Nota in merito alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari

NOTA IN MERITO ALLA CHIUSURA DEGLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI
LE MISURE DI SICUREZZA OGGI
La legge 9/2012, come modificata dal Decreto-Legge 25 marzo 2013, n. 24, sancisce che "Dal 1° aprile
2014 gli ospedali psichiatrici giudiziari sono chiusi e le misure di sicurezza del ricovero in ospedale
psichiatrico giudiziario e dell'assegnazione a casa di cura e custodia sono eseguite esclusivamente
all'interno delle strutture sanitarie appositamente istituite” (residenze per l’esecuzione delle misure di
sicurezza - di seguito REMS).
Come è noto la legge non abroga il concetto di incapacità di intendere e di volere, e di pericolosità
sociale: si limita a sancire che l'esecuzione delle misure di sicurezza deve avvenire in strutture
sanitarie, per le quali viene previsto un percorso di definizione dei requisiti.
La misura di sicurezza viene irrogata dal Magistrato di cognizione, che, sulla base delle risultanze di una
perizia, sancisce che la persona
1. al momento in cui ha commesso il fatto-reato, era incapace (totalmente o parzialmente) di
intendere e di volere
2. è da considerarsi socialmente pericolosa.
Nella fase di giudizio l’eventuale misura di sicurezza applicata è sostenuta da un giudizio di pericolosità
sociale connesso ad una iniziale “presunzione” di diminuzione della capacità di intendere e volere. La
misura di sicurezza è di tipo “provvisorio” in quanto la sua applicazione, e la corrispettiva revoca, è
subordinata alla successiva fase di accertamento della effettiva pericolosità sociale. In tale fase il compito
di valutazione della pericolosità sociale è ordinariamente attribuito al Consulente Tecnico d’Ufficio,
individuato dal Giudice competente. Il consulente dovrebbe porsi come cerniera tra il Magistrato e i servizi
sanitari, in modo da predisporre adeguati programmi di trattamento. Protocolli di intesa tra il Tribunale, la
Procura e l’ASL di ciascun territorio sono auspicabili nel rispetto delle reciproche possibilità e organizzazioni.
Le misure di sicurezza definitive ricadono nelle competenze del Magistrato di Sorveglianza dove ha
sede attualmente l’OPG. Per tali misure (Casa di Cura e Custodia, se non associata a detenzione da
scontare, ed Ospedale Psichiatrico Giudiziario) si possono descrivere una serie di percorsi che si
sintetizzano brevemente nelle seguenti fasi:
1. Accertamento dell’eseguibilità della misura di sicurezza (art. 679 del CPP): successivamente alla
sentenza che applica la misura di sicurezza detentiva il Magistrato di Sorveglianza deve rendere
eseguibile la misura ed in tale fase può essere proposto un progetto di presa in carico e di
accoglienza nella rete dei Servizi;
2. Esecuzione della misura di sicurezza: nel corso della misura stessa può essere definito in anticipo alla
scadenza fissata eventualmente in sentenza (2,5,10 anni) un programma di presa in carico e di
accoglienza. La revoca della misura può essere anche sostituita da una trasformazione in libertà
vigilata;
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3. Licenza Finale Esperimento: concessa dal Magistrato negli ultimi 6 mesi della misura di sicurezza, è
attualmente la forma di dimissione più seguita. Si realizza con prescrizioni che il Magistrato applica al
programma di adesione al trattamento di cura ed alla soluzione residenziale o domiciliare individuata
dal Servizio sanitario competente..
E’ chiaro che tutte queste possibili relazioni tra servizio sanitario e magistratura sono negoziali. La
disponibilità dei servizi sanitari a predisporre un programma individualizzato è condizione necessaria ma non
sufficiente: il Magistrato decide in autonomia, sia nel merito del provvedimento, sia sull’opportunità di
addivenire a intese e procedure condivise con le ASL o con le Regioni.
E’ opinione di molti professionisti del settore (a partire dalla Società italiana di psichiatria e dalla Società
italiana di criminologia) che il concetto di pericolosità sociale sia ampiamente superato. Queste società
sostengono che la vera premessa per il superamento dell’OPG (e delle CCC) sia l’abolizione delle misure di
sicurezza psichiatriche e la cancellazione della sociale pericolosità psichiatrica.
Chiudere gli OPG e non chiudere il rubinetto che li ha alimentati in tutti questi anni (la pericolosità sociale)
certamente migliora in maniera sostanziale l’assistenza sanitaria a questi pazienti, ma lascia immutato il
problema nella sua radice.
LA SITUAZIONE ATTUALE
Attualmente sono attivi sul territorio nazionale 6 OPG, situati rispettivamente in Lombardia (anche per Val
d’Aosta e Piemonte), Emilia-Romagna (anche per PPAA Trento e Bolzano, Friuli-Venezia Giulia, Veneto,
Marche), Toscana (anche per Sardegna, Liguria, Umbria), Campania (2 strutture, anche per Lazio, Abruzzo,
Molise), Sicilia (anche per Puglia, Basilicata, Calabria).
