Apis mellifera mellifera - Apicoltori in Vallagarina

27/02/2014
CORSO DI APICOLTURA
PRIMA LEZIONE
MORI - Martedì 25/02/2014
PAOLO FONTANA &
VALERIA MALAGNINI
Fondazione Edmund Mach,
Centro Trasferimento Tecnologico
PROGRAMMA DEL CORSO
Argomento
Illustrazione programma del corso e iscrizioni
Cenni di storia dell’apicoltura l’arnia razionale.
Biologia dell’ape mellifera e della colonia
Le più importanti razze di ape mellifera
Valore ecologico ed agronomico dell’ apicoltura
Come iniziare l’attività
Posizionamento dell’apiario e le Attrezzature
apistiche
Programmare, gestire e registrare le visite in
apiario.
Principale flora di interesse apistico.
DOCENTI
ore
Data
Dott. Paolo
Fontana
3,0
Martedì
25/02/2014
h 19,00-22,00
Paolo Chiusole
e
Gabriele
Deimichei
2.5
Martedì
11/03/2013
h 19,30-22,00
2.5
Martedì
25/03/2013
h 19,30-22,00
3
Sabato 29/03
o 05/04
h. 9,30 –
12,30
Controllo della salute delle api.
Le principali malattie e le pratiche per il controllo.
Utilizzo sostanze acaricide ammesse contro la
Varroa
Lezione pratica in apiario, verifica
posizionamento, disposizione alveari, controllo e
pareggiamento delle famiglie, ricerca e marcatura
delle regine
Paolo Chiusole
e Gabriele
Deimichei
1
27/02/2014
Conduzione dell’apiario nelle 4 stagioni
Sciamatura naturale ed artificiale
Produzione di nuclei come metodo di lotta alla
varroa
La nutrizione delle famiglie.
Dott.
Fontana Paolo
2.5
Martedì
08/04/2014
h 19,30-22,00
I prodotti dell’alveare e la produzione di miele,
polline, propoli, pappa reale e cera.
Composizione ed riconoscimento tipologie dei
mieli.
Graziano
Comper
2.5
Martedì
22/04/2014
h 19,30-22,00
Lezione pratica in apiario con valutazione
dell’infestazione da Varroa. Controllo sciamatura
Pratica di costituzione nuclei
Dott.
Paolo Fontana
3.5
sabato
26/04/2014 o
03/05/2014
h 9,30-13,00
Prova pratica di approntamento dell’arnia, del
melario
e armatura telaini e inserimento foglio cereo.
Adempimenti burocratici e cenni sulle normative
Paolo Chiusole
E Gabriele
Deimichei
2.5
Martedì
06/05/2014
h 19,30-22,00
Lezione pratica in apiario con posizionamento,
rimozione e rimessa dei melari e visita ad un
laboratorio di smielatura.
Paolo Chiusole
E Gabriele
Deimichei.
3.0
Sabato
17/05/2014
h 09,30-12,30
L’APE
2
CLASSIFICAZIONE
27/02/2014
metamorfosi incompleta metamorfosi completa
ETEROMETABOLI
OLOMETABOLI
LE API HANNO
QUESTO TIPO DI
METAMORFOSI
3
27/02/2014
Imenotteri: i parenti delle api
4
27/02/2014
5
27/02/2014
6
27/02/2014
DIFFERENZE TRA VESPE ED API
Favi in cera
Colonie durevoli
Scorte di miele e polline
riproduzione per sciamatura
Favi in cellulosa, fango etc.
Colonie annuali
No scorte
riproduzione da regine nuove
Le Vere Api: il genere Apis
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27/02/2014
IL GENERE APIS
Viene suddiviso in un numero variabile di specie,
da 6 a 11
Ci sono inoltre diverse specie estinte, conosciute grazie
a fossili e soprattutto per esemplari conservati in ambra.
Alcuni autori considerano alcune specie suddivise in
sottospecie.
Altri autori considerano le diverse sottospecie come
specie distinte.
Altri autori in fine non ritengono valide nemmeno le
sottospecie.
Da un punto di vista della classificazione il genere Apis
viene suddiviso da alcuni autori in tre sottogeneri:
Apis, Megapis e Micrapis
A Apis mellifera Linnaeus B Apis koschevnikovi Enderlein
C Apis nigrocincta Smith D Apis cerana Fabricius
E Apis dorsata Fabricius F Apis florea Fabricius G Apis andreniformis
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Arancio: Apis mellifera; Giallo: A. cerana s.l., Verde: A. florea,
Viola: A. dorsata s.l., Rosso: A. andreniformis.R
Apis mellifera
Apis cerana
Apis nuluensis
Apis
Apis indica
Nidificano in
preferenza entro
cavità.
Favi multipli
Apis nigrocincta
Apis koschevnikovi
Apis dorsata
Apis laboriosa
Megapis
Nidificano sempre
all’aperto
Apis breviligula
Apis florea
Un solo favo
Micrapis
Apis andreiniformis
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CARATTERISTICHE COMUNI ALLE DIVERSE SPECIE DI APIS
• Sono insetti sociali
• Le società sono durevoli
• La divisione in caste prevede: ape regina (femmina), fuchi (maschi) e
api operaie (femmine).
• Hanno complesse modalità di comunicazione (feromoni, danze,
suoni)
• La fecondazione dell’ape regine vergine avviene duranti voli di
fecondazione lontano dalla colonia.
• I favi sono costruiti di cera.
