Programma - ADR Congressi

GE-Book Napoli 2014
L'economia locale dal punto vista
della Camera di commercio
Il presente Rapporto è stato realizzato da un gruppo di ricerca di Si.Camera – Sistema
Camerale Servizi -, coordinato da Alessandro Rinaldi.
Al gruppo redazionale hanno partecipato:
Riccardo Achilli, Antonietta Del Bove, Paola Graziano, Francesca Loi, Mirko Menghini,
Luca Piccinno, Daria Pignalosa e Stefania Vacca.
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INDICE
Introduzione ............................................................................................................... 3
Sintesi ......................................................................................................................... 4
1. Le stime di contabilità territoriale ............................................................................ 7
2. Le ultime indicazioni congiunturali dalle imprese ................................................... 12
3. Il benessere delle famiglie: reddito, consumi, ricchezza e povertà .......................... 17
4. Struttura ed evoluzione del sistema imprenditoriale .............................................. 24
5. Domanda e offerta nel mercato del lavoro ............................................................. 32
6. I rapporti tra imprese e sistema bancario ............................................................... 42
7. L’internazionalizzazione commerciale .................................................................... 48
8. La dotazione ricettiva e l’attrazione dei flussi turistici ............................................ 53
9. Le filiere emergenti dell’economia: cultura, mare e ambiente ................................ 59
2
Introduzione
In occasione della XII edizione della Giornata dell’economia, Unioncamere, con il supporto
tecnico di Si.Camera – Società del Sistema delle Camere di commercio -, ha avviato una
nuova modalità di organizzazione e diffusione delle proprie analisi sull’economia reale, a
partire dall’utilizzo e messa a valore del vasto patrimonio di dati e indicatori territoriali a
disposizione del sistema camerale.
Tale innovazione prevede un’azione sistemica ed integrata su più livelli, con uno stretto
collegamento tra Unioncamere e le sedi regionali aderenti. Un’azione che culmina con la
produzione di tre documenti digitali che rientrano nella collana denominata “GE-book”.
Tra questi, “Rapporto Italia. L'economia reale dal punto di vista delle Camere di commercio”,
rappresenta il prodotto da cui origina e prende spunto tutta l’attività di ricerca territoriale
del sistema camerale. Il Rapporto, articolato in dieci capitoli e trenta paragrafi, spazia su vari
ambiti, a partire dalla lettura della congiuntura economica e dei più recenti dati di
demografia imprenditoriale di fonte camerale, fino a temi connessi con le strategie delle
imprese, la competitività internazionale, il mercato del lavoro, le relazioni tra aziende e
sistema bancario.
Al suo interno, è incluso un focus di approfondimento che sintetizza i risultati di una ricerca
monografica che rappresenta il momento di riflessione statistica-economica di Unioncamere
su temi e ambiti di attualità. Per la Giornata dell’economia 2014, la monografia “Rapporto
Unioncamere 2014. Imprese, comunità e creazione di valore” analizza il ruolo delle imprese
familiari nell’economia e nella società italiana.
Dal rapporto nazionale Ge-book 2014 origina “Cifre e immagini dell'economia italiana”, un
altro prodotto digitale di rapida lettura, che restituisce in sintesi infografica le chiavi
analitiche che emergono dal rapporto. A conclusione della collana annuale di ricerca, sarà
inoltre divulgata un’ampia appendice di carattere statistico, anch’essa sotto forma di e-book,
che annovera oltre 300 tabelle di dati e informazioni statistiche regionali e provinciali.
Gli stessi prodotti (il rapporto nazionale, la sintesi infografica e l’appendice statistica) sono a
loro volta reinterpretati in chiave territoriale, per quelle regioni che sposano il modello qui
presentato. Unioncamere Campania è stata una delle prime sedi regionali del Sistema
camerale ad aderire, organizzando, assieme alle singole Camere di commercio campane e
oltre alle tre pubblicazioni digitali appena ricordate, la redazione di cinque report territoriali
(nominati per l’appunto Ge-book provinciali) che sintetizzano tutte le informazioni
statistiche provinciali derivanti dal Rapporto regionale, al fine di essere presentati in
occasione della Giornata dell’Economia 2014.
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Sintesi
La crisi economica internazionale degli ultimi anni ha duramente colpito e penalizzato le
economie occidentali, tra cui certamente quelle dell’area comunitaria. In particolare, le più
esposte al debito e caratterizzate da maggiori fragilità strutturali, ancora non riescono ad
uscire dal guado, costrette ad effettuare politiche restrittive in un momento in cui il quadro
congiunturale appare essenzialmente debole. Tra queste vi è l’Italia che, soprattutto
nell’ultimo biennio, ha manifestato maggiori difficoltà, soprattutto per quanto riguarda le
oportunità occupazionali.
Nel panorama nazionale, poi, emerge la dicotomia tra l’evoluzione negativa del mercato
interno e la crescita del mercato estero, con effetti incisivi in quei territori come il
Mezzogiorno, caratterizzato da tassi di crescita inferiori al livello nazionale e una minore
propensione all’internazionalizzazione.
In linea con quanto appena affermato, l’economia napoletana sperimenta un andamento
altalenante, che si riflette in un calo medio annuo del valore aggiunto che, a partire dal 2009,
si attesta sullo 0,9% (a fronte di un più contenuto -0,4% registrato nel contesto regionale).
Ciò comporta un netto degrado del valore aggiunto per abitante, con la provincia in esame
che scivola dall’89-mo al 92-mo posto nella graduatoria della province italiane.
Lo scenario economico significativamente recessivo sperimentato dalla provincia di Napoli è
frutto anche del processo di de-industrializzazione evidenziabile per quasi tutte le economie
meridionali. Il comparto dei servizi, ad oggi, assorbe una quota di valore aggiunto pari
all’84,9%, ovvero ben 11 punti in più rispetto alla media nazionale. Un terziario così
rilevante, sebbene contenga al suo interno realtà virtuose, sembra sbilanciato verso il
commercio al dettaglio, e più nello specifico, in attività a scarso valore aggiunto, il che
comporta un freno per la ripresa dell’attività economica della provincia.
In termini previsionali, tuttavia, si evidenzia come le imprese manifatturiere napoletane che
scommettono su un miglioramento dei livelli di fatturato, per il secondo trimestre 2014,
aumentino, al cospetto di una riduzione, molto consistente, delle stesse che prevedono un
ulteriore peggioramento. Tale ottimismo si evidenzia anche fra le imprese commerciali che
segnalano una previsione, seppur più moderata, di miglioramento.
La recessione ha ricadute sul reddito disponibile delle famiglie che perde, fra 2009 e 2012, in
termini reali, di oltre 8 punti del potere di acquisto effettivo. Sebbene tale indicatore, in pro
capite, sia il più alto fra tutte le province campane, Napoli si colloca in un non certo brillante
90-mo posto.
D’altra parte, se si esamina lo stock di ricchezza posseduto dalle famiglie, la provincia si pone
all’85-mo posto, evidenziando una dotazione patrimoniale piuttosto insoddisfacente. Come
4
nel resto del Mezzogiorno, le scelte di allocazione del risparmio si rilevano piuttosto
prudenziali, privilegiando i beni immobili.
Con il 25,9% di indice di povertà, il più alto della Campania, ed il ventesimo valore più
elevato fra le 107 province italiane, Napoli presenta un assetto sociale squilibrato in termini
distributivi.
Tutto ciò impatta negativamente sui consumi, che fra 2008 e 2012, subiscono un calo medio
pari ad un decimo di punto all’anno, peggiore rispetto al trend meridionale e nazionale del
medesimo periodo. Lo stesso schema di spesa privilegia i consumi indifferibili, a detrimento
di quelli secondari.
Il tessuto produttivo napoletano è cresciuto numericamente durante gli anni della crisi, sia
pur a tassi molto più modesti di quelli pre-crisi. Ovviamente, ciò non significa affatto che la
crisi non incida nel tessuto del sistema produttivo locale, poiché essa induce un forte
decremento delle imprese effettivamente attive. Inoltre, i dati sulle cessazioni d’impresa
appaiono nuovamente in forte crescita nel 2013.
Crescono anche le ditte individuali. Tale singolare trend dipende dal fatto che la quota di
società di capitali sul totale è già superiore alla media, per cui Napoli ha già portato a
termine il processo di ristrutturazione del suo sistema produttivo.
La crescita del numero di imprese straniere (anche se la loro quota è ancora marginale) e,
soprattutto, di quelle giovanili, dinamizza il sistema produttivo provinciale, anche se queste
ultime sono particolarmente instabili (perché il tasso di cessazione specifico è elevato).
La partecipazione al mercato del lavoro è aumentata, portando il tasso di attività al 49,5%. A
fronte di una maggiore pressione dal lato dell’offerta, l’occupazione provinciale è scesa di
poco più di 99.000 unità, di cui 2.300 nel solo anno 2013, anche se, in confronto con i primi
anni, il ritmo di riduzione dell’occupazione sembra rallentare. I processi di degrado
occupazionale, a fronte di una crescente partecipazione al mercato del lavoro, si sono
scaricati inevitabilmente sul bacino di disoccupazione, che nel 2013 cresce di 143.300 unità
rispetto al 2007, concentrando il 62% di tutti i disoccupati regionali.
Peraltro, a differenza della media, il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni, nel 2013,
cresce, sotto la spinta della componente straordinaria e in deroga, cioè del segmento che
rappresenta le crisi occupazionali più delicate. Con più di 29 milioni di ore autorizzate nel
2013, Napoli rischia di vedere ulteriormente crescere il suo bacino di disoccupazione anche
nel 2014 e nel 2015, per effetto della fine del periodo di copertura dei beneficiari attuali.
Nel primo trimestre 2014, le assunzioni previste dalle imprese provinciali sono in larga
misura attivate dalle costruzioni (forse in uscita dalla fase più critica della sua crisi), dal
manifatturiero, dal commercio, dai servizi turistici e da quelli alla persona, e dalle imprese
più piccole. Le assunzioni a tempo indeterminato saranno poche, e la richiesta di esperienza
pregressa penalizzerà le assunzioni giovanili. I profili richiesti sono soprattutto quelli di
operaio specializzato e professioni della vendita e del commercio, per cui le assunzioni fra i
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laureati saranno scarse.
Il mercato creditizio partenopeo, nel 2013, risulta connotato da un aumento della raccolta, e
contestualmente da una riduzione degli impieghi, che da un lato porta il rapporto fra questi
due parametri su valori più prudenziali per gli istituti bancari, ma dall’altro riduce la liquidità
netta a disposizione del circuito economico locale. Tale contrazione creditizia è agevolata
anche dall’incremento delle sofferenze, anche se la situazione appare meno grave di quella
di altre province campane.
L’economia napoletana vede, anche nel 2013, la prosecuzione di un miglioramento del saldo
commerciale, tuttavia ancora negativo. Il miglioramento del saldo è, peraltro, interamente
ascrivibile al forte calo delle importazioni come effetto di un rallentamento della domanda
interna per consumi, poiché anche le esportazioni, per il secondo anno consecutivo, si
riducono, mettendo in luce un problema di competitività internazionale. Nel dettaglio
settoriale emerge come il 27% dell’export è costituito da mezzi di trasporto, grazie alla
presenza della Fiat/Alfa e dei cantieri navali, seguono, con circa il 14% ciascuno,
l’agroindustria, il tessile/abbigliamento e la farmaceutica. E’ importante il posizionamento
commerciale sul mercato USA, tuttavia, negli ultimi cinque anni, la crescita relativamente più
rapida di export, si concentra sull’America Latina, seguita dagli USA e dall’Asia Orientale, in
uno sforzo di riposizionamento commerciale teso a reperire nuovi sbocchi commerciali.
Il turismo presenta una ricettività molto sviluppata, ed una alta qualità del segmento
alberghiero. Nel comparto complementare, l’esplosione dei B&B sta riducendo la
dimensione media delle strutture. I flussi sono in crescita, soprattutto grazie all’incremento
dei turisti stranieri. Stabile la permanenza media, simile al dato nazionale.
Le filiere emergenti attraverso le quali Napoli può rilanciare una nuova fase di sviluppo sono
quella culturale e creativa, l’industria del mare, la green economy. La prima assorbe il 4,2%
del valore aggiunto e dell’occupazione, con margini di ulteriore sviluppo, e si basa sulla
cultura e lo spettacolo. La seconda rappresenta il 5,7% del valore aggiunto, e si basa su
turismo e cantieristica. La terza vede un 17,6% di imprese che investono in metodi green
(soprattutto per ridurre i costi di materie ed energia) con una incidenza ancora inferiore al
dato nazionale.
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1. Le stime di contabilità territoriale
La lunga recessione iniziata nel 2007 negli Stati Uniti con l’esplosione di una bolla finanziaria
aggravata, poi, dalla crisi dei debiti sovrani del 2010, ha prodotto effetti particolarmente
negativi per quelle economie, come l’Italia, che hanno dovuto procedere a severi
consolidamenti fiscali, dovendo colmare il gap con le realtà più stabili. Conseguenza di ciò, è
stato per l’Italia, un tasso di crescita negativo che, nel periodo 2009-2013, raggiunge un
ritmo medio annuo pari all’1,5%, scendendo fino al -1,9% nel 2013. Si tratta di un
andamento peggiore rispetto a quanto sperimentato dalla media dei Paesi dell’area-euro, e
che risulta meno grave solo rispetto ai dati di Grecia, Cipro e Slovenia.
Dinamica del Prodotto Interno Lordo in Italia e nei Paesi dell’Unione Europea
Anni 2012-2013 (variazioni percentuali annue reali)
2012-2011
Lettonia
Estonia
Lituania
Polonia
Slovacchia
Austria
Svezia
Germania
Bulgaria
Malta
Romania
Regno Unito
Irlanda
Francia
Belgio
Lussemburgo
UNIONE EUROPEA
Danimarca
EURO AREA
Finlandia
Repubblica Ceca
Peasi Bassi
Spagna
Ungheria
Croazia
Cipro
ITALIA
Slovenia
Portogallo
Grecia-7,0
-0,1
-0,2
-0,4
-0,4
-0,7
-1,0
-1,0
-1,2
-1,6
-1,7
-1,9
-2,4
-2,4
-2,5
-3,2
2013-2012
2,0
1,8
0,9
0,9
0,7
0,6
0,6
0,6
0,3
0,2
0,0
-8,0 -6,0 -4,0 -2,0 0,0
2,0
Lettonia
Romania
Lituania
Malta
Lussemburgo
Regno Unito
Polonia
Svezia
Ungheria
Slovacchia
Bulgaria
Estonia
Austria
Germania
Danimarca
Francia
Belgio
UNIONE EUROPEA
Irlanda
EURO AREA
Peasi Bassi
Repubblica Ceca
Croazia
Slovenia
Spagna
Finlandia
Portogallo
ITALIA
Grecia
Cipro
5,2
3,9
3,7
4,0
6,0
8,0
-3,9
-5,4
-0,3
-0,4
-0,8
-0,9
-1,0
-1,1
-1,2
-1,4
-1,4
-1,9
4,1
3,5
3,3
2,4
2,1
1,7
1,6
1,5
1,1
0,9
0,9
0,8
0,4
0,4
0,4
0,2
0,2
0,1
-8,0 -6,0 -4,0 -2,0 0,0
2,0
4,0
6,0
8,0
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Eurostat
La recessione propagatasi lungo tutti i territori è stata di certo anche alimentata
dall’andamento della domanda interna che, nella specifica componente dei consumi, ha
subìto, un andamento piuttosto negativo.
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La componente di domanda per consumi, impoverita da un mercato del lavoro fragile e
frastagliato, infatti, non solo decresce a partire dalla fine del 2011, ma si allontana sempre
più dalla media comunitaria.
In Italia, poi, tale trend si è innestato all’interno di un contesto sempre più caratterizzato da
una dicotomia tra le tendenze del mercato interno, in declino ormai da numerosi trimestri, e
quella sperimentata dal mercato estero, invece, sempre più dinamico e strategico. Tale
constazione risulta fondamentale per comprendere come le prospettive di sviluppo di
contesti territoriali quali quelli del Mezzogiorno, sostanzialmente chiusi dal punto di vista
dell’internazionalizzazione e eccessivamente specializzati nel commercio al dettaglio,
appaiano particorlarmente difficoltose.
Evoluzione trimestrale della domanda per consumi finali nei principali Paesi comunitari e nell’Unione
europea Anni 2009-2013 (Numeri indice con base I trimestre 2009=100,0)
130,00
125,00
120,00
115,00
110,00
105,00
100,00
95,00
Unione europea a 27
Germania
Spagna
Francia
ITALIA
Regno Unito
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Eurostat
In tali condizioni, l’economia campana subisce, infatti, fra il 2009 e il 2013, un andamento
del valore aggiunto persino peggiore rispetto a quello, già recessivo, sperimentato dall’Italia
nel suo insieme. In termini nominali, infatti, nel periodo considerato, il valore aggiunto
regionale si riduce di 0,6 punti percentuali.
