elaborato pr_rel_04 - Comune di Ascoli Piceno

Medaglia d'Oro al Valor Militare per Attività Partigiana
RELAZIONE SOTTOSISTEMA
BOTANICO VEGETAZIONALE E
SCHEDE ANALITICHE
TAVOLA
PR-REL-04
Indice generale
1PREMESSA......................................................2
1.1Riferimenti Normativi..............................2
1.2Analisi del Territorio................................5
2VINCOLISTICA ATTUALMENTE
ESISTENTE........................................................6
3METODOLOGIA DI RILIEVO.......................7
3.1Considerazioni preliminari.......................7
3.2Materiali utilizzati.....................................8
4FORMAZIONI VEGETAZIONALI.................9
4.1Bosco misto con dominanza di Leccio
(Quercus ilex L.)............................................9
4.2Bosco di castagno (Castanea sativa Mill.)
.....................................................................10
4.3Bosco misto di sole latifoglie.................10
4.4Abetaia (Abies Alba Mill.).....................11
4.5Bosco misto di Conifere e Latifoglie......12
4.6Fitocenosi del calanco............................12
4.7Bosco di conifere derivanti da
imboschimenti.............................................13
4.8Fitocenosi ripariale.................................14
4.9Pascoli, pascoli cespugliati e pascoli
arborati.........................................................15
4.10Faggeta..................................................16
4.11Elementi diffusi e a piccoli gruppi.......16
4.12Bosco di Pino d’Aleppo (Pinus
halepensis Miller)........................................16
5VINCOLISTICA.............................................17
5.1Definizione delle politiche di tutela........17
5.2Prescrizioni per la vegetazione naturale. 18
5.3Prescrizioni per il verde ornamentale.....20
5.3.1Vegetazione ornamentale in zone
rurali.......................................................20
5.3.2Vegetazione ornamentale dei centri
urbani, produttivi e viali alberati............21
6CONCLUSIONI..............................................22
7ALLEGATO N° 1...........................................24
7.1Elenco delle specie Arboree consigliate. 24
7.1.1(Specie per destinazione)...............24
7.2Elenco delle piante Arbustive consigliate
.....................................................................25
7.2.1(Verde ornamentale ed opere di
difesa del suolo).....................................25
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PREMESSA
1.1 Riferimenti Normativi
Tra le problematiche dei nostri tempi, la tutela ambientale è oramai presente
nell'esigenza collettiva come uno dei tanti problemi contemporanei; basta ricordare
alcuni eventi calamitosi avvenuti qualche tempo fa in Toscana, Friuli Venezia Giulia,
Piemonte e ultimamente in Campania per testimoniare la gran fragilità del territorio.
Quanto detto deve far riflettere sull'entità dei fenomeni naturali a fronte dei quali,
spesso, poco contano le opere di recupero dell'uomo.
E' innegabile che fra le cause della crisi ambientale vi è il mancato confronto fra le
limitazioni fisiche del suolo e le esigenze di sviluppo; molte volte nelle aree rurali sono
state trasferite, tal quale, logiche e procedure che, se pur soddisfacevano le esigenze
delle aree edificabili, mal si adattano negli ambienti rurali.
E' inoltre importante riportare la nota dell'Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) che
recita "la disciplina urbanistica si dovrà impegnare esplicitamente nella difesa e nella
valorizzazione delle risorse naturali presenti sul territorio: l'aria, l'acqua, il suolo, gli
ecosistemi della flora e della fauna".
Il mondo scientifico e della cultura ritengono, a tutt'oggi, che si debba ancora
maturare una consapevole cultura comune del territorio; senza la quale qualsiasi
pianificazione e programmazione sarebbe in pratica fortemente compromessa. Questa
cultura dovrà cercare di superare il concetto statico di vincolo, facendosi carico della
conservazione dinamica del suolo in una prospettiva di sviluppo sostenibile.
La salvaguardia degli equilibri naturali va quindi inquadrata come un'azione
progettuale e propositiva ed affinché non si configuri come uno sterile e
controproducente sistema di vincoli, è necessaria l'analisi dei rapporti tra emergenze
ambientali, attività agricole ed extragricole. Ciò al fine di incentivare le forme di
intervento che valorizzino la funzione paesaggistica e ambientale del sistema agricoloterritoriale ed evitare di penalizzare, lo stesso operatore, con eccessive norme e vincoli.
Ciò, di fatto, potrebbe pregiudicare il corretto svolgimento della sua attività; non ultima
quella di tutore dell'ambiente riconosciutagli dall’U.E. nel Reg. 2078/92 e successivi.
Nel territorio marchigiano, di fatto, le fasce vallive da tempo utilizzate per un’attività
agricola ad alto reddito, presentano oramai uno scarso grado di naturalità mentre nelle
zone umide e sub-umide dei fiumi, nonostante il loro crescente grado di inquinamento,
si è avuto un incredibile e caotico incremento di numerosi insediamenti produttivi e
residenziali.
Nelle aree montane, il costante calo demografico causato da condizioni
socioeconomiche sempre peggiori ha determinato l'abbandono di vaste aree trascurando
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qualsiasi iniziativa volta alla riqualificazione ambientale ed economica.
Risulta, quindi, che i valori paesaggistici ed ambientali sono frutto di equilibri
maturati lentamente nel corso dei secoli e scaturiti dall'interazione storica dei processi
antropici con ogni diversa componente del territorio.
Quest'analisi mette in evidenza che i valori paesaggistici vanno salvaguardati,
individuando nuove regole per la trasformazione, tenendo in opportuna considerazione i
problemi dello sviluppo economico e della pianificazione territoriale.
Per giungere quindi ad una conservazione dinamica degli elementi paesaggistici,
nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile, è quantomai indispensabile integrare gli
attuali indicatori fisici, utilizzati per la definizione delle zone territoriali-paesagistiche,
con indicatori dinamici di carattere socio-economico (trasformazione del
paesaggio/costo economico-sociale).
E' appunto con l'entrata in vigore della legge n. 431/85 "Legge Galasso" che è
riconfermato lo spirito dell'art. 9 della carta costituzionale; dove la salvaguardia del
paesaggio, concepito come bene pubblico, è l'interesse prioritario su ogni altro.
Della "Legge Galasso" due sono i punti di estremo interesse:
- il primo è che, per legge, sono dichiarati meritevoli di tutela intere categorie di beni
territoriali individuati in base ai loro caratteri oggettivi (art. 1). L'importanza di ciò
risiede nel fatto che sono vincolate intere categorie di beni indipendentemente
dall'esistenza di "bellezza naturale", contrariamente a quanto stabiliva la legge 1497/39
che si basava solamente su canoni estetici e quindi di pura percezione visuale;
- il secondo punto riguarda l'obbligo, fatto alle regioni, di provvedere
all'approvazione di un "piano paesistico", con la finalità di gestire la tutela del paesaggio
attraverso una definizione pianificata di tutte quelle trasformazioni ritenute ammissibili.
La Regione Marche ha optato, di conseguenza, per la formazione di un piano
paesistico ambientale regionale, che affronti non solo i problemi del paesaggio dal
punto di vista estetico visuale, ma anche quelli dell'ambiente in modo integrato,
estendendoli successivamente a tutto il territorio regionale.
Tale piano è stato preceduto da una legge quadro (L.R. 26/87), che definisce i
contenuti e le procedure di supporto legislativo.
Lo scopo principale che emerge dallo studio del "Piano" (Del. Amm. n.° 197 del
3/11/1989) è quello di fare assumere, nella pianificazione urbanistica e nella
realizzazione di opere di rilevante trasformazione del territorio, la priorità della verifica
della compatibilità tra la salvaguardia ambientale e le trasformazioni indotte dallo
sviluppo socio-economico.
L'esigenza quindi di studiare e redigere un piano di gestione paesistico o, ancorpiù,
un piano del verde è immediatamente scaturita quando la riscoperta importanza del
paesaggio ha anche assunto il valore di "qualità della vita" sia essa intesa come
vivibilità nei centri urbani che nei siti fuori delle città. Si devono quindi conservare tutti
gli aspetti del biotopo e gli ecosistemi presenti per garantire l'equilibrio e la
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salvaguardia del territorio stesso.
E' altresì vero che un progetto mirato allo studio di un solo particolare aspetto, per
esempio quello tecnico-amministrativo, faccia parte esclusiva di un più ampio e
complesso progetto integrato di pianificazione in modo che si possano avere tutte le
altre informazioni.
Ciò al fine di non perdere talune peculiarità essenziali anche per il mantenimento
della biodiversità.
Un progetto integrato d'area si forgia attorno a questo concetto; la natura, gli
ambienti, gli ecosistemi, i biotopi ed il territorio non sono più interpretati sotto l'aspetto
produttivo in senso stretto ma, trattandosi ulteriormente di un bene pubblico limitato ed
irriproducibile, deve essere indirizzato verso quegli aspetti socio-economici che possano
far derivare un maggiore valore aggiunto. Si deve quindi considerare l'aspetto turistico,
ambientale, didattico, educativo, storico-culturale, ricreativo, di difesa del suolo nonché
di conservazione della diversità biologica.
Gli obiettivi quindi che ci si prefigge di raggiungere con l'attuazione del piano di
gestione, e/o del verde, sono quelli di:
- Pianificare e coordinare gli interventi per definire le destinazioni ottimali delle
aree, i vincoli, le tutele, il recupero e lo sviluppo;
- Ottimizzare gli interventi ordinari e straordinari sulle aree a verde ricercando e
prescrivendo i mezzi, i modi ed i tempi più consoni e convenienti da eseguire;
- Ottimizzare le potenzialità produttive delle risorse naturali scarse;
- Valorizzare ed ottimizzare le risorse umane e degli investimenti pubblici e
privati;
- Razionalizzare la domanda di strutture ed infrastrutture a servizio delle aziende
agricole e delle attività a loro riguardanti;
- Migliorare le condizioni ecologiche delle città, offerta di nuove opportunità,
recupero delle zone e del verde degradato nonché soluzione delle aree
problematiche;
- Mettere a disposizione della collettività aree di gratuito accesso per le attività
ricreative quali percorsi vita, percorsi verdi e percorsi didascalizzati.
Coerentemente alla metodologia di lavoro adottata, si acquisiranno molti dati utili
anche per la Commissione Edilizia che li consulterà per valutare l'integrazione dell'area
al previsto piano.
Si potranno altresì valutare diverse opportunità circa i possibili e potenziali scenari di
sviluppo, dell'area o di altre aree similari, che in seguito si potranno progettare.
