sicilia

Messina perde diecimila giovani l’anno.
Ecco le storie di chi ha compiuto il grande passo
con un biglietto di sola andata.
A PAGINA 9
E ora macina successi
La guerra dei servizi sociali
Nino Mantineo
Attilio Pigneri
Quasi quasi vado in Australia
Il dossier di Cittadinanzattiva e l’appello
della Consulta delle aggregazioni laiche a Messina
riaccendono i riflettori su disservizi e abbandoni.
A PAGINA 18
La replica dell’assessore Mantineo
ANNO XXI Numero 3
24 GENNAIO 2014
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO
POSTALE A REGIME
SOVVENZIONATO 45% (ME)
SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA
Elaborazione grafica
di Monica Bellantone
con il graffito di Blu
sulla facciata
del Vittorio Emanuele
MESSINA
MESSINA
Vittoriosi
COLLETTIVO
COLLETTIVO PINELLI
PINELLI SGOMBERATO
SGOMBERATO DALLA
DALLA CASA
CASA DEL
DEL PORTUALE
PORTUALE
OCCUPA
OCCUPA TEATRO
TEATRO EE PALACULTURA.
PALACULTURA. VIAGGIO
VIAGGIO NELLA
NELLA CITTA’
CITTA’
CHE
CHE VUOLE
VUOLE RIAPPROPRIARSI
RIAPPROPRIARSI DEI
DEI BENI
BENI COMUNI
COMUNI
EURO 1,50
24 Gennaio 2014
il punto
Pd, senti chi parla
EDITORIALE
La manovra
ammaccata
ESCE AMMACCATA dalla
scure del commissario dello
Stato la manovra finanziaria
del governo: si tagliano i
contributi ai disabili, alle
coppie di fatto, alle fasce
deboli dei disoccupati, ma si
taglia anche lo sconto che si
fa alle roialty che gli
industriali dovrebbero
pagare per il petrolio
raffinato nell’Isola. E’ il
segnale che c’è qualcosa che
non va. E che il commissario
Aronica, nel suo controllo
scrupoloso delle leggi, di
fatto ha già anche da tempo
commissariato l’Assemblea
regionale.
Di più: il presidente Crocetta
tra un annuncio televisivo e
l’altro dovrebbe, in maniera
meno ondivaga, raccontare
al popolo siciliano con chi
intende formare il governo:
se vuole andare con il
centrodestra di Schifani,
oppure recuperare il
rapporto con il Pd, che
risulterebbe essere ancora il
suo partito, oppure
prendersi intatta la maxi
stampella preparata
dall’Intergruppo di Articolo
4, Megafono e Drs che sono
pronti a dare il sostegno
“condizionato” al Governo.
Di questo passo, a forza di
stampelle, si può lentamente
camminare. Ma non si potrà
mai pensare di andare
spediti come non più i venti,
ma le bufere della crisi
impone. In Sicilia, più che
altrove.
D’Alema e Civati rimproverano a Renzi di avere incontrato Berlusconi, dimenticando
che il cavaliere è stato il loro certificato di esistenza in vita. Per più di un motivo
DI
DOMENICO BARRILÀ
Come i lettori più affezionati
ricorderanno, tredici anni fa
lasciai la Mondadori, con un
libro alla terza edizione. Avevo
firmato quell’impegno in
esclusiva nel 1998, col
centrosinistra al governo e
l’editore che si dichiarava fuori
dalla politica. Una delle sue
tante bugie. Quando nel 2001 si
rimangiò la parola, chiesi la
rescissione del contratto e la
restituzione dei diritti. Nello
stesso anno, mentre il
berlusconismo raggiungeva il
picco della sua potenza di fuoco,
Massimo D’Alema pubblicava
per Mondadori il saggio “Oltre la
Paura”, facendo apparire stupida
la gente come me che, a ragione,
considerava Berlusconi un
pericolo per la democrazia e si
Gianni Cuperlo, Stefano Fassina e Massimo D’Alema
comportava di conseguenza, a
differenza di molti politici e
a quella percepita, in nero, da tanti ragazzi del Sud in cambio
intellettuali di sinistra. Data la premessa, dovrei avversare la
della loro vita. Dovrebbe essere questo a fare scattare la
scelta del neo segretario del Pd di trattare la nuova legge
vergogna del sensibile Stefano Fassina. Mi piacerebbe fare una
elettorale col proprietario di Forza Italia, invece sono convinto
bella gita con lui, magari con la barca a vela del suo amico
abbia fatto bene a imboccare la strada della realtà.
baffino, tanto la meta è una città di mare. Vorrei condurlo nel
Il sottoscritto, contrariamente al dalemiano (impalpabile)
quartiere deve sono cresciuto, vorrei mostrargli tutti i miei
Cuperlo e al dalemiano (ampolloso) D’Alema, può dire e
compagni di gioco, oggi 50/60enni disoccupati, senza un
scrivere quello che vuole, giacché ci separa il vallo che passa
dente in bocca e pieni di acciacchi, vorrei fargli sentire l’odore
tra la finzione e la realtà. Da una parte le loro velleità da
che esala dall’unica giacca che possiedono, così lontano dalle
pensatori in folle, lautamente stipendiati dalla politica;
fragranze del grecale o dello scirocco, e che non puoi evitare
dall’altra le mie corse forsennate per pagare l’anticipo Irpef di
né di bolina e nemmeno di lasco. Loro non pretendono di
Novembre, cioè il loro stipendio. Non possono rimproverare a
sentire lo sciabordio delle onde sulla chiglia, si
Renzi di avere incontrato Silvio Berlusconi (lo dice chi alle
accontenterebbero di quello dello sciacquone del water, ma
ultime primarie si è orientato su Pippo Civati e la volta
accade di rado perché l’acqua corrente arriva quando arriva.
precedente su Pierluigi Bersani), perché costui è stato il loro
Ma non potrei presentarglieli tutti, i miei amici, perché alcuni
certificato di esistenza in vita. Lorsignori, come li avrebbe
sono morti ancora adolescenti in cantieri non protetti, altri
chiamati il mitico Fortebraccio, sanno benissimo che senza di
sono finiti in galera, perché in qualche modo bisogna pure
lui non avrebbero mai avuto un grande ruolo politico, perché
vivere. Da quando sono andato via le cose sono solo
in un Paese senza contrapposizioni sarebbero affiorate figure
peggiorate per quelle creature, i cui figli faranno esattamente
diverse, più di testa che di ideologia, più di merito che di
ciò che fecero i padri. Meno male che almeno i politici stanno
politichese o di apparato. Costoro sanno pure che il resto di
meglio. Pensiero finale. Viene il vomito a sentire certi
Forza Italia è una semplice “espressione geografica”, non
neogaloppini Pd declamare in streaming: “Sono totalmente
potendo decidere nemmeno il colore dei cappellini per i loro
d’accordo con le parole del segretario”. Non ricominciamo, per
raduni. Ripugnante, certo, ma è la realtà, quindi bisognava
favore, sarebbe troppo chiederci di assistere ad altri venti anni
parlare con l’inamovibile proprietario, considerato che il duo
di epifania del servilismo. Se i riflessi condizionati dei renziani
alla guida del M5S si trastulla imperterrito nel vizio solitario.
somigliano in modo così inquietante a quelli dei servi
Intanto il Paese, che non è solo la Lombardia o l’Emilia, dico
dell’imprenditore di Arcore, noi speriamo sia solo un caso,
tutta l’Italia, è in una situazione difficile da immaginare
perché delle due l’una, o i servi si stanno inflazionando oppure
dall’alto di uno stipendio da 15 mila euro al mese, proprio
determinate leadership ne favoriscono il proliferare.
difficile, perché si tratta di una cifra cinquanta volte superiore
Vicecaposervizio: Daniele De Joannon In redazione: Gianfranco Cusumano,
Alessio Caspanello, Michele Schinella Segretaria di redazione: Rossana
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centonove
SETTIMANALE REGIONALE
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Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
24 Gennaio 2014
riservato
MESSINA. Il consiglio non ha i numeri per impegnare il sindaco sulla destinazione del nuovo palazzo satellite
Palagiustizia, salta l’ipotesi Casa studente
L’Ersu non ha mai abbandonato la struttura, il conteggio sui fabbisogni è errato e la Provincia
non ha intenzione di cedere gratis il Riviera. Ecco le “bugie smascherate” che fanno saltare la mozione
DI
TIZIANA CARUSO
Messina. Anche dopo le istanze avanzate
al guardasigilli Annamaria Cancellieri dal
deputato dei 5 stelle Francesco D’Uva in
città si è riaperto il dibattito sul secondo
Palagiustizia. L’occasione è stata la
convocazione di una seduta straordinaria
del Consiglio comunale in cui sono stati
presentati due ordini del giorno proposti
da diversi gruppi consiliari (sia di centro
sinistra che di centro destra) che
avallavano entrambi l’ipotesi di trasferire
gli uffici giudiziari attualmente in affitto
(al costo di circa 2 milioni di euro
all’anno) alla “Casa dello Studente” di via
Cesare Battisti. Alla seduta straordinaria,
a cui hanno preso parte da un lato il
presidente dell’Ordine degli Avvocati
Franco Celona e il commissario della
Provincia Filippo Romano (favorevoli
alla soluzione “Casa dello Studente”)
dall’altro alcuni avvocati, dipendenti
dell’Ersu e associazioni studentesche
(invece contrari) ha partecipato anche il
sindaco Renato Accorinti che ha invitato
tutti a “Non innamorarsi troppo di una
decisione senza pensare al bene
comune”. In particolare il riferimento era
all’ipotesi di realizzare il secondo
Palagiustizia nella struttura di via Cesare
Battisti, un’idea sposata da gran parte dei
consiglieri comunali, ad eccezione di
quelli di “Cambiamo Messina dal basso”
che hanno abbandonato l’aula durante i
lavori. Il Sindaco ha, infatti, dal canto suo
ha messo sul piatto tre alternative: l’ex
caserma di Bisconte (per cui recentemente
PATRIMONIO. Per risanare l’Ente
Lipari in vendita
Lipari. Per risanare le casse dell’ente, la
giunta di Lipari mette in vendita i beni
comunali tra i quali il mega parcheggio,
l’ex palazzo utilizzato dalla polizia
municipale e l’ex scuola di Acquacalda.
Si punta anche alla permuta: l’idea è di
poter disporre del palazzo dell’Asp di
Messina, ubicato proprio nella via
principale. In consiglio comunale è già
iniziato il dibattito per approvare il
regolamento per l’alienazione dei beni.
Per il sindaco, Marco Giorgianni,
«l'obiettivo deve essere l'equilibrio di
bilancio. Cosa vendere lo deciderà il
consiglio. Dalla Regione non abbiamo
piu' fondi certi e per di più sono
diminuiti notevolmente. Comunque,
grazie ad una nostra iniziativa siamo
riusciti a far approvare all'Ars che il
gettito economico del 97%, oltre che
per i Comnuni sotto i 5 mila abitanti,
valga anche per i Comuni delle isole
minori».
TOP SECRET
CAUSE DI RISARCIMENTO
Messina, 400 milioni
di contenziosi in ballo
MESSINA. Quattrocento milioni di euro. E’ il valore delle
cause pendenti, per risarcimento danni, stimati dal servizio “contenzioso” dell’ufficio legale del Comune di
Messina per conto dei revisori
dei conti. Una spada di Damocle che rischia di mandare a
gambe all’aria tutti i piani di
risanamento allo studio.
RIORGANIZZAZIONE
Università, al via
il piano Dipartimenti
La seduta del consiglio comunale sulla vicenda Palagiustizia
il Comune ha ricevuto l’ok all’utilizzo
da parte del Ministero dell’Interno); la
possibilità di rifare la gara d’appalto
bandita nel 2009 e vinta dalla GMC;
infine la soluzione dell’ex ospedale
Margherita. Accorinti, al momento
non si sente di escludere alcuna
ipotesi, ma in maniera piuttosto
perentoria ha chiarito “L’Università di
Messina ci ha detto di non avere in
cassa la liquidità necessaria per
riqualificare l’Hotel Riviera o l’ex
Margherita e farne una struttura
d’alloggio per fuori sede alternativa
all’immobile di via Cesare Battisti, noi
dal canto nostro stiamo valutando la
possibilità di lavorare per una di
queste tre soluzioni”. Intanto il
Consiglio comunale ha approvato,
all'unanimità, con 19 voti favorevoli,
nessun contrario e nessun astenuto
uno degli ordini del giorno che
“spingeva” per l’ipotesi “Casa dello
Studente”. Adesso la palla passa
all’Amministrazione Accorinti a cui
non resta che assumere una posizione
chiara e decisa sul ventaglio di
alternative proposte.
SOMMARIO
PRIMO PIANO
6. Me ne vado in Australia
Chi si rifà una vita all’altro capo del mondo
POLITICA
9. Rimpasto...impugnato
Le bocciature della Finanziaria
10. Bilancio, vedo rosso
Rientra al Comune il buco da 9 milioni
12. Ci vuole un Miracula
In bilico l’elezione del sindaco Di Pane
SICILIA
13. Teatro Pinelli, non pre... occupiamoci
Secondo sgombero in un anno per il collettivo
16. Corsi d’Oro, tutti a casa
Revocati gli arresti domiciliari
17. I misteri della tabella H
Una lettera di protesta contro le assegnazioni
18. Non Mantineo le promesse
L’attacco all’assessore ai Servizi Sociali
20. Rally, tre vite in corsa
La Sgb premia gli sportivi di Sicilia
22. Il mio amico Lulo
Il ricordo del ricercatore Luigi Michaud
23. Riserva, punto e a Capo
Gli studi dell’area marina di Milazzo
ECONOMIA
25. Chiamala Sviluppo Italia
Nel limbo la società rilevata da Invitalia nazionale
26. Barbera, un caffè lungo 144 anni
La storia dello stabilimento
POSTER
29. «Liutaio? Era nelle mie corde»
La storia di Franco Marino
RUBRICHE
3-4-5. Settegiorni
28. Consumatori / Consulenti
32. Libri/La Classifica/Lacerti di Letture
38-39. Lettere & Commenti
38. Qui Scuola / Heritage / Ecologia
39. Eliodoro / 150 Parole da Palermo
39. Antibuddaci
39. Animal House
centonove pagina 3
MESSINA. Via alla creazione
dei maxi-dipartimenti all’Università. E’ il piano di riorganizzazione che sta mettendo
a punto il rettore Navarra che
porterà alla fluidificazione
operativa e gestionale: i dipartimenti coincideranno con
le facoltà, eccezion fatta per
Medicina che continuerà ad
avere due dipartimenti.
SANITÀ
Sarà Francesco Maiolini
il manager di FarBanca
MESSINA. Francesco Maiolini,
ex presidente dell’Irfis, sarà il
motore operativo di FarBanca,
l’istituto di credito della Popolare di Vicenza dedicato agli
operatori sanitari, tra aziende
farmaceutiche e farmacisti,
che aprirà due sedi in Sicilia:
una a Palermo e una a Catania.
SENATO
A.A.A., sostituto
di Lumia cercasi
MESSINA. Se il candidato del
Megafono alle europee sarà
Giuseppe Lumia, a ruota, a subentrare al Senato al suo posto,
dovrebbe essere il secondo
della Lista del Megafono al Senato, il mecenate Antonio Presti. Peccato che Presti non abbia
nessuna intenzione, il che significa che, a cascata, il neosenatore al Senato dovrebbe essere
l’attuale assessore all’Energia,
Nicolò Marino. Un tassello in
più nel rinmpasto in vista, ma
l’ex magistrato in vista della
possibile abolizione del Senato
voluta da Renzi, potrebbe dire
no anche lui.
24 Gennaio 2014
settegiorni
SOCIETÀ
CHI SALE
Manlio Magistri
MESSINA. Il manager disarcionato dell’Asl di Messina è un
vero cavaliere: ha visto una
donna cadere in sul marciapiede in via Martinez e subito
si è sbracciato, l’ha visitata e
l’ha aiutandola a rimettersi in
piedi. “Sono un medico-ha assicurato la signora- anche se
pochi lo sanno”.
Angela Previti
MESSINA. La coordinatrice
dell’ufficio di gabinetto del
commissario della Provincia Filippo Romano, ha festeggiato
il suo compleanno con i colleghi, ma quando ha comunicato che non potrà trattenersi
oltre i limiti della pensione ha
gettato nello sconforto il viceprefetto: “E ora come faremo?”
Pippo Savoca
PALERMO. In tempi di crisi in
cui anche Palazzo di giustizia
stringe la cinghia, il presidente
della seconda sezione della
Corte d’appello conquista anche gli arredi. Un elegante tendaggio è stato di recente montato nell’aula della Corte. Non
sono mancati i mugugni: «Forse
per proteggere la sua vista
dalla luce del sole».
Sgarbi porta “I tesori d’Italia” a Villa Piccolo
TRASPORTI. Appello di Legambiente al ministro
Autorità portuali, puntiamo
sull’area integrata dello Stretto
Messina. "Apprendiamo da notizie di stampa che il
ministro per i Trasporti, Maurizio Lupi, avrebbe pronto
un piano per la soppressione e l'accorpamento delle
autorità portuali e la trasformazione in distretti logistici.
A quanto pare tale piano
prevedrebbe sette distretti e in
particolare l'autorità portuale
di Messina verrebbe soppressa
e accorpata al distretto di
Palermo". Lo dice Legambiente
Sicilia. "Da molti anni portiamo
avanti - prosegue la nota - la
proposta strategica per lo
sviluppo sostenibile della
cosiddetta 'Area integrata
dello Stretto', cioè una politica
Maurizio Lupi
di sviluppo basata sul
riconoscimento dell'esistenza
di un'area economica e geografica dello Stretto, capace
in sé di costituire risorsa e fattore dello sviluppo,
fondata su un potenziale sistema infrastrutturale
integrato". "E' chiaro - conclude l'associazione - che il
punto di forza più importante di quest'idea consiste nel
sistema portuale e più in generale nel sistema
intermodale dei trasporti in un comprensorio dotato di
posizione strategica nel Mediterraneo, che è appunto lo
Stretto di Messina".
Emma Dante
PALERMO. La regista palermitana è nominata direttore artistico del teatro classico all’Olimpico di Vicenza. L’artista
(attualmente artista residente
al Biondo e regista di “Feuresnot” di Richard Strauss in
scena fino al 26 gennaio al Teatro Massimo) ha accettato con
entusiasmo l’incarico e si è subito messa al lavoro.
Messina, “Fest’orienta” al Minutoli
Messina. L’Istituto Superiore Minutoli di Messina organizza
nelle tre sezioni, Minutoli, Quasimodo e Cuppari, la
manifestazione “Fest’orienta: un occhio al tuo futuro”, per
offrire agli studenti la possibilità di gettare lo sguardo sul
futuro scolastico e professionale. L’iniziativa si svolgerà sabato
25 gennaio dalle16 alle 20 all’Istituto Minutoli di contrada
Gazzi- Fondo Fucile, indirizzi Costruzioni, ambiente e territorio
e Biotecnologie Sanitarie, ed all’Istituto Quasimodo di viale
Gazzi, indirizzi Commerciale, Scientifico, Turistico. Domenica
26 dalle 09 alle ore 13.00 all’Istituto Cuppari di San Placido
Calonerò, indirizzi Agraria e Biotecnologie Ambientali.
Paesaggi e barbieri in mostra a Villafranca
Villafranca. “I paesaggi siciliani e barbieri di Sicilia” è la
mostra che si aprirà il prossimo 2 febbraio, alle 10, al Castello
di Bauso grazie all’Associazione “Il mio territorio” con il
patrocino del Comune e della Sovrintendenza. Curatori
dell’esposizione gli ingegneri Achille Baratta e Maria Scalisi,
che sporrà 80 foto. Nel pomeriggio Baratta presenterà anche il
volume “Sussurando alle violette”, una raccolta di articoli
pubblicati sul settimanale Centonove.
PIANTE A RISCHIO. Appello a tutti gli appassionati
Orto Botanico di Messina a caccia di orchidee
Fabio Schifilliti
MESSINA. Il regista messinese
vincitore del Cubovision Award,
concorso nazionale per giovani
registi, che ha coinvolto oltre
300 autori da tutta Italia parteciperà ad uno stage di dieci
giorni a Hollywood al fianco del
regista Ron Howard. Il riconoscimento per il suo documentario "Come le onde" sulla storia
delle case basse del villaggio Paradiso, raccontata dalla poetessa Maria Costa.
Capo d’Orlando. “Vittorio Sgarbi incontra Lucio e Casimiro” è
il titolo della manifestazione in programma sabato 1 febbraio
alle 17 a Villa Piccolo di Capo d’Orlando. Il critico d’arte parlerà
del contributo dato dai Piccolo alla cultura italiana e presenterà
il suo ultimo libro “Il tesoro d’Italia”, edito da Bompiani. Già nel
1996 Sgarbi dedicò una puntata della sua rubrica “Sgarbi
quotidiani” in onda su Canale Cinque a Lucio e Casimiro Piccolo,
raccontando le atmosfere della Villa di Capo d’Orlando e il
contributo prezioso dato dai due fratelli alla cultura italiana,
alla poesia e all’arte.
Messina. Un progetto di mappatura delle orchidee spontanee
del territorio peloritano. E’ l’iniziativa che sta per attivare la
direzione dell’Orto Botanico di Messina, coordinata da Rosella
Picone "nell’ambito delle attività di conservazione della flora
spontanea a rischio di estinzione". , In questa prima fase gli
specialisti dell’Orto botanico “Pietro Castelli” sono a caccia di
appassionati e volontari che possano fornire informazioni sulla
presenza delle diverse orchidee nell’area peloritana, attraverso
foto e indicazioni precise dei siti di rinvenimento. Chi è
interessato al progetto-informa un comunicato-può prendere
contatto con la direzione dell’Orto botanico.
Rosella Picone
TAORMINA
“L’altra metà”
contro la violenza
Taormina. Nasce a Taormina
“un centro di ascolto” “L’Altra
metà”, contro la violenza sulle
donne. L’iniziativa è di
diciannove donne,
appartenenti a varie
professioni, che hanno deciso
di associarsi in una onlus, per
fare sbarcare anche sulla valle
dell’Alcantara i servizi di
assistenza, anche psicologica,
verso le donne vittime di
violenza. A presiedere la
nuova associazione, è Maria
Pia Lucà. All’iniziativa ha dato
la sua adesione e il suo
sostegno il Cedav di Messina,
uno dei primi centri
antiviolenza d’Italia, per
Il gruppo di donne che si occupa di assistenza alle donne vittime di violenze
cionto del quale hanno
partecipato la presidente
Carmen Currò e la coordinatrice,
Simona d’Angelo. Un sostegno
concreto alle iniziative de
centonove pagina 4
“L’Altra metà” è stato assicurato
dal sindaco di Taormina Eligio
Giardina, che ha promesso tutto
il supporto della città, anche in
termini logistici.
24 Gennaio 2014
settegiorni
MESSINA.Il video vola oltre le 100 mila visualizzazioni
CHI SCENDE
Sciack, il rapper dei “Buddaci”
Messina. Tra i giovanissimi cantanti e
ballerini emergenti del concorso
“1,2,3... Star”, domenica 12 gennaio al
King bowling di Giammoro, è emerso
anche un video che ha conquistato il
pubblico presente e non solo. Perchè la
canzone rap che descrive i messinesi,
intitolata proprio “Buddaci”,
rappresenta anche un brano che in un
mese ha totalizzato la bellezza di oltre
cento mila visualizzazioni su
“Youtube”. Sciack è il nome d’arte che
si è coniato Salvatore Sciacca, 21 anni,
rapper peloritano che sta facendo
conoscere il suo talento naturale
intanto al grande pubblico della rete.
Sciack racconta in versi e rime a suon
di rap il tipico “buddace”, intende
riprodurre fedelmente i costumi dei
messinesi. Anzi dei “buddaci”,
soprattutto delle giovani generazioni
non disattendono determinate “mode”
nonostante si sentano più innovativi.
“Il video è ambientato attorno a piazza
Cairoli - ha detto Sciack al
presentatore Giuseppe Oliva - e vuole
essere un modo quasi ironico per
descrivere il “buddace”, magari per
scatenare una riflessione che aiuti la
città e i giovani di questa città a
scatenare la voglia di migliorarsi”.
Salvatore Sciacca sin da piccolo
comincia a scrivere in rime, poi a 17
anni con un amico incide il primo
pezzo “Sono come”, che viene cliccato
da tanti su “Youtube”. Con Sciacca si
sono congratulati anche il direttore
della Cdr Music Giuseppe Italiano e il
giovanissimo talento palermitano
Antonino Buscemi, cantante in erba che
ha partecipato al programma di Canale
5 “Io canto”.
Sciack
CALCIO. La squadra di Lo Monaco “canna” il girone. E rischia la serie D
Acr Messina, è “andata” male
MESSINA. Traghettata l’ACR Messina dalla serie
dilettantistica alla Lega Pro, gli obiettivi societari parevano
tanto prestigiosi quanto agevolmente raggiungibili. In palio
nella stagione calcistica 2013/2014 nientemeno che la C unica,
cui avranno accesso di diritto le prime otto squadre delle
classifiche dei due gironi di Seconda Divisione e le due che si
aggiudicheranno i playout. Una strada che da lontano
sembrava tutta in discesa, e invece si è rivelata tutt’altro che
agevole: il bilancio delle prime venti giornate non è che sia
positivo: appena 4 vittorie, 10 pareggi e 6 sconfitte, due delle
quali a suon di gol subite innanzi al pubblico del “San
Filippo”. Il primo a salire sul banco
degli imputati è il tecnico Gaetano
Catalano. La squadra visibilmente in
crisi e lui diventa bersaglio della gente
per strada, della tribù dei social, meno
degli addetti ai lavori che, sin dalle
prime battute, avevano invece scorto
le fragilità della rosa costituita
durante il mercato estivo. Il 4
dicembre 2013 la conferenza stampa
di presentazione del nuovo tecnico
Gianluca Grassadonia, classe ’72, alle
spalle una carriera di difensore e
prima vera affermazione da tecnico
Pietro Lo Monaco
conducendo la Paganese in Prima
Divisione dopo i play-off. Dal mercato
di riparazione arrivano Intanto arrivano il difensore Enrico
Pepe, il centrocampista Domenico Franco, entrambi ex
Paganese, e l’attaccante Salvatore Caturano ceduto al
Messina dalla Casertana, e D’Aiello dal Trapani. Nonostante
questo, domenica scorsa tocca nientemeno che al fanalino di
coda del girone, l’Arzanese, infrangere per l’ennesima volta i
sogni della tifoseria. Che si rivolge al patron Pietro Lo
Monaco: “compra il bomber”. (Giusi Arimatea)
Ninì Germanà
Il gruppo Katàbba col conte Ruggero
MONFORTE
Katàbba, giostra medievale
Monforte San Giorgio. Cominciate nello
scorso week end con la caccia e le
esibizioni di falconieri e arcieri (quelli
dell’Arco club Serro), sabato 25 e
domenica 26 le giornate medievali della
Katàbba (scampanio speciale che
riporta ai Normanni eseguito dalla
chiesa di Sant’Agata) saranno dedicate
ai cortei storici siciliani e alla “giostra”
con la sfida a cavallo dei nobili
cavalieri per la conquista del titolo di
gran cavaliere della Katabba, con le
prove di destrezza e velocità. Il Gran
corteo storico è in programma
domenica 2 febbraio, con i gruppi che
sfileranno per le vie del paese
rievocando la liberazione e lo
spettacolo Medievale del gruppo
“Batarnù”. Tra sapori, mercatini e visite
guidate al patrimonio del borgo.
ROSA E NERO
Taormina dice addio all’ex sindaco Achille Conti
Taormina. Si è spento Achille Conti, che fu sindaco di
Taormina. Protagonista di battaglie a favore di Taormina
Arte (il suo sogno era la creazione di una Fondazione),
insieme a Nicola Garipoli e ad Aurelio Turiano costituiva il
“tridente democristiano”. I funerali si sono svolti martedì
21 gennaio alle 15 nella Basilica Cattedrale.
Ragusa dice addio all’exsindaco Di Natale
Ragusa. È morto l' ex sindaco di Ragusa Giuseppe Di
Natale, veterinario, 88 anni, primo cittadino per due
legislature, dal settembre 1970 al luglio del 1979.
Democristiano della prima ora, dopo aver lasciato la
politica si è dedicato allo sport, reggendo le sorti della
società calcistica del Ragusa per ben due volte. I funerali si
sono svolti nella Cattedrale di Ragusa.
Messina, Ciotto nonno di 2 gemelli
Messina. Parto gemellare di nipotini per Biagio Ciotto,
dipendente del Ministero della salute e dirigente Cisl.
Marina ed Ivan sono nati il 17 gennaio e pesano 2 chili e
600 grammi cadauno. Ai bimbi, ai genitori Giuseppe e
Manuela Grillo, ai nonni e a tutta la famiglia gli auguri
della redazione di Centonove.
Catania celebra Verga: in adozione il monumento
Catania. Il padre del Verismo, Giovanni Verga sarà
celebrato dal Comune di Catania e dal Comitato Fita
(Federazione Italiana Teatro Amatori) in occasione
dell’anniversario della morte. Lunedì 27 gennaio alle 10,
nel viale degli Uomini Illustri del Cimitero di Catania, si
svolgerà una cerimonia per ufficializzare l’adozione del
monumento funebre da parte delle compagnie teatrali.
centonove pagina 5
MESSINA. Del far politica non
ha perso né il pelo e neanche il
vizio: spezza in due le sigarette
che gli offrono, raccoglie la media di dieci biglietti di visita al
giorno per alimentare l’anagrafica di possibili campagne elettorali e interrogato sui quartieri
di Messina, conosce di ogni singolo villaggio tutti i capielettore
e quanto “pesano” in termini di
voti. Il mio maestro, chiude
sempre, resta Spadolini.
Giuseppe Buzzanca
MESSINA. Dalla politica di trincea alla promozione personale.
È quanto emerge dall’attività
su Twitter dell’ex sindaco di
Messina, che nella vita è apprezzato nutrizionista. Così il
suo cinguettio del 22 gennaio,
a proposito di dimagrimenti facili: “Diffidate delle pillole miracolose e dei parolai che assicurano risultati strabilianti.
Affidatevi a professionisti seri
ed esperti. Prima la salute!”.
Paolo Magaudda
MESSINA. L’ex sovrintendente
del Teatro di Messina è sfortunato. Il 21 aveva deciso di salutare la stampa con una conferenza, ma non se n’è fatto
nulla. A “rubargli la scena”, infatti, sono stati gli animatori
del “Teatro Pinelli”, che il 20
avevano deciso di occupare il
Vittorio Emanuele, convocando
per il 21 una conferenza che ha
“sgambettato” quella di Magaudda.
Rosario Crocetta
PALERMO. Il presidente della Regione nel mirino di Assostampa
e Ordine dei giornalisti: “Da
quindici mesi assistiamo alle
esternazioni del governatore sui
giornalisti dell'ufficio stampa.
Adesso è passato alla diffamazione”. A Crocetta viene contestata la tesi con cui attribuisce ai
21 giornalisti l'infamia di gettare veleno sulla Sicilia.
Michela Stancheris
MESSINA. Atto stragiudiziale
per l’assessore al Turismo. A inviarlo, l’Accademia Filarmonica
di Messina, che intima di procedere ai pagamenti dovuti e
stanziati un anno e mezzo fa. Il
sodalizio trova “assurdo” che,
per l’assegnazione dei finanziamenti per la stagione in
corso, non si abbiano ancora
notizie.
24 Gennaio 2014
primopiano
NUMERI
NUOVE FRONTIERE. Hanno un’età media di 34 anni, sono diplomati e laureati e hanno deciso di rifarsi una vita all’altro capo del mondo
Me ne vado in Australia
Accanto alle mete più classiche come Germania, Inghilterra e Francia, prende sempre più piede l’isola-continente,
riportando indietro le lancette di più di trent’anni. Le ragioni della partenza raccontate da chi non tornerà più
DI
DANIELE DE JOANNON
MESSINA. Australia mon amour. Come
fino agli anni Settanta, quando ci si
imbarcava di fronte alla Madonnina per
affrontare il lungo viaggio da un emisfero
all’altro, i messinesi del secondo
decennio del 2000 scelgono l’Australia
per dare una svolta alla propria vita. C’è
chi si è recato per motivi di studio, chi ha
raggiunto parenti stabilitisi nel primo
ciclo di emigrazione e chi, la maggior
parte, ha detto “basta”, ha affrontato la
trafila burocratica e ha deciso di andare
nell’isola-continente più “giovane”
dell’altro emisfero.
TUTTI IN FUGA. Da Legacoop,
all’Istat, dalla Fondazione Migrantes
ai sindacati e al Cepu, tutti sono concordi.
I giovani fuggono dall’Italia. E, di questi,
21 mila sono del Sud e delle Isole. Tra i
paesi da sempre più gettonati (Germania,
Svizzera, Regno Unito, Francia), sta
facendo capolino il Brasile (complici le
Olimpiadi del 2016) e l’Australia, dove la
prospettiva non è solo quella di andar a
friggere patatine. Secondo la Fondazione
Migrantes, l’età media di chi fugge è 34
anni, il 22 per cento è laureato e il 28
diplomato. Il motivo della partenza? Oltre
a valorizzare i propri studi (chi si reca
fuori per una borsa spesso non ritorna), si
va via per cercare lavoro. A confermarlo è
il Censis: il 72% degli italiani all’estero ha
un’occupazione. Sul fronte degli studi,
anche il Cepu ha rivelato come dal 2007 il
numero dei residenti che vivono fuori è
aumentato del 20%. In totale, a stare
all’estero sono circa quattro milioni e 400
mila persone. E, passando dal dato
nazionale a quello messinese, a puntare il
dito sulla vera causa della fuga è stata la
Cgil: la drammatica emergenza del lavoro
e una carente progettazione di sviluppo.
Nel 2012, a Messina, il tasso di
occupazione totale si è attestato al
34,32%.
