Diciamo insieme dal cuore

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NATALE 2014
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EDITORIALE
“
RIVOLI
Parrocchie nella città
Diciamo insieme dal cuore:
nessuna famiglia senza casa,
nessun contadino senza terra,
nessun lavoratore senza diritti,
nessuna persona senza la dignità
che dà il lavoro.
Papa Francesco – 28 ottobre 2014
ANNO XVIII - N.3
Dicembre 2014
Via F.lli Piol, 44
10098 Rivoli (TO)
www.parrocchierivoli.it
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In copertina:
Il pane della carità.
Sullo sfondo:
Monastero di S. Croce
Direttore responsabile:
Paolo Paccò
Vice direttore:
Lidia Cuva
Redazione:
Don Giovanni Isonni
Don Angiolino Cobelli
Don Paolo Ravarini
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Paola Cornaglia
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Silvano Giordani
Remo Lardori
Franco Rolfo
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Lidia Zanette
Progetto grafico:
Identità Multimediale
Torino
Impaginazione:
Fabio Leone
Stampa:
Tipografia Locatelli
Trezzano sul Naviglio (MI)
Carissimi,
”
leggendo il discorso di Papa Francesco ai partecipanti all’incontro mondiale dei Movimenti Popolari (Roma - 28 ottobre 2014) immediatamente ho pensato al nostro Natale ormai vicino… che bello se fosse la festa
dei con… e il giorno della scomparsa dei senza…
Viviamo un tempo nel mondo e anche a Rivoli troppo carico di senza…
- persone senza pane,
- famiglie senza casa,
- uomini e donne senza lavoro,
- giovani senza progetti e senza speranze,
- vecchi senza compagnia…
Senza… è una parola pesante perché riconosce la bellezza, la bontà e il
valore di alcune realtà fondamentali e nello stesso tempo grida l’ingiustizia e la sofferenza della loro mancanza.
La nostra storia e il vangelo ci dicono che Gesù per primo si è caricato
dei senza…
“Non bisogna dimenticare che Gesù nacque in una stalla perché negli
alloggi non c’era posto, che la sua famiglia dovette abbandonare la propria casa e fuggire in Egitto, perseguitata da Erode.” (Papa Francesco)
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EDITORIALE
Ho provato a immaginare il presepio dei senza…
Quanta sofferenza, quante lacrime, quanti sguardi e cuori vuoti.
Voglio tuttavia provare a sognare, a pensare e a lavorare per un presepio e per
un Natale dei con… Papa Francesco ci propone tre di questi con…
- la terra… cioè tutto ciò che ci è necessario per vivere: l’acqua, l’aria, il pane.
Anche nella nostra città, nelle nostre comunità oggi ci sono persone e famiglie
che non hanno la certezza di un piatto di pasta, di una medicina necessaria, del
gas per riscaldare una minestra.
I pastori di Betlemme sapevano che in quella stalla c’era un neonato, una mamma e un papà senza… e proprio per questo in fretta e di corsa hanno condiviso
ciò che con il loro lavoro avevano ottenuto dalla terra.
Noi oggi possiamo aggiungere un posto a tavola, spezzare il pane abbondante
delle nostre tavole, condividere, ricordando che quando noi dividiamo Gesù
moltiplica. Quante persone potrebbero così riassaporare la bellezza della terra!
- la casa… “una casa per ogni famiglia!” ci ripete ancora una volta Papa Francesco. Sembra un’affermazione scontata, ma non lo è per tante, troppe famiglie. A volte vivo a Rivoli l’incubo della parola sfratto, dell’affitto non pagato,
delle utenze sospese del gas o della luce. Che brutto, che triste, che rabbia!
Quando a Natale leggo nel vangelo di Luca “per loro non c'era posto nell'alloggio” sento come un pugno nello stomaco. Perché ancora oggi per tante persone, per tante famiglie non c’è posto? A Natale tentiamo di pensare di donare
almeno un mattone, il mattone della solidarietà, per costruire e aprire case
accoglienti, calde, serene. In questi giorni abbiamo moltiplicato per tre il “Mantello di san Martino” (dormitorio), ma che tristezza… ancor prima di inaugurarlo ci sono già tredici persone ospiti, di cui tre bambini. Permettetemi di pensare
che la nostra città deve avere un dormitorio, ma questo deve restare vuoto!
- il lavoro… ogni giorno incontro uomini, donne, giovani che mi dicono il loro star male perché non trovano un lavoro. Sto male anch’io
con loro perché svegliarsi, alzarsi, uscir di casa senza saper cosa fare,
dove andare e cosa si può portare a casa la sera è davvero doloroso.
Paradossalmente quando facevamo il presepio, accanto alla famiglia di
Gesù e ai pastori con le loro pecorelle, mettevamo le tante statuine che
rappresentavano i vari lavori degli artigiani e delle donne di casa. Oggi
forse nel presepio dovremmo mettere tante persone che cercano lavoro, che bussano, che portano con sé curriculum vitae, con le mani piene
e cariche solo di delusioni e precarietà.
Vorrei allora sognare che a Natale chiediamo al buon Giuseppe, artigiano di Nazareth, di donarci un pugno di speranza, profumata e calda
come la segatura della sua bottega di falegname.
A Natale auguriamoci…
che ci sia una casa per ogni famiglia,
che ogni persona viva con un pezzo di terra,
che a tutti i lavoratori siano riconosciuti i giusti diritti,
che ogni donna, ogni uomo, ogni giovane ritrovi la dignità che dà il
lavoro.
Di cuore buon Natale, il Natale dei con…, il Natale del Dio con noi!
don Giovanni
San Martino e il povero.
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DIACONATO PERMANENTE
Il diaconato
Nell’esercitare il nostro ministero di diaconi permanenti ci capita spesso di
incontrare persone che restano sorprese di fronte alla nostra qualifica e al
servizio che svolgiamo all’interno della Chiesa. Alcuni ci confondono con
i preti, ma si stupiscono nel vedere che molti di noi hanno moglie e figli;
altri ci ritengono laici con poteri particolari; altri ancora non conoscono
neppure il significato della parola “diaconato”. Questa incertezza ha radici
lontane e dipende, in parte, dall’ignoranza religiosa che caratterizza ormai
la nostra società postmoderna e, in parte, dalla quasi totale assenza di
figure di questo ministero nella vita della Chiesa cattolica dal medioevo
fino alla metà del XX secolo.
Ma come si diventa diaconi? La vocazione nasce normalmente all’interno
di una comunità, in una parrocchia. Il parroco, vedendo la tua inclinazione, ti invita in questo cammino e ti presenta al responsabile dei formatori.
Il cammino inizia dopo i ventitre anni di età per i celibi e si rimane tali, per
gli sposati dopo i trentacinque anni con il consenso della moglie. La formazione comprende quattro anni di studio, di cui uno propedeutico (attualmente sono cinque con il titolo di studio superiore), un ritiro al mese,
alcuni fine settimana e convivenza estiva. Le tappe di questo cammino
sono l’Ammissione con il consenso della moglie, il Lettorato, l’Accolitato
e infine il Diaconato dopo tutti gli esami sostenuti. Dopo l’ordinazione il
diacono è inviato di solito in una parrocchia per il servizio della Liturgia,
della Parola e della Carità, cioè stola e grembiule.
I diaconi delle nostre parrocchie sono quattro: Cuccotti Lorenzo a San Bernardo (ordinato il 18-11-1984 compie il suo trentesimo anno di servizio);
Branca Giovanni della Stella, Peca Giuseppe di San Bartolomeo e il sottoscritto, Zanini Bruno, di San Martino, ordinato il 2-6-1985.
Giovanni ci ha lasciato il 29-12-2004. La sua prerogativa è stata quella di
girare, rigirare le strade della parrocchia. Era il primo ad arrivare in tutte le famiglie, in particolare
dove c’erano ammalati, nascite, matrimoni, lutti o altre
Stola e grembiule
difficoltà; andava anche in
ospedale. Io presto servizio
in ospedale: quando i degenti sanno che sono diacono mi
parlano del diacono Giovanni. Don Guido, nell’omelia
del suo funerale, l’ha elogiato dicendo che consumava
tante scarpe per noi!
C’è una caratteristica che accomuna Renzo, Giuseppe e
il sottoscritto: il servizio alla
Casa di Riposo del clero, già
durante gli anni di studio.
Una volta al mese, a rotazione con gli altri diaconi, andiamo dai sacerdoti non autosufficienti, tagliamo loro le
unghie, facciamo barba e capelli, li aiutiamo a fare il ba-
gno. Ricordo due episodi. Un parroco diceva: “Guarda un po’ come va la vita, per
tanti anni ho dato delle lavate di testa ai
miei parrocchiani, ora sono i diaconi che
lavano la mia!”. Un sacerdote era appena
arrivato e dovevamo lavarlo per la prima
volta. Opponeva resistenza: “Non mi sono
mai spogliato davanti a nessuno”. Gli spiegammo che eravamo diaconi e gli volevamo bene… rifiutava lo stesso. Mi venne
in mente un suggerimento: “Guardi Gesù
in croce, spogliato davanti a tutti che lo
deridono, coperto solo di uno straccio e
forse neppure quello: Gesù lo ha fatto per
noi…”. “Allora va bene anche per me. Gra-
DIACONATO PERMANENTE
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vanni Branca, Giusepe Peca
2 giugno 1985 - I diaconi Gio
l’ordinazione
e Bruno Zanini nel giorno del
Il diacono
Giuseppe Peca
zie!”. Quanti grazie dai sacerdoti e quanti
sacerdoti anziani sono passati nelle nostre mani! Una cosa ho notato comune
a tutti loro: gli operai hanno i calli nelle
mani per i lavori manuali svolti, ma i nostri sacerdoti, operai del Signore, hanno
i calli nelle ginocchia. Hanno pregato per
noi tutti, hanno dedicato la vita ai fedeli,
e noi stiamo restituendo solo il minimo.
Non ho dimenticato il quinto diacono,
Giovanni Bommaci ordinato domenica 16
novembre. Il prossimo numero l’articolo
lo scriverà lui con l’aiuto della moglie Fiorenza. A proposito di mogli, grazie alle nostre per l’aiuto prezioso nel cammino del
diaconato: Clorinda di Giovanni, Anita di
Renzo, Lina di Giuseppe, Enrica di Bruno.
Con mia moglie quest’anno ho raggiunto
i 50 anni di matrimonio e 29 di diaconato,
un bel traguardo grazie al suo supporto
e anche perché mi “sopporta”... Vi lascio
la frase scelta da noi due per il cammino
diaconale: ”A che vale la vita se non può
essere donata?”. Buon cammino a tutti!
Il diacono Bruno Zanini
Il diacono
Lorenzo Cucc
otti
Il nuovo diacono
Giovanni Bommaci
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SOLIDARIETà
Il dormitorio fa 1000 e triplica
Quando iniziammo l’avventura del dormitorio, circa un
anno fa, pensare di arrivare a 1000 notti di ospitalità
sembrava di parlare di un
numero molto lontano, quasi
un miraggio. Il 2 settembre
siamo arrivati alle 1000 e 1
notte e ci siamo resi conto
che, in fondo, erano stati gli
ospiti a portarci fino a quel
traguardo, che altro non era
che la linea di partenza per
nuove sfide.
Già nel mese di luglio ci eravamo scontrati con una realtà: il dormitorio era sempre
pieno, iniziavamo a dire di no
ad alcune persone. Questi rifiuti bruciavano ancor di più,
perché gli spazi di ampliamento c’erano. Non è stata
una lunga riflessione: iniziamo a ristrutturare la stanza accanto al dormitorio e offriamo altri 5 posti. Con l’aiuto non solo fisico di volontari, l’impegno di persone disoccupate, retribuite da buoni lavoro ottenuti attraverso
un bando dalla Compagnia di San Paolo, sono iniziati ad agosto i lavori. Nel
frattempo anche l’ultima ala dell’edificio si è resa disponibile. Con entusiasmo anche questo progetto è stato preso in carico. A metà ottobre i lavori
sono terminati con la realizzazione di un alloggio e di un nuovo spazio per
il dormitorio che permetterà di ospitare temporaneamente, ogni sera, altri 5 ospiti con le stesse modalità ormai collaudate con il primo ambiente.
L’alloggio presenta, invece, i connotati di una nuova sfida: ospitare temporaneamente donne con bambini o, se le condizioni lo consentono, famiglie in difficoltà abitativa. Una sfida nuova perché richiede un approccio
diverso da quello che abbiamo incominciato a imparare con il dormitorio.
Accogliere famiglie vuol dire riconoscere le esigenze di bambini e scolari,
favorire l’aggregazione familiare, condividere un pezzo di strada con quella realtà ricca ma variegata che è la famiglia. Vuol dire, forse, una maggior
elasticità negli orari, un’attenzione ad alcune esigenze (malattia dei bambini, spazi per lo studio). Vuol dire mettersi nuovamente in gioco per dare
la stessa sensazione di accoglienza che crediamo di avere dato agli ospiti
del dormitorio in questo primo anno.
Un anno vissuto con serenità e gioia, un anno in cui i momenti di entusiasmo sono stati più di quelli difficili, un anno in cui abbiamo imparato a
conoscerci come volontari e durante il quale abbiamo cominciato a farci
conoscere dalle strutture sociali, dalla città e dalla chiesa locale. Un anno
in cui siamo diventati un punto di riferimento, un approdo sicuro per tanti
nostri amici che stanno attraversando un periodo difficile della loro vita.
Ma lo sguardo è rivolto già a nuovi progetti e nuove sfide.
équipe Gestione Dormitorio
Martino taglia con la spada il suo mantello e
con una parte ricopre il povero. Opera di Claudio Giacone offerta al Mantello di San Martino. Novembre 2014.
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SOLIDARIETà
Mamma ho fame!
Si ritirano pacchi viveri.
Mamma, ho fame! Con quale gioia ascoltano queste parole le mamme
dei bambini inappetenti, il cui aumento ponderale è sempre vicino allo
zero, mentre potrebbero soddisfare ogni richiesta. Quale sgomento e disperazione provano, invece, le mamme che, sentendo quelle stesse parole, sanno di non poter dare risposte adeguate. Non è solo il terzo mondo
a soffrire di fame e persino di sete; la crisi così pesante e persistente ha
logorato ogni capacità di resistenza e opposizione ai bisogni. Naturalmente il problema non è generalizzato e, proprio per questo, crea confronti e
uno stato di malessere perché il vicino può chiedere e avere, mentre c’è
chi chiede e non può avere. È vero: per fortuna in Italia nessuno muore
di fame, ma è altrettanto vero che è diffusa una nutrizione squilibrata e
insufficiente. Il Welfare ha ridotto la sua disponibilità e la sua capacità di
incidere sulla qualità della vita. Il Banco Alimentare ha ridotto in quantità e
in sostanza il suo sostegno. Non vorremmo che avesse ragione l’Assessore
Franca Zoavo quando disse “Tra un po’ andremo tutti a chiedere in parrocchia”. È un fatto che i cristiani, cattolici e non, si stiano facendo carico delle
condizioni delle persone, promuovendo collette, raccolte, bancarelle per
raccogliere fondi. I cristiani rispondono per la consapevolezza dei bisogni
dei fratelli e delle difficoltà delle Istituzioni, da una parte; e, dall’altra, della
corretta ed efficace azione della Chiesa che, operando attraverso la disponibilità e la gratuità dei volontari, raggiunge chi è in difficoltà. Purtroppo
esistono persone che non riescono a superare, per un forte senso di dignità, il disagio di chiedere. Forse sono i più bisognosi. Comunità rivolesi, con
i vostri aiuti alimentari, sosteneteci nell’impegno di contrastare la povertà.
Maria Antonia Dall’Anese
Incontro del Centro di Ascolto
Nei giorni 4 e 5 Ottobre si è tenuto il consueto incontro annuale
dei volontari del Centro di Ascolto di Rivoli, dedicato alla loro formazione. Nella mattinata di sabato 4 Ottobre la dottoressa Monica De Martino ha guidato in modo simpatico e coinvolgente una
riflessione sul tema della dignità della persona umana, il pomeriggio invece è stato dedicato a un momento di approfondimento
da parte dei volontari su come vivono il loro ruolo di servizio di
accoglienza dell’altro. La S. Messa ha concluso la prima giornata di
lavoro. La domenica mattina il Presidente del CDA ha tenuto una
relazione alla presenza anche di altre organizzazioni di volontariato
e del CISA, al fine di stimolare la nascita di una rete per il coordinamento degli interventi sui bisogni fondamentali delle persone in
difficoltà presenti oggi a Rivoli.
Sergio Limone
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SCUOLA
E per favore… non lasciamoci rubare
l’amore per la scuola!
Così papa Francesco sollecitava tutti a prendersi cura della scuola nel grande incontro
promosso il 10 maggio scorso a Roma: un
incontro che si inserisce nel contesto del
decennio pastorale dedicato all’educazione e alla scuola. Un’attenzione che il nostro
vescovo Cesare ha manifestato sin dal suo
arrivo, promuovendo ogni anno, all’inizio
dell’anno scolastico, “La settimana diocesana della scuola” che vede coinvolte tutte
le componenti del mondo scolastico, in un
momento di riflessione, conoscenza, scambio. Anche le sette parrocchie di Rivoli hanno accolto questo stimolo promuovendo
una serie di iniziative:
• una proposta di riflessione e di lavoro per
i Consigli Pastorali, a partire dal documento
dei vescovi italiani “La Chiesa per la scuola”;
• un incontro tra parroci, dirigenti scolastici di tutte le scuole e agenzie formative del Territorio e l’assessorato all’istruzione: per conoscersi meglio e
prospettare collaborazioni su problemi educativi, nel rispetto delle rispettive
competenze ma con la consapevolezza che è sempre più necessario lavorare
in rete al servizio del bene e del futuro dei nostri ragazzi;
• laboratori creativi per gli alunni della scuola primaria e media e un incontro
con il sociologo don Domenico Cravero “Io da grande ti penso così”: sogni, pensieri, azioni di alunni, genitori e insegnanti a confronto… I bambini, attraverso
giochi, racconti e disegni hanno provato a raccontare attese e desideri per l‘età
adulta; i ragazzi più grandi hanno cercato di confrontarsi su come passare dai
sogni alla costruzione di un reale progetto di vita. Genitori e insegnanti hanno
avuto l’opportunità di confrontarsi sulle difficoltà, le contraddizioni e le fatiche
di accompagnare i ragazzi alle scelte di vita e professionali.
