martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 1 14 Cinema Fiume Verona 17 gennaio 2014 I martedì del festival Cinema Kappadue Verona 21 gennaio - 27 maggio 2014 Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Generale per il Cinema illustrazione di Marco Paci per I martedì del festival martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 2 martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 3 I martedì del festival Cinema Fiume Verona 17 gennaio 2014 Cinema Kappadue Verona 21 gennaio - 27 maggio 2014 IS ALL LOST? Pensate all’enorme differenza che c’è tra una riproduzione su libro (o peggio ancora, su un piatto schermo digitale) di un Van Gogh, di un Picasso, di un Tiziano o di un Velázquez e la meraviglia ispirata dagli originali. È la stessa differenza che passa tra un film concepito per il grande schermo e la sua imitazione tascabile o ridotta per il monitor di un portatile. Come per magia, film che pensavate di conoscere vi regaleranno un’emozione nuova. Diciamo le cose come stanno: guardare su dvd un film pensato per il grande schermo è come bere un vino analcolico. Si riceve l’idea ma non l’effetto. In un’epoca in cui siamo bombardati senza sosta dalle immagini di Instagram, YouTube, Vimeo e Facebook, è arrivato il momento di chiederci cosa significa godere delle immagini in movimento accompagnate dal suono e montate in forma narrativa. C’è ancora posto per quell’esperienza collettiva di narrazione audiovisiva conosciuta come cinema? Andate a vedere i film della rassegna Il Cinema Ritrovato e troverete la vostra risposta. Per quanto mi riguarda – da uomo dipendente, distratto e ammaliato dalla frenetica evoluzione di Internet quanto lo siete voi – ho riscoperto la magia di lasciarmi incantare da un singolo enorme schermo con un unico flusso di immagini. Per farlo ho dovuto ricorrere a un livello di concentrazione di cui non mi credevo più capace. I classici restaurati sono un antidoto alla bulimia di immagini e informazioni con cui Internet ci invade il subconscio. Vedere il film di Hitchcock Il delitto perfetto e le altre gemme proposte dalla Cineteca di Bologna è un’esperienza lontana dal mondo dell’informazione. Aumenta la nostra conoscenza. Degli altri e di noi stessi. È un tuffo liberatorio nel passato. Per migliorare il futuro collettivo. Jonathan Nossiter, regista martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 4 Venerdì 17 gennaio ore 21.00 A TRIBUTE TO ALFRED HITCHCOCK (Francia, 2013, 1’ e 20’’) di Jean-Baptiste Lefournier Venerdì 17 gennaio ore 21.15 IL DELITTO PERFETTO (Dial M for Murder, Usa, 1954, 105’) di Alfred Hitchcock Cinema Fiume Verona 17 gennaio 2014 vicolo Cere, 14 - telefono 045 800 2050 I martedì del festival Cinema Kappadue Verona 21 gennaio - 27 maggio 2014 via Antonio Rosmini 1/b - telefono 045 800 5895 Martedì 21 gennaio ore 21.00 NEBRASKA (Usa, 2014, 115’) di Alexander Payne Martedì 18 febbraio ore 21.00 FAST FILM (Austria/Lussemburgo, 2013, 14’) di Virgil Widrich Martedì 28 gennaio ore 21.00 NINOTCHKA (Usa, 1939, 110’) di Ernst Lubitsch Martedì 18 febbraio ore 21.15 PASSION (Germania/Francia/Gran Bretagna, 2012, 94’) di Brian De Palma Martedì 4 febbraio ore 21.00 Anteprima a inviti ALL IS LOST (Usa, 2013, 106’) di J.C. Chandor Martedì 25 febbraio ore 21.00 THE GRANDMASTER (Yi Dai Zong Shi, Cina, 2013, 123’) di Wong Kar-Wai Martedì 11 febbraio ore 21.00 BEFORE MIDNIGHT (Usa, 2013, 109’) di Richard Linklater Martedì 4 marzo ore 20.30 IL GATTOPARDO (Italia, 1963, 205’) di Luchino Visconti martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 5 Martedì 11 marzo ore 21.00 THE BIRDS OF ANGER (Usa, 2011, 6’) di Gregg Bishop Martedì 8 aprile ore 21.15 SCIARADA (Charade, Usa, 1963, 113’) di Stanley Donen Martedì 11 marzo ore 21.15 COMPLESSO DI COLPA (Obsession, Usa, 1975, 98’) di Brian De Palma Martedì 15 aprile ore 21.00 RISATE DI GIOIA (Italia, 1960, 106’) di Mario Monicelli Martedì 18 marzo ore 21.00 ANNI FELICI (Italia, 2013, 125’) di Daniele Luchetti Mercoledì 30 aprile ore 21.00 AMANTI PERDUTI (Les enfants du Paradis, Francia, 1945, 95’) di Marcel Carnè Martedì 25 marzo ore 21.00 TO THE WONDER (Usa, 2012, 112’) di Terrence Malick Martedì 6 maggio ore 21.00 THE CANYONS (Usa, 2013, 99’) di Paul Schrader Martedì 1 aprile ore 21.00 HITCHCOCK ANIMATED MEDLEY (Usa, 2012, 1’ e 30’’) di Tim Luecke Martedì 13 maggio ore 21.00 HIROSHIMA MON AMOUR (Francia, 1959, 91’) di Alain Resnais Martedì 1 aprile ore 21.15 INTRIGO INTERNAZIONALE (Usa, 1959, 136’) di Alfred Hitchcock Martedì 20 maggio ore 21.00 BYZANTIUM (Gran Breatgna, 2012, 118’) di Neil Jordan Martedì 8 aprile ore 21.00 WHERE CINEMA LIVES ON (Lussemburgo, 2012, 2’) di Jeff Desom Martedì 27 maggio ore 21.00 CHINATOWN (Usa, 1974, 131’) di Roman Polanski 墌 martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 6 Looking for Hitchcock Venerdì 17 gennaio ore 21.00 A TRIBUTE TO ALFRED HITCHCOCK (Francia, 2013, 1’ e 20’’) Regia: Jean-Baptiste Lefournier, musica e sound design: Cyril Balta «Tutti i film che hanno reso famoso il genio del cinema inglese riassunti grazie ai suoi “feticci”. L’autore del video, Jean-Baptiste Lefournier, filmmaker, title designer e art director francese, prova a raccogliere la carriera di Hitchcock e sintetizzarla in un minuto prendendo spunto dalle inquadrature simbolo, dai temi musicali e dalle atmosfere del maestro della suspense.» La Stampa «Nel cortometraggio A Tribute To Alfred Hitchcock, il title designer francese Jean-Baptiste Lefournier crea una serie di titoli ispirandosi ad una selezione di film di Hitchcock e accompagnandoli con musiche del compositore parigino Cyril Balta. Lefournier è un art director e regista digitale che vive a Parigi e utilizza, per i suoi lavori, lo pseudonimo di Ghostlayer . “È in parte un tributo a Ghost in the Shell, il film d’animazione, e in parte si riferisce anche al livello alfa in compositing digitale, che a volte è invisibile, ma può essere rivelata ed è quindi uno strato fantasma”. Lefournier ha una formazione in graphic design presso l’ESAG - Penninghen di Parigi. Ha progettato svariati lavori interattivi: dai videogiochi ai film aziendali, alle immagini in movimento per marchi di moda (per Issey Miyake, Cartier e Lancaster). La sua passione per le sequenze dei titoli di testa dei film è iniziata quando gli fu mostrata la title sequence di Seven alla scuola d’arte: “E da quel giorno, ho considerato il title design come forma d’arte”.» Kaitlin Hanger, the wordpress.com martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 7 Looking for Hitchcock Venerdì 17 gennaio ore 21.15 IL DELITTO PERFETTO (Dial M for Murder, Usa, 1954, 105’) Proiezione in 3D Regia: Alfred Hitchcock, sceneggiatura: Frederick Knott dalla sua pièce, fotografia: Robert Burks, musica: Dimitri Tiomkin, interpreti: Grace Kelly, Ray Milland, Robert Cummings «“Un delitto senza forbici è come un asparago senza salsa olandese. Insapore”. Parola di Hitchcock che a essere onesti avrebbe anche dovuto aggiungere, oltre alle forbici, la presenza di una bella bionda. E in Dial M for Murder (in italiano, Il delitto perfetto) questi due corollari al piacere del delitto ci sono entrambi, alla loro massima potenza. La bionda è Grace Kelly, forse la quintessenza del mito hitchcockiano, avuta in prestito dalla Mgm che l’aveva sotto contratto per 14 mila dollari; la forbice invece è l’arma del delitto, non quello “perfetto” del titolo ma l’altro, quello che rischia di mandare all’aria i piani del viscido marito interpretato da Ray Milland e che oggi possiamo finalmente vedere in tutta la potenza del 3D. Perché Dial M for Murder fu girato nel 1953 sotto la spinta dell’inaspettato successo tridimensionale di La maschera di cera […] Restaurato una prima volta nel 1980, il film esce finalmente oggi e inaugura un’iniziativa della Cineteca di Bologna che proporrà ogni mese un film “del patrimonio” in edizione restaurata e, se straniero, in originale sottotitolato. [ …] Per tenere a battesimo l’iniziativa è stato scelto un film che conferma, se mai ce ne fosse bisogno, la grandezza del regista anglohollywoodiano. A cominciare dal 3D che per una volta non fa perdere luminosità allo schermo e che è utilizzato in funzione realmente drammatica, capace di “esplodere” in tutta la sua forza nella scena del delitto (e delle forbici). Poi c’è la perfetta costruzione drammatica: passando dal teatro al cinema, il testo conquista ritmo e tensione ma soprattutto cresce emotivamente con continui colpi di scena che tengono lo spettatore incollato alla poltrona. E l’immagine finale, dell’ispettore Hubbard che si pettina compiaciuto i baffi, è il trionfo dell’ironia e del piacere secondo Hitchcock. E poi c’è Grace Kelly, destinata a interpretare subito dopo La finestra sul cortile e Caccia al ladro, bellissima eppure sottilmente inquietante, smarrita ma carica di passione. [ …] Non sono ragioni sufficienti per tornare ad ammirare il film?» Paolo Mereghetti, Corriere della Sera Restauro digitale Versione originale con sottotitoli in italiano martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 8 Visioni contemporanee Martedì 21 gennaio ore 21.00 NEBRASKA (Usa, 2014, 115’) Regia: Alexander Payne, sceneggiatura: Phil Johnston, Bob Nelson, fotografia: Phedon Papamichael, musica: Mark Orton, interpreti: Bruce Dern, Will Forte, June Squibb «Woody Grant ha tanti anni, qualche debito e la certezza di aver vinto un milione di dollari alla lotteria. Ostinato a ritirare la vincita in un ufficio del Nebraska, Woody si avvia a piedi dalle strade del Montana. Fermato dalla polizia, viene “recuperato” da David, figlio minore occupato in un negozio di elettrodomestici. Sensibile al desiderio paterno e dopo aver cercato senza successo di dissuaderlo, decide di accompagnarlo a Lincoln. [...] Nebraska è una ballata folk che accomoda la bellezza e l’amore, quella di un figlio per il proprio genitore, che prima di lasciare andare torna a guardare dal basso, in una prospettiva infantile e accoccolata ai suoi grandi piedi e al suo piccolo sogno. Intorno a loro scorre l’America lost and found insieme a una storia sincera che battendo vecchie strade, la struttura da road movie che diventa pretesto di “formazione” (Sideways), ne infila una nuova. Nebraska è una spoglia poesia di chiaroscuri, un’indicazione lirica verso le radici, verso i padri, davanti ai dilemmi di tempi paradossali e senza guida. Diversamente dagli antieroi springsteeniani, il protagonista di Payne non cerca terre promesse e non corre sulle strade di “un effimero sogno americano”, decidendo per la lentezza, l’impegno, il rispetto e il senso di responsabilità.» Marzia Gandolfi, My Movies «Alexander Payne raggiunge un equilibrio egregio: iI viaggio nella provincia americana che fa compiere a un padre e un figlio (Bruce Dern e Will Forte) in Nebraska è un ulteriore, affascinante tassello nel suo lavoro di scavo sulle fragilità e le rimozioni di un’America fintamente sicura di sé. Girato in un bianco e nero un po’ polveroso, con il suo mondo di vecchi fintamente ospitali, e invece invidiosi ed egoisti, è attraversato dalla stessa malinconia e senso della sconfitta del suo precedente Paradiso amaro. Qui con un po’ di pietà in più, visto che il protagonista è un settantenne che crede ancora a chi gli promette una vincita di un milione di dollari.» Paolo Mereghetti, Corriere della Sera martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 9 Capolavori ritrovati Martedì 28 gennaio ore 21.00 NINOTCHKA (Usa, 1939, 110’) Regia: Ernst Lubitsch, sceneggiatura: Charles Brackett, Billy Wilder, Walter Reisch, fotografia: William H. Daniels, musica: Werner R. Heymann, interpreti: Greta Garbo, Melvyn Douglas «Nel film sceneggiato da Billy Wilder e Charles Brackett (delle commedie lubitschiane, la più aderente al canone sentimentale hollywoodiano), Lubitsch allestisce il suo mondo di grandi alberghi, porte girevoli, nobiltà squattrinata e aristocrazia morale della servitù: siamo a Parigi, la città ha stregato i tre agenti sovietici mandati da Mosca, poi il suo dolce delirio d’amore e champagne scioglierà anche l’inflessibile commissario Nina Yakusciova. Garbo ride, ed è una risata di resa a una vita nuova, una risata d’addio all’edificazione socialista, formidabile per potere pubblicitario, perfetta per messinscena comica: ma carica di presagi (lei non riuscì a produrne il suono, fornito al montaggio dalla voce di un’altra), quella risata fu il principio della fine anche per la carriera della diva. Resta il fatto che questo s’è rivelato nel tempo il suo film più resistente e popolare, e di Greta Garbo rimane oggi più Ninotchka di quanto rimangano Anna Karenina, Margherita Gauthier o la regina Cristina. E resterà per sempre, nell’olimpo delle battute memorabili, quel suo languido, alcolico chiedere tempo al fuoco dell’ideologia: “Com- pagni! La rivoluzione è in marcia, le bombe cadranno, la civiltà crollerà a pezzi. Ma per favore, non adesso...”». Il Cinema Ritrovato «[...] Alcuni tra i più brillanti cervelli emigrati a Hollywood tra gli anni ‘20 e gli anni ‘30 dall’Europa Centrale (quello che è stato felicemente definito l’asse “Vienna-Berlino-Hollywood”) si riuniscono intorno a questa commedia: da Lubitsch a Billy Wilder. Commedia che, attraverso le sue brillantissime soluzioni parodistiche ai danni della rozzezza bolscevica, contiene, combinate tra loro, le qualità specifiche di ciascuno dei collaboratori: dal tipico cinismo lubitschiano, nettamente prevalente in una regia assolutamente priva di realismo, al taglio corrosivo dei daloghi wilderiani.» Paola D’Agostini, Cinema & Film Restauro digitale Versione originale con sottotitoli in italiano martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 10 Visioni contemporanee Martedì 4 febbraio ore 21.00 Anteprima a inviti ALL IS LOST (Usa, 2013, 106’) Regia e sceneggiatura: J.C. Chandor, montaggio: Pete Beaudreau, fotografia: Peter Zuccarini, Frankie DeMarco, musica: Alexander Ebert, interpreti: Robert Redford «Sentivo di poter girare un film molto convincente, drammatico, elettrizzante (o almeno lo speravo), ma nella terza parte ho dovuto affrontare il problema di mettere in scena, proprio davanti agli occhi dello spettatore, l’esperienza emotivamente molto intensa di una persona costretta a fare i conti con la propria mortalità [...] Allora ho capito che il modo migliore era fare sì che il pubblico provasse direttamente quello che stava accadendo al protagonista; quindi ho girato come se lo spettatore fosse davvero lì con lui.» J.C. Chandor «Il plot non è nuovo, lo è il modo in cui Chandor, alla seconda regia dopo il brillante Margin Call, scrive e realizza questo thriller (r)esistenziale. Di naufraghi ne abbiamo visti molti, al cinema e nella realtà. Tante variazioni sul tema dell’uomo in balìa