Pon C 1 Giornalisti... si diventa

M OCCIA'S OICE
Lecce, capitale della cultura vista da noi
Numero Unico, giugno 2014
L’editoriale:
dar voce
ai ragazzi
Il cuore nel Barocco e lo sguardo sull’Europa
Mentre Lecce è in fermento
per preparare la sua candidatura a capitale europea della
cultura i ragazzi del Pon
“Giornalisti si...diventa” hanno
deciso di condurre una piccola
inchiesta per le strade della
città barocca, nei negozi, tra
la gente. Un viaggio tra bellezze artistiche e “gap” culturali per capire quanto Lecce
merita questo riconoscimento
e cosa può fare per rappresentare davvero la cultura
europea e rafforzarne il senso di appartenenza.
Di Adele Filograna e
Carmelina Filippis
A conclusione del
percorso relativo al
PON C1 “ Giornalisti…
si diventa”, ci troviamo a fare un bilancio
di quest’esperienza,
sicuramente faticosa,
ma molto interessante.
Continua a pag.6
Le interviste impossibili:
San Giuseppe da Copertino
Protettore degli studenti in difficoltà e
degli aviatori, grande amante della natura, degli animali e della risata. Cultore
del dialetto, vicino alla gente umile, eppure capace di interloquire con i dotti
religiosi del suo tempo. Di lui,
l’immaginario comune, conserva soprattutto il ricordo, particolare e suggestivo, dell’estasi in forma di volo ma San
Giuseppe, al secolo Giuseppe Maria Desa
era molto di più e la redazione per scoprirlo, lo ha intervistato!
Continua a pag. 2
All’interno:
Esperienze
On air
pag. 8
Impegno e
Memoria
pagg. 9-10
Pagine di
Integrazione
Continua a pag. 4
pagg. 10 –11
L’inchiesta:
La scuola e i
trasporti pubblici
pag. 7
Incredibile:
Fabrizio
Miccoli a scuola
pag. 15
Con l’Europa investiamo nel vostro futuro!
I luoghi della
politica
pag. 12
Leccesi per un giorno, sognando l’Europa
Un’inchiesta per le strade di Lecce a caccia di idee per il 2019
Dal
1985 una città dell'Unione
europea diventa capitale della cultura per un anno ed in Italia si lavora ormai alle candidature per il
2019 che sarà l‘anno della nostra
nazione. Lecce ha voluto raccogliere questa avvincente sfida ed è tra
le città candidate a rappresentare
la cultura in Europa. C‘è fermento
allora nella bella cittadina barocca
e c‘è soprattutto la consapevolezza
dei notevoli vantaggi socio-culturali
ed economici che un simile riconoscimento porterebbe non solo alle
„candidate“ ma a tutto il territorio
circostante. Anche per questo le
città possono decidere di associare
alla loro candidatura altre cittadine del loro circondario, proprio
come fecero Lussemburgo ed Essen rispettivamente nel 2007 e nel
2011.
Un cammino, quello che Lecce si
appresta a compiere, stimolante ma
non semplice, dal momento che dovrà vedersela con altre cittadine
italiane ricche di bellezza e cultura: Cagliari, Matera, PerugiaAssisi, Ravenna e Siena. Ma la
“ricetta” leccese non è da meno. La
città prescelta infatti non viene
investita di tale ruolo unicamente
per ciò che ha fatto, ma soprattutto per il programma di eventi culturali particolari che si proporrà di
organizzare nel corso dell'anno di
candidatura.
Non solo il passato storicoarchitettonico e culturale delle
città dunque è in gara, ma, soprattutto, il presente ed il futuro. Le
realtà territoriali sono infatti
chiamate a sfruttare le loro peculiarità e a dar dimostrazione di una
grande creatività che dovrà forni-
Pagina 2
re al programma
il carattere di
eccezionalità.
È fondamentale
preparare
con
cura il progetto
a monte rispetto
agli obiettivi e ai
criteri delle manifestazioni.
Inoltre la candidatura deve presentare
dei
tratti chiari e
coerenti
con
l'anno in questioIn questa pagina e accanto,
ne con la filosofia del titolo che si
quattro immagini relative alla nostra visita
vuol dare al progetto. Lecce, per
a Lecce
il momento, sembra muoversi con
grande originalità e determinaziocammino verso il 2019, in “Eutopia”,
ne. Del resto a questa terra, povela città del bello e della follia. Noi
ra di tante altre cose, l‘estro artidel pon „Giornalisti si...diventa“ ci
stico non è mai mancato e neppure
siamo sforzati allora di guardare
una visione onirica, quasi visionaria,
con occhio critico la nostra Lecce,
come quella che si perde nelle legabbiamo osservato ed intervistato,
gende di donne pizzicate e
per capire se quella di “Eutopia” è
nell‘ossessione materica del barocuna visione possibile.
co. Sarà per questo che Lecce ha
Il nostro primo incontro è fortunadeciso di trasformarsi, in questo
to e singolare, nei pressi della storica caffetteria “Alvino” infatti, in
cui ci rechiamo per intervistare
qualcuno del personale, siamo avvicinati da una donna che ci dice:
«Sono una docente e sono molto
incuriosita dalla vostra attività».
Le spieghiamo cosa stiamo realizzando e lei si sottopone volentieri
alle nostre domande:
Lecce è candidata a capitale della cultura nel 2019. Cosa ne
pensa?
Che era ora che il nostro sud avesse il giusto riconoscimento dal punto di vista culturale. Di cultura ne
abbiamo tanta ma purtroppo non ci
Moccia’s Voice
sappiamo vendere e per questo viviamo al di sotto delle nostre possibilità.
Quali sono, a suo avviso, i punti
di forza e i punti di debolezza
di Lecce?
Lecce è una città multiculturale e
aperta al nuovo, bella come poche e
unica al mondo. La nostra cultura
però a volte è sonnolenta, spesso
non è capace di valorizzare le persone né le cose.
Cosa cambierebbe di Lecce?
Beh, appunto bisognerebbe scrollarsi di dosso un po’ di torpore tipicamente meridionale e fare più
manifestazioni, aprirsi di più ai cittadini in termini di servizi, però mi
sembra che, da questo punto di
vista, Lecce si stia muovendo abbastanza bene. Ringraziamo e proseguiamo col nostro tour rivolgendo
al barman della caffetteri- e soprattutto può avere delle ricaa la stessa domanda:
dute sul territorio. Speriamo vivaQuali i punti di forza e di mente che questo possa succedere
perché non potremo che averne dei
debolezza di Lecce?
vantaggi».
