Centonove numero 17

Cortocircuito tra i paladini della lotta a Cosa
Nostra. A cominciare dalle elezioni Europee
A PAGINA 9
Fra’ Giuseppe Laganà
Antonello Montante
Antimafia, polemica Montante
Giuseppe, il prete del rugby
Ha preso i voti all’Ordine dei minimi
ma la domenica gioca in serie C1
A PAGINA 18
ANNO XXI Numero 17
1 MAGGIO 2014
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO
POSTALE A REGIME
SOVVENZIONATO 45% (ME)
SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA
EURO 1,50
AREA METROPOLITANA
Scom... messina
La riforma delle province ridisegna la geografia del territorio.
Ecco come dai Nebrodi alle Eolie, i sindaci, si organizzano per difendersi
1 Maggio 2014
il punto
EDITORIALE
Che giostra,
ragazzi...
L’assessore all’Economia Roberto
Agnello è tornato da Roma con un
“tutto a posto”, il Ministero ha dato
il via libera alla manovra-bis da
ottocento e passa milioni di euro,
compresi i tagli imposti dal governo
Renzi che dovrebbe distribuire la
mancetta da ottanta euro per dare il
primo strappo alla ripresina
economica.
Di ripresa economica in Sicilia invece
non si parla. Si sente solo il coro di
protesta dei sindaci dell’Anci che per
bocca del presidente regionale
Leoluca Orlando dichiarano di non
essere più al dissesto, ma
semplicemente alla canna del gas.
Come fare? Se Renzi vuole dare lo
strappo alla macchina Italia
inceppata con un pieno da ottanta
euro, quella di Crocetta è una
rivoluzione “a tassametro”.
Si sfascia la Formazione, ma ancora
non parte il sistema che dovrebbe
sostituirla. Si sfasciano i parchi
regionali e si dimezzano i fondi, ma
non si dice dove finiranno i
dipendenti “a zero ore”, che è caso
di dire resteranno al verde.
Così su tutti gli altri fronti. Il governo
Crocetta-bis è come la finanziaria-bis:
tutto si lascia e poi si raddoppia.
Qualcuno ha capito le ragioni del
rimpasto? Vattelapesca: se c’è un
assessore che funziona in
Agricoltura, Dario Cartabellotta, lo si
sposta poi a fare il direttore della
Pesca. Che Giostra, ragazzi…
L’ex governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti
Nuovi schiaffi dalla politica
Candidare alle Europee Scopelliti, costretto a dimettersi dopo la condanna a sei anni,
è un atto di inciviltà che alimenta il gioco degli estremi. Trascinando con sè l’intero paese
DI
DOMENICO BARRILÀ
Le provocazioni dalla politica diventano sempre più sfacciate
e la testa dei cittadini meno distratti ribolle di sentimenti
controversi, che spaziano dalla delusione alla rabbia, toccando
persino le corde più riposte e meno nobili, quelle
dell’aggressività. Non certo quella fisica, che appartiene a
uomini primitivi, come ad esempio i picchiatori fascisti, ma
un’aggressività “civile”, difensiva, in opposizione a chi non
percepisce di deversi togliere di mezzo avendo causato disastri
con la propria presenza. Mi chiedo com’è possibile accettare
l’insopportabile atto di inciviltà politica del NCD di candidare
alle europee Giuseppe Scopelliti, appena costretto a dimettersi
dopo la condanna a sei anni per abuso d’ufficio. Un reato
gravissimo, perché sociale, perpetrato contro gli interessi
collettivi, che nel caso specifico si è sostanziato nella creazione
di un buco enorme nelle casse del comune di Reggio Calabria,
quando il predetto ne era sindaco. Il Comune oggi è di fatto in
dissesto, cioè fallito, con conseguenze rovinose per i fornitori,
persone in carne e ossa, lavoratori e aziende. Un crimine
diseducativo con risvolti tragici, vedi suicidio, avvenuto nel
2010, della dirigente comunale Orsola Fallara, che assemblava
(non credo solo di testa sua) quel bilancio creativo tra le cui
pieghe si è perso un fiume di danaro pubblico e privato.
Nel corso delle mie visite di lavoro nelle carceri italiane, mi
sono quasi sempre imbattuto in poveri cristi condannati per
reati banali, come scassinare una bicicletta in compagnia di altri
disgraziati. Cento euro di danni al massimo, non decine di
milioni, ma questo è bastato a rovinare le loro vite per sempre,
mentre a chi devasta le finanze pubbliche e viene condannato, è
concesso di rappresentarci in Europa. Teniamo presente che
Caporedattore: Graziella Lombardo Vicecaposervizio: Daniele De Joannon
In redazione: Gianfranco Cusumano, Alessio Caspanello, Michele Schinella
Segretaria di redazione: Rossana Franzone, Rosa Lombardo, Francesco Pinizzotto. Editore: Kimon scrl, via San Camillo, 8 Messina. Tel. 090 9430208
Fax: 090 9430210 P. IVA 02131540839 Registrazione Tribunale di Messina
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n° 17229. Stampa: Sts - Società tipografica siciliana spa Strada 5 n. 35 Zona
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centonove
SETTIMANALE REGIONALE
DI POLITICA CULTURA ED ECONOMIA
Direttore responsabile
Enzo Basso
Garante del lettore: Attilio Raimondi
centonove pagina 2
Scopelliti è stato pure condannato all’interdizione perpetua dai
pubblici uffici per la generosa autoliquidazione della Fallara
che, detto a suo onore, il proprio prezzo, enorme, se l’è pagato.
Senso di opportunità nemmeno a parlarne, a cominciare dal
partito del candidato, che non merita di entrare in Europa. Una
mostruosità, questa candidatura, per i rimandi simbolici e
pratici. Uno dei tanti scempi confezionati dalla politica italiana,
la cui impermeabilità ad ogni forma di buon senso, costringe
gli elettori a bussare ad altre porte, persino a quella di un
comico prepotente e in debito di democrazia, che tuttavia al
cospetto dell’ex governatore della regione Calabria giganteggia
come un messia. E’ in questo gioco degli estremi che rischiano
di perdersi per sempre i cosiddetti partiti tradizionali,
trascinando con sé l’intero Paese. Da una parte i cattivi
amministratori, sanzionati dalla magistratura ma purtroppo
non sempre dal loro acritico elettorato, dall’altra questi
improbabili salvatori, come lo stesso Beppe Hubbard, quello che
con fare paternalistico prende sottobraccio la giornalista della
Rai mentre cerca di intervistarlo. Un compagnone, lo stesso che
poi si toglie la maschera e terrorizza con inaudita violenza
verbale chi disobbedisce o semplicemente pensa. Il caso
Pizzarotti è solo l’ultimo. In mezzo un Partito Democratico che
dopo essersi snaturato, smacchiando non il giaguaro ma la
parte nobile del proprio Dna (quello che conteneva i cromosomi
della sinistra) è tornato sopra il 30%. Ma anche una destra da
operetta, con un leader decotto e privo di freni inibitori, che fa
danni, anche all’Italia, ogni volta che apre bocca. Nel resto c’è
qualcosa di interessante, soprattutto a sinistra, se non rimane
impigliato nella soglia di sbarramento.
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Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
1 Maggio 2014
riservato
LIBERI MURATORI. La Gran loggia d’Italia avvia un procedimento contro tre fratelli, tra cui l’avvocato Carmelo Raspaolo
Massoneria, sospensione in corso
TOP SECRET
AUTORITÀ PORTUALE
MESSINA. Il provvedimento di
sospensione per i tre “fratelli”
messinesi è stato disposto martedì 29
aprile direttamente dal Maestro della
Gran Loggia di Palazzo Vitelleschi, gli
Antichi Liberi Accettati Muratori,
l’avvocato bolognese Antonio Binni.
Il Gran Maestro dell’Obbedienza di
Piazza del Gesù, informato del
comportamento “irregolare” di tre
fratelli muratori iscritti nelle sede di
Via Romagnosi, l’avvocato Carmelo
Raspaolo, l’ex dipendente del Cnr, il
centro di ricerche di Pistunina,
Raffaele Di Leonardo e l’impiegato
forestale Rosario La Rosa, ha
proceduto a sospenderli ed ad avviare
il processo massonico: se le accuse
venissero accertate i tre “muratori”
rischiano di essere “bruciati tra le
colonne”, l’oblìo eterno della
“Conoscenza”.
Ma cosa hanno fatto di tanto grave i
tre massoni messinesi? Hanno preso di
mira, attraverso il web, e portato
avanti una politica di presunta
diffamazione a carico del Grande
Ispettore di Messina, “responsabile
regionale del Rito”, il docente
universitario, responsabile del centro
di calcolo dell’Università, Enzo
Ciancio.
Approdato dalla loggia spuria
“Affannato” nella prestigiosa Loggia
CASTEL DI TUSA. Iniziativa del mecenate
Fiumara d’arte
Un Uovo di trenta metri
CASTEL DI TUSA. Un uovo grande
trenta metri d'altezza, in cima a una
Montagna "sacra" come la Piramide
di Staccioli, per celebrare il rito della
nascita e della Rinascita. E' la nuova
idea progettuale alla quale sta
lavorando il patron di Fiumara d'arte
Antonio Presti, che intende arricchire
così il percorso della luce nella Valle
di Halesa. Il progetto di "Land Art"
proposto dai sindaci dell'area
nebroidea ha trovato i finanziamenti
del Por Sicilia, programmazione 20072013, per un importo vicino ai tre
milioni di euro. Le somme saranno
investite per la manutenzione
ordinaria di tutte le opere della
Fiumara, dal Labirinto di Manfredini,
alla "Materia poteva non esserci" di
Nagasawa e per la realizzazione di
nuove opere "del percorso".
Di qui l'idea dell'Uovo, opera di
grande impatto visivo, all'interno del
quale è previsto un reticolo di scale,
sul modello di Escher, che portano in
alto verso la Conoscenza.
Il Comune rivuole due
fontane dentro la Fiera
MESSINA. Il Comune di Messina
punta al “ritorno” in città di due
fontane. Palazzo Zanca ha inviato una lettera all’Autorità
Portuale chiedendo “indietro”
quella settecentesca realizzata
da Ignazio Brugnani e l’altra, in
ghisa, risalente all’epoca in cui,
al posto della Fiera di Messina,
c’erano i Giardini a Mare, detti
anche “Chalet”.
REGIONE
La sede nazionale di Roma, a Palazzo Vitelleschi, della Gran Loggia d’Italia
Elvira Amata
assessore-fantasma
di via Romagnosi, che conta a Messina 64
associati, l’avvocato Carmelo Raspaolo
avrebbe proposto con il “Circolo Messina”
una serie di iniziative che non avrebbero
trovato l’adesione degli altri fratelli:
spettacoli per azioni di beneficenza, la
creazione di un Caf, la richiesta di
accredito per svolgere corsi professionali.
Al diniego sarebbe seguite alcune
polemiche sulle relazioni del “Tempio” e
poi una mole consistente di richieste
scritte su rendiconti cui il “33” Ciancio
MESSINA. Un giallo lungo due
ore: quando l’assessore Fiumefreddo , in quota Drs ha presentato le dimissioni, il partito per
la sua sostituzione, prima della
Furnari, ha fatto il nome di Elvira Amata. Non si è capito, alla
fine, se “l’assessore-fantasma”,
fosse la Elvira Amata, ex assessore al verde del Comune, oppure la dirigente dell’Ospedale
Piemonte-Papardo, da anni impegnata all’ufficio contratti.
non avrebbe risposto secondo le
aspettative del penalista.
Di qui un esposto- denuncia alla
Procura della Repubblica, che ha
determinato il provvedimento di
sequestro della lista degli associati,
firmato dal giudice Viviana Cusolito.
Un fatto che non ha precedenti, nella
centenaria storia della Loggia,
ricompostasi in Italia nel 1908, e che
oggi conta 140 Templi e sedi in tutto il
mondo, da Beirut a Toronto.
SOMMARIO
PRIMO PIANO
6. Comuni, l’Orlando furioso
Il presidente di Anci Sicilia all’attacco del governo
regionale proponendo un piano di riforme
POLITICA
9. Antimafia, polemica Montante
Cortocircuito tra i paladini. A partire dalle Europee
10. Otto milioni di legali
Ecco tutti i debiti che Palazzo Zanca ha con gli
avvocati incaricati di difendere il Comune
11. Mantineo, “boccaccia mia”
E’ polemica sull’assessore che attacca il prefetto
12. Al voto in frantumi
Da Brolo a Rometta le coalizioni si polverizzano
per le amministrative
SICILIA
13. Formazione, la carica dei mille
I sindacati riaccendono le polemiche. Banco di
prova all’Ars
14-15. Messina, la discarica fantasma
Botta e risposta tra ambientalisti e Regione.
Ecco il carteggio dal quale si scopre che...
16-17. Le chiese di Papa Francesco
L’assessore Torre di Santa Lucia del Mela scrive al
Papa per “salvare” gli edifici religiosi
18. Fra Giuseppe, il prete del rugby
Ritratto del religioso di Milazzo che ogni domenica
gioca in Serie C1
ECONOMIA
19. Lidi, concessioni a rischio
Lo stop del comune di Palermo agli stabilimenti
di Mondello rischia di colpire tutta la Sicilia
20. Colti in castagna
Un parassita delle piante mette a rischio la produzione dei Nebrodi
21. Gais, alberghi e nobiltà
Ritratto del gruppo alberghiero di Taormina
POSTER
23. La locanda di Contrisa
Storia di un pensionato che fa rivivere il borgo
seicentesco di Roccalumera
24. Primo Maggio, ritorno al passato
Musica e riflessioni in Sicilia
RUBRICHE
4-5. Settegiorni
22. Qui Europa
22. Consulenti del lavoro
22. Consumatori
26. Libri / Classifica / Lacerti di Letture
30-31. Lettere & Commenti
30. Qui scuola
30. Heritage
30. Ecologia e Ambiente
31. Eliodoro
31. Animal House
31. 150 Parole da Palermo
centonove pagina 3
COMUNE DI MESSINA
Tre concorsi “segreti”
per gli interni
MESSINA. Tre concorsi “segreti” per gli interni: uno per
comandare i vigili urbani, uno
per dirigente tecnico e uno per
dirigente amministrativo. In
maniera felpata ci si lavora a
Palazzo Zanca per favorire la
copertura di alcuni posti-chiave
dell’amministrazione.
ACCOGLIENZA IMMIGRATI
Fondazione Scandurra
Bonaffini chiede 2 piani
MESSINA. La società SenisOspes, coordinata dall’imprenditore Benny Bonaffini, ha
avanzato richiesta al commissario della Fondazione Scandurra
per affittare i due piani di via
Sacro Cuore, dove prima si svolgevano i corsi professionali,
oggi sott’inchiesta. Bonaffini intende farne un centro di accoglienza per giovani immigrati.
1 Maggio 2014
CHI SALE
Carlo Mazzù
MESSINA. Il professore ordinario di Diritto Civile presso il Dipartimento di Giurisprudenza e
Prorettore alla Gestione delle Risorse umane dell’Ateneo peloritano, è stato eletto Direttore
della Scuola di Specializzazione
per le professioni legali. Laureatosi in Giurisprudenza nel 1970,
Mazzù è stato anche assessore
comunale durante la giunta guidata da Salvatore Leonardi.
Tonino Perna
MESSINA. Buone notizie per i ricercatori messinesi. L’assessore
alla Cultura del Comune di Messina ha disposto l’ampliamento
degli orari della Biblioteca comunale e dell'Archivio Storico.
La nuova apertura al pubblicosarà così articolata: lunedì dalle
ore 15 alle 18.45; martedì dalle 9
alle 13 e dalle 15 alle 16.45; mercoledì dalle 9 alle 13 e dalle 15
alle 18.45; giovedì dalle 9 alle 13
e dalle 15 alle 16.45; venerdì
dalle 9 alle 13.
Salvatore Coppolino
MESSINA. L’ex consigliere provinciale non si fa attrarre dalle sirene provenienti da Forza Italia,
e rimane fedele al percorso avviato con l’Ncd. La coerenza di
Coppolino, infatti, è stata premiata con l’elezione nell’assemblea nazionale del partito di Alfano ed è diventato uno dei
quadri dirigenti siciliani di rilievo.
Lucy Fenech
MESSINA. La consigliera di Cambiamo Messina dal basso non si
ferma di fronte alla difficoltà.
Benchè, per sua stessa ammissione, non sia mai andata a correre, Lucy Fenech non ha esitato
ad iscriversi alla maratona di domenica 27, terminando con successo la corsa sui dieci km. L’impresa l’ha gasata a tal punto che,
sul suo profilo Twitter, la consigliere si è lasciata andare ad
un’autoesaltazione “Mi sento
una potenza!!!”
Rosario D’Angelo
MONFORTE SAN GIORGIO. Il gelataio del bar D’Angelo rappresenta la Sicilia alla manifestazione “I gelati d’Italia, 20 gusti
per 20 regioni” che si tiene ad
Orvieto da giovedì 1 a domenica
4 maggio. Alla kermesse umbra
D’Angelo presenta “Amandorla”,
un gusto che si ispira interamente alla Sicilia con la mandorla
unita alla malvasia delle Lipari.
settegiorni
VITTORIO EMANUELE. Blitz di Laura Pulejo e Totò D’Urso
Teatro di Messina,
si spaccano gli “accorintiani”
Neanche il tempo di insediarsi, che il
consiglio di amministrazione del Teatro di
Messina si è spaccato. O, meglio, si è
spaccato il fronte dei componenti
designati dal sindaco Renato Accorinti.
Protagonisti principali della contesa sono
Laura Pulejo (designata per accaparrarsi
le simpatie del presidente della Regione,
che già la voleva commissario) e Totò
D’Urso (indicato su segnalazione della
consigliera di Cambiamo Messina dal
Basso, Nino Lo Presti, attualmente in
rotta con il primo cittadino). I due, infatti,
non solo hanno iniziato a chiedere carte e
documentazioni per controllare la
gestione, ma si sono messi di traverso sulle
nomine dei due direttori artistici in
pectore, Ninni Bruschetta e Giovanni
Renzo, che lo stesso Accorinti aveva
benedetto. Con l’assenso dei due
esponenti nominati dal commissario della
Provincia Filippo Romano, ovvero il
vicepresidente Daniele Macris e il
consigliere Giovanni Moschella, hanno
messo in minoranza il presidente
Maurizio Puglisi e i consiglieri Giovanni
Giacoppo (Accorinti) e Carmelo
Altomonte, in quota Regione, dettando
la linea. In primis, un’evidenza pubblica
per la scelta del Sovrintendente (su questo,
l’accordo c’era), in subordine un’altra
evidenza per l’individuazione dei direttori
artistici. Una scelta che, però, rende
impossibile una minima programmazione
per quest’anno e, probabilmente, anche
per il prossimo. Bruschetta e Renzo,
inoltre, avevano già predisposto i
cartelloni di Prosa e Musica per trovarsi
pronti al momento della nomina. (D.D.J.)
SOCIETÀ
La diversa santità di due papi, incontro a Messina
MESSINA. “La diversa Santità di due papi”, è il tema dell’incontro che si
svolgerà il 5-Maggio alle ore 20,30 nel salone dell’Hotel Royal. L’argomento
sarà trattato da monsignor Letterio Gulletta, già parroco della Cattedrale e
profondo conoscitore del cammino pastorale della Chiesa. Parteciperà
Monsignor Giovanni Marra Arcivescovo emerito della nostra città, oggi in
servizio in Vaticano.
Maratona di Messina, vince Buccafusca
MESSINA. E' Massimo Buccafusca il vincitore della VII edizione della "Messina
Marathon" - VI Trofeo Unicredit -. Secondo classificato, Alessandro Vizzini e
terzo, Salvatore Buccheri. Nella Maratona femminile si è aggiudicata il primo
posto Cinzia Sonsogno. Madrina della manifestazione è stata la Miss Italia
messinese Giulia Arena.
Pace del Mela, in scena “Freeedom”musical della Chiesa Pentecostale
PACE DEL MELA. E’ in programma sabato 3 maggio alle 20, con ingresso
libero, l’appuntamento a cura della Chiesa Cristiana Evangelica Pentecostale
Olivarella di via Palermo n°20 di Olivarella. La comunità di San Filippo del
Mela presenta il musical "Freedom", tratto liberamente dalle Sacre
Scritture, con un'alternarsi di profezie e fatti realmente accaduti sulla
nascita, passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo. Tutta la
manifestazione sarà tradotta nella lingua Italiana dei segni.
LA FOTOGRAFIA
Europee, botti per Germanà e La Via
BROLO. «...a conclusione possiamo dire che
Nino Germanà ha trovato La Via giusta per
l’Europa». Sabato 26 aprile, in occasione di un
incontro elettorale “europeo” nella cantina di
famiglia a Brolo, l’onorevole Nino Germanà
ha invitato assieme al deputato uscente
Giovanni La Via (entrambi nella foto), oltre
300 amministratori di Ncd, provenienti da
Francavilla di Sicilia a Tusa. I due candidati
hanno improvvisato un comizio su delle botti
di vino. Lo stesso che poi è finito nei bicchieri
dei presenti assieme a prelibatezze nebroidee.
VERTENZE. Il gruppo Siamo Messina attacca sulla destinazione, la Confsal sulla sicurezza del Tribunale
Secondo Palagiustizia, fuoco incrociato sul sindaco
DI TIZIANA CARUSO
Messina. Tengono banco i pressing
sull’Amministrazione comunale in merito al
secondo Palagiustizia. Dopo la denuncia alla
Corte dei conti di Palermo sulla gestione
dell’iter di realizzazione del palazzo satellite
presentata da un gruppo di cittadini con a
capo l’avvocato Aurora Notarianni, la
federazione Confsal-Unsal scrive un esposto
al Ministero della Giustizia sulle condizioni
igienico sanitarie e di sicurezza di Palazzo
Piacentini. Intanto il gruppo consiliare
“Siamo Messina”, puntando sulla soluzione
della Casa dello Studente ammonisce il
sindaco e dice: «Vogliamo tempi certi e
brevi». Tutto questo anche perché negli
ultimi giorni proprio Accorinti è tornato sulla
questione ribadendo che il ventaglio di
ipotesi profilate dall’Amministrazione punta
su tre aree: l’area dell’ex ospedale militare di
viale Europa, la caserma di Bisconte, l’area
che ospitava l’ex istituto industriale Marconi.
E' in queste circostanze che piombano
rispettivamente il documento del gruppo
“Siamo Messina” che attraverso Piero
Adamo ricorda al Sindaco come si era
espresso il Consiglio comunale sulla
questione. «La soluzione Casa dello studente
- scrive il consigliere - oltre ad essere
immediata, determina una inedita e
virtuosa sinergia fra Amministrazioni
pubbliche (Comune, Università, Provincia
Regionale), l’assenza di speculazioni (il
denaro del finanziamento ministeriale
circuitava fra Amministrazioni pubbliche),
il riutilizzo di due beni comuni allo stato
dismessi (la Casa dello Studente e l’Hotel
Riviera) oltre che la vicinanza netta a
Palazzo Piacentini». Parallelamente, la
Confederazione generale dei Sindacati
Autonomi dei Lavoratori denuncia le
condizioni di lavoro a Palazzo Piacentini
attraverso una serie di allegati che
testimoniano come l’inadeguatezza dei
locali del Tribunale sia stata più e più
volte acclarata anche dalla Commissione
Renato Accorinti
centonove pagina 4
Manutenzione della Corte d’Appello. Il
sindacato ha raccolto una serie di
denunce passate e presenti, riunendole
all’interno di un esposto che evidenzia,
ad esempio, come all’interno di uno degli
uffici della seconda sezione penale del
Tribunale sia stata sfiorata una vera e
propria tragedia a causa della rottura di
una vetrata. Con due magistrati che,
secondo il sindacato, sono rimasti solo
miracolosamente illesi. Altre note dolenti
vengono continuamente registrate nei
seminterrati del tribunale dove cancellieri
e magistrati sono costretti a lavorare tra
muffa e umidità e senza che gli impianti
di aerazione e riscaldamento funzionino
in maniera adeguata. Anche per questo il
sindacato chiede tra gli altri al ministro
Orlando, al sindaco Accorinti e al
Procuratore generale della Repubblica di
adoperarsi per dare piena e immediata
attuazione alle norme vigenti in materia
di salvaguardia della salute e sicurezza
nei luoghi di lavoro e di conoscere fin da
subito quali siano le iniziative per
tutelare i lavoratori. In mancanza di
riscontro la Confsal, si dice pronta ad ogni
azione pubblica o politica pur di trovare
una soluzione. (T.C.)
1 Maggio 2014
settegiorni
PESCA. La marineria calabrese si rivolge a un legale per il rispetto “dell’uso e della consuetudine del sorteggio delle poste”
Stretto, la guerra del pescespada
Messina. Rischia di scoppiare la guerra
del pescespada sullo Stretto, tra le
feluche messinesi e quelle calabresi.
Queste ultime, rappresentante dalle
imprese di pesca Fortunato Posillipo,
Giovanni Pontillo e Maria Giuseppina
Romagnoli, proprietarie delle
imbarcazioni gestite dalla cooperativa
pesca di Maria Porto Salvo, si sono rivolte
allo studio legale Aurora Notarianni di
Messina per invitare le capitanerie di
porto di Messina e Reggio Calabria,
rappresentate dai capitani di vascello
Antonio Samiani e Gaetano Martinez, “a
rispettare le leggi europee”.
In passato le imbarcazioni calabresi,
dotate di licenza di pesca nei
compartimenti marittimi di Gioia Tauro,
Reggio Calabria e Messina, l’anno scorso
non hanno potuto pescare- si lamenta
nell’esposto dell’avvocato Notarianni
inviato per conoscenza anche al ministro
delle politiche agricole e alimentari
Maurizio Martina e al direttore generale
della Pesca Riccardo Rigillo, “a causa del
mancato accordo sul sorteggio delle
cosidette poste”.
E’ consuetudine infatti che ogni anno le
poste vengano sorteggiate alla
Capitaneria di Messina ed è sempre
ressa tra i proprietari delle Feluche,
dodici in tutto sullo Stretto,
comprensive anche del Luntru,
l’imbarcazione che precede, per
CHI SCENDE
Salvatore Cardinale
CALTANISSETTA. Il presidente
dei Drs è un involontario gaffeur: per presentare l’assessore
candidato alle Europee, Michela
Stancheris, ai cittadini di Mussomeli si è scusato per gli abiti
“dismessi” della stessa.
Nino Carreri
MESSINA. Il consigliere comunale dei Dr ha subito una reprimenda da parte del suo capogruppo Elvira Amata. L’ex
assessore non gradisce gli esperimenti tricologici, e nel suo mirino è entrato giusto Carreri,
che sta tentando con successo
di farsi crescere le basette. “Tagliatele, non mi piacciono”, lo
sgrida la Amata ogni volta che
lo vede nei corridoi di palazzo
Zanca.
Una feluca in navigazione verso la Calabria
spuntare le posizioni migliori: sulla costa
calabrese da Punta Pezzo a Favazzina
Serpentara per quasi sei miglia marine, sulla
costa sicula, da Funtana a Punta Faro per
4,7 miglia Marine.
A ridosso delle due aree, c’è quello che i
vecchi pescatori chiamano “il Mammellone”,
un corridoio grazie alle correnti, più
popolato dal passaggio del pescespada. Alle
autorità preposte viene chiesta, secondo le
rispettive competenze, di vigilare sulla
delicata problematica, in considerazione del
fatto che vanno rispettati “i principi di parità
di trattamento”, oggi regolati da legge
MESSINA. Rischia di essiccarsi il giardino del litorale premiato da Legambiente
Arena, giardiniere senz’acqua
MESSINA. Nel 2010 fu insignito dall’allora esponente di
Legambiente Daniele Ialacqua del titolo di “Guerrilla
Gardening”, un guerriero solitario del giardinaggio
“autoctono” sul litorale, dove in barba all’insolenza del
Comune piantò palme del Madagascar, piante di gelso nero,
pitosforo, rosmarino, una gran quantità di rose e tutta un a
serie di piante “a rischio estinzione”, che valsero prima
l’interesse scientifico e poi il supporto dei cartelli divulgativi
curati dall’Orto Botanico di Messina. Ora quest’angolo di
verde è a rischio. Ad estinguersi non sono solo le piante, ma
tutto il giardino che rischia di essiccarsi perché nessuno può
portare l’acqua. Una
disperazione per Salvatore
Arena, 89 anni, una vita passata
a fare l’economo dell’Ospedale
Margherita, che non riesce “a
farsi né sentire né ascoltare”
dall’attuale assessore
all’Ambiente, Daniele Ialacqua,
lo stesso che anni fa lo premiò
per la sua “indefessa” attività
botanica.