• un momento di preghiera nelle messe
del 5 ottobre, in occasione della giornata
mondiale degli insegnanti. Una riflessione
preparata da docenti dell’AIMC e dell’UCIIM, le due associazioni cattoliche degli insegnanti della scuola primaria e secondaria
che promuovono attività di formazione e di
confronto cercando, attraverso la vita associativa, di migliorare la professionalità e
soprattutto la ricchezza umana e spirituale
dei docenti. Perché queste iniziative e soprattutto la volontà, come parrocchie, di
continuare a occuparci di scuola?
Perché la missione educativa è questione
fondamentale che riguarda tutti: la famiglia, la società, lo Stato e la Chiesa; perché
la scuola è un bene primario, una risorsa
fondamentale per il futuro dei giovani e
della società intera: perciò va sostenuta,
valorizzata e rinnovata; perché tutti dobbiamo avere a cuore una scuola che sia all’altezza dei tempi che viviamo, che abbia al
centro l’educazione dei ragazzi, soprattutto
quelli più fragili, e sia capace di offrire un’educazione integrale e armonica. Rispetto a
un’opinione pubblica indifferente, a critiche
spesso non costruttive, la Chiesa ricorda che
tutti dobbiamo aver cura della scuola e impegnarci per migliorarla. Bisogna lavorare
insieme, nella convinzione che l’educazione
e la scuola sono una opportunità ed una
risorsa; tutti noi adulti genitori, insegnanti,
educatori, abbiamo il compito di essere testimoni credibili, capaci di offrire speranze
per il futuro, di trasmettere il senso di una
vita vissuta con generosa attenzione al
bene di tutti, di accompagnare i ragazzi a
costruire un loro personale progetto di vita.
Nicoletta Viglione
A tutti i docenti, un invito a partecipare alle
attività delle associazioni:
[email protected];
www.aimcpiemonte.it;
[email protected]
via Stupinigi, 5 - Cascine Vica (Rivoli)
Le associazioni sono un'opportunità di
confronto, arricchimento professionale e
umano, in un clima di amicizia
e condivisione del cammino di fede:
vi aspettiamo!
UDIENZA
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22 ottobre: udienza di Papa Francesco
Faccio parte della Parrocchia San Bartolomeo di Rivoli. Con il contributo di un'altra
volontaria abbiamo aperto, tre anni fa,
all’interno delle strutture della parrocchia, il laboratorio “Scuci e ricuci” che
progressivamente si è arricchito di altre
valide volontarie: venite a vedere cosa
sappiamo creare con gli abiti dimessi!
Faccio inoltre parte di una Associazione
nazionale di camperisti (siamo oltre 1.700
iscritti) che impiegando i nostri camper
porta in Italia e all’estero aiuti umanitari.
Questa Associazione si chiama “Arance di
Natale, la Solidarietà viaggia in camper”,
nome legato alla scelta di auto-sovvenzionarci vendendo, nel periodo di dicembre,
arance di provenienza siciliana e durante
tutto l’anno marmellata d’arance già confezionata in vasetto.
Quest’anno l’Associazione ha compiuto
20 anni. Il nostro presidente, Franco Zocca, ha pensato che sarebbe stato bello
partecipare collettivamente all’udienza
settimanale del Santo Padre Francesco.
Così, mercoledì 22 ottobre, si è ottenuto
un permesso straordinario di portare proprio in S. Pietro ben 40 dei 100 camper
con cui siamo arrivati a Roma.
I mezzi sono giunti all’alba sul piazzale e
collocati nell’area concordata, i 216 camperisti hanno occupato i settori assegnati,
attendendo pazientemente il trascorrere
del tempo. A un certo punto, poco prima
dell’orario dell’udienza, un boato di voci e lo sguardo rivolto al maxischermo… avvertimmo che la papamobile stava per passare proprio davanti
alla transenna dove eravamo posizionati noi.
Ci siamo resi conto che il papa aveva incominciato così l’udienza tra
la gente. È passato a non più di due metri da me e per una impercettibile
frazione di secondo ho incrociato il suo sguardo, stanco ma pieno d'amore, sì pieno d'amore. È stato bellissimo ed emozionante vedere quegli occhi che abbracciavano tutti con umiltà e mi sono detta: “Ma allora si può
amare così intensamente con umiltà chi ci circonda perché Lui ce lo sta
insegnando”. Io sono ritornata da Roma con questa “valigia” di propositi
che non rimangono solo tali, ma pregherò Papa Francesco perché mi dia
la sua forza d'amore.
Laura Ballestriero
EVENTI
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“
Sikìa… Ascolta!
È solo nell’incontro,
nella vicinanza fisica
che si possono avviare
rapporti fecondi
tra le persone.
A patto che…
Ci si ascolti.
“Rivoli – crocevia di popoli e culture.
Centro nevralgico all’imbocco della
Val Susa è il luogo ideale per ospitare
un evento multiforme che accarezza
contesti apparentemente distanti ma
con un denominatore comune: l’incontro tra le persone. È solo nell’incontro, nella vicinanza fisica che si
possono avviare rapporti fecondi tra
le persone. A patto che… Ci si ascolti.
Si lasci il tempo all’altro di esprimersi. Non lo si giudichi a causa del suo
aspetto, del suo vestire, del suo colore
di pelle o politico.
Quando vai in Africa e vi resti qualche tempo scopri che gli africani
ti ascoltano, ti danno credito, ti osservano con attenzione e interesse per vedere se le tue azioni concordano con le tue parole. Oggi
questo stile vogliamo portarlo a Rivoli e sussurrare a tutti “Sikìa”
attraverso il linguaggio che ciascuno trova più vicino a sé: il gioco, lo
spettacolo, l’arte. Ci sono persone che ti stanno parlando. Tu ascolta,
forse scoprirai qualcosa di grande. Certamente scoprirai qualcosa di
inatteso”
”
(Riccardo Gili, regista e attore)
“Sikia” in lingua swahili significa “Ascolta”: è il nome scelto per una serie di eventi che si sono tenuti a Rivoli dal 20 settembre al 15 ottobre
2014. Tante proposte per incontrare e confrontarsi con culture differenti, in particolare africane, attraverso le forme artistiche ed espressive
più varie: dalla pittura al teatro, dalla musica al racconto, dal cibo alla
testimonianza. Il “Via” presso l’Antica Collegiata Alta de La Stella, il 20
settembre, con l’inaugurazione della
mostra di artisti africani di Kenya, Tanzania, Congo, Mozambico, Uganda ed Etiopia. Si è proseguito in piazzale don Foco,
il 21 settembre, con una mostra di giochi
africani e l’animazione per bambini, per
poi entrare nella chiesa di Santa Maria
della Stella per la mostra fotografica sul
popolo Samburu.
Il weekend del 3-4-5 ottobre è stato particolarmente intenso nella parrocchia
San Bernardo, con una cena in stile Samburu e l’ascolto dell’esperienza di 40 giovani rivolesi e della provincia di Torino,
appena rientrati da missioni del Kenya
e del Tanzania, presso i missionari della
Consolata. La sera del 15 ottobre, nella
sala consigliare di via Capra 27, c’è stata
la conferenza ‘Always with you’ dal tema:
Il genio femminile per i diritti umani.
La forte testimonianza di Veronicah
Lekopole, portavoce dei soprusi perpetrati da parte dell’esercito nei confronti
delle donne Samburu in Kenya, accompagnata dalla testimonianza di altre due
donne, Elena Massucco e Bruna Bertolo,
in prima linea per la difesa della libertà e
della giustizia, hanno costituito l’evento
conclusivo su cui continuare a riflettere
per un maggiore impegno individuale e
collettivo.
L’intero Evento si è ripetuto a Milano dal
1 al 19 ottobre 2014.
I Promotori di questo progetto sono:
Associazione Impegnarsi Serve Onlus,
Missionari della Consolata, Parrocchie
di Rivoli. Con la collaborazione del Masci sezione Rivoli e con il contributo della Fondazione CRT. Con il patrocinio del
Comune di Rivoli.
EVENTI
Messaggio di P. Antonio
Rovelli per l’inaugurazione
“LA BELLEZZA
SALVERA’ IL MONDO”
Innanzitutto vorrei esprimere il mio grazie
all’Associazione “Impegnarsi Serve” e alle
Parrocchie di Rivoli per aver ideato questa iniziativa, certamente complessa e di
non facile realizzazione. è stato necessario creare una rete di appoggi, contatti e
conoscenze non solo in Italia, ma soprattutto in diverse nazioni dell’Africa. Il mio
ringraziamento va anche a tutti coloro
che hanno aderito a questa manifestazione come l’Associazione “Nessun Uomo è
un Isola” e gli Scout che si prodigheranno per la “custodia” della mostra durante
tutto il periodo della esposizione. E poi un
ringraziamento tutto particolare alla Città
di Rivoli che ospita e sotto il cui patrocinio
si svolgeranno varie attività per ben tre
settimane. Rivoli è una città cara ai Missionari della Consolata perché custodisce
in via 1 maggio la “Villa” dove il nostro
Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano,
non solo ha curato la stesura definitiva
delle prime Costituzioni dell’Istituto, ma
con paterno affetto accoglieva i seminaristi che da Torino si recavano da lui per trascorrere tempo e da lui lasciarsi ammaestrare. Sappiamo che oltre alle 30 opere
di artisti africani, fuori concorso potrete
contemplare opere di pittori affermati di
Lombardia e Piemonte che hanno fatto
dono dei loro quadri a sostegno dell’iniziativa. Anche a loro il nostro grazie per
questo gesto carico di sensibilità e solidarietà. Permettetemi ora di fare alcune
considerazioni in merito al significato di
questa mostra. Prima di tutto vorrei sottolineare che è una grande opportunità,
in greco si direbbe, che è un “kairos” che,
a differenza di “kronos”, indica il tempo
carico di senso e significato. Perché per
tutta la durata della mostra, per tre settimane, da oggi 20 settembre fino al 15
ottobre, siamo chiamati a “Sikìa”, cioè ad
ascoltare. Cosa non facile oggigiorno. Leggevo qualche tempo fa su un quotidiano
nazionale un articolo molto interessante
di Stefano Bartezzaghi dal titolo: “Ecco
perché nessuno ascolta più nessuno” (Re-
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pubblica 02/08/14). Ecco uno stralcio molto significativo: “Si parla distratti
dal cellulare, si parla a senso unico nei talk show, si parla da soli sui social
network ... Oggi è una fortuna trovare qualcuno che sa ascoltare ... E noi
sappiamo fare felici i nostri interlocutori, praticando noi stessi l’ascolto...”.
Difficile non essere d’accordo con le tesi del giornalista!
Ascoltare sembra una operazione “abituale”, quasi “banale”, eppure l’ascolto è impegnativo, spiazza, mette in discussione, esige apertura e reciprocità. Soprattutto l’andare oltre la parola per cogliere il suo “non detto”,
ciò che l’altro “sottintende”. Davvero l’ascolto è un arte, la prima forma di
rispetto e di attenzione verso l’altro. è la prima forma di accoglienza. Rivoli
allora ha la possibilità di fermarsi e “Sikìa”, ascoltare il parlare nuovo ed
inedito di queste opere d’arte che provengono da Tanzania, Mozambico,
Uganda, Etiopia e Repubblica Democratica del Congo. Si tratta di imparare a vedere con gli occhi del cuore, lasciarsi trasportare e così ascoltare
appunto i diversi messaggi sulla bellezza che superano i confini, riducono
le distanze fino a farci prossimi e di linguaggi provenienti da culture e da
mondi diversi. è necessario però fermarsi per lasciarci affascinare dal nuovo e dall’inedito.
La seconda considerazione che faccio è che finalmente questi dipinti vanno oltre le immagini di un continente malato e povero, le tragedie e le
pandemie, la corruzione e l’ebola, i rapimenti di ragazze e i profughi, per
parlarvi di un’altra Africa. Questa mostra può contribuire a smontare idee
stereotipe e pregiudizi che ancora sovrastano l’intero continente nero. E
che percepiamo ogni qual volta ci imbattiamo con un immigrato africano
residente a Rivoli o a Torino. Questa mostra ci dice che abbiamo ancora
tanta strada da fare per andare oltre la semplice convivenza tra di noi o
l’assimilazione del diverso nei nostri standard, per giungere ad una piena
integrazione. Ciò che un tempo era impensabile, oggi si realizza: la parola
“arte” accanto alla parola “Africa”. è il messaggio che in fondo questi quadri, pur nella loro semplicità, lanciano a tutti noi.
La terza è l’ultima considerazione viene spontanea osservando le diverse
provenienze dei quadri, da diversi popoli e da diverse nazioni. Ciò che voglio comunicarvi è ben espresso dal giornalista polacco Ryszard Kapuscinski
nell’introduzione al suo libro “Ebano”. Alla parola “libro” noi potremmo
benissimo sostituire le parole “questi quadri”. “Questo libro non parla
dell'Africa, ma di alcune persone che vi abitano e che vi ho incontrato, del
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tempo che abbiamo trascorso insieme. L'Africa è un continente troppo
grande per poterlo descrivere. è un oceano, un pianeta a sé stante, un
cosmo vario e ricchissimo. è solo per semplificare e per pura comodità
che lo chiamano Africa. A parte la sua denominazione geografica, in realtà l'Africa non esiste”. Non una, ma più Afriche, quindi, è il messaggio
che questi quadri ci lasciano. Evitiamo, per favore, ogni tipo di generalizzazione, certo più comoda e sbrigativa, ma troppo spesso fuorviante.
Iniziamo da oggi a parlare di Afriche, di popoli, di tradizioni e culture che
compongo la ricchezza del mosaico africano, di cui questi quadri sono parte integrante. Il mio auspicio è che questa mostra possa segnare un balzo
in avanti verso una società e una chiesa più accoglienti, rispettose e capaci
di ascolto. Possa, inoltre, aiutare a superare barriere e paure per costruire
ponti di narrazioni attraverso le varie espressioni dell’arte, dalla musica,
alla danza, dalla pittura all’arte culinaria, e così via. La mostra, un singolo
evento che può diventare un momento di un processo dalle conseguenze
imprevedibili. Iniziando dalla meraviglia del contemplare il volto dell’altro,
soprattutto del diverso, dell’africano, come un’opera d’arte che ti vuole
parlare, e che ti chiede semplicemente di metterti in atteggiamento di
“sikìa.” Così la “mostra” diventa vita, nell’incontro di volti e nel superamento delle paure, per un riconoscimento reciproco. Allora un’ altra Africa inizierà a parlarti, diversa da quella dei giornali e della televisione. Un
concetto magistralmente espresso nelle seguenti considerazioni: “Qua e
là si sente parlare di “Africa povera” di “Africa emarginata”, di “Africa palla al piede dell’umanità”. Questi voci che soffocano le nostre vorrebbero
che sulla loro scia ripetessimo che “siamo poveri”, che piangessimo sulla
sorte che loro ci hanno imposto. E così arrivano alla conclusione, senza
confessarlo apertamente, che esiste una incapacità innata dell’Africa a
immaginare e a far valere un modello o anche una visione che le siano
congeniali. A queste voci che decidono della nostra integrazione nel mondo, io rispondo parlando di “AFRICA GENEROSA”, di “AFRICA MARTIRE”,
di “AFRICA COME SOLUZIONE”. La riabilitazione del nostro immaginario
violato è dunque una posta economica, politica e di civilizzazione. (Aminata Traore, già ministro della cultura del Mali, in “L’immaginario violato”).
Il mio augurio è che ci facciamo interpellare da questa mostra che possa
iniziare a parlarci di un’ ALTRA AFRICA, meno desolante, e più portatrice
di speranza per il mondo intero.
Rivoli 20 settembre 2014
Don Andrea al trucco.
EVENTI
Jamme for school
Il 27 e 29 settembre il gruppo teatrale dei
giovani delle 4 Parrocchie ha replicato il
musical “Jamme a cantà” presso il salone
“Beato Antonio Neyrot” della Parrocchia
Santa Maria della Stella. Lo spettacolo
ha debuttato nel febbraio scorso e ha già
raggiunto le sei repliche. L'appuntamento
del 29, però, ha dato il via ad un'iniziativa originale: la messa in scena del musical esclusivamente per le scuole. L'idea
è nata durante la riunione conclusiva di
maggio, occasione nella quale proprio i
ragazzi hanno sottoposto allo staff l'opzione di proporre lo spettacolo alle scuole. L'iniziativa è stata accolta con entusiasmo e ci si è posti l'obiettivo comune di
trasmettere agli studenti un messaggio
importante, ovvero che le avversità si
possono superare solo se si affrontano
insieme, che siano esse la miseria di una
vita vissuta senza prospettive, la povertà
o la piaga sociale delle mafie.
Nel periodo estivo i ragazzi hanno, quindi, contattato numerosi istituti di Rivoli e
cintura e le adesioni sono state così numerose da rendere necessarie due repliche: una al mattino, per le scuole superiori “Marie Curie” di Grugliasco e “Salotto
e Fiorito”; e l'altra al pomeriggio, per la
scuola media “Piero Gobetti”. I ragazzi del
cast hanno avuto la possibilità di misurarsi con una nuova sfida: recitare per un
pubblico diverso, a loro quasi coetaneo, li
ha spinti a dare il meglio di sé per catturare l'attenzione di quei giovani spettatori.