• Raccolgono nettare, melata, polline e propoli.
• Immagazzinano scorte di miele e polline.
• Le colonie si riproducono mediante sciamatura.
Ape nana: Apis florea
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Ape gigante: Apis dorsata
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Ape indiana: Apis cerana
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Ape mellifera: Apis mellifera
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L’ape mellifera
L’ape domestica
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L’APE MELLIFERA VIENE SPESSO DETTA APE DOMESTICA
Anche se viene allevata dall’uomo ormai da diversi millenni questo
insetto, per le sue particolarità biologiche rimane un organismo
“selvatico”.
I motivi principali di questa “selvaticità sono”:
• Le api sono organismi sociali in cui l’unità biologica non è la
singola ape ma la colonia: si tratta di un superorganismo.
• La fecondazione dell’unico individuo fertile, l’ape regina, avviene
al di fuori dell’alveare, con maschi provenienti da un’ampia area
e quindi fuori dal controllo dell’uomo.
• La vera riproduzione delle api, cioè la moltiplicazione del
superorganismo alveare è la sciamatura, un altro fenomeno non
facilmente controllabile.
L’APE MELLIFERA È UN INSETTO ORIGINARIAMENTE DIFFUSO IN
GRAN PARTE DELL’EUROPA, IN TUTTA L’AFRICA E IL MEDIO
ORIENTE.
• L’Ape mellifera è solo una delle 6-11 specie del genere Apis, le
vere api, ma tra queste specie è quella a più ampia distribuzione
geografica.
• Questa grande distribuzione geografica ha portato alla
suddivisione della specie Apis mellifera in tante sottospecie dette
erroneamente razze.
• Queste sottospecie si sono caratterizzate in seguito
all’adattamento alle locali condizioni climatiche ed alle diverse
situazioni floristiche.
• Le diverse sottospecie di ape mellifera sono dunque diverse per
caratteristiche esteriori ma ancor di più per le preferenze
ecologiche e comportamentali.
• Le sottospecie europee derivano da due distinte linee genetiche,
una penetrata in Europa dalla penisola iberica ed una da quella
balcanica.
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Apis mellifera mellifera: ape tedesca
Origine
Questa sottospecie di Apis mellifera è originaria
dell’Europa centrosettentrionale. Deriva da api
penetrate in Europa dal nord Africa, attraverso la
Spagna e quindi è affine all’Apis mellifera iberica.
Da un punto di vista genetico è dunque ben separata
sia da ligustica che da carnica, che sono invece
sottospecie gemelle.
Aspetto
L'ape mellifera ha dimensioni lievemente maggiori
dell'ape ligustica e carniche, ma può essere
riconosciuta poiché è generalmente di colore scuro ed
è priva righe leggermente più chiare. La peluria è lunga
e molto scura anch’essa da cui il nome di ape nera.
Hanno la ligula più corta di carnica e ligustica, pari a
circa 6,0 mm.
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Caratteristiche positive
• Vola a temperature inferiori
• Raggio di bottinatura più ampio
• Scarsa propensione a sciamare, se non si fa una buona
manutenzione e se non si esercita un controllo adeguato.
• sono buone bottinatrici (anche se più scarse rispetto all'ape
italiana) specialmente su praterie
• grande adattabilità all'ambiente montano
• sopportano molto bene inverni lunghi
• buona resistenza alle malattie (specialmente verso quelle che
colpiscono la covata)
• ben adattate alle zone in cui il nettare non è presente in quantità
costanti, nutrendosi in periodi di scarsità con miele o melata
• immagazzina le provviste vicino alla covata
Caratteristiche negative
• talvolta caratterizzata da una certa aggressività
• molto propolizzatrici
• non si adattano molto bene alle estati calde.
• durante l'inverno, le colonie restano spesso attive con un buon
consumo invernale delle scorte
Apis mellifera ligustica: ape italiana
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Sopra: Api (Apis mellifica ligustica). Torino, Museo di Zoologia, ora Museo
Regionale di Scienze naturali. Si tratta dei «tipi» in base ai quali
Massimiliano Spinola descrisse nel 1806 questa sottospecie di ape da
miele che si diffuse nel mondo.
Origine
L'ape ligustica è originaria dell'Italia. Questa sottospecie si
è formata sopravvivendo all'era delle glaciazioni come le
sottospecie geneticamente differenti della Spagna e della
Sicilia. È la sottospecie più diffusa al mondo tra le api
mellifere, per l'apprezzamento che ha tra gli apicoltori, in
quanto ha dimostrato di essere adattabile alla maggior
parte dei climi dal subtropicale al temperato, anche se ha
dimostrato meno adattamento ai climi umidi tropicali.
Aspetto
L'ape ligustica ha all'incirca le medesime dimensioni
dell'ape carnica, ma può essere riconosciuta poiché è
generalmente di castano dorato o giallo, normalmente con
righe leggermente più scure nella prima parte dell’addome.
Hanno la ligula mediamente lunga da 6.3 a 6.6 millimetri
che permette una migliore raccolta di nettare.
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Caratteristiche positive
• Scarsa propensione a sciamare, se non si fa una buona
manutenzione e se non si esercita un controllo adeguato.
• Sono ottime bottinatrici
• Buona adattabilità all'ambiente specialmente in zone a clima
temperato
• Ben adattate alle zone in cui il nettare non è presente in
quantità costanti, nutrendosi in periodi di scarsità con miele o
melata
• Immagazzina le provviste vicino alla covata
• Si adattano molto bene alle estati calde
Caratteristiche negative
• Raggio di bottinatura ridotto
• Non sopportano molto bene inverni lunghi (ecotipi merid.)
