Da ammirare

GUIDA
ALL’OSPITALITÀ
ITALIANA
DI QUALITÀ
2007
Provincia di
Avellino
OSPITALITÀ ITALIANA
QUALITY APPROVED
Introduzione
La Camera di Commercio di Avellino è sempre più convinta che tra le
potenzialità per l’ulteriore crescita economica della provincia c’è il turismo. Un turismo che poggia soprattutto sulle bellezze naturali. La provincia di Avellino - non a caso chiamata la “verde Irpinia” - è un
susseguirsi di monti, colline, vallate, pianori ricoperti da una lussureggiante vegetazione che si giova dell’abbondanza di acque sorgive. Tantissime, poi, le vestigie del passato; pregevole e ricco il patrimonio
artistico; numerose e accorsate le manifestazioni religiose in una terra
disseminata di abbazie, chiese e monasteri; diffuse in tutti e 119 i comuni irpini le accattivanti manifestazioni folkloristiche le cui origini si
perdono in tempi remoti.
Un altro “bene” capace di attrarre visitatori è l’eno-gastronomia. Tre
vini a denominazione di origine controllata e garantita sono l’eloquente
testimonianza che qui siamo nel gotha dell’enologia. Ai vini si accompagnano diverse eccellenze produttive: i tartufi, le castagne, le nocciole, le ciliegie, la cipolla ramata, l’aglio, i caciocavalli, i formaggi di
grotta, l’olio extravergine di oliva, i torroni, per citarne alcune.
Il visitatore può, quindi, tracciare a suo piacimento l’itinerario più confacente ai suoi desideri, abbinando bellezze naturali ed artistiche a
gioie del palato.
L’Irpinia oggi, oltre a disporre di strutture alberghiere moderne, conta
su una fitta rete agrituristica e di ristorazione capace di esaltare
l’accennato patrimonio eno-gastronomico provinciale.
L’Ente camerale, a sostegno del settore ricettivo, ha intrapreso una serie di attività che puntano ad una crescente qualificazione delle strutture e delle risorse umane che ad esse si dedicano. Da qui l’adesione
convinta al marchio di qualità ISNART per gli esercizi ricettivi della provincia.
Gli operatori del settore hanno risposto in modo entusiastico: alta è
stata, infatti, la percentuale di esercizi che ha dato disponibilità ad essere sottoposti al giudizio qualitativo degli esperti. E ci conforta che
un’elevata aliquota delle strutture visitate ha meritato il marchio.
Alla operosità degli imprenditori del comparto dedichiamo quest’opuscolo che, senza alcuna pretesa di completezza, vuole contribuire alla
conoscenza della nostra nobile Terra.
Costantino Capone
Presidente della Camera di Commercio di Avellino
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Introduzione
IL MARCHIO DI QUALITA’
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Il Marchio di Qualità è una certificazione promossa dalle Camere di Commercio per stimolare l'offerta di qualità in Italia.
È costituito da un gruppo virtuoso di aziende che hanno scelto la qualità come
obiettivo da perseguire e che ogni anno decidono di mettersi in discussione
sottoponendosi a delle valutazioni.
Questo può avvenire attraverso un riconoscimento, una certificazione della qualità che rispetti la condivisione del sistema dei valori tra chi offre e chi compra.
Riunirsi sotto un logo comune risponde all'esigenza di comunicare al potenziale cliente gli sforzi dell'impresa verso la qualità.
Questa scelta (e con essa il concetto di tutela dell'ospite) rappresenta un'opportunità e una sfida per il sistema turistico italiano.
Il Marchio di qualità fornisce ai clienti attuali e potenziali una valutazione obiettiva del livello di servizio offerto.
Il Marchio di qualità rappresenta una garanzia per il turista ed offre una serie di
indubbi vantaggi sia per gli esercenti che per i turisti: visibilità, chiarezza di immagine, garanzie di qualità, facilità di scelta per il turista.
Nonostante molte imprese visitate ed analizzate avessero votazioni buone o
sufficienti, solo coloro che hanno ottenuto un punteggio da 150 a 200 hanno
ricevuto il Marchio di qualità, perché il marchio viene assegnato solo a quegli
esercizi che hanno un'offerta di eccellenza.
Nei Quality Hotels si valutano tutti gli aspetti dell'ospitalità. Il Marchio di Qualità viene assegnato solo a quegli alberghi che hanno una offerta di eccellenza.
I Quality Restaurants, in partnership con la Fipe, sono nati per migliorare la qualità del servizio in Italia. I ristoranti che ottengono il Marchio di Qualità devono
condividere una politica di accoglienza ed offrire un giusto rapporto qualità
prezzo nella ristorazione.
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Gli Irpini, tribù dei sanniti, derivano il loro nome dall’hirpus, il lupo, l’animale raffigurato sul loro totem. E’ difficile attribuire una data certa al loro insediamento
nel territorio poi denominato Irpinia. La quale, nell’antichità, aveva un’estensione ben più grande dell’attuale. Abbracciava, infatti, vaste aree che oggi fanno
parte delle confinanti province di Benevento, Foggia e Potenza.
Appartenenti alla Confederazione Sannitica, gli Irpini si opposero fieramente
all’espansionismo romano nell' Italia meridionale.
È dubbio che sul territorio irpino si siano svolti eventi delle prime due guerre
sannite iniziate nel 343 e nel 326 a.C.; è certo, invece, che i romani combatterono, durante la terza guerra sannita, una durissima, vincente battaglia ad Aquilonia e penetrarono nel cuore dell’Irpinia fino ad Aeclanum.
Alleati con Pirro, il cui esercito andò a rinfrancarsi più volte nei Campi Taurasini,
gli Irpini ospitarono, più tardi, Annibale, che proprio nella Valle dell’Ofanto impiantò la base per penetrare in Campania.
Durante la guerra sociale si allearono con Mario contro Silla; questa scelta, oltre a determinare perdite ingenti tra la popolazione, fece cessare la fiera indipendenza degli Irpini. Le legioni di Silla, vittoriose, occuparono il territorio,
ponendosi a presidio, con alcune colonie militari, delle più importanti strade di
comunicazione.
Le principali città irpine, all’epoca, erano Abella, Abellinum, Aeclanum, Aequum
Tuticum, Aquilonia, Compsa, Romulea, Trevicum ed altre ancora.
Nell’età media, l’Irpinia, per la sua posizione geografica passaggio obbligato tra
Puglia e Campania, fu teatro di guerre e di saccheggi. Conobbe l’invasione di
una miriade di orde barbariche che costrinsero gli abitanti ad abbandonare le
vecchie città e a ricostruirle in località più sicure, dove era più facile difendersi.
Con la dominazione longobarda, il suo territorio fu suddiviso in ducati e gastaldati. L’Irpinia, così, divenne una parte del ducato di Benevento.
In questo periodo furono eretti numerosi castelli, alle cui pendici si animarono
importanti centri abitati. Alcuni di questi borghi hanno conservato intatta la loro
struttura.
Con l’avvento dei normanni ci furono nuove sanguinose lotte. Molti paesi furono
messi a ferro e fuoco. L’Irpinia conobbe un periodo di splendore, quando Ruggiero II il normanno scelse Ariano Irpino quale sede dell’Assise, e Avellino per
la sua investitura a re dell’Italia meridionale e insulare.
Con la dominazione sveva ci furono altri momenti di splendore. Un ciclo di decadimento si ebbe con gli Angioini e gli Aragonesi.
Per trovare i segni di un inizio di rinascita bisognerà attendere il Seicento che
segnò il rilancio artistico nell’avellinese e giuridico-naturalistico a Bagnoli e nell’alta valle del Calore.
Con l’avvento dei Francesi, il Principato Ulteriore - che dal 1422 aveva preso il
nome di Giustizierato del Principato Ultra - cambiò il capoluogo: Avellino prese
il posto di Montefusco.
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Introduzione
CENNI STORICI
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Introduzione
I moti liberali del 1820-21 - che sfociarono nella concessione della costituzione
da parte di re Ferdinando - ebbero per teatro anche l’Irpinia. I patrioti Morelli e
Silvati, infatti, partendo da Nola, raggiunsero Monteforte ed Avellino ed incitarono la popolazione a richiedere la concessione della costituzione, che re Borbone Ferdinando fu obbligato a concedere.
Con l’unità d’Italia, il Principato Ultra fu scisso in due province: Avellino e Benevento.
IL PROFILO GEOGRAFICO
L’Irpinia - 119 comuni tutti di piccola dimensione, 2.800 kmq di superficie,
438.000 abitanti residenti, di cui 57.000 nel Capoluogo - fa da cerniera tra il
Napoletano e la Puglia, confinando con le province di Napoli (a occidente), di
Salerno (a mezzogiorno), di Benevento (a nord ovest), di Foggia (a nord est),
di Potenza (ad est).
Il territorio è caratterizzato da un susseguirsi di monti e di valli; di conseguenza
il clima e la flora variano notevolmente da zona a zona. I monti irpini appartengono all’Appennino Napoletano; le principali giogaie sono quelle del Terminio
e del Partenio. Nel gruppo del Terminio (o dei monti Picentini) si trova la vetta
più alta della provincia: il Cervialto (1809 metri s.l.m.). Nel gruppo del Partenio
c’è Montevergine (1270 metri) sul quale si erge l’omonimo celebre santuario
mariano.
I principali corsi d’acqua sono il Calore e il suo affluente Sabato, il Sele, l’Ofanto,
il Calaggio e il Cervaro.
LE VIE DI COMUNICAZIONE
L’Irpinia è immessa nel grande circolo viario del Paese dall’Autostrada A16 Napoli-Canosa che l’attraversa in senso longitudinale. In territorio irpino sono ubicati 7 caselli di questa importante arteria che congiunge il Tirreno all’Adriatico;
quindi, buona parte dei Comuni della provincia dista soltanto pochi chilometri
dal casello più vicino.
Altri importanti assi viari sono il raccordo autostradale Avellino-Salerno;
l’Ofantina; l’antica S.S. 7 Appia; la S.S. 88 dei due Principati; la S.S. 90.
La strada ferrata l’unisce a Napoli, Benevento e Rocchetta S.Antonio in Puglia.
Avellino capoluogo dista una quarantina di km dall’aeroporto di Capodichino
(Napoli) e dal Porto di Napoli; poco più di 30 km dal Porto di Salerno.
IL PROFILO ECONOMICO
La provincia di Avellino, con un reddito pro-capite di 18.000 euro, pur essendo
79esima nella scala nazionale, occupa uno dei primi posti tra le province del
Mezzogiorno. L’industria concorre con oltre il 28% al PIL complessivo,
l’agricoltura con poco meno del 4%, mentre avanza impetuosamente il terziario che produce quasi il 68% del prodotto interno complessivo.
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- Le castagne: i quantitativi annui prodotti oscillano tra gli 80.000/100.000
quintali e rappresentano all’incirca la metà della produzione campana. La castagna di Montella si fregia della I.G.P. e per quella di Serino il marchio è in
itinere.
- Le nocciuole: se ne producono in media 300.000 quintali all’anno. Dichiarata “provincia patrona del nocciuolo”, l’Irpinia è attualmente, per quantitativi prodotti, seconda solo alla provincia di Viterbo.
- L’olio extravergine di oliva. Due oli, “L’Irpinia – Colline dell’Ufita” e “Terre
del Clanis”, sono in dirittura d’arrivo per l’ottenimento della D.O.P.
- Le ciliege: un tempo anche per questa coltivazione Avellino aveva il primato
in Italia; ora ne produce in media 80-100.000 quintali all’anno. La qualità è eccellente e una parte del prodotto viene conservata da imprese locali in anidride solforosa e commercializzata sia su piazze italiane che d’oltralpe.
- I prodotti lattiero-caseari: questa lavorazione è diffusa nell’intera provincia. Apprezzati il caciocavallo podolico di Montella, prodotto nell’omonimo
comune e in quello limitrofo di Bagnoli Irpino e i “canestrati” ottenuti nella
stessa zona con latte di pecora. Di particolare pregio il pecorino di Carmasciano, formaggio prodotto in piccole quantità nella Valle d’Ansanto, dove
si apre l’ingresso dell’Acheronte che spalanca le fauci pestifere, come cantava Virgilio nell’Eneide.
Introduzione
L’apparato manifatturiero irpino poggia oggi soprattutto sull’industria metalmeccanica e, in particolare, sull’automotive, settore, questo, che ha scavalcato,
in termini di fatturato e di export, il comparto conciario; questo fino a qualche
lustro fa era il più rappresentativo della provincia per numero di imprese, per
addetti e per interscambio commerciale. Le rinomate pelli di Solofra, tuttavia,
ancora oggi raggiungono i mercati di tutto il mondo, richieste, come sono, dagli operatori del settore moda (calzaturiero e abbigliamento in pelle) e dell’arredamento.
Le “eccellenze” agro-alimentari della provincia sono:
- Il vino: l’Irpinia è una delle poche province d’Italia a vantare ben tre
D.O.C.G.: il Taurasi, un vino rosso definito “gaudioso” dal Carducci, e due
bianchi, il Greco di Tufo e il Fiano di Avellino. Sono oltre 120 le cantine disseminate sul territorio provinciale.
- I salumi: anche se la produzione di insaccati è disseminata qua e là sul territorio provinciale (in particolare a Serino, Fontanarosa, Pietradefusi), la maggiore concentrazione di opifici del settore si registra nella zona di Mugnano del
Cardinale; per l’omonimo salame è in istruttoria il riconoscimento dell’I.G.P.
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Introduzione
- I torroni che si producono un po’ in tutta la provincia, ma soprattutto a
Dentecane e Ospedaletto d’Alpinolo.
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- Il tartufo nero di Bagnoli che vive soprattutto nella zona dei monti Picentini, in simbiosi con le radici del faggio e del pino.
Passando all’artigianato artistico, le espressioni più nobili sono il tombolo nella
zona di Montefusco e Santa Paolina, la lavorazione della ceramica ad Ariano Irpino, Calitri e nello stesso Capoluogo, quella del ferro battuto a Sant’Andrea di
Conza, la fabbricazione di camini e di altri manufatti in pietra a Fontanarosa, la
lavorazione artistica del legno.
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Introduction
The Avellino Chamber of Commerce is ever more convinced that tourism holds a great potential for the economic development of the Province. Because of its surrounding natural beauty, a succession of
mountains, hills, valleys and plateaux covered with lush vegetation
thanks to the abundance of spring water, Avellino is called “green Irpinia.” Throughout the 119 townships, many are the remains of the Province’s glorious past; its remarkable artistic heritage; its deeply
participated religious festivals in a land full of abbeys, churches and
monasteries; its widespread folkloristic events whose origins are lost in
time.
Another irresistible attraction is our eno-gastronomy. Three D.O.C. wines are an eloquent sign that we belong to the wine-making/oenological
gotha. Besides our wines, there are many other excellent gastronomic
specialties: truffles, chestnuts, hazelnuts, cherries, shallots, garlic, ‘caciocavallo’ cheese, cave-aged cheese (‘caciotta’), extra-virgin olive oil and
delicious nougats, just to name a few.
Tourists can choose itineraries according to their tastes, combining natural and artistic attractions with the pleasures of the palate.
In addition to our modern hotels with all their facilities, Irpinia today
also has an excellent and very well-connected web of farmhouses and
restaurants that enhance the eno-gastronomic heritage of the Province.
In order to support its tourist industry, the Avellino Chamber of Commerce has launched a series of activities focussing on an ever increasing qualification of its accommodation facilities and the human
resources dedicated to them. It is in this perspective that we are convinced of the importance of the ISNART quality seal for our accommodation and restaurant facilities.
The response of the our tourism operators has been enthusiastic: a
high percentage of enterprises have willingly accepted to be rated by
experts, and we are extremely proud of the significant number of organisations that have deserved to receive the seal of quality.
This booklet, while not pretending to be exhaustive, is dedicated to the
industry of our entrepreneurs and to publicizing the extraordinary quality of our noble Land.
Costantino Capone
President of the Avellino Chamber of Commerce
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Introduction
THE SEAL OF QUALITY
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The Seal of Quality is a certification promoted by the Italian Chambers of Commerce to develop the offer of quality in Italy.
It consists of a group of enterprises whose main goals are to search for quality
and make yearly evaluations.
This can take place by means of recognizing a certification of quality, that adheres to the system of values between who offers and who purchases. Joining a
common logo responds to the need to communicate the business efforts taken
towards quality control to potential clients.