Vedo milioni di persone da
quando faccio questo lavo- Quali i punti di forza e i punti di
ro e i leccesi si distinguono debolezza di Lecce?
per la loro solarità, dispo- Lecce è una bellissima città. Ci sonibilità e predisposizione no tante attività culturali e tanti
all’accoglienza. Certo, se giovani menti creative nel mondo
devo pensare al negativo, artistico e professionale. Si tratta
Lecce potrebbe offrire allora semplicemente di decidere
molto di più strutturalmente par- se si vuol fare il grande passo e
lando.
diventare, da cittadina di provincia
a città degna di considerarsi tale.
Cosa cambierebbe di Lecce?
Molto può fare la classe dirigente,
Lecce non deve cambiare, deve solo
penso ai trasporti, ai servizi, ma
migliorare.
molto possiamo fare noi tutti. PerIl nostro percorso prosegue e, nei ché il cambiamento è sempre un
pressi della libreria “Feltrinelli” cambio di mentalità.
incontriamo un uomo assorto nella
lettura di un giornale. Il suo punto
di vista è critico ma lucido:
«Speriamo che non ci superino dice in riferimento alla candidatura
̶ se i nostri politici si impegnassero
ce la potremmo pure fare, del resto la nostra debolezza è proprio
questa, la classe politica».
È un’altra professoressa, ex docente della nostra scuola, a chiudere
questo ciclo di riflessioni.
«Lecce capitale della cultura può
essere un’idea molto interessante
Un salto verso il cambiamento!
«Questa è la nostra sfida odierna: creare simboli per il cambiamento, saltare per
creare energia. Perché se salti l’energia non ristagna: si rigenera, si muove e si
propaga. Per fare questo dobbiamo creare un senso di identità e individuare gli
obiettivi che vogliamo raggiungere insieme. E questa è la fase su cui stiamo lavorando, perché il 2019 è ancora lontano».
Con queste parole il Sindaco di Lecce Paolo Perrone presentava, era settembre
2013, il “Bid Book”, ovvero il dossier di candidatura della città di Lecce a Capitale
Europea della Cultura 2019. Settantotto pagine, nelle quali si esplicitano le ragioni
e gli obiettivi della candidatura e si evidenziano i punti di forza del capoluogo salentino – a partire proprio dalla storia, dalla cultura e dalle tradizioni del territorio. Un’idea che ha nel salto il suo simbolo e nel salto di Sant’Oronzo la sua trovata.
E se salta lui bisogna essere pronti a saltare tutti!
Numero unico, Giugno 2014
Pagina 3
San Giuseppe, santo dei voli e della gioia!
Un’intervista per interposta persona (ma la persona è molto vicina)
Appena saputo che era il santo
protettore degli studenti avremmo voluto
dedicargli ogni nostra
preghiera. Ma di lui ci
hanno detto che era un
uomo semplice, che amava le cose pratiche e
l’ironia. Allora abbiamo
deciso di dedicargli
quest’intervista ideale
e, padre Giuseppe Piemontese, guardiano e
rettore del convento di
San Giuseppe a Copertino, da poco nominato da Papa Bergoglio nuovo vescovo della diocesi
umbra di Terni-Narni-Amelia, si è
prestato simpaticamente al gioco e
ha risposto, per lui, alle nostre domande.
Che effetto fa essere nato in
una stalla come Gesù?
Io credo che sia stato un privilegio, perché tutti noi abbiamo come
obiettivo quello di assomigliare a
Gesù e diventare simili a lui. La mia
somiglianza con Gesù ha avuto inizio quando mia madre Franceschina, per sfuggire alla forza pubblica, ha dovuto rifugiarsi in una stalla che si trovava nei pressi di casa,
a ridosso delle mura della città.
Non posso che sentirmi onorato di
essere nato in una stalla come Gesù e come San Francesco.
Avevi una grande vocazione che
mal si conciliava con i tuoi problemi di apprendimento. Come hai
fatto a seguire la tua strada?
Fin dall’infanzia nella preghiera ho
avuto la consapevolezza di essere
chiamato alla vita religiosa, grazie
anche a mia mamma, Franceschina,
che con i suoi metodi educativi rigorosi e severi mi ha aiutato a capire come nella vita bisogna essere
Pagina 4
aperti al disegno di Dio per poter
Fosti guarito dalla Madonna
delle Grazie di Galatone da quella
brutta piaga. È da allora che
rimanesti così affezionato alla
figura della Madonna tanto da
rivolgerti a lei con l’appellativo di
“mamma mia”?
A sinistra noi del Pon. Sotto Padre Piemontese risponde alle nostre domande
realizzare qualcosa e, nella preghiera,
avevo
capito che il Signore mi stava
chiamando
alla
vita francescana.
Purtroppo questo
mio desiderio si
è realizzato a fatica perché i miei
primi anni di fanciullezza e adolescenza li ho trascorsi a letto a causa di una piaga che mi ha costretto
in questa situazione fino a 15 anni.
La sofferenza che ho dovuto patire, i tentativi che i sedicenti medici hanno fatto per liberarmi da
questa piaga e l’impossibilità di
frequentare una scuola come gli
altri bambini, mi ha impedito di
educarmi all’apprendimento perché
per imparare bisogna essere educati, prendere il ritmo
dell’apprendimento. Anche quando,
per intercessione di Maria Santissima, sono stato accolto dai frati
mi è costata molta fatica apprendere le nozioni per accedere agli
ordini sacri e al sacerdozio. Lo facevo di notte, a lume di candela ma,
con la grazia di Dio, ci sono riuscito.
Il mio amore per Maria Santissima
è anteriore a quell’evento, tant’è
che io mi rivolsi a lei assieme a mia
madre con grande fiducia di essere
sanato. Dopo i tentativi fatti per
guarirmi, l’ultima spiaggia fu quella
di rivolgermi alla Madonna della
Grazia di Galatone. Ci andai con
l’asino, mi accompagnò mia madre.
Pregai e, come si faceva a quel
tempo, fu preso un po’ d’olio della
lampada e spalmato sulla ferita. La
preghiera mi guarì a tal punto che
tornai a Copertino a piedi. Questo
episodio sicuramente aumentò
l’intensità del mio amore per la madonna, la “Mamma mia”. Da qui
l’abbandono totale ad essa che mi
accompagnò per tutta la vita, fino
alla morte.
In paese, si dice, ti chiamassero
“Bocca aperta” per la tua distrazione e per la tua non proprio
Moccia’s Voice
proverbiale intelligenza. A chi ti
affidavi quando i problemi nello
studio sembravano essere più
forti della volontà?
Mi chiamavano così non per i problemi della mia intelligenza ma
perché da piccolo sono stato visto
più volte in chiesa, raccolto in preghiera, “distratto”, con la bocca
aperta, da qui nacque il nomignolo.
Furono queste mie distrazioni avute fin dall’infanzia a darmi
quest’atteggiamento.