• Non eccellente resistenza alle malattie (specialmente verso
quelle che colpiscono la covata)
• Talvolta caratterizzata da una certa aggressività: meno docile
di carnica
Apis mellifera carnica: ape carnica
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27/02/2014
Origine
Questa sottospecie di Apis mellifera è originaria della
regione di Kranjska, Slovenia, a sud delle alpi
austriache e a nord dei Balcani. Attualmente questa
razza è molto popolare tra gli apicoltori e compete per
predilezione con l'ape italiana. La caratteristica
principale di quest'ape è la mansuetudine. Si è ben
adattata alla disponibilità di nettare, per mezzo di un
rapido accrescimento della popolazione in primavera
diminuendo altresì la dimensione della covata quando
l'alimento inizia a scarseggiare.
Aspetto
L'ape carnica ha all'incirca le medesime dimensioni
dell'ape ligustica, ma può essere riconosciuta poiché è
generalmente di colore castano-grigio normalmente
scuro con righe leggermente più chiare. Hanno la
ligula molto lunga da 6.5 a 6.7 millimetri che permette
una migliore raccolta di nettare.
Caratteristiche positive
• Vola a temperature inferiori
• Raggio di bottinatura più ampio
• Scarsa propensione a sciamare, se non si fa una buona
manutenzione e se non si esercita un controllo adeguato.
• Sono buone bottinatrici (anche se più scarse rispetto all'ape
italiana) specialmente su praterie
• Grande adattabilità all'ambiente montano
• Sopportano molto bene inverni lunghi
• Buona resistenza alle malattie (specialmente verso quelle che
colpiscono la covata)
• Ben adattate alle zone in cui il nettare non è presente in quantità
costanti, nutrendosi in periodi di scarsità con miele o melata
• Immagazzina le provviste vicino alla covata
Caratteristiche negative
• Sverna con colonie ridotte ed ha una ripresa tardiva ma esplosiva
con facili sciamature
• Molto propolizzatrici
• Non si adattano molto bene alle estati calde.
• Durante l'inverno, le colonie restano spesso attive con un buon
consumo invernale delle scorte
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27/02/2014
PRINCIPALI CARATTERI MORFOLOGICI
Apis
Apis
Apis
mellifera
mellifera
mellifera
mellifera
ligustica
carnica
INDICE
CUBITALE
1.07
2.03
2.07
PELI 5°
TERGITE
0.4-0.6
0.2-0.3
0.25-0.35
LIGULA
6.00
6.05
6.06
carattere
RAZZE GEMELLE
INDICE CUBITALE di
Apis mellifera mellifera,
ligustica,
carnica
e caucasica
Apis mellifera
Apis mellifera
Apis mellifera
Apis mellifera
mellifera
ligustica
carnica
caucasica
operaia - media
1.7
2.3
2.7
2.0
operaia - min
1.3
2.0 [2.2]
2.4
1.7
operaia - max
2.1
2.7 [2.8]
3.0
2.3
fuco - media
1.3
1.8
2.0
-
fuco - min
1.0
1.6
1.8
-
fuco - max
1.5
2.0
2.3
-
Indice cubitale
23
27/02/2014
API E GENETICA
Insights into social insects from the genome of the honeybee Apis mellifera
The Honeybee Genome Sequencing Consortium
24
27/02/2014
The Honeybee Genome Sequencing Consortium
Nature 443, 931-949(26 October 2006)
MELLIFERA
25
27/02/2014
IL PATRIMONIO APISTICO DEL TRENTINO
carnica
mellifera ?
carnica/ligustica
ligustica
Ape di buckfast ?
Genetic characterization of Italian honeybees, Apis mellifera ligustica,
based on microsatellite DNA polymorphisms*
Apidologie 38 (2007)
Raffaele
Dall’Olio,
Alberto Marinoa,
Marco
Lodesania,
Robin F.A Moritz
26
27/02/2014
ANATOMIA DELL’APE MELLIFERA
1. CAPO
2. SPIRACOLO
3. ALI
4a. ZAMPA ANTERIORE
4b. ZAMPA MEDIANA
4c. ZAMPA PSTERIORE
5. TORACE
6. ADDOME
7. STREGGHIA
8. PRESSA POLLINE
27
27/02/2014
1 antenna;
2 ocello inferiore;
3 ocello superiore;
4 occhio composito;
5 cerebro (cervello);
6 protorace;
7 arteria dorsale (aorta);
8 apparato tracheale
(trachee + spiracoli
tracheali);
9 mesotorace;
10 metatorace;
11 ali (primo paio);
12 ali (secondo paio);
13 mesenteron (tratto medio
del tubo digerente);
14 cuore;
15 ovario;
16 proctodeo (tratto finale
del tubo digerente);
17 ano;
18 genitali;
19 catena gangliare
ventrale;
20 tubi Malpighiani;
21 ultimo tarsomero;
22 unghie del pretarso;
23 tarso + pretarso;
24 tibia;
25 femore;
26 trocantere;
27 stomodeo (prima parte
del tubo digerente);
28 ganglio toracico;
29 coxa;
30 ghiandola salivare;
31 gnatocerebro;
32 apparato boccale.
