Zangola collassata, progettista nei guai

Trento
l'Adige
LA CAUSA
martedì 3 marzo 2015
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Hotel Vason pronto ad accogliere i profughi. Ma la Lega va all’attacco
L’Hotel Nevada apre le porte ai profughi. In mezzo a tante reticenze, Luca
Lorenzi, titolare della struttura del Vason, ha comunicato a Cinformi di essere disponibile ad accoglierli: «Un gesto di umanità - dice - La struttura tanto è chiusa e la stagione non è andata benissimo, almeno facciamo
un’opera di bene e diamo un po’ di vita al paese».
L’ingegner Gastone
Cominotti citato in giudizio
di fronte alla Corte dei conti
Ma sul possibile arrivo dei rifugiati al
Vason la Lega Nord promette battaglia e annuncia un presidio. «Abbiamo speso tempo e soldi per il rilancio
del Bondone - sottolinea la consigliera comunale del Carroccio, Bruna Giuliani - e ora ci mandiamo i profughi? E
se l’albergatore è così generoso ospiti i trentini in difficoltà - sottolinea invece di fare il volontario con i soldi
dello Stato».
«Non me lo ha mai proposto nessuno
- replica Lorenzi - e comunque in 40
anni io non ho mai preso contributi».
Intanto il Dipartimento salute e solidarietà sociale ha approvato il protocollo d’intesa con il Commissariato
del governo per l’accoglienza straordinaria dei 431 profughi assegnati al
Trentino dal Ministero dell’interno.
Zangola collassata, progettista nei guai
Per la discoteca dei vip
conto da 470 mila euro
Bruciata, ricostruita, collassata e ora
al centro di un aspro contenzioso giudiziario. Il ristorante discoteca «La Zangola» di Madonna di Campiglio continua a fare notizia, ma non per i vip che
frequentavano questa ex malga nella
Piana di Nambino. Il problema è che il
tetto in legno, realizzato nel 2008 in occasione della ricostruzione del locale
dopo un devastante incendio, pare sia
stato progettato male ed è «collassato». Così ora pendono due distinti procedimenti. Uno di fronte alla Corte dei
conti dove il progettista e direttore lavori, ingegner Gastone Cominotti di
Pinzolo, è stato citato in giudizio per
un danno erariale presunto di 470 mila euro causato all’Asuc di Fisto proprietaria dell’immobile. In parallelo è
pendente un giudizio civile di fronte al
Tribunale di Trento contro l’ impresa
costruttrice.
Per capire i contorni della vicenda occorre tornare indietro di alcuni anni.
Dopo l’incendio doloso che nel dicembre 2007 distrusse la discoteca, l’Asuc
di Sisto in tempi rapidi avviò l’iter per
la ricostruzione. Nell’aprile del 2008
venne affidato allo studio tecnico dell’ingegner Cominotti incarico per la
progettazione definitiva ed esecutiva
della Zangola (compenso: 86 mila euro). Nel luglio dello stesso anno l’Asuc
dava allo stesso professionista anche
l’incarico di direzione e contabilità dei
lavori e coordinatore della sicurezza
(compenso: 91 mila euro). L’appalto
dei lavori, valore 849 mila euro, venne
affidato all’associazione di imprese
Pretti & Scalfi spa (capogruppo), e Emc
srl (mandante). Nel dicembre 2008 era
già stata presentata la dichiarazione
di fine lavori.
Tutto bene? Non esattamente. Nel gennaio del 2014, dopo intense nevicate,
si scoprirono alla Zangola crepe e fessurazioni, sia su alcune pareti perimetrali, sia nelle tramezze. L’Asuc intervenne affidando all’ingegner Giuseppe Pellegrini l’incarico di determinare
le cause dei danni alla struttura. Il pro-
TRIBUNALE
fessionista diede un responso per nulla rassicurante, indicando come causa del dissesto quelli che a suo avviso
erano dei «vizi d’opera». Secondo il perito dell’Asuc, nel progetto esecutivo
dell’ingegner Cominotti non c’era stata alcuna relazione di calcolo della copertura e delle strutture più in genere. Inoltre dai calcoli effettuati succesivamente era emerso che tutti i giunti delle capriate erano molto sottodimensionati. La diagnosi era impietosa: la struttura era da considerarsi tecnicamente «collassata», nel senso che
l’edificio - pur non essendo crollato non era sicuro. Conclusioni che condussero all’immediata chiusura del locale.
A questo punto l’Asuc di Fisto, assistita dall’avvocato Luigi Olivieri, ritenendo responsabili per i vizi costruttivi il
progettista e direttore dei lavori Gastone Cuminotti e l’impresa costruttrice propose un ricorso per accertamento tecnico al Tribunale di Trento.
Il giudice, applicando recente giurisprudenza in materia, stralciò la posizione dell’ingegner Cuminotti per cui
è competente la Corte dei conti per
un’eventuale responsabilità amministrativa. Responsabilità che secondo
il procuratore regionale Paolo Evangelista c’è e sarebbe evidente: il presunto errore professionale per non aver
predisposto alcuna relazione di calcolo della copertura a cui si somma la
mancata verifica della regolarità dei
lavori eseguiti. L’ingegner Cuminoti,
difeso dall’avvocato Joseph Masè, ha
respinto le accuse rilevando che i vizi
erano semmai di costruzione non di
progettazione. Ma evidentemente non
ha convinto la procura regionale che
ha citato in giudizio il professionista
(prima udienza a maggio). Il danno totale (tra cui le opere necessarie per la
messa in sicurezza della struttura) è
stimato in 627 mila euro di cui il 75%
viene posto a carico del progettistadirettore lavori a cui è stato presentato un conto finale di 470 mila euro.