Per i tuoi confratelli sei stato
sempre problematico. Le tue
estasi, per esempio, misero in
imbarazzo il convento e finisti
persino davanti al tribunale del
Sant’Uffizio. Ma com’è che volavi?
Non furono i miei confratelli che
mi trascinarono al Tribunale del La chiesa di San Giuseppe, a Copertino.
Sant’Uffizio ma un sacerdote che
era responsabile della diocesi e,
mentre non sostenni affatto
vedendomi sempre così assorto, mi
l’esame per l’ordinazione sacerdoaccusò di abbindolare i creduloni e
tale. Infatti tutti i miei confratelli
di mostrarmi come un nuovo Meserano bravissimi e il vescovo, sensia, di credermi un santone. Fu
titi alcuni di loro, decise di proquesto l’inizio delle mie peripezie.
muoverci tutti. Ricordatevi che i
Fui trascinato in tribunale che mi
Santi, con la scienza di Dio, riescoassolse non restituendomi però alla
no a capire e a predicare in maniemia “mamma” della Grottella, allonra più forte di chi ha studiato anni
tanandomi, cioè, definitivamente
e anni. Io avevo poi ricevuto, negli
dai fedeli di Copertino.
ultimi anni, la scienza infusa ovvero
I tuoi esami per accedere agli
la possibilità di conoscere non per
ordini sacri, sono andati bene
studio personale ma per dono del
solo per intervento divino o inSignore. E molti, tra vescovi e carcredibile colpo di fortuna?
dinali, erano meravigliati di come
Quando ho sostenuto gli esami ave- riuscissi a spiegare i misteri di Dio.
Come mai le tue estasi si manivo molta difficoltà ad apprendere
festavano proprio come voli?
le nozioni necessarie per essere
Non potevi trovare un modo di
ordinato, mi sentivo ed ero impreparato. Nonostante studiassi anche passare meno inosservato?
di notte alcune cose le conoscevo e
Non siamo noi che decidiamo quali
altre no e agli esami, in verità, co- doni ricevere ed io non ho chiesto
noscendo bene un solo argomento,
di elevarmi in volo, di sollevarmi in
chiedevo alla Madonna che mi riem- estasi. Le estasi le hanno vissute
pisse dello spirito di Dio con il quadiversi santi ma sollevarmi da terle superare tutta la mia ignoranza.
ra era una caratteristica mia. Per
Fui interrogato su quell’argomento
me era motivo di vergogna e umiliaNumero unico, Giugno 2014
zione. È il Signore che ha voluto darmi questo dono per significare che io, semplice e
ignorante, ero stato scelto per
elevarmi a Dio invitando tutti a
sollevarsi dalla realtà del mondo per innalzarsi verso Dio.
Fu difficile diventare frate e
sacerdote. Fu altrettanto
difficile diventare Santo?
È stato più facile diventare
santo piuttosto che sacerdote
ma io ce l’ ho messa tutta e
con grande fatica, un cammino
di fede graduale, lottando contro il demonio e contro le cattive abitudini, ce l’ ho fatta.
Perché ti definiscono il Santo
della gioia?
Io non ero un uomo musone,
ero un uomo allegro e semplice,
amavo le piccole cose della natura, la pace della Grottella, la familiarità con gli animali con cui amavo parlare e scherzare, le persone umili, come “mio padre” san
Francesco che è stato santo della
gioia ed io ho seguito lui.
Proteggi gli studenti e gli aviatori. Noi siamo solo studenti. Quale il tuo messaggio per noi che
ogni giorno dobbiamo fare i conti
con la scuola, i compiti e le interrogazioni?
Siate contenti di vivere in questo
tempo e prendete la vita seriamente, ognuno con il dono che ha. Ricordate che nessuno di voi è tanto
povero da dire non ce la faccio e
nessuno tanto ricco da dire non ho
bisogno degli altri. Dovete realizzare voi stessi con sacrificio e con
costanza. Qualcuno diceva che si
studia col sedere, non vi sembri
una parolaccia, è così, leggere, rileggere aiuta a capire e a ricordare e a crescere nella cultura e nella vita .
Pagina 5
Il Moccia ai microfoni di Radio Orizzonti
Il racconto dell’esperienza radiofonica tra paure ed entusiasmi
Di Federico Loria e Simone
Quarta
Nell’ambito
del
PON
“Giornalisti si diventa” noi
ragazzi del Moccia abbiamo
avuto modo di fare un’altra
interessante esperienza di
comunicazione. Grazie alla
collaborazione dell’esperta
Sandra Stefanizzi infatti
abbiamo curato un nostro
piccolo intervento radiofonico in tre puntate sulle frequenze 103.4 FM di Radio
Orizzonti Activity. Dopo i primi
incontri finalizzati a capire come
funziona il mondo radiofonico e
come la scrittura per un pezzo
giornalistico sia molto diversa rispetto alla scrittura per un servizio radiofonico, ci siamo sperimentati subito ai microfoni di Radio
Orizzonti presso i suoi studi di
Galatina. Siamo così riusciti a fare
la nostra prima registrazione che
ha riguardato una serie di piccoli
minispot sulla nostra scuola, rac-
Ma col tempo e con
le prove di registrazione
successive
siamo riusciti ad
acquisire una buona
padronanza
del
mezzo fino a condurre addirittura le
restanti due trasmissioni in diretta.
Tema della seconda
“puntata” è stato la
nostra inchiesta su
Lecce capitale della
cultura mentre abbiamo
dedicato
Una foto scattata durante uno degli ultimi
appuntamenti radiofonici
l’ultimo appuntamento radiofonico alla descrizione del nostro
“docente ideale”.
contando i motivi che ci hanno convinti a scegliere il “Moccia”. Tra i Raccontarsi in pubblico, addiritturagazzi impegnati nell’attività c’era ra in diretta, non è stato facile, e,
molta ansia e paura di non riuscire anche se col tempo abbiamo preso
ad esprimersi e non poche sono dimestichezza, siamo sempre stati
state le difficoltà tecniche: il tono molto emozionati. Ma le ansie, in
di voce doveva essere alto, non bi- fondo, sono sparite sempre quando
sognava fare pause prolungate, le si sono aperti i microfoni e noi abparole dovevano essere pronuncia- biamo provato il brivido e
l’ebbrezza di essere nell’etere.
te in modo lento e scandite bene.
Continua dalla prima….
I nostri corsisti, inizialmente piuttosto scettici e un po’ disorientati dal ruolo di giornalista che non sentivano appartener loro, pian piano hanno scoperto l’entusiasmo e la passione nel cercare la notizia, nell’esserne testimoni, nel
documentarla e nel metterla per iscritto. Sentirsi i reporter ufficiali del Moccia, essere chiamati a partecipare in
tale veste ai vari eventi, effettuare interviste, sondaggi, resoconti, li ha resi speciali protagonisti della vita della
nostra scuola e ha sviluppato in loro autostima e senso di appartenenza. Il laboratorio si è presto trasformato in
una piccola redazione con l’entusiasmo di voler dar voce alle proprie emozioni, alle esperienze fatte sul campo, alle
notizie cercate con la curiosità di veri cronisti, potenziando, con naturalezza, le proprie abilità di lettura e scrittura di un testo.
