art Informatore Agrario

frutticoltura
• lo stato attuale e le nuove frontiere
Nuovo obiettivo in frutteto:
sostenibilità a 360 gradi
Le tecniche per rendere il frutteto sostenibile
sono in continua evoluzione, il concetto di parete
fruttifera con alberi sotto al metro di larghezza,
dove si pratica potatura, dirado e diserbo
meccanizzati, ha dato buoni risultati, ma la nuova
frontiera sono le reti monofilari, che permettono
di coniugare la sostenibilità economica con quella
tecnica (agronomico, difesa e nutrizione)
di Alberto Dorigoni,
Franco Micheli, Paolo Lezzer
L’
del. I benefici più rilevanti sono la semplificazione delle operazioni di potatura
e raccolta e la più uniforme esposizione
della frutta alla luce (foto 1).
Questi vantaggi sono senza dubbio
molto evidenti in zone a elevata fertilità:
infatti il passaggio da un albero singolo
a uno doppio comporta una progressiva
riduzione del vigore negli anni paragonabile a quella indotta dall’utilizzo di
un portinnesto più debole: la retta di regressione in una prova su Fuji (grafico 2)
indica un accrescimento medio annuo
dei singoli assi inferiore del 27% rispetto
allo spindel ad asse unico. Questo offre
al frutticoltore che si appresti a proget-
Sezione tronco (cm2)
obiettivo della sostenibilità
è di adottare tecniche agroFoto 1 Frutteto di Golden Delicious
nomiche che richiedono mein parete ottenuto con alberi biasse
no lavoro e introducono mepiantati a 3,2 × 1 m (Val di Non, 2012)
no chimica nel frutteto e nell’ambiente,
mantenendo gli elevati traguardi produttivi conseguiti negli ultimi decenni, il
tare un nuovo impianto la possibilità di
tutto con costi di produzione competitiincludere anche il numero di assi tra le
vi con quelli attuali. L’approccio per ragvariabili a sua disposizione. Impianti
giungere tale obiettivo è necessariamente
a 3 e 4 assi si stanno dimostrando incomplessivo, perché ogni scelta tecnica
teressanti per zone di pianura, ma il
si ripercuote sulle altre e in definitiva su
lavoro per ottenerli e le basse prodututto il sistema frutteto.
zioni nei primi anni del frutteto costiRecentemente è stato propotuiscono un forte freno alla
sto il concetto di «parete frutti- grafico 1 - Minore accrescimento dei singoli assi loro diffusione.
fera» come modello per conse- di impianto biasse a confronto con spindel (*)
guire una maggiore sostenibiDiradamento
30
lità. Si basa sull’allevamento in
meccanico
parete stretta a partire da albe25
ri con 1, 2 o più assi in funzioIl diradamento meccanico
–27%
–24%
ne della fertilità dell’ambiente
(Dorigoni
et al., 2008) confer20
–22%
e sull’utilizzo di diradamento
ma
di
essere
adatto alla pare–20%
e potatura meccanica (Dorigote fruttifera e abbastanza affi–17%
15
ni et al., 2010). Riportiamo di
dabile nel ridurre la carica di
seguito gli elementi che avvafrutti (tabella 1). Il suo prin10
lorano questo modello e quali
cipale limite sta nella precoci5
nuove tecniche recentemente
tà di intervento che obbliga a
ideate permettono di avvicinarintervenire «al buio», anche in
0
si meglio all’obiettivo della soannate in cui non c’è bisogno
2007
2008
2009
2010
2006
stenibilità.
di diradare quando successiSpindel
Assi del biasse
vamente l’allegagione si rivelerà scarsa. Per questo, anche se
Il modello
(*) Impianto di Fuji dell’azienda Liparesi a Lugo di Ravenna.
si tratta di casi poco frequenti,
2
«parete fruttifera» Spindel: y = 3,41x + 13,9; R2 = 0,9605.
il consiglio è di usarlo in moBiasse: y = 2,47x + 10,2; R = 0,9663.
Gli impianti biasse hanno
do leggero senza puntare a un
confermato di essere una vali- Gli impianti a biasse riescono a ridurre notevolmente
diradamento solamente mecda alternativa al diffuso spin- la vigoria della pianta.
canico: quando i frutti avran-
L’Informatore Agrario • 34/2012
frutticoltura
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
chimico, per ora decisamente più conveniente. Sono da verificare effetti collaterali positivi del pirodiserbo sul controllo di patogeni, quali afide lanigero e
ticchiolatura.
La rete mofilare
polifunzionale
0
50
85
Danno (%)
Sotto rete
100
Fuori rete
(*) Prova eseguita a Maso Maiano (Cles,
Trento), 2011.
Le reti monofilari permettono
un’ottimale difesa dalla grandine.
no 10 mm di diametro sarà possibile, se
occorre, integrare il diradamento con
qualche intervento chimico.
