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n.91 / 14
9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
Infinity o
Il taglio di 150 A Tivù la gestione della Dietro le quinte
certificazioni e dei
di Sky: vi sveliamo
Premium Play?
milioni non
nuovi bollini TV 03 i suoi “segreti” 04 Come scegliere?
cambierà la RAI
Questa sera alle ore 20 il TG1 verrà (finalmente) prodotto in digitale, in 16:9 e in alta
definizione. La RAI non ha mancato negli ultimi giorni di celebrare il passaggio con un
pomposo spot caratterizzato da toni epici:
“È la digitalizzazione!”. Una digitalizzazione
che - ci tocca osservarlo - è iniziata in Italia
otto anni fa e che da almeno due riguarda
già tutta la penisola, nessuna area esclusa,
mentre il 16:9 è già una realtà affermata
da almeno un decennio. Piuttosto che
festeggiare, la RAI dovrebbe mestamente
chiedere scusa per tutto il tempo impiegato
per adeguare il primo notiziario italiano
agli standard produttivi che oramai sono
comuni anche nelle emittenti locali.
Ma che il periodo per la RAI non sia felice
lo dicono gli altri fatti delle ultime ore: settimana scorsa avevamo criticato il fatto che
Italia-Lussemburgo fosse stata mandata
in onda in standard definition anche sul
canale RAI HD. Fonti autorevoli interne alla
RAI (che vogliono mantenere l’anonimato)
ci fanno sapere che spesso il feed che va
ad alimentare RAI HD viene passato - per
sciatteria o incompetenza - all’interno di
matrici PAL (quindi in definizione standard),
eliminando qualsiasi informazione in alta
definizione. Ma gli ultimi giorni - sempre sul
fronte sportivo - non sono andati meglio:
sabato scorso, sollevando anche l’indignazione dei giornalisti RAI, la diretta della
finale femminile del Roland Garros è stata
interrotta sul 4-4 all’ultimo set per passare
la linea ad una partita di calcio di LegaPro,
Frosinone-Lecce. Il funzionario RAI che ha
dato disposizione di seguire l’evento calcistico minore a scapito della conclusione
(pochi minuti ancora) di una spettacolare
finale del Grande Slam dovrebbe essere
rimosso dall’incarico per conclamata
incompetenza.
E poi veniamo alla cronaca ancora più
recente: ieri sera il primo tempo dell’ultima
partita dell’Italia prima dei Mondiali con
la Fluminense è stato visto a singhiozzo,
gli italiani hanno perso i primi due gol
dell’Italia e si sono sorbiti cartelli “vintage”
sull’interruzione delle trasmissioni e - ironia
della sorte - spot ripetuti sul passaggio del
TG1 in 16:9 e sulla “poderosa” copertura
RAI ai Mondiali. Cosa a nostro avviso ancor
più grave è il penoso tentativo di ribaltare
la responsabilità su terzi: “Non è colpa
nostra, è colpa della sovrapposizione dei
collegamenti via satellite - ha ripetutamente osservato il conduttore”. Ma cosa vuol
dire? Come se i passaggi via satellite non
fossero risorse da prenotare per tempo, e
una volta fattolo, assolutamente garantite;
come se la gestione del satellite fosse un
fatto aleatorio, che va a fortuna, come il
fatto di trovare traffico in autostrada.
Insomma, queste sono solo spie del fatto
che un problema RAI c’è ed è grande come
una casa. Un problema che il premier Renzi
ha affrontato “alla bersagliera”, con un
taglio di 150 milioni di euro privo di indicazioni specifiche, salvo concedere a RAI il
permesso di vendere una quota di RAI WAY.
Eppure la storia di Telecom Italia e della sua
avventata privatizzazione ci dovrebbe aver
insegnato che l’infrastruttura distributiva,
segue a pagina 2 
02
02
11
Un “assaggio” di 4K
nelle case degli italiani
Ma solo per 40 minuti e a
rotazione, ma almeno chi ha
un TV 4K HEVC lo può testare
Apple iOS 8, un nuovo
punto di partenza
13
iOS 8 mette a disposizione degli sviluppatori
un numero elevatissimo di funzionalità.
Nessuna rivoluzione, ma il sistema promette
bene. Arriva anche il nuovo OS X Yosemite,
disponibile in autunno
LG G3: tutti i dettagli del
nuovo smartphone Android
Schermo da 5.5” Quad HD, Snapdragon
801, fotocamera con messa a fuoco laser
e interfaccia totalmente rivista
IN PROVA
31
HTC One Mini 2
34
Nokia Lumia 630
37
16
TV Ultra HD Sony
X9005B
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TV E VIDEO In onda via satellite su HotBird il primo canale (sperimentale) in 4K: che spettacolo
Eutelsat ha lanciato il canale 4K pubblico
Per riceverlo, oltre alla parabola, occorre utilizzare un TV 4K dotato di decoder HEVC
di R. PEZZALI e G. GIARDINA
E
utelsat ha lanciato il primo canale
demo 4K HEVC e, per una volta, non
è destinato solo agli addetti ai lavori.
Per riceverlo, infatti, basta una parabola
puntata su Hotbird a 13 gradi est, il satellite più sfruttato in Italia, un TV di ultima
generazione con a bordo il tuner DVB-S2
e un decoder HEVC. Eutelsat trasmette
contenuti demo di altissima qualità, tra cui
uno stream a 10 bit e 50 frames al secondo, come alcuni estratti del Vespro della
Beata Vergine di Monteverdi diretto da
John Eliot Gardiner nella cappella reale di
Versailles, una produzione realizzata con
l’aiuto di France Télévisions sfruttando
8 videocamere in 4K. er Michel Chabrol,
Director Marketing Innovation e Digital Cinema di Eutelsat “Il lancio di questo nuovo canale è un grande passo per l’arrivo
del 4K a livello consumer, e finalmente
grazie all’HEVC e alle riprese a 50 fps
riusciamo a dimostrare le elevate perfor-
mance dei nuovi standard grazie alla potenza trasmissiva di Hotbird”. Tra i modelli
di TV che dovrebbero esse compatibili alcuni TV Samsung, LG, Sony e Panasonic.
All’11° Forum Digitale di Lucca abbiamo
intervistato Renato Farina, amministratore delegato di Eutelsat Italia. Per ora non
c’è grande varietà di contenuti, si tratta
di soli 40 minuti di filmati messi in onda
e replicati “a nastro”, ma il vantaggio è
che i possessori di TV Ultra HD hanno
Alcuni estratti del Vespro della Beata Vergine di Monteverdi diretto da John Eliot
Gardiner nella cappella reale di Versailles: una produzione realizzata con l’aiuto
di France Télévisions sfruttando 8 videocamere in 4K
EDITORIALE
Il taglio di 150 milioni non cambierà la RAI
segue Da pagina 01 

la rete, non dovrebbe mai essere ceduta a privati ma è anzi
una risorsa strategica da nazionalizzare. Invece, il primo
mattone che RAI dovrebbe privatizzare, secondo la visione
finto-intelligente di Renzi, dovrebbe essere proprio RAI
WAY. È lecito presumere che in RAY WAY ci siano solo tecnici e non giornalisti e amici “sistemati” dalla politica a suo
tempo. Come invece si dice abbondino nelle sedi regionali
RAI, per esempio, strutture evidentemente “clientelari” che
la politica ha opportunamente “protetto” con un emendamento che addirittura impedisce tagli là dove più avrebbe
senso. Le sedi regionali RAI occupano (immotivatamente)
decine di giornalisti ciascuna, hanno costi e spazi ingenti
e una produttività molto bassa; così bassa che addirittura
alcune testate regionali RAI acquistano immagini e servizi
torna al sommario
video
HD Forum Italia
Intervista a Renato Farina (Eutelsat It)
contenuti di alta qualità per valutare le
lab
prestazioni dei propri TV e per mostrarle a parenti e amici. Ma presto - ci ha
detto Farina - arriverà anche il docu-film
realizzato con RAI sui luoghi rossiniani e
un estratto dell’evento di canonizzazione
dei due Papi. Attenzione, però, il privilegio non è per tutti i possessori di TV 4K: il
requisito fondamentale è che il tuner del
TV UltraHD possa contare anche sulla
compatibilità con il codec 4K, cosa non
scontata per i modelli dello scorso anno
e non sempre vera per quelli di quest’anno. In particolare, la ricezione del canale
(trasmesso a circa 25 Mbit/sec) dovrebbe
poter essere fatta con gli ultimi modelli di
Samsung, LG e Panasonic, mentre per i
TV Sony, al momento, ci sarebbero alcuni
limiti che potranno essere risolti con un
aggiornamento firmware.
giornalistici da emittenti locali sul territorio se solo l’evento
di cronaca da seguire è a qualche decina di chilometri dal
capoluogo regionale. Non solo sono in tanti, ma si stancano
anche a mettersi in macchina per svolgere il loro ruolo
specifico: la presenza sul territorio.
E allora, caro Renzi, siamo d’accordo, il problema c’è. Ma il
taglio lineare (e anche con i veti là dove più di tutti bisognerebbe tagliare) non è una soluzione, ma solo una possibile
fonte di ulteriori disservizi del sistema radiotelevisivo italiano, perché finirebbe per colpire non i privilegi ingiustificati
ma i costi operativi. Si può fare meglio, basta volerlo: per
essere costruttivi, esponiamo qui di seguito l’agenda che
secondo noi dovrebbe campeggiare sul tavolo del Premier,
del sottosegretario Giacomelli e dell’AGCOM:
- Privatizzazione della RAI editore radiotelevisivo (di fatto
opera già come tale in forza di una raccolta pubblicitaria
che dovrebbe da sola mantenere l’azienda)
- Bando di concorso aperto a tutti gli editori nazionali
(nuova RAI compresa) per i diversi ruoli del servizio pubblico
Rai sperimenta
il 4K sul DVB-T2
in Val d’Aosta
Luigi Rocchi, Direttore
Strategie Tecnologiche
Rai, ha svelato la
sperimentazione
delle trasmissioni 4K
su digitale terrestre
attiva in Val d’Aosta
di Roberto PEZZALI
La Rai sta sperimentando le trasmissioni 4K tramite DVB-T2: la
notizia viene da Luigi Rocchi, Direttore Strategie Tecnologiche di
Rai alla conferenza di HD Forum
Italia. In una situazione di “stallo”
per quanto riguarda il progresso
tecnologico della TV italiana, la
Rai cerca di sperimentare ogni
tipo di soluzione incluso il 4K e il
sistema di trasmissione DVB-T2, il
tutto condito dall’utilizzo dell’HEVC. L’esperimento della Rai deve,
comunque, essere visto come un
puro esercizio tecnologico, perché non esiste nessuna possibilità
immediata di passare ad un altro
standard trasmissivo. L’ipotesi che
le aziende stanno valutando, almeno dal punto di vista della standardizzazione, è la possibilità di
adottare in qualche modo l’HEVC
per risparmiare banda nel caso di
trasmissioni in alta definizione: un
Full HD in HEVC potrebbe diventare realtà, ma non a breve. Occorre
infatti aspettare ancora almeno 2
o 3 anni, ma i canali disponibili sarebbero comunque pochissimi.
nazionale (informazione indipendente, educazione, tutela
delle minoranze, e così via) su canali privi ovviamente di
raccolta pubblicitaria e interamente finanziati dal canone;
- Bando di concorso aperto a tutti gli editori locali (nuovi
TGR RAI compresi) per la copertura dell’informazione
regionale;
- Nazionalizzazione di RAI WAY con l’integrazione degli
impianti di altri editori, per una vera separazione tra rete e
contenuti;
- Riordino delle frequenze, con il trasferimento della titolarità delle stesse alla rete nazionale e “servitù di passaggio” a
tariffe standard per gli editori già titolari di frequenze.
Tutte cose che si possono fare nel giro di qualche anno, ma
che - temiamo - non si faranno mai. Cose che convengono
agli italiani ma che non sono funzionali all’alimentazione
delle clientele. E in Italia, come Expo e Mose ci dimostrano
ancora una volta, le cose vanno così.
Gianfranco GIARDINA
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TV E VIDEO Accordo con HD Forum Italia: Tivù diventa co-autore delle specifiche 3.0 della TV
Passano a Tivù la gestione dei bollini TV
e le specifiche delle trasmissioni del futuro
Attesa una revisione per rendere il sistema dei bollini in linea con l’offerta tecnologica
I
di Gianfranco GIARDINA
l ruolo di coordinatore dell’offerta televisiva italiana (che per anni è stato in
carico al consorzio DGTVi) sta passando a Tivù. Infatti Tivù (società posseduta
da RAI, Mediaset, Telecom Italia Media,
Confindustria TV e Aeranti Corallo) dopo
qualche anno improntato soprattutto a
varare la piattaforma Tivù Sat, sta assumendo un ruolo più centrale e orizzontale nello sviluppo e nell’armonizzazione
del panorama televisivo italiano. Infatti, è
di questi giorni l’annuncio di un accordo
tra Tivù e HD Forum Italia per la stesura
congiunta delle specifiche comuni al mercato televisivo (il cosidetto HD Book) che
giungerà, nella prossima edizione, alla
release 3.0; le edizioni precedenti erano
state realizzate dal solo HD Forum Italia.
Questo sicuramente porrà l’iniziativa Tivù
e Tivù Sat più al centro degli equilibri
del mondo televisivo italiano: un giusto
riconoscimento dopo che – malgrado le
interessanti progettualità espresse e il
gran numero di tessere Tivù Sat attivate
- in questi anni Tivù era stata relegata a
un ruolo non sempre in primo piano, più
per intrighi di palazzo che per altro. Ma
le novità, sul fronte Tivù, non si fermano
qui: sarà, infatti, proprio Tivù a gestire i
bollini relativi agli apparecchi televisivi e
ai decoder, un ambito che in passato è
stato molto “pasticciato”, con bollini che
arrivavano un po’ da tutte le parti (DGTVi,

Denon si lancia nel
mondo dei diffusori
multiroom con la serie
Heos, composta da
tre modelli wireless
Arrivano a settembre
di Roberto FAGGIANO
AGCOM e la stessa Tivù), in maniera non
sempre armonizzata e con uscite successive che hanno finito per creare, più che
un vero orientamento per il consumatore,
una grande confusione. Ora Tivù assume
anche il ruolo di “regolatore” dei bollini,
ereditando i due che ancora hanno senso dall’esperienza DGTVi (consorzio che
oramai ha cessato il suo operato, trasferendo praticamente le sue attività nella
più “istituzionale” Confindustria Digitale) e aggiungendo quelli da Tivù stessa
creati in questi anni. È evidente che si
tratti di una tassonomia retaggio delle
stratificazioni passate e che non rispecchi
interamente la varietà dell’offerta attuale.
A Tivù a questo punto il ruolo di riprogettare i bollini per avere un aspetto uniforme e soprattutto per dare le corrette indicazioni in un mercato che vede ancora
grandi differenze tra prodotto e prodotto,
che spesso non vengono ben comunicate, come per esempio la disponibilità di
codec HEVC. Il consumatore ha un gran
bisogno di uno schema di bollini semplice e unitario: ora è il momento per Tivù
di dimostrare di essere diventata grande
e di aver la forza – finalmente – di mettere ordine tra i bollini e nei piani di comunicazione connessi in modo tale che
siano di indirizzo per una scelta corretta
da parte dell’utente e non rappresentino
solo una delle tante e indistinte “medaglie” adesive da attaccare sullo schermo
dei TV esposti nei negozi. Ma non solo:
speriamo che a Tivù siano date risorse e
supporto per svolgere il ruolo per il quale
questa società era stata pensata: essere
l’elemento unificante e standardizzatore
dell’offerta televisiva digitale italiana.
Ecco come si presenta (in maniera semplificata) l’attuale panorama dei bollini “residui”: la disomogeneità è evidente
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Con Heos
Denon lancia
la sfida a Sonos
Denon ha presentato la gamma
Heos, composta da tre diffusori
Wi-Fi n dual-band, un accessorio
per estendere la ricezione e da
due adattatori per sistemi stereo
già esistenti. Per la gamma Heos
è anche in arrivo una nuova app Denon Controller - che permetterà
di gestire la riproduzione da qualsiasi smartphone o tablet.
I nuovi diffusori partono dal modello Heos 3 (299 euro), un due
vie con amplificazione digitale che
può essere posizionato in orizzontale o verticale; è già prevista la
possibilità di abbinarne due in modalità stereo tramite la app.
Il modello intermedio Heos 5
(prezzo da stabilire) è un diffusore
stereo con doppio tweeter e midrange oltre a un woofer passivo;
le dimensioni crescono e ci sono
quattro amplificatori digitali.
Il modello più grande Heos 7
(599 euro) è un diffusore stereo con cinque amplificatori e
dimensioni ancora maggiori. La
dotazione di altoparlanti prevede
tweeter, midrange per ogni canale
oltre a un subwoofer attivo e due
woofer passivi. Per migliorare le
prestazioni con musica compressa i diffusori Heos sfruttano un
DSP con tecnologia Maxxaudio di
Waves Audio. Tutti i modelli sono
disponibili in colore nero o bianco,
inoltre è sempre disponibile l’ingresso minijack per una sorgente
ausiliaria, la presa Ethernet e una
presa USB; sul modello 7 è anche
presente l’uscita cuffia. La disponibilità sul mercato dei diffusori è
annunciata per settembre, il resto
della gamma arriverà nel 2015.
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TV E VIDEO Tour completo della macchina “Sky”, passeggiando tra gli studi e i centri di produzione e controllo di Milano
Dietro le quinte di Sky: ecco tutti i suoi “segreti”
Dalla ripresa alla messa in onda, abbiamo seguito tutte le fasi della produzione: ecco come Sky ci regala 50 canali in HD
di Roberto PEZZALI
a portato l’alta definizione in Italia, è l’unica
emittente con un canale 3D ancora attivo e sperimenta 4K e nuove tecnologie: stiamo parlando
di Sky Italia, la pay TV con sede a Milano nel nuovo
quartiere Santa Giulia, che conta oltre 4.5 milioni di
abbonati in tutta Italia. Sky è quasi una città: con 1500
dipendenti ha messo in piedi una struttura efficiente,
moderna, completa e incredibilmente tecnologica.
Dei due palazzi, di recente costruzioni, l’ala destra è il
cuore tecnologico dell’edificio, un complesso particolare totalmente rinforzato per resistere al peso delle
attrezzature e tagliato in due per ospitare, nel retro,
l’enorme datacenter, i cablaggi, la centrale elettrica
che assicura protezione in caso di blackout e energia sufficiente per restare “on air”. La struttura dell’ala
tecnologica di Sky può essere vista come un enorme
“panino”: nella parte bassa troviamo gli studi di produzione, subito sopra le regie e, all’ultimo piano, tutta
la sezione broadcasting, che si occupa della ricezione
dei segnali e della trasmissione dei canali. Abbiamo
approfittato del momento di “pausa” post campionato
per un breve “tecno-tour” di Sky, dagli studi alla sezione di trasmissione.
H
Tecnologia italiana e spazio agli OLED
Ogni piccolo dettaglio degli studi di produzione è
pensato e studiato per poter offrire la migliore resa
possibile. Lo Studio 2 è lo studio più grande, è configurabile a piacimento per ogni tipo di trasmissione
utilizzando una serie di moduli “smart”. Nel caso della MotoGP, ad esempio, si fa largo uso di videowall
LED da utilizzare come TV. Prima si usava la retroproiezione, ci confida Martin Brannigan, Director of
Broadcast di Sky Italia che ci ha accompagnato nel
corso della visita, ma portava via troppo spazio riducendo la dimensione utile dello studio. “Con i TV LED
modulari abbiamo raggiunto il giusto bilanciamento
- prosegue Brannigan - anche perché la struttura a
moduli ci permette di creare megaschermi curvi di
eccellente qualità”.
I moduli LED utilizzati effettivamente hanno un’ottima risoluzione e una buona luminosità, ma in tema
di risoluzione si poteva anche andare oltre: Sky ha
scelto di tenere la definizione dei TV in studio un
po’ più bassa perché uno schermo ad elevata definizione appariva troppo finto in TV e lasciava pensare
all’uso di green screen. Sky sta sperimentando gli
OLED: i pannelli flessibili organici permetteranno di
allestire studi impensabili oggi, trasformando ogni
superficie in uno schermo sfruttabile. L’altro studio
“famoso” di Sky è lo studio 6, all’interno del quale per esempio si gira la diretta della Champions
League o del programma “Tango” con la D’Amico
e Cruciani. Uno studio particolare, dove parte dell’allestimento è realizzato da una serie di proiettori
sincronizzati che proietta su un telo bianco a 270°,
ai quali si aggiunge un proiettore posizionato nella
parte alta che proietta sul tavolo. La tecnologia dello
studio è quasi tutta italiana, a crearla hanno contribuito tante piccole aziende specializzate in computer grafica e apparecchiature da studio.
L’impressione in TV è quella di uno studio “enorme”, in realtà visto dal vivo non
è così grande. Sky riesce a gestire fino
a 8 segnali contemporaneamente sulle
pareti, oltre ad avere un tavolo interattivo con riconoscimento “gesture” per
lanciare i servizi sull’enorme schermo
che circonda lo studio.
Videocamere automatizzate
e realtà virtuale

Gli studi automatizzati di Sky, un solo operatore controlla tutto
torna al sommario
Dai due studi più “gestiti” si passa poi
a due studi più piccoli ma decisamente
più tecnologici. Uno di questi è lo studio
che viene usato per Sky Sport 24 (studio
3), in onda 24 ore su 24. Per facilitare
la lavorazione, Sky ha automatizzato to-
talmente lo studio, con le videocamere controllate
in remoto e capaci di seguire una serie di percorsi
prestabiliti. “Quello che un tempo si faceva con 5 o
6 operatori ora lo facciamo solo con un tecnico di
regia”, ci rivela Brannigan. Negli studi è importantissimo mantenere bassa la temperatura e tutta l’aria
calda prodotta dalle apparecchiature viene convogliata in modo forzato verso dei trasformatori di calore che la utilizzano per scaldare l’acqua dell’edificio.
Un altro esempio di studio ad altissima tecnologia è
quello usato per la Formula 1, lo studio 4: in questo
caso si fa elevato uso di realtà virtuale per posizionare oggetti creati al computer all’interno della scena.
Le videocamere sono sincronizzate con il computer
che gestisce la simulazione: in seguito a movimenti,
cambi di angolatura e zoom anche l’oggetto virtuale
si adatta. In modo simile si comporta anche lo sfondo: tutto quello che si vede nelle finestre dello studio
è virtuale e si muove sincronizzato con il movimento
della videocamera.
Il cuore di Sky: si va in onda
Sky ha tantissimi tipi di contenuti, da quelli prodotti a
quelli acquistati all’estero a quelli che vengono invece riprodotti partendo da un master, ad esempio un
film. Tutta la produzione è ovviamente in alta definizione ed esiste il backup per ogni apparecchiatura.
Il centro di controllo principale è una sorta di
“gateway”: qui vengono raccolti e smistati tutti i segnali che sono diretti alle varie produzioni. I segnali
arrivano in ogni modo e di ogni tipo: ci sono i reporter di Sky TG 24 ad esempio che trasmettono in
diretta tramite LTE o 3G, i van che trasmettono da
satellite oppure segnali che arrivano in via fibra. Per
le trasmissioni più particolari, dove ad esempio bisogna gestire un numero maggiore di segnali contemporaneamente (si pensi ad esempio adnali Sky, dallo
segue a pagina 05 
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TV E VIDEO Parla il Sottosegrario alle comunicazioni Antonello Giacomelli all’11°HD Forum
Giacomelli parla del nuovo canone RAI
“Sarà impossibile da evadere e più equo”
Stop all’evasione e ammontare proporzionale al reddito. Tutto pronto entro l’autunno
A
di Gianfranco GIARDINA
l 11° Forum Digitale Europeo
2014è intervenuto (seppur con
una videointervista condotta da
Andrea Michelozzi) Antonello Giacomelli, il Sottosegretario di Stato alle
comunicazioni, praticamente il “mini-
stro” delle comunicazioni. Il messaggio
lanciato è stato molto chiaro: bisogna
accelerare la trasformazione della RAI
e la ridefinizione del servizio pubblico
e con esso anche quello del canone.
Ci sono tre elementi che non vanno
del canone - ha detto Giacomelli -:
prima cosa, è percepito in maniera
odiosa; poi non ha alcun meccanismo di equità, dato che è una cifra
fissa che si paga a prescindere dal
proprio reddito; e infine, ma dovrei
forse dire innanzitutto, c’è un’evasione incredibile e imbarazzante”.
Giacomelli ha confermato che il Governo sta lavorando a una riforma
radicale del canone, che diventerà
video
HD Forum Italia
Intervista a Giacomelli
proporzionale al reddito, introducenlab
do così degli elementi di equità. “Ma
soprattutto - aggiunge Giacomelli - il
nuovo canone eliminerà alla radice la
possibilità di evadere. Abbiamo quattro opzioni che stiamo valutando ed
entro l’autunno saremo pronti.”
Crystal Cube
Il proiettore che
si fa guardare
SIM2 ha presentato Crystal Cube, un
proiettore DLP Full HD con lampada
da 200W UHP e 2.300 lumen di
luminosità. Il proiettore ha due ingressi HDMI (v1.4 Deep Color) e vari
ingressi analogici, è inoltre presente
un’uscita per la sincronizzazione 3D.
Crystal Cube è un oggetto elegante,
merito del cabinet di forma cubica
31,5 x 31,5 x 19 cm, realizzato in cristallo, un materiale eco-sostenibile
che non si altera nel tempo. Crystal
Cube di SIM2 sarà disponibile da
giugno nei colori bianco o nero, a un
prezzo al pubblico di 4.000 euro.
TV E VIDEO
Dietro le quinte di Sky
segue Da pagina 04 