L'impegno, da parte del team, è stato totale: l'allestimento del palco, le prove, la
propria disponibilità rinunciando a scuola, università e lavoro per un giorno a
fronte di un servizio ha, indubbiamente,
arricchito tutti. Questa esperienza, infatti,
ha rafforzato la collaborazione e l'unione
di un gruppo di ragazzi eterogeneo per
provenienza e attività svolte dentro e fuori la parrocchia. Dopo lo spettacolo, i ragazzi del cast hanno proposto alle scuole
un momento di dibattito per rispondere
alle domande del pubblico. Rotto l'imbarazzo iniziale, gli studenti hanno posto
molte domande, dimostrando attenzione
EVENTI
e partecipazione, e alimentando l'entusiasmo dello staff
e degli attori per questo progetto. L'aspirazione è quella
di poter replicare ancora il musical per altre realtà scolastiche, sia per portare avanti un lavoro che ha richiesto quasi due anni di preparazione, sia per continuare
a trasmettere un messaggio di speranza tramite l'arte
teatrale. Inoltre, data l'attualità delle tematiche trattate,
una classe dell'istituto “Piero Gobetti” ha richiesto un
incontro in aula con Sara, la regista. Nei mesi precedenti, gli alunni hanno seguito un percorso didattico incen-
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trato sulle mafie e si sono confrontati con lei con consapevolezza e tanta curiosità. Tra le riflessioni affiorate
in classe, una ha colpito particolarmente la sensibilità
della regista: il musical ha un finale tragico, ma gli studenti hanno compreso a pieno che, nonostante questo
coup de théâtre, l'insegnamento di don Saverio va oltre
il tempo e la storia dello spettacolo, scavalca il proscenio
e tocca ognuno di noi. Riguarda, direttamente e in prima
persona, la “gente, la magnifica gente di questa città”.
Jenny e Sara
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ESPERIENZE ESTIVE
Sulle tracce di Francesco...
Francesco,
un ragazzo come noi
che ha deciso
di cambiare rotta
e di rispondere
alla chiamata...
Dopo il servizio di animazione svolto
durante la prima parte dell'estate con i
bambini dei nostri oratori, i ragazzi dei
due gruppi di prima e seconda superiore
(Asganaway e Flash '98) hanno stretto ancor più il legame tra loro e con i loro Educanimatori facendo insieme esperienza e
seguendo le orme di San Francesco e
Santa Chiara. Dopo la sveglia all'alba e un
pomeriggio al mare fatto di giochi, sole e
risate, siamo finalmente arrivati ad Assisi, pronti per iniziare la nostra avventura:
il primo luogo che abbiamo scoperto è
stato il monastero di San Damiano. Dopo
aver celebrato la Santa Messa con Don
Andrea tra gli ulivi dei campi che circondano il luogo, abbiamo incontrato Frate
Francesco, un ragazzo come noi che ad un certo punto della sua vita ha deciso di cambiare rotta e di rispondere alla chiamata dedicandosi ad una vita fatta di piccole cose
e di tanta voglia di aiutare gli altri praticamente e, soprattutto, spiritualmente; ci ha
letteralmente rapiti con la sua storia! Il giorno successivo abbiamo avuto l'opportunità
di riflettere su noi stessi e sulla nostra fede con un momento di "deserto" all'Eremo
delle Carceri in un grande parco dove il santo stesso era solito dedicarsi alla preghiera,
inoltre, addentrandoci nel centro di Assisi, abbiamo visto e vissuto altri luoghi chiave
della crescita spirituale e carismatica di Francesco come la basilica di San Francesco
e di Santa Chiara... Ma non è finita qui! Ad aspettarci in albergo c'era una fantastica
piscina dove si è scatenata la più grande partita "animati contro animatori" mai vista! E
che dire invece della sfilata elegante per le strade di Assisi? Idea originale e particolare
che ha portato un momento di allegria e ci ha uniti ancor più nei sorrisi!
Insomma è stata un'esperienza indimenticabile: questo campo ci ha permesso di svagarci e di riflettere, di crescere e ridere e ha reso tutti noi felici e soddisfatti e ansiosi di
iniziare un nuovo anno di gruppo a ottobre!
Francesca e Beatrice
ESPERIENZE ESTIVE
Cammino di
Santiago 2014:
“Volevamo solo
fare una
passeggiata”
Ci piacerebbe provare a raccontarvi il
nostro Cammino di Santiago, nove giorni indimenticabili che abbiamo vissuto
quest'estate insieme ad altri ventisei
ragazzi, più un don e due suore. L'esperienza del Cammino è stato il modo ideale per conoscerci e conoscerLo.
Camminare, raccontarsi, ascoltare, condividere la fatica e la gioia delle piccole
cose di ogni giorno ci ha uniti fin dal primo giorno.
Partenza: Ponferrada. Arrivo: Santiago
de Compostela. 202.5 km. La fatica non
risiedeva tanto nella marcia quanto nel
vivere in una "famiglia" di ventotto persone. La condivisione era il fondamento
della nostra convivenza: se avanzava un
biscotto, veniva diviso in ventotto parti!
Ogni mattina don Andrea ci proponeva
un tema, a partire da un brano della Parola di Dio, che cercavamo poi di meditare lungo tutta la giornata.
Molti erano i momenti di silenzio. Molte sono state le difficoltà, soprattutto
il rapporto con le persone incontrate
durante la "passeggiata", e le traversie,
come dormire all'aperto e lavarsi nel
fiume!
Nonostante avessimo tutti un ritmo di
camminata diverso, siamo arrivati tutti
insieme alla meta: tanta è stata la soddisfazione nel raggiungere la Cattedrale, il Km 0, e tanta la nostalgia alla partenza dall'aeroporto verso casa.
L'esperienza è stata per noi sì faticosa
ma anche formativa, soprattutto dal
punto di vista spirituale.
Aspettiamo con trepidazione la prossima avventura che ci proporrà il nostro
Don Andrea. Buen Camino Peregrini!
Andrea & Suor Camilla
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ESPERIENZE ESTIVE
Missione Africa 2014
I giovani di Rivoli
tornano in Kenya
Bimbo Samburu, Parrocchia di Wamba
Dal 6 al 28 agosto abbiamo vissuto una splendida esperienza missionaria
in Africa e più precisamente in Kenya, dove altri giovani, seguiti come noi
da Don Andrea, sono stati nel 2010 e nel 2012.
Quest’anno eravamo un gruppo di 16 ragazzi, dai 17 ai 28 anni, provenienti
da Rivoli e dintorni. Una di noi però, Sara, scout e studentessa di infermieristica, ha deciso di dedicarsi a un servizio specifico, è stata accolta perciò
dalla comunità delle suore di Kahawa, dove ha trascorso le sue giornate al
dispensario collaborando con infermiere e dottori in varie mansioni ed è
andata tra le famiglie del posto a prestare il suo aiuto.
Prima di partire, durante il corso dell’anno, ci siamo preparati con un cam-
Donne Samburu in un villaggio rurale vicino alla città di Wamba
mino di formazione curato dai missionari della Consolata, in collaborazione con
l’associazione Impegnarsi Serve. Una volta giunti a destinazione, invece, la formazione è avvenuta sul campo: mi riferisco a
una formazione umana e cristiana che è
passata attraverso l’incontro con la gente e la permanenza nelle varie missioni.
A Mujwa abbiamo potuto conoscere la
comunità e vedere due acquedotti funzionanti, costruiti nel corso degli anni; a
Wamba abbiamo fatto servizio in oratorio
e nell’ospedale di Huruma Home, in un
reparto di bambini disabili; a Maralal abbiamo trascorso una settimana di dialogo
e confronto con i ragazzi provenienti dalle varie parrocchie della diocesi sul tema
“Gesù e la sua umanità”; siamo anche
andati, con la guida del vescovo Pante, a
visitare la tribù dei Pokot nella Rift Valley
e abbiamo fatto servizio all’orfanotrofio
delle suore di Madre Teresa di Calcutta; a
Porro abbiamo visitato la scuola e il dormitorio della Pace; a Nyahururu abbiamo
conosciuto la comunità St. Martin che
si occupa dell’integrazione dei disabili,
dei bambini sieropositivi e dei ragazzi di
strada; a Nairobi, accolti da alcuni giovani
ESPERIENZE ESTIVE
animatori, siamo stati tra le strade della
slum di Korogocho, abbiamo conosciuto
la realtà di Familia ya Ufariji per ragazzi di
strada e, infine, abbiamo incontrato Veronicah Lekopole, una donna appartenente
alla tribù Samburu che si fa promotrice
di un progetto contro la violenza sulle
donne. In questi luoghi abbiamo potuto
seguire alcuni progetti portati avanti dai
padri missionari e sostenuti economicamente dal 2010 anche dalla nostra comunità delle quattro parrocchie di Rivoli.
Ricordo, per esempio, il progetto dell’oratorio, il progetto della panetteria di Maralal che ormai sforna pane a pieno regime,
il progetto della gelateria che ha riscosso
un grande successo tra la gente del posto, il progetto della serra dove si coltiva
verdura destinata alla vendita e al sostentamento, e quello della fattoria dove si
allevano mucche, e ancora, il progetto
delle scuole professionali che insegnano
un mestiere ai giovani e attivano corsi di
alfabetizzazione. Durante questo viaggio
abbiamo ricevuto molto e abbiamo colto
tanti spunti utili per le nostre vite. Siamo
stati grati, specialmente, dell’immensa
accoglienza dei missionari e delle persone
del posto che nonostante la povertà, con
la loro generosità e il loro calore, ci hanno
fatto sentire parte della stessa famiglia.
Silvia
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Sopra: foto di gruppo
l pasto all’oratorio di
Wamba
Sotto: distribuzione de
Foto di gruppo
Strade della baraccopoli di Soweto, Nairobi
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ESPERIENZE ESTIVE
“Di Fronte al Mare
siamo TUTTI UGUALI!”
Quest’anno, come esperienza estiva rivolta ai ragazzi di 3° superiore, noi
animatori del gruppo delle ’97 Stelle abbiamo deciso di proporne una un
po’ diversa, non il solito campo in montagna con un tema conduttore sviluppato con attività e giochi organizzati ma un’esperienza più profonda: un
campo basato sull’assistenza a persone disabili nel loro periodo di vacanza. Dopo un viaggio di nove ore in pullman da Rivoli, si arriva finalmente
a Pinarella di Cervia, nella colonia “Amici del Mare”, luogo dove passano
due settimane di mare circa cinquanta persone con diverse forme di disabilità, insieme a cento, tra ragazzi e adulti, il cui arduo compito è quello
di assistere e far passare un’allegra e spensierata vacanza a tutte queste
persone inabili che contano su di noi. Noi ’97 Stelle, ci siamo potuti fermare soltanto una settimana, da lunedì 4 agosto a domenica 10 agosto 2014,
nella quale però abbiamo assaporato a pieno la magnifica esperienza del
donarsi agli altri, ricevendo a nostra volta moltissimo dalle persone da noi
assistite. A ognuno di noi è stato affidato un ragazzo disabile da seguire
e accudire in molti, se non tutti, i momenti della giornata. Si parte con la
sveglia alle 7,30 del mattino con il suono della musica a tutto volume che
entra nella stanza: se non è autosufficiente, c’è da lavare e vestire la persona disabile che si ha in affidamento e subito dopo scendere a fare cola-
zione tutti insieme nel grande refettorio.
Tra molta fame e poche parole si finisce
di fare colazione, ed è finalmente ora di
andare al mare! Una volta arrivati, ci si
sistema nello spazio di spiaggia riservato
alla colonia e un po’ per volta, insieme ai
ragazzi disabili, si va a fare il bagno in acqua. Passata la mattinata tra bagni, risate,
giochi e un po’ di relax sotto l’ombrellone,
si ritorna alla colonia per il pranzo. Una
volta pranzato, ci si rilassa tutti nelle camere, o si va a fare un breve giro in città, da soli oppure, se si desidera, assieme ai ragazzi disabili. Per le 15,30/16,00
si torna in spiaggia tutti insieme, si fa il
bagno oppure si gioca sulla spiaggia con
le bocce, a carte o a scavare buche nella sabbia. Alle 19 si ritorna in colonia per
lavarsi e per la cena. Le serate non sono
tutte uguali, e ognuna viene gestita da
un gruppo diverso: a noi di Rivoli è stato
chiesto di organizzare la serata della Corrida, nella quale i ragazzi disabili si sono
esibiti in performance canore, di ballo o
di abilità, con momenti comuni di balli di
gruppo e karaoke.
Alle 23 si portano i ragazzi nelle stanze,
li si prepara per dormire e si dà loro la
buonanotte, mentre noi assistenti abbiamo del tempo libero fino all’una di notte,
momento in cui è consigliabile andare a
dormire, per non essere sopraffatti dalla
stanchezza il giorno dopo! Arriva infine
l’ultimo giorno del campo, e non si può
che essere tristi a lasciare un posto che
per sette giorni è stato luogo di tante risate, momenti belli e momenti brutti. Il tuo
cuore viene sommerso da tante emozioni: amore, gioia, tristezza, coraggio, felicità e tantissime altre. E mentre il pullman
parte e lascia la colonia, una lacrima ci è
scappata, perché a Pinarella ci si lascia un
pezzo del cuore.
Sergio
L’amore più grande
Sintesi a cura di Silvano Giordani
Tu, credente impegnato e responsabile nel mondo del lavoro,
quale visione di Chiesa hai?
La visione di Chiesa odierna deve partire dagli ambienti dove si sviluppano le nostre attività e
non semplicisticamente dalla Parrocchia che frequentiamo. In sostanza credo che non esista
una visione della Chiesa unica, ma questa sia fortemente influenzata dall'ambiente frequentato.
In pratica ognuno di noi conosce una piccolissima parte di umanità nel settore dove opera ed
in ogni parte dobbiamo ritrovare, favorire, dare esempio della visione di Chiesa Universale con
Cristo al centro.
Con ciò intendo che chi opera nel commercio, oppure nella scuola, oppure nel sociale o infine
nel pubblico impiego, non può avere la stessa visione di Chiesa, perché non ha le medesime
situazioni da affrontare.
Per evitare quelli che ritengo errori di un passato recente, è necessario cambiare approccio: non
riunioni o momenti di confronto, ai quali alla fine, purtroppo, partecipano i soliti noti; occorre
invece compiere un percorso per avvicinare, farsi conoscere come Chiesa viva, presente, solidale
e non struttura, ahimè, obsoleta.
Se parliamo di visione di Chiesa nelle Parrocchie, penso che occorra confrontarci con la realtà:
siamo rimasti in pochi e con poche guide, che hanno pochissimo tempo. Per uscire da questa
situazione, occorre innanzitutto dimostrare di credere, agendo per il bene di tutti. Oggi più che
mai basta guardare la politica: chi urla di più è più attraente. Ecco, occorre fare esattamente il
contrario!
DARE UNA VISIONE DI CHIESA, IN OGNI SETTORE DOVE NOI OPERIAMO, SIGNIFICA FARE IN
MODO CHE LA PAROLA DI DIO SIA PRESENTE E POSSA ESSERE RICONOSCIUTA NEI NOSTRI ATTEGGIAMENTI, MA SENZA URLARE.
Renato
L’AMORE PIù GRANDE
La lettera pastorale
del Vescovo Cesare
per l’anno 2014-15
L’Amore più grande è un gesto concreto che rivela la misericordia
infinita del Padre, l’amore di amicizia del Figlio, la potenza santificatrice dello Spirito per cambiare la vita degli uomini e della realtà
della storia… amore che va oltre i confini dell'umano perché rivolto
a tutti, assolutamente gratuito, senza alcuna pretesa. Questo dice
Paolo in Rom. 5,8, questo il motto che l'arcivescovo propone per
gli eventi che caratterizzeranno l'anno pastorale: l'ostensione della
Sindone (Pasqua 2015), il bicentenario della nascita di don Bosco, la
visita a Torino di Papa Francesco. Amore che diventa l'impegno per
la Chiesa torinese: testimonianza di vita donata e santità, volto misericordioso e carico di speranza in particolare per gli ultimi, sull'esempio dei santi sociali piemontesi. Chiesa che deve essere quindi
educante, in quanto testimone credibile:
- comunità ministeriale: i pastori sono impegnati a suscitare e riconoscere doni e carismi per una evangelizzazione rinnovata, permanente, aperta a tutte le età della vita;
- comunità missionaria: impegnata ad attuare iniziative specifiche e
continuative per avvicinare la gente dove vive, opera, lavora, studia,
soffre;
- comunità aperta: caratterizzata da un atteggiamento di serena e
positiva accoglienza che facilita e stabilisce relazioni amichevoli e
significative;
- comunità in festa: la gioia del Signore risorto deve diventare caratteristica della vita individuale e comunitaria per testimoniare l'esperienza del risorto che crea fraternità.
L’AMORE PIù GRANDE
Iniziazione cristiana
I. L’iniziazione cristiana delle nuove generazioni
La formazione di educatori e catechisti della comunità deve tener conto anzitutto del contesto
culturale: il mondo è cambiato, va modificata la
modalità di approccio a questa realtà.
Si tratta di attuare una nuova inculturazione della fede e quindi cogliere gli spazi per orientare in
senso evangelico questi cambiamenti nel rispetto dei due poli: le attese profonde dell'essere
umano e il mistero del Dio fatto uomo.
Privilegiare le giovani generazioni spesso ricche
di "cose", ma povere di "valori": l'accoglienza e
l'accompagnamento devono essere base dell'azione educativa.
In questo senso devono essere preparati animatori e catechisti per intercettare esigenze e attese, rispondere con realismo e fiducia alle speranze di una generazione incerta e spesso delusa.
Tenendo conto che primo luogo educativo deve
essere la famiglia: non è realizzabile un processo
di iniziazione cristiana senza un impegno della
comunità per e con la famiglia.
Famiglia che deve essere sostenuta nel suo impegno di dialogo e testimonianza di vita, di proposta della fede, di cammino coerente con la
fede abbracciata.
Famiglia compresa all'interno delle sue relazioni
(nonni compresi), della sua esistenza concreta,
delle sue difficoltà, delle sue domande…: in questo clima ogni famiglia deve essere accompagnata e sostenuta dalla comunità, diventare parte
della comunità per realizzare un cammino adeguato per i propri figli.