della natura, primitiva e feroce. Vita di Pi di Ang Lee (e Titanic a parte), soprattutto viene in mente il bel film di Zemeckis, Cast Away con Tom Hanks, con lo zampino di James Cameron, perché alcune riprese sono davvero mozzafiato. Se in Cast Away un sopravvissuto a un disastro aereo doveva fare i conti con un’isola deserta e reinventarsi un presente, qui c’è un uomo senza nome, che si risveglia e scopre che un container abbandonato, pieno di scarpette da ginnastica per bambini, lo ha speronato e la sua barca a vela sta andando alla deriva. Non dispera fino alla fine, non piange: agisce. Tenta qualsiasi espediente per uscirne vivo. Non ci sono indizi o flashback, né sogni che ci dicano qualcosa del suo passato. C’è solo lui e il desiderio di sopravvivere. La soggettiva continua, le riprese claustrofobiche, il ritmo drammaturgico perfetto creano un’empatia totale e una tensione emotiva che attanagliano lo spettatore per l’intera durata del film.» Marina Sanna, Cinematografo.it Per gentile concessione di Universal Pictures International Italia martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 11 Visioni contemporanee Martedì 11 febbraio ore 21.00 BEFORE MIDNIGHT (Usa, 2013, 109’) Regia: Richard Linklater, sceneggiatura: Richard Linklater, Julie Delpy, Ethan Hawke, fotografia: Christos Voudouris, musica: Graham Reynolds, interpreti: Ethan Hawke, Julie Delpy, Seamus Davey-Fitzpatrick «A poco meno di vent’anni dal loro primo incontro, nel 1995 a Vienna, e a circa dieci dal secondo, nel 2004 a Parigi, vediamo di nuovo Jesse e Celine, adesso 41enni, confrontarsi verbalmente in Grecia. [...] Nato come piccolo film e diventata un’opera ambiziosa di rara sensibilità, la trilogia costituita da Prima dell’alba, Prima del tramonto e questo terzo film, senza sfociare nel semibiografismo dell’altro grande affresco umano/attoriale (l’Antoine Doinel di Truffaut/Léaud), appare come il più sincero e onesto tentativo degli ultimi 20 anni di raccontare l’umanità senza filtri e con le doti del cinema più appassionato. Vicino per carattere all’età adulta cui appartengono i personaggi, Before Midnight rifiuta i fuochi d’artificio ma ha il coraggio di osare di più (raccogliendo però un po’ meno che in passato) nel cercare di coniugare il romanticismo ad un più generale raffreddamento sentimentale. In questo il film mostra di non aver dimenticato se stesso nonostante la necessaria evoluzione, confermando la sua dote più misteriosa: quel sapersi svolgere in un mondo filmico in cui i personaggi sem- brano agire e muoversi inconsapevoli di essere guardati da un pubblico. Non c’è neanche da ipotizzare un qualsiasi parallelo con il proliferare di saghe cinematografiche degli ultimi anni, quello di Linklater, Delpy e Hawke è un racconto che avanza assieme al tempo, in una coincidenza tra reale e finzionale (i mutamenti fisici degli attori sono anche quelli dei personaggi, la fortuna dei film è anche quella dei libri del protagonista) che esalta i piccoli espedienti drammaturgici di ogni opera. Una serie che racconta con il massimo del cinema il meglio dell’umanità senza nasconderne il peggio e che potrebbe andare avanti ad oltranza. O almeno si spera.» Gabriele Niola, My Movies martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 12 Looking for Hitchcock Martedì 18 febbraio ore 21.00 FAST FILM (Austria/Lussemburgo, 2013, 14’) Regia: Virgil Widrich, fotografia: Martin Putz, supervisione animazione: Walter Rafelsberger, Markus Loder-Taucher, sonoro: Frédéric Fichefet «Un bacio, una coppia felice. Ma poi la donna viene rapita e l’uomo cerca di salvarla. Comincia così un drammatico racconto di salvataggio pieno di scene di inseguimento selvaggio. A livello di “superficie”, Fast Film racconta una storia semplice, il problema è che tutte le sue scene sono state prese da 300 diversi lavori prodotti nel corso della storia del cinema, e gli eroi cambiano identità un numero uguale di volte. Ma, come per Copy Shop (2001) sempre di Virgil Widrich, la straordinaria tecnologia utilizzata durante la produzione è la prima cosa che spicca anche su Fast Film. Non meno di 65.000 stampe cartacee delle singole immagini sono state impiegate: dopo essere state piegate in migliaia di oggetti quali aerei e vagoni e disposte in quadri complessi, sono state fotografate con una fotocamera digitale semplice ed inseriti in una immagine al computer. Almeno tre immagini diverse, sullo sfondo, in primo piano e in una zona intermedia, sono state utilizzate per costruire ogni fotogramma. In certe sequenze, l’effetto aumenta fino a 30 strati visivi. La storia veloce e furiosa di Fast Film si svolge sulle su- perfici degli oggetti di carta. I suoi colpi di scena sono così ben pensati che ulteriori dettagli possono essere trovati in ogni visualizzazione. Quello che inizialmente era destinato ad essere un omaggio ai film d’azione apre nuovi orizzonti nel genere a causa della sua estrema densità e questo tour de force attraverso la storia del cinema, dai suoi inizi del muto fino ad oggigiorno con Hollywood, dura appena 14 minuti: veramente un film veloce che difficilmente potrebbe essere più furioso.» Peter Tscherkassky martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 13 Looking for Hitchcock Martedì 18 febbraio ore 21.15 PASSION (Germania/Francia/Gran Bretagna, 2012, 94’) Regia: Brian De Palma, sceneggiatura: Brian De Palma tratta dal film Crime d’amour di Alain Corneau, fotografia: Josè Luis Alcaine, musica: Pino Donaggio, interpreti: Rachel McAdams, Noomi Rapace «Da un bellissimo film, Crime d’amour, ultima opera diretta da Alain Corneau presentato al Festival di Roma nel 2010, uno strepitoso remake. Non date retta a chi vi dice che il cinema di De Palma è bollito, che è prigioniero del suo stile al limite del compiacimento. Passion è insieme desiderio, perversione, feticismo (le scarpe, la sciarpa), thriller erotico e in cui si respira totalmente cinema allo stato puro. [...] Il cinema di De Palma attraversa le superfici: specchi, vetrate, riflessi. Tra Berlino e Londra, con un’astrattezza dell’azione degna del suo Mission: Impossible ma anche un voyerismo tra Body Double e Vestito per uccidere, evidente nel finale. Ma soprattutto riprende forma il “doppio” depalmiano, tra Le due sorelle e Doppia personalità, evidente soprattutto nei sogni concentrici, dove dimensione reale e onirica s’intersecano e si confondono anche grazie all’utilizzo di quel filtro blu in cui esplode grandiosamente tutta l’ambiguità dell’immagine del cinema di De Palma. [...] Ma poi in Passion l’opera di De Palma (come si è già visto nello straordinario Redacted) rimette in atto teoricamente tutta la sua ri- flessione sull’immagine e sul modo in cui può essere manipolata (come l’incidente in garage) attraverso cellulari, PC, telecamere, schermi video, dove sembra esserci sempre un altro punto di osservazione nascosto, esempio di un cinema che per rialimentarsi ha bisogno di altre immagini, di altro cinema. Il proprio, quello dei suoi punti di riferimento. Non fa più differenza. Una ricerca quella di Passion che conferma come l’opera di De Palma, come quella di Coppola (si pensi all’ultimo Twixt) voglia proprio sporgersi in avanti verso un futuro lontano.» Simone Emiliani, Sentieri Selvaggi Film inedito per l’Italia Versione originale con sottotitoli in italiano martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 14 