sport ai film. Tutti i monitor mostrano in tempo reale il
segnale che viene trasmesso e un indicatore visuale
indica in tempo reale se qualcosa non va. L’efficienza raggiunta da Sky è davvero alta, ci assicurano, e
nella loro scala di “quality of service” anche un paio
di secondi di interruzione sono un problema. L’emittente è comunque pronta ad affrontare ogni tipo di
problematica, grazie anche al backup su Roma: se
per questioni “atmosferiche”, come un violento temporale su Milano, ci sono problemi a trasmettere dalla sede, tutti i segnali vengono inviati costantemente
tramite fibra alla sede di Roma che si occupa della
trasmissione. La potenza di trasmissione, in caso di
pioggia, viene regolata in modo automatico basandosi su una serie di sensori posti sul tetto, vicino alle
parabole. Tra i canali messi in onda non poteva mancare Sky 3D, rimasto ormai uno dei pochi canali 3D
disponibili. Martin Brannigan si dice invece più scettico per quanto riguarda il 4K: oltre ai costi di produzione maggiori e ad una necessità di dover adeguare
tutta la struttura per aumentare la banda passante in
tutto il palazzo, la differenza tra Full HD e 4K è molto
meno evidente della differenza tra SD e HD.
La qualità di ogni segnale viene verificata tramite
decoder: nel centro di controllo vengono usati tutti
i decoder Sky disponibili, dai più vecchi ai più recenti, per controllare con una catena praticamente “consumer” quello che viene visto dagli utenti.
Se nelle altre zone il segnale è broadcast i-frame,
qui si riceve lo stesso segnale che vedono tutti, e
si interviene nel caso in cui il segnale non abbia
qualità accettabile. La stessa cosa viene fatta anche
torna al sommario
Su questa console arrivano i segnali provenienti da ogni parte della terra via satellite, via rete o via
4G/LTE
per SkyGo e SkyOnline, anche se ovviamente è più
complesso simulare le condizioni dei singoli utenti.
Al momento della nostra visita nel centro controllo
c’era grosso movimento: Sky si sta preparando probabilmente a provare “qualcosa di nuovo”, ipotizziamo noi l’imminente trasmissione dei segnali tramite rete web che partirà entro fine anno. Sky Italia
ovviamente non si ferma qui, sta studiando tutte le
nuove frontiere della TV e si sta preparando anche
alle nuove tecnologie, dal 4K alla trasmissione via IP
che inizierà con Telecom il prossimo anno.
Sky prova i segnali con tutti i decoder in circolazione, anche quelli più datati
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TV E VIDEO Samsung annuncia la piattaforma di sviluppo per la Smart TV basata su Tizen
Samsung pronta a cambiare Smart TV?
Gli sviluppatori possono provare a creare applicazioni, ma i TV (ancora) non esistono
S
di Roberto PEZZALI
amsung è al lavoro su un Tizen
TV, nelle prime settimane di luglio
verrà rilasciato agli sviluppatori
l’ambiente di sviluppo per applicazioni
basate su Tizen per Smart TV. I televisori Tizen al momento non esistono ancora: l’attuale gamma di TV Samsung è
basata su un sistema operativo dedicato “linux embedded” anche se da mesi
si parla anche di TV Samsung Tizen
in dirittura d’arrivo. Al momento il colosso coreano ha presentato solo due
smartwatch basati su Tizen e a questi
ha affiancato ieri il Samsung Z. Tizen
potrebbe essere il cuore della prossima piattaforma Smart TV oppure un
modello di TV isolato particolarmente
intelligente, basato solo sullo streaming
web, sulle app e sull’integrazione con
i diversi dispositivi disponibili. Oppure,
ma è solo una ipotesi, Samsung potreb-
be aver previsto un corposo aggiornamento dell’interfaccia e del cuore della
piattaforma attuale, migliorando reattività e velocità. La beta del Samsung TV
DSK darà agli sviluppatori la possibilità
di interagire con alcuni componenti del
TV come il Voice Control e il Gesture
Interaction, oltre ovviamente alle API
per la connessione di dispositivi multipli: un ulteriore passo verso un TV più
aperto, con app di terze parti liberamente caricabili e un ecosistema completo.
Quello che si cerca di raggiungere da
qualche anno potrebbe diventare realtà
con Tizen, sempre che Samsung decida
davvero di aprire il sistema a tutti.
Ecco i nuovi Denon, con Wi-Fi e Bluetooth
Si parte con i modelli di fascia media AVR-X1100W e 2100W. Prezzi “allineati” ai precedenti
D
di Roberto FAGGIANO

torna al sommario
Arriva dal Giappone
la conferma del
rallentamento
di Panasonic
sull’OLED,arriverà
(forse) nel 2016, per ora
avanti con 4K e LCD
di Roberto PEZZALI
HI-FI E HOME CINEMA Denon rinnova la serie 100 di sintoamplificatori home theater
enon inizia il rinnovamento della gamma di sintoamplificatori
di fascia media con importanti
novità. I nuovi modelli AVR-X1100W e
AVR-X2100W sono ora dotati di connessioni senza fili per i segnali in ingresso tramite Bluetooth e alla rete
tramite Wi-Fi. Connessioni che si sommano all’AirPlay per gli utenti di dispositivi Apple e al DLNA, già da tempo
presenti sulla gamma. Le differenze
tra i due modelli sono essenzialmente
nella potenza e nel trattamento di segnali video 4K. Il modello di ingresso
1100W è un 7.2 canali con potenza di
7x80 watt (8 ohm, 0,08% THD), sei ingressi HDMI e possibilità di far passare
segnali video 4K verso TV o proiettore.
Il modello 2100W è un 7.2 canali con
potenza di 7x95 watt (8 ohm, 0,08%
THD), otto ingressi HDMI, circuito video con upscaler a 4K per TV compatibili e certificazione ISF. Sul pannello
posteriore di entrambi gli apparecchi
Panasonic
rimanda
l’OLED al 2016
spiccano le due antenne Wi-Fi, forse
un po’ troppo vistose ma garanzia di
buon collegamento alla propria rete
casalinga. In funzione multiroom una
delle coppie di diffusori surround può
essere convertita in uscita stereo per
un altro locale della casa. Il sistema di
autocalibrazione è l’Audyssey MultiEQ
XT. Tra le caratteristiche in comune
spicca anche la compatibilità con musica non compressa in versione DSD,
una modalità ancora poco diffusa tra i
concorrenti. I prezzi per il mercato italiano non sono stati ancora comunicati ma dovrebbero essere in linea con
quelli attuali, in particolare 499 euro
per il 1100W e 649 euro per il 2100W.
La domanda sorge spontanea:
ha ragione LG, che sull’OLED
sta costruendo la sua strategia
di crescita, oppure hanno ragione Samsung, Sony e Panasonic
che stanno temporeggiando
dopo aver mostrato al mondo i
prototipi? Dopo la notizia del rallentamento da parte di Samsung
e di Sony, che ha sospeso momentaneamente lo sviluppo,
arriva ora la news di Panasonic
che, secondo il Nikkei, avrebbe
deciso di spostare la produzione
nell’anno fiscale 2016, o addirittura più tardi. Qualcuno può tirare un sospiro di sollievo, anche
perché le prime voci parlavano
di blocco dello sviluppo (si tratta
solo di ritardo). I problemi sono
soprattutto di natura produttiva:
i costi e gli scarti di produzione,
secondo gli analisti, non permetterebbero a Panasonic di
scendere sotto i 10.000$ come
prezzo di vendita, neppure minimamente paragonabile al costo
degli attuali TV, i cui prezzi sono
in caduta libera.
Panasonic è solo l’ultima delle
vittime del pannello organico:
qualche settimana fa Sony ha
annunciato di aver riassegnato
le persone che stavano lavorando all’OLED presso l’Atsugi
Technology Center ad altri reparti, con un focus particolare
sullo sviluppo dei prodotti 4K.
n.91 / 14
9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
TV E VIDEO Viaggio nella sede romana di Ericsson alla scoperta delle tecnologie del futuro
TV,
cloud
ed
Etalio
nei
progetti
di
Ericsson
I fattori chiave saranno l’integrazione tra i sistemi e la condivisione delle informazioni
E
Dopo il Piccolo, arriva
un altro nome italiano
per la nuova versione
del sistema compatto
di casa Denon. Carino
è tutto dedicato ai
computer
di Cristian VIARISIO
ricsson ci ha mostrato la sua visione della tecnologia del prossimo
futuro, una tecnologia che mette
al centro l’utente e di cui già oggi si vedono concrete manifestazioni. Il punto
di partenza è che entro il 2020 avremo 50 miliardi di dispositivi connessi,
la stragrande maggioranza dei quali
potranno riprodurre video: la necessità
(già vissuta oggi) di poter fruire di contenuti video su diversi dispositivi e di
poterli trasferire da uno all’altro con il
semplice tocco è alla base degli studi
Ericsson sulla TV del futuro, ancora in
una fase prototipale. Uno degli aspetti base, dunque, è il completo sganciamento del contenuto dal mezzo
hardware (schermo) e la possibilità di
“spostarlo” facilmente da un device a
un altro. “Future TV Anywhere” è dunque una piattaforma hardware/software
che Ericsson dedica alle Pay TV che
vogliono offrire un livello superiore di
servizio, una piattaforma che fa largo
uso di tecnologie cloud e che permette, oltre alla gestione di video multi-dispositivo, anche l’aggiunta di informazioni e servizi extra.
La visione, infatti, si arricchisce di tutte
le informazioni che il sistema aggrega contestualmente a ciò che si sta
vedendo (altri film con gli stessi attori
o sullo stesso argomento, informazioni sul cast, storie correlate), sia sullo
schermo principale che su quello secondario, o anche su un terzo device.
Inoltre, sarà il sistema stesso che per-
di Roberto FAGGIANO
sonalizzerà i contenuti proposti in base
al profilo utente attivo (se ci sono più
utenti, li gestisce insieme). In pratica si
rendono molto più immediati e comodi
tanti aspetti “secondari” rispetto alla
visione e tutti vengono gestiti a livello
centralizzato, con l’ulteriore aggiunta
dei “gusti” dell’utente.
Altri progetti
Dal basket a Etalio
La TV intesa così è solo uno degli
esempi di come Ericsson interpreta
la tecnologia del futuro. Andiamo così
da impieghi ludici, come un pallone da
basket con 56 sensori e sullo schermo
vengono contati i rimbalzi e le evoluzioni, a quelli in cui è l’aggregazione

Etalio è un sistema di gestione accentrato delle credenziali basato sull’ID
telefonico, le informazioni sono condivise solo previa autorizzazione
torna al sommario
Denon Ceol
si rinnova
e diventa Carino
dei dati a farla da padrone: piattaforme per la risoluzione dei problemi
in un help desk, per l’ottimizzazione
delle risorse e lo studio di campagne
marketing.
Prendendo ad esempio la gestione di
un operatore telefonico, quando un
cliente dovesse chiamare, il sistema
è in grado di suggerire all’operatore le possibili cause e le soluzioni da
proporre prima ancora di rispondere;
queste info vengono estratte dal profilo cliente, dal tipo di terminale che ha,
da dove, come e quanto lo usa, fino al
firmware dell’apparecchio, ecc. È poi
possibile anticipare le necessità del
cliente e magari proporre il cambio del
telefono se da questo dovesse derivare una maggior soddisfazione per il
cliente e un utile per l’azienda.
Un ultimo esempio di quanto Ericsson
voglia spingere su queste piattaforme avanzate, è Etalio. Si tratta di un
sistema accentrato di gestione delle
credenziali, basata su un ID legato al
proprio numero di telefono. In pratica,
il numero di cellulare diventa una vera
e propria identità digitale. Etalio permette di gestire questa identità digitale attraverso un’app e una piattaforma
web: tutte le informazioni che ci riguardano vengono memorizzate e messe a
disposizione (previa autorizzazione) a
chi vogliamo noi, le info che verranno
rese disponibili alla banca saranno diverse di quelle per il medico o il supermercato, ma comunque tutte gestite in
un unico “account”.
Nuova versione dei sistemi compatti Denon Ceol: il nuovo arrivato si chiama Carino ed è dedicato all’utilizzo con i PC e la musica
liquida da smartphone e tablet.
Il Carino è composto da un
amplificatore con convertitore
digitale/analogico e da una coppia di piccoli diffusori a cubetto.
Finiture accurate e il design elegante fanno parte del DNA di
questo compatto sistema audio.
Sul pannello frontale troviamo
un ampio display di controllo e
pochi tasti per le funzioni, tutti
replicati sul piccolo telecomando in dotazione. Per i collegamenti sono previsti gli ingressi
USB per PC e un Minijack per
qualsiasi sorgente stereo, mentre per la parte wireless troviamo il Bluetooth con aptX e
abbinamento NFC. La potenza
dell’amplificatore è di 2x25 watt,
sufficiente per ascoltare musica
in un ambiente di medie dimesioni, anche perché è possibile
collegare un eventuale subwoofer esterno, pronto a sottolineare con la sua presenza le basse
frequenze. Per migliorare la resa
sonora è anche previsto un controllo della risposta in frequenza,
escludibile. Carino è disponibile
in versione nera o bianca, il prezzo ancora indicativo dovrebbe
essere di circa 349 euro.
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9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
TV E VIDEO La conferenza di HD Forum 2014 è stata l’occasione per scoprire cosa bolle nel calderone delle produzioni TV sportive
Lo sport in TV: tracking evoluto, ricostruzione 3D e regia virtuale
Abbiamo approfondito il tema con MediaPro, una società di produzioni televisive spagnola che si occupa anche della Liga
C
zioni e le prodezze dei propri giocatori,
con tanto di notifiche live. Nel video una
rassegna delle prestazioni sia di MediaCoach che della sua declinazione “consumer”, SecondScreen.
di Gianfranco GIARDINA
he bello lo sport in TV! E sta per
diventare ancora più entusiasmante grazie alle nuove tecnologie. La
conferenza di HD Forum 2014 di Lucca
è l’occasione propizia per approfondire
questo tema con MediaPro, una grande
società di produzioni televisive spagnola
(che opera però in molte aree del mondo per un fatturato totale di 1,3 miliardi
di euro) e che, tra le altre cose, ha la responsabilità di produrre l’intera copertura video (e molto di più) della Liga spagnola di calcio,
uno dei campionati più seguiti.
Il 4k che migliora il Full HD
In questa rassegna di tutte le novità hi-tech nell’ambito della produzione TV degli eventi sportivi, partiamo
dal 4K. Ma non quello fin troppo citato della ripresa
e messa in onda live in UltraHD: difficile e costosissimo allestire l’intera catena tutta 4K, tanto che solo
tre partite dei Mondiali di Brasile 2014, giusto per fare
un esempio, saranno riprese (e neppure trasmesse) in
Ultra HD. Il 4K ancora più interessante, perché fruibile
La modellizzazione 3D
dell’azione e la ricostruzione
virtuale dell’inquadratura
immediatamente da tutti, è quello che viene usato per
scopi produttivi e che permette per esempio di avere
una ripresa in Full HD migliore. Ecco come funziona: il
campo intero viene ripreso in maniera statica da una
coppia di videocamere 4K poste in posizione rialzata
all’altezza di centrocampo; una camera inquadra la
metà campo di destra e l’altra quella di sinistra. Un
processore riunisce le due immagini a crearne una
sola eliminando le deformazioni geometriche. Le due
videocamere restano assolutamente statiche per tutta
la partita. L’immagine del campo intero ha una risoluzione di 7680x2160 dalla quale in qualsiasi momento
possono venir ritagliate delle porzioni di immagine in
risoluzione Full HD, per esempio per fare un ralenti
di un’azione non inquadrata dalle videocamere classiche, come per esempio per un fallo a palla lontana.
In questa maniera il regista ha pronto in qualsiasi momento un dettaglio di qualunque parte del campo, al
di là della capacità dei singoli cameramen nell’inquadrare la porzione di azione più interessante.
Restiamo ancora nei grandi stadi. Mediapro ha messo a punto, con alcuni
partner, un nuovo entusiasmante progetto per le partite più importanti: sistemando in posizioni strategiche, sei videocamere
fisse Full HD, un sofisticato sistema computerizzato
è un grado di effettuare una serie di triangolazioni
confrontando le diverse immagini e di ricostruire un
precisissimo modello 3D dell’azione ripresa. Il modello 3D, poi, viene “vestito” con una tecnica di sofisticata ricostruzione delle texture ricavate dalle sei
immagini. Il risultato – pressoché incredibile e che
apre nuovissime frontiere nelle riprese televisive – è
Il super-tracking della partita
per allenatori e spettatori

Nell’esempio si vede un totale, che potrebbe essere
4K (prima in alto), dal quale, per esempio per una
moviola o per una riproposizione, ritagliare inquadrature particolari Full HD (la seconda e la terza)
torna al sommario
Restiamo sempre in tema di grandi eventi calcistici:
Mediapro ha anche messo a punto un sistema automatico di tracking della partita che identifica giocatore
per giocatore la posizione momento per momento e
tutti i movimenti della palla, grazie a speciali videocamere. Il suo nome è MediaCoach e sin dal 2010 tutte
le 42 squadre di serie A e B della liga spagnola sono
“monitorate” da questo grande fratello elettronico e
tutti i dati messi a disposizione delle stesse squadre,
degli allenatori e della comunità dei commentatori TV:
tutti possono analizzare le azioni, i movimenti dei calciatori, la struttura delle azioni, le distanze corse dagli
atleti e così via. Il tutto in cloud per un’analisi in tempo
reale; una base dati enorme ma facile da usare a favore dei CT. Ma non finisce qui: tutti i dati raccolti per
MediaCoach vengono poi riutilizzati a favore di tutti gli
spettatori grazie ad una app specifica: SecondScreen.
Questa app rende accessibili ai tifosi tutti i dati rilevati
nelle oltre 2000 partite già monitorate, con tutti gli aggiornamenti live del caso e valutazioni singole su tutti
i giocatori e i loro trend. Addirittura – vero sogno per
tutti i giocatori di fantacalcio – è possibile impostare
il proprio team e monitorare in tempo reale le presta-
MediaCoach è un sistema automatico di tracking
della partita che identifica giocatore per giocatore la posizione momento per momento e tutti i
movimenti della palla
segue a pagina 09
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9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
TV E VIDEO Ecco tutte le strade per seguire le partite dei Mondiali da casa o in mobilità, per non perdere nemmeno un goal
Sky, Rai o streaming? Tutti i modi di vedere i Mondiali
Si potranno seguire tutte le partite del Mondiale brasiliano su Sky e quelle della Nazionale anche sui canali RAI anche in HD
S
di Roberto FAGGIANO
i comincia! Giovedì 12 giugno partono i Mondiali di calcio e il vero
tifoso sta già sprimacciando i cuscini del divano per mettersi il più comodo
possibile; ci aspettano infatti 64 partite
da seguire davanti allo schermo fino alla
finale del 13 luglio. La visione integrale
di tutte le partite in Italia è riservata gli
abbonati Sky ma la Rai trasmetterà tutte
le partite della nazionale italiana e le fasi
finali del torneo.
Chi non è abbonato Sky può sfruttare
le offerte dell’ultimo minuto a prezzi speciali: si pagano 19 euro al mese
per il pacchetto Sky TV con compresa
l’offerta Sky calcio per i Mondiali; però
attenzione, l’HD (5 euro) non è compreso e ci sono 159 euro di costi fissi per il
decoder My Sky (29 euro con il decoder
normale). Se invece siete già abbonati
potete mandare a Sky i nomi di quattro
amici con i quali vedrete le partite per
avere subito a casa il Match box con birra, patatine, carne in scatola, biscotti e
caramelle. Sempre per gli abbonati Sky
ricordiamo l’articolo in cui descriviamo
in dettaglio i programmi speciali della
Pay TV per i Mondiali, che prevedono
la necessaria associazione di due pacchetti (Calcio e Sport) oppure l’acquisto
di un “Pass Mondiali” a 59 euro. I mon-
TV E VIDEO
Lo sport in TV
segue Da pagina 08 
quello di poter ricostruire il filmato dell’azione da un
qualsiasi punto di vista e addirittura con qualsiasi
movimento di macchina muovendo la videocamera
virtuale nello spazio. Ovviamente se si zooma troppo, l’immagine tende inevitabilmente a sgranarsi,
ma anche in questo caso la possibile futura applicazione del 4K a questo sistema, fa prevedere sistemi
incredibilmente sofisticati di costruzione di immagini
semi-virtuali delle azioni salienti. In questo video vediamo un esempio di funzionamento di questo incredibile ed entusiasmante sistema.
Nessun regista e nessun cameraman:
le riprese automatiche per gli eventi
minori
Ma non esistono solo i grandi match: da uno studio
Mediapro ha desunto che ci sono decine di migliaia di
eventi sportivi minori che non godono di nessuna co-
1
diali su Sky si potranno gustare anche
tramite internet, o con Sky Go oppure
col neonato servizio Sky Online, che
prevede (esattamente al pari del servizio satellitare) la trasmissione di tutte le
partite dell’evento più seguito dell’anno,
previo abbonamento per 59 euro. I fedeli abbonati Rai invece potranno seguire le partite in diretta e in HD sul canale
501 con questo calendario:
pertura mediatica, ma che avrebbero una potenzialità
di audience – ovviamente cumulata – molto elevata.
Internet apre la porta al netcasting di questi eventi, ma
la produzione tradizionale avrebbe costi ovviamente
non giustificabili. Allora Mediapro – ragionando per
esempio sul basket – ha messo a punto un sistema di
ripresa e regia del tutto automatica: basta un tecnico
che posizioni una, tre o sei videocamere (a seconda
dell’importanza della partita) e a tutto il resto ci pensa
il computer (foto 1). Grazie a un sistema di intelligenza
artificiale capace di identificare le zone in cui si sviluppa il gioco e la posizione della palla, un computer sostituisce interamente regista e cameramen: cambia la
camera e modifica l’inquadratura. Il risultato ovviamente non è così curato come una copertura fatta da una
troupe in carne e ossa, ma è pur sempre gran cosa per
un evento che altrimenti non avrebbe alcuna copertura
mediatica. Basti pensare a cosa potrebbe rappresentare poter avere un sistema di visione via Internet di tutti
i campionati giovanili e delle serie minori. Nel filmato
uno spezzone di regia virtuale di una partita di basket
tra squadre giovanili.
Addio regie mobili: tutto
centralizzato e controllato via IP

Mediapro ha anche cambiato l’intera logica di
produzione: gli OBVAN (i grandi camion regia
per la produzione mobile) sono costosi e scomodi, vulnerabili ai guasti e richiedono alti costi di
trasferta per seguire gli eventi sul territorio; ma
soprattutto la massima lunghezza dei cavi tra le
videocamere e il camion regia non può essere
oltre un chilometro e mezzo. Mediapro è invece
passata alla produzione remota: la Liga spagnola
torna al sommario
Per le rimanenti partite sono previste
delle sintesi che saranno trasmesse in
differita. Le stesse partite saranno disponibili in diretta anche in streaming
sul sito web della Rai, visibili quindi anche da tablet o smartphone per chi non
potrà essere a casa in quei momenti.
Sempre per la visione in mobilità saranno utili le app gratuite disponibili da parte della FIFA e da Rai Sport, per tenere
sotto i controlli i risultati di tutte le partite
e l’andamento delle classifiche; dall’app
Rai si potranno vedere direttamente le
partite. Se volete assolutamente vedere
tutte le partite senza spendere nulla, segnaliamo la possibilità di seguire ogni incontro sui canali nazionali tedeschi ARD
Das erste e ZDF, entrambi trasmessi sul
satellite Hot Bird in definizione standard
oppure in HD su Astra. E per i nostalgici
o poco tecnologici ricordiamo la possibilità di ascoltare la radiocronaca di tutte
le partite in diretta su Radio Rai.
2
viene ora prodotta dal centro di Barcellona, che realizza la regia e confeziona interamente il feed per la
messa in onda, ricevendo in maniera remota tutte le
uscite dalle videocamere disposte attorno al campo e
gli altri contributi audio. Il tutto tramite protocollo IP e
fibra ottica (praticamente Internet, con linee evidentemente molto veloci) con un sistema che garantisce
una latenza di soli quattro frame, assolutamente trascurabile rispetto al processo tradizionale (foto 2)
I vantaggi e le economie di una centralizzazione di
questo tipo sono evidenti, soprattutto in considerazione del fatto che sempre più le partite sono giocate
in momenti diversi, proprio per esigenze televisive;
quindi il medesimo regista e la stessa troupe e soprattutto la stessa sala di regia può essere impiegata
per produrre partite diverse, cosa impossibile con la
produzione tradizionale con gli OBVAN.sport ai film.
Tutti i monitor mostrano in tempo reale il segdo anche
alle nuove tecnologie, dal 4K alla trasmissione via IP
che inizierà con Telecom il prossimo anno.
n.91 / 14
9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
ENTERTAINMENT Sky ha presentato l’offerta dei Mondiali, il pacchetto in vendita a 59 euro
Il mondiale di Sky: Super HD con Del Piero
Il segnale verrà trasmesso in streaming anche sulle piattaforme Sky Go e Sky Online
T
di Roberto PEZZALI
ra poco scattano i Mondiali di calcio e per molti il rischio di vederli
a metà. Sky, che ha l’esclusiva per
la FIFA World Cup 2014 in Brasile, ha
presentato i suoi piani: i punti di forza
dell’offerta sono tantissimi, anche se la
parte del leone la faranno le 39 partite
(su un totale di 64) che Sky trasmetterà
in esclusiva. Tutti i match saranno in alta
definizione, Sky parla anche di Super HD
per una resa superiore: difficile capire a
cosa si riferisce, ma è probabile un aumento del bitrate. Le partite, oltre che su
Sky, saranno disponibili anche in streaming su Sky Go e su Sky OnLine, anche
se per quest’ultimo si dovrà acquistare
un pacchetto extra. Dovranno pagare,
invece, 59 euro coloro che non sono abbonati al pacchetto Sport e al pacchetto
Calcio (o nessuno dei due): per vedere
i Mondiali serviranno entrambi. Chi è
abbonato a uno dei due dovrà solo sottoscrivere l’altro. Per quanto riguarda le
partite dell’Italia, che saranno visibili an-
L’offerta di Infinity si
si arricchisce, arrivano
le serie tv, anche in
anteprima e senza
aumento di prezzo
A luglio Infinity arriverà
anche Xbox e Xbox One
di Roberto PEZZALI
che in chiaro, Sky Sport offrirà immagini
esclusive con una telecamera ultra slow
motion dedicata; Sky Sport 1 HD e Sky
Calcio 1 HD, inoltre, da lunedì 9 giugno
sono diventati Mondiale 1 HD. Novità anche per le “voci”: Alessandro Del Piero si
cimenterà come ospite in studio, inviato
speciale e commentatore al fianco dei
telecronisti Sky. Dal lato tecnologico non
ci sarà solo l’HD: Sky farà debuttare con
Sky Stadium l’evoluzione della lavagna
tattica (VizRT Libero Virtual Presenter),
un sistema di realtà virtuale a tre dimensioni grazie al quale i commentatori di
Sky Sport ritorneranno in campo per
analizzare le migliori azioni.
Da notare, infine, l’assenza del 3D: nessuna partita dei Mondiali di Calcio sarà
prodotta in tre dimensioni, segno che
anche per la Fifa il 3D è cosa vecchia.
ENTERTAINMENT Su RAI HD la partita degli Azzurri è andata in onda riscalata a 1080i
Italia-Lussemburgo in standard definition su RAI HD
Autogol mondiale della RAI, di HD nelle immagini c’erano solo la grafica e la pubblicità
di Gianfranco GIARDINA
S