UNA CARATTERISTICA FONDAMENTALE DELLE API È
AVERE IL CORPO COPERTO DI PELURIA
28
27/02/2014
UNA PELURIA PIUMATA
FONDAMENTALE NELLA RACCOLTA DEL POLLINE
29
CAPO
CAPO
OCELLI
27/02/2014
30
27/02/2014
ANTENNA
TARSO
2 PAIA DI ALI
ALA ANTERIORE
ALA POSTERIORE
31
27/02/2014
ZAMPA ANTERIORE
ZAMPA POSTERIORE
PUNGIGLIONE
32
GHIANDOLE DELLA CERA
27/02/2014
33
27/02/2014
LE API SONO INSETTI SOCIALI E SONO DIVISI IN CASTE
CASTE
34
OPERIA
REGINA
27/02/2014
35
27/02/2014
FUCO
ORGANIZZAZIONE NATURALE DELLA COLONIA
Scorte di miele
Scorte di polline
Nido di covata
Covata maschile
Rivestimento di propoli
Gallerie periferiche
Lisciatura dell’entrata
Entrata
Celle reali
36
27/02/2014
SEZIONE DI UN ALVEARE SELVATICO
CICLI NATURALI DELL’APE MELLIFERA
Possiamo distinguere due distinti cicli.
•
Ciclo biologico dei singoli individui
•
Ciclo biologico del superorganismo alveare
CICLO BIOLOGICO DELL’APE OPERAIA
UOVO
LARVA
PREPUPA
PUPA
ADULTO
37
27/02/2014
CICLO BIOLOGICO DELL’APE OPERAIA
UOVO
UOVO
LARVA
PREPUPA
PUPA
ADULTO
GIORNO 1
GIORNO 3
GIORNO 2
38
27/02/2014
CICLO BIOLOGICO DELLE DIVERSE CASTE
L'APE OPERAIA
39
27/02/2014
La regina depone l’uovo nella celletta
Le operaie nutrono la larva
La larva si sviluppa
Le operaie chiudono la celletta larva
La larva si trasforma in pupa
L’ape adulta esce dalla celletta
40
27/02/2014
Nell'arco della loro vita, le api operaie compiono diversi compiti secondo
la loro età, fino ai 21 giorni non escono dall'alveare e realizzano differenti
funzioni:
PULITRICI: si occupano di mantenere puliti i favi e tutto l'alveare
NUTRICI: cominciano a produrre le loro ghiandole ipofaringee produttrici
di pappa reale
PRODUTTRICI DELLA CERA: sviluppano le ghiandole produttrici di cera e
costruiscono i favi
IMMAGAZZINATRICI: sono quelle che ricevono il cibo dalle bottinatrici e lo
collocano nei favi
GUARDIANE: sorvegliano la porticina di ingresso dell'alveare affinché non
entrino operaie di altri alveari
VENTILATRICI: generano una corrente d'aria per deidratare il nettare
Dopo i 21 giorni si atrofizzano le ghiandole cerigene e per questo escono
dall'alveare divenendo BOTTINATRICI compiendo le seguenti funzioni:
raccoglitrici di nettare.
raccoglitrici di polline.
raccoglitrici di propoli.
raccoglitrici di acqua.
FUCO
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27/02/2014
IL FUCO E’ UNA
MACCHINA VOLANTE
OCCHI, ALI E GENITALI
42
27/02/2014
Il fuco, chiamato anche pecchione, è il maschio dell'ape
domestica. Nasce da uova non fecondate di ape regina
feconda o vergine o dalle uova deposte da api fucaiole. Il
suo corpo è grosso e coperto di peli; la ligula è corta per
cui non può bottinare, ma solo assorbire il miele dai favi
e deve essere nutrito di polline dalle operaie; non
possiede pungiglione.
l'immagine del fuco inoperoso ed ozioso, è stata del tutto
superata da recenti ricerche: collabora all'allevamento
delle larve, scaldando la covata con il calore prodotto dal
proprio corpo, liberando quindi delle operaie per altre
mansioni. Non è in grado di bottinare, ma opera la
trofallassi (lo scambio del nettare da un insetto all'altro)
concorrendo come le operaie a questa importante
funzione
L'APE REGINA
• DEPONE LE UOVA (APPARATO GENITALE DELL’ALVEARE
• MANTIENE LA COESIONE DELL’ALVEARE (FEROMONE REALE)
• PORTA I CARATTERI GENETICI (MADRE DI TUTTE LE API)
43
27/02/2014
L'APE REGINA è un individuo adulto, fertile, femminile
della colonia d'api; è normalmente la madre di tutte le api
presenti nell'alveare. La regina si sviluppa da una larva
selezionata dalle api operaie e nutrita con pappa reale al
fine di renderla sessualmente matura. In situazioni
ordinarie, all'interno della famiglia d'api è, quindi, l'unico
individuo fertile.
