°60
Frabosa Soprana 12082 (CN)
Tel. 347 3204088 [email protected]
Dott. Fabrizio Burzio
Geologo
Via J. Arpino, 29
Poirino 10046 (TO)
Tel. 347 0324831 – [email protected]
Arch. Francesco Tomatis
Via Martiri della Libertà n°50 – Cervasca (CN)
Tel. 328 4645637 –
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Professor Giacomo Olivero e Agr. Guido Soldi
Dottori in Scienze Agrarie
Via Piè di Carle n.35
Sanfrè 12040 (CN)
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Geometri – Ingegneri
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Cuneo 12100 (CN)
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REV.
DATA
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Ittiologa
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DATA
REDATTO
VERIFICATO
APPROVATO
Agosto 2014
AG-LV
AG-LV
LB
DESCRIZIONE
REDATTO
VERIFICATO
APPROVATO
file: 48_RelArcheologica
Nuovo impianto idroelettrico sul Torrente Corsaglia
Comuni di Vicoforte e Montaldo di Mondovì (CN)
Documento di valutazione archeologica preventiva
Indice
Estensione dell’opera in progetto
p.
1
Faune pleistoceniche in bassa val Corsaglia e aree limitrofe
2
Frequentazione umana e insediamenti in bassa val Corsaglia e aree limitrofe
3
Carta archeologica della bassa val Corsaglia e delle aree limitrofe
7
Carte topografiche e catasti del XVIII-XIX secolo
13
Emergenze archeologiche nelle aree interessate dall’opera in progetto
15
Raccomandazioni operative
19
Bibliografia
20
Elenco delle tavole
22
Estensione dell’opera in progetto
Sulla base della documentazione corografica, cartografica e catastale fornita dal progettista
SPRAE Solare s.r.l. (Via XI Settembre 15, 12011 Borgo San Dalmazzo), l’opera in progetto si
svilupperà in un’area (tav. 1-2) compresa in parte nel comune di Montaldo di Mondovì e in parte
nel Comune di Vicoforte (Provincia di Cuneo), in prossimità dei confini con i Comuni di San
Michele Mondovì e Torre Mondovì (anch’essi in Provincia di Cuneo).
L’area in questione è una fascia di fondovalle in riva destra del Torrente Corsaglia, tributario
di sinistra del Fiume Tanaro, nel settore compreso tra la piccola pianura alluvionale a Sud di
Moline1 (quota circa 490 m) e la confluenza del Rio Roburentello (quota circa 460 m), ai piedi
dell’ultima propaggine Nord-Est della cresta collinare alla cui sommità sorge l’abitato di Montaldo
di Mondovì (quota circa 790 m).
Si tratta di una zona pianeggiante, non urbanizzata e quasi priva di abitazioni, per gran parte
occupata da terreni agricoli situati sul limitare inferiore di ripidi boschi di versante oggi
prevalentemente in stato di abbandono (tav. 3). Essa è percorsa dalle anse del Corsaglia, nonché
dalla strada provinciale SP360, asse viario secondario di collegamento tra Torre Mondovì (460 m) e
la frazione Corsaglia (700 m), divisa a metà tra i Comuni di Montaldo di Mondovì e Frabosa
Soprana. Va notato a questo proposito che il segmento della SP360 che percorre l’area in questione
è un diverticolo relativamente recente, realizzato per evitare l’attraversamento dell’abitato di
Moline, mentre la strada sul fondovalle del Corsaglia percorreva originariamente la riva sinistra
passando ai piedi dello sperone roccioso di Martinetto (tav. 8-9).
1
Frazione del Comune di Vicoforte indicata come Molline sulla Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000 (tav.
1) e anche in alcune mappe realizzate tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo (tav. 8-9).
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
2
Sul Corsaglia sono presenti tre ponti stradali (tav. 1 e 3), due dei quali (di Martinetto e di
Moline) collegano Moline alla SP360, mentre il terzo, situato più a Nord-Est, è al servizio di una
cava di materiale calcare dolomitico per inerti (cava «Rocce Samprin», proprietà Occelli & C.
s.n.c.), il cui taglio nel versante è ben riconoscibile nella Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000.
Vi è inoltre un quarto ponte, in carpenteria metallica, al servizio dell’Acquedotto Langhe ed Alpi
Cuneesi. A cavallo del torrente, immediatamente a Nord del ponte stradale di Martinetto, si apre
infine una seconda cava, anch’essa ben individuabile nella Carta Tecnica Regionale.
Da un punto di vista geologico-strutturale, l’area è caratterizzata da depositi fluvio-torrentizi
quaternari di pochi metri di spessore (tav. 5), sovrapposti ad affioramenti rocciosi riferibili alle
dolomie dell’Unità di Villanova e ai calcescisti calcarei dell’Unità di Montaldo, facenti entrambe
parte della formazione tettonica alpina denominata Dominio Piemontese. Ai depositi alluvionali si
sovrappongono, soprattutto lungo i margini dei versanti, limitate coltri di detriti colluviali derivanti
dall’alterazione superficiale e dall’erosione dei versanti stessi2; secondo quanto risulta dalla Banca
Dati Geologica on-line di ARPA Piemonte, la zona in esame non è interessata da frane areali né di
altro tipo (tav. 6).
L’opera in progetto comprenderà un’unica condotta (indicata in tav. 1 dalla linea tratteggiata
rossa) a debole inclinazione, lunga complessivamente circa 1300 m e avente il diametro di 2 m. La
presa sarà costruita sul Torrente Corsaglia e la condotta attraverserà inizialmente, con direzione
Nord-Ovest - Sud-Est, un terrazzo alluvionale tenuto a prato alberato, nel quale sarà anche costruita
la vasca di carico. Uscendo dal prato, la condotta sottopasserà da Nord a Sud la SP360, per poi
scorrere a lato o al di sotto del manto stradale lungo il contorno del versante collinare in
corrispondenza della strettoia di Martinetto, fino al punto in cui la valle si riallarga dando luogo a
un secondo terrazzo alluvionale. Da qui la condotta continuerà a seguire il piede del versante
collinare, sul margine Sud di una zona prativa, con direzione Est-Nord-Est, sovrapponendosi al
tracciato di una precedente canalizzazione in disuso, un tempo al servizio della cartiera di Torre
Mondovì. Dopo avere di nuovo sottopassato la SP360 da Ovest a Est, la condotta proseguirà per un
breve tratto verso Nord-Est, incrociando l’Acquedotto Langhe ed Alpi Cuneesi e attraversando una
zona boschiva in cui sarà costruita la centrale idroelettrica. Da qui, l’ultimo segmento della condotta
porterà l’acqua a riconfluire nel Corsaglia poco a monte della confluenza del Rio Roburentello.
Lungo l’intero tracciato della condotta l’area interessata da lavori di scavo avrà una
larghezza di circa 5 m, con una profondità di circa 4 m; per la formazione della presa e della vasca
di carico sarà realizzato uno scavo di circa 30x12 m² con una profondità massima di 6.5 m; per la
costruzione della centrale sarà realizzato uno scavo di circa 16x10 m² con una profondità massima
di circa 8 m.
Faune pleistoceniche in bassa val Corsaglia e aree limitrofe
È del 1935 la notizia del ritrovamento, in un campo presso il Santuario di Vicoforte, di uno
scheletro di inconsueta grandezza, che Giacomo Bruzzone del Real Istituto Tecnico di Mondovì
riteneva appartenente a un Megaterium, nonché dei resti «di un palmipede ancora sconosciuto»3. La
segnalazione è tuttavia da considerare infondata, in quanto l’habitat e la distribuzione del
Megaterium sono extraeuropei: tale mammifero è infatti presente in Sudamerica nel corso del
Pliocene e migra verso il Nordamerica durante il Pleistocene.
Il presunto Megaterium e altri resti fossili affioranti «in una parete di tufo» sono stati
oggetto di un carteggio fra l’allora Soprintendente Gioacchino Mancini e Gian Battista Dal Piaz,
2
G. BRUNO, 2013, p. 13-16, documento a cui si fa riferimento per tutto quanto riguarda gli aspetti geologici
dell’area.
3
Lettera del 2 maggio 1935, Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Archivio
storico, Comune di Vicoforte, Faldone 58 CN 1935.
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
3
dell’Istituto e Museo di geologia e paleontologia dell’Università di Torino, il quale affermava in
una lettera del 10 maggio 1935 di volere inviare sul sito un suo incaricato, con l’intento di effettuare
un sopralluogo sotto la guida di Giacomo Bruzzone. Non risulta che tale sopralluogo si sia
effettivamente svolto.
In realtà, allo stato attuale delle conoscenze, resti paleontologici sono documentati nel
Cuneese, a partire dal Pleistocene medio, solo sulla sommità del Monte dei Cros, ad Andonno
(comune di Valdieri), dove l’attività estrattiva ha messo in luce nel 1976 una cavità carsica con un
giacimento in breccia ossifera particolarmente ricco di resti di macro- e microvertebrati4.
Sono del Pleistocene superiore anche i resti di orso delle caverne (Ursus spelaeus) ritrovati
in varie grotte del Cuneese, fra cui la grotta di Bossea, situata a 836 m in alta val Corsaglia (Frabosa
Soprana)5.
Frequentazione umana e insediamenti in bassa val Corsaglia e aree limitrofe
Allo stato attuale delle conoscenze, la frequentazione preistorica dell’area in esame appare
abbastanza frammentaria e non comprende testimonianze delle epoche più antiche (paleolitico,
neolitico ed età del rame)6.
La media età del bronzo e una possibile fase del bronzo finale paiono attestati, sulla base di
frammenti ceramici, nel sito pluristratificato di Olle (Vicoforte, 475 m), il cui significativo
toponimo adombra i ritrovamenti archeologici ivi avvenuti. Il sito ha infatti rivelato anche i resti di
un piccolo insediamento dell’età del ferro (capanna), su cui insistono successivi apporti di età
romana, tardoantica/altomedioevale e moderna.
Bisogna spingersi parecchio più a Nord, sul terrazzo fluviale di Breolungi (400 m), a NordOvest di Mondovì, per trovare un altro sito pluristratificato, con attestazioni collocabili fra bronzo
finale (XI secolo a.C.) ed età del ferro (VIII-II secolo a.C.) e successive frequentazioni medievali e
postmedievali7.