tecca della RAI proprio alla vigilia dei Mondiali: la partita
Italia-Lussemburgo, in diretta da
Perugia, è stata mandata in onda (anche) su RAI HD con una produzione in
standard definition riscalata a 1080i.
Insomma, l’unica cosa che era in HD
era il logo del canale (e gli inserti pubblicitari).
La cosa era talmente evidente che
anche un occhio non allenato vedeva
che c’era qualcosa che non andava, a
partire dalla differenza di nitidezza tra
il logo “RAI HD”, effettivamente in alta
torna al sommario
Infinity amplia
l’offerta con
le serie tv
e sbarca su Xbox
definizione, e, per esempio, la grafica
del risultato, decisamente più “sfuocata”. Per non parlare delle immagini
che, malgrado l’upscaling fatto bene,
gridavano vendetta, con un’evidente
maschera di contrasto che non riusciva nell’intento di aumentare il dettaglio poiché creava un alone su tutti i
contorni forti. Nell’esempio qui sotto
tre dettagli di un’immagine e proposti
assolutamente allo stesso livello di ingrandimento.
Malgrado si tratti di una fotografia dello
schermo di un TV (e quindi inevitabilmente imprecisa), del logo RAI HD si
riesce a vedere quasi il dettaglio del
pixel; il resto dell’immagine risulta molto meno nitida, praticamente non leggibile all’ingrandimento utilizzato. Che
questo accada su una partita di calcio e proprio nel momento di grande
attenzione che precede i Mondiali di
calcio è assurdo e incomprensibile. Assurdo perché oramai è quasi più difficile produrre in standard definition che
in HD. Incomprensibile perché la RAI,
che si sta ribellando ai tagli decisi dal
Governo Renzi, dimostra così di non
meritarsi i soldi che assorbe. E questo
– nel pieno delle polemiche legate al
minacciato sciopero RAI – più che un
gol ci pare un autogol “mondiale”.
Su Infinity sbarcano le serie tv,
senza alcun aumento di prezzo,
che resta di 9,99 euro al mese.
Previsto anche un catalogo di serie TV in modalità Collection, ovvero complete e visibili, episodio
dopo episodio, senza interruzioni. “Dopo aver creato una base
con una library che potesse soddisfare le esigenze di un target
ampio - ci rivela Chiara Tosato,
responsabile del progetto Infinity,
- è tempo di proporre contenuti
esclusivi”. Le serie tv sono tutte in alta definizione, con audio
originale e sottotitoli disattivabili:
in totale si parla di 20 titoli per
783 episodi, con serie di grande
successo come Orange is the
New Black, Arrow, The Big Bang
Theory, The Mentalist. Per sfruttare al meglio la mobilità, Infinity ha
anche preparato un’offerta estiva
dedicata a smartphone, tablet
e PC al prezzo di 6,99 euro. A
breve, indicativamente a luglio,
arriveranno anche le offerte prepagate con diversi tagli. Sempre
a luglio, Infinity arriverà anche
su Xbox: l’applicazione, sviluppata da Accenture Video Solution,
sarà disponibile per tutte le console e non richiederà la sottoscrizione al servizio Live Gold. L’abbonamento a Infinity per Xbox
potrà essere condiviso con tablet, smartphone e Smart TV, con
l’ovvio limite del numero massimo di dispositivi.
n.91 / 14
9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
ENTERTAINMENT Scopriamo quali sono le differenze tra Mediaset Infinity e Premium Play
Infinity
o
Premium
Play?
Come
scegliere?
Infinity comanda per la library, Premium Play ha più qualità ma anche un costo maggiore
D
di Roberto PEZZALI
opo sei mesi di lancio del servizio
firmato Mediaset è ora di tirare le
somme, anche in vista della prossima stagione televisiva e dei mesi estivi, dove grazie a un tablet i nuovi servizi
escono da casa e ci seguono ovunque.
Infinity e Premium Play sono due servizi
diversi, ma agli occhi di molti offrono esattamente la stessa cosa, ovvero contenuti
da vedere quando si vuole e dove si vuole. In realtà non è del tutto vero: Infinity e
Premium Play da una parte hanno alcune
analogie ma dall’altra sono complementari. Scegliere non è così difficile, basta
pensare a quali sono i contenuti che più
interessano: se la risposta è “serie tv” la
soluzione è Play, se invece interessano
più i film la soluzione è Infinity.
I target dei due servizi sono, infatti, differenti, anche se qualche contenuto tra
i due si sovrappone, e anche le modalità di sottoscrizione sono diverse: per
Premium Play si è vincolati a un abbonamento a Mediaset Premium, Infinity invece non ha obblighi da rispettare e può
essere sottoscritto anche a mesi alterni.
La qualità dei servizi è leggermente diversa: Premium Play, a nostro avviso, ha una
qualità leggermente più alta e un bitrate
superiore a Infinity, che, invece, qualche
volta in questi mesi ci ha dato dei gratta-
Saranno i robot
la nuova forza lavoro
di Amazon per
i prossimi anni
Verranno dislocati
nei magazzini di tutto
il mondo, il loro arrivo
non sostituirà gli uomini
capi. Inoltre, l’applicazione per Android
di Infinity ha qualche problema su alcuni dispositivi, mentre quella per iOS ci è
apparsa decisamente più stabile. Sul TV
Premium Play si vede meglio di Infinity,
che a tratti appare decisamente compresso e con una resa simile a quella di
un buon “rip”. Il nodo vero è però legato ai
contenuti a disposizione: fatta eccezione
per i film Medusa (Sole a catinelle), che
vengono condivisi su entrambe le piattaforme e per i contenuti a pagamento che
sono comuni (ma su Play costano meno),
Premium Play offre contenuti più recenti,
Infinity offre la library. Che non è necessariamente un difetto, anzi: l’appassionato
di cinema sicuramente apprezzerà di più
Infinity per trovare vecchi film che oggi,
anche volendo fare i furbetti (ovvero scaricando illegamente) si fa davvero fatica
a trovare, soprattutto in italiano. Premium
Play, inoltre, è molto legato alla programmazione lineare di Mediaset Premium,
quindi i suoi film ruotano molto più velocemente che su Infinity: può capitare,
infatti, di cercare un film che magari ci
interessava e non trovarlo più, mentre su
Infinity è difficile che vecchi film spariscano, anzi, il catalogo andrà progressivamente ad aumentare.
La soluzione perfetta per chi vuole Serie
TV e tanti film probabilmente è l’accoppiata Infinity con Sky Online Serie TV, anche
se Premium Play e Infinity potrebbe essere un’altra buona soluzione. Ricordiamo,
infine, e questo in ottica viaggi e vacanze,
che sia Infinity che Premium Play permettono il download dei contenuti e per un
eventuale viaggio in aereo potrebbe fare
decisamente comodo.
ENTERTAINMENT È scaduto il termine per presentare le offerte dei diritti TV della Serie A
Diritti sulla Serie A, nessuna offerta per lo streaming
Mediaset ha presentato un’offerta anche per il satellite, Sky con Fox Sport per il DVB-T
di Roberto PEZZALI
S

ono solo quattro gli operatori che
hanno presentato un’offerta per i
diritti TV della Serie A per il triennio 2015 - 2018: Sky, Mediaset, Fox e
Eurosport. Il pacchetto E, che Infront
e Lega Calcio hanno preparato esclusivamente per lo streaming, è stato
snobbato da tutti: nessun operatore
ha presentato un’offerta, chi si aspettava di vedere il calcio solo online dovrà quindi aspettare. Curiosa invece la
situazione per i diritti TV tradizionali:
Mediaset ha fatto una grossa offerta
per entrambe le piattaforme, DVB-T e
Sat, cercando di mettere in difficoltà il
torna al sommario
Amazon assume
10.000 robot
e non licenzia
nessuno
concorrente Sky, che si ritroverebbe
senza diritti per trasmettere il campionato. Sky, a sua volta, ha fatto scendere in campo Fox Sport, che ha fatto
un’offerta per i diritti del Digitale Terrestre, compensando in questo modo lo
scherzo di Mediaset. Eurosport, infine,
ha presentato un’offerta per il pacchetto D, quello con le squadre minori e la
Roma. Cosa succederà? Se Mediaset
dovesse vincere, l’offerta di Sky sul calcio verrebbe drasticamente ridimensionata, soprattutto dopo il colpo sulla
Champions League messo in buca da
Mediaset per lo stesso triennio. Mediaset però si troverebbe a dover effettuare grossissimi investimenti e questo
sposterebbe il suo business da TV
generalista a gruppo televisivo fortemente incentrato sul “pay”. Alle spalle
del Biscione però potrebbe esserci un
nuovo investitore, quello che Mediaset
cerca da tempo per creare un nuovo
polo televisivo internazionale.
di Roberto PEZZALI
I robot aiuteranno gli uomini, non
li sostituiranno. Jeff Bezos ha
spiegato agli investitori che è intenzionato ad aumentare la forza
lavoro “robot” nei suoi magazzini
portando le unità a 10.000. Ad
oggi ci sono circa 1.000 robot
Kiva impiegati a tempo pieno nei
warehouse di Amazon, robot nati
per la logistica prodotti dalla Kiva
System, azienda che Amazon ha
acquistato nel 2012 per 775 milioni di dollari. I robot non gestiranno gli ordini, ma si limiteranno
a muovere le merci evitando alle
persone di raggiungere gli scaffali. Per muoversi i robot Kiva
leggono codici a barre posizionati sul pavimento con una serie di adesivi. Per vedere come
funziona un centro logistico di
Amazon, vi invitiamo a leggere il
nostro reportage sul nuovo centro di distribuzione di Castel San
Giovanni. Curioso di vedere la
giornata tipo di un robot Kiva nel
magazzino? Ecco un video.
Robot Kiva - video
Innovative Curve
A smartphone
designed to fit you
Now It’s All Possible
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9 GIUGNO 2014
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MOBILE La nuova versione di iOS 8 è basata sulla stessa veste grafica di iOS 7. Nessuna rivoluzione, ma il sistema promette bene
Apple iOS 8: tante novità ma anche cose già viste
iOS 8 è un nuovo punto di partenza per Apple, che propone agli sviluppatori un numero elevatissimo di funzionalità
di Roberto PEZZALI
arà iOS 8 la nuova release del sistema operativo mobile di Apple: basata sulla veste grafica di
iOS 7, la nuova release, disponibile in beta per
gli sviluppatori, migliora e corregge tanti aspetti dell’attuale iOS ponendo dei punti di partenza per nuove
sfide. iOS 8 non fa gridare al “wow” come iOS 7 perché in fin dei conti le novità non sono moltissime, ma
Apple ha saputo mescolare in modo sapiente elementi già presenti in altri sistemi operativi con elementi
grezzi da sviluppare.
Una release importantissima l’ha definita Tim Cook,
e forse più che nel sistema operativo stesse le novità vanno cercate nei nuovi engine, nelle oltre 4000
API e nel nuovo linguaggio di programmazione Swift
che gli sviluppatori potranno adottare per sviluppare
le apps. iOS 8 sposta l’attenzione anche su salute e
casa, ma anche qui Apple mette le basi per la partenza, saranno gli sviluppatori a dover costruire.
Tra le funzioni più interessanti Libreria Foto iCloud, le
nuove funzioni di messaggistica, l’app Salute, i Cloud
Drive e la nuova tastiera QuickType predittiva.
Libreria Foto iCloud, come dice il nome stesso, sfrutta ancora meglio iCloud per gestire le foto all’interno
dello stesso ecosistema. Oltre ad una ricerca migliorata, Apple ha anche abilitato la sincronizzazione totale tra le foto su tutti i dispositivi, sincronizzazione
che riguarda anche la modifica delle foto stesse. Per
gli utenti è disponibile anche un nuovo strumento di
editing che permette in modo semplice di regolare luminosità colore e raddrizzare foto scattate storte.
Apple migliora anche la fruizione delle notifiche, che
ora possono essere gestite direttamente dal pannello
notifiche permettendo ad esempio la risposta immediata ad un messaggio. Ispirazioni dai vari software
di instant messaging per “Messaggi”: ora è possibile
inviare messaggi vocali, si possono aggiungere o rimuovere contatti dalla chat e condividere volendo la
conversazione. iMessage diventa una sorta di Whatsapp tra utenti Apple, e le funzioni aggiunge ricordano bene o male quelle del noto sistema di messaggistica cross-platform.
S
Le foto sono sincronizzate su tutti i dispositivi
iOS 8 pensa anche alla salute
iOS 8 apre le porte anche alla salute: grazie ad una
nuova app e al kit di sviluppo Salute sarà in grado di
attingere ai dati dei vari dispositivi di fitness permettendo anche di far comunicare diverse app tra di loro. Una
cosa che fino ad oggi non era possibile, ma è estremamente utile: si pensi ad esempio ad una applicazione
di dieta che non poteva fino ad oggi attingere ai dati
di un’app di corsa. Grazie a Healthkit gli sviluppatori
di app di salute potranno condensare dati e metriche
di più applicazioni (previa autorizzazione) per costruire
un profilo utente ancora più completo. Craig Federighi,
Senior Vice President Software Engineering di Apple,
è andato molto “veloce” su questo punto, e ipotizziamo
che la salute possa essere uno dei punti caldi per le
novità relative a iOS 8 che conosceremo solo a settembre, quando arriverà anche l’hardware. Ricordiamo
infatti che questa release è incompleta: altre novità sa-
Chat complete e messaggi vocali: così iMessage
imita Whatsapp
Nel pannello multitasking appaiono ora anche i
contatti più frequenti e i preferiti
ranno aggiunte al lancio del nuovo iPhone.
Nuova anche la tastiera: QuickType capisce non solo
in che modo l’utente comunica ma anche il feeling che
c’è tra due utenti e suggerisce le espressioni preferite.
Le abitudini dell’utente sono codificate nel dispositivo
e il suggerimento non ha nulla a che fare né con Siri
né con il cloud. La dimostrazione fatta ha messo in
mostra un’ottima capacità di scrittura veloce, tuttavia le
demo lasciano sempre molto a desiderare soprattutto
quando si tratta di tastiera. L’italiano, comunque, è tra
le lingue supportate.
Una novità che invece farà molto felice le famiglie “Apple” è “In Famiglia”, un concetto anche qui non nuovo
ma sviluppato da Apple forse meglio di altri brand.
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segue a pagina 14 
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MOBILE Simile nel look al Galaxy S5, Samsung Z butterà in Russia e poi in altri Paesi europei
Samsung Z è il primo smartphone con Tizen
Ha un lettore di impronte digitali e un sensore per il battito cardiaco. Attendiamo il prezzo
Q
di Roberto PEZZALI
uello che fino a pochi mesi fa era
solo un prototipo, ora è diventato
uno smartphone vero, anche se la
sua forma definitiva è diversa da quella
vista lo scorso marzo al Mobile World
Congress di Barcellona.
Stiamo parlando del Samsung Z (niente
Galaxy), il primo smartphone destinato
alla vendita con a bordo il sistema operativo Tizen. Samsung Z ha una linea tutta sua, anche se per certi aspetti ricorda
il Galaxy S5: Samsung come sempre ha
realizzato un prodotto sottile e curato
nei dettagli, con una cover posteriore
dotata di finitura “pelle”, lettore di impronte digitali e sensore biometrico per
il battito cardiaco. Sotto il profilo hardware, il Samsung Z non è all’ultimo grido,
anche se non manca uno schermo OLED
720p, una fotocamera da 8 Megapixel
e un processore quad core con 2 GB di
TEST
MAGAZINE
Estratto dal quotidiano online
www.DDAY.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabile
Gianfranco Giardina
editing
Claudio Stellari, Maria Chiara Candiago,
Alessandra Lojacono
RAM. Per quanto riguarda il processore,
resta il dubbio: Intel o Exynos? Samsung
è partner di Intel per Tizen, quindi ipotizziamo la presenza di un processore della
serie Atom a bordo. Dotato di connettività LTE e con una interfaccia che ricorda
molto Android, anche se il kernel e il sistema operativo sono ovviamente diversi, Samsung Z debutterà prima in Russia
e poi in altri Paesi europei.
Editore
Scripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76 - 20151 Milano
P.I. 11967100154
Per informazioni
[email protected]
Per la pubblicità
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sola carta di credito per famiglia. L’idea
è ottima, il limite di licenze è esteso a 6
segue Da pagina 13 
membri e per i più piccoli è possibile inviare richieste di “acquisto” applicazioni
o contenuti al padre
o alla madre, evitanGrazie a In Famiglia si
Tante novità per gli sviluppatori
può creare un gruppo
do così spiacevoli
famigliare per la con- e molte feature già viste da altre parti:
problemi con la carta di credito.
divisione di note, foto, iOS 8 promette comunque bene
Apple migliora ancalendari e volendo
che Spotlight (che
anche posizione geoassomiglia di più a Bing): oltre alla ricergrafica. L’elemento più interessante è la condivisioca sul device fa anche ricerche web tra
ne della licenza di fruizione di musica, video e app:
news, luoghi e Wikipedia, e sempre in
si possono condividere contenuti acquistati con una
tema di “ispirazione” trasforma iCloud
Mac, iPad e iPhone sono un tutt’uno con Continuity:
in iCloud Drive, in pratica un clone di
sul Mac arrivano messaggi e telefonate
Dropbox che funziona su iOS, Mac e PC
Windows per archiviare, accedere e modificare in totale sicurezza documenti di
ogni tipo da tutti i dispositivi dell’utente.
lo spazio di archiviazione iCloud dell’utente e solo i
Interessanti le feature legate alla “continuità”, feature
primi 5GB sono gratuiti. Si può notare, inoltre, come
che richiedono però il possesso da parte di un utente
sia di iOS sia di un Mac con il nuovo sistema operala Apple TV non sia neppure stata citata, segno che
forse anche qui qualcosa sta arrivando.
tivo OS X Yosemite: grazie ad Handoff si può iniziare
iOS 8 è un nuovo punto di partenza per Apple: iOS 7
un’attività su un dispositivo e concluderla su un altro,
ha toccato il design, iOS 8 tocca il cuore proponendo
Instant Hotspot facilita la creazione di un hotspot poragli sviluppatori un numero elevatissimo di funzionalità,
tatile e arriva pure la possibilità di fare e ricevere chiaincluso anche un nuovo linguaggio di programmaziomate o inviare SMS e MMS dal Mac o dall’iPad sfruttando il device iOS 8 in remoto. iOS 8 sarà disponibile
ne più veloce di Objective C denominato Swift. Diffiin autunno come aggiornamento software gratuito
cile giudicarlo ora: preso “liscio” non è sicuramente la
per iPhone 4s, iPhone 5, iPhone 5c, iPhone 5s, iPod
grossa rivoluzione che Apple ha descritto, ma le notouch (5a generazione), iPad 2, iPad con display Retività per gli sviluppatori sono davvero tante e alla fine
In famiglia si possono condividere anche video,
sono proprio le apps quelle che decretano il successo
na, iPad Air, iPad mini e iPad mini con display Retina.
foto e app
I servizi In Famiglia e iCloud Drive usano ovviamente
di un sistema operativo (Microsoft lo sa bene).
Apple iOS 8: tutte le novità
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MOBILE Apple offre agli sviluppatori diversi tools per realizzare applicazioni ancora più creative
Non solo iOS e e OS X Yosemite, anche 4000 api per intervenire su aspetti finora intoccabili
Sony Xperia T3
Fascia media ma
materiali top
di Roberto PEZZALI
oveva essere la Worldwide Developer Conference e così è stato: Apple rimanda gli annunci hardware e
concentra la sua attenzione alle persone
che hanno reso Apple e iOS quelli che
sono ora, ovvero gli sviluppatori, che con
la loro creatività hanno saputo trasformare un sistema operativo mobile in un
ecosistema di portata planetaria. Quella
di ieri, per gli sviluppatori, è stata sicuramente la release più importante di sempre, con Apple che ha allargato un po’ le
maglie di iOS per permettere funzionalità
da sempre richieste e mai concesse, questo grazie a 4000 nuove API ma anche
a strumenti potentissimi come HealthKit,
HomeKit e Swift, il nuovissimo linguaggio
di programmazione più semplice da scrivere e più veloce di Objective C.
iOS 8 offre l’app salute, e gli sviluppatori
avranno a disposizione un kit di API denominato Healthkit per interfacciare tra
loro più applicazioni permettendo così lo
scambio di dati e informazioni, il tutto ovviamente con l’autorizzazione dell’utente.
Quella della possibilità di scambiare dati
tra apps era forse la richiesta che gli sviluppatori chiedevano di soddisfare da
più tempo: fino ad oggi le apps erano
“sandboxed”, ovvero chiuse, da adesso
in poi si potranno sfruttare elementi di
una applicazione in altre applicazioni. Per
fare un esempio pratico sarà possibile ad
esempio creare una app di filtri fotografici
accessibile da altre apps, una cosa questa che era presente in altri OS ma non
era possibile in iOS.
A fianco a Healthkit, dedicato alla salute,
Apple ha lanciato anche HomeKit, che
facilita la gestione di un ambiente domestico collegando tra loro con un unico
protocollo i vari prodotti della casa. Anche qui non ci sarà una applicazioni, ma
grazie a Homekit gli sviluppatori potranno far dialogare tra loro diverse apps per
raggiungere risultati incredibili in ambito
domotico: si potrà fare ad esempio una
app “Casa” che gestisce le luci, i termostati e i condizionatori tramite le apps dedicate dei diversi sistemi. Il tutto condito
da Siri, pronto ad accettare richieste del
tipo “Spegni le luci” o “Devo andare a
dormire” per attivare uno scenario
Novità anche per le notifiche e gli altri elementi di sistema: si potranno finalmente
creare widget per il pannello notifiche e
per la tastiera sarà possibile creare apps
di Roberto PEZZALI
Sony lancia il nuovo Xperia T3,
uno smartphone leggero costruito con materiali premium come
l’acciaio inox e sottile solo 7 mm
nonostante lo schermo da 5.3”.
Xperia T3 non si pone come
un top di gamma se guardiamo
alle specifiche tecniche, ma probabilmente al tatto sembra più
“premium” di tanti altri prodotti
che possono invece vantare tanta RAM, display super risoluti e
processori ad elevatissima velocità. Xperia T3 condivide pochi
elementi con il flagship Z2: il display, un IPS da 5.3”, è infatti un
HD da 720 x 1280 pixel e la CPU
non è uno Snapdragon 600 o
800 ma un normale Snapdragon
400 con LTE integrato e quattro
core da 1.4 Ghz. Completano la
dotazione 1 GB di RAM e 8 GB
di memoria, ovviamente espandibili. Xperia T3 perde anche la
fotocamera da 20 megapixel (c’è
un sensore Exmor RS da 8 megapixel) e il trattamento waterproof, mentre restano NFC, bluetooth e una capiente batteria da
2500 mAh. Il vero punto di forza
sembra essere però la scocca:
acciaio inossidabile, con un bordo che funzionerà come antenna
esattamente come nel caso dell’iPhone 4 e 4S e un peso di soli
148 grammi.
Il prezzo dovrebbe essere l’altro elemento di forza: si parla
di un prezzo di listino compreso tra i 350 e i 400 euro.
A questo link, il video.
Swift e Metal, le armi degli sviluppatori

