Moduli didattici Scuola Holden

LA PROPOSTA DIDATTICA A CURA DELLA SCUOLA HOLDEN
Abbiamo individuato sette moduli didattici. Ognuno prevede:
• 20 o 30 ore di lezione in aula, a Torino, alla Scuola Holden;
• un impegno a casa per lo studio e lo svolgimento della consegna, che viene assegnata da ogni
docente al termine del modulo formativo. A ogni esercitazione seguiranno un feedback e una
correzione via mail. Lo svolgimento e il giudizio della prova (almeno 18/30) saranno il requisito
per il superamento del modulo.
I moduli formativi a cura della Scuola Holden sono:
1. EXHIBITS – IL RACCONTO DEI MUSEI
Docente: Luca Scarlini
Durata: 20 ore
27-28-29-30-31 ottobre 2014
2. PUBBLICITÀ: RACCONTARE VERITÀ
Docente: Giuseppe Mazza
Durata: 20 ore
27-28-29-30-31 ottobre 2014
3. AD ALTA VOCE: RACCONTARE CULTURA IN PUBBLICO
Docente: Federica Fracassi
Durata: 30 ore
2-3-4-5 dicembre 2014
4. SCRIVERE, SCRIVERE, SCRIVERE
Docente: Emiliano Poddi
Durata: 20 ore
12-13-14-15-16 gennaio 2015
5. SCENARI – ORGANIZZARE FESTIVAL CINEMATOGRAFICI
Docente: Francesco Giai Via
Durata: 20 ore
12-13-14-15-16 gennaio 2015
6. GLOBALIZATION AND CONFLICTS FOR MANAGERS
Docente: Benjamin Sutherland
Durata: 20 ore
20-21-22-23-24 aprile 2015
7. IL MERCATO EDITORIALE
Docente: Andrea Tarabbia
Durata: 20 ore
20-21-22-23-24 aprile 2015
EXHIBITS - IL RACCONTO DEI MUSEI
Docente
Luca Scarlini
Descrizione
Il museo è un luogo unico, difficilmente riconducibile ad altre esperienze del quotidiano del visitatore.
Nelle sue sale, dove si scattano foto, con il permesso o di nascosto, e dove il silenzio dovrebbe essere la
regola, corre la storia della nostra cultura, nella versione in cui ci siamo identificati in essa. Si accorre a
questi edifici per essere educati, acculturati, introdotti insomma a una visione del mondo, ma anche per
provare i segreti brividi dell’incontro con un mondo da cui affiorano tracce diverse e spesso ambigue. Il
corso vuole presentare quindi il museo come deposito di memorie, spazio del racconto privilegiato di
epoche che si scontrano o dialogano, un luogo non per caso attraversato da trame inquiete di ogni tipo,
incluso l’horror vintage di Belfagor, il fantasma del Louvre, epica vicenda di una antica presenza risvegliata
nelle sale notturne. Il corso vedrà la presentazione di materiali video e letterari sul tema da parte del
docente, che darà poi agli studenti un lavoro di storytelling su un percorso museale che verrà verificato
alla fine del corso.
Modalità didattica
Frontale e a distanza
Biografia del docente
Scrittore, drammaturgo, performance artist. Scrive per la musica e per la danza: dal 2004 al 2008 è
consulente artistico del festival MilanOltre al Teatro dell’Elfo di Milano. Ha all’attivo una vasta attività
come storyteller in solo e a fianco di musicisti, danzatori e attori, lavorando tra l’altro con Martin Bauer,
Anna Toccafondi, Monica Benvenuti, Nora Chipaumire, Luisa Cortesi, Massimiliano Damerini,
Francesca Della Monica, Elio delle Storie Tese, Ane Lan, NicoNote, Elisabetta Pozzi, Emanuele
Torquati, Luca Veggetti. Tra i suoi libri recenti: Lustrini per il regno dei cieli (Bollati Boringhieri), Sacre sfilate
(Guanda), dedicato alla moda in Vaticano, Un paese in ginocchio (Guanda), La sindrome di Michael Jackson
(Bompiani), Andy Warhol superstar (Johan and Levi), Il Caravaggio rubato (Sellerio). Ha allestito mostre tra
l’altro per Salone del Libro, Torino, spazio Atrium, Centro Mauro Bolognini, Pistoia, Cassa di
Risparmio, Museo Marino Marini, Biblioteca di Sesto Fiorentino, Biblioteca Braidense, Milano. Ha
creato racconti per musei e mostre, a Genova, Firenze (Museo della Specola), Bassano del Grappa
(Museo Civico), Vicenza (Palazzo Chericati), Firenze (Museo Marini, Museo Ferragamo).