Fra il 2002 e il 2013, il sistema economico della regione appare così sostanzialmente avvitato
in una spirale di allontanamento dalle sue prospettive di sviluppo, come mostra il valore
aggiunto procapite, che se nel 2002 era pari al 63,6% della media nazionale, nel 2013 scende
al 61,8%, perdendo così 1,8 punti. Una dinamica che appare peggiore anche rispetto allo
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stesso contesto meridionale di riferimento e che la allontana ancora di più dalla media
nazionale.
Valore aggiunto a prezzi correnti delle province campane, del Mezzogiorno e dell’Italia
Anni 2002, 2009, 2012 e 2013 (valori assoluti in milioni di euro e variazioni percentuali medie annue)
Valori assoluti (milioni di euro)
Variazioni percentuali medie annue
2002
2009
2012
2013
2013-2012
2013-2009
2013-2002
Caserta
10.117,5
11.501,4
11.235,5
Benevento
3.776,7
3.985,0
4.036,0
11.171,5
-0,6
-0,7
0,9
3.939,4
-2,4
-0,3
0,4
Napoli
39.928,4
46.433,6
45.079,5
44.715,1
-0,8
-0,9
1,0
Avellino
5.850,9
6.674,4
6.630,2
6.608,0
-0,3
-0,2
1,1
Salerno
14.794,1
16.504,8
16.888,5
16.659,1
-1,4
0,2
1,1
CAMPANIA
74.467,7
85.099,1
83.869,7
83.093,2
-0,9
-0,6
1,0
MEZZOGIORNO
279.549,6
321.961,0
320.182,2
316.498,3
-1,2
-0,4
1,1
1.171.457,1
1.368.574,1
1.402.772,8
1.396.786,0
-0,4
0,5
1,6
ITALIA
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere - Istat - Fondazione Istituto Guglielmo Tagliacarne
La regione ha, quindi, risentito maggiormente, non solo rispetto al Centro Nord, ma anche al
resto del Mezzogiorno, di una incapacità di avvicinarsi, negli anni pre-crisi, al suo tasso di
crescita potenziale, subendo, a partire dal 2008, anche gli effetti del ciclo macroeconomico
generale. Un fallimento che è, in primo luogo, conseguenza dell’efficacia delle politiche di
sviluppo regionale di questi ultimi 11 anni, e che, peraltro, mette in luce un quadro molto
diversificato fra le diverse province campane.
Valore aggiunto procapite a prezzi correnti delle province campane, del Mezzogiorno e dell’Italia
Anni 2002, 2009, 2012 e 2013 (valori assoluti in euro e numeri indice con base Italia=100,0)
Valori pro capite
Numeri indice (Italia=100,0)
2002
2009
2012
2013
2002
2009
2012
2013
Caserta
11.864
12.863
12.388
12.298
57,8
55,5
52,6
52,7
Benevento
13.189
13.890
14.206
13.925
64,2
60,0
60,3
59,7
Napoli
13.055
15.215
14.759
14.646
63,6
65,7
62,6
62,8
Avellino
13.642
15.455
15.466
15.463
66,4
66,7
65,6
66,3
Salerno
13.791
15.146
15.451
15.249
67,2
65,4
65,6
65,4
CAMPANIA
13.066
14.789
14.543
14.415
63,6
63,9
61,7
61,8
MEZZOGIORNO
13.639
15.621
15.532
15.357
66,4
67,5
65,9
65,8
ITALIA
20.531
23.159
23.560
23.333
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere - Istat - Fondazione Istituto Guglielmo Tagliacarne
Nello specifico, la provincia di Napoli, sperimenta un andamento altalenante delle sue
dinamiche di sviluppo, registrando, nel rispetto delle altre province, una crescita più efficace
durante gli anni antecendenti la crisi economica ma, più significativa nel periodo successivo.
La ciclità del sistema economico della provincia si riflette così in un calo medio annuo del
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valore aggiunto che, a partire dal 2009, si attesta sullo 0,9%, a fronte di un più contenuto
0,4% registrato nel contesto regionale.
Graduatorie delle prime venti province per valore aggiunto procapite
Anni 2009 e 2013 (valori assoluti in euro)
Pos.
Province
2009
Pos.
Province
2013
1
Milano
41.268
1
Milano
42.217
2
Bolzano
32.826
2
Bolzano
34.178
3
Bologna
31.276
3
Bologna
33.424
4
Roma
31.250
4
Trieste
30.823
5
Modena
30.082
5
Roma
30.592
6
Trieste
29.308
6
Aosta
29.906
7
Aosta
29.255
7
Forlì-Cesena
29.475
8
Firenze
29.133
8
Modena
29.425
9
Verona
28.929
9
Parma
29.303
10
Parma
28.881
10
Firenze
28.910
11
Forlì-Cesena
28.492
11
Padova
28.357
12
Reggio Emilia
27.885
12
Mantova
28.138
13
Trento
27.546
13
Ravenna
27.948
14
Vicenza
26.793
14
Trento
27.621
15
Mantova
26.773
15
Vicenza
27.571
16
Monza-Brianza
26.593
16
Verona
27.537
17
Bergamo
26.533
17
Belluno
27.412
18
Padova
26.514
18
Reggio Emilia
27.357
19
Rimini
26.389
19
Rimini
27.262
20
Treviso
26.320
20
Sondrio
27.212
86
Avellino
15.455
87
Avellino
15.463
89
Napoli
15.215
89
Salerno
15.249
90
Salerno
15.146
92
Napoli
14.646
97
Benevento
13.890
98
Benevento
13.925
108
Caserta
12.863
107
Caserta
12.298
ITALIA
23.159
ITALIA
23.333
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere-Istituto G. Tagliacarne e Istat
Conseguenza diretta di ciò è chiaramente un peggioramento in termini di valore aggiunto
procapite disponibile che, se nel 2009, con 15.215 euro collocava la provincia all’89esimo
posto della graduatoria stilata in senso decrescente sulla base di tale indicatore, nel 2013
con una riduzione di 569 euro, la posiziona al 92esimo posto.
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Valore aggiunto a prezzi correnti delle province campane, del Mezzogiorno e dell’Italia per settore
Anno 2012 (valori assoluti in milioni di euro e composizioni percentuali)
Valori assoluti
Industria
Agricoltura,
silvicoltura e
pesca
Industria in senso
stretto
Costruzioni
Totale Industria
Caserta
617,6
1.252,3
740,9
Benevento
236,4
445,9
259,6
Napoli
509,6
4.375,9
Avellino
231,4
Salerno
769,8
CAMPANIA
Servizi
Totale
1.993,2
8.624,7
11.235,5
705,5
3.094,1
4.036,0
1.936,7
6.312,5
38.257,3
45.079,5
1.027,3
385,8
1.413,1
4.985,6
6.630,2
1.924,4
922,2
2.846,6
13.272,2
16.888,5
2.364,9
9.025,7
4.245,2
13.270,9
68.233,9
83.869,7
MEZZOGIORNO
11.192,4
36.767,1
19.361,2
56.128,3
252.861,5
320.182,2
ITALIA
28.168,4
257.618,3
82.354,0
339.972,3
1.034.632,4
1.402.772,8
Servizi
Totale
Composizioni percentuali
Agricoltura,
silvicoltura e
pesca
Industria
Industria in senso
stretto
Costruzioni
Totale Industria
Caserta
5,5
11,1
6,6
17,7
76,8
100,0
Benevento
5,9
11,0
6,4
17,5
76,7
100,0
Napoli
1,1
9,7
4,3
14,0
84,9
100,0
Avellino
3,5
15,5
5,8
21,3
75,2
100,0
Salerno
4,6
11,4
5,5
16,9
78,6
100,0
CAMPANIA
2,8
10,8
5,1
15,8
81,4
100,0
MEZZOGIORNO
3,5
11,5
6,0
17,5
79,0
100,0
ITALIA
2,0
18,4
5,9
24,2
73,8
100,0
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere - Istat - Fondazione Istituto Guglielmo Tagliacarne
Lo scenario economico significativamente recessivo sperimentato dalla provincia di Napoli, e
che ha portato, come analizzato, ad un peggioramento in termini di livelli di ricchezza
disponibili sul territorio, è frutto anche del processo di deindustrializzazione, soprattutto
della componente manifatturiera, che ha interessato il territorio campano durante questi
anni. Il peso del valore aggiunto industriale si attesta in provincia di Napoli, al 2012, al 14% a
fronte del 15,8% rilevato a livello regionale, del 17,5% meridionale e del 24,2% a livello
nazionale; si tratta di una cifra pari in termini assoluti a 4.375,9 milioni di euro. Una
struttura produttiva disomogenea che, così strutturata, porta il comparto dei servizi ad
assorbire una quota di valore aggiunto pari all’84,9%, ovvero oltre tre punti percentuali
sopra la media regionale (81,4%) e ben 11 punti in più rispetto la media nazionale. Si tratta
di un valore problematico, in quanto il settore dei servizi rappresenta un’attività economica
che, sebbene contenga al suo interno realtà virtuose come il turismo o i servizi avanzati e Ict,
risulta costituita in misura preponderante da attività marginali e senza prospettive di
mercato e che, quindi, ostacolano la ripresa dell’attività economica della provincia di Napoli.
11
2. Le ultime indicazioni congiunturali dalle imprese
Uno scenario economico come quello attuale caratterizzato da profonde difficoltà ed
incertezze ha, negli ultimi mesi, indebolito ulteriormente le capacità produttive della nostra
Penisola, sino a provocare, in alcuni casi, l’erosione di buona parte del capitale
imprenditoriale esistente. Come visto, la provincia di Napoli, in tale contesto, con un sistema
imprenditoriale tra i più significativi di tutto il Mezzogiorno, sperimenta problematiche
flessioni della propria base produttiva, assistendo ad un vero e proprio processo di
deidustrializzazione che determina evidenti problematiche e ricadute anche a livello sociale.
Proprio per questo, appare opportuno affiancare ad una disamina squisitamente statistica
del tessuto imprenditoriale della provincia, un’analisi più vicina al sentiment degli
imprenditori che possa meglio cogliere le difficoltà sperimentate dal tessuto economico
della provincia e le eventuali prospettive di ripresa. Questo perché le aspettative degli
imprenditori costituiscono un indicatore realistico della possibile evoluzione delle dinamiche
di mercato in quanto è proprio in base alle attese che le imprese indirizzano le proprie
decisioni di investimento. Questo sarà reso possibile attraverso la disamina delle risultanze
relative alle indagini congiunturali che il Centro Studi Unioncamere, per conto di
Unioncamere Campania, effettua trimestralmente sulle imprese campane dell’industria
manifatturia e del commercio al dettaglio. Nello specifico, per quanto riguarda il sistema
manifatturiero, l’indagine congiunturale campana si rivolge trimestralmente a 570 aziende
con almeno un dipendente. Si tratta di una survey specifica all’interno della quale viene
esplicitamente chiesto agli imprenditori di dichiarare l’andamento di alcuni indicatori
fondamentali per un’attività economica, quali il fatturato e la produzione, sia in termini
congiunturali sia in termini tendenziali. Ampio spazio è inoltre fornito alle previsioni per il
trimestre successivo per gli stessi indicatori.
Andamento del fatturato totale delle imprese manifatturiere delle provincie campane
I trimestre 2014 (valori percentuali e variazioni tendenziali percentuali)
IV trimestre 2013 / I trimestre 2014
Aumento Stabilità
I trimestre 2013 / I trimestre 2014
I trimestre 2014 / II trimestre 2014
Diminuzione
Aumento
Stabilità
Diminuzione
Stabilità
Diminuzione
Avellino
3,0
75,2
21,8
4,8
74,5
20,7
Var. % Aumento
-2,6
20,8
74,8
4,4
Benevento
18,1
63,4
18,5
20,8
63,2
15,9
-0,1
16,6
72,7
10,6
Caserta
16,9
59,2
23,9
32,5
51,8
15,7
0,2
39,2
53,8
7,0
Napoli
14,4
58,1
27,5
13,2
58,7
28,1
-1,8
31,2
60,9
7,9
Salerno
7,5
74,5
18,0
9,0
72,6
18,4
-1,5
19,8
73,2
6,9
CAMPANIA
12,3
63,8
23,9
14,7
62,6
22,8
-1,5
28,0
64,6
7,4
Fonte: Unioncamere – Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera per la regione Campania
12
Il fatturato delle imprese manifatturiere napoletane segnala, al primo trimestre 2014, un
calo tendenziale dell’1,8%, registrando la flessione più incisiva fra tutte le province della
Campania e superiore di 0,3 punti percentuali rispetto a quanto sperimentato dal contesto
regionale di riferimento (-1,5%). In termini previsionali, tuttavia, si evidenzia come le
imprese napoletane che prevedono un miglioramento dei livelli di fatturato, per il secondo
trimestre 2014, passi dal 16,9% dei primi tre mesi dell’anno al 31,2%, cui si associa una
riduzione, molto consistente, delle imprese che prevedono un ulteriore peggioramento (dal
27,5% al 7,9%).
Andamento tendenziale del fatturato estero delle imprese manifatturiere delle province campane
I trimestre 2014 (valori percentuali*)
Aumento
Stabilità
Diminuzione
Var. %
Avellino
40,5
47,4
12,1
1,1
Benevento
33,1
61,5
5,3
1,8
Caserta
58,1
34,1
7,8
3,0
Napoli
26,6
59,7
13,7
0,2
Salerno
48,9
29,2
22,0
-0,1
CAMPANIA
34,9
52,0
13,2
0,7
* solo imprese esportatrici
Fonte: Unioncamere – Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera per la regione Campania
Si intravede pertanto, almeno nelle previsioni degli imprenditori campani, la messa in atto di
un percorso di recupero che potrebbe essere in grado di invertire la tendenza recessiva
dell’economia provinciale e che, con ogni probabilità, prende avvio dalle dinamiche più
salutari offerte dai mercati internazionali. Infatti, il fatturato estero delle imprese
manifatturiere della provincia di Napoli registra un lieve incremento in termini tendenziali
(+0,2%), sebbene appaia di intensità inferiore rispetto quanto sperimentato da qualsiasi
altro contesto territoriale, ad eccezione della provincia di Salerno (-0,1%).
Andamento della produzione delle imprese manifatturiere delle provincie campane
I trimestre 2014 (valori percentuali e variazioni tendenziali percentuali)
IV trimestre 2013 / I trimestre 2014
I trimestre 2013 / I trimestre 2014
I trimestre 2014 / II trimestre 2014
Aumento
Stabilità
Diminuzione
Aumento
Stabilità
Avellino
8,0
70,6
21,4
13,3
71,7
Diminuzione Var. % Aumento Stabilità
15,0
-1,8
20,7
75,0
Diminuzione
4,4
Benevento
21,2
59,6
19,2
23,6
61,6
14,8
0,1
27,5
61,6
10,9
Caserta
27,9
57,9
14,2
32,4
54,0
13,7
0,1
34,0
55,8
10,2
Napoli
23,1
58,2
18,6
26,0
61,6
12,4
0,3
30,8
61,5
7,7
Salerno
8,4
71,2
20,3
9,3
75,1
15,6
-1,1
20,2
71,9
7,9
CAMPANIA
19,0
62,3
18,7
21,9
64,4
13,7
-0,3
27,8
64,3
7,9
Fonte: Unioncamere – Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera per la regione Campania
13
I livelli produttivi sembrano, anch’essi, suscettibili di una certa accelerazione in corso d’anno.
Dopo essere rimasti sostanzialmente stabili tra il primo trimestre 2013 e i primi tre mesi del
2014 (+0,3%) essi, infatti, saranno, nel secondo trimestre 2014, in aumento per il 30,8% delle
imprese manifatturiere campane, una quota più alta di quella regionale, anch’essa in
aumento, rispetto il 23,1% registrato nel primo trimestre.
Le imprese che prevedono, per il secondo trimestre 2014, un’ulteriore diminuzione dei
volumi produttivi scende al 7,7%, registrando un valore che appare leggermente inferiore
rispetto alla media della regione (7,9%), ma in significativa riduzione rispetto quanto invece
si rilevava per il trimestre passato (18,6%).
Andamento degli ordinativi delle imprese manifatturiere delle provincie campane
I trimestre 2014 (valori percentuali e variazioni percentuali)
IV trimestre 2013 / I trimestre 2014
I trimestre 2013 / I trimestre 2014
Aumento Stabilità Diminuzione
I trimestre 2014 / II trimestre 2014
Aumento
Stabilità
Diminuzione
Var. % Aumento Stabilità Diminuzione
Avellino
2,7
72,7
24,6
7,8
75,3
17,0
-2,2
20,7
74,6
4,7
Benevento
21,2
57,2
21,6
20,7
61,0
18,3
-1,0
25,8
62,8
11,4
Caserta
32,3
57,3
10,4
30,2
57,0
12,7
1,2
26,6
62,5
10,9
Napoli
16,5
58,2
25,3
19,0
61,8
19,1
-1,0
28,3
61,2
10,5
Salerno
14,7
68,6
16,7
9,1
74,6
16,2
-1,8
20,0
73,2
6,9
CAMPANIA
17,2
61,8
21,0
17,5
65,2
17,3
-0,9
25,3
65,4
9,2
Fonte: Unioncamere – Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera per la regione Campania
La ripresa in atto si trasferisce anche agli ordinativi che, dopo essere scesi di un punto
tendenziale al primo trimestre dell’anno, al secondo trimestre sembrano dirigersi verso
prospettive di sviluppo per il 28,3% delle imprese manifatturiere, un valore di tre punti al di
sopra della media campana, e quasi 12 punti in più rispetto al primo trimestre.