IL SEGRETO DELLO SVILUPPO DELL’APE REGINA È
NELL’ALIMENTAZIONE, TUTTA A BASE DI PAPPA REALE
44
27/02/2014
45
27/02/2014
COMBATTIMENTO TRA DUE REGINE: NE RESTERÀ SOLTANTO UNA
46
27/02/2014
L’ACCOPPIAMENTO DELLE REGINE AVVIENE IN VOLO
LA REGINA COMPIE
DIVERSI VOLI
NUZIALI E SI
FECONDA CON
MOLTI MASCHI
47
27/02/2014
REGINA
FUCO
UN PO’ DI GENETICA
DELLE API
DIPLOIDE
APLOIDE
REGINA
FUCO
OPERAIA
FUCO
FUCO
REGINA
OPERAIE
DIPLOIDE
APLOIDE
48
27/02/2014
RAZZA PURA RAZZA PURA
MADRE
AA
X
A
stazione di fecondazione
o inseminazione strumentale
IBRIDO
A
AA
X
AA
F1
B
Fecondazione
libera
RAZZA PURA
AB
A
AB
IBRIDO
RAZZA PURA
IBRIDA
AB
AA
PURA
AB
IBRIDA
IBRIDO
RAZZA PURA
X
A
A
B
PURO
F2
AA
IBRIDO
PURA
AB
F3
IBRIDA
49
27/02/2014
IBRIDA
AB
AB
IBRIDA
BB
IBRIDA
IBRIDO
X
B
B
A
PURO
F2
AB
IBRIDO
IBRIDA
F3
BB
IBRIDA
Due giorni
dopo l'ultimo
volo nuziale,
comincia il
periodo della
deposizione
delle uova che
può arrivare
sino a 3000 al
giorno. È stato
calcolato che
nel corso della
sua vita una
regina può
arrivare a
deporre uova
per un peso
pari a circa
mille volte il
suo.
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27/02/2014
DEPOSIZIONE DELLA COVATA
51
27/02/2014
LA COMUNICAZIONE NELLE API
Le modalità di comunicazione delle api sono a tutt'oggi
sotto studio, ma molto è stato chiarito. Le api hanno una
comunicazione di tipo semiochimico, mediante i feromoni,
e una di tipo fisico: le cosiddette "danze", che le api
attuano per comunicare un ben determinato messaggio
alle compagne..
COMUNICAZIONE: I FEROMONI DELLE API
Feromone di allarme
Ci sono due principali ormoni di allarme presenti nelle api
operaie.
Il primo è rilasciato dalla ghiandola di Koschevnikov,
situata presso il pungiglione ed è una miscela di 40
composti circa, tutte molto volatili. Il feromone è
rilasciato quando le api pungono e richiama altre api a
concentrarsi sul luogo di emissione del feromone ed
attuare comportamenti difensivi.
Il fumo può mascherare questo feromone.
L’altro ormone è rilasciato dalle ghiandole mandibolari.
Ha un effetto deterrente e repellente verso altri organismi.
E sembra aumentare con l’età delle api. E’ molto presente
nelle bottinatrici e potrebbe anche servire da marcatura
per altre bottinatrici.
52
27/02/2014
Feromone di riconoscimento della covata
Previene le operaie dal produrre covata nelle colonie dove
questa è presente. Sia le larve che le pupe emettono il
feromone che inibisce lo sviluppo degli ovari nelle operaie
e stimola la nutrizione e la cura della covata.
Feromone dei fuchi
Emesso dai fuchi, promuove l’aggregazione di questi al
fine di costituire arene di fecondozione per regine vergini.
Feromone della ghiandola di Dufour
La ghiandola di Dufour sbocca nella parete dorsale della
vagina. Il secreto di questa ghiandola sembra venga
rilasciato sulle uova alla deposizione. Permette alle
operaie di distinguere le uova deposte dalla regina da
quelle eventualmente deposte da altre operaie. Nelle
colonie prive di regina le uova deposte da api fucaiole
sembrano avere questo ormone e quindi vengono
accettate.
Feromone di marcatura delle uova
Ha un effetto simile a quello prodotto dalle ghiandole di
Dufour.
Feromone impronta
È lasciato dalle api quando camminano e migliora il
messaggio del feromone di Nassonov nella ricerca del
nettare. Nelle regine questo feromone, emesso dai tarsi, è
depositato sui favi: riduce la produzione di celle reali ed il
suo effetto cala con l’età della regina.
Feromone di bottinatura
È rilasciato dalle bottinatrici anziane per rallentare la
maturazione delle api nutrici. Fa in modo che nella colonia
ci sia equilibrio tra nutrici e bottinatrici.
Feromone di Nasonov
È prodotto dalle operaie ed è usato per l’orientamento ed il
riconoscimento della propria colonia.
53
27/02/2014
GHIANDOLA DI NASONOV
FEROMONI DELLA REGINA
Feromone della ghiandola mandibolare (QMP)
Il QMP, è uno dei feromoni più importanti. Promuove I
comportamenti sociali, la cura dell’alveare, la
sciamatura, il comportamento riproduttivo e
soprattutto l’inibizione dello sviluppo degli ovari nelle
api operaie.
Feromone del seguito della regina (QRP)
Questo feromone fa sic he la regina sia sempre seguita
strettamente da un certo nuemro di api.
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27/02/2014
COMUNICAZIONE: LE DANZE DELLE API
Karl von Frisch
Premio Nobel 1973
La scoperta delle danze si deve a Karl von
Frisch. Egli si era accorto della presenza di
una qualche forma di comunicazione con il
seguente esperimento: metteva una
soluzione zuccherina nei pressi dell'alveare,
e delicatamente marchiava il torace della
prima ape ad accorgersene. Quando, a
distanza di un certo tempo, le api affluivano
numerose, regolarmente l'ape marchiata
mancava. Frisch, dopo aver ripetuto
l'esperimento più volte ottenendone il
medesimo risultato, giunse alla conclusione
obbligata che l'ape doveva aver comunicato
alle compagne la posizione esatta della fonte
di cibo. Si mise quindi al lavoro per scoprire
la modalità con cui le api si passavano
l'informazione. A tal fine si servì di una
speciale arnia sperimentale di vetro, grazie
alla quale scoprì una serie di tipi di danze.