This choice (and with this, the concept of customer service) represents an opportunity and a challenge for the Italian tourist system.
The Seal of Quality provides the present and prospective guests an objective
evaluation of the service level offered.
The Seal of Quality is a guarantee for the tourist and offers a series of undoubted advantages to those in the business as well as for the tourists: visibility,
image clarity, quality guarantee and facility of choice for the tourist.
The Seal of Quality is assigned only to the enterprises that provide an excellent
service. In fact, they obtain the Seal of Quality only with a minimum vote of
150/200.
In the Quality Hotels all the elements of hospitality are evaluated. The Seal of
Quality is assigned only to the hotels that provide an excellent service.
The Quality Restaurants, in conjunction with Fipe, were born to increase quality services in Italy. The Seal of Quality is assigned only to the restaurants that
provide an excellent customer service and consideration.
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The latin name for the Samnite tribe, Hirpini, derives from hirpus, the wolf which is
portrayed on their totem. It is difficult to date the settlement of this population in the
territory, however we know that Irpinia, whose extension was far vaster in antiquity
than it is today, included vast areas which are now part of the neighbouring provinces of Benevento, Foggia and Potenza.
The Hirpini, who were members of the Samnite Confederation, strongly opposed
Roman expansion in southern Italy. It is uncertain whether the first two Samnite Wars
began in 343 and 326 B.C., however there is little doubt that during the third Samnite War, the Romans fought and won an extremely sanguinary battle at Aquilonia,
thus penetrating the heart of Irpinia as far as Aeclanum. As Allies of Pyrrhus, the Hirpini permitted Hannibal to establish his headquarters in the Ofanto valley in order to
attack Campania. During the Roman Civil War, the Hirpini were allies of Marius against
Silla; besides causing a substantial loss in population, this unfortunate choice put an
end to the proud independence of the Hirpini. Silla’s victorious legions occupied the
territory establishing military colonies in order to dominate the most important routes of communication. At the time, the principal Hirpini cities were Abella, Abellinum,
Aeclanum, Aequum Tuticum, Aquilonia, Compsa, Romulea and Trevicum.
During the early Middle Ages, Irpinia was the theatre of numerous wars and episodes of plundering because of its strategic position between Apulia and Campania. The
invasions of barbaric hordes forced the inhabitants to abandon their cities and rebuild
them in mountainous areas that were easier to defend.
At the time of the Lombard domination, the territory was divided up into duchies and
gastaldi; thus Irpinia became a part of the Duchy of Benevento. During this period numerous castles were built, and their surroundings were gradually animated by burgeoning townships, some of which still preserve their original structure.
The arrival of the Normans caused further violent struggle for power and numerous
towns and villages were pillaged. The advent of Ruggiero II, who chose Ariano Irpino
as his seat of government and was crowned king of southern and insular Italy in
Avellino, finally brought Irpinia a period of splendour which continued under the successive Swabian domination; however a decadent cycle followed under the Anjou
and Aragon dynasties.
The first signs of Renaissance appear in the XVII century with the artistic revival in the
Avellino region as well as the juridical and naturalistic impulse in Bagnoli in the upper Calore valley.
With the advent of the French domination, the Principato Ulteriore – which had assumed the name of Giustizierato del Principato Ultra – moved the capital city from
Montefusco to Avellino.
Irpinia was also the theatre of the 1820-21 liberal rebellions. The patriots, Morelli and
Silvati, left Nola for Monteforte and Avellino to incite the population to demand a constitution from the Bourbon king, Ferdinand, who was forced to concede.
After the unity of Italy in 1870, the Principato Ultra was divided into the two present
provinces: Avellino and Benevento.
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Introduction
A HISTORICAL OUTLINE
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Introduction
A GEOGRAPHIC PROFILE
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Irpinia – 119 small townships, 2,800 sq kms, 438,000 inhabitants of which 57,000
in Avellino – links the Neapolitan area with Apulia. To the west, it borders on the province of Naples, to the south on Salerno, to the north-west on Benevento; Foggia lies
to the north-east and Potenza to the east. The territory is characterized by a succession of mountains and valleys, therefore the climate and flora vary from zone to zone.
The Irpinian Mountains belong to the Neapolitan Appenine Range; the principal
mountain passes are Terminio and Pertenio. The highest peak in the province, Cervialto (1,809 metres above s.l.) belongs to the Terminio (or Picentino) group. In the
Pertenio mountains the highest peak is Montevergine (1,207 metres above s.l.)
known the world over for the Sanctuary of Our Lady.
The main waterways are the Calore and its affluent, the Sabato; the Sele, the Ofanto,
the Calaggio and the Cervaro rivers.
ROUTES OF COMMUNICATION
Irpinia is part of the principal system of Italian motorways, the Autostrada A16 from
Naples to Canosa. There are seven tollgates in the Irpinia tract linking the Tyrrhenian
Sea to the Adriatic; consequently most of its towns are only a brief distance from this
important artery. Other key roads are the Avellino-Salerno link road, the Ofantina,
the old Appian Way (via Appia – S.S. 7), the S.S. 88 going through the two due ‘Principati’ and the S.S. 90 provincial road. There is a railroad connecting Naples, Benevento and Rocchetta S. Antonio in Apulia.
The regional capital, Avellino lies only 40 kms from the Naples Capodichino airport
and little more than 30 kms from the Port of Salerno.
ECONOMIC PROFILE
With its 18,000 per capite income, Avellino is one of the leading provinces of southern
Italy, although it ranks 79th on a national scale. Industry makes up 28% of the GDP,
agriculture about 4%, while the booming service sector produces almost 68% of the
GIP.
The most important engineering industries in Irpinia are linked to the automotive
sector, whose turnover and exports have surpassed the leather tanning industry,
which up until a decade ago had been the leading activity in the province, both for
the number of enterprises as well as for its workforce and import-export trade. However, there is still a constant demand the world over for the renowned Solofra hides
in the fashion sector (shoe industry and leather apparel) as well as in the furniture
industry.
The province of Avellino is also famous for its agro-gastronomic products:
- Wine: Irpinia is one of the few Italian provinces that can boast of three
D.O.C.G. products: Taurasì, a red wine defined as gaudioso (joyous) by the
Italian poet, Giosué Carducci, and two white wines, Greco di Tufo and Fiano
di Avellino. There are over 120 wine cellars in the province.
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- Hazelnuts: About 300,000 quintals (300 tons) are produced annually. Irpinia has been declared “the hazelnut’s patron province”, and its produce is
second only to the province of Viterbo.
- Extra virgin olive oil: the D.O.P. quality seal for the “Irpinia – Colline dell’Ufita” and the “Terre del Clamis” oils are pending.
- Cherries: in the past, Avellino was the most important producer of cherries in Italy. Today Irpinia grows about 80-100,000 quintals (80-100 tons) of
high quality cherries yearly, part of which are preserved in sulphur dioxide
to be sold in Italy as well as abroad.
- Dairy products: are produced throughout the province. The renowned Caciocavallo podolico di Montella is produced in Montella and neighbouring
Bagnoli as well as the delicious ‘canestrati’ obtained from sheep’s milk.
Small quantities of pecorino di Carmasciano cheese are produced in the
Ansanto Valley, sung by Virgil in the Aeneide, “where the entrance opens its
mouth wide to the Acheron, the river of hell”.
- Sausages and salami: although the production of ‘salumi’ is disseminated
throughout the province (particularly in Serino, Fontanarosa and Pietradefusil), the greatest concentration of factories lie in the Mugnano del Cardinale area: the I.G.P. for their salami is pending.
- Nougats – ‘torroni’ are produced throughout the province, specially in
Dentecane and Ospedaletto d’Alpinolo.
- Black truffles from Bagnoli are found chiefly in the Picentini mountains living in symbiosis with the roots of the beech and pine trees.
The most noble expressions of artistic handicrafts are the pillow-lace made
in the Montefusco and Santa Paolina zone, the ceramics of Ariano Irpino, Calitri and Avellino, the wrought iron of Sant’Andrea di Conza, the manufacture
of fireplaces and other stone works in Fontanarosa as well as artistic wood
sculpture.
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Introduction
- Chestnuts: the yearly produce varies from 80,000 to 100,000 quintals
(800 -100 tons) and represents almost half of the total yield in Campania.
The Montella chestnuts are guaranteed by the I.G.P. quality seal and the Serina’s I.G.P. is pending.
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Informazioni
COME RAGGIUNGERCI
IN AUTO:
Avellino è facilmente raggiungibile percorrendo l’Autostrada A16 Napoli-Bari
che dispone di due caselli per le uscite Avellino Ovest per chi viene da Napoli
e Avellino Est per chi viene dall’Adriatico.
Altre principali vie di comunicazione sono: il raccordo autostradale AvellinoSalerno; la statale Ofantina, che collega l’Alta Irpinia al capoluogo e proseguendo verso Est alla Salerno-Reggio Calabria all’altezza del comune di Contursi.
La Statale 90, invece, unisce la provincia di Avellino ad Est con il territorio pugliese.
IN TRENO:
I principali collegamenti vengono effettuati dalle Ferrovie dello Stato che collegano la città con le zone dell’Irpinia e con Benevento, Salerno e Napoli.
Info: www.trenitalia.it.
IN AEREO:
Per chi si sposta in aereo, l’aeroporto di Napoli - Capodichino è quello più vicino e dista circa 40 km dal capoluogo irpino. Anche gli aeroporti di Bari – Palese e di Roma - Fiumicino consentono di raggiungere Avellino senza difficoltà.
Il Borgo di Castelvetere
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Da ammirare
MUSEI, PALAZZI NOBILIARI, CHIESE, TORRI E FONTANE
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AVELLINO E DINTORNI
Capoluogo dell’Irpinia, la città di Avellino è situata lungo la sontuosa catena
dell’Appennino campano in una verde conca circondata dai monti Picentini e
dal massiccio del Partenio che le fa da corona.
L’antico borgo, fondato dai Longobardi a poca distanza dalla storica Abellinum,
si presenta al visitatore assai ricco di testimonianze archeologiche e monumentali che ne rivelano le vetuste origini e tradizioni.
Entrando in città non si può non notare uno dei simboli di Avellino: la torre dell’Orologio la quale, con i suoi 40 metri di altezza, svetta sulle abitazioni del
centro storico in tutta la sua imponenza. L’impatto visivo è molto particolare,
scandito dal susseguirsi dei tre ordini architettonici, che ripetono fantasiosi motivi barocchi.
Addentrandosi nella parte antica di Avellino, lungo la trafficata nei tempi remoti come odierni, strada delle Puglie, sorge l’artistica fontana dei Tre Cannoli,
uno dei monumenti più significativi della storia cittadina, meglio conosciuta
come fontana di Bellerofonte in virtù della statua centrale che raffigura, nel
marmo, Bellerofonte nell’atto di uccidere la Chimera.
Molto interessante anche l’obelisco, straordinario monumento dedicato al re
Carlo II d’Asburgo, sulla cui guglia si possono apprezzare la sontuosa statua del
piccolo re all’età di sette anni e l’autoritratto su bronzo del Fanzago, autore
dell’opera. Nonostante il terremoto del 1732 abbia distrutto quasi completamente l’opera e gli elementi seicenteschi rimasti sono pochissimi, oggi è ancora
possibile vedere i due bellissimi rosoni bronzei, in cui è scolpito a rilievo un
fiore con delle foglie, caratteristiche dell’estro creativo del Fanzago.
Numerosi sono i palazzi signorili che dominano il centro storico della città,
come il Palazzo della Dogana, costruito nel Medioevo a scopo commerciale e
rimaneggiato nel 1657 per volere del Principe E. Marino Caracciolo; o il cinquecentesco Palazzo del Governo, ex Convento dei Domenicani già sede dell’Amministrazione Provinciale, che da sempre si distingue come luogo d’èlite politica
ospitando uomini di governo e varie personalità in occasione di loro visite alla
città.
Architettonicamente interessante anche il seicentesco e imponente Palazzo
Caracciolo, con il suo maestoso portale ed i balconi arricchiti da cornici e stucco
di gusto neo-rinascimentale, atti a scandire la facciata principale dell’edificio.
Tra le vie antiche della città spicca poi imponente Palazzo dei Balestrieri la cui
costruzione risale alla seconda metà del secolo XVIII, originariamente proprietà
dei Berecchia, come testimonia la scritta che si trova all’interno del primo basso,
e nel 1836 acquistata da Domenico Antonio Balestrieri.
Accanto al Duomo può essere ammirato il settecentesco Palazzo Amoretta, attuale sede della Camera di Commercio che lo ha fatto sapientemente recuperare dopo il terribile terremoto del 1980.
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Da ammirare
Il Duomo di Avellino
Passeggiando per la città si consiglia una sosta presso il gentilizio e settecentesco Palazzo de Conciliis o “Casa della Cultura”, realizzato tutto in tufo di buona
qualità.
Questo palazzo, fortificato e ristrutturato con sapiente rifacimento, è legato alla
breve permanenza nelle sue stanze del piccolo Victor Hugo in occasione del ricongiungimento col padre in Avellino, il colonnello Leopold Sigisbert Hugo.
Sullo sfondo della Torre dell’Orologio si trova invece Palazzo Cucciniello, dai
prospetti molto semplici e lineari, di cui uno affaccia sulla piazza e l’altro su Salita Orologio. In quest’ultimo lato dell’edificio era sito, molto probabilmente,
l’antico convento dei Benedettini, la cui individuazione ha appassionato, tormentato e contrapposto tutti gli studiosi della storia della città.
Il palazzo, in un primo momento proprietà dei Galasso, a seguito di alterne e
complesse vicende notarili, nel 1896 passò a Raffaele Cucciniello e, grazie ai recenti restauri della Soprintendenza ai B.A.A.A.S., continua a mettere in evidenza,
nel groviglio delle costruzioni circostanti, il suo piano più alto caratterizzato da
un’ampia terrazza cinta da una pittoresca balaustra in ferro battuto e piccole colonne di pietra.
Sul centralissimo corso Vittorio Emanuele svettano inoltre Palazzo De Peruta,
già sede municipale, con la bella facciata ottocentesca dalle linee sobrie ed eleganti, il Convitto Nazionale P.Colletta e l’ex Carcere Borbonico, divenuto di
recente sede di esposizioni e convegni. Chi preferisce i percorsi della religiosità
cattolica, può fermarsi ad osservare la Cattedrale che si distingue per la grande
facciata neoclassica risalente al XII secolo.
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Da ammirare
All’interno, sotto il pesante rivestimento dei pilastri e della decorazione di gusto neoclassico, si evince l’ariosità e l’agilità della primitiva struttura romanica,
come dimostra il coro ligneo del Cinquecento posto sotto la cripta di chiara origine romanica.
Il Duomo, eretto in onore dell’Assunta nel XII, nonostante i restauri successivi
al terremoto del 1980, conserva ancora un originale tabernacolo opera di Giovanni da Nola e le reliquie di S. Modestino, patrono della città, ritrovate in occasione degli scavi per la costruenda cattedrale.
Merita una visita anche la Chiesa di Costantinopoli, dedicata alla omonima
Vergine di Costantinopoli, molto venerata dagli avellinesi e ben due volte coronata dal Capitolo Vaticano (1769-1869).
Simbolo culturale della città è certamente il Teatro Carlo Gesualdo edificato,
su progetto dell’Arch. Aymonino, nel cuore del centro storico dopo il terremoto
del 1980. Il “Massimo” avellinese, com’è comunemente definito, appare in
modo diverso a seconda delle differenze naturali e artificiali lungo il suo perimetro, ponendo in evidenza le sue diverse parti, esprimenti ognuna la sua funzione. Così la scena a emiciclo su piazza Castello e il grande portale sulla
circumvallazione vogliono essere i “segnali” architettonici della sua presenza
nel luogo. A parziale ricordo del Teatro all’italiana, la sala circolare, con un’unica
fila di palchi garantisce la continuità spaziale tra platea e galleria.
Per info: tel. 0825/756403 o www.teatrocarlogesualdo.av.it.
Nei pressi dell’accogliente Villa comunale, polmone verde della città, gli amanti
dell’archeologia troveranno interessante il Museo Provinciale Irpino, che raccoglie gran parte dei reperti archeologici provinciali, dal Neolitico antico all’Età
del Ferro e del Bronzo. Al primo piano del complesso sono sistemati il Museo
del Risorgimento e la Pinacoteca d’Arte Moderna, con dipinti che vanno dal
1600 al 1800, nonché un meraviglioso Presepe Napoletano del 1700 e un’ulteriore esposizione di circa 600 presepi. Per info: tel. 0825/38582.