Anche l’esperienza radiofonica, parte integrante di questo PON, è stata molto forte ed appassionante, perché ha
permesso ai nostri ragazzi di vincere la timidezza, di mettersi in gioco ed imparare le tecniche della comunicazione
non solo della carta stampata, ma anche delle emittenti radiofoniche.
Cogliamo l’occasione per ringraziare quanti hanno reso possibile la pubblicazione del “Moccia‘s Voice”, la D.S.
prof.ssa Maria Rosaria Però, tutti i docenti che ci hanno sostenuto, il personale di segreteria, il prof. Leo, esperto
nella storia di San Giuseppe da Copertino, Mons. Giuseppe Piemontese e, le nostre esperte, la giornalista Ilaria
Falconieri e la speaker di Radio Orizzonti Activity Sandra Stefanizzi. Ci scusiamo, infine, per gli articoli che, per
mancanza di spazio non sono stati inseriti in questa piccola pubblicazione con cui abbiamo dato voce solo ad alcune
delle tante esperienze vissute in quest’anno scolastico.
Pagina 6
Moccia’s Voice
Un’odissea in pullman
Viaggio attraverso la scommessa quotidiana di arrivare a scuola
Di Mattia Cuppone, Simone
Quarta e Federico Loria
Vista la massiccia presenza di studenti pendolari nel nostro istituto,
abbiamo ritenuto opportuno elaborare e sottoporre un questionario
ai compagni. Quello delle difficoltà
di trasporto è uno degli argomenti
da tempo ricorrenti tra i corridoi
di scuola e sono numerosi gli alunni,
soprattutto quelli provenienti dai
paesi limitrofi. a lamentare tra- tito.
Ma c’è di più. Dall’indagine emerge
sporti inefficienti e mal gestiti.
Il questionario è stato sommini- un altro problema rilevato da
strato
tra tutte le classi un’alta percentuale di ragazzi: il
dell’istituto prendendo come campione un numero
di cinquanta ragazzi, suddivisi in
due classi per
ogni indirizzo.
Dall’indagine
emerge, come dato
evidente, la grossa percentuale di
ragazzi che riconfermano
la
gravità di questo problema.
ritardo dei mezzi di trasporto
(26%), che comporta molti disagi
per gli studenti, soprattutto quando le condizioni meteorologiche
sono avverse e si è costretti ad
attend e r e
sotto la
Si tratta di dati molto importanti pioggia,
che la scuola dovrebbe rendere arrivana
oggetto di valutazione nella confe- do
s
c
u
o
l
a
renza dei trasporti, dal momento
che la presenza di mezzi efficienti, in ritare
confortevoli e adeguati all’utenza è do
condizione indispensabile, per un
diritto allo studio realmente garanLa quasi totalità degli studenti
viaggia in pullman, e la maggior parte trova grosse difficoltà. I maggiori problemi sono dovuti all’uso di
mezzi vecchi e poco confortevoli
(32% degli intervistati) e al sovraffollamento dei mezzi (31% ).
Numero unico, Giugno 2014
bagnati.
Va
sottolineato
come
l’atteggiamento della scuola nei
confronti dei pendolari raramente
è caratterizzato da
intransigenza ( 24%),
mentre spesso si rivela
comprensivo
(36%).
Nulla però può sopperire al fatto che molti
studenti risultino assenti durante la prima
ora di lezione (40%).
La causa di tanto disagio è determinata, a
parere dei pendolari, da
una
mancanza
di
organizzazione/coordinamento e
da uno scarso interesse da parte
della gestione trasporti nei confronti delle problematiche degli
studenti.
Pagina 7
Il nostro impegno per non dimenticare
Le iniziative della scuola per “La giornata della Memoria”
“Auschwitz non ha colore”, così il
solo un ragazzo ma si trovò cata-
aveva saputo fare, a salvarlo dagli
professore Giovanni Manca ha volu-
pultato al centro dell’inferno: fa-
incubi di un’esperienza terribile
to presentare una mostra fotogra-
me, freddo, privazioni di ogni gene-
che tuttavia segna ancora oggi in
fica, una raccolta di immagini dei
re e quel numero al braccio che
modo indelebile la sua esistenza.
campi di concentramento, voluta-
annienta la dignità. Nel campo i
Lo si capisce dalle amare parole
mente in bianco e nero, curata con
soldati tedeschi chiamavano
gli
con cui conclude il suo intervento,
un gruppo di allievi e preparata per
italiani “i porci di Badoglio”, simbo-
citando Primo Levi: «Noi sopravvis-
accogliere un importante ospite
lo del tradimento dell’ Italia. La
suti siamo una minoranza anomala
venuto nel nostro istituto in occa-
morte, in quel caso, non sarebbe
oltre che esigua, siamo quelli che,
sione della Giornata della Memoria,
stata un problema, sarebbe stata
per loro prevaricazione o abilità o
l’avvocato Maurizio Fumarola Mau-
la soluzione, dice Fumarola. Lui
fortuna, non hanno toccato il fon-
ro, sopravvissuto alla deportazione.
scampò la morte ma, da allora, non
do. Chi lo ha fatto, chi ha visto la
«Nella vita c’è sempre un giorno
fu più “l’uomo di una volta”, cercò
Gorgone non è tornato per raccon-
fatale e per me è stato l’ 8 set-
nel viaggio la consolazione, la rispo-
tare».
tembre del 1943». Fu allora che
sta e la trovò in una donna, oggi sua
cammino lungo i sentieri della me-
Maurizio Fumarola venne deportato
moglie, sposata 61 anni fa. Fu lei a
moria.
nel campo di concentramento. Era
fare per lui ciò che nessun medico
Il sollievo di andare
via da Auschwitz
indumenti, il pigiama che indossavano quando lavoravano nei campi, i
pettini, le pentole, i letti che poi
non erano letti ma delle tavole.
Vedere tutto questo e pensare al
freddo che potevano sentire, al
camminare con quei pigiami leggeri
quando, in inverno la temperatura
poteva scendere al di sotto dei
quindici gradi. Ti fa capire quanta
cattiveria ci fosse in quel progetto
folle. Ad Auschwitz non c’era solo
la morte ma il compiacimento nella
sofferenza altrui.
Quali emozioni hai provato?
Sensazioni orribili. Nel campo,
all’aperto in particolare, mentre
camminavo, avevo la sensazione di
schiacciare dei corpi, perché le
ceneri venivano gettate per terra
nel campo dopo il forno crematorio, per questo cercavo, in qualche
modo, stupidamente, forse, ma non
ne potevo fare a meno, di camminare sui talloni, per non imprimere
altra sofferenza.