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27/02/2014
OLTRE 100 m
ENTRO 100 m
DANZA DELL’ADDOME
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27/02/2014
LE DANZE DELLE API
Le api indicano le fonti di cibo o altri luoghi
“utili” mediante speciali movimenti detti danze.
La prima è la danza circolare, più generica e la
seconda è la danza dell’addome, un sistema
preciso per dare indicazioni rappresentando
l’angolo tra il sole e la fonte di cibo rispetto
all’alveare. Durante le danze le api offrono
anche goccioline di cibo alle sorelle.
Trofallassi: scambio di cibo e comunicazione
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27/02/2014
IL FAVO: la costruzione
LA CELLA ESAGONALE
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27/02/2014
Quale di queste due immagini è corretta?
Solo la soluzione di destra permette lo scarico del peso
tra tutte le cellette del favo
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27/02/2014
La incredibile geometria del favo
La forma naturale del favo
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27/02/2014
L’ALVEARE “NATURALE”
CICLO BIOLOGICO DEL SUPERORGANISMO ALVEARE
USCITA DELLO SCIAME
RADUNO TEMPORANEO
INSEDIAMENTO NUOVA
COLONIA
LA SCIAMATURA
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27/02/2014
La Sciamatura è il modo in cui si riproducono le famiglie di
api (considerando la colonia come un superorganismo non
essendo in grado i singoli individui di sopravvivere da soli),
tra le quali l'ape europea.
La nuova colonia si forma quando l'ape regina lascia la
colonia con un nutrito numero di api operaie. Tale sciame è
detto primario ed è formato dalla vecchia regina. Qualora vi
siano più vergini nella famiglia rimasta è possibile una nuova
sciamatura detta secondaria che potrebbe essere seguita da
una molto più rara sciamatura terziaria etc.. Gli sciami
secondari e terziari, formati quindi da regine vergini, sono di
dimensioni ridotte rispetto allo sciame primario.
La sciamatura è un fenomeno prevalentemente primaverile,
che dura usualmente due o tre settimane, dipendenti dalle
condizioni locali. Occasionalmente possono però verificarsi
sciamature fuori periodo, in stagione inoltrata, di solito
causate da problemi sanitari.
SCIAMATURA
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27/02/2014
SCIAME IN VOLO
RADUNO TEMPORANEO
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27/02/2014
INSEDIAMENTO DELLA NUOVA COLONIA
COSA AVVIENE NELLA COLONIA CON LA
SCIAMATURA
La regina inizia a deporre molta covata maschile più
di un mese prima.
Due settimane prima della sciamatura la regina
depone uova nei cupolini reali.
Alcuni giorni prima la vecchia regina ferma la
formazione delle uova negli ovari per alleggerirsi e
poter nuovamente volare.
Quando le nuove regine nelle cellette reali sono
formate la vecchia regina abbandona la colonia
seguita da un grande numero di api, che prelevano
scorte di miele.
Dopo l’uscita dello sciame e della vecchia regina le
nuove regine nascono. La prima nata subito elimina
quelle ancora nelle celle reali e se ne sono nate più di
una lottano tra loro: ne resta solo una.
Dopo 4-7 giorni l’unica regina vergine rimasta inizia i
voli di fecondazione.
Dopo altri 4-7 giorni la nuova regina inizia a deporre
le uova.
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27/02/2014
COSA AVVIENE NELLA NUOVA COLONIA
FORMATASI CON LA SCIAMATURA
Lo sciame si raduna a poca distanza
dalla colonia originaria e si appende ad
un ramo di un albero.
Dopo 1-3 giorni lo sciame si trasferisce
in un luogo definitivo, in genere dentro
una cavità.
Lo sciame inizia la costruzione dei
nuovi favi.
Quando il primo favo è sufficientemente
formato le api iniziano a immagazzinare
il miele ed il polline e la vecchia regina
inizia a deporre le uova.
In molti casi, dopo un breve periodo di
deposizione, la vecchia regina può
essere soppressa dalla nuova colonia e
vengono allevate nuove regine.
COSA AVVIENE NELLA NUOVA COLONIA
FORMATASI CON LA SCIAMATURA E NELLA COLONIA ORIGINARIA
COLONIA
ORIGINARIA
SCIAMATURA
Riduzione della
popolazione di api adulte
Assenza di covata giovane
per circa 2 settimane
Presenza iniziale solo di api
adulte
Costruzione di nuovi favi
NUOVA
COLONIA
Assenza di covata giovane
per circa una settimana.
In caso di sostituzione della
vecchia regina ulteriore
asenza di covata per 25
giorni circa
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27/02/2014
CON LA SCIAMATURA VANTAGGI E SVANTAGGI VENGONO
SUDDIVISI TRA LA VECCHIA E LA NUOVA COLONIA
VANTAGGI
Sito sicuro e riparato
COLONIA
ORIGINARIA
Favi costruiti
Scorte abbondanti
SVANTAGGI
Perdita della nuova regina
nei voli di fecondazione
Favi vecchi, contaminati
da spore
Presenza sia di api adulte
che stadi giovanili
Regina feconda
NUOVA
COLONIA
Nuovi favi di cera
vergine
Presenza iniziale
solo di api adulte
Possibile perdita della
regina durante la sciamatura
Sciame esposto al clima
Scorte ridotte
VALORE SANITARIO DELLA SCIAMATURA
Anche la vera sciamatura a scopo riproduttivo provoca nelle colonie
coinvolte, sia quella originaria che quella di nuova formazione, delle
condizioni atipiche che hanno certamente una influenza sul loro stato
sanitario.