D
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che cambiano il layout: una tastiera come
Swype, ad esempio, sarò finalmente integrabile in iOS come applicazione esterna.
Per la fotografia infine Apple lancia Photokit, che sfrutta il nuovo engine di editing
decisamente più veloce e nuove API per
la fotocamera con controllo accurato della messa a fuoco, dell’esposizione e del
bilanciamento del bianco.
iiOS 8 include anche le API per TouchID:
il sensore di impronte potrà essere sfruttato anche dagli sviluppatori per rendere
le loro apps più sicure.
Le bombe di Apple: Metal
e Swift
Le due “bombe” di Apple si chiamano
però Metal e Swift. La prima, nome da
duro, è una nuova tecnologia grafica che
promette di spremere al meglio le prestazioni del chip A7 migliorando di 10 volte
la velocità di draw call: Apple promette
giochi da console su dispositivi mobile, e
quando fatto vedere durante l’MWC 2014
lascia intendere che le promesse saranno rispettate. Gli sviluppatori oltre a Metal
avranno a disposizione SceneKit, un tool
che semplifica la creazione di giochi in
3D e una versione migliorata di SpriteKit,
il tool che facilita lo sviluppo di giochi
2D. In quest’ultimo caso arrivano i campi
di forza, la fisica per-pixel e cinematica
inversa. Dulcis in fundo Swift, un nuovo
linguaggio di programmazione progettato per Cocoa e Cocoa Touch. Qui Apple
traccia una nuova via: un linguaggio di
programmazione che potesse girare più
veloce di Objective C sui suoi device e
sui suoi processori era indispensabile per
chiudere il cerchio e ora ce l’ha, anche se
sarà un percorso molto lungo. Swith infatti nasce per essere integrato progressivamente con codice Objective C, questo
per evitare di dover riscrivere tutte le
apps da zero: se progressivamente verrà
adottato, come si spera, le performance
delle applicazioni per iOS decolleranno
viste le prestazioni di Swift rispetto al
lento e spesso criticato Objective C. Swift
è più efficiente e più affidabile, anche
se per facilitare il lavoro a chi conosce
Objective C Apple non ha stravolto la
sintassi che resta sempre poco “bella”
da leggere. Swift sarà corredato da uno
strumento come XCode Playground, un
output interattivo del codice scritto.
Per gli sviluppatori Apple ha infine creato un nuovo portale sicuro TestFlight, un
modo sicuro per poter far testare a terzi
le applicazioni in beta e offre, da oggi, la
possibilità di creare bundle: questo vuol
dire che sullo store oltre alle singole
apps troveremo anche pacchetti di apps
a prezzi più vantaggiosi.
Sony lancia il nuovo Xperia T3,
corpo in acciaio inox e schermo
da 5.3” IPS. Uno smartphone
che si distingue non tanto per le
specifiche tecniche, quanto per
l’uso di materiali e finiture
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MOBILE Alla presentazione di Londra, LG ha alzato il sipario sul nuovo G3. Nessuna sorpresa
LG G3: svelati tutti i dettagli dello smartphone
Schermo da 5.5” Quad HD, fotocamera con messa a fuoco laser e interfaccia del tutto rivista
L
di Roberto PEZZALI
G ha presentato a Londra il nuovo
G3. Nessuna sorpresa, lo smartphone è quello che ormai abbiamo
visto in tutte le salse e da tutti gli angoli in questi giorni, e i rumor si sono in
larga parte dimostrati corretti. C’è l’autofocus laser, c’è lo Snapdragon 801 al
posto dell’805 e ci sono due versioni
e non manca lo schermo da 5.5” IPS
Quad HD, uno schermo che occupa il
76% dell’intera superficie frontale dello
smartphone. LG ha realizzato due versioni di questo G3, e probabilmente su
questo dualismo si accederanno un po’
gli animi: la versione da 16 GB di memoria ha infatti 2 GB di RAM, mentre quella
da 32 GB sarà da 3 GB di RAM e sarà la
più ambita tra gli appassionati.
Lo schermo è il pezzo forte: Quad HD
da 5.5”, 1440x2560 di risoluzione per un
incredibile dato di 534 punti per pollice,
ovviamente con tecnologia IPS. A prote-

zione dello schermo non poteva mancare il Gorilla Glass. L’elevata risoluzione
dello schermo potrebbe spaventare per
l’autonomia, in quanto è risaputo che a
schermo risoluto corrispondono anche
alti consumi: in realtà LG Chemical ha
sfornato un piccolo capolavoro di batteria da 3000 mAh, dove si utilizza la grafite per il catodo che dovrebbe aumentare in modo considerevole l’autonomia.
La batteria, finalmente, è removibile.
LG ha curato in modo particolare anche
la fotocamera: il modulo da 13 megapixel è un derivato di quello usato lo
scorso anno, e questa volta oltre allo
stabilizzatore d’immagine ottico OIS+
c’è anche il già noto autofocus laser. LG
ha preso questa tecnologia dal mondo
della fotografia, anche se a dire il vero
non è una soluzione usata tantissimo:
Sony su alcune camere l’ha usato, Canon pure su alcuni flash ma successivamente la messa a fuoco a ricerca di fase
ha avuto il sopravvento. In ogni caso
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Ricarica wireless
universale:
che sia la volta
buona?
Broadcom ha
lanciato un nuovo
chip per la ricarica
wireless universale: è
compatibile con tutte
le tecnologie e grazie
ad un output da 7.5
Watt riesce a ricaricare
i dispositivi in modo più
efficace e veloce
con il modulo laser LG riesce a determinare in modo rapido e efficace la distanza del soggetto quando c’è poca luce,
mettendo perfettamente a fuoco anche
in situazioni difficili per i minuscoli moduli degli smartphone. Migliora anche
la camera frontale, con un sensore più
grande e l’implementazione delle gesture per pilotare la fotocamera senza
toccare tasti o schermo.
LG ha migliorato la resa audio, implementando un amplificatore da 1 Watt,
insieme al DAC a 24bit 192 kHz e ad
una serie di microfoni per filtrare i rumori ambientali sia in fase di registrazione
vocale sia per la chiamata. La parte del
leone la fa comunque il design: cornice ridotta al minimo, tasti sul retro e
una finitura “metallic skin” che offre al
coperchio della batteria un look simile
all’alluminio spazzolato, senza però appesantire lo smartphone che pesa solo
149 grammi. LG G3 sarà disponibile in
tre diversi colori (nero, bianco, oro) e
per effettuare un match preciso tra design e interfaccia, G3 avrà una nuova
skin disegnata sopra Android KitKat che
sostituirà quella classica di LG spesso
definita troppo giocosa. La nuova interfaccia, oltre ad essere completamente
ridisegnata, ha una tastiera intelligente
che capisce gli errori fatti dall’utente
mentre digita velocemente e si adatta
di conseguenza e funzioni di security
come la disattivazione dello smartphone da remoto.
Interessanti gli accessori, come la custodia con finestra circolare “intelligente” (disponibile in diverse colorazioni)
e il caricabatterie wireless. G G3 sarà
disponibile in Italia dalla seconda metà
di giugno sia sul mercato retail che attraverso i gestori telefonici. E i prezzi?
Nei vari paesi europei stanno spuntando i primi prezzi di listino, che parte da
549 euro per la versione da 16 GB e 2
GB di RAM in Germania (Amazon.de) e
arriva a 649 euro nella versione da 3 GB
di RAM e 32 GB di memoria in Finlandia,
uno dei paesi nei quali il prezzo è già
stato definito. LG Italia ci ha comunicato che il prezzo italiano sta per essere
finalizzato, ma verosimilmente non si
allontanerà troppo da quello degli altri
paesi. Resta comunque il rischio, ma
al momento non è da prendere in considerazione, dell’accordo particolare
con qualche operatore per la versione
“luxury” da 3GB di RAM, quella ambita
dai più appassionati. Vodafone, che ha
collaborato con LG al lancio del G-Flex,
potrebbe essere ad esempio intenzionata ad avere una esclusiva proprio
su questa versione. Se in Italia venisse
confermato il prezzo più alto, ovvero
599 euro, saremmo comunque di fronte
ad un vero best-buy, anche se ormai gli
altri top di gamma hanno un prezzo di
mercato analogo.
Se da un lato pesano schermo 2K e
autofocus laser, dall’altra invece molti
utenti riflettono se sia il caso di spendere così tanto quando l’ottimo G2 ormai
si trova a molto meno. Ma questa, per
gli smartphone di ultima generazione,
non è più una novità.
video
lab
LG G3
Il primo hands-on
di Roberto PEZZALI
La ricarica wireless per i dispositivi digitali potrebbe presto subire una fortissima spinta grazie
a Broadcom, che ha lanciato il
primo controller universale per
dispositivi di ricarica. Il chip, siglato BCM59350, permetterà ai
vari dispositivi di essere ricaricati
con qualsiasi tecnologia di ricarica esistente, sia PMA che Qi.
La soluzione Broadcom è nata
ovviamente per essere integrata
all’interno dei dispositivi (e non
nei piani di ricarica), che diventano quindi “ricettori” universali
di ricarica wireless: Broadcom ha
già consegnato i sample ad alcuni clienti selezionati, e il primo
gadget con la nuova tecnologia
potrebbe essere presentato molto presto, in barba ai diversi standard e consorzi presenti sul mercato. Interessante anche il dato
energetico: uno smartphone con
il BCM59350 può gestire 7.5 Watt
di potenza al posto dei classici 5
Watt, ricaricandosi quindi più velocemente. Broadcom non guarda ad un mercato particolare, ma
smartphone e wearables sono i
due trend del momento.
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MOBILE Abbiamo messo a confronto LG G3 con i principali competitor: il Galaxy S5 di Samsung, HTC One M8 e Sony Xperia Z2
LG G3 sfida Galaxy S5, Xperia Z2 e HTC One
Vediamo, dati tecnici alla mano, dove l’ultimo arrivato di LG è superiore e dove gli altri sono ancora i riferimenti
di Emanuele VILLA
inalmente è arrivato: G3 è il nuovo top di gamma di
casa LG. Non possiamo sapere se otterrà il successo che spera, ma prima ancora di uscire sul mercato ha “monopolizzato” l’attenzione della stampa e degli
appassionati per più di un mese, attenzione alimentata
anche dalla scoperta progressiva delle sue caratteristiche, e arriva per ultimo nella schiera dei top di gamma
Android di questa generazione, mesi dopo Sony, Samsung e HTC. Mettiamoli tutti a confronto con G3.
F
LG G3 contro Samsung Galaxy S5
Il derby

Partiamo con la sfida per eccellenza: il nuovo G3 contro
Galaxy S5. Pur appartenendo alla medesima generazione, sono due prodotti molto diversi, soprattutto sotto il
profilo software, laddove entrambe le aziende propongono svariate personalizzazioni; non solo a livello d’interfaccia, laddove tutto sommato le differenze non sono
così marcate, ma proprio come applicativi presenti che
poggiano sui sensori del telefono. E proprio in quest’ambito, Galaxy S5 è un concentrato di sensoristica: a
parte i classici accelerometro, giroscopio, sensore di
prossimità, barometro, bussola digitale, ha anche il lettore d’impronte e il sensore di battito cardiaco da usare
insieme alle apposite app per il fitness presenti nel telefono (come S Health). G3 qui si limita all’indispensabile,
ovvero ci sono tutti quelli citati ad eccezione del fingerprint e dell’Heart Rate Monitor. Niente di fondamentale,
sia chiaro, LG dimostra di voler andare al sodo e di non
seguire la moda del momento, che vede nel “riconoscimento delle impronte” un motivo di vanto. Difficile paragonare i due display sulla carta: Galaxy S5 è leggermente più piccolo come telefono, con display da 5.1’’,
risoluzione Full HD e tecnologia AMOLED con configurazione Diamond Pattern che raddoppia i pixel verdi (i
più piccoli) e diminuisce la quantità dei pixel rossi e blu
aumentandone le dimensioni, mentre G3 propone un
5.5’’ Quad HD (2.560 x 1.440) con tecnologia LCD IPS. Il
dato confrontabile sulla carta è solo la risoluzione, decisamente superiore in G3 per quanto si debba poi capire
se lo scarto sia veramente percepibile a occhio nudo e
a una distanza “normale”: dal canto suo, l’AMOLED offrirà senz’altro un nero più profondo e una vividezza eccellente, ma IPS potrebbe combattere con angolo di visione e luminosità eccezionali. Il rapporto di PPI è
nettamente a favore di G3: 534 PPI contro i 432 PPI di
S5. Molto simili le caratteristiche relative alla pura “po-
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tenza del sistema”, che di fatto rappresentano l’attuale
stato dell’arte: esclusa la possibilità che G3 usasse uno
Snapdragon 805, la scelta è caduta sullo Snapdragon
801 da 2.5GHz, lo stesso del modello Samsung, che
però deve gestire un display di risoluzione inferiore. Variabile invece la quantità di RAM: mentre Galaxy S5 ne
ha 2 GB, di G3 sono previste due varianti, ovvero da 2 e
3 GB. Possiamo comunque considerare le prestazioni
pure, a livello di gestione degli applicativi, reattività e
grafica, come analoghe. Leggermente superiore il dato
di targa di G3 in quanto a batteria, da 3.000 mAh contro
i 2.800 di S5, ma anche in questo caso possiamo considerare le differenze trascurabili. Entrambi i telefoni sono
LTE fino a 150 Mb/s, hanno 16 o 32 GB di memoria e
sono espandibili fino a 128 GB con micro SD. Differenze,
infine, per la fotocamera: Samsung offre una camera
principale 16 MP (1/2.6”) con autofocus a rilevamento di
fase, mentre G3 cede leggermente in termini di megapixel (13 MP) ma in più offre lo stabilizzatore ottico e l’autofocus laser. Per i selfie e le videochiamate, la situazione è sostanzialmente la stessa (2 mpixel). Entrambe le
fotocamere riprendono in 4K a 30 fps con messa a fuoco continua.
Punti di forza di Galaxy S5
Galaxy S5 vince nel comparto dei sensori. C’è il riconoscimento delle impronte, il sensore cardio e le molte
app proprietarie Samsung, oltre all’interfaccia TouchWiz.
Il display è un AMOLED, a garanzia di neri impeccabili,
contrasti nettissimi e colori brillanti. Ed è waterproof.
Punti di forza di LG G3
Dov’è meglio G3: dovremo vederli uno a fianco all’altro,
ma è plausibile che G3 offra un look “metallic” di livello
superiore. È più grande di S5, quindi indicato per chi
cerca un simil-phablet che resti pur sempre un telefono,
ha il display più definito in commercio con più di 500
PPI e una fotocamera che, pur non raggiungendo i megapixel di S5, offre l’utile stabilizzatore ottico, perfetto
per gli scatti a con poca luce.
LG G3 contro Xperia Z2: sfida tra giganti
Sony Xperia Z2 è un altro competitor diretto del neonato LG G3, e anche in questo caso la situazione appare in
condizioni di equilibrio “instabile”: a seconda di quale
aspetto interessa di più, si trova agevolmente un vincitore, ma se poi dobbiamo fare una media, la situazione
tende più al pareggio che a una vittoria a tavolino. Design: bello in entrambi i casi, ma molto diverso. Morbido in
G3, più squadrato in Xperia Z2, che tra l’altro deve fare
i conti con i tradizionali “sportellini” (che ci piacciono
poco) necessari per assicurarne l’insensibilità all’acqua.
G3 non è waterproof, ma la finitura “metallic” gli dà quel
tocco di classe in più. Riassumento: G3 più elegante, Z2
più giovanile. Sotto il profilo della potenza di elaborazione, anche qui le differenze difficilmente si rilevano sul
piano pratico: entrambi con Snapdragon 801 (ma Z2 va
a 2.3GHz, mentre G3 arriva a 2.5GHz) e con 3 GB di
RAM, ma di G3 esiste anche la variante con 2GB che
presumibilmente offrirà prestazioni inferiori soprattutto
in ambito di multitasking, mentre per il resto saremo sostanzialmente a un livello comparabile. Memoria da 16 e
32 GB per G3, solo da 16 GB per Xperia Z2, ma entrambi sono espandibili con micro SD. Non dobbiamo dimenticare che l’engine del sistema deve “muovere” in
G3 un quantitativo maggiore di pixel, ma supponiamo
che a questi livelli i risultati possano essere analoghi.
segue a pagina 18 
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MOBILE Alcune indiscrezioni di Forbes danno in arrivo il primo smartwatch di Microsoft, sulla scia di Google e Apple
Lo smartwatch Microsoft sarà compatibile iOS e Android
Sarà in grado di monitorare il battito cardiaco di chi lo indossa e sincronizzare i dati anche coi dispositivi Google e Apple
S
di Andrea ZUFFI
econdo indiscrezioni fornite da
Forbes, Microsoft sarebbe al lavoro per entrare nel business dei
dispositivi indossabili con un suo smartwatch. Ed era naturale che questo accadesse, con Google già sul mercato
e Apple che lo sarà (presumibilmente)
entro l’anno.
Ciò che alimenta l’interesse intorno ai
rumor è che lo smartwatch di Microsoft
sarà multi-piattaforma e potrà quindi
sincronizzare
i dati con iOS
e Android, oltre ovviamente ad essere
compatibile
e ottimizzato
per Windows
Phone. Con
questa mossa Microsoft mira a rendere più appetibili i propri dispositivi indossabili, rischiando però di indebolire
l’ecosistema
delle app. La
strada
intrapresa non è
poi tanto diversa da quella annunciata
solo
pochi
giorni fa da
Samsung con la piattaforma SAMI per
l’healthcare. Tornando alle informazioni non ufficiali diffuse da Forbes, Micro-
soft avrebbe allocato al progetto “wearable” il team di esperti della divisione
Kinect. Il prodotto finale sarà uno smartwatch dal form-factor simile al Gear Fit
di Samsung, con display touch a colori
e una ricca dotazione di sensori: ce ne
sarà sicuramente uno per la rilevazione costante del battito cardiaco, con
un’autonomia della batteria di 2 giorni.
Il primo smartwatch di Microsoft, che
ha ancora un nome, dovrebbe vedere
la luce nel corso dell’estate.
TEST
LG G3 vs Galaxy S5, Xperia Z2 e HTC One
segue Da pagina 17 

Entrambi con NFC, Bluetooth 4, Wi-Fi ac e analoga dotazione di sensori. Nonostante Xperia Z2 sia un 5,2’’ e
G3 sia invece un 5.5’’, Z2 pesa di più: 163 grammi contro
i 149 del neonato telefono LG. Differenze importanti, invece, a livello di display e fotocamere: Sony offre un display Full HD da 424 PPI con tecnologia Triluminos ed
Engine X-Reality, che insieme offrono un’immagine molto dettagliata, mentre G3 risponde col display IPS più
definito in commercio, da ben 534 PPI su 5,5’’ (2560 x
1440). Abbastanza equilibrato, forse leggermente proSony, il comparto fotografico: mentre LG propone una
fotocamera da 13 Mpixel con stabilizzatore ottico e autofocus laser, Sony punta sui megapixel con un sensore
Exmor RS da 1/2.3” con 20,7 Mpixel su lenti Sony G Lens
e stabilizzatore SteadyShot (non ottico), che peraltro
funziona molto bene. Viene inoltre impiegato lo stesso
processore Bionz delle fotocamere stand alone. Le funzionalità di scatto sono sostanzialmente analoghe, resta
la curiosità di vedere in azione lo stabilizzatore ottico di
G3 e il suo autofocus laser, prima di emettere un verdetto pratico. Discorso autonomia: 3200 mAh non removibile per Xperia Z2, 3.000 mAh removibile (con catodo in
grafite) per G3; anche per questo G3 è più leggero. Supponiamo che il nuovo terminale LG offra quindi, in condizioni comparabili, un’autonomia inferiore, per quanto
possano poi intervenire le diverse modalità di risparmio
energetico (come Stamina per Sony) messe a disposizione dai due produttori.
Punti di forza di Sony Xperia Z2
Il look è più giovanile, grintoso, senz’altro colorato. È
waterproof, ha comunque 3 GB di memoria a bordo (G3
li ha solo nel modello da 32 GB) e ha un comparto fotografico davvero notevole, dai 20 mpixel del sensore
Exmor RS al processore Bionz.
Punti di forza di LG G3

È più grande, sia pur di poco, sembrerebbe più elegante dal punto di vista del look e ha un display con dati
torna al sommario
di targa di molto superiori. Da valutare la qualità dello
stabilizzatore ottico d’immagine, ma per gli scatti in condizioni di low-light è un plus non indifferente.
Dove sono simili?
A livello di performance generali di sistema, poiché le
differenze tecniche non sono tali da renderne uno nettamente superiore all’altro. L’autonomia dovrebbe essere analoga, ma leggermente a favore del Sony.
LG G3 contro HTC One M8
vinca il più bello
rapportate a un display più definito e quindi più “esoso”
in termini di potenza: sono due telefoni potentissimi, le
differenze sotto questo profilo si riducono a ben poca
cosa. Entrambi sono LTE a quattro bande e Wi-Fi ac,
mentre sotto il profilo dell’autonomia, One M8 ha una
batteria da 2.600 mAh e LG G3 da 3.000 mAh. Grosse
differenze, come spesso accade, sotto il profilo fotografico: HTC One M8 è noto per la sua fotocamera Duo,
con sensore di profondità del tutto assente in G3. Inoltre, com’è noto HTC opta per un sensore principale Ultrapixel da 1/3’’, da soli 4 megapixel ma capace di prestazioni superiori in condizioni di scarsa luce, mentre
l’elaborazione d’immagine è affidata all’HTC ImageChip
2. Nonostante le buone premesse, la prova ha evidenziato una situazione ancora imperfetta, e manca lo stabilizzatore ottico. Pensiamo quindi (ma ne avremo certezza solo dopo una prova approfondita) che il G3
possa offrire una qualità superiore, grazie ai 13 megapixel, allo stabilizzatore ottico, all’autofocus laser e alla
ripresa video 4K.
Punti di forza di HTC One M8
Innanzitutto G3 è più grande: nonostante One M8 sia
già “imponente” di suo, i suoi 5’’ non reggono di fronte
ai 5.5’’ di G3 e anche qui la differenza tra specifiche
tecniche di display è notevole: passiamo dal Full HD
Super LCD 3 di HTC One M8, che garantisce relativa
insensibilità ai riflessi e luminosità di ottimo livello, all’IPS Quad HD da 534 PPI di G3, che a livello puramente
numerico è una spanna sopra: piacevole inoltre il fatto
che il telefono LG sia più grande, poiché in questo
modo la risoluzione di livello superiore sarà più percepibile. A livello estetico li dovremo mettere a fianco, ma
battere One M8 e la sua scocca in alluminio sarà veramente difficile, anche perché il look “metallic” di G3 non
sostituisce in tutto e per tutto il look e la sensazione
dell’alluminio spazzolato. Anche qui abbiamo uno
Snapdragon 801: la RAM di One M8 è da 2 GB e sono
disponibili le versioni da 16 e 32 GB, entrambe con slot
microSD. A ben vedere, tra i 3 GB di RAM (versione da
32 GB) e lo Snapdragon da 2.5 GHz, le prestazioni sono
(sulla carta) leggermente a favore di G3, ma vanno poi
È il più bel telefono Android, con tanto di scocca in alluminio spazzolato che gli dà una vera sensazione hi-end.
Sense 6.0 offre un’esperienza utente apprezzabile e
HTC BoomSound gli dà un passo in più sotto il profilo audio, grazie anche agli amplificatori integrati Sense
Voice.
Punti di forza di LG G3
Dimensioni maggiori, il più evoluto display sul mercato
e prestazioni che dovrebbero essere leggermente superiori, soprattutto nel modello da 3 GB. Anche sotto il
profilo fotografico, i 13 Mpixel e lo stabilizzatore ottico
dovrebbero fornire risultati migliori.
Dove sono simili?
Anche qui, le prestazioni generali non dovrebbero essere dissimili: la leggera supremazia di G3 dovrebbe
vedersi in prospettiva futura e di longevità, poiché ad
oggi è difficile ipotizzare casi che possano mettere in
crisi HTC One M8 e lo stesso vale, a maggior ragione,
per G3.
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9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
MOBILE Cinemartin, già produttore di Cinec Video Converter, sbarca su Android con Hoid
Hoid è il primo video player HEVC per Android
Il primo video player per il sistema del robottino in grado di supportare il codec H.265
I
di Roberto PEZZALI
l team spagnolo noto per Cinemartin Cinec, il software di encoding e
trascodifica video di ottima qualità,
annuncia la disponibilità di Hoid, primo
video player per dispositivi mobile a
supportare il codec H.265. Secondo i
dati ufficiali, Hoid supporta anche Apple ProRes, Sony XAVC e le varie implementazioni di AVCHD. Il vantaggio è
qualitativo, ma anche (e soprattutto) di
spazio occupato dai singoli file. Le prestazioni di H.265 consentono di avere
file fino allo 0,5% del peso originario
con differenze di dettaglio nell’immagine che risultano difficilmente percepibili su display di piccole dimensioni. Il
player è stato ottimizzato per i device
più performanti equipaggiati con processore Snapdragon 800, 801 e 805 e
gli ultimi processori Intel Atom per mobile, tuttavia l’azienda dichiara compatibilità con tutti i device da Android 3.0
MOBILE
A breve,
invasione
di phablet
con display
Quad HD

LG Display ha annunciato che mostrerà
al SID Expo di San Diego il proprio
display da 6’’ con risoluzione Quad HD
(2560 x 1600) e, soprattutto, che lo
stesso è finalmente pronto per la produzione di massa. Il display in questione è
ovviamente pensato per dispositivi phablet di gamma alta, che potranno avvantaggiarsi - anche e soprattutto in virtù
delle dimensioni della scocca - della
super-risoluzione dello stesso. Nessun
record a livello tecnologico: ci troviamo
di fronte a un display da 491 PPI, inferiore rispetto al Quad HD del neonato
LG G3 che può vantare addirittura un
534 PPI, ma pur sempre nettamente
superiore (in termini di pixel) rispetto ai
più comuni Full HD, risoluzione che sta
dominando il mercato phablet di fascia
alta. LG Display ha annunciato l’obiettivo di raggiungere i 600 PPI o adirittura
i 700 PPI nel prossimo futuro anche se,
a quel punto, bisognerà poi valutare gli
effettivi benefici di tipo pratico.
torna al sommario
in su. In questo caso sarebbero da verificare le prestazioni con i file dai bitrate
più “importanti”. Al momento su Play
Store è disponibile solo una versione a
pagamento (9,95 €) che supporta risoluzioni fino a 3840 x 2160, mentre più
avanti in estate arriveranno una versione (gratuita?) che si fermerà a 1920 x
1080, e la versione Gold, con suppor-
to a XAVC e risoluzioni fino a 4096 x
2160 con ben 3 Gb di video buffer, a un
prezzo però ancora sconosciuto. Verso
la fine dell’anno sono programmate anche una versione per iOS e Windows
Phone, oltre a una seconda app per
encoding diretto da dispositivo mobile. Vi lasciamo a un video rilasciato da
Cinemartin.
MOBILE Sarà simile al Moto 360. In arrivo tra agosto e settembre
Da HTC uno smartwatch Android Wear?
di Matteo ROSELLI
T
ra le grandi case produttrici di smartphone Android, HTC è una delle ultime a
entrare nel mondo della tecnologia indossabile. Ad oggi, infatti, l’azienda non
ha ancora annunciato nessuno smartwatch.
Secondo alcune indiscrezioni provenienti da fonti di PhoneArena, la casa taiwanese
starebbe però preparando il suo dispositivo indossabile con Android Wear, il sistema operativo di Google per i wearable. Il nome del dispositivo sarà probabilmente
One Wear. Sotto l’aspetto prettamente estetico, l’HTC One Wear dovrebbe essere
molto simile al Moto 360, con forma circolare. Conoscendo HTC, è probabile che
l’azienda dia molto risalto all’aspetto estetico, e presumibilmente questo è uno dei
motivi per cui lo smartwatch HTC non è ancora sul mercato: gli stessi rumor affermano infatti che l’azienda stia lavorando a due modelli, uno in metallo (probabile alluminio spazzolato) e uno in policarbonato. Attualmente non si hanno altre informazioni in merito, se non
una possibile data di
presentazione tra agosto e settembre, magari
all’IFA di Berlino. In un
mercato smartphone
che rischia la saturazione, sempre più aziende
puntano sui dispositivi
indossabili, anche se
fino ad oggi non hanno fatto breccia nei
confronti del pubblico.
Riuscirà One Wear a ribaltare la tendenza?
Tu parli, e Skype
ti traduce in
tempo reale
Debutterà entro la fine
dell’anno il traduttore
universale Skype, con
capacità di capire e
tradurre in 40 lingue. Tu
parli, lui traduce, il tuo
amico dall’altra parte del
mondo ti capisce al volo
di Emanuele VILLA
Alla Recode Code Conference in
Palos Verdes, il CEO di Microsoft
ha dato dimostrazione di una feature che comparirà in Skype (presumibilmente) entro la fine dell’anno
e che, se ben tarata e perfettamente funzionante, potrà davvero
fare la differenza: si chiama Skype
Translator ed è una tecnologia di
traduzione in tempo reale durante
le conversazioni. Nel corso della
conferenza, Nadella ha colloquiato in inglese con il responsabile
di Skype Gurdeep Singh Pall, che
riceveva le informazioni in lingua
tedesca e viceversa. La feature è
prevista in uscita in una consumer
beta di Windows più avanti nel
corso dell’anno, supporterà traduzione realtime in 40 lingue e sarà
disponibile su tutti i device, PC, tablet e smartphone. Il sistema si baserà su un algoritmo proprietario
che gli permetterà di perfezionarsi
progressivamente, aggiungendo a
un vocabolario base tante espressioni particolari e modi di dire dei
vari idiomi, fino all’obiettivo finale
di una traduzione istantanea e perfetta, sia a livello di vocaboli che
come costruzione sintattica (vero
scoglio in questo tipo di progetti).
Nadella ha affermato che Skype
Translator è il risultato di 10 anni di
ricerca nei campi del riconoscimento vocale, traduzione automatica e
auto-apprendimento. Lo vedremo
in azione entro fine anno.
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9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
MOBILE Sono stati annunciati quattro nuovi prodotti della gamma Satellite ed Encore
Da Toshiba notebook e tablet Windows 8.1
I prezzi partiranno da 199 euro per il tablet più piccolo, fino ad arrivare ai 1299 euro
di V. Romano BARASSI
on l’avvicinarsi dell’estate Toshiba
ha voluto rinfrescare la propria
gamma di notebook e di tablet annunciando quattro nuovi dispositivi che
andranno a popolare le serie Satellite ed
Encore. Si tratta di prodotti piuttosto interessanti sotto il profilo delle specifiche i
quali arriveranno entro l’estate con Windows 8.1 a bordo. A guidare il plotone ci
pensa il nuovo Satellite Click 2 Pro P30W,
Ultrabook premium con display IPS Full
HD detachable da 13,3 pollici di diagonale equipaggiato con processore Intel
Core i5 di quarta generazione; la memoria RAM è di 8 GB mentre per quanto concerne il comparto archiviazione troviamo
una combo SSD/HDD da 256 + 500 GB.
Il peso totale non è da record ma resta
comunque contenuto in poco più di 2
Kg mentre il solo display (che in modalità
stand-alone funge da tablet) arriva a pesare 1,05 chili. L’autonomia arriva a toccare punte di 9 ore e il prezzo di listino è
stato fissato in 1299€.
Ad affiancare il precedente dispositivo ci
C
pensa Satellite Click 2 L30W, notebook
che condivide con il fratello maggiore il
design ma che è equipaggiato con specifiche meno altisonanti. In questo caso
abbiamo un display IPS - sempre sganciabile - da 13,3 pollici e 1366x768 pixel
sotto il quale si nascondono un processore Intel Core i3 di quarta generazione,
4 GB di RAM e 500 GB di memoria fisica.
L’autonomia è di 8 ore mentre il peso
totale è di 2,2 Kg, con la sola porzione
detachable che sulla bilancia fa segnare 1,3 chili. Prezzo di 699 euro. Come
abbiamo anticipato ci sono
novità anche per quanto
concerne la gamma di tablet
Encore. Toshiba ha infatti
annunciato Encore 2 WT10A ed Encore 2 WT8-B, due
nuovi tablet caratterizzati da
specifiche tecniche pressoché identiche e separati
alla nascita essenzialmente
per le dimensioni. Entrambi
montano processori Intel
Atom di nuova generazione
e hanno Windows 8.1 con
Bing preinstallato; la memoria fisica è di
32 GB, l’autonomia arriva a 8,5 ore e ci
sono pure due fotocamere (principale da
5 MP e frontale da 1,2). I prodotti appena citati differiscono per le dimensioni
generali, diretta conseguenza delle diverse dimensioni dei display; WT10-A e
WT8-B montano rispettivamente pannelli
da 10,1 e 8 pollici di diagonale, entrambi
da 1280x800 pixel con supporto touch
capacitivo a 10 dita. Prezzi abbastanza
competitivi: 199 euro per il modello da 8
pollici e 299 per quello da 10 pollici.
MOBILE L’ app torna sullo store di Windows Phone in una nuova versione rivista e corretta
WhatsApp per Windows Phone è tornato
Oltre al fix dei bug che avevano richiesto la rimozione, aggiunge anche nuove funzionaltà
di Roberto PEZZALI
hatsapp è tornato su Windows
Phone, spegnendo tutti i timori
e le indiscrezioni secondo le
quali era la stessa Facebook a boicottare l’applicazione per il sistema operativo
Microsoft. Il team ha risposto proponendo una nuova versione, la 2.11.490, che
grazie ad una serie di novità importanti si
avvicina come completezza alle versioni
per Android e iOS.
La nuova applicazione, infatti, oltre a correggere i problemi con le notifiche che
avevano spinto alla rimozione dell’applicazione dallo store, aggiunge gli sfondi alle chat, le impostazioni per la privacy
e il download automatico dei file multimediali, le liste broadcast e le suonerie
personalizzate, oltre ad una lunga serie
di “invisibili” bugfix. Quella presente sullo
store non è ancora una versione “definitiva” ma una sorta di beta avanzata fun-