Visioni contemporanee Martedì 25 febbraio ore 21.00 THE GRANDMASTER (Yi Dai Zong Shi, Cina/Hong Kong, 2013, 123’) Regia: Wong Kar-Wai, sceneggiatura: Wong Kar-Wai, Zou Jingzhi, Xu Haofeng, fotografia: Philippe Le Sourd, musica: Nathaniel Méchaly, Shigeru Umebayashi, interpreti: Tony Leung, Ziyi Zhang, Chen Chang «Dopo anni di lavorazione, ritardi nella postproduzione e previsioni festivaliere smentite, a inizio 2013 Wong Kar-wai ha finalmente terminato The Grandmaster, il suo attesissimo film sulle arti marziali dedicato al maestro di kung fu Ip Man, scomparso a 75 anni nel 1972 e celebre anche in Occidente per aver avuto tra i suoi allievi Bruce Lee. E per chi non avesse amato la trasferta americana di Un bacio romantico, si tratta di un ritorno in grande stile: The Grandmaster è un film poderoso, straziante, magistralmente in bilico tra azione e melodramma, magniloquente nello stile ed ellittico nella narrazione. La vicenda abbraccia quattro decenni del Novecento, dall’invasione giapponese della Cina nel 1936 agli anni ‘60, e segue l’evoluzione artistica di Ip Man nella città natale di Foshan, nella Cina sudorientale, tra la sfida con il maestro Gong Yutian e l’amore impossibile per sua figlia Gong Er. [...] The Grandmaster è la storia di un mondo alla fine, è il racconto della sconfitta di un gruppo di virtuosi che oppone inutilmente al caos della realtà una pratica fondata sul controllo fisico e spirituale del corpo. Tutto è rac- chiuso nel precetto di base di Ip Man, l’idea per cui il kung fu è fatto di due sole parole: orizzontale e verticale, se vai giù perdi, se stai in piedi vinci. A partire da questa essenzialità di visione, Wong raggiunge la classicità del suo cinema, che in The Grandmaster è coreografato, cupo, squarciato dalla luce, sovraccarico di primissimi piani, step frame, movimenti di macchina, corpi danzanti, particolari, e al tempo stesso è intimo, minimale, capace di racchiudere l’intensità del mélo in una cornice sentimentale trattenuta. Con The Grandmaster Wong ha realizzato la sua idea di cinema bigger than life, la sua elegia per un modo di intendere l’arte, non solo marziale, che non esiste più (e nel finale il tema di Deborah di C’era una volta in America è lì a dimostrarlo), mentre la Storia procede per la sua strada a una distanza irraggiungibile.» Roberto Manassero, Film Tv martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 15 Capolavori ritrovati Martedì 4 marzo ore 20.30 IL GATTOPARDO (Italia, 1963, 205’) Regia: Luchino Visconti, sceneggiatura: Luchino Visconti, Suso Cecchi d’Amico, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, Enrico Medioli dal romanzo omonimo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, interpreti: Burt Lancaster, Alain Delon, Claudia Cardinale, Romolo Valli «Visconti, che discendeva egli stesso da una delle famiglie aristocratiche più antiche d’Europa, passò molti anni a tentare un adattamento di Proust per il grande schermo. In un certo senso ci riuscì con questo stupefacente arazzo cinematografico in cui ogni gesto, ogni parola, la disposizione di ogni oggetto in ciascuna stanza richiama in vita un mondo perduto. Il Gattopardo è un’epica del tempo, e la sua lentezza, che culmina in un maestoso crescendo nella lunga sequenza del gran ballo, è governata dai ritmi di vita dell’aristocrazia fondiaria siciliana, con i suoi costumi e abitudini, la sua coltivazione dell’agio e della riflessione, i suoi viaggi stagionali. È un’epica della storia, in cui assistiamo con i nostri occhi alle trame del cambiamento: sui campi di battaglia, nelle vie e nei salotti dove i notabili si riuniscono per decidere chi muoverà i fili del potere. È anche il ritratto di un uomo, il Principe di Salina, interpretato da Burt Lancaster. All’epoca della lavorazione del film ci fu chi mise in dubbio questa scelta di cast, ma dopo aver visto Il Gattopardo risulta impossibile immaginare qualcun altro nei panni del Principe. Lancaster conferisce al personaggio forza e autorità ma anche intelligenza e grazia, e il suo senso di finezza aristocratica è straordinario. È un’interpretazione eccezionale, profondamente toccante. In definitiva, Il Gattopardo è un grande inno sinfonico alla Sicilia, al suo popolo, ai suoi profumi e al suo paesaggio, alla sua bellezza e alla sua violenza. Il film di Visconti è una delle più grandi esperienze visive della storia del cinema, e nel corso degli anni i restauri si sono rivelati estremamente difficili. […] Ci è stato così restituito uno dei nostri tesori più preziosi, in tutta la sua gloria.» Martin Scorsese Restauro digitale martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 16 Looking for Hitchcock Martedì 11 marzo ore 21.00 THE BIRDS OF ANGER (Usa, 2011, 6’) Regia, sceneggiatura, montaggio: Gregg Bishop, fotografia: George Feucht, musica: Kristopher Carter, interpreti: Amanda Baker, Cameron Barsanti, Jaimie Alexander «I Bacon ricevono la visita della loro bella vicina di casa, Anne, che ha portato per loro un bel cestino di uova. Improvvisamente accade qualcosa di inquietante e inaspettato: i tre vengono assediati all’interno dell’abitazione dagli uccelli che rivogliono le uova a loro tolte… Diretto da Gregg Bishop, il cortometraggio fonde insieme il popolare gioco per cellulari Angry Birds con il famoso film di suspense di Alfred Hitchcock Gli uccelli, riuscendo a creare un divertissement in grado di divertire e mettere d’accordo amanti dell’horror e dei videogiochi, riuscendo nel contempo ad essere un divertito e autoironico omaggio al Maestro del thriller.» www.strangekidsclub.com Cresciuto in Georgia (Usa), Gregg Bishop ha iniziato sin da piccolo a girare cortometraggi con un macchina Super 8 del padre. Dopo la laurea alla University of Southern California Film School, investe i profitti del suo primo corto professionale, Voodoo, nel primo lungometraggio, The Other Side (2006). Questo action-thriller soprannaturale vince un premio al Slamdan- ce Film Festival a Park City nello Utah e Bishop inizia a sviluppare progetti per la televisione e il cinema. Nel 2011 con l’attrice di The Other Side, Jaimie Alexander (che nel frattempo viene lanciata dai due film della saga di Thor), realizza il suo personale omaggio ad Alfred Hitchcock con The Birds of Anger. Versione originale con sottotitoli in italiano martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 17 Looking for Hitchcock Martedì 11 marzo ore 21.15 COMPLESSO DI COLPA (Obsession, Usa, 1975, 98’) Regia: Brian De Palma, sceneggiatura: Paul Schrader, Jerry Wunderlich, fotografia: Vilmos Zsigmond, musica: Bernard Herrmann, interpreti: Cliff Robertson, Geneviève Bujold, John Lithgow «Per me Hitchcock è come una grammatica […] Ciò che ho fatto con Sisters e Obsession è stato utilizzare alcune tra le premesse dei film che ha fatto lui, ma cercando di raccontare storie differenti. Io non sono Hitchcock e non sono preoccupato dal fatto di prendere alcune delle tecniche registiche di cui egli è stato pioniere, di usarle anch’io e sentire che non ho fatto altro se non servirmi di un dizionario.» Brian De Palma «Brian De Palma (Le due sorelle) continua a proporsi come il continuatore di Hitchcock, lavorando nella stessa direzione di Claude Chabrol. Ma se il ricalco del francese punta soprattutto sull’intrigo, l’americano va più in là: e in un film come Complesso di colpa si impegna in un raffinato esercizio di stile, intessuto