“Sono veramente deluso - si
sfoga accanto alla moglie
Giovanna Falpo, il ragioniere
Arena - al Comune non chiedo
altro di far fare delle strisce
pedonali per attraversare la
strada e non farmi “stirare” da
qualche auto in corsa. Ho
scritto più volte, ma nessuna
risposta. Si vede che i tempi
Salvatore Arena
cambiano…”
dello strato e regolamenti dell’unione
europea che non sono stati applicati.
Martedì scorso in occasione del sorteggio
delle poste alla capitaneria di porto di
Reggio Calabria, il comandante
Calandrino, preso atto del mancato
accordo fra le marinerie, ha stabilito
dodici poste consentendo a ciascun
imbarcazione di esercitare la pesca ogni
giorno e individuando un tratto di costa
calabrese equivalente a quella messinese
su cui si esercita la pesca. Le marinerie
messinesi hanno per protesta ritirato le
domande di partecipazione al sorteggio.
ROSA E NERO
Incidenti stradali, il calciatore Salmeri muore sull’A20
MESSINA. Un giovane di 23 anni, Marco Salmeri, calciatore
che militava nella Due Torri, squadra del campionato di
Serie D, è morto nel pomeriggio di domenica 27 aprile in
un incidente stradale sul viadotto Montagnareale della
A20 Messina-Palermo. Feriti gli altri due compagni di
squadra che viaggiavano con Salmeri, Michele Alizzi e
Giuseppe Guido . Il Due Torri aveva affrontata in casa, a
Piraino, la capolista Savoia, pareggiando 2-2. Il calciatore
stava ritornando a casa a Milazzo, subito dopo la fine
dell'incontro. Una grande folla commossa gli ha reso
l’ultimo saluto martedì presso il Duomo mamertino.
Francesco Palano Quero è diventato papà
MESSINA. Per la sua nascita, il papà ha persino
abbandonato il suo presidio permanente all’interno
dell’Isola Pedonale di Messina. Carlotta, primogenita di
Francesco Palano Quero e Roberta Torrisi, è venuta al
mondo domenica 27 aprile. La bimba, fino ad ora, si sta
comportando bene. Il presidente del IV Quartiere, infatti,
ha raccontato agli amici di essere riuscito a passare tutta la
notte senza risvegli improvvisi.
Messina, grave lutto per la famiglia Isolino
MESSINA. Grave lutto per il collega fotoreporter Giovanni
Isolino. Il 25 aprile è venuta a mancare la mamma Carmela
Spadaro, dopo alcuni mesi di malattia. I funerali si sono
svolti nella chiesa di San Salvatore a Villaggio Aldisio. A
Giovanni, al papà Filippo, alla sorella Giusi e ai familiari
tutti le condoglianze della redazione di Centonove.
centonove pagina 5
Vincenzo Garofalo
MESSINA. Più si è educati è più si
paga dazio. È quanto accaduto
al deputato messinese Ncd. Garofalo, martedì 22, all’Aeroporto
di Catania è stato “messo in
croce” da un poliziotto all’imbarco destinato ai deputati che
dubitava della sua identità. Il
peggio è arrivato qualche giorno
dopo: nonostante non avesse
detto niente, si è ritrovato sui
giornali come parlamentare arrogante che, alle domande,
aveva risposto con il famigerato
“lei non sa chi sono io!”.
Rosario Crocetta
MESSINA. Il presidente della
Regione prende tempo e gli
studenti rimangono senza
borsa di studio. Accade all’Ersu
di Messina, privo del commissario (l’ultimo è stato Lucio
Oieni) da giugno del 2013. IL risultato? A fronte dei 143 che
ogni studente paga alla Regione per il diritto allo studio, il
rimborso dei conguagli per i più
meritovoli non è stato erogato.
Daniele Ialacqua
MESSINA. Recentemente, all’assessore all’Ambiente Daniele Ialacqua non ne va bene
una. Prima gli strali subiti da
parte degli ambientalisti, una
volta suoi compagni di lotta (ialacua era presidente di Legambiente), oggi una doccia fredda:
A Pace, sito in cui il Comune
avrebbe dovuto “stoccare” in
via emergenziale i rifiuti, non si
potrà scaricare: il deposito va
adeguato dal punto di vista
strutturale.
1 Maggio 2014
primopiano
A MUSO DURO. Il sindaco di Palermo convoca i colleghi siciliani ai Cantieri della Zisa il 5 maggio
Comuni, l’Orlando furioso
Al motto di “ogni euro tolto ai municipi è un euro tolto ai cittadini”, il presidente di Anci Sicilia va all’attacco
del governo regionale, proponendo un piano di riforme alla Regione e al Parlamento nazionale
DI
DANIELE DE JOANNON
PALERMO. Da una parte gli 80 euro in
più in busta paga, determinati dal bonus
Irpef. Dall’altra, il prestito trentennale da
un miliardo che si intende coprire con
l’Irap e con la stessa tassa che il governo
nazionale abbuona. In mezzo, i Comuni
siciliani, ai quali non basta che il super
mutuo proposto dal presidente della
Regione, Rosario Crocetta, servirà
anche per azzerare i creditori alle porte.
COMUNI IN RIVOLTA. A dire “basta”
è stato il presidente di Anci Sicilia,
Leoluca Orlando, che, con lo slogan
“Ogni euro tolto ai Comuni è un euro di
tasse per i cittadini”, ha convocato gli
amministratori a una grande
mobilitazione il prossimo 5 maggio, a
Palermo, ai Cantieri della Zisa, per fare
quadrato contro i continui tagli ai
trasferimenti da parte di Stato e Regione
che «stanno mettendo in ginocchio le
amministrazioni locali, con 190 comuni
sopra i 5 mila abitanti non in grado di
chiudere i bilanci». Una presa di
posizione che ha fatto arrabbiare
Crocetta: «Stiamo lavorando per salvare
i Comuni!». Nel corso dell’incontro,
sindaci e amministratori provenienti da
ogni parte dell'Isola lanceranno
ufficialmente il documento elaborato
dall'Anci Sicilia, “I comuni in dissesto tra
riforme mancate ed il baratro
finanziario”. «I Comuni sono
sostanzialmente tutti in dissesto, la
Regione ci costringe a stare
nell'incertezza perenne», tuona Orlando.
Che aggiunge: «Noi abbiamo un solo
partito di riferimento, i nostri Comuni.
Non possiamo farci travolgere dal
sistema politico regionale che
oggettivamente è imploso».
Leoluca Orlando
AIUTO, I CONSORZI! «In base alla
legge regionale sulle Province, entro sei
mesi i Comuni devono aderire ai Liberi
consorzi, ma non sappiamo quali
funzioni avranno. Come fanno allora i
sindaci a scegliere?». È il quesito che si
pone Orlando, che aggiunge: «Se la
legge avesse previsto per esempio la
gestione dei rifiuti in capo ai Liberi
consorzi, sarebbe stato agevole per un
comune associarsi assieme al comune di
Camporeale, dove c’è la discarica
pubblica. Invece, nulla: finirà che fra sei
mesi ci saranno ancora i commissari
nelle Province e le discariche private
continueranno a essere gestire in modo
speculativo dagli imprenditori». Una
circostanza, precisa il presidente
dell’Anci Sicilia, sulla quale «c’è stata una
grande polemica, ma alla fine l'unico a
essere stato mandato via è stato l'ex
assessore all'Energia Nicolò Marino,
proprio perchè stava cercando la
soluzione migliore».
IL DISEGNO DI LEGGE. Il cinque
maggio, data nota agli studenti di
Letteratura italiana, verrà sottoposto ai
primi cittadini la bozza del documento “I
Comuni siciliani in dissesto tra riforme
mancate e il baratro finanziario”, un
testo presisposto dal segretario generale
dell’Anci sicilia, Emanuele Alvano,
che si propone di diventare un disegno
di legge da proporre alla Regione e al
Parlamento nazionale. Ventinove pagine
che fotografano lo stato dell’arte e
suggeriscono riforme, a cominciare dalla
governance (Regioni, Comuni, Città
metropolitane, organismi intermedi), per
proseguire con rifiuti, Sanità e dissesti
(economico e del territorio).
LE RAGIONI DELLA CRISI. Per il
testo di Anci Sicilia, tutto deriva da
“decenni segnati da scelte sbagliate e da
inerzia dell'Amministrazione regionale”
in materia di smaltimento dei rifiuti, Ato
idrico, personale precario, oltre che
all’assenza di investimenti
infrastrutturali. Un quadro completato
dai rapporti non perfezionati tra Stato e
Regione, che si sono scaricati sul sistema
degli enti locali riducendo i
trasferimenti, determinando un
significativo aumento delle aliquote dei
tributi locali e del livello locale di
pressione fiscale (vedi Tari e Tasi).
Praticamente, e a testimoniarlo sono i
dati Ifel, i Comuni hanno sopportato il
peso maggiore della spending review,
garantendo il contributo più significativo
al risanamento della finanza pubblica.
Per questo, Anci Sicilia sostiene che si è
di fronte “a una situazione che è
impossibile superare senza adeguati
interventi di riforma da parte dello Stato
e della Regione Siciliana”, che ha piena
potestà legislativa. Potesta che ha
esercitato con l’istituzione del Liberi
Consorzi: “La questione - si legge nel
documento - non è se la legge
rappresenti una buona riforma, ma se in
questa fase sia indispensabile, anche con
gli opportuni correttivi, cogliere questa
opportunità ed evitare che si possa
restare indietro rispetto al percorso di
riforme avviato nel resto d'Italia.
PAROLA D’ORDINE “CAL”. Lo hanno
chiesto a Crocetta tante volte e lo
ribadiscono ancora, i Comuni. I rapporti
tra le amministrazioni e la Regione
devono essere regolati dal Consiglio
delle Autonomie locali (Cal), che va
istituito come sede unica di confronto
istituzionale per esprimere pareri sui
disegni di legge in discussione
all’Assemblea regionale e definire linee
guida sui diversi temi. Inoltre, i Comuni
NOTE DOLENTI
“Ridateci la Tarsu!”
UNA PROROGA DELLA VECCHIA TASSA PER EVITARE
GLI AGGRAVI IUC. MENTRE SU ACQUA E TERRITORIO...
Rifiuti, acqua, territorio dissestato costituiscono un
interno capitolo del documento Anci. Ecco cosa chiede
l’Associazione Comuni Italiani Sicilia.
● RIFIUTI. L’analisi parte proprio dall’istituzione dei
Liberi Consorzi. Preso atto che il passaggio dai 27 vecchi
Ato rifiuti alle nuove SRR è stato sancito, ma solo sulla
carta, la situazione è peggiorata: gli Ambiti sono ancora
in vita, sono gestiti da liquidatori e sono ancora
competenti ad effettuare la raccolta della spazzatura
senza però poterlo fare perché i Comuni non sono nelle
condizioni di versare le quote a copertura dei costi, con
vertiginosi aumenti delle aliquote dei tributi locali
(aggravate dall’Imposta Unica Comunale). L’Anci chiede
“una modifica legislativa che consenta, per l’anno in
corso, di continuare ad applicare la Tarsu”. Ma non solo.
Per i Comuni con popolazione fino a diecimila abitanti,
in forma singola o associata, deve essere prevista la
possibilità di scegliere di gestire il servizio di
spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti urbani ed
assimilabili in forma diretta e/o in economia.
● ACQUA. Il disegno di legge prevede che i Comuni,
che hanno consegnato gli impianti ai gestori del
servizio idrico integrato, qualora questi ultimi siano
dichiarati falliti con sentenza definitiva e con
conseguente affidamento della gestione provvisoria ad
una curatela fallimentare, su loro esplicita richiesta
possono riottenere la gestione diretta del servizio, in
centonove pagina 6
forma singola o associata, fino all’entrata in vigore del
nuovo testo di legge. È facoltà dei Comuni organizzarsi
nella forma di liberi consorzi.
● TERRITORIO. Per fronteggiare abusivismo edilizio e
dissesto idro-geologico, L’Anci chiede maggiori risorse
per procedere con le demolizioni, creando “sinergie
senza contrapposizioni istituzionali”. Per quanto
riguarda il dissesto idrogeologico, è necessaria “una
svolta radicale nelle politiche di governo e di
trasformazione del territorio”. In tal senso, “un
sostegno concreto alle amministrazioni dell’Isola per
imparare a difendersi dai rischi di natura ambientale”. È
però necessario “rivedere le regole del patto di stabilità
e consentire agli enti locali di realizzare quelle opere
fondamentali e necessarie di manutenzione e
consolidamento del territorio, nonché gli interventi di
messa in sicurezza statica e strutturale degli edifici”.
primopiano
chiedono, in alternativa, un
rafforzamento della Conferenza Regione
Autonomie Locali (Cral), soprattutto alla
luce della creazione dei Liberi Consorzi,
che assegna alle amministrazioni “un
peso ancora più grande per l’attuazione
di ogni processo riformatore,
considerando che in prospettiva anche la
gestione delle funzioni di area vasta, se
pur indirettamente, sarà loro affidata”.
IL TESTO UNICO. L’Anci chiede la
creazione di un Testo Unico per gli Enti
locali siciliani che disciplini
esclusivamente le materie per le quali
non si applica la normativa nazionale
(prevedendo per le altre un rinvio
dinamico). Per anni, infatti, le
innovazioni nazionali sono state fonti di
incertezza e di rallentamenti in attesa di
circolari esplicative della Regione.
Questo, inoltre, avrebbe anche la
funzione di “taglia leggi”, eliminando
una serie di correttivi promulgati nel
corso del tempo.
RIFORMARE LA GOVERNANCE. Alla
luce dell’abolizione delle Province e
dell’istituzione dei Liberi Consorzi, l’Anci
si pone alcuni interrogativi: “Non si
conoscono ancora le funzioni che
potranno essere esercitate dalle città
metropolitane e dai liberi consorzi, non
si ha idea di quali saranno le risorse
finanziarie ed il patrimonio immobiliare
di cui potranno beneficiare i nuovi enti.
Non si sa se ed in che termini i liberi
consorzi saranno titolari di tributi o se
saranno beneficiari di trasferimenti
adeguati, così come non è chiaro come si
possa gestire il tema delicatissimo del
personale”. Ma non solo, perché c’è “il
problema del territorio delle province
dove insistono le città metropolitane”,
per cui “non è ancora chiaro il rapporto
tra le funzioni esercitate dalla città
metropolitane in favore dei Comuni
ricadenti nell’area metropolitana e le
funzioni gestite dal libero consorzio in
favore degli altri Comuni ricompresi nel
territorio dell’ex provincia”.
“Quest’ultimo aspetto - si legge - appare
tra i più controversi e di più difficile
gestione, rappresentando al contempo
anche uno degli elementi di maggiore
distanza tra la legge regionale e quella
nazionale”. Per questo, l’Anci ritiene
“indispensabile che si realizzi un
confronto costante con gli enti locali e
l’Associazione”. Parallelamente, “la
legislazione regionale si dovrà occupare
di incentivare l’associazionismo
comunale nella dimensione interna ai
liberi consorzi.
SULL’ORLO DEL DISSESTO. E la
Manovra bis del governo Crocetta?
L’Anci la legge così: “Preoccupa
notevolmente perché, oltre alla
previsione di alcuni tagli consistenti non
pone rimedio, neppure in parte, alla
drastica riduzione del Fondo per gli
Investimenti. Si è trattato di un ulteriore
taglio effettuato sulle risorse destinate
agli Enti locali, che, anche per la sua
consistenza, non appare sostenibile per
le Amministrazioni locali. Queste ultime,
dovendo subire una decurtazione di oltre
100 milioni di euro, vedranno ancora più
compromessa la capacità di realizzare
interventi per lo sviluppo del territorio.
Si tratta di un taglio di circa il 55% che
avrà un forte impatto negativo, anche in
considerazione del fatto, che la legge
prevede la possibilità di destinare tali
risorse al pagamento delle rate di
ammortamento dei mutui”.
I PRECARI. A fronte dei tagli e
dell’incapacità di risolvere il problema
sin dal 2006, l’Anci propone un bacino
TEMI. Perchè diventa indispensabile l’Area metropolitana dello Stretto
La Calabria ci salverà
150 COMUNI, DISTRETTO LOGISTICO, ECONOMIE DI SCALA, RETI PRODUTTIVE:
ECCO LE IDEE PER LA CONURBAZIONE. MA NEL FRATTEMPO, GIOIA TAURO...
MESSINA. Ma si tratterà di area metropolitana o di
città metropolitana? Le scuole di pensiero,
sull’argomento, sono diverse, e anche un po’ confuse.
La legge approvata dall’Ars il 5 maggio prevede, per
Messina, una “città metropolitana” da cinquantuno
comuni che farebbe compagnia a Catania e Palermo.
Consumato il passaggio normativo palermitano,
sembrava definitivamente caduto il “sogno” che più
volte il sindaco Renato Accorinti aveva accarezzato,
quello di un’area integrata dello Stretto con Reggio
Calabria ed i comuni dell’hinterland a cavallo tra le
cose e l’Aspromonte. In realtà, una proposta su carta
per allargare l’area alla Calabria (e quindi parlare
propriamente di “area metropolitana”) l’hanno già
elaborata i docenti universitari dell’ateneo messinese
Josè Gambino e Michele Limosani, parlando di
“Distretto dei due mari” e, in sostanza, di una
“microregione” da 150 comuni che, nelle intenzioni
dei due, aspira a diventare la terza area italiana per
densità di popolazione. E visto che all’Ars si attende
una ulteriore legge che normi competenze, compiti e
rinunce di ciascuno dei comuni coinvolti nella città
metropolitana di Messina (sganciata dalla calabria,
visto che sulla sponda opposta l’assemblea regionale
siciliana non ha alcuna giurisdizione), nel frattempo ci
si porta avanti con le ipotesi. Secondo il documento
redatto dai due accademici, la macroarea dello Stretto
sarebbe in grado di “generare economie di scala e
vantaggi economici che consentiranno al nuovo
sistema di competere con altre città metropolitane
europee che si affacciano sul Mediterraneo, per
l’attrazione di investimenti e per la capacità di
innovazione, condizioni indispensabili per intercettare
flussi di beni e servizi che transitano dal Mediterraneo
verso l’Europa”.
Come? “Valorizzando le ampie e qualificate risorse
sottoutilizzate, il patrimonio ambientale e culturale, le
conoscenze scientifiche radicate nelle due università e
Michele Limosani
nei centri di ricerca del CNR. Sarà possibile, inoltre,
sviluppare nuove attività nei settori della green
economy, della logistica, del potenziamento della rete
dei trasporti, della cantieristica, dell’agricoltura, del
commercio, delle diverse attività manifatturiere, del
settore del turismo, cioè su tutti quei settori in grado
di rilanciare il nostro sistema economico”.
Nel frattempo, si guarda alla Calabria anche per
salvaguardare il “distretto logistico”, ciò che dovrebbe
diventare l’Autorità portuale con l’accorpamento di
Messina, Catania ed Augusta. Sulla questione, la levata
di scudi in città è stata piuttosto unanime, ed è andata
dal pietismo (“Ci hanno tolto tutto, lasciateci almeno
questo”) all’indignazione (“Una volta questa città era il
centro del Mediterraneo, oggi guarda come ci siamo
ridotti), passando per la riflessione che vede, come
salvagente, proprio la Calabria: Il distretto logistico al
quale Messina dovrebbe restare ancorata non è quello
della Sicilia orientale, ma quello dello Stretto: distretto
che, tra lìaltro, oltre alla forza dei numeri espressi da
Messina, soddisfarrebbe i requisiti di interregionalità
dei sistemi “core ports”, che è la direzione che si vuole
imprimere alla portualità europea. Problema è che,
sull’argomento, nel calabrese, si sono organizzati senza
Messina: La giunta regionale della Calabria infatti, alla
fine di maggio, ha votato una delibera che istituisce
una Zes (zona economica speciale) nell’area
baricentrica a Gioia tauro. Che comprende Reggio
Calabria. Ma non Messina. (A.C.)
centonove pagina 7
1 Maggio 2014
unico che “deve essere concepito come
una occasione per favorire l’inserimento
dei lavoratori anche in Comuni diversi”,
precisando, però, che “la possibilità della
immissione in ruolo dei lavoratori
precari viene limitata dalla applicazione
di due semplici regole: il requisito della
sussistenza effettiva di una scopertura di
organico e la sussistenza delle
disponibilità finanziarie necessarie.
CANTIERI DI SERVIZIO.
Sull’argomento, sono diverse le criticità
rilevate: le risorse finanziarie previste nel
bilancio regionale risultano esigue; la
norma non assicura sia nell’immediato
che in futuro serenità economica e
sociale alle famiglie coinvolte; gli
operatori fanno parte di quella fascia
sociale più povera ed a rischio esistente
sul territorio per cui la problematica va
affrontata non solo dal punto di vista
prettamente economico ma anche sotto
l’aspetto relazionale e sociale; la
sperimentazione del Reddito Minimo di
Inserimento vede coinvolti i capifamiglia
consentendo una vera e propria attività
lavorativa unica e primaria, una vita
economica più dignitosa e, nel
contempo, assicurano alla collettività
servizi ed interventi utili, quali la cura
del verde pubblico, la manutenzione
stradale, la sorveglianza degli edifici
comunali scolastici e dei beni
architettonici.
“CARA” SANITA’. Al primo punto ci
sono le rette riabilitative, per cui i
Comuni siciliani “si ritrovano un
ulteriore onere a proprio carico che
riguarda la compartecipazione al costo
delle prestazioni”. “Si passa da un
contributo zero ad un esborso pari a
circa il 40% e se consideriamo i 390
Comuni dell’Isola questi costi nel loro
insieme ammontano a decine di milioni
di euro”. Ci sono poi i criteri di riparto
dei fondi per i Piani di Zona, che “risulta
oltremodo penalizzante per i Distretti
Socio-Sanitari con un numero ridotto di
Comuni” (il criterio è basato sul numero
della popolazione): “La ratio degli
interventi previsti dalla Legge 328/2000
è quella dell’assistenza dei singoli
soggetti e non del numero degli enti
coinvolti nei Distretti”, sottolinea l’Anci.
Un altro problema è il mancato
accreditamento dei fondi della III
annualità del Piano di Zona 2010-2013
spettanti ai Distretti Socio-Sanitari “per
motivazioni attinenti al Patto di
Stabilità”: “Il rischio che si corre è la
sospensione dei servizi previsti”.
PROGRAMMAZIONE UE. L’Anci
propone di individuare due Partenariati
Pubblico-Privati legittimati a gestire le
risorse: “I Liberi Consorzi di Comuni
operanti nella qualità di “Agenzie di
Sviluppo Locale”, Partenariati PubblicoPrivati a prevalente capitale pubblico,
operanti in ambito Fondo Europeo
Sviluppo Regionale (Fesr) e Fondo
Sociale Europeo (FSE); i Gruppi di
Azione Locale “Gal”, Partenariati
Pubblico-Privati a prevalente capitale
privato, operanti nell’ambito del Fondo
Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale
(Feasr)”. Chiesto, infine, l’avvio delle
Zone Franche Urbane (Zfu).
1 Maggio 2014
primopiano
MESSINA. Sui Nebrodi è lotta per conquistare la leadership
Mi faccio il Consorzio
Sant’Agata Militelo ambisce a diventare porta dei Nebrodi.
Santo Stefano di Camastra volta le spalle a Messina
DI
GIANFRANCO CUSUMANO
IL CORSIVO
MESSINA. Santo Stefano di Camastra,
Mistretta, San Fratello, Cesarò, San
Teodoro, Capizzi guardano a Enna. Da
Milazzo a Villafranca sono tutti pronti
ad aderire all’Area Metropolitana di
Messina. Confusione nella zona tra
Patti, Capo d’Orlando e Sant’Agata
Militello dove troppi comuni
ambiscono ad un ruolo di rilievo.
«Vorremmo evitare di ritornare a
diventare la periferia della periferia
come accaduto con la provincia
regionale di Messina - spiega Carmelo
Re, sindaco di Santo Stefano Camastra
- cosa che rischia di accadere se
decidessimo di guardare ad
un’aggregazione che guarda al
palermitano. L’ipotesi che ci attira di
più è quella di progettare il nostro
sviluppo con i comuni dell’entroterra,
il territorio che comprende Enna e le
Madonie. Diventeremmo l’unico sbocco
a mare con prospettive importanti visto
che stiamo realizzando un porto
turistico». Milazzo non ha problemi.
«Per noi quella dell’area metropolitana
di Messina è una scelta inevitabile dice il sindaco Carmelo Pino - tutto è
condizionato da tempi e numero di
abitanti». Per Enzo Sindoni la
questione non rientra tra le priorità
della sua agenda politica. «Attendiamo
di conoscere funzioni e competenze
prima di definire un ipotetico bacino
territoriale con cui dialogare - spiega il
primo cittadino di Capo d’Orlando - mi
auguro solo che non parta la solita
squallida lotta tra campanili». Sindoni
DI GIOVANNI FRAZZICA
«Senza Provincia non c’è strategia»
Carmelo Re
non nega che l’abolizione delle
province, con questo metodo, non lo
ha mai convinto. «Se la rivoluzione si
fa in questo modo siamo messi male argomenta - trovo buffo abolire un
ente e poi non avere idea di come
gestire determinate competenza». Ad
ambire alla guida di un consorzio è,
invece, Sant’Agata Militello dove sta
per nascere il porto dei Nebrodi. «Di
fatto già siamo capofila di quello che
potrebbe trasformarsi in una ipotesi di
consorzio - dice l’assessore Marco
Vicari - si chiama “Nebrodi Città
aperta” comprende oltre 50 comuni. Il
nostro comune potrebbe fare il capofila
per una questione strategica (al di la
del numero di abitanti) in quanto
baricentrico».
Sono fondate le preoccupazioni del
segretario generale della Cisl di Messina
allorchè lancia l’allarme sulla mancanza
di una strategia complessiva verso la
città metropolitana ed il liberi consorzi?
«Si privilegiano spinte ed interessi
localistici grazie anche all’immobilismo
della politica. La provincia di Messina,
che era tale dal punto di vista
geografico e amministrativo, rischia di
diventare balcanizzata - dice Tonino
Genovese - una discrasia che sta creando
grande confusione con l’emergere delle
volontà di autonomia da parte di molti
comuni che, ciascuno per la propria
parte, ciascuno per la propria fetta di
territorio, guardano ad altro». I comuni
della fascia occidentale (Acquedolci,
Capizzi, Caronia, Castel di Lucio, Cesarò,
Mistretta, Motta d’Affermo, Pettineo,
Reitano, San Fratello, San Teodoro,
Santo Stefano di Camastra e Tusa) sono
tentati dall’ipotesi di avvicinamento al
costituendo libero consorzio di Enna,
che vorrebbe il suo affaccio a mare. Sul
versante jonico, invece, tutti i comuni da
Scaletta Zanclea a Giardini Naxos
guardano alla costituzione del libero
consorzio Jonio-Etna immaginando di
staccarsi e non condividere la scelta
operata sulla costituzione della città
metropolitana di Messina. «Così - riflette
Genovese - si comprometterebbe la
SANTA TERESA DI RIVA
La fusione di Cateno De Luca
Santa Teresa di Riva. Dopo lo svincolo autostradale il suo ultimo “pallino” è diventata
la fusione tra nove comuni del comprensorio. Cancellare in un colpo di spugna centri
come Santa Teresa di Riva, Sant’Alessio, Nizza di Sicilia, Antillo, Casalvecchio, Furci
Siculo, Limina, Roccafiorita, Forza D’Agrò, per creare uno dei comuni più importanti
della provincia di Messina. I colleghi al solo pensiero di perdere l’autonomia non ci
hanno pensato due volte a bocciare immediatamente l’idea, ma e Luca, come si sa,
quando le cose si complico e vengono ritenute impossibile, si butta a capofitto. Così,
l’ex onorevole di Sicilia Vera, ha annunciato la costituzione di comitati per l' indizione
dei referendum. “O ci uniamo o scompariamo”, continua a ripetere Cateno De Luca
perpesso sul futuro dei comuni della Val d’Agrò. «Oggi i finanziamenti per la
gestione associata dei servizi non ci sono più - dice - ci sono invece quelli per le
fusioni, ed è questa la strada che bisogna battere se i comuni sotto i cinquemila
abitanti vogliono evitare la soppressione decisa dal governo. Una cosa è entrare
nell’area metropolitana o in un consorzio con 1000 abitanti, un' altra è sedersi al
tavolo della concertazione con il peso di 30 mila abitanti».