W
torna al sommario
zionante perfettamente,
tanto che provandola su
Windows Phone 8.1 è apparso al primo avvio un
messaggio di errore (ma
poi tutto funziona ugualmente). Da segnalare un
miglioramento globale
delle prestazioni, con le
chat che si caricano più
velocemente.
Transformer
Book V è tablet,
smartphone e
notebook. Tutto
insieme
Il nuovo “tutto in uno” Asus
sembra un notebook con display
da 12’’, in realtà è notebook, tablet
e anche smartphone. Oltretutto, è
sia Windows che Android
di Emanuele VILLA
Asus porta il concetto di convergenza ai massimi livelli presentando Transformer Book V,
notebook, tablet e smartphone
“tutto in uno”, con la variante di
supportare contemporaneamente sia Android che Windows. Un
dispositivo “tre in uno, a cinque
modalità”: questo perché può
svolgere le funzioni di tre dispositivi separati, e (per le modalità
notebook e tablet) ha la doppia
opzione Windows e Android.
Come notebook, Transformer
Book V supporta Windows 8.1 e
Android 4.4 KitKat, con un pulsante dedicato al passaggio tra
i due sistemi operativi: il tutto è
gestito da un Intel Core di ultima
generazione, mentre il monitor è
un 12,5’’ IPS con risoluzione HD.
Quando lo si vuole usare come
tablet basta staccare il monitor:
anche in questo caso può essere usato indifferentemente come
dispositivo Windows o Android.
Nonostante lo storage da 1 TB sia
presente nella tastiera, il tablet
ha 128 GB di flash integrata per
la memorizzazione di dati e app.
Dentro il tablet c’è il telefono,
che può essere usato in modalità
stand alone: è un 5’’ LTE alimentato da un Intel Atom quad-core
e basato su Android KitKat, con
una batteria da 2.500 mAh che
assicura (dati dichiarati) 10 ore di
navigazione web.
n.91 / 14
9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
MOBILE Acer ha presentato al Computex tre nuovi smartphone di fascia media e bassa della serie Liquid, disponibili da agosto
Acer Liquid E700 è il primo smartphone con tripla SIM
Nessuno finora aveva offerto la possibilità di montare tre diverse SIM, opzione disponibile sull’Acer Liquid E700 (199 euro)
I
di Roberto FAGGIANO
n Italia i telefoni con doppia SIM vengono utilizzati per sfruttare al meglio
le diverse tariffe dei gestori telefonici,
oppure per unire su di un singolo dispositivo numeri di lavoro e recapito privato.
Però nessun marchio aveva offerto la
possibilità di montare ben tre diverse
SIM, opzione ora disponibile sull’Acer Liquid E700 (199 euro). Il nuovo smartphone però ha altre caratteristiche di rilievo
per la categoria: schermo da 5” HD con
tecnologia IPS e Zero Air Gap, batteria
con autonomia di ben 60 giorni in standby oppure 24 ore in conversazione, me-
moria interna di 16 GB, sistema audio dts
Studio Sound con altoparlante frontale,
spessore ridotto a 9,9 mm e peso di 155
grammi.Il Liquid E700 sarà disponibile
da agosto nelle finiture nero e rosso.
Sempre al Computex sono stati presentati altri due modelli Liquid. Il Liquid E600
(199 euro) utilizza lo stesso display da 5”
dell’E700 ma può sfruttare la tecnologia
4G LTE con processore quad core e Acer
Float per utilizzare contemporaneamente più applicazioni. La batteria ha un’autonomia fino a 6 ore in conversazione.
Per fotografie e filmati HD c’è un sensore
da 8 megapixel e flash LED frontale.
L’E600 sarà disponibile da agosto in
quattro diverse eleganti finiture. Il Liquid
Z200 (79 euro) è uno smartphone dal
rapporto qualità/prezzo molto interessante, infatti mantiene un display da 4”
e usa il sistema operativo Android 4.4,
c’è la versione opzionale con doppia
SIM, la fotocamera è da 2MP e si può
usare un proprio spazio cloud personale. Il programma Quick Mode permette
di configurare il telefono secondo le
esigenze di quattro diversi utenti tipo. Lo
Z200 sarà disponibile da agosto in molti
diversi colori.
MOBILE Una “valanga” di prodotti della linea 2014 è stata presentata da Asus al Computex. Il rinnovamento è pressoché totale
MemoPad, Fonepad e Transformer: una pioggia di novità da Asus
Ci sono i nuovi Fonepad, una nuova linea di MeMo Pad da 7” e 8”e i Transformer Pad, per chi desidera un “due in uno”
di Emanuele VILLA
mpressionante il numero di prodotti
che Asus ha presentato al Computex,
spaziando dai monitor ai PC All-inOne, dai notebook “cinque in uno” agli
smartphone. Parlando di tablet e di phablet, il rinnovamento è pressoché totale:
una nuova linea di MeMo Pad da 7’’ e 8’’,
i nuovi Fonepad e gli immancabili Transformer Pad.
Partiamo dai MeMO Pad, ovvero dai
tablet “mini” in tutto e per tutto: la linea
2014 consta di diversi modelli da 7 e 8
pollici, diversi non tanto sotto il profilo estetico quanto delle caratteristiche
I

ASUS FONEPAD
torna al sommario
tecniche. I modelli base sono dotati di
processore 64bit Atom Z3745 con clock
fino a 1,86 GHz, display da 1280 x 800
pixel IPS, doppia fotocamera da 5 e 2
Megapixel e saranno disponibili in diversi colori, ma è previsto anche il lancio del
modello “top” da 8’’ con nome in codice
ME581CL dotato di Intel Atom Z3580 da
2.3GHz, display IPS Full HD con 178° di
angolo visuale, Wi-Fi ac, LTE e NFC. Per
quanto concerne i tablet da 7 e 8 pollici
con funzionalità telefonica, ovvero della
linea Fonepad, Asus annuncia al Computex due nuovi modelli, contraddistinti
da processori Intel Atom Z3560 a 64
bit e 1.8GHz di clock, con display IPS da
1280 x 800 pixel e tecnologia Asus
Sonic Master per l’audio. Prevista la
presenza della doppia fotocamera,
da 5 e 2 Mpixel, e doppio slot SIM,
oltre alla disponibilità nei colori bianco, nero, rosso e gold. Infine, i nuovi
Transformer Pad (modelli TF103C/
TF103CL), ovvero i “convertibili”
tablet/notebook con tastiera fisica
separata. I nuovi modelli sono dotati di cerniera nascosta e basati su
processori Atom Z3745 quad-core
fino a 1.86 GHz, oltre ad avere entrambi
un display da 10.1 ma con caratteristiche
tecniche diverse. La nuova tastiera-dock
è dotata di tasti funzione per le operazioni più comuni e dispone di tasti “a isola”
con una corsa di appena 1,9mm. I due
modelli differiscono in quanto a caratteristiche tecniche: il modello 103C ha un
display HD IPS da 1280 x800 pixel con
170 gradi di angolo di visione, ha Wi-Fi
dual band a/b/g/n e GPS integrato, mentre la versione 103CL ha un display Full
HD con 178° di angolo di visione, tutte le
caratteristiche dell’altro modello con in
più anche LTE a 150 Mb/s.
ASUS TRANSFORMER PAD
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9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
MOBILE Acer lancia il guanto di sfida a Sony, Samsung e LG e annuncia lo smartphone octa-core
Liquid X1 è lo smartphone octa-core di Acer
Processore octa-core da 1,7 GHz e grafica quad-core: basterà per surclassare le rivali?
di Michele LEPORI
I
n un mercato come quello degli smartphone Android, dove i numeri fanno
la voce grossa e indirizzano le scelte
dei consumatori, Acer mette la freccia e
spinge sull’acceleratore annunciando
lo smartphone Liquid X1 caratterizzato
da processore octa-core da 1,7 GHz e
grafica quad-core per superare e mettere nello specchietto le rivali: basterà?
Presto per dirlo, ma iniziamo a vedere le
caratteristiche nel dettaglio.
Parlavamo di numeri e di come il colosso di Taiwan non si sia tirato indietro:
oltre al processore
octa-core
MediaTek
basato su core Cortex
A7, Liquid X1 avrà 2 GB
di memoria RAM e un
display da 5,7” montato
a filo della scocca con
la tecnologia Zero Air
Gap, con l’asticella della bilancia che si ferma
a 160 g. Completano la
dotazione hardware il supporto alle reti
wi-fi 802.11 a/b/g/d/n ed LTE, oltre che
naturalmente 3G.
Numeri interessanti anche per il reparto
fotografico, dove troviamo una camera
posteriore da 13 MP f/1.8 supportata a livello software da Ultra Fast Focus - che
promette acquisizioni in 0,3 secondi
- Free Focus e Bright Magic per luminosità ottimale e gestione della profondità
di campo. Sul fronte software, al di là
dei controlli per la fotocamera, troviamo
diverse caratteristiche dedicate, tra cui
Acer Zoom Fit che “adatta” il contenuto
a video a 4” quando il terminale è usato
con una sola mano, AcerRapid che permette di avere a portata di mano tutte le
app più importanti, mentre AcerFLOAT
è una nuova gestione multitasking che
permette di avere più app aperte contemporaneamente e vederle tutte con
un semplice tocco.
MOBILE Google punta forte su Project Tango e rilascia un tablet dedicato agli sviluppatori
Il tablet di Project Tango studia la realtà
Enorme potenza, caratteristiche tecniche al top e sensori 3D per progettare le app del futuro
di Massimiliano ZOCCHI
G
sul filo del rasoio che
separa realtà da fantascienza, Google immagina uno scenario in cui
i nostri device saranno
in grado di guidarci
nella vita quotidiana,
anche in spazi chiusi,
come ad esempio indicandoci il prodotto che
stiamo cercando in un
negozio; inoltre, questi dispositivi saranno in grado di rilevare le dimensioni di

oogle presenta ufficialmente il tablet di Project Tango, un modello
che Google dedica agli sviluppatori e disponibile al non proprio economico prezzo di 1.024 dollari. Il prezzo
comunque si giustifica dai pochi pezzi
disponibili e dal fatto che non si tratta di
un apparecchio consumer, come fa notare a più riprese Mountain View. In linea
con le finalità del progetto, cui rinviamo
per un approfondimento, il tablet avrà
caratteristiche
tecniche
di altissimo profilo: sarà Il fine di Project Tango è di donare ai dispoinfatti equipaggiato con sitivi mobile una capacità di comprendere
processore Nvidia Tegra gli spostamenti e lo spazio che ci circonda
K1, 4 Gb di RAM, e ben il più possibile vicino alla realtà umana
128 GB di storage. Il taglio
scelto per il monitor è 7” e
troveremo al suo interno tutta una serie casa nostra semplicemente camminandi sensori 3D utilizzati per mappare lo doci all’interno con il tablet in mano, o
spazio circostante, anche grazie alla fo- ancora potranno fungere da controller di
tocamera con sensore di profondità, e videogame basati sulla realtà aumentata
software e API apposite, che verranno a livelli avanzati. Ovviamente non mancostantemente aggiornate. Correndo cherà il supporto per tutta la connettività
torna al sommario
più diffusa, Wi-Fi, Bluetooth LE, LTE 4G.
Google non specifica quando il development kit sarà effettivamente disponibile,
dichiarando un generico “più avanti, nel
corso dell’anno”.
Project Tango Tablet
Lo smartphone
Amazon arriverà
il 18 giugno
Un teaser annuncia il lancio
dell’attesissimo smartphone
Amazon per il 18 di giugno. Non
si parla di caratteristiche, ma la
funzionalità di 3D tracking è più
che probabile
di Emanuele VILLA
Sono mesi che, ciclicamente, ci
troviamo a parlare dello smartphone Amazon, dai primi rumor sul
fatto che potesse essere gratuito
fino alla tecnologia di 3D tracking.
Ora, finalmente, c’è qualcosa di
ufficiale: un teaser che, pur non
rivelando le caratteristiche di
nessun prodotto, identifica chiaramente un telefono o, comunque,
un dispositivo mobile (ma dubitiamo che Amazon avrebbe realizzato un teaser per il rinnovamento di
una gamma esistente). Amazon lo
presenterà in un evento a Seattle
fissato per il 18 giugno, e da questa pagina si può richiedere un accredito. Al di là dei commenti dei
partecipanti, si nota chiaramente
come alcuni di essi muovano lo
smartphone: “si muove con me”
afferma uno degli attori, e questo
farebbe pensare che la funzionalità di 3D tracking sia confermata.
Questa permetterebbe l’interazione con lo smartphone mediante
movimento dello stesso, ponendo
in essere una serie di azioni e funzionalità senza toccare fisicamente lo schermo: inoltre, si parla insistentemente di una funzionalità di
riconoscimento 3D degli oggetti,
funzionalità che farà uso della fotocamera per identificare l’oggetto ritratto e, ovviamente, offrirà all’utente la possibilità di acquistarlo
su Amazon. Quando gli attori
affermano di non aver mai visto
niente di simile, probabilmente si
riferiscono a questo: ma il 18 giugno non è così lontano, e a breve
scopriremo la verità.
n.91 / 14
9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
MOBILE Abbiamo avuto modo di giocare un po’col nuovo nato in casa Acer, lo Switch 10, ovvero il notebook che diventa tablet
Anteprima Acer Switch 10: solido e versatile
Il PC è interessante, soprattutto per chi lavora, opera in ambiente Windows e vuole un “tutto in uno” di ultima generazione
di Emanuele VILLA
bbiamo avuto modo di testare, sia pur in modo
non approfondito, Switch 10, il nuovissimo combinato notebook/tablet di casa Acer pensato per
offrire una soluzione definitiva per chi ha esigenze di
massima portabilità. E non ci è dispiaciuto per nulla,
poiché offre prestazioni interessanti per il suo target
(prevalentamente business) e, soprattutto, una praticità
notevole.
A
Una calamita per 4 posizioni
Switch 10 offre quattro modalità di utilizzo: notebook,
tablet, display e “tenda”, che ricordano molto da vicino quelle già viste in occasione della prova dello Yoga
di Lenovo. Ma con un’importante differenza: mentre il
notebook di Lenovo è strutturato in modo tale da permettere la rotazione completa del monitor sulla base,
realizzando così le 4 modalità di cui sopra, qui monitor
e tastiera si sganciano e diventano due pezzi separati.
La cosa interessante (sia pur non più inedita) è che l’aggancio tra le due parti è magnetico e indipendente dal
verso, ovvero il monitor può essere indifferentemente
collegato alla tastiera in entrambi i versi: quello tipico
con la tastiera di fronte, per formare il più classico dei
notebook, e al contrario, diventando fondamentale per
le modalità display e tenda.
La cerniera magnetica, che si avvale anche di due “guide” plastiche ai lati dello schermo, è davvero molto
solida in ogni posizione: anche se l’apparecchio viene
tenuto sospeso per il monitor, i due componenti non si
staccano e neppure si notano leggeri segni di cedimento o affini. I due pezzi sono e restano attaccati anche
se viene applicata una leggera pressione involontaria: la
cosa ovviamente va valutata nel periodo medio/lungo,
ma di per sé il risultato è notevole. Il design è classico,
senza particolarità, ricorda molto da vicino i netbook
rappresentandone la naturale evoluzione: carina la finitura metallica spazzolata, bello il fatto che la cerniera
magnetica non faccia passare neppure un filo d’aria
tra i componenti (non si ha l’idea che siano due pezzi),
abbastanza “importante” lo spessore, che in versione
notebook chiuso è di circa 2 cm e anche il peso, lungi
dall’essere un ostacolo per la portabilità, non è dei più
contenuti. Ci abbiamo giocato un po’, passando rapidamente da una modalità all’altra, provandolo nelle 4
versioni e cercando di sfruttarlo al meglio ovunque e
l’impressione che abbiamo avuto è di grande solidità.
Chiaramente non tutti faranno uso delle modalità “tenda” e display, ma si tratta comunque di qualche opzione
in più rispetto al solito, e questo non può che far piacere.
Se poi la tastiera fisica non serve, basta lasciarla a casa
e non si sbaglia. Per il resto la dotazione è buona: Switch
10 è basato su Windows 8.1 ed è “alimentato” da un Intel
Atom Bay Trail T Z3745 operante a 1.33 GHz, con 2 GB
di RAM e un SSD da 64 GB di storage; il tablet dispone
sul profilo di una presa micro USB, dello slot per microSD, pulsante di accensione/standby, bilanciere del volume e anche una micro HDMI per un monitor/TV esterno,
ottimo ad esempio per le presentazioni.
Il display LCD IPS
Acer pone fortemente l’accento sulle doti del display:
si tratta di un LCD IPS da 10’’ di diagonale con risoluzione HD (1366 x 768 pixel) e un buon livello di luminosità
ottenuto grazie anche alla tecnologia Zero Air Gap che
dovrebbe apportare anche benefici a livello di riflessi.
Usato all’aria aperta, non si nota tanto una riduzione dei
riflessi rispetto alla norma ma, appunto, un buon livello
di luminosità (conta anche l’impiego della tecnologia
LumiFlex) capace di permettere una discreta leggibilità
outdoor anche in condizioni davvero difficili. Davvero
ottimo l’angolo di visione, che non snatura la resa cromatica neppure agli estremi, leggermente sottotono il
contrasto ma niente di drammatico. Come da immagine
qui a lato, è piacevole la presenza della presa USB nella
tastiera, quasi un “must” se si tratta di lavorare in movimento e, sotto questo punto di vista, un passo avanti
notevole rispetto ai tablet “normali”.
book a tutti gli effetti, forse un po’ di RAM in più avrebbe
giovato, ma è anche vero che le esigenze lavorative
non dovrebbero risentirne, a meno che non coinvolgano attività “pesanti” come il fotoritocco professionale o il
video-editing. Non è un prodotto pensato per il gaming
ma per il day-by-day, che coinvolge una routine lavorativa e lo svago con video, film e tanta musica.
video
Una buona alternativa per chi lavora

Considerando il prezzo di listino invitante (si parte da
349 euro), Switch 10 ci sembra un PC interessante, soprattutto per chi lavora in ambiente Windows e vuole un
“tutto in uno” di ultima generazione. Non ci possiamo
esprimere in modo definitivo sulla potenza del sistema,
che ci è parso comunque reattivo e ben attrezzato sotto
il profilo hardware: considerando che è “anche” note-
torna al sommario
lab
Acer Switch 10
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n.91 / 14
9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
PC Apple ha presentato Yosemite, il nuovo OS X. Sarà disponibile in autunno, chi lo desidera può già provare la versione beta
Rivoluzione totale per OS X, arriva Yosemite
Yosemite offre interfaccia rivista, nuove funzionalità e un’integrazione più completa con i dispositivi di casa Apple
D
di Roberto PEZZALI

opo aver rivoluzionato iOS lo scorso anno,
Apple interviene anche su OS X: Yosemite,
questo il nome del nuovo sistema operativo,
rappresenta per Apple il più grande cambiamento al
suo OS dai tempi del passaggio a OS X 10. OS X non
perde il suo DNA e non diventa come iOS, a dispetto
di coloro che prevedevano l’unificazione, ma grazie
a funzioni come Continuity sfrutta le sinergie tra device dello stesso ecosistema per diventare ancora più
potente e completo. Yosemite è una “major release”
che tocca tutti gli aspetti dell’OS, grafica, prestazioni
e funzionalità. Dalla barra notifiche a Safari, passando
per il Finder, il nuovo OS X è ancora più completo, anche se forse la funzionalità che più ha impressionato
è la possibilità di gestire chiamate e SMS dal desktop
sfruttando lo smarthome come semplice gateway.
Il look è tutto nuovo, ma mantiene una certa serietà: anche qui, come nel caso di iOS 8, le novità
non sono tutta farina del sacco di Apple: qualcuno
potrebbe dire che gli elementi translucidi erano
uno dei punti di forza di Windows 7, ma Tim Cook
risponderebbe che l’implementazione Apple è più
completa e funzionale. Cambiano i font di sistema,
per una maggiore leggibilità, e cambiano anche le
icone, ridisegnate una a una. Passando alle novità
si può iniziare dal nuovo Centro Notifiche, che con
il pannello “Oggi” offre uno sguardo rapido di tutto
quello che si deve sapere sulla giornata. Il pannello
è configurabile e, oltre ai widget Calendario, Meteo,
Azioni, Promemoria, Orologio del mondo e Social
Network, si potranno scaricare elementi aggiuntivi. Il
centro notifiche è il tipico esempio di elemento forse
non nuovissimo ma implementato alla perfezione: la
sidebar di Windows 7, con i widget scaricabili, doveva
fare più o meno la stessa cosa ma non conosciamo
persona che abbia deciso di usarla. Nuovo anche
Spotlight, che appare al centro del desktop, che oltre alla ricerca classica offre anche suggerimenti dal
web: nulla di eclatante, ma Apple ha saputo ispirarsi
a una delle utility più usate nel mondo Mac, Alfred,
integrando un comportamento simile all’interno del
suo sistema operativo. A proposito di integrazione,
arriva iCloud Drive nel Finder: lo spazio cloud ora
funziona come una cartella documenti accessibile
da Spotlight per sincronizzare e tenere allineati file
torna al sommario
nel cloud tra PC, iPhone, iPad e ovviamente Mac.
Tante novità anche per il browser, con Safari che migliora le sue prestazioni grazie a un engine di rendering javascript ancora più veloce. Safari si aggiorna
alle più recenti tecnologie e integra anche il supporto
per HTML5 Premium Video Extension, che permette
di visualizzare video HTML5 senza plugin aggiuntivi
facendo risparmiare batteria. Apple stima due ore
in più di autonomia di un MacBook Air guardando
Netflix, ma noi in Italia con i vari servizi basati su Silverlight non potremmo, al momento, trarre troppi benefici da questa soluzione. Safari supporta WebGL,
ha una nuova vista Tab e gestisce in modo separato
la navigazione protetta e anonima alla quale aggiunge anche il supporto a DuckDuckGo, un motore di
ricerca anti-Google che non traccia gli utenti. Più facile e intelligente anche Mail: le novità riguardano il
supporto Mail Drop e Markup, ovvero la possibilità di
inviare mail con allegati enormi, anche se la casella
ricevente non li supporta, e la funzionalità di disegno/appunti direttamente sulla mail, per rispondere
con annotazioni o semplicemente con una firma a
una mail. Mail Drop funziona sia tra utenti OS X che
tra piattaforme diverse: nel primo caso l’invio avverrà
in modo trasparente appoggiandosi ai server Apple,
con il contenuto dell’allegato criptato e inaccessibile, nel caso di invio da OS X ad altri client, come
ad esempio Thunderbird, al ricevente sarà chiesto
di scaricare l’allegato dal server. Le funzioni di Yosemite che hanno però impressionato maggiormente, anche perché sono quelle davvero nuove, sono
Handoff, Instant Hotspot e la possibilità di effettuare
chiamate e inviare messaggi con il Mac. Queste funzioni sono dedicate a chi possiede oltre a un Mac
anche un iPhone, e qui Apple fa capire l’importanza
dell’integrazione tra dispositivi. Handoff permette di
iniziare una mail o un’altra attività su un dispositivo,
continuandola poi su un altro: ci sono altri tool che
permettono di farlo (ad esempio le webapp di Google), ma la cosa non è integrata bene come lo ha fatto Apple, soprattutto per le mail sarà utilissimo. Più
facile anche connettersi all’iPhone: Instant Hotspot
permette di gestire l’iPhone come una normale rete
Wi-Fi e con l’iPhone collegato si apre un mondo di
possibilità, come, ad esempio, la gestione delle chiamate e degli SMS direttamente dal desktop, con il
Mac che funziona da vivavoce per il telefono che può
anche essere in carica nell’altra stanza.
Yosemite è già disponibile per gli sviluppatori, Apple
ha pensato di aprire in estate una beta pubblica per
chi vuole aiutare nel debug. Per iscriversi alla beta
basta andare su www.apple.com/osx/preview, tutti gli
altri dovranno attendere l’autunno, quando Yosemite
sarà disponibile gratuitamente sul Mac App Store.
n.91 / 14
9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
PC Chromebook sta per arrivare in Italia: lo ha annunciato Google sul blog di Chrome
Google porta i Chromebook anche in Italia
Non sono ancora noti i modelli destinati al nostro Paese, se ci sarà o meno anche il Pixel
G
di Roberto PEZZALI
oogle Chromebook finalmente
arriva in Italia e lo fa dalla porta
principale. Dopo aver ripetuto
più volte che il nostro paese non era
ancora pronto, il team di Google ha
inserito l’Italia nei prossimi nove paesi nei quali saranno disponibili i computer low cost con a bordo il sistema
operativo derivato dal noto browser.
L’Italia sarà in buona compagnia, con
Belgio, Spagna, Grecia, Norvegia e Da-
Asus GX500
Il notebook
gaming 4K
in soli 19 mm
di spessore
Asus crede nel
gaming e lo dimostra
presentando GX500
Un notebook dedicato
agli appassionati
con look aggressivo
tanta potenza
e display 4K, tutto
in 19 mm di spessore
nimarca (restando all’interno dell’Europa), ma ancora non è dato sapere
quali saranno i modelli disponibili e se
questa apertura riguarda il Play Store
o la possibilità di vendita da parte dei
produttori. Un fattore importante, anche perché la presenza dei prodotti
sul Play Store lascia aperta la porta al
Chromebook di Google, il Pixel. I primi
prodotti arriveranno in Italia, almeno
secondo Google, nelle prossime settimane: ci stiamo informando tramite i
vari produttori e distributori per capire
quali saranno i possibili prodotti per il
mercato italiano ed, eventualmente, il
prezzo di lancio.
di Massimiliano ZOCCHI
PC WD ha presentato WD TV Personal Edition, è più veloce rispetto al precedente modello
WD TV Personal, il media player tuttofare a 99 €
Offre migliore compatibilità con i formati e Miracast, per riprodurre i file da smartphone
W
di Roberto PEZZALI