Insegna presso lo IED (Firenze, Milano, Roma), l’Accademia di Brera, la Scuola del Teatro Stabile di
Torino, la Scuola Holden di Torino, e ha collaborato con numerose università all’estero, in specie a San
Paolo del Brasile e a Tokyo.
Durata
20 ore
Calendario
27-28-29-30-31 ottobre 2014
Dove
Scuola Holden
PUBBLICITÀ: RACCONTARE VERITÀ
Docente
Giuseppe Mazza
Descrizione
Scoprire la ricchezza insospettabile del linguaggio pubblicitario e dei suoi meccanismi seriali. Scoprire
che è un linguaggio espressivo e a cosa serve. Capire più o meno come farla, e che farla male è facile,
farla bene è complicato, farla bene e bella è democrazia pura.
Si viaggerà tra i media - i nuovi e quelli eterni - e le epoche, per esporre un’idea di pubblicità fortemente
legata alla verità.
Si parte da un vecchio poster di Boccasile e si passa dalla lezione dei grandi “mad men” umanisti degli
anni ‘60, Bill Bernbach su tutti, fino a esempi virtuosi e concreti del linguaggio pubblicitario
contemporaneo, compreso quello del Bric - uno sguardo a India, Brasile, Russia e Cina - ma anche
quello vivace delle nuove economie o del Nord Africa.
Approfondiremo le capacità narrative del linguaggio pubblicitario, ricostruendone a grandi linee le
origini fino alle sue forme di racconto più estese e seriali.
Attraverso la visione di esempi smonteremo qualche pregiudizio diffuso, consegnando qualche utile
strumento per instaurare una buona comunicazione.
Modalità didattica
Frontale e a distanza
Biografia del docente
Comincia da copy in Saatchi e ci resta per otto anni. Ha ottenuto tutti i riconoscimenti nazionali ed
esteri: Adci, Cannes, Eurobest, New York Festival, Epica, ADCE. La sua campagna “Mondadori 30%” è stata votata come la migliore stampa quotidiana nella storia dell’Art Directors Club Italiano.
Nel 2008, quarantenne, fonda Tita, agenzia di pubblicità alla quale dà il nome della sua bisnonna. Dirige
“Bill”, trimestrale sull’advertising contemporaneo. Il suo blog è su doppiozero.com
Durata
20 ore
Calendario
27-28-29-30-31 ottobre 2014
Dove
Scuola Holden
AD ALTA VOCE. RACCONTARE CULTURA IN PUBBLICO
Docente
Federica Fracassi
Descrizione
Chiunque si trovi a parlare di fronte a un pubblico è un performer che si avvale di un insieme di
strumenti: la voce e il corpo innanzitutto, cioè la gestualità, il modo di parlare, l’atteggiamento fisico.
Ogni pausa, ogni azione, ogni elemento espressivo con cui il pubblico entra in relazione, concorre a
trasmettergli un messaggio, a rafforzare la nostra narrazione piuttosto che a indebolirla. Non basta
dunque la padronanza dei pensieri e delle parole: la qualità della presenza scenica dipende da una piena
consapevolezza del proprio corpo e della propria vocalità, come strumenti di comunicazione.