Cateno De Luca
centonove pagina 8
funzionalità, il peso, le opportunità di
privilegio e di vantaggio che ne
deriverebbero dall’appartenenza alla
città metropolitana, col risultato che la
città metropolitana di Messina ne
uscirebbe ridimensionata e quasi
annullata». In realtà, a monte di queste
defezioni, oltre che un moderno
sentimento di indipendenza che nasce
per imitazione di ciò che avviene in
Scozia, in Groenlandia, in Catalogna e
nella stessa Padania, c’è la assoluta
mancanza di magnetismo di una
leadeship messinese. La Città è un una
crisi profonda che va ben oltre i segni
visibili determinati dal fallimento della
sua economia e dal giganteggiare della
disoccupazione. Altre volte, anche nella
storia dell’ultimo secolo, Messina è
caduta, anche malamente (pestilenze,
carestie, terremoti, bombardamenti
etc.), ma è sempre riuscita a rialzarsi.
Oggi preoccupa non il fatto che la Città,
tagliata dal sistema dei trasporti, dopo
la scelta di definanziare il Ponte e tutte
le opere collaterali, sia praticamente in
ginocchio, ma che non si intravvedono le
condizioni per cui si possa rialzare. Alla
necessità di fare analisi politica e di
predisporre robusti programmi di
sviluppo, spesso si risponde con
improvvisati temi di fantasia, non si è
riusciti a comprare un solo autobus, le
buche stradali si riparano in ritardo e
malamente, per la monnezza si
assumono dei fuoriclasse dal nord,
mentre per i servizi sociali non si
introducono i voucher che il nord ha già
adottato ed ai più importanti semofori
cittadini non ci sono più quei consueti
mendicanti di etnia Rom che facevano
ormai parte del paesaggio, ma ci sono
tanti atletici giovani ganesi, forse
pilotati da scafisti della terrafema.
Questi giovani dovrebbero essere ospiti
dei centri di accoglienza e, in attesa di
destinazione, essere liberi di girare come
turisti. Ma la loro scientifica dislocazione
nei punti strategici della viabilità
cittadina, in qualità di mendicanti,
dovrebbe richiamare alle proprie
responsabilità l’Assessore ai servizi
sociali, che invece attacca il Prefetto e
costringe il Sindaco a blindare il cerchio
magico nel quale si sono rinchiusi. Il
divismo e l’nsulto sono due facce della
stessa medaglia che, purtroppo, non
producono risultati utili.
politica
Antonello Montante
SCRICCHIOLII. Entra in cortocircuito la schiera dei paladini della lotta a cosa nostra. A cominciare dalle europee
Antimafia, polemica Montante
Dopo le esclusioni di Sonia Alfano e Beppe Lumia dalle liste, un altra circostanza colpisce di striscio il fronte
del presidente Rosario Crocetta: la notizia pubblicata da “I Siciliani Giovani” sul presidente di Confindustria Sicilia
PALERMO. Alla fine, è rimasta
soltanto Caterina Chinnici (a
Messina mercoledì 30) a portare la
testimonianza dell’Antimafia alle
europee. Un’Antimafia di nascita (è
figlia di Rocco Chinnici, il giudice
ucciso dalla mafia), legata alla carriera
(è magistrato) ma solo ultimamente di
testimonianza. Al contrario di chi,
come Beppe Lumia e Sonia
Alfano, da anni sono centro di gravità
permanente della lotta militante, il
primo anche con i ruoli in
Commissione nazionale Antimafia, la
seconda come presidente del Crim,
creato su suo input dall’Ue grazie al
suo lavoro come deputato.
CROCETTA E DINTORNI. C’è poi il
presidente della Regione, il quale, fra
incidenti, attentati e dichiarazioni forti,
prova a rinnovare un’attenzione che,
però, non si è tradotta della
composizione delle liste europee con
l’inserimento del fedele alleato Lumia e
con la riconferma di Sonia Alfano. A
fronte di tanta attenzione richiamata,
però, qualcosa inizia a scricchiolare
(vedi le polemiche sulla
commemorazione di Pio La Torre,
mercoledì 30). Al di là dell’inchiesta
che vedrebbe coinvolto lo stesso
governatore, pubblicata mesi fa da
Centonove, a “colpire”, nei giorni scorsi
è stata una notizia pubblicata da
Riccardo Orioles, uno dei “giovani”
de “I Siciliani” di Pippo Fava,
riguardante Antonello Montante,
presidente di Confindustria Sicilia e
responsabile nazionale Legalità per
l’associazione nazionale degli
industriali. Montante, nell’attuale
assetto isolano, corrisponde l’ala
imprenditoriale che sostiene non
acriticamente il governo regionale
anche col tramite di Lumia.
TESTIMONI E IMBARAZZI. Ma
cosa ha scritto Orioles su “I Siciliani
Giovani” (www.isiciliani.it), tanto da
scatenare una serie di condivisioni tali
da diventare “virale”? Nell’articolo
“Confindustria e strani amici”, ripreso
1 Maggio 2014
da diverse testate online, si legge che
“nasce da una denuncia a Caltanissetta
l’inchiesta, finita per competenza alla
Procura di Catania, che coinvolge il
leader di Confindustria Sicilia e
responsabile nazionale della Legalità
degli industriali italiani e il sospetto
mafioso Vincenzo Arnone”. “Le
indagini - continua - partono però dal
27 aprile 2010, quando in casa di
Vincenzo Arnone, imprenditore di
Serradifalco contiguo a Cosa Nostra,
viene ritrovata una foto che lo ritrae
insieme ad Antonello Montante”
(quella pubblicata risale alla nomina
dell’imprenditore a leader di
Confindustria giovani di Caltanissetta).
In aggiunta, a riprova dei rapporti,
Orioles produce anche l’atto di
matrimonio in cui per lo sposo appone
la firma come testimone proprio
Arnone, all’epoca incensurato ma
“figlio del patriarca mafioso di
Boccadifalco”.
CONTESTUALIZZANDO. Ma quanto
è stato imprudente Antonello
Montante? Contestualizzando i fatti, e
non giudicando col senno di poi, non
lo è stato quasi per nulla. Ecco perché.
Innanzi tutto si deve considerare il
luogo d’origine dei due, San Cataldo,
che essendo una piccola cittadina fa sì
che tutti si conoscano. E i due non solo
si conoscevano, ma erano anche
compagni dalle scuole elementari e
quindi amici (da qui il ruolo di
testimone al matrimonio, quando
Montante era appena diciassettenne).
Inoltre, negli anni Ottanta e all’epoca
delle nozze, Arnone padre e figlio non
erano stati toccati ancora da alcuna
inchiesta, ma anzi rappresentavano la
“illustre” famiglia che, con gli Averna,
aveva fondato Confindustria
Caltanissetta. Da qui i rapporti, anche
amicali e di frequentazione. Rapporti,
però, interrotti bruscamente quando
Montante intraprese la sua battaglia
per “ripulire” Confindustria attraverso
una serie di denunce che portarono
all’espulsione degli stessi Arnone.
IN PRIMA LINEA
Fava torna sotto scorta
Claudio Fava
Il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica di
Catania ha deciso di assegnare una scorta Claudio Fava,
giornalista, deputato di Sel e vicepresidente della
Commissione parlamentare antimafia. La motivazione si
lega alla segnalazione ricevuta dalla Polizia secondo cui il
clan mafioso Ercolano stava progettando un attentato ai
suoi danni. Nel corso di una recente visita a Catania, Fava
aveva contestato l’abolizione del regime del 41 bis per il
boss Aldo Ercolano. Il regime duro carcerario nei confronti
del capomafia era poi stato ripristinato. Fava era già stato
due volte al centro di progetti di attentati, negli anni ‘90:
già in quelle occasioni gli era stata assegnata la scorta. «Ho
appreso di questa decisione, ma non conosco i dettagli. Per
centonove pagina 9
me non cambia nulla. Si va avanti con l'impegno e la
serenità di sempre», ha commentato Fava. La notizia è
giunta al giornalista mentre si trovava a Reggio Calabria
insieme ai componenti della delegazione della
Commissione antimafia per effettuare una visita di due
giorni nella città dello Stretto. «Va presa d'esempio la
determinazione che ha sempre caratterizzato l'attiva
politica di Claudio Fava nel contrasto alla criminalità
organizzata, caratterizzata in questo ultimo anno anche
con il ruolo di vicepresidente della commissione
parlamentare antimafia», ha detto Massimiliano Smeriglio,
responsabile nazionale organizzazione di Sel, a cui si è
aggiunto un altro esponente del partito, il senatore
Massimo cervellini: «Solidarietà assoluta a Claudio Fava e
comune impegno nella lotta contro le mafie, lotta che
condividiamo anche sul territorio del litorale laziale, su cui
alta è la recrudescenza di fenomeni criminali intimidatori».
1 Maggio 2014
Aldo Tigano
politica
Bonny Candido
Rosario Cucinotta
MESSINA. I debiti che palazzo Zanca ha con gli avvocati incaricati di difendere il Comune
Otto milioni di legali
Dal milione e seicentomila euro di Rosario Cucinotta ai 220mila euro di Lo Castro, passando
per il “decano” Aldo Tigano, che aspetta 1,3 milioni. I pagamenti? A rate. Da sette anni
DI
TIZIANA CARUSO
MESSINA. Circa cento avvocati
Parcelle, come nel caso di Rosario
Cucinotta, e Aldo Tigano, da un
milione e oltre. E’ questo il fardello
legale che Palazzo Zanca ha accumulato
negli anni. Senza contare il valore delle
controversie in atto tra il Comune e la
sfilza di società, banche, cooperative o
semplici cittadini che hanno intentato
causa contro.
ALLERTA AVVOCATI. Nonostante
l’affidamento di incarichi legali abbia
sùbito una brusca flessione all’indomani
dall’epoca di Giuseppe Buzzanca, la
mole di debiti contratti da Palazzo
Zanca con gli avvocati è tutt’altro che
poca roba e, anche se non è di certo
paragonabile alle voragini create dalle
partecipate, il settore dei giudizi
pendenti rappresenta una delle voci più
insidiose del piano di riequilibrio, su cui
Renato Accorinti e la sua Giunta
dovranno tenere gli occhi ben puntati
per non ripetere quelle sviste fatte in
passato da altri e che hanno causato
laccatastarsi di cause perse e debiti
legali.
LA TOP TEN. Nella top ten degli
avvocati creditori all’ultimo posto c’è il
tandem composto da Renato Caudo e
Massimo Mazzullo: entrambi
vantano un credito di circa 146 mila
euro a testa. Più sù troviamo Franco
Saccà, a cui Palazzo Zanca deve circa
177 mila euro. Salendo c’è invece uno
fra gli avvocati maggiormente
“prediletti” dagli enti locali, ovvero
Andrea Lo Castro, anche se nel caso
del Comune, a differenza della Provincia
(che gli deve circa 600 mila euro) i
crediti vantati sono poco più di 220
mila. Un gradino più in alto troviamo
Giovanni Giacoppo, già indicato dal
Accorinti come componente del Cda del
Vittorio Emanuele, simpatizzante del Pd
e parecchio vicino ad Antonio Saitta.
A lui Palazzo Zanca deve circa 350 mila
euro. Poi troviamo Carmelo Iaria che
sfiora i 390 mila euro. Supera la soglia
dei 400 mila euro Bonny Candido,
mentre Edoardo Bucca per poco non
arriva a 490 mila euro. Sul podio
troviamo al terzo posto Gregorio
Falzea, al secondo Aldo Tigano e al
primo Rosario Cucinotta. I compensi
dei tre sommati arrivano quasi alla metà
del debito totale del Comune dovuto a
parcelle legali. Rispettivamente, infatti,
avanzano quasi 700 mila euro Falzea,
oltre 1,3 milioni di euro Tigano e quasi
1 milione e 650 mila euro Cucinotta.
UNDER CENTOMILA. Sopra i
100mila euro di credito dal Comune ci
sono i legali Giovanni Arena, Giulia
Carrara, Alessandra Crinò,
Mariangela Ferrara, Alessandro
Franciò, Nino Gazzarra, Assunta
Massaro e Nino Parisi. Solo per due
avvocati i crediti vanno sopra i 50 mila
euro si tratta di Giancarlo Saccà e
Francesca Versaci. Moltissimi invece
vanno dai 10 mila agli oltre 40 mila
euro. In particolare Domenico
Cambria, Maria Venera
Signorello, Ersilia Sard,
Francesco Aloisi, Fabrizio
Seminara avanzano dai 10 ai 20 mila
euro, mentre Carmelo Aloi,
Giuseppe Biondo, Giacomo
Calderonio, Benedetto Farsaci,
Adelio Romano, Marco Galipò,
Antonio Stancanelli, Francesco
Velardi, Paolo Vermiglio e
Giuseppe Vitarelli avanzano dai 20
ai 30 mila euro. Ancora Paolo Falzea,
Claudio Rugolo e Luigi Sorrenti
dai 30 ai 40 mila euro. Infine Alberto
Ciccone, Domenico Furnari,
Andrea Scuderi e Silvio
Tommasini superano di poco i 40 mila
o comunque non arrivano a 50 mila
euro di credito.
PAGAMENTO A RATE. Alcuni di loro
hanno già concordato col Comune come
e quando essere pagati, nella peggiore
delle ipotesi il debito verrà saldato entro
la durata massima del piano di
riequilibrio, come nel caso di Marco
Galipò. In dieci anni saranno pagati
Gregorio Falzea, Ersilia Sard e Francesca
Versaci, per altri invece i tempi
potrebbero essere anche più brevi, ad
esempio per il primo in lista, Rosario
Cucinotta che, secondo la tabella di
marcia di Palazzo Zanca, dovrebbe
essere liquidato in 7 anni con una prima
rata di oltre 250 mila euro a decorrere
dall’esercizio finanziario 2014. In 5 anni
saranno pagati anche i debiti con
Assunta Massaro e Giovanni Giacoppo,
mentre in 4 anni quelli contratti con
Mariangela Ferrara. In 3 anni invece
saranno liquidati tra gli altri Renato
Caudo, Alessandra Crinò, Andrea Lo
Castro e Nino Parisi.
ZOOM
A nostro parere
I “CONSIGLI” SU CONTENZIOSI, CAUSE, GIUDIZI,
RICORSI. CHI LI HA DATI. E CHI SI È “ASTENUTO”
MESSINA. Su oltre una sessantina di questi giudizi
passivi pendenti è stato richiesto specifico parere al
legale di fiducia incaricato dal Comune per capire
se è il caso di transigere la controversia nella
speranza di “minimizzare i danni”. Tra questi
anche alcuni contenziosi ormai storici, come ad
esempio quello in atto tra Messinambiente e Ato3,
il cui valore della controversia ammonta a
24.634.507,22 e per cui l’avvocato Fortunata
Grasso ha specificato che non è possibile fornire
un pronostico sull’esito del giudizio, ma che, in
ogni caso, il costo del contenzioso graverebbe sul
bilancio comunale. Altri contenziosi famosi sono
certamente quelli nati dai passaggi di testimone
nella costruzione dello svincolo di GiostraAnnunziata. Tra questi, ad
esempio, quello con la
Torno Spa, su cui i legali
Aldo Tigano, Bonny
Candido e Gregorio
Falzea hanno definito
opportuno il tentativo di
transigere la controversia.
Niente parere da parte di
Aldo Tigano e Giovanni
Area sul contenzioso da
circa 24 milioni di euro con
Francesco Marullo
la Gepco Salc sulle riserve e
centonove pagina 10
gli obblighi derivanti dal contratto d’appalto per la
costruzione dello svincolo. Francesco Marullo di
Condojanni, ad esempio, ha dato invece parere
incerto sul giudizio pendente col MondoMessina
service, la curatela fallimentare dell’ex Fc Messina.
Sì alla transazione da parte di Aldo Tigano anche
per due giudizi pendenti con la 2R Immobiliare.
Assunta Massaro non si è pronunciata invece
sull’opportunità di una eventuale transazione sul
ricorso al Tar per l’approvazione del piano
particolareggiato delle ex cave di sabbia e il
risarcimento danni per la mancata autorizzazione
alla realizzazione di un centro commerciale da
parte della Androma Impianti. Mariangela
Ferrara sul giudizio pendente con la Demoter di
Carlo Borrella definisce invece opportuna la
prosecuzione del giudizio. (T.C.)
politica
1 Maggio 2014
PALAZZO ZANCA. “Prefetto scarso”. La dichiarazione dell’assessore scatena il finimondo
Mantineo,“boccaccia mia”...
Le frizioni sulla questione migranti esplodono in una frase. Che il consiglio comunale drammatizza,
chiedendo dimissioni. Nel frattempo in aula i dirigenti, richiesti a gran voce, restano con le mani in mano
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. “Uno dei prefetti più scarsi
che la città abbia mai avuto”. E’ bastata
una frase indirizzata dall’assessore ai
Servizi sociali del comune di Messina
Nino Mantineo verso Stefano
Trotta per scatenare il finimondo. Una
mozione di sfiducia da parte dei
consiglieri del Pd, una richiesta di
dimissioni da parte dell’ex ministro Udc
Gianpiero D’Alia, che si è tirato
dietro i suoi rappresentanti in aula,
solidarietà a palate al Prefetto per la
frase infelice, poi, facendo appello alla
saggezza orientale appresa in anni di
viaggi in India, a pacificare gli animi è
arrivato il sindaco Renato Accorinti:
“Chiariremo col prefetto, è stata
comunque una frase che io non avrei
usato”. Da palazzo del Governo fanno
tesoro della frase “il silenzio è d’oro”, al
Comune vale piuttosto “tanto rumore
per nulla”.
TUTTO COME PRIMA. Perchè la
posizione in giunta di Mantineo non è
stata messa in discussione nemmeno per
un istante. L’episodio, avvenuto al
culmine di un dibattito sui migranti, non
ha fatto altro che confermare lo scarso
feeling della giunta Accorinti con
l’organo del Governo. Frizioni erano
scoppiate ad ottobre, quando per la
prima volta a Messina sbarcarono poco
meno di duecento migranti poi costretti
in una tendopoli al Palanebiolo, attriti
sono continuati con la bocciatura del
complesso turistico Le Dune per ospitare
i profughi più degnamente, finchè non
ha riacceso la scintilla Mantineo stesso,
che si è difeso in consiglio comunale,
sempre solerte in occasioni di
manifestazioni di solidarietà ma
gravemente deficitario sotto il profilo
amministrativo. Ovviamente,
nonostante l’autodifesa e l’ammissione,
Mantineo è stato impallinato ad alzo
zero. E dire che di motivi per accusare
l’assessore ce ne sarebbero di molto più
seri. Le tre proroghe alle coop dei servizi
sociali, quando invece Mantineo aveva
promesso gli appalti, per esempio, o la
disastrosa situazione di casa Serena, o
quella nebulosa dei cantieri di lavoro.
Invece no: anche stavolta, la forma ha
prevalso sulla sostanza.
PREDICARE BENE E RAZZOLARE...
Ironia della sorte, non più tardi di dieci
giorni fa, in aula era andato in scena un
accesissimo dibattito sull’assenza di
assessori e dirigenti a spiegare le
delibere che sarebbero poi andate al
voto (ancora nessuna, giusto per
informazione). Ebbene, martedi sera,
oltre a Mantineo (che detiene anche la
Nino Mantineo
delega dei rapporti col consiglio), erano
presenti un assessore, un dirigente ed un
funzionario. Piuttosto che dell’alata
questione di attacchi e difese alla
reputazione di Stefano Trotta, che
sulla vicenda ha fatto calare un elegante
silenzio, si sarebbe potuto domandare
all’assessore all’Urbanistica Sergio De
Cola ed al dirigente Raffaele
Cucinotta lo stato dell’arte della Stu
del Tirone, oggetto di una delibera
d’indirizzo che il consigliere del Pd
Pietro Iannello ha nel cassetto, e che
vorrebbe accelerare i tempi per la
presentazione del piano industriale,
mentre l’amministrazione, che in
campagna elettorale si era schierata per
la cancellazione della società senza se e
senza ma, oggi tentenna, attende, fa
melina. Gli stessi che ne chiedevano a
gran voce la presenza in aula, offesissimi
per essere “snobbati”, avrebbero poi
potuto apprendere dal funzionario dei
Tributi Giovanni Arena della notizia
che il dipartimento ha inviato tre milioni
di euro di accertamenti Tares a nuclei
familiari fino a qualche settimana fa
assolutamente sconosciuti all’anagrafe
tributaria del Comune. Erano lì,
assessore, dirigente e funzionario, carte
in mano, in paziente attesa che
qualcuno li interpellasse. Invece no, la
seduta è trascorsa a parlare di reati di
lesa maestà.
PALAZZO DEL GOVERNO
Vertenze, sicurezza,
e... “ombudsman”
MESSINA. Di cosa si occupa, materialmente, la Prefettura? Il Prefetto,
istituzionalmente, rappresenta il
“governo” in periferia. In concreto,
ci si rivolge al Prefetto quando la
politica non ha risposte soddisfacenti da fornire. Nello specifico, soprattutto in questo momento storico, la Prefettura esercita una
continua attività di Ombudsman
(termine che deriva da un ufficio di
garanzia costituzionale istituito in
Svezia nel 1809 e letteralmente significa “uomo che funge da tramite”, ndr). Interviene, cioè, per
mettere le due parti attorno ad un
tavolo e farle ragionare in termini
pragmatici.
Esiste una legge a normare compiti
e istituti? No. Tutto questo accade
in virtù dellʼautorevolezza, della
credibilità e del prestigio dellʼufficio
di Prefettura: Il Prefetto non ha alcun potere legislativo per intervenire a dirimere le controversie, non
può obbligare nessuno a sedersi e
ragionare.
RIguardo alla vicenda che ha scatenato le polemiche, quello dell’accoglienza ai migranti, come organo
alle dirette dipendenze del ministero dell’Interno, la Prefettura si è
occupata di trovare un sito in grado
di ospitare parecchie centinaia di
profughi in attesa di riconoscimento, di concessione di asilo politico o di rimpatrio. E dato che il VIminale si occupa essenzialmente di
sicurezza, il requisito principale che
il sito avrebbe dovuto avere è stato
quello della “sorvegliabilità”. Il che
ha portato alla bocciatura di ipotesi tipo cittadella universitaria, il
complesso turistico Le Dune. (A.C.)
IL COMMENTO
“Messina e il sindaco clochard”
Il sindaco di Messina Renato Accorinti, nell’articolo impietoso
di un editorialista di Italia Oggi, reduce da un viaggio in Sicilia
così titolato “da siciliano torno da un viaggio in Sicilia dove ho
visto cose che avrei preferito non vedere e politici che
preferirei dimenticare” è stato definito “il fenomeno di
Messina” e “il Sindaco clochard” che non solo gira in consunta
maglietta e scalzo, (per rimanere con i piedi per terra) ma va
scalzo dal Papa per manifestare chissà cos’altro se non la
mancanza di senso delle istituzioni e delle opportunità. Ci
sarebbe da rimanere perplessi di fronte a questa singolare
scelta dei messinesi, se non ci fosse una ragione giusta e
precisa; il concorrente era uomo di Genovese e faceva temere
la disastrosa performance amministrativa del suo dante causa.
“C’è da dire, continua Domenico Cacopardo, che alcuni
centonove pagina 11
volenterosi professionisti hanno accettato di entrare in Giunta
e, col lavoro quotidiano, cercano di impedire che la barca
affondi definitivamente”. Uno spaccato della nostra città
assolutamente mortificante che ci qualifica come una città del
terzo mondo. E per Messina che, in un passato non certo
remoto, ha avuto sindaci come Carmelo Fortino, Francesco
Saya, Pino Merlino ritrovarsi con un sindaco che la stampa
nazionale qualifica come “clochard” non è certo esaltante. A
questo punto delle due l’una: o il Sindaco Accorinti si adatta
ad osservare le regole rispettando le istituzioni e i cittadini che
rappresenta oppure si dimette da Sindaco e in questo caso
può continuare a camminare a piedi scalzi e in maglietta più o
meno consunta. Entrambe le cose non può continuare a farle
per il rispetto che deve alla città e agli elettori che lo hanno
votato- oltre che per evitare un persistente danno di
immagine alla città che rappresenta.
Franco Pustorino (avvocato)
1 Maggio 2014
politica
ELEZIONI. Ecco i nomi dei futuri sindaci del messinese. E le loro strategie
Al voto in frantumi
Da Brolo a Rometta le coalizioni si polverizzano in numerose liste e centinaia di candidati
al consiglio. A Mistretta la campagna elettorale concentrata sulla difesa di ospedale e carcere
DI
GIANFRANCO CUSUMANO
Messina. Sfide tra parenti, coalizioni
nazionali che si sgretolano, vecchi
rancori messi da parte per combattere il
comune nemico politico. Negli undici
comuni del messinese pronti al voto c’è
di tutto e di più. La sfida più
interessante è sicuramente a Brolo dove
in campo di battaglia è sceso un esercito
guidato da 5 aspiranti sindaci e 75
candidati al consiglio comunale - record
senza precedenti. Il primo a presentare
la lista è stato l'avvocato Carmelo
Occhiuto. Il combattivo penalista schiera
una squadra che vede la sua punta di
diamante in Elisabetta Morini, già
capogruppo di Salvo Messina che da
sempre, insieme al marito Pippo
Raffaele - a cui è succeduta nella carica è uno dei punti fermi delle
amministrazioni Laccoto-Messina. Ettore
Salpietro, ribaltando le previsioni fallite - di scettici ed "addetti ai lavori",
ha messo a segno la prima vera e
propria significativa vittoria.
L'ingegnere, infatti, partendo
praticamente da zero ha messo insieme,
presentandola con largo anticipo, una
lista di facce nuove che a dire degli
osservatori locali è fortemente
rappresentativa, permettendosi anche il
lusso di non schierare direttamente in
lista alcuni di quei suoi autorevoli
supporters, ad iniziare dai dottori Mario
Giuliano e Davide Donzelli. Irene
Ricciardello, forte del ritrovato appeal
del cognato, Nino Germanà, come da
previsioni presenta la lista sulla carta più
munita. Ricciardello in aggiunta ai suoi
3 consiglieri uscenti Gaetano Scaffidi
Lallaro, Vincenzo Princiotta e Giuseppe
Miraglia, ha arruolato Carmelo
Princiotta proveniente dalla
maggioranza di Salvo Messina nonché
Lirio Porracciolo
Pippo Testa
figlio e successore di Nunziatina
Faustino, ex assessore di lungo corso
delle giunte Laccoto-Messina. Mimmo
Magistro, pur forte del marchio di
fabbrica di Laccoto ha faticato non poco
a mettere insieme una lista all'altezza
delle aspettative. Il legale, dopo aver
rinviato "per pioggia", l'annunciata
presentazione della lista ha,
insolitamente, designato con largo
anticipo l'avvocato Carmelo Ziino, il
dottore Pippo Aricò e l'Architetto Pippo
Ricciardo rispettivamente vicesindaco ed
assessori. Ziino sembrava essere
accreditato dapprima come ipotetico
candidato sindaco del gruppo che oggi
esprime Basilio Scaffidi e
successivamente come vice sindaco di
Salpietro. Basilio Scaffidi, ha
presentato per ultimo. Il giovane legale
che ha designato assessori la giovane
Maria Teresa Materia e il veterano
Nuccio Ricciardello, già vicesindaco di
Laccoto insieme all'assessore Linda
Marino, schiera, tra gli altri, il giovane
pallavolista Salvo Scolaro e punta sulla
sua verve grillina.
A Mistretta, invece, domina la chiusura
del carcere e del tribunale. “Fermare il
declino” è la sigla del movimento
politico liberale fondato dagli
intellettuali economisti Oscar Giannino
e Michele Boldrin, ma per la città di
Mistretta , dopo la soppressione del
Tribunale, il declassamento
dell’ospedale e la chiusura del
mandamento del carcere, è diventato
l’imperativo categorico che ha fatto
muovere con largo anticipo le forze
politiche. A contendersi lo scettro del
comando della città saranno solo due
liste civiche , “Sosteniamo Mistretta” e
“Cambia Mistretta”, rispettivamente con
due candidati a sindaco, il giovane
commercialista Pippo Testa e l’avvocato,
Lirio Porracciolo. “Sosteniamo Mistretta”
nasce dallo stesso cordone ombelicale
che ha generato l’esecutivo
amministrativo uscente, guidato dal
sindaco Iano Antoci. La sorella del
primo cittadino, Maria Rosaria Antoci, è
la prima candidata della lista.
Nino Nino Cirino, Alessandro Previti e
Nicola Merlino. Sono questi gli sfidanti
dell'uscente primo cittadino di Rometta,
Roberto Abbadessa. Uno scenario
politico frazionato ha portato alla
creazione di ben quattro liste. L'ultimo
nome ad essere svelato è stato quello
dell'avvocato Nicola Merlino, sostenuto
dal gruppo “RomettaVentiQuattordici”,
capeggiato da Giuseppe Laface,
esponente del “Megafono”, e
dall'imprenditore Antonio Bisazza, in
quota Drs e già ex esperto di Abbadessa.