Se si eccettua il probabile ma sfuggente livello pre/protostorico sottostante la necropoli
romana di Piano (Torre Mondovì), l’unico altro sito protostorico esistente nelle immediate
vicinanze dell’area in esame è l’importante insediamento di altura della seconda età del ferro (fine
IV-inizio II secolo a.C.) di Montaldo di Mondovì - Castello, che ha avuto una continuità insediativa
di circa un secolo e mezzo. Sito apparentemente non fortificato, connotato da una economia di
sussistenza, con capanne costruite su basamenti costituiti di spezzoni di roccia sovrapposti a secco
(rari i buchi di palo) e abbondante ceramica di produzione locale da ricondurre al vasellame di
ambito domestico dei siti della seconda età del ferro della Liguria interna8.
Nel IV secolo a.C., la scelta di insediarsi ex novo (come nel caso di Montaldo di Mondovì) o
di reinsediarsi su alture precedentemente occupate nel bronzo finale e/o nella prima età del ferro
(Chiusa Pesio, Peveragno, Bec Berciassa di Roccavione) nasce dalla necessità di difendersi dalle
scorrerie e invasioni galliche9.
Più ad Ovest, nel territorio di Chiusa Pesio, si trova un altro importante insediamento
d’altura, l’abitato di Monte Cavanero, inquadrabile tra la fine del bronzo finale (XI-X secolo a.C.) e
la prima età del ferro (IX-V secolo a.C.). Le ceramiche che caratterizzano il sito sembrano
confermare l’omogeneità della cultura materiale dei gruppi umani non solo del Monregalese, ma di
tutto il Piemonte sud-occidentale (Bec Berciassa, Fossano, Caraglio, Cherasco, Montemale) e
4
B. SALA, A. AIMAR, 1998, p. 76-77.
B. SALA, A. AIMAR, 1998, p. 79; L. MANO, 2006.
6
Per i rari indizi di frequentazione umana nel Monregalese fra paleolitico ed età del rame si rimanda a M.
VENTURINO GAMBARI, 2006, p. 59.
7
M. VENTURINO GAMBARI, 2001.
8
E. MICHELETTO, M. VENTURINO GAMBARI, 1991, p. 14-28, 105-116.
9
E. MICHELETTO, M. VENTURINO GAMBARI, 1991, p. 18, 20; M. VENTURINO GAMBARI, 2006, p. 70.
5
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
4
trovano corrispondenza in area transalpina nell’Hallstatt A2-B1 (seconda metà XI-X secolo a.C.)10.
L’insediamento è adiacente a una necropoli a incinerazione della prima età del ferro (scavata da F.
Rittatore nel 1948)11, comprendente una ventina di tombe, prive di corredo a parte le urne cinerarie,
che erano posizionate entro buche circolari con pareti protette da ciottoli e coperture in lastre
lapidee (materiali oggi conservati nei musei di Torino, Cuneo e presso l’Istituto Tecnico di
Mondovì)12. Le ceramiche della prima età del ferro di Monte Cavanero sono confrontabili con
quelle coeve di Breolungi13. Il rito funerario qui attestato, con l’uso di coprire l’urna cineraria con
una lastra lapidea anziché con una scodella in ceramica capovolta, caratterizza il Piemonte a Sud del
Po, area in cui i Liguri Bagienni si differenziano da quelli dell’Astigiano e dell’Alessandrino. Tale
uso si protrarrà sino alla seconda età del ferro14. L’importanza del sito è stata di recente confermata
dal ritrovamento di un ripostiglio di oggetti metallici15.
La romanizzazione del Monregalese, subregione facente parte della Regio IX Liguria situata
ai margini di Augusta Bagiennorum / Bene Vagienna (colonia fondata negli ultimi decenni del I
secolo a.C.), si inserisce nel quadro generale di un processo lento e tardivo che caratterizza il resto
del Cuneese. Fonti storiche e dati archeologici concordano nel descrivere una occupazione diffusa
ma discontinua. In almeno due siti (Olle e Piano) si registra continuità di occupazione dall’età
preromana. Nell’area in esame sono note tre necropoli16.
La necropoli di Piano (Torre Mondovì), apparsa nel 1998-1999 in seguito a lavori di
ampliamento della Strada Provinciale 35 occorsi dopo l’alluvione del 1994, consta di quattro tombe
a incinerazione indiretta databili tra fine I secolo a.C. e inizio I secolo d.C.; essa insiste su di un
probabile livello pre/protostorico non meglio definito. Si tratta del sito archeologico
topograficamente ben localizzato più vicino all’area di intervento dell’impianto idroelettrico sul
Corsaglia.
La necropoli di Olle (Vicoforte), rinvenuta nel 2011 nel corso dei lavori per la posa di un
metanodotto, consta di 7 tombe a incinerazione indiretta con corredo intatto, di cui sei databili alla
prima metà del I secolo d.C. e la settima, grazie a una moneta di Domiziano, alla fine del I secolo.
Nello stesso areale, la presenza di buche di palo, canalette, fosse e buche di albero sarebbe da
ricondurre ad attività agricole coeve. Le sepolture risultano immediatamente soprastanti a un livello
di occupazione dell’età del ferro.
La necropoli di Oddina (Vicoforte) è emersa in parte nel 1931, in seguito a scavi per la
fondazione della nuova stazione tramviaria, e in parte verso il 1960, in occasione di scavi per
l’estrazione di materiali argillosi. In entrambi i casi le tombe, poste a circa 2 m di profondità dalla
superficie attuale, sono state quasi completamente distrutte dai lavori, al punto che è difficile
ritrovarne l’esatta ubicazione. Tuttavia, il recupero dei materiali di corredo, omogeneo per i due
contesti, ha consentito una datazione tra la fine del I e l’inizio del II secolo d.C.. Sulla base dei
documenti d’archivio è impossibile stabilire con certezza il numero delle sepolture rinvenute nel
1931, forse non meno di sei, alle quali vanno aggiunte le quattro tombe del 1960.
È evidente che nei tre i casi sopradescritti è stata riportata in luce soltanto una porzione,
presumibilmente ristretta delle necropoli. Le condizioni di scavo non hanno permesso osservazioni
di ordine generale: allineamento, orientamento, fasi stratigrafiche interne ai siti.
Meritano considerazioni a parte i ritrovamenti di epigrafi romane avvenuti nell’area in
esame, che sono decisamente numerosi (tab. 1).
10
M. VENTURINO GAMBARI, 2001, p. 18-20; 2006, p. 61, 63.
P. BAROCELLI, 1962, p. 41; F. FEDELE, 1973, p. 19; 1975, p. 52; C. CONTI, 1980, p. 50, con rimandi alla
bibliografia precedente.
12
M. RUBINICH, 2006, p. 22-24, 42-43; M. VENTURINO GAMBARI, 2006, p. 75.
13
M. VENTURINO GAMBARI, 2001, p. 23.
14
M. VENTURINO GAMBARI, 2006, p. 63-64.
15
M. VENTURINO GAMBARI, 2006, p. 64-66.
16
Un quadro aggiornato sulla romanizzazione del Monregalese è offerto da M.C. PREACCO ANCONA, 2006.
11
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
Comune
Briaglia
Vicoforte
Vicoforte
Vicoforte
Vicoforte
Vicoforte
Vicoforte
Vicoforte
Vicoforte
Monastero di
Vasco
Monastero di
Vasco
Monastero di
Vasco
Torre Mondovì
Montaldo di
Mondovì
Montaldo di
Mondovì
Montaldo di
Mondovì
Località
Il Bricco
cappella San
Giovanni
cappella San
Giovanni
cappella San
Giovanni
cappella San
Giovanni - regione
Pramiraglio
cappella San
Giovanni
cappella San
Giovanni
Epoca di
ritrovamento
1823
fine XVIII secolo
Ubicazione secondaria
o attuale
irreperta il 21.5.1979
Torino
fine XVIII secolo
fine XVIII secolo
Vicoforte - chiesa San Donato e
San Giovanni
irreperta il 21.5.1979
1793
irreperta da lungo tempo
vista alla fine del
XVIII secolo
vista alla fine del
XVIII secolo
riutilizzata nel pavimento davanti
all’altare di Santa Maria
presso l’altare di San Giovanni,
«smossa, rotta e rivoltata
nell’autunno dell’anno 1785»
riutilizzata in un negozio di
Vicoforte; irreperta da A. Ferrua
irreperta il 21.5.1979
C.I.L.
o altra collezione
C.I.L. V, II, 7733
C.I.L. V, II, 7730
= Ferrua 78
C.I.L. V, II, 7734
= Ferrua 79
C.I.L. V, II, 7735
= Ferrua 80
C.I.L. V, II, 7732
= Ferrua 77
Ferrua 81a
Ferrua 81b
provenienza
sconosciuta
Fiamenga
priorato San Pietro
(?)
priorato San Pietro
1771
C.I.L. V, II, 7737
priorato San Pietro
1771
C.I.L. V, II, 7738
Torre Mondovì
Montaldo di
Mondovì
Roà Marenca
menzionata
XVIII secolo
1958
romitorio
Sant’Ambrogio
segnalata a A.
Ferrua ante 1948
fine XVIII secolo
nel
XVIII secolo
dispersa
dispersa
Roà Marenca - cappella San
Rocco
Roà Marenca - cappella San
Rocco
5
Ferrua 81c
C.I.L. V, II, 7731
C.I.L. V, II, 7704
C.I.L. V, II, 7671
C.I.L. V, II, 7803
Tab. 1. Epigrafi romane rinvenute nel territorio in esame.