Grado di utilizzo e settimane di produzione degli impianti delle imprese manifatturiere campane
I trimestre 2014 (valori percentuali)
Grado di utilizzo degli impianti
Settimane di produzione
Benevento
Benevento
77,8
Salerno
Napoli
76,5
Napoli
75,7
CAMPANIA
75,2
Avellino
68,0
70,0
72,0
Avellino
7,9
CAMPANIA
7,7
6,6
Salerno
70,9
66,0
8,5
Caserta
75,0
Caserta
13,9
74,0
76,0
78,0
80,0
4,9
0,0
5,0
Fonte: Unioncamere – Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera per la regione Campania
14
10,0
15,0
Tuttavia, in termini di utilizzo della capacità produttiva, e di numero di settimane di
produzione, già al primo trimestre 2014, il manifatturiero napoletano appare leggermente al
di sopra del dato medio regionale (rispettivamente 75,7% contro il 75,2% rilevato a livello
regionale e 8,5 settimane di produzione rispetto le 7,7 della Campania), rilevando un
sostanziale affatticamente del tessuto imprenditoriale.
Per quel che riguarda il settore del commercio, essendo i suoi risultati indissolubilmente
legati all’andamento della domanda interna per consumi e non potendo contare sullo slancio
positivo fornito dal commercio estero, subiscono pesantamente le dinamiche recessive del
contesto economico in cui si trovano ad operare.
Andamento delle vendite delle imprese del commercio delle provincie campane
I trimestre 2014 (valori percentuali e variazioni tendenziali percentuali)
IV trimestre 2013 / I trimestre 2014
I trimestre 2013 / I trimestre 2014
I trimestre 2014 / II trimestre 2014
Aumento
Stabilità
Diminuzione
Aumento Stabilità Diminuzione Var. % Aumento Stabilità Diminuzione
Avellino
3,0
76,7
20,3
0,4
84,5
15,2
-2,7
6,5
86,8
6,6
Benevento
1,4
75,2
23,3
1,9
79,2
18,8
-3,8
12,3
80,0
7,7
Caserta
0,1
59,9
40,0
2,5
54,6
42,9
-6,8
8,4
73,4
18,3
Napoli
7,3
52,4
40,3
1,0
66,2
32,8
-6,4
17,6
67,3
15,1
Salerno
1,0
67,7
31,4
0,4
74,6
24,9
-4,9
10,2
80,8
9,0
CAMPANIA
4,4
59,0
36,6
1,1
67,6
31,2
-5,8
13,8
72,6
13,6
Fonte: Unioncamere – Indagine congiunturale sul commercio per la regione Campania
Le imprese commerciali della provincia di Napoli subiscono, così, al primo trimestre del
2014, un declino dei livelli di fatturato pari a 6,4 punti, in termini tendenziali, un calo ben più
accentuato di quanto si riscontri a livello regionale. Al secondo trimestre, si segnala però un
certo miglioramento, ed infatti, la quota di imprese che prevedono un aumento delle
vendite cresce di oltre 10 punti rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Permane, tuttavia, la
tendenza alla stabilizzazione, considerando come la percentuale di imprese napoletane che
non si attende variazioni nei livelli delle vendite si attesti, per il secondo trimestre 2014, al
67,3%.
Previsioni per il II trimestre 2014 relative agli ordinativi rivolti ai fornitori per le province campane
I trimestre 2014 (valori percentuali)
Aumento
Stabilità
Diminuzione
Avellino
5,3
86,1
8,6
Benevento
4,5
87,4
8,2
Caserta
3,9
76,2
19,8
Napoli
9,3
80,7
10,0
Salerno
7,4
81,4
11,1
CAMPANIA
7,6
80,7
11,7
Fonte: Unioncamere – Indagine congiunturale sul commercio per la regione Campania
15
Tendenza che si riflette anche in termini di ordinativi rivolti ai fornitori, per i quali, la quasi
totalità degli imprenditori (80,7%) non prevede alcuna variazione ed a cui si associa,
peraltro, una quota di imprenditori che invece si attende una riduzione che supera, seppur di
poco, quella che invece ne prevede un incremento. In sintesi, emerge il quadro di un
comparto commerciale ancora in affanno che non potendo contare su una maggiore
diversificazione dei consumi, come per il manifatturiero, si innesta lungo un sentiero
stagnante, tanto che per l’86,7% di intervistati che non si risolvono né per una previsione di
sviluppo, né per una di contrazione della propria attività nei mesi a venire.
16
3. Il benessere delle famiglie: reddito, consumi, ricchezza e povertà
L’economia provinciale di Napoli, negli anni che vanno dal 2009 in poi, è stata travolta dalla
recessione produttiva in modo particolarmente acuto, con condizioni di particolare criticità
sul mercato del lavoro, che accrescono le tensioni sociali, ed ovviamente provocano effetti
depressivi sul tenore di vita medio della popolazione, misurato, in primis, da indicatori di
flusso come il reddito disponibile delle famiglie.
Reddito disponibile delle famiglie in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2009-2012 (valori assoluti in milioni di euro e numeri indice con base fissa 2009=100,0)
Valori assoluti (milioni di euro)
Caserta
Benevento
2009
2010
2011
2012
9.544
9.661
9.756
9.555
3.434
3.468
3.501
3.422
Napoli
38.002
37.918
38.320
37.612
Avellino
5.065
5.136
5.225
5.079
Salerno
13.267
13.311
13.554
13.142
CAMPANIA
69.312
69.494
70.356
68.810
Mezzogiorno
ITALIA
262.982
264.308
268.091
263.347
1.021.121
1.032.614
1.052.720
1.030.467
Numeri indice 2009=100,0
2009
2010
2011
2012
Caserta
100,0
101,2
102,2
100,1
Benevento
100,0
101,0
102,0
99,7
Napoli
100,0
99,8
100,8
99,0
Avellino
100,0
101,4
103,2
100,3
Salerno
100,0
100,3
102,2
99,1
CAMPANIA
100,0
100,3
101,5
99,3
Mezzogiorno
100,0
100,5
101,9
100,1
ITALIA
100,0
101,1
103,1
100,9
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere
Fatto 100 il valore relativo al reddito disponibile delle famiglie nel 2009, si evidenzia al 2012,
infatti, una riduzione dell’indicatore di un punto in termini nominali, una flessione che in
termini reali corrisponde ad oltre 8 punti di riduzione del potere d’acquisto effettivo delle
famiglie locali, sul periodo 2009-2012. Il valore del reddito disponibile delle famiglie
napoletane passa così da 38.002 a 37.612 milioni di euro, concentrando il calo proprio nel
corso del 2012. In termini assoluti, tuttavia, le famiglie della provincia di Napoli presentano il
valore più elevato di reddito disponibile, contribuendo alla generazione di oltre il 50% del
teddito dell’intera regione che si attesta, nel 2012, a 263.347 milioni di euro.
17
Graduatoria decrescente delle province italiane per reddito disponibile pro capite delle famiglie
Anno 2012 (valori assoluti in euro)
Pos. Provincia
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
Milano
Bologna
Trieste
Firenze
Bolzano/Bozen
Forlì-Cesena
Parma
Roma
Aosta
Modena
Biella
Genova
Torino
Padova
Piacenza
Belluno
Reggio Emilia
Ravenna
Verona
Udine
Vicenza
Cuneo
Vercelli
Siena
Ancona
Venezia
Sondrio
Savona
Pordenone
Trento
Alessandria
Treviso
Rimini
Gorizia
Pesaro e Urbino
Perugia
Reddito
disponibile
procapite
26.733
23.711
23.292
21.731
21.644
21.481
21.451
21.331
21.118
20.666
20.636
20.529
20.455
19.808
19.792
19.743
19.669
19.668
19.581
19.565
19.370
19.280
19.277
19.209
19.192
19.158
19.136
19.128
19.062
19.053
18.882
18.697
18.621
18.584
18.468
18.216
Pos.
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
56
57
58
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
Provincia
Lucca
Prato
Imperia
Novara
Ferrara
Pisa
Pistoia
Asti
Macerata
Livorno
Cremona
La Spezia
Pavia
Grosseto
Mantova
Ascoli Piceno
Rovigo
Bergamo
Varese
Olbia-Tempio
Lecco
Arezzo
Terni
Brescia
Verbano-Cusio-Ossola
Cagliari
L'Aquila
Chieti
Como
Massa-Carrara
Pescara
Campobasso
Isernia
Sassari
Lodi
Taranto
Reddito
disponibile
procapite
18.181
18.056
17.897
17.745
17.547
17.530
17.485
17.400
17.390
17.373
17.328
17.294
17.158
17.013
16.942
16.928
16.901
16.643
16.613
16.566
16.407
16.379
16.256
16.253
16.091
15.894
15.881
15.733
15.666
15.427
14.800
14.712
14.402
14.344
14.181
13.754
Pos.
73
74
75
76
77
78
79
80
81
82
83
84
85
86
87
88
89
90
91
92
93
94
95
96
97
98
99
100
101
102
103
104
105
106
107
Provincia
Teramo
Potenza
Palermo
Viterbo
Nuoro
Bari
Catanzaro
Brindisi
Rieti
Frosinone
Cosenza
Latina
Messina
Oristano
Lecce
Matera
Reggio Calabria
Napoli
Siracusa
Benevento
Salerno
Carbonia-Iglesias
Foggia
Catania
Ragusa
Avellino
Ogliastra
Trapani
Vibo Valentia
Caltanissetta
Medio Campidano
Crotone
Agrigento
Enna
Caserta
ITALIA
Reddito
disponibile
procapite
13.749
13.734
13.687
13.583
13.558
13.398
13.321
13.253
13.155
13.137
13.111
13.058
12.939
12.852
12.763
12.722
12.386
12.314
12.180
12.046
12.024
11.953
11.928
11.875
11.858
11.847
11.505
11.463
11.280
11.270
11.116
11.054
10.664
10.566
10.535
17.307
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere
Nonostante ciò, se si rapporta il valore del reddito disponibile in relazione alla popolazione
residente in modo tale da avere a disposizione un indicatore confrontabile a livello
territoriale, la provincia di Napoli mostra risultati del tutto insoddisfacenti. Con un reddito
pro capite disponibile per famiglia di 12.314 euro, inferiore alla media nazionale di oltre
5mila euro, il territorio partenopeo si colloca tra le ultime posizioni, e nelle specifico al
90esimo posto, nella graduatoria provinciale stilata in senso descrescente sulla base di tale
indicatore.
18
Patrimonio delle famiglie per tipologia di attività in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2012 (valori assoluti in milioni di euro e distribuzioni percentuali)
Valori assoluti (in milioni di euro)
Attività reali
Abitazioni
Terreni
Attività finanziarie
Totale
reali
Depositi
Valori
mobiliari
Riserve
Totale
finanziarie
TOTALE
Caserta
64.318
1.297
65.615
11.840
9.261
5.655
26.755
Benevento
16.665
963
17.628
4.694
2.906
1.860
9.459
27.087
Napoli
193.684
515
194.199
39.078
34.516
21.547
95.141
289.340
Avellino
33.489
1.082
34.571
9.144
5.020
2.563
16.726
51.297
Salerno
83.806
2.107
85.912
16.616
13.137
6.464
36.216
122.129
CAMPANIA
92.370
391.961
5.963
397.925
81.372
64.838
38.087
184.298
582.222
Mezzogiorno
1.451.991
59.636
1.511.627
270.205
191.170
132.159
593.535
2.105.162
ITALIA
5.600.961
233.595
5.834.555
1.033.300
1.725.700
693.500
3.452.500
9.287.055
Totale
finanziarie
TOTALE
Distribuzioni percentuali
Attività reali
Abitazioni
Attività finanziarie
Terreni
Totale
reali
Depositi
Valori
mobiliari
Riserve
Caserta
69,6
1,4
71,0
12,8
10,0
6,1
29,0
100,0
Benevento
61,5
3,6
65,1
17,3
10,7
6,9
34,9
100,0
Napoli
66,9
0,2
67,1
13,5
11,9
7,4
32,9
100,0
Avellino
65,3
2,1
67,4
17,8
9,8
5,0
32,6
100,0
Salerno
68,6
1,7
70,3
13,6
10,8
5,3
29,7
100,0
CAMPANIA
67,3
1,0
68,3
14,0
11,1
6,5
31,7
100,0
Mezzogiorno
69,0
2,8
71,8
12,8
9,1
6,3
28,2
100,0
ITALIA
60,3
2,5
62,8
11,1
18,6
7,5
37,2
100,0
Fonte: Unioncamere–Si.Camera
Accanto ai dati di flusso, ovvero al reddito, occorre esaminare lo stock di ricchezza
posseduto dalle famiglie. Questo perché il patrimonio, costituisce, un “ammortizzatore” per
famiglie in difficoltà di reddito, al quale si può attingere nel caso di sopravvenuto fabbisogno
di liquidità. Con un valore patrimoniale medio di poco più di 261.000 euro a famiglia, la
provincia di Napoli presenta una dotazione patrimoniale piuttosto insodisfacente, e certo
non tale da compensare il già modesto livelli dei redditi. Un valore che, inferiore alla media
nazionale di quasi 100mila euro, posiziona il territorio partenope all’85esimo posto della
relativa graduatoria stilata in senso descrente per valore del patrimonio familiare.
Come nel resto del Mezzogiorno, le scelte di allocazione del risparmio delle famiglie si
rilevano piuttosto prudenziali, privilegiando i beni immobili (che rappresentano il 68,3% del
totale del patrimonio delle famiglie partenopee, assorbito quindi essenzialmente dalla casa
di proprietà, a fronte del 62,8% nazionale), mentre, la componente più rischiosa, ovvero
quella in titoli, non raggiunge il 12% del totale, a fronte del 18,6% medio italiano.
19
Graduatoria delle province italiane per patrimonio delle famiglie
Anno 2012 (valori assoluti in euro per famiglia)
Pos.
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
Provincia
Sondrio
Aosta
Belluno
Milano
Piacenza
Cuneo
Parma
Modena
Bolzano/Bozen
Mantova
Biella
Bologna
Imperia
Verbano-Cusio-Ossola
Venezia
Savona
Brescia
Como
Ravenna
Forlì-Cesena
Ferrara
Padova
Genova
Pavia
Verona
Lecco
Vicenza
Pistoia
Rimini
Reggio nell'Emilia
Vercelli
Lucca
Cremona
Siena
Treviso
Asti
Patrimonio
per famiglia
505.730
501.964
474.733
473.876
468.963
466.355
464.396
458.778
447.625
443.784
442.079
441.402
441.257
440.837
438.585
436.044
434.971
434.027
433.020
431.306
430.984
427.787
426.972
426.866
426.149
423.854
423.129
419.440
419.061
417.299
412.911
412.059
410.869
406.669
406.502
405.449
Pos.
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
56
57
58
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
Provincia
Rovigo
Bergamo
Torino
Udine
Pordenone
Trento
Roma
Alessandria
Macerata
Novara
Varese
Prato
Trieste
Lodi
Pesaro e Urbino
Pisa
Livorno
Firenze
Grosseto
Ancona
La Spezia
Arezzo
Ascoli Piceno
Massa-Carrara
Gorizia
L'Aquila
Perugia
Agrigento
Viterbo
Rieti
Avellino
Frosinone
Terni
Latina
Taranto
Salerno
Patrimonio
per famiglia
405.386
404.821
404.470
399.956
395.416
392.314
390.293
389.409
387.633
386.592
386.212
383.436
383.299
378.710
378.185
375.649
371.284
368.246
367.190
365.246
361.299
357.234
346.420
344.856
340.492
330.996
324.871
314.610
306.364
306.329
304.438
303.534
294.946
293.554
287.025
286.578
Pos.
