Relazione Laura Senesi

Convegno 7.03.2014 – DONNE E GREEN ECONOMY Laura Senesi 7 marzo 2014: CONVEGNO
“DONNE E GREEN ECONOMY”
Quella diversità di genere che favorisce l’innovazione
1 Convegno 7.03.2014 – DONNE E GREEN ECONOMY Laura Senesi 2014 ANNO EUROPEO DELLA GREEN ECONOMY: PROSPETTIVE PER
IL LAVORO FEMMINILE
Il 2014 è stato proclamato dall’UE anno europeo della green economy, definita come “un’economia che genera crescita, crea lavoro e sradica la povertà investendo e salvaguardando le risorse del capitale naturale da cui dipende la sopravvivenza del nostro pianeta”1. Ma cosa si intende per green economy? La green economy o economia verde o meglio economia ecologica, è un modello teorico di sviluppo economico che prende in considerazione non solo i benefici di un certo regime di produzione (aumento del Prodotto Interno Lordo), ma anche l’impatto ambientale e dunque i potenziali danni all’ambiente prodotti dall’intero ciclo di trasformazione delle materie prime a partire dalla loro estrazione, dal loro trasporto, dalla loro trasformazione in energia e prodotti finiti fino al loro smaltimento. Obiettivo di questo nuovo paradigma è quello di proporre misure economiche, legislative, tecnologiche e di educazione in grado di ridurre il consumo di energia, di rifiuti, di risorse naturali (acqua, cibo, combustibili, metalli) e i danni ambientali sviluppando un modello di sviluppo sostenibile che punti sull’aumento dell’efficienza energetica, sulla riduzione dell’inquinamento locale e globale, attraverso l’utilizzo prevalente di risorse rinnovabili (biomasse, energia eolica, energia solare, energia idraulica), sul riciclaggio di ogni tipo di scarto domestico o industriale evitando il più possibile sprechi di risorse. È dunque un’economia “verde” che si contrappone al modello economico “nero”, basato sui combustibili fossili (carbone, petrolio e gas naturale), prendendo subito in considerazione l’effetto dell’attività economica sull’ambiente per evitare di esporre le generazioni future ai preoccupanti rischi ambientali e a significative scarsità ecologiche. È un nuovo paradigma economico dalle significative opportunità di investimento, crescita e occupazione per l’intero sistema produttivo, che critica la visione economica tradizionale che non ha tenuto nel giusto conto i danni, anche economici, legati agli impatti ambientali causati dall’attuale sistema economico e produttivo: l’aumento della domanda di risorse (terra, 1
Commissione Europea, -­‐ Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni: “Rio+20: verso un’economia verde e una migliore governance”, COM (2011) 363 del 20.06.2011 2 Convegno 7.03.2014 – DONNE E GREEN ECONOMY Laura Senesi acqua, foreste, ecosistemi) ha, infatti, causato un forte impoverimento e degrado dell’ambiente. Non si tratta di una vera e propria rivoluzione, quanto di un fenomeno adattivo in cui il sistema economico mantiene gli stessi obiettivi, cambiando, però, il modo di perseguirli. È dunque un nuovo modo di pensare, produrre, vendere e distribuire cose e servizi. Per l’Europa, però, puntare sulla green economy non è solo uno stimolo per contrastare i mutamenti climatici, ma è un’occasione di crescita per rilanciare la competitività delle imprese, dal momento che l’Unione Europea ritiene la green economy una delle vie di uscita dalla crisi globale di questi anni. Ecco perché nel 2009 il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato la Direttiva 2009/28/CE, nota come “Pacchetto clima-­‐energia 20, 20, 20 al 2020”, con la quale si è voluto inserire tra i 5 obiettivi della strategia Europa 2020, quello relativo ai cambiamenti climatici e alla sostenibilità energetica, che, in particolare, prevede: • la riduzione delle emissioni di gas serra del 20% (o persino del 30%, se le condizioni lo permettono) rispetto al 1990; • il 20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili; • l’aumento del 20% dell'efficienza energetica Per raggiungere questi obiettivi entro il 2020 l’Unione Europea ha individuato cinque settori sui quali concentrare le proprie politiche a sostegno dell’occupazione e dell’ambiente: 1. l’industria manifatturiera, puntando sulle tecnologie