Catechisti evangelizzatori e testimoni: dotati di
grande umanità, coscienti della fede ricevuta,
membri vivi della comunità, devono essere educatori a tutto campo, per far emergere tutte le
risorse dei ragazzi loro affidati.
Secondo queste linee devono essere scelti e
sostenuti, ma anche continuamente formati secondo il principio che "chi fa catechesi ha bisogno di catechesi".
E interagire con tutte le altre figure educative
della comunità.
La catechesi si muove tra primo annuncio (kerigma) del Cristo morto e risorto e cammino
(mistagogico) che segue la celebrazione del sacramento. Ma è opportuno ricordare le tappe
dell'iniziazione:
- fondamento la pastorale prima e dopo il Battesimo: si tratta dell'iniziazione cristiana dei bambini nelle loro famiglie, sostenendo iniziative e
fornendo strumenti perché la famiglia sia coinvolta direttamente in questo cammino;
- ma importante è anche il momento della fanciullezza: un tempo più lungo, cadenzato dalla
celebrazione dei sacramenti (Riconciliazione,
Eucarestia, Confermazione), con incontri settimanali che salvaguardino la domenica. Determinanti in questa fase la collaborazione con associazioni e movimenti ecclesiali, con gruppi e
realtà esterne che costituiscono momenti vitali
della crescita;
- quindi un altro periodo che sostenga l'età giovanile, basato sull'approfondimento del Credo,
con esperienze di servizio e di missione, per terminare con una solenne professione di fede in
una celebrazione comunitaria.
In questi cammini va ricordata l'importanza
dell'oratorio, come momento di vita, di comunità, luogo educativo e di crescita umana e la
centralità dell'Eucarestia, fonte e culmine dell'iniziazione cristiana, della vita cristiana.
Una parte del documento è dedicata ad alcune
note metodologiche:
- lo stile dell'accoglienza è determinante: ascoltare senza pregiudizi, coniugare verità e carità;
- cammini che danno priorità alle relazioni: accompagnare, coinvolgere, valorizzare…
- non "prima comunione", ma Eucarestia: aiutare a comprendere il significato profondo anche
con momenti riservati (celebrazione della Parola) e a piccoli gruppi nelle Messe domenicali;
- alcune indicazioni più pratiche sui criteri per
l'ammissione ai sacramenti, la scelta dei padrini,
le iniziative per lanciare le attività catechistiche;
- necessaria collaborazione e interazione tra catechesi, liturgia e carità;
- riferimento ai principali documenti della Chiesa sulla catechesi per una esposizione chiara e
organica del mistero del Dio incarnato, manifestato in Gesù, che continua nella Chiesa: mistero
di incarnazione che esemplifica l'integrazione
tra fede e vita, la disponibilità al dialogo e all'incontro con ogni persona;
- necessità di un programma e di testi adeguati
per impostare interventi organici e continuativi
in riferimento alla Bibbia, al Documento Base e
al Catechismo della Chiesa cattolica;
- di fondamentale importanza la collaborazione
con le realtà educative del territorio, sia religiose
(movimenti, gruppi…) che laiche (realtà sportive
e associative varie): in particolare vien ribadita
l'importanza dell'oratorio e della scuola;
- sarebbe logico che questo cammino fosse inserito in un percorso più ampio di scelte e orientamenti del territorio.
Intervista ai catechisti
1. I metodi e gli strumenti della catechesi sono
cambiati in relazione al contesto socio-culturale in cui i ragazzi e le famiglie sono immersi?
A nostro avviso oggi ci si trova ad operare più che
in passato in un contesto di crisi economica, di
riferimenti e… molta stanchezza; in questo contesto risulta fondamentale possedere doti di “pazienza” e soprattutto di dialogo. La proposta che
si cerca di fare in questi ultimi anni passa attraverso un maggior coinvolgimento delle famiglie e
l’utilizzo di mezzi di comunicazione che possono
maggiormente interessare i ragazzi. (Angela, Antonella, Marina)
Negli ultimi anni accogliamo bambini sempre
più digiuni di ogni genere di evangelizzazione,
per cui è necessario un primo annuncio. Dobbiamo partire proprio dal fatto che Gesù è amico e
ci vuole bene. Loro hanno molto forte il valore
dell'amicizia... e poi il primo annuncio è soprattutto da rivolgere alle famiglie (Maria)
Modifiche nei metodi di catechesi ce ne sono
state perché la società è cambiata molto ed è
giusto che si tenga conto anche della vita delle
persone. Gli incontri di catechismo per i bambini sono opportunità di fare amicizia, di giocare
con altri ragazzini, di fare gruppo e camminare
2. Le finalità educative dei catechisti sono
orientate a rispondere alle attese profonde
dell’uomo e all’esigenza di conversione che il
Vangelo impone? Attraverso quali obiettivi e
quali proposte?
Noi dobbiamo principalmente accogliere e camminare a fianco in un percorso che gradualmente porta alla conoscenza di Gesù e alla comprensione dell'importanza primaria dell'incontro con
LUI tramite la messa domenicale e l'eucarestia.
(Maria)
Il cammino che porta a una maturazione della
fede è fatto di piccoli passi ed è fondamentale, soprattutto all’inizio del percorso di catechismo, mettersi in ascolto dell’altro, prima di
proporre un modello ideale di vita, nel quale
è difficile ritrovarsi perché lo si avverte come
lontano e irraggiungibile. Mi sembra che in
questi ultimi anni ci si proponga sempre più
di far avvicinare i giovani alla figura di Gesù,
L’AMORE PIù GRANDE
Il contesto sociale “post-moderno” della nostra
città è caratterizzato, nel corso degli ultimi anni,
da una crescente presenza di persone di origine
straniera che incrociamo quotidianamente nelle
strade, nei posti di lavoro, nelle scuole; dalla crisi economica che segna profondamente la vita
dei singoli, delle famiglie e dell’intera società; le
ristrettezze economiche in particolare si riflettono su molti aspetti delle nostre vite, trasmettendoci un senso di incertezza verso il futuro e di
difficoltà nel cercare i mezzi, non solo materiali,
necessari per affrontarlo. I rapidi cambiamenti
tipici delle nostre società complesse, a volte rischiano di farci perdere di vista i valori importanti per la persona umana: la solidarietà e la
fratellanza tra gli uomini; la fede stessa rischia a
volte di essere messa in secondo piano rispetto
ad altre esigenze che ci appaiono più allettanti
Anche noi, come i nostri ragazzi e le loro famiglie, avvertiamo la necessità di riscoprire le radici della nostra fede, affinché possiamo meglio
comprendere il senso della nostra vita quotidiana, riorientandola alla luce degli insegnamenti
di Gesù Cristo. (Gina e Rosa)
insieme serenamente e con gioia. Gli incontri
con le famiglie sono opportunità per conoscersi, scambiare delle opinioni, cercare di andare al
di là di un semplice saluto frettoloso. Scoprire
che i problemi e le difficoltà sono pressappoco
uguali in tutte le famiglie, forse questo aiuta a
sopportarli meglio. Condividere momenti di gioia tutti insieme. In poche parole è diventata una
catechesi più concreta, più vicina alle persone
e ai loro bisogni, una catechesi che supporta e
sopporta. (Giulia)
L’AMORE PIù GRANDE
presentandolo come un amico, qualcuno che
ci capisce e ci vuole bene. (Gina e Rosa)
Quando si pensa alle finalità educative dei catechisti ci rendiamo conto di quanto queste vadano
contro corrente rispetto ai messaggi con cui sono
quotidianamente “bombardati” i nostri ragazzi
(dove conta l’avere, l’apparire, l’individualismo) e
spesso almeno inizialmente, i ragazzi, ma anche i
genitori rimangono un po’ spiazzati e, a volte, si
percepisce un senso di inadeguatezza da parte
loro (e anche nostra!). Secondo noi l’obiettivo è
riuscire ad abbattere le barriere con l’accoglienza,
l’ascolto e il dialogo senza mai avere pregiudizi,
facendo proposte che rispettino i tempi e le sensibilità delle famiglie. Nei vari anni di catechismo
si è cercato di sviluppare un argomento specifico,
puntando a far partecipare la famiglia alla messa
domenicale. La catechesi tende a far sfociare il
tutto nella celebrazione comunitaria dell’Eucarestia domenicale. (Angela, Antonella, Marina)
3. Quali azioni mettono in atto sacerdoti e catechisti per accogliere ogni famiglia e valorizzarne la presenza nella vita della comunità?
Vengono organizzati ritiri di sabato pomeriggio
e/o domenica tutto il giorno in cui i genitori sono
invitati ad essere partecipi dei momenti principali del percorso catechistico con giochi insieme
ai loro figli, pranzo insieme alle altre famiglie in
modo da incrementare il coinvolgimento e la
condivisione. (Maria)
Si è scelto sin dall’inizio di coinvolgere l’intero
nucleo familiare nel percorso di catechismo, proponendo degli incontri specifici per i genitori e i
ragazzi e delle occasioni di “convivialità” durante
le quali le famiglie con i bambini si trovano a interagire con la comunità parrocchiale. L’obiettivo
del coinvolgimento dei genitori nel percorso di
catechismo è quello di far riscoprire il loro ruolo
di primi educatori alla fede. (Gina e Rosa)
Avere un luogo di aggregazione come il nuovo
oratorio certamente permette ai sacerdoti, ai
catechisti, agli educatori e agli animatori di conoscere le famiglie anche e soprattutto in modo
informale, di instaurare un dialogo, uno scambio
reciproco ed una conoscenza fondamentali per
poter svolgere serenamente ed in modo costruttivo un percorso di evangelizzazione. Non dobbiamo poi dimenticare che anche quelle famiglie
che, almeno apparentemente, non si lasciano
coinvolgere dalle nostre proposte, ci affidano comunque i loro figli e questo non è poco! (Angela,
Antonella, Marina)
4. Quali sono i percorsi di formazione degli
operatori della catechesi? Ti sembra poi che le
parrocchie e le realtà ecclesiali mettano in atto
“unità di indirizzo e scelte convergenti sul territorio”?
Ci sono corsi di formazione per catechisti di
tutta l'Unità Pastorale a cui partecipano anche
i religiosi e si condividono esperienze e competenze. (Maria)
Segnaliamo come molto positivo il fatto che le
parrocchie stiano mettendo sempre più in atto
sistemi di collaborazione reciproca e percorsi
condivisi; spesso i ragazzi e le famiglie di oggi non
hanno più la percezione di appartenere a una
parrocchia piuttosto che ad un’altra (del resto
vanno a scuola insieme, fanno sport insieme… e
noi catechiste stiamo cercando di collaborare tra
di noi ) e deve essere nostra cura accogliere le famiglie dove esse si recano. Per quanto concerne
la formazione dei catechisti, la diocesi organizza
delle serate di corso e ritiri tenuti da relatori molto qualificati. Con le dovute cautele anche internet è uno strumento buono per trarre idee e materiali e non mancano le pubblicazioni di qualità
specifiche per la catechesi. La collaborazione tra
l’attività di catechismo e la scuola è ancora piuttosto scarsa. In quest’ultimo anno è cresciuta la
volontà di creare una “rete educativa” che unisca
la scuola e la parrocchia, tra i ragazzi della scuola
inferiore e superiore. Un esempio pratico lo abbiamo avuto con il musical “Jamme a cantà” interpretato da ragazzi delle quattro parrocchie di
Rivoli e replicato per le scuole; un’altra iniziativa
interessante è stata la serata sui temi dell’educazione rivolta a insegnanti, genitori, catechisti
e animatori. È in atto qualche tentativo di collaborazione tra rappresentanti della scuola e delle
Parrocchie. (Angela, Antonella, Marina)
Le parrocchie di Rivoli, e non solo, danno molte
opportunità per chi sente l'esigenza di un cammino più profondo. Oltre al corso di formazione
annuale per i catechisti, ci sono anche altre occasioni d'incontro di catechesi con lettura e commento di brani del Vangelo (lectio divina), serate
o giornate a tema, esercizi spirituali ecc... I canali possono essere molteplici: la parola, la carta
stampata, video, attraverso le varie forme d'arte:
musica, canto, pittura, gioco e internet. (Giulia)
Nel percorso catechistico da noi attuato lo sguardo dei ragazzi è invitato a rivolgersi alle realtà di
carità e volontariato esistenti nel territorio per
mettere in pratica responsabilmente e concretamente il loro essere CRISTIANI. (Maria)
L'incontro con le realtà esistenti nella Diocesi è
un'esperienza che è già in atto per i ragazzi che
fanno il percorso per il sacramento della cresima. Nel percorso si accompagnano i ragazzi a far
conoscere i vari enti caritativi che operano sul
nostro territorio come il Sermig, il Cottolengo,
i Missionari della Consolata, il Centro Aiuto alla
Vita di Rivoli, ma anche le comunità religiose
come quelle delle suore di clausura di Via Querro a Rivoli/Cascinevica. Nella primavera prossima verranno accompagnati anche all'ostensione della Sindone. (Giulia)
6. Nella lettera il Vescovo traccia un “ritratto”
del catechista. Tu che offri il tuo servizio come
catechista come definiresti il tuo ruolo? Quali aiuti spirituali e concreti la comunità ti offre
come sostegno al tuo servizio?
Io sono convinta che il mio ruolo è soprattutto il privilegio di INCONTRARE le famiglie e
stare loro vicino in un percorso di fede che ci
unisce... per cui mi ritengo fortunata perché
posso avere questa opportunità speciale!!!
(Maria)
Per i catechisti ci piace la definizione di “accompagnatore”, ossia colui che compie un
cammino insieme agli altri facendo del proprio
meglio per essere guida e testimone ma anche
per rimanere aperto al prossimo e disposto in
qualunque momento a rivedere i propri passi,
a raccogliere suggerimenti e a collaborare con
gli altri catechisti e con la Comunità. Ci sentiamo testimoni attivi con la volontà di trasmettere il bello del Vangelo. Abbiamo varie proposte di cammino per la crescita della “persona
cristiana”: incontri di catechesi, ritiri, cammini
nella fede aperti non solo alle catechiste ma
anche a tutti gli adulti.
Nel nostro percorso di catechismo, il gruppo
non utilizza un solo strumento (ad es. il libro)
ma includiamo le idee e le proposte che vengono dagli altri operatori compresi gli animatori che seguono il nostro percorso e che con
il gioco veicolano lo stesso nostro messaggio.
(Angela, Antonella, Marina)
Vivere la messa ogni domenica insieme alla
comunità parrocchiale è un aiuto spirituale,
condividere momenti di gioia con gli altri è un
aiuto spirituale, quando si pensa di non farcela, a volte può capitare, se ne parla insieme
alle catechiste del proprio gruppo oppure con
il gruppo al completo durante le riunioni che
periodicamente facciamo.
E poi c'è Lui che è l'aiuto più grande, basta fidarsi... (Giulia)
Il catechista è fondamentalmente un cristiano,
una persona in cammino che ha accettato di
svolgere un incarico all’interno della comunità
nella quale vive e dalla quale è a sua volta sostenuto (Gina e Rosa)
L’AMORE PIù GRANDE
5. Il vescovo afferma che l’uomo moderno
ascolta più volentieri i testimoni che i maestri e
se ascolta i maestri è perché sono dei testimoni. Quali proposte sono state attivate per far incontrare ai nostri bambini e ragazzi i testimoni
del cristianesimo?
L’AMORE PIù GRANDE
Intervista ai genitori
1. Vi sembra che le nostre comunità diano
un’adeguata lettura del contesto culturale della società contemporanea? Quali aspetti della
concreta vita di famiglia ancora sfuggono? Di
quali esigenze formative e di quali domande di
senso la famiglia è portatrice?
In base alle nostre esperienze familiari la comunità di cui facciamo parte ci ha fornito, finora, un
cammino cristiano adeguato alle nostre personali aspettative. (Daniela)
Adeguata la lettura del contesto data dalle nostre comunità. Forse quello che sfugge è la difficoltà da parte della famiglia di partecipare alle
proposte che vengono rivolte. Il tempo libero –
al netto di tutte le occupazioni - è davvero poco.
(Elena)
Quello che serve alla famiglia è un supporto
educativo, l’offerta di un ambiente dove i ragazzi
possono essere guidati attraverso una rete che
confermi i valori e le scelte educative della famiglia. (Paolo)
2. Quali proposte concrete in termini di attività e di cammini di fede vi aspettate da parte
dei catechisti nei confronti dei vostri figli? Quali proposte possono invece essere rivolte alla
famiglia o alla coppia? Quali attitudini, atteggiamenti e comportamenti potrebbero favorire
una cultura dell’accoglienza da parte degli operatori della catechesi?
Per quello che abbiamo potuto vivere, dal nostro matrimonio al percorso di catechismo dei
nostri figli, abbiamo sempre ricevuto una bella
accoglienza in un ambiente amichevole in ogni
circostanza. (Daniela)
Mi verrebbe da dire “Più di così?!”. Siamo infatti
coinvolti nel cammino di fede dei nostri figli, anche perché ci crediamo. (Elena)
Ci aspettiamo per i nostri ragazzi cammini che
portino a scoprire la bellezza e la radicalità del
Vangelo, anche in riferimento alle scelte morali,
un ambito in cui le famiglie cristiane si sentono
sicuramente di proporre un modello controcorrente. (Paolo)
3.“Non si possono ignorare o disattendere inoltre nell’incontro con le famiglie i problemi di
ordine sociale ed esistenziale che le preoccupano. Di fronte a ogni famiglia ci si deve chiedere:
quali sono i suoi problemi e le sue esigenze di
fede e di vita? Oggi, ciò che più interessa una
famiglia sono gli affetti, il lavoro e i problemi
sociali connessi, l’educazione dei figli, le eventuali persone sofferenti e malate che ne fanno
parte, il tempo libero. È dentro questa rete di
problemi, situazioni e condizioni vitali che vanno collocati l’annuncio di Cristo ed il suo Vangelo, quale luce, sostegno e forza che dà vigore e
significato a quanto vissuto giorno per giorno.”