Il piano di fatto dovrebbe essere accompagnato da schede, schemi o tavole di
dettaglio che contengano le specifiche progettuali di ogni area individuata oppure di
particolari sottosistemi rilevati.
Il piano determina quindi un nuovo tipo di intervento sull'ambiente, coinvolgendo
competenze complementari, per individuare le destinazioni ottimali di un'area
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specificandone i vari gradi di intervento, definendone il miglioramento, il recupero, la
tutela e lo sviluppo.
1.2 Analisi del Territorio
L'ambiente naturale del territorio comunale, utilizzato dall'uomo quasi
esclusivamente per la raccolta di alcuni dei suoi prodotti, si trova oggi in uno stato di
discreta conservazione vegetativa, nonostante i tanti anni trascorsi da quando è avvenuto
il suo primo insediamento.
Un elemento tipico e molto diffuso nell’area Nord del territorio, che certamente può
catturare l'attenzione di un qualsiasi osservatore, è l'ampia ed intrecciata formazione
calanchiva delle argille e delle argille marnose grigio-azzurre Plioceniche che sovrasta
quasi tutte le zone dei fossi.
Nell'intero comprensorio comunale il bacino idrografico è tracciato da tre principali
corsi d’acqua e precisamente il Fiume Tronto, il Torrente Castellano ed il Torrente
Chiaro i quali segnano anche parte dei confini.
Nelle aree agricole, la maggiore diffusione del sistema di conduzione in economia
diretta dei piccoli nuclei familiari, nonché la sempre maggiore polverizzazione della
proprietà contadina, hanno contribuito al costante ed inesorabile abbandono dei tanti
casali e di interi centri aziendali, antiche vestigia di un mondo rurale con tradizioni
vecchie e sagge quanto l'uomo.
Un’ulteriore perdita nelle aree agricole è stata la quasi completa scomparsa dei
classici seminativi a filonate, elemento di notevole caratterizzazione paesaggistica,
anche se a volte di impedimento alle maggiori lavorazioni meccanizzabili.
D'altra parte il paesaggio è stato “facilmente” recuperato con l'impianto di
"irrinunciabili" filari di pali dell'E.N.E.L. e di Telecom, forse ultima alternativa,
gratuitamente disseminati senza troppe valutazioni in un ambiente anche ad alta
percettività visiva.
Nel Comune di Ascoli Piceno, attualmente, sono attive 1763 aziende agricole per un
totale di 11.311,20 ettari di superficie di cui in proprietà 10.567,40. Le aziende con solo
manodopera familiare sono 1.309 (superficie totale 6.346,07 ettari), con manodopera
familiare prevalente sono 136 (superficie totale 1.304,44 ettari), con manodopera
extrafamiliare prevalente sono 57 (superficie totale 464,49 ettari). Le aziende con
conduzione a salariati sono 53 (superficie totale 1.884,96 ettari), con altra forma sono
208 (superficie totale 1.311,24 ettari).
Della totale superficie aziendale dichiarata, la superficie agraria utilizzata (SAU) è di
6.683,61 ettari.
5
2
VINCOLISTICA ATTUALMENTE ESISTENTE
Il territorio amministrato dal Comune di Ascoli Piceno, per quanto di competenza in
questa relazione, è gravato dei vincoli previsti da leggi nazionali e regionali di cui si
riporta un breve regesto.
- R.D. n° 3267 del 10/12/1923 "SALVAGUARDIA DAL DISSESTO
IDROGEOLOGICO" Questo antico disposto sottopone a tutela tre
zone del territorio comunale e sono cartografate sulla tavoletta
dell'I.G.M. in scala 1:25.000.
- Legge n° 1497 del 29/6/1939 "PROTEZIONE DELLE BELLEZZE NATURALI"
Nell'elenco delle bellezze naturali della Provincia di Ascoli Piceno vi
sono cartografate, per quanto riguarda il Comune di Ascoli Piceno,
zone individuate come "bene individuo" sottoposto a vincolo (Tav. 1
del P.P.A.R.).
- Legge n° 431 del 8/8/1985 "LEGGE GALASSO"
Tale legge tutela le superfici boscate e quelle al margine degli alvei
dei corsi d'acqua, iscritti negli elenchi di cui al testo unico delle
disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici approvato con
regio decreto 11 dicembre 1933, n° 1775, per una fascia massima di
150 metri su ogni lato (Tav. 1 del P.P.A.R.).
- Leggi Regionali n° 7 del 13/3/85 e n° 8 del 10/1/87 "DISPOSIZIONI PER LA
SALVAGUARDIA DELLA FLORA MARCHIGIANA"
Il territorio comunale è caratterizzato, sia dalla presenza di alcuni
boschi con forte potenzialità all'espansione, sia da frequenti aree
boscate di minore estensione e maggiormente diffuse, sia da
esemplari isolati, in filari e in piccoli gruppi di un certo pregio. Tali
leggi, che vietano l'abbattimento di specie protette e regolamentano il
taglio di alberi e siepi, sono molto importanti sia per la tutela della
tipicità dei lineamenti vegetazionali del territorio sia per la
salvaguardia delle singole specie protette.
- Delibera della Giunta Regionale n° 3721/94 modificata ed integrata dalla D.G.R. n°
2330/98 "INDIRIZZI E CRITERI PER IL TAGLIO E LA
UTILIZZAZIONE DEI BOSCHI E DELLE OPERE CONNESSE"
Tale disposto regolamenta in maniera organica la complessa e
delicata materia sull'utilizzo dei boschi e delle opere connesse
fornendo principi, criteri e limiti connessi alla salvaguardia
ambientale.
- Legge Regionale n° 52 del 30/12/74 "PROVVEDIMENTI PER LA TUTELA DEGLI
AMBIENTI NATURALI"
Nel territorio comunale sono presenti due aree “BA” di eccezionale
valore; la n° 83 (Monte dell’Ascensione) e la n° 85 (Montagna dei
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Fiori). Tale legge delimita, con decreto, le aree soggette a tutela di
specie rare o in via di estinzione (Tavv. nn. 4 e 5 del P.P.A.R.).
Le suddette aree sono indicate da apposite tabelle perimetrali
installate a cura della Regione Marche.
- PIANO PAESISTICO AMBIENTALE REGIONALE (PPAR) "SOTTOSISTEMI
TERRITORIALI" (TITOLO 3-Norme Tecniche d'Attuazione, Del.
Amm. n° 197 del 3/11/89 Piano Paesistico Ambientale Regionale).
In merito al Sottosistema tematico botanico-vegetazionale, il PPAR
riporta, nella Tavola n° 4, i "Sottosistemi tematici ed elementi
costitutivi del sottosistema botanico vegetazionale" e, nella Tavola n°
5, vengono cartografati come "Valutazione dei sottosistemi tematici
ed elementi costitutivi del sottosistema botanico vegetazionale". Alla
Tavola n° 11 sono infine individuati i parchi e le riserve. Dalla lettura
d’ogni singola tavola emerge che, oltre a quanto già riportato al
precedente punto ed alle aree di qualità diffusa, esistono due aree
“BB” di rilevante valore, le emergenze botaniche n° 26 (Monte
Ceresa) e n° 27 (Colle S. Marco) di cui alle tavv. nn. 4 e 5 ed al
volume II del PPAR, e la riserva naturale “R 25” (Monte
dell’Ascensione) di cui alla tav. n° 11 del PPAR.
- DIRETTIVA N. 79/409/CEE – Concernente la conservazione degli uccelli selvatici e
gli Stati membri classificano come Zone di Protezione Speciale
(ZPS) i territori più idonei in numero e in superficie alla
conservazione di tali specie.
- DIRETTIVA N. 92/43/CEE – Concernente la conservazione degli habitat naturali e
seminaturali e della flora e della fauna selvatica, tramite la
costituzione di una Rete Ecologica coerente di Zone Speciali di
Conservazione (ZSC) denominate “Rete Natura 2000”. La rete
Natura 2000 comprende anche le ZPS.
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METODOLOGIA DI RILIEVO
3.1 Considerazioni preliminari.
La metodologia adottata per assolvere al lavoro di indagine botanico-vegetazionale
scaturisce dal dettato normativo del P.P.A.R. e parte dai seguenti presupposti:
- la scala della cartografia adottata;
- il dettato normativo del P.P.A.R.;
- la totalità del territorio Comunale di Ascoli Piceno è data dalla somma degli spazi
ad utilizzazione umana, naturale e mista;
- non esiste una netta delimitazione di detti spazi tematici ma, al contrario, per
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molti aspetti coesistono e talvolta anche in modo simbiontico;
- l'uomo, con tutte le sue attività, non deve essere considerato esclusivamente uno
strumento al servizio dell'ambiente naturale, ma soprattutto un suo componente
essenziale ed un suo fruitore non compromettendone l'equilibrio esistente. La
pianificazione delle attività antropiche potrà, di fatto, permettere uno sviluppo
sostenibile dell'ambiente favorendo il mantenimento di questo equilibrio o
permettendone il suo raggiungimento.
Da queste considerazioni discende lo spirito con cui si sono approntate sia le
rilevazioni in campo sia la restante parte dello studio.
3.2 Materiali utilizzati.
L'indagine è stata avviata avendo a disposizione il seguente materiale:
A. Materiale cartografico, e più precisamente:
- tavole tematiche del Piano Paesistico Ambientale Regionale;
- Carta Topografica Derivata scala 1:10.000 con curve di livello e punti quotati;
- Foto aeree - Volo anno 1997, realizzate dalla Ditta R.A.T.I.
B. Materiale ausiliario e più precisamente:
- Binocolo;
- Macchina fotografica;
- Manuali botanico-forestali e guide botaniche (“Pignatti”, “Baroni”, Botanica
Forestale - R. Gellini, La flora Mediterranea - Pignatti et al. -, Alberi ed arbusti in
Italia - M. Ferrari e D. Medici).
C. Schede per rilevamento in campo.
Tali schede hanno consentito la valutazione sommaria dell'elemento vegetazionale,
nonché l'inquadramento in categorie di paesaggio di tipo areale, lineare e/o puntuale, e
poi, la completa valutazione qualitativa dell’associazione vegetazionale sotto quattro
diversi punti di vista che tengono conto degli aspetti più caratterizzanti il territorio e
cioè:
1. il valore del paesaggio;
2. il valore vegetazionale;
3. il valore funzionale;
4. l'eventuale necessità d'intervento.