Cosa hai pensato non appena sie-
Il nostro viaggio della memoria
comincia attraverso il viaggio di
Viviana, una delle nostre compagne, che ha raggiunto quel luogo
terribile nell’ambito delle iniziative
curate, in occasione della giornata
della memoria, dai docenti G. Manca e A. Greco.
Che effetto ti ha fatto varcare
quel cancello tristemente noto?
Sicuramente un effetto molto forte che credo si possa vivere soltanto visitando quel posto. Senti
che quella realtà così lontana sui
libri di storia adesso è vicina, senti
l’importanza di quel ripetere in
continuazione che non bisogna dimenticare e poi ti chiedi perché.
Perché? Fin dove può spingersi il
genere umano?
Cosa ti ha colpito di più?
Gli effetti personali dei deportati:
quella montagna di capelli di tutti i
colori, le scarpette dei bambini, gli
Pagina 8
Da qui comincia il nostro
te arrivate?
Fin da subito
ho provato un
forte senso
di immedesimazione. Mi
sentivo una di
loro, una sensazione molto
strana
che
Viviana Carafa
non riesco ancora oggi a spiegarmi. Mi sentivo, allo
stesso tempo vicina e lontana a
quegli uomini ma, su tutto, prevaleva una sensazione di malessere, un
non voler stare lì, il desiderio di
scappare, di fuggire. Non volevo
vedere quello che, in quel momento, stavo vedendo.
Cosa avete provato quando siete
andate via?
Io ho provato sollievo, ero stranita, non mi sentivo bene, non ero a
mio agio, quel luogo è un luogo di
emozioni forti ma tutte negative.
Respiri solo quando ne sei fuori.
Moccia’s Voice
Rinascere a Santa Maria al Bagno
L’altra faccia della Shoah, l’accoglienza a Santa Maria al Bagno
Di Marzia Chittani
Il Museo della Memoria e
dell’Accoglienza, a Santa Maria al
Bagno, è il segno tangibile della
presenza degli ebrei nel nostro
Comune.
Inaugurato il 14 gennaio 2009, conserva i murales realizzati da Zvi
Miller e da altri profughi ebrei durante la permanenza, tra il 1943 ed
il 1947, nel Campo di accoglienza
per profughi ebrei voluto qui dagli
alleati. Fu importante il ruolo della
popolazione neretina nell’opera di
assistenza agli ebrei in parte arrile, il ricordo e chi non c’è più
vati qui perché
ha “trasmesso” questa tesfuggiti alla violenstimonianza di incredibile
za nazista e, dopo
solidarietà umana ai propri
il ’45, perché libefigli e nipoti. Le vite dei
rati dai campi di
profughi, infatti, lentamensterminio. Noi del
te, grazie all’aiuto della genpon “Giornalisti si
te del posto, qui a Santa
diventa” abbiamo
Maria, tornavano ad essere
visitato il museo, e
quasi normali dopo l’orrore
con molto interesche avevano vissuto. Nel
se, abbiamo ossercampo lavoravano, passavano
vato i murales. Il
molto tempo al mare, ai più
primo dei tre rafgiovani
venne
data
figura una meno- Un’immagine relativa alla mostra fotografica del Museo della Memoria l’opportunità di frequentare
rah con candele e dell’accoglienza di Santa Maria al Bagno ed un particolare dei mura- le scuole, qui trovarono lo
accese, protetta
spazio per recuperare la
les realizzati da Zvi Miller
da due soldati.
serenità e provare a ricovisi
emaciati,
ma
volti
sorridenti,
Sotto, la scritta in ebraico: “in
struire il proprio futuro. Per quefoto in riva al mare, donne e uomini
guardia”.
sto esempio di solidarietà, il 27
incredibilmente
felici.
«Molte
delle
Il murales di maggiori dimensioni
gennaio 2005, alla città di Nardò, è
persone che sono passate da qui
rappresenta il viaggio degli ebrei
stata assegnata, dall’allora Presihanno
usato
il
termine
“rinascita”
dal Sud dell’Italia verso “Eretz
dente della Repubblica, Carlo Azeparlando di questa loro esperienIsrael”, la terra d’Israele. Infine,
glio Ciampi, la medaglia d’oro al meza»,
spiega
la
guida.
Il
campo
di
l’ultimo raffigura una madre ebrea
rito civile.
Santa Maria fu gestito dalle forze
che, con i suoi bambini chiede ad un
Testimonianza perenne di
alleate
ma
la
vita
dei
profughi
al
soldato inglese di entrare nella
quell’amicizia tra popoli che, qui a
suo interno scorreva tranquillaterra promessa. Ma è la mostra
Santa Maria, in riva ad una mare
mente
tanto
che
molti
degli
ospiti
fotografica ad attirare la nostra
che ha il colore della libertà, ebrei
del campo ne conservano, indelebiattenzione. Non ci sono volti tristi,
e neretini seppero ricostruire.
Numero unico, Giugno 2014
Pagina 9
Cavalcando verso la piena integrazione
Il progetto Pof di equitazione, un’attenzione speciale del Moccia
Di Giorgia Potenza e Francesca
Ambrisi
“Promuovere la diversità con
accettazione serena”, è lo scopo
del progetto di ippoterapia, curato dalle professoresse Muia e
Pagliula, promosso per ragazzi
disabili, dalla nostra scuola, attenta da sempre, per vocazione,
alla “speciale normalità”.
Per saperne di più abbiamo intervistato l’esperto Gianluca Calò
dell’associazione “Giacche Verdi”
della sezione di Copertino al maneggio “Ippocampo”, in cui si
svolge il progetto.
«Bisogna capire che questi ragazzi,
nonostante i loro problemi riescono
ad affrontare la vita in maniera
serena, lo potete vedere da voi che
sono molto bravi ed io sfiderei chiunque a fare ciò che fanno loro » ci
spiega.
In
che
cosa
consiste
l’ippoterapia?
Sono diverse le terapie con gli animali, lo si fa con gli asini, con i cani,
nella convinzione che, il rapporto
con gli animali, favorisca la serenità dopo alcuni traumi o comunque
aiuti in situazioni difficli.
Io lavoro con i cavalli perché sono
animali estremamente sensibili e
tra loro ed i ragazzi si crea un legame di attaccamento che infonde
fiducia e sicurezza. È questo quello
che vogliamo raggiungere.
Per esempio la cavalla che abbiamo
utilizzato oggi, sentiva di essere a
contatto con ragazzi disabili ed era
particolarmente mansueta.