Appena fuori dal centro abitato sono ben visibili i resti di un antico castello, atipico nel suo genere quanto a posizione, perché situato in una valle piuttosto che
su un’altura. Nonostante la sua collocazione inconsueta il Castello di Avellino
è riuscito a sopravvivere miracolosamente, per oltre settecento anni sfidando
guerre e saccheggi, ha attraversato indenne i periodi dei Longobardi, dei Normanni, degli Angioini e degli Aragonesi, dalla fine del IX secolo all’inizio del
XVIII secolo.
Nel corso dei secoli è stato trasformato in palazzo reale dal principe Camillo Caracciolo e dalla celebre Maria De Cardona che vi strutturò intorno un magnifico
parco con lago artificiale e riserva di caccia, al punto da farlo ipso facto annoverare fra le meraviglie del Regno di Napoli.
IN PROVINCIA
L’”Hirpinia“, come si definisce la Provincia di Avellino, si estende nella vasta
zona dell’Appennino Campano con una vegetazione spontanea che ne fa una
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ALTAVILLA IRPINA
Antico comune della provincia avellinese, Altavilla reca le testimonianze più fervide della dominazione dei Longobardi, a cui si deve il carattere urbanistico castrense.
Da notare sono sia il primitivo nucleo abitato del paese, in particolare la centrale Torre Normanna, a forma cilindrica, risalente al XII - inizi XIII secolo, che
il Palazzo Comitale della seconda metà del XV secolo. Quest’ultimo fa bella
mostra di sé con lo splendido portale d’ingresso in stile toscano, come le finestre a croce guelfa e tutte le porte con disegni ornamentali intagliati, e con un
grande arcone in stile catalano. Numerosi sono anche i reperti archeologici di
epoca Sannitica (IV - V secolo a.C.) custoditi nel Museo Civico di Altavilla dove
la storia cittadina è raccontata attraverso un singolare recupero del costume
popolare effettuato grazie allo studio ed al restauro dei materiali provenienti dall’ossario sito nella cripta della Chiesa Madre. Merita una visita anche il Monastero Verginiano, edificio costruito agli inizi del XVII secolo che spicca per la sua
forma quadrangolare con il caratteristico chiostro porticato ed una cisterna centrale circondata dal piazzale. Oggi il Monastero, quasi completamente restaurato, ospita gli uffici comunali di Altavilla. Passeggiando nel centro del paese ci
si può fermare ad ammirare l’originario portale della Chiesa della SS. Annunziata del 1423 o l’altare maggiore di marmo policromo della Collegiata dell’Assunta o di S. Pellegrino ed il bassorilievo in bronzo rappresentante Gesù che
abbraccia la Croce e l’Eucarestia, opera di Donato Bruno.
In località Ortolano si può inoltre visitare un vecchio impianto industriale del
III-IV secolo d.C. con due fornaci in opus latericium per la cottura di tegole e
mattoni, mentre in località Monte Toro è facile scorgervi i ruderi della pieve
rurale di San Martino del XII secolo, con la sua cappella di forma rettangolare
e con l’abside disposta con l’entrata a nord. In località Ponte dei Santi, inoltre, è visibile la cappella di S. Bernardino del XV secolo, adornata semplicemente da un altare con la statua del Santo, che secondo la tradizione locale qui
insieme a Giacomo della Marca compì nel 1440 alcuni miracoli.
ARIANO IRPINO
Antico insediamento neolitico e successivamente principale roccaforte longobarda, Ariano conserva gelosamente le tracce delle numerose invasioni barbariche a cui fu sottoposta, in particolare quella normanna di cui è ancora oggi
visibile il castello.
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Da ammirare
delle aree più verdi d’Italia, offrendo al visitatore la possibilità di scoprire percorsi di autentico “colore” e profonde tradizioni. In tal senso, i centri abitati della
provincia, si caratterizzano per le suggestive fisionomie dei borghi medioevali
e dei grandi centri della Fede, offrendo altresì un variegato patrimonio di testimonianze archeologiche e monumentali, di musei e castelli, sui quali restano indelebili le tracce di un passato ancora vivo nella tradizione popolare.
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Da ammirare
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Il castello normanno, edificato in una posizione strategica, circondato da barriere naturali e dirupi, domina le valli dell’Ufita, del Miscano e del Cervaro, rendendo in passato l’area cittadina impenetrabile.
Da non perdere una interessante visita al Museo Archeologico di Ariano, nel
quale è presente una mostra permanente di reperti archeologici, recuperati da
scavi di vari siti, come le tazze carenate o con ansa a sopraelevazione “pennata” provenienti dal sito della Starza; o ancora i forni per la lavorazione del metallo dell’età del bronzo.
Oltre alle ceramiche locali di impasto e di argilla figulina vi sono oggetti di
bronzo, bacini con orlo perlinato, coppe, brocche e fibule d’argento, importate
dall’Etruria, di grande bellezza sono altresì i corredi ritrovati nelle tombe a tumulo di un insediamento sannitico di Casalbore. Notevoli anche i reperti dell’età romana rinvenuti durante le prime campagne di scavo di “Aequum
Tuticum“ e di “cardo viarum“, sull’appia Traiana.
Info: tel. 0825/824839 Orario: 09.00 - 13.00 - chiuso la domenica.
Di particolare rilievo è la raccolta di ceramica locale, risalente per lo più al XVII
e XVIII secolo, custodita nel Museo Civico del paese, dove è possibile ammirare anche un’importante raccolta di edizioni a stampa rare e di pregio dei secoli XV e XVI, libri provenienti dai vari conventi cristiani esistenti sul territorio
arianese e soppressi nell’ottocento.
Info e visite: tel. 0825/875207 Orario: 09.00 - 13.00 - chiuso il lunedì.
Primordiale centro della vita politica e sociale del paese, la Cattedrale di Ariano,
edificata sugli antichi ruderi del tempio di Apollo intorno alla metà del X secolo, svolse un ruolo preminente nella vita cittadina. Distrutta dai numerosi terremoti, dell’antico edificio, resta la facciata in stile romanico a capanna, risalente
al 1500 in pietra arenacea verde di Roseto. Fanno parte di questo periodo i
portali, mentre i rosoni sono di fattura postuma.
All’interno, fra le tante opere degne di nota, il dipinto della Madonna del Parto,
il pulpito opera di marmorari beneventani, reliquiari di pregiata e raffinata fattura e nella curia il quadro dell’Annunciazione (1950) del pittore fiammingo
Wensel Cobergher. La Villa Comunale del paese, inoltre, con il suo magnifico
parco posto in posizione elevata, offre ai visitatori uno splendido panorama, oltre alla possibilità di trovare refrigerio all’ombra di alberi secolari. Immersi in
una cornice di pini marittimi, da vedere è senza dubbio il monumento del Parzanese eseguito dallo scultore Alfonso Balzico, mentre seguendo il viale degli
ippocastani, in lieve pendio, dopo circa cento metri, compare un’ampia peschiera.
ATRIPALDA
L’attuale nucleo urbano è in parte edificato sui resti dell’Abellinum vetus e del
suo immediato suburbio, in una zona abitata sin dalla tarda età del bronzo (XIIIX secolo a.C.), come sembrano dimostrare alcuni reperti archeologici rinvenuti in località Civita.
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Da ammirare
Quasi integro il circuito murario, che delimita l’intera collina per una lunghezza
di circa due chilometri, le mura risalgono alla prima metà del I secolo a.C. e
conservano ancora alte tombe cilindriche distribuite simmetricamente “ lungo
il perimetro difensivo”.
Ancora visibili i resti di un complesso termale di età imperiale, di cui si notano
l’ambiente ipocausto con le caratteristiche suspensurae ed il caldarium, e un’abitazione di età tardo-romana (III -V secolo d.C.) con pavimentazione musiva.
Nel settore orientale dell’antica città vi è la grande domus di tipo pompeiano
del liberto imperiale M. Vespaio Primogenio, arricchito da numerosi dipinti.
Del Castello medievale di età longobarda, posto sulla cima della collina a dominare il vecchio nucleo urbano, restano purtroppo solo le poche tracce delle
strutture murarie di base e di un ampio cortile interno.
Nel borgo antico della città si può ammirare Palazzo Ducale, edificato nella seconda metà del ‘500 dalla nobile famiglia Caracciolo, che continuò a frequentarne gli ampi saloni e lo splendido parco alberato al suo interno fino al 1799,
quando la fabbrica fu in parte devastata da un incendio provocato da schiere
francesi.
Degne di attenzione sono le chiese che animano la fede religiosa della cittadina,
come la Chiesa Collegiata di S. Ippolisto, un monumentale edificio costruito
progressivamente su una piccola catacomba di età romana (specus Martyrum),
dove nel IV e V secolo furono sepolti Ippolisto, Sabino, il diacono Romolo ed
altri venti martiri. Intorno allo specus, attualmente cripta della Collegiata, si sviluppò anche una estesa necropoli fra IV e VI secolo d.C.
La facciata, preceduta da un’ampia scala, è del tipo a capanna con alto portale
in pietra, lesene architettoniche, un finestrone archivoltato ed un rosone nella
terminazione triangolare. L’interno, a tre navate, custodisce un sarcofago di età
imperiale usato per la sepoltura del vescovo Sabino, alcuni stucchi ed affreschi
parietali del 1728 di Michele Ricciardi e un dipinto del 1852 di Nicola Volpe raffigurante il Martirio di S. Ippolisto.
Molto raffinate anche la Chiesetta del Carmine, ex sede di una confraternita,
caratterizzata da un magnifico soffitto ligneo con un dipinto settecentesco raffigurante S. Maria del Carmelo ed una statua del 1739 della Vergine, e la Chiesa
del SS. Rosario del XIV secolo, in cui si trova un monumento funerario del 1577
di Lucrezia Caracciolo.
Sul piano artistico è opportuno menzionare il Convento di S. Giovanni, un vecchio complesso religioso, costruito nel 1589 sui ruderi di alcune abitazioni di età
romana, che ospita al suo interno numerose opere d’arte, fra cui una tela del
1779 di Vincenzo De Mita raffigurante S. Giovanni Battista, un crocifisso ligneo
settecentesco e una tela del 1659 di Paolo De Matteis con la SS. Vergine Immacolata.
Non da meno neppure il Convento di S. Maria della Purità del XVIII secolo,
noto per un dipinto settecentesco di Paolo De Maio raffigurante la Madonna
della Purità custodita nella annessa chiesetta.
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Da ammirare
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AVELLA
La presenza umana nel territorio avellano è accertata sin dalla preistoria, come
dimostra la scoperta avvenuta in località Selvapiana di un villaggio di età neolitica (III-II millennio a.C.).
Al VII secolo a.C. si riferiscono le necropoli con tombe a fossa e cospicui corredi funerari, ascrivibili ad un periodo compreso fra il I secolo a.C. ed il I secolo
d.C., rinvenute nelle contrade S. Paolino e S. Nazzaro, mentre una grande quantità di reperti vascolari provenienti dall’area capuana etruschizzata sono stati
recuperati in località Bosco, nei pressi del castello medievale.
Il maniero, secondo le fonti storiche, esisteva già nell’881 e venne ricostruito nel
1553 da Pietro Spinelli. Rimasto disabitato per lungo tempo, attualmente del castello avellano restano cospicui resti del mastio centrale, una torre cilindrica ed
alte torri quadrangolari scendenti placidamente verso il declivio e cortine murarie molto alte, in cui sono ancora visibili parapetti e merlature guelfe.
All’epoca romana risale l’antico Anfiteatro romano, tuttora ben conservato nel
suo impianto di età tardo-repubblicana (I secolo a.C.) con strutture murarie in
opera reticolata, I’arena di forma ellittica ed i due vomitari principali attraverso
i quali il pubblico affluiva alle gradinate.
Nel borgo antico spicca Palazzo Ducale, edificio cinquecentesco costruito per
volere dei Colonna e ristrutturato da Carlo Spinelli nel 1555. Oltre ai due portali ad arco e ad una fila di nove ampie finestre, il palazzo si distingue per il
parco retrostante realizzato nella seconda metà del XVIII secolo su disegno del
Vanvitelli. Continuando il percorso nella vecchia città, si incontrano la Chiesa di
S. Pietro, (XVII secolo) uno fra i più antichi edifici di culto di Avella, con facciata
del tipo a capanna e un’edicola funeraria di età romana proveniente dal monumento sepolcrale di un certo Lucio Sitrio Modesto e la piccola Chiesa Collegiata
di S. Giovanni risalente al XVII secolo. La facciata, in stile barocco, possiede un
portale in pietra e un rosone nella terminazione triangolare, che aprono all’interno verso un monumentale altare maggiore in marmi policromi. La chiesetta
ospita il sarcofago del cardinale D’Avanzo, un olio su tavola del 1581 di Decio
Tramontano raffigurante il Cristo, due acquasantiere del 1501 e tele settecentesche rappresentanti immagini di Santi.
Molto grazioso il Convento dei Frati Minori costruito nel 1580, con un porticato rinascimentale con tre archi retti da colonne monolitiche e l’imponente
soffitto in legno dorato a cassettoni della chiesetta. Annesso alla chiesa è il convento caratterizzato da splendide volte affrescate dal Buongiovanni con scene
e personaggi tratti dalla vita di S. Francesco d’Assisi.
In località Fontanelle, fra rocce scoscese solitamente coperte da alta vegetazione, si trova la Grotta di S. Michele, il complesso culturale di età longobarda
(VIII - IX secolo), in cui la chiesa, divisa in tre cappelle absidate, conserva affreschi risalenti alla seconda metà del XIII secolo e raffiguranti un Cristo benedicente, S. Cristoforo, la Madonna col Bambino, S. Giovanni ed un suggestivo S.
Michele Arcangelo.
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BAGNOLI IRPINO
Entrando nell’antico nucleo abitato, sono ancora visibili i ruderi del Castello
Aragonese, edificio difensivo residenziale voluto nel 1560 da Troiano Cavaniglia e costruito con l’uso di materiali di spoglio provenienti da altri edifici antichi, quale il forte di età normanna e ville rustiche di età romana.
Numerosi nel nucleo abitativo della vecchia Bagnoli i portali in pietra settecenteschi e ottocenteschi, che si aprono sulle strette vie cittadine, di cui il palazzo
Municipale è un pregevole esempio.
Molto antichi anche gli edifici religiosi come il vecchio Monastero Conservatorio S. Caterina da Siena, della seconda metà del XVII secolo, la Chiesa di S.
Margherita, piccola chiesetta edificata nel XVI secolo, con portale in pietra in
stile tardo-barocco e la primitiva Chiesa di S. Domenico (XIV ed il XV secolo),
con il suo bel soffitto a cassettoni, il coro ligneo intagliato del ‘500, l’altare maggiore in marmi policromi e le tele seicentesche.
Sulla collina, in località Terraturo, è situata la torre medievale costruita forse nel
XV secolo con funzioni di sorveglianza della vicina strada. A forma quadrilatera,
della torre, alta circa dieci metri, restano gran parte delle murature in cui si
aprono alcune finestre rettangolari.
Nei dintorni di Bagnoli, inoltre, numerose sono le testimonianze archeologiche
di epoca romana, come l’Acquedotto romano, sito in località Patierni, restaurato in età rinascimentale per l’approvvigionamento idrico di un mulino posto
nelle vicinanze.
BISACCIA
La storia di Bisaccia è legata alle vicende del Castello Ducale risalente all’epoca longobarda, mentre al periodo longobardo si riferiscono l’attuale torre a
pianta quadrilatera (12 metri di altezza per 8 di larghezza), priva di coronamento, staccata dal corpo di fabbrica e gran parte della cortina muraria con basamento a scarpa che circoscrive l’intero complesso difensivo. Più volte distrutto,
i sotterranei del forte vennero utilizzati dall’imperatore Federico II di Svevia,
come carcere di sicurezza e luogo di custodia per prigionieri di una certa importanza. Una suggestiva tradizione locale vuole che nel 1588 nel castello fu
ospitato dal marchese Giambattista Manso il poeta Torquato Tasso, in quel
tempo già infermo di mente.
Molto affascinante il Duomo, originariamente di epoca normanna. L’attuale
chiesa venne costruita ai margini del Castello Ducale utilizzando parte dei materiali dell’edificio precedente, e fu terminata nel 1747 dal maestro Petrus de Pagano. La facciata è caratterizzata da un portale del 1515 sormontato da un
rilievo di santo vescovo e da altri bassorilievi riferibili ad un periodo anteriore
al XVI secolo.