Da sinistra, Giulia Salini, Maciej Rafał Młodawski, Vittorio Moretti e Alessandro Iero
PERCHE’ L’AUSTRALIA. «Una volta che
hai deciso di emigrare, ti guardi attorno e
valuti vari fattori. Benessere economico del
paese in cui ti troverai (Australia, Nuova
Zelanda, Canada e Svizzera erano ai primi
posti 28 mesi fa), lingua parlata (mai
studiato inglese, solo francese a scuola, era
giunta l'ora di imparare un altro idioma),
possibilità di risiedere in maniere legale e di
lavorare in maniera legale», spiega Maciej
Rafał Młodawski, un messinese che
adesso vive e lavora a Melbourne. «Ero
disposto a fare qualsiasi cosa, ma sapevo
anche che la maledizione della ristorazione
(attività svolta in città, ndr) mi avrebbe
perseguitato, almeno per i primi tempi.
Quindi la domanda era: dove vado a fare il
cameriere? Usa? Solo lavorando in nero
con visto turistico di 3 mesi. Inghilterra? La
crisi si sentiva nell'aria e non mi fidavo di
rimanere in Europa. Troppo vicino a casa, la
Ryanair sarebbe stata una tentazione
troppo forte in un momento di difficoltà o
scoraggiamento. Si, ma in altri continenti
servono i visti, non puoi semplicemente
trasferirti, che fare?». Determinante per la
scelta fu il Working Holiday Visa «un
geniale sistema che permette ai giovani
viaggiatori, di norma sotto i 30 anni, di
entrare per periodi abbastanza lunghi in un
paese e starci per un po’ viaggiando,
lavorando per mantenersi, imparando la
lingua del posto». Il Whv è disponibile in
paesi come Australia, Nuova Zelanda e
Canada, con modalità, tempistiche e regole
diverse. «Perché scelsi il paese dei
Dall’Istat ai report,
i numeri della “fuga”
A SCUOTERE MESSINA erano stati,
inizialmente, i dati forniti dall’Istat, che
registravano nel 2011, in Sicilia,
cancellazioni dai registri anagrafici per
trasferimento di residenza pari a 92.432
con una leggera contrazione rispetto ai
94.650 del 2006 ed al picco di 97.852 del
2008. Inoltre, dall'Annuario statitistico
2013, sempre dell’Istituto, risulta che di
quei 5104 isolani migrati, 3479 hanno
scelto paesi dell'Ue, 511 altri stati europei
non Ue, 140 l'Africa, 715 l'America, 169
l'Asia e 90 l'Oceania, mentre al 31
dicembre 2012 la popolazione residente
era di 4.999.932 e quella cancellatasi per
trasferirsi all'estero è cresciuta fino a
6786. A Messina, dalle risultanze
dell’ultimo censimento, i residenti si sono
ridotti a 245.550, di cui 117.377 uomini e
128.173 donne (- 3.78%). Una analisi più
recente è quella che è venuta fuori
incrociando gli ultimi rapporti elaborati
da Almalaurea, Cgil e Cisl e focalizzati
sull'occupazione giovanile in provincia di
Messina. A lavorare, è solo un'élite
(ovvero libere professioni ereditate),
mentre pochi “fortunati” sono precari,
sottopagati o con stipendi arretrati.
Titanico è l'esercito dei disoccupati. A dir
poco preoccupante il numero di studenti
“parcheggiati” all'università. C'è poi un
folto mucchio di fannulloni. Mantenuti e
contenti. In provincia lavora solo un
giovane su 10. Dal 2011 al 2012 il livello
di occupazione dai 15 ai 24 anni è sceso
dal 13,4 allʼ11%.
canguri?», dice Maciej: «Per le temperature
medie, ovviamente. Canada e NZ sono
troppo fredde per uno che viene dalla
Sicilia. Presi il biglietto di sola andata racconta - perché avevo paura della
solitudine, di cedere alla voglia di tornare a
casa. Così risolsi il problema, soldi per il
ritorno non ce n’erano. Le prime settimane
le passai dal fratello di un amico che viveva
a Melbourne. Lo shock culturale fu terribile,
tutti educati e civili, la città pulita, centinaia
di etnie diverse mischiate insieme che
creavano un popolo. Una metropoli
insomma, piena di parchi e ben
organizzata». E la lingua? «Il problema era
serio, con il mio lessico della lingua inglese
racchiuso in una decina di frasi di
circostanza. Il primo mese e mezzo non
PICCOLI PASSI
55 borse in pista
PRESENTATI AL COMUNE QUATTRO AVVISI RIVOLTI
AI GIOVANI DI CITTÀ E PROVINCIA PER 93 MILA EURO
E IL COMUNE DI MESSINA? Prova a mettere una pezza.
Martedì 21, il sindaco Renato Accorinti e l'assessore alle
politiche giovanili, Filippo Cucinotta, hanno presentato
quattro avvisi di selezione per l'erogazione di 55 borse
lavoro rivolte soprattutto a giovani della provincia di
Messina, per un totale di 93 mila euro. La selezione relativa
alla partecipazione al progetto "Gioventù al Lavoro - Youth
at Work", finanziato dalla "Presidenza del Consiglio dei
Ministri - Dipartimento della Gioventù" e dall'Anci, inserito
all'interno del Piano Locale Giovani per le Città
Metropolitane anno 2011, è finalizzata all'attuazione di
politiche giovanili orientate allo sviluppo locale, dando ai
giovani la possibilità di partecipare ai processi decisionali
locali, tenendo conto delle risorse e delle peculiarità del
nostro territorio e degli attori pubblici e privati presenti. Si
tratta di quattro avvisi relativi agli ambiti: LINEA A "Sportello Giovani - Lavoro" - Selezione giovani per
l'erogazione di 20 borse lavoro; LINEA B - "Giovane ME" Selezione giovani, 20 borse lavoro; LINEA C - CORSISTI
"Workshop artistico/creativo", 12 borse lavoro; e LINEA C TUTOR "Workshop artistico/professionale", 3 borse lavoro.
Le attività previste saranno rivolte principalmente ai
giovani di età compresa tra 18 e 35 anni, con particolare
attenzione agli studenti universitari ed ai neolaureati,
centonove pagina 6
grazie alla collaborazione dell'Università di Messina. Le
domande devono essere inoltrate entro le ore 12 del 5
febbraio 2014 (non fa fede il timbro postale di spedizione)
presso l'Assessorato alle politiche giovanili, a palazzo
Zanca, ingresso piazza Antonello. La graduatoria delle linee
A e B sarà pubblicata entro il 14 febbraio, mentre quella
della linea C il 25 dello stesso mese. Il progetto, del valore
di 267 mila euro, si articolerà tenendo in considerazione
tutte le aree d'intervento prioritarie programmate dal
Fondo per le politiche giovanili. Per Accorinti, «le borse
lavoro rappresentano un ulteriore segnale di cambiamento,
perché l'obiettivo di tutti deve essere quello di non
allontanare i giovani dalla nostra terra, creando
opportunità lavorative. Questo è il primo progetto rivolto
ai ragazzi, cui ne seguiranno altri nel nostro percorso
amministrativo».
24 Gennaio 2014
primopiano
LA SCHEDA
Occhio al tipo di visto. Ecco come soggiornare
PER ENTRARE IN AUSTRALIA, è necessario un visto. Prima di richiederne od ottenerne
uno, però, occorre sapere quale sia il tipo più adatto alle proprie esigenze, i requisiti per
presentare la domanda, gli obblighi derivanti e l'importanza di rispettare le condizioni.
Visto turistico. È destinato a chi si reca in vacanza, per ragioni sociali o ricreative, per
visitare parenti e amici o per altri scopi a breve termine e di carattere non professionale.
Queste le tipologie: ETA (Visitor) (sottoclasse 976), eVisitor (sottoclasse 651), Tourist Visa
(sottoclasse 676) e Sponsored Family Visitor Visa (sottoclasse 679).
Working Holiday Visa (WHV). I programmi Working Holiday (per vacanza lavoro) e
Work and Holiday (lavoro e vacanza) incoraggiano lo scambio culturale e la creazione di
legami stretti tra i paesi che fanno parte dell'accordo. Gli italiani possono usufruire del
Working Holiday Visa (sottoclasse 417).
Visto per studenti. Sono speciali e disponibili per gli studenti che desiderano trascorrere
un periodo di studio e per i genitori, i parenti o i tutori dello studente. Sono inoltre
disponibili otto sottoclassi di visti per studenti in base al passaporto posseduto e al corso di
studi prescelto.
Nick e Matt Preston di Masterchef Australia alla Gelateria Messina
riuscivo a trovare un lavoro stabile,
semplicemente si stancavano della mia
incapacità di comprendere quel che
dicevano. Mi mandavano a casa. Casa poi è
una parola grossa, un buco di stanza
ammuffita affittata a quattro soldi in
periferia. Ho fatto mille lavori diversi:
imbianchino, giardiniere, barista,
trasportatore, aiuto cuoco, lavapiatti,
cameriere e tanti altri. Brutto periodo,
risparmiavo anche sulla spesa».
AVVERTENZE ED ESPERIENZE. «La
prima cosa che ti dicono gli italiani
appena arrivi è: “Non andare a lavorare
per gli italiani, che quelli ti sfruttano”.
Vero. Nella stessa maniera in cui i Cinesi
sfruttano Cinesi e e i Greci sfruttano i
Greci. Quando comprendiamo che siamo
andati dalla parte opposta del mondo
completamente impreparati perché non
parliamo la lingua andiamo dai nostri
connazionali in cerca d'aiuto. E quelli ti
aiutano, eccome. Ti sottopagano (salario
minimo nazionale per un operaio
generico è 18$ per ora in Au, gli italiani
ti danno 13-14 perché tu hai bisogno di
loro, loro invece ti rimpiazzano il giorno
dopo), ti fanno fare turni assurdi (15-16
ore al giorno) e ti tengono in nero: ho
sentito storie di persone infortunate sul
lavoro e sbattute fuori dai locali perché i
proprietari non volevano problemi».
LA SVOLTA DI MACIEJ. «La prima
“botta di culo” che ho avuto è stato saltare
questa parte, ho beccato un italiano che
pagava bene e che mi ha subito messo in
regola. Ma ho visto tanti ragazzi da ogni
parte del bel paese arrivare sperando un
futuro migliore e andarsene dicendo: se
devo proprio farmi sfruttare, lo faccio a
casa mia. Seconda buona notizia,
guardando film in inglese, leggendo libri e
giornali in inglese, dopo due mesi riesco a
prendere gli ordini. Sono stabile, guadagno
meglio e posso affittare una stanza carina
in una sharehouse in centro».
OBIETTIVO VISTO. Resta problema del
visto: «Il mio Whv - spiega Maciej - scadrà
e me ne dovrò andare. Il mio capo non
vuole, si fida, ormai mi fa fare solo lavoro
manageriale. Decide di sponsorizzarmi. Lo
sponsor è ciò che ogni emigrante in
Australia agogna. La richiesta fatta dal tuo
datore di lavoro all'immigrazione affinché
ti venga concesso un visto di lavoro finché
lavori per lui, 3 anni nel mio caso. Dopo
24 mesi ininterrotti di sponsor potrò
richiedre la residenza. Una volta residente
non te ne vai più se vuoi restare. Il tuo
visto è illimitato. A vita.
E IL RITORNO? «Non penso che
tornerò più a vivere in Italia. Sto bene
qui, sono gratificato, ben pagato, ho
amici e vado a fare surf. Ho un futuro
possibile, riesco a mettere soldi da parte
e sto proggettando di aprire un attività.
Ma sono stato fortunato, altri non lo
sono stati. Ho conosciuto centainaia di
Italiani negli ultimi due anni, alcuni
erano qui per emigrare ,altri per
viaggiare o fare esperienze diverse. Della
prima categoria il 95% è tornato a casa.
Hanno fallito nonostante la buona
volontà e il duro lavoro. Mancanza di
fortuna forse, o semplicemente non
erano preparati. Se vuoi emigrare impara
la lingua prima, informati sulle richieste
del mercato del lavoro, magari fatti un
corso professionale, datti da fare
insomma. Ma non andare impreparato».
SUCCESSI
E la pasticceria conquista Sidney
DAL PICCOLO IMPERO DELLA “GELATERIA MESSINA” ALLA “CREMERIA DE LUCA”,
UNA SCALATA NEL MONDO DEL GUSTO A COLPI DI CONI, CASSATE E CANNOLI
SIDNEY. Appartengono a una generazione precedente, due famiglie che in Australia
hanno fatto fortuna grazie all’arte dolciaria. La prima, che porta il nome della città
d’origine, Messina, ha quattro punti di produzione e vendita a Sidney e uno a
Melbourne: “Quando facciamo il gelato, ci poniamo una semplice domanda: ‘Come
avrebbero fatto 100 anni fa?’ La risposta è semplice: utilizzare ingredienti nella loro
forma grezza e più naturale e fare tutto da zero”. Già perché alla Gelateria Messina, il
cui nome e la grafica delle confezioni ricorda quello della pasticceria Irrera del
capoluogo siciliano, ha messo al bando coloranti, aromi , conservanti e paste. “Fin dalla
sua istituzione - si legge nel sito istituzionale www.gelatomessina.com - abbiamo avuto
un chiaro obiettivo: impostare il punto di riferimento per gelateria in Australia . Per fare
questo, noi non scendiamo a compromessi sulla qualità e il nostro prodotto è fatto
fresco nei locali quotidiane, offrendo una vasta gamma di oltre 40 gusti in qualsiasi
momento e un numero selezionato di torte gelato su misura e singoli pezzi di servire .
Il reparto creativo (Laboratorio di Messina e Pasticceria) ha un proprio team di chef che
creano pezzi monoporzione complessi e intricati. Abbiamo ricevuto una email da un
MasterChef finalista 2012, Kylie Millar, che chiedeva se poteva venire a fare un po 'di
esperienza di lavoro con noi”. Dalla collaborazione p nato il progetto Messina- Millar.
Hanno invece ignorato l’avvertimento del nonno, i proprietari della “Cremeria De Luca”
(www.cremeria-deluca.com), sempre a Sidney: “Tutto è iniziato a Messina, in Sicilia, nel
1937 dal nonno Salvatore che aveva detto: ‘Se vuoi essere ricco, non fare il gelato’”. I De
Luca (Luigi, Virginia e Salvatore Luigi) rappresentano” una storia di successo classico, ma
ancora non è noto per la grande massa degli australiani, anche se ci sono stati
innumerevoli articoli di riviste su di loro sia qui che all'estero”, scrive Stepan
Kerkyasharian (AM Chair Community Relations Commission). “Dall'età di 6 ho aiutato
mio padre, Salvatore De Luca, nella produzione e vendita di gelati e dolci, per le strade
di Messina, in Sicilia, dal suo " carrettino siciliano ", il resto è storia. Sono nato nel 1958
e ho vissuto 14 anni a Olbia, in Sardegna. Nel 1985 , mia moglie ed io abbiamo aperto
una gelateria in Sardegna, ma, affascinato dal continente australiano , dove di volta in
volta ho viaggiato per motivi di lavoro , ho deciso di trasferirmi nel 1992. E nel 1994
abbiamo aperto il nostro negozio on Norton St Leichhardt”, racconta Luigi De Luca.
ALL’ORIZZONTE
I programmi dell’Ang
IL DIRETTORE D’ARRIGO ANTICIPA I PIANI DELL’AGENZIA
GIOVANI. CON UN APPUNTAMENTO IN RIVA ALLO STRETTO
Giacomo D’Arrigo
L’APPUNTAMENTO È FISSATO entro la prossima primavera, quando
l’Agenzia Nazionale per i Giovani, di cui è direttore generale,
presenterà a Messina nuove iniziative. Ad assicurarlo è Giacomo
D’Arrigo, il consigliere comunale di Nizza di Sicilia (cittadina della
provincia peloritana) nominato a fine 2013 dal governo Letta.
«Stiamo avviando contatti e collaborazioni che avranno visibilità nelle
prossime settimane. Il nostro obiettivo è dare la possibilità alle nuove
generazioni di poter utilizzare gli strumenti messi a disposizione
centonove pagina 7
dell’Unione europea, che non è solo matrigna ma soprattutto una
risorsa». L'Agenzia Nazionale per i Giovani (ANG) è un organismo
pubblico, dotato di autonomia organizzativa e finanziaria, vigilato
dal Governo Italiano e dalla Commissione Europea. È nata in seguito
alla decisione del 2006 del Consiglio che ha istituito il programma
comunitario Gioventù in Azione ed è soggetto attuatore del
programma Erasmus+, co-gestito insieme all’Indire (Istituto Nazionale
di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa, dipendente dal
Miur) e l’Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale
dei Lavoratori, emanazione del Ministero del Lavoro). Erasmus+
«riguarda le politiche giovanili e ai programmi possono accedere
Comuni e associazioni», spiega D’Arrigo. «Questa è la nostra mission
principale, ma stiamo anche mettendo in campo con la ministra
dell’Integrazione Cècile Kyenge, attività che non puntino solo sulle
politiche giovanili, ma sulle politiche pubbliche rivolte ai giovani: in
tal senso, parlo di lavoro, casa, e ambiente». (D.D.J.)
24 Gennaio 2014
primopiano
L’INTERVISTA. A tu per tu con il giovane ingegnere messinese, managing director di Talent with Energy
Pigneri, l’energia del talento
Studi italiani per una carriera internazionale che lo ha portato dritto in Australia, nuova frontiera dei giovani
siciliani. Qui la sua società ha condotto uno studio sui gas da rinnovabili. Che “accenderà” la città di Sidney
DI
MARIA TIZIANA SIDOTI
SYDNEY. Da un'isola ad un'altra isola. Dalla
Sicilia alla Tasmania, a gomito stretto di mare
di 240 kilometri più a sud dell'Australia. Dove
uno studio della sua società, il "Renewable
Gas Supply Infrastructure", potrebbe
"illuminare" la città di Sydney, integrando
una rete di 15 impianti trigenerazionali ossia
per l'energia elettrica, il teleriscaldamento e
il teleraffreddamento con gas da fonti
rinnovabili ovvero, convertendo in gas, rifiuti
e biomassa legnosa oppure fanghi e liquami
da allevamento. Stiamo parlando di Attilio
Pigneri, messinese, classe ‘75, laurea in
Ingegneria Meccanica nel 2000 al Politecnico
milanese, ed un background di
collaborazioni, studi e ricerche di altissimo
profilo, oggi managing director di Twe,
Talent with energy, società di strategia e
sviluppo progetti specializzata in tecnologie
emergenti per l'energia sostenibile.
Come è arrivato in Australia:
continuazione naturale dei suoi studi,
casualità, difficoltà in Italia?
«Direi proprio casualità o fortuna, perchè di
difficoltà lavorative in tutta onestà non ne
ho mai avute nella mia carriera. La
specializzazione in ingegneria energetica al
Politecnico di Milano era ai miei tempi, mi
sono laureato nel 2000, una formazione di
elite nel panorama italiano con soli 30-35
laureati l'anno. Sebbene la nostra
preparazione fosse soprattutto mirata a
diventare direttori di centrali elettriche o
progettisti di impianti, siamo tutti finiti in
posizioni di management nell'industria. Per
darle un'idea uno dei miei colleghi di studio
è diventato vice-presidente con Eni nel 2011,
un altro dirige l'area tecnologie emergenti
per Edison Spa dal 2005, un altro ancora una
società leader nello sviluppo di grossi
impianti fotovoltaici...».
Attualmente è direttore e socio
fondatore di Twe, società con
collaborazioni dall'Europa all'area del
Pacifico asiatico ma con base in
Australia: com'è nata?
«La società è nata soprattutto dall'esigenza
mia, e degli altri soci fondatori, di far
convogliare le nostre esperienze
professionali in una struttura che ci
permettesse di formare un team di risorse
giovani e di portare sul mercato una nuova
piattaforma di servizi energetici, incentrata
su un approccio collaborativo allo sviluppo di
nuove infrastrutture energetiche».
Per la città di Sydney, impegnata nella
riduzione dell'emissione di gas-serra,
avete elaborato uno studio per
integrare una rete di impianti di
trigenerazione ossia per l'energia
elettrica, il teleriscaldamento e il
teleraffreddamento con gas da fonti
rinnovabili: ci parli del progetto.
«Prima di ingaggiare Twe, la Città di Sydney
aveva commissionato ad Arup un'analisi
dettagliata del potenziale associato con il
fotovoltaico ed il mini-eolico integrato negli
edifici. Lo studio aveva stimato un potenziale
piuttosto limitato, fino al 18% del
Attilio Pigneri
fabbisogno di energia elettrica nella Città. A
quel punto, a seguito di uno studio
sviluppato in precedenza da Twe per il
Master Plan sul Trattamento dei Rifiuti
(Advanced Waste Treatment), la Città ci ha
chiesto di analizzare la possibilità di fornire la
flotta di impianti di trigenerazione con gas
da rinnovabili, o gas naturale sostitutivo
derivato dal gas di sintesi per impianti di
gassificazione dei rifiuti o biogas da impianti
di digestione anaerobica delle frazioni
organiche. Dato che gli impianti di
trigenerazione forniranno non solo
elettricità ma anche teleriscaldamento e
teleraffreddamento, l'integrazione di questi
impianti con una fonte rinnovabile
garantisce il massimo impatto verso gli
obiettivi che la Città si e' posta di riduzione
delle emissioni di gas serra del 70% nel 2030,
rispetto ai livelli di emissioni nel 2006».
Com'è andata la consultazione pubblica
sul vostro studio e sul Master Plan?
«Ben oltre le aspettative, con livelli di
supporto altissimi ricevuti sia dalla comunità
cittadina che dai settori industriali e della
finanza. Il Master Plan per le Rinnovabili è
stato approvato in via definitiva dal Consiglio
della Città di Sydney l'8 dicembre».
Il futuro è nei gas da rinnovabili?
«Il futuro è nell'integrazione delle
infrastrutture esistenti con sistemi di gestione
intelligente e nuove tecnologie per gli usi
finali ad alta efficienza energetica.
L'integrazione di gas da rinnovabili è uno
strumento importante, che permette di
integrare una base di fornitura interamente
rinnovabile, diminuire la dipendenza dalle
importazioni di gas naturale, e risolvere un
problema di gestione dei rifiuti».
E l'idrogeno?
«L'idrogeno è molto interessante sia come
soluzione per l'accumulo di energia che come
soluzione per i trasporti. Noi siamo molto
attivi in questo spazio, ed abbiamo di
recente iniziato lo sviluppo della prima
stazione di rifornimento pubblica in
Australia, un progetto in collaborazione con
Hyundai e la Città di Sydney. La stazione
aprirà all'inizio del 2015, in tempo per la
conferenza mondiale delle tecnologie per
l'idrogeno (2015 World Hydrogen
Technologies Convention, di cui sono il
Chairman) che si terrà a Sydney nel 2015».
Nel suo profilo, tra studi, progetti e
impegno in associazioni ed organismi
mondiali, emergono tre parole d'ordine:
energia, economia e ambiente...
«Sì... spesso quando mi presento a clienti e
colleghi, un po’ scherzando un po’ dicendo la
verità, dico che il mio lavoro in realtà è
quello dell'interprete, in grado di fare una
sintesi tra l'ambito tecnico-ingegneristico,
interessato alle performance, e quelli di
pianificazione economica ed ambientale,
interessati a massimizzare i profitti ed a
minimizzare gli impatti ambientali».
Cosa le manca di più della sua terra?
«Bella domanda a tradimento! Dell'Italia e
della Sicilia in particolare mi mancano tante
cose... moltissimo, dagli affetti familiari alle
amicizie, i paesaggi, la cultura, i sapori...»
Un suo pensiero ai giovani studenti:
pensa che nel suo campo sia possibile
lavorare bene nel nostro Paese e pensa
mai di ritornare stabilmente in Sicilia?
«Il settore dell'energia non ha certo gli stessi
problemi del resto dell'economia, ma come
tante altre attività in Italia soffre delle
difficoltà di accesso al credito. Detto questo,
l'Italia è ancora la fucina degli schemi più
innovativi che si vedono nel settore. Il
modello di Solar Mosaic che sta spopolando
da 2 anni in California, con un azionariato
diffuso di impianti fotovoltaici, sembra la
copia del programma "Adotta un Kilowatt"
clanciato in Italia a fine anni '90. Alcuni
colleghi in Lombardia hanno lanciato negli
ultimi anni Rete Energie, cooperativa di
autoproduttori e consumatori di energia
elettrica, che gestisce già un centinaio di
impianti dal Piemonte alla Sicilia... L'Italia è e
rimane - a discapito di tutte le riforme
universitarie da Berlinguer fino alla Gelmini un bacino di capacità e competenze enorme,
nel nostro piccolo ne beneficiamo a Twe con
3 ragazzi italiani che abbiamo impiegato dal
2011... di gran lunga superiori a qualsiasi
ingegnere australiano, e quasi tutti gli altri
che si trovano qui. In buona parte la ragione
della qualità dei professionisti italiani è
dovuta alle basi che ci ha dato la nostra
scuola... Io nei miei anni al liceo Archimede di
Messina ritengo di essere stato veramente
fortunato soprattutto con 3 professori,
Aristide Macris, Rosario Fiore e la Trimarchi,
che erano veramente eccezionali, sia sul lato
umano che su quello della conoscenza e della
capacità d'insegnamento. Se posso dare un
consiglio ai giovani studenti però è che oggi
la conoscenza tecnica vale ben poco senza
l'abilità di comunicare in maniera fluente in
inglese, e non solo per lavorare all'estero ma
sempre più spesso anche per lavorare in
posizioni importanti in Italia. Tornare in Italia
è un progetto a cui sto lavorando, magari
non stabilmente ma di più tre o sei mesi
l'anno... un pò mi fa ridere pensare come
questa fosse la vita di molti abitanti delle
Eolie che vedevo da piccolo durante le
vacanze con i miei a Salina quando
l'Australia per me era quasi più un luogo nei
cartoni animati che una destinazione
realmente raggiungibile...».
CONTROCORRENTE
Da Messina alla Tasmania passando dalla Cina
ATTILIO PIGNERI si è laureato al Politecnico di Milano. La curiosità professionale l’ha portato subito
verso le aree della pianificazione energetica e l'innovazione tecnologica nel campo della gestione
dell'energia. Per seguire esperienze professionali significative in queste aree si è ritrovato quasi da
subito a coprire un ruolo da consulente indipendente, esposto ad un vasto panorama di tecnologie ed
applicazioni. I suoi studi di dottorato riflettono questo percorso: prima di concentrarsi sul lavoro finale
per la tesi, ha contribuito ad un libro sulla gestione dei rifiuti (Gestire i Rifiuti, Maggioli 2004),
sviluppato un manuale per la pianificazione energetica per la provincia di Jiangsu (a sud di Shanghai)
in Cina, progettato vari impianti da rinnovabili e condotto una serie di studi per l'Enea ed il Ministero
della Ricerca sull'integrazione di impianti rinnovabili di grossa taglia, oltre che lo studio per la
conversione a gas naturale di una vecchia centrale Eni nel porto di Brindisi. Nel 2002 ha vinto una
prestigiosa borsa di studio come Ambasciatore del Rotary International - tra l'altro col supporto
dell'ingegner Gaetano Cacciola sponsor della sua domanda - che gli ha permesso di passare l'ultimo
anno del mio dottorato alla University of California, Davis, per lavorare con la professoressa Joan
Ogden ed il suo Hydrogen Pathways Group... per intenderci gli advisor di Schwarzenegger per l'allora
programma sull'autostrada dell'idrogeno. Ad un seminario del suo gruppo di ricerca a Lecce a fine
2003 ha avuto la possibilità di conoscere l'allora addetto scientifico dell'Ambasciata Italiana in
Australia, e tramite lui ha organizzato un periodo di 6 mesi nell'isola della Tasmania, dove vive
tutt'ora. «La Tasmania, la sua bellezza naturale, la dimensione di isola (3 volte la Sicilia), la piccola
popolazione (500000 persone), e la mia compagna Kate che ho incontrato qui sono la ragione
principale di una mia assenza, certo non pianificata, dall'Italia».
centonove pagina 8
24 Gennaio 2014
politica
REGIONE. La bocciatura del settanta per cento della Finanziaria mette in freezer le trattative
Rimpasto... impugnato
Formica e Buzzanca in Fi?
Decide Enzo Gibiino
A sfruttare l’indebolimento di Crocetta è il segretario uscente del Pd, che rilancia: «Vogliamo
un cambio di passo nell’azione di governo, non poltroncine». Le opposizioni chiedono dimissioni
A METTERE IN FREEZER le trattative
sul rimpasto, ha provveduto il
commissario dello Stato, che in un solo
colpo ha mandato in soffitta il 70 per
cento della Finanziaria, che è divenuta,
per usare le parole del presidente della
Regione, «una manovra depressiva».
LE TENSIONI. La “strage”
commissariale, che ha cambiato il
palinseto della politica regionale, ha
solo acuito le tensioni tra il governatore
e il suo partito, il Pd. Dopo la direzione
dei democratici di mercoledì 22, a cui
aveva preso parte, giovedì si è infatti
registrato un nuovo forfait di Rosario
Crocetta, che ha disertato la riunione
del gruppo all'Ars. Tanto è bastato per
far dire al segretario uscente, Giuseppe
Lupo: «Pensavo sarebbe venuto, avrà
avuto altri impegni. Abbiamo ribadito a
Crocetta che non siamo interessati a
vertici di maggioranza fumosi ed inutili
per parlare di poltrone e poltroncine di
governo e sottogoverno. Noi non
abbiamo mai chiesto il rimpasto, ma il
rafforzamento politico di una Giunta
debole, come dimostra l'impugnativa
della Finanziaria da parte del
commissario dello Stato. Il partito - ha
incalzato - è pronto a discutere e
confrontarsi con Crocetta sul merito
delle proposte per lo sviluppo. Siamo
preoccupati - spiega - delle condizioni in
cui l'Isola si trova e vogliamo parlare con
il presidente di riforme, come quella
dell'acqua pubblica, per dire stop alle
speculazioni dei privati sulle spalle dei
cittadini. Quindi, se Crocetta ci convoca
per parlare di questo, delle zone franche
urbane, di sviluppo, di lavoro, noi siano
pronti a vederci anche tra cinque minuti
per portare i testi in Aula domani, ma
non siamo interessati a vertici su
poltrone e poltroncine».
Gianpiero D’Alia (ministro targato Udc)
DIS...ACCORDI. Per i democratici, il
rimpasto sarebbe intimamente
collegato con il rinnovo della
segreteria regionale. Solo che, a dare
una mano a Crocetta, è stata l’inchiesta
sulle spese dei gruppi che ha colpito
anche Lupo, che era destinato ad
entrare in esecutivo. Così, il
governatore ha percorso un’altra
strada, siglando un accordo con
Megafono, Drs, Articolo 4, cui
dovrebbero andare un assessorato a
testa (in verità, in quota ai primi due ci
sarebbero le riconferme di Stancheris e
Sgarlata). Per il governatore, a uscire
di scena dovrebbero essere Bartolotta
(area Innovazioni), Lo Bello e Bianchi,
da sostituire con esponenti del Pd che
ALTRI FRONTI
potrebbero essere sostituiti da tre nuovi
nomi democratici, mentre l'Udc
dovrebbe rinunciare a uno dei tre posti
in giunta. Una circostanza che per il
ministro centrista Gianpiero D’Alia
non sta ne in cielo né in terra: «Stesso
numero di assessori o andiamo fuori».
INTANTO. E, dopo l’impugnazione, il
centrodestra va all’attacco: «Nessuno
pensi che ci sia esultanza per
l'impugnativa del 70% della manovra
finanziaria. È una sconfitta per il
Parlamento siciliano». Pdl-Fi, Pdl-Ncd,
Mpa-Pds, Pid-Gs e lista Musumeci in
attaccano la «pessima qualità delle
norme votate». E chiedono, per bocca
del capogruppo Santi Formica, le
dimissioni del presidente. (D.D.J.)
IL COORDINATORE REGIONALE
DI FORZA ITALIA SARÀ A MESSINA
PER VALUTARE I DUE RIENTRI
MESSINA. Tornerà a Messina per fare il
punto della situazione venerdì 24, Enzo
Gibiino,il coordinatore regionale di
Forza Italia che si trova davanti a un
problema di difficile soluzione: dire sì
all’ingresso nel partito a due politici di
lungo corso che bussano alle porte del
cavaliere per chiedere garanzie certe,
come una candidatura alle prossime
europee e una alle regionali.
Protagonisti sotterranei della trattativa,
rispettivamente Santi Formica, ex
assessore al lavoro, uno che ha fatto la
sua campagna elettorale con lo slogan,
come le formiche “lavoro 365 giorni
l’anno” e l’ex sindaco di Messina,
Peppino Buzzanca.
Ingressi, pesanti di ex alleati che,
mentre non impensieriscono l’ex
coordinatore provinciale Roberto
Corona o il fido Ciro Gallo, sindaco di
Acquedolci, già socio nello studio legale
di Angelino Alfano a Palermo, lasciano
molto perplessi personaggi come l’ex
assessore agli enti locali Antonio
D’Aquino, contattati per rinforzare le
fila “forziste”, come l’ex assessore Nino
Beninati, che invece ha già aderito con
entusiasmo.
Il catanese Gibiino è chiamato a fare da
paciere tra diverse richieste del
territorio, rimasto monco dopo la fuga
nelle braccia di Alfano di Nino
Germanà, Enzo Garofalo e il senatore
Bruno Mancuso.
Ad avanzare la richiesta di coordinare il
partito in sede provinciale, oltre
Corona, anche il sindaco di Riocca di
Capri leone, Bernardette Grasso.
Suggeritori dall’esterno, altri due
fedelissimi del Cavaliere in riva allo
Stretto, l’ex ministro degli Esteri
Antonio Martino e l’ex cassiere, Rocco
Crimi.