Come già si è accennato, i ritrovamenti di età romana del Monregalese sono numericamente
insufficienti e troppo discontinui per consentire di impostare un solido discorso sulla distribuzione e
sui tipi di insediamento (vici, pagi, mansiones), sui percorsi stradali a questi collegati e sugli
itinerari della transumanza. Tuttavia, la ricchezza delle testimonianze epigrafiche che punteggiano il
territorio, per lo più cronologicamente inquadrabili entro il I secolo d.C.17, suggerisce quanto meno
quei «confini epigrafici» già individuati da Nino Lamboglia, che segnano una grande partizione
territoriale tra la tribù Publilia, attestata in val Corsaglia (= vallis Causalia) a Montaldo e a Torre
Mondovì, e la tribù Camilia, attestata a Mondovì e Vicoforte18. È stata a lungo opinione corrente
che la tribù Camilia facesse amministrativamente capo ad Augusta Bagiennorum e la Publilia al più
lontano municipio di Albingaunum / Albenga. Più recentemente, la riconsiderazione dei dati sta
portando a ricondurre la gravitazione della tribù Publilia su di un centro urbano nei dintorni di
Ceva19. Inoltre, G. Coccoluto, integrando ponderate considerazioni sulla toponomastica e sui titoli
17
G. MENNELLA, 2011, p. 235.
Un aggiornamento della carta di tale suddivisione amministrativa redatta a suo tempo da N. LAMBOGLIA,
1933 (tav. III), è offerto da M.C. PREACCO ANCONA, 2006, p. 78.
19
G. MENNELLA, 2001; M.C. PREACCO ANCONA, 2006, p. 82-84.
18
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
6
di chiese campestri, ha ipotizzato, con tutte le cautele del caso, alcuni possibili percorsi stradali,
soprattutto fra tardoantico e altomedioevo20.
Sicuramente importante per le questioni insediative e viarie è la frazione Roà Marenca: essa
è ritenuta il primo e più antico nucleo di Montaldo di Mondovì, fondato in età romana lungo una via
di comunicazione con la costa ligure, come è adombrato dall’etimologia (marenca = marittima)21;
l’antichità del percorso pare avvalorata dai rivenimenti di due epigrafi romane, avvenuti l’uno nel
XVIII secolo nel romitorio Sant’Ambrogio e l’altro nel 1958 in una delle varie case costruite con
materiali di recupero provenienti dal romitorio stesso22.
Notevole anche la concentrazione di 7 epigrafi in corrispondenza della cappella (ex chiesa)
San Giovanni a Nord-Est di Vicoforte e negli immediati dintorni; purtroppo, diverse di esse
risultano oggi irreperte.
Nel complesso il comune di Vicoforte annovera 8 epigrafi, il comune di Montaldo 3, i
comuni di Torre Mondovì e Briaglia 1 a testa. Spingendosi poco a Ovest dell’area qui considerata,
si possono aggiungere le 3 epigrafi del priorato benedettino San Pietro nel comune di Monastero di
Vasco, raggiungendo il non trascurabile totale di 16 documenti.
Per suggellare la ricchezza epigrafica del Monregalese è sufficiente ricordare il recupero, nel
2010, della epigrafe funeraria del liberto Lucius Furius dal muro esterno della chiesa Sant’Evasio
nella frazione Carassone di Mondovì. Si tratta di una stele in marmo bianco, mutila, reimpiegata
(sul retro reca un motivo a scacchi), che G. Mennella considera la «prima testimonianza epigrafica
di epoca romana proveniente dall’ambito territoriale di Carassone, che si integra adesso nel non
trascurabile complesso lapideo fin qui restituito dal comprensorio monregalese nel contesto del
ragguardevole corpus epigrafico di Augusta Bagiennorum, rappresentato a tutt’oggi da non meno di
140 pezzi»23.
Frammentario, per il Monregalese, si presenta anche il panorama dei secoli prima dell’anno
1000, affetto da una scarsità di fonti documentarie che i dati archeologici non riescono a colmare,
nonostante la particolare attenzione prestata dall’archeologia degli ultimi decenni al periodo di
transizione fra tardoantico e altomedioevo (IV-X secolo)24. L’area in esame riflette sia la povertà di
insediamenti, sia il generale decremento demografico che caratterizzano sovente tali secoli. Unico
sito eloquente è quello di Olle (Vicoforte), dove a una fase tardoantica materializzata da strutture
murarie in pietra a secco, fossati con possibile funzione difensiva e buche di palo segue un’epoca di
abbandono, presumibilmente altomedievale, caratterizzata da olle da fuoco in ceramica e in pietra
ollare. Il sito è stato in seguito danneggiato da attività agricole di età moderna.
Importanti centri altomedioevali attestati dall’XI secolo sono il romitorio Sant’Ambrogio a
Roà Marenca (Montaldo di Mondovì), menzionato in un diploma di Enrico III del 1041 a favore
della chiesa di Asti, in cui la struttura religiosa, insieme con una miniera di ferro, mulini, diritti di
pesca e terreni situati in tutta la valle Corsaglia («cum ferraria, cum valle Causalia, cum
molendinis, piscationibus usque ad cacumina Alpium»), risulta dipendente dalla pieve incastellata
di Vicoforte25, e il priorato benedettino San Pietro di Vasco, dipendente dall’abbazia di Breme in
Lomellina (Pavia). Questi insediamenti hanno avuto un importante ruolo economico nella
costituzione di nuovi centri amministrativi e nella formazione di centri comitali come Breolungi26.
20
N. LAMBOGLIA, 1933, p. 42, 44, 93, 126; G. COCCOLUTO, 2004, p. 401-402 (fig. 14): la rete di mansiones
elaborata da questo autore, collegante Canalicum a Pollentia passando per Augusta Bagiennorum, non comprende
l’area in esame.
21
G. SERRA, 1954, p. 131, 135, 138.
22
G.M. LOMBARDI, 1958, p. 53.
23
G. MENNELLA, 2011, p. 235.
24
R. COMBA, 1998, p. 81; E. MICHELETTO, 2006, p. 87, 96.
25
R. COMBA, 1998, p. 84, 86; E. MICHELETTO, M. VENTURINO GAMBARI, 1991, p. 35, 54.
26
E. MICHELETTO, 2006, p. 96.
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
7
Il pieno medioevo è rappresentato da emergenze civili e religiose. Il fenomeno
dell’incastellamento nel Monregalese è esemplificato da molti siti. Ci si limita qui a menzionare per
l’XI secolo Breolungi, il cui castrum e la cui pieve sono documentati dal 104127, per il XII secolo i
castelli di Mirabello sul Monte Cavanero, di Torre Mondovì e di San Michele Mondovì28, per il
XIII secolo il castello arroccato di Montaldo, dimora fortificata del feudatario locale menzionata nei
documenti nel 1216, le cui evidenze archeologiche si datano dal XIII sino al XVI secolo29.
Numerose cappelle decorate con cicli pittorici di importanza locale punteggiano il territorio
fra XV e XVI secolo.
Infine, i petroglifi, reperti come noto particolarmente «ubiquitari», non sono attestati nella
parte bassa del territorio in esame, ma sono presenti sul substrato roccioso su cui insistevano gli
insediamenti del castello di Montaldo (13 coppelle e una vaschetta), purtroppo non indagati
stratigraficamente nel corso degli scavi30.
Carta archeologica della bassa val Corsaglia e delle aree limitrofe (tav. 4)
Comune di Briaglia
Il Bricco (Briaglia)
Epigrafe romana C.I.L. V, II, 7733. Antonio Ferrua posiziona il ritrovamento tra il villaggio
di Briaglia e la cappella San Giovanni di Vicoforte. T. Mommsen, al quale l’epigrafe era stata
segnalata il 20 aprile 1871 da Edoardo Ferrua, annota: «lapis magnus [...] super sceletro hominis
prope Vicoforte [...] in regione q.d. il bricco in fundo Caroli Carlevaris». Resta il dubbio che il
luogo del ritrovamento possa essere l’attuale Casa Carlevaris, sita a 582 m su di un dosso poco a
Ovest dell’abitato di Vicoforte. La lapide risulta irreperta il 21.5.1979.
Rinvenimento durante scavi agricoli, 1823.
UTM-ED1950: 32 T 410754 4916539. Quota 535 m.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Archivio territoriale, Comune di
Vicoforte, Faldone 120.
T. MOMMSEN, 1877, p. 881.
A. FERRUA, 1948, p. 43 (= n. 76).
Comune di Vicoforte
Cappella San Giovanni (Vicoforte)
Sette epigrafi romane riconducibili alle vicinanze della chiesa antica.
L’epigrafe C.I.L. V, II, 7730 (= Ferrua 78) fa riferimento alla tribù Publilia; L. Lobera
afferma di ignorare dove si trovi e ipotizza che possa essere una delle due iscrizioni che Giuseppe
Bartoli ha fatto trasportare a Torino dalla cappella san Giovanni; A. Ferrua la localizza a Torino, al
pari di G.F. Muratori.
L’epigrafe C.I.L. V, II, 7734 (= Ferrua 79) fa riferimento alla tribù Camilia; già murata a
lato della porta della cappella, è stata in seguito collocata a lato della porta sinistra della chiesa San
Donato e San Giovanni a Vicoforte.
27
p. 83.
28
Cf. la carta di distribuzione dei castelli attestati nelle fonti scritte dell’XI secolo redatta da R. COMBA, 1998,
G. CASALIS, 1853; R. COMBA, 1998, p. 90; M.C. PREACCO, 2011.
E. MICHELETTO, M. VENTURINO GAMBARI, 1991, p. 35-36, 51-67; E. MICHELETTO, 2006, p. 96-99.
30
E. MICHELETTO, M. VENTURINO GAMBARI, 1991, p. 91-94.
29
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
8
L’epigrafe C.I.L. V, II, 7735 (= Ferrua 80), che risulta irreperta il 21.5.1979, è identificata
da T. Mommsen con quella che L. Lobera considera lapide di reimpiego con scritta illeggibile su
sette righe.
L’epigrafe C.I.L. V, II, 7732 (= Ferrua 77) fa riferimento alla tribù Camilia; irreperta da
lungo tempo, è attribuita da T. Mommsen alla regione Pramiraglio, «non molto distante dal castello
di Vico»; A. Ferrua la descrive come «Saxum fluviatile rude», in gneiss, che secondo G. Grassi
sarebbe stata ritrovata facendo una «scavazione di una fornace nel 1793», fra Vicoforte e la cappella
San Giovanni, in regione Pramiraglio, forse da ricercarsi nell’area immediatamente a Nord di
Vicoforte.