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Da ammirare
Sempre all’interno della grotta sono una lastra in travertino con iscrizione del
V secolo d.C. ed una piccola statua di S. Michele del 1816.
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Da ammirare
All’interno, a tre navate divise da pilastri, si trovano un pregevole coro ligneo
intagliato del XVII secolo, due altari del 1622 e l’altare maggiore in marmi policromi chiuso da una balaustra.
CAPOSELE
Il centro di Caposele sorge alle pendici del Paflagone, vicino alle sorgenti del
fiume Sele da cui prende il nome.
Il Castello medievale, di cui oggi rimangono solo alcuni ruderi e il torrione cilindrico, fu costruito nel XI secolo e appartenne tra gli altri a Jacopo Sannazaro.
Si narra che l’antico forte sia stato testimone di eventi storici molto importanti,
come le nozze di Margherita d’Aragona e nel 1115 di un placito della domus dominicana tenuto da Folco d’Este.
Nel centro storico, sviluppatosi ai piedi del castello, si possono ammirare il campanile della chiesa di San Lorenzo, salvatosi dal terremoto, la chiesa di Santa
Maria della Sanità e i Palazzi delle famiglie Cozzarelli e Masi.
Spostandosi nella vicina Materdomini, in località San Gerardo di Caposele, si
resta affascinati dall’imponenza del Santuario di San Gerardo Maiella, meta
importante del turismo religioso. Il complesso risale al XVI secolo, anche se la
Chiesa Nuova è stata edificata a fine settecento dall’architetto Giuseppe Rubino,
con l’annesso chiostro dove sono custoditi i resti di S. Gerardo. Il Santuario è anche sede del Museo Gerardiano, dove sono custodite alcune opere d’arte di
grande pregio, come un Cristo in bronzo, i pannelli dell’Annunciazione, la Cena
in Emmaus, la Resurrezione e Maria Madre della Chiesa dello scultore Tommaso Gismondi. Nella vecchia Basilica a tre navate si trova, invece, il meraviglioso altare maggiore, mentre la Cappella di Transito risplende nel Convento.
La visita al Santuario consente, tra l’altro, di ammirare il grande e suggestivo panorama che spazia sul Cervialto e sulla Valle del Sele.
CONZA DELLA CAMPANIA
L’originario centro abitato, situato a circa 600 metri su un poggio affacciato su
un’ansa del fiume Ofanto, è oggi del tutto sostituito, a valle, in località Piano
delle Briglie, dai recenti edifici della ricostruzione, seguita al terremoto del 1980.
L’antico centro, ormai disabitato, può essere considerato un grande Parco Archeologico grazie ai lavori che si stanno eseguendo sia per sistemare i resti
che vanno emergendo dell’antica Compsa e sia per salvaguardare le rovine di
Conza Vecchia, che ha il pregio di costituire comunque un mirabile esempio di
struttura medievale. Tra queste ultime si segnalavano le rovine del Castello Medievale e quelle della monumentale Cattedrale, dove erano conservate le reliquie di S. Erberto, Patrono di Conza.
FLUMERI
Flumeri, a 625 metri s.l.m., domina la vallata del torrente Fiumarella nei pressi
della sua confluenza nell’Ufita.
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GESUALDO
Gesualdo, legata al nome di un barone longobardo, si trova quasi sullo spartiacque tra il Fredane e l’Ufita, a circa 676 metri di altezza in una splendida posizione ambientalistica e naturalistica.
Il piccolo borgo, dai tipici caratteri medioevali, conserva ancora il Castello con
le primitive torri e il suggestivo cortile. Nel centro storico, inoltre, si possono
ammirare due Fontane del seicento e la Rotonda della Nevera, che serviva a
conservare la neve per mantenere gli alimenti per poi, all’occorrenza, assumere
il ruolo di torre di guardia sul dirupo verso l’affluente del Calore Irpino. Meritano
una visita anche la Chiesa di San Nicola della metà del XVIII secolo, dalla facciata barocca e il portale del 1760 in pietra scolpita, al suo interno abbellita da
un monumentale organo e un’antica fonte battesimale, e la Chiesa di Santa
Maria della Pietà, di epoca settecentesca, che custodisce un bel coro ligneo,
una fonte battesimale in alabastro e alcuni dipinti del settecento e dell’ottocento. Nella Chiesa di Santa Maria degli Afflitti si può invece ammirare un dipinto del celebre pittore Guarini di Solofra.
E’ consigliata una visita anche al Cappellone, una costruzione architettonica di
grande interesse monumentale, oggi luogo sacro, ma in passato adibito a “sedile” (luogo di ritrovo) della nobiltà e sede di Dogana.
LACEDONIA
Centro montano di antiche origini, Lacedonia si trova a 732 metri di altezza
sulla valle del torrente Osento, in una felice posizione naturale che ne fa un
luogo ideale di villeggiatura. Arrivando nel centro storico, dal caratteristico impianto urbano rinascimentale, si possono notare tratti delle vecchie mura cittadine e delle porte di ingresso con i portali in pietra, mentre dell’originario
impianto del Castello Medievale, voluto nel 1500 da Baldassarre Pappacoda,
restano soltanto una delle torri e parte del possente corpo di fabbrica.
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Da ammirare
Il Centro Storico appare ricco di importanti testimonianze storico-artistiche,
come il Palazzo della Bufala (in località Doganelle), edificio aragonese del
‘500 adoperato dai reali napoletani come residenza campestre e in seguito
luogo di scambi commerciali (del quale è allo studio un progetto di recupero
e restauro). La Chiesa di Santa Maria Assunta, risalente al ‘600, a tre navate,
ornata da pregevolissimi marmi, conserva interessanti opere d’arte, mentre la
Chiesa di San Francesco, custodisce antiche statue, tele e il Sepolcro in marmo
di Nicola Rubino. Nella Chiesa di San Rocco, si possono ammirare i restaurati
portali esterni ed il delicato campanile.
Molto interessante è l’Area Archeologica di Flumeri che si trova in contrada
Fioccaglia; si tratta di una città della quale emergono una Domus di stile pompeiano, una casa con atrio centrale, impluvium e orto, alcune botteghe e tratti
di strada lastricata. L’abitato databile intorno al III o II secolo a.C. fu probabilmente abbandonato di colpo durante i conflitti del I secolo a.C.
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Da ammirare
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La Cattedrale, sorta su un piccolo luogo di culto dedicato a S. Antonio Abate,
risale al ‘500 e custodisce all’interno numerose opere d’arte, tra le quali un trittico attribuito a Francesco da Tolentino.
L’architettura religiosa comprende anche il Palazzo Vescovile (con annessi Museo Diocesano “S. Giovanni Maiella” e Biblioteca), le Chiese di S. Maria
della Cancellata, S. Maria della Consolazione, Spirito Santo e SS. Trinità, oltre alle Cappelle della Madonna delle Grazie, di S. Filippo Neri, della SS. Trinità e di S. Maria della Consolazione, edifici nei quali si possono ammirare
alcune interessanti opere d’arte.
Dal punto di vista naturalistico si segnalano il Bosco Origlio con le sorgenti minerali e il bacino artificiale noto come Lago S. Pietro.
LAURO
Il comune di Lauro si trova in una splendida posizione, tra il monte Cresta e il
Pizzo d’Alvano al centro del Vallo di Lauro, in una conca verde, ricca un tempo
di boschi di lauro (da laurus deriva certamente il toponimo), ora di uliveti e di
noccioleti.
Per accedere a Lauro si entra nel centro storico attraverso il maestoso Arco di
Fellino, del XVII secolo dotato nel 1789 di torretta con l’orologio, punto questo
dal quale si può scorgere la Chiesa dei Santi Patroni Sebastiano e Rocco, adagiata nell’immensa distesa di verde che circonda il borgo antico.
L’intero abitato, invece, gravita intorno alla maestosa mole del Castello Lancellotti: l’edificio, bruciato dai francesi nel 1799, appare ora come fu ricostruito
dal principe Filippo Lancellotti nel 1872, con una architettura che fonde elementi gotici, rinascimentali e barocchi.
Si tratta di un complesso monumentale a pianta trapezoidale con circuito di
mura merlate, al quale si accede attraverso un portale ad arco che immette in
un ampio cortile. Qui sono ancora visibili due torri quadrate, una delle quali
caratterizzata da un’abbondanza di elementi architettonici particolari, come finestre barocche, feritoie, archi, merli e caditoie.
Attraverso un altro portale si accede a un secondo cortile su cui si aprono vari
ambienti privati; la sala della musica, la cappella, la sala d’armi, il salone rosso,
la farmacia e la biblioteca. Poco distante dall’ampia cinta muraria del castello
si trova l’ex Convento delle Rocchettine, costruito nel corso del XVIII secolo
sulle macerie di un vecchio palazzo seicentesco, e che oggi ospita museo “Umberto Nobile” dedicato alla figura dell’illustre cittadino lauretano, che trasvolò
il Polo Nord nel 1926 con Amundsen sul dirigibile “Norge” e nel 1928 col dirigibile “Italia”. Nelle sale al piano terra è situato il Museo di arte Naïf, in cui vi è
un importante collezione dei più affermati artisti naive.
Tra gli edifici privati più degni di nota un caso a parte è costituito dal rinascimentale Palazzo dei Tufi, storica dimora della famiglia Capellani, vescovo di Bovino. L’edificio è un esempio forse unico di sintesi tra il gusto meridionale e le
manifestazioni toscane del tardo quattrocento.
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MERCOGLIANO
Il borgo medievale di Mercogliano appare molto ben conservato, con vicoli
stretti che si aprono talvolta su spazi da cui si gode il fantastico panorama sottostante. Il centro antico, noto come Capocastello è ricco di presenze architettoniche, tra cui il suggestivo castello medievale, distrutto da un tremendo
incendio del 1656 e di cui oggi sono visibili i ruderi, recentemente restaurati.
All’entrata di Capocastello la Porta dei Santi, che nella parte superiore mostra
un affresco raffigurante S. Martino, S. Fiorentino e S. Flaviano è l’unica parte superstite delle mura che un tempo circondavano il borgo.
Merita certamente una visita la storica Abbazia di Loreto, così chiamata perchè
fu costruita sul luogo dove, nell’età pagana, fioriva un bosco di lauro, sacro ad
Apollo.
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Da ammirare
Il Castello Lancellotti
Degna di menzione è anche la particolare Chiesa di Santa Maria della Pietà
nel quartiere Fellino, che a causa della natura alluvionale del terreno, è stata costruita su tre livelli sovrapposti: l’edificio emergente è settecentesco e presenta
elementi tardo barocchi; immediatamente sotto di esso c’è un ambiente tardo
gotico con volta a botte, mentre più giù ancora sono state evidenziate tracce di
una chiesa più antica, forse paleocristiana.
Appena fuori dall’abitato vi troviamo i resti di una Villa Romana, edificata tra
la fine del periodo Repubblicano e il primo secolo dell’Impero, di cui si possono
ancora ammirare i fastosi ambienti della zona termale (il Frigidarium, il Laconicum, ed il Calidarium) e un ninfeo di mosaici.
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Da ammirare
L’antico palazzo abbaziale fu edificato dall’abate Federici nel 1733 come residenza abbaziale, su progetto di Domenicantonio Vaccaro, pittore, scultore e architetto di gran valore del secolo XVIII. Dell’originale architettura si conserva la
farmacia, con una collezione di vasi di maiolica, l’archivio ricco di circa 7.000
pergamene ed altrettante filze di carte, la biblioteca con 150.000 volumi che
negli ultimi anni è stata aperta al pubblico ed ha assunto il carattere di un aggiornato e funzionale istituto di cultura. Sul massiccio del Partenio si erge, inoltre, lo storico Santuario di Montevergine, meta di numerosi turisti provenienti
dalle varie regioni d’Italia. Il monastero, posto a 1270 metri s.l.m., caro a
“Mamma Schiavona”, la Madonna dalla pelle scura, venerata da tutti gli avellinesi. Santuario, monastero, biblioteca, museo e foresteria sono racchiuse in un
unico corpo architettonico. Il monastero, fondato dall’eremita San Guglielmo
da Vercelli intorno all’anno 1119, fu realizzato dall’artista ligure Gualtiero che per
esso scelse un’architettura sobria e pesante poggiante su robusti pilastri e con
volte a crociera. Nella chiesa utilizzò, invece, la volta a botte.
Il trono, sul quale è stata posta l’immagine della Madonna, è ricco di marmi pregiati, antichi e moderni, di statue e bassorilievi in bronzo, oltre ad un mosaico
monocromo.
Dalle navate laterali dalla nuova chiesa si accede all’antica Basilica, conservata
quasi intatta, con il prezioso altare maggiore, un soffitto a cassettoni con doratura in oro zecchino e il pavimento in pregiato granito semilucido.
Da visitare sono, inoltre, la sala degli ex voto, degna di interesse e di ammirazione e il museo dove si può ammirare il sarcofago di Beteraldo di Lautrec, il
L’Abbazia di Loreto
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MIRABELLA ECLANO
Mirabella Eclano è tra i centri irpini più antichi, così come attestano i reperti
dell’antico abitato di Aeclanum custoditi nel Parco Archeologico appena fuori
il comune. La struttura urbana sembrerebbe risalire all’età repubblicana, anche
se lo sviluppo del centro risale al periodo imperiale.
Lungo il rilievo orografico dell’altopiano “Monte Grotte” per una lunghezza di
circa 1800 metri, si estende il recinto murario della città della prima metà del I
secolo a.C., intervallato in più tratti da torri quadrate e semicircolari.
Tuttavia la pianificazione urbanistica vera e propria è di età adrianea, come confermano alcuni monumenti pubblici, fra cui l’importante complesso termale
degli inizi del I secolo d.C. con strutture murarie in opus mixtum, di cui si conservano il tepidarium e il calidarium con relativa vasca da bagno, alcune suspensurae, l’apodyterium e il frigidarium, una modesta piscina natatori. Visibili anche
i ruderi di una basilica paleocristiana risalente, con molta probabilità, nel suo
impianto originario tra la fine del I e gli inizi del V secolo d.C., mentre nell’area
forense particolarmente significativa è la presenza di un tholus macelli, di epoca
post-adrianea.
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Da ammirare
L’Abbazia di Montevergine
crocifisso ligneo, la sedia abbaziale, la madonna di San Guglielmo e tante altre
sculture e pitture degne di nota.
Infine il pellegrino non può non osservare con meraviglia, le otto sale dedicate
alla mostra del “Presepe nel Mondo”. Per info: [email protected]; Santuario: tel. 0825/72924; Abbazia di Loreto: tel. 0825/787150.
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Da ammirare
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Nel centro abitato apprezzabili sono i palazzi gentilizi, come il monumentale Palazzo Cappuccio, con un originale portale in stile neoclassico con due colonne
tuscaniche, come pure in chiaro stile neoclassico sono i Palazzi Cianni, De Bellis e Degli Umberti. Palazzo Angrisani ex Orsini, invece, si distingue per gli
elementi di gusto rinascimentale.
La Chiesa di santa Maria Maggiore, la più importante dal punto di vista monumentale, risale al ‘700 e che custodisce numerose opere, alcune del XII secolo come il Crocifisso in legno, la Fonte Battesimale e l’antico Rotolo di
Quintodecimo della storia antica del paese.
La Chiesa di San Bernardino si distingue invece come importante centro di
culto e sede dell’omonima confraternita costruita nel 1698, al cui interno sono
custodite decorazioni in stucco, dipinti del Pallante e numerose tele del settecento.
MONTEFUSCO
Montefusco, a 750 metri di altezza, si trova al centro di una zona di alte colline
dominato dalla cinquecentesca Torre campanaria con parte terminale a pianta
ottagonale. Tra gli edifici di culto maggiormente interessanti vi è la Chiesa di
San Giovanni del Vaglio, realizzata tra il XII e il XIII secolo per servire i feudatari locali, fu officiata da Callisto II e Onofrio II durante la loro permanenza nel
borgo; all’interno sono conservati dipinti parietali del ‘700, una tela dello stesso
periodo raffigurante il Cristo, ed un notevole altare maggiore rivestito da marmi
policromi decorati in stile tardo barocco.