E INTANTO
Faraone tesse la tela
IL FIDUCIARIO DI RENZI IN SICILIA ALLA RICERCA
DI UN NOME CONDIVISO PER LA GUIDA DEL PARTITO
Intanto, Davide Faraone continua a tessere la sua
tela, provando a trovare un accordo unitario sul
candidato alla guida del Pd in Sicilia, sul rimpasto di
governo, sulle riforme e sulle candidature alle
europee. Alla direzione regionale del partito, riunita
a Palermo per gli adempimenti congressuali, Faraone
ha tastato il polso dei “capi corrente”. Un nome
ancora non c'è, si tratta ma le tensioni sono dietro
l’angolo. Anche il tentativo di un ordine del giorno
presentato in direzione da alcuni deputati regionali di
varie correnti per impegnare il gruppo parlamentare
sulla riforma delle Province proprio poche ore dopo
l'intesa trovata dal governatore con i componenti di
maggioranza della commissione Affari istituzionali è
apparso come una schermaglia politica. Alle bordate,
il Pd sembra in questo momento preferire la
diplomazia, con le truppe ben schierate ma nella
retroguardia. Per trovare un'intesa c'è tempo fino a
sabato prossimo: alle 20 infatti scadono i termini per
la presentazione delle candidature alle primarie del
16 febbraio. Faraone sta cercando “un nome
condiviso” che stia bene alle varie anime del partito,
in un incastro, non facile, con i nominativi da
proporre a Crocetta per il rimpasto e le candidature
alle europee. Quelli di Mila Spicola, Giuseppe
Bruno e Tonino Russo sono solo alcuni dei nomi che
circolano. Giuseppe Lupo intanto sta alla finestra.
centonove pagina 9
«Sto pensando a ricandidarmi, scioglierò la riserva a
ore», dice. Senza un “nome nuovo”, in sostanza,
potrebbe rimanere in pista. E anche Crocetta si muove
in direzione di una intesa. «Con le forze intermedie
(Megafono, Drs, Articolo 4) è stato raggiunto un
accordo sul rimpasto, bisogna ora verificarlo con Pd e
Udc; ne avrei parlato all'incontro di maggioranza se si
fosse fatto oggi ma è stato rinviato», osserva. Sul
tavolo il governatore ha pronte anche le nomine dei
17 manager della sanità pubblica, dossier che vuole
chiudere entro sabato, probabilmente all'interno
dell'accordo complessivo col Pd e gli alleati. Ma anche
su questo fronte l'intesa non c'è ancora: i partiti non
sono convinti dei criteri adottati dal governo per la
scelta dei dirigenti sanitari. Sullo sfondo, poi,
rimangono l'inchiesta sulle spese pazze e, adesso,
l’impugnazione del Commissario dello Stato.
24 Gennaio 2014
politica
MESSINA. “Rientra” il buco da 9 milioni di euro, ma il piano di riequilibrio fa tremare
Bilancio, vedo rosso
OLIVERI
Entrate, debiti e futuro di palazzo Zanca legati al documento da approvare entro fine gennaio,
con la Corte dei conti in agguato. Nel frattempo, muore per la seconda volta la commissione sui rifiuti
MESSINA. Il problema, adesso, sono
nove milioni di euro. Nove milioni di
euro che sembravano mancare dal
previsionale 2013, che andavano
ricercati prima di approvare il
riequilibrio, e che hanno fatto saltare
sulla sedia, in sequenza, l’assessore al
Bilancio Guido Signorino, i
consiglieri comunali che il
previsionale lo avevano votato a
qualche ora dalla fine dell’anno e
tutta l‘area economica di palazzo
Zanca. Cosa era successo?
ENTRATA BIS... La partita in
entrata relativa alla previsione
d’incasso dell’Imu sembrava essere in
un primo momento stata riportata
due volte all’interno del bilancio di
previsione, generando così un
“plusvalore” fittizio da nove milioni.
Sembrava, perchè a dirimere i dubbi,
carte alla mano, è stato il presidente
del collegio dei revisori Dario
Zaccone, che è riuscito a convincere
tutti sulla correttezza e congruità
delle cifre iscritte in bilancio. Niente
buco, quindi? “Il dato era congruo spiega Zaccone - secondo il tabulato
fornito dal ministero dell’Economia, e
abbiamo ritenuto che il criterio di
valutazione del gettito fosse corretto.
D’altra parte si tratta una stima di
entrate, non di una certezza di
incasso. Certo, se si incasserà di meno
non sarà un problema di numeri,
quanto di evasione...”.
...E RIEQUILIBRIO BIS. Il secondo
problema, oggi, è il piano di
riequilibrio. Perchè in teoria il
comune di Messina ne avrebbe già
uno, quello pluriennale proposto
dall’amministrazione commissariale
di Luigi Croce che si basava
sull’ormai defunto contratto di
servizio con l’Amam, e che sarà
bocciato dalla Corte dei conti. Sarà,
futuro, perchè ancora i magistrati
Nicola Bertino
pensa al gran ritorno
L’EX SINDACO SFIDUCIATO RITENTA LA
CANDIDATURA. MA NON E’ L’UNICO
L’assessore al Bilancio Guido Signorino
contabili non hanno dato notizia. Di
fatto, la situazione di stallo
impedirebbe a palazzo Zanca di
predisporne uno diverso, frutto delle
scelte dell’amministrazione corrente.
Un casino, dato che il termine per la
presentazione è il 29 gennaio.
TI AMMAZZO LA COMMISSIONE.
Nel frattempo, se qualcuno avesse
avuto voglia di capire com’è che
l’igiene urbana costa 44 milioni di
euro a fronte di un servizio da
periferia disagiata del terzo mondo,
la curiosità farebbe meglio a
togliersela. Perchè, dopo il tentativo
del 2007, anche quello del 2013 di
istituire una commissione consiliare
che andasse a mettere le mani nella
munnizza è naufragato. Proposta
allora da Carmelo Santalco
dell’Udc e oggi da Piero Adamo del
Pdl e Antonella Russo del Pd, la
commissione, come da copione, è
stata prima tenuta in naftalina, poi
ammazzata a colpi di “Solo
Messinambiente e Ato3? E perchè
l’Atm no? E perchè l’Amam no? E i
Servizi sociali?”. In quanto composta
da membri del consiglio comunale, la
commissione non avrebbe avuto altro
effetto se non quello politico (e i
consiglieri hanno comunque tutti i
poteri ispettivi per potersi togliere
qualsiasi curiosità in maniera
autoctona). Problema è che tra
assunzioni, altre assunzioni, scatti di
carriera flash, servizi e costi gonfiati
ed incarichi a coop esterne, nessuno
vuol tirare fuori ulteriori scheletri
nell’armadio. Per paura di trovarci i
suoi.
(Alessio Caspanello)
OLIVERI. Primi movimenti politici a
Oliveri in vista delle elezioni
amministrative di maggio. Un punto lo
sta già mettendo l’attuale sindaco
Michele Pino che a breve terminerà la
sua prima legislatura e non nasconde
la volontà di puntare ad una
riconferma. Di nuovo in campo anche
l’ex sindaco Nicola Bertino che, dopo la
clamorosa mozione di sfiducia di
cinque anni fa, non ha intenzione di
mollare la scena politica. «Ci siamo già
riuniti e continueremo ad organizzarci
per capire qual è la soluzione migliore
per il paese - dichiara Bertino al’interno del nostro gruppo dobbiamo
decidere fra due candidati a sindaco.
Uno potrei essere io e l’altro, che
secondo me è anche un’ottima
soluzione, è il dottore Giuseppe Di
Benedetto». Ma anche gli ex consiglieri
comunali che più di cinque anni fa
hanno sfiduciato Bertino si stanno già
organizzando per presentare una
propria lista al cui vertice potrebbe
esserci l’ex vicesindaco della giunta
Cariddi, il dottor Antonino Bertino. A
farsi strada anche un altro medico, il
dottor Francesco Iarrera che, invece,
sarebbe il candidato sindaco di un’altra
lista ancora da definire. «Stiamo
dialogando con un paio di coalizioni afferma Iarrera - ma ancora ci sono
molte cose da chiarire. Si aspetta una
decisione anche dei consiglieri
comunali di minoranza in carica».
«Dopo aver fatto le prime riunioni dichiara il capogruppo Salvatore
Bertino - abbiamo già le idee chiare e
fra pochi giorni
comunicheremo chi sarà il nostro
candidato a sindaco».
Pamela Arena
SPADAFORA
Amministrative: Pappalardo contro tutti
IL PRIMO CITTADINO SI DOVRÀ’ SCONTRARE CON ALMENO DUE AVVERSARI: DA PIPPO DI MENTO A PAOLO SAIJA
Pappalardo
SPADAFORA. È partita a Spadafora la corsa per le prossime
amministrative. Mentre appare del tutto scontata la
ricandidatura dell'uscente primo cittadino, Giuseppe
Pappalardo, con l'unico cambio “vociferato” tra Emanuele
Mondo e l'assessore Pietro Monzù, a scendere in campo nei
giorni giorni scorsi è stato il trentottenne imprenditore locale
Paolo Saija. La candidatura a sindaco di quest'ultimo sarebbe
sostenuta da alcune associazioni. Per Saija non si tratterebbe
della prima esperienza politica, ha ricoperto, infatti, la carica
centonove pagina 10
di assessore durante l'amministrazione di Giovanni Giaimis. Il
giovane imprenditore ha già lanciato alcune idee per il
rilancio di Spadafora a partire dalla “sistemazione e la
manutenzione delle strade, la cura del verde pubblico, il
rilancio del turismo e del commercio”. Ma circolano diversi
nomi in questi giorni come “papabili” candidati, a partire dal
combattivo consigliere di minoranza Domenico Romano e del
radiologo Pippo Di Mento, che avrebbe già una lista di nomi
quasi completa. La campagna (a.d.b.)
24 Gennaio 2014
politica
IL COMMENTO
La guerra delle preferenze
DI
Scheda elettorale
SVOLTE. Via libera alla riforma concordata da Renzi e Berlusconi
Tante idee. Confuse
In ballo anche la trasformazione del Senato e un intervento sul titolo V
della Costituzione. Ora l’ostacolo sono i gruppi parlamentare del Pd
DI
DOMENICO CACOPARDO
Come previsto, la
direzione del Pd di lunedì
ha dato via libera alla
riforma elettorale concordata da
Matteo Renzi con Silvio Berlusconi, per
la trasformazione del Senato e per un
serio intervento sul titolo V della
Costituzione. I dissenzienti, per il
momento, non riusciranno a sbarrare il
passo al giovane sindaco di Firenze.
Ciò non toglie che l’ipotizzata nuova
legge elettorale contenga alcuni
marchiani errori di grammatica
giuridica, alla luce della recente
sentenza della Corte costituzionale sul
Porcellum.
Innanzi tutto, l’impianto che è
eccessivamente maggioritario: si sono
così trascurate le motivazioni della
Corte che ha ribadito la base
proporzionale. La seconda questione è
la soglia, superata la quale scatta il
premio di maggioranza. È troppo
bassa, al 35% (un terzo dei votanti, un
quinto degli elettori): chi la supera si
vede attribuito il 55% dei seggi. Se
nessuno la raggiunge, dopo due
settimane, ballottaggio tra le
coalizioni che hanno ottenuto più voti.
Il terzo, gravissimo errore, è costituito
dalle liste bloccate che espropriano il
rappresentato del diritto di scegliersi il
rappresentante. La Corte aveva
ammesso le liste bloccate per un
numero ristretto di candidati (3 o 4) in
coabitazione con la possibilità di
votare i candidati del collegio
uninominale o di liste non bloccate. Il
quarto e ultimo –dando credito alle
indiscrezioni sul testo definitivoriguarda l’applicazione del medesimo
sistema al Senato, che, invece, per l’art.
57 (Costituzione), deve essere eletto su
base regionale. Per questa ragione, il
Porcellum venne bloccato per qualche
giorno da Ciampi che, per il Senato,
pretese un maggioritario regionale.
Questi quattro problemi, saltati a piè
pari con goliardico ottimismo,
torneranno all’ordine del giorno non
appena la Camera comincerà a
discutere: lì, Renzi non riuscirà a
difendere i propri errori.
Per il resto, va ricordato che le
circoscrizioni saranno piccole e che
sono previsti due sbarramenti per
l’accesso al Parlamento: il 5% per chi
fa parte di una coalizione (‘decesso’ di
Sel) e dell’8% per chi si presenta da
solo (‘decesso’ del movimento di
Monti&c). Questo il primo quadro di
riferimento.
Il vero ostacolo sulla strada di Renzi
sono i gruppi parlamentari del Pd. In
essi, la maggioranza è su posizioni
diverse e opposte a quelle del
segretario.
A questo punto, non bastano le
furbizie né i 2 milioni di fan dei
gazebo. Ci vuol altro: leadership
politica, che è un’altra cosa.
www.cacopardo.it
GIOVANNI FRAZZICA
La finzione, il cinema, la
politica, la vita. Piani
indipendenti, che qualche
volta si richiamano, si sovrappongono, si
ispirano. O forse sono i cittadini, che per
il loro quotidiano bisogno di vitale
fantasia, vedono anche quello che non
c’è. E così, appena arriverà sui nostri
schermi, Jordan Belfort, l’ultimo
finanziere d’assalto interpretato da
Leonardo Di Caprio, finirà per
assomigliare, per la sua
spregiudicatezza, a qualche manager o
leader sulla cresta dell’onda. Fino ad
allora, per commentare la politica, che
negli ultimi giorni qualche guizzo di
spettacolarità lo ha prodotto, dovremo
accontentarci dei consueti latinismi o del
più greve politichese della Direzione del
Pd che, nell’omelia di frate Cuperlo in
merito alla legge elettorale, suona così:
”L’introduzione di collegi di piccole
dimensioni con liste bloccate rischia di
trasformarsi in un diversivo e può
tradursi nel fatto che un elettore
convinto di destinare il suo voto non
solo ad un simbolo ma ad uno dei
candidati della lista bloccata, potrebbe
trovarsi a contribuire all’elezione di un
candidato a lui sconosciuto presente in
una lista con quel simbolo in un altro
collegio. Temo che la questione dei
piccoli collegi può finire con l’aggirare
una delle motivazioni presenti nella
stessa sentenza della Consulta, col
rischio di farsi riscrivere per la seconda
volta la legge elettorale dalla Corte
Costituzionale. Se la risposta a questa
obiezione è sostenere che comunque
LA DIFESA
Un accordo che salva il bipolarismo
IL VERTICE TRA Berlusconi e Renzi salva e conferma il bipolarismo e il maggioritario e sancisce i due veri leader che contano politicamente nel paese. Renzi e
Berlusconi non si sono legittimati a vicenda perchè non ne hanno bisogno. La
serenità di Berlusconi contrasta con l’agitazione nervosa dei partiti piccoli, timorosi di ridursi ai mimini termini come nel caso del Ncd e di Alfano su cui incombe lo spettro dell’esperienza fatta da Fini. Il Nuovocentrodestra si affanna
ovunque in incontri e riunioni per cercare quel po’ di visibilita’ di cui ovviamente Berlusconi
e Forza Italia non hanno bisogno. L’on. Gibiino, giovane e di comprovata capacità, cooordinatore regionale di Fi, sa di poter contare per il partito in Sicilia ed anche a Messina e provincia su un largo e crescente seguito spontaneo di elettori, amministratori, clubs eccetera.
Il Nuovocentrodestra esordisce invece a Messina con un boomerang: per presentare i suoi due
consiglieri comunali, omette di dire che erano ben sette gli eletti nelle liste del pdl alle amministrative. C’è voluta una foto in cui far entrare anche gli onnipresenti soliti tre moschettieri parlamentari coordinatori del Ncd e non dare l’impressione di una cura dimagrante troppo
forte. Garofalo e Mancuso in particolare sono stati eletti parlamentari per “grazia ricevuta”.
Garofalo si è mostrato ingrato anche verso Rocco Crimi, tra i più stretti berlusconiani, che lo
ha fatto diventare deputato due volte, dopo averlo prima insignito della cariche di Presidente
dell’Iacp e dell’Autorità Portuale di Messina. Probabilmente per Alfano finirà come ha detto
Feltri,” chiederà scusa a Berlusconi che predisporrà per lui e i suoi una ciotola accanto a quella
di Dudù.” Il problema è che a quel punto nella ciotola a loro concessa gli alfaniani si azzanneranno come cani famelici: a differenza di Dudù che ha una ciotola tutta per lui.
On. Ninì Germanà Senior
centonove pagina 11
Matteo Renzi
noi ci impegniamo a tenere le primarie
per la scelta dei nostri candidati, la mia
risposta è che quelle primarie noi le
abbiamo già fatte, ma l’impegno che ci
siamo assunti, non era che avremmo
rifatto quelle di casa nostra ma che
avremmo restituito a milioni di italiani il
diritto fondamentale a votare il loro
parlamentare. E tra le due cose c’è
differenza”.
E sul tema del giorno Giovanni Sartori,
padre priore della scienza politica, dice:
”Un pasticcio su un pasticcio, una serie
di toppe messe l'una sull'altra, tutte
sbagliate. Da tempo sostengo che è falso
che il maggioritario determini il
bipartitismo nel nostro Paese. La verità è
che il maggioritario rinforza un doppio
turno che c'è ma non produce un
doppio turno che non c'è. E infatti il
Mattarellum ha prodotto una
quarantina di partiti, alcuni composti da
un persona sola. Quanto al premio di
maggioranza che scandalizza tanti,
ricordo che quando la Dc provò ad
inserirlo nel 1953, le sinistre gridarono
alla legge truffa. Ma in quel caso il
premio scattava per un partito che aveva
già avuto il 50% più uno dei voti!
Dunque nessuna truffa: ingrandiva la
maggioranza, ora invece si stanno
inventando sistemi che trasformano la
minoranza in maggioranza". E l’on.
Davide Zoggia critica la chiusura di
Matteo Renzi a qualsiasi modifica alla
legge elettorale. "Io non ho mai visto
una direzione del Pd in cui il segretario si
presenta e dice: questo è il nostro
pacchetto, prendere o lasciare. Si può
anche fare a meno di fare la direzione se
questo è il punto di approdo". E Gianni
Cuperlo, che dopo il suo intervento
aveva lasciato la Direzione, prima della
conclusione dei lavori, pensando al
Virgilio di Dante che parla a Catone
(libertà va cercando, ch'è sì cara, come sa
chi per lei vita rifiuta) si dimette dalla
carica di Presidente del Partito. Renzi
invece va cercando la stabilità che, senza
la libertà, a chi serve? Ai tipi come
Jordan Belfort, che per fortuna devono
ancora arrivare.
24 Gennaio 2014
politica
MONFORTE SAN GIORGIO
Romanzo: «Io, all’Anci per i piccoli comuni»
L’ex sindaco spiega la candidatura a sorpresa. Con questi ostacoli
Filippo Miracula e Gino Di Pane
FRAZZANO’. L’elezione del sindaco Di Pane appesa ad un filo
Ci vuole un Miracula
L’imprenditore tessile sconfitto alle amministrative ha ottenuto
dal Tar la verifica delle schede contestate. Le anomalie
FRAZZANO’. “Boccone amaro” per
Gino Di Pane, sindaco di Frazzanò, che
fino al 10 luglio 2014, data della
prossima udienza al Tar di Catania,
resterà sospeso come su un "filo di
lana”, la materia che è abituato a
lavorare il suo concorrente, Filippo
Miracula, imprenditore tessile sconfitto
nella corsa a primo cittadino del 9
giugno scorso con soli tre voti di
scarto: 263 contro 266.
La quarta sezione del Tribunale
amministrativo etneo, presieduta da
Cosimo Di Paola, ha infatti disposto la
verifica delle schede contestate. Un
lavoro difficile e complesso, per
resistere al quale si sono costituiti in
giudizio anche alcuni consiglieri,
assessori e candidati, difesi dagli
avvocati Rosario Ventimiglia, Salvatore
Giambò, Santo Vincenzo Trovato e
Natale Bonfiglio.
Ad assistere Miracula, invece
l’avvocato di Capo d’Orlando,
Salvatore Librizzi.
Le operazioni di controllo delle schede
dovranno verificare una serie di
anomalie, quali trattini strani nella
scheda “Insieme con Frazzanò nel
cuore” con la quale Miracula era sceso
in campo, alcune cuoriosità come
l’attribuzione a Di Pane di una scheda
con su scritto “Nico” e l’attribuzione,
sempre al sindaco in carica, di un voto
destinato al candidato della lista del
sindaco Lorenzo Miracula, omonimo
dell’altro candidato a sindaco.
Della verificazione è stato incaricato il
dirigente del servizio elettorale
dell’ufficio elettorale della Prefettura di
Messina che, in contraddittorio con le
parti costituite acquisirà sia le schede
elettorali corrispondenti ai rilievi
proposti. Una partita che lascia il
verdetto sospeso per il comune
collinare dei Nebrodi e che riporta
come centralità il tema della
preferenza nell'urna, con la quale la
democrazia si esercita anche con un
solo voto di scarto.
MONFORTE SAN GIORGIO. Per dieci
anni è stato sindaco del piccolo comune
nativo del quale era stato anche
dipendente comunale per vari lustri.
Oggi consigliere di minoranza e
dell’Anci, Nino Romanzo a 57 anni ha
pensato che la sua esperienza lo
accrediti ad una sfida possibile, quella
di presidente regionale dell’organismo
rappresentativo dei municipi isolani.
Cui con designazioni consolidate
aspirano il sindaco di Palermo Leoluca
Orlando e il vicepresidente uscente
Paolo Amenta, primo cittadino di
Canicattini Bagni. Ad eleggere il nuovo
presidente saranno i 69 componenti del
Consiglio regionale. Componenti fra i
quali, oltre ai candidati, ci sono i sindaci
di importanti città come Enzo Bianco ,
Marco Zambuto, Renato Accorinti,
Paolo Garofalo, Federico Picciotto e
Giancarlo Garozzo ma anche consiglieri,
assessori e primi cittadini di centri
minori sparsi qui e là per l’Isola. “La mia
candidatura, per alcuni, arriva a
sorpresa e si presenta come una
candidatura provocatoria – afferma
Nino Romanzo - L'Anci da sempre è
stata la rappresentanza "sindacale" dei
Comuni nei confronti dei livelli di
Governo superiori, ma ultimamente in
Sicilia non si può dire che sia andata
proprio così. Vorrei ricordare ai colleghi
componenti il consiglio regionale la
"notte dei lunghi coltelli" di
Caltanissetta quando per volere
dell'allora governatore Lombardo si
doveva a tutti i costi mandare a casa
l'allora presidente On. Diego
Cammarata, Sindaco di Palermo”. Un
sindaco di Palermo, quindi, ha già
avuto la presidenza dell'Anci Sicilia. E
Romanzo intende rafforzare il ruolo
dell’Anci.“L'ultimo consiglio regionale
MILAZZO
Ragioneria nel mirino
INTERROGAZIONI DI OTTO CONSIGLIERI
SULLE PRIORITÀ DI PAGAMENTO AI FORNITORI
MILAZZO. La priorità di pagamento assegnata ai fornitori
è al centro di una interrogazione di alcuni consiglieri
comunali di vari gruppi consiliari, “decaduti”: Scicolone,
Andaloro, Bagli, Capone, Maisano, Marano, Mellina e
Pergolizzi. Chiedono di sapere se l’amministrazione, dove
oggi spulcia i conti un commissario ad acta per il
risanamento di bilancio, Valerio De Joannon, intenda
adottare provvedimenti contro la funzionaria
Mariarosaria Rizzotto del servizio di ragioneria.
La funzionaria comunale, sentita dalla Guardia di Finanza
a proposito dell’esposto di due ditte che lamentavano
interventi da parte dell’assessore Giuseppe Midili e del
professore Francesco Pino, accusandoli di pressioni per
facilitare alcuni pagamenti a scapito di altri, non ha
riscontrato elementi utili per ipotesi di reato: gli
interventi dei politici - ha riscontrato il Gip Di Natale, che
ha richiesto l’archiviazione - sono nell’alveo delle
competenze loro assegnate dal loro mandato.
Le indagini contabili hanno intanto accertato al Comune
di Milazzo “un buco” di bilancio per l’anno 2011 di dodici
milioni di euro, mentre i provvedimenti di riequilibrio
finanziario adottati dalla giunta Pino, segnano già un
dato positivo per il 2012 e il 2013. La funzionaria
Mariarosaria Rizzotto, intanto dalla Ragioneria, è passata
al servizio tributi.
R.C.
centonove pagina 12
Nino Romanzo
nonchè gli organi statutari, ufficio di
presidenza e presidenza, Giacomo
Scala, e poi Paolo Amenta non sono
altro che frutto di lunghi ed estenuanti
incontri sempre dell'ex presidente
Lombardo (quater) con gli alleati del Pd
– ricorda il candidato alla presidenzaCon accordo finale: presidenza e vice
all'area Pd e Segreteria generale ad un
suo uomo:Alvano! Quindi non sempre
l'Anci è stata "controparte" del
governo, anzi in alcuni casi…è stata
molto vicina. Oggi ci troviamo con 2
candidati del Pd (area Renzi) e la mia
candidatura sostenuta da forze
politiche che vorrebbero dare un
segnale di cambiamento a queste
indicazioni che arrivano da lontano. La
mia è la rappresentanza dei piccoli
Comuni, che in Sicilia sono la maggior
parte e che il più delle volte vengono
"dimenticati" sopratutto in favore
delle aree metropolitane o dei grossi
centri che esprimono deputazione
regionale”. E la chiave di lettura
politica non è neanche inedita:“Sembra
quanto mai strano che i miei colleghi
componenti il consiglio regionale che
saranno chiamati a votare giorno 28
gennaio vengano "sollecitati" da
importanti rappresentanti del centro
destra (coordinatore regionale On.
Castiglione) – racconta ancora
Romanzo - a votare per Leoluca
Orlando! O altrettanto autorevoli
deputati regionali di area ex An, che
invitano a votare per Paolo Amenta che
rappresenta l'area Renzi! La mia
candidatura, sostenuta anche dai
rappresentanti dei piccoli centri, vuole
essere esclusivamente una candidatura
di servizio a sostegno delle mille
problematiche che giornalmente
devono affrontare i sindaci e gli
amministratori dei Comuni, anche
quelli meno importanti, e delle quali
non sempre l'Anci si è ricordata”.
24 Gennaio 2014
sicilia
MESSINA. Secondo sgombero in un anno per il collettivo, sloggiato da un “bene comune” la cui proprietà è controversa
Teatro Pinelli, pre...occupiamoci
Dopo il teatro in Fiera, addio anche alla Casa del Portuale: la Regione rivendica la proprietà, ma il Comune nel 2009 ha trascritto
il bene in Conservatoria. L’amministrazione? E’ rimasta alla finestra. Ma porterà in Giunta una delibera sull’autogestione
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. E’ successo tutto in un
paio d’ore, domenica 19 gennaio. Un
paio d’ore dalle sette di mattina, una
mattina di domenica, un giorno in cui
normalmente non si lavora, tanto da
aver fatto sorgere più d’un cattivo
pensiero. Un paio d’ore, e la seconda
incarnazione del teatro Pinelli, quella
che ha trovato asilo nella casa del
Portuale, si è conclusa. Con uno
sgombero. E molti interrogativi.
DOMENICA, ALLE 7 DI MATTINA.
E’ un risveglio inaspettato e amaro per
i sei occupanti del Pinelli: a bussare è
un reparto dei Carabinieri che,
ordinanza di sgombero firmata dal
Gip Monica Marino in mano,
identificano i sei, chiudono il locale e
mettono i sigilli alle porte. In un paio
di minuti, la via Alessio Valore si
riempie di solidarizzanti, e vengono
tirati in ballo poteri forti, massoneria,
i non idilliaci rapporti tra
amministrazione e Prefettura,
vengono adombrate
strumentalizzazioni (anche per via di
una denuncia per fatti riguardanti la
lotta contro il Muos di Niscemi fatta
recapitare all’atto dello sgombero ad
uno degli occupanti), finchè qualcuno
non inizia a domandare “Ma sicuro
che chi ha denunciato l’occupazione
dell’immobile che fino a qualche anno
fa ospitava la coop Italia ne avesse
titolarità”? Una questione più
ingarbugliata di quanto non appaia.
IL MISTERO DEL PORTUALE.
Perchè il Comune sulla Casa del
Portuale c’ha messo una lapide sopra.
Per ben quattro volte, infatti, in
risposta a quattro diverse richieste, il
direttore del dipartimento Patrimonio
I sigilli apposti successivamente allo sgombero del teatro Pinelli accanto alla programmazione culturale di gennaio
Domenico Signorelli ha spiegato
che l’immobile sembrerebbe non
essere di palazzo Zanca, perché “non
risulta censito nell’inventario del
patrimonio immobiliare comunale”.
Una strana storia, quella della Casa
del Portuale. Nel 2009, l’allora
assessore al patrimonio Franco
Mondello la aveva censita sì nella
lista dei beni comunali da valorizzare,
e lì era rimasta fino a giugno 2013, a
qualche giorno dall’insediamento
della giunta guidata da Renato
Accorinti, quando il dirigente alle
Dismissioni nell’approntare un nuovo
piano di alienazione del patrimonio
immobiliare comunale decideva di
depennare, tra gli altri, proprio la
Casa del Portuale, da un mese e
mezzo già occupata dal collettivo
Pinelli. Motivo? “In attesa di avere la
certezza circa la titolarità del bene in
capo al Comune e della catastazione
del cespite”. Altro mistero, quello della
catastazione: perché, per l’ufficio largo
Minutoli, la Casa del Portuale non
esiste. “Dalla visura catastale, tale
immobile risulta qualificato come
“Ente Urbano”, scrive il funzionario
dell’ufficio comunale del Demanio
Vincenzo Cacciola. Con la sigla
“ente urbano”, il Catasto cataloga
quelle particelle delle quali, nel
passaggio tra documentazione
cartacea e meccanizzata, non è stato
possibile risalirne ai proprietari. Un
grave problema, che si somma
all’incertezza della titolarità del bene:
motivo per il quale è ancora
IN PARTICOLARE
Vittorio, riavvio a metà
PALERMO EROGA 250 MILA EURO PER LE STAGIONI
DELL’ENTE. MA RESTANO I NODI SU GESTIONE E PERSONALE
UN’OCCUPAZIONE LAMPO, per animare un palco desolato, ha
caratterizzato la vigilia dell’incontro al Comune tra i consiglieri
di Palazzo Zanca, l’assessore regionale al Turismo, Michela
Stancheris e la Commissione Cultura dell’Ars. Il gesto dei
“pinellini” è stato come il condimento di una pietanza, il
riavvio dell’attività del Vittorio Emanuele di Messina, che è
stata servita al Comune ma non ha soddisfatto tutti i palati.
Già, perché i 250 mila euro assicurati dalla Regione per far
ripartire l’Ente regionale (previsti quattro spettacoli di Prosa e
altrettanti di Musica) sono niente, come ha sottolineato la
deputata di 5 Stelle Valentina Zafarana, se non si darà una
linea precisa di governo dopo l’insediamento dei sei consiglieri
(incluso il vicepresidente), che comprendono anche la nomina
in quota regionale (si fa il nome dell’ex dirigente del Comune,
Carmelo Altomonte). In ballo, infatti, ci sono il finanziamento
ordinario da 5 milioni e 100, un numero di dipendenti enorme
(63, di cui circa 40 amministrativi), una pianta organica da
definire e le tabelle di equiparazione (che potrebbero
penalizzare economicamente gli assunti) da varare. Su tutto,
poi, grava l’ombra della riforma della legge istitutiva del
Teatro di Messina, con un consiglio ridotto a tre e maggiori
poteri alla Regione, che nominerebbe due membri lasciando la
presidenza al sindaco. In ultimo, c’è la designazione del
sovrintendente, con il pole position Egidio Bernava (già
presidente in quota centrodestra e papabile assessore indicato
dal Pd alle ultime amministrative), l’architetto Antonello
Longo e l’ex direttore artistico, Lorenzo Genitori. (D.D.J.)
centonove pagina 13
Michela Stancheris
24 Gennaio 2014
sicilia
DIBATTITI
Beni comuni, arrivano
delibera e critiche
MESSINA. Durante i due giorni di
occupazione del Vittorio prima e del
palAntonello poi, l’attenzione si è
spostata sulla delibera, adesso sul tavolo
della Giunta, di istituzione di un
“Laboratorio Messina per i beni comuni
e le istituzioni partecipate”. In
collegamento telefonico con Ugo Mattei
(rofessore di diritto internazionale
comparato a San Francisco e consulente
giuridico del Teatro Valle occupato a
Roma), l’assemblea del collettivo Pinelli
ha discusso la bozza del documento che
sarà votato dall’amministrazione di
Renato Accorinti. Criticandolo. Di fatto, la
delibera istituisce un laboratorio dal
quale, in sei mesi, verranno fuori le
proposte di modifica al regolamento
comunale nel senso dell’autogestione
dei beni comuni per usi civici :
laboratorio che sarà composto da Nucleo
di coordinamento (l’amministrazione
tramite l’assessore ai Beni comuni
Daniele Ialacqua e quello al Patrimonio
Guido Signorino, più due “facilitatori”), il
tavolo tecnico composto dagli esperti
nominati dall’amministrazione, ed un
forum cittadino con compiti di indirizzo
generale e di verifica. Il punto più
contestato è stato questo: il collettivo
Ponelli lamenta
un’organizzazione
troppo verticistica e
poco “dal basso”, ed
una posizione del
forum subalterna
rispetto alle figure
istituzionali. Critiche
mosse pur
esprimendo un forte
“mea culpa” per il
Daniele Ialacqua
fatto di essere in
possesso della bozza
del documento da settimane senza
averla però mai dibattuta. Un altro punto
dolente è la procedura di legge. Le
modifiche al regolamento passano
necessariamente dal voto del Consiglio
comunale, luogo in cui l’amministrazione
Accorinti può contare sull’appoggio di
quattro consiglieri su quaranta. La
delibera è stata illustrata ai partecipanti
all’assemblea da Gianfranco Ferraro,
ricercatore in Filosofia politica che
all’atto della candidatura di Accorinti,
insieme a Luciano Marabello, Emilio
Raimondi e Gino Sturniolo ha introdotto
nell’agenda politica il tema dei beni
comuni. Che ha subito sgomberato il
campo rispetto all’ipotesi che la
delibera possa “burocratizzare” le
esperienze messe in campo dai
movimenti. “Il comune di Messina farà
da “garante” e renderà i beni fruibili, ma
spetterà ai cittadini gestirli per uso
civico. Attenzione - conclude Ferraro - il
teatro Pinelli non è che una delle
sfaccettature della gestione. La prima,
ma non deve restare l’unica”. (A.C.)
