Nota Piergiovanni

Il ruolo dell'innovazione di packaging nella riduzione delle perdite e degli sprechi alimentari
Luciano Piergiovanni, PackLab-DeFENS, Università degli Studi di Milano
Negli ambiti istituzionali più avanzati e nel mondo della ricerca scientifica, si va diffondendo una maggiore
consapevolezza del potenziale ruolo positivo di materiali e tecnologie di packaging per una riduzione delle
perdite e degli sprechi alimentari.
Recentemente, Joseph Mpagalile, funzionario della FAO nella Rural Infrastructure and Agro-Industries
Division (AGS), ha chiarito la posizione della FAO sul ruolo del packaging nella lotta contro le perdite e gli
sprechi alimentari, food loss and waste, FLW.
L’unico progetto di ricerca di interesse nazionale (PRIN) approvato quest’anno dal MIUR (Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) per le Scienze e Tecnologie Alimentari, è denominato “Long
Life, High Sustainability” (www.prin2012llhs.unimi.it) ed ha come obiettivo coniugare l’estensione di vita di
un prodotto alimentare determinata da un’innovazione di formulazione, processo o packaging, con la
variazione di sostenibilità dell’intero ciclo di vita del prodotto, anche considerando la riduzione degli sprechi
e delle perdite alimentari.
A questa crescente consapevolezza, purtroppo, si contrappone una scarsa, o persino errata, considerazione
del ruolo dell’imballaggio da parte dei consumatori e della stampa generalista. Un obiettivo urgente ed
importante, pertanto, è sicuramente anche quello di comunicare informazioni corrette ed obiettive che
contribuiscano a diffondere comportamenti utili ed azioni che possano realmente migliorare la situazione.
Un primo aspetto, a questo proposito, è quello di proporre il tema come insieme di “sprechi e perdite” (food
loss and waste, FLW).
A 2011 study done by the Swedish Institute for Food and Biotechnology (SIK) on behalf of FAO, Global Food Losses and
Food Waste , distinguishes between "food loss" and "food waste". Food loss measures the decrease in edible food mass,
occurring at the production, harvest, post-harvest and processing phases and is more important in developing countries, due
to poor infrastructure, low levels of technology, and low investment in food production systems. Losses occur when grain is
infested by pests, fungi, microbes. We also have economic food losses resulting from low prices and lack of access to
markets for poor quality grain, or contaminated food. Food losses contribute to high food prices by removing part of the food
supply from the market.
Food waste is defined as food loss occurring during the retail and final consumption stage due to the behaviour of retailers
and consumers, that is, “the throwing away of food”. Food waste is more of a problem in industrialized countries
La distinzione è a volte davvero illuminante ed utile per indicare le possibili strategie di azioni. Le FLW hanno
circa la stessa dimensione nei paesi sviluppati e in quelli meno ricchi e meno sviluppati. In questi ultimi le
perdite prevalgono sugli sprechi mentre nei paesi più ricchi la situazione è completamente opposta. Tuttavia,
anche nei mercati evoluti e nei paesi più progrediti i due fenomeni (perdite e sprechi) convivono e richiedono
soluzioni diverse. Gli sprechi alimentari sono probabilmente un problema da affrontare soprattutto con
l’educazione del consumatore verso consumi corretti ma anche in questo campo interventi a monte hanno
un senso. Studiare materiali e forme di packaging che favoriscano il completo svuotamento del prodotto
contenuto, ad esempio, potrebbe servire ad evitare sprechi che per prodotti di largo consumo potrebbero
essere quantitativamente significativi. Il più rilevante intervento potrebbe però essere quello di riconsiderare
per alcuni prodotti i tmc (termini minimi di conservazione). Si ritiene infatti che oggi molti prodotti a lunga
conservazione siano scartati per avere superato il termine stampato sulla confezione anche se non hanno di
fatto perduto le loro caratteristiche di sicurezza e di qualità. Anche questa quota di alimenti scartati prima
del tempo può sicuramente definirsi uno spreco alimentare.
Le perdite alimentari nei paesi in via di sviluppo sono concentrate a livello della produzione e del trasporto.