I rispettivi valori, sono articolati in categorie gerarchiche che, predefinite secondo la
rispondenza a parametri di fitosociologia e di paesaggistica, portavano ad attribuire alle
associazioni un diverso valore. Tali valori hanno contribuito a definire con il livello
urbanistico-pianificatorio le scelte di piano.
D. Metodologia di analisi
La fase operativa dello studio botanico-vegetazionale è iniziata con lo studio del
materiale cartografico e fotografico sopra menzionato. Da un attento studio delle foto
aeree e delle ortofotocarte si è potuto prendere cognizione di come è strutturato il
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territorio comunale di Ascoli Piceno e delle sue peculiarità.
In particolare si è potuto osservare la morfologia del territorio, la disposizione dei
corsi di acqua, la diversificazione e la struttura delle colture agrarie. Le indagini sono
state effettuate nel corso dell’inverno in quanto questo è stato il periodo di commissione
dell’incarico. Al fine di una dettagliata analisi sarebbe necessario osservare la fioritura
di tutta la flora per una intera stagione vegetativa consentendo così un più agevole
riconoscimento delle specie.
I rilievi sono stati eseguiti, dapprima, valutando l'intero paesaggio dalle visuali
dominanti poi individuando singolarmente le aree di interesse naturalistico e le zone
coltivate. Già in questa prima fase erano compilate le schede di rilevamento valutando
gli aspetti paesaggistici e, ove possibile, quelli funzionali. Si giungeva così ad una prima
descrizione di massima circa le necessità di intervento.
Nella seconda fase, con un sopralluogo nelle aree individuate, si procedeva al
riconoscimento delle specie presenti, si completava la scheda di rilevamento ed erano
attribuiti i restanti valori. Per ovviare alla soggettività dei valori, le unità inventariate
sono state prima valutate singolarmente da tre esperti poi mediate durante la fase di
elaborazione.
Le unità inventariate sono state infine raggruppare in aree tipologicamente
omogenee, grazie ai valori assegnati in fase di rilievo, definendone le conseguenti
norme e prescrizioni.
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FORMAZIONI VEGETAZIONALI
4.1 Bosco misto con dominanza di Leccio (Quercus ilex L.).
Questa formazione, assimilabile all'orno-lecceta arborea, rappresenta la massima
espressione della vegetazione arborea naturale degli assolati dirupi calcarei o marnosoarenacei fluviali e alto-collinari e come tale deve essere salvaguardata o, dove non si è
ben insediata, favorita. In essa il leccio è l'essenza maggiormente rappresentata che
spicca, in ogni periodo dell'anno, per il colore verde cupo del fogliame.
L'areale pedoclimatico in cui insiste questa fitocenosi è caratterizzato da terreni
calcarei aridi posti su pendii caldi e luminosi, fra i 280 ed i 700 metri di altitudine, in cui
le specie eliofile, termofile e xerofile si impongono su tutte le altre. Il climax è
riconducibile, mediamente, alla zona del Lauretum sottozona fredda secondo tipo
(Pavari).
In questa associazione, oltre al leccio, vi si ritrovano fondamentalmente, nell'ampia
varietà degli ibridi naturali, la roverella (Quercus pubescens Willd.), il carpino nero
(Ostrya carpinifolia Scop.), l'orniello (Fraxinus ornus L.), il ciavardello ed il sorbo
domestico (rispettivamente Sorbus torminalis L. e Sorbus domestica L.) ed il ginepro
comune e rosso (rispettivamente Juniperus comunis L. e Juniperus oxycedrus L.).
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Fra gli arbusti e cespugli vegetano il ligustro (Ligustrum vulgare L.), l'agazzino
(Pyracantha coccinae M. J. Roemer), i caprifogli selvatici (Lonicera periclymenum L. e
Lonicera implexa Ait.), il cisto (Cistus incanus L.), le coronille (Coronilla varia L. e
Coronilla emerus L.), la ginestra odorosa (Spartium junceum L.), l'asparago selvatico
(Asparagus acutifolius L.) e l’erica da scope (Erica scoparia L.) accompagnati da una
vegetazione erbacea fitta e pungente.
Nei luoghi dove l'esposizione ed il carattere xerofilo dell'ambiente prevalgono, il
bosco manifesta maggiormente il carattere della "macchia mediterranea" con crescita
ridotta, condizioni fitosanitarie discrete e valore paesaggistico di tipo diffuso.
4.2 Bosco di castagno (Castanea sativa Mill.)
Questa vegetazione arborea, non configurantesi nelle tipologie naturaliformi, negli
ultimi tempi, anche grazie ai discreti finanziamenti delle Comunità europee, è in una
fase di iniziale recupero. Ad esso è seguito un progressivo e costante recupero, da un
punto di vista anche paesaggistico, dei territori nonché qualitativo del prodotto finale il
"marrone". Nonostante ciò, molti castagneti, forse per l'eccessivo frazionamento della
proprietà, la loro dispersione un po’ ovunque ed in zone non più facilmente
raggiungibili, il disinteresse di proprietari dediti ad altro lavoro, la mancanza d’operatori
specializzati e l'inesistenza di un’organizzazione di mercato mirata alla promozione ed
alla valorizzazione del prodotto finale nonché dei siti, restano comunque in uno stato di
quasi abbandono. In questi casi si assiste ad una evoluzione del castagneto da frutto a
bosco misto di latifoglie. In questa fase è ancora possibile il recupero, inteso in senso
strettamente economico, ed è configurabile nella riconversione da castagneti da frutto a
castagneti per la produzione di legname da opera.
Nei casi in cui il valore paesaggistico è predominante, per la posizione geografica,
per l’orografia del territorio, per la vicinanza ai centri abitati, intervenire e recuperare i
castagneti a boschi misti di latifoglie e naturaliformi potrebbe essere la soluzione meglio
rispondente a tutte le esigenze.
4.3 Bosco misto di sole latifoglie
In questa associazione vegetazionale è ben insediata la roverella che spicca sia come
essenza arborea di pregio che come positivo influsso esercitato sulla tipologia di
paesaggio. Una minima differenza nella qualità degli esemplari di alberi è funzione
della loro posizione, più o meno facilitata, di usufruire delle riserve idriche del terreno e
della loro esposizione prevalente.
L'areale pedoclimatico in cui insiste questa fitocenosi è caratterizzato da terreni
tendenzialmente argillosi, calcarei posti su pendio. Temperato e ben illuminato, questo
areale di insistenza, è compreso fra i 200 e gli 800 metri di altitudine.
Si tratta, in generale, di formazioni vegetazionali disetanee, miste e naturaliformi
dove l'intervento dell'uomo, mediante razionali tecniche forestali di taglio e/o
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matricinatura, ha portato e potrebbe portare ad una discreta fonte di reddito derivato
principalmente dal legname.
In questa formazione vi si ritrovano, nell'ampia varietà degli ibridi naturali, molte
roverelle (Quercus pubescens Willd.), il carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.),
l'orniello (Fraxinus ornus L.), alcuni cerri (Quercus cerris L.), qualche acero (Acer
campestre L.) qualche pioppo tremolo (Populus tremula L.) e qualche olmo (Ulmus
minor Mill.).
Fra le essenze arbustive vegetano il biancospino (Crataegus oxyacantha L.), il
prugnolo spinoso (Prunus spinosa L.), la sanguinella (Cornus sanguinea L.), la vitalba
(Clematis vitalba L.), i caprifogli (Lonicera periclymenum L. e Lonicera caprifolium L.)
il pungitopo (Ruscus aculeatus L.), la fusaggine (Evonymus europaeus L.), l'edera
(Hedera elix L.), l'asparago pungente (Asparagus acutifolius L.), la lentaggine
(Viburnum tinus L.), l’erica da scope (Erica scoparia L.), il corbezzolo (Arbutus unedo
L.) ed il rovo (Rubus fruticosus L.) accompagnati da una vegetazione erbacea varia. Sul
Monte dell’Ascensione è frequente incontrare anche il Ruscus Hypoglossum L.
Ai bordi o nelle radure di questa associazione è spesso presente la robinia, pianta
tipica del Nord-America, importata in Europa nel 1601 dal Botanico J. Robin, che la
seminò in Francia. Attualmente si è largamente diffusa e naturalizzata in tutto il
continente ricoprendo scarpate ed incolti fino a 1000 MT. di altitudine.
La sua diffusione non ha trovato quei regolatori biologici naturali tipici del suo
ambiente di origine facendola diventare pianta azonale. La sua caratteristica di pianta
infestante ha fatto si che si insediasse soprattutto nelle aree agricole abbandonate, aree
prossime ai centri abitati e cigli stradali.
Pur riconoscendo alla Robinia un notevole valore funzionale, in quanto pianta di
facile attecchimento a rapida crescita, capacità di trattenimento dei terreni e delle
scarpate, deve essere considerata esclusivamente temporanea e da sostituire (almeno
nelle zone ad altra vocazione) con latifoglie autoctone specifiche per gli usi e
destinazioni del verde.
4.4 Abetaia (Abies Alba Mill.)
In questa associazione vegetazionale spicca, sia come essenza arborea sia come
tipologia di paesaggio, l’abete bianco.
L'areale pedoclimatico in cui insiste questa fitocenosi è caratterizzato da terreni
tendenzialmente argillosi, calcarei, posti mediamente su lieve pendio (Località Piagge).
Umido e ben illuminato, questo areale di insistenza, è compreso fra i 480 ed i 530 metri
di altitudine.
Si tratta di un’associazione vegetazionale coetanea dove, in molti anni dal suo
impianto, una grande quantità di altre specie arboree si sono insediate. Fra di esse il
castagno, poi innestato a marrone, è sicuramente la specie più visibile. In ogni modo, il
bosco misto di latifoglie è l’associazione vegetazionale che più di ogni altra si è
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instaurata a cominciare dalle zone esterne verso l’interno.
In questa formazione vi si ritrovano, nell'ampia varietà degli ibridi naturali, molte
roverelle (Quercus pubescens Willd.), l'orniello (Fraxinus ornus L.), ed il carpino nero
(Ostrya carpinifolia Scop.).
Fra le essenze arbustive e cespugliose vegetano il biancospino (Crataegus
oxyacantha L.), i caprifogli (Lonicera periclymenum L. e Lonicera caprifolium L.), la
fusaggine (Evonymus europaeus L.), l'edera (Hedera elix L.), l'asparago pungente
(Asparagus acutifolius L.), la lentaggine (Viburnum tinus L.), la vitalba (Clematis
vitalba L.) e il rovo (Rubus fruticosus L.) accompagnati da una vegetazione erbacea
varia.