Le prime lezioni hanno riguardato
la strigliatura, la pulizia
dell’animale e della stalla, cosa che
va valutata a seconda dei casi e
Pagina 10
Sprona molto i ragazzi disabili che, a
volte, anche inconsciamente,
usano
l’handicap come un
alibi: rinunciano a
delle attività non
perché non ne sono
capaci ma perché
sono abituati fin da
piccoli ad avere
qualcuno che si sostituisce a loro.
Uno scatto durante uno degli incontri di ippoterapia. Accanto l’esperto Gianluca Calò
che non potrebbe essere fatta, per
esempio, da chi ha forti problemi
nell’uso e nella coordinazione degli
arti, poi ci sono le passeggiate, le
carezze e, col tempo, spero di riuscire ad insegnare loro anche il
trotto. Ma c’è anche chi si spinge
oltre e partecipa, per esempio, alle
olimpiadi per i disabili.
Com’è nata l’idea di mettere su
questo progetto?
Proprio grazie ad una ragazza del
vostro istituto, figlia di un nostro
associato che mi ha chiesto, un
giorno, di poter far venire un ragazzo con dei problemi. Poco dopo
ho ricevuto la telefonata della
scuola ed in attimo abbiamo messo
su il progetto.
Su quali presupposti si basa l’idea
che l’andare a cavallo possa essere “curativo”?
Andare a cavallo stimola
l’integrazione degli emisferi celebrali favorendo la regolarità e la
focalizzazione, potenzia le capacità
di disporre pienamente delle facoltà sensitive intellettuali e favorisce l’acquisizione dell’equilibrio.
Quali sono state le prime reazioni dei ragazzi e come sono cambiati con il passare del tempo?
Quando salgono a cavallo si trasformano, acquisiscono un grande
senso di responsabilità, sanno di
essere solo loro ed il cavallo e devono, per forza di cose, interagire
con l’animale.
Le piacerebbe promuovere questo
progetto anche presso altri istituti scolastici?
Certo, sarebbe un bel segnale ma,
per il momento solo la vostra scuola ha avuto questa sensibilità.
Moccia’s Voice
Cioccolatando...si impara
Un altro “dolcissimo” progetto della scuola legato all’integrazione
Di Giorgia Potenza e Francesca
Ambrisi
“Cioccolatando” è il titolo di un
progetto realizzato nell’ambito del
Pof della nostra scuola che, tra le
sue finalità principali, ha avuto non
solo la realizzazione di leccornie al
cioccolato ma anche l’integrazione
tra i giovani partecipanti con un
occhio di riguardo alle diverse abilità. Da questo punto di vista allora
le referenti del progetto, le docenti Marcella Muia e Ada Spagnolo,
con l’esperto pasticcere Giuseppe
Perrone, non hanno avuto dubbi:
quale modo migliore per sentirsi
parte di un gruppo se non
l’irresistibile buon umore che mette il cioccolato? Da preparare, da
mangiare, poco importa, la sua magia riesce sempre. «Questo progetto è stato studiato per insegnare ai ragazzi a conoscere il mondo
del cioccolato - spiega l’esperto ma cucinare assieme è anche un
ottimo modo per interagire e infatti i ragazzi, di anno in anno, fan-
no gruppo, si affiatano, si
appassionano e ce la mettono tutta per creare le più
belle uova di cioccolato. Il
progetto infatti si conclude,
tradizionalmente, nel periodo pasquale con la preparazione di decoratissime uova
di cioccolata ed una manifestazione finale durante la
quale le stesse vengono eCreazioni e momenti di Cioccolatando.
stratte ed il ricavato devoluto in
beneficienza. L’ultimo giorno di
scuola, prima delle vacanze di Pasqua, ad assaggiare le buonissime
uova c’erano tutti, dagli alunni alla
dirigente Maria Rosaria Però e
c’era anche il vicesindaco Carlo
Falangone che ha espresso il suo
sincero apprezzamento «ai giovanissimi pasticceri e all’Istituto
Moccia, sempre molto aperto alle
esigenze del territorio e alla collaborazione con enti, istituzioni e
con il mondo dell’impresa locale,
con l’obiettivo di creare valide professionalità».
Il fascino antico del Carnevale di Putignano
Di Benedetta Lubello
C’è un altro tipo di arte, oltre quella del cioccolato che ha attirato la
nostra attenzione. Si tratta di
quella, affascinante, della cartapesta del Carnevale di Putignano.
Così, in men che non si dica, alcune
classi della nostra scuola si sono
recate nella cittadina del barese
per acquisire le tecniche della cartapesta, partecipando ad un laboratorio e visitando la città. E’ stata
un’esperienza molto interessante
sia perché il laboratorio era gesti-
Numero unico, Giugno 2014
mincia infatti il 26 dito da personale qualificacembre ed ogni anno ha
to che ha affascinato gli
un suo tema: quest’anno è
allievi, sia perché abbiastato scelto Giuseppe
mo avuto modo di conoVerdi e alcuni carri rapscere, con l’aiuto di una
presentavano le sue celeguida, una città con una
bri opere. Visitando il
tradizione carnevalesca
museo “La casa di Farimolto antica e con uno
nella“ abbiamo appreso
splendido centro storico
come nasce un carro allemolto ben conservato.
Farinella, simbolo del
La tradizione fa risalire Carnevale di Putignano gorico, partendo dalla
stesura di un bozzetto
l'origine del Carnevale di
fino alla realizzazione del
Putignano al 1394, rendendolo uno
prodotto finale. Abbiamo quindi
dei carnevali più antichi d'Europa
ammirato le miniature dei carri che
oltre che uno dei più lunghi per duhanno vinto le precedenti edizioni.
rata. Il carnevale a Putignano coPagina 11
Un cammino difficile verso la rinascita
Il racconto dell’esperienza presso il centro diurno “Ambarabà”
Di Mattia Cuppone
È un’esperienza particolare quella
vissuta e raccontata dagli alunni
delle classi quinte dell’indirizzo
Servizi Socio Sanitari, che hanno
seguito una stage presso il centro
diurno “Ambarabà”. Il centro ha
una sede a Carmiano e un'altra sede sulla provinciale Lecce – Novoli,
dove vengono accolti ragazzi con un
passato difficile, o, con una famiglia disagiata e problematica alle
spalle.
Abbiamo intervistato alcune delle
nostre compagne che hanno vissuto
questa esperienza, Viviana e Giada.
Come si svolge la vita dei ragazzi
ospiti nel centro?
I ragazzi, di solito, vanno normalmente a scuola, quindi rientrano nel
centro e, durante il pomeriggio,
hanno un’ora a disposizione per poter interagire con la propria famiglia.
Chi viene accolto?
Soprattutto ragazzi che in passato
hanno commesso reati o che, tuttora, continuano a farlo, ragazzi con
una situazione familiare difficile,
ad esempio con genitori tossicodipendenti, alcolisti o dipendenti dal
gioco o, in molti casi, con genitori
che, per problemi
di lavoro o di tempo, non possono
prendersi cura di
loro.