Potatura meccanica
La potatura meccanica, che concorre
a formare una parete stretta, si sta diffondendo con rapidità in Europa e oltre Oceano per i vantaggi in termini di
accessibilità nel frutteto e per ridurre
la manodopera in numerose operazioni
colturali. I frutticoltori, oltre a provare
l’epoca «Lorette» delle 12 foglie nuove sui
germogli (Lorette, 1925), hanno anche
testato epoche e modalità nuove di intervento, generalmente con soddisfazione.
Raramente si sono visti effetti collaterali
gravi: talvolta si hanno ricacci importanti e spesso una riduzione della pezzatura
in cultivar precoci come Gala.
Si è visto che su impianti a più
assi e potati meccanicamente si
riesce a restringere la distanza
tra le file a meno di 3 m ed è
verosimile ottenere frutteti pedonabili, vale a dire così stretti
e bassi da poter essere interamente gestiti da terra.
Controllo
delle infestanti
Il controllo delle infestanti
con mezzi non chimici (diserbo meccanico e pirodiserbo) fa
invece fatica a prendere piede
perchè soffre molto la competizione economica del diserbo
Oggi si profila una nuova tecnica per
rilanciare la sostenibilità a 360 gradi. La
rete monofilare polifunzionale a sacchetto, che deriva dalla combinazione
di difesa antigrandine e anti-insetto, nata in Francia e provata in Italia da alcuni
frutticoltori e già dal 2002 dall’azienda
La Coccinella in Val di Chiana (Bertanza, 2011), se ben gestita ha le potenzialità
per finalità molteplici: si va dalla protezione antigrandine, alla difesa dagli insetti, fino a modificare profondamente
le tecniche agronomiche.
La rete, interamente di tipologia anti-insetto, viene semplicemente appoggiata sul filo di colmo del filare e lasciata scendere sui lati dell’albero (foto 2).
La larghezza della rete va da 5 a 8 m in
funzione dell’altezza degli alberi e deve
fasciare completamente gli alberi su entrambi i lati.
La possibilità di ottenere reti su misura, con più strati di trama e colore diversi, permette di massimizzare i benefici
agronomici e di difesa in funzione delle esigenze della specie (non solo melo
quindi) e della cultivar (figura 1).
Vantaggi
Tabella 1 - Prove
di diradamento meccanico
e chimico 2010-2011
Riduzione
della carica rispetto
al testimone (%)
Cultivar (località)
Prove 2010
Fuji (Val d’Adige)
Golden (Val d’Adige)
Gala (Val d’Adige)
Red (Val d’Adige)
Pink Lady (Val d’Adige)
Modì (v. ???????)
Fuji (Val di Non)
Golden (Val di Non)
Media
Prove 2011
Fuji (Val d’Adige)
Golden (Val d’Adige)
Gala (Val d’Adige)
Red (Val d’Adige)
Fuji (Val di Non)
Golden (Val di Non)
Media
56
51
54
46
49
48
57
47
51
diradamento
meccanico
diradamento
meccanico +
intervento
chimico
Frutti (%)
rete monofilare in seguito
a violenta grandinata su Golden
biasse in terza foglia (*)
obiettivo
grafico 2 - Danno sotto e fuori
22
27
44
30
42
67
31
39
38
52
49
53
29
43
70
38
36
46
59 21
31
40 28
34
52 15
29
37 26
23
66 48
53
53 21
48
51 27
36
Diradamento:
= leggero;
= ottimale;
= sovradiradamento.
Il diradamento meccanico si è rivelato
abbastanza affidabile nelle prove svolte
dalla Fondazione «E. Mach».