La Chiesa di San Bartolomeo, costruita dai verginiani alla fine del XII secolo,
si distingue per la torre campanaria al cui rintocco a primo ordine si apre il portale in pietra che immette nella chiesa. All’interno sono conservate statue lignee di San Bartolomeo, Sant’Antonio e Santa Lucia.
Da non perdere la visita al Castello o Carcere Borbonico, oggi sede del Municipio. In origine era una possente fortezza, trasformata dagli aragonesi in Tribunale nel 1743 e dai Borbone in Carcere. Di grande interesse sono gli ambienti
sotterranei, dove in passato erano ubicate le celle in cui furono rinchiusi i patrioti napoletani Poerio, Nisco, Castromediano. Montefusco, inoltre, è un importante punto di riferimento per la produzione artigianale di alto contenuto
artistico; il comune è, infatti, noto per la lavorazione a tombolo di merletti, coperte e tovaglie, antico e prezioso artigianato femminile.
MONTELLA
Montella è tra i più popolosi centri dell’Irpinia, sito su una collina tra i 547 e i
691 metri nell’Alta Valle del Calore dove, da sempre, è stata privilegiata la castanicoltura: rinomata, infatti, è la “castagna di Montella”.
Il centro storico presenta caratteristiche abitazioni dai portali splendidamente
decorati e raffinati palazzi nobiliari come Palazzi Abiosi, Bruni, Coscia e Capone, la Villa De Marco.
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MONTEMARANO
A ben 820 metri di altezza, Montemarano si trova in una splendida posizione
panoramica sulla Valle del Calore.
Notevoli sono le testimonianze che riconducono alle origini arcaiche di questo
comune della provincia avellinese, come il magnifico Castello o Palazzo Feudale, un possente quadrilatero irregolare, ormai privo delle originarie mura di
cinta e delle torri. L’edificio, ricostruito e trasformato in palazzo verso il 1700
sui resti dell’antica fortificazione, appare ben conservato nelle caratteristiche
tardo-rinascimentali di cui si può ammirare lo splendido portale di ingresso e
l’atrio, racchiuso da archi di pietra locale.
Dal castello, nucleo centrale dell’abitato, si diramano tutte le vie e i vicoli del
borgo medievale, dove si trovano edifici con caratteristiche architettoniche e
decorative di grande interesse: il sobrio e austero Palazzo Toni, Palazzo Fiorilli-Buono, gioiello di architettura tardo barocca, il settecentesco Palazzo Gambale-De Luca, Palazzo Sena-Agnese, appartenuto a Monsignor Antonio Sena,
i Palazzi Cuozzo-Mongiello e Ricciardelli, che si distinguono soprattutto per i
portali in pietra in stile gotico ribassato, e il Palazzo Episcopale, sede del Municipio dal 1899. Tra gli edifici religiosi degni di nota troviamo la Cattedrale
dell’Assunta del ‘700, caratterizzata da un’ampia facciata con ricche decorazioni e tre portali d’ingresso alle rispettive navate dove sono custoditi un reliquario del 1624, una tela di Guido Reni, una sedia pieghevole del ‘400 ed altre
opere d’arte; nella cripta, in seguito a dei lavori di restauro, sono venuti alla
luce colonne e capitelli medioevali.
Nei pressi della Chiesa dell’Immacolata, che conserva alcuni dipinti del ‘700,
si trova la Chiesa del Purgatorio, edificio di modeste dimensioni che, però,
ospita il Museo dei parati sacri, primo esempio di raccolta e di inventariazione
di preziosi tessuti Italiani, realizzati per buona parte in Italia Meridionale, tra il
XVI e l’inizio del XX. Tra i tessuti più significativi, il parato del vescovo Celestino
Labonia (1670 – 1720), le donazioni del Papa Benedetto XIII in occasione dell’anno giubilare 1725 e un vestito della Madonna del secolo XVII di manifattura siciliana. Per info: tel. 0827/63012.
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Da ammirare
D’interesse religioso e artistico il Santuario del Salvatore, che insieme al Convento di S. Francesco nella vicina Folloni, la Collegiata di S. Maria e le Chiese
di S. Maria della Libera e di S. Maria al Monte, custodiscono numerose e
splendide opere d’arte, alcune di noti autori dei secoli scorsi.
Il Convento di San Francesco a Folloni di Montella, in particolare, ospita anche
la Tomba di Diego Cavaniglia, il Museo dell’Alta Irpinia ed una Mostra di Arte
Sacra. Il Castello Medievale, posto più in alto rispetto al centro abitato, è un’imponente fortificazione che conserva la cinta muraria e il bastione centrale (il
donjon) nel cortile, dal quale si ammira facilmente uno splendido panorama sul
comune di Montella. La felice posizione consente escursioni di grande interesse sui monti Terminio, Sassetano, Cercetano, Felascosa e Acellica.
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Da ammirare
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MONTEMILETTO
Il comune di origine normanna, posto su di un alto sperone roccioso della dorsale collinare che funge da spartiacque tra le valli del Calore e del Sabato, presenta un notevole patrimonio ambientale e storico-artistico.
Il Castello Medievale, nella parte alta della piazza centrale, è di epoca tardorinascimentale e costituisce una delle principali attrattive turistiche di Montemiletto. Il castrum Montis Militum, edificato presumibilmente in epoca longobarda
sui resti di una preesistente costruzione romana (una parte delle mura di fondazione poggia, infatti, su un muro in laterizi di epoca romana), fu rifatto dai
Normanni nel XII secolo. Le fondazioni si basano direttamente sul pianoro roccioso e sono realizzate con pietre calcaree informi di varie dimensioni, legate
da compatta malta cementizia. La fortificazione, che, nel corso dei secoli, ha
subito modifiche e ristrutturazioni, in epoca rinascimentale fu trasformato in
palazzo baronale con larghe finestre e ampi balconi. Nell’attuale impianto planimetrico del castello sono riconoscibili due corpi principali ben distinti: uno
(che ne costituiva probabilmente, nel settore occidentale, la struttura originaria con copertura a volte), di forma quadrangolare, con mura scarpate e mastio
centrale, l’altro, di forma poligonale, con due torri a sezione circolare, più basse.
Attraverso i vicoli del centro storico si possono notare alcuni edifici sette-ottocenteschi: Palazzo Musto, con l’artistica loggetta, i Palazzi Mazza, Colletti,
Rossi, Fierimonte, quasi tutti abbelliti da portali in pietra scolpita con decorazioni a rilievo. Degno di particolare nota è Palazzo Palladino, per il loggiato, gli
artistici balconi su mensole triangolari di pietra scolpita e per il portale, decorato dallo stemma nobiliare. E’ curioso vedere come le fondazioni della maggior parte delle case del centro storico siano abbarbicate direttamente sulla
roccia. Sulle vecchie mura di cinta, a strapiombo su Torre le Nocelle, si trova la
chiesa di Santa Maria Maggiore, detta poi dell’Assunta, che utilizzò probabilmente come campanile una torre quadrata del circuito difensivo. Oltre alla facciata romanica decorata in stile settecentesco, all’interno si possono ammirare
numerosi affreschi.
Per osservare i tre altari con paliotti marmorei policromi e le ricche decorazioni
in stile barocco, bisogna recarsi nella Chiesa di San Pietro e Paolo, dalla quale
si può facilmente raggiungere la graziosa Chiesa di Sant’Anna, del ‘700, per apprezzarne la facciata tardo-barocca, il portale con lo stemma dei Di Tocco e le
importanti opere d’arte custodite all’interno. Nella vicina frazione di Montaperto, dalla struttura urbana ottocentesca, ci si può fermare a vedere il piccolo
Castello Medievale ed i Palazzi Baronale e Gualtieri.
MONTEVERDE
Il comune di origine medievale sorge a 740 metri di altezza sul crinale che segna il confine con la Basilicata, a dominio della valle dell’Osento in una felice
posizione che rende Monteverde punto di riferimento per quanti amano le
escursioni naturalistiche e paesaggistiche.
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PRATA PRINCIPATO ULTRA
Prata Principato Ultra, a soli 11 chilometri dal capoluogo, sorge su uno sperone
roccioso che si protende su un’ansa del fiume Sabato, offrendo dunque occasioni per piacevoli passeggiate panoramiche e naturalistiche.
Gli elementi archeologici presenti sul territorio si sostanziano in elementi architettonici inglobati soprattutto nell’edilizia religiosa, sarcofagi romani e ruderi di
ville di epoca romana.
Notevoli sono le testimonianze del periodo paleocristiano: il primitivo impianto
della Basilica e, al fondo di un cortiletto di questa, una grotta naturale adibita
a catacomba cristiana del III o IV secolo d.C., con nicchie ad arco, altari, tombe
e affreschi, tra i quali spicca quello dell’Arcangelo Gabriele e l’Annunziata; tutti
elementi che attestano storicamente l’affermazione del Cristianesimo nella vicina Abellinum dove probabilmente trovarono sede i primi vescovi dell’Irpinia.
L’attuale Chiesa dell’Annunziata corrisponde sia alla basilica paleocristiana e sia
a quella di epoca longobarda; essa risulta costruita e poi ristrutturata nel ‘700
con l’impiego di elementi precedenti e finanche di epoca romana.
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Da ammirare
Molto interessante l’urbanistica del centro storico, che si presenta a pianta
triangolare, dalle caratteristiche strade strette e tortuose e le abitazioni disposte a gradoni che numerosi sismi hanno alterato nel tempo.
Di particolare prestigio sono i portali artistici scolpiti in pietra calcarea locale,
il Parco della Rimembranza, costruito nel 1927 per ricordare i monteverdesi
caduti nella prima Guerra Mondiale, e il caratteristico Ponte Pietra dell’Oglio,
costruito anticamente per consentire il passaggio sul fiume Ofanto.
Appena al di sopra del centro, a dominarne l’abitato, il castello Medievale,
sorto in epoca longobarda, con la sua mole, le due grandi torri angolari cilindriche e le due quadrate. La struttura è quella tipica dell’architettura quattrocentesca del periodo aragonese, in quanto molti cambiamenti nel corso dei secoli
ne hanno trasformato la forma originaria. Adiacente al caratteristico castello si
trova maestosa la Chiesa parrocchiale dedicata a S. Maria di Nazareth, costruita nei primi secoli dopo l’anno mille. Nonostante le molte trasformazioni
seguite a terremoti ed incendi, l’interno, a tre navate con archi a sesto acuto in
stile semigotico, è ancora ben conservato. Di notevole valore storico sono poi
gli altari in marmi policromi di pregevole fattura, alcune tele a soggetto sacro
di scuola napoletana del 1600, un crocifisso e la statua lignea della Madonna,
che da un recente restauro sembra risalgano al XIII secolo.
Meritano una visita anche la Cattedrale, risalente al cinquecento con interventi
del 1728 e del 1930, per le interessanti opere d’arte custodite, e la Chiesa del
Carmine, per il singolare campanile con bifore gotiche del settecento.
Vanno citati, ancora, la Chiesa di Sant’Antonio, la Cappella del Rosario ed i piccoli edifici religiosi di San Rocco e dell’Incoronata.
A breve distanza dal paese, lungo la Vallata scavata dall’Osento, si può fare una
breve ma rilassante passeggiata fino al Lago Artificiale di S. Pietro.
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Da ammirare
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Sul fondo della navata e in una nicchia semicircolare in tufo si trova un affresco del XII secolo raffigurante la “vergine Orante”, con un’iconografia che si
ispira a quella bizantineggiante, ricordando la scenografia dell’immagine venerata nel Santuario di Montevergine.
Si consiglia una visita anche alla Chiesa di San Giuseppe di impianto settecentesco che custodisce oggetti sacri dell’ottocento e un prezioso pulpito in legno, mentre affacciandosi nella Chiesa di S. Giacomo del ‘700, si può ammirare
un altare con paliotto di marmo intarsiato e numerosi arredi sacri dell’800.
ROCCA SAN FELICE
In una posizione meravigliosa, a 750 metri di altezza, tra i fiumi Fredane e Ufita
e il verde dei boschi, il centro abitato si trova in una zona nota anticamente
con il nome “Ampsanctus“ e oggi con quello di Valle dell’Ansato, con grandi richiami naturalistici e paesaggistici, laddove spiccano il Bosco di Migliano, il laghetto della Mefite con i numerosi sfiatatoi dai quali fuoriesce gas naturale.
Rocca San Felice vanta origini antichissime quanto incerte. Le prime testimonianze di insediamento nella zona risalgono al periodo che va dal VII al III secolo a.C., intorno al lago d’Ansanto, luogo di culto della dea Mefite.
Nella Mefite, infatti, sono state ritrovate statue di terracotta e in legno, monete,
oggetti d’oro, una collana di ambra con graffiti di volti umani e un frammento
di terracotta con incisa la dedica a “Mefite Aravina”, attualmente conservati nel
Museo Irpino di Avellino.
Il centro storico, con le rampe, le case in pietra e i caratteristici “forni a paglia”,
vanta tra gli altri, splendidi edifici del ‘600 e del ‘700, come i Palazzi Cozza,
Santoli e Villani, oltre un imponente castello Medievale, con la torre principale (il donjon) che ha una base di dieci metri e comprende, su quattro livelli,
magazzino, cisterna, cucina, e vari ambienti residenziali.
Nel Museo civico cittadino, si possono ammirare i manufatti rinvenuti nel corso
degli scavi al castello, tra i quali utensili risalenti al 2000 a.C., fermagli e spille
usati dalle dame dell’epoca, monete medioevali e una punta litica di freccia di
epoca preistorica.
Degne di nota sono la cinquecentesca Chiesa di Santa Maria Maggiore, all’interno della quale sono custodite opere d’arte tra le quali l’altare in stucco policromo di Filippo Rossi e il Santuario di Santa Felicita, sorto in epoca
medievale, dove è possibile scorgervi un quadro del 1573 che raffigura la morte
della Santa e dei suoi sette figli.
Nella piazza antistante si trova il Tiglio piantatovi nel 1799 e perciò chiamato
“L’albero della libertà”.
SANT’ANGELO DEI LOMBARDI
Il piccolo comune, a ridosso del torrente Fredane, si trova, a 870 metri di altezza,
su un territorio che ben si presta ad escursioni di grande interesse, anche per
la presenza di alcuni corsi d’acqua.
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SAN MARTINO VALLE CAUDINA
San Martino appare completamente immerso nella vegetazione dei verdi
boschi di faggi, dei castagni e pioppi della parte alta, dai vigneti, i frutteti
e le ampie distese di grano della parte collinare che conferiscono al paese
sfumature particolarmente colorate e suggestive.
Il territorio comunale è ricco di sorgenti stagionali e perenni di cui la maggiore è in località Mafariello, meta turistica di migliaia di persone.
Ma San Martino si presta altresì a piacevoli percorsi storico-architettonici:
risalendo per il borgo antico, lungo il suggestivo camminamento del Murillo, fiancheggiando il torrente Caudino, si arriva al Castello longobardo
Pignatelli della Leonessa, con i suoi splendidi interni ed il suo fine giardino.
Il maniero, edificato su di un colle di particolare importanza strategica,
probabilmente nella prima metà del IX secolo, nonostante i numerosi rifacimenti del periodo di dominazione normanno-sveva, conserva ancora oggi
l’originaria fisionomia con le mura merlate, le torrette di guardia, le
prigioni e le garitte.
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Da ammirare
L’antico borgo ha conservato in parte l’aspetto medievale, come attesta la
presenza del Castello costruito nel X secolo e successivamente trasformato in palazzo residenziale, per poi essere restaurato dopo il terremoto
del 1980, con lavori che hanno dato nuovo splendore alla torre e allo
splendido loggiato del ‘600, riportando alla luce anche la pavimentazione
di un cortile dell’ XI secolo e una antica chiesa.
Sant’Angelo dei Lombardi è, tuttavia, noto per l’Abbazia del Goleto, uno
dei più bei complessi religiosi dell’Italia Meridionale, sede anche di eventi
musicali e culturali. L’ex Abbazia, oggi retta dai Piccoli Fratelli della Comunità Jesus Caritas di Charles de Foucauld, che in passato ne hanno curato
il restauro facendo costruire la grande chiesa settecentesca su progetto di
Domenico Antonio Vaccaro, fu fondata da San Guglielmo da Vercelli (10851142) per le monache Benedettine, il cui ordine fu soppresso agli inizi del
XVI secolo.
Dell’antico complesso medievale restano oggi la chiesa inferiore, di stile
romanico-pugliese; la chiesa superiore (1255), dedicata a San Luca, di
stile gotico e la Torre Febronia (1152), rivestita di bassorilievi provenienti
dal mausoleo funerario di Macco Paccio Marcello e dalla quale si gode un
meraviglioso panorama della Valle.