A. Ferrua considera pertinenti alla cappella San Giovanni anche le epigrafi 81a e 81b della
sua classificazione, entrambe descritte da L. Lobera: la prima come pietra facente parte del
pavimento davanti all’altare di Santa Maria, la seconda riutilizzata come gradino presso l’altare di
San Giovanni, «smossa, rotta e rivoltata nell’autunno dell’anno 1785».
Sempre secondo A. Ferrua, un’altra epigrafe (81c della sua classificazione), irreperta,
sarebbe stata reimpiegata come una pietra qualsiasi in un negozio di Vicoforte.
Le strutture attuali della cappella sono del XVIII-XIX secolo, ma l’edificio è già attestato in
un documento del 1444 ed è sorto accanto a una precedente chiesa dell’XI secolo dedicata a santa
Maria, denominata nel 1309 ecclesia sanctae Mariae de Villario Vici. Nel corso della visita
pastorale del 1583, Gerolamo Scarampi annota: «Visitavit capellam Sancti Joannis prope eam est
ecclesia sub titulo Sanctae Mariae».
Testimonianze solo parzialmente sopravvissute in edifici religiosi adibiti al culto.
Restauri e risanamento conservativo della cappella, 2000-2002 e 2013.
UTM-ED1950: 32 T 410466 4914721. Quota 545 m.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Archivio territoriale, Comune di
Vicoforte, Faldone 120.
J. DURANDI, 1769, p. 79.
L. LOBERA, 1791, p. 1 (= 7734), 2 (= 7730), 4 (= 7735), 4-5 (= 81a, 81b).
G. CASALIS, 1854, p. 95, 106.
G.F. MURATORI, 1869, p. 114-117.
C. PROMIS, 1869, p. 388.
T. MOMMSEN, 1877, p. 881.
N. LAMBOGLIA, 1933, p. 42 (nota 11), 93 (nota 5).
A. FERRUA, 1948, 44-46.
Confraternita dei Battuti Neri (Vicoforte)
Edificio barocco risalente al 1582 (anno di attestazione di un oratorio).
Restauro e risanamento conservativo, 2003.
UTM-ED1950: 32 T 409741 4914335. Quota 600 m.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Archivio territoriale, Comune di
Vicoforte, Faldone 120.
Fiamenga (Vicoforte)
Epigrafe romana C.I.L. V, II, 7731, riferentesi alla tribù Camilia.
L. Lobera ritiene erronea l’idea di J. Durandi, secondo cui l’epigrafe proverrebbe dalla
cappella San Giovanni di Vicoforte, sostenendo invece che essa fu recuperata in un campo in
regione detta del Foò; conservata malamente per parecchi anni in un cortile, venne poi prelevata dal
conte Giuseppe Grassi di Santa Cristina e collocata nella sua casa di campagna presso Mondovì, in
località le Molie. Risulta irreperta il 21.5.1979.
Rinvenimento durante scavi agricoli, fine XVIII secolo.
UTM-ED1950: 32 T 409164 4913595. Quota 550 m.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Archivio territoriale, Comune di
Vicoforte, Faldone 120.
J. DURANDI, 1769, p. 79.
L. LOBERA, 1791, p. 3-4.
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
9
G. CASALIS, 1854, p. 95.
G.F. MURATORI, 1869, p. 112-113.
T. MOMMSEN, 1877, p. 881.
N. LAMBOGLIA, 1933, p. 93.
A. FERRUA, 1948, p. 43 (= n. 75).
Oddina (Vicoforte)
Necropoli romana di fine I - inizio II secolo d.C., riconosciuta per la prima volta nel 1931
«in regione Gargana, nella proprietà dei fratelli Cuniberti, ad un centinaio di metri dalla nazionale
[...] sulla destra di essa» (carteggio fra il soprintendente Pietro Barocelli, l’ispettore Giuseppe
Barelli e il direttore del Museo di Cuneo Euclide Milano, 25 settembre 1931 - 31 agosto 1932).
Delle tombe, in parte distrutte e di ubicazione incerta, restavano frammenti di embrici, olle e vetri,
residui di combustione, quattro monete. In seguito a un sopralluogo di G. Barelli, a circa 25 metri
dalla casa Cuniberti si sono rinvenute altre tombe «a circa due metri di profondità dalla superficie in
lieve declivio verso il torrentello o rio Ermena», con recupero di un’anfora, urne cinerarie, una
moneta informe di rame, frammenti di vetri e di altri embrici. Il 7 gennaio 1932 un embrice è stato
consegnato al preside del Regio Istituto Tecnico di Mondovì, un altro al preside del Regio Liceo; il
resto dei materiali è stato destinato al Museo di Cuneo. Sulla base dei documenti è impossibile
stabilire con certezza il numero delle sepolture rinvenute, forse non meno di sei.
Verso il 1960, «in località Oddina, in val d’Ermena», presumibilmente nei pressi dei
ritrovamenti avvenuti «in regione Gargana», sono apparse altre quattro tombe a incinerazione,
distrutte da lavori di scavo, i cui corredi (unguentario e bottiglie vitree, urnetta biconica in ceramica
comune, boccale e patera bronzei), secondo E. Mosca, sono analoghi a quelli del 1931 e databili tra
la fine del I e l’inizio del II secolo d.C..
Scavi per la fondazione della nuova stazione tramviaria, 18 settembre 1931.
Scavi per l’estrazione di materiali argillosi, circa 1960.
UTM-ED1950: 32 T 410099 4913010. Quota 560 m.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Archivio storico, Comune di Vicoforte,
Faldone 59 CN 1931, 1932.
E. MOSCA, 1965.
Olle (Vicoforte)
Tracce di frequentazione dell’età del bronzo medio e finale: il bronzo medio è testimoniato
da frammenti ceramici associati a carboni, mentre la possibile fase del bronzo finale è rappresentata
unicamente da frammenti ceramici.
Piccolo insediamento dell’età del ferro, con 25 buche di palo contenenti carboni, ceramica e
una piccola ascia in pietra verde, il tutto riconducibile a una possibile capanna del diametro di 10-11
m; una seconda piccola ascia in pietra verde e altri frammenti ceramici sono stati rinvenuti sul
probabile piano di calpestio del sito.
Fibula bronzea a molla del tardo La Tène (I secolo a.C.).
Necropoli romana del I secolo d.C., comprendente 7 tombe a incinerazione indiretta con
corredo intatto, immediatamente soprastanti il livello dell’età del ferro. Sei tombe sono da
ricondurre alla prima metà del secolo, una sola (T6) è della fine del I secolo (moneta di Domiziano,
81-96). Oltre ai laterizi, che riparavano i corredi e li separavano dalle ceneri, si annoverano
un’anfora, olle in ceramica comune, scodelle, ciotole, patere e coppette in terra sigillata, recipienti
ceramici a pareti sottili, una olletta miniaturistica, una coppa in vetro costolato, due monete,
un’armilla bronzea e denti di animali. Ad attività agricole di età romana sono inoltre da ricondurre
buche di palo, canalette, fosse e buche di albero.
Insediamento tardoantico (IV-V secolo d.C.), con strutture murarie in pietra a secco costruite
con grandi ciottoli, tre fossati con possibile funzione difensiva e buche di palo. Una fase successiva,
interpretata come abbandono delle strutture dell’insediamento tardoantico, è testimoniata da resti di
recipienti da fuoco in ceramica e in pietra ollare (alto medievo?). Il tutto è stato danneggiato da
attività agricole di età moderna.
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
10
Rinvenimenti durante scavi per la posa del metanodotto, gennaio-marzo 2011.
UTM-ED1950: 32 T 411618 4914077. Quota 475 m.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Archivio territoriale, Comune di
Vicoforte, Faldone 120.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Archivio relazioni di scavo, Comune di
Vicoforte, Faldone CN/37.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Archivio territoriale, Comune di San
Michele di Mondovì [sic], Faldone 105.
Santuario di Vicoforte (Vicoforte)
Un carteggio del 1935, conservato presso l’Archivio della Soprintendenza per i Beni
Archeologici del Piemonte, protagonisti Giacomo Bruzzone del Real Istituto Tecnico di Mondovì, il
Soprintendente Gioacchino Mancini e Giovanni Battista Dal Piaz dell’Istituto e Museo di geologia e
paleontologia dell’Università di Torino, contiene la notizia del ritrovamento, in un campo presso il
Santuario, dei resti fossili pleistocenici di un «Megaterium e di un palmipede ancora sconosciuto».
Altri resti fossili sarebbero affiorati da una parete di tufo. La notizia non ha avuto seguito e agli
studiosi di paleontologia non risulta l’esistenza di alcun materiale proveniente da Vicoforte.
Ritrovamenti occasionali non confermati, 1935.
UTM-ED1950: 32 T 409702 4913083. Quota 510 m.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Archivio storico, Comune di Vicoforte,
Faldone 58 CN 1935.
B. SALA, A. AIMAR, 1998.
G. Giacobini, comunicazione verbale dell’8 aprile 2014.
Comune di San Michele Mondovì
Cappella del Buon Gesù (San Michele Mondovì)
Edificio su altura costruito nel 1531, con ciclo unitario di affreschi.
Risanamento e consolidamento delle strutture, 1997.
UTM-ED1950: 32 T 412276 4913285. Quota 540 m.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Archivio Territoriale, Comune di San
Michele di Mondovì, Faldone 105.
Cappella San Sebastiano (San Michele Mondovì)
Edificio anteriore al 1450, situato lungo la strada che, costeggiando il Corsaglia, collegava
San Michele a Niella Tanaro. Affrescata nella seconda metà del XV secolo, la cappella è stata
restaurata e ampliata nel XVIII secolo. Sui resti degli affreschi è graffita la data 1496. Parzialmente
fondata su marna calcarea, ha subito la compromissione del muro parallelo al Corsaglia.
Consolidamento e restauro delle strutture, 1996-1997.
UTM-ED1950: 32 T 413518 4914454. Quota 420 m.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Archivio Territoriale, Comune di San
Michele di Mondovì, Faldone 105.