4.5 Bosco misto di Conifere e Latifoglie
Questa tipologia di bosco, probabilmente derivante da vecchi imboschimenti
artificiali di pino di Aleppo (specie di maggior pregio) ed altre conifere come il pino
nero, il cipresso comune e dell’Arizona, e l’abete rosso, parzialmente attecchiti e mai
risarciti, attualmente risulta costituita da una associazione di più generi e specie, per lo
più di tipo autoctono, che contribuiscono ad attenuare ed arricchire il perenne e costante
verdeggiare dell'associazione di conifere non sempre rispondente e confacente all'areale
di insistenza.
Laddove le cure colturali e l'ordinaria manutenzione sono state costantemente
eseguite, l'imboschimento ha dato un risultato soddisfacente caratterizzando i posti ad
essi afferenti. Alcuni esempi sono visibili in località Colle della Bandiera, Giustimana,
Pedana e Lisciano di Colloto in cui la coesistenza delle conifere con la roverella ed il
leccio (a zone) offre una immagine di particolare bellezza oltre ad aver assicurato
rapidamente la copertura del terreno.
L'areale pedoclimatico in cui insiste questa fitocenosi è caratterizzato da terreni
argillosi e/o arenacei generalmente ricchi di scheletro e aridi durante la stagione estiva
dove le specie eliofile, termofile e xerofile autoctone potevano meglio imporsi su tutte
le altre.
Fra gli arbusti vegetano, maggiormente, il biancospino (Crataegus oxyacantha L.), il
prugnolo spinoso (Prunus spinosa L.), il ligustro (Ligustrum vulgare L.) l'agazzino
(Pyracantha coccinae M. J. Roemer), i caprifogli selvatici (Lonicera periclymenum L. e
Lonicera implexa Ait.), il cisto (Cistus incanus L.), l’erica da scope (Erica scoparia L.),
l'asparago pungente (Asparagus acutifolius L.), la lentaggine (Viburnum tinus L), la
vitalba (Clematis vitalba L.), il corbezzolo (Arbutus unedo L.), la salsapariglia nostrale
(Smilax aspera L.) ed il rovo (Rubus fruticosus L.) accompagnati da una vegetazione
erbacea densa e varia.
4.6 Fitocenosi del calanco
Nel territorio comunale, questa tipologia pedo-ambientale presenta delle specifiche
12
qualità che caratterizzano moltissimo gli areali di insistenza. Il calanco si presenta con
una forma caratteristica di burronamento formato da numerose creste argillose che, dal
fondo del burrone principale, allargandosi a ventaglio salgono al margine superiore del
fronte del calanco stesso.
In esso è presente una fitocenosi molto variabile e a stadi di colonizzazione
differenti. Laddove il calanco è stato lasciato al suo naturale processo di rinverdimento e
dove le pendenze lo hanno permesso, si assiste oramai ad un graduale sopravvento della
vegetazione arbustiva ed arborea su quella colonizzatrice erbacea. In questi luoghi, le
essenze arboree maggiormente rappresentate sono la roverella (Quercus pubescens
Willd.) ed alcuni olmi (Ulmus minor Mill.). Fra gli arbusti, a seconda dell'esposizione e
della maggiore o minore umidità dei terreni, si ritrovano la ginestra odorosa (Spartium
junceum L.), le rose selvatiche, il rovo (Rubus saxatilis L.), il prugnolo spinoso (Prunus
spinosa L.) e la tamerice (Tamarix gallica L.).
Nelle zone dove il processo di rinverdimento è recente, o è stato ostacolato dalle
continue lavorazioni eseguite fino a ridosso delle creste, la poca vegetazione esistente è
di tipo esclusivamente erbacea e presente solo nelle zone più basse del compluvio.
4.7 Bosco di conifere derivanti da imboschimenti
Questa tipologia di bosco, realizzata nella totalità dei casi con sole conifere (Pinus
nigra Arnold., Pinus halepensis Miller, Pinus silvestris L. e Cedrus atlantica Man),
attualmente risulta costituita da una associazione (potenzialmente di sostituzione) di più
generi e specie, per lo più di tipo autoctono, momentaneamente di piccole dimensioni.
Laddove però le condizioni di stazione sono maggiormente favorevoli alle conifere
(Montagna dei Fiori), l'imboschimento ha dato un risultato soddisfacente
caratterizzando i posti ad essi afferenti.
L'areale pedoclimatico in cui insiste questa fitocenosi è vario passando da terreni
argillosi e argilloso-marnosi fino ai Rendzina, protorendzina e litosuoli.
Ai margini di queste associazioni, dove l'abbandono dei seminativi ha favorito la
crescita di specie spontanee, nelle radure interne o nelle zone dove l’attecchimento non
è stato regolare, vi si ritrovano piantine sparse, nell'ampia varietà degli ibridi naturali, di
roverella (Quercus pubescens Willd.) di carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.), di
orniello (Fraxinus ornus L.), alcuni aceri (Acer campestre L., Acer obtusatum e A.
opalus Mill.), qualche ciavardello e sorbo degli uccellatori (Sorbus torminalis Crantz. e
S. aucuparia L.).
Fra le essenze arbustive vegetano il biancospino (Crataegus monogyna Jacq.), il
prugnolo spinoso (Prunus spinosa L.), l'agazzino (Pyracantha coccinae Roem.), la
fusaggine (Evonymus europaeus L.), il caprifoglio selvatico (Lonicera periclymenum
L.), il cisto (Cistus incanus L.), la sanguinella (Cornus sanguinea L.), la vitalba
(Clematis vitalba L.), il rovo (Rubus fruticosus L.), qualche rovo erbaiolo (Rubus
saxatilis L.) ed il ginepro comune (Juniperus comunis L.), accompagnati da una
13
vegetazione erbacea densa e varia.
4.8 Fitocenosi ripariale
Questo bosco non presenta specifiche qualità caratterizzanti gli areali di insistenza,
trattandosi di una fitocenosi fluviale, ripariale, di diffusione comune per ogni luogo
umido le cui propaggini estreme, in taluni casi, possono passare dalla igrofilia più
decisa, alla meso-xerofilia caratteristica degli areali più asciutti.
Le eccezioni rilevate si notano maggiormente lungo le aree interne laddove, per
affetto delle diverse e plurime attività agricole rispetto l'agricoltura estensiva del fondo
valle, gli ambienti seminaturali si diversificano di vallecola in vallecola.
Lungo tutti i principali corsi d'acqua la vegetazione rilevabile, da un qualsiasi
osservatore occasionale, è composta in prevalenza da salici e pioppi. Molto spesso a
queste piante arboree, si ritrovano, in associazione, alcuni arbusti di importanza e
significato minore.
Questa consociazione, pur interessando sotto un aspetto paesaggistico e funzionale,
riveste un'importanza non rilevante dal punto di vista botanico-vegetazionale sia per la
diffusione sia per la sua rapida riproducibilità.
La sua presenza svolge invece un ruolo decisivo nella regimazione delle acque negli
alvei alluvionali e nella salvaguardia degli argini.
Si tratta, in generale, di associazioni vegetazionali disetanee, miste, naturaliformi e
facilmente colonizzate da una interessante e specifica fauna che può trovarvi zone di
nidificazione e rifugio ottimali.
In questa associazione vegetazionale vi si ritrovano, nella zona strettamente ripariale
e nell'ampia varietà degli ibridi naturali, molti pioppi (Populus nigra L., Populus alba
L. e Populus pyramidalis Roz.), molti salici (Salix alba L., Salix caprea L., Salix
viminalis L.) e qualche acero (Acer campestre L.).
Fra le essenze arbustive vegetano il biancospino (Crataegus monogyna Jacq.), il
prugnolo spinoso (Prunus spinosa L.), la sanguinella (Cornus sanguinea L.), la vitalba
(Clematis vitalba L.), il rovo (Rubus fruticosus L.), la fusaggine (Evonymus europaeus
L.), la canna comune (Arundo donax L.) e la canna di palude (Phragmites australis
Trin.).
Nelle zone più calde ed a confine con quelle umide, dove il grado di umidità è
comunque elevato, la roverella (Quercus pubescens Willd.), il carpino nero (Ostrya
carpinifolia Scop.) ed, in alcune zone molto calcaree ed assolate, il leccio (Quercus ilex
L.) prendono il sopravvento su tutte le altre specie arboree lasciando spazio solo ad una
vegetazione erbacea ed arbustiva folta e molto varia.
In questo areale, dove le condizioni pedologiche lo permettono, gli esemplari di
piante arboree raggiungono, talvolta, dimensioni notevoli e di apprezzabile valore
paesaggistico. Dal punto di vista fitosanitario, dove lo sviluppo vegetativo si manifesta a
grandi caratteri, si riscontra, in generale, anche un soddisfacente grado di
14
mantenimento.
4.9 Pascoli, pascoli cespugliati e pascoli arborati
Nel territorio comunale, questa associazione vegetazionale non presenta specifiche
qualità caratterizzanti gli areali di insistenza trattandosi di una cenosi diffusa, distribuita
in aree, a volte, declivi e/o dismesse dalle attività agro-pastorali. Queste aree,
comunque, rappresentano un alto valore di espansione e di conservazione della
biodiversità.
Unica eccezione riscontrabile è la SIC IT5340004 - Montagna dei Fiori -, da località
S. Bartolomeo (F.ne Piagge) fino a Colle S. Giacomo, in cui ci sono i pascoli naturali e
vegetazione rupestre che costituiscono delle fitocenosi di particolare valore ambientale.
Con l'abbandono, quindi, dei terreni agrari è iniziata la colonizzazione naturale da
parte delle specie pioniere; dapprima erbacee e successivamente arbustive. Queste
specie hanno favorito e favoriranno l'arricchimento del terreno di elementi minerali e
sostanza organica, una maggiore evoluzione del profilo del terreno proteggendolo
dall’erosione tanto da agevolarne, in alcuni anni, l'insediamento naturale delle specie
arbustive e arboree autoctone, più esigenti, peraltro già in parte presenti.
L'evoluzione naturale di queste aree, se non gestite secondo quanto prescritto dalla
derivativa 92/43/CEE, porterà all'affermazione di cenosi boscate simili a quelle
limitrofe; questa ipotesi potrebbe rappresentare una grave perdita di biodiversità.
Dall’osservazione delle soluzioni naturali riscontrate si possono configurare due
linee di sviluppo differenti a seconda delle condizioni ambientali. La prima tipica del
querceto mesofilo a roverella, la seconda con pino d'Aleppo e leccio tipica di zone
mediterranee.