Il tetto della
discoteca Zangola
coperto da
un’abbondante
nevicata nel
gennaio del 2014,
fatto peraltro non
inconsueto a
Madonna di
Campiglio. Il carico
della neve avrebbe
provocato danni
rilevanti a causa
di un’errata
progettazione e
realizzazione del
tetto della nota
discoteca
LE PERIZIE
Il consulente dal’Asuc di Fisto: le insufficienti dimensioni
dei giunti hanno provocato lo slittamento delle falde
«Vizi progettuali e costruttivi»
Per i tecnici
l’immobile non
era più sicuro
e la discoteca
venne quindi
chiusa
È un contenzioso che si gioca a
colpi di perizie e consulenze
tecniche quello avviato dall’Asuc di Fisto, con l’avvocato
Luigi Olivieri, contro progettista-direttore lavori e impresa
costruttrice per la ricostruzione della «Zangola». L’Asuc si è
mossa sulla base dei risultati
della consulenza tecnica affidata all’ingegner Giuseppe Pellegrini. Il perito scrisse che «le insufficienti dimensioni dei giunti delle capriate hanno determinato il collasso di cinque delle
undici capriate con spostamenti orizzontali dei puntoni fino a
quattro centimetri. Tale cinematismo ha pertanto causato
lo slittamento delle falde verso
l’esterno, provocando le diffuse lesioni alle pareti sottostanti». Che significa? «La struttura
- sottolineava il perito dell’Asuc
- ha superato lo stato limite ultimo ed è da considerare collassata. Non è pertanto più in
condizioni tali da garantire la
necessaria sicurezza nei con-
fronti dei carichi previsti dalle
diverse normative in vigore....».
Conclusioni sostanzialmente
confermate anche dalla consulenza, affidata all’ingegner Debora Conti, ordinata dal Tribunale secondo cui «è stato possibile verificare che il progetto
esecutivo era carente per quanto riguarda la parte strutturale
e che gli elaborati presentano
alcune lacune ed incongruenze
ed in alcuni casi anche errori».
Inoltre si sottolinea che «negli
elaborati progettuali non è stata rinvenuta la relazione di calcolo della copertura e delle
strutture più in generale e quindi non è stato possibile risalire
all’identificazione e qualificazione dei materiali usati».
Al mandante 5 anni. Sarebbe stato assoldato dalla consulente infedele
Lombardini aggredito, pena severa
pubblicitario venne
aggredito a pugni mentre
rientrava a casa subendo
lesioni guaribili in 15 giorni.
Il 17 giugno lo stesso
soggetto (poi identificato in
Tammaro Chiacchio, già
condannato con rito
abbreviato) aggredì
Lombardini davanti al suo
ufficio a colpi di spranga
metallica.
Inizialmente sembrò che
l’aggressione fosse il folle
epilogo di una discussione
nata per questioni stradali.
Solo in seguito si scoprì che
il giovane con la spranga in
realtà aveva già picchiato
Lombardini un mese prima e
agiva su incarico di Luigi
Borriello il quale a sua volta
avrebbe colpito su richiesta
di Carla Prati. «Non ho
rancori nei suoi confronti dice Lombardini, costituito
parte civile nel processo
attraverso l’avvocato Vanni
Ceola - ritengo fosse una
povera crista travolta da
problemi diventati più grandi
di lei. Io, come è mia
abitudine, avevo dato la
massima fiducia alla mia
consulente. In quel periodo,
Loris Lombardini, vittima della duplice aggressione, era parte civile
però, mi ero reso conto che
la situazione fiscale
presentava molti punti
d’ombra e la pressavo
perché mi dedicasse una
mezza giornata per risolvere
le questioni aperte. Lei reagì
come sappiamo. La
condanna di Borriello chiude
questa vicenda. A me dopo 3
anni e mezzo, più che per le
lesioni subite, rimane
l’amaro in bocca perché
inizialmente mi furono
attribuite frasi che io non
avevo mai detto (Chiaccio si
inventò di essere stato
insultato da Lombardini,
ndr) e che non appartengono
alla mia cultura».
G5022804
Si è chiuso con una
condanna pesante - 5 anni di
reclusione più 30 mila euro
di risarcimento dei danni alla
parte civile - il processo a
carico del mandante della
duplice violenta aggressione
subita da Loris Lombardini
tra maggio e giugno del 2011.
Ieri è stato processato, di
fronte al giudice Guglielmo
Avolio, il fioraio napoletano
Luigi Borriello, difeso
d’ufficio dall’avvocato
Claudio Tasin. Secondo
l’accusa l’imputato avrebbe
ricevuto incarico da Carla
Prati (defunta consulente
contabile infedele dello
stesso Lombardini e di altri
imprenditori per cui curava
le dichiarazioni fiscali) di
«dare una lezione» a
Lombardini.
Il pubblicitario ed ex
presidente di Confesercenti
non aveva fatto nulla di
riprovevole: aveva intuito
che qualcosa non andava e
aveva posto alla Prati una
serie di quesiti. La donna a
quel punto avrebbe
ingaggiato Borriello per
intimidire Lombardini. Il 26
maggio del 2011 il