Comune di Monastero di Vasco
Priorato San Pietro (Monastero di Vasco)
Tre epigrafi romane, C.I.L. V, II, 7704, 7737 e 7738, le ultime due scoperte nel 1771 fra le
rovine del priorato nel corso della sua demolizione. Tutte le epigrafi sarebbero state ricollocate a
Torino. La 7704 è una piccola ara votiva che Carlo Promis ritiene proveniente da Morozzo e poi
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
11
spostata all’Università di Torino e che P. Nallino afferma invece essere stata ritrovata a poca
distanza da Monastero.
Priorato benedettino dipendente dall’abbazia di Breme in Lomellina (Pavia), già ricordato in
una bolla di papa Benedetto VIII del 1014.
Rinvenimento durante lavori edilizi, 1771.
UTM-ED1950: 32 T 406436 4910566. Quota 510 m.
J. DURANDI, 1769, p. 80 (= 7737), 90 (= 7704).
J. DURANDI, 1774, p. 171 (= 7737).
P. NALLINO, 1788, p. 36-38 (= 7738).
C. PROMIS, 1869, p. 474-475 (= 7704).
T. MOMMSEN, 1877, p. 878, 882.
Comune di Torre Mondovì
Torre Mondovì
Frammento di epigrafe romana C.I.L. V, II, 7671, probabilmente funeraria, con riferimento
alla tribù Publilia. Oggi scomparso.
Non sono note le circostanze del rinvenimento.
UTM-ED1950: 32 T 412402 4911768. Quota 460 m.
T. MOMMSEN, 1877, p. 875.
N. LAMBOGLIA, 1933, p. 42, 49.
M.C. PREACCO ANCONA, 2006, p. 84.
Torre Mondovì - ex Confraternita dei Disciplinati
Frammenti ceramici seicenteschi.
Rinvenimento durante lavori di ristrutturazione, 2005.
UTM-ED1950: 32 T 412402 4911768. Quota 460 m.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Relazioni di scavo, Comune di Torre
Mondovì, Faldone CN/27.
Piano (Torre Mondovì)
Livello di frequentazione pre/protostorico non meglio definito, materializzato da resti
carboniosi, ceramica e una selce rosa.
Necropoli romana sovrapposta al livello pre/protostorico, comprendente 4 tombe a
incinerazione indiretta databili tra fine I secolo a.C. e inizio I secolo d.C., con frammenti ceramici e
tegole.
Lavori di ampliamento della Strada Provinciale 35 (km 1+900, Via Torre 62), 30 aprile
1999, e conseguente intervento archeologico di emergenza.
UTM-ED1950: 32 T 412373 4912201. Quota 450 m.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Archivio Territoriale, Comune di San
Michele di Mondovì [sic], Faldone 105.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Relazioni di scavo, Comune di San
Michele di Mondovì e di Torre Mondovì, Faldone CN/20/b.
Comune di Montaldo di Mondovì
Montaldo di Mondovì
Epigrafe romana menzionata nel XVIII secolo, in seguito dispersa. Secondo J. Durandi,
riportato da G. Casalis, recava il seguente testo: IOVI . OPTIMO . MAXIMO / Q. VALERIVS
VALENS.
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
12
Rinvenimento occasionale, XVIII secolo o prima.
UTM-ED1950: 32 T 409561 4908196. Quota 770 m.
J. DURANDI, 1774, p. 167.
G. CASALIS, 1843, p. 154.
G.M. LOMBARDI, 1958.
E. MICHELETTO, M. VENTURINO GAMBARI, 1991, p. 53, 65 (nota 21).
Montaldo di Mondovì - Castello
Ascia a margini rialzati dell’antica età del bronzo, tipo Trana.
Resti di insediamento della seconda età del ferro (fine IV-inizio II secolo a.C.) su crinale, in
posizione elevata, ma non sommitale, profondamente rimaneggiati dalle successive fasi del castello
medievale.
Castello del XIII-XVI secolo, attestato dalle fonti documentarie nel 1216. Per il XIII secolo
gli scavi hanno messo in luce le fondazioni dell’intero perimetro del castrum, inteso quale dimora
fortificata, con muro di cinta poligonale, torre a base quadrangolare, dimora signorile a pianta
rettangolare, cucina, cisterna e altri corpi di fabbrica, fra cui una probabile stalla, silos scavati nella
roccia per la conservazione di derrate alimentari. Nel XIV secolo sono documentate trasformazioni
planimetriche e riorganizzazioni degli ambienti, tra cui la sostituzione della torre quadrata con una
torre circolare.
Scavo archeologico nell’ambito della risistemazione dell’area del parco comunale, 19831984, e risistemazione dell’itinerario di accesso all’area archeologica, 1998-1999.
UTM-ED1950: 32 T 409697 4908290. Quota 808 m.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Archivio Territoriale, Comune di
Montaldo di Mondovì, Faldone 70/I.
G. CASALIS, 1843.
E. MICHELETTO, M. VENTURINO GAMBARI, 1991, p. 51-67, 117-234.
E. MICHELETTO, 2006, p. 98-99.
Oberti (Montaldo di Mondovì)
Ponte medievale a tre arcate sul Corsaglia, in via Ponte Romano; crollato in seguito
all’alluvione del 1994.
Struttura parzialmente sopravvissuta in elevato sino al 1994.
UTM-ED1950: 32 T 408576 4908172. Quota 545 m.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Archivio Territoriale, Comune di
Montaldo di Mondovì, Faldone 70/I.
G. CASALIS, 1843.
E. MICHELETTO, M. VENTURINO GAMBARI, 1991, p. 39 (fig. 15).
Roà Marenca (Montaldo di Mondovì)
Epigrafe romana dell’inizio del III secolo d.C., rinvenuta insieme con altre pietre di scarto e
già utilizzata come piastrella di pavimento in una stanza della casa di Giovanni Tissino. Marmo
locale con iscrizione poco leggibile: (V)ALERIV(S) / (S)ALVI(VS) / - - -. Murata il 29 agosto 1958
nella parete Nord-Est della cappella San Rocco a Roà Marenca, dove già si trovava C.I.L. V, II,
7803.
Rinvenimento in occasione di lavori edilizi, 6 agosto 1958.
UTM-ED1950: 32 T 410481 4909133. Quota 665 m.
G.M. LOMBARDI, 1958.
E. MICHELETTO, M. VENTURINO GAMBARI, 1991, p. 53, 65 (nota 21).
Roà Marenca - romitorio Sant’Ambrogio (Montaldo di Mondovì)
Epigrafe funeraria romana C.I.L. V, II, 7803, rinvenuta nel XVIII secolo «sub altari in
abbatia Benedictiniorum sancti Ambrosi», in seguito murata nel pavimento della cappella San
Rocco di Roà Marenca. L’iscrizione fa riferimento alla tribù Publilia e presenta l’etnico Montanus.
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
13
Romitorio posseduto dal vescovo di Asti (Heremitarium Sancti Ambroxii quod dicitur
Monsaltus, diploma di Enrico III del 26 gennaio 1041 a favore della chiesa di Asti). Una cappella
omonima, ad aula unica conclusa da abside semicircolare, sorge oggi nell’area dell’edificio
precedente e conserva in facciata un affresco quattrocentesco. Sottoposta a un limitato sondaggio
sotto il pavimento in grandi lastre lapidee, non ha rivelato stratigrafia di interesse archeologico.
Testimonianza sopravvissuta in edificio religioso adibito al culto.
Restauro conservativo, 2005, e rifacimento e risanamento del piano pavimentale, 20062007.
UTM-ED1950: 32 T 410320 4909067. Quota 690 m.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Archivio Territoriale, Comune di
Montaldo di Mondovì, Faldone 70/I.
Archivio della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, Relazioni di Scavo, Comune di Montaldo
di Mondovì, Faldone CN/20/b.
T. MOMMSEN, 1877, p. 899.
N. LAMBOGLIA, 1933, p. 42 (nota 10), 126.
G.M. LOMBARDI, 1958, p. 52.
R. COMBA, 1998, p. 84.
E. MICHELETTO, M. VENTURINO GAMBARI, 1991, p. 36 (fig. 14), 53-54.
M.C. PREACCO ANCONA, 2006, p. 84.
E. MICHELETTO, 2008.
Carte topografiche e catasti del XVIII-XIX secolo
Nell’Archivio di Stato di Torino sono conservati alcuni materiali cartografici realizzati tra il
1790 e il 1807 che risultano utili per un preciso inquadramento archeologico-territoriale dell’area
interessata dall’opera in progetto.
Tali materiali cartografici sono i seguenti.
1) Plan des hauteurs qui entourent Mondovi, dessiné par l’Assistant Topographe Ioseph
Riccio d’après les memoires et sous la direction du Colonel Marquis Costa de l’Etat Major pour
l’intelligence de l’action du 21. avril 1790. Senza data, ma dell’ultimo decennio del XVIII secolo;
autore Giuseppe Riccio; 56.5 cm x 66.5 cm; scala non indicata; Nord in basso (Archivio di Stato di
Torino, Sezione I, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Mondovì 5 A III Rosso;
tav. 8 in alto).
2) Coppia di Mappa Territoriale del Luogo di Montaldo da trasmetersi Negli Regi Archivi
Camerali. 10 marzo 1792; autore Giovanni Agostino Ansermetti; 457 cm x 195 cm; scala di 210
Trabucchi = 27.5 cm e 110 Trabucchi = 28.5 cm per i particolari; Nord a sinistra (Archivio di Stato
di Torino, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo, Allegato C. Mappe del catasto antico,
Circondario di Mondovì, Mandamento di Pamparato, Montaldo, Mazzo 74; tav. 8 in basso).
3) Plan de la Commune de la Torre. Département de la Stura. Arrondissement communal du
Mondovi. Canton de la Torre. Levé en Exécution de l’Arrêté du Gouvernement, du 12 Brumaire an
II [= 2 novembre 1793]. Terminé le 15 Fructidor an 13. 2 settembre 1805; autori E. Rovere
geometra capo e Bernardo Arnaud agrimensore; scala in metri (Archivio di Stato di Torino, Sezioni
Riunite, Catasti, Catasto francese, Allegato A. Mappe del catasto francese, Circondario di Mondovì,
Mandamento di Vico, Torre, Mazzo 78; tav. 9 in alto).