In questi terreni, pertanto, il primo insediamento delle specie erbacee ha portato alla
formazione di un folto tappeto erboso caratteristico della flora dei prati permanenti.
Come specie predominanti, anche se in percentuali diverse, si possono rinvenire,
maggiormente, il Brachypodium rupestre, la Dactylis glomerata, la Festuca sp. pl., la
Poa pratensis, l’Alopecurus pratensis, i Trifolium sp. pl., l’Hedysarum coronarium e il
Lotus corniculatus. A secondo del periodo più o meno breve di colonizzazione
l’evoluzione del pascolo tende, comunque, alla diffusione pressoché completa del
falasco; il Brachypodium rupestre.
A seguito dell’evoluzione naturale, cominciando dalle zone prossime ai boschi o
dalle macchie di latifoglie, i pascoli presentano una forma di prima colonizzazione da
parte di alcune specie arbustive e/o fruticose fra cui le principali sono la ginestra
odorosa (Spartium junceum L.), il citiso a foglie sessili (Cytisus sessilifolius L.), la
coronilla (Coronilla emerus L.), il ginepro rosso o comune (Juniperus oxycedrus L. e
Juniperus comunis L.) ed i cisti (Cistus incanus L. e Cistus salvifolius L.). Altra specie
di particolare interesse è l’ampelodesma (Ampelodesma mauritanica Dur et Schinz.) che
in alcuni casi, come in località Venagrande e Taverna Piccinini, è l’essenza principale
15
dell’area.
L’ulteriore stadio di sviluppo del pascolo è appunto il pascolo arborato (bosco
potenziale) in cui la roverella, il pino d’Aleppo ed il leccio sono le specie arboree di
maggiore rilievo.
4.10 Faggeta
Il bosco di faggio (Fagus sylvatica L.), anche se presente, è poco rappresentato nel
territorio comunale. Esso costituisce una piccola propaggine delle faggete ricoprenti la
Montagna dei Fiori (regione Abruzzo, provincia di Teramo).
4.11 Elementi diffusi e a piccoli gruppi
Nel territorio esaminato, queste tipologie vegetazionali non sono molto
rappresentate.
Meritevole di una maggiore attenzione è certamente la roverella che in piccoli
gruppi, in filari o in esemplari singoli è la specie meso-xerofila diffusa e caratterizzante
l’intero territorio comunale.
Non sono presenti, come sottosistema storico-culturale del paesaggio agrario,
distintivi elementi testimonianti tecniche agricolo-produttive quali la folignata, le
alberate od oliveti a quinconce. Non sono neanche presenti significative formazioni di
siepi.
Di fatto, nei terreni a seminativo o a colture arboree specializzate, forse per la
mancanza di manodopera qualificata e l’introduzione sempre più massiccia della
meccanizzazione o per l’estendersi del sistema di conduzione a contoterzi, tali
formazioni vegetazionali sono state, forse, rimosse.
Frequentemente sono state rinvenute specie esotiche, divenute infestanti, quali la
robinia, che caratterizza alcune aree anche urbane e, molto spesso, i cigli stradali.
L'elevata capacità colonizzatrice ha fatto sì che arrivassero rapidamente a ricoprire le
numerose aree lasciate in abbandono ostacolando l'instaurarsi delle fitocenosi naturali
autoctone.
4.12 Bosco di Pino d’Aleppo (Pinus halepensis Miller)
Questa tipologia di bosco, attualmente, è costituita da un’associazione
(potenzialmente di sostituzione) di più generi e specie, per lo più di tipo autoctono, di
piccole e medie dimensioni.
Laddove però le condizioni di stazione sono state maggiormente favorevoli alla
conifera (località Mozzano), la sua manifestazione ha reso singolari i posti ad essi
afferenti.
L'areale pedoclimatico in cui insiste questa fitocenosi è vario passando da terreni
argillosi e argilloso-marnosi fino all’arenaria compatta di tipo litoide.
In questa formazione, laddove non si presenta allo stato puro, si è avuta la crescita di
16
specie spontanee autoctone e vi si ritrovano alberi e piantine sparse, nell'ampia varietà
degli ibridi naturali, di roverella (Quercus pubescens Willd.), di carpino nero (Ostrya
carpinifolia Scop.), di orniello (Fraxinus ornus L.) ed alcuni aceri (Acer campestre L.).
Fra le essenze arbustive vegetano l’apelodesma (Ampelodesma mauritanica Dur et
Schinz.), il prugnolo spinoso (Prunus spinosa L), l'agazzino (Pyracantha coccinae
Roem.), i cisti (Cistus incanus L. e Cistus salvifolius L.), la vitalba (Clematis vitalba
L.), l’erica da scope (Erica scoparia L.), il corbezzolo (Arbutus unedo L.), la
salsapariglia nostrale (Smilax aspera L.) ed il ginepro comune (Juniperus comunis L.)
accompagnati da una vegetazione erbacea densa e varia.
5
VINCOLISTICA
Analizzando la struttura e i contenuti del P.P.A.R. (Piano Paesistico Ambientale
Regionale), emerge che ad esso è stata attribuita una valenza progettuale indirizzata alla
salvaguardia dell'architettura paesaggio-ambiente.
A monte di ciò vi è l'esigenza di come modificare modelli e ritmi di crescita e di
trasformazione dei sistemi economici e sociali, oramai sempre più spesso giunti a
condizione di incompatibilità, con l'equilibrata evoluzione dei quadri paesaggistici
ambientali.
Quindi la definizione delle politiche di tutela va vista con un atteggiamento non
solamente conservativo ma lasciando spazi per intenzioni progettuali che sappiano
rispettare i preesistenti equilibri storici e ambientali.
5.1 Definizione delle politiche di tutela
Nell'ambito delle normative della Regione Marche, sono individuati ambiti
territoriali, definiti come di tutela provvisoria, delimitati in base a parametri geometrici
e da specifiche indicazioni cartografiche.
Tali normative rappresentano la base di studio e rilevamento di ogni parametro,
storico-ambientale, essenziale per un corretto adeguamento degli strumenti urbanistici
generali al P.P.A.R., delimitando gli ambiti definitivi di tutela.
Nell'ambito del sottosistema Botanico-Vegetazionale sono programmati i seguenti
indirizzi generali di tutela come dettati dalle N.T.A. del P.P.A.R.:
- Tutela Orientata che riconosce l'ammissibilità di trasformazioni con modalità
d'intervento compatibili con gli elementi paesistici ambientali del contesto;
- Tutela integrale che consente esclusivamente interventi di conservazione,
consolidamento, ripristino delle condizioni ambientali protette, e ammette quelli di
trasformazione volti alla riqualificazione dell'immagine e delle specifiche condizioni
d'uso del bene storico/culturale o della risorsa paesistico/ambientale, esaltandone le
potenzialità e le peculiarità presenti.
17
5.2 Prescrizioni per la vegetazione naturale
Fatti salvi i contenuti delle LL. 3267/23, 1497/39 e 431/85, le LL.RR. n° 7/85, n°
8/87, n° 52/74, n° 6/2005 e della Delibera della Giunta Regionale n° 3721/94 modificata
ed integrata dalla D.G.R. n° 2330/98, si propone di estendere quanto previsto dalle
suddette leggi a tutti gli elementi arborei anche se non propriamente configuratesi come
alto fusto. Per le tipologie individuate, vale quanto disposto dagli artt. nn. 26, 27, 27 bis,
14, 33, 34, 35, 37, 54 e art. 60, relativo alle esenzioni, del P.P.A.R. Del. Amm. n° 197
del 3/11/1989 ad eccezione e/o integrazione di quanto proposto qui di seguito:
1. E’ vietato ridurre le superfici delle aree boscate;
2. E’ vietato sostituire il bosco con altre colture ed eseguire dissodamenti;
3. E’ vietato praticare l'allevamento zootecnico di tipo intensivo;
4. E’ vietato realizzare tipologie edificatorie di tipo residenziale e agroindustriale;
5. E’ vietata la messa a dimora di specie non autoctone e per la quale scelta è
consigliata la consulenza di un Dottore Agronomo o Dottore Forestale (L.152/92
art.2);
6. E’ consentita la sostituzione delle conifere, fino ad una graduale riduzione di almeno
il 70%, con specie autoctone (Cfr. l'allegato n° 1);
7. E’ fatto obbligo di eseguire piani di miglioramento previa redazione di progetti a
firma di un Dottore Agronomo o Dottore Forestale (L.152/92 art.2);
8. E’ consentito eseguire opere attinenti la regimazione superficiale delle acque;
9. E’ consentito realizzare piste e manufatti per uso antincendio e connessi alla
gestione;
10. E’ consentito realizzare e/o ripristinare i camminamenti ed i sentieri esistenti a
scopo turistico-naturalistico e didattico nonché connessi alla gestione;
11. E’ consentito realizzare manufatti in legno o altro materiale naturale ad uso
turistico-naturalistico e didattico nonché connessi alla gestione.
12. E’ fatto obbligo di osservare una fascia di rispetto di MT 10, oltre la proiezione delle
chiome, entro la quale è vietato eseguire lavorazioni del terreno a profondità
superiore ai 0,3 MT, usare diserbanti chimici, accendere fuochi e introdurre specie
arboree non autoctone;
13. Il ripristino delle strade esistenti dovrà essere motivato dall'utilità; per scopi
antincendio, manutentori e per il transito di mezzi autorizzati nonché connessi alla
gestione.
Per quanto concerne le aree boscate di particolare pregio si propone quanto segue:
1. Redazione di piani di gestione e di miglioramento;
2. Estirpazione di conifere ed altre specie stonanti e completamento con piante, di cui
all'allegato 1, la cui scelta dovrà essere fatta da un tecnico abilitato.
3. Controllo della vitalba.
4. Mantenimento dell'edera.
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5. Attivazione di un sentiero botanico didascalizzato.
Per quanto concerne le aree di calanco si dispone quanto segue:
1. E’ fatto obbligo nei terreni agricoli a monte del calanco della regimazione delle
acque piovane mediante l'apertura di fosse di scolo della pendenza massima del 4 %,
opportunamente dimensionate e distanziate in funzione della pendenza del terreno,
della sua struttura e tessitura;
2. E’ fatto obbligo la creazione di una fascia di rispetto minima di ml. 5 delimitata da
un "fosso di guardia" che dovrà essere permanentemente inerbito e regolarmente
sfalciato. Inoltre, sulla fascia di rispetto, dovranno essere piantate essenze arbustive,
ed arboree successivamente, basofile, autoctone, con funzioni protettive, di
trattenimento del terreno e colonizzatrici (Cfr. allegato n. 1). Ove possibile è
consigliata la regimazione delle acque di scorrimento superficiale nel calanco e
l'adozione di modesti interventi di ingegneria naturalistica. Per quanto detto è
prioritaria la consulenza di un tecnico abilitato.