• data la semplicità della struttura, il costo di impianto è decisamente inferiore
ai sistemi tradizionali, nonostante la rete
costi circa il 40% in più di una normale
rete antigrandine;
• si adatta a frutteti di dimensioni piccole e a forme irregolari e in pendenza dove i costi
di impianti tradizionali sono
altissimi (foto 3);
• è una tecnica semplice e
adatta al «fai da te», quindi il
frutticoltore è in grado di progettare e realizzare l’impianto da sè, senza ricorrere a ditte specializzate e manodopera
qualificata;
• poter scoprire fila per fila
indipendentemente è vantaggioso specialmente nel caso di
appezzamenti con filari di imFoto 2 La rete monofilare viene semplicemente appoggiata pollinanti;
sul filo di colmo del filare e lasciata scendere sui lati
• la validità della difesa da
dell’albero (azienda Maso Ertis di Oscar Ioris, Povo di Trento) carpocapsa e rodilegno è amLa sostenibilità economica e tecnica
(agronomico, difesa, nutrizionale) della
rete monofilare è in teoria a tutto tondo,
come in parte già confermato da alcune
esperienze applicative:
34/2012 • L’Informatore Agrario
frutticoltura
figura 1 - Composizione della rete in funzione delle diverse finalità
Cimosa di rinforzo per blocare la rete
Nera 2 × 2 mm contro le infestanti
150-250 cm
15 cm
40 cm
Bianca 4 × 3 mm anti-insetto classica
100 cm
Nera 2 × 2 mm per la durata,
contro scottature e succhioni,
riduzione impatto visivo
150-250 cm
piamente dimostrata dalle prove francesi che hanno denominato la tecnica
alt‘Carpo (Sévérac e Romet, 2007), ripetute con successo in Italia (Vittone,
2008; Tasin et al., 2008), mentre è da verificare un eventuale effetto su altri patogeni quali miridi, ricamatori, ecc.;
• la difesa dagli uccelli è evidente;
• la difesa antigrandine è paragonabile
ai sistemi tradizionali: nel 2011 in una
prova eseguita dalla Fondazione «E. Mach» (San Michele all’Adge, Trento) su alberi biasse in terza foglia di circa 60 cm
di spessore la grandine ha lasciato illeso
il 93% dei frutti sotto rete, contro il 12%
fuori rete (grafico 2);
• la copertura precoce degli alberi nel
periodo della fioritura, oltre a proteggere
dalla grandine e dagli insetti prima che
inizi l’ovideposizione, ha una forte azione diradante: teoricamente il numero di
frutti per albero può essere regolato posizionando la copertura in tempi diversi
(da bottoni rosa all’80% di fiori aperti) in
funzione della varietà e del carico produttivo a cui si vuole arrivare. Lo stesso
Sévérac ha osservato nelle sue prove in
Francia una riduzione dell’allegagione
dal 145% del testimone al 59% sotto rete
(Sévérac G., www.alt.carpo.com);
• la copertura nera in alto protegge i
frutti dalle scottature da sole e concorre
così a gestire un problema che il cambiamento climatico in atto sta aumentando
quasi ogni anno;
• la tenuta statica dell’impianto agli
agenti meteorici, che non richiede i costosi sistemi degli impianti tradizionali,
è assicurata dalla capacità di scaricare
il 100% della grandine senza mai essere sottoposta a carichi elevati: la durata
Bianca 4 × 3 mm
Nera 2 × 2 mm
Cimosa
dell’evento grandinigeno non rappresenta un problema serio al contrario delle
altre tipologie di impianto;
• la durata della rete è maggiore degli
impianti tradizionali perché molto meno sottoposta a stress. La parte di rete
orizzontale, infatti, è limitata alla cima,
di colore nero e fitta, quindi resistente,
mentre il sole non incide in ogni punto
della rete per tutto il giorno; soprattutto non si formano le tipiche sacche di
grandine che mettono in tensione la rete
riducendone la vita perché la grandine
scivola lungo i fianchi del filare, anziché
abbattersi su un sistema orizzontale;
• la rete a contatto con la vegetazione ne
limita l’accrescimento (foto 4).
Vanno valutati altri effetti positivi,
quali la riportata riduzione della ticchiolatura in alcune prove di difesa, sia
in Francia sia in Italia, l’eventuale azione di contenimento sulla psilla del pero
con maglie più fitte, l’effetto cosmetico
40 cm
15 cm
della scopertura poco prima della raccolta, interessante per le vallate alpine,
le ripercussioni sullo stato nutrizionale
dell’albero che, in assenza di vegetazione assurgente, sembra essere meno soggetto alla butteratura amara.
Effetti collaterali negativi
Infine vanno verificati gli effetti collaterali negativi, quali:
• la maggiore diffusione di altri patogeni e in particolare di fillominatori, afide
grigio e afide lanigero (la forma in parete
stretta riduce invece l’incidenza dell’afide
lanigero rispetto allo spindel, grafico 3);
• la presenza di ruggine o danni da sfregamento della rete sulla frutta;
• altri effetti collaterali sulla fisiologia
della pianta che si trova comunque in
un ambiente confinato e con meno luce diretta;
• se è consigliabile un ancoraggio latera-
grafico 3 - Presenza di afide lanigero sul piede
di Golden Delicious in funzione della forma
di allevamento (*)
???????????
60
50
Sul piede
Sui germogli
40
30
20
10
0
Niente Pochissimo
Spindel
Poco
Medio
Presente
Parete fruttifera
(*) Prova effettuata nella Val d’Adige, 2012.
Foto 3 La rete monofilare si adatta a situazioni di forte
pendenza (azienda Maso Ertis di Oscar Ioris, Povo di Trento)
L’Informatore Agrario • 34/2012
La parete fruttifera, rispetto allo spindel, riduce l’incidenza
dell’afide lanigero.
frutticoltura
tabella 2 - Influenza della rete monofilare su carica
e qualità delle mele di Golden Delicious (¹)
Tesi
Frutti/
albero
(n.)