(Nino Dragotto e Antonio Bonaccorso)
LA SCHEDA
Ecco i candidati negli undici centri messinesi
Ecco le sfide per singolo centro messinese:
Brolo: Mimmo Magistro, Basilio Scaffidi, Irene Ricciardello, Ettore Salpietro, Carmelo Occhiuto
Condrò: Salvatore Antonio Campagna (uscente), Giuseppe Pietro Catanese
Forza d’Agrò: Fabio Di Cara (uscente), Giulietta Verzino
Leni: Riccardo Gullo (uscente), Elio De Losa, Maurizio Santisi
Mandanici: Armando Carpo (Uscente) -Gabriella Urso
Mistretta: Pippo Testa, Lirio Porracciolo
Oliveri:Michele Pino (uscenta), Antonino Bertino
Rometta: Alessandro Previti, Nicola Merlino, Roberto Abbadessa (uscente) e Nino Cirino
San Salvatore di Fitalia: Rita Franchina
Spadafora: Giuseppe Pappalardo (uscente), Nino Farsaci
Tortorici: Carmelo Rizzo Nervo (uscente), Antonino Iuculano, Emanuele Galati
centonove pagina 12
PUNTINI SULLE I
Cirino: «La verità
sul caso Pensavalli»
Gent.mo Direttore, nell’interesse del signor
Antonino Cirino, in proprio e quale
candidato a sindaco per il comune di
Rometta, facente capo alla lista di candidati
al Consiglio Comunale “Coerenza impegno
e buonsenso“ per le elezioni amministrative
del 25 maggio 2014, significo quanto segue.
Nell’edizione del 18 aprile 2014 sul Vostro
settimanale, è comparso l’articolo, a firma
di Antonio Bonaccorso, dal titolo “Fermi
tutti arriva il sindaco Pensavalli”, ove viene
dato risalto all’allontanamento, dalla
predetta lista, del giornalista Gianfranco
Pensavalli, allora potenziale candidato
consigliere. La detta esclusione del
giornalista dalla su nominata lista è
avvenuta unicamente a seguito della
cessazione del rapporto fiduciario tra il
candidato a sindaco Antonino Cirino ed il
Pensavalli stesso, a causa della non
condivisione, da parte del Cirino, col totale
assenso degli altri candidati consiglieri, dei
toni e delle modalità con cui il giornalista
Pensavalli aveva posto alcune esternazioni
offensive, di poi sfociate in un’aggressione
verbale, nei confronti del sindaco di
Messina Accorinti, riprese da un video
pubblicato sul web. Lungi dall’entrare nel
merito delle ragioni e delle argomentazioni
che avevano spinto il Pensavalli ad agire
nella detta maniera, la presa di distanza del
candidato a sindaco Cirino nei confronti del
Pensavalli, scaturiva esclusivamente dal suo
sentimento di rispetto delle Istituzioni, a cui
tutti gli altri futuri candidati si associavano.
Tuttavia, la motivazione, così come
prospettata dal Vostro giornale, non si
evince in maniera chiara. Infatti, dopo aver
riportato nell’articolo una dichiarazione del
candidato Cirino, esplicativa delle proprie
ragioni in ordine all’allontanamento del
Pensavalli, ripresa dal suo profilo facebook,
venivano, altresì, riportate dichiarazioni del
Pensavalli dalle quali sembrava, invece, che
la detta esclusione fosse legata al non
gradimento, da parte del candidato Cirino,
dei “ continui riferimenti – che il Pensavalli
avrebbe fatto in non meglio precisate
occasioni - alla necessità di chiarir meglio il
concetto di legalità dopo l'affare mafioso
Gotha 4, le puntate dei carabinieri e i
depistaggi su droga e prostituzione a Marea
e il solito laser puntato sul Centro
Commerciale …; oppure ad un fantomatico
intervento della “consigliera accorintiana
Fenech, che è residente al complesso
Scirocco (vicenda rimborsi e poi le altre
esasperazioni mediatiche)?” con la quale, in
realtà, il signor Cirino non ha mai avuto
alcun contatto di tal genere. Le dichiarazioni
del Pensavalli, riportate dal Vostro Giornale,
sono del tutto fantasiose oltre che tendenti
a far sottintendere motivi e fatti inesistenti,
in riferimento alla sua estromissione dalla
lista. Non ultimo, vale la pena rammentare,
per chiarezza, che Antonino Cirino non ha
mai avuto a che fare con la giustizia ed il
relativo casellario giudiziale risulta vuoto.
Avv. Giuseppina Irene Aloi
1 Maggio 2014
sicilia
Protesta dei sindacati
REGIONE. I sindacati del settore scuola riaccendono le proteste. Banco di prova all’Ars
Formazione, la carica dei mille
L’Assemblea regionale chiamata a chiarire sugli esuberi e le contestazioni degli ispettori sui fondi europei.
Le linee guida della riforma Scilabra che studia un piano sui settori che possono assorbire nuova occupazione
MESSINA. Ad avviare il ciclo di
proteste che investirà tutte le Prefetture
della Sicilia fino a metà maggio sono
stati i sindacati scuola di tutta l’Isola.
Ma il settore della Formazione
professionale in Sicilia è ormai “una
pentola a pressione che rischia di
esplodere da un momento all’altro…”
ripetono come un mantra gli stessi
sindacati.
Se Piazza Indipendenza a Palermo,
sede della Presidenza, è ormai quasi
quotidianamente presieduta dai
lavoratori che protestano, la rivoluzione
avviata nel settore a distanza di un
anno e mezzo dall’insediamento
dell’assessore Nelly Scilabra, 29 anni, in
quota Pd, comincia a delinearsi nei
primi report, sette emendamenti
presentati all’Ars e riuniti dal presidente
Giovanni Ardizzone in un unico punto.
Sono più di mille i lavoratori a spasso,
dei 1928 enti accreditati due anni fa si
è oggi passati a 701 e di questi solo la
metà hanno superato i controlli:
duecento enti sono stati
definitivamente revocati e i lavoratori
in mobilità, quasi 1800 trasferiti nella
grande struttura in house del Ciapi di
Priolo, sotto le insegne del progetto
Nelly Scilabra
Prometeo. Mentre gli enti chiudono
battenti alla media di un paio alla
settimana, ora sono entrati in
agitazione i dipendenti dei centri per
l’impiego di tutta l’Isola.
Marco Falcone di Forza Italia continua a
chiedere una commissione di indagine
per conoscere tutti guasti procurati dal
sistema.
L’Ars martedì prossimo, dopo
l’ennesimo rinvio, sarà chiamata a
chiarire quanti sono gli esuberi nel
settore; quante le contestazioni degli
ispettori sui fondi impiegati del Fers, il
fondo europeo; quanti sono i
componenti accreditati nel nuovo Albo
degli operatori; che fine farà il
personale che oggi si trova a zero ore;
che tempi si prevedono per l’adozione
del Piano formativo 2014-2015. Una
serie di quesiti ai quali, l’assessore
Scilabra ha risposto illustrando le linee
guida del Piano di Riforma che è allo
studio. Sono stati convocati gli
operatori economici e i sindacati per
valutare secondo gli indici quasi sono i
settori che possono assorbire nuova
occupazione nel futuro; si sta
preparando la short-list per inserire
esperti di comunicazione del “Piano
Giovani”, che ha una dotazione di
cento milioni di euro.
Nel frattempo continuano i controlli
stringenti sulla degenerazione del
sistema: ogni ente dovrà avere un conto
dedicato, il Durc, il documento di
regolarità contributiva a posto, le
presenze e le retribuzioni verso gli
allievi sotto controllo.
Il clima attorno al settore resta
comunque avvelenato. L’ex dirigente
generale Ludovico Albert, che ha già
querelato insieme all’ex assessore Mario
Centorrino Nelly Scilabra, chiedendole
50mila euro di danni morali per le sue
dichiarazioni, ha ironizzato: “Come mai
un anno e mezzo per varare il Piano
Giovani, che era quasi pronto?”. Della
Formazione più che l’assessorato al
lavoro, oggi si occupano i Tribunali di
tutta l’Isola. Inchieste sono aperte a
Palermo, Enna, Catania e Messina, città
nella quale si è già al dibattimento in
Tribunale.
PROCESSO CORSI D’ORO
Se la perizia è ad intuito
MESSINA. E’ davvero a rischio la tenuta del processo
“Corsi d’Oro” a Messina? Tutto ruota attorno alla figura
di quello che il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita,
nella richiesta di arresto avanzata alla Camera, considera
“il dominus”, l’onorevole Francantonio Genovese.
Interrogati dai legali della difesa, i due consulenti
dell’Accusa, il commercialista reggino Giuseppe Barreca
e prima di lui, l’ingegnere palermitano Dario Megna,
hanno dato una rappresentazione casereccia del loro
lavoro: in particolare Barreca, che a Messina non è un
cognome che... porta bene, ha detto che si è spulciato
alcuni dati ufficiali e poi, così, per curiosità, ha chiesto
lumi a due imprenditori della sua zona? Chi sono? “C’è
la privacy...”.
Tanto è bastato perché l’avvocato Bonny Candido, un
sangue misto calabro-siculo, che in aula è in assetto di
guerra con altri mastini come il fitalese Marcello Scurria
e il tortoriciano Nino Favazzo, già irretiti dal fatto che
Barreca ha candidamente ammesso che si è fatto aiutare
nel suo lavoratore da un collaborante, un altro
ingegnere del quale la delega o la procura non si sa
bene dove sia finita, è poi arrivato a quelle stime,
"intuito personam". Se questo è il principio, secondo il
quale si chiede l’arresto delle persone e poi si
dovrebbero affrontare i processi, le anomalie
dell’inchiesta “Corsi d’Oro”cominciano ad addensarsi.
Se è vero che l’approccio dei Genovese-boys, è tutta una
saga familiare, dove figurano mogli, elfi, cognati, autisti,
segretarie tuttofare, fatti da condannare in sede morale,
la risposta della Procura anziché essere intentata al
massimo rispetto delle regole processuali, mostra una
macchina scanzonata, che i francesi chiamavano in
maniera alata “alla sanfasò”.
I giudici, senza essere sportivi, qualche forzatura l’hanno
fatta: non hanno concesso l’incidente probatorio alla
centonove pagina 13
difesa sulla congruità dei prezzi degli affitti e hanno
proceduto con le richieste di arresto, quando “a naso” il
99% dei magistrati in servizio a Messina sa che non ci
sono le condizioni: pericolo di fuga; reiterazione del
reato; inquinamento delle prove.
Ora c’è un “ma”. Questo signor Genovese, un riccone
già condannato sui giornali,” ora non lesinerà sforzi e
denari per cercare la migliore difesa alle accuse pesanti
che gli vengono mosse. Se la Procura mostra il fianco
con queste figure peregrine, però non ci siamo. Si è già
visto un gip, Giovanni De Marco, che non ha convinto
nessuno con la sua richiesta di astensione: bisognerebbe
chiedere al cognato Piero David o al suo assessore,
Mario Centorrino, perché in un anno e mezzo di
indagine parlavano al telefono come “i pesci in barile”.
Ma se Genovese alla Camera si difende dicendo che
contro di lui c’è solo tanto “fumus”, rischia di essere la
Procura a dover dimostrare la differenza tra arresti e
"arrosto".
1 Maggio 2014
sicilia
Vista aerea dell’impianto di Pace. La discarica si inerpicherà lungo il pendio per 40mila metri quadrati
MESSINA. Botta e risposta tra ambientalisti e Regione: tutto il carteggio, dal quale si scopre che...
La discarica fantasma
Nessuna traccia dell’impianto di Pace nel piano regionale dei rifiuti, la cui valutazione ambientale strategica
parte a un anno e mezzo dall’approvazione: in contemporanea col bando per Messina. Ecco i retroscena.
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. Non c’è pace per la discarica
di...Pace. Alle polemiche degli
ambientalisti per la decisione del
sindaco Renato Accorinti di
consentire di “stoccare”
provvisoriamente i rifiuti nel sito, oggi si
aggiungono quelle di altre associazioni
per le incongruità e le omissioni intorno
al progetto di discarica con annesso
impianto di biostabilizzazione. Un
progetto che pare abbia gravemente
sottovalutato le prescrizioni ambientali.
LA PRIMA DIFFIDA. Il carteggio
inizia a fine 2013, a novembre, quando
il Wwf e l’associazione Man diffidano il
comune di Messina “dal procedere con il
progetto di biostabilizzatore localizzato
in contrada Pace”, e chiedono al
ministero dell’Ambiente di intervenire
sulla Regione Sicilia “per il rispetto delle
norme che regolamentano la Rete
Natura 2000 e per l’obbligo
dell’evidenza pubblica scaturito anche
da recenti sentenze della Corte di
Giustizia Europea”. Ultima richiesta è
per l’Arpa, l’ente regionale per la
Marco Lupo
protezione dell’ambiente, al quale le
associazioni ambientaliste si rivolgono
affinchè verifichino “le condizioni
della falda della fiumara Pace”. Perchè
questa lunga serie di ammonimenti?
Innanzitutto perchè il decreto
ministeriale del 17 ottobre 2007 vieta
espressamente l’apertura di nuove
discariche in Zps, la zona a protezione
speciale in cui la vallata di Pace, ma
praticamente l’intera riviera nord di
Messina (e due terzi della città, in
definitiva) ricade. Tanto basterebbe,
secondo gli ambientalisti, per bloccare le
procedure di discarica e impianto di
biostabilizzazione, ma nelle pagine del
documento c’è parecchio altro: “Ad oggi
tutto ciò che il comune di Messina o la
Regione Sicilia ha autorizzato in Zps, si
basa su Valutazioni di incidenza che non
hanno avuto evidenza pubblica,
rendendo impossibile la presentazione
delle osservazioni che potessero incidere
sull’iter autorizzativo - si legge nel
documento - e tutto quanto è stato
realizzato ad oggi non è mai stato
valutato complessivamente sommandosi
come impatto”. Le conseguenze?
Disastrose, secondo gli ambientalisti.
“perdita di risorse naturali (suolo e
acqua), di habitat naturali e semi
naturali, di habitat di specie”. Poi c’è un
rilievo tecnico: “L’aspetto idrico è
assolutamente critico”, spiegano le due
associazioni, argomentando con il fatto
che il fabbisogno d’acqua dell’impianto
non potrebbe essere assicurato dal solo
acquedotto comunale e quindi si
dovrebbe ricorrere ad una falda. Non
passano che due mesi, e gli ambientalisti
tornano alla carica.
LA DISCARICA CHE NON C’E’. Il 27
febbraio, Wwf, Man, stavolta insieme ad
Italia Nostra, si lanciano in un’ardita
impresa: spulciare il progetto integrale
della discarica di Pace e confrontarlo col
piano regionale dei rifiuti. Cosa ne esce
fuori? Un’altra diffida, per parecchie
difformità. Quali? “Il Piano, le
pochissime volte in cui cita la discarica
di Pace, non riporta mai che tale
DISASTRI
Le opere maledette
TRAM, STADIO, SVINCOLII. TUTTE LE MAGAGNE
DEI LAVORI PUBBLICI DEGLI ULTIMI TRENT’ANNI
MESSINA. Mentre a Pace si effettua un sopralluogo
(solo dopo la decisione presa di usare la piattaforma
dell’inceneritore come deposito di stoccaggio
emergenziale e temporaneo dei rifiuti), il mistero
intorno alle procedure di valutazione d’incidenza
rischia ancora una volta di far dilatare i tempi di
realizzazione di una grande opera. Prassi consolidata,
a Messina. Quando non ci si mette il Tar, chiamato in
causa da chi le gare le ha perse, quando non basta il
Cga a stabilire il percorso amministrativo, quando non
è abbastanza il fallimento delle imprese aggiudicatarie
degli appalti, ci si mettono errori progettuali, varianti,
sovrapposizione di competenze, imprevisti misteriosi.
E’ successo sempre, negli ultimi vent’anni. Eʼ successo
con gi svincoli di Giostra e Annunziata, iter iniziato nel
1997 e mai concluso, nonostante nel 2010 sia stata
inaugurata la galleria e un anno fa una sola rampa,
quella verso Palermo, dello svincolo vero e proprio. E
l’altra? Ferma: si attende la messa in sicurezza del
viadotto Ritiro e una variante progettuale. Che non
arrivano. E’ successo con il san Filippo, stadio che ha
fatto bestemmiare per due
anni i tifosi costretti a
raggiungerlo dopo due km
di salita ripida: finanziato
coi fondi dei mondiali di
calcio del 1990, iniziato nel
1991 e terminato in fretta e
furia solo nel tardo 2004, e
giusto perchè il Messina,
all’epoca neo promosso in
serie A, non avrebbe potuto
giocare altrove. Se non fosse
Beppe Rodriquez
che nel 2011 è crollato il
centonove pagina 14
muro che ne sorreggeva la strada esterna, e da allora è
ancora a pezzi. E lo svincolo per raggiungerlo,
costruito apposta, restava chiuso: non si poteva
sfruttarlo per la funzione con la quale era stato
concepito, cioè servire lo stadio. Ogni volta che piove
un poʼ più del previsto, il tram (lavori iniziati nel 1998
e completati nel 2003) si ferma perchè i binari
diventano paludi, e quando cʼè scirocco e mare forte, il
porto di Tremestieri si trasforma in una spiaggetta: nel
2011 uno dei bracci dei due moli si spacca a metà, oggi
i lavori non sono ancora terminati, e di ampliamento
non se ne parla nemmeno. La più vecchia di queste
opere ha meno di quindici anni, la più giovane non ha
ancora raggiunto i dodici mesi. Andando più indietro
nel tempo, al parcheggio Cavallotti, dopo averlo tirato
sù si è scoperto che le rampe erano troppo strette per
qualsiasi auto che non fosse unʼutilitaria. Sono state
riprogettate ed allargate da Beppe Rodriquez: colui
che le aveva progettate troppo strette. Rodriquez è
stato anche progettista di svincoli e stadio. (A.C.)
1 Maggio 2014
sicilia
impianto ricadrebbe in Zona a
Protezione Speciale”, tanto per iniziare,
“nè viene mai segnalata, nel Piano già
approvato dal Ministero, l’interferenza
diretta o indiretta con aree protette”. Poi
un gustoso retroscena: la procedura Vas
(valutazione ambientale strategica) del
Piano Regionale dei Rifiuti è partita il 30
dicembre, combinazione esattamente
insieme al bando di gara per la discarica
di Pace. Problema è che il piano rifiuti è
stato approvato dal ministero un anno e
mezzo prima, il 12 luglio 2012. Non
solo: la valutazione per Pace non è
prevista, mentre l’impianto risulta
approvato con semplice “screening”.
Questo perchè, secondo il report degli
ambientalisti , con riferimento a Pace,
“mai si fa cenno che tale località si trovi
in Zps”. Come mai? Perchè, prendendo
la briga di leggere il piano regionale dei
rifiuti, fino a pagina 325, nel “crono
programma delle attività da svolgere per
la provincia di Messina non vi è nulla di
esplicito riferibile ad una discarica di
rifiuti urbani e relativi impianti presso
Pace. Una discarica fantasma a tutti gli
effetti. E da Palermo? Come
rispondono?
PALERMO RISPONDE. Invece di farsi
venire il mal di testa, a Palermo
accettano la sfida, e ribattono punto per
punto. Il 5 marzo il dirigente regionale
Marco Lupo prende carta e penna e
scrive ai presidenti delle tre associazioni:
Dante Caserta (Wwf), Leandro
Janni (Italia Nostra) e Deborah
Ricciardi (Man). “La piattaforma di
Pace si compone di una discarica, un
impianto di biostabilizzazione e un
impianto di trattamento del percolato. I
progetti, muniti delle necessarie
autorizzazioni, sono stati trasmessi alla
struttura commissariale del Comune di
Messina al fine di rendere appaltabili le
relative opere. Sia la discarica che gli
impianti di pertinenza risultano
autorizzati con decreti di Aia
(autorizzazione integrata ambientale) e
Via (valutazione d’impatto ambientale):
tali decreti considerano esplicitamente
he gli impianti ricadono in area Zps,
prevedendo specifiche misure di
mitigazione da concordare con l’ente
gestore. I provvedimenti - specifica Lupo
- sono stati emanati in data precedente
all’approvazione del piano rifiuti e
risultano oggi vigenti”. Dal didascalico,
però, Lupo passa al “possibilista” nel
giro di due righe: Questo dipartimento scrive - si riserva di effettuare una
verifica, interessando le autorità
ambientali competenti in materia, su
quanto segnalato, preliminarmente
all’avvio della fase di valutazione delle
offerte pervenute in sede di gara. Gara
che si è conclusa ad inizio marzo ma i
cui risultati ancora non sono noti.
Secondo l’assessore all’Ambiente del
LA STORIA INFINITA. I tre anni di lavori per il secondo approdo in zona sud. Ancora mai terminati
comune di Messina, Daniele
Ialacqua, si starebbe ancora decidendo
sulla composizione della commissione
aggiudicatrice. Tutto chiaro, quindi?
Nemmeno per idea.
A NOI NON LA SI FA. Non paghi
delle risposte, gli ambientalisti non sono
non lasciano, ma addirittura
raddoppiano, segnalando “affermazioni
contraddittorie nel Rapporto
Ambientale”, e “l’assenza, nel Piano
Regionale trasmesso al Ministero
dell’Ambiente, di qualunque indicazione
relativa al fatto che ben 8 impianti su 23
(di cui 6 non ancora individuati) hanno
interferenze dirette e/o indirette con siti
della Rete Natura 2000”, ma anche il
declassamento del progetto di Pace da
esecutivo a definitivo, “che in caso di
incompatibilità con il territorio e le
norme di tutela, non verrà realizzato. Si
presuppone - concludono le tre
associazioni - possa scaturire un danno
erariale”. Dopo lo scoglio ambientale,
quindi, potrebbe arrivare quello
contabile.
Tremestieri senza Via
SECONDO IL WWF, È STATA IGNORATA L’INCIDENZA
DEL MOLO. CHE DOVREBBE ESSERE AMPLIATO, MA...
MESSINA. La storia del porto di Tremestieri inizia
ad assomigliare pericolosamente alla tela di
Cassandra: lavori iniziati e più volte annunciati
trionfalmente come “in dirittura d’arrivo”, giusto
prima della mesta presa di coscienza che un
nuovo problema ne slitterà la conclusione.
Iniziate tre anni fa, a maggio del 2011, le
operazioni di dragaggio dei fondali e di posa dei
pali a sostegno della diga, avrebbero dovuto
essere terminati a giugno del 2013, invece, a
quasi un anno di distanza, si continua a fare e
disfare. Nel frattempo, di costruzione della
seconda banchina, quella che dovrebbe dare
piena funzionalità al molo in zona sud e liberare
la città dalla schiavitù del passaggio dei tir, non ci
si azzarda nemmeno a far più pronostici: i
sessantadue milioni di appalto aggiudicati dalla
Nuova Coedmar di Chioggia sono fermi al...palo.
Fermi quanto basta perchè qualcuno, a bocce
ferme, andasse a spulciare le carte progettuali e
chiedesse se per caso, prima di iniziare i lavori, a
qualcuno fosse venuto in mente di chiedere la
valutazione d’incidenza ambientale. La risposta?
No. “Abbiamo preso visione dei documenti del
progetto e rileviamo che è stata richiesta la
verifica di esclusione dalla procedura”, ha
segnalato il Wwf. Un capriccio, quello
dell’associazione ambientalista? Nemmeno per
idea. “Tale necessità scaturisce dagli aspetti
tecnici/progettuali, inclusa la ingente
movimentazione di materiale di scavo e
successivo utilizzo del medesimo per interventi di
ripascimento costiero (oltre 800 mila metri cubi)”,
spiegano gli ambientalisti. Anche perchè non è
solo il volume dello scavo ad essere imponente,
visto che l’intera area occuperà dodici ettari
(centoventimila metri quadrati) di costa e
comporterà la regimazione di tre fiumare.
Questo, e il brutto vizio di effettuare le opere
infrastrutturali in regime emergenziale, è
l’aspetto che preoccupa più gli ambientalisti:
“Non si ritiene ammissibile - scrive il delegato
Il braccio rotto del molo di Tremestieri nel 2010. I lavori di consolidamento del porto sono ancora in corso
regionale del Wwf Angela Guardo - che siano
procedure di urgenza, determinate da
un’ordinanza della presidenza del Consiglio dei
ministri del 2007 a stabilire che un progetto di
ampia portata possa esimersi dall’effettuare una
corretta procedura di verifica degli impatti. Si è
già visto come le opere di realizzazione del porto
di Tremestieri si siano rivelate negativamente
impattanti sul territorio, aggravando l’erosione
costiera e di fatto rivelando limiti oggettivi anche
in termini di funzionalità”. Non solo: anche i
tempi non quadrano. la procedura, sul progetto
della Coedmar, è stata conclusa in un solo mese, a
metà aprile. “Si fa presente che il termine per la
presentazione delle osservazioni è il 29 aprile”,
ammonisce il Wwf. “La condizione emergenziale
- si legge in conclusione del documento - che ha
peraltro visto in questi anni le amministrazioni
comunali lasciare decadere progetti già pronti e a
basso impatto ambientale, per inventarne
letteralmente di nuovi e ad elevatissimo impatto
ambientale, non può essere motivo per esentare
questo progetto da corretti e approfonditi studi,
centonove pagina 15
in mancanza dei quali a pagare le conseguenze
sarebbe la collettività tutta. E questo non solo
per le conseguenze dirette delle scelte poco
attente alle conseguenze gravi che ne
deriverebbero, ma anche - termina la lettera,
inviata al ministero dell’Ambiente - per il danno
erariale conseguente ad una possibile procedura
di infrazione”. Lo stato dell’arte, ad oggi, è che ci
sono voluti tre anni dalla posa del primo dei
sessanta pali in acciaio e cemento che avrebbero
dovuto rinforzare la nuova diga, così come da
contratto per la ricostruzione della barriera
protettiva, firmato il 27 maggio 2011. Dopo tre
anni di tribolazioni quasi tragicomiche, si è
scoperto che ci sono grossi problemi anche per
l’installazione dei “micropali”. Tutto questo
mentre l’insenatura, l’unica disponibile, si
insabbia un giorno si e un no. Il progetto
originario, quello cioè dei due approdi
d’emergenza richiesti dalla Protezione civile, è
opera dello studio Mallandrino. Al progetto
esecutivo ha collaborato l’ingegnere palermitano
Marco Antonio Rizzo. (A.C.)
1 Maggio 2014
sicilia
SANTA LUCIA DEL MELA. L’assessore Torre scrive alla Santa Sede
Le chiese di Papa Francesco
Ventisei gli edifici religiosi abbandonati o chiusi al culto. Alcuni rischiano di crollare.
Davanti alle porte chiuse di Regione e Ministero il politico chiede il “miracolo” al Vaticano
DI
GIANFRANCO CUSUMANO
SANTA LUCIA DEL MELA. A questo
punto, dopo essersi visto sbattere le
porte in faccia dai vari enti, per
salvare il patrimonio monumentale del
suo comune, l’assessore Rosario Torre
ha pensato seriamente che ci vorrebbe
un miracolo: e cosa meglio
dell’intercessione di un Papa potrebbe
risolvere il problema? Così Torre,
responsabile dei Beni culturali a Santa
Lucia del Mela, uno dei più estesi del
messinese con 83 chilometri quadrati
con una popolazione di 5 mila
abitanti, dopo avere tentato tutte le
strade possibili per intercettare i fondi
necessari a “salvare” i 26 edifici
religiosi abbandonati o chiusi al culto,
La chiesa di Santa Maria Annunziata, la terza parrocchia storica più importante
Rosario Torre
ha pensato bene di giocarsi l’ultima
carta: Papa Francesco. Così, in una
lettera inviata al Vaticano, ha
raccontato la difficoltà
dell’amministrazione nel salvare i
luoghi di culto, a rischio di crollo o
bisognosi di urgenti interventi di
restauro, chiedendo - se non un
miracolo - almeno un intervento
economico della Santa Sede. Santa
centonove pagina 16
Lucia, in passato è stata sede vescovile
con 38 chiese e 8 conventi.
A spingere Rosario Torre, che si
occupa di Beni culturali non solo per
una questione politica ma per una
vera passione, sono stati gli eventi
calamitosi degli ultimi anni. Un vero
bollettino di guerra.
Il 22 settembre 2010 un fulmine ha
colpito la Torre triangolare del
1 Maggio 2014
sicilia
Castello (di proprietà dell’Arcidiocesi
di Messina - Lipari - Santa Lucia del
Mela) e da quella data non è stato
possibile intervenire, per mancanza di
fondi, sulla struttura. Il 20 agosto
2013 un altro fulmine ha colpito il
Campanile della Chiesa Immacolata ai
Cappuccini (di proprietà del F.e.c. Fondo Edifici di Culto del Ministero
dell’Interno) e ancora oggi i tempi
della burocrazia non hanno permesso
di restituire alla piena fruizione il
bene culturale. Il 18 gennaio 2014 si è
verificato il distacco di intonaco dalla
facciata della Chiesa di Santa Maria
del Rosario e allo stato attuale, per
mancanza di fondi, non si è riusciti ad
intervenire per la sommaria messa in
sicurezza della parte esterna
dell’edificio, già dichiarato inagibile
per problemi strutturali al suo interno.