Per quanto concerne le superfici dei pascoli:
1. E’ indispensabile mantenere e migliorare i pascoli, ove possibile, anche mediante
lavorazioni leggere (erpicature) e trasemine per le quali è consigliata la
consultazione di un Dott. Agronomo o Dott. Forestale, o di un perito agrario per
quanto di competenza, che sapranno indicare le migliori specie fra le essenze
pabulari;
2. E’ consentito lo spietramento e l'eliminazione della flora infestante sia ai fini del
miglioramento e del mantenimento della composizione floristica peculiare e sia ai
fini dell'avifauna migratoria e stanziale;
3. E’ indispensabile la realizzazione di invasi, di punti di abbeveraggio e di opere di
canalizzazione di modesta entità i cui progetti e materiali devono essere approvati e
verificati nella loro compatibilità ambientale;
4. E’ consentito praticare l'allevamento zootecnico, anche alternativo, ma di tipo non
intensivo;
5. E' obbligatorio un piano di gestione e di conservazione per tutti i pascoli rientranti in
ambito SIC e ZPS e delle aree ad esse connesse o complementari.
Per quanto riguarda le fitocenosi delle macchie a prevalenza di roverella, i gruppi isolati
di roverella, le fitocenosi del verde pubblico, del verde privato, le alberature stradali, i
filari di roverella e gli elementi puntuali e lineari del paesaggio agrario è vietato:
1. La manomissione, le potature tipo capitozzatura e quelle realizzate con mezzi
meccanici di tipo rotativo. Le potature dovranno comportare modeste riduzioni della
chioma con mantenimento della forma originaria o di quella tipica della specie.
E’ invece consigliato:
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1. Il taglio e/o la eradicazione di essenze infestanti (Robinia pseudoacacia e Ailanthus
glandulosa) e la piantumazione sostitutiva con essenze autoctone di cui all'allegato
n°1.
Nei terreni ad uso agricolo si dovrà tendere a:
1. Sostituire le lavorazioni profonde con le lavorazioni " a due strati",
2. Eseguire sempre le opere di regimazione idraulica mediante l'apertura di fosse di
scolo opportunamente dimensionate;
3. Utilizzare mezzi, prodotti chimici e pratiche agronomiche di maggiore compatibilità
ambientale;
4. Costruire siepi e/o barriere frangivento con essenze autoctone o con materiali non
plastici e né metallici.
A tale scopo si consiglia di attivare, presso la sede dell'Amministrazione Comunale,
un servizio di divulgazione ed informazione agronomica (Sezione Agro-Ambientale).
5.3 Prescrizioni per il verde ornamentale
5.3.1
Vegetazione ornamentale in zone rurali.
Nelle zone rurali è frequente la presenza di aree verdi realizzate a scopo ornamentale.
In alcuni casi, purtroppo, rappresentano un elemento fortemente in contrasto con
l'ambiente circostante.
Per salvaguardare l'integrità del paesaggio, anche da un punto di vista naturalistico, si
prescrivono di seguito le norme volte a promuovere l'uso di specie autoctone, arboree ed
arbustive, disincentivando quello di specie non consone al paesaggio agrario e naturale.
Nella realizzazione e/o sistemazione di tali aree esterne agli edifici, in cui si preveda
la messa a dimora di piante ad alto fusto od arbusti per scopi di arredo o per la
costituzione di siepi di recinzione, dovranno essere osservate le seguenti indicazioni:
1. Nella scelta delle essenze arboree, una percentuale minima pari al 70% dovrà essere
destinata a latifoglie autoctone (di cui all'allegato n. 1) e/o piante da frutto o olivo.
Nel caso in cui le opere si dovessero realizzare in aree a tutela integrale, la
percentuale minima di latifoglie autoctone (di cui all'allegato n. 1) dovrà essere
dell'80%;
2. Nella scelta delle essenze arbustive da siepe è vietato l'uso di conifere e di altre
sempreverdi (leccio escluso); si consigliano invece le latifoglie decidue
specialmente se produttrici di frutti carnosi come il biancospino, il prugnolo e
l'agazzino;
3. All'atto della richiesta di autorizzazione per interventi di nuova edificazione, di
ampliamento o di ristrutturazione, sarà obbligatoria la presentazione di planimetrie e
relazione tecnica (a firma del tecnico abilitato) in scala adeguata (1:500) su cui
dovranno essere riportati gli elementi arborei e/o arbustivi presenti o che si
intendono mettere a dimora, con l'indicazione esatta della specie, delle dimensioni e
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della localizzazione;
4. Il controllo della realizzazione sarà a cura dell'ufficio competente.
5.3.2
Vegetazione ornamentale dei centri urbani, produttivi e viali alberati.
Le presenti norme sono proposte in considerazione delle funzioni igienico-ambientali
ed estetiche svolte dal verde urbano. Il fine principale di tale normativa è quello di
salvaguardare la qualità degli insediamenti urbani e/o valorizzarli tramite il
mantenimento del verde esistente, il suo miglioramento o la qualità dei nuovi impianti.
Sono oggetto di protezione:
1. Gli alberi isolati di qualsiasi specie con una circonferenza del tronco, misurata a cm.
130 dal colletto, di almeno cm. 65. Fanno eccezione gli alberi delle specie infestanti
quali la robinia e l'ailanto;
2. Gli alberi di qualsiasi specie policormici, se almeno uno di essi presenta una
circonferenza minima, misurata a cm. 130 dal colletto, di cm. 60. Fanno eccezione
gli alberi delle specie infestanti quali la robinia e l'ailanto;
3. Gli alberi delle specie comprese nell'elenco di cui all'art. 1 della L.R. n. 8/87,
quando la circonferenza del tronco sia pari o superiore a cm. 65, misurata a cm. 130
dal colletto, anche quando non si abbia la conformazione di "alto fusto";
4. Gli alberi isolati che, pur non raggiungendo la misura di cui al punto primo,
costituiscono piante poste in sostituzione di alberi abbattuti;
5. Non sono soggetti alle seguenti disposizioni gli alberi da frutto provenienti da
innesto.
E' pertanto vietato eliminare, distruggere, danneggiare, recidere alberi e modificare in
modo essenziale la struttura della loro chioma. Sono altresì vietati:
1. Gli interventi di potatura delle branche e rami con diametro superiore a cm. 10;
2. Le pavimentazioni delle superfici di terreno adiacenti al tronco se non con materiale
permeabile all'acqua, all'aria e di protezione contro la compattazione, del terreno
stesso, dovuta al passaggio di automezzi ove questi abbiano libero accesso;
3. Gli scavi, ammassi e versamenti di qualsiasi materiale in prossimità dei tronchi e
delle radici;
4. L'asporto di terreno.
La protezione degli alberi contro i danni e la cura degli stessi devono essere
assicurati con provvedimenti adatti.
Ai divieti sopra esposti possono essere ammesse eccezioni e deroghe qualora:
1. Il proprietario, in base a prescrizioni di diritto pubblico, sia obbligato a rimuovere o
a modificare la struttura delle chiome e non possa esimersi da questo obbligo;
2. Un'utilizzazione, ammessa secondo le norme urbanistiche, non possa essere
altrimenti realizzata o possa esserlo solo con limitazioni essenziali;
3. Dall'albero provengano pericoli per persone o cose e tali pericoli non possono essere
rimossi in altro modo o con spesa ammissibile;
21
4. L'albero si presenti in gravi condizioni fitosanitarie e la sua conservazione, anche in
considerazione del pubblico interesse, non sia possibile con una spesa ammissibile;
5. La rimozione dell'albero sia urgentemente necessaria per prevalenti interessi
pubblici, in altro modo non realizzabili.
Alla richiesta di esenzione deve essere allegata una dettagliata illustrazione,
fotografica e tecnica, di tutti gli alberi ubicati nell'area e, per quelli da abbattere, distinti
per specie, altezza e circonferenza dei tronchi a cm. 130 dal colletto. La
documentazione tecnica dovrà essere redatta da tecnici abilitati (planimetrie al dettaglio
e perizia tecnica).
Nel caso di avvenuta autorizzazione all'abbattimento di una pianta protetta il
richiedente, a proprie spese, è tenuto alla sostituzione ed al mantenimento dei nuovi
alberi il cui numero, specie, dimensioni e localizzazione sono indicate dall'Ufficio
Tecnico del Comune sentito il parere della Commissione Edilizia integrata.
L'obbligo di impianto in sostituzione è ritenuto soddisfatto solo dopo l'avvenuto
attecchimento delle nuove piante e, comunque, non prima di due stagioni vegetative. In
caso di mancato attecchimento, il richiedente dovrà ripetere l'impianto.
Per le specie da utilizzare ci si deve orientare nell'ambito dell'elenco fornito in
allegato.
Qualora gli impianti in sostituzione siano impossibili o inattuabili per elevata densità
arborea o per carenza di spazio idoneo, il Comune può pretendere il pagamento di una
somma, commisurata al valore degli alberi rimossi o distrutti tenendo anche conto delle
spese di nuova piantagione, per la realizzazione di interventi diretti alla tutela, cura e
sviluppo del verde pubblico urbano.
Tutti i progetti relativi a nuove edificazioni di immobili ed alla conseguente
sistemazione delle aree adiacenti, devono prevedere planimetrie, relazione tecnica (a
firma del tecnico abilitato) e l'elenco delle piante arboree ed arbustive di cui è previsto
l'impianto.
Le specie arboree ed arbustive devono essere scelte tra quelle riportate nell'elenco
allegato agli strumenti di pianificazione comunale.
Le essenze arboree devono essere previste nella misura minima di una pianta ogni 50
mq. di superficie libera e comunque proporzionale alle dimensioni delle piante stesse a
maturità.
6
CONCLUSIONI
Come sicuramente sarà emerso da quanto sopra scritto il rilevamento, la
caratterizzazione e l'analisi delle componenti e dei fattori ambientali è opera di grande
complessità. Da essa può dipendere la bontà di quelle decisioni che successivamente
dovranno essere prese, in sede di redazione di un piano di intervento, per lo sviluppo
22
delle attività e per la conservazione degli equilibri tra uomo ed ambiente.