La legge 9/2012, come modificata dal Decreto-Legge 25 marzo 2013, n. 24, sancisce che "Dal 1° aprile
2014 gli ospedali psichiatrici giudiziari sono chiusi e le misure di sicurezza del ricovero in ospedale
psichiatrico giudiziario e dell'assegnazione a casa di cura e custodia sono eseguite esclusivamente
all'interno delle strutture sanitarie appositamente istituite (residenze per l’esecuzione delle misure di
sicurezza - di seguito REMS).
Deve quindi essere chiaro che la creazione di queste strutture è prevista per legge, e che la stessa legge
prevede che in esse vengano eseguite le misure di sicurezza.
Le Regioni e PPAA erano tenute a presentare AL Ministero della salute un programma complessivo per la
realizzazione delle REMS e per l’implementazione di percorsi riabilitativi e di alternativa agli OPG e alle
stesse REMS, entro maggio 2013. Il programma è stato presentato da tutte le Regioni. Per alcune Regioni
il programma è stato approvato formalmente (le prime hanno ricevuto il decreto di approvazione a fine
novembre 2013); per altre sono stati richiesti chiarimenti e l’approvazione è giunta più tardivamente. Per le
Regioni Veneto e Friuli-Venezia Giulia è in corso una riformulazione del progetto. Va sottolineato che, come
previsto dalla legge, alcune Regioni di piccole dimensioni hanno definito accordi di programma con altre
Regioni (Valle d’Aosta-Lombardia; Umbria-Toscana; Molise-Abruzzo).
La legge, come modificata nel marzo 2013, prevede il commissariamento della Regione che non presenti in
tempo il programma, o che non rispetti il termine di completamento di detto programma.
La stessa legge 9 /2012e s.m. prevede che in deroga alle disposizioni vigenti relative al contenimento
della spesa di personale, le Regioni, previa valutazione e autorizzazione del Ministro della salute,
possono assumere personale qualificato da dedicare anche ai percorsi terapeutico riabilitativi finalizzati
al recupero e reinserimento sociale dei pazienti internati provenienti dagli ospedali psichiatrici giudiziari.
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A fine ottobre 2013 il Ministero della Salute ha trasmesso alle Regioni le specifiche per la presentazione del
sopraindicato programma di spesa corrente.
Ad oggi risulta che 13 Regioni (Marche, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Liguria, Toscana, Umbria,
Abruzzo, Molise, Puglia, Sicilia, Lombardia, Lazio) hanno presentato il programma. Per due Regioni
(Marche ed Emilia-Romagna) è in corso di formalizzazione il decreto di approvazione. Per le altre Regioni
che hanno presentato il programma, il Ministero ha richiesto chiarimenti. Risulta comunque che anche
altre Regioni (FVG, Lazio, Calabria, Basilicata) stanno completando il programma da inviare al Ministero.
E’ evidente che la chiusura degli OPG diverrà definitiva solo quando tutte le Regioni e P.A. abbiano pronta
la struttura. I tempi vanno quindi calcolati avendo a riferimento l’ultima Regione e non la prima.
Va sottolineato che dal 2008, anno del passaggio di competenze della sanità penitenziaria dal Ministero
della Giustizia al SSN, le Regioni assieme ai competenti Ministeri hanno intrapreso un percorso che ha
consentito di implementare in modo sostanziale le dimissioni delle persone presenti in OPG. Si è infatti
passati da 286 dimissioni nel 2008 a 418 nel 2012 (il dato non comprende Sardegna, PPAA Trento e
Bolzano, Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia). Tale processo potrà essere opportunamente implementato
attraverso il riparto delle risorse di spesa corrente, che prevedono la deroga alle disposizioni di
contenimento della spesa del personale.
Va anche ricordato che le previsioni della legge 9/2012 riguardano solamente le persone cui si applica la
misura di sicurezza detentiva in OPG. Tale tipologia rappresenta la maggioranza ma non la totalità delle
persone oggi presenti in OPG; le altre tipologie (semiinfermi di mente, persone con infermità mentale
sopravvenuta in carcere) dovrebbero fin da ora trovare assistenza nel circuito penitenziario ordinario.
Molte Regioni hanno già avviato progettualità in questo senso.
I PROGRAMMI PRESENTATI DALLE REGIONI
Come previsto dalla Legge 9/2012 e successive modificazioni, tutte le Regioni hanno presentato i
programmi per il superamento OPG. Secondo le indicazioni del Ministero della salute, il programma deve
contenere la descrizione degli interventi progettuali per le strutture da realizzare, nel rispetto dei requisiti
fissati dal Decreto del Ministero della salute. Inoltre deve contenere una valutazione sulle risorse umane
necessarie e sulla modalità di reperimento di tali risorse. Il programma deve altresì comprendere idonei
indicatori sia per quanto concerne l’aspetto strutturale, sia per l’attivazione e la conduzione dei programmi
terapeutico-riabilitativi.