73
74
75
76
77
78
79
80
81
82
83
84
85
86
87
88
89
90
91
92
93
94
95
96
97
98
99
100
101
102
103
104
105
106
107
Provincia
Pescara
Cagliari
Isernia
Bari
Nuoro
Chieti
Caserta
Lecce
Foggia
Palermo
Olbia-Tempio
Campobasso
Napoli
Teramo
Brindisi
Ogliastra
Sassari
Benevento
Oristano
Caltanissetta
Messina
Catanzaro
Catania
Trapani
Potenza
Medio Campidano
Matera
Ragusa
Carbonia-Iglesias
Siracusa
Enna
Cosenza
Reggio di Calabria
Crotone
Vibo Valentia
ITALIA
Patrimonio
per famiglia
279.659
279.571
277.740
274.708
272.073
271.317
270.336
269.503
269.259
267.242
263.879
261.643
261.253
256.968
254.388
247.111
244.814
242.020
241.643
239.980
238.617
236.271
234.674
232.824
223.665
221.220
218.498
217.302
213.761
210.197
204.328
203.326
196.749
195.266
182.569
362.285
Fonte: Unioncamere–Si.Camera
Di secondaria importanza, anche se leggermente più alta delle media nazionale, è l’incidenza
dei depositi sul totale. Una simile composizione patrimoniale, incentrata sui beni immobili, si
rileva, peraltro, difficilmente smobilizzabile in tempi brevi (se non con costi molto elevati),
nel caso cioè in cui la famiglia avesse bisogno di fare cassa per esigenze sopravvenute a
causa della crisi (ad es., per disoccupazione).
Con un reddito disponibile piuttosto modesto, e decrescente, ed un patrimonio di difficile
smobilizzo, ed anche esso non particolarmente rilevante, le famiglie provinciali non possono
che ridurre la loro spesa per consumi. Nel 2012, infatti, tale spesa diminuisce dell’1,5%
sull’anno precedente, con una performance peggiore di quella sperimentata dal resto del
20
Mezzogiorno e del Paese, innestandosi, in una logica di medio periodo, ovvero fra 2008 e
2012, su un calo medio pari ad un decimo di punto all’anno, che, ancora una volta, risulta
ben peggiore rispetto al trend meridionale e nazionale del medesimo periodo.
Consumi delle famiglie per tipologia in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2012 (valori pro capite e distribuzioni percentuali)
Valori procapite (in euro)
Beni
Servizi
TOTALE
Alimentari
Abbigliamento
Altri beni
Totale beni
Affitti
Altri servizi
Totale servizi
Caserta
2.666
924
2.908
6.498
1.296
2.949
4.246
Benevento
2.632
921
2.798
6.351
1.569
3.455
5.024
11.375
Napoli
2.625
907
2.846
6.378
1.667
3.263
4.930
11.308
Avellino
2.654
925
2.842
6.421
1.684
3.581
5.265
11.686
Salerno
2.615
912
2.692
6.219
1.703
4.151
5.854
12.073
CAMPANIA
2.632
913
2.824
6.369
1.612
3.415
5.027
11.396
10.743
Mezzogiorno
2.613
916
3.059
6.588
1.554
4.115
5.669
12.258
ITALIA
2.738
1.096
3.900
7.734
2.481
5.954
8.435
16.169
Distribuzione percentuale
Beni
Servizi
TOTALE
Alimentari
Abbigliamento
Altri beni
Totale beni
Affitti
Altri servizi
Totale servizi
Caserta
24,8
8,6
27,1
60,5
12,1
27,5
39,5
100,0
Benevento
23,1
8,1
24,6
55,8
13,8
30,4
44,2
100,0
Napoli
23,2
8,0
25,2
56,4
14,7
28,9
43,6
100,0
Avellino
22,7
7,9
24,3
54,9
14,4
30,6
45,1
100,0
Salerno
21,7
7,6
22,3
51,5
14,1
34,4
48,5
100,0
CAMPANIA
23,1
8,0
24,8
55,9
14,1
30,0
44,1
100,0
Mezzogiorno
21,3
7,5
25,0
53,7
12,7
33,6
46,3
100,0
ITALIA
16,9
6,8
24,1
47,8
15,3
36,8
52,2
100,0
Fonte: elaborazioni Si Camera su dati Unioncamere – Istituto Guglielmo Tagliacarne
Peraltro, tale trend è valutato in termini nominali, per cui, in termini reali, il paniere di beni e
servizi consumati dalle famiglie napoletane, fra 2008 e 2012, si riduce di oltre 8 punti
percentuali, collocando Napoli in un preoccupante quartultimo posto nella graduatoria delle
province italiane per spesa per consumi pro capite, penultima fra le province campane.
Il modello di consumo, cioè il paniere medio di spesa delle famiglie provinciali, è anch’esso
caratterizzato da uno schema piuttosto frugale, che privilegia essenzialmente le spese
primarie ed indifferibili, come quelle alimentari (che costituiscono il 23,2% del totale, a
fronte del 21,3% meridionale e del 16,9% nazionale) e quelle per affitti (14,7%, contro il
12,7% meridionale) e, quindi, comprime le spese voluttuarie o comunque non essenziali per
la sopravvivenza, riducendole al minimo. Ad esempio, le spese per “altri servizi”, che
contengono anche voci non primarie sono pari ad appena il 28,9% del totale, quasi otto
punti al di sotto dell’incidenza media nazionale.
21
Andamento dei consumi delle famiglie in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2012 (valori assoluti pro capite e variazioni percentuali medie annue)
Valori pro capite (in euro)
2008
2009
2010
2011
2012
Caserta
10.684
10.362
10.515
10.371
10.743
Benevento
11.183
10.867
11.288
11.706
11.375
Napoli
11.373
10.963
11.137
11.484
11.308
Avellino
11.573
11.124
11.499
12.017
11.686
Salerno
12.407
11.929
12.331
13.015
12.073
CAMPANIA
11.468
11.061
11.302
11.651
11.396
Mezzogiorno
12.202
11.865
12.038
12.360
12.258
ITALIA
15.722
15.339
15.675
16.088
16.169
2012/2011
Variazioni percentuali medie annue
2008/2012
2008/2009
2009/2010
2010/2011
Caserta
0,1
-2,4
2,2
-0,9
3,6
Benevento
0,4
-2,9
3,7
3,4
-2,8
Napoli
-0,1
-3,7
1,7
3,1
-1,5
Avellino
0,2
-3,9
3,3
4,4
-2,8
Salerno
-0,7
-3,6
3,5
5,7
-7,2
CAMPANIA
-0,2
-3,4
2,4
3,2
-2,2
Mezzogiorno
0,1
-2,6
1,6
2,7
-0,8
ITALIA
0,7
-1,8
2,7
3,0
0,5
Fonte: elaborazioni Si Camera su dati Unioncamere – Istituto Guglielmo Tagliacarne
Dopo aver trattato di indici di tenore di vita medio, è utile rifersi all’indice di povertà relativa,
che costituisce una misura distributiva della ricchezza all’interno della società. Con il 25,9%
di indice di povertà (che corrisponde a più di 287.000 famiglie), il più alto della Campania, ed
il ventesimo valore più elevato fra le 107 province italiane, Napoli presenta un assetto
sociale che non si mostra soltanto povero, ma è anche squilibrato in termini distributivi.
Famiglie in condizioni di povertà relativa in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2009-2012 (Valori assoluti in migliaia e incidenze percentuali sul totale delle famiglie)
2009
Valori
assoluti
2010
Incidenze
percentuali
Valori
assoluti
2011
Incidenze
percentuali
Valori
assoluti
2012
Incidenze
percentuali
Valori
assoluti
Incidenze
percentuali
Caserta
77.602
24,0
68.252
20,9
73.712
21,8
83.725
24,5
Benevento
28.125
25,5
24.508
22,1
20.594
18,4
24.376
21,8
Napoli
269.133
25,3
258.019
24,1
259.563
23,8
287.295
25,9
Avellino
35.329
21,7
37.400
22,8
32.188
19,2
35.081
20,8
Salerno
CAMPANIA
98.440
24,3
95.571
23,2
85.409
20,3
97.867
23,0
508.629
24,6
483.750
23,2
471.465
21,9
528.343
24,5
Mezzogiorno
1.783.000
22,7 1.829.285
23,1 1.863.202
23,0 2.114.000
25,8
ITALIA
2.657.549
10,9 2.733.399
11,1 2.782.366
11,0 3.235.881
12,6
Fonte: Unioncamere–Si.Camera
22
Graduatoria delle province italiane per incidenza delle famiglie in condizioni di povertà relativa
Anno 2012 (valori percentuali)
Pos. Provincia
Quote %
Pos. Provincia
Quote %
Pos. Provincia
Quote %
1 Lecco
3,3
37 Ferrara
6,7
73 Teramo
20,8
2 Como
3,4
38 Pordenone
6,7
74 Avellino
20,8
3 Parma
3,7
39 Arezzo
6,9
75 Benevento
21,8
4 Lucca
3,8
40 Rovigo
6,9
76 Cagliari
21,8
5 Verbano-Cusio-Ossola
3,8
41 Rimini
6,9
77 Bari
22,9
6 Biella
3,9
42 Pisa
7,0
78 Salerno
23,0
7 Venezia
3,9
43 Sondrio
7,0
79 Nuoro
23,9
8 Brescia
3,9
44 Vercelli
7,1
80 Sassari
24,0
9 Varese
4,0
45 Modena
7,1
81 Olbia-Tempio
24,4
10 Pavia
4,0
46 Udine
7,2
82 Caserta
24,5
11 Mantova
4,2
47 Grosseto
7,4
83 Lecce
25,0
12 Prato
4,5
48 Torino
7,4
84 Carbonia-Iglesias
25,3
13 Padova
4,5
49 Treviso
7,4
85 Matera
25,5
14 Bergamo
4,6
50 Trieste
7,5
86 Catanzaro
25,8
15 Macerata
4,7
51 Massa-Carrara
7,6
87 Napoli
25,9
16 Cremona
4,7
52 Genova
7,6
88 Foggia
26,4
17 Verona
4,9
53 Novara
7,6
89 Potenza
26,6
18 Livorno
4,9
54 Alessandria
7,9
90 Taranto
27,1
19 Siena
5,2
55 Reggio nell'Emilia
8,0
91 Ogliastra
27,2
20 Lodi
5,2
56 Imperia
8,1
92 Messina
27,2
21 Aosta
5,3
57 Ravenna
8,5
93 Agrigento
27,4
22 Savona
5,3
58 Gorizia
10,1
94 Palermo
27,7
23 Forlì-Cesena
5,3
59 Rieti
10,4
95 Medio Campidano
27,8
24 Ancona
5,3
60 Asti
10,5
96 Oristano
28,6
25 Vicenza
5,4
61 Viterbo
10,7
97 Cosenza
28,8
26 Firenze
5,4
62 Frosinone
11,0
98 Trapani
29,0
27 Pesaro e Urbino
5,5
63 Perugia
11,2
99 Reggio di Calabria
29,7
28 Piacenza
5,5
64 Latina
11,9
100 Brindisi
30,1
29 Trento
5,6
65 Terni
12,0
101 Catania
30,3
30 Belluno
5,6
66 Bolzano/Bozen
13,3
102 Siracusa
31,1
31 Cuneo
5,7
67 La Spezia
13,7
103 Crotone
31,3
32 Pistoia
5,8
68 L'Aquila
15,3
104 Enna
33,2
33 Bologna
6,2
69 Chieti
16,9
105 Caltanissetta
33,4
34 Ascoli Piceno
6,3
70 Pescara
17,6
106 Ragusa
33,6
35 Roma
6,4
71 Isernia
19,6
107 Vibo Valentia
33,7
36 Milano
6,6
72 Campobasso
20,0
ITALIA
12,6
Fonte: Unioncamere–Si.Camera
Fra il 2009 e il 2012, tale indice rimane sostanzialmente stabile, registrando un lieve calo tra
il 2010 ed il 2011 (grazie ad una certa ripresa dell’economia in tali anni) e con un nuovo e
brusco incremento, in parallelo con la nuova frenata della crescita e dell’occupazione nel
2012. In un solo anno, infatti, la povertà colpisce quasi 28.000 famiglie napoletane in più
(evidentemente, si tratta di quella fascia della popolazione esposta al rischio-povertà, che
oscilla continuamente sopra e sotto la soglia della povertà relativa).
23
4. Struttura ed evoluzione del sistema imprenditoriale
Per dimensione assoluta del suo tessuto produttivo, e per articolazione e diversificazione
settoriale del sistema economico, la provincia di Napoli risulta il principale motore
dell’economia campana, ed uno dei poli imprenditoriali più importanti di tutto il
Mezzogiorno. La dinamica recente del tessuto produttivo partenopeo è quindi un indicatore
fondamentale dell’impatto della crisi attuale sul sistema economico regionale nel suo
insieme. A prescindere dai dati amministrativi relativi alle imprese registrate, quelli
economici sulle imprese attive mostrano come la crisi stia colpendo in modo durissimo, in
particolare nell’ultimo triennio, il tessuto produttivo napoletano. Un fenomeno che ha
comportato l’innesto di un processo destrutturazione di interi settori tradizionali, come
l’edilizia o il commercio ed il comparto manifatturiero, determinando l’impellente esigenza
di difendere in modo intransigente l’operatività di quei pochi poli di grande industria (e del
relativo indotto) che ancora sopravvivono nel contesto territoriale.
Da un punto di vista meramente quantitativo, il tessuto produttivo napoletano è cresciuto
durante tutti gli anni della crisi, ad eccezione dell’unica battuta di arresto, avvenuta nel
2008, sia pur a tassi, molto più modesti di quelli registrati durante il periodo pre-crisi. Ciò
evidenzia come la voglia di fare impresa rimanga al centro delle strategie della provincia di
Napoli come strumento per fare fronte alle crescenti difficoltà di inserimento sul mercato
del lavoro. Ovviamente, ciò non significa affatto che la crisi non incida nel tessuto del
sistema produttivo locale, poiché essa, pur consentendo l’aumento delle imprese
formalmente registrate, induce un forte decremento delle imprese effettivamente attive ed
operanti. Inoltre, i dati sulle cessazioni d’impresa, seppur non interpretabili strettamente
come fenomeni di fallimento o crisi aziendale (incorporando anche trasferimenti di sede,
fusioni per incorporazione, ecc.) appaiono nuovamente in forte crescita nel 2013, dopo il
calo registrato nel periodo 2010-2012. In altri termini, la ripresa del volume di cessazioni dal
registro camerale nel 2013, che si riporta su un livello superiore a quello del 2009, può
essere sintomatico del “cedimento” nella resistenza da parte di imprese per troppo tempo
sottoposte agli effetti negativi del ciclo economico. La crescita in valore assoluto del tessuto
imprenditoriale viene, comunque, garantita dal trend ascendente del numero di iscrizioni,
che nel 2013 raggiunge il picco massimo degli ultimi sei anni.
Ci si trova quindi di fronte ad un tessuto produttivo sempre più “instabile”, dove da una
parte si verifica una crescita degli ingressi, ma dall’altra anche un incremento delle uscite,
con un conseguente tasso di turnover in aumento che si traduce, se misurato in termini di
imprese attive, cioè di unità produttive operanti, in un netto declino numerico.
24
Dinamica demografica delle imprese in provincia di Napoli, in Campania e in Italia
Anni 2008-2013 (valori assoluti e tassi di crescita)
Napoli
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Registrate
261.340
263.528
265.679
267.615
271.287
273.410
Iscrizioni
17.821
17.043
18.245
16.595
16.240
19.503
Cessazioni
18.348
14.874
16.165
14.708
12.633
17.227
Saldo
-527
2.169
2.080
1.887
3.607
2.276
Tasso di crescita
-0,2
0,8
0,8
0,7
1,3
0,8
CAMPANIA
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Registrate
546.234
549.561
553.313
557.207
561.084
561.732
Iscrizioni
36.798
36.387
36.921
36.696
35.901
38.412
Cessazioni
37.018
33.155
33.318
32.939
32.203
37.476
-220
3.232
3.603
3.757
3.698
936
0,0
0,6
0,7
0,7
0,7
0,2
Saldo
Tasso di crescita
ITALIA
2008
2009
2010
2011
2012
2013
6.104.067
6.085.105
6.109.217
6.110.074
6.093.158
6.061.960
Iscrizioni
410.666
385.512
410.736
391.310
383.883
384.483
Cessazioni
432.086
406.751
389.076
393.463
403.923
414.970
Saldo
-21.420
-21.239
21.660
-2.153
-20.040
-30.487
-0,3
-0,3
0,4
0,0
-0,3
-0,5
Registrate
Tasso di crescita
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
L’analisi settoriale delle dinamiche di nati-mortalità aziendali risente del fatto che le imprese
non classificate settorialmente costituiscono il 6,4% dello stock totale di imprese registrate.
Evidentemente, una corretta riclassificazione settoriale di tale aggregato potrebbe
modificare in modo rilevante l’analisi settoriale, considerando che si tratta dell’unica
categoria settoriale che registra un aumento (peraltro molto forte, crescendo di oltre 7.000
unità rispetto al 2012).
Fatta questa doverosa premessa interpretativa dei dati, si registra, nel 2013, una significativa
riduzione delle imprese afferenti al settore delle costruzioni, alle prese con una gravissima
crisi di mercato, sia nell’edilizia residenziale (afflitta dal calo dei valori sul mercato
immobiliare) sia di quella pubblica (che risente del taglio delle risorse per appalti pubblici).