E' per questo motivo che il presente lavoro potrà svolgere un ruolo efficace per il
raggiungimento degli obiettivi delineati dal P.P.A.R. se costituirà uno di quegli
strumenti atti ad assecondare l'evoluzione del territorio, salvaguardandone le
caratteristiche permettendone, allo stesso tempo, il compatibile sviluppo delle attività
antropiche.
In tale contesto è auspicabile che, per interventi anche minimi, il lavoro non sia più
eseguito da un singolo professionista progettista ma da un gruppo interdisciplinare di
professionisti esperti, abilitati, qualificati e capaci di fattiva collaborazione.
E' logico pensare quindi che la composizione del gruppo di lavoro non potrà essere
approssimativa ma anzi sarà proprio nella giusta formazione di questo gruppo che si
porranno le basi della riuscita dei procedimenti di programmazione territoriale e di
valutazione di impatto ambientale.
23
7
ALLEGATO N° 1
7.1 Elenco delle specie Arboree consigliate
7.1.1
(Specie per destinazione)
Acer lobelii Ten.
Acer monspessulanum L.
Acer pseudoplatanus L.
Acer platanoides L.
Aesculus hippocastanum L.
Aesculus carnea Hayne
Alnus glutinosa Gaertner
Alnus cordata Loisel.
Carpinus betulus L.
Celtis australis L.
Cercis siliquastrum L.
Cupressus sempervirens L.
Evonymus europaeus L.
Fraxinus ornus L.
Fraxinus excelsior L.
Fraxinus oxyphilla Vahl.
Ginkgo biloba L.
Juglans regia L.
Juglans nigra L.
Malus spp.
Morus alba L.
Morus nigra L.
Ostrya carpinifolia Scop.
Pinus halepensis Mill.
Pinus pinea L.
Platanus acerifolia Willd.
Platanus orientalis L.
Populus alba L.
Populus tremula L.
Populus nigra var. italica Du Roy
Consolidamento
Colonizzazione e consolidamento
Alberature stradali
Alberature stradali
Viali alberati
Viali alberati
Consolidamento
Consolidamento
Consolidamento e siepi
Verde urbano ed alberature stradali
Verde urbano
Verde ornamentale speciale
Verde ornamentale
Consolidamento e verde ornamentale
Alberature stradale e verde ornamentale
Consolidamento e verde ornamentale
Verde ornamentale e pubblico (solo
individui maschili)
Viali alberati
Viali alberati
Verde ornamentale
Viali alberati speciali e verde ornamentale
Viali alberati speciali e verde ornamentale
Barriere
arbustive
antirumore
e
consolidamento
Verde ornamentale
Verde ornamentale
Viali alberati
Viali alberati e consolidamento impluvi
Colonizzazione e consolidamento
Colonizzazione e consolidamento
Verde ornamentale e consolidamento
24
Prunus cerasifera Ehrh.
Prunus chinensis L.
Prunus serrulata L.
Quercus pubescens Willd.
Quercus robur L.
Quercus cerris L.
Quercus ilex L.
Salix alba L.
Salix viminalis L.
Salix caprea L.
Salix babylonica L.
Sorbus torminalis Crantz.
Sorbus aucuparia L.
Sorbus aria L.
Sorbus domestica L.
Taxus baccata L.
Tilia cordata Miller.
Tilia Plathyphillos Scop.
Ulmus carpinifolia Miller.
Ulmus pumila L.
impluvi
Verde ornamentale e consolidamento
impluvi
Verde ornamentale
Verde ornamentale
Viali alberati ed alberature stradali
Viali alberati
Viali alberati e verde ornamentale
Siepi, viali alberati e verde ornamentale
Consolidamento e colonizzazione
Colonizzazione e consolidamento
Colonizzazione e consolidamento
Verde ornamentale
Verde ornamentale
Verde ornamentale
Verde ornamentale e colonizzazione
impluvi
Verde ornamentale
Verde ornamentale
Viali alberati e consolidamento
Verde ornamentale e Viali alberati
Verde ornamentale, colonizzazione e
alberature stradali
Verde ornamentale e colonizzazione
7.2 Elenco delle piante Arbustive consigliate
7.2.1
(Verde ornamentale ed opere di difesa del suolo)
Arbutus unedo L.
Berberis vulgaris L.
Buxus sempervirens L.
Capparis spinosa L.
Cornus sanguinea L.
Cornus mas L.
Corylus avellana L.
Corylus colurna L.
Crataegus oxyacantha L.
Crataegus monogyna Jacq.
Crataegus azarolus L.
Ilex aquifolium L.
Juniperus comunis L.
25
Juniperus oxycedrus L.
Laburnum anagyroides Med.
Laurus nobilis L.
Ligustrum vulgare L.
Ligustrum ovalifolium L.
Lonicera caprifolium L.
Lonicera sempervirens L.
Lonicera periclymenum L.
Myrtus comunis L.
Nèrium oleander L.
Pyracantha coccinea Roem
Phillirea latifolia L.
Prunus spinosa L.
Rhamnus alaternus L.
Rosa canina L.
Rosa sempervirens L.
Salix elaeagnos Scop.
Spartium junceum L.
Tamarix gallica L.
Viburnum tineus L.
Viburnum lantana L.
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ANALISI DEL PAESAGGIO
VEGETALE
Comune di Ascoli Piceno
Località: Pedana
Categoria: Boschi misti di latifoglie e conifere
Quota: 350
Scheda di rilevamento n° 1
Data: Febbraio 2012
Composizione:
Piante arboree:
Roverella (Quercus pubescens Willd.), leccio (Quercus ilex L.), orniello (Fraxinus ornus L.), pino
d’Aleppo (Pinus Halepensis Miller).
Piante arbustive:
Biancospino (Crataegus oxyacantha L.), prugnolo spinoso (Prunus spinosa L.), ligustro (Ligustrum
vulgare L.), agazzino (Pyracantha coccinae M. J. Roemer), caprifogli selvatici (Lonicera periclymenum
L. e Lonicera implexa Ait.), cisto (Cistus incanus L.), sanguinella (Cornus sanguinea L.), erica da scope
(Erica scoparia L.), asparago pungente (Asparagus acutifolius L.), lentaggine (Viburnum tinus L), vitalba
(Clematis vitalba L.), corbezzolo (Arbutus unedo L.), salsapariglia nostrale (Smilax aspera L.) e rovo
(Rubus fruticosus L.).
Stato Vegetativo: Discreto
Valore Botanico-Vegetazionale: Buono
Valore Funzionale: Alto
Valore Paesaggistico: Alto
Necessità di Interventi: Alto
Note:
Aree percorse da incendio. Servirebbe in piano di intervento che potrebbe consistere nell’abbattimento di
tutti gli alberi bruciati, la loro rimozione, ed una eventuale semina, a buche, di specie arboree ed arbustive
autoctone al fine di agevolarne la ricopertura vegetazionale.
ANALISI DEL PAESAGGIO
VEGETALE
Comune di Ascoli Piceno
Località: Colle dell’Oseno
Categoria: Imboschimenti di conifere
Quota: 1000 m.s.l.m.
Scheda di rilevamento n° 2
Data: Febbraio 2012
Composizione:
Specie arboree:
Pino nero (Pinus nigra Arnold.), pino d’Aleppo (Pinus halepensis Miller), pino silvestre (Pinus silvestris
L.), cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica Man).
Specie arbustive:
Biancospino (Crataegus monogyna Jacq.), prugnolo spinoso (Prunus spinosa L.), ligustro (Ligustrum
vulgare L.), agazzino (Pyracantha coccinae Roem.), fusaggine (Euonymus europaeus L.), caprifoglio
selvatico (Lonicera periclymenum L.), cisto (Cistus incanus L.), sanguinella (Cornus sanguinea L.),
vitalba (Clematis vitalba L.), rovo (Rubus fruticosus L.), rovo erbaiolo (Rubus saxatilis L.) ginepro
comune (Juniperus comunis L.).
Stato Vegetativo: Buono
Valore Botanico-Vegetazionale: Discreto
Valore Funzionale: Alto
Valore Paesaggistico: Discreto
Necessità di Interventi: Alto
Note:
Ad esclusione delle pinete prossime ai pascoli naturali della Montagna dei Fiori, per i quali va redatto uno
specifico piano di gestione nel rispetto della direttiva 92/43/CEE, tutte le altre pinete andrebbero, a ragion
veduta, governate sulla base di piani di gestione e di assestamento forestale guidati secondo i principi
della selvicoltura naturalistica.
ANALISI DEL PAESAGGIO
VEGETALE
Comune di Ascoli Piceno
Località: Venagrande
Categoria: Pascoli, pascoli cespugliati e
pascoli arborati
Quota: 400 m.s.l.m
Scheda di rilevamento n° 3
Data: Febbraio 2012
Composizione:
Specie arboree:
Roverella (Quercus pubescens Willd.), leccio (Quercus ilex L.), pino d’Aleppo (Pinus Halepensis Miller).
Specie arbustive:
Ginestra odorosa (Spartium junceum L.), citiso a foglie sessili (Cytisus sessilifolius L.), coronilla
(Coronilla emerus L.), ginepro rosso o comune (Juniperus oxycedrus L. e Juniperus comunis L.), cisti
(Cistus incanus L. e Cistus salvifolius L.), ampelodesma (Ampelodesma mauritanica Dur et Schinz.)
Specie erbacee:
Falasco (Brachypodium rupestre), erba mazzolina (Dactylis glomerata), festuca sp. pl., poa (Poa
pratensis), Alopecurus pratensis, Trifolium sp. pl., sulla (Hedysarum coronarium), ginestrino (Lotus
corniculatus)
Stato Vegetativo: Discreto
Valore Botanico-Vegetazionale: Buono
Valore Funzionale: Alto
Valore Paesaggistico: Discreto
Necessità di Interventi: Alto
Note:
Formazione vegetazionale diffusa. I pascoli sono in via di evoluzione verso formazioni superiori. Questa
incontrollata evoluzione potrebbe rappresentare un irreversibile danno biologico per l'ecosistema
seminaturale nonché per la conservazione della biodiversità.
ANALISI DEL PAESAGGIO
VEGETALE
Comune di Ascoli Piceno
Località: Ascoli Piceno
Categoria: Vegetazione ripariale
Quota: 100
Scheda di rilevamento n° 4
Data: Febbraio 2012
Composizione:
Specie arboree:
Pioppi (Populus nigra L., P. alba L., P. pyramidalis Roz.), salici (Salix alba L., Salix caprea L., Salix
viminalis L.), acero (Acer campestre L.).