4) Département de la Stura. Arrondissement de Mondovi. Canton de Mondovi. Plan
Géomèt<r>iq.ue de la Commune de Vico. Levé en exécution de l’arrété du Gouuernement de 12
Brumaire an II. Terminé le 10 Mars 1807. 10 marzo 1807; autori Berluc geometra capo, Cuniberti
geometra secondario, Corte e Borgarelli; scala di 1:5000 metri (Archivio di Stato di Torino, Sezioni
Riunite, Catasti, Catasto francese, Allegato A. Mappe del catasto francese, Circondario di Mondovì,
Mandamento di Vico, Vico, Mazzo 78; tav. 9 in basso).
5) Departement de la Stura. Arrondissement Comunal de Mondovi. Canton de St Michel.
Plan geomètrique de la Comũne de St Michel leve en execution de l’arrête du Gouvernement du 12
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
14
Brumaire An II. Terminé le 4 mai 1807. 4 maggio 1807; autori E. Rovere geometra capo, Corte e
Mondini geometri; scala non indicata (Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto
francese, Allegato A. Mappe del catasto francese, Circondario di Mondovì, Mandamento di Vico, S.
Michele, Mazzo 78; tav. 10 in alto).
6) Plan de la Commune de S.t Michel. Département de la Stura. Arrondissement communal
de Mondovi. Canton de S.t Michel. Levé en Exécution de l’Arrêté du Gouvernement, du 12
Brumaire an II [= 2 novembre 1793]. Terminé le 4. Mai an 1807. 4 maggio 1807; autori Rovere
geometra capo e Corte agrimensore; scala in metri (Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite,
Catasti, Catasto francese, Allegato A. Mappe del catasto francese, Circondario di Mondovì,
Mandamento di Vico, S. Michele, Mazzo 78; tav. 10 in basso).
I principali elementi di interesse derivanti dall’osservazione di tali mappe sono i seguenti.
1) Dalla fine del XVIII secolo a oggi l’idrografia della zona in esame non ha subito
modifiche sostanziali: la posizione degli alvei dei corsi d’acqua si è mantenuta inalterata e i terreni
che li costeggiano non hanno subito erosioni radicali, tant’è che essi hanno oggi più o meno la
stessa forma e la stessa estensione che avevano più di due secoli fa.
2) Così come oggi, nel XVIII-XIX secolo i terreni interessati dall’opera in progetto erano
destinati a usi agro-silvo-pastorali: arativi, prati e rari pascoli nelle zone pianeggianti, castagneti e
altri boschi cedui sui versanti.
3) Dal Corsaglia, dal Roburentello e dagli affluenti minori erano derivati diversi canali
artificiali che servivano per l’irrigazione e per l’azionamento di mulini e opifici; alcuni erano
anonimi e, verosimilmente, di minori dimensioni, mentre ad altri erano attribuiti nomi individuali
che ne tradiscono la maggiore importanza. Si segnalano in particolare:
– «Bealera del Molino» (1792) alias «Canal du Moulin de Torre» (1807), dalla riva destra
del Corsaglia a quella sinistra del Roburentello, sul confine tra Montaldo e Vicoforte (tav. 8-9 in
basso);
– «Canal du Moulin» e «Canal du Martinet» (1807), sulla riva sinistra del Corsaglia,
rispettivamente a monte e a valle di Moline, interamente sul territorio di Vicoforte (tav. 9 in basso);
– «Béalère d’irrigation dit.e del Carneroli» alias «Canal d’irrigation de Carneroli» (1807),
sempre sulla sinistra del Corsaglia, in parte sul territorio di Vicoforte e in parte su quello di San
Michele di Mondovì (tav. 10).
4) A dispetto del nome, il primo dei quattro canali elencati serviva nel 1807 una
«Manufacture de Laine» (tav. 9 in alto) situata nel punto esatto in cui oggi sorge la Cartiera Torre di
Mondovì s.p.a.. I due canali di Moline azionavano rispettivamente un «Moulin à eau» situato alla
periferia Sud dell’abitato e una «Forge» situata nella futura località Martinetto (tav. 9 in basso),
località che nella mappa militare dell’ultimo decennio del XVIII secolo non esisteva invece ancora
(tav. 8 in alto).
5) Sul Corsaglia la mappa militare (tav. 8 in alto) registra un ponte denominato «Pont
Muret» poco a monte di Moline e un secondo passaggio anonimo, probabilmente un semplice
guado, poco a monte della confluenza del Roburentello. Nel catasto di Montaldo del 1792 (tav. 8 in
basso) il ponte di Moline non compare, mentre in quello di Vicoforte del 1807 (tav. 9 in basso) sono
indicati un ponte stradale situato all’incirca nella posizione dell’attuale ponte di Martinetto e un
guado a Sud-Ovest di Moline.
6) Tra Moline e la confluenza del Roburentello non vi sono insediamenti stabili sulla riva
destra del Corsaglia.
7) La strada che percorre il fondovalle del Corsaglia si mantiene sempre sulla riva sinistra,
toccando Moline e Martinetto, varcando il torrente a valle della strettoia di Martinetto e andando a
ricongiungersi con la strada che discende da Montaldo sulla sponda destra del Roburentello, nella
zona dell’attuale località San Gottardo. Al contrario, non vi è alcuna strada sulla riva destra del
Corsaglia.
8) Nelle rocce («Rochers») che sovrastano la riva sinistra del Corsaglia a valle della strettoia
di Martinetto (tav. 9 in basso) non sono ancora attive le cave oggi esistenti.
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
15
Emergenze archeologiche nelle aree interessate dall’opera in progetto (tav. 1-2-3-4)
Le prospezioni terrestri effettuate nelle aree interessate dall’opera in progetto hanno
evidenziato:
– un’area caratterizzata da sporadica presenza di piccoli frammenti di ceramiche e laterizi di
età moderna e contemporanea (XVIII - inizio XX secolo);
– l’assenza di insediamenti stabili di interesse archeologico.
Presa
La zona in cui è prevista la formazione della presa della nuova condotta si trova all’interno
dell’alveo del Corsaglia (tav. 11), che in questo tratto scorre con debole pendenza incassato tra due
terrazzi alti un paio di metri, attuando, in condizioni normali, una moderata erosione di fondo e
laterale; poco più a valle, il torrente presenta un’ansa piuttosto marcata, con progressiva erosione
laterale della sponda sinistra (concava) e moderata sedimentazione sulla sponda destra (convessa). I
depositi fluvio-torrentizi sono qui costituiti principalmente da ciottoli e ciottoloni frammisti a ghiaie
eterometriche soggette a moderato trasporto. Le sponde sono rivestite da una vegetazione arborea e
arbustiva giovane, qui reimpostatasi dopo la rovinosa inondazione del 2-6 novembre 1994. A parte
il già citato ponte di Moline, che dalla presa dista circa 175 m verso Sud-Ovest, non vi sono in
questo segmento dell’alveo altre strutture artificiali, né, sulla base della cartografia storica sopra
ricordata, risultano essercene state in età pre-contemporanea.
Non si sono ravvisati elementi di rischio archeologico.
UTM-ED1950: 32 T 410868 4911056. Quota 491 m.
Vasca di carico
La zona in cui è prevista la formazione della vasca di carico e delle sue strutture accessorie
si trova in diretta adiacenza della zona di presa, nel settore Nord di un terrazzo alluvionale occupato
da un prato alberato compreso tra l’alveo del Corsaglia a Nord-Ovest, un bosco a Nord-Est e la
SP360 a Sud (tav. 11). Lo scavo necessario a ospitare la fondazione dell’installazione sarà di circa
30x12 m² con una profondità massima di 6.5 m. Sarà inoltre realizzato uno scarico di troppopieno
lungo circa 34 m, che, partendo da uno sfioratore sul lato Nord della vasca, riconvoglierà l’acqua in
eccesso nel Corsaglia con direzione Nord-Est, subparallela all’orlo del terrazzo fluviale.
Il prato si presenta debolmente inclinato da Sud-Ovest a Nord-Est, con un orlo più evidente
che lo attraversa da Nord-Ovest a Sud-Est all’incirca in corrispondenza del tracciato della condotta
in progetto. Nella parte centro-meridionale dell’appezzamento affiora, per una lunghezza di un paio
di metri, una tubazione in cemento con direzione 55° Nord-Est.
In superficie non sono visibili affioramenti del substrato roccioso, né muri di contenimento o
recinzione, né altre strutture di interesse archeologico.
L’osservazione di numerose areole di terra smossa dall’attività delle talpe ha rivelato
tuttavia la presenza diffusa (tav. 2, n. 01-09) di piccoli frammenti (dimensioni massime 6 cm x 4
cm) di laterizi e di recipienti ceramici di età moderna e contemporanea (dal XVIII secolo all’inizio
del XX), tra cui si segnalano le seguenti produzioni:
– invetriata arancio, comprendente fra l’altro un fondo di probabile forma chiusa (n. 01, 03);
– biscotto avorio, talora tenero, più sovente abbastanza duro, comprendente una tesa di
piatto festonata, un’ansa a bastoncello e una parete con listello applicato esternamente (n. 01, 02,
03, 04, 05, 06, 08, 09);
– taches noires (n. 01);
– marmorata verde (n. 05);
– terraglia nera (n. 07);
– terraglia bianca (n. 04, 09);
– terraglia bianca dipinta in verde e rosso (n. 04).
Un’analoga serie di osservazioni, per quanto più speditive, è stata effettuata per confronto in
una seconda area prativa situata sul lato opposto (Sud) della SP360. I materiali qui rinvenuti (tav. 2,
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
16
n. 10-11) appaiono più rari che sul lato Nord della SP360 e cronologicamente ristretti al XVIIXVIII secolo, con presenza di categorie ceramiche differenti:
– slip ware (fondo di piatto; n. 11);
– invetriata bruna (n. 11).
Dal punto di vista quantitativo prevalgono i biscotti (13), seguiti da laterizi (10), terraglia
bianca (4), invetriata arancio (2); le altre categorie sono rappresentate da un solo individuo.