Questo modulo è rivolto a chi, volendo lavorare nel mondo del management culturale, si troverà a
comunicare e promuovere eventi e prodotti narrandoli ad alta voce davanti a un pubblico: da una
riunione con un produttore, a una conferenza stampa per una mostra, all’incontro con un potenziale
sponsor e così via.
Le giornate di lavoro si focalizzano sulla messa in gioco di tutti gli strumenti espressivi che ognuno
possiede, applicati al discorso e alla lettura in pubblico. Ci chiederemo cosa significhi essere presenti in
scena attraverso l’analisi e l’utilizzo della comunicazione non verbale, paraverbale e verbale. Le lezioni
saranno condotte alternando teoria e prassi con esercitazioni singole e collettive che porteranno
all’elaborazione di una presentazione per ognuno dei partecipanti.
Modalità didattica
Frontale
Biografia del docente
Federica Fracassi, attrice (Premio Ristori, Premio Olimpici del Teatro, Premio della Critica, Menzione
d’onore e Premio Eleonora Duse, Premio Ubu), conduce insieme a Renzo Martinelli il progetto
“Teatro i”, una vera e propria factory del teatro contemporaneo, attivo a Milano da qualche stagione.
Interprete sensibile alle nuove drammaturgie, votata alle scritture più visionarie, feroci, poetiche degli
ultimi anni ha lavorato tra gli altri con Valerio Binasco, con Valter Malosti e con Antonio Latella.
In ambito cinematografico è stata diretta tra gli altri da Marco Bellocchio, Giorgio Diritti, Gabriele
Salvatores, Paolo Virzì.
Durata
30 ore
Calendario
2-3-4-5 dicembre 2014
Dove
Scuola Holden
SCRIVERE, SCRIVERE, SCRIVERE
Docente
Emiliano Poddi
Descrizione
Come faccio, si chiedeva Conrad, a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto
lavorando? E perché Pessoa sostiene che il poeta è un fingitore, e cioè uno che finge così
completamente / da arrivare a fingere che è dolore / il dolore che davvero sente?
Partiremo da due parole che in italiano suonano un po’ astratte, ma che in latino rivelano tutta la loro
concretezza: invenzione (quello che fa Conrad alla finestra) e finzione (quello che fa il poeta secondo
Pessoa).
Smonteremo alcuni grandi racconti per vedere cosa c’è dentro, e poi proveremo a eseguire l’operazione
opposta: costruire un racconto partendo da zero.
In pratica, bisognerà mettere in fila una serie di parole in un certo ordine. Non ci si fa mai caso, ma la
scrittura consiste nel tracciare su un foglio bianco dei segnetti neri che poi, nella mente di chi legge, si
trasformano in immagini, suoni, storie, mondi, emozioni. Secondo Domenico Starnone, si tratta del più
stupefacente effetto speciale mai concepito dall’uomo.
Modalità didattica
Frontale e a distanza
Biografia del docente
Scrittore, autore teatrale e radiofonico, ha esordito nella narrativa con Tre volte invano (Instar libri, 2007).
Il suo ultimo romanzo è Alboràn (Instar libri, 2010).
Durata
20 ore
Calendario
12-13-14-15-16 gennaio 2015
Dove
Scuola Holden
SCENARI – ORGANIZZARE FESTIVAL CINEMATOGRAFICI
Docente
Francesco Giai Via
Descrizione
Il corso si pone l’obiettivo di esplorare la geografia globale delle manifestazioni che a vario titolo
contribuiscono alla presentazione e valorizzazione del cinema. Rassegne, convegni, festival: nel corso
degli ultimi anni e parallelamente alla distribuzione tradizionale nelle sale, gli eventi legati alla settima
arte sono proliferati in Italia e nel mondo, moltiplicando e diversificando contesti e possibilità di
fruizione dei film. Nel corso delle lezioni verrà analizzato il fenomeno festival come sintesi degli
elementi culturali, economici, produttivi e storici che caratterizzano il cinema. Ampio spazio sarà
dedicato all’insieme degli aspetti editoriali e organizzativi che sono alla base di questo tipo di eventi,
approfondendo ruoli e funzioni dei soggetti che partecipano alla loro realizzazione. Un ulteriore
approfondimento verrà dedicato alle possibilità offerte dai festival a registi e produttori attraverso
Istituti, Market, e Forum di coproduzione e sviluppo.