Signorelli a scrivere a Daniela
Faranda, presidente della decima
commissione consiliare, spiegandole
che “il dipartimento provvede al
sistematico inserimento nell’inventario
(dei beni,ndr) solo in presenza della
documentazione esistente presso i
nostri archivi ed uffici”. All’interno dei
quali, qualcosa che attesta la proprietà
del Comune ci sarebbe eccome.
SPUNTA FUORI UN DOCUMENTO.
Datata 13 luglio 2009, esiste la
trascrizione della Casa del Portuale
nei registri della conservatoria ad
opera di palazzo Zanca. Durante la
scorsa amministrazione, quindi, il
comune di Messina aveva preso
possesso del bene. “La legge in base
alla quale il comune di Messina ha
presentato il piano di dismissione e
valorizzazione degli immobili – spiega
l’ex assessore al Patrimonio Franco
Mondello – consentiva, in caso di
titolarità contesa o di difficile
ricostruzione, che il comune acquisisse
al proprio patrimonio gli immobili
strumentali. Così è stato con la Casa
del Portuale, regolarmente registrata
alla Conservatoria. Non solo –
continua Mondello – la legge
prevedeva sessanta giorni di tempo
per impugnare l’atto da parte di chi
rivendicasse un diritto sull’immobile.
Ebbene – conclude – non è arrivata
nessuna opposizione, quindi il bene
era da considerarsi del Comune. Oggi
non so che scelte abbia fatto
l’amministrazione attuale...”.
Non è di questo avviso il commissario
liquidatore della cooperativa Italia,
Placido Matasso, che oppone un
atto di vendita dell’immobile stipulato
il 16 maggio del 1959 dall’allora
sindaco Carmelo Fortino e dal
console della Capitaneria di porto
Giovanni Maimone. Oggi la coop è
in liquidazione, e la Regione siciliana,
ha inserito il bene nel suo patrimonio
indisponibile benché al catasto risulti
come Ente urbano ed il comune di
Messina lo abbia trascritto in
Particolare del graffito di Blu sul muro della Casa del Portuale
IL CASO
Blu, l’opera d’arte senza protezione
MESSINA. Il lascito più evidente dell’esperienza di nove mesi di esperienza del teatro
Pinelli alla Casa del Portuale, è il graffito col quale l’artista Blu, originario di Senigallia ma
cresciuto artisticamente a Bologna, ha nobilitato il prospetto dello stabile, un residuato di
archeologia industriale altrimenti grigio e tetro. Recentemente, il Guardian ha inserito Blu
nel novero dei dieci migliori writers del mondo, in compagnia di Banksy e Keith Haring. Un
percorso, quello dell’artista, passato anche attraverso l’ esposizione, nel 2008, alla Tate
Modern di Londra. Il suo lavoro in via Alessio Valore, quindi, aveva attirato l’attenzione di
Sergio Todesco, assessore alla Cultura della giunta guidata da Renato Accorinti che ad
agosto, qualche settimana prima delle dimissioni, aveva chiesto alla Soprintendenza di
Messina di avviare le procedure per porre sotto tutela l’opera d’arte. Richiesta accolta
dall’ufficio regionale di viale Boccetta, ma che si è arenata di fronte alla Burocrazia. Il
dirigente Grazia Musolino, rispondendo a palazzo Zanca, ha spiegato di non essere in
grado di risalire alla paternità dello stabile, non sapendo quindi esattamente a chi inviare
la richiesta di vincolo. Nel frattempo, il graffito è privo di alcuna protezione. E potrebbe
rimanerlo. Secondo Luigi Giacobbe, anche lui dirigente della Soprintendenza, infatti,
l’opera non può godere di alcuna tutela giuridica perchè maturata in un contesto
“illegale”, né il “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” agisce su manufatti come
quello che nobilita la Casa del Portuale. E allora? “Si pone la necessità di impedire la
possibile distruzione dell’opera, pur in mancanza di ogni supporto giuridico-istituzionale
circa la sua salvaguardia”, scrive Giacobbe, rilanciando il tema ad amministrazione,
intellettuali, società civile ed Università. Nel frattempo, va in scena il paradosso: non sarà
possibile segnalare a nessuno eventuali attacchi vandalici a danno dell’opera d’arte. (A.C.)
Conservatoria come un bene di sua
proprietà. E l’amministrazione? E’
stata a guardare, al di là delle
manifestazioni di solidarietà. La
denuncia di Matasso, che ha portato
allo sgombero, si sarebbe potuta
impugnare, darla in mano ai legali del
collegio di difesa e dirimere così la
controversia sulla proprietà una volta
per tutte. Ma si è scelto di non
procedere, nonostante il documento.
LE SOLUZIONI. A tentare di trovare
una soluzione che non scontentasse
nessuno ci hanno provato, durante
LE TAPPE DELL’OCCUPAZIONE
G Il teatro Pinelli nasce da una contromanifestazione durante
una dimostrazione di Forza Nuova. Un gruppo di attivisti si
stacca dal corteo e occupa il teatro in Fiera, chiuso da sedici
anni. E’ il 15 dicembre del 2012.
G Le istituzioni si accorgono dell’esistenza del teatro in Fiera.
Antonino De Simone, presidente dell’Autorità portuale
(proprietaria dell’area) incontra i collettivi, così come il
prefetto Stefano Trotta. Un idillio che non durerà a lungo.
G A metà febbraio il teatro in fiera viene sgomberato: la
motivazione è che le strutture sono pericolanti, e l’immobile
è da abbattere per progetti sull’area. Non sarà mai
abbattuto, i progetti non partiranno.
G Il “teatro” si inabissa, vengono a galla le Ztl, zone
temporaneamente liberate. la prima è la riscoperta del parco
Aldo Moro, polmone verde della città chiuso da decenni. ne
sesuiranno periodicamente altre.
centonove pagina 14
G Il 25 aprile il collettivo fa irruzione nella Casa del Portuale,
altro edificio abbandonato da anni in centro città. Ospiterà
teatro, manifestazioni, dibatti e migranti fino allo sgombero
di domenica 19 gennaio. Motivo? La grande affluenza ai
concerti avrebbe creato situazione di pericolo alle strutture
autocostruite. Qualche settimana dopo l’occupazione, il
commissario liquidatore della coop Italia, che operava nella
casa del Portuale, sporge denuncia.
G Con un atto che Claudio Risitano definirà “zapatista”, il
collettivo occupa il teatro Vittorio Emanuele. Una giornata di
assemblee e concerti, poi via. In mezzo, l’incontro con
l’assessore regionale alla Cultura Michela Stancheris.
G Passano due giorni, ed a venire occupato (per 24 ore) è un
altro simbolo della cultura in città, il palAntonello.
Nell’assemblea si pongono le basi per il riconoscimento
giuridico dell’autogestione dei beni comuni.
24 Gennaio 2014
sicilia
STRANO MA VERO. PalAntonello senza riscaldamento, gli strumenti dei musicisti si scordano. La soluzione? Fai da te
Al Palacultura con il phon
l’anno di esistenza del teatro Pinelli,
sia l’Autorità portuale, proprietaria del
Teatro in Fiera, sia l’amministrazione
Accorinti, entrambe in via ufficiosa.
Antonino De Simone, presidente
dell’Autorithy, avrebbe concesso al
collettivo l’uso di un padiglione della
Fiera, il 7a, mentre l’amministrazione
aveva in mente un comodato d’uso di
uno dei numerosissimi beni immobili
di proprietà comunale che marciscono
inutilizzati. In entrambi i casi, però, il
collettivo avrebbe dovuto dotarsi di
un’organizzazione che ne facesse un
soggetto giuridico tale da poter
interloquire con i due enti. Una mossa
che le anime del Pinelli hanno
percepito come un compromesso al
ribasso. “Le amministrazioni facciano
le amministrazioni, il Movimento
faccia il movimento”, ha spiegato
Claudio Risitano, che del collettivo
è diventato voce e volto. La
costituzione in associazione culturale,
il più breve e meno burocraticamente
oneroso dei passaggi, avrebbe
snaturato la natura dell’esperienza,
spiegano dentro il collettivo. Una
posizione controversa. Che ha
scatenato polemiche. Anche interne.
SCRICCHIOLII. Il dibattito si è
scatenato soprattutto in Cambiamo
Messina dal basso, organizzazione i
cui contorni sconfinano nel Pinelli e
viceversa. Tra i sostenitori della prima
ora della candidatura di Accorinti,
molti dei quali attivi nel sostegno al
teatro e nell’occupazione di Fiera
prima e Casa del portuale poi, sono
sorte parecchie discussioni: tra loro,
anche i i gestori dei pochissimi locali
che si occupano di programmazione
culturale in città, che spiegano: “Noi
abbiamo l’obbligo di metterci in regola
con le norme di sicurezza, dobbiamo
pagare la Siae, dobbiamo dotarci di
licenza per la vendita di alcoolici.
Tutte operazioni che fanno lievitare i
costi di gestione, e che il Pinelli non
ha, pur organizzando come noi
concerti e manifestazioni culturali”.
La trascrizione in Conservatoria
Il flautista Maurizio Bignardelli e l’arpista russa Nadezda Seergeva: “Mai successo prima”. E partono le polemiche
DI SONIA PADALINO
Messina. Metti un pomeriggio
all’auditorium del Palantonello. Sul
palcoscenico un flautista italiano,
un’arpista russa e un phon. Ebbene sì, i
due bravissimi musicisti, sabato 18
gennaio hanno condiviso il concerto con
un vero e proprio asciugacapelli per
riscaldare, prima di ogni brano in
programma, gli strumenti e le loro
mani. Nella sala dell’auditorium faceva
freddo e non c’era la climatizzazione
necessaria. “Non mi era mai accaduto…
Per convenzione internazionale,
durante i concerti musicali ci devono
essere non meno di venti gradi di
temperatura”, ha spiegato il flautista
Maurizio Bignardelli, tra il serio e lo
scherzoso, al numeroso e sorpresissimo
pubblico infagottato. Mentre la
giovanissima arpista Nadezda Sergeeva,
abituata alle grandi e confortevoli sale
di Mosca, visibilmente imbarazzata
guardava il suo compagno di concerto
che armeggiava con una prolunga
elettrica in scena...
Per tutti, spettatori e musicisti, un
disagio un po’ grottesco, ma in fondo
un evento eccezionale? Niente affatto.
La domenica successiva, 19 gennaio, la
pianista croata Marina Fjliak, una delle
più importanti e affermate della sua
generazione, è stata costretta a
cambiare il programma si può dire, in
corso d’opera… Sempre per il freddo,
che aveva reso “inappropriato” lo stato
del pianoforte, la musicista ha deciso di
cancellare uno dei tre brani, e di
eseguirne uno più lento rispetto a
quello più veloce previsto dalla scaletta.
Perché? Semplicemente perché i tasti
pigiati non ritornavano su. Incredibile,
ma vero.
Cosa succede al giovanissimo
auditorium del Palacultura, inaugurato
il 10 ottobre del 2100 e ora pieno di
cigoli alle porte d’ingresso e spifferi da
ogni parte? A Centonove, rispondono
Giuseppe Ramires, presidente e
direttore artistico dell’Associazione
musicale Bellini, e Marcello Minasi,
vicedirettore dell’Accademia
Filarmonica. “Siamo abituati a tutto
ormai, recentemente un’artista si è
lamentata, e giustamemte,di aver
trovato cicche di sigarette sul
palcoscenico. La città esce sconfitta dal
confronto con i suoi ospiti artisti” , dice
Ramires. “Al Palacultura hanno tenuto
concerti artisti di fama mondiale che
purtroppo si sono dovuti arrangiare di
fronte alle condizioni di mala gestione
di un auditorium che pure ha
un‘acustica eccezionale”. Come aveva
riconosciuto, entusiasta, il grande
violinista Uto Ughi quando il tanto
atteso auditorium venne inaugurato.
In questi tre anni, la situazione è
Il duo Bignardelli-Sergeeva in concerto al Palacultura
peggiorata. Dice Ramires: “ Le
responsabilità sono parimenti
addebitabili al Comune, proprietario del
Palantonello, e alla Regione.
Con la nuova amministrazione del
sindaco Renato Accorinti come va? “Un
dialogo è aperto, l’assessore Tonino
Perna, ha promesso che affronterà al
meglio la gestione della nostra più
importante struttura culturale”.
Palacultura al freddo, Teatro Vittorio
Emanuele fermo, chiuso e occupato, per
tutte le associazioni culturali messinesi,
il problema più grave resta quello dei
finanziamenti. “L’associazione Bellini,
ha una posizione debitoria nei confronti
del Comune che non neghiamo, ma noi
speriamo che si riesca ad allentare la
morsa per farci respirare almeno fino
all’invio dei contributi della Regione,
PALERMO
Bavera al Garibaldi
PALERMO. L’amministrazione Orlando ha
nominato Matteo Bavera direttore del
Teatro Garibaldi di Palermo. Dopo che i
giovani artisti del TGA (Teatro Garibaldi
Aperto) hanno interrotto l’occupazione,
l’amministrazione comunale non ha
perso tempo ad affidarlo a Bavera che lo
aveva riaperto e diretto circa dieci anni
fa ispirandosi al parigino “Theatre de
Bouffes du Nord di Peter Brook”. Si
tratta di un ritorno insomma e molte voci
critiche si sono levate contro questa
scelta dal mondo teatrale palermitano: in
sostanza si accusa Orlando di essere
tornato al passato con una nomina ad
personam mentre gran parte
dell’ambiente teatrale cittadino soffre
per un’intollerabile carenza di spazi e
risorse.
centonove pagina 15
che non percepiamo dal 2012”.
aggiunge il direttore artistico
speranzoso.“Dobbiamo venirci incontro,
per non far morire la cultura a Messina,
già martoriata con i tagli di spesa
nazionali”.
E pensare che l’Auditorium non è
gratis. “Per usufruirne tutte le
associazioni culturali messinesi,
pagano l’affitto al Comune di 225
euro, e altri 610 euro a concerto per il
service impiantistico, di cui il 56% va
nelle casse comunali”,conclude
Ramires.
Più pessimista , invece, è il vicedirettore
dell’accademia filarmonica, Marcello
Minasi. “Una figura spaventosa, quella
del phon in scena. Porgendo le mie
scuse al flautista per il mancato
riscaldamento della sala ho dovuto
chinar la testa alla sua incredulità”.
“Siamo una città del quarto mondo. La
Regione se ne infischia, disapplicando la
legge dei contributi alla cultura e
l’assessore comunale Perna è l’ultimo
responsabile di una cattiva gestione
annosa. Certo, c’è ora un dialogo
costruttivo. Il punto è che io non ci
credo più”. Spiega Minasi
amareggiatissimo: “l’ Accademia è
costretta a sospendere, già da sabato
prossimo, gli appuntamenti musicali.
Economicamente siamo al collasso.
Riprenderemo non appena la Regione
erogherà i contributi promessi”.
Messina è un garage all’aperto e mal
tenuto, senza custode”, conclude
Minasi. Un quadro sconfortante.
Claudio Abbado, il grande direttore
d’orchestra appena scomparso lavorava
spesso con i giovani, lui credeva
davvero nella funzione terapeutica
della musica: “La musica salva davvero i
ragazzi dalla criminalità e dalla droga.
Li ho visti, facendo musica insieme
trovano se stessi". Messina arranca e
stenta a crederci.
24 Gennaio 2014
sicilia
IL CORSIVO
Tante storie
Un unico cappello
Chiara Schirò
Daniela D’Urso
Elio Sauta
MESSINA. La seconda sezione del Tribunale ha revocato gli arresti domiciliari. Le motivazioni
Corsi d’Oro, tutti a casa
Accolta la tesi presentata dagli avvocati, mentre la Cassazione ha riconsiderato il reato
da contestare in peculato anzichè truffa. La prossima udienza il 5 marzo
MESSINA. La seconda sezione del
Tribunale, presieduta dal magistrato
Rosa Calabrò, ha revocato la misura
degli arresti domiciliari per gli
imputati dell’indagine “Corsi d’Oro”
sugli enti “Lumen”, “Aran” e “Ancol”.
Dal 15 luglio del 2013 erano agli
arresti Daniela D’Urso, moglie dell’ex
sindaco di Messina, Giuseppe
Buzzanca; Chiara Schirò, moglie del
deputato del Pd, Francantonio
Genovese; Melino Capone, ex
assessore Pdl alla viabilità; Elio
Sauta, ex responsabile dell’Istituzione
Servizi sociali a Messina e sua
moglia, la signora Grazia Feliciotto;
Natale Lo Presti e Nicola Bartolone,
Concetta Cannavò, attiva nella
segreteria di Francantonio Genovese.
I giudici hanno accolto la tesi
presentata il 17 gennaio scorso dagli
avvocati, e si sono espressi contro il
parere negativo dell’accusa e del Pm
titolare dell’indagine. Di più: la
Cassazione, nella stessa giornata, ha
riconsiderato il reato da contestare in
peculato anziché truffa, come era
stato ipotizzato dai magistrati
inquirenti che avevano in una
Melino Capone
precedente richiesta avanzata al Gip,
richiesto la misura degli arresti in
carcere per alcuni degli imputati
come Melino Capone. All’origine del
provvedimento del Tribunale la
riflessione che i periti chiamati a
svolgere la loro consulenza hanno già
prestato giuramento e che molte
delle prove, sono già state portate
all’esame dei giudici nel processo con
il rito immediato la cui prossima
udienza sarà il 5 marzo. Un pasticcio
quello della formazione professionale
che ha prodotto indagini in tutta la
Sicilia, ma che in una sola città
Messina, ha registrato l’emissione di
misure restrittive e l’adozione,
irrituale del giudizio immediato.
Oltre le indagini amministrative e
penali, da parte della Corte dei conti
e della magistratura, ora la Guardia
di Finanza ha visitato il Ciapi di
Priolo, l’ente presso il quale sono stati
dirottati dal governo Crocetta, più di
mille dipendenti, messi sotto un’unica
holding formativa. Il parere di molti
avvocati e amministrati visti è che
l’appalto assegnato d’ufficio al Ciapi
da parte della Regione sia una
forzatura delle legge. L’assessore
Nelly Scilabra ha dichiarato che
“quella della formazione era ritenuta
una forma di finanziamento dei
partiti”.
VERTENZE
Efal, falliti i tentativi di conciliazione
MESSINA. Si aggroviglia la vertenza Efal di Messina, storico ente di
formazione vicino al Movimento cristiano lavoratori. Sono infatti falliti i
tentativi di conciliazione davanti all’Ispettorato del lavoro e i funzionari,
che hanno ricevuto le denunce dei lavoratori, hanno già concluso le
indagini da inoltrare alla Procura della Repubblica. Si contestano mancato
riconoscimento di Tfr, arretrati contrattuali, e3 tredicesime mensilità,
retribuzioni a tutto il 2012.
Una situazione economica che via via si è aggravata quella dell’Efal, ente
storico della Formazione, ma che-secondo l’esposto- denuncia presentato
dai dipendenti all’ispettorato del Lavoro, non avrebbe impedito ai
dirigenti un intervento per rilevare un monte ore formative di “Casa
Serena”, con il risultato, giudicato irresponsabile dai dipendente-di
aggravare la già difficile situazione economica. La mancata presentazione
del documento di regolarità contributiva, ha poi impedito che fossero
accreditate dalla Regione somme già da liquidare per i passati corsi di
formazione professionale.
A nulla sono valsi alcuni tentativi della dirigenza di rateizzare i crediti dei
lavoratori con una sonna-monstre di cento euro al mese, da affiancare agli
stipendi a partire dal 2014. Questi documenti sono entrati tutti nei faldoni
degli ispettori del lavoro.
centonove pagina 16
MESSINA. La prima cosa che ha fatto
Chiara Schirò, appresa la notizia della
revoca degli arresti domiciliari, è stata
quella di farsi accompagnare all’aeroporto
di Catania e ha raggiunto il marito
Francantonio a Roma. Cettina Cannavò si
è emozionata non poco: è stata poco
bene di salute e, l’impossibilità a muoversi
da casa in questo periodo, è stata per lei
una doppia prigionia. Non sono situazioni
diverse da quelle di altri imputati, come la
moglie di Peppino Buzzanca o della
signora Grazia Feliciotto, moglie di Elio
Sauta. Ma dietro questi nomi ci sono
storie tra loro molto diverse: il ruolo di
Cettina Cannavò è inverso a quello della
Grazia Felicotto, come quello della signora
D’Urso è capovolto ma non speculare a
quello della sorelle Chiara ed Elena Schirò.
In molti casi si tratta di situazioni molto
lontane, anche di contrapposizione, anche
se la responsabilità penale resta sempre
personale.
Non per i giudici, che hanno accumunato
tutti sotto un unico cappello e hanno visto
con il binocolo della giustizia “un unico
disegno criminoso”. Ecco, due riflessioni
dell’usciere della porta accanto. Anziché il
binocolo, per guardare la giustizia da
distanza più o meno ravvicinata, i giudici
sarebbe il caso fossero attrezzati anche di
una bilancia che soppesi bene le
responsabilità personali di ognuno degli
indagati e anche di una macchina del
tempo: per anni i magistrati non hanno
mai visto lo schifo che si consumava nei
corsi di formazione professionale, come se
vivessero sulla luna e fossero eternamente
distratti dalle eclissi di sole che
impedivano di vedere come molti figli e
sorelle e mogli di magistrati si trovino
infilati in questo luridume di incarichi
assegnati tutti per passepartout politico.
Ora capita anche che quello che non si è
visto per anni lo si scopra all’improvviso e
che questo diventi anche una buona
occasione per cavalcare la popolarità: i
miopi, che non leggono i giornali per
decenni, improvvisamente diventano
presbiti e guardano lontanissimo,
scrutano non solo gli orizzonti ma anche i
sottoscala. Hanno così fretta i giudici, che
riescono a tenere per sei mesi e più gli
indagati ai domiciliari. Lo possono fare?
Certo che possono: c’è il reato associativo,
no? Ma poi fanno anche di più: per alcuni
chiedono anche il carcere a Gazzi.
Possono farlo? Come no, non guardano
mai l’ora legale, chiedono tardi il
provvedimento e il Gip dice no.
Non contenti, si oppongono pure alla
scarcerazione dagli arresti domiciliari,
nonostante la evidente mancanza di
pericolo di fuga, di alterazione delle prove
e della possibile reiterazione del reato. E’
certo a questo punto che mirano ad altro,
cercano altro. Chi ha promosso la
formazione professionale con questi criteri
criminali va seriamente condannato in
sede morale prima che penale. Ma chi
amministra legge e fa le battaglie morali,
calpestando i diritti civili e il codice penale,
tra cannocchiali, orologi e bilance
truccate, non dà certo un buon esempio.
24 Gennaio 2014
sicilia
Il sorriso dell’ignoto marinaio di Antonello al museo Mandralisca penalizzato dall’assegnazione dei fondi della Tabella H
REGIONE. Il promotore di Officina degli studi medievali Sandro Musco scrive al commissario dello Stato
I misteri della tabella H
Una vibrata lettera di protesta contro i criteri di assegnazione di fondi. A cominciare dal milione
di euro assegnato al Coppem “bocciato” nella selezione dagli uffici. Per finire al Cerisdi
PALERMO. E’ una lettera vibrata di
indignazione quella che il professore
Sandro Musco ha indirizzato al
commissario dello Stato per conoscere
i criteri di assegnazione dei fondi ex
“tabella H”, che ora hanno assunto
l’aulico nome di “allegato 1” dell’art.
Sandro Musco
18. Un contenitore misterioso, dove i
criteri sbandierati dal governo Crocetta
di “selezione rigida” delle proposte, si
sono via via trasformate nelle sabbie
mobili dell’Assemblea regionale.
Qui i criteri di assegnazione dei fondi
sono improvvisamente diventati
elastici. E si sono registrate eventi, sui
quali Musco, da anni promotore
dell’Officina di Studi Medievale, chiede
spiegazioni agli uffici del prefetto
Aronica. Ad esempio il Coppem,
l’istituto di studi per la cooperazione
mediteranea, che non ha superato i
criteri di selezione indicati dagli uffici
e senza sapere come si è trovato
assegnato un finanziamento di un
milione torno di euro.
Ma ci sono casi ancora più curiosirileva Sandro Musco, per anni
consulente economico del presidente
Rino Nicolosi- ad esempio quello di
Fiumara d’Arte, finanziata d’ufficio con
76mila euro. “Il mecenate Antonio
Presti convocò una conferenza stampa
e dichiarò ufficialmente di rifiutare i
fondi assegnati dalla Tabella H. Se
Presti non ha mai chiesto i soldi che
dichiara di non volere come scatta il
finanziamento?”.
Le anomalie non si contano: accanto ai
finanziamenti milionari assegnati
all’Irsap, 12 milioni di euro, o alla
Resais, una sorta di cimitero degli
elefanti delle aziende chiuse negli anni
dalla Regione, c’è ancora il mistero del
Cerisdi, il centro di alta formazione del
Castel Utveggio, per il quale il
presidente Crocetta, apprese delle
dimissioni del preside Adelfio Elio
Cardinale, esultò con un “Evviva”.
Ora, una manina, con un
emendamento, ha fatto avere 400mila
euro al Cerisdi, alla faccia della
“spending rewieu” annunciata da
Crocetta. Se il centro Ellen Keller di
Messina, in un primo momento
depennato, dopo le proteste di del
presidente Giuseppe Terranova che ha
minacciato lo sciopero della fame, ha
avuto un finanziamento di 600mila
euro per l’addestramento dei caneguida per ciechi, a strappare il miglior
risultato è l’istituto per ciechi
“Ardizzone Gioieni” di Catania. Che
insieme alla collegata stamperia
Braille, hanno avuto finanziati 1,8
milioni di euro. Un fondo che si
aggiunge agli ottocentomila euro
concessi come contributo straordinario
dallo Stato, a seguito della
interrogazione di un deputato leghista
che l’ha fatto inserire nella finanziaria.
Una beffa, per tanti enti, costretti oggi
a rivedere tutte le impostazioni
culturali maturate negli anni e che,
come l’Officina di Studi Medievale o il
museo Mandralisca di Cefalù si
ritroveranno a svolgere attività con i
conti al lumicino. A chi tanto, a chi
poco, a chi niente. Restano in vigore
però misteriore sigle come i centri
studi degli Zelanti e dei Dafnici. Ma
questi sono misteri esoterici che il
commissario Aronica non potrà
giustificare con articoli di legge.
VALLE DI TUSA
Nuovo look per i monumenti di Fiumara d’arte
TUSA. Il dirigente generale dell’assessorato ai beni culturali Sergio Gilardi ha firmato
i decreti di finanziamento ai Comuni della Valle di Tusa che hanno presentato le richieste di fondi per la manutenzione delle opere di “Land Art”, spazi aperti, della Fiumara d’Arte.
Gli importi, cofinanziati nella misura Por, frazionati, superano i tre milioni di euro. Ora
si procederà agli appalti delle opere. E qui entra in ballo
il ruolo del presidente della Fiumara d’Arte Antonio Presti che sarà chiamato a dare le direttive per la corretta esecuzione degli interventi.
“Saranno contattati gli artisti per dare indicazioni - assicura Presti - e se qualcuno, a distanza di anni, vorrà apportare qualche cambiamento, sarà un suo diritto
farlo….”. A essere interessate sono tutte le opere monumentali della Fiumara d’arte, divenuta ormai un circuito di
arte contemporanea, dalla Finestra sul mare” di Tano Festa, alla “materia poteva non esserci” di Hidetochi Nagasawa, al “Labirinto” di Italo Manfredini.
Le opere del circuito fanno capo alla Fondazione Fiumara
d’Arte, che ora ha in programma anche la promozione di
una Accademia d’Arte per il territorio della Valle di Tusa
e Halesa.
Antonio Presti
centonove pagina 17
24 Gennaio 2014
sicilia
MESSINA. La consulta delle organizzazioni che operano nel settore delle attività sociali attacca l’assessore. Che controbatte
Servizi sociali, “non Mantineo le promesse”
Cittadinanzattiva lancia l’assalto: ”Basta proroghe, via con le gare ed i voucher”.
L’esponente dell’amministrazione: “Liberalizzazione prematura, contestazione ideologica”
Una recente protesta dei lavoratori nel settore del servizi sociali
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. Per anni vero e proprio buco
nero del comune di Messina, i servizi
sociali sono saliti alla ribalta delle
cronache, nera soprattutto, quando le
proteste dei lavoratori (non pagati per
mesi, messi alla porta o a rischio del posto
di lavoro) hanno svelato una realtà, quella
degli affidamenti alle cooperative, celata
alle cronache: troppi servizi, resi da troppe
persone verso troppi destinatari. Per
somme troppo alte. All’insediamento della
nuova giunta guidata da Renato Accorinti,
ad acclamare l’assessore al ramo Nino
Mantineo, erano in parecchi. Oggi, dopo
poco più di sei mesi, è guerra.
LA GUERRA DELLA CONSULTA. A
sferrare l’attacco è la consulta delle
organizzazioni che operano nel settore
delle attività sociali in favore della persona
della famiglia e della comunità del
comune di Messina, e il campo di scontro
è la programmazione triennale. Motivo del
contendere? Una delibera di in cui
l’amministrazione dava mandato di
affidare i servizi mediante “procedure
aperte per la durata temporale in linea con
il bilancio pluriennale”, con impegno
contabile da stabilire dopo l’approvazione
di previsionale 2013 e pluriennale 20132015. Delibera che, secondo la consulta,
avrebbe sconfessato una precedente
delibera di agosto. In base alla quale “la
nuova programmazione dei servizi sociali
è vincolata all’approvazione del bilancio
previsionale 2013 e pluriennale 20132015 che consentiranno, oltre alla certezza
delle risorse, anche bandi della durata
almeno biennale”. Di fatto, lamentano i
componenti della consulta, la delibera di
novembre avrebbe tagliato fuori dal
processo decisionale proprio la consulta,
nata per interfacciarsi con
l’amministrazione e, a norma di statuto,
per “esprimere parere non vincolante
preventivo e consuntivo su programmi,
piani di attuazione, progetti ed attività “.
Perchè la consulta sente di essere esclusa
dalla discussione? Perchè ha pareri da
fornire. Quali?
SECONDO NOI. Il primo problema è,
secondo i componenti della consulta, la
mediazione tra i diritti di chi usufruisce i
servizi con quelli di chi li fornisce. Anziani,
bambini e malati da un lato, e lavoratori
dall’altro. Come fare? Con un “censimento
dei bisogni” e di chi è in grado di
soddisfarli, con un bando mediante il
quale l’amministrazione possa accreditare
le accreditare le cooperative iscritte
all’albo regionale per redigere il
documento. In base a questo, scrive un
documento presentato dalla consulta,
L’assessore ai Servizi sociali Nino Mantineo
centonove pagina 18
“l’amministrazione dovrebbe consegnare
all'utente-beneficiario individuato,
mensilmente o comunque periodicamente,
un “voucher” che potrà utilizzare
rivolgendosi direttamente, a sua libera
scelta, ad una delle Cooperative
accreditate”. Ed ecco l’inghippo.
VOUCHER? MAI. A luglio, subito dopo
la consegna della delega ai Servizi sociali,
Nino Mantineo si era dichiarato
fermamente contrario alla pratica del
voucher. Una posizione che l’assessore
sembra avere mantenuto. “Ero e rimango
contrario non per linea ideologica, ma
perchè il voucher presuppone un valore
tale dei servizi che sia superiore ai valori
minimi, ad oggi a Messina ancora non
sufficientemente garantiti. La esaminerei
solo per ipotesi di servizi integrativi, non
essenziali. Quello che è mancato in questi
anni sono le fasi di verifica, controllo e
valutazione. La delibera criticata legava le
proroghe alla continuità, ma si indicava il
periodo solo in attesa dei bandi di gara,
che intervenissero nel segno del
rinnovamento. Anzi - prosegue - che
un’associazione seria come
CittadinanzAttiva ponga la questione in
maniera quasi ideologica mi stupisce”.
...ED I LAVORATORI. Trovata la
soluzione dal punto di vista dei servizi resi,
tocca ai lavoratori, altro punto debole, fino
ad oggi, della catena. Il documento della
consulta obbliga l’amministrazione a
“impiegare l’eventuale personale in
esubero e possibilmente altro ancora, con
particolare attenzione per i giovani,
utilizzando al meglio il notevole risparmio
che si determinerà, in termini economici,
realizzando dormitori pubblici per i senza
fissa dimora, mense per gli indigenti, da
non lasciare in esclusiva alla benemerita
carità privata”. Altrimenti? Potrebbe
arrivare la scure da parte della Corte dei
24 Gennaio 2014
sicilia
conti.
LA CORTE DEI CONTI BASTONA. Già
in passato, i magistrati contabili avevano
bacchettato sulle dita palazzo Zanca: “ per
danno erariale” dovuto a “ comportamenti
e scelte d’amministrazione non
giustificate, né fondate su un’attività
d’istruzione preliminare circa la misura di
congruità dei costi proporzionati agli
standard obbligatori per l’organizzazione
del sistema di prestazioni pubbliche. Infatti
il servizio è stato gestito in situazione
permanente di grave difformità per
eccesso di personale e di costi, dai criteri
dati con gli standards regionali di efficacia
obbligatoria e vincolata. Un “cazziatone”,
sostengono dalla consulta, provocato del
mancato obbligo di rispettare gli standard
organizzativi previsti della Regione
Siciliana e da l’altra normativa che regola
la materia”.