Info e visite: tel. 0827/24432 Orario feriale: 08.00-13.00 - 18.00-20.00.
Orario festivo: 08.00-13.00/18.00-20.00.
Molto suggestivi anche il Convento di S. Marco, del XIII secolo, e la Cattedrale di origine normanna, con numerosi elementi architettonici e decorativi (altorilievi di sepolcri gentilizi) al cui interno custodisce le statue dei
Santi in legno e marmo e il “Sarcofago di Nicola Cecere”.
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Da ammirare
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All’interno la bellissima cappella gentilizia, riconsacrata il 18 ottobre 1706 dal
Cardinale Orsini e un breve androne che conduce, attraverso una scala, alle
stanze residenziali del piano superiore dove si trova il salone più grande del
castello ricco di decorazioni e affreschi parietali dei secoli XVII-XVIII raffiguranti
scene relative ad episodi storici rilevanti per la casata della Leonessa.
Attigua al cortile è infine la torre-mastio dell’antica fortezza, in parte demolita
nella seconda metà del secolo scorso.
Arroccate intorno al Castello numerose costruzioni più modeste, ma non meno
suggestive, con la piazza dominata dalla Chiesa Collegiata di San Giovanni
Battista, sorta probabilmente insieme al Castello, ma oggi caratterizzata
dall’assetto conferitole tra la fine del secolo XVII e l’inizio del secolo XVIII dal
Cardinale Orsini.
Oltre al campanile a pianta quadrata, la Chiesa conserva una pregevole fonte
battesimale, un confessionale del ‘700 e le preziose reliquie dei Santi Palerio ed
Equizio.
Oggi il centro antico di San Martino, nonostante le manomissioni subite nel
tempo, conserva ancora molta parte della sua antica struttura, con gli splendidi
edifici tra i quali spiccano Palazzo Cenci Bolognetti, palazzo seicentesco legato,
in origine, alla illustre famiglia dei Del Balzo, e trasformato poi nell’800 secondo
i dettami dello stile neogotico visibile nei possenti portali a sesto acuto
abilmente lavorati in pietra locale.
Il Corso del paese, invece, propone il magnificente Palazzo Ducale Pignatelli
della Leonessa, edificato probabilmente intorno al 1600 con un impianto
molto diverso da quello attuale, che pare abbia risentito dei lavori di ristrutturazione compiuti nell’800, come dimostrano alcune carte contenute in una
platea del 1711.
SOLOFRA
Adagiata in una splendida vallata ai piedi del Monte Faggeto, con una verde
campagna ricca di vegetazione che la circonda, Solofra è da sempre nota come
"città della pelle", grazie alla sua pregiata tradizione conciaria, che ne ha fatto
il distretto industriale più importante del sud per la lavorazione dei pellami.
Ciò che attira l’attenzione, passeggiando tra i suggestivi vicoli della cittadina,
sono le testimonianze di un passato ricco di tradizioni ancora tangibili.
Basta osservare infatti i decorosi palazzi e monumenti dalla ricercata fattura
architettonica fra i quali primeggia la meravigliosa Collegiata di San Michele
Arcangelo del secolo X-XVII, con la sua facciata barocca, simbolo della
preminenza del patriziato artigiano-mercantile.
Di grande pregio sono altresì l’imponente portale centrale sul quale si eleva la
statua di S.Michele e i numerosi dipinti del Lama e del Guarini custoditi
all’interno.
Da non perdere, per la sua pregevole fattura, è anche il Palazzo Ducale del XVI
secolo.
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TAURASI
Una rigogliosa vegetazione spontanea, costituita prevalentemente da rinomati
vigneti dai quali si produce uno dei più classici e pregiati vini, il "Taurasi", caratterizza questo paese della provincia avellinese, dalle origini antichissime, quanto
incerte.
In tal senso esso si rivela un’ottima risorsa per chi desidera una vacanza all’insegna del relax e delle scoperte eno-gastronomiche. Degno di nota il centro
storico, dai tipici caratteri medioevali, con le abitazioni dai portali in pietra, le
suggestive stradine lastricate e parte delle mura dalle quali si dipanano le antiche Porte. La più maestosa, la Maggiore, affiancata da due torri.
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Da ammirare
I vigneti del Taurasi
Il borgo antico, inoltre, è ricco di edifici religiosi meritevoli di considerazione
come l’antichissimo Convento di Santa Chiara e le innumerevoli chiese quali
quelle di San Giuliano (XVI secolo), Sant’Andrea (XVI secolo), Sant’Agata (XV
secolo), San Domenico (XVII secolo), San Francesco (XVII secolo), Santa Teresa,
Santa Maria del Soccorso, Ascensione, Santa Maria delle Grazie, Santa Maria
Assunta o "Catelluccia", Dodici Apostoli o Santa Maria di Costantinopoli, Santa
Maria della Consolazione, Santa Maria Addolorata, nella quale vi si possono
ammirare prestigiose opere d’arte d’ispirazione cristiana.
Non distanti dalla cittadina, immersi nel verde, sono ancora visibili i resti
dell'antico Castello, che in parte fu riutilizzato ad uso di abitazione.
In località Tolofa infine, si segnala la presenza di un interessante sito
archeologico, fruibile e con accesso libero, relativo ai resti di una Villa Romana.
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Da ammirare
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La più sobria, la Piccola e Sant’Angelo, di cui si fa menzione per la prima volta
in un documento del 1050.
Ad attrarre l’attenzione del visitatore sono gli imponenti quanto numerosi edifici gentilizi, tra i quali Palazzo De Angelis, con la facciata abbellita da un portale in pietra settecentesco e splendidi affreschi interni; Palazzo Vaschi, forse
seicentesco; Palazzo Maffei, la cui costruzione fu curata dai Caracciolo di Avellino; Palazzo Marchionale, dalle caratteristiche rinascimentali, anche se basa
le sue fondamenta sulla primitiva "arx de' Romani"; Palazzo Capano, che ha
mantenuto quasi intatto la sua antica struttura trecentesca testimoniata dal portale in pietra finemente lavorato e da una torre quadrangolare successivamente
trasformata in colombaia.
Entrando in paese non si può non notare il poderoso Castello Medievale,
grande palazzo residenziale del XVI secolo. Elementi architettonici e opere d'arte
ne fanno un autentico museo. Ospitò personaggi illustri come Torquato Tasso
e il Duca D'Este. Nei racconti popolari si vuole che vi abbia trovato atroce morte
la contessa Pierina dell'Aquila. Notevole è l'annessa Cappella Barocca.
Da non perdere inoltre la Chiesa di San Marciano, del XII secolo con rifacimenti del ’700, che si distingue per lo splendido portale in pietra e le opere di
grande pregio come l'organo e gli affreschi del Barchiesi conservati all’interno.
Molto caratteristica anche la Chiesa del SS. Rosario, ex convento domenicano
d’impianto cinquecentesco edificato nel 1582, per volere di Luigi IV Gesualdo.
Attualmente parte della struttura è sede amministrativa del Comune, mentre all'interno è ancora possibile ammirare dipinti del Ricciardi e la tavola votiva che
raffigura "La Madonna del Rosario e i 15 Misteri" di Antonio Solario.
TORELLA DI LOMBARDI
Torella dei Lombardi si inserisce nel paesaggio tipico delle zone sub-appenniniche che alterna ampie zone collinari alle dorsali rocciose dei Monti Picentini,
con numerosi corsi d’acqua, su tutti l’Ofanto, il maggiore fiume dell’Alta Irpinia.
Di grande bellezza è anche la Cascata Borgo Sano, le cui acque un tempo alimentavano un mulino a pale nel territorio di Lioni.
A Torella dei Lombardi si può ammirare il Castello Candriano che, costruito
nel XII-XIII secolo dalla famiglia dei Saraceno, su strutture preesistenti
d’epoca longobarda, fu numerose volte modificato ed ampliato nei secoli
successivi.
Dopo il sisma del 1466 fu munito di due torri cilindriche tuttora visitabili: una
con funzione difensiva che accoglieva le postazioni di tiro, l’altra con funzione
di servizio.
A metà del 1500 divenne proprietà dei Caracciolo e fu trasformato in casa palaziata, per poi divenire proprietà comunale nel 1959.
All’interno del castello è possibile apprezzare i graffiti realizzate nel XIV secolo,
le torri e i locali sotterranei che permettono l’accesso al museo dove 12 vetrine
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VOLTURARA IRPINA
Situata ai piedi del Monte S. Angelo, nello splendido territorio al confine con la
provincia di Salerno, Volturara Irpina si trova al margine della conca denominata
Piano del Dragone, fra le pendici dei monti Faggeto e il Costa.
L’abitato è dominato dall’alto dal maestoso Castello del monte Sant’Angelo,
e da un centro storico molto antico, dove spiccano per bellezza i Palazzi Marino e Masucci ed i semplici edifici religiosi della Parrocchiale di San Nicola
del ‘500, che conserva dipinti e statue d’epoca come la “Sacra Famiglia”, “Cristo morto”, “La Pietà”, “Il Redentore con la Madonna e S. Pietro” e il Santuario di S. Michele Arcangelo, costruito su un castello medievale, del quale
restano parte delle mura, le torri e alcuni elementi architettonici normanni e
aragonesi.
Da non perdere il Museo Etnografico della Piana del Dragone che conserva
mirabilmente il patrimonio culturale della civiltà contadina, facendone rivivere consuetudini, ideali e sentimenti.
Ben 2500 oggetti, arnesi e arredi, raggruppati con precisa ricostruzione, raccontano la semplice e mirabile vita della popolazione del Sud attraverso un arco di
tempo che va dall’ultimo decennio del 1800 sino agli anni ‘60 del 1900.
Per info: tel. 0825/980077 oppure [email protected].
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Da ammirare
distribuite in cinque sale offrono un’esauriente campionatura dei circa 30.000
reperti rinvenuti nel corso degli scavi archeologici.
Attualmente il castello oltre all’Associazione Sergio Leone ed al museo, ospita
il Municipio, l’Associazione Studi Storici F. De Sanctis, la Biblioteca Comunale
“Giovanna Caracciolo” e l’ufficio per la promozione turistica.
Poco più a valle del castello si trova una Fontana Monumentale del XVIII secolo, che si sviluppa su due livelli con, al piano inferiore, quattro lavatoi sistemati in uno spazio coperto da volte a botte; al livello superiore, nove bocche
con mascheroni ed altrettante vasche.
Immersa nel verde, la Torre normanna di Girifalco (XI-XII secolo), strutturata
su tre livelli per rispondere ad esigenze di controllo e di difesa del territorio,
con elementi architettonici di spoglio d’età romana.
Abbandonata dalla fine del XV - inizi XVI secolo, nei secoli XIX-XX ha accolto la
campana della vicina chiesa dei SS. Giovanni e Paolo che, realizzata nell’800
su strutture altomedievali, fu rinnovata nel secondo dopoguerra.
In paese è consigliata una visita alla Chiesa di Santa Maria del Popolo per
ammirare da vicino le tele di Angiolillo Arcuccio e di Francesco De Mura, mentre Chiesa di S. Antonio, del XIII secolo con rifacimento del XVIII conserva opere
d’arte sacra: tele settecentesche, una tavola di Sarnelli, alcuni dipinti del XVI secolo e un altorilievo del seicento raffigurante L’ ”Annunciazione”.
Gli amanti della natura possono trovare interessante un’escursione nel Bosco
di Girifalco, un’area di 24 ettari, un tempo ricca di selvaggina, attrezzata per picnic, con percorso vita e strutture sportive.
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Da ammirare
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ZUNGOLI
Il centro abitato di Zungoli sorge a 657 metri di altezza, su una collina tufacea
ai confini con la Puglia.
L’abitato si presenta con un impianto cittadino assai caratteristico diviso in tre
distinte zone: quella rurale, quella antica e quella del nuovo abitato urbano.
Il centro storico, interessante per le caratteristiche stradine e abitazioni dei borghi medioevali, con le case arroccate intorno al castello, attraversate da vicoli
strettissimi pavimentati con selciato di pietra locale.
Il Castello Normanno che si erge imponente sul borgo, presenta la tipica pianta
quadrata e tre torri cilindriche agli angoli (la quarta andò distrutta nel terremoto del 1456). L’edificio risale al periodo longobardo ed è stato trasformato
agli inizi dell’800 in residenza della famiglia Susanna.
Gli appassionati dei percorsi religiosi possono visitare il Convento di San Francesco, risalente al ‘500 e l’annessa chiesa con il bel portale e l’interno che conserva un meraviglioso coro ligneo del 1792, una tela seicentesca raffigurante “La
morte di S.Francesco” e una statua lignea della Madonna.
Da segnalare anche le Chiese di S. Maria Assunta, di San Nicola e di S. Maria di Costantinopoli.
Fuori dell’abitato si trovano le suggestive Cappelle di S. Francesco di Paola e
di S. Antonio da Padova, create dai cittadini a devozione dei santi.
Per i beni naturali si segnalano le Grotte, articolate su più livelli e risalenti all’insediamento bizantino del secolo IX-X; le zone boschive “Monte Molara”,
“Fontana dell’Edera” e “Monticelli” e il “Regio Tratturo” Pescasseroli-Candela.
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L’OASI “VALLE DELLA CACCIA” di Senerchia
L’oasi naturalistica del WWF, a soli 3 chilometri dal centro di Senerchia, per la
conformazione morfologica - geologica - idrogeologica, per le caratteristiche
faunistiche e specialmente floristiche è l’area più interessante, da un punto di
vista naturalistico, di tutto il massiccio dei Monti Picentini.
L’area, assai impervia, è rimasta pressoché integra nei millenni, costituendo un
vero scrigno di essenze floristiche rare.
Sulle rupi e nella boscaglia da 600 a 1600 metri vive il Pino Nero (Pinus Nigra
Arnold), con caratteristiche simili a quello di Villetta Barrea nel Parco Nazionale
d’Abruzzo, mentre ai bordi superiori della valle, lungo le pendici erbose ed i pascoli sassosi, si può trovare la Stipa crassiculmis P. Smirnov nella sottospecie picentina Martinovsky, un’altra entità endemica floristica tipica della zona.
Altrettanto interessante è la fauna, animata dalla presenza del lupo, del Gatto
selvatico e di numerosi altri mammiferi.
Gli amanti dell’ornitologia potranno ammirare esemplari di uccelli degli Ordini
degli: Accipitriformi, Falconiformi, Galliformi, Piciformi (il raro Picchio Nero),
Corvidi, ecc.., molto numerosi in questa zona.
IL TERMINIO
Il monte Terminio, uno dei massicci dei monti Picentini, offre ambiente naturale tra i più spettacolari ed interessanti del Sud Italia. Dalla sua vetta più alta
(1786 metri s.l.m.) la vista si spinge fino alle coste del Salernitano, offrendo un
panorama di ineguagliabile bellezza.
Nelle varie piane Campolaspierto, Acqua degli Uccelli, Acquenere e Verteglia è
possibile fare una gradevole sosta nel verde più folto, in un’oasi di pace e di
tranquillità.
Dal Terminio, inoltre, è possibile scendere fino alla cosiddetta “Bocca del Dragone”, un esempio di fenomeno carsico a 670 metri di altitudine, che costituisce uno degli inghiottitoi che convogliano, attraverso le falde del sottosuolo, le
acque delle sorgenti di Serino.
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Da scoprire
MONTI, BOSCHI, LAGHI, PARCHI E RISERVE NATURALISTICHE
La rigogliosa provincia avellinese, con il suo continuo susseguirsi di monti, valli
e siti naturalistici di notevole importanza anche comunitaria, è, a ragione, definita come “Verde Irpinia”.
Nel territorio di Avellino, cuore verde della Campania, si concentrano due grandi
Parchi Regionali: oltre a quello del Partenio, immerso tra boschi e castagni,
vale la pena visitare il Parco dei Monti Picentini, il più grande serbatoio d’acqua
del Meridione. L’area protetta è una tra le più floride d’Italia e comprende parchi, oasi, fiumi, laghi e grotte, tra le quali spicca l’Oasi del Lago di Conza, una
delle zone umide più importanti del Mediterraneo, raggiungibile attraversando
la Valle dell’Ofanto. Si tratta di una terra carica di profumi e i colori che invitano
a immergersi in itinerari di relax a contatto con la natura.