Modalità didattica
Frontale e a distanza
Biografia del docente
Francesco Giai Via è critico cinematografico e organizzatore di festival. Dal 2007 si occupa della
selezione di documentari e cortometraggi per il Torino Film Festival. È responsabile della
programmazione del festival CinemAmbiente.
Durata
20 ore
Calendario
12-13-14-15-16 gennaio 2015
Dove
Scuola Holden
GLOBALIZATION AND CONFLICTS FOR MANAGERS
Docente
Benjamin Sutherland
Descrizione
Part 1: Instability from Weak States
Insecurity has traditionally flowed from strong states (Nazi Germany, Imperial Japan, Napoleonic
France). Now weak, less-globalized states generate more instability: compare Hitler to Ugandan Joseph
Kony of the Lord’s Resistance Army. Weak states frighten investors and suffer from poverty,
epidemics, and a proliferation of armed movements.
To assess risks of conflict, determine the ability of non-state groups (Colombia’s FARC, Hezbollah,
private armies in the Philippines) to take advantage of state weakness. To assess how long fighting
might last, determine if armed groups are providing downtrodden recruits with upward mobility and a
sense of purpose. If the fighting does not threaten much taxable business activity, governments may
lack the will to stamp it out.
Part 2: Fictitious States
Mostly former colonies, “fictitious states” are handicapped with unnatural borders and population
groups that have little history of cooperating in national projects such fighting side by side in war to
forge the country and its identity. To understand conflicts, we compare “misleading” standard maps to
“human terrain” maps that reveal ethno-linguistic groups, voting patterns, levels of countrywide
cooperation, levels of support for the government, rebels, rival religious leaders, and more. The
fictitiousness of a country can be measured by its levels of primary and secondary “ethnic
fractionalization.” The more fictitious it is, the more susceptible its peoples will be to violence-peddling
“identity entrepreneurs” such as al-Qaeda in the
Islamic Maghreb—and the more likely the country will violently break up.
Part 3: Mechanics of State Breakdowns
Violence has increased in fictitious states as wars-of-independence heroes—leaders who had united
rival ethnic groups against a colonial enemy—have retired or died off. What types of past governance
suggest more conflict is approaching? How does violence increase (or decrease) in weak countries as
the West’s strategic interest in them rises or falls? How has Western policy affected the Rwanda
genocide, rebel movements like Sierra Leone’s Revolutionary United Front, and mercenary outfits like
Executive Outcomes? To assess a country’s fragility, identify internal and external elements that have
held it together. If elections are held in a country where political parties are little more than “masks” for
ethnic or religious identities, the voting may pry open fissures that lead to separatist fighting.
Part 4: How Corruption Flourishes
Corruption thrives in weak states, especially where a local élite has been co-opted (in some cases by a
colonial regime) to serve outside interests. We examine this dynamic in sub-Saharan Africa, India and
elsewhere. A similar model partially explains corruption and bureaucratic despotism in Russia.
Foreign aid can increase corruption by further empowering élites and distorting economic incentives.
Bad regimes also use corruption as a tool to distribute money and favors to cronies, a practice that fuels
support for anti-government violence. Assessing the nature of corruption helps reveal high-risk “fault
lines” inside societies.
Part 5: Conflict Driven by Culture
By bringing diverse worldviews into closer contact, globalization is accelerating the shift from
“ideological” conflict (fascisms, communisms, socialisms) to conflict driven by ethno-cultural and
religious factors. Disputes narrowly defined as “political” (taxation, for example) can often be resolved
with negotiation and compromise. In contrast, France’s headscarf issue is unlikely to be solved through
negotiated concessions. Cultural and religious disputes often involve incompatible beliefs in God’s will
and are therefore hard to negotiate, as suggested by the long-running bloodletting in Afghanistan,
Hindu-Muslim violence in India, and Christian-Muslim violence along the “powder keg” 10th parallel
from West Africa to Southeast Asia.