IN PRIMA PERSONA. Gli attacchi
all’amministrazione e a Mantineo, al quale
FRANCAVILLA
Assistenza domiciliare
«Non lasciateci soli»
L’ALLARME DEI PENSIONATI
RACCOLTO DALLA CISL DOPO
IL DRAMMATICO APPELLO
DI UN ANZIANO
I protagonisti di Cittadinanzattiva con le bandiere dell’associazione
in sostanza si rimprovera di non essere
disponibile al dialogo, sono stati portati da
Andrea Cucinotta, vice segretario
regionale vicario di CittadinanzAttiva, che
ha parlato in nome e per conto
dell’associazione nel corso dell’ultima
riunione della consulta comunale.
All’amministrazione non le ha mandate a
dire nemmeno l'Associazione cattolica
Scienza & Vita.
L’APPELLO. Lettera aperta della Consulta delle aggregazioni laicali
Parola d’ordine:
senza clientele
Si invoca una nuova stagione per Messina che rimetta
al primo posto la persona e non i favoritismi
DI
DINO CALDERONE*
Messina. Il settore dei servizi sociali è uno dei più
importanti a livello comunale, ma anche uno dei piu
discussi e fonte di polemiche interminabili anche perchè,
purtroppo, anziché mettere al centro dell'azione politica e
amministrativa la persona, rispettandone la dignità per
cercare di rispondere ai suoi bisogni, la preoccupazione
principale è stata quella di sfruttare questi bisogni per
soddisfare altri tipi di interessi, non sempre altrettanto
nobili e di alto profilo. Da molti anni, infatti, i servizi sociali
sono stati troppo spesso terreno di caccia di amministratori
senza scrupoli che, anziché preoccuparsi di soddisfare i
bisogni delle persone più deboli, hanno strumentalizzato le
richieste di aiuto e sostegno provenienti dalla società
messinese, per costituire gruppi di potere interessati
prevalentemente al raggiungimento del consenso
elettorale, con logiche di tipo puramente clientelare. Uscire
da questa palude di interessi opachi, non finalizzati certo al
bene comune, dove i diritti delle persone più fragili restano
sommersi e invisibili, sembra a molti messinesi desiderosi di
vivere in una città più giusta e solidale, impresa difficile,
quasi impossibile. D'altra parte, è anche vero che, mettere
al centro i bisogni della cittadinanza, non significa ignorare
o sottovalutare il futuro lavorativo di coloro che operano
nel settore da tempo, e che non possono essere in alcun
modo mortificati o abbandonati. E' possibile tenere
insieme, in maniera finalmente virtuosa, diritti delle
persone bisognose di attenzione e diritti di chi non vuole
perdere il posto di lavoro? La minore disponibilità
finanziaria se da un lato potrebbe indurre a dare risposte
negative, dall'altro dovrebbe spingere a cercare soluzioni
alternative e inedite, almeno per la nostra città, a partire
dal principio di sussidarietà, radicato nella cultura di
ispirazione cattolica, ma condivisibile da tutti quelli che
hanno a cuore il primato della persona umana. E' possibile
garantire il mantenimento dei livelli occupazionali, anche
attraverso lo studio e la progettazione di nuovi servizi, per
accompagnare le esigenze che emergono dal territorio.
L'attuale Amministrazione Comunale si è ripetutamente
impegnata a discutere con i cittadini, prima di prendere
decisioni che toccano i problemi più importanti della
collettività. La sensazione, sempre più diffusa, è invece
quella di chi dice che gli amministratori si confrontano, nel
migliore dei casi, solo dopo avere preso le decisioni,
vanificando in questo modo ogni possibile cambiamento o
correzione di “rotta”. Così facendo non solo cresce la
distanza fra cittadini e istituzioni, ma si rinuncia a qualsiasi
contributo proveniente dalla società civile, per dare vita e
forza a una nuova stagione delle politiche sociali nella
nostra città, che interrompa in maniera definitiva le vecchie
pratiche clientelari, causa di tanti sprechi e gravi disservizi.
Come cattolici messinesi non vogliamo fermarci, come
spesso accade a Messina, alla pura lamentela e alla
denuncia, ma offrire un contributo concreto e fattivo alla
città, attraverso alcune proposte operative che vogliamo
mettere in cantiere, e che comunicheremo nei prossimi
giorni in spirito di apertura e collaborazione con tutti i
messinesi disponibili (Amministratori e società civile).
* Segretario della Consulta
delle Aggregazioni laicali
centonove pagina 19
FRANCAVILLA DI CICILIA. “Non
lasciateci soli”. È il grido
d’allarme dei pensionati di
Francavilla di Sicilia raccolto
dalla FNP Cisl di Messina dopo il
drammatico appello di un
anziano che si è visto togliere
l’assistenza domiciliare perché
non è stato approvato il
bilancio 2013 del Comune. La
Federazione dei Pensionati
della Cisl ha scritto una lettera
aperta al sindaco di Francavilla
di Sicilia, Lino Monea,
chiedendo un incontro urgente
all’amministrazione in
concomitanza con il sit-in e il
volantinaggio che si terrà
domani, 22 gennaio, dalle ore
10, proprio davanti al Palazzo
Municipale di Francavilla.
“La solidarietà – scrivono Cisl e
Fnp Cisl - è anzitutto principio
sociale, non è un sentimento di
vaga compassione o di
superficiale intenerimento per i
mali di tante persone, vicine o
lontane. Al contrario, è la
determinazione ferma e
perseverante a impegnarsi per
il bene comune: ossia per il
bene di tutti e di ciascuno
perché tutti siano responsabili
di tutti. La situazione che si è
creata nell’assistenza agli
anziani del comune di
Francavilla è preoccupante. In
attesa del Commissario che sarà
inviato dalla Regione –
continuano ironicamente - tutto
è bloccato e pazienza se molti
soffriranno per la mancanza dei
servizi indispensabili, specie
alla persona”.
Il sindacato contesta lo scontro
di posizioni sui temi del
bilancio che ha comportato non
la sospensione dell’assistenza
domiciliare ma anche quella
probabile del rimborso agli
studenti che frequentano le
scuole superiori fuori sede e ha
già causato l'abolizione della
mensa scolastica.
24 Gennaio 2014
sicilia
RICONOSCIMENTI. A S. Piero Patti si premiano gli sportivi di Sicilia
Rally, tre vite in corsa
Le storie di Nicol, Valentina e Alessio, campioni della scuderia Sgb.
Ecco come si coniuga il lavoro alla passione per le quattro ruote
DI
Il pilota Nicol Ridolfo
ROSSANA FRANZONE
SAN PIERO PATTI. L’appuntamento è
fissato per sabato 25 gennaio, alle
15.30. Nell’Auditorium Comunale del
castello di San Piero Patti, in provincia
di Messina, si ritroveranno tutti i
migliori piloti, rallysti, slalomisti e
navigatori di tutta la Sicilia. Tutti
presenti per partecipare alla
premiazione del campionato sociale
della scuderia Sgb Rallye, una delle più
importanti realtà nel mondo
dell’automobilismo siciliano. Una
manifestazione che già nei numeri
promette di stupire. Saranno
consegnati 111 tra coppe e targhe. E
numerosi premi d’onore consegnati a
collaboratori della scuderia, a fotografi
Giuseppe Gulino, presidente della Sgb con il pilota Salvatore Calabrò
e giornalisti protagonisti del motor
sport in Sicilia. Ma nell’antico castello
nebroideo, sabato prossimo, si
intrecceranno le storie di piloti e
navigatori, veterani e giovanissimi, che
per dare sfogo a questa passione ogni
giorno affrontano tanti sacrifici. Il
primo pronto a raccontare la sua
avventura tra i motori è Nicol
Ridolfo, 36 anni, pilota dal 1999.
Comincia con la moto, poi i kart e
infine le quattro ruote. E ora con la sua
peugeot 106 Blu, navigato da Antonio
Tumeo, non ha nessuna intenzione di
smettere. Anche se le difficoltà sono
tante. «Prima fra tutte - confessa quelle economiche. Partecipare ad una
gara ha dei costi notevoli. Ma io ogni
volta mi diverto e non voglio
rinunciare». Nicol, vincitore del
campionato siciliano 2013, categoria
FA5, sorride sempre quando parla della
passione per i rally, nata grazie al
padre. Fa il parrucchiere, ha un negozio
a Capo d’Orlando dove custodisce 30
delle sue 92 coppe. «Lavoro tanto - dice
- soprattutto il sabato. E di sabato si
parte per le gare. E’ pesante conciliare
le due cose. Rimango in negozio fino
all’ultimo minuto poi, per due giorni,
sono solo un pilota. «Devo essere grato
- conclude Nicol - alla Sgb. La mia
scuderia che ha sempre creduto in me».
Nicol gareggia sostenuto dalle sue due
principali fans: la moglie e la mamma.
Nel corso della manifestazione del 25
gennaio verranno premiati i vincitori
delle categorie rally, slalom, navigatori,
junior e femminile. Verranno assegnati
il premio pilota più spettacolare,
miglior esordiente e il trofeo in
memoria di Agostino Biondo, fondatore
e vicepresidente della scuderia,
scomparso nel luglio scorso. Inoltre
saranno consegnati premi a tutti i piloti
Mauro Gulino, direttore sportivo Sgb
INIZIATIVE
Al via il corso navigatori 2014
San Piero Patti. Un corso che ha come obiettivo primario quello di formare nuove figure
professionali dando tutte le basi conoscitive necessarie per un perfetto esordio
agonistico. Ma rivolto anche a chi ha già intrapreso questa avventura sportiva e vuole
perfezionare il suo ruolo. Le lezioni si svolgeranno a San Piero Patti il 26 e il 27 aprile e
saranno tenute da navigatori di alto livello. Durante gli incontri si parlerà anche di
aspetti tecnici come le preparazioni delle auto da competizione e ci sarà una parte
affidata a responsabili della Federazione Italiana Cronometristi che daranno le direttive
giuste per i controlli orari. Il corso è stato organizzato dalla scuderia Sgb e grazie
alla collaborazione con Aci Messina, con la Delegazione Regionale CSAI, con il
comune di San Piero Patti e con la partnership esclusiva di OMP, Performance Five
Italia e della rivista Tuttorally.
centonove pagina 20
24 Gennaio 2014
sicilia
Valentina Russo
Alessio Pandolfino
La Peugeot 207 di Alfonso Di Benedetto e Valentina Russo a Sperlonga
e navigatori che hanno preso parte ad
almeno due gare, vestendo i colori
della scuderia siciliana. Oltre 70
persone, tra cui anche 11 donne. E
proprio tra le donne vincitrice della
classifica femminile c’è Valentina
Russo. Psicologa, 31 anni, vive a
Canicattì in provincia di Agrigento.
Navigatrice per passione. E per amore.
Per dodici anni, Valentina, ha seguito in
ogni gara il suo fidanzato Fofò Di
Benedetto, pilota siciliano tra i più
spettacolari e vincenti dell’isola. «Poi racconta - quattro anni fa ho deciso di
correre al suo fianco. E’ stata una sua
proposta che ho subito preso in
considerazione. Ma è stata anche una
scommessa. Correre a certi livelli, nella
Super2000, è una gran bella
responsabilità». Presa la licenza, il
debutto di Valentina è stato subito
segnato da una vittoria. La prima di
tante. «Certo - continua - i sacrifici sono
notevoli. Giornate intere passate per la
preparazione e lo studio delle note. Il
caldo, il freddo. Ma altrettanto sono le
soddisfazioni». E poi gli impegni
centonove pagina 21
lavorativi. «Per fortuna ho sempre
avuto dei datori di lavoro molto
comprensivi». Anche Valentina vuole
ringraziare il team della scuderia
nebroidea. «Ci supportano in tutto.
Mauro Gulino, per esempio, il nostro
direttore sportivo, è precisissimo. Riesce
anche da lontano a farci avere i tempi
delle prove in tempo reale facilitando il
nostro lavoro». Ogni anno sempre più
volti nuovi vogliono accostare il loro
nome a quello della Sgb Rallye. Nel
2013 ben 181 tra piloti e navigatori
hanno partecipato ad almeno una gara
vestendo i colori della scuderia di San
Piero Patti. «Il nostro intento - precisa
Giuseppe Gulino, presidente della
Sgb - è rendere migliore l’ambiente
dello sport automobilistico. Puntando
soprattutto su nuovi progetti. Proprio
per questo nasce la nostra Scuola Rally
e il corso di perfezionamento per
Navigatori». Iniziativa che verrà avviata
il prossimo aprile. Tra i giovanissimi,
invece, c’è Alessio Pandolfino,
vincitore nel 2013 del Campionato
Siciliano della categoria Racing Start.
Ventisei anni, idraulico, corre dal 2009.
La passione per le quattro ruote è stata
trasmessa dal padre, anche lui pilota.
Per trent’anni. «Il rally – dice Alessio – è
uno sport affascinante ma costoso. E
qui in Sicilia è difficile trovare gli
sponsor. Non nascondo che spesso
lavoro solo per pagarmi le spese di una
gara».
24 Gennaio 2014
17 Gennaio 2014
sicilia
LETOJANNI. Il ricercatore Filippo interdonato ricorda l’amico Luigi Michaud, morto in Antartide
Il mio amico Lulo
Lo studioso messinese ha avuto un malore durante una immersione. «Era un vulcano d’idee,
da suo alunno siamo diventati come fratelli». I ricordi del viaggio in Francia. A ritmo di rock
DI
ENRICO SCANDURRA
LETOJANNI. «Detestava
decisamente la routine.
Voleva vedere, fare e
pensare cose nuove.
Scalata una montagna,
pensava subito alla
prossima. Era il nostro
“vichingo antartico con
gli occhi da bambino”».
Sin dalle prime parole,
un po’ strozzate dal
dolore per una perdita
troppo importante,
Filippo Interdonato,
ventinovenne
ricercatore letojannese
del Dipartimento di
Scienze Biologiche ed
Ambientali
dell’Università di
Messina, traccia
inconfondibilmente il
volto, le abitudini e la
grande umanità che
contraddistinguevano
Luigi Michaud. Il
39enne ricercatore
messinese morto
durante una missione di
ricerca Enea in
Antartide. Michaud era
impegnato in
immersioni nella Baia
Da sinistra Luigi Michaud e Filippo Interdonato
di Terra Nova proprio
accanto la base italiana Mario
sin dai primi giorni; ed è lui, al
Zucchelli quando ha accusato un
telefono, ad aprirsi, a parlare di
malore. Nonostante gli immediati
soccorsi e la rianimazione non è stato Luigi, nonostante la tanta amarezza.
L’amarezza di chi ha perso per
possibile evitare la tragedia. Michaud
sempre un fratello. «Avevamo tanti
era legato da una profonda amicizia
progetti in comune - spiega
con Filippo Interdonato, che ha
Interdonato -. Io mi trovo a Livorno
cresciuto come un fratello minore (è
ed ho appreso la notizia dalla mia
stato prima suo studente poi collega)
ragazza, ma presto ci saremmo
rincontrati per abbracciarci e fare
quello che amavamo e da tanto
tempo ci eravamo prefissati. Tra
queste le famose discese sottacqua.
Un lavoro intenso, fatto di grande
determinazione e voglia di stupire.
Qualcosa che non si potrebbe
ZOOM
Vado a studiare e poi torno
DECINE DI DOCENTI DELL’UNIVERSITÀ DI MESSINA IMPEGNATI NEI 5 CONTINENTI
DAL NORTH CAROLINA al Polo Nord passando per l’Europa. Sono decine i ricercatori
Luigi MIchaud
dell’Università di Messina, impegnati in ricerche scientifiche fuori dai confini
nazionali. Luigi Michaud si trovava in Antartide, un luogo suggestivo e poco
usuale, ma tanti altri colleghi si muovono in ambiti più “consueti” grazie a
convenzioni tra l’Ateneo e strutture sparse nel mondo. Con tante soddisfazioni.
L’ultimo premio lo ha ricevuto in questi giorni Achille Mileto, medico in formazione
al V anno in Radiodiagnostica, attualemente Research Associate alla Duke
University (Durham, North Carolina). Ha vinto il “Rsna Trainee Research Prize
2013”, conferitogli dalla Società Radiologica del Nord America (RSNA) durante il
99° Meeting Annuale della stessa Società Scientifica, svoltosi a Chicago. Il premio è
assegnato per la migliore ricerca dell’anno in ambito di imaging genitourinario.
centonove pagina 22
spiegare in due parole. Luigi era così.
Un autentico vulcano di idee e
sempre pronto a superare gli ostacoli
che gli si ponevano davanti
continuamente. Mi manca già tanto».
Poi parla degli inizi, delle loro prime
esperienze lavorative, sempre
costruttive e davvero interessanti.
«Mi ha insegnato tutto lui - sostiene . Ricordo che ci conoscemmo tra la
fine del 2005 e l’inizio del 2006. Io
ancora frequentavo la Facoltà e lui,
da lì a poco, sarebbe diventato il mio
tutor universitario. Una persona
fantastica. Sin dall’inizio mi mise a
mio agio. Talmente tanto che
diventammo subito amici. Strana
cosa tra uno studente ed un
professore. Ma Luigi, anzi ‘Lulo’, era
diverso da tutti». Il suo profilo
Facebook è ancora aperto ma
nessuno ha osato scrivere qualcosa.
Lui non c’è più ma è come se vivesse
ancora, almeno per i molti amici che
lo attorniavano nei momenti più
difficili. Filippo, infatti, non si è dato
per vinto e continua a scrivere dei
suoi progetti, degli esami passati in
modo eccellente. Per lui è come se
ancora fosse lì accanto, a
consigliarlo, a dargli man forte. «Per
me lui non è morto - afferma
convinto -. Io voglio solo che
qualcuno mi dica il perché di tutto
questo. Perché proprio lui?». È
amareggiato il giovane ricercatore. E
lo è ancora di più quando rammenta
del suo soggiorno in Francia.
«Ricordo anche i momenti in cui
litigavamo - aggiunge, stavolta
sorridendo -. Erano discussioni
costruttive, però. Lui sapeva portarmi
sulla retta via. Mi aiutava in ogni
cosa, ma il suo carattere gli impediva
a volte di complimentarsi con me per
la riuscita in qualche compito o per il
passaggio di un esame difficile, come
con tutti, d’altronde. Anche nella mia
tesi di dottorato c’è qualcosa di suo».
Un ‘orso buono’, dunque, che
“allevava” con grande generosità e
acume. «Non potrò mai dimenticare
le bellissime esperienze che facemmo
assieme in Francia - continua poi -. Si
trattava di campionamenti che, in
totale, duravano la bellezza di 24
ore. Non dormivamo per delle
giornate intere. Sembravano non
finissero mai, ma mi entusiasmavano
tantissimo». Di campionamenti durati
un’eternità ce ne furono parecchi. Ma
uno in particolare è rimasto nella
mente di Filippo. «Un giorno entrò
nel laboratorio, che nel frattempo era
stato ribattezzato con il nome di
‘tonji patonji’. Salì sul bancone e
cominciò a ballare a ritmo delle sue
canzoni rock - conclude ridendo -. E
poi non dimenticherò mai il suo
sorriso. Era un grande. Tutto qui. Il
mio sogno nel cassetto? Diventare un
giorno come lui. Sono sicuro che ne
sarebbe fiero».
24 Gennaio 2014
sicilia
Tommaso Currò
Il promontorio di Milazzo dove sorgerà l’Area Marina Protetta (Foto Geo Special - Facebook)
MILAZZO. Sarà l’ispra a studiare i fondali per definire l’istituzione dell’area marina protetta
Riserva, punto e a Capo
Grazie ad un accordo bipartisan tra gli onorevoli Tommaso Currò e Stefania Prestigiacomo
a disposizione 750 mila euro per i prossimi due anni. Ma ora c’è tensione per regole e divieti
DI
GIANFRANCO CUSUMANO
MILAZZO. Sarà l’Ispra a studiare i
fondali di Capo Milazzo per definire
le ultime pratiche necessarie ad
istituire la Riserva marina di Capo
Milazzo. Il Ministero dell’Ambiente
darà l’incarico il prossimo mese. Una
rivoluzione copernicana per la
penisola mamertina che finalmente
potrà valorizzare il suo bene più
prezioso (Milazzo è bagnata dal mare
sia a Levante che a Ponente). La
Commissione bilancio della Camera
dei deputati ha approvato
l’Istituzione dell’area marina protetta
di Milazzo grazie ad un accordo
bipartisan tra l’onorevole mamertino
Tommaso Currò, esponente dei 5
Stelle che ha promosso
l’emendamento, e l’ex ministro
all’Ambiente Stefania Prestigiacomo.
L’istituzione, così, è stata inserita
nella Legge di stabilità con tanto di
copertura finanziaria: 750 mila euro
per affrontare i primi due anni (250
mila per il 2014 e 500 mila per il
2015). Tecnicamente Milazzo è stata
inserita tra le aree marine di
reperimento la cui conservazione
avviene attraverso l'istituzione di aree
protette. Ma ora cominciano i primi
dibattiti su come gestire questa
rivoluzione. Area Marina protetta
significa da un lato la tutela del
territorio ed un richiamo turistico,
ma dall’altro potrebbe anche
significare divieti.
Se correttamente gestita l'area marina
protetta potrebbe contribuire al
mantenimento dell'equilibrio e della
produttività dell'ecosistema marino,
difendere habitat critici, preservare la
biodiversità, e contribuire anche
all'uso sostenibile delle zone costiere
utilizzando gli ecosistemi e le loro
risorse biologiche in maniera
razionale, limitandosi a prelevare una
parte della produzione, lasciando
integra un'adeguata quantità di
individui in grado di riprodursi e
moltiplicarsi. L’area è stata istituita
anche grazie ad un iter avviato nel
corso degli anni con tanto di
protocolli già sottoscritti da Comune
e privati (associazioni, cooperative di
pescatori). A portare avanti dal 2009
il progetto dell’area marina protetta a
Capo Milazzo è stato il movimento
Amp presieduto dal biologo
Gianfranco Scotti. Qualche settimana
fa si è tenuto un primo tavolo
tecnico, ma le polemiche non sono
mancate. Ad essere stata esclusa è
stata l’associazione "Il Promontorio”,
nata nel 1995 «per promuovere,
valorizzare e custodire, la cultura, le
tradizioni e il territorio di Capo
Milazzo». «A nome dei "Capiciani" -
srive il presidente Francesco Currò non abbiamo intenzione di farci
"imporre" nessuno stato di fatto, ma
che l'interesse di una buona riuscita
dell'area marina protetta a Capo
Milazzo è principalmente di chi vi
abita da una vita e di chi impegna i
propri sforzi per proteggere questo
territorio da sempre. Per evitare
stupide incomprensioni rinnovo la
disponibilità a partecipare a futuri
laboratori o dibattiti». Secondo gli
organizzatori, comunque, non vi
sarebbe stato alcuna esclusione
preconcetta. Infatti a sedere
ufficialmente al tavolo sarebbero stati
solo i rappresentanti degli enti e
associazioni che hanno sottoscritto il
protocollo con cui si chiedeva
l'istituzione dell'area marina
(dall'Amp, all'associazione dei
pescatori di Vaccarella passando per
Comune e Capitaneria di Porto).
L’area Marina sarà suddivisa in tre
zona (A, B, C). La zona A è quella
della riserva integrale. Saranno
consentiti esclusivamente la ricerca
scientifica, balneazione, visite guidate
subacquee e navigazione a remi o a
vela. Nella B ci sarà la riserva
generale: navigazione a velocità
controllata, piccola pesca
professionale dei residenti, attività
subacquee. Infine la zona C, quella
della riserva parziale: Balneazione
libera, accesso libero, pesca sportiva.
AL VERDE
Il boschetto dell’Ancora fa 22
L’AREA DI PONENTE CURATA DA LEGAMBIENTE CUSTODISCE PIANTE RARE
MILAZZO. Il Boschetto dell'Ancora compie 22 anni. La ricorrenza è stata celebrata
con una breve visita dell'area verde, con la benedizione del francescano Padre
Paolino Saja della Parrocchia di San Papino e del professore Alessandro Crisafulli
dell'Orto botanico di Messina che ha tenuta una breve lezione "a cielo aperto".
Presenti l'Assessore all'Ambiente del Comune di Milazzo Salvatore Gitto, l'Assessore
all'Ambiente del Comune di Torregrotta Santino Archimede, gli Scouts di Milazzo,
l'Associazione il Promontorio di Capo Milazzo, l'Associazione Tono Sole Mare,
Carmelo Ceraolo della Legambiente del Longano, i cittadini volontari e amici e soci
di Legambiente del Tirreno. Crisafulli ha sottolineato che il boschetto è "...un'area
naturalistica preziosa del litorale tirrenico, unica nel suo genere con piante molto
rare", ed è un utile laboratorio periferico per lo stesso Ortobotanico”.
centonove pagina 23
Il boschetto dell’Ancora
24 Gennaio 2014
sicilia
MESSINA. Il Governo regionale revoca l’incarico di commissario a Manlio Magistri. Che avvia una battaglia legale
«Sull’Asp non metterò una Crocetta»
«L’accorpamento dei punti nascita di Barcellona e Milazzo è stato voluto dall’assessore alla Sanità, io
ero contrario». Ecco tutta la verità del “padre padrone” della sanità messinese. Da Borsellino a Collica
DI
GIANFRANCO CUSUMANO
MESSINA. «Dopo avere saputo dai
giornali on line che sarei stato rimosso da
commissario dell’Asp di Messina mi hanno
chiamato a Palermo proponendomi una
direzione sanitaria in cambio delle
dimissioni. Al mio rifiuto si sono scagliati
contro». Eccolo qui Manlio Magistri, 64
anni, quello che è stato definito il “padre
padrone” della sanità in riva allo Stretto.
Colui che avrebbe promosso la compagna
a direttore dell’ospedale di Milazzo, il
manager che ha chiuso i punti nascita di
Mistretta e Barcellona facendo scendere in
piazza migliaia di cittadini. Un ritratto a
cui ha contribuito con vigorose pennellate
a tinte forti il presidente della Regione
Rosario Crocetta, ma che Magistri, con un
passato di sindacalista nella Cisl-Medici,
non intende accettare.
Oggi il manager milazzese non ha la solita
sigaretta con cui viene ritratto sui giornali.
Tra le dita stringe il decreto assessoriale
con cui si revoca l’incarico ai vertici
dell’Asp che ricopriva dal luglio 2012. Si
tratta di una copia. L’originale si trova sulla
scrivania dei sui avvocati, ben cinque, che
stanno curando il ricorso e la tutela da
eventuali diffamazioni.
Dottore Magistri come si sente nei
panni del “padre padrone” della
sanità messinese?
«Non ho fatto altro che seguire passo passo
le indicazioni che giungevano
dall’assessorato alla Salute. Non ho fatto
nulla che non fosse previsto dal piano
regionale o sollecitato con atti scritti
dall’assessore Lucia Borsellino».
Veramente è stato rimosso per il
motivo opposto...
«Crocetta ha rilasciato dichiarazioni
gravissime sul mio conto. Sono sconcertato
non solo perché ho appreso della
rimozione dai giornali con inaudita
violenza verbale, ma anche per le
motivazioni. Si tratta di una guerra di
nervi che va avanti da mesi. Nonostante in
materia sanitaria sia il manager più
titolato della Sicilia, sono stato escluso da
questa fantomatica graduatoria dei
manager e costretto a fare un accesso agli
atti per capirne il motivo: il curriculum è
stato valutato con 36 punti su 40; il test
pisicologico l’ho superato brillantemente.
C’è scritto che il mio profilo ha una
“eccellente corrispondenza al ruolo di
dirigente d’azienda”. Quello che non si
riesce a trovare è l’esito dei colloqui.
Manlio Magistri
Nonostante una formale richiesta,
all’assessorato hanno risposto che non è in
loro possesso. La cosa assurda è che ha
risposto così anche la commissione
d’esame. Per venirne a capo presenterò
una denuncia».
Ma visti che i rapporti non erano
idilliaci perchè sostiene di essere
sorpreso dalla revoca?
«Venerdì 17 gennaio, il giorno prima
dell’attacco mediatico, mi avevano
convocato a Palermo per discutere di rete
ospedaliera».
Si è dato una spiegazione?
«Sempre venerdì, alle 14,30, è stato
pubblicato sul sito del Tar di Catania
l’ordinanza con cui si accoglieva il ricorso
del comune di Barcellona e si sospendeva
la chiusura del punto nascita.
Improvvisamente si è trattata di una mia
sconfitta, come se avessi scelto io di
prendere questo provvedimento».
E di chi è la colpa?
«Esiste una fitta corrispondenza con
l’assessorato alla Salute, a partire dal
marzo 2013, nella quale mi si chiede di
fare al più presto l’accorpamento dei punti
nascita tra Barcellona e Milazzo nella
struttura con i maggiori requisiti di
sicurezza. E’ stata scelta Milazzo perchè c’è
la Rianimazione. Ho risposto che avrei
proceduto, sottolineando però, di tenere
presente che sarebbero potuti nascere
problemi politici e sociali. Nel corso dei
mesi si sono tenute riunioni tra il
sottoscritto, i sindaci del comprensorio e
l’assessore Borsellino che ha spiegato le
ragioni di questo provvedimento. Tutti
erano a conoscenza dello spostamento
(alla fine concordando). Il sindaco di
Barcellona, Maria Teresa Collica, era
preoccupata su come fornire questo tipo di
comunicazione ai cittadini.
Ricordo ancora un pranzo a Milazzo sia
con la Collica che con la Borsellino.
Abbiamo concordato i tempi della chiusura
e poi visitato il punto nascita di Milazzo.
Le cose sono due: o io sono pazzo o
l’assessore Borsellino è politicamente un
fuscello nelle mani di Crocetta.
Naturalmente posso dimostrare con atti
che mi sono opposto anche alla chiusura di
Mistretta».
Qualcuno ha malignato che Milazzo
è stata favorita perchè a dirigere la
struttura è la sua compagna, la
dottoressa Licia Emanuele.
«Al contrario di quello che dicono i miei
detrattori lei ricopre la carica di “direttore
di struttura complessa” e la “direzione
medica di presidio” in quanto ha vinto una
selezione pubblica quando al mio posto
sedeva Francesco Poli. Doveva andare a
Taormina al posto del dottore Sirna, ma
non era gradita a Poli (tutti ricordano che
Taormina veniva ritenuto il suo feudo). Nel
2012, prima del mio arrivo, fu spostata a
Milazzo».
E’ stato accusato di avere
consentito anche una prescrizione
abnorme di farmacia ai medici di
base...
«Fino a prova contraria ho subito
l’occupazione degli uffici da parte di 300
medici di base perché inviato “stigghiole”
con richieste di risarcimento fino a 60 mila
euro».
Molti si chiedono come mai la sua
revoca è stata ufficializzata solo tre
giorni dopo l’annuncio.
«Come ho detto, ero stato convocato a
Palermo per lunedì 21 gennaio. Un alto
dirigente con potere decisionale mi ha
chiesto - davanti a testimoni - di
dimettermi in cambio di una futura
direzione sanitaria. Ho declinato l’invito».
Conosce il suo successore,
Giovanni Migliore?
«No. So solo che fino alla settimana scorsa
era responsabile del Centro unico di
prenotazione delle visite dell’Asp di
Palermo».
LA SVOLTA
«Mi occuperò di politica: farò il sindaco di Milazzo»
MILAZZO. Il futuro di Manlio Magistri potrebbe passare dal palazzo municipale di
Milazzo. L’ex commissario dell’Asp starebbe pensando al ritorno alla politica attiva
delegata negli ultimi anni al figlio Simone. Ricominciando dal comune di Milazzo. Il
prosismo anno, infatti, gli elettori ritorneranno alle urne per rieleggere
l’amministrazione comunale. «Può darsi che Crocetta andrà via e io avendo tutte le
carte in regola potrei ritornare ad occupare ruoli manageriali nella Sanità - dice il
medico - non nascondo, però, che è da un po’ di tempo che un pensierino sulla
sindacatura a sindaco di Milazzo ce la faccio. D’Altronde tutti questi problemi li ho
avuti per avere valorizzato l’ospedale del comune». Magistri negli anni (o direttamente
o tramite il figlio) ha spaziato da An del senatore Mimo Nania al Mpa di Raffaele
Lombardo. «La candidatura la farei lontana dai partiti», precisa.
centonove pagina 24
24 Gennaio 2014
economia
FALLIMENTI. Resta nel limbo la società che la Regione ha rilevato da Invitalia nazionale. E che ora viaggia sottotono
Tu chiamala se puoi Sviluppo Italia
Dovrebbe promuovere gli investimenti, ma da marzo non avrà nemmeno i fondi per pagare stipendi ai settanta dipendenti.
Nessuna risposta dal ministero alle richieste del manager Paradiso. Desolatamento vuoto anche l’incubatore di Messina
ZOOM
Aziende in rosa, arriva
il fondo speciale
NUOVA SEZIONE DEL MINISTERO
DEL LAVORO. FINO A 300 MILIONI
DI CREDITO AGEVOLATO
L’incubatore di Sviluppo Italia Sicilia in contrada Papardo a Messina
PALERMO. Resta nel limbo l’attività
di Sviluppo Italia Sicilia, la società
che la Regione ha rilevato da Invitalia
nazionale, e che ora viaggia
sottotono. C’è il rischio accertato che
per la società regionale di
promozione degli investimenti, di cui
è direttore generale il manager
Vincenzo Paradiso
orginario di Castell’Umberto Vincenzo
Paradiso, a fine marzo mancheranno
anche i fondi per pagare stipendi ai
settanta dipendenti. L’ultima
riunione, martedì scorso, cui il
governo ha mandato in
rappresentanza il capo di gabinetto
Gianni Silvia, non ha dato risposte sul
piano dell’operatività, richiesta da
Paradiso.
Trasferita nella sede dell’Irfis,
Sviluppo Italia Sicilia, che insieme a
Sicilia e-Servizi, per la telematica.
Siciliacque, per la rete idrica,
Riscossione Sicilia, per i tributi Spi,
società per la gestione del
patrimonio, è una delle società
superstite del piano di raccordo tra le
partecipate, che dovrebbe occuparsi
di assistenza tecnica per i progetti
europei, attrazione degli investimenti
dall’estero, promozione di
imprenditoria giovanile, spin-off
aziendali in aree di crisi, incubatori di
imprese.