Vi sentite di confermare queste parole del Vescovo? Quali elementi non sono compresi nella
sua analisi? Emergono dal vostro vissuto altre
sottolineature?
Riuscire a collocare l’annuncio di Cristo e il suo
Vangelo all’interno dell’attuale società risulta
già molto difficile senza tener conto dei problemi sopra citati, per cui quello che la nostra comunità cristiana sta facendo è un ottimo lavoro,
ovviamente ci sono sempre margini di miglioramento come ad esempio intrecciarsi meglio con
il mondo del lavoro per poter aiutare persone in
difficoltà lavorative. (Daniela)
Difficile, infatti, destreggiarsi tra le occupazioni
ordinarie (e sono tante) e le esigenze particolari
che via via si presentano nella vita di una famiglia. E per esigenze particolari intendo la fatica
di certe adolescenze spinose, la preoccupazione
per un lavoro precario, la malattia… Penso che la
comunità possa portare dentro queste situazioni una luce di speranza annunciando la risurrezione del Signore. (Paolo)
4. Il Vescovo afferma che i nostri percorsi di
catechesi sono ancora carenti su due versanti: quello del primo annuncio, che viene
dato per acquisito, e quello della mistagogia,
cioè il cammino successivo alla celebrazione
del sacramento. Avete in merito delle osservazioni utili a qualificare questi percorsi in
modo più incisivo? Quali proposte potrebbero essere messe in atto per far sperimentare
la fede nelle nostre comunità e nel tessuto
ordinario della vita?
L’affermazione del vescovo è giusta, e trovare
una valida proposta migliorativa non è facile, in
quanto il tempo a disposizione purtroppo non
è molto anche se spesso basterebbe un po’ di
buona volontà da parte della famiglia per trovarlo. (Daniela)
La nostra esperienza ci dice che ciò che conta è
l’appartenenza: ci si ferma in parrocchia dopo la
celebrazione del sacramento se si è creato un
gruppo e quel gruppo funziona. (Paolo)
Intervista a cura di Lidia Zanette
Giovani
L’AMORE PIù GRANDE
Si parte dall'attenzione dedicata
da don Bosco (in occasione del bicentenario della nascita) ai giovani:
un amore di verità e misericordia,
un amore di amicizia e trasparenza. Sono valori forti, ancora attuali,
evangelici.
Un breve ricordo della sua esperienza con i giovani: una bella accoglienza, ma anche la coscienza delle
difficoltà e resistenze di molti alla
proposta cristiana. Ecco allora le proposte del Sinodo dei giovani per rilanciare a tutti quanto emerso da questo grande evento.
- porre i giovani al centro dell'attenzione pastorale: giovani che devono vivere con pienezza la loro età,
ma nella prospettiva della maturità umana e sociale;
- la giovinezza come momento per orientare la propria vita, fare le scelte importanti, assumersi le responsabilità necessarie: accogliere e accompagnare in questo cammino, con attenzione particolare agli
"invisibili";
- questo cammino verso la libertà comporta anzitutto la scelta di Cristo: una scelta motivata, fondata
sulla Parola e sulla preghiera che orienti tutta la vita;
- scelta che impegna ad una partecipazione più attiva nella propria comunità, in cui devono trovare spazi
adeguati, ma anche nella dimensione più ampia della chiesa: servizi, associazioni, movimenti;
- scelta che impegna nell'annuncio del Vangelo nel proprio ambito di vita, senza escludere luoghi anonimi e difficili, come faceva don Bosco: andava a cercare i "lontani" e gli "invisibili", perché più bisognosi
dell'amore di Dio.
Il vescovo ricorda alcuni ambiti specifici della formazione dei giovani: affettività, studio e cultura, lavoro,
volontariato, senza trascurare il mondo dei nuovi media e del tempo libero.Ma l'eredità più preziosa di
don Bosco è l'oratorio: può essere la risposta più adeguata ai bisogni dei giovani nel senso dell'accoglienza e dell'educazione, ma anche della crescita e della responsabilità. Un "laboratorio di comunità" gestito
e sostenuto dalla comunità tutta, aperto sulla strada, luogo di socialità e spiritualità, che coinvolga tutta la comunità, nella formazione, nel mantenimento, nella crescita, nella più assoluta gratuità, come
stile di vita ed educazione reciproca. In sintesi le richieste dei giovani al Sinodo:
- comunità giovanili che siano parte e fermento della società e della chiesa per rinnovarle dal di dentro
- itinerari differenziati per rispondere alle molteplici esigenze e orientamenti della popolazione giovanile
- la qualificazione della comunicazione
aggiornata nella relazione diretta e nei
media moderni
- sostegno per la il cammino e la scelta
vocazionale
- strumenti per impegnarsi nei diversi ambienti di appartenenza e lavoro
- verifica di attuazione del Sinodo
- un impegno simile al Sinodo rivolto agli
adolescenti
L'appello ai giovani insiste sul momento
di grazia offerto dagli eventi vicini (ostensione, bicentenario, visita del papa) per
ringraziarli del loro forte impegno nella
chiesa e nel volontariato, ricordando
come impegno suo e della diocesi le parole di papa Francesco:
"Non lasciatevi rubare la speranza"
e di don Bosco
"Voi giovani siete l'unico e continuo
pensiero della mia mente".
L’AMORE PIù GRANDE
Intervista a Donatella, coordinatrice pastorale giovanile
<<Vi amo molto, solo perché siete giovani... >>
La lettera pastorale del vescovo contiene un'ampia
sezione dedicata ai giovani. La riflessione è maturata a seguito del Sinodo dei giovani, percorso che
coinvolge i ragazzi dell'intera diocesi da ormai due
anni. Gli argomenti emersi sono numerosi e compositi. Abbiamo chiesto a Donatella, coordinatrice
della pastorale giovanile delle quattro parrocchie
di Rivoli, di aiutarci a capire come le richieste del
vescovo si declinano all'interno delle nostre realtà
parrocchiali.
1. I giovani di Rivoli hanno partecipato al Sinodo?
Abbiamo preso parte ad alcune delle iniziative organizzate: presso la parrocchia della Stella abbiamo ospitato una serata di incontro con il Vescovo,
siamo stati alla serata della Start-up diocesana dello scorso 26 settembre presso l'Arsenale della Pace
e siamo stati al convegno degli oratori.
Saremo presenti all'interno di una riflessione su
don Bosco, saremo presenti in occasione della visita del Papa a Torino, a giugno; queste sono iniziative che vanno già al di là degli uffici di pastorale giovanile, sono più in linea con i percorsi della Diocesi.
2. Qual è la situazione della pastorale giovanile a
Rivoli?
La pastorale giovanile, a Rivoli, è una realtà viva e
variegata. Le quattro parrocchie hanno un corpus
di oltre trenta animatori giovani, riuniti nella “Regia Educativa”, che si occupano dell'organizzazione
e dell'educazione di otto gruppi di ragazzi, dalla seconda media alla quinta superiore. Al termine del
percorso di catechismo, quindi, l'offerta formativa
si snoda in un percorso che conduce e accompagna gli adolescenti verso l'età adulta.
3. Quali sono le iniziative diocesane a cui la pastorale giovanile rivolese partecipa?
Coglieremo l'occasione della prossima ostensione
della Sindone, ad Aprile 2015, esperienza che coinvolgerà tutta la nostra Diocesi. A partire da questo
evento, si metterà al centro della pastorale il volto
di Cristo ma, soprattutto, il suo gesto ultimo. Infatti, il brano del Vangelo, titolo della lettera pastorale, recita: “Non vi è un amore più grande che dare
la vita per i propri amici” (Gv 15, 13).
Altro elemento importante del nostro anno pastorale è il bicentenario di don Bosco e, quindi, verrà
avviato un processo di conoscenza di questa figura
educativa forte che, in Piemonte, è stato iniziatore
degli oratori al quale, ancora oggi, ci ispiriamo.
4. Quali aspetti della lettera pastorale vi hanno
colpito maggiormente?
A Regia Educativa abbiamo letto la lettera del Ve-
scovo e abbiamo individuato quattro punti che
hanno stimolato riflessioni importanti.
1. L'“Amore più grande”. Noi animatori ci dobbiamo ricordare di questo sacrificio che Gesù ha fatto
per l'umanità e per ciascuno di noi. Mettiamo al
centro una relazione personale con il Signore che
si è lasciato mettere in croce per ognuno di noi.
Questo ci fa da richiamo al concetto di GRATUITÀ,
al fatto che tutti dovrebbero prendere esempio da
Gesù nelle proprie relazioni prima che nel servizio
di animazione. È importante vivere l'amore caritatevole nei rapporti interpersonali.
2. Un altro punto che ci ha interrogato è l'argomento delle RESPONSABILITÀ. Nella lettera si parla
di tre responsabilità: del proprio rapporto con Cristo, di una vita fraterna nella Chiesa, e nell'annuncio del Vangelo. Noi, come animatori, siamo chiamati a essere responsabili del cammino di crescita
spirituale, personale e umano dei nostri ragazzi.
Quindi, quando ci rendiamo disponibili a essere
animatori ed educatori, dobbiamo mettere in conto che non prestiamo un servizio per noi stessi ma
per una responsabilità: la crescita dei ragazzi.
3. Il tema della TESTIMONIANZA: l'animatore non
opera all'interno della pastorale per insegnare
qualcosa ai ragazzi, ma per trasmettergli un'esperienza di vita. Quindi, prima, deve essere responsabile del proprio cammino di crescita. Una figura
educativa che sia portatore di testimonianza che
diventa esempio proveniente dall'integrità di una
persona, dal suo cammino di fede personale.
4. Un altro elemento fondamentale è il concetto di
ACCOGLIENZA. Un'accoglienza rivolta, soprattutto, a chi è fuori dalle mura parrocchiali. Non bisogna dimenticare che, oltre alle attività nei gruppi
e nell'animazione, c'è una grossa fetta di giovani
che non fanno parte di questi percorsi. L'idea è
quella di cercare di individuare strade che possano
coinvolgerli. Strade, anche alternative, che passa-
5. Quali sono, dunque, gli obiettivi che si pone
la regia educativa per l'anno pastorale in corso?
Alla luce di questa riflessione, mettendo insieme anche tutti i percorsi della regia educativa,
abbiamo individuato cinque mete per quest'anno. Ovviamente non escludono tutto il percorso
educativo che abbiamo portato avanti negli anni
passati, ovvero tutte le sensibilità che abbiamo
raggiunto e che continuano ad essere presenti. A
queste si aggiungono:
1. La volontà di USCIRE dalle parrocchie. Da un
lato si va verso la macro-struttura della nostra
Diocesi alla quale aderiamo poco, non abbiamo
ancora coltivato questa attenzione aderendo a
iniziative che ci permetterebbero di avere scambi
con altre realtà ed altri giovani. L'obiettivo futuro
è di aderire alle proposte diocesane per entrare
in un discorso di Chiesa “allargata”.
E, dall'altro, si vuole uscire verso quei ragazzi che
non fanno parte dei nostri gruppi. È nostro impegno crescere in entrambe le direzioni.
2. Bisogna cogliere l'occasione per crescere umanamente all'interno della Regia Educativa (nei
processi decisionali educativi) conoscendoci di
più e dandoci delle occasioni di scambio informale; in modo che gli incontri non siano più, soltanto, un momento sterile di programmazione, di
lavoro, ma siano anche occasione per conoscersi
e per stare insieme.
3. Compito della pastorale giovanile è, anche,
quello di prendersi maggior cura del tempo informale nostro e dei ragazzi. Abbiamo la grande
risorsa dell'oratorio, che è una grande opportunità, ma che non è frequentato da noi educatori
e dai giovani animatori in maniera sistematica e
continuativa. Si popola il venerdì sera, in occasione delle varie attività dei gruppi adolescenziali,
ma, durante la settimana, non è ancora diventato
un centro di incontro riconosciuto; probabilmente è un'abitudine non ancora consolidata. Il pro-
6. Vi sono delle novità operative scaturite dall'ultimo incontro di regia educativa?
Quest'anno ospiteremo i corsi di formazione per
animatori della “NOI Torino”. Inoltre, abbiamo
in programma di mettere a calendario due serate per i nostri adolescenti dei gruppi, dalla prima
alla quinta superiore, di corsi per l'animazione che
faremo noi internamente, al di là del corso della
NOI Torino. Diversamente dagli altri anni, faremo
sì che i nostri giovani colgano che l'animazione non
è soltanto un servizio, ma è uno stile di vita. Non è
solo concentrato in prossimità della preparazione
dell'estate ragazzi ma è un percorso, sicuramente,
più impegnativo: è uno stile che va fatto maturare
e una consapevolezza che va accresciuta. Durante
i due incontri, uno a novembre e uno a gennaio,
recupereremo, e restituiremo ai più piccoli, il cammino formativo della NOI Torino dell'anno scorso a
cui alcuni educatori hanno partecipato.
7. C'è un aspetto della lettera su cui la pastorale giovanile di Rivoli sente di dover accrescere la
propria esperienza?
Un appunto che il vescovo lascia è sul discorso della disabilità. Nei nostri oratori è una realtà molto
presente, soprattutto negli appuntamenti quotidiani, ed è legata, soprattutto, alla fascia dei giovani. Noi abbiamo ben presente questa situazione e
una sfida che dobbiamo intraprendere è quella di
accogliere questi ragazzi rispettandone la loro dignità individuale. Accogliere la disabilità è una nostra precisa responsabilità educativa ma è altrettanto doveroso offrire un'opportunità che sia per
L’AMORE PIù GRANDE
no attraverso strumenti diversi dalla formazione
esplicita, come i laboratori di danza, canto, teatro e lo sport. L'accoglienza quotidiana di questo oratorio passa per l'informalità e raggiunge
un po' di più questi ragazzi che provengono da
situazioni esterne.
getto futuro è proprio quello di trasmettere l'idea
che l'oratorio è un luogo che si può abitare sempre
e che è parte di una comunità viva e giovane.
4. Altro obiettivo importante è il coinvolgimento
dei nostri animatori più giovani nella responsabilità educativa. In questo momento, tutta la responsabilità educativa è carico degli animatori adulti,
mentre i collaboratori più giovani vengono convocati solo quando ce n'è bisogno e a decisioni prese.
La strada da percorrere è anche questa: restituire questa responsabilità, il che permetterà loro di
essere parte attiva nel processo decisionale, altrimenti rischiano di rimanere meri esecutori.
5. Infine, altro punto cardine, è l'appuntamento
della messa domenicale. All'interno di ogni gruppo deve essere forte l'intenzione a prendersi cura
di questa responsabilità. Comprendere che, alla
base del proprio percorso di formazione, impegno
imprescindibile è la messa della domenica, questo
incontro comunitario con la Parola e con Gesù eucaristico.
Questi obiettivi si declinano in azioni concrete e
individuabili, è responsabilità di ciascun gruppo
sollecitare questo discorso della messa della domenica attraverso strategie esplicite ed implicite.
L’AMORE PIù GRANDE
loro stimolante: non posso sostituirla con una
proposta che farei ad un bambino di terza elementare. Dentro a una dinamica inficiata nelle
competenze, piuttosto che offrire proposte inadatte o inadeguate, è importante considerare
un'opportunità aggregativa di accoglienza, calibrata e pensata. L'obiettivo è quello di inserirli
in gruppi, in percorsi formativi, all'interno di una
proposta di attività, di lavoro dentro le nostre
realtà che, però, pongano l'attenzione sulla dimensione della disabilità.
8. Infine, il vescovo si augura che all'interno
delle parrocchie nascano delle comunità di giovani le quali, finito il percorso dei gruppi, possano confrontarsi su quelli che sono i temi più
svariati: dalla spiritualità all'attualità, in base
all'esigenza di relazionarsi con una dimensione
adulta. Qual è l'offerta della pastorale giovanile di Rivoli in tale direzione?
Alcuni giovani, dai vent'anni in su, hanno costituito la Comunità Giovani, meglio conosciuta
come Co.Gi.. All'interno della diocesi di Torino la
comunità giovani, o comunque un gruppo così
importante costituito essenzialmente da giovani è una perla rara, ce ne sono pochissime così
popolate e strutturate. È un dono grande che
abbiamo, è una comunità che si auto-forma tramite lo scambio quotidiano, personale. La Co.Gi.
è nata con un taglio prettamente spirituale, di
approfondimento della fede, le riflessioni riguardanti argomenti di attualità non sono molto
frequenti ma ciò può essere un invito da accogliere per crescere anche in virtù di uno spirito
di comunione e fratellanza.
Intervista a cura di Jenny
Agorà del sociale
comune deve orientare a trovare le condizioni per un lavoro dignitoso, finalizzato alla persona, rispettoso della
famiglia, fuori dalle logiche consumistiche.
Un sistema-lavoro che riporti speranza tra i giovani e credibilità negli adulti che investono sulla formazione di questa generazione.Nuovo umanesimo che coinvolge anche
un nuovo modello di sviluppo ispirato alla cooperazione e
alla sussidiarietà, basato su stili di vita personale e sociale
più sobri e solidali.
Un cammino da realizzare con piccole scelte quotidiane,
ma con un occhio particolare agli "orfani della città", ai
tanti che vivono in solitudine, agli immigrati."Fare strada
ai poveri senza farsi strada": un impegno per tutti, non
solo per i politici.
Un impegno necessario per parrocchie e comunità, non
solo in questa situazione di necessità. I nostri santi sociali hanno già praticato queste strade
in situazioni forse peggiori, affidandosi
alla Provvidenza: erano "sociali" perché
erano "santi"!
L'Eucarestia ci ricorda l'impegno e la
motivazione del nostro operare: "Fate
questo in memoria di me!". La Sindone ci ricorda visivamente questo memoriale. In occasione dell'ostensione
la comunità diocesana darà vita ad una
significativa opera di carità rivolta ai
malati gravi, soprattutto per significare quella tenerezza di Dio che il corpo
martoriato della Sindone manifesta in
modo palese.
Nelle foto: locali interni del dormitorio
“Il mantello di San Martino”.