•
In entrambe le colonie si ha una interruzione nella presenza di covata
giovane, recettiva ad alcune malattie e parassiti specifici (ad esempio
peste).
•
Nella colonia originaria si ha una riduzione dell’affollamento, situazione
spesso scatenante per alcune patologie (in particolare virosi)
•
La nuova colonia è costituita solo da api adulte in un periodo in cui la
varroa è maggiormente presente nella covata.
•
La nuova colonia deve costruire ex novo i propri favi che avranno una
concentrazione di spore patogene molto bassa.
La sciamatura non è solo la modalità di riproduzione della colonia, ma è
soprattutto un modo di rigenerarsi. Infatti le nuove colonie hanno maggiori
chance di sopravvivenza, mentre le colonie originarie nel corso di alcuni
anni sono destinate a soccombere, proprio per l’invecchiamento dei favi e
per problemi sanitari.
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Le api e l’uomo
27/02/2014
L’UOMO E LE API: LA NASCITA DELL’APICOLTURA
Fin dalla preistoria l’uomo ha sfruttato la produzione di miele e cera delle
api, depredando gli alveari selvatici mediante l’utilizzo del fumo.
Pittura rupestre, Rodesia
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27/02/2014
L’apicoltura
potrebbe essere
nata quasi
casualmente,
per l’abitudine
dell’ape mellifera
di nidificare
entro cavità….
Le api
potrebbero aver
scelto qualche
manufatto
umano come loro
ricovero e poi…..
GIÀ CON LA CIVILTÀ EGIZIA L’UOMO É DIVENTATO APICOLTORE
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ARNIE O BUGNI VILLICI
27/02/2014
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27/02/2014
L’UOMO È DIVENTATO APICOLTORE SFRUTTANDO PROPRIO LE
CARATTERISTICHE BIOLOGICHE DELL’APE MELLIFERA
•
L’ape mellifera nidifica entro cavità
•
L’ape mellifera si riproduce per sciamatura
•
Le colonie formatesi dagli sciami sono destinate a prosperare
nella stagione seguente
•
Le colonie originarie sono destinate a deperire
L’APICOLTORE ANTICO DUNQUE SI LIMITAVA A:
•
Catturare gli sciami cui veniva fornita una cavità artificiale (bugno
villico)
•
Sfruttare le colonie originarie mediante l’apicidio per
l’ottenimento del miele e della cera
In alcune realtà il miele e la cera non erano ottenuti mediante
soppressione della colonia (apicidio) ma con la castrazione dei favi,
cioè con la sola rimozione delle porzioni di favo contenente miele.
Attrezzi per la castratura
dei favi negli alveari villici
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27/02/2014
APICIDIO
ARNIE O BUGNI VILLICI
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27/02/2014
L’APICOLTORE NEL
PASSATO NON
INTERFERIVA CON LA
NATURALE BIOLOGIA
DELLE API
Non agiva all’interno della
colonia, ma assecondava e
sfruttava il naturale sviluppo degli
alveari.
La soppressione delle colonie
vecchie e la preparazione delle
colonie produttive per la stagione
seguente a partire da sciami,
garantiva colonie sane e forti.
Con questa gestione degli alveari
le problematiche sanitarie delle api
erano alquanto ridotte.
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27/02/2014
L’ARNIA
RAZIONALE
CON LA SCOPERTA DELLO SPAZIO D’APE
QUINDI DELL’ARNIA RAZIONALE
HA AVUTO INIZIO L’APICOLTURA MODERNA
E
A metà dell’800 il Reverendo Lorenzo Lorraine Langstroth, scoprì il concetto di
spazio d’ape, partendo da osservazioni fatte da antichi autori greci.
Fino al XVII secolo
Dopo il XIX secolo
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27/02/2014
Rev. Lorenzo Lorraine Langstroth
(25 December 1810 - October 6, 1895)
1853: The Hive and the Honey Bee
SPAZIO D’APE: è
esattamente lo spazio
che permette ad
un’ape di passare
facilmente tra due
strutture (7.5 mm +/1.5 mm per l’ape
mellifera, un po’ meno
per l’ape cerana, less
for the eastern hive
bee). Se lo spazio è
maggiore viene
ostruito con cera, se
minore, tappato con
propoli.
SPAZIO
LARGO,
CHIUSO
CON
CERA
SPAZIO
STRETTO,
CHIUSO
CON
PROPOLI
SPAZIO
D’APE,
NON
CHIUSO
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27/02/2014
IL FAVO MOBILE
Il concetto di spazio d’ape permise la costruzione di arnie a favi mobili. In
questo modo fu possibile indagare a fondo la biologia delle api e scoprire tutti
quegli aspetti che sono alla base dell’apicoltura moderna
APICOLTURA MODERNA = ARNIA RAZIONALE
L’adozione all’arnia razionale fu rapido ma
l’uso di bugni villici durò in Europa fino al
secolo scorso ed è ancora in uso in alcune
regioni.