di citazioni dalle opere del maestro e sostenuto da un’estrema valorizzazione delle componenti formali. In tale modo De Palma riesce a comporre un thrilling quasi perfetto, a parte taluni sviluppi poco plausibili della trama, ma soprattutto ci dà un’opera perfettamente calata in quel cinema dell’ambiguità di cui Hitchcock è stato il maestro. È difficile definire la sostanza di un film a suspense al di là del suo carattere di macchina da intrattenimento: e anche i vari tentativi di interpretare l’opera dell’autore di Complotto di famiglia sono stati finora approssimativi. Nel nuovo film di De Palma le congiure dei criminali si sovrappongono alle congiure dei sentimenti nella vicenda di un uomo d’affari di New Orleans, Cliff Robertson, che perde moglie e figlia nel corso di un rapimento per il quale non ha pagato il riscatto, ma ha la sorpresa, molti anni dopo, di ritrovare una specie di gemella ringiovanita della moglie scomparsa. È una riflessione sull’impossibilità di rivivere la vita e di correggere i nostri errori; ed è anche uno scandaglio gettato nella mentalità, molto diffusa nell’occidente capitalistico, che mette al primo posto denaro e successo.» Tullio Kezich, Il Millefilm Restauro digitale Versione originale con sottotitoli in italiano martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 18 Visioni contemporanee Martedì 18 marzo ore 21.00 ANNI FELICI (Italia, 2013, 125’) Regia: Daniele Luchetti, sceneggiatura: Daniele Luchetti, Sandro Petraglia, Stefano Rulli, fotografia: Claudio Collepiccolo, musica: Franco Piersanti, interpreti: Kim Rossi Stuart, Micaela Ramazzotti, Martina Gedek «Anni felici di Daniele Luchetti è Kim Rossi Stuart+Micaela Ramazzotti, respira grazie alla loro forza vitale, palpita ed emoziona per merito della loro energia. E naturalmente della loro bravura. Non voglio togliere niente al regista che li ha scelti e diretti e alla sceneggiatura (sempre di Luchetti con Rulli, Petraglia e Caterina Venturini) ma raramente provi la sensazione, vedendoli recitare sullo schermo, che il film è soprattutto loro due e che la verità dei loro personaggi è per prima cosa la “loro” verità, della loro interpretazione e della loro prova. […] Ambientato nell’estate del 1974, Anni felici racconta il momento di crisi ma anche di maturazione cui vanno incontro Guido e Serena. Lui è un artista legato al mondo dell’avanguardia, che trasforma in lampade i corpi nudi delle modelle e immagina performance che dovrebbero mettere in discussione i valori della borghesia; lei è la figlia di una tradizionale famiglia di commercianti, convinta che la propria felicità passi attraverso quella del marito e dei figli […] A rompere questa quotidianità fatta di rabbie, litigi e riconciliazioni arriva Helke (Martina Gedeck), la gal- lerista di Guido, che invita Serena e i bambini a seguirla in una vacanza «femminista» in Camargue […] Luchetti e il direttore della fotografia Claudio Collepiccolo pedinano Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti da vicinissimo, riempiendo lo schermo con i loro primi piani, come per non farsi sfuggire anche le più piccole sfumature dei due volti […] Così che quando la macchina da presa si allontana dai loro volti […] ti sembra di sentire una mezza nota stonata, in confronto all’”armonia” dei primissimi piani. Dove la tensione autobiografica del regista funziona bene è nella ricostruzione di quegli anni Settanta, i cui sogni&bisogni, a cominciare dalle tensioni politiche del post Sessantotto e dalle rivendicazioni identitarie del Femminismo, sono raccontati con uno sguardo di indulgente tenerezza e una comprensione che evita facili ironie e stonati giudizi ex post.» Paolo Mereghetti, Corriere della Sera martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 19 Visioni contemporanee Martedì 25 marzo ore 21.00 TO THE WONDER (Usa, 2012, 112’) Regia e sceneggiatura: Terrence Malick, fotografia: Emmanuel Lubezki, musica: Hanan Townshend, interpreti: Ben Affleck, Olga Kurylenko, Rachel McAdams, Javier Bardem, Romina Mondello «Una donna ucraina a Parigi (Olga Kurylenko), un nuovo compagno americano (Ben Affleck), la figlia di un amore perduto. Poi il trasferimento negli Stati Uniti, il processo di comprensione di un’altra terra, di un altro paesaggio, il disgregarsi del sentimento di lui, l’ostinato persistere di quello di lei. Tentennamenti, tradimenti. Altre storie possibili. Andate, ritorni. E un sacerdote (Javier Bardem), che mentre i due interrogano il proprio sentimento, esplora la crisi del suo innamoramento per Dio, macerato nella crisi di un’America marginale, malata. E sempre, comunque, amata. Dopo il tracotante candore di The Tree of Life Terrence Malick lascia la cosmogonia per la fragilità di una storia maggiormente privata, dove gli ideali d’amore, di ogni possibile amore, guerreggiano con le secche della realtà, vi sprofondano, s’elevano […] To the Wonder è un film che si concentra sull’incontro impossibile tra due cuori, tra uomo e Dio, tra l’umanità e la meraviglia. Perché non c’è dialogo tra gli amanti, ci sono solo appuntamenti mancati (insieme grotteschi e tragici, risibili e commoventi), come tra i frammenti di que- ste storie e una narrazione coerente e lineare, come tra i corpi e le voci, tra un melodramma muto, a fior di pelle, e i verbosi monologhi. Tra la patina superficiale di un’estetica ormai manierata, pubblicitaria, e le questioni esistenziali poste fuori campo. Tra un film che è puro inno visivo alla luce e l’oscurità in cui si perdono le domande. To the Wonder, a cuore aperto, con tremore e stupore, con un’ingenuità che è un gesto di fiducia struggente nel cinema, tiene insieme il peso, la beltà e la miseria della terra e lo slancio aereo dell’idea: è l’atto d’amore per questi incontri impossibili, per la necessità di questi desideri frustrati, per la ricerca e per il suo fallimento.» Giulio Sangiorgio, Film Tv Versione originale con sottotitoli in italiano martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 16:59 Pagina 20 Looking for Hitchcock Martedì 1 aprile ore 21.00 HITCHCOCK ANIMATED MEDLEY (Usa, 2012, 1’ e 30’’) Regia: Tim Luecke, musica: Bernard Herrmann, Charles Gounod «Un tributo affettuoso al cinema di Alfred Hitchcock, animato in uno stile che richiama quello degli studi della UPA a quelli della Pixar. Cercate i riferimenti a L’uomo che sapeva troppo, I 39 scalini, La donna che visse due volte, Gli uccelli, Intrigo internazionale, Delitto per delitto, La finestra sul cortile e Psycho. La musica impiegata è il Prelude di North by Northwest di Bernard Herrmann con l’aggiunta della Marcia funebre per una marionetta di Charles Gounod.» Shelby.tv «È sicuramente emozionante prendere parte ad un film su Alfred Hitchcock. Oltre a studiare tecnicamente i film in profondità, nei master universitari mi è stata offerta l’opportunità di realizzare progetti creativi che rendano omaggio allo stile di Hitchcock. Per il mio progetto, ho sviluppato una medley animata di personaggi e situazioni canoniche dei film del Maestro − dagli uomini in fuga attaccati dagli uccelli agli sconosciuti sui treni. Il pezzo finale è di circa un minuto e 30 secondi, e sembra un po’ come una sequenza end-credits per la Pixar.» Tim Luecke Originario di New York, Tim Luecke, dopo un diploma in Arti Visuali all’Università di Fordham, collabora con la Marvel per le guide di stile dei disegni dei supereroi