Specie arbustive:
Biancospino (Crataegus monogyna Jacq.), prugnolo spinoso (Prunus spinosa L.), sanguinella (Cornus
sanguinea L.), vitalba (Clematis vitalba L.), rovo (Rubus fruticosus L.), fusaggine (Euonymus europaeus
L.), canna comune (Arundo donax L.) e canna di palude (Phragmites australis Trin.).
Stato Vegetativo: Buono
Valore Botanico-Vegetazionale: Buono
Valore Funzionale: Alto
Valore Paesaggistico: Alto
Necessità di Interventi: Alto
Note:
Nelle zone più calde ed a confine con quelle umide, dove il grado di umidità è comunque elevato, la
roverella (Quercus pubescens Willd.), il carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.) ed, in alcune aree molto
calcaree ed assolate, il leccio (Quercus ilex L.) prendono il sopravvento su tutte le altre specie arboree
lasciando spazio solo alla vegetazione erbacea ed arbustiva.
ANALISI DEL PAESAGGIO
VEGETALE
Comune di Ascoli Piceno
Località: Talvacchia, torrente Castellano
Categoria: Lecceta
Quota: 500 m.s.l.m.
Scheda di rilevamento n° 5
Data: Febbraio 2012
Composizione:
Specie arboree:
Leccio (Quercus ilex L.) con roverella (Quercus pubscens Willd.), carpino nero (Ostrya carpinifolia
Scop.), orniello (Fraxinus ornus L.), sorbo domestico (Sorbus domestica L.), ginepro comune (Juniperus
comunis L.) e ginepro rosso (Juniperus oxycedrus L.).
Specie arbustive:
Ligustro (Ligustrum vulgare L.), agazzino (Pyracantha coccinae M. J. Roemer), caprifogli selvatici
(Lonicera periclymenum L. e Lonicera implexa Ait.), cisto (Cistus incanus L.), coronille (Coronilla varia
L. e Coronilla emerus L.), ginestra odorosa (Spartium junceum L.), asparago selvatico (Asparagus
acutifolius L.), erica da scope (Erica scoparia L.).
Stato Vegetativo: Buono
Valore Botanico-Vegetazionale: Alto
Valore Funzionale: Alto
Valore Paesaggistico: Alto
Necessità di Interventi: Discreto
Note:
Data la particolare posizione della lecceta, nel territorio comunale, l’intervento da effettuare è la cura al
mantenimento. In alcuni casi, come in località Colle S. Marco, è pensabile di redigere dei piani di
miglioramento/gestione con finalità didattiche e turistico-naturalistiche.
ANALISI DEL PAESAGGIO
VEGETALE
Comune di Ascoli Piceno
Località: Mozzano
Categoria: Boschi di Pino d’Aleppo
Quota: 200 m.s.l.m.
Scheda di rilevamento n° 6
Data: Febbraio 2012
Composizione:
Specie arboree:
Pino d’Aleppo (Pinus halepensis Miller) e marginalmente roverella (Quercus pubescens Willd.), carpino
nero (Ostrya carpinifolia Scop.), orniello (Fraxinus ornus L.) ed acero (Acer campestre L.).
Specie arbustive:
Ampelodesma (Ampelodesma mauritanica Dur et Schinz.), prugnolo spinoso (Prunus spinosa L),
agazzino (Pyracantha coccinae Roem.), cisti (Cistus incanus L. e Cistus salvifolius L.), vitalba (Clematis
vitalba L.), erica da scope (Erica scoparia L.), corbezzolo (Arbutus unedo L.), salsapariglia nostrale
(Smilax aspera L.) e ginepro comune (Juniperus comunis L.).
Stato Vegetativo: Mediocre
Valore Botanico-Vegetazionale: Buono
Valore Funzionale: Alto
Valore Paesaggistico: Alto
Necessità di Interventi: Alto
Note:
Aree percorse da incendio. Gli interventi da effettuare sono sia il miglioramento del bosco esistente sia
quanto riportato alla scheda di rilevamento n° 1.
ANALISI DEL PAESAGGIO
VEGETALE
Comune di Ascoli Piceno
Località: Montagna dei fiori
Categoria: Faggeta
Quota: 900 m.s.l.m.
Scheda di rilevamento n° 7
Data: Febbraio 2012
Composizione:
Specie arboree:
Faggio (Fagus sylvatica L.).
Stato Vegetativo: Buono
Valore Botanico-Vegetazionale: Buono
Valore Funzionale: Alto
Valore Paesaggistico: Buono
Necessità di Interventi: Discreto
Note:
Sono generalmente dei boschi utilizzati per la produzione di legna da ardere.
ANALISI DEL PAESAGGIO
VEGETALE
Comune di Ascoli Piceno
Località: Piagge
Categoria: Abetaia
Quota: 400 m.s.l.m.
Scheda di rilevamento n° 8
Data: Febbraio 2012
Composizione:
Specie arboree:
Abete bianco (Abies Alba Mill.), castagno (Castanea sativa Mill.), roverella (Quercus pubescens Willd.),
orniello (Fraxinus ornus L.), carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.).
Specie arbustive:
Biancospino (Crataegus oxyacantha L.), caprifogli (Lonicera periclymenum L. e Lonicera caprifolium
L.), fusaggine (Evonymus europaeus L.), edera (Hedera elix L.), asparago pungente (Asparagus
acutifolius L.), lentaggine (Viburnum tinus L.), vitalba (Clematis vitalba L.), rovo (Rubus fruticosus L.).
Stato Vegetativo: Buono
Valore Botanico-Vegetazionale: Buono
Valore Funzionale: Alto
Valore Paesaggistico: Alto
Necessità di Interventi: Discreto
Note:
Associazione vegetazionale fuori areale e di natura antropica. Non necessita di particolari interventi
manutentori. Servirebbe opportuno un piano di gestione.
ANALISI DEL PAESAGGIO
VEGETALE
Comune di Ascoli Piceno
Località: Monte dell’Ascensione
Categoria: Elementi diffusi o a piccoli gruppi
Quota: 540 m.s.l.m.
Scheda di rilevamento n° 9
Data: Febbraio 2012
Composizione:
Specie arboree:
Roverella, (Quercus pubscens Willd.), robinia (Robinia pseudo-acacia L.).
Stato Vegetativo: Buono
Valore Botanico-Vegetazionale: Discreto
Valore Funzionale: Buono
Valore Paesaggistico: Alto
Necessità di Interventi: Alto
Note:
Formazioni vegetazionali meritevoli di particolare tutela sia per l’alto valore paesaggistico che rivestono
sia per la loro ridotta diffusione. Gli interventi da effettuare sono sia di vigilanza sia di difesa fitosanitaria.
Si ritiene, ove necessario, di intervenire nel controllo e sostituzione della robinia.
ANALISI DEL PAESAGGIO
VEGETALE
Comune di Ascoli Piceno
Località: Piagge
Categoria: Boschi di castagno
Quota: 400 m.s.l.m.
Scheda di rilevamento n° 10
Data: Febbraio 2012
Composizione:
Specie arboree:
Castagno (Castanea sativa Mill.).
Stato Vegetativo: Buono
Valore Botanico-Vegetazionale: Discreto
Valore Funzionale: Alto
Valore Paesaggistico: Alto
Necessità di Interventi: Alto
Note:
Castagneti soggetti a periodici interventi di manutenzione e miglioramento. Il sottobosco ed altre specie
arboree spontanee sono pressoché assenti. Laddove l’intervento dell’uomo è mancato da anni,
l’evoluzione del bosco è prossima a quella di un bosco misto di sole latifoglie. Nei castagneti da frutto,
per via di nuovi insetti parassiti, è urgente un piano di difesa biologico su tutto il territorio comunale.
ANALISI DEL PAESAGGIO
VEGETALE
Comune di Ascoli Piceno
Località: Polesio
Categoria: Vegetazione del calanco
Quota: 540 m.s.l.m.
Scheda di rilevamento n° 11
Data: Febbraio 2012
Composizione:
Specie arboree:
Roverella (Quercus pubescens Willd.) e olmo (Ulmus minor Mill.).
Specie arbustive:
Ginestra odorosa (Spartium junceum L.), rose selvatiche, rovo (Rubus saxatilis L.), prugnolo spinoso
(Prunus spinosa L.) e tamerice (Tamarix gallica L.).
Stato Vegetativo: Discreto
Valore Botanico-Vegetazionale: Buono
Valore Funzionale: Elevato
Valore Paesaggistico: Buono
Necessità di Interventi: Elevato
Note:
Formazione presente quasi esclusivamente a Nord del comprensorio comunale. Per l'importanza che
questa vegetazione svolge sulla difesa del suolo dall'erosione, è importante redigere dei piani di
salvaguardia e di conservazione di queste associazioni vegetazionali.
ANALISI DEL PAESAGGIO
VEGETALE
Comune di Ascoli Piceno
Località: San Pietro
Categoria: Boschi di sole latifoglie
Quota: 520 m.s.l.m.
Scheda di rilevamento n° 12
Data: Febbraio 2012
Composizione:
Specie arboree:
Roverella (Quercus pubescens Willd.), carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.), orniello (Fraxinus ornus
L.), cerro (Quercus cerris L.), pioppo tremolo (Populus tremula L.).
Specie arbustive:
Biancospino (Crataegus oxyacantha L.), prugnolo spinoso (Prunus spinosa L.), sanguinella (Cornus
sanguinea L.), vitalba (Clematis vitalba L.), caprifogli (Lonicera periclymenum L. e Lonicera caprifolium
L.), pungitopo (Ruscus aculeatus L.), fusaggine (Evonymus europaeus L.), edera (Hedera elix L.),
asparago pungente (Asparagus acutifolius L.), lentaggine (Viburnum tinus L.), erica da scope (Erica
scoparia L.), corbezzolo (Arbutus unedo L.), rovo (Rubus fruticosus L.).
Stato Vegetativo: Buono
Valore Botanico-Vegetazionale: Buono
Valore Funzionale: Alto
Valore Paesaggistico: Buono
Necessità di Interventi: Discreto
Note:
Questa formazione vegetazionale presenta alcune differenze, nella composizione delle specie vegetali,
dipendenti dalla stazione di riferimento. Il fenomeno è meglio visibile percorrendo il territorio dal Monte
dell’Ascensione fino alla Montagna dei Fiori. Altre specie, qui non riportate, sono descritte nella
relazione.