pulite, sulla riduzione di risorse naturali e sulla produzione di rifiuti; 2. i trasporti, potenziando le infrastrutture, soprattutto ferroviarie, sviluppando nuove tecnologie per diminuire le emissioni delle auto, aumentando la circolazione di autobus a basso impatto ambientale, sviluppando e incentivando la mobilità sostenibile; 3. l’energia, indirizzando verso un sistema energetico sostenibile, basato sulla riduzione dei consumi e sull’utilizzo di energie rinnovabili; 4. l’agricoltura, incentivando i coltivatori verso metodi di agricoltura biologica, verso la salvaguardia delle biodiversità, la conservazione delle risorse, la promozione dei metodi produttivi legati alla tradizione e al territorio (si pensi al cosiddetto km zero, cioè alla diminuzione dei trasporti di prodotti alimentari, con l’obiettivo di incentivare l’acquisto e il consumo di prodotti locali); 3 Convegno 7.03.2014 – DONNE E GREEN ECONOMY Laura Senesi 5. i comportamenti della popolazione, orientando i cittadini verso scelte di acquisto consapevoli, un uso sostenibile delle risorse e il riciclo dei materiali. La raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani deve essere quanto mai diffusa per consentire lo sviluppo di un efficiente sistema di riciclaggio, dal quale ricavare materie prime da utilizzare in un nuovo ciclo produttivo. Secondo lo studio della Commissione Europea allegata al pacchetto 20, 20, 20 il raggiungimento di questi obiettivi comporterà la creazione di un milione di posti di lavoro2. La green economy ha dunque davanti a sé due sfide importanti e interdipendenti: offrire condizioni di vita migliori a una popolazione che nel 2050 sarà cresciuta di oltre un terzo e affrontare la pressione esercitata da più parti sull’ambiente. Inizialmente la green economy veniva identificata come una piccola parte dell’economia riferita in particolare al settore delle energie rinnovabili, mentre oggi è riconosciuta come uno strumento trasversale da applicare a tutti i settori della produzione di beni e servizi in direzione di un nuovo modello di sviluppo in grado di garantire un migliore e più equo benessere per le generazioni future nell’ambito dei confini della nostra terra. Indipendentemente dal tipo di prodotto è urgente convertire parte del processo produttivo, investendo nella ricerca, per trovare soluzioni che si conciliano con la sostenibilità, la tutela della salute e dell’ambiente. La green economy non è dunque un nuovo settore o comparto produttivo, ma è qualcosa di diverso, che taglia trasversalmente una serie di importanti settori esistenti: la sua forza sta propria nella sua interazione tra i diversi settori produttivi. Rappresenta il processo attraverso il quale l’economia tradizionale incorpora la variabile ambientale in tutti i settori quali agricoltura, industria e servizi (Ispra, 2011). Il concetto di green economy è infatti molto ampio; non si tratta solo di produzione energetica, ma anche di efficientamento, riuso degli scarti, smart cities, agroalimentare. Il green è una delle novità più importanti degli ultimi trent’anni, con potenzialità straordinarie in grado di stravolgere sistemi economici e modelli di vita per far fronte contemporaneamente a due crisi: la crisi ambientale-­‐
climatica e la crisi economica-­‐occupazionale. 2
Europa 2020, Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, COM (2010) 2020, 3.3.2010 4 Convegno 7.03.2014 – DONNE E GREEN ECONOMY Laura Senesi È dimostrato che gli investimenti a favore di un cambiamento ecologico determinano un grande potenziale in termine di crescita nell’economia e più in particolare nell’occupazione. Ma quali sono le attività lavorative “verdi”, i cosiddetti green jobs? Secondo la definizione data dall’International Labour Organization (ILO) i green jobs o ecolavori, sono «tutti i generi di lavoro che promuovono lo sviluppo sostenibile, quali i lavori che riducono il consumo di energie e di risorse, proteggono l’ecosistema e la biodiversità e minimizzano la produzione di rifiuti e di inquinamento»3. Sono «occupazioni nei settori dell’agricoltura, del manifatturiero, nelle attività di ricerca e sviluppo, dell’amministrazione dei servizi che contribuiscono