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Da scoprire
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ALTOPIANO DEL LACENO
Ad oltre 1000 metri d’altitudine, il Piano Laceno con le sue bellezze naturali fatto di
monti valli e laghi, rappresenta un’irresistibile attrattiva per chi ricerca il fresco dei
boschi, l’aria pura delle cime montuose, le limpide acque sorgive.
D’inverno il Laceno è una delle mete preferite degli sciatori che vi trovano piste di
vario tipo e moderni impianti di risalita. Una menzione particolare merita la meravigliosa “Grotta del Caliendo”. Si procede per trecento metri lungo il “corridoio degli incanti”, tra cascate e cascatelle: seguono poi tremila metri di percorso tra stalattiti
e stalagmiti sulle quali si riflettono mille tonalità di colore e luci. Un’ascensione al
Rajamagra (1676 metri s.l.m.) o al Cervialto (1809 metri s.l.m.) consente non soltanto di godere di panorami impareggiabili, di aria finissima, ma anche di trovare saporitissimi funghi e pregiati tartufi neri.
IL LAGO LACENO
Sull’omonimo altopiano, a 1.053 metri di altezza, si può fare una gradevole sosta
presso il lago di Laceno, immerso in una vasta e pittoresca conca verde circondata
da boschi di faggi, lecci e castagni, mentre nelle vicinanze si possono incontrare numerosi ruscelli e sorgenti. Numerosi i pesci, tra cui trote, carpe, tinche e anguille.
La ricchezza dei boschi permette, poi, la vita di una discreta varietà di animali come
cinghiali, lepri, rapaci, volpi, faine, puzzole, tassi e martore. La vasta piana,circondata
da ogni lato da monti verdeggianti sin sulle cime (Cervarolo, Cervialto, Calvello,
Grande), può essere frequentata sia per escursioni alpine estive, sia per gli sport invernali.
IL LAGO DI CONZA
Il lago di Conza, individuato come Sito di Interesse Comunitario (S.I.C.), è un
grande invaso nel quale si riversano le acque del torrente Sarda.
La distesa d’acqua, che costituisce un habitat per numerose specie animali e presenta la caratteristica flora lacustre, ricopre gran parte di una pianura alluvionale
racchiusa tra i monti Serrone e la Serra, rappresentando un punto di riferimento
per quanti amano il contatto con la natura.
Una passeggiata al lago consente, inoltre, escursioni al Piano di Rallo, dove si trovano antichi mulini, e alle numerose sorgenti naturali.
Durante i periodi di migrazione si possono intravedere oltre 100 specie di uccelli,
tra cui il falco pescatore, lo svasso piccolo, lo svasso maggiore, l’airone rosso e il falco
pellegrino. Tra i mammiferi si segnalano volpe, tasso, faina, donnola e lontra.
LE MEFITE
Nei pressi di Rocca san Felice si trovano le famose mefite, antico luogo di culto dalle
caratteristiche ambientali molto insolite.
Il luogo risplende del biancore di una terra arida accentuata da chiazze gialle, dove
non c’è segno di vegetazione se non lontano, ma solo il rumore dell’acqua che “ribolle” sotto la spinta di una colonna ascendente di gas sulfurei che soffia sotto il lago.
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Da praticare
GLI SPORT
Il veriegato paesaggio montano della provincia irpina offre la possibilità di dedicarsi a percorsi escursionistici di diversa difficoltà, alla scoperta delle bellezze naturali offerte dal territorio.
Tra i Monti Picentini, l’altopiano del Lago Laceno rappresenta un vasto pianoro
attrezzato per gite a cavallo e la pesca sportiva.
In inverno, la zona è un’apprezzata stazione sciistica con piste di vario tipo e moderni impianti di risalita, dove gli amanti degli sport invernali, possono trovare
a Laceno piste da sci lunghe 26 chilometri e collegate tra loro, capacità singolare per il Meridione.
La Settevalli arriva a 1400 e la Rajamagra arriva a 1800 metri, con ben otto piste per lo sci alpino, tra cui la “Nordica” (rossa) e la “Amatucci” (nera) dedicate
agli sciatori provetti.
Le piste di fondo che percorrono la Valle del Sacrestano, inoltre, per diversi chilometri consentono una passeggiata a piedi in un ambiente naturale di rara
bellezza.
L’Altopiano Laceno
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Da assaporare
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I PRODOTTI TIPICI
Il variopinto territorio dell’Irpinia si presenta ricco di prodotti genuini di rara
bontà, offrendo percorsi eno-gastronomici unici attraverso i tanti prodotti tipici
locali, tra i quali meritano particolare menzione i vini D.O.C.G. di altissima
classe, ormai famosi in tutto il mondo.
Il Tauràsi, annoverato tra i “più grandi rossi”, in particolare, è stato il primo a meritare la prestigiosa D.O.C.G., per la qualità del suo vitigno, l’aglianico, tra i più
antichi introdotti dai coloni greci. Ma la tradizione enologica della zona comprende anche il Greco di Tufo, definito un vino “aristocratico” per il suo sapore
asciutto, e il Fiano di Avellino, dal gradevole sapore secco ed aromatico da
consentire di servirlo anche come aperitivo.
La zona si distingue anche per la produzione degli ottimi oli D.O.P. dei territori
collinari dell’Irpinia, e del caciocavallo “Podolico” di Montella, una tipica varietà di formaggio ricavato da latte bovino dell’omonima razza, che spesso, nella
cucina locale, si accompagna al tipico salame “Napoli”, prodotto con metodi
tradizionali a Mugnano del Cardinale.
La cipolla ramata, tipica del territorio collinare di Montoro Inferiore e Superiore e di Solofra, con il suo gusto molto intenso, è uno dei prodotti ortofrutticoli di pregio, come pure il tartufo nero di Bagnoli Irpino e i funghi che
crescono spontanei sul territorio incontaminato, spesso utilizzati nella preparazione di primi piatti, ma anche nella confezione di secondi piatti, come “tagliatelle ai funghi porcini” e “agnello ai funghi”, tipici della zona.
Tra i prodotti irpini di qualità più noti, si trovano la castagna di Montella, molto
utilizzata sia in cucina che in pasticceria, e la ciliegia, nelle sue diverse varietà:
le “palermitane” (nel territorio di Montoro e Serino), “del monte” (nel Vallo di
Lauro e Baianese), “tenta” (a Serino), “maiatica” (nel territorio di Tauràsi) e, le
più diffuse, “signora”, “imperiale” e “pagliaccio”.
Il torrone, infine, trova in Irpinia il punto di eccellenza nella produzione, grazie
anche all’uso di squisite nocciole nelle squisite varietà dell’”avellana” e “mortarella”, facendone una delle bontà più ricercate da golosi e buongustai.
ARTIGIANATO TIPICO
Le passeggiate nei piccoli borghi rappresentano, senz’altro, l’occasione per avvicinarsi alle tradizioni artigiane locali ancora vive nelle tante botteghe di pelletteria, come a Solofra, uno dei maggiori poli conciari d’Europa, dove si
possono acquistare eleganti capi lavorati a mano.
Molto antica è anche la lavorazione di raffinati ed eleganti pizzi e merletti con
punti di eccellenza a Chianche, Lapio, Luogosano, Montefusco, Sant’Andrea di
Conza, Santa Paolina e Villamaina.
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FEBBRAIO
Carnevale di Montemarano
Il tradizionale Carnevale di Montemarano si distingue per la spontaneità della
partecipazione della popolazione: tutti i cittadini, dai più piccoli ai più anziani,
si travestono e si lanciano in una irrefrenabile danza al ritmo frenetico della “tarantella Montemaranese”, girando come in una processione, per le strade principali del centro.
MARZO- APRILE
Prima domenica dopo Pasqua
Il volo dell’angelo - Prata P.U.
Solenni festeggiamenti della Domenica in Albis, dedicati alla Vergine, nel cui
ambito si effettua il tradizionale “Volo dell’Angelo” una sacra rappresentazione
che affonda le sue radici nel Medioevo, che si svolge nei pressi della Basilica dell’Annunziata.
LUGLIO
26 luglio
La cavalcata di Sant’Anna – San Mango sul Calore
Storica rievocazione dell’episodio in cui un cavaliere si raccomandò all’intercessione della Santa perché la consorte potesse dargli un figlio.
I cavalieri, accolti dalla gente con grida di gioia e saluti d’augurio, lanciano confetti bianchi ripieni di mandorle, in segno di abbondanza e speranza, girando
per tre volte intorno al tempio di Sant’Anna.
AGOSTO
Il palio della botte - Avellino
La tradizione del Palio della botte risale alla seconda metà del 1500 quando i
tinai e bottari compivano una gara lungo la via delle Puglie.
La gara consiste nel far rotolare una botte di circa 2 quintali, spingendola solo
con un bastone di ferro ricurvo attraverso Corso Umberto I, ad Avellino, a partire dalla chiesa di Monserrato (Porta Puglia - Casino del Principe) fino alla fontana di Bellerofonte (oggi detta “dei tre cannuoli”) per un totale di circa 600
metri tutti in salita.
Da vivere
MANIFESTAZIONI FOLKLORISTICHE E RELIGIOSE
14 agosto
L’obelisco di paglia – Fontanarosa
A Fontanarosa il 14 agosto di ogni anno si tiene la tradizionale festa del “Carro“,
un obelisco alto 25 metri, rivestito di paglia lavorato e montato su un carro agricolo tirato dai buoi, in onore della Madonna della Misericordia.
Per info: tel. 0825/475003 – fax 0825/476040.
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Da vivere
18 agosto
Il palio dell’anguria - Altavilla Irpina
Rievocazione storica del palio organizzato in occasione del passaggio, nelle contrade del paese, di Costanza di Altavilla mentre si recava a Milano per diventare
sposa di Enrico VI, erede dell’impero germanico. La gara consiste in una corsa
di asini montati da fantini che portano sotto braccio un’anguria al posto di una
zucca, come pare che, invece, avvenisse in passato.
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18 - 19 Agosto
Il Giglio di San Rocco – Flumeri
In occasione della festa del patrono, i contadini offrono al patrono San Rocco
un giglio, una “gregna” inghirlandata in testa ad una fanciulla che i fedeli seguono in processione cantando.
10 - 20 Agosto
Il palio dell’Alabarda – Gesualdo
Festa in cui Gesualdo rivive la suggestiva pagina della sua storia: il perdono fra
il principe Carlo Gesualdo ed il figlio Emanuele avvenuto il 2 marzo 1609, ricostruito sul sagrato del Cappellone in uno scenario bellissimo e con la partecipazione di oltre 200 figuranti, arcieri, alabardieri, cavalieri, sbandieratori,
tamburini e trombettieri. Per info: www.gesualdo.com.
11 - 15 Agosto
IX FIERA ENOLOGICA TAURASI – Taurasi
Evento rinomato a livello nazionale per l’esposizione dei produttori del Turasi,
ottimo vino D.O.C.G. di produzione locale dalle antiche origini preromaniche:
l'aglianico, il vitigno principale da cui si produce questo vino, era un tempo
detto “hellenico” o “hellenica”, a sottolineare l’origine greca.
13 Agosto
I Battenti di Santa Filomena – Mugnano del cardinale
I fedeli riuniti in “compagnie” vanno al santuario scalzi, vestiti di bianco con
una fascia rossa in vita e a tracolla e, battendo aritmicamente i piedi, portano
offerte come mazzi di fiori, ceri e “toselli”. I devoti salgono in ginocchio la scalinata di accesso al santuario, avanzando, sempre in ginocchio o carponi, fino
all’altare.
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SAGRE
NonsOlio – Castel Baronia
1 - 12 Agosto
Evento di piazza che, attraverso varie degustazioni, si propone di festeggiare
l’olio extravergine di oliva prodotto a Castelbaronia, riconosciuto con il marchio
DOP.
12 - 13 Agosto
Sagra della Maccaronara – Castelvetere sul Calore
Degustazione della ‘Maccaronara’, un tipo di spaghetto molto grande e preparato con le ricette antiche. Naturalmente, nel centro cittadino, sarà possibile gustare anche altre saporitissime ricette tradizionali, preparate con metodi antichi.
SETTEMBRE
La “Grande Tirata” del carro di Mirabella – Mirabella Eclano
Si svolge durante il sabato che precede la terza domenica di settembre.
Quest’antica attività folcloristica consiste nel trasportare per le strade del Paese
un obelisco di paglia alto più di 25 metri, trainato da buoi e mantenuto in equilibrio da 38 funi tirate dai “funaioli”.
OTTOBRE
27 - 29 ottobre
Festa della castagna e del tartufo – Bagnoli irpino
Degustazione per le vie del paese delle castagne arrostite e cucinate attraverso
le ricette locali, con vendita del tartufo tipico delle campagne circostanti.
6 - 7 Ottobre
Sagra del maiale – Mugnano del Cardinale
Penne con tracchie, la Polenta con salsicce, la Pasta e fagioli con la cotica, la
carne di maiale... e tantissimi altri prodotti della cucina locale proposti seguendo
le ricette dell’antica tradizione, per gustare cibi e vini che delizieranno il palato
dei più raffinati buongustai.
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Da vivere
AGOSTO
3 - 5 Agosto
Sagra della patata banzanese e del fungo porcino – Montoro Superiore
Degustazioni delle due saporitissime pietanze, cotte in vari modi per le strade
del centro.
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Hotels
ARIANO IRPINO
Incontro !!!!
Avellino
Via Foresta S. Barbara - 83031 Ariano Irpino (AV)
) 0825/891929 - Fax 0825/891857
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Via Manfredi, 124 - 83042 Atripalda (AV)
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Via Appia, 95 - 83042 Atripalda (AV)
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Via Palatucci, 20 - 83100 Avellino (AV)
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) 0825/25922 - Fax 0825/780029
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Corso Umberto I, 63/65 - 83100 Avellino (AV)
) 0825/756040 - Fax 0825/756040
Ristorante pizzeria
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Avellino
;32 4 é W T Z ã
MERCOGLIANO
Pink Panther
Via Nazionale, 160 - 83013 Mercogliano (AV)
) 0825/682364 - 682473
Ristorante tipico regionale
,Lunedì/Monday /192 116,00/40,00 . -
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SANT’ANGELO DEI LOMBARDI
Il Porcellino
Via Campolungo - 83054 Sant’Angelo dei Lombardi (AV)
) 0827/23694 - Fax 0827/215970
[email protected]
www.porcellino.it
Avellino
Ristorante tipico regionale
,Lunedì/Monday /340 115,00/40,00 . Y
Agriturismo
ARIANO IRPINO
Antico Mulino
Contrada Ficucelle, 13 - 83031 Ariano Irpino (AV)
) 0825/819368 - Fax 0825/819368
;6 ?25,00/30,00
]c
Tre Colli
Via Turchiello, 19/A - 83031 Ariano Irpino (AV)
) 0825/827130 - Fax 0825/827130
[email protected]
www.agriturismotrecolli.it
;4 ?40,00/44,00 c
CAPRIGLIA IRPINA
La Serenella
Via San Sebastiano, 32 - 83010 Capriglia Irpina (AV)
) 0825/702765 - Fax 0825/702044
[email protected]
www.laserenella.it
;6 <1 / 90 ?60,00 @400,00/500,00
.YéZaã
52
www.10q.it
CONTRADA
Agriturismo Ricciardelli
Via Pastenate, 3 - 83020 Contrada (AV)
) 0825/674371 - Fax 0825/674370
[email protected]
www.agriturismoricciardelli.it
;10 <1 ?70,00 @500,00/700,00 c a d
Via Schiti, 23 - 83020 Contrada (AV)
) 0825/768537 - Fax 0825/768537
[email protected]
www.ilnocciolo.biz
Ricettivo
;2 ?60,00
MONTELLA
Pericle
S.P. Cassano S. Francesco, 21 - 83048 Montella (AV)
) 0827/609161 - Fax 0827/609161
[email protected]
www.agriturismopericle.it
;12 <2 / 90 ?45,00/55,00 115,00/30,00
J.][cad
Terminio
Via Nazionale - 83048 Montella (AV)
) 0827/609256 - Fax 0827/609747
;3 ?25,00 c
Avellino
Il Nocciolo
NUSCO
Nonna Rosina
Contrada Marmore, 2 bis - 83051 Nusco (AV)
) 0827/607098 - Fax 0827/607098
[email protected]
www.nonnarosina.it
Equestre
;6 :1 ] c
www.10q.it
53
PIETRASTORNINA
Carpineto
Via Ciglio, 23 - 83015 Pietrastornina (AV)
) 0825/902852 - Fax 0825/902852
[email protected]
www.carpinetoagriturismo.it
;6 :1 ?60,00 119,00
Avellino
4.Yé5]^[caã
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TORELLA DEI LOMBARDI
Bellofatto
Via Pianomarotta, 16 - 83057 Torella dei Lombardi (AV)
) 0827/49083 - Fax 0827/49083
[email protected]
www.bellofatto.it
;5 ?60,00 . ]
TORRE LE NOCELLE
Il Casino Rosso
Località Bosco Faiano, 3 - 83030 Torre Le Nocelle (AV)
) 0825/969282 - Fax 0825/969282-969900
[email protected]
www.ilcasinorosso.it
;5 ?70,00 .