«Mentre Le scrivo - continua Torre - il
Transenne alla Chiesa del Rosario
Campanile della Chiesa di Santa
Maria dell’Annunziata risulta essere
interessato da una profonda lesione
nel secondo livello della struttura. La
Torre Campanaria della Chiesa di
Santa Maria Annunziata (XV sec.)
costituisce un’opera di grandissimo
interesse storico-culturale poiché si
tratta di una Torre di avvistamento di
Epoca Normanna trasformata in
Campanile nel XV secolo. In passato
più volte è stato sollecitato un
intervento di messa in sicurezza di
questo edificio, che rappresenta la
terza Parrocchia per importanza
storica del Comune di Santa Lucia del
Mela, ma purtroppo non si è riusciti a
reperire gli opportuni fondi». Nel 2012
Torre ha intrapreso una raccolta firme
in occasione del 6° Censimento dei
“Luoghi del Cuore” del Fai, Fondo
Ambiente Italiano, ma, nonostante le
Il corpo del Beato Antonio Franco
3.325 segnalazioni, è stata raggiunta
solo la 69ª posizione a livello
nazionale. Quella di Santa Lucia del
Mela è una comunità molto religiosa.
E’ stata recentemente coinvolta dalla
beatificazione del Prelato Antonio
Franco, avvenuta nella Cattedrale di
Messina il 2 settembre 2013, il cui
corpo mummificato è ritornato ed è
custodito nella Cattedrale luciese dal
15 settembre 2013. In questi ultimi
anni si è riusciti a riparare il prospetto
esterno della Cattedrale e la copertura
del Palazzo Vescovile, mentre sono
stati restaurati l’Altare del Crocifisso e
il corpo del Beato Antonio Franco,
dopo la solenne ricognizione.
«Nonostante questo - continua nella
lettera “scritta con il cuore” a Papa
Francesco - assistiamo a una
mancanza di attenzione verso
l’immenso Patrimonio storico-culturale
presente nel Territorio. Molti di noi si
sono stancati di sentire la stessa
giustificazione della “mancanza di
fondi” o la “minaccia di chiusura o di
trasferimento dei Beni Culturali in
altri siti”. Così ho deciso di scrivere
questa lettera per condividere le
nostre preoccupazioni per un
Patrimonio immenso consegnato dai
nostri avi e che, allo stato attuale,
diventa sempre più difficile cercare di
salvaguardarlo per le generazioni
future».
centonove pagina 17
ZOOM
I monumenti dimenticati
MESSINA. Tredici chiese chiuse, sei in
stato di abbandono, otto chiese
scomparse e altrettanti conventi e
monasteri presenti sul territorio. Ecco
quelle chiuse: Cuba bizantina in Contrada
Cardile (riutilizzata come Carcere, oggi
edificio privato); Santa Maria dell’Arco
del 1466 (complesso architettonico con
due Chiese tuttora esistenti); San
Sebastiano l’Arèna o della Resurrezione
del XV sec. (ex Salone parrocchiale);
Candelora o Purificazione del XVI sec.
“Moschita” o Sinagoga ebraica, oggi
Oratorio parrocchiale); Santa Maria del
Rosario del XVI sec. (ex Oratorio
parrocchiale); San Francesco d’Assisi del
XVI sec. (di proprietà del Fec); Gesù e
Maria del XVI sec. (edificio privato);
Santissima Trinità del 1567 (edificio
privato); San Paolo della Murra del XVI
sec. (edificio privato);
Anime del
Purgatorio del XVII sec. (riutilizzata come
edificio privato); San Carlo del 1621
(riutilizzata come edificio privato); Ss
Salvatore (edificio privato inglobato in
una precedente struttura medievale).
1 Maggio 2014
sicilia
Fra Giuseppe Laganà gioca nel ruolo di “tallonatore”
Fra Giuseppe Laganà
MILAZZO. Ha preso i voti nell’Ordine dei Minimi ma la domenica gioca in serie C1
Fra Giuseppe gioca a rugby
Pratica lo sport a livello agonistico sin da piccolo, ha rischiato di giocare in una delle squadre più
importanti di Top Ten. Ma poi ha seguito l’altra vocazione. Senza rinunciare alle “mischie”
DI
GIANFRANCO CUSUMANO
Milazzo. Il suo idolo era (ed è)
Andrea Lo Cicero, recordman della
nazionale di Rugby. Oggi in apertura
della sua pagina facebook ha una
raffigurazione di Papa Francesco nelle
vesti di un supereroe. Due “vocazioni”
quelle di Fra Giuseppe Laganà, 26
anni, una infanzia trascorsa in
Germania assieme ai genitori
milazzesi, che per molti potrebbero
essere un’antitesi, ma che in lui
convivono e si stanno rivelando
complementari. Fra Giuseppe, infatti,
oltre a seguire il suo percorso di fede
che lo porterà al sacerdozio all’interno
dell’ordine dei Minimi, è un giocatore
del Clan Catanzaro Rugby, team che
milita in serie C1. A testimonialo il
suo palmares clinico: rottura del
legamento crociato anteriore, sub
lussazione alla clavicola e frattura
composta del setto nasale rutto di una
testata a Messina durante selezioni
per nazionale giovanile.
IL TALLONATORE. Fra Giuseppe la
domenica, infatti, dopo la
celebrazione eucaristica ripone per
qualche ora l’abito religioso e si butta
(con il ruolo di “tallonatore”) in
violente mischie per conquistare una
palla ovale con i colori del Catanzaro.
Dalla sacrestia agli spogliatoi, il passo
e più breve di quello che si possa
pensare. «Ho cominciato a giocare a
13 anni al rientro a Milazzo dalla
Germania - racconta Fra Giuseppe, ex
alunno del tecnico commerciale
Leonardo Da Vinci - mi ha avvicinato
a questo gioco mio zio Massimo, che
così ha cercato anche di farmi
integrare. Nel corso della mia carriera
ho preso parte alla rappresentativa
regionale di rugby, al torneo Aldo
Milani di Rovigo, sono stato convocato
in serie B. Poi, però, è maturata la
scelta vocazionale».
L’ANNUNCIO. Tra un allenamento e
una meta, infatti, a farsi largo era una
voce interiore. «La prima persona con
cui mi sono confidato - rivela - è stato
un sacerdote milazzese, padre
Giuseppe Currò. Poi l’ho detto al mio
compagno di banco Giovanni Buda
una persona con cui ci siamo sempre
sostenuti a vicenda specialmente nei
momenti più difficili, e al mio amico
Sergio Scibilia. In famiglia l’ho detto la
sera prima della prima prova scritta
della maturità. Mia madre era
titubante, si è rassicurata la prima
volta che è venuta al santuario dove
mi ero trasferito». All’oscuro anche i
compagni di squadra del Milazzo
Rugby. Il primo a saperlo è stato
l’allenatore Carmelo Mastroeni. Nel
2012 non è voluto mancare alla
cerimonia della prima professione dei
voti religiosi a Paterno Calabro.
ORDINAZIONI
Al Santuario arriva padre Alessandro Sframeli
MILAZZO. Se per fra Giuseppe Laganà passerà ancora qualche anno prima di diventare
sacerdote, la consacrazione presbiteriale per padre Alessandro Sframeli, originario di
Monforte è diventata una realtà. Padre Sframeli è stato ordinato domenica 6 aprile al
Santuario di San Francesco di Paola di Milazzo dall’Arcivescovo e Archimandrita di Messina
monsignor Calogero La Piana. Il giorno successivo padre Alessandro ha celebrato la sua
prima messa nella Chiesa Madre di Monforte San Giorgio, comune di residenza del frate
francescano, che “rafforza” la missione del Santo di Paola cui i fedeli dell’hinterland sono
devoti. Commovente il rito dell’ordinazione, che ha visto il giovane monfortese consegnare
la propria vita alla volontà di Dio, dalla promessa di obbedienza, all’imposizione delle mani,
l’emozionante saluto dei genitori Nino e Lucia e del fratello Nicola, fino alla preghiera
consacratoria. Padre Alessandro aiuterà il superiore del santuario mamertino, padre Mario
Savarese, rimasto solo dopo la scomparsa di padre Matteo Cusumano.
centonove pagina 18
«Quando sono entrato in convento
non ho più giocato - racconta il frate
dell’ordine dei Minimi di San
Francesco di Paola - poi da frate,
quando mi sono trasferito a
Catanzaro, mi sono ritrovato il campo
da rugby sotto casa e ho cominciato a
fare un po’ di attività fisica. Piano
piano con la dirigenza del Clan
Catanzaro ho instaurato un rapporto
di amicizia e di stima reciproca, così
ho cominciato a giocare.
IL SEGRETO. Nessuno sapeva che
ero un frate tranne l’allenatore e il
presidente. Quando un giorno mi sono
presentato con l’abito qualcuno non
credeva ai suoi occhi», sorride.
All’interno degli spogliatoi Fra
Giuseppe non solo dispensa consigli
tattici ai più giovani in quanto tra i
giocatori più esperti, ma spesso si
intrattiene a chiacchierare diventando
il confessore di molti. «Talvolta, però,
sono brusco, secondo me la terapia
d’urto è la migliore - sostiene». Il frate
gioca solo le partite casalinghe, non fa
le trasferte perché la domenica in
parrocchia ci sono impegni di
comunità e non li vuole mancare. In
campo si trasforma. «Quando gioco
per gli avversari sono uno dei tanti,
non mi presento con l’abito. Ma
quando i miei compagni mi chiamano
“fra Giuseppe” si stupiscono e nel
corso del “terzo tempo”, quello
dell’agape fraterna, mentre si mangia
mi domandano della mia esperienza
vocazionale. Nel campo, però, mi
faccio rispettare come giocatore di
rugby. Non rispondo mai alle
provocazioni. Nel rugby il segreto è
quello di replicare con i fatti: o una
meta o un placcaggio fatto bene».
IL CONVEGNO. Il 9 aprile scorso il
frate ha preso parte ad una conferenza
dedicata alle scuole che aveva come
tema “sport, chiesa e legalità”. «Lo
sport, come sosteneva San Paolo, è
esercizio sia fisico che spirituale. La
chiesa non può che appoggiare
quando si fa questo tipo di cammino».
Fra Giuseppe Laganà ha sempre
giocato per passione. «Non sono mai
stato dietro a questioni di categorie,
classifiche o punteggi. Ho sempre
giocato facendo del mio meglio per
essere utile alla squadra. Del rugby mi
piacciono valori e principi sani anche
se devo ammettere che quando
militavo nell’under 18 vennero alcuni
selezione dell’Arix Viadana, una delle
squadre più importanti del
campionato top ten di rugby, e
cominciavo a credere nella possibilità
di intraprendere la carriera sportiva.
Le cose sono andate diversamente.
Importante anche il derby contro la
Amatori Messina».
economia
Uno scorcio de “La Spiaggetta” a Messina
TURISMO. Lo stop del Comune di Palermo agli stabilimenti di Mondello rischia di colpire tutta la Sicilia
Lidi, concessioni a rischio
Se il parere richiesto alla Regione per interpretare la legge del 2005 dovesse dare ragione all’amministrazione,
i paletti sulle autorizzazioni farebbero una “strage”. Ma Messina è al sicuro, come spiega il presidente della Fiba
MESSINA. Una “grana” palermitana
che potrebbe estendersi a tutta la
Sicilia ma non preoccupa Messina,
almeno secondo Santino Morabito,
presidente provinciale della
Federazione italiana Imprese balneari
(Fiba). Già, perché lo stop alle
concessioni per gli stabilimenti
balneari nella spiaggia di Mondello
imposta dallo Sportello Unico per le
Attività produttive del Comune del
capoluogo siciliano, in ossequio alla
legge del 2005, potrebbe determinare
un parere dell’Ufficio legale di Palazzo
d’Orleans, determinando un possibile
stop alle altre località balneari.
LA VICENDA. A Palermo, il Suap ha
detto “no” alle concessioni (in tutto 18)
finché non sarà approvato il Piano di
utilizzo del demanio marittimo (Pudm)
dal consiglio comunale, prima, e dalla
Regione, poi. In sintesi, dopo decenni di
utilizzo pure oggetto di discussione
(vedi la licenza alla Società Mondello
Immobiliare Italo-Belga), si è scoperto
che nulla si può più fare in assenza di
una concessione edilizia ed il
pagamento degli oneri dovuti. Di fronte
alle polemiche (anche se, ad esempio, la
Società ha deciso di procedere con
l’allestimento dei lidi già da oggi, 1
maggio), il Comune di Palermo ha
chiesto chiarimenti alla Regione in
merito all’applicazione della legge. La
questione è approdata anche in III
Commissione Ars (Territorio e
Ambiente). Ed è qui che il
vicepresidente Edi Tamajo ha
provocatoriamente rilanciato: «Porrò il
Santino Morabito
problema di Palermo anche per tutti gli
altri Comuni costieri. Perché mai la città
deve restare senza lidi per una
interpretazione di una legge regionale e
gli altri dovrebbero, invece, operare in
maniera difforme?». Al di là della
provocazione, il possibile rischio
potrebbe essere che, di fronte a un
parere univoco della Regione
sull’applicazione di una legge che, a
distanza di anni, in molti casi non ha
visto seguite le norme attuative, i
regolamenti e il piano di utilizzo del
demanio marittimo (obbligatorio in base
alla legge). Se la linea seguita dal
Comune di Palermo dovesse rivelarsi
esatta per gli uffici della Regione, allora
1 Maggio 2014
molti dei 140 Comuni costieri siciliani si
ritroverebbero nel cul de sac di dover
chiedere concessioni edilizie e
pagamento oneri senza aver
ottemperato a tutte le fasi preliminari
della legge del 2005.
MA A MESSINA... Nel 2012, il
Comune approvò il Pudm (inviandolo
all’assessorato regionale), quindi, da
questo punto di vista gli stabilimenti
balneari messinesi non dovrebbero
avere problemi. Se ciò non bastasse,
però, ecco i chiarimenti forniti da
Morabito: «La questione, qui, è
marginale perché i lidi con le cabine
stabili, in muratura, sono pochissimi e il
punto è che si tratta di volumetrie
catastate che rimangono sul demanio
marittimo per più di sei mesi. Nel caso
messinese, quindi, si tratta ci si trova di
fronte, soprattutto, a strutture che
vengono smontate. Inoltre - aggiunge - i
lidi stagionali sono in regime di
autorizzazione edilizia, che è molto più
snella e non necessita anche
dell’agibilità. Al contrario, le strutture in
cemento hanno bisogno di concessione
e sono soggete al pagamento dell’Imu.
Riguardo a Palermo, il caso è
particolare perché si tratta di un raro
caso in cui, a essere concessionario è il
Comune, mentre altrove il rapporto è
direttamente con la Regione». Ma
quanto costa un lido temporaneo?
«Ogni anno paghiamo il rinnovo, che è
circa 230 euro al Comune tra diritti di
segreteria e amministrativi, mentre il
canone demaniale da corrispondere alla
Regione varia a seconda della superfice.
Si va dai 1500 euro a poco più di
tremila per la stagione. È ovvio che chi
decide di prolungare il periodo, paga di
più». La legge 15, inoltre, dà la
possibilità di chiedere l’autorizzazione
per attività in spiaggia che non siano
balneari, da qui il fiorire di locali e
anche ristoranti. «Lo scorso anno, come
si ricorderà - spiega Morabito - la
stagione stava per saltare a causa
dell’aumento proposto dalla Regione
del 600%. Il decreto fu poi ritirato e i
canoni demaniali ritornarono nella
normalità. (D.D.J.)
SOTTO LA LENTE
Tra new entry e ritorni
UNA NUOVA STRUTTURA A PACE E DUE RIAPERTURE A CAPO
PELORO. SUL FRONTE MOVIDA, IL BLANCO PASSA DI MANO
MESSINA. La stagione balneare del 2013 vedrà un lido in più
e il ritorno di altri due. La new entry si trova a Pace, e ha
destato la curiosità dei passanti perché rimasto praticamente
incompiuto per tutta l’estate. Il motivo? L’iter non era stato
perfezionato e quindi tutto è slittato a quest’anno. I due
stabilimenti che invece dovrebbero riaprire le porte sono
entrambi a Capo Peloro. Si tratta dell’Happy Lido, che risorge
con il nome di “Punta Playa” e di quello di fronte alla Sea
Flight, finito in amministrazione giudiziaria nel 2012 e non
montato nel 2013. Sempra nella punta della Sicilia, complice il
centonove pagina 19
vento di scirocco, che questo inverno ha soffiato
abbondantemente, si è riformata la spiaggia scomparsa che
dal Lido Horcynus Orca (dai più conosciuto con l’antico nome
di “Lido Legambiente” o con il nomignolo di “Lidino”) va
verso la Torre degli Inglesi. Lo stabilimento, quindi,
quest’anno dovrebbe tornare alle dimensioni originarie. Sul
fronte della “Movida” extra balneazione, si registra il
passaggio di proprietà del Blanco, il ritrovo sulla spiaggia
accanto alla piscina di Sant’Agata di proprietà della Two srl
(soci, tra gli altri, Chiara Schirò e Nazzareno Foti). Il Blanco è
stato infatti venduto per 210 mila euro a un non messinese di
nome Giancarlo, a Enza Gravina (dell’ex omonimo bar) e a
Nico Cannavò. In pole position per la gestione, però, c’è
Gianluca Arcovito, che rischia di diventare il “re” della riviera
con tre locali: il Pitch (destinato a pizzeria e serate), il Lucky
Beach (più easy, un piccolo bar sulla spiaggia) e, appunto, il
Blanco, destinato ad ospitare le serate vere e proprie. (D.D.J)
1 Maggio 2014
economia
MONTAGNAREALE. Parassita mette a rischio la produzione sui Nebrodi
Colti in Castagna
Il coordinamento dei sindaci avvia la battaglia alla “vespa
cinese”. Nel territorio il 50% delle piante siciliane minacciate
DI
PAMELA ARENA
Montagnareale. Primi interventi messi
in pratica nel messinese per
combattere la “Vespa Cinese”. Si
tratta del “Cinipede galligeno”, un
parassita che dalla Cina si è diffuso in
tutto il mondo e che ora mette
seriamente a
rischio circa 3.500 ettari di castagneto
della provincia di Messina. L’allarme
nei mesi scorsi era stato lanciato dalla
“Mutuo Soccorso” di Montagnareale,
società che, nell’ambito della famosa
Sagra della castagna del paese, aveva
voluto inserire in programma anche
un importante convegno che ha
contribuito a sensibilizzare addetti ai
lavori e amministratori comunali per
affrontare un problema di grande
attualità. Già nel 2011 il sindaco dello
stesso comune, Anna Sidoti, aveva
avviato una forma di collaborazione
con il collegio dei Periti Agrari,
Anna Sidoti
rappresentato da Dario Natoli, al fine
di rilevare la presenza del cinipide
galligeno del castagno in ambito
comunale. «Si tratta di un parassita
che si può combattere solo con la
lotta biologica – dichiara il sindaco
Sidoti – e, non potendo usufruire di
fondi regionali, stiamo cercando di
effettuarla attingendo a fondi
comunali».
I primi interventi sono stati
organizzati dall’amministrazione nei
giorni scorsi, ma anche altri comuni si
stanno attivando con i lanci di
“Torymus sinesis”, un altro parassita
sempre originario della Cina, che
attualmente risulta essere il naturale
antagonista del “Cinipide galligeno”.
Questo sistema non è mai stato messo
in pratica in provincia di Messina
dove si stima la presenza della metà
dei castagneti esistenti in tutta la
Sicilia. Gli unici interventi con il
predatore antagonista, che hanno
dato esito positivo, sono stati
effettuati nella provincia di Catania
nel 2013 con 3 “lanci”. «Gli agronomi
mi hanno consigliato di iniziare ora la
lotta biologica – continua la Sidoti –
perché è nel periodo della fioritura
che si possono ottenere migliori
risultati. Inoltre, sono a conoscenza
che anche gli altri comuni come
Sant’Angelo di Brolo, Librizzi, San
Fratello, Raccuia, Ucria, Floresta, San
Marco D’Alunzio, San Fratello e altri
privati , si stanno
attivando per risolvere il problema
attingendo alle proprie casse per
potere effettuare i lanci per la
diffusione dell’insetto antagonista, dal
momento che la coltura del castagno
da frutto e da legno è particolarmente
Interventi nei castagneti per combattere il Cinipede Galligeno
estesa e costituisce una fonte di
reddito importante per molte aziende.
Ad essere stato coinvolto – conclude il
sindaco - anche l’ assessorato
regionale delle politiche agricole con
l’interessamento dell’assessorato
regionale all’Agricoltura e dell’Anci,
oltre ché i funzionari della regione
siciliana Giuseppe Campo, Agatino
Sidoti e Corno che hanno supportato
gli uffici comunali con sopralluoghi e
indagini specifiche sul territorio.
Nonostante le iniziative promosse al
fine di acquisire le risorse necessarie
non sono arrivati i finanziamenti
auspicati per cui, d’intesa e
collaborati dai responsabili delle
strutture regionali ho assegnato le
risorse facendo gravare la spesa sulle
casse del bilancio comunale».
UCRIA
Nocciole, caccia al ghiro
Ucria. A preoccupare i sindaci non
sono solo le castagne, ma anche le
nocciole. Da lunghi anni a colpire i
noccioleti non sono solo i parassiti
ma anche i ghiri. «Ormai - dice il
sindaco di Ucria Giuseppe Lembo questi animali non attaccano solo
le nocciole, ma gradiscono ortaggi
e frutta. Stanno mettendo in
ginocchio la precaria condizione
economica del paese. Tra le ipotesi
che stiamo prendendo e quella di
mettere trappole come avviene in
altre regioni. Ne bastano una
decina per ettaro».
L’ESPERTO
Così combatteremo il cinipide
PARLA IL PRESIDENTE DEI PERITI AGRARI, DARIO NATOLI: «UTILIZZEREMO
UN SUO NEMICO NATURALE, UN INSETTO CHE LO NEUTRALIZZERÀ»
PATTI. La lotta obbligatoria al cinipide galligeno del castagno è una disposizone
di legge pubblicato sulla gazzetta ufficiale regionale 21 del 2011. Il Collegio dei
Periti Agrari e Periti Agrari Laureati di Messina, sin dalla pubblicazione del
decreto, di concerto con vari sindaci (Patti, S. Piero Patti e S. Angelo), ed in
particolare con il Sindaco di Montagnareale, Anna Sidoti, ha stipulato una
convenzione per il monitoraggio del territorio che, all'epoca, era totalmente
indenne unitamente al comune di Patti (su cui le aree destinate a castagno sono
limitate), a differenza, invece, di S. Angelo di Brolo e S. Piero Patti, dove la
presenza del cinipide era preoccupante Per contenere i danni provocati da
questo insetto nocivo per il castagno si può effettuare la lotta biologica, basato
sulla liberazione nei boschi di castagno del suo antagonista naturale,
l'imenottero “Torymus sinesis”. Si tratta di un insetto di 2 millimetri che ha lo
stesso ciclo biologico del Cinipide e in questi giorni si sta provvedendo ad
effettuare dei lanci di questo antagonista sui vari territori comunali, il tutto di
concento con il Servizio Fitopatologico Regionale di Milazzo , diretto da Corno
Graziano. «In media - spiega l’agronomo Dario Natoli, presidente del collegio
dei Periti Agrari - si utilizza una provetta contenenti circa 100 esemplari, per
coprire circa 5.000-7.000 metri quadrati di superficie, che subiscono una
riduzione di numero a causa dell'adattamento climatico e pertanto, al fine di
rendere sicura ed efficace la lotta biologica, è necessario ripetere i lanci più volte
e in più anni».
P.A.
centonove pagina 20
economia
UOMINI&BUSINESS. Ritratto del gruppo alberghiero di Taormina fresco di premio “Hotelier of the year”
Gais, alberghi e nobiltà
Destagionalizzazione, sinergia e qualità, le parole d’ordine della famiglia Bambara-De Luca che ha dovuto
rinunciare al progetto Castello a Mare. Ma fa crescere la quarta generazione di manager del turismo
DI
VINCENZO LOMBARDO
David Herbert Richards Lawrence è
stato uno scrittore, poeta,
drammaturgo, saggista e pittore inglese
che rispecchiò efficacemente la rivolta
della sua generazione contro l'epoca
vittoriana. Antesignano e profeta
dell’amore libero fu un figlio dei fiori
ante litteram. Soggiornò a Taormina
(1920-1922), con la moglie Frieda von
Richthofen, per problemi legati al suo
stato cagionevole di salute e alloggiò in
uno dei più esclusivi alberghi
dell’epoca, l’Hotel Diodoro. L’albergo,
costruito nel 1898 da Giuseppe e
Isabella Bambara, secondo la moda
inglese imperante in quel periodo, fu
teatro delle turbolenti avventure
extraconiugali taorminesi della inquieta
moglie che ispirarono l’artista a scrivere
“L’amante di Lady Chatterley”,
romanzo che lo immortalò.
Occupato, durante le due guerre dalla
Luftwaffe germanica, prima, e dall’Air
Force inglese, dopo, l’albergo è stato
sempre punto di riferimento di una
clientela internazionale ed esclusiva tra
teste coronate, scrittori e artisti. Ai
primi intraprendenti imprenditori, ai
figli dei figli, si sono sostituiti nel
tempo, Sebastiano De Luca e Isabella
Bambara, perfetti eredi di quello stile
unico, e della classe tipica di chi è
cresciuto in un ambiente cosmopolita
raffinato. Oggi la famiglia De Luca è
proprietaria di un Gruppo alberghiero –
il Gais Hotels Group – che comprende a
Taormina oltre allo stesso storico
Diodoro, anche il cinque stelle lusso
Grand Hotel San Pietro, l’Hotel
Caparena & Wellness Club, splendido
resort in riva al mare, il residence Villa
Giulia e il Boutique Hotel Isabella nel
cuore del centro storico. Del Gruppo fa
parte anche l’Azienda Agricola “Chiuse
del Signore” sita a Linguaglossa, alle
pendici dell’Etna, in un territorio dalle
caratteristiche uniche, tra le bianche
nevi del vulcano e l’infinita distesa del
mare azzurro di Sicilia.
L’ indomabile spirito imprenditoriale
LA SCHEDA
RATING ECONOMICO SOCIALE
(0 a 10): 6
- Storia ultra centenaria: 9
- Andamento economico: 5
- Rapporto
Occupazione/Territorio Partner
di Iniziative Sociali:
6
- Sponsor Attività Sportive: 4
La famiglia De Luca
della famiglia De Luca – Bambara è
stato messo alla prova l’anno scorso
non già dalle avversità economiche
bensì dalla burocrazia. Il 14 dicembre
2013 essi scrivono all’Amministrazione
una lettera accorata nella quale
spiegano i motivi della loro rinuncia al
progetto di riqualificazione di un’ area
degradata da tempo nel cuore storico
di Taormina, ammassata da vecchi
ruderi di un antico albergo importante,
il Grand Hotel Castello. L’area fu
acquistata nel 2001 e ben quattro
progetti sono stati redatti dalla famiglia
in conformità ai desiderata delle tante
Amministrazioni che si sono date il
cambio alla guida della città. Ad ogni
avvicendamento di sindaco il progetto
per andare avanti doveva ora
allungarsi, ora accorciarsi, alzarsi,
abbassarsi, ovvero modificato negli
esterni oppure ridursi. Tanti progetti
fatti e rifatti. Tanti denari spesi e andati
in fumo. Due importanti finanziamenti,
irrimediabilmente perduti. E così, dopo
aver bruciato tante risorse senza
concludere nulla, la famiglia De Luca –
Bambara ha mestamente abbandonato
il progetto. Niente più Castello a Mare,
niente più Albergo, niente posti di
lavoro in più, meno turisti di classe
alta, quelli cioè che spendono qualche
soldo in più nell’indotto cittadino.
Nemo propheta in patria Sebastiano De
Luca. L’ Ehma (European hotel
managers’ association), un’ente
internazionale formato da direttori di
prestigiosi hotel a 4 e 5 stelle, a
febbraio lo ha insignito del premio
“Hotelier of the year”. «Mi auguro - ha
commentato con eleganza Sebastiano
De Luca - che la il premio dia, tramite il
riconoscimento personale, visibilità
internazionale al nostro prodotto
integrato su tutto il territorio di
Taormina e dell’Etna.
Destagionalizzazione, sinergia e qualità
sono le parole chiave della mia
azienda, da tempo impegnata a
promuovere il prodotto ricettivo
regionale in un’ottica ampia e
articolata».