in maniera incisiva a preservare, restaurare e valorizzare la qualità ambientale»4. La richiesta di nuovi prodotti legati a un maggiore rispetto per l’ambiente genera una domanda, nel mercato del lavoro, di nuova occupazione, sia per figure professionali con elevate competenze specialistiche, sia per attività già presenti sul mercato, per le quali si richiede un aggiornamento delle competenze professionali. Infatti, buona parte dei lavori verdi non sono in realtà dei nuovi mestieri, ma nascono come evoluzione di figure professionali preesistenti sulle quali si innestano nuove conoscenze e nuove competenze (green skills). Ma il confine tra posti di lavoro verdi e non sarà sempre più sottile e, in futuro, ogni professione sarà (e dovrà essere) un green job, ma addirittura ogni attività umana, sia in ambito professionale che ricreativo, dovrà essere attentamente monitorata rispetto al suo impatto ambientale. A tutte le persone sarà richiesta una maggiore sensibilità su temi quali produzione e consumo energetico, nonché relative emissioni. Per quanto riguarda il nostro Paese, i green jobs si stanno moltiplicando. Il rapporto Green Italy 2013 indica che ad oggi esiste un’Italia green composta da «un 22% di imprese che crea occupazione e ricchezza in questo settore e che il 38% delle assunzioni complessive programmate nel 2013 si deve a queste realtà. I lavoratori green rappresentano il 61% delle assunzioni nei settori della ricerca e sviluppo nel 2013». Dal rapporto emerge, inoltre, che le imprese green sono quelle più competitive, con maggiori esportazioni e quelle più 3
ILO “Global challenges for Sustainable development: strategies for Green Jobs” G8 Labour and Employment Ministers Conference, Nijgata, Japan, 2008 4
UNEP, Green jobs Report, New York, 2008 5 Convegno 7.03.2014 – DONNE E GREEN ECONOMY Laura Senesi giovani, constatando che «il 36% delle assunzioni programmate nel 2013 dalle imprese green sono rivolte a under 30 contro il 30% delle imprese standard»5. Per quanto riguarda le possibilità occupazionali in campo ambientale e della green economy la sfida riguarda l’occupazione femminile. Il virtuoso ingranaggio della green economy sul fronte occupazionale italiano rischia, infatti, di scontrarsi con la discriminazione di genere. È lecito quindi interrogarsi se e quanto i green jobs siano pink jobs, provare cioè ad accertare se i lavori verdi rappresentino una nuova opportunità per l’occupazione femminile e non un rischio. I settori economici che hanno a che fare con attività di tipo ambientale caratterizzati da alta specializzazione tecnica, specialmente quelli riguardanti il campo energetico, l’edilizia e i trasporti, presentano, da sempre, una bassa quota di occupazione femminile, e recenti studi ipotizzano il potenziale rischio di esclusione delle donne dalla green economy a causa del persistere della segregazione occupazionale e di stereotipi culturali che sostengono la tradizionale differenziazione dei lavori tra “maschili” e “femminili”. È fondamentale quindi sviluppare un’efficace azione culturale, informativa e di orientamento nei confronti delle donne, da sempre sensibili alle tematiche ambientali, sulle opportunità di lavoro offerte dall’industria verde e allargare il concetto di green economy, che non si riferisce, come abbiamo detto, solo alle energie rinnovabili, ma abbraccia un’ampia gamma di settori, dal turismo sostenibile alla promozione del territorio, dalle biotecnologie alla bioagricoltura, dalla chimica “verde” alla bio-­‐architettura, dalla bioedilizia all’efficienza energetica, settori in cui è possibile dare una notevole impronta femminile. Tali professionalità, infatti, richiedono competenze trasversali, quali capacità strategiche e di leadership, e capacità di base, quali competenze umanistiche, amministrative, economiche e giuridiche, in grado di integrare le specifiche conoscenze tecniche. Accanto alle professioni verdi più conosciute, come l’esperto in progettazione delle energie rinnovabili, il certificatore energetico, l’ingegnere ambientale, il manager della programmazione sostenibile, l’esperto in risparmio energetico etc…, stanno emergendo professioni verdi decisamente originali, come l’eco-­‐