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Il Carro di Mirabella
DECALOGO DEI QUALITY HOTELS
Decalogo
1
56
L’albergo è ben segnalato, in ottime condizioni generali e corrisponde all’immagine
proposta dal materiale promozionale.
2 L’albergo è dotato di un adeguato parcheggio per i clienti.
3 La reception è ben visibile e offre un servizio di accoglienza attento e professionale.
4 La hall e le aree comuni hanno spazi e servizi adeguati.
5 Le camere sono perfettamente pulite e ordinate, con dotazioni efficienti e i servizi
essenziali compresi nel prezzo.
6 I bagni nelle camere sono perfettamente puliti e ordinati, hanno un ampio set cortesia
e due tipi di biancheria.
7 La prima colazione è organizzata a buffet, di ottima qualità e compresa nel prezzo
della camera.
8 Le sale bar e ristorante sono accoglienti nell’arredamento e nel servizio.
9 Le strutture dedicate alle attività congressuali o ricreative sono facilmente
individuabili e ben tenute.
10 La gestione dell’albergo è attenta alla tutela ambientale.
DÉCALOGUE DES HOTELS DE QUALITÉ
1
L’hôtel est clairement signalé, se présente bien dans son ensemble et correspond
à l’image présentée dans le matériel promotionnel.
2 L’hôtel est pourvu d’un parking adéquat pour les clients.
3 La réception est bien en vue, et l’accueil est attentionné et professionnel.
4 Le hall et les zones communes sont spacieuses et offrent des services appropriés.
5 Les chambres sont parfaitement propres et en ordre, les équipements sont efficaces
et les services essentiels sont compris dans le prix.
6 Les salles de bain des chambres sont parfaitement propres et en ordre, des produits
de toilette et deux types de serviettes de bain sont à disposition des hôtes.
7 Le petit déjeuné, d’excellente qualité, est dressé sur un buffet, et il est compris
dans le prix de la chambre.
8 La décoration de la salle bar et du restaurant est agréable, le service est aimable
et accueillant.
9 Les structures réservées aux conférences ou aux activités récréatives, sont facilement
repérables et bien entretenues.
10 La gestion de l’hôtel est attentive aux normes concernant la protection
de l’environnement.
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DESCRIPTIONS FOR QUALITY HOTELS
The hotel should be well signposted, in excellent general condition and comply
with the images used in the promotional material.
2 The hotel should offer adequate parking for its clients.
3 The reception should be clearly visible and offer a welcoming, attentive and
professional service.
4 The hall and communal areas should have adequate services in a suitable space.
5 The rooms should be completely clean and tidy, with essential facilities and services
included in the price.
6 The bathrooms should be completely clean and tidy, have an ample courtesy pack
and two types of towels.
7 A top-quality buffet breakfast should be offered and included in the room price.
8 The bar and restaurant areas should offer a welcoming service and ambience.
9 The congress and recreational areas should be clearly marked and well-kept.
10 The management of the hotel should protect the environment.
DEKALOG FÜR QUALITÄTSHOTELS
1
Das Hotel ist gut ausgeschildert, in bestem Allgemeinzustand, und entspricht den
Darstellungen im Werbematerial.
2 Das Hotel besitzt einen ausreichend großen Gästeparkplatz.
3 Die Rezeption ist gut sichtbar und bietet aufmerksame und professionelle Betreuung.
4 Die Eingangshalle und die Gemeinschaftsräume bieten genügend Platz und Toiletten.
5 Die Zimmer sind einwandfrei sauber und ordentlich; die Ausrüstung ist effizient
und wesentliche Dienstleistungen sind im Preis inbegriffen.
6 Die Bäder auf den Zimmern sind einwandfrei sauber und ordentlich, bieten ein
großzügiges Courtesy-Set und zwei Arten von Badetüchern.
7 Es wird ein Frühstücksbuffet angeboten, das von bester Qualität und im Zimmerpreis
inbegriffen ist.
8 Bar und Restaurant sind gepflegt und freundlich in Einrichtung und Bedienung.
9 Die Räumlichkeiten für Kongresse und Erholung sind leicht zu finden und gepflegt.
10 Beim Betrieb des Hotels wird der Umweltschutz berücksichtigt.
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Decalogo
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DECALOGO QUALITY RESTAURANT
Decalogo
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Il ristorante è ben segnalato e in ottime condizioni generali.
Il menu, con i prezzi, è esposto all’esterno del locale, presenta prodotti di autenticità
garantita ed è messo a disposizione dei clienti insieme alla carta dei vini.
3 Il personale addetto al servizio è professionale, cordiale ed efficiente.
4 Le proposte enogastronomiche del ristorante sono coerenti con la categoria
di appartenenza e garantiscono una varietà di portate.
5 La sala ristorante è pulita, ordinata e ben illuminata.
6 Le toilette sono pulite e in perfetto stato di manutenzione.
7 Nella cucina sono rispettate le normative vigenti in materia di igiene e sicurezza
alimentare.
8 Gli ambienti sono accoglienti e confortevoli sia in termini di qualità dell’aria che
di acustica.
9 Il conto è articolato in voci di spesa facilmente comprensibili e può essere saldato
con i principali mezzi di pagamento.
10 La gestione del ristorante è attenta alla tutela ambientale.
DÉCALOGUE POUR LES RESTAURANTS DE QUALITÉ
1
2
Le restaurant est clairement signalé et dans de très bonnes conditions générales.
Le menu, fourni de prix, est exposé à l’extérieur du local, il présente des produits dont
l’authenticité est garantie et il est à disposition des clients avec une carte des vins.
3 Le personnel de service est professionnel, cordial et actif.
4 Les propositions œnologiques et gastronomiques du restaurant correspondent à sa
catégorie d’appartenance et assurent une variété de plats.
5 La salle de restaurant est propre, en ordre et bien illuminée.
6 Les toilettes sont propres et en bon état de fonctionnement.
7 Le personnel de cuisine respecte les normes en vigueur en matière d’hygiène et de
sécurité alimentaire.
8 Concernant l’aspect de la qualité de l’air et de l’acoustique, les salles sont accueillantes
et confortables.
9 L’addition est articulée, les articles de dépenses sont facilement compréhensibles
et l’addition peut être réglée à travers les principaux moyens de payement.
10 La gestion du restaurant est attentive aux normes concernant la protection de
l’environnement.
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DESCRIPTIONS FOR QUALITY RESTAURANTS
The restaurant should be clearly signposted and in excellent overall condition.
The restaurant should offer genuine, authentic produce. The menu, with prices,
should be displayed outside and given to customers with the wine list.
3 The service staff should be professional, friendly and efficient.
4 The restaurant should feature eno-gastronomic produce consistent with its category
and offer a variety of courses.
5 The restaurant dining area should be clean, tidy and well-lit.
6 The toilets should be clean and well-maintained.
7 The kitchen must adhere to the rigorous hygiene and food safety rules in force.
8 The restaurant should be welcoming and comfortable, with good ventilation and
acoustic quality.
9 The bill must be itemised and easily understood and all major payment methods
should be accepted.
10 The management of the restaurant should protect the environment.
DEKALOG FÜR DIE QUALITÄTSRESTAURANTS
1
2
Das Restaurant ist gut ausgeschildert und in hervorragendem Allgemeinzustand.
Die Speisekarte mit Preisangabe ist vor dem Lokal ausgehängt und bietet garantiert
authentische Erzeugnisse an. Außerdem liegt eine Weinkarte auf.
3 Das Dienstpersonal ist professionell, herzlich und effizient.
4 Das Speisen- und Getränkangebot des Restaurants entspricht seiner Kategorie
und weist eine gewisse Vielfalt auf.
5 Die Gasträume sind sauber, ordentlich und gut beleuchtet.
6 Die Toiletten sind sauber und einwandfrei gepflegt.
7 In der Küche werden die geltenden Hygiene- und Lebensmittelsicherheits- Normen
eingehalten.
8 Die Räumlichkeiten sind auch hinsichtlich Geräuschpegel und Gerüchen angenehm.
9 Die Rechnung führt alle Posten einzeln auf, ist leicht verständlich und kann mit den
üblichen Bezahlungsmitteln beglichen werden.
10 Beim Betrieb des Restaurants wird der Umweltschutz berücksichtigt.
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Decalogo
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DECALOGO QUALITY COUNTRY INNS
Decalogo
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L’agriturismo è ben segnalato, in ottime condizioni generali e corrisponde
all’immagine proposta dal materiale promozionale.
2 L’agriturismo ha un aspetto esterno curato e in linea con le tradizioni locali.
3 L’accoglienza è attenta e cordiale.
4 Le aree comuni hanno spazi e servizi adeguati e sono coerenti con lo stile rurale.
5 Colazione e ristorazione rispecchiano le tradizioni locali e hanno orari flessibili.
6 Camere e appartamenti sono perfettamente puliti e ordinati. L’arredamento rispetta
lo stile locale, le dotazioni sono efficienti e i servizi essenziali sono compresi nel prezzo.
7 I piatti presenti nel menu e i vini sono prodotti in proprio o forniti da produttori locali.
8 L’agriturismo offre i servizi necessari per rendere il soggiorno piacevole
e le informazioni sulle attività sportive e ricreative disponibili.
9 L’agriturismo offre agli ospiti prodotti agroalimentari genuini che provengono
dalla propria azienda o da altre aziende locali.
10 La gestione dell’agriturismo è attenta alla tutela ambientale.
DECALOGUE POUR UN AGRO-TOURISME DE QUALITÉ
1
L’agrotourisme est visiblement signalé, il est dans d’excellentes conditions générales
et, son image correspond à celle proposée par le matériel promotionnel.
2 L’aspect extérieur de l’agrotourisme est soigné et respecte la tradition locale.
3 L’accueil est attentionné et professionnel.
4 Les zones communes présentent des espaces et des services adéquats et qui
respectent le style rural.
5 Les produits offerts pour le petit déjeuné et la restauration font partie de la tradition
locale et les horaires de service sont flexibles.
6 Les chambres et les appartements sont parfaitement propres et en ordre.
L’ameublement respecte le style local, les équipements sont efficaces et les services
essentiels sont compris dans le prix.
7 Les plats présents sur le menu et les vins sont de production locale où fournis par des
producteurs locaux.
8 L’agrotourisme offre les services nécessaires à rendre agréable le séjour et fournit les
informations relatives aux activités sportives et récréatives disponibles.
9 L’agrotourisme offre à ses hotes des produits agroalimentaire qui proviennent de son
entreprise agricole ou d’autres entreprises locales.
10 La gestion est attentive à la protection de l’environnement.
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DESCRIPTIONS FOR QUALITY COUNTRY INNS
The country inn should be well signposted, in excellent general condition and comply
with the images used in the promotional material.
2 The country inns should have a well-kept exterior and fit in with the local environment.
3 The service should be attentive and welcoming.
4 The communal areas should have adequate space and services and be in keeping
with rural style.
5 Breakfast and other meals should respect local traditions and all meals should be
offered at flexible times.
6 Rooms and apartments should be completely clean and tidy. The furnishings should be
in keeping with local style and essential facilities and services included in the room price.
7 The dishes and wines offered on the menu should be either produced on the
premises, or by local producers.
8 The country inns should offer the guests services to ensure them an enjoyable stay
and provide information on local sporting and recreation facilities.
9 The country inns should offer its guests genuine agro-alimentary products, either
from its own establishment or from nearby producers.
10 The management of the country inns should protect the environment.
DIE 10 GEBOTE DES QUALITÄTSAGRITOURISMUS
1
Der Agritourismusbetrieb ist gut ausgeschildert, in gutem Allgemeinzustand
und entspricht den Darstellungen im Werbematerial.
2 Der Betrieb hat ein gepflegtes Aussehen und entspricht den lokalen Traditionen.
3 Die Betreuung ist aufmerksam und herzlich.
4 Die Gemeinschaftsplätze und –Räume bieten ausreichend Platz und angemessene
Ausrüstung und entsprechen dem ländlichen Stil.
5 Frühstück und Bewirtung spiegeln die lokale Tradition und werden zeitflexibel angeboten.
6 Zimmer und Wohnungen sind einwandfrei sauber und ordentlich. Die Einrichtung
entspricht dem lokalen Stil, die Ausrüstung ist angemessen und wesentliche
Dienstleistungen sind im Preis inbegriffen.
7 Die auf der Karte angebotenen Speisen und Weine sind selbst hergestellt oder
stammen von lokalen Herstellern.
8 Der Agritourismus bietet alles notwendige für einen angenehmen Aufenthalt und
informiert die Gäste über die angebotenen Sport- und Erholungsmöglichkeiten.
9 Der Agritourismus bietet den Gästen natürliche Lebensmittel, die aus dem eigenen
oder anderen lokalen Betrieben stammen.
10 Beim Betrieb des Agritourismus wird der Umweltschutz berücksichtigt.
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Decalogo
1
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J Ammessi animali / Animals admitted /
Animaux admis / Haustiere gestattet
< Appartamenti / Available apartments /
Appartements disponibles / Appartements
4 Bar / Bar / Bar / Bar
ã Benessere & Relax / Health and Relaxation /
Bien-être / Wellness und Relax
Legenda
: Camere per disabili / Rooms for
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disabled / Chambres pour handicapés /
Behindertengerechte Zimmer
; Camere totali / Number of rooms /
Nombre de chambres / Zimmerzahl
. Carte di credito / Credit cards /
Cartes de credit / Kreditkarten
W Cassaforte / Rooms with safe /
Coffre-fort / Safe im Zimmer
- Condizionatore / Air conditioning /
Air conditionné / Klimaanlage
/ Coperti interni + esterni /
Available inside places + outside places /
Couverts à l'interieur + à l'exterieur /
Innenplätze + Aussenplätze
3 Internet / Internet / Internet / Internet
X Lavanderia / Laundry service / Service de
blanchisserie / Wächerei
^ Locali / Meeting Places / Lieux de rencontre /
Gemeinschaftsräume
Y Parcheggio / Car Park / Parking /
[ Parco-Giardino / Park-Garden /
Parkplatz
Parc-jardin / Park-Garten
a Piscina / Swimming pool / Piscine /
Schwimmbad
T Presa modem / Modem jack / Prise Modem /
Modem-Anschluss
é Ristorante / Restaurant / Restaurant /
Restaurant
Z Sala Convegni / Conference hall /
Salle de conférences / Konferenzraum
5 Servizi Disabili / Disabled Toilet /
Toilettes pour handicapés /
Behindertengerechtes Bad
d Tennis / Tennis court / Court de tennis /
Tennis
@ Costo appartamenti / Price of apartments /
Prix appartements / Appartementspreis
? Costo camere doppie / price for double room /
Prix pour chambre double / Doppelzimmerpreis
c Equitazione / Horseback riding / Équitation /
Reiten
] Giochi per bambini / Games for kids /
Jeux pour enfants / Kindergarten
, Giorni di chiusura / Closed on / Fermé le /
Ruhetage
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Le foto sono state gentilmente concesse da Aldo Marrone
OSPITALITÀ ITALIANA
QUALITY APPROVED
Marchio di qualità
per le imprese alberghiere, ristorative e agrituristiche
di Avellino e provincia
A cura della Camera di Commercio
Industria Artigianato e Agricoltura di Avellino
Viale Cassitto, 7 - 83100 Avellino
tel. 0825/6941 - fax 0825/694312
www.av.camcom.it
e-mail: [email protected]
e
ISNART Scpa - Istituto Nazionale Ricerche Turistiche
Corso d’Italia, 92 - 00198 Roma
tel. 06/2039891 fax 06/8540516
Testi a cura di Isnart. La Camera di Commercio di Avellino ha curato l’introduzione.
Progetto grafico e impaginazione: Ideabook S.r.l.
Stampa: Union Printing