della casa editrice, tra i quali Spider-Man, Iron Man e i Vendicatori. Proseguendo la sua carriera di illustratore e disegnatore free lance, oltre ad aprire due propri blog, realizza cortometraggi animati che ripercorrono la tradizione del cinema classico americano attraverso uno sguardo che oltre al citazionismo affettuoso fa emergere tutta la componente moderna e “attuale” del cinema del passato. martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 17:00 Pagina 21 Looking for Hitchcock Martedì 1 aprile ore 21.15 INTRIGO INTERNAZIONALE (North by Northwest, Usa, 1959, 136’) Regia: Alfred Hitchcock, sceneggiatura: Ernest Lehman, fotografia: Robert Burks, musica: Bernard Herrmann, interpreti: Cary Grant, Eve Marie Saint, James Mason «L’agente Roger Thornill (Grant) viene scambiato per un uomo che non esiste: un tale Kaplan, inventato dal controspionaggio americano per ingannare le spie nemiche. Inseguito dalle spie e dalla polizia, dopo che è stato accusato dell’omicidio di un diplomatico, Thornill trova l’aiuto di una bella doppiogiochista, Eva Kendall (Saint). Il finale, in cui i due si arrampicano sul monte Rushmore è passato alla storia. Ma ancora più magistrali sono i sette minuti senza dialogo che precedono l’attacco a Thornill, solo in mezzo alla prateria, da parte di un biplano: una lezione di suspense inarrivabile, dove vengono ribaltati tutti i cliché della paura e la tensione nasce dall’assoluta mancanza di quegli elementi che provocano angoscia. Dissezionato da psicoanalisti, semiologi e critici d’ogni specie, diverte ed emoziona ancora dopo l’ennesima volta che lo si vede. Tutti i temi classici hitchcockiani (i giochi delle apparenze, gli scambi di persona, l’itinerario iniziatico della coppia, l’ambiguità della figura femminile), una grande intelligenza e un umorismo sottile sono profusi in ogni inquadratura: di certo tra i mi- gliori Hitchcock di sempre, abilmente sceneggiato da Ernest Lehman. A proposito dell’immagine finale del treno che entra in una galleria (dopo che con uno stacco audacissimo Eva, appesa nel vuoto del monte Rushmore, fa ogni sforzo per mettersi al sicuro e… finisce nella cuccetta di un wagon-lit accanto a Thornill, come nella prima scena in cui l’ha incontrato), Hitchcock ha detto: “è il finale più impertinente che abbia mai girato”. Il titolo, mai tradotto letteralmente in nessun paese, indica una direzione di 337° 30’ Nord-Nord-Ovest. La villa dell’inquietante Philip Vandamm (Mason) riproduce una creazione di Frank Lloyd Wright. Hitchcock è l’uomo che prende il bus in una delle scene iniziali.» Il Mereghetti 2014 Restauro digitale martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 17:00 Pagina 22 Looking for Hitchcock Martedì 8 aprile ore 21.00 WHERE CINEMA LIVES ON (Lussemburgo, 2013, 2’) Regia, sceneggiatura e produzione: Jeff Desom, fotografia: Jean-Louis Schuller, musica: André Dziezuk, sonoro: Philippe Kohn, interpreti: Annette Schlechter Regista lussemburghese Jeff Desom si è diplomato presso l’Istituto Bournemouth Arts nel 2007. Il suo Morgenrot su un compositore afflitto dal blocco della creazione, realizzato in collaborazione con il pianista sperimentale Volker Bertelmann, è un cortometraggio animato che conquista immediatamente l’interesse della Rete, soprattutto grazie alla particolare commistione di tecniche e atmosfere: prime fotografie del XX secolo (dalla vasta collezione della Biblioteca del Congresso a vecchie cartoline di New York) elaborate con programmi per il fotoritocco. Il risultato è particolarmente granuloso, fumoso, evocativo ed ipnotico. Successivamente Desom realizza il suo primo affettuoso omaggio ad Alfred Hitchcock, Rear Window Timelapse, dove effettua un rimontaggio topografico degli spazi della Finestra sul cortile, ridisegnandone una geometria fantastica e ottenendo ulteriori consensi e la curiosità di svariate testate giornalistiche. Infine, commossionatogli dalla cineteca del Lussemburgo, realizza nel 2013 Where Cinema Lives On, nuovo affettuoso saluto al magistero di Hitchcock e al genere thriller nella sua versione gotica e ottocentesca. «Per il fine settimana molti di voi andranno a spaventarsi al cinema. E la Cinémathèque della città di Lussemburgo vi invita a queste esperienze attivando la vostra attenzione attraverso una delle migliori pubblicità viste finora nel Granducato. In una Cinémathèque vuota, una sera cupa, una donna sola addetta alla pulizia degli ambienti verrà spaventata dagli spiriti che infestano il luogo… Lo spot, intitolato Where Cinema Lives On e diretto da Jeff Desom è esteticamente molto bello, con un piccolo spostamento laterale verso un leggero profumo da film horror di serie Z. Musica affidata a André Dziezuk, e un finale che lascia brillantemente lo spettatore con il fiato sospeso… Piccolo gioco cinefilo di grande gusto e intelligenza» Fabien Rodrigues, marketers.lu martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 17:00 Pagina 23 Looking for Hitchcock Martedì 8 aprile ore 21.15 SCIARADA (Charade, Usa, 1963, 113’) Regia: Stanley Donen, sceneggiatura: Peter Stone, fotografia: Charles Lang, musica: Henry Mancini, interpreti: Cary Grant, Audrey Hepburn, Walter Matthau, James Coburn, George Kennedy «Tra le innumerevoli pellicole incensate dell’aggettivo “hitchockiano”, Sciarada può vantare la variante, più originale, di “miglior film di Hitchcock non diretto da lui”. Ma al di là di quanto debba a Intrigo internazionale, questo vivacissimo thriller che sfuma nella commedia sciaradaromantica (o, volendo, il contrario), diretto come un’impeccabile coreografia dal leggendario Stanley Donen, ha assunto oggi un fascino tra il classico e il deliziosamente demodé, come le musiche di Henry Mancini che animano la grafica ipnoticamente sixties dei titoli di testa. Già dal prologo, dove una mano guantata punta minacciosamente una pistola che si rivela poi ad acqua, è chiaro che ogni espediente drammatico finirà in farsa: la morte di un ricco e ambiguo uomo d’affari sembra giungere appositamente per unire la giovane vedova all’affascinante sconosciuto incontrato in vacanza e inizialmente allontanato con un laconico: “Io conosco già una tale quantità di persone, che finché non ne muore una non posso proprio conoscerne un’altra”. Per la prima e unica volta insieme sullo schermo, Cary Grant e Audrey Hep- burn proiettano un romanticismo garbato e beffardo sul gustoso intreccio di servizi segreti, malloppi nascosti, inseguimenti e scontri all’ultima spinta sui tetti di Parigi. La progressiva uscita di scena dei cattivi di turno (che finiscono sparati o annegati ma comicamente ricomposti nei loro letti con il pigiama addosso) diviene un tormentone buffonesco come i cambi d’identità di Cary Grant, che pongono ogni volta nuovi dilemmi sul suo stato civile alla disorientata aspirante consorte. Tanto spiazzata appare l’eroina di Audrey Hepburn dal procedere incontrollato degli eventi, quanto aggressiva nell’inseguire l’oggetto del suo desiderio.» Sara Orazi, Sentieri Selvaggi Restauro digitale martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 17:00 Pagina 24 Capolavori ritrovati Martedì 15 aprile ore 21.00 RISATE DI GIOIA (Italia, 1960, 106’) Regia: Mario Monicelli, sceneggiatura: Mario Monicelli, Age e Scarpelli, Suso Cecchi d’Amico da due racconti di A. Moravia, fotografia: Leonida Barboni, musica: Lelio Luttazzi, interpreti: Anna Magnani, Totò, Ben