ARNIA VILLICA
ARNIA RAZIONALE
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27/02/2014
PASSAGGIO DALL’ARNIA VILLICA A QUELLA RAZIONALE
L’APICOLTORE MODERNO
CONOSCE A FONDO LA
BIOLOGIA DELLE API
Ostacola la sciamatura naturale.
Trasferisce favi da una colonia
all’altra.
Riutilizza per lungo tempo i favi.
Cerca di ridurre al minimo
l’assenza di covata nelle colonie.
Mantiene sempre colonie molto
popolose.
Con questa gestione degli
alveari le problematiche
sanitarie delle api sembrano
essere aumentate.
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27/02/2014
VALORE ECOLOGICO ED AGRONOMICO
DELL’ APICOLTURA
L'IMPOLLINAZIONE È IL PROCESSO
MEDIANTE IL QUALE IL POLLINE VIENE
TRASFERITO TRA LE PIANTE ,
CONSENTENDO COSÌ LA FECONDAZIONE
E LA RIPRODUZIONE SESSUALE
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27/02/2014
IMPOLLINAZIONE ABIOTICA
Si riferisce a situazioni in cui l'impollinazione
avviene senza il coinvolgimento di altri
organismi. Questa forma di impollinazione è
predominante nelle graminacee, nella maggior
parte delle conifere e in molti alberi a foglie
caduche.
L’idrofilia è l’impollinazione da parte dell'acqua e
si verifica in piante acquatiche che liberano il loro
polline direttamente nell'acqua circostante.
L’anemofilia è l’impollinazione da parte del vento
Circa l'80% dell’impollinazione delle piante è
biotica e il 20% abiotica.
Di questa il 98% anemofila e il 2% idrofila.
IMPOLLINAZIONE BIOTICA
Più comunemente, il processo di impollinazione
richiede organismi impollinatori: animali che
portano o spostano i granelli di polline dalle
antere alla parte ricettiva del pistillo.
Ci sono circa 200'000
specie di organismi
animali impollinatori,
la maggior parte dei
quali sono insetti
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27/02/2014
IMPOLLINAZIONE ENTOMOFILA
Impollinazione da parte degli insetti , spesso si
verifica su piante che hanno sviluppato petali
colorati e un forte profumo per attirare gli insetti
quali api, vespe e talvolta formiche (Hymenoptera),
coleotteri (Coleoptera), falene, farfalle (Lepidotteri)
e le mosche (Ditteri).
IMPOLLINAZIONE ZOOFILA
E’ l'impollinazione compiuta da vertebrati come i
pipistrelli e gli uccelli, in particolare volpi volanti
(Macrochirotteri) e colibrì. Le piante adattate a
utilizzare i pipistrelli e le falene come impollinatori
hanno tipicamente petali bianchi e un odore forte,
mentre quelle che utilizzano gli uccelli come
impollinatori tendono a sviluppare petali rossi e
raramente sviluppano un profumo
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27/02/2014
IMPOLLINATORI E AGRICOLTURA
Da una recente
ricerca è emerso
che un terzo
della produzione
globale di colture
proviene da
specie che
dipendono
dall'azione di
impollinatori
quali api, uccelli
e pipistrelli.
L'impollinazione
delle colture
alimentari è
ampiamente
riconosciuta quale
servizio chiave per
l'ecosistema, ma
fino a oggi non era
ancora stata
misurata l'entità
della nostra
dipendenza
dall'impollinazione
animale su scala
globale.
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27/02/2014
Un gruppo internazionale di ricercatori ha svolto
un esame esaustivo degli studi scientifici
compiuti in 200 paesi su 115 delle principali
colture globali.
Lo studio è stato pubblicato su «Proceedings of
the Royal Society B: Biological Sciences».
UNO SU TRE BOCCONI DI CIBO È STATO
PRODOTTO GRAZIE ALL'IMPOLLINAZIONE
I ricercatori hanno scoperto che, delle 115 colture
analizzate, 87 dipendono dall'impollinazione
animale e 28 no.
Delle 87 colture dipendenti dall'impollinazione, 13
si basano interamente sull'impollinazione animale,
30 mostrano una dipendenza elevata e 27
moderata.
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27/02/2014
L’APE MELLIFERA È UN
INSETTO “SELVATICO”
IN TUTTA EUROPA.
È
RESPONSABILE
DELL’IMPOLLINAZIONE
DI MOLTISSIME SPECIE
VEGETALI DELLA
COSIDDETTA FLORA
SPONTANEA
PRIMA DELLA VARROA C’ERANO SIA ALVERAI SELVATICI
CHE ALVEARI GESTITI DAGLI APICOLTORI
TRA API MELLIFERE “SELVATICHE” E QUELLE GESTITE
DAGLI APICOLTORI C’ERA SCAMBIO GENETICO
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27/02/2014
OGGI LE UNICHE API MELLIFERE SONO QUELLE DEGLI
APICOLTORI : LA FLORA SPONTANEA NE RISENTE
NON C’È PIÙ SCAMBIO GENETICO CON API SOTTOPOSTE A
SELEZIONE NATURALE: IMPOVERIMENTO GENETICO
GLI APICOLTORI HANNO L’ONORE E L’ONERE DI GESTORE
QUESTO INSETTO CHIAVE PER GLI ECOSISTEMI
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27/02/2014
GRAZIE
DELL’ATTENZIONE
PAOLO FONTANA &
VALERIA MALAGNINI
Fondazione Edmund Mach
Centro Trasferimento Tecnologico
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