Sebastiano De Luca è al suo quarto
mandato, come presidente dell’Unione
regionale degli albergatori siciliani. Egli
è, inoltre, presidente di Gisa SpA e
componente della giunta Aica
(Associazione Italiana Confindustria
Alberghi), Amministratore del Distretto
Turistico Taormina-Etna e consigliere
regionale Unicredit Territorial
Community Sicilia. Prima di
intraprendere l’avventura
imprenditoriale ha lavorato in
importanti strutture in Italia e
all’estero. A lui va il merito di aver
ristrutturato e potenziato gli alberghi di
famiglia, creando una catena
alberghiera che oggi è di riferimento
per la Sicilia e per il Paese. Accanto a
lui, cresce professionalmente la quarta
generazione: i figli Stefania e Sergio
con il compito di portare avanti “ the
ancient tradition of hospitality”.
Ma la decisione di abbandonare
l’investimento sul Grand Hotel Castello
è irrevocabile? Aggrottando un po’ le
ciglia e con un accenno di sorriso
l’anima del gruppo risponde: “Più in là,
quando ne avremo tempo e voglia,
provvederemo a recuperare quel
terreno secondo le leggi in vigore,
ricostruendo quello che è già lì, nel
rispetto dei volumi ad oggi esistenti,
operando delle scelte subordinate alle
nostre esigenze familiari e
patrimoniali.”
[email protected]
centonove pagina 21
1 Maggio 2014
ANDAMENTO ECONOMICO
Accoglienza e dop
Gais Spa società capogruppo che fa
riferimento a Isabella Bambara.
Capitale sociale euro 1.196.000
suddiviso in due quote tra i coniugi
Isabella Bambara 80,43% e Sebastiano
De Luca 19,57%. Il gruppo è formato
da diverse società tutte operanti nel
settore turistico alberghiero
proprietarie di alcune delle più
prestigiose strutture presenti a
Taormina. Alla Gais Spa fanno capo
l’Hotel Villa Diodoro, l’Hotel Isabella e
l’Hotel Villa Giulia.
Caparena Srl, capitale sociale euro
1.638.000 suddiviso tra Gais Spa il
63,49%, Isabella Bambara il 36,03% e
Sebastiano De Luca lo 0,48%. La
società gestisce l’omonimo albergo.
Gisa Spa, capitale sociale euro
1.122.000 suddiviso tra Gais Spa il 50%
e la Cisa Spa, che fa capo all’editore del
Giornale di Sicilia Ciancio Sanfilippo,
l’altro 50%. Gestisce il Grand Hotel San
Pietro. Tenuta Chiuse del Signore:
società cooperativa arl che gestisce
l’omonima Azienda Agricola che
produce prodotti Dop e
commercializza un vino autoctono. Il
Gruppo non presenta un bilancio
consolidato. Addetti occupati 370
unità.
FATTURATO 2012
Gais Spa euro 5.135.000 (+ 0,8%
rispetto al 2011); Gisa Spa euro
2.333.000 (+ 2,15% rispetto al 2011);
Caparena Srl euro 3.058.000 (+14,28%
rispetto al 2011). I ricavi sono in crescita
nonostante la crisi del settore. Il
risultato della gestione operativa (Mol)
presenta un analogo trend: Gais euro
1.224.000 (+26%), Gisa euro 387.000
(+555%), Caparena euro 199.000
(+300%). I dati segnalano un
miglioramento dell’efficienza
produttiva delle strutture e una coeva
riduzione dei costi operativi.
Circostanze che hanno provveduto a
rilasciare maggiori margini. Nell’anno in
esame non vi sono utili. La Gais chiude
con una perdita d’esercizio di euro
234.000 causati dal peso riverberato in
bilancio da oneri straordinari di euro
426.000. La Gisa termina l’esercizio con
una perdita di euro 103.000 per effetto
della gestione finanziaria e tributaria.
Caparena conclude la gestione con una
perdita di 487.000 per via dell’incidenza
dell’elevato costo degli investimenti
effettuati negli anni precedenti e
ammontanti a complessivi euro
19.000.000.
La Gais Spa ha investimenti per euro
35.248.000. Gisa Spa per euro
16.640.000. Impieghi finanziati con
mezzi propri e con capitali a medio e
lungo termine prestati dalle banche. Il
Gruppo reperisce risorse finanziarie,
anche, con moderni e più raffinati
sistemi di emissioni di titoli
obbligazionari propri che vengono
assorbiti dai mercati mobiliari.
Outlook: debole stabilità.
1 Maggio 2014
economia
NOMINE
QUI EUROPA. L’impegno della ministra Cecile Kyenge per introdurre lo “ius soli”
Cittadinanza, l’integrazione possibile dei nuovi nati
DI SALVATORE
CIFALÀ
La nuova ministra per
l’integrazione Cecile
Kyenge ha chiaramente
espresso la volontà di
continuare a impegnarsi perché in Italia
venga cambiata la legge sulla
cittadinanza del 5 febbraio 1992, basata
sullo ius sanguinis, e che venga
introdotto come principio che regoli la
materia, invece, lo ius soli.
Come dimostrano le esperienze di altri
paesi europei e non, in cui lo ius soli è
applicato (spesso con modalità ibride), vi
sono varie forme che esso può assumere
nella sua applicazione pratica. La
Fondazione Leone Moressa si è chiesta
quanti sarebbero, quindi, i nuovi cittadini
italiani se lo ius soli fosse stato applicato
nell’anno 2011 nella sua forma più pura
e semplice, cioè se la cittadinanza venisse
data a ciascun bambino nato sul
territorio italiano, anche se da genitori
stranieri. L’anno 2011 è preso come
ultimo riferimento, poiché i dati
anagrafici più recenti disponibili
risalgono proprio a questa annualità.
Nel 2011 sono nati quasi 80.000 bambini
da genitori stranieri. Il 14,50%, quindi
CONSUMATORI
Gestori elettrici
Le offerte migliori per le
utenze domestiche sono
online e tra le 10 tariffe più
economiche per l’elettricità ,
le prime 6 sono sottoscrivibili
solo via internet . Il risparmio
anche tra le offerte a prezzo più basso
può arrivare fino a circa 50 euro l’anno. Il
Web offre un altro , importante
vantaggio : la possibilità di confrontare
quasi tutte le offerte sul mercato relative
a elettricità, gas, telefono e Adsl e
ottenere preventivi di spesa . Prima di
aderire a un’offerta online bisogna
essere certi di avere dimestichezza con le
tecnologie informatiche . Le
caratteristiche di questi contratti , infatti,
prevedono che il recapito delle bollette e
i pagamenti si svolgano esclusivamente
attraverso il canale telematico . Proprio
la riduzione dei costi di gestione
permette alle società del settore di
applicare tariffe concorrenziali. Per tutti i
contratti applicati via web vale il diritto
di ripensamento entro 14 giorni dalla
stipula . Per annullare la sottoscrizione
del servizio bisogna inviare una
raccomandata con ricevuta di ritorno.
Francesco Sabatino
Adoc Uil Messina
dei nuovi cittadini italiani, sarebbero stati
figli di genitori stranieri. Dal 2002 la
quota di bambini nati in Italia è
aumentata , così come l’incidenza dei
nati stranieri sui nati totali, che è passata
dal 6,20% del 2002 al 14,50% del 2011.
I minori stranieri, considerando anche
coloro che non sono nati in Italia, stanno
diventando di anno in anno una
componente sempre più importante della
popolazione e la loro incidenza sul totale
dei minori si aggira quasi intorno al 10%,
ovvero quasi 7 punti percentuali in più
rispetto al 2002. Se consideriamo le
seconde generazioni, vale a dire coloro
che sono nati in Italia, tali giovani
stranieri possono essere stimati in circa
730.000 unità andando a comporre oltre
il 70% della popolazione minore
straniera complessiva. Tornando ai nati
nel 2011, oltre la metà di questi nuovi
cittadini si concentrerebbero al Nord, il
38,2% nel Nord Ovest e il 29,2% nel
Nord Est. A livello regionale, in termini
assoluti, è sicuramente la Lombardia la
regione in cui l’applicazione dello ius soli
avrebbe più impatto, in quanto qui si
concentrano oltre un quarto delle
nascite, a seguire il Veneto e l’ Emilia
Romagna, rispettivamente con il 12,7% e
il 12,3% delle nascite. Se prendiamo in
considerazione l’incidenza dei nati
stranieri a livello regionale, vediamo che
anche in questo caso la Lombardia
presenta i valori più elevati (22,1%),
seguita nuovamente da Emilia Romagna
(23,7%) e Veneto (21.7%). Valori
consistenti però sono presenti anche in
Piemonte (19,5%), Umbria (19,8),
Toscana (18,6%), Marche (18,8%).
Interessante è poi invece scendere nel
dettaglio regionale: oltre il 40% dei
nuovi cittadini nascerebbe nelle prime
dieci province, con Milano in testa
(8,0%) e Bologna a chiudere (2,4%). Le
province lombarde, venete ed emiliane
sarebbero quindi quelle più interessate
da questo fenomeno a livello locale. Se
invece consideriamo l’incidenza, vediamo
come le province in cui ci sarebbe il
maggior numero di nuovi cittadini
italiani sono concentrate in tre regioni:
Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. È
interessante però notare come non siano
i centri metropolitani a presentare il
maggior numero di nati stranieri sul
totale dei nati, ma piuttosto realtà di
medie dimensioni, quali Mantova e
Brescia per la Lombardia, con
rispettivamente un’incidenza del 29,9% e
del 29,8%, Treviso e Vicenza per il
Veneto (23,7% e 23,2%) e, infine,
Modena e Reggio Emilia per l’Emilia
Romagna (28,2% e 25,5%).
“Dare evidenza al dettaglio territoriale ha
senso nei termini in cui l’acquisizione
della cittadinanza permette l’accesso a
tutta una serie di servizi e conferisce sia
diritti che doveri che trovano la loro
principale espressione a livello locale”
affermano i ricercatori della Fondazione
Leone Moressa “In questo studio
abbiamo ipotizzato costantemente che lo
ius soli entri in azione senza valora
retroattivo, quindi abbiamo calcolato gli
effetti solo sui nati del 2011. Rimarrebbe
comunque aperto quindi, il problema dei
giovani di seconda generazione, che non
rappresentano un numero poco
significativo: questi giovani rimarrebbero
sospesi ancora tra la condizione di
sentirsi italiani praticamente a tutti gli
effetti (essendo nati e cresciuti in Italia e
avendo ridotti contatti con il paese di
origine) ma di non essere riconosciuti tali
giuridicamente, con il rischio di cadere
nell’illegalità una volta maggiorenni.
Acquisire coscienza di quanti siano questi
giovani e di come sono distribuiti sul
territorio italiano sottolinea l’urgenza di
un cambiamento radicale sia rispetto a
un riconoscimento giuridico dei doveri e
dei diritti tramite la cittadinanza, sia
attraverso un riconoscimento informale
da parte della società civile. L’attuale
legge sulla cittadinanza non trova più
corrispondenza nelle realtà del fenomeno
migratorio contemporaneo”.
REGIONE
Nomina consulenti Irsap
PALERMO. La giunta regionale siciliana,
riunita dal presidente Rosario Crocetta,
ha deliberato: l' approvazione del regolamento per la nomina dei componenti
della consulta delle Attività Produttive
dell' Irsap; il progetto sulla digitalizzazione degli archivi delle Questure e dei
Commissariati. Ha inoltre designato
quale componente del Consiglio giustizia
amministrativa (CGA) - sezione giurisdizionaleil magistrato Giuseppe Grasso.
ASSOSTAMPA
Macaluso nuovo presidente
PALERMO. Giancarlo Macaluso, 50 anni,
cronista di bianca del Giornale di Sicilia, è
il nuovo presidente dell' Associazione siciliana della stampa. Lo ha eletto a Palermo, all' unanimità, il Consiglio regionale nel corso della seduta di
insediamento dopo il congresso regionale di Enna. Vice presidenti sono stati
eletti Massimiliano Passalacqua e Paolo
Licciardello. Il Consiglio ha inoltre eletto
la nuova giunta esecutiva guidata da Alberto Cicero, che era stato già riconfermato segretario al congresso di Enna. L'
esecutivo è composto da Nino Amante,
Massimo Bellomo Ugdulena, Francesco
Celi, Franco Di Parenti, Virgilio Fagone,
Salvo Messina per i professionali e Antonio Fiasconaro, Giuseppe Petralia e Cristina Puglisi peri collaboratori. Riconfermato alla carica di tesoriere Massimo
Bellomo Ugdulena.
NOTIZIE DAI CONSULENTI DEL LAVORO
Professionisti senza cassa, si versa all’Inps
Esiste un’ampia platea di liberi professionisti titolari di
Partita Iva che svolgono attività a contenuto artistico o
professionale per i quali non è istituita una specifica cassa di
previdenza di categoria. L’attività deve essere svolta senza
vincoli di subordinazione, decidendo autonomamente tempi,
modalità e mezzi necessari per l’esecuzione, con abitualità e professionalità. Non
occorre che tale attività sia esclusiva né prevalente, basta solo che sia abituale.
L’attività di lavoro autonomo si caratterizza per la personalità della prestazione e
per la prevalenza del fattore “lavoro” sul capitale, mentre nell’attività condotta
sotto forma di impresa prevale il fattore “organizzazione” delle risorse
produttive (beni, servizi e risorse umane). Questi liberi professionisti sono soggetti
all’obbligo di iscrizione alla gestione separata INPS a copertura dei rischi di
invalidità, vecchiaia e superstiti. La base imponibile previdenziale è pari
all’imponibile fiscale, così come risulta dalla dichiarazione dei redditi e dagli
accertamenti definitivi: è quindi definita per differenza fra i compensi percepiti e
le spese di gestione. L’ aliquota applicata è del 27,72% per i soggetti non iscritti
ad altre forme di previdenza e del 22% per i titolari di altra tutela contributiva. Il
contributo alla Gestione Separata è interamente a carico del professionista, che
tuttavia ha facoltà di addebitare al cliente in fattura, a titolo di rivalsa,
un’aliquota pari al 4% dei compensi lordi. L'esercizio di tale facoltà ha rilevanza
solo nei rapporti fra il professionista ed il cliente ed è del tutto ininfluente ai fini
del versamento alla Gestione Separata, poiché a quest'ultimo dovrà provvedere
sempre e comunque il professionista e per l'intero importo. Poiché il contributo è
rapportato al reddito conseguito nell'anno di riferimento, il versamento avviene
con lo stesso meccanismo di acconto e saldo e con le stesse scadenze previste dal
fisco per i versamenti Irpef. E’ posto in capo al lavoratore l’obbligo di iscrizione
alla Gestione separata comunicando all’INPS la data di inizio dell’attività
lavorativa, la tipologia dell’attività, i propri dati anagrafici, il codice fiscale e il
proprio domicilio. L’iscrizione deve essere effettuata per via telematica entro 30
giorni dall’inizio del primo rapporto di lavoro, anche tramite i Consulenti del
lavoro o gli altri professionisti abilitati ad assistere in toto i soggetti interessati.
centonove pagina 22
poster
1 Maggio 2014
MURALES DI UMANITÀ VARIA
ZOOM
Nel 1623 vivevano
69 famiglie
Roccalumera. Nel 1623 nella baronia
di Contrisa vi erano 69 famiglie e
299 anime, i cui terreni erano
piantati a olivi, gelsi ed alberi da
frutto. Da anni la zona risultava
abbandonata. «Il futuro è qui nelle
campagne, nella coltivazione della
terra come risorsa di vita, l’unica
risorsa che non ha mai una
scadenza – spiega don Catino
Totaro – i giovani lo devono capire.
Abbiamo i posti più belli del
mondo, luoghi inesplorati e ricchi
di storia che non possiamo
dimenticare».
Don Catino Totaro con la moglie Giovanna. Tre giorni a settimana sfornano il pane da un forno costruito in una grotta
SVOLTE. Per una vita ha fatto il decoratore d’interni, ora fa rivivere un borgo seicentesco
La locanda di Contrisa
Catino Totaro, 70 anni, ricomincia da capo in un casale feudale. Assieme a moglie e figli si dedica
alla campagna, riscopre vecchi sapori e ospita “viandanti”. Un esempio per i più giovani
DI
GIUSEPPE PISTONE
Roccalumera. Dal pennello alla cucina
genuina. Una passione quasi genetica
per i sapori e i colori della natura
trasformata in una vera “filosofia di
vita”. Ha dedicato oltre mezzo secolo
della sua vita a fare il decoratore
d’interni, dipingendo e stuccando
chiese, ville nobiliari e antichi palazzi
per tutta l’isola. E oggi alla sua
veneranda età, con una pensione
minima, torna a vivere in campagna e
intraprendere una nuova avventura per
garantirsi un reddito dignitoso.
Realizzare ciò che ha sempre sognato,
dedicandosi con amore e passione, alla
ricerca degli antichi sapori. Don Catino
Totaro, 70 anni sonanti si trasferisce con
la moglie Giovanna nell’antico e
disabitato borgo feudale di Contrisa e da
“lezioni” di sapori e natura. Partner: i
frutti della terra, il cinguettio degli
uccelli ed il profumo di zagare e
gelsomino. Ma con una missione
ambiziosa. Rievocare gli antichi sapori
attraverso una ricerca storica delle
specialità culinarie di quella che un
tempo era la principesca contrada di
“Contrisa”. Un luogo che conserva
ancora l’aspetto incantevole del piccolo
e salubre borgo feudale del ‘600. E nella
quiete di un paesaggio bucolico, ormai
quasi spopolato, e monte del centro
abitato di Roccalumera, in una
posizione dominante, trasforma una
vecchia casa di famiglia in una locanda
non solo per rievocare antiche ricette
culinarie, ma presto anche per ospitare i
viandanti con lo stesso calore familiare
come fossero dei parenti. Proprio
com’erano un tempo le antiche locande
di una volta e quì tutto ha il sapore di
antico. E oggi la taverna prende il suo
stesso nome: “Locanda di don Catino”.
A fare da scenografia è il forno per il
pane ricavato nella roccia e collegato
alla cucina in muratura, attraverso uno
stretto cunicolo scavato dentro la roccia
che si affaccia su una terrazza dal
panorama mozzafiato che domina da
Capo S.Alessio, con il suo castello arabo,
alla costa calabra. Un luogo che ha già
ispirato lo storico e ricercatore Angelo
Cascio il quale ha voluto dedicare
all’interno della locanda un singolare
scritto di “Benvenuti” con tanto di
descrizione storica e stemma araldico
del principato d’Alcontres. «Qui il fluire
del tempo si è arrestato, qui tutto ci
parla di infinito, di eternità, di cicli di
stagioni, e di speranze sempre le stesse.
Qui - si legge ancora – c’è l’uomo di ieri,
di oggi e di domani, l’uomo di sempre
che contemplando la natura, riesce a
leggervi il grande amore di Dio per le
sue creature. Un luogo in cui il tempo
sembra non sia mai passato e mai
passerà». Nel 1623 nella baronia di
Contrisa vi erano 69 famiglie e 299
anime, i cui terreni erano piantati a
olivi, gelsi ed alberi da frutto. L'Antica
Locanda di Don Catino si propone così
di dare ospitalità in un'antica stazione di
posta dall'ambiente rustico ed
accogliente, proponendo una cucina
mediterranea semplice ma allo stesso
modo ricercata, puntando tutto sulla
genuinità delle materie prime. «Tante le
specialità culinarie tipiche del luogo che
portiamo in tavola ogni giorno – dalla
verdura selvatica raccolta all’alba, ai
legumi, passando per i prodotti dell’orto
di stagione coltivato nel retro della
locanda, alle uova fresche delle nostre
galline – racconta orgoglioso don
Catino. Capaci di saziare le esigenze dei
palati più originali e raffinati. Tre volte
la settimana sforniamo il pane caldo
fatto con il metodo tradizionale della
lievitazione naturale, condito con
acciughe e olio». In principio doveva
essere solo una piccola avventura, un
passatempo da coltivare nei momenti
liberi e solo per gli amici più intimi –
confessa il decoratore produttore - oggi
invece si ritrova a lavorare sodo anche
per lasciare ai suoi tre figli, Francesco,
Gianfilippo e Sebastiano, un futuro più
sicuro.
A sinistra il borgo di Contrisa. A destra don Totaro raccoglie piselli dall’orto
centonove pagina 23
1 Maggio 2014
posterricorrenze
EVENTI. Gli appuntamenti nell’isola per la Festa. Tra musica e riflessioni
Primo maggio, ritorno al passato
Dalla memoria della Strage di Portella della Ginestra ai concertoni da Messina a Palermo, dalle escursioni del Fai
ai festeggiamenti per San Giuseppe. Ecco la Sicilia che celebra la lotta per il lavoro. Le riflessioni di un sindacalista
DI
MARIA TIZIANA SIDOTI
1 MAGGIO. «Oggi più che mai è
necessario che il Primo Maggio sia una
Festa, ma anche un impegno di lotta»,
è l'invito di Dino Paternostro,
segretario della Cgil di Corleone, la
Camera del Lavoro intitolata a Placido
Rizzotto, il sindacalista assassinato
dalla mafia del feudo nel 1948. Che il
1 maggio sarà alla manifestazione
della sua sigla sindacale a Portella
della Ginestra in ricordo della Strage
del 1947, uno dei tanti appuntamenti
in occasione della Festa dei Lavoratori
in Sicilia, dove dalla memoria
dell'eccidio di Portella ai concerti sulla
scia di Roma, dalle "scampagnate" del
Fai alla riscoperta del territorio alle
celebrazioni di San Giuseppe
lavoratore, il laico è rincorso dal sacro
tra il dolore del passato e la fragilità
della precarietà quotidiana, tra rituali
contadini, tradizionali tavolate per i
poveri e la poca solidità economica del
presente.
PORTELLA SIMBOLO DI LOTTA. «Il
mondo del lavoro subisce attacchi da
tutte le parti, la legislazione sul lavoro
è stata indebolita, oggi sembra più
moderno chi attacca di più i diritti dei
lavoratori. Ma ci rendiamo conto che lo
Stato italiano sta rubando il futuro a
diverse generazioni di giovani,
condannati alla precarietà a vita? Ci
rendiamo conto che oggi il datore di
lavoro può licenziare quasi come vuole
e quando vuole? Quale fiducia possono
avere nel futuro i giovani senza lavoro
o con un lavoro precario, senza
nessuna certezza?» si interroga
Paternostro. Che rilancia: «Il Primo
Dino Partenostro segretario Cgil di Corleone
Portella della Ginestra, in ricordo della strage
Maggio oggi dev'essere un impegno a
lottare per il lavoro, per il futuro dei
giovani e contro la precarietà». E
annuncia: «Parteciperò, come ogni
anno, alla manifestazione organizzata
dalla Cgil a Portella della Ginestra.
Parteciperò al corteo che da Piana si
snoderà fino al Memoriale
(sistemazione naturale-monumentale
dell'artista Ettore De Conciliis, ndr) di
Portella, luogo simbolico per il mondo
del lavoro, perchè ci ricorda la strage,
ma ci ricorda anche che fin dal 1893 i
contadini di quella zona, guidati da
Nicola Barbato, si riunivano in quel
luogo per parlare del "sol dell'avvenire"
e del "riscatto del lavoro"». Era proprio
il 1 maggio il giorno della Strage,
quando ripristinata la Festa dei
Lavoratori, soppressa nel ventennio
fascista, anzi sostituita dalla Festa del
lavoro italiano del 21 aprile, il Natale
di Roma, circa 2000 lavoratori, in
maggioranza contadini, a Piana degli
Albanesi nella vallata di Portella
manifestavano contro il latifondismo e
in favore dell'occupazione delle terre
incolte e celebravano la vittoria del
Blocco del Popolo alle elezioni per
l'Assemblea regionale siciliana. Dalle
colline partirono raffiche di mitra:
ufficialmente 11 morti e 27 feriti di cui
alcuni morirono in seguito, e colpevole
la banda di Salvatore Giuliano. «A
Portella, 67 anni fa, è stata consumata
la prima strage dell'Italia repubblicana.
Le sentenze giudiziarie indicano nel
bandito Giuliano l'unico colpevole di
quella nefandezza. Non è possibile,
non ci crediamo. Insieme al bandito di
Montelepre c'erano sicuramente i
mafiosi al soldo degli agrari. E non è
improbabile che ci fossero anche pezzi
di servizi segreti italiani e stranieri.
Allora, l'Isola doveva a tutti i costi
restare nella sfera di influenza
occidentale e bisognava fermare
l'avanzata della sinistra (dei comunisti
in particolare) a tutti i costi. Come Cgil
questo chiediamo che si faccia luce su
quella terribile strage, andando oltre le
verità superficiali e di comodo. Col
libro "Portella della Ginestra e il
processo di Viterbo" che presenteremo
oggi pomeriggio (28 aprile, ndr) a
Piana degli Albanesi vogliamo
sottolineare proprio questo: il valore
della memoria e la necessità di avere
verità e giustizia», conclude
Paternostro. E il 1 maggio ancora una
volta dal sasso da cui Barbato parlava
alla sua gente e tra i sassi in cui
persero la loro vita i contadini in nome
del lavoro la "voce" della lotta di ieri e
di oggi vibrerà alta.
IN CONCERTO. Sulla scia del concerto
organizzato dal 1990 dai sindacati
Cgil, Cisl e Uil a Roma per ricordare
l'impegno del movimento sindacale e i
traguardi raggiunti dai lavoratori in
centonove pagina 24
ambito economico e sociale, anche
Messina ha il suo appuntamento
musicale per il Primo Maggio. Che, in
collaborazione con l'associazione socioculturale Paradisea e con il patrocinio
dell'Assessorato alla Cultura, ha il
nome di "Messina in Musica" con
allestimento della band Tremori dei
giovanissimi Giovanni Rollo, Emanuel
Raffa e Riccardo Sindona. Sul palco
messinese in Duomo dalle 16:30 a
mezzanotte oltre ai Tremori altre 9
band emergenti, Esa Trio, Waiting
light, Ji ka jah city, Reset, Intelaitura
basimale, Deep red sky, Sibirka, Ginger
lane e Sonic effect, presenteranno
cover di brani famosi o inediti propri.
In piazza ci saranno stand di ristoro
ma anche di tipo culturale e
associativo con attività per i più
piccoli, mentre l'organizzazione,
interessata a creare un punto
d'incontro annuale, punterà anche a
sensibilizzare sui temi legati alla Festa
del Lavoro. In musica anche Paceco,
nel trapanese, dove si alterneranno
Improvvisescion Band, U4,
Wiscky&Coca , On the Road, The
Sunrises e gli Ottoni Animati sul palco
posterricorrenze
allestito dalla Proloco e
dall'associazione culturale giovanile
"Rerum Novarum" col patrocinio del
Comune pacecota. L'appuntamento è
in Piazza Vittorio Emanule dalle 9 alle
24, dove ci sarà spazio anche per una
premiazione con borse di studio per
studenti di elementari, medie e
superiori, impegnati a sviluppare con
arte pittorica o descrittiva il tema della
Festa, mentre mangiafuoco, giocolieri,
truccabimbi e personaggi Disney
cattureranno i visitatori. In piazza,
oltre alla degustazione di prodotti
enogastronomici particolarmente
rappresentativi del territorio, ci
saranno stand espositivi e mostre
fotografiche in collaborazione con
l'associazione "La Koinè della Collina e
omologhe di utlilità sociale e di
volontariato quali l'Avis, i balli dell'Asd
(Associazione sportiva dilettantistica,
ndr) "Hakuna Matata" e le esposizioni
di club auto e moto d'epoca. Note
musicali e profumi di Sicilia anche a
Centuripe, in provincia di Enna. Dove
da Villa Corradino per Garibaldi
"Balcone della Sicilia", in affaccio a
vista sull'Etna il live di vari gruppi
musicali con band di spicco,
organizzato dall'associazione LiberArt,
impegnata a "liberare" il lato artistico
dei giovani, oltre a promuovere
progetti culturali, e il lavoro di "Radio
Studio 2", "avvolgeranno" i presenti tra
gli aromi degli stand di piatti tipici.
SAN GIUSEPPE "LAVORATORE".
Primo Maggio all'insegna di San
Giuseppe Artigiano o Lavoratore è sia a
Leni, nell'eoliana isola di Salina, sia a
Montemaggiore Belsito nel
palermitano. A Leni nella piazza della
chiesa intitolata al santo si prepara la
"tavuliata", una tradizione di fine '800,
iniziata su idea di un devoto, Giuseppe
Pittorio che, proprietario di barche,
allestì per la festa del santo una tavola
per i poveri con i cibi di rito come
pasta con ceci e vari legumi. Interrotta
durante la II guerra mondiale, è stata
ripristinata anni fa con una variante: a
consumare il banchetto delle
"quadare", le pentole di rame con pasta
e ceci, e altri prodotti tipici eoliani non
più i poveri ma tutta la comunità.