Gazzara «Una notte di capodanno a Roma, Anna Magnani (che Monicelli trasformò in bionda) con uno spiumato boa di struzzo, Totò con il suo vecchio frac (e Ben Gazzara, compagno astuto nell’arte di arrangiarsi). Cercano compagnia, cercano d’infilarsi in tavolate che li rifiutano, cercano di sopravvivere. Scoprono che ciascuno dei due ha solo l’altro, e non è un granché. Scintille d’avanspettacolo e commedia esistenziale. Irresistibile successione di gag e battute, amarissimo: il capolavoro sottostimato di Monicelli. Il film ritorna alla prima visione come anti-cinepanettone natalizio nel restauro curato dalla Cineteca di Bologna: ed è, forse più di ogni altra della serie Il Cinema Ritrovato al cinema, un’opera da scoprire, poiché nemmeno all’epoca ebbe il successo sperato e previsto, “per via di quella vena amara e nostalgica del racconto, del clima dolente che si respira, un po’ da fine dello spettacolo, del varietà e dell’epoca dei due grandi attori, della consueta dimensione pessimista di Monicelli”. Davvero: un capolavoro.» Il Cinema Ritrovato «Ultimo dei sette film di Totò diretti da Monicelli. Il film è poco conosciuto e l’autore non ne parla quasi mai nelle sue interviste. Eppure è uno dei titoli migliori della sua filmografia come di quella di Totò. Totò qui si affranca dal burlesco e dalla farsa (dove non occorre ricordare come brillasse il suo talento) per penetrare in una commedia di costume della migliore tradizione. Vi troviamo un dosaggio specificamente italiano e quasi sublime fra l’ironia e la compassione – mai stucchevole – nei confronti dei personaggi. L’autore vi disegna un superbo ritratto di Totò nei suoi eterni connotati: morale d’acciaio trionfante su ogni smacco, galanteria e rispetto delle donne (perfettamente anacronistico), incapacità quasi fisiologica di arrabbiarsi, flemma e rassegnazione.» Jacques Lourcelles, Dictionnaire du cinéma Restauro digitale martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 17:00 Pagina 25 墌 Mercoledì 30 aprile ore 21.00 Capolavori ritrovati AMANTI PERDUTI (Les enfants du Paradis, Francia, 1945, 190’) Regia: Marcel Carné, sceneggiatura: Jacques Prévert, fotografia: Roger Hubert, musica: Maurice Thiriet, interpreti: Arletty, Pierre Brasseur, Jean-Louis Barrault, Marcel Herrand «Un film che rimane uno dei più belli di tutto il cinema francese: Les enfants du Paradis. Film di alta classe nel quale la novità d’impostazione si sposava con una rara bellezza figurativa. Era una brillante lezione di stile, con la quale Carné sembrava confermare le intenzioni del suo precedente lavoro rivedendo da cima a fondo i canoni della produzione francese d’anteguerra, ripulendo le proprie ispirazioni da tutto ciò che sapeva di bassofondo convenzionale, persino rinnovando il suo pessimismo che qui appare in un certo senso rasserenato, o solamente rassegnato, comunque ingentilito da una cert’aria quasi "shakespeariana"». Michelangelo Antonioni, Bianco & Nero «Il film leggendario di Marcel Carné e Jacques Prévert in edizione integrale e restaurata. Tornano a nuova vita il mondo meraviglioso e scomparso della Parigi ottocentesca, il Boulevard du Crime con i suoi commedianti, ladri e poeti assassini, e una delle più fuggevoli e strazianti storie d’amore mai raccontate, quella ardente, poetica e fatale tra il mimo Baptiste (Jean-Louis Barrault) e l’inafferrabile Garance (Arletty). Come scrissero due recensori dell’epoca, “Carné ha voluto far rivivere per noi la Parigi misteriosa e popolare dell’epoca romantica – come ci appare attraverso le opere di Hugo e di Eugène Sue. L’importante non è la verità storica, è la potenza evocativa delle immagini” (Jean Gely). “Cerchiamo di enumerare ancora alcune bellezze del film: quel paesaggio alla Corot, le scene di mimo, Arletty rannicchiata nel suo palco, come si sente il bruciare del suo amore infelice!” (Jean Sollies). Dall’immaginazione di un poeta, dalla visione di un maestro del cinema, un luminoso film ‘resistenziale’ girato nel buio della Francia occupata (19431944), un classico francese diventato patrimonio dell’umanità.» Il Cinema Ritrovato Restauro digitale Versione originale con sottotitoli in italiano martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 17:00 Pagina 26 Visioni contemporanee Martedì 6 maggio ore 21.00 THE CANYONS (Usa, 2013, 99’) Regia: Paul Schrader, sceneggiatura: Bret Easton Ellis, fotografia: John De Fazio, musica: Brendan Canning, interpreti: Lindsay Lohan, James Deen, Nolan Gerard Funk «Los Angeles, sui titoli di testa vecchi cinema in rovina, due coppie che parlano di sesso in un ristorante, appuntamenti al buio a Beverly Hills. Da un copione di Bret Easton Ellis, diretto dal regista di American Gigolo e Hardcore, un noir su Hollywood costato quanto una mezza giornata di lavorazione di un film di Hollywood. Un film realizzato sul filo del rasoio delle crisi della sua diva (e che ne ha assorbito la tragicità), su cui la critica Usa ha adorato riversare unanime disprezzo. Da vendicare.» Paola Piacenza, Io Donna «Sono modi e frasi rituali quelli che abitano The Canyons, come se il cinema ricordasse solo i momenti elementari della sua storia e li riproducesse a stento; come se i generi, il noir soprattutto, fossero una forma evacuata, narrazione solo superficiale in cui i protagonisti non elaborano pensieri, ma reagiscono soltanto, attingendo a un dizionario di parole e gesti limitato, come automi per cui la memoria è solo materiale accumulato, privo di coscienza (è moralismo critico che si fa immagine: chi cerca pro- fondità ritorni al romanzo ottocentesco). Anche il mélo s’arrende al primo ostacolo di crisi: l’amore è impossibile, perché finisce, soprattutto, per amore dei soldi. Il ritmo del dialogo è alienato, gli occhi sono vacui, affogati nei cristalli liquidi degli smartphone, il sesso e l’omicidio sono squarci nell’ovatta del reale, i cinema chiudono, i canyons sono le strade di L.A. al netto dei sogni un tempo fabbricati, quando le storie su pellicola erano i miti con cui raccontare e raccontarci. Oggi, quando la protagonista guarda film in tv, le immagini lasciano il posto a una chat: non è il cinema – da tempo – ciò che definisce l’immaginario, la paura e il desiderio, ma è la rete, la messaggistica istantanea, la memoria dei social network, lo schermo minuscolo di un tablet. Al posto dei film, qui, c’è il controllo della vita degli altri. The Canyons è una rovina, un’allucinazione di lucidità annichilente, come solo Cosmopolis di Cronenberg.» Giulio Sangiorgio, Film Tv martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 17:00 Pagina 27 Capolavori ritrovati Martedì 13 maggio ore 21.00 HIROSHIMA MON AMOUR (Francia, 1959, 91’) Regia: Alain Resnais, sceneggiatura: Marguerite Duras, fotografia: Michio Takahashi, Sacha Vierny, musica: Georges Delerue, interpreti: Emmanuelle Riva, Eiji Okada, Bernard Fresson «Potete immaginare Velàzquez che ha appena concluso le sue Meninas mentre già Picasso intesse le sue mirabili variazioni? Certamente no. Ecco, accade qualcosa di simile. Con Hiroshima mon amour, Alain Resnais affranca il cinema dal 17° secolo per immergerlo senza transizioni nel cuore del 20°.» Jean Douchet «Un tuffo in piena Nouvelle Vague con il primo lungometraggio di finzione di Alain Resnais che firma un film destinato a segnare l’immaginario cinematografico mondiale, affidandosi alla penna della scrittrice Marguerite