Peso
frutto
(g)
Indice
Semi/ di ritorno
frutto
a fiore
(n.)
nel
2012 (²)
Dir. mec. + rete 40% fioritura
Dir. mec. + rete 60% fioritura
Dir. mec. + rete a fine fioritura
79 b
73 b
95 a
172 a
175 a
144 b
2,5 b
2,3 b
5,8 a
8,2 a
8,6 a
3,8 b
(¹) Prova effettuato a Maso Maiano (Cles, Trento), 2011.
(²) 1 = assenza di gemme a fiore; 9 = solo gemme a fiore.
Foto 4 Effetto brachizzante della rete monofilare distesa
in diverse epoche di fioritura su alcune parcelle di Fuji
per le prove di diradamento (M. Parti, 2012)
le per contrastare l’effetto vela che la rete
può imprimere al filare con forte vento;
• la rete crea una parziale barriera che
comunque non ostacola il passaggio dei
trattamenti all’interno (dati non pubblicati);
• un elemento essenziale nell’economia
del sistema monofilare è il tempo per
l’apertura-chiusura delle reti. Sono allo
studio delle tecniche per ridurre drasticamente tali tempi. Non è utopistico arrivare a scoprire più volte gli alberi durante la stagione, per operazioni di diradamento o potatura estiva, ma anche
per migliorare la colorazione dei frutti
in pre-raccolta, con la possibilità di ricoprirli se le previsioni meteo sono inquietanti.
I primi dati
sulla capacità diradante
Le prove condotte presso la Fondazione
«E. Mach» per valutare l’azione diradante in funzione dell’epoca di chiusura della
rete sono iniziate nel 2011 e replicate nel
2012. Nel 2011 hanno evidenziato nelle tesi
chiuse entro il 60% di fioritura una maggiore pezzatura dei frutti nonostante questi
contenessero circa la metà dei semi.
Poiché i semi inibiscono l’induzione
fiorale non sorprende che l’anno successivo le piante che erano state coperte precocemente con la rete sono fiorite molto
di più di quelle coperte a fine fioritura
(tabella 2).
Rete monofilare
e parete fruttifera
Il sistema con rete monofilare sembra
integrarsi bene con la forma in parete
stretta sopra menzionato. Teoricamente
se il filare ha spessore inferiore al metro
si può pensare di scoprire gli alberi an-
Il diradamento meccanico e la copertura con rete monofilare al
60% della fioritura hanno dato i risultati migliori in termini di peso
del frutto.
che su un lato solo per diradare a mano.
È probabile che si possano ottimizzare i
vantaggi di questo sistema antigrandine
su frutteti semipedonabili bassi con distanza tra i filari inferiori a 2,8 m.
Obiettivo:
sostenibilita a 360 gradi
Mantenere gli standard produttivi e
qualitativi riducendo gli input chimici e
di manodopera è possibile, anche in un
contesto di cambiamento climatico che
sembra rendere la coltivazione tradizionale sempre più difficile nelle zone frutticole. Allevare il frutteto in parete può
essere una strada percorribile, anche se
non è certo la sola. La copertura con rete
del frutteto nella pratica sta assumendo
ruoli che vanno ben oltre la semplice difesa antigrandine.
La rete monofilare, nata in Francia per
contrastare la carpocapsa, compie oggi
i primi passi sul terreno dell’agronomia
e ha in sé gli elementi per rappresentare
un avanzamento nella ricerca di un modello altamente sostenibile in cui produzione integrata e biologica tendono
quasi a coincidere per la forte riduzione
di prodotti chimici e di conseguenza dei
residui sulla frutta.
L’entusiasmo dei frutticoltori che hanno
provato questo sistema di difesa polifunzionale è una testimonianza che incita a proseguire la sperimentazione in questa direzione. Questa tecnica, al di là dei successi
e dei limiti che potrà esprimere negli anni
a venire, insegna comunque che la strada
per la sostenibilità passa attraverso una rivalutazione delle influenze reciproche tra
agronomia e difesa dai patogeni.
Alberto Dorigoni, Franco Micheli
Fondazione «E. Mach»
Centro trasferimento tecnologico
San Michele all’Adige (Trento)
Paolo Lezzer
Fondazione «E. Mach»
Centro ricerca e innovazione
San Michele all’Adige (Trento)
Si ringrazia Mario Tonioni dell’azienda
La Coccinella in Val di Chiana (Arezzo)
per aver condiviso la sua decennale
esperienza sulla rete monofilare
e per i numerosi e interessanti spunti
di riflessione.
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o suggerimenti scrivi a:
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Per consultare gli approfondimenti
e/o la bibliografia:
www.informatoreagrario.it/rdLia/
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