Dopo la benedizione del parroco 12
bambini e i componenti della Sacra
Famiglia con vesti multicolori siedono
alla "tavuliata". Nel pomeriggio la
processione corre per le vie del paese,
mentre in tutte le piazze adiacenti le
chiese si imbandiscono ricche tavole
per una tradizione estesasi anche alle
altre Eolie. Anche a Montemaggiore
anticamente il pranzo era per i poveri,
"I Virginieddi", mentre oggi per il San
Giuseppe lavoratore il 1 maggio, il
banchetto, aperto a tutti, è soprattutto
un evento di promozione delle
tradizioni culturali ed
enogastronomiche e di richiamo per i
turisti: pasta con salsa e finocchietti di
montagna, riso con lenticchie, fritture
di cardi, di carciofi, di baccalà e di
broccoli ricoperti con pastetta, e
"ghiotta", "pignulata", cannolo con
ricotta, e "sfince", e vino, tutto
rigorosamente del luogo, mentre i
commensali inneggiano al santo con il
tipico "Evviva lu Patriarca San
Ciusieppi". A termine del pranzo si
distribuiscono sacchetti con un
assaggio dei fritti e dei dolci,
un'arancia ed una forma di pane,
mentre nel pomeriggio la processione
del santo e la sera, davanti l'altare
tradizionale, realizzato con una grande
struttura lignea ed addobbato con
antichi teli in lino ricamato a mano, su
cui sono esposti, "i panuzzi di San
Giuseppe", i dolci e le piantine del
frumento, "u laurieddu", si conclude
con il Rosario. Festeggiamenti religiosi
ma al SS. Crocifisso coinvolgono anche
la palermitana Monreale dall'1 al 3
maggio. L'1 e il 2 manifestazioni
folkloriche con bande musicali, corse
di cavalli, sbandieratori e giostre tra
"luminarie" e "bancarelle" accendono di
luci e suoni, mentre il culmine delle
celebrazioni è il 3, quando c'è la
tradizionale discesa dall'altare del
Crocifisso, adagiato sullo zoccolo della
"Vara", con le ferite del costato sfiorate
dai fazzoletti bianchi, rossi e turchini
dei fedeli al grido di "Grazia Patruzzu
Amurusu" prima della processione che
muove in gran parte per il percorso del
1625 dalle 18 alle 2 di notte. L'avvio
della processione è dalla Collegiata,
per passare per via A. Veneziano fino al
"Canale", e per corso P. Novelli fino
1 Maggio 2014
La parrocchia di San Giuseppe lavoratore a Leni
all'"Abbiviratura", e riscendere dopo
una sosta di circa 30 minuti dalla
stessa strada fino a via Garibaldi, detta
"a scinnuta ru Signuri", dove si ferma
dinanzi la statua di Padre Pio per poi
proseguire per via Venero, quindi,
corso P. Novelli, detto "a "Varanni", per
via Roma fino a piazza Vittorio
Emanuele II con un giro completo, per
via B. D'Acquisto, e risalire da via
Palermo, rifare il giro della suddetta
piazza e sostare dinanzi il Comune e il
Duomo per i giochi pirotecnici al
termine dei quali il Crocifisso ritorna in
Collegiata, passando per via Umberto
I.
SCAMPAGNATA COL FAI. Per il Primo
Maggio il Fai, Fondo ambiente italiano,
dal 1975 capace di salvare dal degrado
e aprire al pubblico importanti
testimonianze del partimonio artistico
e naturalistico italiano, invece, dà
l'appuntamento con la "Scampagnata
del 1° Maggio 2014" al Giardino della
Kolymbetra, nella Valle dei Templi di
Agrigento per far riscoprire la bellezza
dei luoghi tra le fogge del passato nelle
testimonianze archeologiche e i
profumi di primavera di agrumi e
zagare, e olivi secolari: una visita
guidata nell'antico sito della Piscina di
Akragas, bagnato ancor oggi dalle
acque degli Acquedotti Feaci con
aperitivo rustico, possibilità di
prenotare una colazione al sacco o di
consumare il pranzo da casa in una
piccola area attrezzata tra gli aranci.
CIVILTÀ CONTADINA IN FESTA. A
Villarosa, nell'ennese, ci sarà la II
edizione della Sagra della Pecora-Festa
della Civiltà Contadina alla Stazione
Ferroviaria di Villarosa-Treno Museo
della Civiltà Contadina e Mineraria: un
viaggio tra sapori tipici con
degustazioni di piatti locali a base di
pecora nello stand gastronomico e le
tradizioni contadine, e la visita del
Treno Museo, del centro storico e
Villapriolo il "Paese Museo". Un
percorso nella memoria di luoghi
fondati nel 1761 nell'attuale forma ma
dall'origine medievale di un più antico
insediamento, il "Casale di
Bombunetto" della famiglia Petroso di
Castrogiovanni nel XIV secolo, che,
distrutto dal terremoto del 1693,
venne riedificato a metà '700 da
Placido Notarbartolo-Zati prima come
San Giacomo di Villarosa e poi come
Villarosa, nome di poesia
verosimilmente dal casato di Faustina
Villaraut, nonna materna di Angela
Zati, sposa di Francesco Notarbartolo,
padre di Placido.
SAN MARCO D’ALUNZIO
Quattro passi nel borgo più bello d’Italia
Allurakì in concerto
Tutto pronto per la terza edizione del “Bosco in Festa”
che si terrà a San Marco d’Alunzio l’1 maggio. Musica dal
vivo, giochi nella natura, sport, buon cibo e tante altre
sorprese all’interno dell’area attrezzata – Percorso della
Salute - in contrada San Giovanni, proprio nel cuore del
Parco dei Nebrodi grazie all’Amministrazione comunale
guidata dal sindaco Amedeo Arcodia, insieme alle
Associazioni Arcieri, Volontari Onlus e Pro Loco San
Marco organizzano una fantastica giornata all’insegna
del divertimento e del relax completamente immersi
nella natura. Un’altra splendida cartolina promozionale
per le tante attrattive presenti sul territorio aluntino che
con grande passione vengono costantemente valorizzate
dai suoi abitanti. Arte, Cultura, Storia, Tradizione, Sport,
centonove pagina 25
Benessere e Natura da sempre sono stati le fondamenta
di un solido piano di sviluppo turistico che sta portando
San Marco d’Alunzio (tra i Borghi più belli d’Italia) ad
affermarsi come centro turistico propulsivo in tutto il
comprensorio. Ed è proprio in questo contesto che si
colloca la manifestazione dell’1 maggio volta a
valorizzare pienamente il patrimonio naturalistico e
paesaggistico presente sul territorio di San Marco
d’Alunzio. Una giornata che offrirà tantissime
opportunità a chi vuole trascorrere alcuni momenti
veramente esclusivi. A partire dalla mattina, infatti, sarà
possibile andare alla scoperta del Borgo aluntino con
entrate ai musei e visite guidate gratuite. All’interno
dell’area attrezzata, sarà invece possibile organizzare il
proprio pic-nic con amici e familiari. Nel pomeriggio sarà
la musica live a farla da padrona con Siculanti,
Nuntereggeapiù, Turé Muschio e gli Allurachì, Black Soul.
1 Maggio 2014
posterlibri
SAGGI. Un libro per riflettere e sperare puntando tutto sull’etica “dell’ecoappartenenza”
La felicitàpossibile secondo Franceschelli
E’ obbligatorio scegliere fra la speranza in Dio e la disperazione nichilistica? Il filosofo presenta
la terza via di una saggezza ‘naturalistica’ che persegue una felicità sobria e solidale
DI
AUGUSTO CAVADI
L’universo è una matrice eterna e
ingenerata oppure, in qualche modo, il
frutto di un’Intelligenza creatrice
‘esterna’? E –in esso – l’essere umano è
il punto di arrivo di un progetto divino
o piuttosto uno degli innumerevoli
prodotti casualmente emersi a un certo
punto dell’evoluzione? E – infine - la
morte per il soggetto individuale è la
porta verso la vita piena o, al contrario,
verso la dissoluzione irreversibile?
Orlando Franceschelli nella sua ultima
opera (Elogio della felicità possibile. Il
principio natura e la saggezza della
filosofia, Donzelli, Roma 2014) espone,
in forma quasi sistematica,
le proprie risposte a tali
ineludibili questioni.
L’opzione metodologica è il
“criterio epistemologico
della plausibilità”: una
teoria filosofica può
“legittimamente pretendere”
di essere riconosciuta come
plausibile se “soddisfa il
duplice requisito della
compatibilità con la scienza
e della validità
argomentativa”. Tale
prospettiva “sollecita non solo a
praticare scrupolosamente il principio di
carità interpretativo”, ma anche “la
disponibilità a rivedere le proprie tesi”.
Tra le teorie filosofiche che rispettano il
criterio della plausibilità l’autore
rivendica un posto per il “naturalismo
(e ateismo) metodologico”: spiegare gli
eventi naturali iuxta propria principia,
senza far ricorso a “entità e fattori
soprannaturali”. Seguendo questa
LACERTI DI LETTURE
direttiva metodologica si arriva ad una
visione del cosmo caratterizzato da
“autarchia ontologica, contingenza
evolutiva e sovrumanità della realtà
fisica”. Coerente con questa cosmologia
risulta l’antropologia: l’uomo non più
capax Dei bensì capax naturae.
“L’antropologia dell’ecoappartenenza”
implica, tra altre caratteristiche, “la
consapevolezza che l’uomo e la sua
storia non costituiscono il fine
dell’esistenza e dei processi evolutivi
della natura, il cui accadimento si
protrarrà – con le stesse sterminate
vicissitudini temporali di quando ancora
non c’eravamo – anche dopo che noi
non ci saremo più. Con ogni probabilità
neppure come specie e
certamente come individui
destinati a morire”.
Una concezione del cosmo e
dell’uomo di tal genere
esclude qualsiasi ipotesi di
felicità? Franceschelli lo nega
con fermezza e, a riprova,
delinea una vera e propria
“etica dell’ecoappartenenza”
incentrata sull’impegno a
“ricercare, definire e vivere
una felicità che
effettivamente sappia
alimentarsi, per quanto ci è possibile, di
piacere, saggezza e virtù. E perciò
sappia essere anche concretamente
solidale”. Un impegno che si lascia
riassumere nella Regola Aurea che
l’autore propone di riformulare così: “fai
per la fioritura della felicità degli altri
tutto ciò che ritieni possibile e vorresti
fosse fatto per la fioritura della tua
felicità”. Nonché di estendere “i diritti al
benessere e alla felicità anche agli altri
animali non umani ma senzienti, in
sintonia con prospettive morali non più
antropocentriche e speciste ma
sensiocentriche”.
La “saggezza della felicità possibile e
solidale” non esclude “la conspevolezza
e la memoria della sofferenza o
memoria passionis, per dirlo con questa
pregnante nozione usata dai teologi
quando opportunamente invitano a far
rientrare anche «l’autorità dei
sofferenti» tra le voci dell’odierno
pluralismo. Si tratta appunto non di
una contrapposizione ma di un legame,
nel senso che continuare ad aspirare
alla felicità anche quando si prova
sofferenza e ad essere consapevoli e
memori di ogni sofferenza anche
mentre si è felici, consente di vivere
tutta la propria felicità in un modo
ancora più sereno, gradevole e
autentico”.
LA CLASSIFICA
Orlando Franceschelli
Le tesi di Franceschelli suscitano,
ovviamente, non pochi interrogativi sia
in interlocutori cristiani che marxisti.
Egli ne discuterà in pubblico sabato 3
maggio nell’isola di Levanzo con i
partecipanti alla prima edizione della
“Festa della filosofia d’a-mare” (che si
terrà nelle isole Egadi da venerdì 2 a
domenica 4 maggio).
www.augustocavadi.com
DI FELICE IRRERA
Questa volta, l’irresistibile Eco ci trasporta con la sua scrittura coinvolgente in luoghi
molto noti, anche se solo congetturati dall’uomo o comunque mai materialmente
trovati: si parla dell’Eden, delle isole Fortunate, del paese di Cuccagna, dell’immaginata
Terra Australe, degli Antipodi. Tutti tentativi di pensare il diverso che abita la stessa
terra, ma in luoghi noti solo per essere stati narrati dal mito o dalla letteratura. Molte
le gradevoli illustrazioni.
Umberto Eco, Storie delle terre e dei luoghi leggendari,
Bompiani 2013, pp. 478, € 35,00
Espinosa
Michael Connelly
1Albert
Braccialetti rossi - Salani
4
Il quinto testimone - Piemme
Alan Friedman
Clara Sánchez
il Gattorpardo - Rizzoli
Le cose che sai di me - Garzanti
2Ammazziamo
5
Andrea Vitali
Serra
3Rizzoli
6Michele
Premiata ditta Sorelle Ficcadenti
Gli sdraiati - Feltrinelli
www.wuz.it
FRASI CHE FANNO UN RACCONTO, DIVERSO DA QUELLO NARRATO DALL’AUTORE (A CURA DI CARMELO CELONA)
Inadeguati non si nasce
Perniciosi processi di valorizzazione
dell’incompetenza consentono al mediocre di
mortificare l’eccellenza. Un tempo questi era
costretto ad evolvere, oggi invece gode del
consenso di una moltitudine di ignoranti e
ignavi, che in esso pienamente si identificano. “Il
sentimento di inadeguatezza non è più una leva preziosa in
grado di sollevare noi e il mondo circostante, bensì il pretesto
per trovare scorciatoie a danno dei nostri simili. Nemici da
superare ad ogni costo. Non è più necessario elevare noi
stessi, basta barare oppure abbassare gli altri. Oggi si vince
così. Almeno si crede di vincere.” Non possiamo essere
indifferenti ai problemi altrui. E’ un atteggiamento che oltre a
danneggiare il prossimo, alla lunga, danneggia noi stessi
facendoci sprofondare in un’apatia esistenziale di cui
cogliamo solo il fastidio di un’insoddisfazione perenne. “Non
tutti siamo costretti ad andare dalla stessa parte. Tenerne
conto è vitale. L’alternativa è l’incomunicabilità, l’estraneità, e
infine il conflitto. L’indifferenza è colpevole.” Il ricorso alla
follia è l’unica strategia possibile che il nostro cervello può
attivare per difendersi dall’insopportabile dolore mentale
che ci provocano certe ingiustizie, violenze, tradimenti,
indifferenze, cattiverie, cinismi, praticati nei nostri riguardi.
“La nostra psiche sembra organizzata come un potente, ma
piuttosto strano, apparato di sicurezza che nell’ansia di
proteggerci si lascia tentare da soluzioni rischiose. Le psicosi e
le nevrosi fanno parte di questi espedienti di sopravvivenza.”
Le mogli spesso compensano primordiali errori di valutazione
istigati più dall’istinto materno che da consapevoli scelte
centonove pagina 26
sentimentali. “La maggior parte degli adulteri femminili sono
una risposta all’immaturità dei mariti, e anche la scarsa
disponibilità nella vita intima di cui molti uomini si
lamentano senza porsi troppe domande, prende le mosse da
premesse analoghe.” Chissà perché certa burocrazia si
compiace più della forma che dell’efficacia dei propri
provvedimenti. “Il potere che promana dalla forma tenta
irresistibilmente chi è privo di sostanza.” L’autocontrollo
davanti a qualsiasi emozione è la strategia degli animi
codardi. “Vi è un sistematico occultamento di emozioni e
sentimenti, temuti perché suscettibili di palesare il nostro lato
debole.” Noi siamo, soprattutto, quello che abbiamo vissuto
in famiglia. “La famiglia spesso scolpisce la nostra vita, nel
bene o nel male.”
Lacerti tratti da: “Inadeguati non si nasce ” - 2003
Domenico Barrilà
postercinema
1 Maggio 2014
RASSEGNE
PROTAGONISTI.. Da Baarìa a Il capo dei capi, le mille sfumature di un attore siciliano
Foti nomination
Ancora nei cinema con la commedia romantica Ti sposo ma non
troppo, al fianco di Vanessa Incontrada e Chiara Francini
Catania. L’attore siciliano Francesco Foti
(Fuori dal mondo; Baarìa; Il capo dei
capi) ritorna al cinema dopo
l’esperienza con il Premio Oscar
Giuseppe Tornatore sul set di Baarìa,
grazie a Ti sposo ma non troppo, opera
prima dell’attore e sceneggiatore
Gabriele Pignotta, dove recita al fianco
di Vanessa Incontrada, ma anche di
Chiara Francini, Catherine Spaak e dello
stesso regista. In questa commedia
romantica, distribuita da Teodora Film e
ora nei cinema di tutta Italia, Foti
impersona il fratello del protagonista,
canoista e amante della vita, sorridente
e positivo. Una prova da
attore che è valsa il
plauso per
l’interpretazione da
parte di molta critica,
che ha scritto ad
esempio: “Francesco Foti
nei panni di Giulio
riesce a mantenere un
registro comico
contenuto e ricco di
sfumature
interpretative. A lui, non
a caso, è affidata la
svolta narrativa più
Francesco Foti
bella e inaspettata della
sceneggiatura”.
“Non smetterò mai di ringraziare –
sottolinea Foti - il regista, gli attori, il
produttore Marco Belardi e tutta la
troupe per la serenità sul set, la
disponibilità, la collaborazione, direi
quasi la complicità e la libertà creativa
che mi hanno lasciato sul personaggio
affidatomi”. Francesco Foti è in attesa di
riportare sulle scene dei teatri italiani il
suo one-man-show Niuiòrc Niuiòrc,
reduce da una serie di date a New York
nell'ambito del festival di teatro italiano
In Scena! Diplomatosi all'Accademia
d'Arte Drammatica Paolo Grassi di
Milano, Francesco Foti, nato a Catania
nel 1965, diventa uno dei primi vee jay
italiani, conducendo Segnali di Fumo
nel 1994. In campo cinematografico
lavora, tra gli altri, con Giuseppe
Tornatore in Baarìa, con Roberto Faenza
in Alla luce del sole e con Giuseppe
Piccioni in Fuori dal mondo.
Parallelamente, partecipa a diversi film
indipendenti ed è il protagonista di
alcuni cortometraggi tra cui Tiger boy di
Gabriele Mainetti, selezionato tra i 10
finalisti per la Nomination ai Premi
Oscar 2014. E' un volto noto soprattutto
per le sue numerose presenze in serie
televisive di successo, dove alterna
felicemente ruoli comici e drammatici.
Avvocato senza scrupoli in Squadra
Antimafia 3 e boss molto umano in Una
Musica silenziosa, tra i tanti personaggi
interpretati ricordiamo anche il mai
cresciuto dj in All Stars, il perfido Sgrò
in Intelligence, il buonissimo idealista
Pietro Passalacqua nelle due serie di
Raccontami e il boss Stefano Bontade ne
Il capo dei capi. E’ George Ragalan, il
protagonista indiano della sit-com
Sweet India ed il cabarettista drogato
Luca Melis ne L’ultima
battuta della seria Crimini.
In teatro è protagonista di
numerosi spettacoli,
passando dai classici
(L’uomo, la bestia e la virtù
di Pirandello, Lady
Macbeth di Shakespeare, Il
gabbiano di Checov) ai più
moderni (Zoo story di
Albee, La peste di Camus).
Sceglie anche testi di autori
contemporanei come Top
dogs di Urs Widmer,
Un'impresa difficile di
Hanoch Levine e,
recentissimamente, la
versione siciliana del celebratissimo
Muratori di Edoardo Erba; nel 2011
tocca anche l'operetta, interpretando il
mitico ruolo del carceriere Frosh ne Il
Pipistrello, per la regia di Michele
Mirabella. Come autore e attore comico,
nel 1996 scrive e interpreta, con
Margherita Antonelli, Le relazioni più o
meno pericolose, portandolo in tournée
nei principali locali e teatri italiani.
Pietro Germi
La valigia dei sogni dedicata a Germi
Quinta edizione della manifestazione al Cinema Lux di Messina
Messina. E’ cominciata lunedì 28 aprile,
presso il cinema Lux di Messina, la quinta
edizione della rassegna “La valigia dei
sogni”, organizzata dallo stesso cinema
Lux e dal Cineforum Orione, con la
collaborazione del Dipartimento di
Scienze Cognitive della Formazione e degli
Studi culturali (ex Facoltà di Scienze della
Formazione) e del Dipartimento di Civiltà
antiche e moderne (ex Facoltà di Lettere)
dell’Università degli Studi di Messina e con
il patrocinio della FICC (Federazione
Italiana Circoli del Cinema), cui il
Cineforum Orione aderisce.
Per ricordare il grande regista Pietro
Germi, l’edizione di quest’anno – che
s’intitola “Pietro Germi ‘siciliano’ nel
centenario della nascita” – presenta tutti i
suoi film “siciliani” (ad eccezione del meno
riuscito “Gelosia”), che costituiscono le
opere più significative della sua vasta
filmografia: i primi due (“In nome della
legge” del 1949 e “Il cammino della
speranza” del 1950) vertono sul piano
dell’analisi sociale, trattando la situazione
di un paese della Sicilia nei suoi
collegamenti con la mafia e le peripezie di
un gruppo di minatori costretti ad
MARSALA
Tutti al cinema con Archè
Marsala. La valenza educativa e formativa del grande schermo a
beneficio dei minori che soffrono situazioni di svantaggio.
Questa, in sintesi, la mission del progetto “Tutti al Cinema” che
l’Associazione Archè realizza a Marsala col patrocinio
dell’Amministrazione Adamo. In maniera del tutto gratuita, si
offre un’opportunità di svago e socializzazione attraverso la
visione di film d’animazione rivolta a bambini con disagio
sociale e psico-fisico. In particolare, la programmazione di
maggio (ogni lunedì) vede in calendario quattro pellicole: Mr Peabody and
Sherman (il 5 maggio, nella foto in alto), Il Castello Magico (12), Cuccioli - la città del
vento (19), Barry, Gloria e i Disco Worms(il 26 maggio). I film saranno proiettati al
Cinema Golden con inizio alle ore 16,30 (termineranno entro le ore 18,30). Nel corso
dell'intervallo è previsto un breve confronto tra i piccoli, invitati ad intervenire per
esprimere le proprie sensazioni o a porre domande agli assistenti.
centonove pagina 27
emigrare in Francia; gli altri due, invece
(“Divorzio all’italiana” del 1962 e “Sedotta
e abbandonata” del 1964), prendendo
spunto da due famigerati articoli di legge
allora in vigore, affrontano due delicati
temi di costume attraverso uno stile
ironico, dissacratorio e graffiante, che
avrebbe dato origine alla cosiddetta
“commedia all’italiana”.
I film, presentati da docenti universitari e
studiosi di cinema, saranno proiettati, ogni
lunedì, presso il Cinema Lux di Messina,
con spettacolo unico alle ore 20,45,
secondo il seguente calendario: “In nome
della legge” (28 aprile); “Il cammino della
speranza” (5 maggio); “Divorzio
all’italiana” (12 maggio); “Sedotta e
abbandonata” (26 maggio).
L’ingresso ad ogni singolo spettacolo è di
€. 5; l’abbonamento ai 4 film costa €. 15;
vi è anche un “Abbonamento Speciale”
riservato agli studenti dell’“AgiScuola”
che hanno frequentato le proiezioni del
Concorso “David Giovani”, del costo di €.
10; infine, per gli studenti universitari
dell’Università di Messina, la
partecipazione all’intera manifestazione
darà diritto a crediti formativi, in base alle
disposizioni dei singoli corsi di laurea.
S’incomincia lunedì 28 aprile (cine Lux, ore
20,45), con il raro film “In nome della
legge” (1949), con Massimo Girotti e
Charles Vanel, che, attraverso lo schema
tipico dei western americani, offre una
visione un po’ “romantica” della mafia di
quei tempi, rurale, arcaica e sottoposta a
un suo preciso “codice d’onore”,
offrendoci uno spaccato del conflitto
mafia-legge di grande efficacia visiva e
notevole portata storica. L’intera
manifestazione e il primo film saranno
presentati da Nino Genovese, Presidente
del Cineforum Orione di Messina.
1 Maggio 2014
posterteatro
DEBUTTI. La piece di Olmi al Teatro di Patti con Gianni Fortunato Pisani e Isabella Giacobbe
Tutti pazzi per Mathilde
Festival del centenario
La storia di una scrittrice uscita dal carcere per avere avuto una scandalosa relazione
con un 14enne tornerà in scena alla Sala Laudamo di Messina il 10 maggio
Gianni Fortunato Pisani con Isabella Giacobbe
DI GIÒ PEREC
Messina. “Mathilde” è una pièce di
Veronique Olmi, una delle più apprezzate
autrici teatrali francesi, pubblicata qui da
noi da Einaudi con la traduzione di
Alessandra Sera. Il testo, in versione
ridotta, è stato messo in scena in Italia (a
Milano) una sola volta nel 2011. Adesso il
giovane regista pattese Michelangelo
Maria Zanghi, evidentemente innamorato
dei suoi contenuti, l’ha messo in scena al
Teatro Comunale di Patti, per replicarlo il
10 maggio nella Sala Laudamo di
Messina, avendo come protagonisti due
interpreti all’altezza: il navigato e sicuro
Gianni Fortunato Pisani dalle belle
tonalità vocali e la giovane nascente e
trepidante figuretta Isabella Giacobbe che
già dimostra di possedere le qualità per
interpretare ruoli d’un certo spessore
drammatico. La “Mathilde” del titolo è
una scrittrice appena uscita dal carcere,
condannata a tre mesi per avere avuto
una relazione scandalosa con un ragazzo
minorenne di 14 anni. Lo spettacolo inizia
su una scena tutta occupata da una
piramide di scatoli e scatoloni, mentre le
note di Je ne regrette rien di Edith Piaf
dilaniano le carni d’una figura maschile
sul punto di traslocare, che sta cercando
di riempire gli ultimi cartoni con libri e
riviste d’ogni tipo. Ad un tratto giunge
con una grossa valigia in mano Mathilde,
la giovane moglie di quell’uomo che si
chiama Pierre e che fa il ginecologo.
INDA DI SIRACUSA
L’uomo, un tipo razionale e conformista, è
abbastanza stupito di quell’arrivo inatteso
e sulle prime l’accoglie con freddezza
come se avesse davanti un’estranea. Poi i
due coniugi cominciano con fatica a
parlarsi. Si capisce che lui-ama-lei più di
quanto lei-ami-lui. “Perché l’hai fatto” –
dice lui – E lei: “ E’ stata una boccata
d’aria fresca, un respiro di poesia”. L’uomo
è disarmato, non sa come ri-prendere il
bandolo della matassa, non trova gli
espedienti, le parole per riavvicinarla a sé.
“Questo processo mi ha reso ridicolo” –
sostiene lui – . “Io mi sentivo sola,
aspettavo che tu tornassi a casa” –
risponde lei – . L’uomo vuole sapere se ha
dormito col ragazzo. Lei le dice di no.
Entrambi prendono gusto a ferirsi, a
Sarà una festa che celebrerà la
bellezza, il pensiero e la forza morale
della cultura classica: in occasione dei
cento anni dalla sua fondazione,
l'Istituto Nazionale del Dramma
Antico (Inda) di Siracusa organizza il
''Festival del Centenario'', con una
stagione particolarmente ricca e
curata di rappresentazioni classiche
che, dal 9 maggio al 22 giugno,
saranno allestite al Teatro Greco.
''Siracusa è stata la capitale culturale
del Mediterraneo nel V secolo A.C.'',
ha ricordato il Commissario
Straordinario dell'Inda Alessandro
Giacchetti, ''oggi torna ad esserlo
con il centenario del Teatro Greco, al
quale il Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano ha voluto
concedere il suo alto Patronato per il
centenario''. In questo compleanno
importante, il sito archeologico
diverrà un vero e proprio cantiere
teatrale, con le scene curate da
Arnaldo Pomodoro e la
partecipazione di nomi importanti
come Paola Gassman, Ugo Pagliai,
Massimo Venturiello, Piera Degli
Esposti, Mariano Rigillo, Giovanna Di
Rauso, Francesco Scianna, Elisabetta
Pozzi.
lasciare cicatrici indelebili. Infine si
insinua sempre più forte la volontà di
cercare le ragioni della loro convivenza, e
di verificare se le ferite nel loro amore
possano rimarginarsi. “ Rimani” –
sussurra lui – . “ E’ questo l’’amore ? “ –
chiude lei - . Una pièce da seduta
psicoanalitica oppure una profonda
riflessione sulla coppia e sul matrimonio,
sul perché si sta insieme o ci si separa.
Una riflessione all'insegna della più
crudele sincerità, senza sconti e senza
risposte preordinate. Le musiche erano di
Chiara Pollicita, il backstage di Antonio
Ferraro e Giuseppe Contarini. Successo
per la Compagnia teatrale Santina
Porcino e Scena Nuda che hanno
prodotto lo spettacolo.