To assess risks of violence or conflict, determine how much of an issue is open to negotiation.
Part 6: How Globalization Redraws Borders
By developing economic, informational, and political networks, globalization can encourage relatively
wealthy regions to distance themselves from poorer, dysfunctional parts of the country.
Examples include Slovenia, Bolivia’s Santa Cruz department, and Iraqi Kurdistan. Might China’s rich
and traditionally Han coastal regions eventually seek to break away from non-globalized poorer
hinterlands with dissimilar cultures, religious beliefs, and ethnicities? Might the Chinese Communist
Party foment dangerous nationalism in a bid to create national unity? Could China’s territorial claims to
islands spark fighting in such a context? Under what conditions are country breakups likely to be
peaceful (Czechoslovakia) or horrific conflagrations that suck in foreign powers (Yugoslavia)?
Part 7: Globalization’s Backlashes
Globalization can reduce oppression, providing new opportunities to the disenfranchised and
disconnected. But groups fearful of change may strike back to protect their power, culture or religious
beliefs. Newly urbanized Iranian peasants, shocked at Western “decadence” in globalizing cities,
installed a fundamentalist regime in 1979.
Milosevic, hijacking Serbian fears of globalization, presented an alternative—racist nationalism—that
triggered Balkan wars. Terrorist ideologues exploit fears of “immoral” social changes (such as men’s
reduced control over women). North Korean officials, aware that they would not last long in power
were the networks of globalization to enter the country, hope to remain relevant by threatening nuclear
strikes on America and South Korea. To assess risks of conflict in an area, determine how great
globalization’s friction will be.
Part 8: Identify Globalization’s Friends and Foes
Governments, broadly speaking, are either threatened or helped by the spread of globalization’s
networks. Mexico’s government benefits from greater trade and information flows; Myanmar’s regime
does not. According to the “selectorate” model of conflict, the likelihood that the government will
mistreat or kill its citizens increases as the number of people upon whom it relies to stay in power
decreases. To foresee coming conflicts, identify power-holders at odds with globalization. They include
leaders whose income is derived from natural resources rather than citizens given the freedom to create
a vibrant economy that generates tax revenues.
Part 9: Stabilization with “Frontier Integration”
Globalization’s “frontier integration” mechanism reduces instability by drawing dysfunctional, “off
grid” areas into the world system of trade and rule of law. Agents of frontier integration range from
Lebanese entrepreneurs in West Africa, to AU and UN peacekeepers in Darfur, to EU experts advising
Kosovo’s fledgling government and US diplomats training Afghan justice officials. The various forms
of capitalism have different fortes in frontier integration. To assess an area’s longer-term stability,
determine the effectiveness (or existence) of frontier-integration agents such as foreign investors.
Part 10: Culture and Conflict Escalation
Conflicts spread and escalate along lines of “cultural resonance.” Clan warfare in Somalia is contained
by the specificity of grievances. But if themes of broader interest enter the fray, violence spreads.
Coptic Ethiopia invaded Somalia in 2006 as Islamic issues became more prevalent. Score-settling
disputes in Bosnia quickly degenerated into Muslim, Christian and Orthodox narratives that resonated
throughout Yugoslavia and, with help from globalization, the broader Islamic, Christian, and Orthodox
worlds. We compare well-contained ethnic violence in Brazil’s Amazon to Israeli-Palestinian strife that
is pulling in foreign powers from Iran to America. In Kashmir, a territory dispute could trigger a
civilizational war between Hindu and Islamic forces. To assess escalation risks, look at the geographic
range of a conflict’s potential “cultural echo chamber.”
Part 11: The Return of Chessboard Geopolitics
Western weakness in the face of Russia’s seizure of Ukraine’s Crimea illustrates how the primacy of the
“war on terror” appears to be giving way to a growing focus on larger state-driven conflict, for the
most part in Eurasia, that is, in some respects, reminiscent of the 19th century. Emboldened by a
Western world in apparent retreat, powers in addition to Russia may also decide to harness nationalism
(with, in some cases, an assist from their growing technological and economic might) to settle scores
with weaker neighbors.