Restano desolatamente vuote tante
delle iniziative intraprese, tra queste
l’incubatore di Contrada Papardo, in
un padiglione dell’Università, a
Messina che non ospita una sola
sturt-up e la società strumentale si
limita oggi a dare il supporto a
qualche assessorato per programmi di
sostegno alle rendicontazioni e a fare
da “cuscinetto” a Invitalia nazionale,
che gira l’operatività di alcune
iniziative alle società “sorelle” delle
regioni, senza riconoscere fondi per le
attività promosse in raccordo.
Da Sviluppo Italia Sicilia dovrebbero
essere gestiti i fondi della legge 28
febbraio 2008 n. 31 che all’art.28
destinava quasi un miliardo di euro
per tutte le attività di promozione
imprenditoriale. A battere i pugni sul
tavolo per la richiesta dei fondi,
finora. È stato per la Puglia il
governatore Nichi Vendola, che poi li
ha ottenuto. IL ministro della
coesione territoriale, il siracusano
Trigilia, ora ha promesso un
intervento per rimodulare i fondi che
finora alcune Regioni, come la Sicilia,
non hanno richiesto. Secondo le
previsioni all’Isola dovrebbero essere
assegnati duecento milioni di euro,
sui quali Sviluppo Italia dovrebbe
svolgere i piani di azione territoriale.
centonove pagina 25
Le imprese “in rosa” italiane
hanno un nuovo alleato: si chiama
“Sezione speciale” del Fondo di
garanzia per le Pmi e mette sul
piatto 300 milioni di euro di
credito garantito agevolato, a
sostegno dell’imprenditoria
femminile. Lo strumento si
appoggia ad una dote di 20
milioni di euro, di cui dieci messi a
disposizione dal dipartimento per
le Pari opportunità del ministero
del Lavoro e altri dieci come
effetto della compartecipazione
del Fondo.
L’obiettivo è chiaro: grazie alle
condizioni particolari della
“Sezione speciale”, le Pmi
femminili potranno presentarsi a
istituti di credito e confidi con la
forza di una “garanzia pubblica”
fornita dallo Stato, in sostituzione
delle garanzie “standard” di solito
richieste per ottenere un
finanziamento. E potranno quindi
essere agevolate nell’ottenere
ulteriori finanziamenti per la
crescita e lo sviluppo. Non a caso,
la metà della dotazione di questa
nuova“Sezione speciale” del
Fondo è riservata alle nuove
imprese, ovvero alle “start up”.
Tra le condizioni vantaggiose
offerte per la concessione della
garanzia c’è l’opportunità di
prenotare direttamente la
garanzia, nonché la priorità di
istruttoria e di delibera, l'esenzione
dal versamento della commissione
una tantum al Fondo e la copertura
della garanzia fino all'80% sulla
maggior parte delle operazioni.
Ne possono beneficiare micro,
piccole e medie imprese a
“maggioranza rosa”, ovvero:
società cooperative o di persone
costituite in misura non inferiore al
60% da donne; società di capitali
dove almeno i due terzi delle quote
di partecipazione e degli organi di
amministrazione siano riferiti a
donne; imprese individuali a
gestione femminile.
24 Gennaio 2014
economia
Il mitico marchio di Caffè Barbera
UOMINI&BUSINESS. Storia dello stabilimento nato con i garibaldini
Barbera, un caffè lungo 144 anni
Fondata da un giovane piemontese folgorato dallo Stretto, l’azienda vince la prima scommessa nel ‘43
quando esce dai confini dell’isola. Oggi la quinta generazione regala un aroma destinato a durare
DI
VINCENZO LOMBARDO
Messina. Nel 1870 tra i
mille al seguito di
Giuseppe Garibaldi c’è
un giovane piemontese,
Domenico Barbera, che al termine
della spedizione patriottica, rimasto
incantato dalla vista dello splendore
dell’istmo di Capo Peloro che si staglia
sulle ripide coste sicule e calabre, tra
una successione maestosa di colline
che arrivano rapidamente in quota e in
un mare interno profondo,
perennemente agitato, che cambia dal
blu di Prussia al viola, e con sullo
sfondo la magnificante prospettiva
dell’Etna , decide di rimanervi in
pianta stabile.
Nella sua terra di origine lavorava
come operaio in una piccola
torrefazione. Sulla scorta di quella
esperienza impianta una minuscola
analoga attività: con l'ausilio di un’
apposita rudimentale macchina
tostatrice (tutt`oggi visibile presso il
piccolo museo dello stabilimento),
posta sulla brace, e attivata a mano
inizia ad abbrustolire i semi di alcune
specie di piccoli alberi tropicali
appartenenti al genere Coffea. Nasce
così quello sbalorditivo granello scuro,
preziosa materia prima, dal quale
ricava un’ aromatica bevanda nera,
destinata a divenire la immancabile
compagna delle nostre pause
quotidiane. Neanche la morte del suo
fondatore, sopraggiunta nel 1903, e le
devastanti conseguenze del terremoto
del 1908, nel quale perde la vita uno
dei suoi due fratelli sono riuscite a
spegnere le insegne del Caffè Barbera.
Al figlio Antonio si deve la
ricostruzione dell’azienda postterremoto, nonché la sua
trasformazione in impresa industriale.
La terza generazione, rappresentata
dal figlio Domenico, a dispetto del
detto “ la prima generazione crea, la
seconda amplia e la terza distrugge” ,
vince nel 1943, in piena seconda
guerra mondiale, una scommessa
impossibile: sviluppare l’azienda oltre i
confini della Sicilia. Prima stazione di
crescita: Napoli, la patria della
tazzunella e cafè. Otto anni dopo
costruisce nel profondo nord, a Milano,
un altro importante stabilimento in
linea con i più avanzati standard di
qualità e ottimizzazione delle
lavorazioni. Nel 1970, alla morte di
Domenico, nipote del fondatore, entra
in campo la quarta generazione con il
figlio Vittorio, il quale trasforma,
anche sotto il profilo dell’assetto
societario, l’azienda a conduzione
familiare in una società per azioni:
Barbera 1870 Spa. Nel 2001 scompare
Vittorio e il testimone è raccolto dalla
quinta generazione rappresentata dai
suoi figli Antonio, Presidente e
Amministratore Delegato, e Francesco,
Consigliere e Amministratore Delegato
del Consiglio di Amministrazione.
Oggi l’azienda ha un capitale sociale di
1.500.000 euro, suddiviso al 50% tra i
due fratelli ed è articolata in un
gruppo societario e impiega circa 30
addetti. Attraverso la BHC – S.r.l., il
gruppo, gestisce le attività di
locazione immobiliare di beni propri o
in leasing, e con la Finhoreca Spa le
attività creditizie rivolte alla
erogazione di finanziamenti , destinati
all’impianto dei macchinari e
all’acquisto della materia prima, in
favore dei gestori di bar e di altri
esercizi commerciali. Il fatturato delle
due società di servizio è modesto
rispetto a quello della capogruppo. La
Barbera 1870 SpA, infatti, ha
fatturato nel 2011 ben 8.463.000 euro
e confermato nell’anno successivo una
centonove pagina 26
LA SCHEDA
RATING ECONOMICO
SOCIALE (0 a 10): 5
- Storia ultracentenaria :10
- Andamento economico: 8
- Rapporto
Occupazione/Territorio
Partner di Iniziative
Sociali: 2
- Sponsor Attività Sportive:
N.C.
[email protected]
performance di 8.760.000 euro. Il
margine operativo lordo del 2011 si è
attestato a 566mila euro e nel 2012 è
stato incrementato a 702mila euro. In
leggera crescita gli utili di gestione:
151mila euro nel 2011 e 191mila euro
nel 2012. Aumentate le tasse pagate
all’erario dai 156mila euro del 2011 ai
164mila euro del 2012. Stabile è il
valore del Patrimonio Netto :
5.529.000 euro. L’indebitamento
finanziario, di 1.227.000 mila euro, è
molto basso rispetto ai volumi lavorati,
il che significa che l’azienda ha pure un
elevato cash flou, circa 750mila euro.
Va da sé che il rapporto Indebitamento
Finanziario/Patrimonio Netto è molto
contenuto, 0,22%, e l’incidenza del
peso del debito sul patrimonio è quasi
insignificante. L’andamento economico
dell’azienda è confortante e ci fa ben
sperare per il futuro. Nella tazza del
caffè dei messinesi l’aroma del Caffè
Barbera è destinato a durare per
almeno un altro centenario.
24 Gennaio 2014
economia
OCCORRE SAPERE
ECOAMBIENTE. Entra nel vivo l’organizzazione della grande mostra universale a Milano
Agroalimentare, pronti per l’Expo
Il capoluogo lombardo sarà la capitale mondiale del cibo e delle tematiche legate allo sviluppo
sostenibile. Dieci le aziende di Messina che competono. La selezione della Camera di Commercio
MESSINA. Entra nel vivo
l’organizzazione dell’Expo Milano, la
grande mostra universale puntata
sull’agroalimentare che farà del
capoluogo lombardo la capitale
mondiale del cibo e di tutte le tematiche
legate allo sviluppo dell’ecoambiente e
della sostenibilità. Da lunedì 20 partirà
alla Camera di Commercio di Messina,
sotto il coordinamento del commissario
ad acta Franco De Francesco, la
selezione delle prime dieci aziende
messinesi che del settore agroalimentare
che saranno selezionate per partecipare
alla manifestazione, anche in vista
dell”Expo Day”, “un primo assaggio”
che si svolgerà a Milano dal 1 al 2
giugno. Scattano intanto tutte le
agevolazioni fiscali a sostegno della
manifestazione: l’agenzia delle entrate
ha già reso disponibile il modello per
l’esenzione Iva per gli acquisiti di beni e
servizi e per le importazioni effettuate
per l’Esposizione universale, per tutte le
fatture di importo superiore a trecento
euro.
L’Expo 2015 vedrà la partecipazione di
141 nazioni, più tre organizzazioni
David, il capolavoro di Michelangelo, sarà il simbolo del padiglione Italia
internazionali: Onu, Cern e
Commissione Europea.
Nerl’ultima edizione c’erano più di
duemila persone, tra cui 40 Capi di
Stato e di Governo, ad assistere alla
cerimonia di chiusura dell’’Esposizione
Universale più grande di tutti i tempi,
tenutasi il 30 ottobre 2010 al Center di
Expo Shanghai nel 2010. Entro il
prossimo marzo è pianificato l’inizio
della vendita dei biglietti, un passaggio
cruciale per il successo dell’Esposizione.
David, il capolavoro di Michelangelo
(custodino nella Galleria dell’Accademia
a Firenze) sarà il simbolo del padiglione
Italia. Una copia della statua sarà
collocata proprio nella grande piazza del
padiglione.
Promozione Sicilia
tra Rimini e Milano
Con la partecipazione a due
importanti manifestazioni fieristiche
del settore agroalimentare e
dell’artigianato, rispettivamente
Rimini Horeca Expo dal 18 al 22
gennaio e Homi Milano dal 19 al 22
gennaio, l’Assessorato regionale alle
Attività produttive guidato dal Linda
Vancheri, segna un altro punto a
favore di una attività di promozione
delle produzioni siciliane di qualità.
Grazie al progetto, infatti, hanno
esposto a Rimini 19 aziende
agroalimentari di tutta la Sicilia che
hanno presentato a buyers ed
operatori del settore della
ristorazione prodotti con tipologie
diverse (vini, oli, conserve, pesce,
pasticceria, capperi e pistacchi) ma
tutti caratterizzati dall’indiscussa
qualità. Le aziende, infatti, sono
selezionate dalla Regione e
rappresentano eccellenze nei
rispettivi settori. Grazie allo stesso
progetto, per il settore artigianato
hanno esposto a Milano, venti
aziende produttrici di gioielli,
ceramiche d’arte, abiti e pelletteria,
candele e stoffe dipinti, oggettistica.
Fra le aziende di Ragusa, Alfonso
Crapanzano che produce pasticceria
e gastronomia tipica ha partecipato
a Rimini Horeca mentre altre due
Barocco oro che produce gioielli e
L’angolo del ricamo, hanno esposto
ad Homi Milano.
LEGALMENTE
REGIONE SICILIANA
AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE – ENNA
Codice Fiscale 01151150867 – Partita I.V.A. 01151150867
Tel.0935/520156 – Fax 0935/520187
AVVISO ESITO DI GARA
Questa Azienda rende noto che con atto deliberativo n.2058 del 27/11/2013 la gara a procedura aperta per
l’affidamento dei Lavori per la realizzazione delle opere di adeguamento e messa a norma del P. O. "C. Basilotta"
di Nicosia – Ala Est – CIG:4621580875 – è stata aggiudicata all’impresa Edile di seguito riportata:
ANZALONE LUIGI & C. s.r.l. con sede in San Cataldo (CL), Via Pilato n.33; Che ha offerto il ribasso del 27,7317%
sull’importo fissato a base di gara. Alla gara hanno partecipato n.172 imprese riunite e non in ATI. Eventuali
informazioni potranno essere richieste all’U.O.C. Servizio Tecnico – Viale Diaz n.7/9 – Enna – Tel. 0935.520156
– Fax 0935.520187, tutti i giorni non festivi escluso il sabato, dalle ore 09,00 alle ore 12,00 o collegandosi al
sito www.asp.enna.it. L’esito di gara è stato trasmesso alla GURS per la pubblicazione in data: 7 gennaio 2014.
Il Commissario Straordinario
Dr. Giuseppe Termine
SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA
PUBBLICA GLI AVVISI ED ESITI DI GARA D’APPALTO SU CENTONOVE
PER CONTATTARE LA REDAZIONE CHIAMA I SEGUENTI NUMERI:
090.9430208 - 9430206 fax 090.9430210 - 090.9430211
RICHIEDI PREVENTIVI ANCHE VIA E-MAIL A: [email protected]
centonove pagina 27
24 Gennaio 2014
economia
IN BREVE
UNICOOP SICILIA
Le opportunità a Malta
PROGETTO SPARTACUS. Allarme dei sindacati. «La Regione trovi i fondi o riesplode la vertenza»
Sportelli? Chiusi per licenziamento
Palermo. Rischia di esplodere
nuovamente la vertenza dei lavoratori
degli sportelli mulfunzionali, per i
quali un accordo governo-sindacati ha
previsto il transito temporaneo al
Ciapi di Priolo, dopo avere chiesto
l'aspettativa al proprio datore di
lavoro, in attesa della
riorganizzazione dei servizi per
l'impiego. Il progetto Spartacus, nel
quale sono impegnati è in scadenza, e
in conseguenza l'Anfe ha già
comunicato i licenziamenti e altri enti
li hanno annunciati. A lanciare
l'allarme sono Flc Cgil, Cisl Scuola e
Uil Scuola, che hanno chiesto un
incontro urgente all'assessore
regionale al Lavoro, Ester Bonafede,
per affrontare il tema della proroga
del progetto Spartacus con i necessari
finanziamenti e per discutere della
riorganizzazione dei servizi per
l'impiego. "All'assessore - dice
Giovanni Lo Cicero, della Flc Siciliachiediamo di farsi parte attiva per il
reperimento delle risorse necessarie a
garantire la proroga del progetto
Spartacus onde assicurare la
prosecuzione delle attività relative
all'erogazione delle politiche attive
del lavoro almeno fino a quando non
saranno definiti i criteri della
CONSUMATORI
MESSINA
La bolletta la pago
in ricevitoria
Confederazione agricoltori
Gino Savoia lascia
Esistono diverse strade per pagare le
multe, il bollo e le utenze di casa (luce,
gas, telefono ) e, negli ultimi anni
sono molti gli utenti che hanno optato
per il pagamento dei
bollettini in bar e
tabacchi. Il costo è di
poco superiore rispetto
aquelli applicati dagli
uffici postali. Oltre al
fatto che molti
pagamenti sono notificati alle società
in tempo reale rispetto alle poste .
Questa procedura di pagamento,
spesso, ha risolto procedure di
morosità o la riattivazione repentina
dei servizi . Gli operatori vogliono
rafforzare il contatto , anche se molti
clienti restano affezionati alle Poste.
Gli operatori di energia e tlc si sono
attrezzati per offrire una scelta tra
diverse formule di pagamento (accordi
con Sisal e Lottomatica per il
pagamento dei bollettini in ricevitorie,
bar e tabaccherie ). Il sistema preferito
da molti operatori resta tuttavia
l’accredito sul conto corrente.
Francesco Sabatino, Adoc Uil
riorganizzazione dei
servizi per l'impiego a
livello nazionale e
regionale, evitando così
che si riproponga
l'allarme sociale dello
sorso autunno".
All'assessore al Lavoro i
sindacati ricordano
anche gli impegni presi
lo scorso 26 settembre
sull'avvio del confronto
per la riorganizzazione
del servizio pubblico
per l'impiego, con
l'ipotesi di adottare un
sistema misto pubblicoprivato attuando
interventi attraverso i centri per
l'impiego e i soggetti accreditati.
"Chiediamo che questo confronto
si apra - dice Lo Cicero - per
giungere quanto prima a una più
efficace gestione del mercato del
Lavoro".
CATANIA. Sabato 18 gennaio, alle ore 9.30, al
Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia
(zona industriale di Catania) si terrà un incontro in materia di internazionalizzazione,
adal titolo "Opportunità di business a Malta",
a cura di Unicoop Sicilia e del consorzio Etna
World Trade (EWT). Saranno presenti Roberto
D'Agostino, presidente del Parco, e l'Assessore alle Attività Produttive del Comune di
Catania, Angela Mazzola e Mario Galea, già
Presidente dell'Autorità dell'energia e del
gas di Malta, per illustrare alle imprese associate a Unicoop e/o consorziate a EWT quali
scenari di mercato si aprono a La Valletta per
le eccellenze siciliane.
CONFINDUSTRIA MESSINA
La rete per il reinserimento
socio-professionale
MESSINA. Il 24 gennaio, alle ore 10.30, presso
Confindustria Messina, si svolgerà la conferenza “Circum_Lavorando: una rete per il
reinserimento socio-professionale”. Il progetto,
finanziato dal POR FSE Sicilia
2007/2013, Asse III – Inclusione sociale è nato
dalla collaborazione tra il Centro di Solidarietà F.A.R.O., associazione che opera nelcampo assistenziale e socio-sanitario, e Confindustria Messina. Gli interventi progettuali
sono stati finalizzati a migliorare i livelli di inclusione sociale e lavorativa dei destinatari
interessati da dipendenze patologiche che
affrontano situazioni di disagio o svantaggio
nell’accesso al mercato del lavoro.
NOTIZIE DAI CONSULENTI DEL LAVORO
MESSINA. Cambio di guardia alla
Cia, la confederazione italiana
agricoltori: dopo 30 anni di militanza
lascia la presidenza Gino Savoia. Già
vicepresidente dal 1985, Savoia ha
ricoperto la carica di presidente negli
ultimi otto anni. Il primo febbraio è
convocata alla Camera di Commercio
il congresso
provinciale.
“Largo ai giovani
– commenta
Gino Savoia nessuna
decisione
politica. Siamo in
presenza di un
ricambio
naturale che
avverrà in tutte
Gino Savoia
le sedi provinciali
ed a livello
regionale e nazionale con la nomina
di nuovi presidenti. Il rinnovamento
della classe dirigente è uno dei primi
obiettivi che ci siamo posti, pensando
anche alla nuova programmazione
europea 2014-2020 ed alla necessità
di fissare nuove metodologie e
contenuti”.
Mini Imu al 24 gennaio
E’ stata confermata definitivamente per oggi 24 gennaio
la scadenza per il pagamento senza sanzioni della
cosiddetta Mini-IMU, dovuta nei circa 2500 comuni che
hanno deliberato per il 2013 un’aliquota per l’abitazione
principale superiore allo 0,4%. Chiamati alla cassa sono i
proprietari di immobili presso i quali gli stessi abbiano sia
la residenza fiscale che il domicilio fiscale e le abitazioni
assimilate. La mini-Imu va poi versata anche da tutte quelle categorie che sono
state esentate per legge dall'Imu 2013: i coniugi cui è stata assegnata la casa a
seguito di separazione o divorzio; i soci assegnatari di case in cooperativa; coloro
che possiedono terreni agricoli e immobili rurali e strumentali; i membri delle forze
dell'ordine che possiedono un solo immobile e ai quali non è richiesto il requisito
della residenza. Non è gravato dalla mini Imu chi ha già pagato l’Imu per intero
l’anno passato, ad esempio perché in possesso di abitazione principale“di pregio”
che non ha goduto della cancellazione introdotta dal governo Letta. L'imposta non
è dovuta inoltre se l'esenzione 2013 era dovuta a specifica decisione del Comune: le
amministrazioni municipali potevano infatti esentare, equiparandoli alla prima
casa, anche gli immobili di anziani ricoverati in ospedale, per le abitazioni date in
comodato ai figli, di lavoratori emigrati all'estero. Per conoscere l’importo che si
dovrà al fisco per la mini Imu bisogna partire dalla rendita catastale riportata
nell'atto di acquisto, che va aumentata del 5%. A questa va applicato il
moltiplicatore del 160% per arrivare al valore catastale aggiornato ed applicare
prima l'aliquota base dello 0,4% e la detrazione stabilita dallo Stato, poi l'aliquota
decisa dal Comune e ancora le medesime detrazioni: l’importo da versare è pari al
40% della differenza tra questi due valori. Se la quota di possesso non è al 100%
del possesso perché si è comproprietari, o non si è posseduto l’immobile per tutto
l’anno l’ammontare del tributo si riduce in proporzione.E’ possibile procedere al
pagamento tramite l’apposito bollettino postale o a mezzo F24 pagabile in banca,
in posta e direttamente sul sito delle Agenzia delle Entrate se si è abilitati ai servizi
telematici, utilizzando il codice tributo 3912 e indicando che si tratta di un saldo
per l’anno 2013. Tutte le info dai Consulenti del lavoro.
centonove pagina 28
STORIA&MITI
Costanza, la regina Clarissa
Pagina 30. Beata per la Chiesa ma resa immortale da
Dante nella Divina Commedia. La vita e le opere di una
sovrana che posò a Messina la prima pietra della chiesa di
Montalto
poster
24 gennaio 2014
PERSONAGGI
Io, Fortunato tra i bimbi
Pagina 34. Il fondatore dell’Accademia Sarabanda di
Messina si racconta. Dalla gavetta al teatro dedicato ai
più piccoli grazie all’incontro con il regista Walter
Manfrè
MURALES DI UMANITÀ VARIA
ANTICHI MESTIERI. A tu per tu con l’artigiano di Messina Franco Marino che ha trasformato una passione in missione
«Liutaio? Era nelle mie corde»
Ha cominciato a lavorare il legno nei cantieri Smeb. Poi, dopo la prima chitarra costruita per il figlio, la svolta professionale. Adesso
in via Argentieri nascono strumenti al legno di gelso di Fiumedinisi con filamenti di ficodinda. Piccoli gioielli esposti ora a Boston e New York
Il marchio di Franco Marino
Nelle foto di Mimmo Irrera il liutaio Franco Marino nella sua bottega artigiana di via Argentieri a Messina
DI
ENZO BASSO
MESSINA. Può capitare al
viandante trasognato di trovarsi
per caso in una delle vie degli
antichi mestieri di Messina, la via
Argentieri. Qui al numero 19 ha
aperto i battenti una bottega
artigiana dove all’interno, tra le
pareti e i tavoli, si scorgono
sinuose forme di chitarre,
mandolini e violini aperti,
tracciati con disegni a matita che
indicano qui il riccio, qui la
tastiera, qui la catena e l’anima
degli strumenti musicali. E
“anima e catena” di questo
laboratorio di liuteria è lui, il
maestro Franco Marino, 53 anni,
capelli ricci, un artigiano che si è
fatto da sé.
Ha cominciato quasi per gioco a
lavorare il legno nei cantieri
navali di Messina, Smeb
compresa. E quando,
mosso da un richiamo
interiore, ha costruito con
le sue mani la chitarra
per il figlio Andrea, che a
undici anni aveva deciso
di iscriversi al
conservatorio Corelli, ha
scoperto una “nuova
passione che si è
trasformata in missione”.
Studiato il piano Hauser,
una sorta di trattato
dell’antica liuteria, ha
cominciato a lavorare il
cipresso e il legno siciliano
per eccellenza, il gelso,
una vera rarità tra i
musicisti. Tanto che ora
in via Argentieri è nata la
Franco Marino mostra le sue prezione “creazioni”
centonove pagina 29
prima coppia di chitarre classiche
al legno di gelso di Fiumedinisi,
che vezzosamente nella rosetta
recano anche i filamenti di
ficodindia di Sicilia.
Un prodotto forse per pochi intimi,
unico al mondo, frutto della sintesi
di un mestiere che tra i suoi
maestri nazionali trova ancora
Nicola De Bonis a Bisignano, in
provincia di Cosenza, dove si
creano e si curano strumenti
musicali dal 1600 e che si
confronta con la vivace
scuola di liutai catanesi,
che in fatto di mandolini
sono sempre stati in
virtuosa concorrenza con i
maestri napoletani.
“Il mio è un mercato di
nicchia-spiega Franco
Marino- funziona molto il
passaparola. E nella mia
bottega a Messina
arrivano pezzi da
aggiustare da tutta Italia.
Mi è capitato pure di
aggiustare un prezioso
violino del ’23 che una
suora piemontese, di
passaggio a Messina, mi
ha portato a bordo di uno
scooter. Strumenti
musicali di Franco Marino
sono esposti a New York e
a Boston. E violini,
violoncelli e bassi sono
oggetti che in via
Argentieri sembrano quasi
oggetti di un altro mondo
lontano, “a pizzico”.
Atmosfere di un’altra
epoca che ritrovano
l’armonia delle note, in un
gioco sottile di incastri tra
legno, corde e la magia
infinita della musica.
24 Gennaio 2014
posterstoria
STORIA E MITI. Beata per la chiesa, ma resa immortale nella Divina Commedia
Costanza, la regina clarissa
Fu garante politica e spirituale nei confronti di Messina, dove posò la prima pietra della chiesa
di Montalto sul colle della Capperrina e dove fondò nel 1294 il Monastero di Santa Chiara
DI
GIUSEPPE PANTANO
Messina. Chi si reca a visitare a
Messina la chiesa annessa al monastero
delle clarisse di Montevergine, lungo la
via XXIV Maggio, dove si conservano le
spoglie incorrotte della messinese S.
Eustochia, avrà modo di notare nel ricco
patrimonio artistico del santuario, un
dipinto moderno raffigurante la beata
Costanza di Svevia, regina d’Aragona e
di Sicilia, fondatrice a Messina di un
monastero intitolato a Santa Chiara e
morta da clarissa a Barcellona, nel 1302.
La collocazione nel 2001 di questa tela
del pittore Athos Collura, ricadeva in
occasione del 70° anniversario di un
evento provvidenziale per la storia di
Montevergine che, minacciato di
estinzione, rifiorì a nuova vita
accogliendo tra le sue mura la numerosa
comunità delle clarisse dell’antico
monastero fondato da Costanza, che il
terremoto del 1908 aveva costretto a
vivere in baracca in un rione del
quartiere Giostra che i messinesi tuttora
chiamano “rione Santa Chiara”.
LA SOVRANA “BEATA”
Di fronte a questo quadro viene
spontaneo chiedersi chi era Costanza di
Svevia e perché proprio Messina ha
voluto ricordare questa importante
figura di regina siciliana, dichiarata
“beata” dalla Chiesa, e resa
universalmente immortale da Dante che
la menziona come la «buona» e «bella»
figlia di Manfredi, «genitrice del’onor di
Cicilia e d’Aragona» nel III canto del
Purgatorio della Divina Commedia.
Costanza (molto citata, ma poco studiata
a fondo dagli storici) è una personalità
davvero centrale nelle complesse vicende
che ruotano intorno al Vespro: nata a
Palermo tra il 1249 e il 1250 da
Manfredi, figlio naturale di Federico II, e
da Beatrice di Savoia, poiché unica figlia
della coppia, venne considerata l’erede
del Regno di Sicilia. Tant’è che il nome
scelto, quasi profetico, era lo stesso della
bisnonna normanna, «la gran Costanza»,
figlia di Ruggero II e moglie
dell'imperatore Enrico VI, tramite la
quale il Regno era passato alla dinastia
sveva. E come la bisnonna aveva
costituito l'anello dinastico che aveva
reso possibile l'acquisto della Sicilia da
parte degli Svevi, così Costanza avrebbe
permesso agli Aragonesi di assumere
l'eredità sveva nell'Italia meridionale.
Per Manfredi, incoronato re di Sicilia
nell'agosto del 1258, Costanza costituiva
un mezzo prezioso per conquistare
alleanze e per ottenere un
riconoscimento internazionale del suo
Regno, sul quale continuava a gravare
l'ombra dell’usurpazione, tanto più che il
Papato lo avversava furiosamente. La
scelta cadde sul re d'Aragona al quale
Manfredi offrì la mano della figlia per il
primogenito ed erede al trono Pietro.
Interessi comuni facilitarono l'accordo.
Così il 13 giugno 1262 furono celebrate
a Montpellier, nella chiesa di S.te Marie
des Tables, le nozze tra Costanza e Pietro
d'Aragona, di una decina d’anni più
grande della giovanissima principessa.
Avevano accompagnato Costanza nella
Francia meridionale Bonifacio
d'Anglano, zio del padre e conte di
Montalbano, Riccardo Filangeri e
Roberto de Morra, nonché la nutrice
Bella d’Amico (che le fece da madre
quando rimase orfana di Beatrice a otto
anni) e alcuni giovani nobili coetanei,
come Ruggero e Margherita di Lauria,
figli di Bella, Corrado e Manfredi Lancia,
lontani cugini della principessa, che
sarebbero rimasti con lei in Aragona ed
educati a corte.
DALLO SFARZO ALL’AUSTERITÀ.
Non dovette essere facile per Costanza,
cresciuta nello sfarzo dei palazzi e dei
castelli paterni, adattarsi al clima austero
della corte aragonese. Sembra che
Manfredi avesse posto precise condizioni
per assicurare alla figlia uno stile di vita
conforme alle sue abitudini. Dai libri dei
conti della corte risulta infatti che il re e
l'infante fecero tutto il possibile per
soddisfare le esigenze di Costanza. Sono
registrate molte spese per prodotti
voluttuari e oggetti di lusso. Ma se
Costanza riuscì ad introdurre a corte uno
stile di vita più raffinato, non poté invece
introdurvi la lingua materna e la cultura
letteraria e filosofica che aveva
contraddistinto le corti del nonno e del
padre. Viceversa, nell’ ambiente
aragonese, permeato da un profondo
senso religioso e precocemente aperto
alla spiritualità francescana, in Costanza
prendeva il sopravvento la devozione, da
lei ininterrottamente nutrita, per l’Ordine
di S. Francesco (già nel 1265 aveva
fondato nella piccola città di Huesca un
monastero intitolato a Santa Chiara, che
sottopose alla sua speciale protezione).
Dopo la morte di Manfredi nella
battaglia di Benevento (26 feb. 1266) e
la conquista del Regno di Sicilia da parte
di Carlo d'Angiò, la corte aragonese
diventò un centro di raccolta per gli esuli
ghibellini italiani. Vi trovarono rifugio
oltre a lontani parenti anche Giovanni da
Procida, medico di Federico II e abile
diplomatico, che avrebbe avuto un ruolo
di primo piano nella politica siciliana di
Pietro d'Aragona. Tutti guardavano a
Costanza come all'erede legittima degli
Athos Collura, “Costanza”, acrilico su tela (Monastero di M
Svevi nel Mezzogiorno d'Italia e gli esuli
del Regno la consideravano addirittura
la loro “naturalis domina”, cioè la loro
signora feudale. La morte di Corradino
sul patibolo a Napoli (1268) ne aveva
ulteriormente rafforzato i diritti.
A parte il dolore per la perdita immatura
del padre e la catastrofe della propria
famiglia, i vent’anni passati da Costanza
A MARGINE
Nel dipinto l’addio al manto regale
Sarcofago alla Cattedrale di Barcellona
IL SOGGETTO DEL DIPINTO, la regina Costanza di
Svevia, è significativamente rappresentata seduta sulla
nuda terra con le ginocchia piegate, nell’atto in cui,
tolto il manto regale e indossato il saio della
penitenza, depone la corona e osserva con abbandono
un cartiglio dai caratteri gotici con l’incipit in latino
della regola di Santa Chiara. Da una finestra che si
apre sullo scenario dello Stretto, si notano le absidi
merlate della chiesa di San Francesco all’Immacolata,
che ripropone una raffigurazione della Messina
dell’epoca, similare alle ambientazioni paesaggistiche
visibili in molte opere di Antonello (la stessa chiesa,
primo tempio dell'ordine francescano in Sicilia
edificato in periodo angioino, nel 1254, è raffigurata
centonove pagina 30
nel dipinto antonelliano La Pietà con tre angeli
conservato nel museo Correr di Venezia).
Nell’ambiente interno, quasi ridotto a icona, è
posizionato l’emblema araldico del regno di Sicilia, che
unisce il periodo svevo con quello aragonese, mentre
sul davanzale di una finestra una rosa dal gambo
spezzato simboleggia la drastica cesura con la vita
pubblica da regina per affrontare quella spirituale da
clarissa. Ad un attento osservatore non sfugge che
dalla soglia della finestra pende un centrino di pizzo
ricamato. In questo merletto possiamo riconoscere la
cifra dell’autore. La firma di cui stiamo parlando è di
Athos Collura, siciliano di nascita e operante a Milano,
che compose nel 2000 quest’opera su committenza di
Giuseppe Miligi, che nell’anonimato donò il dipinto al
Monastero di Montevergine.
24 Gennaio 2014
posterstoria
Montevergine, Messina)
in Aragona, come infante prima, e dopo
l’avvento al trono di Pietro nel 1276,
come regina, furono certamente i più
sereni della sua vita, allietata dalla
nascita di ben sei figli (il primogenito
Alfonso, nacque il 4 nov. 1265 a
Valencia, il secondogenito Giacomo il 10
ago. 1267, nella stessa città; nacquero
inoltre due altri figli maschi, Federico e
Pietro, e due femmine, Isabella e
Violante). Con il marito era legata da un
rapporto di profondo affetto e pare che
non esageri il cronista Muntaner quando
dice che «james non fo tan gran amor
entre marit e muller com entre elles e fo
tosttemps». Anche dalle rigide formule
cancelleresche delle lettere che Pietro
mandò più tardi alla moglie in Sicilia
traspare un affetto del tutto sincero.