Ma anche il commercio, settore vitale, perlomeno in termini di assorbimento occupazionale,
della provincia di Napoli, subisce una dura riduzione del numero di esercizi, causata dal calo
della domanda per consumi, associato ad un processo di ristrutturazione del settore, in
direzione di superfici di vendita più ampie.
25
Imprese registrate in provincia di Napoli per settore di attività
Anno 2013 (valori assoluti)
Settore
Agricoltura, silvicoltura pesca
Estrazione di minerali
Attività manifatturiere
Utilities (energia elettrica, gas, vapore)
Fornitura di acqua
Costruzioni
Commercio all'ingrosso e al dettaglio
Registrate Quote %
Attive
Quote % Iscrizioni Cessazioni
Saldo
10.520
3,8
10.301
4,6
404
1.134
87
0,0
57
0,0
0
5
-5
24.938
9,1
20.129
8,9
419
968
-549
240
0,1
204
0,1
6
18
-12
38
-36
619
0,2
466
0,2
2
31.553
11,5
26.415
11,7
989
41,3 101.070
2.103 -1.114
44,7
6.320
6.925
-605
9.013
3,3
7.695
3,4
183
557
-374
Attività dei servizi alloggio e ristorazione
17.884
6,5
16.404
7,3
794
993
-199
Servizi di informazione e comunicazione
5.781
2,1
4.982
2,2
304
412
-108
Attività finanziarie e assicurative
5.197
1,9
4.689
2,1
308
373
-65
Attività immobiliari
5.646
2,1
4.853
2,1
110
218
-108
Attività professionali, scientifiche e tecniche
6.956
2,5
6.103
2,7
261
573
-312
Noleggio, agenzie viaggio, servizi alle imprese
7.936
2,9
6.905
3,1
414
586
-172
9
0,0
6
0,0
0
2
-2
Istruzione
1.546
0,6
1.366
0,6
25
79
-54
Sanità e assistenza sociale
2.260
0,8
1.962
0,9
15
106
-91
Attività artistiche, sportive, intrattenimento
3.680
1,3
3.276
1,4
198
310
-112
9.179
3,4
8.766
3,9
240
402
-162
17.391
6,4
309
0,1
8.511
1.425
7.086
100,0 225.958
100,0
19.503
17.227
2.276
Trasporto e magazzinaggio
Amministrazione pubblica e difesa
Altre attività di servizi
Imprese non classificate
Totale economia
112.975
-730
273.410
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
In forte calo anche il manifatturiero, che risente della coda di un lunghissimo processo di
deindustrializzazione dei principali poli produttivi della provincia di Napoli, in corso da anni.
Anche l’agricoltura perde molte imprese, così come un calo generalizzato si registra in molti
settori terziari, in particolare nella logistica, nei servizi professionali e scientifici, nelle attività
legate al turismo. A prescindere dal dato amministrativo relativo alle imprese registrate nel
registro-imprese della CCIAA, il dato economico mostra che, dopo il picco del 2009, le
imprese effettivamente operative in provincia di Napoli calano costantemente,
stabilizzandosi su un minimo inferiore alle 226.000 unità nel 2012-2013, con un calo
dell’1,9% in cinque anni, pari a quasi 4.500 imprese.
Tale risultato pone in evidenza come gli ostacoli determinati dalla crisi economica
internazionale, si manifestino in una riduzione evidente del sistema delle imprese operanti in
provincia, che, neanche la significativa propensione al “fare impresa” del territorio
napoletano, riesce a compensare.
26
Dinamica delle imprese attive in provincia di Napoli
Anni 2007-2013 (valori assoluti)
232.000
230.444
230.000
228.444
227.740
228.000
226.217
226.000
225.640 225.958
224.000
222.000
220.000
219.504
218.000
216.000
214.000
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Infocamere
Nello specifico, ed a differenza di quanto si verifica in molte altre province campane,
l’andamento positivo registrato, invece, delle imprese registrate nel corso del 2013 è da
attribuirsi, oltre che al segmento più patrimonializzato e solido finanziariamente (e
maggiormente in grado di resistere agli effetti della crisi), ovvero quello delle società di
capitali, anche alle ditte individuali, cioè alle forme giuridiche più elementari, che crescono di
2.410 unità. Tale dinamica singolare (in molte altre province le ditte individuali diminuiscono
in misura sensibile) dipende, in parte, anche dall’anomalia insita nella composizione
strutturale del tessuto imprenditoriale napoletano, in cui dette imprese elementari
presentano una incidenza molto bassa, se paragonata con il resto dell’economia regionale e
nazionale (pesando solo per il 47%, mentre le società di capitali rappresentano il 28%).
Imprese registrate in provincia di Napoli per forma giuridica
Anno 2013 (valori assoluti)
Registrate
Società di capitale
Distribuzione %
Iscrizioni
Cessazioni
Saldo
5.202
2.227
2.975
21,9
1.393
2.654
-1.261
46,8
12.263
9.853
2.410
9.047
3,3
470
2.492
-2.022
178
0,1
175
1
174
273.410
100,0
19.503
17.227
2.276
76.383
27,9
Società di persone
59.799
Imprese individuali
128.003
Altre forme
Persona fisica
TOTALE
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
In altri termini, Napoli presenta una composizione per forma giuridica spostata verso la parte
più alta della scala della complessità e del livello di patrimonializzazione iniziale dell’impresa,
e ciò riduce i flussi di “cambiamento di natura giuridica”, ovvero la propensione degli
27
imprenditori individuali a chiudere la propria azienda per riaprire l’attività con una veste
giuridica più complessa ed aderente alle maggiori difficoltà del contesto produttivo,
finanziario e di mercato. Per certi versi, tale operazione di ristrutturazione, che va nella
direzione di un irrobustimento organizzativo e patrimoniale del sistema produttivo, è stata
già ampiamente portata a termine nella provincia in esame negli anni precedenti, collocando
Napoli in una posizione di vantaggio rispetto alle altre province campane, in cui tale processo
si è accelerato con la crisi. Infatti, una selezione competitiva che colpisce le imprese più
elementari a favore di quelle più complesse implica anche una perdita di micro attività, e
della relativa occupazione. In un periodo di acute difficoltà del tessuto imprenditoriale
locale, come si è potuto evidenziare, è fondamentale per l’economia della provincia riuscire
a puntare su quelle che possono costituire importanti risorse per il rilancio dell’attività
economica. Negli ultimi anni, le nuove leve dell’imprenditoria sono offerte dalla popolazione
straniera, dalle donne e, in particolare, i giovani.
Per quanto riguarda le imprese straniere1, esse rappresentano un motore sempre più
importante per il dinamismo e la sopravvivenza del tessuto produttivo partenopeo. Anche se
la loro incidenza sul totale delle imprese registrate in provincia di Napoli è modesta (4,4%, a
fronte del 5,3% regionale e dell’8,2% nazionale) esse, nel 2013, mettono a segno una crescita
netta di quasi 1.600 unità, un segnale di ottimismo, di fronte alla perdurante crisi
economica. Il ruolo di rivitalizzazione che tali imprese mostrano in un tessuto produttivo
colpito da processi di declino è attestato anche dal fatto che le imprese a conduzione
straniera costituiscono poco meno dell’11% delle iscrizioni totali al registro-imprese, un dato
di molto superiore alla loro consistenza totale nel sistema imprenditoriale locale. Tra l’altro,
esse rappresentano meno del 3% del totale delle cessazioni, e ciò denota anche una
robustezza di tali iniziative che appare piuttosto rilevante. Si tratta cioè di iniziative
imprenditoriali che, pur in un contesto economico molto difficile, riescono a sopravvivere a
tassi soddisfacenti.
Quasi tutte le imprese straniere operanti in provincia di Napoli presentano, in linea con un
comportamento che si verifica anche nel resto del Paese, la propensione ad adottare modelli
1
Per imprese straniere si intendono quelle imprese in cui la partecipazione di persone non nate in Italia risulta
complessivamente superiore al 50% mediando la composizione di quote di partecipazione e cariche attribuite.
La presenza straniera viene considerata “esclusiva”, “forte” o “maggioritaria” in funzione dell’intensità di tale
partecipazione. In particolare, la presenza è “esclusiva” nelle società di capitali con il 100% di cariche e di
quote, nelle società di persone con il 100% di soci, e nelle imprese individuali con la titolarità; è “forte”
quando nelle società di capitali la somma delle percentuali di stranieri nella compagine sociale e di quella del
capitale sociale detenuto dagli stranieri è superiore ai quattro terzi e quando nelle società di persone gli
stranieri rappresentano il 60% di tutti i soci; è infine “maggioritaria” se nelle società di capitali la somma del
valore percentuale delle cariche e delle quote straniere è superiore al 100% e se nelle società di persone o
cooperative il 50% dei soci sono stranieri.
28
di governance “chiusi”, nel senso di non avere, se non in una piccola quota di casi, soci
italiani di minoranza. Tale tendenza, peraltro, si rafforza nel 2013, poiché la componente più
dinamica dell’incremento del numero di imprese straniere proviene proprio da quelle che
esibiscono una presenza esclusivamente non italiana, posto che quelle che prevedono soci
italiani di minoranza mostrano un trend sostanzialmente stabile.
Imprese straniere per tipologia di presenza in provincia di Napoli, in Campania e in Italia
Anno 2013 (valori assoluti e incidenze percentuali sul totale imprese)
Registrate
Iscrizioni
Cessazioni
Saldo
Napoli
Esclusiva
Forte
Maggioritaria
Totale
Incidenza % sul totale imprese
11.421
484
126
12.031
2.046
35
6
2.087
479
16
4
499
1.567
19
2
1.588
4,4
10,7
2,9
-
3.765
95
17
3.877
1.360
52
11
1.423
2.405
43
6
2.454
10,1
3,8
-
467.013
23.210
6.857
497.080
60.727
1.638
455
62.820
42.789
959
240
43.988
17.938
679
215
18.832
8,2
16,3
10,6
-
CAMPANIA
Esclusiva
Forte
Maggioritaria
Totale
Incidenza % sul totale imprese
28.211
1.393
308
29.912
5,3
ITALIA
Esclusiva
Forte
Maggioritaria
Totale
Incidenza % sul totale imprese
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
Passando a valutare la consistenza delle imprese femminili, con più di 68.600 imprese
“rosa”, Napoli presenta una quota di imprese femminili sul totale (25,1%) lievemente
superiore a quella nazionale, anche in ragione degli importanti provvedimenti di
agevolazione pubblica che, in passato, sono stati spesi, proprio nelle aree in obiettivoconvergenza come Napoli. Per favorire lo sviluppo dell’impresa al femminile, infatti, sono
state adottate anche specifiche condizioni di pari opportunità di genere sul mercato del
lavoro provinciale, stimolando così una propensione all’auto-impiego per certi versi
compensativa (va rilevato che le neo-imprese femminili rappresentano il 28,7% delle
iscrizioni presso la CCIAA di Napoli, una quota superiore alla loro quota sul totale).
Peraltro, una quota piuttosto alta, superiore alla media nazionale (e pari al 29,5%) delle
cessazioni è attribuibile proprio alle imprese femminili, il che potrebbe evidenziare, al
contrario di quanto invece emerso per le imprese straniere, condizioni di particolare
difficoltà competitiva per la sopravvivenza, e quindi lo sviluppo, di questa parte del tessuto
produttivo napoletano.
29
Imprese femminili registrate per tipologia di presenza in provincia di Napoli, in Campania e in Italia
Anno 2013 (valori assoluti e incidenze percentuali sul totale imprese)
Registrate
Iscrizioni
Cessazioni
Saldo
Napoli
Esclusiva
59.779
5.030
4.719
311
Forte
7.230
481
311
170
Maggioritaria
1.658
94
57
37
Totale
68.667
5.605
5.087
518
25,1
28,7
29,5
-
Incidenza % sul totale imprese
CAMPANIA
Esclusiva
132.607
10.375
10.745
-370
Forte
13.546
943
589
354
Maggioritaria
3.091
174
94
80
149.244
11.492
11.428
64
29,9
30,5
-
Totale
Incidenza % sul totale imprese
26,6
ITALIA
Esclusiva
1.237.190
97.547
105.758
-8.211
Forte
146.409
7.929
5.043
2.886
Maggioritaria
46.298
2.093
1.346
747
1.429.897
107.569
112.147
-4.578
23,6
28,0
27,0
-
Totale
Incidenza % sul totale imprese
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
Difficoltà che, in parte, potrebbero provenire anche da un assetto proprietario non sempre
molto chiaro, nel quale, fra le oltre 8.900 imprese femminili napoletane nelle quali è prevista
una presenza minoritaria di soci maschili, non sempre sono le donne a detenere l’effettivo
comando, non di rado scavalcate, nei fatti, dagli uomini. E, specularmente, le quasi 60.000
imprese femminili prive di soci maschi di minoranza, potrebbero soffrire di una carenza di
apporto patrimoniale, proprio in ragione di una eccessiva “chiusura” dell’assetto
proprietario.
Per finire, una rilevanza particolare viene invece assunta dalle imprese giovanili, soprattutto
per la potenzialità che l’imprenditoria giovanile ha, in sé, di produrre alternative
occupazionali in un mercato del lavoro che non è in grado di assorbire i giovani nei
tradizionali canali di occupazione alle dipendenze. Nel 2013, la recessione non frena il
dinamismo imprenditoriale giovanile che, nella provincia in esame, si traduce in quasi 5.000
imprese in più, con un tasso di iscrizione che rappresenta il 42% del totale di tutte le
iscrizioni nella CCIAA di Napoli nell’anno in questione, e che esprime una vitalità
imprenditoriale dei giovani della provincia addirittura superiore a quella nazionale (in cui le
iscrizioni di imprese giovanili è pari a poco più di un terzo del totale).
Si potrebbe anzi affermare che sia proprio la crisi a spingere verso una maggiore
propensione all’imprenditoria giovanile, in risposta alle crescenti difficoltà per i giovani di
accesso ad un impiego alle dipendenze di tipo tradizionale. Per questo, non di rado si tratta
30
di fenomeni imprenditoriali non del tutto dotati della necessaria maturità imprenditoriale e
solidità finanziaria e patrimoniale (ed infatti, le cessazioni di imprese giovanili rappresentano
quasi il 19% del totale delle cancellazioni, a fronte di un 15% medio nazionale). Ciò appare
importante soprattutto in termini di indicazioni di policy, affinchè attraverso un sistema di
incentivi di “follow up” delle start up giovanili, si possa provvedere alla copertura della fase
critica dei primi anni di vita di queste nuove iniziative.
Imprese giovanili registrate per tipologia di presenza in provincia di Napoli, in Campania e in Italia
Anno 2013 (valori assoluti e incidenze percentuali sul totale imprese)
Registrate
Napoli
Iscrizioni
Cessazioni
Saldo
Esclusiva
33.627
7.589
3.055
4.534
Forte
4.440
537
162
375
804
71
17
54
38.871
8.197
3.234
4.963
14,2
42,0
18,8
-
Maggioritaria
Totale
Incidenza % sul totale imprese
CAMPANIA
Esclusiva
70.443
14.895
6.703
8.192
Forte
8.675
964
299
665
Maggioritaria
1.607
144
32
112
Totale
80.725
16.003
7.034
8.969
14,4
41,7
18,8
-
Incidenza % sul totale imprese
ITALIA
Esclusiva
575.010
121.199
58.764
62.435
Forte
63.286
7.573
2.107
5.466
Maggioritaria
14.575
1.667
393
1.274
Totale
652.871
130.439
61.264
69.175
10,8
33,9
14,8
-
Incidenza % sul totale imprese
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Infocamere
La gran parte delle imprese giovanili presenti nei registri camerali napoletani mostra un
assetto proprietario composto esclusivamente da giovani. Si tratta di una tendenza comune
a tutto il Paese. Ciò, da un lato, è la conseguenza di imprese che generalmente sono molto
piccole, ed hanno uno o al massimo due o tre soci, in cui cioè non vi sono gli spazi per una
diversificazione anagrafica dell’assetto di controllo dell’azienda stessa. Ma dall’altro è un
fattore negativo, perché gran parte delle imprese giovanili che si creano non può usufruire
del contributo di esperienza di soci più anziani.
31
5. Domanda e offerta nel mercato del lavoro
La lunga crisi economica globale, che è ormai al suo settimo anno di diffusione, ha lasciato
pesanti conseguenze sul mercato del lavoro, che, nel Mezzogiorno, hanno condotto ad un
peggioramento di assetti che erano già critici, per via di strutturali problemi di competitività.