MARSALA E CATANIA
Italia Libre
APPUNTI PER UNA MODERNA RIVOLUZIONE BORGHESE
Un momento dello spettacolo
Catania. Certo, confrontarsi con la contemporaneità è per
l’arte difficile eppure doveroso. Ed è necessario per il
teatro, arte che fa del qui e ora la sua cifra essenziale: il
teatro deve necessariamente essere contemporaneo,
diversamente, non solo è cattivo teatro, ma proprio non
esiste come arte. È quanto vien fatto di pensare,
presentando “Italia Libre: appunti per una moderna
rivoluzione borghese”, la commedia che Pietro Dattola,
giovane regista e attore siracusano, ma da anni residente e
operante a Roma, metterà in scena il 2 e 3 maggio a
Marsala sulla scena del “Baluardo Velasco” e, subito dopo,
il 4 e 5 a Catania alla “Cartiera” sede del Jazz Brass Group
etneo. Il testo è di Paolo Zaffaina, mentre in scena ci sono
centonove pagina 28
Flavia Germana De Lipsis e Camillo Marcello Ciorciaro.
Comicità corrosiva per dire dell’impotenza umana,
culturale, politica, della nostra società e della paradossalità
dei percorsi attraverso cui, oggi, si può arrivare ad una
consapevolezza del baratro in cui sta scivolando la cultura
occidentale: percorsi che appaiono velocissimi, istantanei,
efficaci, alla portata di tutti. Ma sono la rete, i new media e,
se si vuole, la cocaina a farli apparire tali e pertanto si tratta
di illusioni destinate a svanire. Due giovani sognano una
rivoluzione e sniffano cocaina: «si tratta di una commedia
d'azione grottesca, esilarante, dal retrogusto amaro –
spiega il regista -; per gli argomenti e per l'epilogo, una
commedia dark, "Il sorpasso" dell'Italia di oggi, un paese
immobile che, quando si muove, lo fa per restare dov'è.
Basta sentire le parole di questi giovani: Senti, ma pippare è
considerato un’attività criminosa? No, se lo fai per caricarti
prima di un’azione!».
posterrubriche
1 Maggio 2014
MOZART-STRAUSS A ALERMO
NUOVE VISIONI
DI MARCO OLIVIERI
Il cinema ritrovato
“Il cinema ritrovato” è il
titolo di una bellissima
rassegna promossa a
Bologna (prossima
edizione dal 28 giugno
al 5 luglio) dalla
Fondazione Cineteca. Un’occasione
per recuperare i capolavori e le perle
del passato. Nella nuova edizione,
ad esempio, si celebreranno i 100
anni di Charlot. Sulla scia di questo
modello significativo, sono
molteplici le iniziative che si
potrebbero realizzare anche nei
territori siciliani e messinesi, se solo
ci fosse maggiore attenzione da
parte delle istituzioni, favorendo
magari l’educazione al linguaggio
filmico da parte delle nuove
generazioni. “Il cinema ritrovato”,
inoltre, è anche un progetto per far
vedere i classici restaurati nelle sale.
Così, in questo ambito, la multisala
Apollo di Messina proporrà il
prossimo 7 maggio (ore 16.30, 18.30,
20.20) “Roma città aperta” di
Roberto Rossellini – un capolavoro
del 1945 interpretato da Anna
Magnani e Aldo Fabrizi – dopo aver
proposto “Risate di gioia” e “Il
gattopardo”. Un’altra iniziativa
meritevole è quella organizzata dal
Cineforum Don Orione di Messina e
dal cinema Lux: la quinta edizione
dell’interessante “La valigia dei
sogni”. Questa volta la rassegna è
dedicata a “Pietro Germi ‘siciliano’
nel centenario della nascita”, con
quattro suoi film di ambientazione
isolana: “In nome della legge”, “Il
cammino della speranza" (lunedì 5
maggio), “Divorzio all’italiana” (12
maggio), “Sedotta e abbandonata”
(26 maggio). L’appuntamento è al
cinema Lux di Messina, con
spettacolo unico alle ore 20,45.
DE GUSTIBUS
Pizzolato chiude il Festival
MUSICA
La mezzosoprano palermitana torna al Teatro Massimo da star
Record store day
Vince il vintage
Marianna Pizzolato
PALERMO. Concerto conclusivo del
Festival Mozart-Strauss al Teatro
Massimo di Palermo, martedì scorso. In
programma la "Alt Rhapsodie" e "Il
canto del destino di Brahms e l'ultima
splendida sinfonia di Mozart, la
"Jupiter".
Sul podio Stefano Ranzani, che resterà a
Palermo per le prove dell'attesissimo
"Don Giovanni", il capolavoro del genio
salisburghese che debutta il 16 maggio.
Il programma è stato pensato per
evidenziare i legami straordinari tra la
musica di Brahms e quella di Mozart, e la
star della serata è Marianna Pizzolato,
mezzosoprano palermitana che ormai da
anni registra il tutto esaurito nei migliori
teatri del mondo. La Pizzolato si è
diplomata al Conservatorio di Palermo,
ma in seguito si è perfezionata con
Claudia Carbi e Raul Gimenez.
La consacrazione avvenne al Rossini
opera festival con "Il viaggio a Reims",
da lì in poi non si è più fermata, dal
Covent Garden alla Scala, al prestigioso
festival di Lucerna. Appena diplomata è
andata via da Palermo per poi tornare
due anni fa per amore, ha sposato un
palermitano e come dice "in fondo sono
in più cinquanta minuti di aereo per
raggiungere Roma e poi il mondo, ma
questo mi consente di stare vicino a mio
marito". Tra gli autori che più frequenta
senz'altro il primo è Rossini, ma anche
Verdi. Memorabile è il suo Nabucco con
Placido Domingo al Covent Garden. Di
strada ne ha fatta Marianna, ma "le doti
più importanti - dice - sono la cautela e
la pazienza. La voce è lo strumento più
delicato, bisogna non avere fretta, non
osare di sforzare la voce per inseguire il
successo o il denaro. Ho imparato anche
a rifiutare ruoli prestigiosi, come
accadde con 'Semiramide'. Confesso però
che il sogno che vuole diventare
progetto è 'Carmen', comincio
seriamente a pensare alla bella sigaraia.
In questi mesi sto studiando il ruolo di
Eboli per il 'Don Carlos' di Verdi e il
repertorio concertistico di Malher, poi
vedremo". La musica per lei ha una
struttura genetica a cominciare dal
bisnonno che era cantante e liutaio, ma
già a 12 anni Marianna entrò in
conservatorio per studiare il sax, poi il
canto ebbe la meglio.
DI MASSIMO LANZA
All’osteria Ballarò
A pochi passi da piazza Borsa, nel cuore del centro
storico palermitano, ha da poco aperto i battenti un
locale davvero interessante. Bellissima la location in
quelle che erano le scuderei dell'antico palazzo che
lo ospita, interessante e molto diversificata la
proposta. Si può cominciare dall'aperitivo
accompagnato dai classici delle cucina di strada palermitana come
panelle, crocchette, pane ca meusa, stigghiole, trippa e quarume,
tutto preparato con materie prime di cui è certificata la
provenienza. Poi c'è anche la carta del ristorante, ampia e che
cambia spesso a seconda della stagione. Si può cominciare con lo
street food o si può optare per salumi e formaggi siciliani, la
tartara di Cinisana, bovino siciliano, o il carpaccio di suino nero dei
Nebrodi, ovviamente non mancano altre proposte anche di pesce.
Tra i primi lo spaghetto alla Ballarò, che poi è il nome del locale,
con vongole veraci, ricci e gamberi nostrani, il pacchero al ragù di
suino nero dei Nebrodi, la Margherita al ragù di tonno o magari il
risotto zucca rossa, ricotta e cannella. Tra i tanti secondi il bollito
con i giri, (verdura selvatica) il tonno in agrodolce e un'ampia
scelta di pesce freschissimo, gamberi, gamberoni, triglie, mupe e
tanto altro ancora. Tutto cucinato a regola d'arte e nei tempi
giusti tempi di attesa nonostante il centinaio di coperti disponibili.
Tra i dolci i classici cannoli, la cassata o il gelo di limone o
mandarino. Carta dei vini ?working in progress? che elenca ai
giusti ricarichi tantissime etichette siciliane. Personale cortese e
molto disponibile. Dopo cena è d'obbligo fare due passi sino al
vicino coloritissimo mercato della Ucciria che è diventato negli
ultimi anni il cuore pulsante della movida notturna palermitana,
magari per prendere il bicchiere della staffa nella storica Taverna
Azzura.
Osteria Ballarò -Via Calascibetta 25 - Palermo tel 091 7910184
centonove pagina 29
DI CESARE NATOLI
Il Record Store
Day, appena tenutosi in
tutto il mondo, ha
rinvigorito il dibattito
sui formati fisici e
digitali e sul loro appeal tra giovani
e meno giovani. Come abbiamo più
volte documentato, vinile e
cassette piacciono ai bambini e ai
ragazzi ancora più del download e
della musica digitale. Un dato che
trova ancora conferme. Secondo un
sondaggio realizzato da ICM
Research su 2.030 acquirenti di
musica, sarebbero addirittura le
audiocassette, spesso considerate
come finite da tempo, a giovare di
una seconda giovinezza. La loro
fruizione, infatti, passa dal 2% di
utilizzatori dello scorso anno al 5%
attuale, cifra che sale al 10% tra la
fascia di età 18-24 anni, al 13% tra i
giovani di 25-34 anni. Il vecchio
vinile si attesta al 10% ma sale al
26% tra i 25 e 34 anni, mentre i cd,
con un 23%, sono ancora il mezzo
più usato per ascoltare ed
acquistare musica contro il 20% di
chi ha effettuato download a
pagamento. In sostanza, in barba a
mp3 e streaming, da questi dati
emerge sicuramente un desiderio
molto forte di ascoltare musica
ancora da supporto fisico. Non è
chiarissimo se le interviste sono
state realizzate fuori dai negozi
indipendenti di musica che hanno
partecipato al Record Store Day; i
dati, comunque, parlano di un atto
d'amore verso la musica analogica
che rivive grazie ad una
moltitudine di appassionati e
collezionisti. Saranno pure una
nicchia ma sono vivi e vegeti e se
ne infischiano delle classifiche di
vendita.
1 Maggio 2014
posterlettere
QUI SCUOLA
HERITAGE
DI ANDREA SMITH
DI SERGIO BERTOLAMI
GUI
A vincere saranno i libri
Graduatorie ad esaurimento,
domande da rifare
La via della
dematerializzazione è certo quella da
intraprendere, non solo per il
contenimento dei costi, ma anche per una
maggiore trasparenza e regolarità che ne
dovrebbe derivare. Purtroppo nella
procedura per la presentazione delle
domande per l’aggiornamento delle
graduatorie ad esaurimento (GAE) non fila
tutto liscio e molteplici sono state le
anomalie e i malfunzionamenti del sistema
informativo del ministero riscontrati. Il
MIUR è corso ai ripari mettendo in linea
una versione aggiornata del software che
gestisce le domande. Si è, però, presentato
il problema delle domande già acquisite
entro il 22 aprile, che devono essere
annullate e ripresentate dagli interessati.
Nel dettaglio, in messaggio il gestore del
servizio informativo del MIUR, che è
auspicabile sia pervenuta a tutti, invita, per
una verifica dei dati inseriti, a procedere
alle seguenti operazioni: annullare inoltro
sulla pagina “Elenco delle domande
presentate” e verificare giorni di servizio
nei quadri G1, G2 ed E (per tutti gli
aspiranti che hanno compilato/inoltrato la
domanda in data antecedente al
18/04/2014); verificare il periodo di durata
legale del corso abilitante nei quadri B e
F1: il periodo non deve superare il
quadriennio, nel caso in cui fosse stato
inserito un periodo superiore indicare
quello corretto (per tutti gli aspiranti che
hanno compilato/inoltrato la domanda
fino a 22/04/2014 compreso); inoltrare
domanda (tale operazione produrrà un
PDF che sostituisce il precedente se già
prodotto). I termini per la presentazione
delle domande scadono il 10 maggio, ma
le organizzazioni sindacali insistono per
una proroga, visto quanto accaduto. La
proroga - qualora dovesse esserci - non
riguarderà l'acquisizione di nuovi titoli e
servizi che dovranno sempre essere
posseduti entro il 10 maggio.
ECOLOGIA&AMBIENTE
MESSINADRASTICA
DI FABIO AMATO
Granite e consolazione
Continuando il "Fil Rouge" della mia criticità e negatività nei
confronti della mia amata Città. La mia consolazione è che se
andate all'estero, nessuno parla Italiano, non siamo considerati da
nessuno e siamo conosciuti per la pizza e per il bunga-bunga. Ad esempio in
Austria, paese confinante con L'Italia, nessuno, e dico nessuno, parla Italiano.
Addirittura parlano il Turco ed il Cinese, ma non l'Italiano. Ad Istanbul, ci prendono
in giro per il Bunga-Bunga, ed infatti al mercato delle spezie, mi volevano vendere
una pomata miracolosa. Pazzesco. La cosa che però mi fa impazzire che in tutte le
Città Europee tutti parlano almeno tre lingue. Da noi se parlano in Italiano è già un
successo. Ma ve lo immaginate se un turista chiedesse un'informazione in Inglese al
conducente di un autobus della nostra Città, come minimo gli risponderebbe in
Siciliano! E noi parliamo di Turismo, di Water-Front, di accessi al mare e friubilità
del territorio. Domenica scorsa, mentre passavo dal faro, precisamente vicino al
Parco Letterario, ho visto un gruppo di turisti Tedeschi, con delle cartine in mano,
che cercavano il Parco, chiaramente chiuso. Hanno allora chiesto a dei pescatori
che passavano sulla spiaggia, che chiaramente non hanno capito cosa cercassero,
ed allora, caparbiamente sono andati a visitare il Monte di Pietà, che hanno trovato
chiaramente chiuso, desolati si sono seduti in un bar e si sono mangiati una bella
granita con panna e brioche, e’ questa l'unica "cosa" turistica che hanno potuto fare
nella nostra Città. Soddisfare un bene primario, il cibo, come gli uomini primitivi.
Minchia del gran turismo! Ma queste considerazioni consolatorie ci devono rendere
felici, perchè questo significa che Messina, in Italia, è ai primi posti, anche perchè
rispetto alle altre Città Italiane, la non considerazione dell'Europa, da noi raggiunge
livelli ineguagliabili e quindi non lamentiamoci e viviamo orgogliosamente la
Nostra Messinesità.
L’altra sera ho partecipato
alla presentazione di un
libro. L’atmosfera
familiare ed accogliente
mi ha ricordato quella del
"Negozio dietro l'angolo"
gestito con passione da
Meg Ryan nello scontro con la catena
dei bookstore Fox proprietà di Tom
Hanks. Alla fine del film trionfavano i
buoni sentimenti e da Doralice, a fine
serata, ha riscosso successo un buon
libro, con copie quasi esaurite. Questo
in un’epoca in cui la carta sta per
essere sorpassata del digitale. La
concorrenza portata dai tablet
influisce su di un mercato in crescita
anche in Italia, pur se il fatturato
ancora non compensa la flessione dei
lettori. I titoli elettronici triplicano in
numero e formato, ma già si fa
evidente la progressiva concentrazione
della vendita di ebooks nelle mani dei
global players come Amazon, Google,
Apple, Kobo. La loro quota di mercato
è dell’80%. Altro che lotta tra piccole,
deliziose, librerie e famelici megastore.
Perciò ci si preoccupa d’individuare
nuove strade e nuovi canali. Ma la
tecnologia, come già avvenuto per la
lotta degli anni Settanta tra stampa a
caldo e a freddo, si evolve con
soluzioni inattese. Un inchiostro a base
di nanoparticelle di grafene sarà in
grado assumere interattività al tocco.
Se le sperimentazioni troveranno
conferma, ne conseguirà che libri e
giornali di carta, sostituendo il vecchio
col nuovo inchiostro conduttivo,
potrebbero diventare
meravigliosamente interattivi. Sfiorati
con un tocco si accenderà a contenuti
multimediali visualizzati su tablet e
smartphone collegati via Bluetooth.
Con buona pace di tradizionalisti e
innovatori, a vincere saranno i libri.
[email protected]
DI ANNA GIORDANO
L’isola al contrario
Dopo un excursus su quanto accade, alcuni
campisti mi dicono, “c’è da essere sempre
arrabbiati, visto cosa succede !”. vengono da
regioni e nazioni dove la legge, se la invochi,
la applicano, dove non chiudono per un
giorno intero le strade che portano sui monti solo per far
correre 60 e passa macchine, senza neanche lontanamente
porsi il problema di come potranno migliaia di persone,
andare dove vogliono o devono. Semplicemente, qui ti
dicono di tornartene indietro, con modi da lasciare allibiti,
e tutti zitti, supini, tornano indietro (rally di domenica 27
aprile). Poco importa che nelle settimane precedenti i prodi
corridori abbiano sperimentato il circuito correndo come
folli facendo rischiare la pelle al prossimo, che abbiano
piantato chiodi negli alberi, dipinto con segni vari guard
rail e muretti, tronchi inclusi. Al Prefetto, la cui ordinanza
è stata sbandierata con estrema arroganza da soggetti
finalmente investiti di un qualche potere (evidentemente
privi e desiderosi di averlo, prima o poi), manderemo una
lettera estremamente eloquente su come non debba più
autorizzare simili follie. Danesi, inglesi, tedeschi, italiani,
venuti per vedere i falchi, lasciati passare solo dopo urla
(mie), insieme a Francesi in camper che volevano godere
dei monti, senza poterlo fare. Il pilone continua ad essere
illuminato, senza una Valutazione di Incidenza (di
evidenza pubblica non ne parliamo), muoiono gli uccelli
sbattendoci o semplicemente perdendo l’orientamento e
morendo di inedia altrove. Andiamo avanti. Il prato
bellissimo accanto alla torre degli inglesi, a Faro, si è
trasformato in parcheggio/discarica, sorvolo sui
responsabili, ho già detto a chi dovevo. Ai laghi tornano
prepotentemente interessi sportivi, come se fosse legge
centonove pagina 30
(questa si, da rispettare rigorosamente) che laddove si
tutela la natura si debba per forza fare attività umana. Che
gli uccelli che arrivano stremati debbano andarsene a
morire di inedia un po’ più in là, non gliene frega niente a
nessuno, compresi i motivi istitutivi della riserva, carta
straccia. Che dire degli 850 mila mc di materiale di scavo
per Tremestieri, che vogliono buttare a mare, senza
neanche una VIA e una Valutazione di Incidenza? e
dell’essere (implicitamente) tacciati di mafiosità perché ci si
oppone a percorsi autorizzativi “anomali” (eufemismo)?
vedi questione discarica (taciuta) a Pace, in piena ZPS, in
territorio già massacrato da follie simili in passato? in
questa isola, chi persegue legalità, chi invoca rispetto per il
prossimo a 2 ali o 4 zampe, si fa un fegato marcio, e viene
relegato tra coloro che vanno zittiti, ignorati, isolati,
snobbati. Continuo, per vostra sfortuna credo in ciò che
faccio e vado avanti. E volo con chi amo e vorrei
rispettaste.
postercommenti
DISCUTIAMONE
ELIODORO
I più deboli vittime sull’ara dell’amore
DI
PASQUALE RUSSO
Era il 431 a.C. quando Euripide metteva
in scena la sua Medea. Abbandonata da
Giasone, dopo avergli sacrificato ogni
cosa, si vendica uccidendo la nuova
sposa con un vestito avvelenato e poi i
figli avuti da lui, baciandoli
ripetutamente prima di ucciderli.
Purtroppo il terribile episodio, ultimo in
ordine di tempo e vorrei fosse l’ultimo in
assoluto, della sventurata madre di
Lecco che ha ucciso i suoi tre figlioletti
in modo atroce, riattualizza il dramma
euripideo. Si è parlato di “Sindrome di
Medea, " ora si definisce “Complesso di
Medea” un comportamento finalizzato
alla distruzione totale del rapporto tra
padri e figli dopo una separazione
conflittuale. L’uccisione dell’innocente è
simbolica, non è il figlio che si vuole
distruggere ma il legame con il padre. Il
delitto esplode dopo tempo dalla
separazione. Si tende a far diventare il
bambino un confidente, quasi un
complice, allineandolo ai propri bisogni.
Troppo spesso i figli diventano vittime di
150 PAROLE DA PALERMO
Ciao, Kelly
DI
MARIA D’ASARO
Orecchie lunghe e nere, il mantello
maculato e un?allegra scodinzolante
coda bianca: ecco Kelly, cagnetta di
taglia media, che mi correva accanto
quando mettevo l?auto nel garage.
Infatti Kelly viveva lì, il suo padrone la
faceva giocare nell?ampio cortile
interno tra i garage, perché era
impossibile farla correre nello spazio
angusto della casa condominiale. La
cagnetta ora non c?è più; qualcuno le
ha preparato un pasto avvelenato e lei
è morta qualche settimana fa dopo una
straziante agonia, malgrado le cure
amorevoli dei suoi custodi. Perchè la
presenza di Kelly nei box dava fastidio
a qualche condomino che ha risolto la
faccenda in questo modo brutale. Nel
marzo del 2013 la Corte di Cassazione
ha sancito la legittimità delle condanne
per maltrattamento di animali ?
Quanto tempo ci vorrà ancora perché,
aldilà delle sentenze della suprema
corte, gli uomini della strada sentano
che anche uccidere un cane è un
assassinio?
1 Maggio 2014
abusi emotivi. Ognuno dei genitori, più
facilmente quello affidatario, cerca di
coinvolgerlo in una sorta di patto
d’alleanza, svalutando l’altro fino a far
sviluppare rifiuto e odio. Il fantasma
della perdita, la ferita narcisistica
dell’abbandono esplodono. Purtroppo
anche i padri uccidono. Il bambino non è
più vittima, diventa esso stesso arma di
vendetta. Numerosi studi hanno tentato
di tracciare una linea di demarcazione
tra il delitto commesso dalle madri e
quello commesso dai padri. I risultati
non sono concordi. Sono diverse le
modalità con cui uccidono. Non cambia
l’efferatezza del delitto né l’orrore che
suscita, ma l’uomo coinvolge spesso,
nella sua follia omicida, altri membri
della famiglia, soprattutto l’ex
compagna. L’episodio del padre di
Giussano che ha ucciso i due bambini
avuti da due diverse relazioni ed ha poi
tentato il suicidio precede solo di pochi
giorni i fatti di Lecco. Nella maggior
parte dei casi, si tratta di coppie
protagoniste di una separazione
conflittuale. Un mix esplosivo di rabbia,
depressione, panico, aggravato talora
dalle difficoltà economiche, scatena
reazioni incontrollate che armano la
mano omicida e, talora, comportano il
suicidio. Il rischio suicidiario è alto dopo
il tragico evento, quando chi ha ucciso,
torna all'esame di realtà. L’opinione
pubblica assiste stupefatta, addolorata,
incredula ma la domanda è: “Si
potrebbe tentare di prevenire questi
terrificanti fatti di sangue"? La madre o
il padre assassini erano persone
“normali” e apparentemente tranquille?
Il crimine esplode talora in una reazione
di corto circuitazione dei poteri volitivi.
Le statistiche dimostrano che 2/3 dei rei
non presentavano alcun tratto
psicopatologico ma pensare che sia stata
la malattia mentale a scatenare
l’efferato delitto che ripugna a ogni
coscienza, ci aiuta a liberarci
dall’angoscia.
ANIMAL HOUSE
Enzo Bianco, il sindaco con la ruspa
CATANIA - Da sindaco della primavera, con una smodata passione per i
fiori, come ricordano i maligni, a "sindaco con la Ruspa”. Enzo Bianco si è
rifatto il look politico e, adesso, riceve più critiche che consensi. L'estate
scorsa, sorprendendo tutti, decise di buttare giù senza indecisioni il ponte
del Tondo Gioeni che il suo predecessore aveva salvato. Gli effetti di quella
scelta si vedono, purtroppo, quotidianamente e con gravi ripercussioni i
sul traffico in un punto nodale della circolazione, soprattutto nelle ore di
punta. Non contento di tanto decisionismo Enzo Bianco ha buttato giù, a
colpi di sega, anche una gigantesca araucaria ad Ognina, che creava
qualche problema alla sicurezza degli automobilisti, fungendo da
involontario spartitraffico. Salvata dai cittadini che avevano partecipato a
un sondaggio, il sindaco ha deciso che era giunta la sua ora e dopo
qualche ore di lavoro di un albero ultra cinquantenario non è rimasto più
nulla. O meglio: un mucchio di segatura.
ANTIBUDDACI
DI DINO CALDERONE
Providenti e Accorinti
Una fra le riflessioni
più comuni, per chi
segue la politica locale,
riguarda il confronto fra
Renato Accorinti e Franco Providenti,
eletto sindaco venti anni fa. Se si
paragonano le biografie di entrambi,
i punti di contatto sono veramente
pochi e riguardano soprattutto il fatto
che sia Providenti che Accorinti sono
diventati sindaci all'età di 59 anni,
senza avere mai svolto prima una
specifica attività politicoamministrativa. Solo che, mentre
Providenti, grazie all'attività di
magistrato, aveva maturato una
grande conoscenza di problemi,
norme, procedure, che lo hanno
aiutato non poco nell'attività di
Sindaco (anche per il suo impegno
sociale nella Lega Antidroga, ha
dovuto tenere conto di tanti aspetti
amministrativi), Accorinti, ha svolto
un'intensa attività sociale con il
Movimento Non Violento, si è
intestato molte battaglie di grande
rilevanza non solo cittadina, ma si è
tenuto lontano dagli aspetti
istituzionali e procedurali che ha
volutamente trascurato,
considerandoli pure formalità di cui
poter fare a meno. Queste
caratteristiche lo stanno aiutando
anche da Sindaco ad entrare in
contatto empatico con i messinesi, ma
non gli permettono purtroppo di
esercitare con competenza l'attività di
amministratore. Le analogie fra i due
riguardano piuttosto le modalità del
successo elettorale: entrambi
sfruttano la spaccatura nei due
schieramenti (centrodestra e
centrosinistra) ed enfatizzano la
distanza dai partiti. Ora, le cause della
sconfitta di Providenti nel 1998
furono sia la tardiva comprensione
del peso del sistema partitico, ma
soprattutto la presunzione (in
particolare di alcuni assessori) di avere
acquisito il consenso dei messinesi,
trasformati ormai in maniera
irreversibile. A sentire parlare
Accorinti sulla rivoluzione culturale in
atto, sembra di ascoltare ancora
qualche assessore di Providenti.
Rivoluzione culturale? Sarà, ma
basterà a vincere le elezioni?
[email protected]
DI ROBERTO SALZANO
Nemici forasacchi
Tra aprile ed ottobre, con il riavvicinarsi della
bella stagione, torna puntuale anche un'insidia
da cui i compagni a quattro zampe devono
guardarsi bene. O meglio, da cui vanno guardati e tutelati dai
loro padroni, che hanno il compito di vigilare attentamente e
costantemente sul benessere del proprio animale. Questa volta,
infatti, l'insidia non arriva dalla mano umana, ma proprio la
mano umana può essere utile e decisiva nel prevenire eventuali
complicazioni. Cosa sono i forasacchi? Sono le spighe delle
graminacee selvatiche, che imperversano quando si seccano le
erbacce durante i mesi più caldi. Apparentemente innocue,
sono piccole ma fastidiose e possono insidiarsi in svariati siti
anatomici dei cani. I migliori amici degli uomini sono più esposti
al pericolo perché più frequentemente condotti a fare lunghe
centonove pagina 31
passeggiate all'aria aperta: un tranquillo giro in luoghi dove c'è
vegetazione, campagne, aiuole dei parchi o giardini, può essere
l'inizio di un'esperienza non tanto ludica. I forasacchi riescono a
penetrare nella pelle del cane e provocare profondi e dolorosi
tragitti fistolosi. La forma lanceolata permette loro di viaggiare
nel corpo dell'esemplare. Per tale motivo è impossibile
comprendere in una casistica che non risulti molto ampia e
complessa i punti di rinvenimento dei forasacchi, ma le zone
più colpite sono le orecchie, il naso e gli spazi interdigitali.
L'occhio e la mano del padrone sono provvidenziali. Spesso
bastano semplici accorgimenti, quali possono essere una veloce
ispezione e una bella spazzolata al cane, soprattutto se a pelo
lungo, dopo le passeggiate. Inoltre, ovunque si incuneino, i
forasacchi provocano al quattrozampe fastidi e disturbi. In
presenza di atteggiamenti anomali o fenomeni sospetti, è
sempre il caso di agire con prudenza e fare visitare
immediatamente il proprio animale.
messaggio elettorale - mandatario Panzera Giancarlo