Dal punto di vista cronologico non si risale più indietro del pieno XVII secolo, con l’unico
esemplare di slip ware (XVII/XVIII secolo) e i frammenti di biscotto, che presentano forme
riconducibili ai piatti dall’ampia tesa festonata tipica delle invetriate arancio, delle slip ware o delle
taches noires, ai fondi ad anello delle scodelle e alle anse a bastoncello del XVIII secolo.
Al pieno XVIII secolo sono da assegnare le invetriate arancio e bruna; alla fine del XVIII
secolo le taches noires. L’inizio del XIX secolo è rappresentato dalla marmorata e dalla terraglia
nera, la fine del secolo dalla terraglia bianca. Da porre all’inizio del XX secolo la terraglia bianca
dipinta.
Difficile inquadrare cronologicamente i laterizi, troppo minuti e informi per consentirne una
ricostruzione; tuttavia gli impasti sono compatibili con quelli delle produzioni correnti del
XVIII/XIX secolo.
È plausibile ipotizzare che le ceramiche e i laterizi in oggetto siano da ascrivere a produzioni
locali. Le ceramiche a impasto arancio-rossiccio, così come i laterizi, potrebbere essere state
fabbricate con quelle terre «rosse e pastose» che, come ricorda Goffredo Casalis a proposito delle
produzioni della provincia di Mondovì, «adopransi a formare i mattoni e le stoviglie»: terre a cui
veniva addizionata «minutissima sabbia mescolata a tufo arido e rossiccio» al fine di «indurarle
contro l’edacità del tempo»31. I biscotti sono riconducibili a quelle produzioni autarchiche attestate
nel Cuneese a partire dal XV secolo32, diffuse soprattutto nel XVIII secolo33 e favorite dall’uso
dell’abbondante forza idraulica fornita dai numerosi canali derivati dai corsi d’acqua. Le terraglie
bianche e la terraglia nera potrebbero essere il prodotto di due fabbriche «di majolica bianca e nera»
attestate sul territorio della provincia di Mondovì: in particolare, nota ancora Goffredo Casalis nel
1842, nel sobborgo di Carassone «da circa trentacinque anni fu stabilita una fabbrica di majolica
bianca dal signor Benedetto Musso, il quale vi fece rivivere questo ramo d’industria, che eravi
molto in fiore un secolo innanzi [...] La creta, che si adopra, è somministrata da una cava nei
contorni di Vico, ed è quella stessa, di cui si valgono i signori Dortu e Richard per la fabbricazione
della loro majolica. I lavori consistono in vasellami che si smerciano di leggieri nelle contermini
provincie, ed eziandio nella capitale»34. A Vicoforte, «nella regione delle Moline» vi erano due
cave di argilla figulina ottima, una bianca e compatta, l’altra più cerulea, che alimentavano, oltre
alle succitate fabbriche di Torino e di Carassone, anche quella di [Chiusa] Pesio35.
Dal punto di vista areale, a una prima valutazione i materiali rinvenuti nel prato alberato a
Nord della SP360 non paiono distribuirsi in modo casuale o uniforme, ma risultano
approssimativamente allineati secondo una direzione parallela a quella della già citata tubazione in
cemento, a Sud di essa (tav. 2). Potrebbe quindi trattarsi di materiali portati in superficie dallo scavo
per la posa della tubazione in questione.
Ciò non chiarisce peraltro come e perché tali materiali fossero inizialmente pervenuti nel
terreno.
A questo proposito occorre considerare che l’esistenza di almeno due livelli di
terrazzamento alluvionale indica che la formazione dell’appezzamento in esame, per lo meno per
quanto riguarda il terrazzo più elevato, non è recentissima; ciò è confermato dalle mappe della fine
de XVIII secolo sopra ricordate, che registrano in questa posizione l’esistenza di terreni agricoli
31
G. CASALIS, 1842, p. 609.
L. PALMUCCI QUAGLINO, 2002, p. 13.
33
M. CORTELAZZO, 2002, p. 1.
34
G. CASALIS, 1842, p. 613-614.
35
G. CASALIS, 1854, p. 91; una accurata descrizione delle cave è a p. 92.
32
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
17
(tav. 8-9 in basso). D’altra parte, il fatto stesso che i terreni siano di origine alluvionale, nel quadro
della già ricordata ansa del Corsaglia tra Moline e Martinetto, e che, più in particolare, l’area sia
stata ampiamente interessata dall’evento alluvionale del 2-6 novembre 199436, con deposizioni
sedimentarie di varia entità, esondazioni e creazione di linee di deflusso con caratteri marcatamente
erosivi37, indica che tutta la zona è poco propizia all’insediamento stabile a causa della sua
esposizione alle esondazioni periodiche e che tale esposizione, al di là dell’evento parossistico del
1994, deve essere di lunga data. Non a caso, Moline e Martinetto, gli insediamenti umani stabili di
età moderna e contemporanea esistenti in questo tratto di valle, si collocano sulla riva opposta
(sinistra) del Corsaglia, in posizioni non solo più soleggiate, ma anche più sopraelevate sul
fondovalle e più stabili da un punto di vista geomorfologico: e ciò nonostante che la toponomastica
li ricolleghi entrambi a cicli produttivi legati allo sfruttamento della forza idraulica.
Tenendo conto della cronologia delle ceramiche rinvenute, del loro aspetto poco o per nulla
fluitato, della loro dispersione areale (assenza di concentrazione), della presenza di oggetti non finiti
con aspetto di scarto di produzione (biscotto) e dell’assenza di ossa o carboni, si può ipotizzare che
si tratti di materiale di discarica, pervenuto nel luogo di ritrovamento tra il XVIII secolo e l’inizio
del XX in conseguenza della frequentazione dell’appezzamento a fini agricoli (letamazioni, arature)
e rimasto inglobato nel terreno, anche in profondità, a causa di ripetuti apporti sedimentari
alluvionali.
Allo scopo di verificare l’ipotesi e di escludere completamente l’esistenza di rischio
archeologico, si raccomanda di prevedere in questo sito assistenza archeologica continuativa nella
prima fase degli scavi per la formazione della vasca di carico e per la posa della condotta in
progetto, onde potere valutare eventuali misure di tutela da intraprendere nelle fasi successive degli
scavi.
UTM-ED1950: 32 T 410888 4911041. Quota 491 m (vasca di carico).
UTM-ED1950: 32 T 410876 4910981. Quota 492 m (tubazione in cemento).
UTM-ED1950: 32 T 410942 4911014. Quota 489 m (limite Nord-Est dei frammenti
ceramici).
UTM-ED1950: 32 T 410857 4910935. Quota 493 m (limite Sud-Ovest dei frammenti
ceramici).
Pareti rocciose 484 e 483
In corrispondenza dell’abitato di Martinetto la valle si restringe nettamente a causa
dell’avvicinarsi dei due versanti. Tale restringimento è evidenziato dalla presenza di pareti rocciose
in dolomia a forte inclinazione, localmente subverticali, sul lato Est della SP360, pareti che
concludono verso il basso l’andamento del soprastante versante collinare. Il Corsaglia supera la
strettoia con un’ansa avente andamento opposto a quella ricordata in precedenza: in condizioni
normali, la sponda destra (concava) risulta perciò qui maggiormente soggetta a erosione laterale
rispetto alla sponda sinistra (convessa).
Tra i due punti indicati in mappa come Parete rocciosa 484 e Parete rocciosa 483 (tav. 11)
la carenza di spazio obbligherà la nuova condotta a scorrere in parte al di sotto del manto stradale,
quasi aderendo alla roccia subverticale. Nel caso che un itinerario viario antecedente alla SP360
avesse percorso la sponda destra del Corsaglia, sarebbe stato anch’esso obbligato a rasentare la
roccia, per cui i suoi eventuali resti coinciderebbero topograficamente con la strada attuale.
Tuttavia, l’esposizione della sponda destra del Corsaglia all’erosione laterale sconsigliava
sicuramente l’installazione di un itinerario su tale sponda. Nel caso in esame occorre inoltre tenere
conto della già ricordata localizzazione degli insediamenti stabili sulla riva sinistra, dell’assenza di
strade sulla riva destra del Corsaglia nella cartografia storica (tav. 8-9), nonché della regola generale
secondo cui nelle strettoie vallive gli itinerari viari passano inizialmente in alto e solo in un secondo
tempo tendono ad abbassarsi, avvicinandosi progressivamente ai corsi d’acqua.
36
37
F. FORLATI, M. RAMASCO, G. SUSELLA, 1998, p. 218-223.
G. BRUNO, 2013, p. 19-20, 41 (all. 5).
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
18
Pare in definitiva molto improbabile che lo scavo previsto per la posa della nuova condotta
possa qui incontrare resti viari pre-contemporanei.
UTM-ED1950: 32 T 411348 4911103. Quota 484 m.
UTM-ED1950: 32 T 411367 4911147. Quota 483 m.
Canale della cartiera di Torre Mondovì
A Nord della strettoia di Martinetto, la valle si riallarga, formando un terrazzo alluvionale ai
piedi dell’estrema propaggine Nord della già citata cresta collinare di Montaldo. In questo settore la
condotta in progetto costeggerà un prato alberato ai piedi del versante, ripristinando il tracciato di
un precedente canale artificiale a cielo aperto, oggi in disuso ma un tempo al servizio della cartiera
di Torre Mondovì (tav. 12-13).
Il manufatto si presenta oggi piuttosto deteriorato per l’assenza di manutenzione e interrito,
in parte per lo slittamento verso valle di materiali terrosi provenienti dal pendio soprastante; per
lunghi tratti esso è anche semisommerso dalla vegetazione spontanea cresciuta una volta cessato il
funzionamento. La sua larghezza residua è di circa 1.5-2 metri, con una profondità massima di
un’ottantina di cm. L’argine destro (Sud) si adattava per gran parte al soprastante versante collinare,
mentre quello sinistro (Nord) aveva altezza variabile a seconda dell’andamento altimetrico del
terreno e, da quanto appare in superficie, era realizzato in parte in terra e in parte in sasso
cementato.
Canale 478. L’argine Nord del canale è stato occasionalmente utilizzato come discarica di
pietrame grossolano spontaneo (tav. 12).