Riforme incopiute, inoltre, hanno alterato ancora di più il funzionamento del mercato del
lavoro, prevedendo da un lato un eccessivo sistema di tutele e dall’altro un’insufficiente
insieme di garanzie. L’effetto ultimo di un sistema di regole così progettato è stato quello di
alimentare la stratificazione sociale, con una parte della popolazione, invero quella più
matura, che ha potuto garantirsi un sistema di tutele esteso, e una componente più giovane
che, invece, ha assorbito per intero la spinta riformatrice orientata alla flessibilità,
trasformatasi purtroppo in precarietà. Gli effetti di questa dicotomia sono notevoli,
soprattutto alla luce dell’importanza che un lavoro stabile, o un mercato del lavoro garante
di opportunità occupazionali, forniscono alla popolazione più giovane, ovvero quella che
necessità di solide basi per permettere al tessuto sociale di evolversi e di replicarsi nel
tempo. Come conseguenza di tali dinamiche, nella provincia di Napoli, la partecipazione al
mercato del lavoro è aumentata. Nello specifico, tra il 2007, anno di inizio della crisi, e il
2013, infatti, le forze di lavoro sono cresciute di circa 44.000 unità, grazie ad un incremento
costante nell’ultimo triennio, portando il tasso di attività al 49,5%, dal 47% del 2007. Si tratta
della chiara conseguenza provocata dall’ inserimento di nuovi strati della popolazione che,
necessitando di un’integrazione del reddito familiare, esconod dall’inattività e si all’interno
della forza lavoro, incrementando, in questo senso, l’offerta.
Forze di lavoro nelle province campane, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2004-2013 (valori assoluti in migliaia)
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Caserta
294,5
294,9
288,2
279,1
265,6
253,9
262,8
274,0
287,3
302,6
Benevento
108,4
106,4
104,3
101,5
103,8
100,1
98,9
95,3
97,9
88,8
Napoli
1.118,9
1066,8
1029,2
990,1
979,5
937,0
925,7
933,1
995,1
1.034,3
Avellino
160,3
157,9
158,2
163,2
167,7
158,0
163,8
155,3
163,5
168,6
Salerno
405,5
403,2
406,7
402,7
405,8
402,6
391,0
397,5
422,0
408,5
CAMPANIA
2.087,6
2.029,3
1.986,6
1.936,6
1.922,5
1.851,6
1.842,1
1.855,2
1.965,8
2.002,8
Mezzogiorno
7.566,7
7.478,5
7.425,4
7.323,5
7.368,1
7.186,8
7.159,4
7.193,6
7.461,1
7.348,6
24.364,8
24.451,4
24.661,6
24.727,9
25.096,6
24.969,9
24.974,7
25.075,0
25.642,4
25.532,9
ITALIA
Fonte: elaborazioni su dati Istat
32
Tassi di attività in provincia di Napoli, in Campania e in Italia
Anni 2005-2013 (valori percentuali sulla popolazione 15-64 anni)
70,0
65,0
62,4
62,7
51,9
50,7
63,0
62,5
62,4
62,2
63,7
62,2
63,5
60,0
55,0
49,3
48,7
50,0
49,6
46,9
46,4
46,7
50,4
45,0
40,0
49,5
48,8
2005
50,8
2006
47,4
47,0
2007
46,4
44,6
43,9
44,3
2008
2009
2010
2011
Napoli
CAMPANIA
2012
2013
ITALIA
Fonte: elaborazioni su dati Istat
L’accresciuta pressione dal lato dell’offerta non trova però contestuale riscontro dal punto di
vista dei posti di lavoro disponibili, accrescendo quindi le tensioni sul mercato del lavoro.
Infatti, l’occupazione provinciale perde, fra il 2007 e il 2013, poco più di 99.000 unità, di cui
2.300 occupati nel solo anno 2013, anche se, in confronto con i primi anni, il ritmo di
riduzione dell’occupazione sembra rallentare. Tutto ciò conduce il tasso di occupazione
provinciale ad un modesto 36,7%, dal 41,1% del 2007, ampliando ulteriormente il gap che lo
separa dalla media regionale e da quella nazionale.
Occupati nelle province campane, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2004-2013 (valori assoluti in migliaia)
2004
Caserta
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
258,6
258,6
259,7
255,1
237,8
231,2
236,2
236,7
247,1
248,7
94,5
92,8
93,1
91,8
93,5
89,0
87,5
85,2
83,7
73,8
Napoli
907,8
884,2
877,0
867,0
842,1
800,2
780,0
766,6
770,2
767,9
Avellino
142,3
137,3
141,5
148,1
151,4
145,3
144,8
133,8
138,6
145,7
Salerno
358,0
354,0
359,5
357,1
355,7
346,2
335,4
344,9
347,6
336,6
CAMPANIA
1.761,2
1.726,8
1.730,8
1.719,1
1.680,6
1.611,9
1.583,9
1.567,2
1.587,2
1.572,6
Mezzogiorno
6.431,3
6.411,1
6.516,4
6.515,9
6.481,6
6.287,8
6.201,2
6.215,7
6.180,3
5.898,7
22.404,4
22.562,8
22.988,2
23.221,8
23.404,7
23.025,0
22.872,3
22.967,2
22.898,7
22.420,3
Benevento
ITALIA
Fonte: elaborazioni su dati Istat
33
Tassi di occupazione in provincia di Napoli, in Campania e in Italia
Anni 2004-2013 (valori percentuali sulla popolazione 15-64 anni)
60,0
55,0
57,4
58,4
57,5
58,7
58,7
57,6
56,9
56,9
56,8
55,6
50,0
45,0
44,1
44,1
45,0
43,7
42,5
40,8
40,0
42,8
41,7
41,5
41,1
39,8
38,1
35,0
2004
2005
2006
CAMPANIA
2007
39,9
2008
2009
Napoli
39,4
40,0
36,3
36,6
39,8
36,7
37,0
2010
2011
2012
2013
ITALIA
Fonte: elaborazioni su dati Istat
In termini di composizione settoriale, l’occupazione provinciale privilegia, rispetto alla
componente regionale e nazionale, il terziario, soprattutto a causa del bacino di mercato
dell’area metropolitana di Napoli, che genera, ovviamente, lo sviluppo di attività direzionali,
di servizi di rango urbano e di terziario commerciale e turistico. Il 78,5% degli occupati
napoletani lavora infatti nei servizi, e le perdite occupazionali rilevanti di questi anni sono da
attribuire, oltre alla crisi generale, ad una ampia fascia di terziario marginale, a bassa
competitività, poco proiettato sull’innovazione e su mercati che vadano oltre quelli di mera
prossimità.
D’altro canto, il forte processo di deindustrializzazione che storicamente ha attraversato la
provincia, con la perdita di presidi manifatturieri strategici, e la crisi di numerosi sistemi
produttivi locali, fanno sì che la quota di occupati nell’industria in senso stretto sia la
penultima fra tutte le province campane. Anche la quota di addetti nell’industria delle
costruzioni appare relativamente modesta e pari, nel 2013, al 13,8%, lontana di quasi sette
punti percentuali dal medesimo valore nazionale.
34
Occupati per settore di attività nelle province campane, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2013 (valori assoluti in migliaia e composizione percentuale)
Valori assoluti
Industria
manifatturiera
36,4
Agricoltura
Caserta
13,0
Costruzioni
Servizi
Totale
15,8
183,5
9,8
8,7
6,6
48,8
73,8
Napoli
14,9
105,8
44,1
603,1
767,9
Avellino
8,2
24,7
13,3
99,5
145,7
Benevento
248,7
Salerno
20,4
47,4
24,1
244,7
336,6
CAMPANIA
66,2
223,0
103,9
1.179,6
1.572,6
Mezzogiorno
401,4
777,8
437,4
4.282,2
5.898,7
ITALIA
813,7
4.519,0
1.591,5
15.496,1
22.420,3
Costruzioni
Servizi
Totale
6,4
73,8
100,0
Composizione percentuale
Industria
manifatturiera
Agricoltura
Caserta
5,2
Benevento
14,6
13,3
11,8
8,9
66,1
100,0
Napoli
1,9
13,8
5,7
78,5
100,0
Avellino
5,6
17,0
9,1
68,3
100,0
Salerno
6,1
14,1
7,2
72,7
100,0
CAMPANIA
4,2
14,2
6,6
75,0
100,0
Mezzogiorno
6,8
13,2
7,4
72,6
100,0
ITALIA
3,6
20,2
7,1
69,1
100,0
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat
I processi di degrado occupazionale, a fronte di una crescente partecipazione al mercato del
lavoro, si sono scaricati inevitabilmente sul bacino di disoccupazione, che nel 2013 raggiunge
le 266.400 unità, 143.300 in più rispetto al 2007.
Persone in cerca di occupazione nelle province campane, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2004-2013 (valori assoluti in migliaia)
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Caserta
35,9
36,3
28,4
23,9
27,8
22,7
26,6
37,3
40,1
Benevento
13,9
13,7
11,3
9,7
10,4
11,1
11,4
10,1
14,2
15,0
Napoli
211,1
182,6
152,3
123,1
137,5
136,7
145,7
166,5
224,9
266,4
Avellino
18,0
20,7
16,7
15,1
16,3
12,8
19,0
21,5
24,9
23,0
Salerno
47,6
49,2
47,2
45,6
50,0
56,4
55,6
52,6
74,4
71,9
326,4
302,5
255,9
217,5
241,9
239,8
258,2
288,0
378,6
430,2
CAMPANIA
53,9
Mezzogiorno
1.135,4
1.067,4
909,0
807,7
886,5
899,0
958,3
977,9
1.280,8
1.449,8
ITALIA
1.960,4
1.888,6
1.673,4
1.506,0
1.691,9
1.944,9
2.102,4
2.107,8
2.743,6
3.112,6
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat
Di fatto, durante gli anni della crisi, lo stock dei senza lavoro provinciali è più che
raddoppiato, con una crescita pressoché costante per tutti gli anni, ad eccezione per il 2009.
Il bacino provinciale di disoccupazione è, quindi, pari al 62% del totale regionale, ed al 18,3%
35
di quello meridionale. Con un tasso di disoccupazione saltato drammaticamente al 25,8%,
Napoli rappresenta uno dei poli di maggiore criticità a livello nazionale.
Tassi di disoccupazione in provincia di Napoli, in Campania e in Italia
Anni 2004-2013 (valori percentuali)
30,0
25,8
25,0
22,6
20,0
18,9
14,9
17,8
15,7
12,9
15,0
12,6
11,2
15,6
5,0
8,0
2004
2005
12,4
6,8
6,1
2006
2007
12,2
15,5
14,0
14,8
7,7
19,3
14,6
17,1
10,0
21,5
6,7
2008
CAMPANIA
12,9
7,8
2009
10,7
14,0
8,4
8,4
2010
2011
Napoli
2012
2013
ITALIA
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Peraltro, a differenza di molte altre province campane e meridionali, il ricorso alla Cassa
Integrazione Guadagni, nel 2013, cresce, anziché diminuire, sotto la spinta della componente
straordinaria e in deroga, cioè del segmento che rappresenta le crisi occupazionali più
delicate e di più difficile soluzione. Con più di 29 milioni di ore autorizzate nel 2013, pari a
circa 14.000 occupati equivalenti, per l’83% concentrate sulla componente straordinaria ed
in deroga, Napoli rischia di vedere ulteriormente crescere il suo bacino di disoccupazione
anche nel 2014 e nel 2015, per effetto della fine del periodo di copertura della CIG, e quindi
del definitivo distacco dei lavoratori dalla loro occupazione.
Numero di ore autorizzate di cassa integrazione guadagni in provincia di Napoli
Anni 2005-2012 (valori assoluti in migliaia)
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Ordinaria
3.055
2.453
2.414
4.652
12.446
6.707
4.493
5.405
4.936
Straordinaria e in deroga
5.054
3.661
3.119
3.040
5.316
19.288
24.474
19.770
24.319
Totale
8.109
6.114
5.533
7.692
17.762
25.996
28.967
25.174
29.255
Fonte: elaborazioni su dati INPS
Senza contare i problemi legati all’esigenza di svuotare il bacino dei percettori della CIG in
deroga, per passare a strumenti di sostegno più efficaci e meno costosi.
36
Per passare all’analisi della domanda di lavoro, infine, si procederà ad esaminare i risultati di
un’indagine che l’Unione Italiana delle Camere di Commercio Industria, Artigianato e
Agricoltura, in collaborazione con il Ministero del Lavoro e con l’Unione Europea, realizza, a
partire dal 1997. Tale survey nota come il nome di “Sistema informativo per l’occupazione e
la formazione” Excelsior, ricostruisce annualmente e trimestralmente il quadro previsionale
della domanda di lavoro e dei fabbisogni professionali e formativi espressi dalle imprese,
fornendo indicazioni di estrema utilità soprattutto per supportare le scelte di
programmazione della formazione, dell’orientamento e delle politiche del lavoro. L’indagine
è svolta in ogni provincia italiana dalla rete delle Camere di Commercio con quasi 300.000
interviste dirette o telefoniche all’anno, coinvolgendo le imprese di tutti i settori economici e
di tutte le dimensioni.
Numero di ore autorizzate di cassa integrazione guadagni in provincia di Napoli
Anni 2005-2012 (valori assoluti in migliaia)
35.000
29.255
28.967
30.000
25.174
25.996
25.000
17.762
20.000
15.000
10.000
7.692
8.109
6.114
5.533
5.000
0
2005
2006
Ordinaria
2007
2008
2009
2010
Straordinaria e in deroga
2011
2012
2013
Totale
Fonte: elaborazioni su dati INPS
Si analizzeranno, pertanto, in questa parte del rapporto le tendenze occupazionali previste
dalle imprese napoletane per i primi tre mesi del corrente anno. Nel primo trimestre 2014, le
assunzioni previste dalle imprese provinciali dell’industria e dei servizi sono 4.720, in larga
misura attivate dall’industria delle costruzioni (che potrebbe essere in uscita dalla fase più
critica della sua crisi di settore), dal manifatturiero, dal commercio, dai servizi turistici e di
ristorazione e da quelli alla persona.
Prospettive economiche e di mercato ancora molto fragili indurranno le imprese locali ad
assumere con contratti flessibili in misura molto più ampia della media nazionale (69,7%,
contro il 57,6% nazionale), soprattutto, in settori caratterizzati da elevata ciclicità stagionale,
dove quindi la presenza di lavoro flessibile risulta fisiologica. A tal proposito si fa riferimento
al settore delle costruzioni dove il 98,3% delle assunzioni sarà a tempo determinato, i servizi
turistici (88,8%) ma anche nei servizi avanzati di supporto alle imprese (90,5%) nel quale,
evidentemente, le prospettive di allargamento del mercato risultano ancora incerte.
37
Assunzioni previste in complesso secondo il tipo di contratto, per settore di attività e classe dimensionale
I trimestre 2014 (valori assoluti e composizioni percentuali)
di cui (in percentuale)*
Assunzioni
previste
(Valori assoluti)
A tempo
indeterminato
A tempo
determinato
Apprendistato
Altri
contratti
TOTALE
4.720
25,1
69,7
4,9
0,3
INDUSTRIA E COSTRUZIONI
1.790
17,4
75,6
6,9
0,1
Industrie metalmeccaniche ed elettroniche
290
53,0
34,1
12,9
0,0
Altre industrie
560
25,4
59,2
15,2
0,2
Costruzioni
930
--
98,3
--
--
SERVIZI
2.930
29,8
66,0
3,7
0,5
Commercio
730
35,6
61,0
3,1
0,3
Servizi turistici, di alloggio e ristorazione
640
9,9
88,8
--
--
Servizi avanzati di supporto alle imprese
190
--
90,5
--
--
Servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone
390
47,4
51,6
--
--
Servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio
270
44,9
50,7
--
--
Servizi alle persone
510
24,1
68,7
6,8
0,4
Altri servizi
210
51,9
32,4
12,9
2,9
1-49 dipendenti
3.280
20,8
76,0
3,1
0,2
50 dipendenti e oltre
1.440
35,0
55,3
8,9
0,7
CAMPANIA
8.150
29,0
65,1
5,3
0,6
SUD E ISOLE
30.430
35,3
56,3
6,6
1,8
ITALIA
121.210
32,2
57,6
7,8
2,4
CLASSI DIMENSIONALI
* I valori assoluti sono arrotondati alle decine; a causa di questi arrotondamenti, i totali possono non coincidere con la
somma dei singoli valori. Il segno (--) indica un valore statisticamente non significativo; i totali comprendono comunque i
dati non esposti.
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere Excelsior
Viceversa, una quota elevata di assunzioni a tempo indeterminato avverrà nell’industria
metalmeccanica ed elettronica (che per la natura sofisticata del suo ciclo produttivo richiede
personale particolarmente specializzato, difficile da reperire, e che quindi va assunto in
forma stabile), nei servizi operativi di supporto alle imprese, in quelli di trasporto e logistica,
e nei servizi vari, di tipo associativo, di riparazione di computer e beni per la casa, e per
determinate categorie di servizi alla persona. L’11,5% delle assunzioni previste è di difficile
reperimento, con difficoltà particolari nell’industria metalmeccanica ed elettronica (per via
delle specializzazioni richieste) ma anche nelle costruzioni, un settore che, per fuoriuscire
dalle dinamiche di crisi, sta sperimentando nuovi materiali e tecniche di costruzione,
richiedendo, per questo motivo, manodopera sempre più qualificata.