Nei paesi più ricchi, nei quali la maggior parte dei consumi avviene attraverso la moderna distribuzione
commerciale e in forma confezionata, il ruolo dell’imballaggio può essere davvero importante nel ridurre la
quota di alimenti e bevande che non viene consumata e si perde o si spreca. Una rappresentazione molto
efficace di questo ruolo è stata proposta qualche anno fa da studiosi svedesi che hanno applicato il modella
della LCA (Life cycle analysis) ad una serie di casi di studio.
I loro risultati dimostrano che può essere ambientalmente giustificato aumentare l’impatto del packaging
quando questo riesce a ridurre le FLW. Ciò fondamentalmente perché l’impatto delle perdite alimentari è da
20 a 200 volte superiore a quello determinato dall’uso degli imballaggi. Ne consegue che, a titolo d’esempio,
un imballaggio innovativo che riuscisse a ridurre del solo 4% le perdite alimentari di un prodotto come il pane,
potrebbe essere anche più impattante (l’indicatore considerato è il carbon foot print) del 120% senza che ci
sia un aumento del costo ambientale complessivo del prodotto confezionato.
30
%
120%
4%
In questa prospettiva un’azione significativa potrebbe quindi essere quella di migliorare le prestazioni degli
imballaggi per allungare la vita commerciale degli alimenti confezionati ed, allo stesso tempo, per fare in
modo che questi agiscano come indicatori efficaci ed attendibili dello stato di conservazione dei prodotti. E’
quanto si potrebbe realizzare combinando le prerogative dei cosiddetti Active & Intelligent Packaging.
Per «materiali e oggetti attivi» si intendono materiali e oggetti destinati a prolungare la conservabilità o
mantenere o migliorare le condizioni dei prodotti alimentari imballati. Essi sono concepiti in modo da
incorporare deliberatamente componenti che rilasciano sostanze nel prodotto alimentare imballato o nel
suo ambiente, o le assorbono dagli stessi.
Per «materiali e oggetti intelligenti» destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari» s’intendono
materiali e oggetti che controllano le condizioni del prodotto alimentare imballato o del suo ambiente.
Imballaggi attivi e intelligenti sono conosciuti e studiati da tempo e dal 2009 essi sono regolamentati a livello
della normativa europea. Uno sforzo di ricerca e di sviluppo in questa direzione potrebbe offrire soluzioni
concrete, moderne e ambientalmente sostenibili per intervenire positivamente sulla riduzione delle perdite
e degli sprechi alimentari.
Questa prospettiva è fortemente contrastata dalla convinzione molto diffusa che l’imballaggio andrebbe
semplificato e ridotto quanto più possibile. Se lavorare per contrastare il fenomeno del cosiddetto
“overpackaging” è assolutamente corretto e condivisibile non va però sottaciuto che tale fenomeno è
realmente modesto nelle sue dimensioni e conseguenze, che l’impatto più preoccupante è quello generato
dai prodotti e dall’energia che li accompagna, che il problema vero non è il grande numero e il crescente
volume degli imballaggi usati, quanto l’eccesso di consumo (e di spreco) di prodotti. Gli imballaggi non sono
entità che vivono autonomamente e se sono troppi e perché sono troppi i prodotti che consumiamo e che ci
vengono proposti.
Certamente il tema delle FLW è molto complesso e non credo sia sbagliato definirlo “paradigmatico” del più
generale tema della sostenibilità. Le tre “p” della sostenibilità, people, planet e profit (altrimenti indicate
come i tre pilastri della sostenibilità: ambiente, società, economia) sono ugualmente rilevanti per le FLW.
Non può non essere un problema sociale, infatti, una questione che riguarda lo spreco di un terzo delle risorse
alimentari quando più di 800 milioni di persone soffrono danni legati alla malnutrizione o alla carente
alimentazione. Non può non essere un problema ambientale quello che riguarda la produzione di alimenti,
quindi il settore che è il maggiore responsabile degli impatti ambientali, come riportano i dati riportati nella
figura che segue.
Non può non essere economico un problema che riguarda una così grande massa di prodotti e quindi di
valore perduto. La valenza economica delle FLW è poi accresciuta e resa critica dal fatto (forse troppo poco
evidenziato) che le perdite e gli sprechi alimentari generano enormi profitti per qualcuno; a volte per quegli
stessi soggetti che si vantano di particolari sensibilità verso il problema generale.