L’AMORE PIù GRANDE
In un passo della Evangelii gaudium
(EvG 71) il papa invita a guardare alla
città con uno "sguardo contemplativo"
e ripensarla come luogo e momento
di incontro tra le persone, soprattutto
per rispondere alle tante urgenze che
oggi attraversano la "città dell'uomo":
persone sempre più fragili, in situazioni sempre più incerte, che attraversano
tutte le categorie, ma non possiamo accettare la cultura dello scarto!
Come comunità dobbiamo reagire promuovendo e sostenendo un clima di
vera fraternità: metodo di lavoro e di
alleanze per costruire una piazza ideale, per dare spazio alla speranza soprattutto sui tre versanti dell'educazione, del lavoro e del welfare. Fraternità
che caratterizza un nuovo umanesimo,
centrato sulla persona, basato sulla solidarietà, avverso all'indifferenza e alla
burocrazia, all'individualismo e all'egoismo settoriale.
Per realizzare questo obiettivo occorre
valorizzare la famiglia sia sul piano economico che culturale, dare ampio spazio alla formazione e all'educazione in
senso ampio. Fondamentale in questo
percorso il metodo della rete, superando settorialità ed egoismo degli interventi, determinato e coordinato dalla
politica, quella vera, "la forma più alta
di carità" come la chiamava Paolo VI.
Ma determinante un patto sociale che
ridia dignità attraverso il lavoro: il bene
L’AMORE PIù GRANDE
Intervista a Katja Agate,
assessore alle Politiche sociali del Comune di Rivoli
1. Assessore Agate, l’arcivescovo Cesare ha
dedicato un’intera sezione della sua ultima
lettera pastorale al progetto dell’”Agorà del sociale”, uno dei grandi temi del cammino diocesano 2014-2015. Nella lettera, la città è intesa
innanzitutto come luogo e occasione di incontro e confronto tra le persone. Esistono dei luoghi adibiti a tale scopo sul territorio rivolese?
Alcuni luoghi - come ad esempio l’Informagiovani e i comitati di quartiere - esistono già, ma
vanno rilanciati e implementati, anche nella direzione di una sinergia tra giovani e anziani, che
troppo spesso non comunicano tra loro. I comitati di quartiere, ad esempio, sono una possibile occasione di incontro intergenerazionale, un
luogo dove promuovere iniziative concrete.
2. Sempre secondo il vescovo, la città dovrebbe
favorire un clima di fraternità che si concretizza
nella solidarietà. A Rivoli esistono realtà istituzionali che promuovono iniziative solidali?
Sì, e mi riferisco soprattutto al CEA e al CISA. Il
primo (Commissione per l’emergenza abitativa),
in cui sono presenti non i politici, ma i tecnici e
la società civile, monitora e valuta le emergenze
abitative presenti sul territorio comunale e assegna gli alloggi di edilizia residenziale pubblica
attraverso appositi bandi. Il CISA, invece, riunisce i servizi socio assistenziali attivi sul territorio: servizi rivolti a tutti i cittadini (assistenza
economica e assistenza sociale) e a specifiche
categorie (ai minori e alle famiglie, alle persone
anziane e ai disabili). Il CISA è una realtà molto
complessa, ma senz’altro affascinante e ricca di
opportunità, sui cui il Comune investe molto:
circa 1.900.00 euro l’anno, 39 euro a cittadino.
Orto del dormitorio
3. Il vescovo punta molto sulla necessità di determinare un nuovo "patto sociale" che ridia
dignità alle persone attraverso il lavoro, un
progetto che permetta di riportare speranza ai
giovani e alle famiglie. Esistono degli esempi in
tal senso nel nostro Comune?
Possiamo fare due esempi. Recentemente, attraverso il progetto “Rivoli&Lavoro”, il Comune ha avviato oltre settanta tirocini con aziende locali rivolti a persone in cerca di occupazione. In cantiere c’è
anche il progetto di riattivare il Servizio civile all’interno del Comune dopo anni di assenza (è stata
presentata alla Regione la domanda per il 2015).
4. Il bisogno di una "piazza" che dia uno spazio
all'educazione, al lavoro e al welfare finalizzato
alla valorizzazione delle famiglie; quali sono i
progetti del comune a tal proposito?
Le idee sono tante, anche se poi ovviamente devono fare i conti con la mancanza delle risorse.
Indubbiamente si sta assistendo a uno “sfilacciamento” della famiglia che va affrontato soprattutto da un punto di vista culturale ed educativo:
lavorare all’interno delle scuole attraverso incontri, laboratori, spettacoli è molto importante, e le
proposte del Comune vanno incrementate. Ritorniamo così anche alla questione degli spazi di dialogo (stavolta per le famiglie), che ci sono e che
potrebbero essere sfruttati di più (a tale proposito
penso, ad esempio, al Fondo Librario Femminile,
la nuova sezione “al femminile“ della biblioteca
presente da oltre due anni presso la scuola media
ex “Primo Levi”, a Cascine Vica). Le parrocchie forniscono una grande mano in questo senso, come
luoghi di relazioni positive: anche il dialogo e la
“sinergia” tra Chiesa e istituzioni va coltivata.
Intervista a cura di Stefano Coscia
ESPERIENZE ESTIVE
31
Campi Estivi 2014: “Non arrendersi mai!”
Dopo l'esperienza dell'Estate Ragazzi,
come ogni anno, i ragazzi dalla prima alla
terza media sono partiti per i campi estivi. La meta è stata borgata Grange della
Valle, a Exilles, dal 7 al 21 luglio. Alcuni
degli animatori partecipanti hanno voluto condividere la loro esperienza: il
campo riesce a unire ragazzi e animatori
sperimentando l'emozione di vivere una
settimana insieme, come una grande famiglia, aiutandosi a vicenda nelle sfide
proposte. Nonostante gli ostacoli siamo
riusciti a passare un messaggio importante ai ragazzi: “Non arrendersi mai”. Uniti,
abbiamo superato i nostri limiti, chi con
più fatica, chi con meno. Insieme abbiamo raggiunto vette insperate sia spiritualmente, sia realmente arrivando ai
"Quattro Denti" e, per i più temerari, al
"Vaccarone" passando per un ghiacciaio.
è stata un'esperienza unica che rimarrà,
in noi, come una traccia indelebile, per
sempre... Arrivederci al prossimo anno!!!
Jose, Madalin, Andrea e Roberto
Due settimane di amicizia
e condivisione
azzi, nel mese
settimane di estate rag
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ragazzi
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rrocchie di Rivoli, per i
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di Luglio 2014
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Elena e Simone
32
ESPERIENZE ESTIVE
People before borders - campo sui diritti umani
organizzato a Lampedusa da Amnesty International
Quest’estate, dal 20 al 27 luglio, ho partecipato ad un campo sui diritti umani
organizzato da Amnesty International
che si è tenuto a Lampedusa. Non sapevo nemmeno io a cosa andavo incontro,
cosa aspettarmi, cosa avrei fatto. Avevo
soprattutto una certa “diffidenza” del
luogo, dovuta a dicerie e pensieri comuni che descrivono l’isola come “infestata”
da gente di cui non si sa bene quali siano
la razza e provenienza. Niente di più falso! La prima cosa che ho potuto vedere è
che Lampedusa, oltre ad essere un’isola
meravigliosa, è anche molto tranquilla, i
paesani lo sono, e sono sconcertati dalla
brutta e cattiva immagine che viene dipinta dai media di Lampedusa. Gli sbarchi
continuano ad avvenire, certo… ma che
le persone che arrivano rappresentino
un problema serio per l’incolumità del
nostro paese… è tutta un’altra cosa! E la
paura è infondata. Le persone che sbarcano, vengono portate nei due “centri di
accoglienza” anche se chiamarli “di accoglienza” è paradossale… visto che sono
circondati da muri, tralicci, cancelli e filo
spinato. Questi due centri al momento
dovrebbero essere chiusi, poiché non
sono a norma di legge, e non sono adatti
a garantire una tutela adeguata a chi arriva… ma come spesso accade... ”l’emergenza” del momento, fa sì che si tralasci
qualsiasi tipo di problema.
Al campo eravamo circa 70 ragazzi provenienti da tutte le parti d’Italia. Durante i
primi giorni abbiamo partecipato a diversi
incontri formativi con avvocati, educatori
e abitanti del luogo, per iniziare a capire
ESPERIENZE ESTIVE
davvero come stanno realmente le cose,
come funzionano tutte le politiche in materia di immigrazione, le strategie che l’Italia e l’Europa hanno adottato e stanno
adottando per “contenere” il problema.
Da metà settimana in poi invece abbiamo cominciato ad attivarci nel vero senso
della parola, organizzando una mobilitazione con il tema “people before borders”. Lo scopo di questa mobilitazione
era di attirare l’attenzione; innanzitutto
dei lampedusani, ma anche di tutti coloro
che sentendo questo appello, o leggendo
quello che stavamo facendo, si mobilitassero anch’essi, per fare tutto ciò che era in
loro potere affinché fossero evitate morti
in mare e per chiedere la protezione della
vita e dei diritti dei migranti e dei rifugiati alla frontiera europea. Insieme a noi,
hanno preso parte anche Hussain Majid
e Said Ismal Yaccub, due ragazzi di 21 e 17
anni, rifugiati della Nigeria e del Camerun
approdati a Lampedusa nel 2011 dopo un
viaggio in mare dalla Libia.
Venerdì 25 luglio, abbiamo organizzato la
prima "veleggiata per i diritti umani", l’intento era appunto quello di chiedere ai
leader dell'Unione europea di rispettare
i diritti di migranti, rifugiati e richiedenti
asilo e fermare le sempre più numerose
morti in mare. Il messaggio che Amnesty
International voleva mandare era chiaro:
non si può più restare in silenzio di fronte alla continua perdita di vite umane in
mare nella totale indifferenza degli stati
membri dell'Ue. Negli ultimi mesi, Amnesty International aveva ripetutamente
chiesto ai governi dell'Ue di rafforzare le
attività di ricerca e soccorso nel mar Mediterraneo. Mentre lo sforzo intrapreso
33
dall'Italia con l'operazione "Mare nostrum" va apprezzato, è chiaro che
rafforzare le attività di ricerca e soccorso in mare può essere fatto efficacemente solo attraverso un'azione congiunta cui tutti gli stati membri dell'Ue
devono contribuire. Nel corso della giornata, abbiamo anche raccolto firme per l'appello che chiede ai leader europei il rispetto dei diritti umani
dei migranti e dei rifugiati. Sono stati coinvolti anche bambine e bambini,
che hanno scritto il loro messaggio su una vela e lo hanno firmato con le
impronte delle mani. Ho imparato molto da questo campo, sicuramente
sono entrata in contatto con una realtà che è molto vicina a noi, più di
quanto crediamo. Le politiche e le prassi dell'Ue su immigrazione e asilo
hanno avuto l'effetto di spingere le persone a intraprendere viaggi sempre
più rischiosi. L'Europa e i suoi stati membri devono agire insieme per garantire ai rifugiati e richiedenti asilo canali sicuri e legali di accesso nell'Ue,
aumentare il numero dei posti messi a disposizione per l'accoglienza degli
stessi e assicurare protezione internazionale a chi, scappando da guerra e
povertà, cerca di raggiunge le frontiere dell'Ue.
Claudia Fornasari
34
ESPERIENZE ESTIVE
Route nazionale 2014: con “coraggio” a San Rossore
L'anno passato ha visto
coinvolti i ragazzi tra i 16 e
i 21 anni dei gruppi scout di
Rivoli in un'avventura impegnativa ma altrettanto emozionante che si è conclusa
con un evento straordinario: la Route Nazionale.
Ci siamo, infatti "messi in
cammino" assieme a 30.000
rover e scolte percorrendo
dall’1 al 10 agosto le strade
di Italia. I gruppi coinvolti sono stati più di 1.500,
provenienti dalle 20 regioni
italiane e da qualche paese
straniero e hanno dato vita,
prima di trovarsi tutti insieme a San Rossore, a 456
campi mobili in tutta Italia.
Nonostante le cifre significative, non sono stati (solo) i numeri a rendere la partecipazione dei clan e noviziati delle nostre parrocchie un
evento che resterà impresso nella memoria per molto tempo, è stato,
probabilmente, il sentirsi parte di un’unica comunità spinta dalla voglia
di stare insieme e riflettere sul Coraggio. L’Associazione AGESCI ha scelto proprio questo tema “perché vuole che i giovani si rendano conto
che è il momento di diventare i protagonisti del cambiamento, costruttori del futuro.” Il protagonismo dei giovani è il tratto identificativo di
tutto il percorso che ha portato alla Route Nazionale 2014 ed è iniziato
molto tempo prima di agosto. Durante l’anno, infatti, i ragazzi hanno lavorato per capire cosa volesse dire per loro essere “coraggiosi”, per poi
intraprendere un’azione che fosse espressione del loro impegno nella
società in cui vivono.
In seguito, all’inizio di agosto, si sono
uniti con altre comunità r/s e hanno cominciato il loro cammino in varie parti
d’Italia: l’Abruzzo per il Rivoli 1 e 4, il
Trentino e le Marche per il Rivoli 2.
Infine, il 6 agosto, la “Città delle tende”
di San Rossore ha ospitato tutti i partecipanti, coinvolgendoli in laboratori, tavole rotonde, concerti e veglie, grazie anche all’aiuto dei volontari del One Team
e di tutti coloro che hanno lavorato dietro le quinte per la buona riuscita dell’evento. In questa occasione si è scritta la
Carta del Coraggio, un documento che
sintetizza il pensiero e le richieste dei
rover e delle scolte presenti e il loro impegno a mettersi concretamente al servizio degli altri.
Ora che tutti sono tornati a casa e della
Route resta solo qualche maglia rossa e
una marea di selfie, la vera scommessa sarà mantenere non solo l’entusiasmo, ma anche la voglia di portare fuori
dall’ambito scout le riflessioni scaturite
dalla produzione della Carta del Coraggio e, soprattutto, di conservare l’ottimismo che spinge a credere che valga ancora la pena impegnarsi per un mondo
migliore.
ESPERIENZE ESTIVE
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Branco FioreRosso
Baume Oulx
Reparto
Thabor
a Borno
Branco
Seonee
a Exilles
36
ESPERIENZE ESTIVE
50 anni di verde, bianco e altri colori!
Il Rivoli2 arriva nel Monferrato
All’inizio dello scorso anno noi Comunità
Capi ci siamo guardati in faccia, un po’
preoccupati. I mesi si prospettavano intensi e gli eventi numerosi, le nostre forze
non dovevano essere da meno! E nonostante tutte le paure, i vari se e i ma… ce
l’abbiamo fatta! I nostri 50 anni di gruppo
li abbiamo festeggiati a dovere. Dal 1964
al 2014, eccoci qui. Probabilmente una festa del genere non si ripeterà mai più negli annali futuri del Rivoli 2. Anzi, di sicuro.
Non tanto perché 50 sia un numero così
speciale, nemmeno per il fatto che d’iscritti siamo stati per anni eccessivamente
troppi per un gruppo scout, né tantomeno per il numero esorbitante di gadget,
magliette e felpe che sono state prodotte
e smerciate a iosa per tutti i mesi passati (da fare invidia ad un’industria tessile).
Ma soprattutto perché quest’estate a luglio eravamo in 150 persone nello stesso
posto e per lo stesso motivo: il nostro bellissimo campo di gruppo.
A Frassinello Monferrato siamo stati per
l’ultima volta due Branchi, due Reparti, due Clan e una Comunità Capi: Rocce
Bianche, Seeonee, Sirio e Dragone, Peracrusà, La Rupe, Antarè. Un solo gruppo,
una famiglia.
Per 10 giorni abbiamo condiviso la stessa casa, lo stesso terreno. I Lupetti hanno
dormito e mangiato insieme, i Reparti si sono accampati sotto lo stesso frutteto.
Alla mattina ci svegliavamo sotto lo stesso sole, grazie allo stesso fischio. Abbiamo
pregato insieme, giocato, mangiato. Le stelle le abbiamo osservate dalla stessa collina,
i fuochi li abbiamo accesi con la stessa legna. Cambusieri e Capo cambusieri hanno
vagato da una cambusa all’altra alla bisogna, per consigli o ingredienti mancanti. Marcello, il gestore, non ha mai detto di no a tutte le nostre richieste, neppure le più assurde. Abbiamo preso la stessa pioggia e temuti gli stessi fulmini, e sotto la stessa tettoia
abbiamo fatto passare la paura. Le zanzare che ci hanno punti poi erano le stesse ed
ESPERIENZE ESTIVE
37
erano tantissime. Ma noi, grazie al cielo,
eravamo di più.
Frassinello Monferrato non lo scorderemo tanto facilmente. Un po’ per il luogo
(caldo, selvaggio ma molte suggestivo),
ma soprattutto per le persone che l’hanno popolato. Dai Lupetti più piccoli fino
ai noi Capi, ognuno di noi è stato parte
di un grande disegno e una grande festa.
Questo disegno è nato 50 anni fa, ed è
nato verde e bianco: il Rivoli 2, il nostro
gruppo scout. Per quanti anni è stato indivisibile così a Rivoli come a Rivalta! Da
quest’anno però, da Frassinello, inizia un
altro pezzetto di storia. Finalmente, dopo
aver festeggiato cantato mangiato e ricordato i tempi che furono, abbiamo preso nuovi colori e dato alle polveri nuove
idee. Il risultato di questo progetto, che si
è concluso con un’altra grande festa, è la
nascita del Rivalta di Torino 2: verde, blu
e giallo. è stato bello percorrere insieme
questi 50 anni, festeggiarli a dovere e vivere per un’ultima volta un’esperienza
così bella, insieme. Frassinello Monferrato ci ha visti come un’unica famiglia. Ora
iniziano nuove strade, nuovi percorsi da
costruire, piste da seguire.
Con l’augurio che possa essere ancora come un festa, e che i volti dei nostri
ragazzi siano sempre sorridenti e gioiosi
come in questo campo estivo, abbiamo
piantato un nuovo albero: un ciliegio. Dai
suoi fiori nasceranno nuovi frutti, e speriamo nuove esperienze, nuove persone,
nuove ricorrenze da festeggiare.