Solo nel 1282, con la rivolta siciliana del
Vespro contro il dominio angioino, la
possibilità di accedere all’eredità diventò
per Costanza una realtà concreta.
Appena preso possesso dell'isola, Pietro
chiamò a sé la moglie e tre dei suoi figli,
Giacomo, Federico e Violante: già il 28
ott. 1282 mandò in Catalogna una nave
per condurli in Sicilia. E quando nella
primavera del 1283 Costanza sbarcò a
Trapani, fu accolta calorosamente dalla
popolazione come «cela qui era lur dona
natural» (Desclot). Così il 16 aprile, a
Messina, poté riabbracciare il marito, di
ritorno dalla vittoriosa campagna in
Calabria, ma il loro incontro durò poco appena tre giorni - e fu anche l'ultimo.
Pietro sarebbe morto l’11 nov. 1285 in
Catalogna, senza aver rivisto la moglie e
il regno appena conquistato. Nel
Parlamento celebrato il 19 aprile a
Messina, il re privilegiò la città «ridotta a
provar la fame pur di non cedere al
nemico» soprattutto abolendo tutte le
tasse, “universa mala nova statuta”,
fissate ingiustamente dagli Angioini (il
tipico intercalare peloritano “malanova”
trae origine storica, appunto, dalla
pesante tassazione angioina). Nello
stesso Parlamento, Pietro, in partenza
per Bordeaux, dove avrebbe dovuto
misurarsi in duello con Carlo d'Angiò,
affidò a Costanza e al figlio Giacomo la
reggenza, affiancando loro nel governo
Giovanni da Procida come cancelliere e
Alaimo da Lentini come maestro
giustiziere, mentre Ruggero di Lauria fu
nominato ammiraglio di Sicilia e
d'Aragona.
MESSINA, CITTÀ DEL CUORE. La
presenza di Costanza in Sicilia e in
particolare a Messina, dove preferì
risiedere, non si limitò ad una semplice
funzione accessoria nelle travagliate
vicende del tempo. Costituì, invece, un
punto fermo, sempre animato da fierezza
nobiliare e da profonda e magnanima
generosità, elementi che collocano
Costanza all’incrocio tra la tradizione
delle sante regine e quella della santità
francescana. Il momento più alto di
generosità di Costanza deve ravvisarsi
agli inizi dell’estate del 1284, quando
deliberò con motivata consapevolezza di
non vendicarsi della morte di Manfredi e
di Corradino, pur avendone una
legittima occasione. Nel giugno di
quell’anno, infatti, Carlo lo Zoppo, il
figlio di Carlo I, allora reggente a Napoli,
si lasciò coinvolgere in uno scontro
navale al largo della città partenopea,
venendo sconfitto, catturato
dall’ammiraglio Ruggero di Lauria, e
trasportato a Messina, dove la folla ne
chiese, in piena coerenza con l’etica del
tempo, quella condanna a morte che
avrebbe sanato il “vulnus” della sconfitta
di Manfredi e, soprattutto, della
decapitazione di Corradino.
Un altro episodio, ricordato da
Bartolomeo di Neocastro, in cui
l’aristocratica nobiltà d’animo sembra
sconfinare in un ambito più spirituale, è
attestato dal confronto con un’altra
figura femminile, Macalda Scaletta
moglie di Alaimo da Lentini, vera e
propria incarnazione per il cronista
peloritano di ogni possibile perversione
sociale e morale: in un rinomato passo in
cui viene rappresentato il ritratto
negativo di Macalda, spicca nella sua
alterità virtuosa la regina, la cui
generosità e umanità suscitano l’invidia e
l’astio della nobildonna messinese, della
quale viene anche stigmatizzata la
mancanza di rispetto per l’abito e gli
ambienti francescani, in
contrapposizione all’ortodossa religiosità
di Costanza.
Monastero di Montevergine a Messina
Il processo di elevazione spirituale della
sovrana fu accelerato dalla morte di
Pietro III, avvenuta come detto nel 1285,
che secondo alcuni avrebbe indotto già
allora la sovrana a indossare l’abito
francescano più probabilmente indossato
qualche anno più tardi. Costanza si fece
comunque responsabilmente carico di
continuare a fungere da perno politico
nei rapporti tra l’Aragona e la Sicilia
vegliando sull’operato di Giacomo,
divenuto re di Sicilia, e di Federico,
entrambi vicini a lei nell’isola, mentre il
maggiore dei figli, Alfonso, succeduto al
padre, regnava sull’Aragona a
Barcellona. Su di lei, i suoi familiari e il
popolo siciliano, gravava pesantemente
la scomunica papale, sanzione estrema
della ribellione del Vespro, mal
sopportata dalla religiosissima sovrana.
UN LUTTO, UNA SVOLTA. Nel 1291
l’improvvisa morte di Alfonso - che aveva
fatto seguito dopo solo un anno a quella
del quartogenito, Pietro - prostrò
ulteriormente la regina cui il figlio
Giacomo, in procinto di salpare alla volta
di Barcellona per assumere le redini del
regno d’Aragona (senza però consegnare
al fratello Federico quello di Sicilia)
avrebbe affidato Messina. Le pagine di
Bartolomeo di Neocastro fissano
esplicitamente a questo momento la
decisione di deporre il manto regale e di
vestire l’abito claustrale (indossato in
segno di vedovanza e di umiltà, da
Terziaria clarissa). Queste parole riferite
da un testimone oculare enfatizzano la
svolta radicale del ruolo di Costanza: da
garante politica a garante spirituale, in
maniera particolare nei confronti di
Messina, città che la ospita e con la quale
fu istituito un rapporto preferenziale. Al
1294, durante il breve pontificato di
Celestino V, risale infatti la fondazione a
Messina da parte di Costanza del
monastero intitolato a S. Chiara, nel
quale si ritirò insieme alla figlia Violante
(detto poi di Basicò, dal greco basilicon,
‘regale’, per ricordarne le nobili origini).
In questo periodo si svolse pure un
centonove pagina 31
miracolo cruciale nella storia
messinese, che avrebbe
determinato l’elevazione sul colle
della Capperrina del santuario di
Montalto, di cui la sovrana posò la
prima pietra ed ebbe un ruolo
fondamentale nel riconoscimento
del miracolo correlato.
Quando poi nel 1295 Giacomo II
firmò l’accordo di Anagni con
Bonifacio VIII, il cui prezzo era la
cessione della Sicilia agli Angioini,
mentre Federico, deciso a
difendere l’eredità materna, venne
incoronato “voluntas populi”
(1296) re dell'Isola, Costanza,
sottoposta a precise pressioni da
parte degli emissari pontifici, il
vescovo di Urgel e Bonifacio da
Calamandrana, che le ricordavano
che non poteva restare in Sicilia
“sine peccato”, accettò di
abbandonare per sempre il suo
regno, come segno di assoluta
obbedienza e di incondizionata
sottomissione al papa.
Accompagnata da Giovanni da
Procida e da Ruggero di Lauria, nel
febbraio del 1297, partiva con la figlia
Violante da Milazzo e non avrebbe più
rivisto la sua amata Sicilia e il figlio
prediletto Federico, colpito da
scomunica, pur nella consapevolezza che
l’ingiunzione del pontefice faceva parte
di un progetto politico mirante ad isolare
Federico e a riconsegnare l’isola agli
Angioini. A Roma presenziò alle nozze di
Violante con Roberto d'Angiò: fu questo
l’ultimo suo intervento pubblico, come
estremo e disperato tentativo di pace tra
le due dinastie regnanti. Sfiduciata e
ormai completamente assorbita dagli
interessi religiosi, nel 1299 tornò in
Catalogna per il suo definitivo ritiro nel
silenzio della clausura.
Intanto, la Pace di Caltabellotta del 29
agosto 1302, con la sconfitta di Carlo di
Valois e Roberto d’Angiò, assegnando la
Sicilia a Federico, aveva visto fallire nel
volgere di pochi anni il capolavoro di
ingegneria politica di Anagni messo in
atto da Bonifacio VIII. Ma tutto questo
Costanza non poteva saperlo, morì a
Barcellona l'8 apr. 1302, dove volle
essere sepolta nella chiesa del convento
di S. Francesco (da cui nel 1852 le sue
spoglie furono traslate nella cattedrale di
Barcellona, per volere della regina
Isabella II di Spagna, mentre la Chiesa la
proclamò beata, con ricorrenza il 17
luglio). Negli anni successivi a Messina,
a partire dal 1310, Federico III,
ricollegandosi alla memoria e alla
spiritualità materne (di una madre
amatissima che più volte negli anni lo
aveva visitato nei sogni) avrebbe chiesto
prima a Clemente V e poi a Giovanni
XXII di confermare le concessioni
elargite da Costanza alle Clarisse
messinesi e avrebbe dato nuovo vigore al
convento in cui avevano vissuto la madre
e la sorella, destinandolo a svolgere un
ruolo di primo piano nella storia isolana
del Francescanesimo femminile del
Trecento. Una parte di essa è ancora
leggibile nel dipinto di Montevergine, la
cui presenza a Messina assume il
significato di una testimonianza dovuta.
24 Gennaio 2014
posterlibri
RECENSIONI. Il libro del criminologo Marcello La Rosa riaccende i riflettori sullo Stretto
Messina, dove la mafia è politica
L’autore approfondisce attraverso una analisi sociologica i rapporti che i clan intrattengono
col territorio. Diventando protagonisti assoluti durante le campagne elettorali. Ecco come
DI
DANIELE DE JOANNON
MESSINA. Si intitola “Il Fenomeno
Mafioso: il caso Messina”, il libro
scritto da Marcello La Rosa che
racconta, organicamente un periodo
ormai “dimenticato”, seppur cruciale,
della storia della malavita sullo Stretto.
Dottore di ricerca in storia delle
istituzioni, specializzato in
criminologia, l’autore ha riacceso i
riflettori sulla mafia peloritana. Il libro,
edito da Armando Editore, non si
occupa esclusivamente degli eventi
criminosi Messinesi, ma approfondisce
attraverso una analisi sociologica i
rapporti che i locali clan mafiosi
intrattengono col territorio, i mezzi
con cui riescono ad attrarre il consenso
attraverso la logica della paura e i
collegamenti col mondo politico: due
sfere che apparentemente si
combattono ma che in realtà si
cercano, si aiutano e si rafforzano a
vicenda, due entità che vivono in
simbiosi, in cui i boss durante le
campagne elettorali diventano
protagonisti assoluti riuscendo col
potere della persuasione ad
intercettare migliaia di voti e
garantendo, così, l’elezione sicura del
potente politico di turno, che a sua
volta più riuscirà a stringere accordi
con i boss locali e più riuscirà a
conquistare importanti incarichi
pubblici, fino a giungere alle
più alte cariche. In pratica,
Stato e Antistato si cercano,
si fondono, si
autoalimentano
reciprocamente, ma nella
generale ingenuità cercano
di non confondersi.
L’ARCO CRONOLOGICO.
Il periodo analizzato
riguarda l’epoca in cui
LACERTI DI LETTURE
futuro, infatti, è importante avere una
memoria storica e dalla lettura del
testo si comprende perché oggi lo
svincolo autostradale di San Filippo è
parzialmente chiuso, e perché lo stadio
cade a pezzi, poiché sono tra quelle
opere, a cui le famiglie mafiose
messinese avevano garantito la loro
protezione, basta pensare che solo per i
cantieri stadio - spiega il La Rosa - i
gruppi criminali avevano riscosso una
maxitangente da un miliardo e mezzo
di vecchie lire”.
L’ANALISI DELL’AUTORE. Dallo
studio, emerge come i criminali hanno
concluso le loro brillanti carriere in
modo astuto, cioè approfittando della
legislazione premiale riservata ai
collaboratori di giustizia, ottenendo,
così, il dissequestro dei beni, una
protezione da parte dello stato e la
possibilità di una seconda vita. La Rosa
specifica che “il fenomeno non è stato
circoscritto a pochi collaboratori che
hanno permesso di creare una crepa
nel muro del silenzio e della paura, ma
al contrario di realtà dove i pentiti
hanno subito varie e vere ritorsioni, a
Messina è stato un fenomeno di massa
che ha coinvolto praticamente tutti,
ammaliati dalla possibilità di eludere il
lento, ma duro, braccio della legge.
Messina costituisce un esempio unico
nel palcoscenico nazionale,
determinando, il fallimento dell’istituto
dei collaboratori, dove i crimini
vengono svelati ma nessuno paga”.
furono combattute le varie
guerre di mafia messinesi,
quando la cronaca nera
registrava quotidianamente
notizie da prima pagina. La
Rosa, che lavora nel reparto
speciale della polizia
scientifica della Questura di
Messina, spiega nel proprio
sito web,
www.marcellolarosa.it che “il
lavoro di ricerca effettuato si
articola in due grandi
tronconi: nella prima parte
sviluppa una ricostruzione
storico-criminale della
situazione peloritana
Marcello La Rosa
attraverso i momenti cruciali
della sua evoluzione, dalla
progetti criminali soggiogando una
nascita delle associazioni mafiose 1982
città intera. Il libro, zeppo di nomi ed
fino al periodo in cui emerge il
episodi, noti esclusivamente agli
fenomeno dei pentiti 1994; mentre
esperti di criminalità, permette alcune
nella seconda, si presentano alcune
riflessioni sull’oggi. “Come insegnava
linee interpretative delle dinamiche e
Tucidide, bisogna conoscere il passato
degli episodi caratterizzanti il
per capire il presente e orientare il
fenomeno mafioso messinese,
analizzando le modalità di gestione e
controllo del territorio e gli infiniti
interessi dei clan”.
LA CLASSIFICA DI FELICE IRRERA
IL RACCONTO. La cronistoria si
caratterizza perché è raffidata alla voce
Protagonista di questo romanzo, scritto da un professore di lettere di Barcellona, è
dei protagonisti della criminalità
un antieroe dei nostri giorni che, lasciato dalla moglie e licenziato dal giornale,
messinese, attraverso
diviene ghost writer di un autore di best sellers in crisi creativa. Continua così ad
un’estrapolazione delle testimonianze
essere precario nel lavoro come negli affetti finché non entra nella sua vita la
rilasciate nei processi. Per questo
donna ideale che gli permette di trovare finalmente il suo “centro di gravità
motivo si percepisce in
permanente”.
maniera inequivocabile il
Nicola Russo, L’idraulico cieco, Pungitopo 2013, pp. 96, € 10,00
clima di quel periodo, si
apprende come si organizza
Luis Sepulveda
Margaret Mazzantini
un omicidio e soprattutto
Storia di una lumaca che scoprì l'imporSplendore - Mondadori
come si esegue, il racconto, a
tanza della lentezza - Guanda
Suzanne Collins
volte tetro, mette il lettore
Michele Serra
Il canto della rivolta. Hungar Games davanti alla consapevolezza
Gli sdraiati - Feltrinelli
Mondadori
della crudeltà e alla ferocia
Fabio Volo
Suzanne Collin
dei criminali peloritani, che
Verso casa - Mondadori
Hungar Games - Mondadori
spietati perseguono i loro
www.wuz.it
1
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4
5
6
FRASI CHE FANNO UN RACCONTO, DIVERSO DA QUELLO NARRATO DALL’AUTORE (A CURA DI CARMELO CELONA)
I cottege
La strutturazione dello spazio urbano
condiziona la qualità della vita di chi lo
abita modificandone anche i caratteri
antropologici e gli archetipi.
“Il caso Messina sarà emblematico di
quel modello di organizzazione dello spazio, delle
forme economiche e della vita sociale che si
rinviene in luoghi erroneamente ritenuti
secondari.” Vi sono territori che rappresentano una
risorsa per tutti coloro che li abitano e altri dove è
fecondo il privilegio per pochi e il disagio e la sofferenza
per molti. Ciò dipende solo dalla categoria di pensiero di
chi opera le scelte urbanistiche.
“L’oggetto territorio diventa politicamente
significativo, in virtù del valore assegnatogli
dalle persone che lo definiscono e lo organizzano
per propri scopi. Luogo privilegiato di
osservazione per la comprensione delle
dinamiche sottostanti al rapporto tra capitalismo
e società’.” Il Piano Borzì rappresenta la palingenesi
della <Shock Economy> teorizzata dalla <Scuola di
Chicago> e da <Milton Friedmam>. Teorie di cui si è
valso Pinochet e che sono il fondamento del
capitalismo predatore. “Messina è città che vede
dispiegare con un certo anticipo le tendenze che
si vogliono proprie della contemporaneità. Nella
misura in cui mette a nudo l’inconsistenza dei
miti fondativi del capitalismo globale e la
marginalità lavorativa in cui i lavoratori
centonove pagina 32
dequalificati sono vittime.”
Non è stato il terremoto a cancellare l'identità della
città, ma chi la ricostruì con l’idea di farne un emporio
commerciale decorato con merli guelfi, scudi araldici e
stemmi medicei. “La vita ruotava intorno al suo
porto e ai suoi commerci e la città disponeva di
una precisa collocazione nella geografia
internazionale degli scambi. All’indomani delle
ripetute catastrofi che l’avevano periodicamente
azzerata aveva sempre recuperato la propria
vocazione mercantile e il suo splendore
architettonico.”
Lacerti tratti da: “Quota Zero” – 2013 parte I - Pietro Saitta
24 Gennaio 2014
posterlibri
LA SCHEDA
Folforato sulla via delle indagini
Maurizio Marchetti e Mimmo Gangemi
MESSINA. Il dibattito dalla Bonanzinga tra l’autore e il regista della trasposizione cinematogrtafica
Gangemi:«Il mio giudice meschino»
La storia diventa fiction con Zingaretti nel paggi del magistrato Lenzi. «Sono contento
del risultato finale anche se la telecamera mi ha disorientato». Presto il nuovo libro
DI
VALENTINA COSTA
MESSINA. Quale autore non sogna di
vedere i propri personaggi prendere vita
sul piccolo e grande schermo? Eppure
tra la pagina stampata e
l’interpretazione può esserci un abisso.
Questo “salto” dal libro alla fiction sarà
il tema centrale dell’incontro
organizzato, il prossimo 1 febbraio (ore
18), dalla libreria Bonazinga e dall’Ente
Teatro di Messina, dal titolo “Come
interpreti il mio personaggio?”: in un
faccia a faccia molto lontano dalla
classica “presentazione” di un’opera
letteraria, nella sala Sinopoli del
Vittorio Emanuele si confronteranno lo
scrittore Mimmo Gangemi, autore del
best-seller Il Giudice Meschino, e
Maurizio Marchetti. L’attore messinese
interpreterà infatti uno dei personaggi
principali della fiction tratta dal noir
dell’autore calabrese (i panni del
protagonista, il giudice Alberto Lenzi,
saranno vestiti da Luca Zingaretti), che
andrà in onda in prima serata, su
Raiuno, il 3 e 4 marzo prossimi.
Mimmo Gangemi, cosa si aspetta
da questo incontro con Maurizio
Marchetti, che in tv interpreterà
l’ineffabile capobastone della
‘ndrangheta, don Mico Rota?
E’ un’idea geniale quella di mettere a
confronto le sensazioni dell’autore del
romanzo con quelle degli attori
principali della sua trasposizione
televisiva. Ho un bellissimo rapporto
con Maurizio Marchetti e lo considero
un grande attore: la sua interpretazione
ha dato vita esattamente al personaggio
che avevo in mente ne Il Giudice
Meschino.
La preoccupa la trasposizione
televisiva del suo romanzo?
Ho seguito tutte le riprese della fiction
(girata la scorsa estate a Reggio Calabria
e dintorni, ndr): l’impatto con la
telecamera è stato un po’ disorientante.
Poi ho preso atto del fatto che non
potevo attendermi un’immagine
esattamente corrispondente al romanzo,
perché scrittura e cinema sono due
forme artistiche con tempi e modalità
differenti. Posso comunque dirmi
davvero soddisfatto del risultato finale.
All’inizio avevo qualche perplessità
sull’accoglienza che il pubblico avrebbe
dato al giudice Alberto Lenzi: temevo
che chi stava a casa avrebbe sempre visto
in Luca Zingaretti il Commissario
Alberto Lenzi, magistrato donnaiolo
e sfiduciato (“meschino”, alla
siciliana), ritrova la passione per le
indagini in seguito all’uccisione di un
caro amico, anche lui giudice. Lenzi
comincia ad indagare su quelli che
sembrano degli omicidi di
‘ndrangheta. Ma le sibilline e gustose
parabole di don Mico Rota, vecchio
capobastone della criminalità
calabrese in carcere, lo instradano
verso una direzione diversa, che
sembra portare addirittura alla nave
dei veleni e alle scorie tossiche
seppellite nella “spianata
dell’infamia”. Prendendo spunto da
fatti di cronaca, il Giudice Meschino,
pubblicato da Einaudi nel 2009, offre
qualcosa di più del classico giallo:
personaggi complessi e sfaccettati; un
protagonista che sa di anti-eroe; una
spaccato realistico di come si svolge la
vita in un paesino della Piana di Gioia
Tauro. Tutti ingredienti che hanno
garantito numerosi premi al romanzo
e il successo editoriale a Mimmo
Gangemi, ingegnere di 60 anni
originario di Santa Cristina
d’Aspromonte, oggi residente a Palmi
(RC).
Montalbano, molto diverso dal
protagonista de Il Giudice Meschino.
L’interpretazione di Luca ha fugato ogni
mio dubbio.
Il Giudice Meschino, lo scorso
anno, è stato seguito da un
sequel, Il Patto del Giudice (edito
da Garzanti). Dobbiamo
attenderci qualche nuova
indagine del giudice Lenzi nel
prossimo futuro?
Si, a breve: il terzo romanzo della serie è
già pronto e la mia ambizione sarebbe
vederlo pubblicato in concomitanza con
la messa in onda della fiction. In questa
sua terza “indagine”, il giudice Lenzi si
troverà a rispondere alla sfida di quello
che sembra essere un serial killer. Ma la
realtà è ben diversa… di più non posso
dire!
INIZIATIVE
Riconoscimento per i Petali di Marta
ritorna in 'Petali di Marta', come la capacità di guardare alla
vita e viverla, indipendentemente dagli esiti. Dedicato al figlio
21enne ed a tutti i giovani che vanno formati alla luce
universale della bellezza, che si sprigiona in ogni sfaccettatura
dell'arte, da ergere contro l'oscurantismo di questi difficili
tempi. Per quanto concerne il titolo, dato da Pinketts, i petali
sono gli amori: Manfredi, ingegnere passionale e incontenibile,
Marco giudice incorruttibile e sensibile, Stefano star fascinosa
e egocentrica. Ma gli amori come i petali, si staccano e
volteggiano in una breve danza e appassiscono al suolo: Marta
deve ragionare sulla sua vita partendo da un presente
complicato. L'opera è alla seconda ristampa e il 1 giugno
l'Alibrandi ritira il Premio Sicilia giunto alla sua 21^edizione,
come vincitrice per la 'Sezione Letteratura'.
Copertina del libro tratta dalla mostra
'Le reve dans le reve' della fotografa parigina Agnes Spaak
IL LIBRO DI ALBRANDI PRESENTATO DALLA FONDAZIONE
ANTONIO PRESTI VINCE ANCHE IL PREMIO SICILIA
CATANIA. La Fondazione Antonio Presti – Fiumara d’Arte
presenta il libro "Petali di Marta" di Cinzia Alibrandi edito da
Ensemble. L’appuntamento Sabato 25 gennaio alle ore 18 alla
Casa d’Arte Stesicorea di Piazza Stesicoro 15 a Catania.
Introduce: Antonio Presti, artista-mecenate, presidente
Fondazione Fiumara d’Arte. Partecipa e veste l’autrice:
Valentina Santagati, stilista catanese. Cinzia Alibrandi dichiara
che il plot nasce da un clima ed una consapevolezza assai
diversi dal suo precedente romanzo, ma l'idea della luce e
della bellezza del talento presente in 'Anna e i suoi miracoli'
centonove pagina 33
24 Gennaio 2014
posterpatrimonio
MESSINA. Spigolando tra le pagine del recente stradario toponomastico
Le donne di Messina
Poche le donne ricordate dalla città per le loro opere come risulta dal dizionario edito dal Rotary.
Ma la lacuna potrebbe facilmente essere colmata leggendo le pagine di storici e cronisti
DI FELICE IRRERA
MESSINA. Chi sfoglia il
recente “Una strada un
nome. Dizionario
toponomastico della Città di
Messina” (a cura di
Giovanni Molonia, Rotary
Club Messina 2013, pp.
445, s.i.p.) non può fare a
meno di notare come tra il
migliaio circa di toponimi
presenti in esso solo una
percentuale bassissima è
dedicata a figure di donne:
un 1,7% per un totale di 18.
Una di queste è Nina Da
Messina, della quale
mancano, in verità, precisi
riferimenti biografici, per
cui ne è stata talvolta messa
in dubbio persino
l’esistenza; sembra ormai
certo, comunque, che fu una
poetessa (bellissima e
virtuosa) della seconda
metà del ’200 e fece parte
Smeralda Calafato e Rosa Rosso Donato
della “Scuola Poetica
Siciliana”. Un personaggio
mangiatoia, la madre la diede alla luce.
di rilievo è, poi, senz’altro Macalda
A soli quindici anni, contro la volontà
Scaletta, vissuta tra il XIII e il XIV
della famiglia, prese i voti ed entrò tra le
secolo, appartenente ad una famiglia di
clarisse del monastero di Santa Maria di
umili origini, il cui nonno da servitore
Basicò ove assunse il nome di Eustochio.
nel castello di Scaletta ne era divenuto a
Amante della povertà, ritenendo, però,
sua volta castellano; mentre il padre
che nel monastero non si osservasse alla
aveva studiato diritto e sposato una
lettera la regola di S. Chiara, nel 1464
nobildonna. Macalda, bella e valente
ottenne dal Papa di fondare un nuovo
nelle armi al pari di un uomo, si sposò
monastero di più stretta osservanza che
ancora bambina, ma rimasta presto
chiamò “Montevergine”, dove alla sua
vedova si recò alla corte di Napoli dove
morte lasciò 50 suore, il ricordo delle sue
conobbe e sposò il celebre Alaimo da
virtù e la fama della sua santità,
Lentini. Prese parte attiva alla Guerra del
riconosciuta da Giovanni Paolo II nel
Vespro combattendo contro gli angioini e
1988. Il suo corpo incorrotto è ancora
fu pure governatrice di Catania. Quando
visibile nel monastero da lei fondato.
il nuovo sovrano Pietro III d’Aragona
La bellissima Anna Maria Arduino,
giunse in Sicilia, Macalda gli si presentò
vissuta nel XVII secolo, era figlia del
a Randazzo con la sua armatura e una
principe di Palizzi e marchese della
mazza d'argento e, secondo le cronache
Floresta, e fin da giovane, educata dal
del tempo, mise in atto vari tentativi per
padre nelle lettere italiane e latine,
sedurlo (ricordati sia da Boccaccio nel
coltivò la poesia, la pittura, la musica e
Decameron che dagli cronisti messinesi
la danza. La si ricorda per la produzione
come Samperi). Assieme ad Alaimo,
latina e volgare che s’spirava a Petrarca e
ebbe un ruolo di primo piano nella
Virgilio. Sposatasi con Giovanni Battista
politica del tempo, ma, caduto in
Ludovisi, principe di Piombino, visse a
disgrazia il marito, che fu condannato a
Roma dove fu ammessa nell’Accademia
morte, ella fu imprigionata nel carcere di
dell’Arcadia. Morì a 28 anni a Napoli e fu
Matagrifone, dove imparò a giocare a
sepolta nella chiesa di San Diego
scacchi con l’emiro Margam ibn Sebir,
all’Ospedaletto, in cui ancor oggi si trova
diventando la prima persona in Sicilia a
il suo sepolcro con un bassorilievo
conoscere e praticare questo gioco.
marmoreo di Francesco Solimena.
Nell’anno in cui Smeralda Calafato
Anche Rosa Rosso (1808-67), sposata
nacque (1434), Messina era stata colpita
con lo stalliere Donato, era una donna
da un’epidemia di peste, sicché i suoi
del popolo. Ella nell’adolescenza aveva
genitori, per sfuggire al contagio, si
assistito alla repressione borbonica
recarono nel vicino villaggio Annunziata
seguita alla rivoluzione siciliana del
ove, pare, proprio presso una
1820-21 e rimasta presto vedova, si
guadagnava da vivere come “tosatrice di
cani”, nutrendo un sacro affetto verso la
patria. Nel 1848-49 partecipò alla
rivoluzione siciliana contro il governo
borbonico, prima a Messina e poi a
Palermo e a Messina fu protagonista di
molti scontri armati con le truppe
borboniche conquistandosi il titolo di
“artigliera del popolo”: nelle cronache e
nell’iconografia dell’epoca è raffigurata
nell’atto di caricare un cannone in piazza
Duomo. Dopo la riconquista borbonica
dell’isola fu arrestata, torturata e
imprigionata nei sotterranei della
Cittadella. Uscita di prigione, viveva
chiedendo l’elemosina davanti
all’Università solo ai giovani studenti nei
quali riponeva l’unica speranza per il
futuro. Dopo il 1860, le fu concesso dalla
patria un modesto mantenimento in
Macalda Scaletta
centonove pagina 34
segno di riconoscenza per il suo ruolo
attivo nella rivoluzione del 1848. Morì in
povertà. A fine ’800 i versi di una lapide
posta vicino Piazza Duomo la
paragonavano a Dina e Clarenza, mentre
nel busto scolpito nel 1893 da Vincenzo
Gugliandolo, oggi nella sede centrale del
Banco di Sicilia-Unicredit, era raffigurata
accanto al fusto del suo cannone.
Un personaggio femminile messinese
ricordato nella toponomastica della città
che associa la propria fama a quella del
marito, è la nobile matrona messinese
Faustina (vissuta nel secolo XVI
assieme al marito Tertullo). Secondo la
tradizione ella, forse discendente dalla
famiglia Ottavia, sorella di Elpide (che si
credeva moglie del filosofo Severino
Boezio) e sposa del senatore romano
Tertullo, fu la madre di Placido, Flavia,
Eutichio e Vittorino, santi martiri a
Messina nel 541. Ma nello stradario
della città figurano pure personaggi del
tutto leggendari o che si muovono tra
storia e leggenda. Nel primo ambito è da
collocare Mata, che con Grifone,
rappresenta una sorta di genio tutelare
della città: essi sarebbero i mitici
fondatori di Messina, secondo altri la
sintesi felice di una fusione di razze (il
moro conquistatore Grifone che si unisce
alla bianca autoctona Mata): i loro
colossali simulacri, alla cui costruzione
attesero, dal ’500 al ’700, artisti come
Martino Montanini, Andrea Calamech e
Santi Siracusa, sono ancora ai nostri
giorni protagonisti del ciclo festivo di
mezz’agosto. Nel secondo caso rientrano
Dina e Clarenza, che osserviamo
scolpite sul prospetto laterale del
municipio e, giornalmente, mentre sul
campanile del Duomo in forma di statue
suonano le campane, rappresentano
simbolicamente le donne messinesi che
parteciparono ai Vespri siciliani
combattendo contro gli Angioini: la
leggenda qui s’inserisce nella storia,
raccontando come le donne messinesi
durante l’assedio della città, oltre ad
aiutare gli uomini trasportando pietre da
gettare contro i nemici, vigilavano sulle
mura giorno e notte per spiarne i
movimenti; così, l’8 agosto 1282,
sarebbero state proprio loro a sventare
un attacco francese sul colle della
Caperrina. In verità, sono tante le donne
messinesi che meriterebbero di essere
ricordate dai loro concittadini e tale
carenza potrebbe essere colmata
facilmente con la semplice consultazione
delle pagine di storici e cronisti locali.
Ma questo è un altro discorso.
Anna Maroa Arduino
Una strada un nome
24 Gennaio 2014
posterrubriche
PALERMO
MUOVE VISIONI
La mafia senza misteri
MUSICA
DI MARCO OLIVIERI
Al “Biondo” lo spettacolo tratto dal libro di Attilio Bolzoni
DI CESARE NATOLI
Il capitale umano
A colpire sono i colori
cupi, il ritmo delle
sequenze, lo sguardo
inquieto su una realtà
ostile. Lascia il segno “Il
capitale umano” di Paolo
Virzì, un autore di commedie
intelligenti che, complice il romanzo
di Stephen Amidon, compie un salto
nel territorio inedito del thriller. Il
risultato – grazie alla regia misurata,
alla valida sceneggiatura di
Francesco Bruni, Francesco Piccolo e
dello stesso Virzì, oltre che alla
fotografia di di Jérôme Alméras e
Simon Beaufils – è un racconto
morale privo di redenzioni, immerso
nell’opulenta Brianza, priva di
spessore etico e culturale. La storia
segue i punti di vista differenti di tre
figure chiave, mentre la forza del
denaro è capace di corrompere
qualsiasi slancio umano, fatta
eccezione per un barlume di
speranza incarnato dalle nuove
generazioni. Da ricordare le
interpretazioni di Fabrizio Gifuni,
Fabrizio Bentivoglio (che gioca la
carta del grottesco), Valeria Bruni
Tedeschi, Luigi Lo Cascio, Giovanni
Anzaldo e dei giovanissimi Matilde
Gioli e Guglielmo Pinelli. Non sono
gli squali dell’alta finanza o i
truffatori di basso livello a fare
paura. il gelo interiore di molti
personaggi a raggelare lo
spettatore.