chef, che crea pietanze con ingredienti provenienti da produzioni locali, biologiche e a km zero, l’eco-­‐parrucchiere, che utilizza prodotti naturali, l’eco-­‐
stilista, che realizza capi con filati biologici o materiali ecologici e di riciclo, 5
Green Italy, Symbola, 2013 6 Convegno 7.03.2014 – DONNE E GREEN ECONOMY Laura Senesi l’eco-­‐diplomatico, che rappresenta le Istituzioni nelle politiche di ratifica dei trattati ambientali e climatici internazionali, l’eco-­‐avvocato, specializzato in diritto di conservazione e tutela dell’ambiente, l’eco-­‐designer d’interni, che crea con materiali riciclati e di scarto oggetti d’arredamento innovativi, al confine tra artigianato e arte, la guida turistica ambientale, che accoglie i turisti e valorizza il territorio, i suoi prodotti, le sue bellezze. Ampliando dunque il concetto di green economy, i dati rilevano che l’economia verde si tinge di rosa, soprattutto nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia, del turismo, dell’economia solidale. L’associazione Donne in Campo-­‐Cia, l’associazione femminile della Confederazione italiana agricoltori segnala che negli ultimi dieci anni il tasso di aziende agricole a conduzione femminile è passato dal 30,4% all’attuale 33,3%: ciò significa che, in Italia, un imprenditore agricolo su tre è donna. Secondo la Coldiretti l’ingresso progressivo delle donne nell’agricoltura italiana ha dato un «forte impulso all’innovazione che ha caratterizzato il settore con l’ampliamento delle attività ad esso connesse, come la trasformazione dei prodotti, la crescente attenzione al benessere, il recupero di antiche varietà, le fattorie didattiche, gli agriasilo, la pet-­‐therapy, l’adozione di piante e animali on line»6. Per quanto riguarda l’edilizia, le donne spesso sono presenti nella fase di progettazione, come bioarchitette, intervenendo in fase progettuale puntando su materiali ecocompatibili e biosostenibili, con competenze della bioclimatica (raffrescamento, ventilazione e illuminazione naturali), dell’isolamento termico e acustico e del risparmio energetico. Proprio una donna, Daniela Ducato, ha creato in Sardegna il polo produttivo per la bioedilizia più importante d’Italia, “La Casa Verde Co2.0”, unico nel suo genere nel campo dell’edilizia, aggregando più di 40 aziende green della Sardegna e 32 produttori di altre regioni, per scambiare e condividere materiali, competenze e innovazioni dell’edilizia sostenibile, trasformando la parola “scarto”, che indica una perdita, in “eccedenza”, che invece indica una ricchezza. Le eccedenze delle aziende che fanno parte del polo invece di essere buttate si trasformano in materia prima per altre aziende (per esempio, le eccedenze di paglia dalla filiera dell’agricoltura finiscono nei prodotti per l’architettura, gli scarti della lavorazione del miele vengono impiegati per farne collanti, …)7. Per quanto riguarda il turismo sostenibile, molte strutture ricettive, in particolare gli agriturismi, investono nelle fonti pulite, curano il rapporto con il 6
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www.lastampa.it/2013/03/08/scienza/ambiente/green-­‐news/il_lato_rosa_della_green_economy www.adnkronos.com/IGN/Speciali/Donne_Green_Economy/ 7 Convegno 7.03.2014 – DONNE E GREEN ECONOMY Laura Senesi territorio e la natura, diffondono la cultura e la migliore tradizione agroalimentare italiana. Le aziende agrituristiche, con la loro anima verde, sfidano la crisi economica, soprattutto per le donne, visto che, in Italia, uno su tre è a conduzione femminile. Anche se i numeri sono ancora piccoli, negli ultimi cinque anni il numero dei “green manager”, i manager della sostenibilità o responsabilità sociale d’impresa, cioè coloro che si occupano di coordinare e gestire le politiche ambientali e sociali di un’organizzazione si è quadruplicato (da 90 a373). È una figura professionale sempre più richiesta dalle aziende che vogliono impostare in modo organico la gestione delle loro politiche di sostenibilità. Secondo quanto emerge dal primo censimento nazionale strutturato dei manager della sostenibilità che ha coinvolto tutte le società quotate