estern Digital ha rinnovato la
sua gamma di media player
WD TV aggiungendo il modello
“Personal”. Con un prezzo di 99 euro al
pubblico, il WD TV Personal Edition è il
mezzo perfetto per chi cerca un media
player semplice che possa riprodurre
ogni tipo di file scaricato dal web o registrato con tablet e smartphone. WD assicura, infatti, la compatibilità con file MKV,
MP4, AVI, WMV, MOV e molti altri ancora,
riproducibili da USB oppure da rete.
“Gli utenti hanno quantità sempre maggiori di contenuti personali, in diversi formati ed archiviati su una grande varietà
di device, da dischi USB a dispositivi storage di rete, fino a personal computer”,
spiega Jim Welsh, executive vice president, WD Content Solution Business and
Worldwide Sales. “L’ecosistema di app e
media player WD garantisce la possibilità
di vedere senza problemi questi contenuti su ogni schermo, dai dispositivi mobili
fino alle HDTV. WD TV rende l’esperienza
di intrattenimento ancor più personale,
torna al sommario
fornendo agli utenti il modo più semplice
di riprodurre tutti i loro file personali: video, foto e musica.”
WD TV Personal Edition è più che un
normale Media Player: a bordo, oltre alla
compatibilità con Miracast che arriva su
questa versione, si trovano anche le più
note app di streaming, anche se in Italia,
come sappiamo, molte di queste sono
totalmente inutili. Tra YouTube, Hulu Plus,
VUDU, SlingPlayer, Spotify, Pandora e
Facebook si salvano giusto Youtube e
Il nuovo WD TV uscita HDMI, USB, rete
LAN e uscita ottica. C’è anche il Wi-Fi
Spotify, sempre che qualcuno non voglia
usare Facebook con un Media player.
WD ha preparato anche un’applicazione
per iOS e Android, WD TV Remote, che
permette di controllare il dispositivo da
smartphone o tablet.
In occasione del Computex a
Taipei, Asus ha presentato prodotti per ogni fascia di utenti e
non si è dimenticata certo degli
appassionati di PC gaming. Ha,
infatti, presentato GX500, notebook con display da 15.6 pollici con solo 19 mm di spessore,
2.2 kg di peso e specifiche tecniche d’alta gamma: processore
Intel Core i7 con RAM espandibile fino a 16 GB, scheda grafica Nvidia GeForce GTX 860M e
display 4K con risoluzione fino a
3.840 x 2.160 pixel.
Il prodotto andrà sicuramente a
scontrarsi con Razer Blade (di
cui vi avevamo parlato qui) e,
infatti, anche Asus ha optato per
il colore “tattico”: nero ovunque
con dettagli rosso fuoco, colori
distintivi della gamma di prodotti
di cui GX500 fa parte, cioè ROG
(Republic Of Gamers), che include tutta una serie di componenti
hardware e PC dedicati agli appassionati di videogame.
Attesa la commercializzazione
nel terzo trimestre di quest’anno, ma senza per ora nessun riferimento a mercati o prezzo.
n.91 / 14
9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
PC Al Computex HP ha presentato un notebook basato su Android con display da 14’’ Full HD
Slatebook HP, il notebook Android da 14’’
Con un prezzo conteuto (399 dollari), lo Slatebook offre un ottimo rapporto qualità/prezzo
di Emanuele VILLA
Anche HP approfitta del Computex per
presentare novità di prodotto e aggiornare la propria gamma. Tra le novità, il
nuovo Slatebook è senza dubbio il prodotto più interessante: diciamo subito
che si tratta di un vero e proprio notebook Android dalle caratteristiche tecniche di alto livello, con display touch
ma non “convertibile” in senso stretto,
poiché (a differenza di altri modelli e
dello stesso
Slatebook
x2 di HP), il
monitor non
si sgancia
dalla tastiera
e non diventa tablet: è
un notebook
tradizionale,
con caratteristiche tecniche di
buon livello e basato
L’SSD di SanDisk ha
prestazioni eccellenti
550 MB/s in lettura
520 MB/s in scrittura
e fino a 1 TB di spazio
Si parte da 199 euro
di Emanuele VILLA
su Android 4.3 Jelly Bean. Parlando di
specifiche tecniche, partiamo col dire
che il display è un ampio 14’’ WLED
con risoluzione Full HD e luminosità di
270 nits, rigorosamente touchscreen,
mentre il processore è il collaudatissimo Tegra 4, il tutto supportato da 2
GB di RAM DDR3L e da un quantitativo di storage variabile a seconda delle
configurazioni, comunque da 16, 32 o
64 GB. HP annuncia un’autonomia di
9 ore e una dotazione di connettività
completa, che comprende Bluetooth,
Wi-Fi b/g/n, USB 3.0 e 2 porte USB 2.0,
HDMI 1.4. Tutto questo con un peso di
soli 1,7 kg. Molto interessante anche il
prezzo di listino: Slatebook sarà in vendita a soli 399 dollari.
PC Asus ha presentato PA328Q, un 32” 4K calibrato in fabbrica per offrire una qualità al top
Asus ProArt, il monitor 4K da urlo per fotografi
Il prezzo non è stato comunicato ma non sarà elevatissimo, si parla di circa 1.600 euro
D
di Emanuele VILLA

opo aver proposto un monitor
4K da 28 pollici dedicato ai
gamer, e con un prezzo di acquisto accessibile (699 euro), Asus
ora strizza l’occhio anche ai professionisti dell’immagine, presentando al Computex di Taipei il nuovo
ProArt PA328Q, un monitor 32 pollici con rapporto di forma 16:9 e una
risoluzione di 3840 x 2160 pixel. ll
monitor. inoltre, viene accuratamente
calibrato in fabbrica prima della spedizione.
I dati di targa lasciano subito trasparire l’anima “pro” di questo monitor,
capace di gestire i 10 bit e di coprire
al 100% la gamma cromatica sRGB,
il tutto con una luminosità superiore
alle 350 candele al metro quadrato.
Sul retro e lungo la cornice tantissime opzioni per la connettività, dalle
quattro porte USB 3.0 alle tre porte
HDMI 2.0, una delle quali compa-
torna al sommario
SanDisk
Extreme PRO
è l’SSD perfetto
per i gamer
tibile MHL 3.0. Non mancano poi
Display Port 1.2 per la gestione del
4K a 60 Hz affiancata a una mini displayport, sempre con standard 1.2. Il
monitor Asus, come la maggior parte
dei monitor professionali, può essere
ruotato, alzato e inclinato a piacere
per regolare al meglio la sua posizione rispetto agli occhi dell’utilizzatore.
Ancora non c’è un prezzo, ma pare
che Asus abbia intenzione di proporre questo monitor a un prezzo decisamente inferiore rispetto ai 3.499 euro
chiesti per il gioiellino PQ321QE, il
monitor 4K IGZO retroilluminato a
LED lanciato lo scorso anno: il range
di prezzo potrebbe andare tra i 1.400
e i 1.700 euro.
SanDisk annuncia la disponibilità di Extreme PRO SSD, un disco
pensato per coniugare spazio
di archiviazione e prestazioni:
l’ideale per giocatori, appassionati di PC e professionisti del
multimedia.
I suoi dati di targa sono interessanti: i dischi SSD Extreme PRO
assicurano una velocità di lettura sequenziale di 550 MB/s e
una velocità di scrittura fino a
520 MB/s, oltre a impiegare la
tecnologia nCache Pro, che impiega un’architettura di caching
a due livelli per ottimizzare la
velocità e la risposta. A livello di
capienza, ce n’è un po’ per tutte le esigenze: probabilmente i
gamer non avranno bisogno di
spazio “esagerato” e per loro il
240 GB (199 euro) e il 480 GB
(399 euro) sono adeguati, ma
chi vuole spingersi oltre, magari
per lavorazioni video in tempo
reale, può optare per il modello
da 960 GB, proposto in vendita
a 649 euro. SanDisk Extreme
PRO si avvale, inoltre, dell’applicazione SSD Dashboard per
Windows, che consente di monitorare le prestazioni del disco,
gli aggiornamenti del firmware,
TRIM manuale o programmato,
cancellazione sicura, lo stato del
drive, la longevità e gli indicatori
di temperatura.
n.91 / 14
9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
MERCATO L’ultimo rapporto Kantar sottolinea un delicato momento di mercato per Apple
Windows Phone cresce ancora in Italia, paga iOS
Apple negli USA è stata raggiunta da Samsung e in Italia rischia il sorpasso da parte di WP
di Roberto PEZZALI
indows Phone cresce ancora,
soprattutto in Italia. L’ultimo
rapporto Kantar Worldpanel
ComTech, relativo all’ultimo trimestre
dell’anno, mette in luce due trend significativi: in Europa cresce la frammentazione, grazie alla crescita delle quote
di Sony e Motorola che si uniscono a
quelle di produttori asiatici come Wiko e
Huawei, negli States Samsung ha ormai
il fiato sul collo di Apple e si prepara a
uno storico sorpasso.
Senza guardare però agli altri Paesi è
interessante analizzare la situazione
italiana: Android è cresciuto dal 66,7%
al 72,5%, ma è un dato che non stupisce più di tanto, mentre fa più riflettere la perdita del 3% di quote di Apple,
che passa ora al 13,4% e rischia il sorpasso da parte di Windows Phone
su base annuale. Il sorpasso in realtà
c’è stato a novembre, ma con gli ultimi due trimestri Apple si è ripresa e
Windows Phone ha rallentato, complice
Panasonic propone
un’offerta di lancio
sui TV in occasione
dei Mondiali di calcio
Sulla serie AX800
sconti fino a 300 euro
200 euro in meno
per i TV Full HD
W
di Massimiliano ZOCCHI
anche la situazione delicata Microsoft/
Nokia. I prossimi trimestri saranno decisivi. Il sistema operativo di Microsoft da
noi va comunque fortissimo, 11,8%, una
quota superiore a quella di ogni altro
Paese europeo (e non). Con l’arrivo di
Lumia 630 e l’acquisizione da parte di
Microsoft, Windows Phone potrebbe
davvero piazzarsi al secondo posto in
modo stabile. Tra le aziende in maggior
crescita da segnalare Huawei, che ha
visto un incremento del 123% nei 5 prin-
cipali mercati, dalla Germania all’Italia.
Da tenere d’occhio anche Wiko, che in
Francia è all’8% e in Italia è arrivata da
poco. Infine, e qui si giocherà una grande battaglia, Apple contro Samsung
in casa Apple: la prima ha il 34,6% del
mercato, Samsung ha il 34,1%. Il merito
di questo risultato, secondo gli analisti,
è dovuto al successo del Galaxy S5, ma
va anche detto che Apple quei numeri
li fa con solo 3 modelli di smartphone,
Samsung con almeno 30.
MERCATO La società di Cupertino conferma i rumor: è in corso l’acquisizione di Beats
Apple ha comprato Beats per 3 miliardi di dollari
Attesa per il primo prodotto frutto dell’acquisizione, potrebbe essere la nuova Apple TV
di Vittorio Romano BARASSI
T

re miliardi di dollari: è questa la
cifra che Apple sta spendendo
per acquistare Beats (in entrambe
le sue divisioni, Beats Music e Beats
Electronics), azienda con la musica nel
DNA, che molto presto entrerà a far
parte del corposo portfolio di acquisizioni del colosso di Cupertino. A darne
notizia, dopo tanti “no comment” è stata la stessa Apple, tramite un comuni-
torna al sommario
Sconti Mondiali
Fino a 300 euro
sui TV Panasonic
cato ufficiale apparso sul sito Web, in
cui viene confermato quanto i rumor
delle scorse settimane avevano svelato con largo anticipo. Le cifre in ballo
sono enormi: Apple verserà immediatamente 2,6 miliardi di dollari “cash” e
nei prossimi mesi finalizzerà l’acquisto
investendo in qualche maniera altri
400 milioni di dollari. I due fondatori di
Beats - Jimmy Iovine e Dr. Dre - pare
si siano inoltre assicurati due posti di
prestigio nel team Apple, ma al momento non è dato sapere di più sulla
questione.
Tim Cook si è così espresso sull’acquisizione: “La musica è una parte
così importante della vita di tutti noi
e in Apple occupa un posto speciale
nei nostri cuori. Ecco perché abbiamo
continuato a investire nella musica e
stiamo unendo questi team straordinari in modo da poter continuare a creare
i prodotti e i servizi musicali più innovativi al mondo”.
Sulla stessa linea di pensiero Iovine,
personaggio storicamente molto legato ad Apple: “Ho sempre saputo
nel mio cuore che Beats apparteneva ad Apple. Quando abbiamo dato
vita all’azienda, l’idea si ispirava dalla
capacità ineguagliata di Apple di fondere cultura e tecnologia. Il profondo
impegno di Apple verso gli appassionati di musica, gli artisti, cantautori e
l’industria della musica è qualcosa di
speciale”.
Ora che Apple ha finalmente messo le
mani su un qualcosa che a Cupertino
considerano come un tassello fondamentale per l’azienda che verrà, ci sarà
da capire cosa dovremo attenderci per
l’immediato e per i prossimi anni. Inizialmente è certo che Beats spingerà
non poco iTunes Radio; i seguaci Apple
però aspettano ben altro: quando arriverà il primo prodotto frutto dell’attuale
acquisizione? C’è già chi sussurra che
sarà la tanto attesa nuova Apple TV.
I grandi eventi sportivi sono sempre una buona rampa di lancio per
i produttori di TV e una buona occasione per i consumatori.
Panasonic, che sta lanciando sul
mercato italiano i modelli del 2014,
sconta (nei negozi che aderiscono
all’iniziativa) il prezzo di listino della gamma AX800 fino a 300 euro.
Stiamo parlando della linea di TV
Ultra HD, 3D e Smart TV disponibile nei tagli da 65”, che scontato
viene a costare 4.199 euro, e 50”,
che scende a 1.999 euro. La promozione è valida fino al 29 giugno
2014. La serie AS800, invece, consta di un maggior numero di modelli (TX-60AS800, TX-55AS800,
TX-47AS800), tutti Full HD, 3D e
con svariate funzionalità Smart. La
serie viene ribassata di 200 euro
rispetto al listino, anche in questo
caso con un limite temporale fissato al 29 giugno: in questo modo
occorre spendere 2.599 euro per
il 60”, 1.799 euro per il 55” e 1.399
per il 47”. Passando infine alle serie Full HD AS750 e AS740, che si
differenziano solo per la webcam
nella prima e il sintonizzatore T2 e
S2 nella seconda, lo sconto è sempre di 200 euro sui modelli da 55’’
e 47’’, mentre 100 euro in meno
per i modelli da 42”. Gli sconti, disponibili nei negozi che aderisciono all’iniziativa sono immediati.
n.91 / 14
9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
SMARTHOME Apple lancia il programma Homekit: casa intelligente alla portata di tutti
Apple prende di mira la casa con Homekit
L’obiettivo è quello di permettere ai dispositivi di dialogare grazie a un protocollo sicuro
Prima di Apple ci hanno provato in diversi, ma finora il loro progetto è miseramente fallito
di Roberto PEZZALI
N
el 2011 Google, nel corso del
Google I/O, annunciò la piattaforma per la casa domotica
Android@Home. Un progetto ambizioso,
presentato forse troppo presto e in pieno
fermento da tablet perché gli sviluppatori potessero prendere in seria considerazioni la soluzione che Google gli aveva
messo a disposizione. Senza una base
solida, Android@Home ha fatto la stessa
fine di molti altri servizi firmati Google,
“vaporware” direbbero alcuni. Non è
escluso che, grazie anche all’acquisizione di Nest, a Mountain View decidano
di tornare sui loro passi spingendo nuovamente il concetto di casa. Così Apple
da ieri ha rubato a Google la scena con
Homekit, provando a “tirare la volata”
dove molti hanno fallito. Il controllo della
casa, quello che viene definito domotica
o Home Automation, potrebbe essere
la gallina dalle uova d’oro dei prossimi
anni, insieme alle auto: il primo che riuscirà a mettere insieme tutti i dispositivi,
facendoli dialogare senza problemi tra
loro, avrà vinto. Homekit è solo agli inizi,
ma se c’è qualcuno che può vincere la
guerra del controllo della casa è proprio
Apple. Con Homekit la casa di Cupertino vuole fare proprio questo: da una
parte una piattaforma di sviluppo con
un protocollo di comunicazione sicuro,
dall’altra un programma di certificazione
hardware assicurano la corretta comu-

nicazione tra videocamere, termostati,
luci, allarmi e ogni altro tipo di accessorio o prodotto per la casa. Craig Federighi, presentando Homekit, è stato molto
vago e veloce, segno che forse Apple
non sta raccontando proprio tutto quello
che ha in mente: chi ha scaricato il documento preliminare, disponibile nell’area
sviluppatori di Apple, parla di un concetto tutto sommato semplice per far
dialogare tra loro dispositivi diversi raggruppandoli e gestendoli all’interno di
scenari. Grazie a Homekit, ad esempio,
sarà possibile sviluppare un software
che permette di controllare allo stesso
tempo il termostato Honeywell e le luci
Philips Hue. Un software che, al momento, non è ancora chiaro da chi sarà
creato, come non sono ben identificati
altri tasselli del puzzle Apple: non tutti i
sistemi, infatti, si possono gestire tramite
Wi-Fi o Bluetooth, alcuni elementi dei sistemi di Home Automation sfruttano altri
tipi di comunicazione e alcuni richiedono
hub dedicati. Altro elemento che stona
è la dipendenza da Apple:
Nest, il termostato intelligente, ora proprietà
di Google, non è ovviamente tra i prodotti supportati e non è pensabile che una casa possa
essere gestita solo con
prodotti “Apple”, sia per
quanto riguarda gli elementi controllabili che
per quelli di controllo.
Come si può definire inIl termostato Honeywell sarà certificato Homekit
telligente una casa dove
torna al sommario
Il tuo prossimo
smartphone
proietterà
ologrammi
Ostendo Technologies
lavora da quasi 10 anni
a un progetto che ha
del fantascientifico
ma che potrebbe essere
pronto ad entrare
nei nostri smartphone
di Michele LEPORI
solo con un iPhone si possono comandare le tapparelle o invocare uno scenario? Limiti, questi, contro i quali chi è
venuto prima di Apple si è già scontrato
ed è proprio per questo che di Homekit
Apple non ci sta dicendo probabilmente
tutto, tenendo le sorprese per la seconda parte dell’anno. Apple ha già ricevuto, comunque, l’attenzione da parte di
partner molto importanti per Homekit:
da Philips a Osram passando per i più
noti produttori di chip (Marvell, Broadcom, Ti) tutti si sono detti interessati al
nuovo programma, che potrebbe replicare il successo del “Made of iPhone”,
un programma che ha visto la nascita
di un numero enorme di accessori destinati ai prodotti Apple. Homekit non
sarà ancora la soluzione perfetta, ma ad
oggi sembra il più concreto passo verso
una gestione intelligente della casa da
parte di un player che ha una grossissima quota di mercato: mancano ancora
dei tasselli, alcune situazioni sono da
chiarire, ma se qualcuno può vincere la
guerra della casa Apple è una di queste.
Sempre che, e siamo certi che lo faranno, Microsoft e Google non vogliano
proporre la loro visione.
La comunicazione tramite ologrammi, ipotizzata da George
Lucas in Star Wars già nel 1977,
potrebbe presto diventare realtà.
Ostendo Technologies Inc, nome
sconosciuto al grande pubblico, ha presentato un proiettore
poco più grande di una caramella e dotato di un chip che controlla colore, luminosità e angolo
di visione di un milione di pixel
proiettati su qualsiasi schermo di
diagonale massima 48”.
La prima manifestazione della
tecnologia sarà un proiettore 2D
per smartphone che dovrebbe
vedere la luce non più tardi della
fine dell’anno e del quale - nei laboratori californiani - pare esista
già una versione avanzata poco
più grande del modulo camera
di un iPhone, pronta per veicolare ologrammi tridimensionali.
Gli ologrammi, in realtà, si sono
già ottenuti, non esistono solo
nel mondo cinematografico di
Star Wars e una veloce ricerca su Internet del concerto di
Hatsune Miku in Giappone ce lo
conferma: stiamo però parlando
di un risultato ottenuto su schermi enormi e con un uso di proiettori e specchi di pari dimensioni, assolutamente incompatibili
con la nostra vita di tutti i giorni.
Ostendo promette di più.
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9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
SCIENZA E FUTURO Robot, reti, aerei, viaggi, salute: Google ha le potenzialità per diventare proprietario del nostro futuro
Così Google si appresta a dominare il mondo
Tra acquisizioni, ricerche, progetti e investimenti, Google sta costruendo un impero che tocca ogni aspetto della vita
di Roberto PEZZALI
partita dai motori di ricerca, ma oggi Google ha le
mani ovunque. In questi anni, acquisizione dopo
acquisizione, ha tracciato un’enorme rete che va
a coprire quasi tutti i settori vitali, dalla fotografia alla
rete per finire alle mappe, all’energia e anche all’auto e
alla robotica. Quello che sorprende non sono tanto gli
investimenti fatti da Google, che soldi ne ha moltissimi,
ma di come l’azienda riesca a mantenere le promesse
con progetti che possono sembrare a prima vista irrealizzabili, ma che poi vengono messi in opera: si pensi,
ad esempio, alle auto che guidano da sole o ad Ara,
lo smartphone modulare. Ma Google non si ferma qui:
tra le centinaia di progetti e di soluzioni avviate ogni
anno si trova di tutto, dai robot agli specchi per l’energia solare alle turbine eoliche. Vediamo un elenco dei
progetti da seguire. Google acquisisce a fine 2013 la
Boston Dynamics, che non è la Massive Dynamic del Dottor Bishop anche se ci si avvicina
molto. Una società di ricerca e sviluppo di
tecnologie robotiche avanzate per usi
militari. Il loro progetto più ambizioso
è il mulo robot, qui un interessante
video, un quadrupede da trasporto
che può scalare pendii e trasportare
150 kg su terreni accidentati. Questo
è solo uno dei progetti della Boston
Dynamics: navigando il sito si trovano robot che scalano le pareti,
che saltano come le pulci
oppure il ghepardo robot
più veloce al mondo. L’interesse di Google per i robot
non si ferma solo agli animali: lo
scorso anno ha acquisito anche
l’azienda giapponese Schaft, che
ha vinto un concorso della DARPA
per il robot che meglio sapeva comportarsi come un umano. Il robot della Schaft guida, apre le porte e può
eseguire lavori di edilizia come un muratore.
Ecco un video del robot in azione, che mostra le infinite possibilità dell’automa e i test che ha superato. Dalla
terra allo spazio: Google ha finalizzato, poche settimane fa, l’acquisizione della Titan Aerospace, una società
che realizza droni autoalimentati da pannelli solari che
possono volare a lungo e in alta quota. Droni molto diversi da quelli fino ad oggi usati: il drone più piccolo
che Titan Aerospace sta realizzando ha un’apertura
alare maggiore di quella di un Boeing 747. Google intende utilizzarli per creare una rete di comunicazione
globale oltre che per le foto aeree da usare per i suoi
servizi Earth e Maps. Restando in tema di volo non possiamo dimenticarci poi Project Loon, che si basa sulle
mongolfiere per portare Internet nelle zone della terra
più remote e disastrate.
Google investe moltissimo anche sull’energia: in una
pagina del suo sito si possono trovare informazioni sugli investimenti in questo senso, con miliardi di dollari
spesi nella ricerca sulle energie alternative. Tra queste
si segnala Makani, la turbina che può andare a raccogliere il vento in alta quota risultando così più efficiente
della normale pala eolica. Un mega aquilone sempre
in volo, controllato da un cavo che gestisce l’altezza
e porta a terra l’energia prodotta. Non manca il solare:
100 milioni di dollari vengono investiti ogni anno per
ricerche nel campo dei pannelli; Google vuole portare i pannelli solari ad avere un’efficienza incredibile,
dimezzando i costi delle centrali. Tra i progetti a cui
Google contribuisce c’è anche Shweeb, una strana monorotaia a propulsione umana. L’investimento di solo
1 milione di dollari però lascia intendere che l’azienda
non è poi così interessata a questa tecnologia. Non è
certo una scoperta, invece, l’auto che si guida da sola:
dopo aver provato a integrare la tecnologia su auto di
terze parti, Google ha dimostrato di saper costruire anche un’auto da zero e la cosa dovrebbe preoccupare
non poco i vari produttori.
Spostandosi su cose più “piccole” la divisione hardware di Google ha creato i più incredibili strumenti per il
mapping delle aree: dagli zaini da trekking per portare
Street View dove una macchina non può passare, al
triciclo per le zone pedonali. Tra i progetti, invece, più
avanzati si trovano i Google Glass: già in vendita, sarà
per Google una delle tecnologie che rivoluzionerà il
modo di vivere e vedere il mondo. Saranno commercializzati probabilmente dal prossimo anno, anche se
nulla è ancora certo.
La stessa logica sarà applicata anche alle
Smart Contact Lens, lenti a contatto in grado anche di
aiutare coloro che soffrono di diabete monitorando i
livelli di glucosio. Tra le lenti a contatto, Smart Google
sta lavorando anche a una versione dotata di videocamera integrata. La conquista della casa passa, invece,
dall’acquisizione di Nest, l’azienda di Tony Fadell che
ha creato il più famoso termostato smart. È solo un
primo passo verso la creazione di prodotti intelligenti
per la casa e la gestione domotica. Tra gli appassionati
di smartphone cresce, infine, l’attesa per Ara, lo smartphone modulare al quale ogni azienda potrà contribuire creando moduli e accessori. Un prodotto che cresce
e si evolve nel tempo e che farà la felicità di chi è super
attento alle specifiche tecniche dei prodotti e vorrebbe
sempre più RAM, uno schermo migliore o una batteria
più capiente.
I droni a pannelli solari, volano a lungo in alta quota
Smart Contact Lens, misurano i livelli di glucosio
Ara, lo smartphone modulare che si può comporre