Avete conosciuto
qualcuno di questi
ragazzi?
Sì, certo, abbiamo
interagito con loro,
ma gli educatori ci
hanno consigliato
di non avere con
Le ragazze delle quinte classi dei servizi
loro un legame confidenziale. Erano socio sanitari presso il centro Ambarabà.
quindi bandite le domande sulle
storie personali, anche perché la
zione e sarebbe bellissimo tornarloro reazione poteva essere molto
ci. Intanto abbiamo visto i ragazzi
violenta.
in scena, al teatro di Cavallino, per
Cosa ti è rimasto di questa espelo spettacolo di “Circo Sociale”.
rienza e cosa ti ha colpito?
In cosa consiste?
I ragazzi, perché anche se il loro
Durante tutto l'anno i ragazzi venmodo di fare non era corretto,
gono allenati nell'eseguire dei nucercavano sempre di rimediare, per
meri circensi e questo è un modo
esempio, con un gesto d’affetto.
per acquisire sicurezza, entrare in
Sono tutti ragazzi dai 12 ai 17 anni
contatto con il proprio intimo ed
e per loro non è facile vedere peracquisire un autocontrollo, che,
sone esterne al loro ambiente. Ma
purtroppo, non hanno. Lo spettacoerano particolarmente felici e ci
lo finale permettere al Centro di
accoglievano nel migliore dei modi.
raccogliere fondi per autofinanÈ stata un’esperienza molto forte
ziarsi e continuare ad aiutare, così,
che ci ha lasciato una grande emoi ragazzi in difficoltà.
...DARE UNA SPERANZA
Di Ilaria Orlando
Il 21 febbraio la nostra scuola ha partecipato ad un convegno molto interessante tenuto da due rappresentanti della Comunità Speranza, un’associazione che opera nella casa circondariale di Lecce, a titolo di volontariato e che ha
come scopo quello di assistere coloro che devono scontare una pena e sostenere chi, uscito dal carcere, deve reinserirsi nella vita sociale. L’obiettivo principale di questa associazione è, quindi, quello di dare conforto e speranza a
chi ormai non ne ha più, accompagnando i detenuti in un percorso di recupero sociale. La Comunità Speranza si occupa di attivare laboratori di artigianato, corsi culturali e ricreativi, offrendo anche la possibilità di inserimento lavorativo una volta fuori dal carcere. L’impegno della Comunità Speranza comprende anche l’attivazione di un laboratorio editoriale che stampa in proprio un giornale bimestrale, ‘’Piano di fuga’’, un titolo che vuole riferirsi a una fuga
verso la speranza e la legalità. Dal racconto delle volontarie sono emerse le difficili condizioni in cui i carcerati sono obbligati a vivere: Essi, infatti, scontando la pena in carcere, spesso vedono negati i loro diritti perché costretti
in condizioni poco dignitose. I danni maggiori sono di tipo psicologico in quanto l’esclusione, l’emarginazione, la lontananza dalla propria famiglia e dalla vita sociale contribuiscono a confondere la propria identità. Il carcere può essere un’esperienza dolorosa e spesso, tanto perturbante da danneggiare la salute mentale e alterare completamente la percezione del mondo. Per alcune condizioni psicologiche e umane è totalmente intollerabile.
Pagina 12
Moccia’s Voice
Un viaggio nei luoghi della politica
Dal Quirinale al Consiglio Regionale per capire il senso delle istituzioni
Una caratteristica di noi giovani è,
purtroppo, la disaffezione e la sfiducia per la politica. Siamo molto
individualisti, siamo presi dal nostro mondo, dai nostri problemi,
delegando ad altri le scelte anche
determinanti per il nostro futuro.
Ci definiscono disimpegnati, superficiali, immaturi, ma voi adulti dovreste farvi un esame di coscienza,
perché ci state consegnando una
società per nulla bella, in cui avete
colorato di nero le nostre prospettive future.
Il periodo storico in cui viviamo ha
alcuni tratti in comune
con il dopoguerra, perché,
oggi come allora, siamo in
una fase di ricostruzione,
non certo perché abbiamo
vissuto gli orrori di una
guerra, ma perché dobbiamo risollevarci da una
pesante crisi economica e
morale, in cui ci ha ridotti
una classe dirigente avida
e disonesta. Siamo portati, quindi, a pensare che
classe politica significhi
illegalità, interessi personali, scelte clientelari, tanto da diventare
cinici e qualunquisti.
Proprio per evitare questo rischio
che è quello della generazione nata
dopo “Mani Pulite” e cresciuta tra i
vari scandali e processi celebri in
TV, la nostra scuola si è attivata
per farci conoscere gli ambienti
della politica, non come luoghi in cui
si esercita un potere, ma dove si
vive o si dovrebbe vivere la democrazia, dove gli uomini si confrontano “governando” per il bene pubblico.
A tale scopo lo scorso anno scolastico una rappresentanza del
“Moccia” si è recata in visita al
Quirinale, sede, a Roma, della PreNumero unico, Giugno 2014
sidenza della Repubblica, e quest’anno ci siamo recati al Consiglio
Regionale a Bari, sede
dell’organo legislativo
regionale.
Quello che ci ha colpito
di più non è stato lo
sfarzo degli ambienti,
il lusso degli edifici, i
privilegi ingiustificati
dei nostri rappresentanti politici, ma l’aria
che si respiraSopra i ragazzi del Moccia presso la sede del Conva.
Abbiamo
siglio Regionale, sotto, al Quirinale.
per la libertà.
Altrimenti saremo costretti a dar ragione all’ateniese Pericle quando,
nella prima democrazia della storia,
sosteneva che “Gli uomini preferi-
scono il benessere della servitù
agli incomodi della libertà”.
….A proposito di
istituzioni
“sentito” il senso vero della politica, le voci di quanti sono morti per
la nostra libertà, ci sembrava di
sentire riecheggiare la voce del
padre Costituente Calamandrei che
ci ripeteva:
“La Costituzione non è una carta
morta, ma un testamento
100.000 uomini morti”.
di
Le visite a Roma, al Quirinale, e a
Bari, al Consiglio Regionale, ci hanno convinti che la politica non è
sempre interesse personale, ma è e
deve essere anche una visione, un
sogno, la possibilità di perseguire il
bene comune e costruire per noi un
futuro meritevole di essere vissuto. Sentiamo, ora, di non poter tradire quanti hanno dato la loro vita
In occasione della ricorrenza della
“Giornata dell’Unità Nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della
Bandiera” istituita con la legge
222\2012, il nostro Istituto ha
accettato l’invito a partecipare alla
celebrazione solenne organizzata
dall’Amministrazione Provinciale e
dal Comune di Lecce, insieme alle
Forze Armate e di Polizia, presso il
Monumento dei Caduti, in Piazza
Italia, a Lecce.