La richiesta di personale con esperienza specifica nel settore di appartenenza è in linea con
la media nazionale, e supera il 61% delle assunzioni previste, giungendo ad oltre il 94% nel
caso dei servizi avanzati di supporto alle imprese, dove sono richieste professionalità di
particolare rilievo e competenza, e a circa il 70% nei servizi alla persona, in quelli di trasporto
e logistica, nell’industria metalmeccanica ed elettronica. In linea con la media è la richiesta di
38
personale immigrato, che si concentra soprattutto nel commercio e nei servizi turistici, dove
evidentemente è richiesta una manodopera non particolarmente qualificata.
Assunzioni previste per difficoltà di reperimento, esperienza e nazionalità in provincia di Napoli
I trimestre 2014 (valori assoluti e composizioni percentuali)
Assunzioni
Previste
(valori assoluti)
Di cui (in percentuale)*
Di difficile
reperimento
Con specifica
esperienza
Personale
immigrato
TOTALE
4.720
11,5
61,1
11,9
INDUSTRIA E COSTRUZIONI
1.790
20,5
63,0
2,3
Industrie metalmeccaniche ed elettroniche
290
11,1
69,3
--
Altre industrie
560
5,5
52,5
5,0
Costruzioni
930
32,4
67,5
-
2.930
6,1
59,9
17,7
Commercio
730
6,0
46,4
36,4
Servizi turistici, di alloggio e ristorazione
640
4,6
67,6
25,2
Servizi avanzati di supporto alle imprese
190
2,1
94,2
-
Servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone
390
5,7
35,8
--
Servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio
270
4,8
69,1
-
Servizi alle persone
510
7,8
70,5
13,3
Altri servizi
210
12,4
60,0
--
1-49 dipendenti
3.280
12,1
63,6
13,4
50 dipendenti e oltre
1.440
10,3
55,4
8,5
CAMPANIA
8.150
9,8
62,3
11,5
SUD E ISOLE
30.430
10,1
61,9
8,7
121.210
13,5
60,7
11,0
SERVIZI
CLASSI DIMENSIONALI
ITALIA
* I valori assoluti sono arrotondati alle decine; a causa di questi arrotondamenti, i totali possono non coincidere con la
somma dei singoli valori. Il segno (--) indica un valore statisticamente non significativo; i totali comprendono comunque i
dati non esposti.
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere Excelsior
La diffusa richiesta di personale già “esperienziato” fa sì che la quota di assunzioni di giovani
con meno di 29 anni sia modesta (21,7% del totale, a fronte del 28,1% nazionale) il che è,
evidentemente, un problema, poiché sono proprio i giovani lo zoccolo più duro della
disoccupazione provinciale, come di quella italiana ed europea, del resto.
Solo le imprese medio-grandi, che hanno evidentemente le risorse per fare interventi di
formazione interna ai neoassunti, superano questo dato medio, arrivando ad una quota di
assunzioni giovani del 36,5%. Evidentemente, il sistema formativo non riesce a produrre
profili immediatamente spendibili per il mercato del lavoro, con la conseguenza che i giovani
alla ricerca del primo impiego vengono gravemente penalizzati.
Dal punto di vista settoriale, è nei servizi alla persona, in quelli di trasporto e nell’industria
manifatturiera che si riscontrano le più alte percentuali di assunzioni giovanili, mentre esse
sono quasi nulle in un settore, come le costruzioni, dove però l’energia fisica è una
39
componente fondamentale del lavoro. Il profilo delle assunzioni previste per titolo di studio
è medio-basso: i laureati sono solo il 12,2% dei neoassunti previsti (a fronte del 14,4%
nazionale) mentre chi non ha nessuna formazione specifica rappresenterà il 38,5% delle
assunzioni (24,8% nazionale).
Assunzioni previste in complesso per classe di età, settore di attività e classe dimensionale
I trimestre 2014 (valori assoluti e composizioni percentuali)
Assunzioni
TOTALE
Previste
(valori assoluti)
4.720
per classe di età (in percentuale)*
sino a 29 anni
oltre 29 anni
indifferente
21,7
43,7
34,6
1.790
16,4
48,6
35,0
Industrie metalmeccaniche ed elettroniche
290
34,1
26,5
39,4
Altre industrie
560
34,0
31,2
34,8
Costruzioni
930
0,3
65,8
33,8
2.930
24,9
40,7
34,4
Commercio
730
21,8
69,6
8,6
Servizi turistici, di alloggio e ristorazione
640
21,4
51,2
27,4
Servizi avanzati di supporto alle imprese
190
--
--
89,4
Servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone
390
10,4
22,0
67,6
Servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio
270
38,6
44,9
16,5
Servizi alle persone
510
37,6
18,2
44,2
Altri servizi
210
40,5
26,2
33,3
1-49 dipendenti
3.280
15,2
52,0
32,8
50 dipendenti e oltre
1.440
36,5
24,8
38,6
CAMPANIA
8.150
24,4
34,8
40,8
SUD E ISOLE
30.430
26,9
26,0
47,1
ITALIA
121.210
28,1
24,9
47,0
INDUSTRIA E COSTRUZIONI
SERVIZI
CLASSI DIMENSIONALI
* I valori assoluti sono arrotondati alle decine; a causa di questi arrotondamenti, i totali possono non coincidere con la
somma dei singoli valori. Il segno (--) indica un valore statisticamente non significativo; i totali comprendono comunque i
dati non esposti.
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere Excelsior
Tale profilo è accentuato in alcuni settori dove il ciclo produttivo è particolarmente semplice,
come l’edilizia ed il commercio (dove il 65% dei neo assunti è privo di formazione specifica) e
nelle piccole imprese, mentre le imprese medio-grandi, ed i settori dei servizi avanzati, di
quelli alla persona e dell’industria metalmeccanica ed elettronica sono quelli che assorbono
le quote maggiori di laureati, avendo bisogno di professionalità dotate di particolari livelli di
qualificazione, per gestire cicli produttivi di una certa complessità tecnologica ed
organizzativa.
40
Assunzioni previste in complesso per livello di istruzione, settore di attività e classe dimensionale
I trimestre 2014 (valori assoluti e composizioni percentuali)
Assunzioni
previste
(valori assoluti)
TOTALE
INDUSTRIA E COSTRUZIONI
Industrie metalmeccaniche ed elettroniche
Altre industrie
Costruzioni
SERVIZI
Commercio
Servizi turistici, di alloggio e ristorazione
Servizi avanzati di supporto alle imprese
Servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone
Servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio
Servizi alle persone
Altri servizi
CAMPANIA
SUD E ISOLE
ITALIA
di cui (in percentuale)
Qualifica
professionale
Nessuna
formazione
Laurea
Diploma
4.720
12,2
38,1
11,1
38,5
1.790
290
560
930
2.930
730
640
190
390
270
510
210
8.150
30.430
121.210
5,4
15,3
8,7
-16,4
6,8
0,6
88,9
6,0
8,1
23,9
43,8
10,7
9,6
14,4
39,4
51,9
43,3
33,2
37,4
26,5
42,5
10,6
36,8
55,5
40,5
53,8
40,5
41,1
43,1
8,2
11,8
17,7
-12,9
1,4
26,0
-24,1
8,5
16,2
-16,6
21,9
17,6
47,1
20,9
30,3
65,2
33,3
65,3
30,9
-33,2
27,9
19,4
-32,2
27,4
24,8
Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere Excelsior
D’altra parte, un profilo di istruzione medio-basso è coerente con la distribuzione prevista
dell’occupazione per categoria professionale: prevalgono infatti le assunzioni di operai
specializzati, di professioni qualificate nel settore della vendita, del commercio e dei servizi,
e solo dopo, con ampio distacco, emergono le assunzioni di personale tecnico ed
impiegatizio, che richiedono qualificazioni tecnico-professionali o di livelli di istruzione
medio-alti. D’altra parte, le assunzioni di personale di tipo scientifico ed intellettuale,
necessariamente dotato di laurea, sono piuttosto marginali numericamente.
Assunzioni previste in complesso nella provincia di Napoli per gruppo professionale
I trimestre 2014 (valori assoluti e composizioni percentuali)
Assunzioni
previste
(valori assoluti)
TOTALE
Dirigenti, impiegati con elevata specializzazione e tecnici
1
Dirigenti
2
Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione
3
Professioni tecniche
Impiegati, professioni commerciali e nei servizi
4
Impiegati
5
Professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi
di cui (in percentuale)
Di difficile
reperimento
Con specifica
esperienza
4.720
11,5
61,1
750
12,8
77,3
--
--
--
180
13,7
63,7
550
12,3
81,4
1.790
5,0
59,1
61,8
480
8,9
1.310
3,5
58,1
Operai specializzati e conduttori di impianti e macchine
1.660
21,3
64,4
6
Operai specializzati
1.350
24,2
63,9
7
Conduttori di impianti e addetti a macchinari fissi e mobili
310
8,8
66,6
520
1,3
34,4
Professioni non qualificate
Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere Excelsior
41
6. I rapporti tra imprese e sistema bancario
Il mercato del credito della provincia di Napoli subisce dinamiche strutturalmente analoghe a
quelle nazionali, seppur con intensità e ritmi differenti, e risulta caratterizzato per lo più da
un evidente fenomeno di “credit crunch” che, perdurando dal 2011, ostacola ancora di più la
tenuta del sistema economico provinciale. Se da un lato, infatti, peggiora lo scoring creditizio
del tessuto imprenditoriale, dall’altro, il sistema bancario è costretto ad adottare regole
sempre pià prudenziali per contrastare il peggioramento della tenuta patrimoniale,
innescando, così, un circolo vizioso che indebolisce ulteriormente le capacità reddituali e
finanziarie delle famiglie e delle imprese. Analogamente a quanto avviene nel resto del
Paese, il mercato creditizio partenopeo, quindi, nel 2013, risulta connotato da un aumento
della raccolta, e contestualmente ad una riduzione degli impieghi, che da un lato porta il
rapporto fra questi due parametri su valori più prudenziali per gli istituti bancari, ma
dall’altro riduce la liquidità netta a disposizione del circuito economico locale, con evidenti
effetti recessivi sul ciclo.
Depositi bancari per settori di attività della clientela in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia
Dicembre 2013 (valori assoluti in milioni di euro e variazioni percentuali annue)
Valori assoluti
Pubblica
Amministrazione
Imprese
Famiglie
TOTALE
Napoli
459
8.085
34.986
43.914
Caserta
155
1.363
10.828
12.365
Benevento
44
410
4.189
4.649
Avellino
62
726
8.021
8.821
Salerno
271
1.986
14.551
16.845
991
12.570
72.576
86.593
4.846
39.293
243.635
290.597
259.240
909.703
1.300.242
CAMPANIA
Mezzogiorno
ITALIA
33.234
Variazioni percentuali
Pubblica
Amministrazione
Imprese
Famiglie
TOTALE
Napoli
3,5
21,0
2,7
5,2
Caserta
4,2
4,0
3,0
3,1
Benevento
-1,6
8,5
1,9
2,4
Avellino
-7,0
3,1
3,3
3,2
Salerno
-9,4
10,5
2,7
3,3
CAMPANIA
-1,1
15,6
2,8
4,2
Mezzogiorno
1,6
8,9
2,3
3,2
-4,4
6,1
2,4
2,0
ITALIA
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Banca d’Italia
42
Sul versante della raccolta, in particolare, si registra un incremento del 5,2%, più rapido della
media regionale (+4,2%), meridionale (+3,2%) e nazionale (+2,0%), alimentato soprattutto
dall’aumento dei depositi della clientela imprenditoriale, come probabile effetto del rinvio di
decisioni di investimento e di una preferenza per il risparmio.
Anche sul versante delle famiglie, l’aumento è più rapido della media, manifestando, in
questo caso, il rinvio di scelte di spesa per consumi, legato ad un clima di fiducia declinante.
Impieghi bancari per settori di attività della clientela in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia
Dicembre 2013 (valori assoluti in milioni di euro e variazioni percentuali annue)
Valori assoluti
Pubblica
Amministrazione
Imprese
Famiglie
TOTALE
5.403
21.691
17.366
45.346
Caserta
775
4.093
3.952
8.824
Benevento
365
1.245
1.067
2.680
Avellino
377
2.447
1.673
4.500
Salerno
1.076
7.402
5.536
14.038
Napoli
CAMPANIA
7.995
36.879
29.592
75.388
Mezzogiorno
24.958
136.687
112.193
276.736
262.456
905.224
506.640
1.845.336
ITALIA
Variazioni percentuali
Pubblica
Amministrazione
Imprese
Famiglie
TOTALE
Napoli
-5,4
-5,5
-2,1
-4,1
Caserta
-3,4
-1,9
-1,2
-1,7
Benevento
-1,1
-6,6
-1,4
-3,9
Avellino
-3,0
-2,8
-1,4
-2,3
Salerno
-1,9
-2,8
-1,2
-2,1
CAMPANIA
-4,4
-4,4
-1,7
-3,3
Mezzogiorno
-2,0
-3,8
-2,0
-2,9
ITALIA
-2,0
-5,5
-1,1
-3,8
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Banca d’Italia
Sul versante degli impieghi, la diminuzione avviene, anche in questo caso, ad una velocità
superiore alla media (-4,1%) con un calo che raggiunge i 5,5 punti percentuali nel caso della
clientela imprenditoriale, che risente sia di una minore domanda, legata ad un più contenuto
ciclo di investimenti, sia di un peggioramento particolarmente grave del merito di credito.
Tuttavia, anche nel caso delle famiglie, la diminuzione di 2,1 punti degli impieghi riflette sia
la minore domanda di credito immobiliare o per consumo, sia l’aumento della rischiosità. Va
segnalato anche un calo, di oltre 5 punti, degli impieghi erogati alla Pubblica
Amministrazione, che, in regime di spending review, riduce evidentemente le sue spese e la
sua esposizione nei confronti delle banche.
43
Il forte calo degli impieghi alle imprese porta la quota di tale clientela, sul totale degli attivi
bancari, al di sotto della media regionale e nazionale, il che significa che l’attività di
investimento delle imprese locali, al netto dell’autofinanziamento, è meno vivace rispetto al
resto del Paese, e questo non può che avere, nel medio periodo, effetti negativi sulla
competitività del tessuto produttivo locale. Particolarmente bassa (meno del 4%) è la quota
di impieghi destinati alle piccole e micro imprese (famiglie produttrici) su cui si concentrano,
dunque, problematiche particolarmente serie di tipo finanziario e di sostegno agli
investimenti.
Incidenza degli impieghi delle imprese sul totale degli impieghi in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia
Dicembre 2013 (valori percentuali)
Napoli
44,1
Caserta
3,7
40,6
Benevento
5,8
37,4
9,1
Avellino
48,0
Salerno
6,3
44,3
Campania
8,4
43,7
Mezzogiorno
5,2
41,3
ITALIA
8,1
43,9
0,0
5,0
10,0
15,0
Società non finanziarie
20,0
5,2
25,0
30,0
35,0
40,0
45,0
50,0
55,0
Famiglie produttrici
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Banca d’Italia
Le sofferenze bancarie sono una delle radici della forte contrazione del credito, ed infatti,
l’aumento di tale parametro, pari al 2,2%, si concentra soprattutto sulla clientela
imprenditoriale (+10,9%) che, essendo la più rischiosa, è anche quella che ha subito il più
evidente restringimento del credito. Va comunque segnalato che anche il comparto delle
famiglie mette in luce un aumento dei crediti inesigibili, relativamente più lento.
L’incremento delle sofferenze totali è meno rapido rispetto alla media regionale e nazionale,
e parte anche da un livello di incidenza sul totale degli impieghi che, nel 2012, è più basso
della media regionale e meridionale (10%, a fronte del 10,4% del Meridione) anche se
nettamente superiore rispetto al dato nazionale. Di conseguenza, anche per il 2013
l’incidenza delle sofferenze sugli impieghi, che sale all’11,6%, risulta essere meno pesante
del dato campano e meridionale (entrambi al 12,4%) anche se permane un forte
differenziale negativo con l’Italia (8,1%) che è di per sé indicativo di condizioni di criticità
specifiche del mercato creditizio locale, con la quota di sofferenza di pertinenza delle
imprese che raggiunge il 16,9%.
In termini di valore medio delle sofferenze per affidato, pari a 69.149 euro, Napoli presenta
una situazione meno grave anche rispetto alla media nazionale, sia in termini di stock che di
flusso (poiché l’incremento dell’8,9% di tale parametro è meno rapido dell’12,5% registrato a
44
livello italiano). Ciò dipende, evidentemente, dal fatto che gli affidati che cadono in
condizioni di sofferenza, a Napoli, sono soprattutto piccoli affidati (famiglie per piccoli
prestiti, piccole imprese) il che, se comporta perdite meno gravose per il sistema bancario.
Tuttavia, tale risultato è anche indicativo di una crisi finanziaria particolarmente diffusa, nel
tessuto sociale e della piccola e media impresa del territorio, non a caso, gli affidati in
sofferenza sono moltissimi anche in valore assoluto, sfiorando le 76.000 unità.