Clan La Rupe
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ESPERIENZE ESTIVE
Strade di coraggio… Diritti al futuro!
“Noi, Rover e Scolte dell’Agesci, giovani cittadini italiani, riuniti a San Rossore, al termine di un anno che ci ha visti
impegnati sul tema e sulle strade del coraggio, vogliamo oggi scrivere una Carta che racconti quello che abbiamo
vissuto, che rappresenti i valori in cui ci riconosciamo e che dichiari il nostro impegno per l’Associazione, per il Paese e
per la Chiesaa cui apparteniamo.”(Carta del Coraggio)
Per noi clan Brownsea&Dreaming e noviziato G-random-I
del Rivoli 1-4 la route nazionale è iniziata il 31 luglio
con un lungo viaggio nelle
cuccette di un treno che ci
ha portato in Abruzzo, dove
abbiamo incontrato i nostri
compagni di strada: clan
ospitante dell’Ortona1 e clan
del Villarmassargia1 (Sardegna). I primi cinque giorni
abbiamo camminato (che
per noi rover e scolte non significa solo mettere un piede
dopo l’altro ma conoscere se
stessi e gli altri, nella gioia e
nella fatica, sempre rigorosamente con lo zaino sulle
spalle) e condiviso i progetti
intrapresi durante l’anno, le
tradizioni dei rispettivi gruppi e persino i piatti tipici delle
nostre regioni; poi tutti i clan
di formazione come il nostro
hanno iniziato a confluire nel
parco di San Rossore, in provincia di Pisa. Nel tardo pomeriggio le nostre tende erano già montate, ma per tutta
la notte e il giorno successivo continuavano ad arrivare
scout da ogni parte d’Italia:
solo la seconda sera abbiamo
finalmente potuto assistere
alla tanto attesa cerimonia
d’inaugurazione. 31.072 ragazzi scout, 1.543 unità, 800
volontari AGESCI, 456 route
regionali, 104 scout stranieri,
74 ettari di terreno, 6 quartieri e 1 città di tende: ecco
cos’è stata la route nazionale. Strade di coraggio, canti
urlati a squarciagola, bans in
dialetto, cibi in scatola, labo-
ratori e tavole rotonde, preghiere sussurrate, migliaia di abbracci e baci gratuiti,
molti sorrisi e anche qualche lacrima: ecco
cos’è stata la route nazionale. Tra concerti
e veglie rover, tra nuove amicizie e ospiti
famosi, l’obiettivo principale di questo gigantesco incontro era ed è quello di scrivere e presentare la Carta del Coraggio:
un documento che racchiude le idee in
cui crediamo, un grido che lanciamo alle
autorità per fare sentire la nostra voce,
per dichiarare il nostro impegno verso il
Paese e le istituzioni a cui apparteniamo.
La Carta è già stata consegnata in forma
ufficiale al Presidente del Consiglio Renzi
e al Cardinal Bagnasco durante la cerimonia di chiusura e sarà distribuita presso i
maggiori enti delle nostre città. Sperando
che arrivi presto anche a voi, vi lasciamo
con la pagina di diario di una nostra compagna di strada dopo aver vissuto questa
esperienza.
“Domenica 24 Agosto 2014
Quattordici giorni, due settimane. Un'eternità, un attimo.
Sembra già tutto così lontano, eppure ne sono ancora completamente immersa. O
come ha detto mia cugina oggi 'in botta da route'. Passare le ore cercando nuove
storie su 'spotted route nazionale' in cui ritrovarsi, guardando foto e video, leggendo articoli e racconti, per poi tornare alla realtà e aver voglia di confrontarsi, ricordare e rivivere con chi sta provando esattamente lo stesso. Ah, dimenticavo il bere
con un'amica dopo essersi raccontate ogni singolo istante della route, solamente
per allontanarsi dalla realtà (come ha detto lei in un momento ispirato ma ben poco
sobrio).
Beh insomma, è passato un po' di tempo, ma io la route nazionale la continuo a
vivere in ogni istante, gesto o parola. Ma quello che più mi riempie il cuore, è sapere
che 32 mila persone stanno provando lo stesso. Perché la magia di tutto ciò è stata
proprio quella di essere in migliaia con gli stessi ideali, la stessa voglia di fare, di
esserci, di impegnare ore e ore dell'anno passato a riflettere e agire sul coraggio,
di usare i Sebach o di mangiare le polpe di frutta bío. Potrei fare un elenco infinito.
Perché poi eravamo e siamo tanti, ma tornati a casa siamo circondati da gente che
non c'era.. E quindi come lo spieghi a uno che non ha mai fatto scout, che in quel
di San Rossore se eri in coda per riempire la borraccia, iniziavi a ridere, scherzare e
spintonarti con chiunque ti capitasse affianco? Come glielo dici che era normale addormentarsi uno sopra l'altra e poi svegliarsi con sconosciuti vicino, condividendo le
poche ombre? Io ci ho provato in questi giorni, ma sono giunta alla conclusione che
non puoi spiegarlo, puoi raccontarlo, ma non potranno mai capirti. Non potranno
mai sentire quello che senti tu, vedendo certe foto. E poi ti continueranno a guardar
storto durante alcuni racconti. Però tu sai che è proprio valsa la pena di perdere per
la prima volta nella tua vita la voce, per giocare a 'uomini della filibusta' tra settori
dell'Arena.
E poi c'è anche chi ti capisce, ti completa le frasi, sorride e si emoziona in silenzio.
Per me quello è mio papà che, dopo aver partecipato a quella dell'86, ora ha fatto
un po' sua anche questa route nazionale.
Sì, mi sto dilungando ma potrei andare avanti ore a scrivere di questa esperienza.
Invece devo concludere e lo farò come ho concluso la verifica il penultimo giorno. Ho
visto delle scintille negli occhi di chi mi ha parlato in questi 10 giorni, grazie!”
ESPERIENZE ESTIVE
39
Nel cortile del vecchio oratorio…
Solo da alcuni mesi faccio parte del gruppo Caritas di San Bartolomeo e come
“l’ultima arrivata” mi hanno affidato un
compito impegnativo: raccontare cosa si
fa nel cortile del vecchio oratorio di via
Roma. Prima di tutto ricordo che ci sono
le sedi di due gruppi con progetti diversi: “Caritas” e “Scuci Ricuci”. La Caritas
si occupa principalmente di assistere le
famiglie e le persone in difficoltà economica con varie iniziative che vanno dalla
distribuzione quindicinale delle borse viveri, ai progetti per sostegno allo studio
(esempio doposcuola gratuito). Il laboratorio “Scuci Ricuci” invece si occupa del
confezionamento di svariati oggetti (borse, grembiuli, cestini, ecc. ecc.) tutti ottenuti dal recupero di abbigliamento e/o
biancheria usata che vengono riutilizzati
con fantasia e buon gusto senza sprecare
nulla. Le due attività si intersecano e concordano anche dei progetti comuni, come
l’ultima iniziativa promossa attraverso la
proposta di marmellate (prodotte da una
ditta artigiana), per la raccolta fondi da
destinarsi come sempre a chi ha bisogno.
Per rendere più accattivante la confezione si è pensato di arricchire il barattolo
con una copertura sul tappo ed è proprio
in occasione del “confezionamento” che,
inaspettatamente, si sta realizzando uno
degli scopi fondamentali del nostro impegno: aiutarsi a vicenda per star meglio.
Unitamente alle volontarie alcune donne
di nazionalità e religione diversa si adoperano attorno ai tavoli per ritagliare la stoffa, fissarla ai vasetti e legare i bigliettini di
ringraziamento per l’offerta.
Si intendono perfettamente nei semplici gesti e sembra che si conoscano da
sempre. Netta è la sensazione di operare
nella giusta direzione per un’accoglienza
fatta non solo di “cose materiali” (che
pure sono indispensabili) ma anche di
sentimenti che superano le diversità, i
pregiudizi e offrono la possibilità a chi è
stato “assistito” di collaborare e restituire
la disponibilità ricevuta.
Sarà il piccolo granello di senape che sta
germogliando? È quello che noi volontari
speriamo sinceramente e che ci dà rinnovato entusiasmo nel continuare tutte
le iniziative che ogni giorno cerchiamo di
promuovere. Piccoli progetti che uniscono e creano aggregazione, senza grandi
discorsi, con sincera ed efficace solidarie-
tà. Grazie all’impegno di tutti
anche l’inaugurazione dei locali recentemente rinnovati
è stata, oltre a un’occasione per fare una bella festa,
anche un’opportunità per
avvicinarci dal punto di vista culinario, infatti fra i vari
piatti preparati per l’occasione spiccava anche un’ottima
specialità marocchina.
Fiorenza
Laboratorio
“Scuci...
...e Ricuci”
Orario:
Martedì, Mercoledì,
Giovedì
dalle 9.30 alle 12.30
40
BATTESIMO
Battesimi
Oratorio Stella - ore 21
Via F.lli Piol, 44
Alla Stella
ACCOGLIENZA DELLE FAMIGLIE - Tutti i sabati dalle ore
16.00 alle 17.45 in Ufficio Parrocchiale è presente una coppia
dell’équipe battesimale.
GENNAIO 2015
Incontro: 7 gennaio
Battesimo: 11 gennaio - ore 11
FEBBRAIO 2015
Incontri: 21, 28 gennaio
Presentazione (ore 11) e Battesimo (ore 15.30): 1 febbraio
MARZO 2015
Incontri: 18 marzo e 1° aprile
Presentazione (ore 11): 22 marzo
Battesimi: Sabato 4 aprile (Veglia Pasquale) - ore 21.00
Domenica 5 aprile (Pasqua) – ore 11.00
APRILE 2015
Incontri: 8, 15 aprile
Presentazione (ore 11) e Battesimo (ore 15.30): 19 aprile
MAGGIO 2015
Incontri: 29 aprile, 6 maggio
Presentazione (ore 11) e Battesimo (ore 15.30): 10 maggio
Incontri: 13, 27 maggio
Presentazione (ore 11) e Battesimo (ore 15.30): 31 maggio
GIUGNO 2015
Incontri: 29 maggio, 5 giugno
Presentazione (ore 11) e Battesimo (ore 15.30): 9 giugno
Incontri: 10, 17 giugno
Presentazione (ore 11) e Battesimo (ore 15.30): 21 giugno
A San Bernardo
11 gennaio - ore 11 - Festa dei Battezzati
MARZO 2015:
Incontri: 11, 18, 25 marzo
Presentazione e Battesimo: 12 aprile (ore 16)
MAGGIO - GIUGNO 2015:
Incontri: 7, 14, 21 maggio
Presentazione: 17 maggio, 7 giugno
Battesimo: 24 maggio, 14 giugno (ore 16)
SETTEMBRE 2015:
Incontri: 10, 17, 24 settembre
Presentazione: 20 settembre
Battesimo: 27 settembre (ore 16)
NOVEMBRE 2015
Incontri: 4, 11, 18 novembre
Presentazione: 15 novembre
Battesimo: 22 novembre (ore 16)
Le date degli incontri sono fisse, le date dei
battesimi variabili, possibili Battesimi anche
durante le Messe e le Veglie di Natale e Pasqua.
A San Martino
Celebrazione comunitaria del Battesimo
Chiesa di San Martino - ore 15
Battesimi
11 gennaio - ore 15, 1 febbraio - ore 14.30,
4 aprile (Veglia Pasquale) - ore 21
ore 15: 5 aprile (Pasqua), 26 aprile, 17 maggio,
14 e 28 giugno, 13 e 27 settembre, 25 ottobre
SOLIDARIETà
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Formare se stessi per servire meglio gli altri
dall’Esortazione Apostolica di Papa Francesco “Evangelii gaudium”
“Dalla nostra fede in Cristo fattosi povero, e sempre vicino ai poveri e agli esclusi,
deriva la preoccupazione per lo sviluppo
integrale dei più abbandonati della società. Ogni cristiano e ogni comunità sono
chiamati ad essere strumenti di Dio per la
liberazione e la promozione dei poveri, in
modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che
siamo docili e attenti ad ascoltare il grido
del povero e soccorrerlo.
La Chiesa ha riconosciuto che l’esigenza di ascoltare questo grido deriva dalla
stessa opera liberatrice della grazia in
ciascuno di noi, per cui non si tratta di
una missione riservata solo ad alcuni.” La
Caritas Unità Pastorale di Rivoli propone
quattro incontri per conoscere le povertà, non solo economiche, e gli strumenti
per accompagnare chi è in situazione di
difficoltà.
UNA FEDE OPEROSA TESTIMONIATA A TUTTI
Azioni per concretizzare il mandato Caritas partendo dai poveri
Giovedì 05 febbraio – ore 20,45
Oratorio Stella (Via F.lli Piol Rivoli)
CARITà CHE ACCOGLIE, AMA, PERDONA
Gli strumenti Caritas: l’ascolto e l’accompagnamento
II serata – giovedì 12 febbraio – h. 20,45
Oratorio Stella (Via F.lli Piol Rivoli)
CARITà è FAMIGLIA: INSIEME COME FRATELLI
Tecniche di lavoro di équipe e di condivisione
III serata – giovedì 19 febbraio – h. 20,45
Oratorio San Giovanni Bosco, sala Domenico Savio
(Via Stupinigi 3 Cascine Vica Rivoli)
IL CORAGGIO DI RAGGIUNGERE TUTTE LE PERIFERIE
Interventi per animare la comunità parrocchiale e il territorio
IV serata – giovedì 26 febbraio – h. 20,45
Oratorio San Giovanni Bosco, sala Domenico Savio
(Via Stupinigi 3 Cascine Vica Rivoli)
Gli incontri sono rivolti a tutte le persone che vogliono essere sensibilizzate per riconoscere e ascoltare chi si trova
in situazioni di povertà e per chi è interessato ad animare nella carità le comunità parrocchiali e il territorio.
Per informazioni o chiarimenti è possibile contattare Michele Burzio al cellulare: 333.337.83.89.
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INSERTO IN ARTE
Continuiamo l’appuntamento con l’Inserto in Arte, rubrica creativa delle Parrocchie di Rivoli. Dallo scorso numero sono successe molte cose, molti eventi
hanno avuto luogo e altrettanti progetti stanno pian piano prendendo forma.
Ecco quindi altri spunti creativi per le vostre menti! Continuate a seguirci per
sapere sempre più sui progetti in corso!
INSERTO
IN ARTE
L’ARTE DI SCRIVERE CANZONI
Quando si scrive una canzone si inizia uno straordinario viaggio all’interno
della propria mente, del proprio cuore e della propria anima. Ogni parola
che viene impressa sul foglio parte dal più profondo dell’autore e senza filtri,
con verità e schiettezza. Ogni canzone che scriviamo è una freccia scagliata al cuore della gente. Se arriva a destinazione può fare cose grandi, se
manchiamo il bersaglio abbiamo perso un' occasione, perché attraverso la
musica possiamo dire più cose di quanto la nostra bocca possa dire e credo
che proprio per questo motivo la
musica ci salverà. Nella mia esperienza, piccola o grande che sia, ho
capito che indipendentemente dal
colore della pelle, dal ceto sociale,
dalla posizione politica e dalla religione, la musica ha la capacità di
unire e mettere in relazione persone apparentemente lontane. Sono
convinto che il mondo sarebbe più
pulito se la gente imparasse a suonare insieme.
Andrea Piccirillo
L’ARTE DEL DISEGNO
Il disegno non è solo un'arte da museo. È libertà a portata di mano, senza i limiti di un quadro. Puoi
partire da una semplice linea, tracciata senza pensare, e creare qualcosa di nuovo e creativo, ovunque!
Spesso mi trovo a disegnare sul banco o nel poco spazio ricavato apposta nei fogli dei libri di scuola. In
quei pochi attimi mi sento libero, in sintonia con la mia mano che scorre ispirata da un'emozione, una
canzone o perfino dalla lezione di matematica.
Jose Bommaci
INSERTO IN ARTE
GIUSEPPE DE BARTOLO
IL PENSIERO
CHE ILLUMINA SE STESSO
Dall'11 ottobre al 23 novembre la Casa del Conte Verde, situata in via Fratelli Piol, ha ospitato la mostra "Il pensiero
che illumina se stesso" del compianto Giuseppe De Bartolo.
L’artista, nato a Bari e poi trasferitosi a Torino con la moglie,
è stato insegnante di grafica pubblicitaria presso l'istituto
Albe Steiner di Torino ed è vissuto a Rivoli con la moglie.
La sua arte mostra una pittura materica di tipo astratto, caratterizzata da colori forti miscelati direttamente sulla tela.
Presenza costante della pittura di De Bartolo è il suo particolare uso delle sabbie, tanto che nella didascalia di ogni
opera viene precisato il luogo di provenienza di ciascuna (tra
cui Kenya, Italia, Inghilterra, Terra Santa ecc...). In ogni opera
dell'artista si può inoltre leggere un riferimento (esplicito o
implicito) alla Fede cristiana: una pagina della liturgia delle
ore, uno spartito di un canto a Maria, una piccola croce di
metallo, oppure la raffigurazione di un bastone da pellegrino
o della "sora luna" di San Francesco. Una pittura cha riesce
a mettere insieme la contemporaneità astratta e l'arte religiosa, riuscendo quindi a figurare
una perfetta visione di un'arte sacra
contemporanea: una bellezza creata da un accostamento inusuale
ma sicuramente positivo e interessante.
Mattia Gaido
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GRUPPI
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Compagnia delle Dame d’onore di S. Maria della Stella
Verso la fine del 13° secolo, la collina rivolese, in particolare nella sua parte più elevata,
è fitta di alberi e cespugli e vi passa la” strada di Francia” detta anche la via “ francigena”, percorsa da pellegrini e da briganti. Una luce che persiste da vari giorni, simile a
una stella, quasi alla sommità della collina, sollecita curiosità e interrogativi nella popolazione rivolese. Dopo alcune ricerche e scavi dove splendeva la luce, fra il terriccio
e il fogliame, ai piedi di un albero di melograno, viene rinvenuta una statuetta in legno
di cedro raffigurante la Madonna che tiene in braccio il Bambino.