Duras (che venne candidata all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale). Diretto nel 1959 tra la Francia e il Giappone, Hiroshima mon amour è il film che lancia Emmanuelle Riva, oggi riscoperta dal grande pubblico grazie al successo internazionale di Amour di Michael Haneke.» Il Cinema Ritrovato «In Giappone per un film sulla pace, un’attrice francese ha una relazione appassionata con un architetto giapponese. Quest’amore le ricorda quello che durante la guerra ebbe nella natia Nevers con un giovane soldato tedesco, ucciso sotto i suoi occhi. Su un testo di Marguerite Duras, Resnais, cineasta della memoria, ha fatto un film incantatorio e dialettico la cui importanza innovatrice e precorritrice nell’evoluzione del linguaggio filmico ha superato la prova del tempo. Il suo fascino nasce dall’impiego dei contrari (Nevers e Hiroshima, l’amante tedesco ucciso e l’amante giapponese di 36 ore senza domani, l’etnia e la cultura diverse, il passato e il presente, la percezione e l’immagine mentale, la necessità della memoria e la fatalità dell’oblio, il dialogo e il monologo, il documentario e la poesia, la realtà quotidiana e l’incantatrice litania erotica), dalla dialettica tra fascinazione e decostruzione, tra partecipazione e distanziazione. Il Morandini 2014 Restauro digitale Versione originale con sottotitoli in italiano martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 17:00 Pagina 28 Visioni contemporanee Martedì 20 maggio ore 21.00 BYZANTIUM (Gran Bretagna, 2012, 118’) Regia: Neil Jordan, sceneggiatura: Moira Buffini, fotografia: Sean Bobbitt, montaggio: Tony Lawson, interpreti: Gemma Arterton, Saoirse Ronan, Jonny Lee Miller «Il rapporto tra la giovane Eleanor e sua madre Claire, tenutaria di un bordello, si basa su un segreto inconfessabile. Le due donne sono in realtà dei vampiri, che hanno attraversato duecento anni di dolore e solitudine per arrivare fino ai nostri giorni. L’inizio del dolore è coinciso con l’arrivo di un soldato senza scrupoli, che ha costretto Claire alla prostituzione. Da quel momento la vita della donna è diventata una lotta senza quartiere per proteggere prima se stessa e poi sua figlia. Ma Eleanor è stanca di vivere nella menzogna, e quando si innamora di Frank decide di uscire allo scoperto. […] Possiamo annunciarlo con malcelata soddisfazione: Neil Jordan sembra tornato! Dopo anni di lungometraggi sbagliati il suo nuovo Byzantium ci restituisce un cineasta capace di tornare al cinema autunnale che lo ha reso famoso e giustamente apprezzato in tutto il mondo. […] Lo spettatore deve lasciarsi avvolgere dalle immagini, dalla malinconia che pervade gli ambienti, le strade, le stanze in cui la vicenda si dipana. Altro grande pregio di questo cineasta è quello di saper tirare sempre fuori il meglio dagli attori che dirige. […] Se nel nuovo film di Neil Jordan cercate i fasti scenografici del suo storico Intervista col vampiro, allora rimarrete probabilmente delusi. Se invece cercate la poetica delle prime opere, quella più intimista e crepuscolare, ecco che Byzantium assume un sapore dolceamaro ma comunque prelibato. Più importante di tutto è che il regista pare aver ritrovato il suo discorso cinematografico che sembrava irrimediabilmente interrotto, e questa è la notizia più gradita.» Adriano Ercolani, My movies martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 17:00 Pagina 29 Capolavori ritrovati Martedì 27 maggio ore 21.00 CHINATOWN (Usa, 1974, 131’) Regia: Roman Polanski, sceneggiatura: Roman Polanski, Robert Towne, fotografia: John A. Alonzo, musica: Jerry Goldsmith, interpreti: Jack Nicholson, Faye Dunaway, John Huston «Chinatown è un film sugli anni Trenta visto con gli occhi dei Settanta.» Roman Polanski «È un film profondamente chandleriano senza Chandler, dunque foscamente romantico. Chandleriano è anche l’umorismo che ne sorregge il pathos nella descrizione di un mondo corrotto non solo politicamente in cui la presenza del male – incarnato dal vegliardo capitalista J. Huston – è ossessiva e sinuosa, mostruosamente ambigua. Pur senza abbandonarsi a esercizi di nostalgica archeologia, fece scuola nel campo della rivisitazione del cinema nero.» Il Morandini 2014 «Chinatown è considerato una delle più felici e originali riletture contemporanee del detective movie di eredità chandleriana. La qualità dei dialoghi e della ricostruzione d’epoca, l’accurata gradualità con cui viene alimentato lo spessore dei personaggi e dei loro anfratti psichici, l’eleganza visiva della messa in scena sono in realtà al servizio di una severa disamina di ogni mondo possibile, senza appello o riscatto. [...] Nel finale, riscritto da Polanski senza accordo con lo sceneggiatore, Chinatown diviene la metafora dell’impossibilità di tutto (la vita, l’amore, il potere) a essere diverso [...]. Il mistero viene risolto, ma il caos della violazione e del sopruso, sotto l’ordine apparente, è riconfermato per sempre. Polanski imprime a questa rilettura la radicalità di uno scetticismo tipico dei suoi film migliori, quasi nascosto da una ricostruzione preziosa di cui tutti sono complici: John Huston (il padre del noir, qui nei panni di un patriarca onnipotente: la storia si svolge nel 1937, qualche anno prima che egli desse vita al genere con Il mistero del falco), Faye Dunaway (alla sua prova migliore), e naturalmente Nicholson: forse il più riuscito dei discendenti contemporanei di Philip Marlowe, ha diretto anche un seguito di questo film, The Two Jakes (Il grande inganno, 1991).» Mario Sesti Restauro digitale Versione originale con sottotitoli in italiano martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 17:00 Pagina 30 soslibri non buttare i tuoi vecchi libri, possono servire ancora! [email protected] sgombero senza spese n Gli insegnanti che avessero bisogno di testi, in italiano o in lingue straniere, possono mandarci una e-mail con i titoli cercati, se li abbiamo verranno messi a loro disposizione. martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 17:00 Pagina 31 Biglietto intero Euro 5,00 Cinema Kappadue Verona, via Rosmini, 1/B tel. 045 800 58 95 Verona Film Festival Verona, via Leoncino, 6 tel. 045 800 53 48 www.imartedidelfestival.comune.verona.it [email protected] Biglietto ridotto Euro 4,00 Associazioni di cultura cinematografica, Cral Comune di Verona, Acli, Agis, Arci-Uisp, Enal-etl, militari, studenti universitari, iscritti Università Terza Età, dipendenti Banca Popolare di Verona. Biglietto ridotto speciale over 60 Euro 3,50 Verona Film Festival Paolo Romano responsabile programma Maria Pia Mazzi assistente programmazione Maria Luisa Grigoletti segreteria Roberta Bordignoni pagine web Ringraziamenti Direzione Cinema Kappadue Renata Ceresini, Lucia e Alberto Botturi, Luciana Menini. grafica: Corrado Bosi cdf-ittica.it redazione: Daniele Mattarucco ricerca iconografica: Alessandro Pennasilico stampa: Tipografia Milani, Verona Corrado Bosi Massimo Catenacci Adamo Dagradi Viviana Zambonini Betty Zanotelli Se desideri ricevere informazioni sulle iniziative organizzate da Verona Film Festival iscriviti alla newsletter inviando una e-mail a: [email protected] Riceverai aggiornamenti sulla programmazione dei martedì del festival, eventi speciali e anteprime a inviti 墌 Seguici anche su martedi 14 B - opuscolo_opuscolo NUOVO 23/12/13 17:00 Pagina 32
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