È
torna al sommario
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9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
TEST Lo stile di HTC One M8 è intatto e le prestazioni restano adeguate, ma il prezzo è elevato: Mini 2 costa 449 euro di listino
HTC One Mini 2: ecco a voi il piccolo principe
One Mini 2 non è solo più piccolo di One M8, ma appartiene a una diversa fascia di mercato, con dati tecnici inferiori
di Andrea ZUFFI e Emanuele VILLA
poche settimane dalla prova di HTC One M8, eccoci ad esaminare attentamente il fratello minore,
che risponde al nome di One Mini 2. Ad un primo
sguardo HTC One Mini 2 è a tutti gli effetti la versione
compatta del fratello maggiore One M8, ma l’esame più
attento rivela alcune differenze visibili anche dall’esterno, oltre a quelle che si possono dedurre dalle caratteristiche tecniche. Naturalmente è differente anche il
prezzo, che in Italia sarà di 449 euro.
Esteticamente questo Mini 2 si presenta con lo stesso
design dell’HTC One M8, stessi materiali e stessa cura
ai dettagli costruttivi. C’è un po’ meno metallo nella parte frontale, ma la scocca posteriore è completamente in
alluminio satinano con una leggera bombatura sul dorso, mentre per quanto concerne il display abbiamo un
Super LCD 2 da 4,5’’ con ai lati due altoparlanti con tecnologia BoomSound, e nella parte altra trovano posto la
fotocamera secondaria, il LED di notifica e due sensori
di luminosità e prossimità. Lo spessore del Mini 2 è un
po’ maggiore di quello del M8, 10,6 contro 9,4 mm, mentre il peso ovviamente è inferiore, con i suoi 137 grammi
e non 160 grammi come nel caso di M8.
I tasti sono on-screen, una delle novità introdotte con
la versione 6.0 dell’interfaccia proprietaria Sense e di
conseguenza la parte sotto al pannello risulta spoglia e
inutilizzata; poteva forse essere un po’ ridotta in fase di
progettazione. Sulla parte anteriore non si notano quindi differenze rispetto al suo predecessore da 5”, mentre
girando il terminale sul retro salta subito all’occhio che la
fotocamera è una sola: manca infatti la seconda più piccola e con essa tutte le funzioni che sull’M8 si potevano
gestire con l’app UFocus. Anche il flash LED in questo
caso è singolo.
Entrando nel vivo delle specifiche tecniche, è evidente che l’HTC One Mini 2 sia il fratellino minore di One
M8. La scelta di HTC è stata quindi quella di realizzare
un prodotto con molti punti di contatto rispetto al top di
gamma, ma appartenente a una fascia inferiore: si tratta
di un prodotto diverso e dedicato a un pubblico un po’
meno esigente, ma pur sempre di fascia alta, come te-
A
La fotocamera di HTC One Mini 2 non è Ultrapixel
ma, a differenza del fratello maggiore, è da 13
Megapixel BSI.
video
lab
HTC One Mini 2
449,00 €
MINI SOLO NELLE DIMENSIONI: COSTA CARO, MA VALE
Questa volta, potrebbe davvero essere un successo. Perché lo stile è quello di M8, che è semplicemente il più bel telefono Android in circolazione:
è curato nei dettagli e ha caratteristiche tecniche di tutto rispetto, compresa una fotocamera niente male, pur non essendo Ultrapixel e quindi
soffrendo un po’ quando la luce è poca. Il costo è il limite di questo prodotto: 449 euro non sono pochi per caratteristiche non al top, ma trattandosi
di un terminale di fascia medio/alta con look “premium”, è comunque proporzionato all’offerta. Fermo restando che la scelta di un display 720p è
ottima per un terminale di queste dimensioni, ci si interroga sul perchè HTC non abbia voluto andar oltre lo Snapdragon 400 e 1 GB di RAM: questione
di costi, presumibilmente, ma c’è anche da dire che qui i pixel da “muovere” rispetto a M8 sono di meno, e l’esperienza d’uso, molto fluida e senza
intoppi, l’ha confermato. Poi in prospettiva sarà di certo meno longevo di altri con caratteristiche al top, ma al momento non ci si può lamentare.
Autonomia nella norma, un giorno di utilizzo vola senza problemi ma non si può dimenticare la ricarica, pena la necessità di far intervenire la modalità
di risparmio estremo che ovviamente “uccide” le funzionalità del telefono. In sostanza: un prodotto premium nel look e mid-range nelle prestazioni,
che non delude il target cui si rivolge, non nasce per “battere tutti” in termini di performance ma di design. Design che, com’è noto, si paga.
8.1
Qualità
8
Longevità
7
Design
Simplicità
9
8
- Design eccellente
COSA CI PIACE - Potenza adeguata alla routine quotidiana
- Display luminoso, buona leggibilità diurna
stimoniato dal prezzo di listino.
Il processore è uno Snapdragon 400 da 1,2 GHz con
RAM da 1 GB. La GPU è una Adreno 305. Buona la memoria interna da 16 GB di base, con oltre 10 GB disponibili per l’utente e uno slot MicroSD, novità introdotta da
HTC a partire dall’ One M8, che permette un’ulteriore
espansione della capacità fino a 128 GB. Il display è un
4,5” con risoluzione di 1280 x 720 pixel (niente Full HD,
che invece troviamo sul M8) con densità pari 326 ppi e
tecnologia Super LCD 2, che com’è noto apporta una
serie di upgrade rispetto al classico LCD, tra cui una riduzione sensibile del gap tra il vetro e il display (che avvantaggia la luminosità e la riduzione dei riflessi), oltre a
un angolo di visione più pronunciato. Lo schermo è protetto da Gorilla Glass 3. Se sul fronte della risoluzione,
HTC ha dovuto sacrificare il Full HD, cosa comprensibile
in virtù della riduzione delle dimensioni, il Mini 2 porta in
eredità da M8 BoomSound, con lo stesso amplificatore
interno e gli stessi speaker stereo frontali. Una differenza marcata rispetto all’ M8, invece, per Il comparto foto-
COSA
NON CI PIACE
D-Factor
9
Prezzo
8
- Prezzo elevato
- Autonomia nella norma,
migliorabile
grafico: al posto del sensore Ultrapixel, che com’è noto
riduce il numero di pixel a favore di un sensore più grande e quindi più sensibile alla luce, qui si è optato per un
CMOS “standard” da 13 megapixel, retroilluminato (BSI),
con autofocus, Flash LED e geo-tagging, con apertura
F/2.2. Come vedremo nella prova sul campo, sono così
possibili scatti con risoluzione massima di 4128 x 3096
pixel e riprese video Full HD a 30 fps. La fotocamera
secondaria è da 5 Mpx per selfie di qualità, esattamente
come per M8, con possibilità di girare video sempre in
Full HD a 30 fps.
ll nuovo One Mini 2 offre un set completo di servizi di
connettività. Sono supportate infatti le reti 3G e le 4 bande LTE, oltre al Bluetooth 4.0, al wi-fi a/b/g/n dual band e
al NFC; peccato per l’assenza di Wi-Fi ac. La condivisione dei contenuti è assicurata da DLNA e Miracast.
A far girare il Mini 2 è Android nella versione 4.4.2 KitKat
con la personalizzazione Sense 6.0 già introdotta su M8
ma che sul mini 2 perde le “motion gesture” tipiche di

segue a pagina 32 
torna al sommario
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TEST
Smartphone HTC One Mini 2
segue Da pagina 31 
M8. L’aspetto della home screen e i temi sono completamente customizzabili: sono disponibili ad esempio il Kid
Mode, che permette l’utilizzo soltanto di alcune applicazioni proteggendo i dati importanti dalla visione e cancellazione accidentale, oppure la modalità HTC Car, una
particolare impostazione atta a rendere più funzionale e
immediato l’utilizzo delle principali funzioni in auto.
La batteria ha una capacità di 2.110 mAh e non è removibile essendo la scocca posteriore fissa. Degna di nota
la modalità di risparmio batteria, già presente su top di
gamma, che agisce su due livelli. Il primo corrisponde
al risparmio energetico classico che prolunga la durata
della batteria con alcuni semplici accorgimenti, come la
riduzione del clock del processore, la diminuzione della
luminosità del display e lo spegnimento delle connessioni wireless dopo un certo periodo di stand-by a display spento. Attivando invece la modalità di risparmio
estremo, disponibile solo quando l’autonomia è molto
ridotta, lo smartphone entrerà in uno stato di funzionamento minimale, permettendo ancora diverse ore di
vita della batteria e quindi di raggiungibilità dell’utente
in caso di chiamate, SMS ed email. Si dovrà in questo
modo rinunciare a tutte le altre feature smart.
Vedremo nel corso della prova se HTC sarà riuscita a
lavorare sull’ottimizzazione del sistema per garantire
un’esperienza d’uso comunque eccellente anche con
un hardware meno potente.
HTC contro tutti: a chi è rivolto Mini 2?
HTC One Mini 2 è uno smarphone completo, curato nell’estetica e nei materiali, con funzioni di prim’ordine. Un
terminale di fascia medio-alta dedicato ad un pubblico
esigente che non è disposto a spendere una fortuna per
un top di gamma.
Le dimensioni del Mini 2 non sono eccessive, e per questo il target di Mini 2 è senz’altro più esteso rispetto a
quello di M8: una minima differenza di display che incide
favorevolmente sull’ergonomia; One Mini 2 si impugna in
un attimo, si estrae dalla tasca velocemente, non ci sono
problemi a effettuare swipe e via dicendo. Tutto per una
piccola differenza nelle dimensioni del display, che però
rende One Mini 2 appetibile a una fetta di utenti ben più
ampia rispetto a quella di One M8. Il parco applicazioni
è di tutto rispetto con qualche taglio rispetto al fratello
maggiore, ma la produttività è possibile grazie a Polaris
Office 5 compreso nella dotazione. HTC ha preferito in-
MAGAZINE
serire lo slot nano-SIM. La scelta
non sembra obbligata date le generose dimensioni del dispositivo
ma probabilmente si tratta di una
mossa voluta per strizzare l’occhio ai possessori di iPhone che
non escludono di potersi avvicinare ad Android proprio con questo
Mini 2.Difficile fare un paragone
tra HTC One Mini 2 e altri prodotti
nella stessa fascia di prezzo: se
dovessimo guardare solo le specifiche tecniche, ci verrebbe da
paragonarlo al Moto G, che costa
la metà ma non è paragonabile a
livello di cura costruttiva, design e
stile. Più calzante il paragone con Sony Xperia Z1 Compact, che costa un po’ di più (499 euro), perde il confronto a livello di design e di display ma lo vince a livello
tecnico con lo Snapdragon 800 e i 2 GB di RAM, che gli
assicurano prestazioni di primissimo piano. Z1 Compact
non ha ancora un successore, ma scommettiamo che
non manca molto all’arrivo di uno Z2 Compact.
Bello, elegante, piacevole da usare
Non parliamo in questa sede (se non marginalmente)
delle caratteristiche di Sense 6.0, rimandando per un
approfondimento alla prova di One M8; ci limitiamo
a dire che, a fronte di qualche piccola pecca veniale,
l’esperienza d’uso con l’interfaccia HTC è appagante.
La grafica è minimale ed elegante, le funzioni sono rapidamente accessibili e il telefono nelle operazioni di
base è reattivo il giusto: per fare un esempio, l’accesso
alla fotocamera dalla lockscreen è inferiore al secondo,
e anche le operazioni di messa a fuoco e scatto sono
rapidissime. RIspetto a M8 si sono perse alcune funzionalità, come le motion gesture a telefono spento, ma il
grosso è rimasto, così com’è rimasta la tecnologia audio
BoomSound, che permette un livello sonoro notevole
dai piccoli speaker frontali e può essere attivato o disattivato durante l’ascolto in cuffia. In quest’ultimo caso,
però, complici gli auricolari non eccelsi in dotazione, è
meglio farne a meno durante l’ascolto musicale, mentre
senza cuffie è un plus non indifferente.
Usare HTC One Mini 2 nella routine quotidiana è piacevole: il telefono è bello, dà una sensazione di solidità ed
è decisamente elegante. La reattività dell’interfaccia è
notevole e le operazioni del day-by-day non hanno mai
risentito di limiti di particolare entità: un filo trascurabile
di lag durante la navigazione, qualche secondo “extra”
per il caricamento delle app e dei giochi più impegna-

Notte fonda, solo un lampione a illuminare lo scorcio di un palazzo. Modalità
Night a ISO 1000: condizioni “estreme” che difficilmente verranno replicate.
Nonostante tutto, i colori sono visibili, pur con una notevole rumorosità.
torna al sommario
tivi rispetto ai blasonati top di gamma ma nulla di più: i
giochi, anche di ultimissima generazione, scorrono con
un elevato livello di fps, sicuramente analogo a quello
di soluzioni grafiche di livello superiore. Qui ovviamente c’entra la risoluzione del pannello, di livello inferiore
rispetto ai prodotti di riferimento e quindi meno “esosa”
in termini di potenza di calcolo.
Certamente una prova del genere dà esiti finali sul lungo periodo, ma una settimana di uso intenso non ha
causato nessun sintomo preoccupante: il telefono reagisce sempre bene ad ogni tipo di richiesta e quando il
multitasking si fa davvero pesante (GPS + navigazione
web + musica di sottofondo + varie ed eventuali) si nota
un po’ di fatica dovuta soprattutto a 1 solo GB di RAM,
ma non è mai capitato di assistere a blocchi o sintomi
più preoccupanti. Scalda abbastanza, questo sì: nella
routine quotidiana non è un problema, ma quando l’abbiamo portato in giro per scattare le (decine di) foto, il
calore si è fatto notare. A livello di autonomia, nessuna
problema particolare: 2 ore circa per la ricarica completa da rete elettrica, se usato in modo intenso siamo sulla
giornata e mezza di utilizzo, dopo di che si può intervenire con qualche modalità di risparmio, compresa quella
“estrema”, che però lascia acceso proprio il minimo indispensabile. È un telefono con cui si arriva a sera senza
problemi, anche usandolo in modo assiduo: poi bisogna
ricaricarlo, perchè a 2 giorni non arriva.
Fotocamera non Ultrapixel
ma molto versatile
Vista la tendenza recente di migliorare costantemente il
comparto fotografico degli smartphone a discapito delle tradizionali compatte, abbiamo sottoposto Mini 2 a
segue a pagina 33 
Condizioni ideali di scatto, luce giusta e risultato brillante sotto tutti i parametri: il dettaglio c’è ovunque, la compressione non dà fastidio, rumore
scarsissimo e una vividezza di ottimo livello
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TEST
Smartphone HTC One Mini 2
segue Da pagina 32 
una sessione di test intensa. Partiamo dicendo che per
One Mini 2, HTC ha deciso di non seguire la medesima
direttrice di One M7 e One M8: la fotocamera è infatti
basata su un sensore non-Ultrapixel retroilluminato BSI
da 13 mpixel con apertura F2.2 e senza il sensore di
profondità che permette a One M8 di regolare fuoco
e profondità dopo lo scatto (qui si può fare una cosa
analoga con un effetto di post-produzione ma i risultati
sono quello che sono). Intanto due parole sull’interfaccia custom della fotocamera. Promossa, perché anche
chi non ha mai maneggiato un prodotto con Sense, si
trova bene molto rapidamente. La selezione iniziale è
tra Camera, Video e Selfie, dopo di che l’interfaccia
(esaminata in modalità landscape) propone le opzioni disposte ordinatamente alla base dell’interfaccia e
il pulsante di scatto sul lato destro (click per ingrandire). Tantissime le opzioni: partiamo dalla modalità
Auto, che sarà la più usata e permette di regolare
manualmente gli ISO, la correzione dell’esposizione,
il bilanciamento del bianco ed eventuali effetti artistici, passiamo per la classica modalità Notte, l’HDR, il
Panorama, Portrait, Landscape, Macro, Manuale e altri
ancora. In modalità manuale, la fotocamera permette
la regolazione indipendente del fuoco, diaframma,
ISO (tra 100 e 1600), esposizione e bilanciamento del
bianco, mentre in tutti i casi è possibile selezionare la
risoluzione di scatto (fino a 13 mpixel), il fattore di crop
(la macchina scatta in 4:3, 16:9 e in formato quadrato),
geotagging e il timer di scatto. Partiamo con la prova
in due sessioni distinte: una diurna a luce solare intensa, una serale/notturna decisamente più complessa
da rendere al meglio.
In sostanza, la fotocamera è un altro punto di forza del
telefono HTC: non abbiamo avuto modo di confron-
MAGAZINE
tarla direttamente con l’Ultrapixel di M8 in condizioni
di scatto analoghe, ma questa 13 mpixel BSI di Mini 2
soddisfa le esigenze dell’utente medio di smartphone
e va anche leggermente oltre. In condizioni ideali di
scatto è davvero notevole, zoom a parte non notiamo
differenze di spicco rispetto a una fotocamera compatta di medio livello, la gamma dinamica non è eccelsa
ma da un lato ciò è comprensibile, dall’altro un minimo
di esperienza, qualche ritocco successivo (sempre in
1
camera) e la gestione manuale dei parametri permettono di ottenere risultati degni di nota. Di notte, l’Ultrapixel avrebbe brillato, qui il calo delle performance
è evidente ma – volendo rapportarlo alla media degli
smartphone mid-price esistenti in commercio – siamo
nella norma; nulla di trascendentale ma, complice una
compressione comunque scarsa e tante opzioni di
scatto, anche qui è possibile “tirar fuori” qualcosa di
buono, magari allontanandosi dall’auto.
2
1) Modalità totalmente Auto,
fuoco ed esposizione sugli alberi. 2) Nonostante la forte luminosità, il dettaglio è intelligibile
4
4) Interveniamo con un effetto
simil-vintage (si chiama Country), che la macchina appone
in tempo reale. 2) Profondità di
campo. La macchina evidenzia
un cerchio al centro dell’inqua7
3
in quasi tutte le parti dell’immagine e la gamma dinamica
è estesa, senza “bruciature”
manifeste. Colori molto brillanti.
3) Situazione al limite, per via
dei contrasti che mettono a dura
prova il sensore.
5
dratura e sfoca progressivamente ai lati. Ha senso in circostanze
specifiche ma non qui: dal
Ufocus dell’One M8 c’è un abisso. 3) L’effetto Vignetta è un po’
troppo aggressivo, ma d’impatto.
8
6
Non si limita a “vignettare”
l’immagine, ma rende nera tutta
l’immagine ad eccezione di un
cerchio centrale, sul quale opera
esaltando la vividezza cromatica
a discapito del dettaglio.
9
1
2
7) Modalità Landscape con
esposizione sull’erba: ottimo il
dettaglio, scarsa la compressione, immagine molto equilibrata
cromaticamente. 8) Un ritocco
immediato in camera, subito
successivo allo scatto di cui
10
sopra. Nonostante le regolazioni,
siamo intervenuti sui livelli per
alzare un po’ gli scurissimi cercando di bloccare il più possibile
i mezzitoni. L’immagine è molto
più dettagliata, con una dinamica superiore. 3) L’HDR nelle
11
stesse condizioni di scatto. L’algoritmo è perfezionabile, poiché
l’immagine offre sì un buon
dettaglio nelle zone in ombra,
ma brucia il resto, risultando
meno equilibrata e piacevole
rispetto a quella di prima.
12
3

Menu principale (1) di selezione delle opzioni
di scatto: molte le possibilità, compresa una
modalità totalmente manuale (2). Dopo lo scatto,
se qualcosa non va, si può intervenire con opzioni
di ritocco (3).
torna al sommario
101) Qui abbiamo giocato un po’
col Macro e con le regolazioni
semi-automatiche: a prescindere dai parametri utilizzati, il
risultato è molto bello in termini
di impatto e microdettaglio. 11)
Regolazione totalmente Automatica per una piazza all’imbrunire (ISO 640). L’immagine è più
luminosa rispetto al vero, ma il
dettaglio ne risente. 12) Stessa
immagine di prima, scattata
a pochi secondi di distanza in
modalità Night (ISO 1000).
Sicuramente più luminosa di
prima, ma anche più rumorosa e
con dettaglio di livello inferiore.
Preferiamo la precedente.
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9 GIUGNO 2014
MAGAZINE
TEST Abbiamo provato lo smartphone Lumia 630, ideale per chi cerca semplicità d’uso, autonomia, qualità, design e colore
Nokia 630, buon telefono se non si pretende troppo
A 149 € e con un sistema operativo completo, Lumia 630 si candida come best buy per chi non è attratto dai top di gamma
di Roberto PEZZALI
’Italia è il paese dei Lumia: nessun altro paese
europeo può vantare una quota di mercato per i
colorati smartphone Nokia come il nostro e non è
un caso che sia proprio l’Italia uno dei primi paesi scelti per il lancio di Lumia 630 con Windows Phone 8.1.
Il nuovo Lumia, 149 euro di listino e disponibilità immediata in quasi tutti i negozi, è il primo smartphone
al debutto con la nuova release del sistema operativo
Microsoft.
Il Lumia 630, con la cover colorata intercambiabile
che ormai è un marchio di fabbrica, si presenta come
un onesto smartphone con specifiche tecniche di
base: processore Snapdragon 400, fotocamera da
5 Megapixel, schermo da 480 x 848 pixel e 512 MB
di RAM, numeri e sigle queste che contano davvero
poco se consideriamo lo smartphone nel suo insieme,
perché il Lumia 630 è veloce, ben costruito e soprattutto completo di tutto quello che serve, dal navigatore alle app più interessanti. Il merito va diviso in parti
uguali anche se ormai è difficile parlare di Microsoft
e Nokia come entità separate, tuttavia sistema operativo, hardware e app sono la ricetta giusta per un
buon successo nel segmento degli smartphone di fascia bassa. Alla fine il Lumia 630 è questo: un telefono
senza troppe pretese che vuole far bene il suo lavoro
senza costare troppo; non intende attrarre un utente
di iOS e neppure l’androidiano convinto dal suo ultimo Galaxy S5 o HTC One, ma vuole solo essere un
acquisto di cui un utente non si debba pentire.
L
Costruzione OK, design anche
Il Lumia 630 ricalca la linea stilistica degli altri modelli Nokia di fascia bassa, con un guscio colorato in policarbonato intercambiabile e un pannello
frontale totalmente nero senza neppure un tasto.
Windows Phone 8.1, grazie alla revisione delle specifiche, permette di realizzare smartphone con tasti a
schermo e Nokia non si è lasciata sfuggire l’opportunità di risparmiare qualcosa sui bottoni. Il design, per
quanto semplice, è comunque piacevole così come
è piacevole al tatto la finitura soft robusta e a prova
di ditate. Ai tasti di accensione e del volume si affiancano un piccolo foro per lo speaker monofonico, la
porta USB e la presa jack, praticamente l’essenziale.
Non tutto però è perfetto: la fotocamera, ad esempio,
video
lab
Nokia Lumia 630
149,00 €
UN OTTIMO SMARTPHONE PER CHI NON SA USARE LO SMARTPHONE
Il Lumia 630 ci è piaciuto molto, è un ottimo smartphone completo destinato a chi non è uno smartphone addicted. Ha i suoi limiti, ma se pensiamo
a persone che fino ad oggi hanno usato un vecchio cellulare e non hanno la necessità di qualcosa di più completo, il 630 diventa una soluzione ideale
per facilità d’uso, autonomia, qualità e ingombro. Grazie alla suite di applicazioni pre-caricate, Nokia offre un prodotto completo che può essere
usato anche senza scaricare ulteriori app dallo store, anche se difficilmente oggi si può rinunciare a Whatsapp o Twitter. Nella fascia di prezzo che va
dai 100 ai 150 euro difficilmente si trova di meglio: esistono molti smartphone Android, ma nessuno è in grado probabilmente di reggere il paragone.
7.4
Qualità
7
Longevità
7
Facilità d’utilizzo
COSA CI PIACE Sistema operativo completo
Maneggevolezza
Design
7
Simplicità
9
D-Factor
7
Prezzo
8
Rispetto a iOS e Android mancano app
COSA NON CI PIACE Display poco leggibile al sole
Solo 512 MB di RAM limitano alcuni giochi
non ha il flash, manca una camera frontale, la qualità
dello speaker non è eccelsa e manca il sensore per
adattare la luminosità dello schermo alla luce ambientale, e quest’ultima a nostro parere è l’assenza
più grave. Ogni smartphone va ovviamente considerato in relazione alla sua fascia e al suo prezzo, e se
l’assenza del flash è comprensibile quella del sensore un po’ meno. A dire il vero non è l’unico sensore
che manca: il Lumia 630 è privo anche di sensore di
prossimità ma qui l’azienda ci ha stupito riuscendo a
emulare il funzionamento tramite software. Al posto di
avere un sensore che rivela la distanza tra l’orecchio
e il telefono, spegnendo di conseguenza schermo e
touch, sfrutta il contatto della parte alta dello schermo
con l’orecchio: basta questo per spegnere lo schermo
e evitare di interrompere la chiamata in modo involontario. Il funzionamento lo si può simulare anche a
mano, appoggiando la mano sullo schermo in fase
di chiamata: anche se il sensore è una mancanza, il
modo in cui Nokia ha aggirato il problema è geniale
e va solamente applaudito. La mancanza del sensore per adattare l’emissione luminosa dello schermo
è invece molto più fastidiosa, perché ci obbliga a regolarla a mano dal pannello notifiche: non sarebbe
stato un grosso difetto se lo schermo avesse avuto
un trattamento anti-riflesso come i modelli superiori,
invece con una forte luce del sole incidente lo schermo non è molto leggibile e solo la luminosità massima
lo rende un po’ leggibile, valore che inevitabilmente
abbassa l’autonomia.
Schermo a definizione standard
buon angolo di visione
Nokia ha scelto un buon LCD, un pannello da 4.5” IPS
con una risoluzione di 480 x 848. Il risultato finale è
più che buono: da una parte la tecnologia usata ci regala un ottimo angolo di visione, dall’altra Windows