Da quel momento nasce nei rivolesi una particolare e profonda devozione per la Madonna che viene invocata come “Madonna della Stella”. Sul luogo del ritrovamento
che è dove si trova il campanile romanico, viene costruita prima una Cappelletta e poi
una chiesa che sarà chiamata “Collegiata” e verrà distrutta in seguito dai francesi, con
buona parte di Rivoli.
Nei secoli successivi, la devozione per la Madonna della Stella cresce sempre più tra
i rivolesi e il 17 settembre 1899 il Cardinale Richelmy, Arcivescovo di Torino, incorona
con una corona d’oro l’antica statuetta, consacrando la Madonna della Stella Patrona
della città di Rivoli e del territorio. Da allora, venne deciso di celebrare ogni anno la
terza domenica di settembre la festività della Madonna della Stella. Poiché negli anni
successivi tutta la popolazione, e in particolare le donne di Rivoli, si prodigavano affinché la festa della Madonna della Stella venisse celebrata nel migliore dei modi con fede
e religiosità, su proposta dell’allora Canonico Mattioda, il
Card. Richelmy istituì, in data 3 novembre 1901, la Compagnia delle Dame di onore di S. Maria della Stella con lo
scopo di promuovere il culto alla Madonna con l’esempio
di una vita cristiana, di preghiera e di carità verso i fratelli nella vita quotidiana, concorrere alla preparazione e
al finanziamento della relativa festa. Da allora le adesioni
alla Compagnia si fecero sempre più numerose, crescendo fino a circa 600 unità e le Dame partecipano alle processioni portando al collo la medaglia con l’effigie della
Madonna che ciascuna riceve al momento della adesione
alla Compagnia, seguendo lo stendardo che rappresenta il ritrovamento della statua di Maria. Purtroppo, col
passare del tempo, il numero delle aderenti diminuisce
di anno in anno: il notevole afflusso di persone da altre
Regioni ha sostanzialmente modificato la composizione
della popolazione di Rivoli: non tutte le nuove famiglie
immigrate hanno avuto modo di conoscere la storia del
miracoloso ritrovamento della statua, contemporaneamente le famiglie originarie del territorio si sono ridotte,
molte delle iscritte alla Compagnia, sono tornate alla Casa
del Padre e le iscrizione di nuove scarseggiano. La Madonna, nostra Madre celeste, ci attende come sempre, se volete care amiche di Rivoli, potete aderire alla Compagnia
delle Dame di Onore della Madonna della Stella. Voglia
la Vergine aiutarci e sostenerci nel cammino sempre più
travagliato della vita, noi ci affidiamo a Lei, ogni giorno,
fiduciose che la nostra preghiera non resterà inascoltata.
Per le eventuali adesioni alla Compagnia, rivolgersi in Ufficio Parrocchiale.
Liliana e Mariella
IN LIBRERIA
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Non dirmi che hai paura
“Non dirmi che hai paura” di Giuseppe
Catozzella è un libro affascinante da assaporare, ma difficile da raccontare, perché
si rischia di farlo diventare “solo” la storia
di una ragazzina con le ali ai piedi. Certo è
la vicenda vera di Samìa, che a 8 anni decide di voler correre e vincere per la sua
Somalia e che, per vivere il suo sogno, si
allena in continuazione, senza scarpe, su
strade sterrate, piene di buchi, di rifiuti,
di testimonianze della guerra, con vestiti rimediati e, quando i fondamentalisti
prendono il potere, di nascosto e impac-
Betlemme, Natale 2013, albero fatto di filo
spinato e bombe a mano.
ciata dal burqa. Ma è anche la storia della
Somalia, ex-colonia italiana, una terra al
limite della sopravvivenza; è una storia di
determinazione e coraggio, di affetti familiari, di povertà, di tradimenti…
È la storia del padre di Samìa, che la incoraggia: “Se davvero ci credi, allora un
giorno guiderai la liberazione delle donne
somale dalla schiavitù in cui gli uomini le
hanno poste. Sarai la loro guida, piccola
guerriera mia”. È lui che, con grandi sacrifici, le procura prima una fascia per il
sudore e finalmente una paio di scarpe da
ginnastica.
È la storia della partecipazione di Samìa
alle Olimpiadi di Pechino del 2008, dove
arriva ultima, ma davanti a uno stadio
in cui tutti si alzano in piedi per rendere
omaggio alla ragazzina magra e malvestita che corre per il suo paese.
Dopo Pechino, Londra! Ma qualcosa si
inceppa: Samìa capisce che l’unico modo
per avverare il suo ideale di riscatto e di
vittoria, è intraprendere il Viaggio, verso
l’Europa, verso paesi dove si possa respirare un’aria che non puzzi sempre e solo
di polvere da sparo.
Seguendola nel suo Viaggio, fatto di fatica, di soprusi, di continue estorsioni, di
sabbia, di prigione, ma anche di tanta solidarietà, forse riusciremo a capire meglio
(e quindi a non respingere) perché per i
popoli in guerra e/o in povertà estrema
sia un elemento di speranza che almeno
qualcuno ce la faccia a evadere verso la
libertà, e perché, perciò, tutti quelli che
possono, contribuiscano ad aiutare chi
parte.
Paola Cornaglia
La vicenda vera
di Samìa,
che a 8 anni
decide di correre
e vincere
per la sua Somalia
e che, per vivere
il suo sogno,
si allena
in continuazione,
senza scarpe,
su strade sterrate...
SCUOLA di FAMIGLIA
Costruire benessere nelle relazioni
IX edizione 2014-2015
11 gennaio 2015 - Un canto di famiglia: alla ricerca della sintonizzazione - Giorgio Guiot
8 febbraio 2015 - Scene da un matrimonio: la tutela dell’intimità di una coppia - Roberto Mirante
15 marzo 2015 - Questa casa non è un albergo! Con-dividere l’organizzazione quotidiana - Monica Sergi
Gli incontri a tema si svolgono di domenica pomeriggio nell’Oratorio Don Bosco (via Stupinigi, 1 – Rivoli)
dalle 17.15 alle 19. È garantito un servizio di baby-sitters.
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AVVISI
Cammino
verso la Cresima
per giovani e adulti
Ogni lunedì alla Stella
dal 12 gennaio al 6 aprile
dalle ore 21 alle 22,30.
Celebrazione il 12 aprile
alle ore 11 alla Stella.
Ri-cominciamo?
Cammino nella fede
per adulti
Vespri e Catechesi
con don Paolo alla Stella
tutte le domeniche
dalle 17 alle 17,30.
Lettura commentata di
un breve testo tratto dal
Catechismo degli Adulti
Incontri del martedì
a M.I.A.
Tutte le settimane:
Chiesa aperta dalle 8,30
alle 12 con disponibilità
di un confessore. Messa
alle ore 9.
Alla sera
chiesa aperta dalle 20,30;
compieta alle 20,45
e riflessione
sui comandamenti nella
vita quotidiana
(21 - 22.00).
Serate
Martedì 25 novembre
San Francesco
“Liturgia della Parola”
don Paolo Tomatis
Martedì 24 marzo 2015
Oratorio Stella
“L’ostensione della Sindone”
don Giuseppe Ghiberti
E pose la sua tenda in mezzo a noi
Da martedì 16 dicembre a martedì 23 dicembre:
ore 6.00 - S. Messa alla Stella
ore 6,45 - Lodi in tenda
ADORAZIONE tutto il giorno
ore 20,45 - Compieta in tenda e chiusura
Itinerari per fidanzati
Giovedì - ore 21.00 - Stella
Gennaio: 15, 22, 29.
Febbraio: 5, 7 e 8 (Ritiro), 12, 19, 26.
Marzo: 5
Aprile: 12, 19, 26.
Maggio: 3, 9 e 10 (Ritiro), 15, 24, 31.
Giugno: 7
Ministri
della COMUNIONE
a domicilio
Per le persone anziane o ammalate
che desiderano ricevere la Comunione in casa è possibile rivolgersi in
parrocchia per concordare gli incontri
a domicilio.
Gruppi anziani
AMICIZIA - San Bernardo - Lunedì 15.00-18.00
NONNI E NONNE - San Bartolomeo - Mercoledì 15.30 (Messa) - 18.00
ETÀ D’ORO - San Martino - Giovedì 14.30 - 18.00
ORE SERENE – Stella - Martedì dalle 14.30 alle 18.00
SPIRITUALITÀ - Martedì 24 marzo - ore 15.00 - Via Crucis alla Stella
PELLEGRINAGGIO - Giovedì 14 maggio al Sacro Monte di Varallo (Vercelli)
FESTA di FINE ANNO - Maggio 2015 – San Bernardo
Coro Polifonico Interparrocchiale
I prossimi incontri:
28 gennaio - ore 21.00 Stella, 25 febbraio - ore 21.00 S.Francesco
25 marzo - ore 21.00 Stella, 29 aprile - ore 21.00 S.Francesco
ANAGRAFE PARROCCHIALE
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BATTEZZATI
San Bartolomeo:
Romagnolo Mattia, Romagnolo Alice, Sinico Carlotta,
Carollo Leonardo
San Bernardo:
Givoca Ginevra, Beltrame Alessandro, Magnifico Ludovico, Basaglia Elisa, Albanesi Sofia, Mosso Davide,
Binetti Edoardo, Dinoia Federica, Rosi Bianca, Viola
Giorgia.
San Martino:
Evangelista Alice, Bordin Simone, Castaldi
Azzurra, Fuda Giada, Musso Chanel, Barone Isabel,
Parrello Iacopo, Bertagna Mattia, Trapella Iris,
Burrello Chiara, Iacobuzio Virginia, Scitano Lorenzo,
Corda Margherita, Nervo Aurora.
Santa Maria della Stella:
Andreello Diego, Andreello Fabio, Borgarel Riccardo
Francesco, D’Aiuto Beatrice, Racca Beatrice, Scivitarro
Daniele, Bilardo Sofia, Malandrin Fabrizio, Mantovani
Jonathan, Sassano Sara, Sismondi Alberto Fabrizio,
Berto Ginevra, Bigiodi Alessandro Angelo, Giordano
Diego, Pasquariello Francesca.
SPOSI
San Bartolomeo:
Rispoli Andrea e Rovera Ilaria.
San Bernardo:
Romeo Giuseppe e Fantoni Elena,
Diprima Davide e Querro Nicoletta.
San Martino:
Ferrero Pietro Stefano e Ferrero Gerel Nasnyrouna,
Vincenzi Simone e Capra Valentina, Rovoletto Stefano e Bergero Ramona, Sportello Luigi e Vittone Elisa Emanuela, Leone Carmelo e Marturano Maria Grazia, Amari Andrea e
Perrino Helena Debora, Mancusi Fabio e Petralia
Melania, Bramardi Marco e Pilone Simona, Trapella
Fabio Nicolò e Marino Giulia.
Santa Maria della Stella:
Guglielmone Luca e Starita Elena, Paladino Michele
e Aiezza Margherita, Scansetti Marco e Goitre Ilaria.
dal 1o agosto
al 31 ottobre 2014
DEFUNTI
San Bartolomeo:
Scaglia Armando (86), Soffietti Michele (92), Giardino
Margherita (93), Manzin Valnea (86), Riccardi Luigi (86),
Giardino Ilario (72), Pennisi Giuseppa (77), Cordero
Giovanna (86).
San Bernardo:
Camedda Pietro Michele (78), Piva Luigi (83), Travan
Renata ved. Chioetto (69), Genovese Mario (70), Brero Maria Teresa (85), Murgia Rosalba ved. Agri (75),
Mautino Giselda ved. Tabone (75), D’Ambrosio
Michelina ved. Alessi (77), Bossi Anna ved. Leonardi
(86), Pilloni Remo (85).
San Martino:
Zaffino Rosario, Morello Enrica (97), Borsero Paola,
Tonini Bossi Eugenio (83), Demichele Angiolina (74),
Doria Luigi (77), Rovoletto Anna (61), De Stefani Elena (84), Audisio Pier Luigi (74), Vietti Franca (81).
Santa Maria della Stella:
Pregnolato Walter (77), Murgiano Salvatore (88),
Sansone Francesco (89), Gilli Felice Riccardo (70),
Boaretto Elide (88), Palma Agnese (91), Radice
Ellerina (71), Ceccarelli Rita (70), Gandolfi Attilio (67),
Novarese Felice (85), Caldera Enrico (94), Albesano
Giuliana (86), Aiello Maria Grazia (84), Buscemi
Vittorio Pasquale (77), Vigna Giacomino (72), Gheduzzi
Ugo (88), Crepaldi Livia ved. Zamariola (86),
Santandrea Evolo (80), Fanelli Francesco (81),
Leonardo Giovanna in Bongani (47), Patriarca Nella
in Ferro (65), Vettorello Mario (77), Contrini
Elda (94), Gala Savina ved. Quarta (92), Gianoglio
Severina ved. D’Aquila (87), Benvenuto Tullio (76), De Bartolo Giuseppe (67), Cutaia
Pietra ved. D’Amico (96), Giacoletti Pierina ved.
Bertolotto (89), Cominotto Umberto (55), Cursio
Luigi (69), Saglia Isidoro (82), Angeloni Domenico
(83), Piva Gian Franco (64), Cicerchia Rodolfo (85).
48 NUMERI UTILI
Segreterie parrocchiali
Santa Maria della Stella
Via Fratelli Piol, 44
tel. 011.9586479 - fax 011.9516291
[email protected]
Orari: da lun. a sab. ore 8.30-12;
da mar. a ven. anche 15-17.30
Succursale: Gesù Salvatore - Via Cavour, 40
San Bartolomeo Apostolo
Via Roma, 149 - tel. e fax 011.9580245
Orari: da lun. a sab. 9.00-11,30;
merc. anche 16.00-18.00
Succursale: San Francesco - Via Adamello, 6
San Bernardo Abate
Via Beltramo, 2 - tel. 011.9584950
Orari: da mar. a ven. ore 10-11
San Martino Vescovo
Via S.Martino, 3 - tel. e fax 011.9587910
Orari: mar. ore 9-11;
merc. ore 16-18;
gio. 9.30-11; sab. 9-11.
Succursali: San Rocco - P.za S. Rocco
M.I.A. - P.za Cavallero
Sacerdoti
don Giovanni Isonni - cell. 339.6604141
e-mail: [email protected]
don Andrea Zani - cell. 347.8437134
e-mail: [email protected]
don Angiolino Cobelli - cell. 338.6841684
e-mail: [email protected]
don Paolo Ravarini - cell. 347.2390527
e-mail: [email protected]
don Mauro Petrarulo - cell. 328.546.69.34
e-mail: [email protected]
Diaconi
Bruno Zanini (S.Martino)
cell. 349.2304161
Lorenzo Cuccotti (S.Bernardo)
tel. 011.9585914
Giuseppe Peca (San Bartolomeo)
cell. 327.0598222
Religiosi e religiose
Missionari della Consolata
Via 1° Maggio 3 - tel. 011.9586791
e-mail: [email protected]
padre Giordano Rigamonti
cell. 333.3339205
[email protected]
Padri Giuseppini del Murialdo
Corso Francia, 15 - telefono: 011.9503666
[email protected]
Figlie della Carità di San Vincenzo De’ Paoli
Via Grandi, 5 - tel. 011.9561715
[email protected]
Canonichesse Lateranensi di Santa Croce
(regolari di Sant’Agostino)
Via Querro, 52 - tel. 011.9586296
[email protected]
SANTE MESSE - Prospetto in base all’orario settimanale
LUNEDÌ
SABATO
06.30 - Monastero Via Querro
06.30 - Monastero Via Querro
17.00 - San Martino
18.00 - Santa Maria della Stella
18.00 - San Bernardo
18.00 - San Francesco
18.30 - M.I.A.
MARTEDÌ
06.30 - Monastero Via Querro
09.00 - San Bartolomeo
09.00 - M.I.A.
18.00 - Santa Maria della Stella
18.00 - San Bernardo
DOMENICA
MERCOLEDÌ
07.30 - Monastero Via Querro
08.00 - Santa Maria della Stella
09.00 - San Bartolomeo
09.00 - San Bernardo
09.30 - Gesù Salvatore
10.00 - San Martino
10.30 - San Francesco
11.00 - Santa Maria della Stella
11.00 - San Bernardo
11.15 - M.I.A.
15.00 - Ospedale
18.00 - Santa Maria della Stella
19.00 - San Rocco
06.30 - Monastero Via Querro
08.00 - San Rocco
08.30 - San Bernardo
15.30 - San Francesco
18.00 - Santa Maria della Stella
GIOVEDÌ
06.30 - Monastero Via Querro
09.00 - San Bartolomeo
09.00 - San Martino
18.00 - Santa Maria della Stella
18.00 - San Bernardo
VENERDÌ
06.30 - Monastero Via Querro
09.00 - San Bartolomeo
09.00 - Gesù Salvatore
18.00 - San Bernardo
18.00 - Santa Maria della Stella
SANTE MESSE - Prospetto in base alle chiese
CHIESE
LUN
San Bartolomeo
San Francesco
San Bernardo
San Martino
San Rocco
M.I.A.
Santa Maria
della Stella
Gesù Salvatore
Ospedale
Monastero V.Querro
FERIALI
MAR
MER
09.00
15.30
18.00
18.00
GIO
VEN
09.00 09.00
08.30 18.00
09.00
08.00
09.00
18.00
18.00
18.00 18.00
09.00
06.30
06.30
ORATORIO STELLA
Da Lun a Gio
16.00-19.00
Venerdì
15.00-19.00 20.30-23.00
Sabato
15.00-18.00
Domenica
15.00-18.00
06.30
06.30 06.30
FESTIVE
SAB DOM
09.00
18.00 10.30
18.00 09.00
11.00
17.00 10.00
19.00
18.30 11.15
18.00 08.00
11.00
18.00
09.30
15.00
06.30 07.30
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