E’ stato molto emozionante assistere all’alzabandiera, mentre il
coro dei bambini del Conservatorio
intonava l’Inno Nazionale e i Militari, in divisa, insieme al Prefetto,
al Questore e ad altre cariche
pubbliche rendevano omaggio ai
caduti per l’Unità d’Italia.
Pagina 13
Una carrellata di Pon
Racconto per immagini dei numerosi progetti pon della scuola
I corsisti del PON G1 “L’installatore tecnologico” rivolto
agli adulti, con la tutor Maria Grazia Falconieri.
I corsisti del PON C1 “English for life” guidati dalla
tutor Sandra Fortezza.
Il pon C1 “Le français pur la vie” diretto dalla tutor Vita Mazzotta.
Pon D1 “La didattica tecnologica” rivolto al personale scolastico organizzato dal tutor Lucio Russo.
Pon C1 “Apprendimento tecnologico” con la tutor
Clara Carrozzo Magli.
I ragazzi dell’indirizzo Servizi Socio Sanitari a Ibiza in
uno stage di animazione turistica nell’ambito del pon
C5 “Alla conquista del lavoro” diretto dalle tutor S.
Rescio e C. Filippis.
Infine ci siamo noi del Pon C1 “Giornalisti...si diventa” per le cui foto rimandiamo all’ultima pagina ricordando che i pon di
lingua francese e inglese prevedono oltre alla certificazione finale la possibilità di un soggiorno di tre settimane a Parigi e a
Londra, aperto non solo ai corsisti, ma a tutti gli allievi più meritevoli!
Pagina 14
Moccia’s Voice
Se il grande calcio fa un salto al Moccia
Fabrizio Miccoli a scuola per portare un messaggio ai ragazzi
Cosa succede se in una scuola
si sparge la voce che stanno
arrivando tre noti calciatori
dell’Unione Sportiva Lecce?
Noi ve lo possiamo raccontare
perché è successo, grazie
alla collaborazione del prof
Orlando, lo scorso 17 Aprile.
Quando la voce si sparge, nonostante il tentativo di tenerla
“segreta” il più possibile proprio per non generare caos,
l’entusiasmo tra i ragazzi è alle
stelle e una piccola folla di studenti attorno l’aula Magna, in cui si
terrà l’incontro, è inevitabile. Poi le
porte si chiudono, si chiede il silenzio ed è la professoressa Simonetta Rescio a fare la prima domanda,
rivolta a Fabrizio Miccoli che sarà
il principale interlocutore durante
l’intervista:
Sappiamo che spesso lei interviene come testimone in molte scuole, perché?
Ritengo sia importante portare la
mia testimonianza tra i ragazzi,
perché io sono cresciuto, come
molti di loro, per strada e poi sono
riuscito a realizzare il mio sogno.
Vorrei dunque che i ragazzi potessero imparare dai miei errori e
non ripeterli.
Vogliamo ricordare quali sono
stati i club in cui ha trascorso la
sua carriera?
Sono partito dal Casarano per un
percorso in crescendo che mi ha
portato alla Ternana, poi al Perugia, alla Juventus, alla Fiorentina,
al Benfica, al Palermo e adesso nella squadra più importante, il Lecce.
Ho letto in alcune interviste che
molti club le hanno fatto offerte
importanti, una proposta è giunta
Numero unico, Giugno 2014
a d d i r i t t u r a Gli allievi del Moccia e la vicepreside Simonetta Rescio con
il professor Orlando posano con Fabrizio Miccoli, Bogliacidall’Australia...
no e Amodio, giocatori dell’ Unione Sportiva Lecce.
Sì, era il Melbourne.
E per quale motivo
ha rinunciato?
dalla platea dei ragazzi:
All’inizio ho preso in considerazioQual è stato il goal più bello delne l’ipotesi di trasferirmi a causa
la tua carriera?
di un gran caos mediatico che si
Ci sono stati diversi goal che mi
era creato per delle mie esternahanno dato soddisfazione ma penso
zioni molto inopportune. Avevo
che il più bello in assoluto sia stato
pensato di accettare quell’offerta
il goal che ho fatto col Chievoanche per poter tirar fuori la mia
Verona a Palermo da circa 42 mefamiglia e soprattutto i miei figli
tri. Ricordo volentieri anche il prida questa situazione. Poi ho voluto
mo fatto in nazionale, direttamenassumermi le mie responsabilità, ho
te da calcio d’ angolo. Ci sono poi i
chiesto scusa e sono tornato a
tanti goal fatti sia alla Juve che
Lecce per giocare per una squadra
all’Inter.
che sento mia.
Ancora dalla platea chiede Mattia:
A questo punto, in qualità di esperQuale il fattore più importante
to della disciplina calcistica, interper creare il gioco di squadra?
viene il professor Orlando:
Quando hai in squadra un gruppo
«Fabrizio non ha fatto mai mistero
unito, che segue l’ allenatore, sia
di voler tornare a Lecce, per ripedentro che fuori il campo, è già un
tere quell’esperienza fatta da giopunto di partenza. Poi è importanvanissimo e rimasta nel suo cuore.
te applicare gli schemi che l’ allenaAvrebbe forse voluto farlo in una
tore crea, riproporli in campo. Infase conclusiva della sua carriera,
fine bisogna creare un rapporto di
ma bisogna considerare che Micamicizia tra i giocatori, tra questi
coli ha già alle spalle 573 presenze
e la società. Credo siano questi gli
ufficiali e 250 goal, esclusi quelli
ingredienti per una squadra che
fatti in questa stagione.
funzioni perfettamente
A questo punto la domanda viene
.
Pagina 15
La redazione
Alberta
Angela
Giulia
Letizia
Benedetta
Arianna
Luana
Mattia
Simone
Valentina
Luna
Martina
Federico
Giorgia
Francesca
Marzia
Moccia’s
Colophon
Direzione, impaginazione e grafica:
Ilaria Falconieri
Tutor: Carmela Filippis e Adele Filograna
Aurora
Redattori:
Francesca Ambrisi, Alberta Antonaci, Aurora Bizzarro, Marzia Chittani, Mattia Cuppone, Valentina Fiore,
Luana Guagnano, Angela Landolfo, Federico Loria,
Giulia Lubello, Benedetta Lubello, Letizia Manca, Martina Pisanello, Giorgia Potenza, Simone Quarta, Arianna Tondo, Luna Trifoglio.
Le tutor Adele Filograna e Carmelina
Filippis. Al centro l’esperta giornalista
Ilaria Falconieri. A sinistra la
speaker Sandra Stefanizzi.
Con l’Europa investiamo nel vostro futuro!