segue a pagina 35 
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9 GIUGNO 2014
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TEST
Smartphone Nokia Lumia 630
segue Da pagina 34 
Phone 8.1 permette di regolare saturazione, ombre,
luci e mezzi toni per ottenere il bilanciamento e l’impatto a noi più congeniale. Volendo essere pignoli si
poteva sperare in uno schermo QHD, 960 x 540, ma
probabilmente costava troppo e toglieva spazio a un
prodotto più completo. Ricordiamoci sempre che il listino di questo smartphone è 149 euro, e tra qualche
settimana si troverà anche a qualcosa in meno. Chi è
abituato a uno schermo con risoluzione più elevata
farà comunque fatica ad accettare e a riabituarsi ai
pochi punti per pollice, soprattutto durante la navigazione web dove era abituato a leggere titoli e testi
piccoli anche senza ricorrere al pinch to zoom.
Non è un selphie-phone
e manca anche il flash
Il reparto fotocamera del Lumia 630 può contare sul
vantaggio dell’ottima applicazione Nokia Camera ma
anche su un paio di mancanze, come ad esempio l’assenza di una fotocamera frontale (i selphie addicted
sono avvisati) e di un flash per la camera posteriore.
Questo a nostro avviso non è un grossissimo problema: il flash bisogna saperlo usare, e spesso i LED
degli smartphone non fanno altro che contribuire a
creare una foto sbilanciata con un viso pallido malamente illuminato verso il centro. Piuttosto che un
piccolo LED inutile meglio non avere nulla: chi vuole
fare foto in condizioni di scarsa illuminazione deve
spendere di più e guardare ad altri modelli Nokia, ma
ovviamente i costi da affrontare sono altri. Il sensore
della fotocamera offre comunque prestazioni più che
buone quando la luce lo permette, con un livello di
compressione accettabile e fotografie che possono
essere stampate anche su 13/18 senza troppi problemi. Per quanto riguarda, invece, i selphie anche in
questo caso Nokia è intervenuta via software: grazie
a Nokia Glam Me è possibile scattare selphie con la
camera posteriore senza guardare lo schermo. Una
serie di segnali acustici ci guidano verso l’inquadratura perfetta grazie a una serie di “bip” che ricordano
molto un metal detector. Non è come guardare davvero cosa si sta inquadrando, certo, ma è comunque un
modo per realizzare autoscatti centrati e soprattutto
permette di cogliere foto più “imprevedibili” e a volte
anche più piacevoli di una foto preimpostata.
Memoria espandibile
e batteria intercambiabile
Tra i punti di forza di Lumia 630 ci sono sicuramente
la memoria espandibile tramite microSD e la batteria
intercambiabile, due punti fermi che spesso mancano
su terminali di ben altro livello.
La batteria è intercambiabile e sotto la scocca c’è spazio anche per lo slot SD.
La presenza della memoria espandibile risulta particolarmente utile con Windows Phone 8.1 a bordo, dove
grazie al sensore memoria si può gestire nel migliore
dei modi l’archiviazione. Chi vuole giocare poi con
cartelle e file può scaricare Gestione File, il nuovo file
manager per Windows 8.1: si potranno organizzare i
file in cartelle sulla memoria esterna sfruttando al meglio tutto lo spazio disponibile. Sotto il profilo hardware, nonostante il prezzo e la costruzione chiaramente
economica, il Lumia 630 non sfigura affatto, e anche
ricezione e qualità audio sono più che soddisfacenti,
così come soddisfacente è l’autonomia, che raggiunge senza troppi problemi le 18 ore di uso moderato.
Completo e appagante
(anche senza LTE)

Manca il flash, ma non è così grave. Le foto sono comunque buone
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Il merito del successo di Lumia 630
va diviso equamente tra Nokia e Microsoft: Microsoft con Windows 8.1 ha
saputo realizzare un sistema operativo che risulta velocissimo anche su
uno smartphone con 512 MB di RAM,
Nokia ha aggiunto allo smartphone
quelle app che solitamente vanno
acquistate a parte. Le novità di Windows 8.1 le abbiamo già ampiamente
descritte, ma a queste vanno aggiunte alcune feature proprie degli smartphone Nokia come appunto Nokia
Camera, Here Map e Here Drive+,
per una suite di navigazione offline
completa e ben funzionante. Nokia facilita anche la
migrazione da vecchi telefoni “poco smart” con Transfer My Data, una applicazione che trasferisce contatti
e volendo anche foto e SMS via Bluetooth. Una cosa
semplice, ma considerando che per molti il Lumia 630
potrebbe essere il primo smartphone la funzione non
è affatto da sottovalutare.
Le prestazioni del Lumia 630 sono assolutamente
buone: il sistema operativo è fluidissimo, anche se in
molti casi per l’apertura delle app servono un paio di
secondi. Windows Phone non sembra però andare
mai in crisi nonostante la poca memoria disponibile,
anche se, ovviamente, non si possono pretendere dal
Lumia 630 le stesse prestazioni di uno smartphone
dotato di più memoria e processori più potenti: per
i giochi, ad esempio, è meglio non eccedere con il
tipo di gioco restando nell’ambito dei casual game. La
questione performance con le applicazioni è comunque relativa: alcune app ben scritte sono veloci, altre,
anche se semplici, sono lente; è così con tutti i sistemi
operativi e ovviamente Windows Phone non rappresenta una eccezione. L’unico dubbio che si potrebbe
avere di fronte al Lumia 630 riguarda la poca memoria: è vero che durante la nostra prova i 512 MB non ci
hanno mai impensierito, tuttavia ci sono applicazioni
che richiedono almeno 1 GB di RAM per funzionare,
soprattutto giochi di alto profilo. Se volete Halo Spartan Assault, Fifa, Mass Effect, Spiderman, The Sims e
altri titoli “top” sul Lumia 630 non funzioneranno.
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TEST Abbiamo provato il modello da 65 pollici, un TV eccezionalmente elegante e capace di offrire una qualità video al top
TV Ultra HD Sony X9005B: eleganza e qualità
L’X9005 ha un design tutto nuovo, audio ancora migliorato e nuove tecnologie per spingere al massimo il pannello 4K
di Paolo CENTOFANTI
ony offre quest’anno ben tre serie di TV con pannello 4K e il TV che qui presentiamo è il modello “di mezzo”. La serie X9 - o X9005B come è
chiamata anche qui in Italia - è quella che presenta le
principali novità Sony per il 2014 e si distingue dal top
di gamma, almeno a livello di tecnologia, per la retroilluminazione LED Edge, dove l’X95 è invece full LED.
L’X9, disponibile nei tagli da 55, 65 e 79 pollici, presenta però il nuovo design a cuneo che propone anche
un migliorato sistema audio rispetto al modello dello
scorso anno, integrato e in bella vista.
S
video
Design curato in ogni particolare

L’X9 è un vero e proprio oggetto d’arredo curato nei
minimi dettagli. E per fortuna verrebbe da dire, perché
quando apriamo l’imballo ci troviamo di fronte, con il
modello da 65 pollici, a un oggetto largo ben 171 cm
(il 79” supera i due metri di larghezza). Le dimensioni sono impegnative, ma il TV Sony è costruito come
un mobile di qualità. Tutto il frontale sembra un pezzo unico, senza soluzione di continuità tra pannello e
bordi laterali, dove sono incassati i diffusori. Il profilo
è elegantissimo, tagliato come di netto, con una bella
finitura cromata. Il bordo superiore è invece arrotondato e ancora prolunga la continuità della superficie
glossy del frontale. I due piedini che costituiscono la
base d’appoggio del TV possono essere posizionati
ai bordi, oppure più verso al centro, nel caso di posizionamento su un mobile più stretto rispetto al TV. Sul
lato sinistro, nella parte superiore del frontale, a guardare bene notiamo una piccola macchiolina che non è
altro che la webcam integrata, utilizzabile in particolar
modo Skype e la nuova funzionalità social view. L’attenzione è però naturalmente quasi tutta per il sistema
audio integrato, costituito da una coppia di diffusori a
tre vie. Oltre al tweeter, rispetto al modello dello scorso anno, abbiamo un midrange e un woofer, entrambi attivi e con coni realizzati in fibra di vetro e mica.
Sony ha anche migliorato la sezione di amplificazione
per offrire un suono più corposo e dinamico. Opzionalmente è possibile completare il sistema audio anche
con un subwoofer wireless. Il retro, come è naturale
che sia, non presenta la stessa eleganza, ma Sony ha
ben studiato la disposizione delle connessioni per permettere un’installazione il più pulita possibile. Grazie al
port replicator è persino possibile uscire dal TV con un
unico cavo, per poi collegare le sorgenti in un punto
meno in vista. Le connessioni sono davvero complete:
ci sono 4 porte HDMI 2.0 di cui due certificate anche
MHL 3.0 e una compatibile ARC per il collegamento di
un sintoampli esterno. Ci sono, poi, ben 3 porte USB, la
presa SCART, ingresso component, uscita digitale ottica, porta di rete LAN, uscita per le cuffie. Il TV è dotato
di doppio sintonizzatore DVB-T2 e DVB-S2, anche se
la funzionalità dual tuner sarà disponibile curiosamente solo con un aggiornamento del firmware che verrà
rilasciato più avanti. In dotazione troviamo, oltre al tele-
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lab
Sony KD-65X9005B
4.199,00 €
UN TV BELLO DA VEDERE, SIA ACCESO CHE SPENTO
Il nuovo Sony X9 è un TV di altissimo livello. Il dimming funziona molto bene, con i limiti della tecnologia LED Edge e non manca qualche
situazione critica, il livello rapporto di contrasto è elevato anche nelle scene più difficili. Ottimo sia il dettaglio che la resa cromatica, contraddistinta da colori saturi e molto brillanti, senza scadere mai nell’artificiale. Ci aspettavamo forse un filo di precisione in più dall’X-reality Pro in
alcune situazioni, ma la resa è sempre convincente. L’ X9 è ben costruito, con ottime finiture e include un vero sistema audio stereo che va ben
oltre quanto offerto ultimamente dagli altri costruttori. Certo, si tratta di un 65 pollici e, in attesa dell’arrivo di contenuti nativi in 4K, non può
dare il meglio con programmi in definizione standard. Il prezzo è elevato, ma considerando la qualità complessiva e tutti i fattori che abbiamo
visto è allineato a quanto viene offerto.
8.8
Qualità
9
Longevità
9
Design
10
- Eccellente nelle scene più scure
COSA CI PIACE - Immagine dinamica e colori brillanti
- Sistema audio di qualità
comando tradizionale e due occhialini 3D attivi, anche
il one-flick remote, che non solo permette di controllare
in modo più agevole le funzionalità smart del TV con il
touch-pad integrato, ma include anche l’antenna NFC
per accoppiare smartphone Sony Xperia al TV per il
mirroring dello schermo. Il TV integra poi anche connettività Bluetooth (utilizzato tra l’altro per il telecomando one-flick e gli occhiali 3D) e naturalmente Wi-Fi e
WiFi Direct per la funzionalità Miracast.
Simplicità
8
D-Factor
9
Prezzo
9
- Piattaforma smart un po’ “legnosa”
COSA NON CI PIACE - Ingombro notevole
- Con alcune sequenze di luminosità
“media” la retroilluminazione si vede
finestra verticale durante la chiamata.L’interfaccia è anche leggermente più veloce di quanto avevamo visto
sul W8, ma anche in questo caso, se non attiviamo la
modalità “avvio veloce”, nei momenti immediatamente
successivi all’accensione il sistema rimane un po’ ingessato. Il telecomando one-flick remote è abbastanza comodo, anche se occorre un po’ per prenderci la
mano. In ogni caso nell’utilizzo delle funzionalità smart
Tante funzioni smart, menù standard
A livello di funzionalità il TV è molto completo. La nuova
interfaccia è quella che abbiamo visto già in dettaglio
nella nostra prova della serie W8, la serie X9 offre essenzialmente le stesse funzioni e lo stesso parco applicazioni. Qui la differenza primaria è costituita dalla
webcam Skype integrata che permette di estendere la
funzione di social viewing oltre la visione dei tweet in
sovrimpressione durante la visione di un evento televisivo, consentendo di aprire anche una videochiamata
in contemporanea sullo schermo. Una caratteristica
interessante è che l’app inquadra automaticamente il
soggetto che sta parlando davanti al TV nella stretta
video
lab
Sony Bravia KDL-50W805
L’interfaccia a schermo
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TEST
TV Ultra HD Sony X9005B
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è sicuramente più comodo di quello tradizionale ed è un’aggiunta benvenuta. Tra le altre
funzionalità vale la pena menzionare il
lettore multimediale, in grado di riprodurre anche file video in formato
HEVC e con risoluzione 4K e
naturalmente il supporto per
il protocollo DLNA per la
riproduzione di contenuti
via rete locale da altri
dispositivi compatibili. Per quanto
riguarda il codec
HEVC, purtroppo al momento il
TV Sony è in grado
di utilizzarlo solo con i servizi di streaming e con i file
multimediali, ma non con le trasmissioni televisive: abbiamo provato a sintonizzare il nuovo canale test trasmesso da Eutelsat, ma il video non viene riconosciuto
come supportato. Al momento non sappiamo ancora
se è possibile aggiungere il supporto alle trasmissioni
HEVC con un semplice aggiornamento del firmware.
Per quanto riguarda il menù di impostazioni, anche
in questo caso tutto è praticamente analogo a quanto visto sul recente TV della serie W8. I parametri di
immagine sono infatti essenzialmente i medesimi con
l’aggiunta nelle impostazioni avanzate del parametro
per il controllo del local dimming. Curiosamente, nonostante lo status di TV praticamente top di gamma,
non troviamo controlli avanzati come la regolazione del
bilanciamento del bianco su 10 punti o un sistema di
color management per personalizzare la riproduzione
del colore. Come vedremo meglio qui di seguito, fortunatamente, non se ne sente poi molto l’esigenza.
Immagini che “bucano” lo schermo

65 pollici non sono pochi e qui la risoluzione 4K del
nuovo televisore ci può venire davvero in aiuto: il primo
beneficio è che, anche avvicinandoci allo schermo, i
pixel sullo schermo rimangono invisibili, dando così la
sensazione di un’immagine quasi stampata sullo schermo, questo a prescindere della definizione del materiale che andiamo a riprodurre. Dopo aver installato e
configurato il televisore, la visione di film in Blu-ray Disc
mette in luce un’immagine con colori molto brillanti e
un’ottima sensazione di contrasto. Il nuovo sistema di
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local dimming messo a punto da Sony funziona davvero molto bene ed è uno dei migliori che abbiamo mai
visto su un LED Edge. Nelle scene più scure la resa
del nuovo Sony X9 è eccezionale: neri profondi, ottima uniformità e immagini tridimensionali che bucano
lo schermo.
Anche Sony utilizza una specie di “global dimming”,
spegnendo cioè la retroilluminazione in presenza di
segnale completamente nero o quasi, ma qui il funzionamento è davvero ben implementato e non diventa
mai evidente questo effetto, neppure in scene davvero
difficili in cui c’è appena un lumicino sullo schermo. Viceversa il local dimming permette di ottenere un’ottima
dinamica anche nelle sequenze più luminose, dove anche qui si può apprezzare oltre all’ottimo contrasto anche una discreta uniformità. Dove il Sony X9000 sembra mostrare il fianco a qualche critica da questo punto
di vista è paradossalmente nelle scene di luminosità
media. Parliamo ad esempio di inquadrature in interni
con poche fonti luminose, dove la retroilluminazione
proveniente dai bordi dello schermo diventa maggiormente visibile. Qui le zone periferiche delle immagini
possono apparire più sbiadite e meno contrastate ricordandoci che comunque stiamo pur sempre avendo
a che fare con un LCD LED Edge. Nel complesso però
questo X-tended Dynamic Range ci ha lasciati positivamente impressionati.
La visione di dischi Blu-ray regala poi immagini ben dettagliate anche su un formato di schermo così grande.
Il TV offre sempre una resa coinvolgente e cinematografica. I colori sono per lo più caldi e soprattutto molto
brillanti, con un’ottima resa anche degli incarnati. Ci ha
convinto un po’ meno l’elaborazione X-Reality Pro, sistema che rielabora l’immagine per migliorare pulizia
e dettaglio, sia con materiale in definizione standard e
alta definizione, che persino 4K. Indubbiamente l’elaborazione ha generalmente un impatto “delicato” nel
senso che non genera artefatti vistosi e contribuisce
a restituire un’immagine ancora più incisiva e in grado “di bucare lo schermo”. Nel caso però ad esempio
di elementi grafici come titoli o comunque particolari
dai contorni molto netti, l’upscaling genera già di suo
qualche “seghettatura” - che su un 65 pollici non scappa certo a un occhio attento - su cui poi l’X-Reality Pro
agisce ulteriormente rendendole ancora più evidenti.
Ciò non capita spesso fortunatamente, però date le
premesse ci aspettavamo qualcosa di più. Resta il fatto
che, a discapito di una minore precisione su particolari
come appunti titoli e testi in sovrimpressione, anche
con X-Reality Pro configurato al minimo, l’immagine in
upscaling tende ad essere comunque un po’ più precisa e piacevole che con l’elaborazione completamente
disattivata, anche se il filtro di riduzione del rumore, anche se al minimo nella configurazione manuale dell’XReality, tende a essere forse un po’ troppo aggressivo
ad esempio sull’effetto grana della pellicola.
La visione di contenuti nativi in 4K alza naturalmente
ancora di più l’asticella della qualità di immagine. Vale
tutto quanto detto fino ad ora, con in più il beneficio di
ancora più dettaglio e immagini ancora più tridimensionali. A dire il vero con un paio di clip di film che Sony
ci ha fornito per la prova (il remake di Total Recall e
After Earth), il dettaglio in più si vede, ma la differenza
non è così eclatante. Rendono molto di più immagini
sportive e di documentari, sempre da clip forniteci per
l’occasione da Sony. Va detto inoltre che l’impatto dei
Il port replicator consente di uscire dal pozzetto
delle connessioni del TV sul retro con un unico
cavo. Il piccolo box replica le connessioni HDMI,
USB e le prese d’antenna terrestre e satellitare.
contenuti nativi in 4K è in parte smussato dalla massima risoluzione in movimento esprimibile dal TV: senza
MotionFlow attivo, la risoluzione si attesta tra le 300
e le 350 linee, questo vuol dire che è difficile tirare
fuori il meglio da un segnale 4K. Il MotionFlow lavora
sia con backlight scanning che con interpolazione dei
fotogrammi e varie combinazioni delle due tecniche
a seconda della configurazione. Con il solo backlight
scanning, le immagini perdono sensibilmente di luminosità e l’effetto flicker è piuttosto evidente e affatica la
vista. Le altre impostazioni del MotionFlow introducono
vari livelli di interpolazione, dal più lieve a quello più
evidente. Quale che sia l’impostazione che si scelga
la risoluzione in movimento migliora sensibilmente arrivando a superare le 900 linee. Molto buona la resa del
sistema audio integrato, indubbiamente uno dei punti
di forza del TV Sony
Per quanto riguarda il 3D, anche su questo modello la
risoluzione viene sensibilmente limitata - a occhio è
possibile vedere quasi delle linee di scansione - ma le
immagini sono abbastanza luminose e pulite sui contorni, con artefatti di ghosting molto limitato. Rispetto
alla visione 2D il rapporto di contrasto ci è parso decisamente inferiore e complessivamente il video è un po’
più slavato. In ogni caso la resa 3D non è male specie
per la pulizia dell’effetto tridimensionale. Dove il TV
Sony e il suo X-Reality Pro non possono fare miracoli
è con la TV in bassa definizione che affolla il nostro
etere. Complice il non trascurabile fattore costituito
dalla diagonale di ben 65 pollici, la visione di contenuti
in definizione standard non regala molte soddisfazioni:
immagini sgranate, poco naturali ed evidentemente affette da artefatti di compressione. Molto buona la resa
del sistema audio integrato, indubbiamente uno dei
punti di forza del TV Sony rispetto a molta concorrenza. Durante la visione di film possiamo contare su un
suono potente, dotato di un ampio fronte sonoro e con
un’ottima estensione anche verso le basse frequenze.
La resa è molto buona anche sui dialoghi, caldi e corposi, e l’unica cosa che possiamo segnalare è forse un
estremo superiore un filo freddo e tagliente, specie
nell’ascolto musicale. Sta di fatto che con il TV Sony
abbiamo un sistema audio stereo dalla resa superiore
a quella di molte altre soundbar, qui per di più già integrato anche a livello estetico, ed è un vantaggio non da
poco. Sarebbe stato interessante avere la possibilità di
collegare, oltre al subwoofer wireless, anche dei diffusori posteriori per realizzare un sistema 5.1 completo.
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9 GIUGNO 2014
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TEST Disponibili in quattro colori; l’impatto è stato molto buono, elevata la sensibilità e l’impostazione è professionale
Ubsound Fighter, in prova gli auricolari “italiani”
Sono stati progettati proprio nel nostro Paese, una sfida coraggiosa ai giganti del settore. Li abbiamo ascoltati per voi
di Roberto FAGGIANO
l made in Italy nel settore dell’elettronica di
consumo è da tempo una rarità assoluta; ormai
è quasi impossibile realizzare nel nostro Paese qualcosa che non costi una fortuna e che sia
competitivo con i migliori concorrenti mondiali.
Progettare, invece, è ancora possibile, per poi far
realizzare in Oriente e a prezzi accettabili gli oggetti desiderati. Proprio quello che ha fatto Ubsound,
lanciando i nuovi auricolari Fighter (prezzo di listino
69,90 euro), oggetti ambiziosi che non nascondono
di voler combattere con concorrenti molto più blasonati e magari anche più costosi.
I
video
Fighter, l’auricolare che non ha paura
I nuovi auricolari di Ubsound sono disponibili in
quattro colori: bianco, nero, rosso e blu, finitura che
si estende al cavo di tipo piatto anti groviglio e al
corpo dell’auricolare vero e proprio. In dotazione
c’è anche un piccolo sacchetto in tessuto per il
trasporto. La scocca dell’auricolare è metallica e di
forma conica, in modo da ricavare una piccola cassa acustica nella zona esterna all’orecchio. Lungo il
cavo piatto da 1,2 metri è disponibile il telecomando con microfono per le funzioni telefoniche e per
l’avvio riproduzione, in versione universale per tutti
i dispositivi.
Il terminale minijack è ben raccordato al cavo dando un’impressione di buona robustezza, in linea
con il prezzo richiesto. In dotazione ci sono poi le
consuete tre coppie di adattatori per l’orecchio, forse l’unico particolare migliorabile come qualità del
materiale. Dal punto di vista tecnico le caratteristiche dichiarate parlano di sensibilità di 92 dB/mW,
impedenza a 32 ohm e trasduttore da 8 mm.
Un ascolto da professionisti

Abbiamo ascoltato i Fighter con un iPod Touch, con
uno smartphone LG G2 e con un tablet Asus, con
brani MP3 e Flac, in modo da poter avere un quadro
completo dei risultati ottenibili. Come raccomandato dal costruttore abbiamo anche “rodato” gli auricolari per qualche giorno, per portarci nelle condizioni d’uso ideali dei materiali e dei trasduttori.
torna al sommario
lab
Il primo impatto è molto buono, si nota subito l’impostazione quasi professionale,
cioè senza alcuna concessione alle mode
o con quella gamma medio/ bassa rigonfia che può piacere tanto a chi non ha mai
ascoltato musica dal vivo o da supporto
fisico. Spicca anche l’elevata sensibilità dei
Fighter, fattore che permette di risparmiare
energia sul dispositivo mobile e che consente di raggiungere un maggiore impatto sonoro
per chi lo desidera.
La vocazione professionale di questi auricolari
fa subito riconoscere gli MP3 troppo compressi o
equalizzati per l’ascolto con diffusori di bassa qualità, in questi casi la resa è aspra e fa venire subito
voglia di cambiare brano. Anche le
voci mal registrate non sfuggono e
propongono sibilanti da brivido. Ma
con brani meno compressi e con la
musica Flac si ottiene l’esatto contrario, cioè un suono molto equilibrato e
pulito, che invita a proseguire l’ascolto. Rimane la tendenza a mettere
lievemente in primo piano la gamma
acuta, ma questa è una precisa scelta
progettuale per farci selezionare meglio la musica da ascoltare. In gamma
bassa prevale la dinamica corretta,
senza voler scendere per forza troppo in basso, dove anche il migliore
auricolare non può fisicamente arrivare. Piacevole la compatibilità con ogni genere
musicale; anche gli appassionati di classica potranno godere di ottimi risultati e riusciranno a cogliere
dettagli che altri concorrenti fanno scomparire. In
un ambiente silenzioso questi auricolari daranno il
meglio di sé, ma l’isolamento dai rumori esterni è
sempre molto difficile da ottenere e i Fighter non
fanno eccezione. Questi nuovi auricolari Ubsound
Fighter ci sono piaciuti e il loro rapporto qualità/
prezzo ci sembra corretto, quasi conveniente visti
i materiali e la finitura; va però sposata e condivisa
la loro impostazione quasi da professionisti, non
ottimale con troppa musica compressa dei nostri
tempi.