Canale 477. Uno scasso localizzato poco profondo, di circa 1.5 x 4 m², consente di
osservare una sequenza stratigrafica naturale (tav. 12), in cui uno strato di humus recente spesso una
ventina di cm si sovrappone a un’argilla sabbiosa marcatamente rossastra, tingente, ben visibile
anche nel soprastante versante bochivo, dove essa affiora a causa della minore potenza dell’humus.
Canale 475. In un unico punto l’argine del canale presentava una bassa arcata in mattoni,
ora deteriorata e dislocata (tav. 12), forse originariamente in relazione con uno scarico laterale,
anche se oggi nell’area prativa adiacente non si percepisce alcuna canalizzazione perpendicolare
all’andamento del canale della cartiera.
Dall’osservazione della cartografia storica risulta che il canale della cartiera di Torre
Mondovì si è sovrapposto al tracciato della «Bealera del Molino» (1792) alias «Canal du Moulin de
Torre» (1807). Questa era al servizio di un opificio laniero («Manufacture de Laine») antecedente
alla cartiera che sorgeva nella medesima posizione di quest’ultima (tav. 1 e 9 in alto). Il manufatto
oggi visibile ha caratteri costruttivi tipici dei primi decenni del XX secolo e va quindi riferito alla
fase in cui la vecchia cartiera dei fratelli Ugone era ormai stata acquistata (1894) dall’imprenditore
chivassese Giacomo Bosso (1854-1934), che nel 1906 l’aveva inglobata nella neonata Società
Anonima Cartiere Giacomo Bosso38: è quindi probabile che il tracciamento del canale di inizio XX
secolo abbia comportato la distruzione del manufatto precedente.
Nel complesso, non si rilevano elementi di rischio archeologico.
UTM-ED1950: 32 T 411385 4911237. Quota 484 m.
UTM-ED1950: 32 T 411418 4911229. Quota 483 m.
UTM-ED1950: 32 T 411518 4911280. Quota 482 m.
UTM-ED1950: 32 T 411579 4911271. Quota 481 m.
UTM-ED1950: 32 T 411599 4911292. Quota 480 m.
UTM-ED1950: 32 T 411648 4911307. Quota 478 m.
UTM-ED1950: 32 T 411702 4911305. Quota 477 m.
UTM-ED1950: 32 T 411720 4911302. Quota 475 m.
UTM-ED1950: 32 T 411753 4911313. Quota 474 m.
38
V. CASTRONOVO, 1971.
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
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Sottopasso SP360
Dopo avere sottopassato verso Est la SP360, il canale della cartiera di Torre Mondovì
transita sul margine Nord del conoide di deiezione del Rio Roburentello, immediatamente a valle
(Nord) di un fabbricato civile (tav. 13). L’argine del canale si presenta qui rialzato di circa 3 m, con
un muro in ciottoloni fluviali appoggiato a un saliente roccioso e semisepolto dalla vegetazione.
Non si sono ravvisati elementi di rischio archeologico.
UTM-ED1950: 32 T 411808 4911312. Quota 474 m.
Acquedotto
Poche diecine di m a Est del Sottopasso SP360, la condotta in progetto incrocerà la condotta
dell’Acquedotto Langhe ed Alpi Cuneesi (tav. 13), passandovi al di sotto e mantendendosi sempre
sul margine Nord del conoide di deiezione del Rio Roburentello. Si è qui osservato che lo scavo per
la posa di tale acquedotto non risulta avere portato in superficie materiali di interesse archeologico.
Non si sono quindi ravvisati elementi di rischio archeologico.
UTM-ED1950: 32 T 411901 4911375. Quota 471 m.
Centrale e scarico
L’area su cui è prevista la costruzione della centrale idroelettrica si trova sulla sponda
sinistra del Roburentello, a breve distanza dall’alveo del Corsaglia, che in questo tratto scorre
incassato di diversi metri, e dalla Cartiera Torre Mondovì s.p.a., che sorge sulla sponda destra del
Roburentello (tav. 1 e 13). Lo scavo necessario a ospitare la fondazione dell’installazione sarà di
circa 16x10 m² con una profondità massima di circa 8 m. Immediatamente a valle della centrale, in
direzione Est, sarà inoltre realizzata una condotta di scarico interrata lunga circa 53 m, che porterà
l’acqua a riconfluire nel Corsaglia poco a monte della confluenza del Roburentello.
Dal raffonto tra la Banca Dati Geologica on-line di ARPA Piemonte (tav. 7) e il progetto
della nuova centrale risulta che quest’ultima sarà installata al confine tra il margine Nord del
conoide di deiezione del Roburentello e il conoide di confluenza creato dal Corsaglia. La
cartografia storica indica che all’inizio del XIX secolo il conoide ospitava sulla destra del rio una
installazione produttiva (la già ricordata «Manufacture de Laine», tav. 9 in alto) e si era quindi già
stabilizzato; ciò è confermato dai dati ARPA, che indicano che il canale attivo del rio ha reinciso il
proprio conoide, approfondendosi nei suoi stessi depositi precedenti (tav. 7).
Trovandosi al marginale inferiore del conoide, la nuova centrale sorgerà tuttavia in un’area
che prima del XIX secolo doveva essere soggetta a periodici apporti torrentizi, il che è confermato
dall’assenza di insediamenti stabili sulla sponda sinistra del rio in questo tratto.
In definitiva, è improbabile che lo scavo previsto per la costruzione della centrale e dello
scarico comporti elementi di rischio archeologico.
UTM-ED1950: 32 T 411923 4911391. Quota 469 m (centrale).
UTM-ED1950: 32 T 411962 4911404. Quota 467 m (scarico).
Raccomandazioni operative
Come già esposto in dettaglio nei due capitoli precedenti, la maggior parte del tracciato
dell’opera in progetto interesserà aree in cui la prospezione di superficie e la cartografia storica non
hanno portato a ravvisare elementi di rischio archeologico. Pare in particolare molto improbabile
che gli scavi previsti possano incontrare resti di strade o di installazioni produttive precontemporanee.
L’unica eccezione è costituita dal terrazzo fluviale su cui è prevista la formazione della
vasca di carico con le sue strutture accessorie e della prima parte della condotta, a causa della
diffusa presenza, in deposizione secondaria, di frammenti di laterizi e di recipienti ceramici in parte
Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
20
di età moderna (XVII/XVIII secolo), di cui non è possibile, sulla base della semplice indagine di
superficie, accertare l’esatta natura e la provenienza.
Allo scopo di escludere completamente l’esistenza di rischio archeologico, si raccomanda
perciò di prevedere su tale terrazzo assistenza archeologica continuativa nella prima fase degli scavi
per la formazione della vasca di carico e per la posa della condotta in progetto, onde potere valutare
eventuali misure di tutela da intraprendere nelle fasi successive degli scavi.
In proposito va tenuto presente come riferimento generale che il sito archeologico più
prossimo all’area di intervento dell’impianto idroelettrico sul Corsaglia è la necropoli romana di
Piano (Torre Mondovì), installata al di sopra di un livello di frequentazione pre/protostorico e
situata a breve distanza dal Corsaglia, meno di 3 km a valle dell’area in questione.
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Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
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Impianto idroelettrico Corsaglia - Documento di valutazione archeologica preventiva
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Elenco delle tavole
Tav. 1. Carta topografica in scala 1:5.000 dell’area interessata dalla costruzione dell’opera in
progetto (linea tratteggiata rossa), con localizzazione delle emergenze descritte nella relazione
(sfondo cartografico Carta Tecnica Regionale).
Tav. 2. Carta topografica in scala 1:1.500 dell’area interessata dalla costruzione della presa e della
vasca di carico dell’opera in progetto, con localizzazione dei reperti ceramici rinvenuti (sfondo
cartografico Carta Tecnica Regionale).
Tav. 3. Localizzazione geografica delle emergenze descritte nella relazione (sfondo fotografico da
Google earth).
Tav. 4. Carta archeologica in scala 1:25.000 della bassa val Corsaglia e delle aree limitrofe con
evidenziazione dell’area interessata dall’opera in progetto (in verde).
Tav. 5. Carta litologico-giacimentologica dell’area interessata dall’opera in progetto (da Banca Dati
Geologica on-line ARPA Piemonte).
Tav. 6. Carta dei fenomeni franosi nell’area interessata dall’opera in progetto (da Banca Dati
Geologica on-line ARPA Piemonte).
Tav. 7. Carta dei conoidi alluvionali nell’area interessata dall’opera in progetto (da Banca Dati
Geologica on-line ARPA Piemonte).
Tav. 8. In alto, dettaglio del Plan des hauteurs qui entourent Mondovi pour l’intelligence de
l’action du 21. avril 1790 (Archivio di Stato di Torino, Sezione I, Carte topografiche e disegni,
Carte topografiche segrete, Mondovì 5 A III Rosso).
In basso, dettaglio della Coppia di Mappa Territoriale del Luogo di Montaldo, del 10 marzo 1792
(Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto sabaudo, Allegato C. Mappe del
catasto antico, Circondario di Mondovì, Mandamento di Pamparato, Montaldo, Mazzo 74).
Tav. 9. In alto, dettaglio del Plan de la Commune de la Torre, del 2 settembre 1805 (Archivio di
Stato di Torino, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto francese, Allegato A. Mappe del catasto francese,
Circondario di Mondovì, Mandamento di Vico, Torre, Mazzo 78).
In basso, dettaglio del Plan Géomètrique de la Commune de Vico, del 10 marzo 1807 (Archivio di
Stato di Torino, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto francese, Allegato A. Mappe del catasto francese,
Circondario di Mondovì, Mandamento di Vico, Vico, Mazzo 78).
Tav. 10. In alto, dettaglio del Plan geomètrique de la Commune de St Michel, del 4 maggio 1807
(Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto francese, Allegato A. Mappe del
catasto francese, Circondario di Mondovì, Mandamento di Vico, S. Michele, Mazzo 78).
In basso, dettaglio del Plan de la Commune de S.t Michel, del 4 maggio 1807 (Archivio di Stato di
Torino, Sezioni Riunite, Catasti, Catasto francese, Allegato A. Mappe del catasto francese,
Circondario di Mondovì, Mandamento di Vico, S. Michele, Mazzo 78).
Tav. 11-12-13. Documentazione fotografica delle emergenze descritte nella relazione.