Tutte le Regioni hanno presentato progetti che, accanto all’aspetto strutturale, prevedevano modalità
per l’attivazione dei progetti terapeutico-riabilitativi individuali e per favorire l’esecuzione di misure di
sicurezza alternative. Alcune Regioni di piccole dimensioni hanno definito accordi di programma con altre
Regioni (Valle d’Aosta-Lombardia; Umbria-Toscana; Molise-Abruzzo) per l’ospitalità dei propri residenti
nelle strutture della Regione di dimensioni maggiori. In ogni caso i programmi prevedono che il
reinserimento sia effettuato presso la Regione di residenza.
Le PPAA di Trento e Bolzano non sono destinatarie del finanziamento.
In allegato la tabella 1 riassuntiva della progettazione presentata (fonte: Ministero della salute – modificata
sulla base di ulteriori informazioni fornite dalle Regioni).
Sulla base delle ulteriori informazioni fornite dalle Regioni, il n. di posti destinati a REMS è di 910 ( e non
990 come riportato nella relazione del Ministero della salute).
A integrazione, si elencano i progetti di investimento di 9 Regioni, ulteriori rispetto alle REMS, a valere
sul medesimo finanziamento:
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Regione Liguria: oltre alla realizzazione della REMS, prevede un potenziamento delle strutture dei
Dipartimenti salute mentale per l’attuazione dei programmi terapeutico-riabilitativi individuali
Regione Friuli-Venezia Giulia: ha rimodulato il progetto, suddividendo i posti REMS su tre strutture, e
prevede inoltre il potenziamento di altre strutture per l’attuazione dei programmi terapeutico-riabilitativi
individuali.
Regione Emilia-Romagna: oltre alla realizzazione della REMS, prevede un potenziamento delle strutture dei
Dipartimenti salute mentale per l’attuazione dei programmi terapeutico-riabilitativi individuali
Regione Toscana: prevede la realizzazione di una REMS e il potenziamento di quattro residenze
psichiatriche per l’attuazione dei programmi terapeutico-riabilitativi individuali
Regione Lazio: oltre alla realizzazione delle REMS, prevede la ristrutturazione di un edificio da destinare ad
attività riabilitative e a percorsi di integrazione ed inclusione sociale.
Regione Puglia: oltre alla realizzazione della REMS, prevede un potenziamento delle strutture dei
Dipartimenti salute mentale e di alcune strutture semiresidenziali e residenziali per l’attuazione dei
programmi terapeutico-riabilitativi individuali
Regione Calabria: prevede la realizzazione di una REMS e di una residenza psichiatrica per l’attuazione dei
programmi terapeutico-riabilitativi individuali
Regione Basilicata: oltre alla realizzazione della REMS, prevede la attivazione di un centro diurno.
Regione Sicilia: oltre alla realizzazione della REMS, prevede un potenziamento delle strutture dei
Dipartimenti salute mentale.
I DATI SULLE PRESENZE E I FLUSSI
In allegato un report dettagliato sulle presenze in OPG al 31 dicembre 2013.
La prima parte riguarda i dati forniti dal Dipartimento amministrazione penitenziaria, che conteggia tutte le
presenze (detenuti e internati in misura di sicurezza definitiva o provvisoria).
La seconda parte, i cui dati sono a cura delle Regioni sede di OPG attraverso le Direzioni sanitarie degli
Istituti, riguardano solo le persone cui si applicheranno le previsioni della legge 9/2012 (internati in misura
di sicurezza definitiva o provvisoria). Non sono quindi conteggiati i detenuti presenti in OPG. E’ inoltre
riportata una analisi dei flussi in entrata e in uscita.
Per quanto riguarda le presenze in OPG, dal 2010 ad oggi si è assistito ad un calo di un terzo. Questo dato è
da mettere in relazione con un incremento nelle dimissioni. Si rileva infatti come il flusso in ingresso non si
modifichi sostanzialmente.
PROPOSTE
Come è noto, le Regioni hanno chiesto di prorogare i termini per la chiusura degli OPG, oggi prevista per il
1 aprile 2014, al 1 aprile 2017, in ragione dei tempi necessari all’affidamento e all’espletamento dei lavori
per la costruzione delle REMS.
La richiesta di proroga va accompagnata ad impegni che devono essere assunti da tutti gli attori coinvolti
(Regioni, Ministeri della Salute e della Giustizia, Magistratura giudicante e di sorveglianza). Come è noto
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infatti, l'accesso e le dimissioni dalle future REMS restano in capo a decisioni della Magistratura e a
procedure avviate dal Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria.
Il percorso va pertanto accompagnato da una cabina di regia politica, che effettui un puntuale
monitoraggio dei processi messi in atto da tutti gli attori coinvolti.
Uno strumento particolarmente utile alle Regioni, per completare in tempo la costruzione o la
ristrutturazione di edifici da destinare a REMS, sarebbe rappresentato dalla possibilità di deroghe alla
normativa sugli appalti. Una possibilità potrebbe essere rappresentata dall'attribuzione ai Presidenti delle
Regioni di poteri commissariali in analogia a quanto si verifica in occasione di eventi emergenziali (es.
terremoto).
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