INDA DI SIRACUSA
Garozzo ancora
presidente
Siracusa. “Novità dal fronte Inda a
Siracusa: il ministro Bray ha (finalmente)
deciso di metter mano alla situazione
del prestigioso Istituto legato al Teatro
Greco che quest’anno celebra il
centenario della fondazione. La
presidenza è stata riaffidata al sindaco
Garozzo e si sta lavorando alla riforma
dello Statuto per portare da otto a
cinque i componenti del CdA della
Fondazione. Nel frattempo cominciano
a prender corpo gli spettacoli del
cinquantesimo ciclo delle
rappresentazioni classiche, in scena dal
9 maggio: le tragedie “Agamennone”
(Regia Luca De Fusco) e CoeforeEumenidi (regia di Daniele Salvo)
entrambe di Eschilo, la commedia “Le
Vespe” di Aristofane (regia di Mauro
Avogadro). Il 16 aprile debutterà inoltre
lo spettacolo “Verso Argo” del regista
siracusano e consulente Inda Manuel
Giliberti. (P.R.)
DI
Ancora vinile
PAOLO RANDAZZO
Palermo. Certo della mafia si possono
dire molte cose, ma sicuramente
nessuna di questa deve indulgere
nell’assegnare a questa associazione
criminale una credibilità, anche
negativa, che essa invece non ha, né
deve avere. È con questo
intendimento che qualche anno fa il
giornalista Attilio Bolzoni ha scritto
per i tipi della Biblioteca universale
Rizzoli, il libro “Parole d’onore”.
«Sono voci che provengono da un
altro mondo – spiega il giornalista -.
Parlano di moralità e famiglia, affari e
delitti, regole, amori, amicizie tradite,
di religione e Dio, soldi e potere, di
vita e di morte. Il libro è il resoconto
di un viaggio fra gli uomini che
popolano i territori mafiosi. Un
inventario dei loro pensieri e dei loro
“ragionamenti”. Dal maxiprocesso di
Palermo dell’inverno ‘86 agli ultimi
picciotti reclutati nelle borgate, da
Tommaso Buscetta e Luciano Liggio
alle scorribande di Totò Riina e dei
suoi figli, dai lussi dell’Ucciardone al
ritorno degli “scappati”. Non è solo
un linguaggio e non è solo un codice
quello di mafia: è esercizio
d’intelligenza, raffinato calcolo.
Diceva Giovanni Falcone:
“Conoscendo gli uomini d’onore ho
imparato che le logiche mafiose non
sono mai sorpassate né
incomprensibili, sono in realtà logiche
di potere e sempre funzionali a uno
scopo». È da questo libro che qualche
anno fa ha preso spunto, per opera di
Marco Gambino (interprete) e
Manuela Ruggiero (regista), la
creazione di uno spettacolo teatrale il
cui percorso è iniziato al Fringe
Festival di Edimburgo nel 2009 per
approdare in Italia e in Francia e
finalmente da noi a Palermo (in scena
alla Sala Streheler del Teatro Biondo
DE GUSTIBUS
Marco Gambino
dal 21 gennaio al 2 febbraio). Ecco
come Gambino spiega questa
operazione: «Parole d’onore è il
racconto della mafia spogliata del suo
mistero e ridotta a inventario di follie,
combinazione fra il delirio e la logica
più implacabile, fra paranoia e
razionalità, esercizio d’intelligenza,
esibizione di potere. Un modo inedito
di raccontare la mafia, senza retorica,
attraverso le testimonianze degli stessi
mafiosi che parlano dell’ultimo mezzo
secolo della loro Sicilia, ma anche di
“moralità” e famiglia, di Stato, affari e
delitti, di regole, amori, amicizie
tradite, di religione, soldi e potere, di
vita e morte, del rapporto col carcere
e la legge, di latitanze infinite». Una
lezione da tenere ben presente e oggi
più che mai, mentre la mafia torna a
far sentire ancora minacciosa la sua
voce.
Sarà una moda, un
semplice gusto per il
vintage o l’eccezione
che conferma la regola
nella lotta tra
analogico e digitale,
ma un fatto è certo: continua
l’ascesa del vinile. Secondo gli ultimi
dati di Nielsen Soundscan, ad
esempio, le vendite di LP sono salite
di un ulteriore 30,4 % nel 2013, fino
ad arrivare a sei milioni di copie.
Una cifra che non si vedeva
dall’inizio degli anni ’90, quando
furono letteralmente sbaragliati dal
cd. Dal momento che il download è
sostanzialmente fermo – o
comunque in forte calo – il vinile,
unitamente allo streaming online, è
l’unico formato a crescere. Chissà,
forse è proprio questo ad
infervorare gli appassionati, stanchi
della bulimia da peer to peer e mp3.
Chi pensa che si tratti pur sempre di
una piccola nicchia di mercato
costituita da ascoltatori attenti e
poco inclini a seguire le sirene del
mercato, inoltre, sarà sorpreso da
un’altra cosa: molti acquirenti di
dischi in vinile sono giovani che non
erano nemmeno nati quando
esplose la vendita dei cd. Giovani
forse attratti dal fascino romantico
dell’oggetto fisico da tenere nelle
mani e toccare, dal rituale da seguire
per il suo utilizzo, oppure dal suono
che – immancabili fruscii a parte –
tutti sono concordi nel ritenere
migliore, più ricco com’è di armonici
e dinamica. Fatto sta che il vecchio
vinile si sta prendendo le sue belle
rivincite; e non manca chi interpreta
questa attenzione come un segnale
di speranza, su un piano generale,
anche per la musica di qualità.
DI MASSIMO LANZA
L’anno nero della ristorazione
Le guide gastronomiche danno un quadro
poco esaltante della ristorazione nelle tre città
principali della Sicilia. A Palermo se non fosse
per il Bye Bye Blues, che però è a Mondello,
stella Michelin e ottimi punteggi per Gambero
Rosso ed Espresso, la situazione non sarebbe
per nulla rosea. A Catania analoga situazione, con la
differenza che non c’è nessun locale stellato, mentre per
trovare punteggi alti per le altre guide bisogna arrivare sino
a Giarre dove c’è Donna Carmela che brilla in solitudine.
Situazione quindi statica quella di queste due grandi città e
alquanto singolare visto che possono contare su una
centonove pagina 35
tradizione gastronomica ampia e ben radicata nel tempo.
Stesso discorso vale per Messina che nonostante tutto dopo la
chiusura del mitico Alberto Sardella non ha più trovato il
fuoriclasse capace di far brillare le millenarie tradizioni
gastronomiche della città dello Stretto. E pensare che a pochi
Km a Taormina sono ben tre i ristoranti stellati dalla Michelin
e che hanno punteggi alti pure per le altre guide. Anzi il 2013
è stato tragico per la ristorazione messinese, hanno chiuso i
battenti due locali che possiamo considerare storici. Ha chiuso
per trasferirsi a Taormina Tischi Toschi premiato dalla guida
del Gambero Rosso con i Tre Gamberi.Ha chiuso i battenti
dopo 19 anni anche la mitica osteria con cucina” di Renato
Orlando, Le Due Sorelle. Travolto dalla crisi, il noto ristorante
famoso anche oltre Stretto per la sua cucina e soprattutto per
l’eccellente carta dei vini che è arrivata ad elencare oltre mille
etichette.
24 Gennaio 2014
posterprotagonisti
TEATRO. Il fondatore dell’Accademia Sarabanda si racconta. Dalla gavetta alle favole
Io, Fortunato tra i bimbi
Pioniere del teatro per i più piccoli grazie all’incontro con il regista Walter Manfrè regala fiabe
che piacciono anche ai più grandi. «Aiutatiamo i ragazzi a trovare un significato alla vita»
DI
GIÒ PEREC
Messina. Certo ha meno capelli da
quando lo conosco, ma con quei fili
ancora biondi in testa, celati quasi
sempre da una lobbia a larghe falde,
non sembra possa compiere 60 anni il
prossimo agosto. Sto parlando di
Gianni Fortunato Pisani un teatrante
nato a Tunisi, ma cresciuto
ampiamente a Messina, dove sin da
ragazzo coltiva la passione per il Teatro
e dove fonda trent’anni fa l’Accademia
Sarabanda, dedicandosi
meritoriamente nell’ultimo decennio
ad allestire spettacoli per bambini e
per ragazzi, preparando così il terreno
di coltura perché le giovanissime
generazioni possano avvicinarsi da
adulti alla più entusiasmante
avventura nel mondo del Teatro. Nella
sua Accademia sono transitati attori
nostrani del calibro di Giovanni
Moschella, Margherita Smedile,
Giorgio Bongiovanni, Donatella Venuti,
Giuseppe Luciani, Antonio Caldarella,
Mariapia Rizzo, Domenico Cucinotta,
Maurizio Puglisi, Luca Fiorino e tanti
altri, che hanno segue strade proprie o
che hanno fondato altri formazioni
teatrali.
Vuole accennare alla sua
formazione teatrale: come,
quando e perché nasce il suo
amore per il Teatro?
«L’amore per il teatro, il ‘fuoco sacro’
probabilmente mi è stato trasmesso da
mia nonna. Lei attrice della compagnia
di Giovanni Grasso mi ‘buttò’ sul
palcoscenico che avevo appena 5 anni.
Poi, dopo avventure teatrale poco
importanti, a 19 anni, al mio secondo
anno di architettura, decisi di
iscrivermi al laboratorio teatrale
universitario di Palermo che in quegli
anni ospitava maestri importanti
provenienti da tutta Europa ».
Può fare i nomi di questi maestri?
« La mia fortuna è stata quella di
frequentare corsi diretti da maestri con
formazione, stili e tecniche teatrali
molto diverse tra loro: Pampiglione e
Molik per la voce, Yves Le Breton e
Eugenio Barba per le tecniche del
corpo, i fratelli Colombaioni (quelli del
film di Fellini) per clownerie e
acrobatica e altri ancora. Ho avuto
ancora la fortuna di seguire uno stage,
breve ma intenso, diretto da
Grotowsky».
Agli inizi il suo interesse è
rivolto alla Nuova
drammaturgia, (basti citare
autori come Weiss, Schwarz,
Arrabal, Erdman, De
Ghelderode, Büchner compresi
Pirandello e Shakspeare e altri)
non solo come attore ma anche
come regista e autore di propri
lavori e adattamenti teatrali.
Quale o quali ruoli ama
maggiormente?
« Amo moltissimi confrontarmi con
ruoli di personaggi che si arrovellano
in cerca di un ‘equilibrio’. Che non
sono maschere, sempre coerenti e
prevedibili. Preferisco i personaggi
pieni di dubbi, incoerenze,
contraddizioni ».
Nel 2008 in un’edizione di
Taormina Arte lei da regista
riscuote un buon successo con
la pièce “La coda dell’oca” del
nostro Andrea Genovese - che da
anni vive a Lione- intepretato
da Gianfranco Quero e
Francesca Andò. Come mai
questo “idillio” tutto messinese
( anche se lei è nato altrove) s’è
fermato solo a questo lavoro e
Mauro Failla e Gianni Fortunato in Come il signor Mocki
CURIOSITÀ
In scena con Il Drago, ma al Vittorio c’è lo stop
In scena con Cappuccetto Rosso
GIANNI FORTUNATO ha cominciato a fare teatro per i più piccoli,
nel 2005 quando Walter Manfrè viene nominato direttore artistico
del Vittorio Emanuele. Ricco della sua esperienza, introduce nei
cartelloni stagionali il Teatro per ragazzi e le Fiabe per bambini e
comincia una nuova primavera teatrale perché infila una dopo
l’altra una serie di fiabe pescate dal mondo di Andersen, Calvino, i
fratelli Grimm, Collodi, Capuana, Perrault, Rodari, altri ancora e
pure fiabe sue. Un successo durato dieci anni che ha subito
un’interruzione quest’anno per i noti avvenimenti teatrali che
coinvolgono la nostra città e la Regione Sicilia. L’ultimo spettacolo
proposto, sabato scorso, “Il drago” di Schwarz, ma è stata una pena
vedere il salone del 4° piano del V. Emanuele con pochi bambini
accompagnati dai loro sparuti genitori, perchè le vicende del teatro
Vittrio non consentono neanche continuità e pubblicità.
centonove pagina 36
24 Gennaio 2014
posterprotagonisti
La compagnia dell’Accademia Sarabanda in “Colapesce”
Gianfranco Quero e Francesca Andò in La
coda dell'oca di Andrea Genovese - 2005
mpott è liberato dal dolore di Peter Weiss-2005
non ha avuto un continuum?
« In questi ultimi anni mi sono
dedicato soprattutto a far crescere una
compagnia di giovani. Giovani
messinesi. Giovani e quindi ancora
poco noti. Ma già nei miei prossimi
progetti tornerà questo “idillio” tutto
messinese ».
In Teatro succede che gli inizi,
di qualunque gruppo o
formazione teatrale, siano
segnati da entusiastici spettacoli
con parecchi personaggi per
finire poi a fare delle piccole
pièce o dei monologhi con
nessun altro attorno. E’
successo pure a lei qualcosa del
genere?
« Be’ diciamo che in questi ultimi anni ,
nei quali, per motivi finanziari, non è
stato più possibile pensare a grandi
allestimenti, ci siamo tutti ritrovati a
mettere in scena pièce con due tre
personaggi al massimo. La crisi del
teatro è un dato di fatto. E dobbiamo
affrontarla giornalmente. Non è un
bell’argomento ma purtroppo per fare
arte e cultura ad un buon livello ci
vogliono anche i soldi. Se hai soldi
sufficienti puoi reclutare attori validi e
di una certa esperienza, ti puoi
permettere il giusto numero di
giornate di prova, riesci ad avere scene
e costumi decenti, puoi avvalerti di
tecnici e materiali all’altezza. Ma i
nostri politici fingono di credere e di
puntare alla Cultura ( ne parlano solo
in campagna elettorale); poi al
momento di sostenere la cultura
recitano la parte degli smemorati –
dico così per essere gentile ed
educato».
Dal 2005 si occupa di teatro per
i bambini. Le difficolta del
Vittorio Emanuele segnano per
ora una battuta d’arresto.
Proporrà in altre strutture il suo
repertorio fiabesco assieme ai
simpatici protagonisti che si
chiamano Carmelo Alati,
Elisabetta Di Giambattista,
Gabriella La Fauci, Vittoria
Micalizzi, Mariachiara
Millimaggi, Lorenzo Pizzurro ?
«Ho cominciato a far teatro per i
piccoli quando Walter Manfré venne
nominato direttore artistico del Vittorio
Emanuele. Manfrè è sempre stato il
mio fratello maggiore. Umanamente e
artisticamente. Lui crede realmente nel
centonove pagina 37
valore e nell’importanza del Teatro per
ragazzi. Conosce i giusti modi di
realizzare un progetto per ragazzi
senza nulla concedere
all’opportunismo o all’improvvisazione.
A mio modo di vedere le fiabe,
soprattutto quelle classiche, così
profonde, costruite con saggezza e
pregne di significato, sono un
momento importante per la
formazione dei ragazzi. Se speriamo di
vivere non semplicemente di momento
in momento ma realmente coscienti
della nostra esistenza, la necessità più
forte e l’impresa più difficile per noi
consistono nel trovare un significato
alla nostra vita. Oggi, come in passato,
il compito più importante e anche il
più difficile che si pone a chi alleva un
bambino è quello di aiutarlo a trovare
un significato alla vita. La fiaba, la
favola, mentre intrattiene il bambino,
gli permette di conoscersi e favorisce lo
sviluppo della sua personalità. In
questi ultimi anni ho realizzato
adattamenti per la scena di ben 53
fiabe. In teatro si è creato un rapporto
stupendo tra noi, compagnia, e i
genitori, i ragazzi. Abbiamo creato
anche un nostro stile. E la mia
soddisfazione è immensa. Così come
immenso è il mio dispiacere quando il
teatro che ci ospita non ha neppure i
mezzi per sostenere le spese di
pubblicità. Tra il 2006 e il 2009, al
Teatro Vittorio Emanuele di Messina, si
è arrivati a far sino a 3 repliche, con
circa 250 spettatori a replica. Speriamo
si torni presto a quei risultati. Nel
frattempo noi abbiamo già esportato
questa formula anche in altri teatri
italiani. E sono sempre più convinto di
continuare ad occuparmi anche di
teatro per ragazzi: perché mi fa restare
giovane, rappresenta la ‘gavetta’ per i
giovani attori della mia compagnia e
soprattutto è il mio modo, utile,
socialmente e politicamente corretto,
di ringraziare la fortuna che mi ha
concesso di fare questo splendido
mestiere ».
24 Gennaio 2014
posterlettere
HERITAGE
GUI
QUI SCUOLA
DI SERGIO BERTOLAMI
DI ANDREA SMITH
Un linguaggio unitario
104? Non è un
privilegio
IL DOCENTE DISABILE non può
rivendicare, dopo avere chiesto ed
ottenuto il trasferimento su cattedra
esterna, una cattedra interna occupata
da altro titolare, invocando l’art. 21 della
L. 104/92 e il CCNL di mobilità. E’ il caso
di una docente che ha chiesto ed
ottenuto il trasferimento su una cattedra
esterna e dopo ne ha rivendicato una
interna sulla quale insisteva già un
titolare, invocando l’art. 21 della L.
104/92. A stabilirlo è stato il Giudice del
lavoro del Tribunale di Messina ordinanza dicembre 2013 - partendo dal
dato che: la ricorrente aveva presentato
domanda di mobilità volontaria
dichiarandosi disponibile a ricoprire
cattedre orario esterne e a prestare
servizio “tra più istituti dello stesso
comune e istituti tra comuni diversi”; in
accoglimento della richiesta, era
divenuta titolare nell’istituto assegnato
della cattedra orario esterna con
completamento dell’orario di servizio in
altre scuole anche di comuni diversi. E
proseguendo con l’analisi dell’art. 18,
comma V del CCNL, in base al quale “le
cattedre costituite su più scuole possono
essere modificate negli anni scolastici
successivi per quanto riguarda gli
abbinamenti qualora non si verifichi più
disponibilità di ore nella scuola
assegnata per completamento d’orario.
Pertanto, i docenti trasferiti su tali
cattedre sono tenuti a completare
l’orario d’obbligo nelle scuole nelle quali
il nuovo organico prevede il
completamento d’orario”. Allo stesso
Giudice non è apparso determinante il
richiamo della ricorrente all’art. 21 della
L. 104/92 – che attribuisce ai disabili il
diritto di scelta prioritaria tra le sedi
disponibili – e all’art. 7 del CCNL, perché
la cattedra richiesta non è “sede
disponibile” e nessun trasferimento è
stato disposto.
ECOLOGIA&AMBIENTE
LA LETTERA
DI ROBERTO CORONA
Corona: «Mai perso il posto per vicende giudiziarie»
Egregio direttore, Le scrivo per quanto pubblicato nel n°2, pag.7
del 17 gennaio u.s., nell’articolo La Curiosità e per dirle che,
sull’argomento, in tempi non sospetti, il suo giornale aveva
pubblicato una mia nota il 26 ottobre 2012, pag.13 , basta rileggere per notare
che la mia trasparenza, dovuta anche al mio stile di vita, è stata fondamentale
per essere oggi considerato tra i pochi virtuosi. Ma vorrei precisarle che il
sottoscritto non ha perso il posto per vicende giudiziarie e che ho concluso,
assieme a tutti gli eletti della XV Legislatura, il mandato parlamentare il
04/12/2012. La vicenda giudiziaria che mi ha coinvolto ha per oggetto fatti e
reati finanziari estranei all’attività politica e parlamentare e si riferiscono alla
mia attività professionale e le ribadisco, ancora una volta, che rispetto alle accuse
che mi sono state formulate sono totalmente estraneo e sono sicuro che presto
saranno chiarite nella sede processuale, dove dimostrerò la mia più completa
innocenza e per questo non ho scelto comode scorciatoie come il
patteggiamento. Da uomo libero e senza avere riportato alcuna condanna
confido nell’operato della Magistratura e mi auguro che molto presto venga
dichiarata la mia completa estraneità rispetto ai fatti contestatimi e la mia più
assoluta buona fede. Come lei sa, Angelino Alfano, segretario politico nazionale
del Pdl, il 26 settembre 2012, qualche giorno prima della presentazione delle
liste per le regionali e nel pieno della campagna elettorale che avevo avviato su
richiesta dei Coordinatori Regionali del Pdl, mi ha chiesto il grande sacrificio
personale di non candidarmi, pur non esistendo impedimenti giuridici o motivi
previsti dal codice etico del partito, ma solo per motivi di opportunità. Per senso
di appartenenza e ragioni di partito ho rinunciato alla candidatura subendo un
grave danno sul piano personale e politico. Mosso da vera passione politica e
spirito di servizio non ho interrotto, in questi anni, il rapporto con i miei tanti
amici e con il territorio e sono sempre pronto per i futuri appuntamenti
dell’agenda politica. Un cordiale abbraccio.
SAREBBE UTILE far
comprendere ai lettori,
e soprattutto agli
amministratori, che non
basta cambiare nome e
accrescere competenze
per rendere più efficace
il sistema gestionale di un settore
complesso e strategico qual è quello
della cultura. Della sua istituzione nel
1974 il Ministero per i Beni Culturali
ha cambiato più volte
denominazione. Agli storici compiti
ha aggiunto nel 1998 le Attività
Culturali, ovvero lo spettacolo dal
vivo e il cinema, competenze e
funzioni provenienti dalla
soppressione del Ministero dello
Spettacolo e del Turismo. Infine dal
24 giugno 2013 il Ministero ha
arricchito le attribuzioni includendo
anche le attività turistiche. Il processo
di trasformazione, non del tutto
completato, porta a considerare che
la pregnante relazione tra beni
culturali e turismo mette in luce
l’idea che le risorse culturali possano
smuovere l’economia nazionale. Pur
tuttavia spetta alle Regioni la potestà
legislativa in riferimento ad ogni
materia (come il turismo) non
espressamente riservata alla
legislazione dello Stato. Ciò significa
che le Regioni si occupano in modo
autonomo di promozione dei beni,
nonché di sviluppo delle imprese
turistiche. La Regione siciliana
frammenta le azioni, integrate nel
MiBACT, interessando due differenti
assessorati: uno per il Turismo e
l’altro per i Beni culturali. Sulla
medesima linea anche il Comune di
Messina. L’espressione utilizzata è
“valorizzazione”, intendendo la
volontà di rendere produttive le
risorse culturali. Tale obiettivo si
persegue incentivando il turismo
culturale. Ma occorrerebbe parlare
un linguaggio unitario.
DI ANNA GIORDANO
In memoria di Pandolfo
E’ INSONDABILE la mente umana,
impossibile comprendere cosa porti una
persona a decidere di porre fine alla sua
esistenza. Mi ha colpito molto la storia di
Antonino Pandolfo, sindacalista che si è
ucciso il 14 gennaio. Non lo conoscevo e me ne
rammarico, perché deve essere stata una gran bella
persona. Leggo che combatteva anche contro i
criminiambientali, in questa terra ordinaria
amministrazione. Terra di nessuno o quasi dove chi lotta
per la legalità si trova spesso solo e vessato, come lui,
con intimidazioni palesi e pesanti (macchina bruciata,
portone bruciato, aggressioni) o come Adolfo
Parmaliana, mediante l’ormai rodatissima macchina del
fango e compiacenti soggetti di ogni livello, anche
quello dove ti aspetteresti invece la giusta attenzione e
vicinanza. E chi persegue la legalità, chi crede di
dovere contribuire nel suo piccolo ad un mondo
migliore, quando subisce la violenza diretta o no che
sia, o macchie pesanti sulla sua onestà, subisce
contraccolpi devastanti. Ormai, chi vive in nome del dio
denaro, forte della sua indifferenza alle sorti del resto
del mondo che subisce zitto e muto, lo sa. Sa quale sia il
potere di una macchina che brucia, di un colpo al volto,
di un portone che arde. Così come sa che chi è onesto
soffre quando si insinua - con o senza eccessivo clamore
- che non sia né onesto né corretto né leale. Sono bravi
coloro che vivono sull’illegalità a capire come colpire
chi li contesta. E sanno che difficilmente si può scoprire
centonove pagina 38
chi da fuoco ad una macchina o ad un portone, sono
reati “ottimi” perché solo la flagranza può individuarli.
Sono gesti vigliacchi, non sono confronti dialettici ma
fulminei movimenti che gettano, chi li subisce, in una
spirale di rabbia e paura, di isolamento e depressione,
soprattutto se il resto del mondo tace e continua a farsi
i fatti suoi. Così come denunciare per chissà quali reati
commessi chi invece ha sempre rispettato leggi e vivere
civile, può creare devastante depressione. Ma sappiano
coloro che infangano gli onesti o che li terrorizzano,
che giustizia terrestre o divina che sia, arriverà. E se
pensate di esservi liberati di qualcuno, altri seguiranno,
e come dice il Papa, al funerale, il vostro, non ci sarà il
camion dei traslochi. La vostra ricchezza terrena non
accompagnerà altrove, la vostra incommensurabile
povertà d’animo.
24 Gennaio 2014
postercommenti
L’INTERVENTO
Fondo Fucile, da qui all’eternit
DI
PIETRO CURRÒ
Messina, la baraccopoli
di Fondo Fucile,140
famiglie e un dramma:
l'amianto. Cinquemila
metri quadri, secondo una relazione dei
Vigili Urbani di luglio 2003, di amianto
ammalorato e rotto, sotto il quale
vivono e respirano 600 cittadini da oltre
cinquanta anni. Accanto la scuola Albino
Luciani ed, a poche centinaia di metri, il
Policlinico Universitario. La storia
"recente" riprende nella primavera del
2006 con un dossier denuncia,
presentato quando ero assessore al
Risanamento, dal titolo "La vergogna di
Messina, Fondo Fucile tra amianto e
degrado sociale" . Ma il problema resta
irrisolto malgrado l'attenzione continua
degli organi di informazione e le lotte
dure intraprese dagli abitanti attraverso
cortei, occupazioni, blocchi stradali e
disperazione. Non si contano poi,
sempre a Fondo Fucile, le visite dei
politici di tutti i partiti. Anche l'attuale
Presidente Napolitano, invitato a visitare
Fondo Fucile nel dicembre del 2008, ha
risposto con una lettera a firma del
proprio Consigliere direttore dell'ufficio
di segreteria Carlo Guelfi, dicendo:"Per
quanto riguarda la sua richiesta di visita
al Rione di Fondo Fucile potrà essere
presa in considerazione in occasione di
un futuro viaggio del Capo dello Stato
in Sicilia."Che poi, ancora, non è
150 PAROLE DA PALERMO
La dittatura del Sol Levante
DI
MARIA D’ASARO
E’ più forte di me. Anche se vi si
trova tanta merce a buon mercato,
nei negozi dei cinesi non compro
nulla, perché ci sto male: troppa roba
gettata alla rinfusa nelle scatole,
troppa polvere, troppa tristezza negli
occhi della commessa di turno. La
grande Cina, dismessa in fretta la
zavorra ideologica del comunismo,
ha copiato il peggio dell’Occidente
capitalista: la voglia di profitto, il
mancato rispetto per i diritti umani,
l’indifferenza per i danni inferti
all’ambiente. Se uniamo il tutto alla
silenziosa e tenace capacità di lavoro
degli orientali, meno individualisti di
noi, abbiamo davanti una miscela
nefasta che ha unito il peggio dell’Est
e dell’Ovest: i negozi con le lanterne
rosse sono segno di un’umanità
ridotta a merce e di un pianeta
condannato a morte. Per salvare la
terra e noi stessi, serve con urgenza
un nuovo Umanesimo, che restituisca
senso di cura, sobrietà e bellezza.
avvenuta. Intanto Vigili del fuoco, Arpa,
Asl, l'ex Prefetto di Messina Alecci,
hanno tutti segnalato il pericolo per la
salute. Lo hanno segnalato a tutti i
sindaci che si sono succeduti dal 2000 ad
oggi. Così scrive il Prefetto Alecci al
sindaco di Messina nel settembre 2007:
"Dall'insieme degli elementi cognitivi
forniti appare confermata la complessiva
situazione di estrema criticità sotto il
profilo igienico sanitario e della
sicurezza pubblica delle unità abitative e
dell'intera area di cui trattasi, che
esige la immediata individuazione di un
percorso operativo finalizzato a
concrete iniziative che prevengano
l'aggravarsi delle pregiudizievoli
condizioni di vita degli abitanti della
località in questione". Anche l'Autorità
Giudiziaria è stata investita del
problema con un esposto sottoscritto
dagli abitanti della baraccopoli e
presentato da un noto avvocato
penalista messinese. Il 16 settembre
2013, nel corso di una conferenza
stampa congiunta, l'assessore regionale
Nino Bartolotta e l'amministrazione
comunale di Messina guidata dal
sindaco Accorinti, hanno dichiarato che
il problema della baraccopoli sarebbe
stato risolto con la bonifica del territorio
e l'assegnazione di case agli aventi
diritto, case reperite sul mercato libero
attraverso un pubblico bando. Hanno
altresì affermato dell'esistenza, nel
bilancio regionale, di undici milioni di
euro da destinare all'intervento.
L'iniziativa, certamente lodevole,
attende, però, ancora il primo passo
concreto dopo già quattro mesi
trascorsi. Giova ricordare che i Sindaci
delle città sono i responsabili della
tutela e della salvaguardia della salute
pubblica dei territori che governano e
rispondono, forse anche con rilevanti
profili penali, di omissioni nell'esercizio
della funzione propria. A quando l'inizio
dei lavori per il Parco di Fondo Fucile? O
il nuovo e grave pasticcio della Tares
finirà per determinare ulteriori ritardi?
ANIMAL HOUSE
ELIODORO
Catania, alt allo spaccio
Catania. Da San Giovanni Galermo a San Cristoforo: lotta senza quartiere agli
spacciatori, sempre più arroganti e violenti, veri e propri padroni del
territorio. Polizia e Carabinieri hanno preso d'assedio due "mercati
all'aperto", controllati da vedette, dove lo spaccio avveniva senza alcun
timore, dove addirittura i "clienti" facevano la fila, bloccando le strade. Circa
cento arresti, mega operazioni come non avvenivano da anni, un colpo per
pusher e per le "famiglie" del mercato della droga che, nonostante la crisi,
non conosce contrazione.
Ma, adesso, dopo il clamore delle conferenze stampa e delle pagine sui
giornali, si manga quotidianamente il controllo del territorio.
ANTIBUDDACI
DI DINO CALDERONE
Fare opposizione a Messina
Come si fa opposizione
a Messina? Negli anni
della cosiddetta prima
repubblica le forze
politiche nazionali e
quelle locali si
rispecchiavano perfettamente e gli
esponenti principali della politica
nazionale avevano il pieno possesso
della politica locale. La Dc godeva di un
enorme potere: era il primo partito
cittadino e controllava, almeno in
parte, altri partiti. L'opposizione,
fortemente minoritaria a causa
dell'esigua presenza di un Partito
comunista fra i più piccoli d'Italia, si era
indebolita ulteriormente a partire dalla
metà degli anni 70', come conseguenza
del consociativismo Dc-Pci. Insomma, la
triade Dc-Psi-Pci dominava la città e la
possibilità di scalfire questa “santa
alleanza” risultava velleitaria,
restavano solo alcune forme di
opposizione sociale. La legge regionale
del 1992, per l'elezione diretta del
sindaco, favorì la mobilitazione dal
basso e la creazione di liste civiche
estranee ai partiti storici. Non a caso
negli ultimi venti anni si sono potuti
registrare schieramenti di diverso
colore politico, nonostante la città sia
politicamente da sempre di
centrodestra: Providenti (1994centrosinistra); Leonardi
(1998-centrodestra); Buzzanca (2003centrodestra); Genovese
(2005-centrosinistra); Buzzanca (2008centrodestra); senza dimenticare ben
tre commissari. Ma con la vittoria di
Accorinti che fa l'opposizione? Se non
ha senso agitare temi nazionali come la
Tares per attaccare l'attuale sindaco,
formalmente sganciato dai partiti;
l'opposizione dovrebbe caratterizzarsi
su temi locali. Su questo piano si sono
manifestate due modalità di
opposizione: dentro il consiglio
comunale (con critiche fatte da alcuni
consiglieri) e all'esterno con l'azione di
Felice Calabrò, che però rischia di
restare sommerso, come durante la
protesta contro la Tares, se non articola
meglio proposte utili per la città. Il
futuro di un'opposizione costruttiva,
non solo di centrosinistra, in questa
città non può dipendere solo dall'esito
di un ricorso elettorale.
[email protected]
DI ROBERTO SALZANO
Non sono figli
Milleseicento milioni di euro per 536mila
tonnellate di cibo. Duecentocinquantaquattro
milioni per le cure mediche, che raggiungono i
465 milioni aggiungendo le spese per i prodotti igienici. Tanto,
nel corso degli ultimi due anni, le famiglie italiane sono
arrivate a spendere per gli animali domestici. Trenta milioni di
pesci, 13 milioni di uccellini in gabbia, quasi due milioni di
criceti e conigli, sette milioni di cani, sette milioni e mezzo di
gatti, tutte creture per cui non si bada davvero alla crisi, visto
che si risparmia ormai su ogni cosa ma non sul loro benessere.
Si spendono cifre folli pure per l'acquisto di accessori, ancor
meglio se firmati. Sempre più raramente si rinuncia ai regali
per Natale e compleanni. Gli italiani amano la compagnia e la
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devozione di questi piccoli amici e li trattano, coccolano e
viziano proprio come si fa con i figli. Vero affetto o semplice
consumismo? Incidono entrambi gli aspetti, cui va spesso
aggiunto un pizzico di nevrosi. In una società dove tutti sono
di corsa ed il tempo sembra non bastare mai, gli animali
domestici vanno incontro ai disagi del caso: vengono destinati
loro i ritagli di tempo stettamente necessario a farli mangiare
o portarli fuori per la passeggiatina quotidiana. Nascono
presto i sensi di colpa per averli trascurati. Segue così quel
pizzico di nevrosi a cui si accennava, che induce a portarli,
anche quando non è necessario, dal veterinario per essere
certi che stiano bene e ricoprirli di vizi per dare sfogo al
proprio attaccamento soffocato dai ritmi frenetici della società
odierna. Di fronte a famiglie ormai minate da vuoti e carenze
sempre più evedenti, non stupisce che gli animali vengano
cresciuti come figli.