italiane8, la maggior parte di questi dirigenti è costituita da donne, con un curriculum di studi elevato, in massima parte di formazione economica (50%) con circa un 30% in possesso di un Master. La green economy può essere dunque un aiuto per combattere la “segregazione verticale”, fenomeno per cui nell’ambito delle organizzazioni le donne sono presenti, anche in numero consistente, nei livelli bassi e medi dell’inquadramento, mentre sono quasi assenti nelle posizioni di vertice. Per quanto riguarda la nostra Provincia, l’Alto Adige è la Green Region d’Italia, caratterizzata da una importante sensibilità verde, con attenzione alla riduzione dell’inquinamento, la tutela dell’ambiente e del suolo. I settori che rivestono un ruolo particolarmente importante nell’economia verde locale sono l’energia, l’edilizia, il turismo e l’agricoltura. Già da tempo più della metà del fabbisogno di energia e calore della provincia di Bolzano è soddisfatto da fonti rinnovabili, con l’obiettivo di arrivare ad almeno il 75% entro il 2020 e al 98% entro il 2050. Nel 2005 è nata in Alto Adige l’Agenzia CasaClima, ente pubblico che si occupa della certificazione energetica e ambientale degli edifici, sia di nuova costruzione sia risanati, e della formazione degli operatori del settore edile. Per quanto riguarda l’agricoltura, in Alto Adige ci sono circa 800 aziende agricole biologiche e più di 1.700 alpeggi, dove si pratica un allevamento sostenibile del bestiame, e nel settore del turismo sostenibile la nostra provincia promuove la scoperta di un territorio autentico, fatto di produzioni locali, tradizioni, gastronomia, cultura e valori. 8
realizzato dal Csr Manager Network, l’Associazione che riunisce i responsabili delle politiche di sostenibilità delle maggiori imprese italiane -­‐ 8 Convegno 7.03.2014 – DONNE E GREEN ECONOMY Laura Senesi Dal momento che l’industria verde rappresenta un ambito fondamentale per rilanciare la crescita è indispensabile che le donne non si lascino sfuggire questa importante possibilità di lavoro. La green economy può e deve rappresentare per le donne un’occasione per testimoniare quanto può essere significativo il contributo femminile all’innovazione ed è quindi necessaria una costante analisi dei fabbisogni professionali che il mercato del lavoro rileva, per poter orientare la scelta formativa. Per promuovere una migliore qualità dell’occupazione nell’economia verde, infatti, la formazione gioca un ruolo centrale e necessita di uno sforzo di coordinamento per collegare i programmi formativi alle occupazioni, favorendo lo scambio tra sistemi formativi e mondo produttivo, al fine di acquisire “nuove competenze per nuovi lavori”. La green economy non è dunque soltanto una moda, ma un tema di forte attualità e strategicità, a livello nazionale ed europeo, e investire nei green jobs può rappresentare una reale e concreta opportunità per uscire dalla crisi economica, fermare lo spreco di risorse e creare nuova occupazione e imprenditoria, specialmente femminile. L’economia sostenibile non è, dunque, soltanto un modello di vita cui aspirare, ma una fonte di ricchezza e di lavoro, anche e soprattutto per l’occupazione delle donne. Grazie dell’attenzione. Laura Senesi Responsabile Regionale P.O./Politiche di genere UIL-­‐SGK 9 Convegno 7.03.2014 – DONNE E GREEN ECONOMY Laura Senesi Bibliografia: Business Location Südtirol – Alto Adige (2012), Alto Adige. La Green Region d’Italia, www.bls.info Eurac education “Green Jobs. Quando il lavoro fa bene all’ambiente. Uno sguardo alla situazione degli ecolavori in Alto Adige e alle prospettive per il mondo della formazione”, Rapporto finale progetto FSE GREEN JOBS n. 2/191/2008 Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ISPRA (2011), Green Economy: analisi delle opportunità occupazionali e della conseguente crescita professionale con particolare riferimento al settore agricolo e alla multifunzionalità in agricoltura MIUR -­‐ Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Ingegneria delle Georisorse (2012), Green Jobs. Lavorare in un mondo verde. Una rassegna di informazioni e suggerimenti per entrare nel mondo dei green jobs, www.lavorareverde.it 10