Modalità didattica
Frontale e a distanza
Biografia del docente
Esperto di mutazioni sociali, politiche ed economiche causate dalle rivoluzioni tecnologiche, è
Freelance contributor per Economist e Newsweek International. Insegna allo ISCPA-Institut des
Médias a Parigi e il suo ultimo libro è Modern Warfare, Intelligence and Deterrence (The Economist, 2012).
Durata
20 ore
Calendario
20-21-22-23-24 aprile 2015
Dove
Scuola Holden
IL MERCATO EDITORIALE
Docente
Andrea Tarabbia
Descrizione
A cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70 la comunità intellettuale italiana gridò allo scandalo due volte: Giorgio
Bassani prima (nel 1968) e Carlo Cassola poi (nel 1973) abbandonarono l’Einaudi per sistemarsi
rispettivamente in Mondadori e Rizzoli. Due autori considerati einaudiani di ferro, insomma,
“tradivano” il proprio editore per pubblicare altrove. Fino a quel momento, era esistita nel mondo
editoriale italiano la percezione di un’appartenenza autoriale al progetto culturale di un editore.
Le case editrici erano sì aziende, ma erano allo stesso tempo degli organismi culturali portatori di una
precisa identità: l’editore, i redattori, gli autori e perfino i lettori facevano parte di una macchina
culturale riconoscibile e certificata. Le collane e il catalogo erano espressione di una precisa idea di
letteratura; Einaudi, Mondadori, Garzanti, Bompiani, Feltrinelli portavano con sé una visione del
mondo che si traduceva in scelte editoriali ben precise: emblematico è il caso di Vittorini, che negli anni
‘50 aveva bocciato Il Gattopardo per Einaudi ma lo aveva considerato adatto al catalogo Mondadori.
Dagli anni ‘70 le cose cambiano: i maggiori gruppi editoriali si scoprono più generalisti, i loro progetti si
fanno meno netti e le politiche di acquisizione dei titoli rispondono sempre meno a un’esigenza
identitaria. Il laboratorio ripercorre dunque le tappe di questo cambiamento raccontando la storia e le
storie dei maggiori editori italiani, i loro autori e personaggi chiave e lo spirito con cui sono nati e
hanno attraversato il Novecento fino a oggi.
Verranno raccontate le dinamiche editoriali, il percorso che un libro fa dal cassetto alla libreria e le
figure professionali che ci lavorano. Verranno infine analizzati e messi a confronto, con l’aiuto di lettere
editoriali e pareri di lettura che mostrino il lavoro “dietro le quinte” di una casa editrice, i libri “storici”
e quelli di oggi: ne risulterà così il ritratto di un mondo in continua evoluzione e degli stimoli – culturali
e imprenditoriali – che lo hanno attraversato.
Modalità didattica
Frontale e a distanza
Biografia del docente
Andrea Tarabbia è nato a Saronno nel 1978. Ha pubblicato i romanzi La calligrafia come arte della guerra
(Transeuropa, 2010), Marialuce (Zona, 2011) e Il demone a Beslan (Mondadori, 2011), il saggio Indagine sulle
forme possibili (Aracne, 2010) e l’e-book La patria non esiste (Il Saggiatore, 2011). Nel 2012 ha curato e
tradotto Diavoleide di Michail Bulgakov per Voland ed è uscito Il cimitero degli anarchici (Franco Angeli), un
libriccino scritto per l’Archivio di Stato di Regione Lombardia. Nel 2013 è uscito il racconto La
ventinovesima ora, pubblicato in versione e-book nella collana Mondadori Xs. Per sei anni è stato membro
della redazione della rivista “Il primo amore”. Vive a Bologna.
Durata
20 ore
Calendario
20-21-22-23-24 aprile 2015
Dove
Scuola Holden