Impieghi bancari in sofferenza per settori di attività della clientela in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia
Dicembre 2013 (affidati, sofferenze e sofferenze per affidato, valori assoluti e variazioni percentuali annue)
Numero di affidati
Valori assoluti
Imprese
Famiglie
Variazione percentuale annua
TOTALE
Imprese
Famiglie
TOTALE
Napoli
14.116
61.424
75.981
10,9
0,4
2,2
Caserta
4.365
12.522
17.068
10,4
-0,3
2,3
Benevento
1.647
3.420
5.147
12,9
4,7
7,1
Avellino
2.374
4.570
7.029
8,6
2,6
4,7
7.068
16.121
23.634
10,1
5,3
7,8
CAMPANIA
29.044
98.057
128.859
8,6
1,3
3,5
Mezzogiorno
131.493
322.719
462.755
8,2
6,7
7,9
ITALIA
387.220
817.141
1.224.438
8,6
8,5
9,4
Salerno
Valori (in milioni di euro)
Valori assoluti
Imprese
Famiglie
Variazione percentuale annua
TOTALE
Imprese
Famiglie
3.670
1.526
5.254
12,2
Caserta
860
293
1.169
Benevento
293
93
394
Avellino
511
122
639
Salerno
1.457
442
1.918
CAMPANIA
6.792
2.476
9.374
Mezzogiorno
25.487
8.450
34.316
117.511
29.708
148.890
Napoli
ITALIA
TOTALE
9,4
11,3
21,0
6,2
17,5
16,7
12,0
14,9
22,5
9,9
20,1
22,4
12,2
20,4
16,3
9,7
14,6
17,4
11,7
15,9
25,8
13,0
23,1
Valori medi per affidato in sofferenza (in euro)
Valori assoluti
Imprese
Famiglie
Variazione percentuale annua
TOTALE
Imprese
Famiglie
TOTALE
Napoli
259.989
24.844
69.149
1,2
9,0
8,9
Caserta
197.022
23.399
68.491
9,6
6,5
14,8
Benevento
177.899
27.193
76.549
3,4
7,0
7,2
Avellino
215.249
26.696
90.909
12,8
7,1
14,8
Salerno
206.140
27.418
81.154
11,2
6,6
11,7
CAMPANIA
233.852
25.251
72.746
7,1
8,3
10,6
Mezzogiorno
193.828
26.184
74.156
8,5
4,7
7,4
ITALIA
303.473
36.356
121.599
15,9
4,2
12,5
Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia
45
Incidenza delle sofferenze sugli impieghi in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia
Dicembre 2012 – Dicembre 2013 (valori percentuali)
2013
23,5
21,0
20,9
25,0
19,7
14,7
13,2
11,6
8,8
14,2
8,7
7,4
18,6
18,4
16,9
13,7
12,4
12,4
8,4
8,0
7,3
20,0
13,0
15,0
8,1
7,5
10,0
5,9
5,0
0,0
Napoli
Caserta
Benevento
Avellino
Imprese
Salerno
Campania
Mezzogiorno
Famiglie
ITALIA
TOTALE
2012
18,8
17,0
14,3
10,0
7,9
11,1
6,9
16,6
20,0
15,6
12,3
7,7
25,0
11,6
6,5
15,3
15,1
11,1
7,0
15,0
10,5
7,5
10,4
9,8
6,7
5,2
10,0
6,3
5,0
0,0
Napoli
Caserta
Benevento
Avellino
Imprese
Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia
Salerno
Campania
Mezzogiorno
Famiglie
ITALIA
TOTALE
Il livello di rischiosità del credito, e la sua crescita, hanno riflessi anche sul valore del tasso di
interesse praticato dalle banche ai clienti.
Tassi di interesse per rischi a revoca a Napoli, in Campania, nel Sud e in Italia
Dicembre 2011 – Dicembre 2013 (valori percentuali)
10,0
9,7
9,5
9,4
9,0
9,2
8,8
9,2
9,7
9,7
9,4
9,2
9,3
8,9
8,5
8,7
9,2
8,9
9,4
9,4
9,2
9,3
9,2
9,2
9,0
9,0
8,9
8,9
8,8
6,9
6,9
6,8
6,8
mar-13
giu-13
set-13
dic-13
8,8
8,0
7,5
7,0
7,0
6,5
6,8
6,7
giu-12
set-12
6,6
dic-11
mar-12
Napoli
Campania
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Banca d’Italia
46
6,6
dic-12
Sud
ITALIA
Poiché, in un paragone campano e meridionale, il livello di rischiosità degli impieghi erogati
in provincia di Napoli è relativamente basso, anche il tasso di interesse (prendendo a
riferimento quello applicato alle operazioni a revoca) è meno elevato: 8,8%, a fronte del 9%
meridionale e del 9,2% campano.
Tassi di interesse per rischi a revoca in Campania, nel Sud e in Italia per tipologia di affidato
Dicembre 2013 (valori percentuali)
Imprese
Salerno
Famiglie
Benevento
10,6
7,8
Caserta
10,1
Sud
6,6
Campania
10,0
Caserta
6,4
Napoli
9,9
Salerno
6,0
Benevento
9,8
Campania
5,7
Avellino
9,5
Napoli
5,5
Sud
9,5
Avellino
5,4
ITALIA
5,3
ITALIA
8,0
0,0
3,0
6,0
9,0
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Banca d’Italia
12,0
0,0
3,0
6,0
9,0
12,0
Vi è però, comunque, un ampio spread sfavorevole rispetto al valore nazionale, che è del
6,8%, soprattutto a carico della clientela più rischiosa, ovvero quella imprenditoriale, per la
quale il tasso arriva fino al 9,9%, con un costo del denaro preso a prestito che è quindi di 0,4
punti superiore alla media meridionale, e di ben 1,9 punti rispetto a quella nazionale. Una
penalizzazione che disincentiva gli investimenti, e rende meno competitivo il sistema
produttivo locale.
Il tasso applicato alla clientela familiare risulta, invece, sensibilmente inferiore (5,5%), più
favorevole della media meridionale e relativamente allineato al tasso nazionale.
47
7. L’internazionalizzazione commerciale
Il commercio con l’estero rappresenta, ad oggi, un elemento di assoluta rilevanza all’interno
di qualsiasi sistema economico. In un contesto come quello italiano, poi, caratterizzato da
una ormai perdurante stagnazione della dinamica dei consumi interni, esso rappresenta
l’unico modo per rilanciare le attività produttive del nostro sistema imprenditoriale. Come
già analizzato infatti all’interno del secondo capitolo, anche in provincia di Napoli, il maggior
impulso alla crescita di produzione e fatturato proviene dalla componente estera, tanto che,
il settore commerciale, che lega il suo destino alla dinamica dei consumi interni, non riesce a
fuoriuscire dalle dinamiche recessive in cui il tessuto economico si trova ad operare.
Andamento dei flussi commerciali con l’estero in provincia di Napoli
Anni 2002-2013 (valori assoluti in milioni di euro)
8.000
6.000
4.000
7.128,2
4.614,4
4.488,2
5.294,2
4.535,1
4.389,4
4.486,2
3.943,6
3.982,1
4.228,9
4.540,7
-591,5
-407,3
-257,2
-753,5
5.408,5
5.009,8
7.439,7
6.235,2
5.924,8
5.858,5
4.931,3
4.969,8
5.031,4
5.348,4
5.154,9
5.090,1
-1.080,3
-768,3
4.194,4
2.000
126,3
0
-2.000
-398,8
-955,0
-736,9
-2.096,8
-2.091,3
-4.000
2002
2003
2004
Export
2005
2006
2007
2008
Import
2009
2010
2011
2012
2013
Saldo
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Dopo il punto di minimo raggiunto nel 2010, provocato dall’agguerrita concorrenza dei
produttori internazionali, l’economia napoletana vede, anche nel 2013, la prosecuzione di un
miglioramento del saldo commerciale, che tuttavia permane ancora nettamente negativo. Il
miglioramento del saldo è, peraltro, interamente ascrivibile al forte calo delle importazioni (6% sull’anno precedente) come effetto di un rallentamento notevole della domanda interna
per consumi, poiché anche le esportazioni, per il secondo anno consecutivo, si riducono,
mettendo in luce un problema di competitività internazionale per l’economia partenopea,
che limita al 5% l’incremento di export di medio periodo (cioè fra 2009 e 2013) a fronte del
+8,5% meridionale e del +7,5% nazionale. Si allarga quindi la forbice negativa, in termini di
presenza sui mercati esteri, fra Napoli ed il resto del Paese.
48
Esportazioni nelle province campane, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2002, 2009, 2012 e 2013 (valori assoluti in milioni di euro e variazioni percentuali medie annue)
Valori assoluti
2002
Caserta
Variazioni medie annue
2012
2013
2013-2012
2013-2009
2013-2002
1.032,7
934,9
1.086,5
1.137,9
4,7
5,0
85,5
89,8
127,2
133,5
5,0
10,4
4,1
4.614,4
4.194,4
5.154,9
5.090,1
-1,3
5,0
0,9
726,5
802,0
995,0
974,3
-2,1
5,0
2,7
Benevento
Napoli
2009
Avellino
0,9
Salerno
1.567,5
1.897,0
2.054,3
2.252,1
9,6
4,4
3,3
CAMPANIA
8.026,7
7.918,2
9.417,8
9.587,9
1,8
4,9
1,6
MEZZOGIORNO
ITALIA
28.833,6
30.685,0
46.556,1
42.510,6
-8,7
8,5
3,6
269.063,5
291.733,1
390.182,1
389.854,2
-0,1
7,5
3,4
Fonte: elaborazioni su dati Istat
L’export della provincia di Napoli, da solo, vale più della metà del totale regionale, il che
fornisce la dimensione della centralità economica della provincia in esame nel sistema
regionale. In una articolazione settoriale diversificata, la presenza della Fiat/Alfa di
Pomigliano e dei cantieri navali fa sì che il 27% dell’export sia costituito da mezzi di
trasporto. Seguono, con circa il 14% ciascuno, i settori dell’agroindustria, che valorizza un
patrimonio di produzioni tipiche di grande varietà e qualità, oltre che con una forte
immagine di tipicità, il tessile/abbigliamento, imperniato sui poli di San Giuseppe Vesuviano
e nelle propaggini site in territorio napoletano del distretto di Aversa-Grumo Nevano, e la
farmaceutica.
Importazioni nelle province campane, nel Mezzogiorno e in Italia
Anni 2002, 2009, 2012 e 2013 (valori assoluti in milioni di euro e variazioni percentuali medie annue)
Valori assoluti
2002
2009
2012
Variazioni medie annue
2013
2013-2012
2013-2009
2013-2002
Caserta
884,8
960,6
1.068,4
995,9
-6,8
0,9
Benevento
100,4
132,2
142,4
141,5
-0,7
1,7
3,2
Napoli
4.488,2
4.931,3
6.235,2
5.858,5
-6,0
4,4
2,5
Avellino
1.087,2
1.109,5
1.818,1
1.606,5
-11,6
9,7
3,6
Salerno
1.195,3
1.348,0
1.395,1
1.567,6
12,4
3,8
2,5
CAMPANIA
7.755,9
8.481,7
10.659,2
10.169,9
-4,6
4,6
2,5
MEZZOGIORNO
ITALIA
1,1
33.813,1
37.242,9
57.384,7
53.026,5
-7,6
9,2
4,2
261.225,9
297.608,7
380.292,5
359.454,5
-5,5
4,8
2,9
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Gli apparecchi elettrici rappresentano il 6,4% del totale, mentre, per finire, il 5% è dato
dall’industria del legno e dei prodotti in legno ed il 4,2% dalla meccanica.
Rispetto alla composizione media nazionale, c’è una forte specializzazione nella vendita
all’estero di prodotti farmaceutici, mezzi di trasporto, legno e carta e prodotti alimentari.
49
Esportazioni per settori e comparti manifatturieri in provincia di Napoli, in Campania e in Italia
Anno 2013 (valori assoluti in milioni di euro, composizioni percentuali e indici di specializzazione)
Valori assoluti
(milioni di euro)
Napoli
AGRICOLTURA
ATTIVITA' ESTRATTIVA
INDUSTRIA MANIFATTURIERA
Alimentari, bevande e tabacco
Tessile, abbigliamento e concia
Legno, carta e stampa
Prodotti petroliferi raffinati
Chimica
Farmaceutica
Gomma e plastica
Metallurgia e prodotti in metallo
Computer ed elettronica
Apparecchi elettrici
Meccanica
Mezzi di trasporto
Altre attività manifatturiere
UTILITIES
ATTIVITA' TERZIARIA
PROVVISTE DI BORDO
TOTALE
93,3
4,5
4.927,3
717,1
690,2
255,7
27,8
111,5
716,7
127,8
168,5
116,5
325,7
213,3
1.361,9
94,5
26,3
22,4
16,2
5.090,1
Campania
Composizioni
percentuali
ITALIA
395,4
5.973,2
4,6
1.194,8
9.091,8 373.504,1
2.271,4
27.467,7
1.088,1
44.971,2
352,4
7.763,1
30,1
16.355,5
202,7
25.514,0
754,6
19.624,8
524,8
23.218,2
790,6
45.484,5
207,8
12.272,0
596,7
20.227,2
433,1
71.596,6
1.686,9
37.162,9
152,4
21.846,4
39,3
1.722,9
39,1
1.810,3
17,7
5.648,8
9.587,9 389.854,2
Napoli
1,8
0,1
96,8
14,1
13,6
5,0
0,5
2,2
14,1
2,5
3,3
2,3
6,4
4,2
26,8
1,9
0,5
0,4
0,3
100,0
Campania
Indici di localizzazione
(Italia=100,0)
ITALIA
4,1
1,5
0,0
0,3
94,8
95,8
23,7
7,0
11,3
11,5
3,7
2,0
0,3
4,2
2,1
6,5
7,9
5,0
5,5
6,0
8,2
11,7
2,2
3,1
6,2
5,2
4,5
18,4
17,6
9,5
1,6
5,6
0,4
0,4
0,4
0,5
0,2
1,4
100,0 100,0
Napoli
119,7
28,7
101,0
200,0
117,5
252,3
13,0
33,5
279,7
42,2
28,4
72,7
123,3
22,8
280,7
33,1
117,0
94,9
22,0
100,0
Campania
ITALIA
269,2
15,8
99,0
336,2
98,4
184,6
7,5
32,3
156,3
91,9
70,7
68,9
120,0
24,6
184,6
28,4
92,7
87,9
12,7
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat
La riduzione delle esportazioni nel 2013 è da attribuirsi alla contrazione di vendite di prodotti
farmaceutici (-13,5%), di prodotti in legno (-11%) e di mezzi di trasporto, mentre fra i settori
di esportazione “minori” va evidenziato il forte calo dell’export di prodotti estrattivi e di
prodotti metallurgici. Viceversa, un settore tipicamente rigido al ciclo come quello
alimentare vede crescere il suo export del 3,4%, e si incrementano anche le vendite di
prodotti del tessile/abbigliamento (+2,5%).
In una prospettiva di medio periodo, dal 2009 ad oggi, mezzi di trasporto, tessile, alimentare,
apparecchi elettrici, meccanica e prodotti in legno sostengono la crescita delle vendite
provinciali sull’estero, mentre la farmaceutica appare essere un settore in difficoltà di
posizionamento sui mercati globali non solo nell’ultimo anno, ma in una prospettiva
temporale che abbraccia l’ultimo quinquennio, e che inverte la dinamica di crescita
registrata, invece, prima del 2009.
Le esportazioni partenopee sono posizionate soprattutto sui mercati europei extra-Ue, che
assorbono il 61,5% del totale, a fronte del 46,8% italiano. E’ altresì importante anche il
posizionamento commerciale sul mercato USA, che si avvale di comunità di emigrati
importanti, che hanno in qualche modo diffuso il “made in Napoli”, così come anche sui
mercati emergenti dell’Asia Orientale.
50
Dinamica delle esportazioni per settori e comparti manifatturieri in provincia di Napoli, in Campania e Italia
Anni 2002, 2009, 2012 e 2013 (variazioni percentuali medie annue)
2013-2012
AGRICOLTURA
ATTIVITA' ESTRATTIVA
INDUSTRIA MANIFATTURIERA
Alimentari, bevande e tabacco
Tessile, abbigliamento e concia
Legno, carta e stampa
Prodotti petroliferi raffinati
Chimica
Farmaceutica
Gomma e plastica
Metallurgia e prodotti in metallo
Computer ed elettronica
Apparecchi elettrici
Meccanica
Mezzi di trasporto
Altre attività manifatturiere
UTILITIES
ATTIVITA' TERZIARIA
PROVVISTE DI BORDO
TOTALE
2013-2009
Napoli
Campania
14,6
-52,8
-1,4
3,4
2,5
-11,1
-0,5
-4,3
-13,5
-10,7
-14,4
2,2
32,1
1,0
-0,4
2,1
-16,7
144,7
-34,4
-1,3
8,5
-52,8
1,5
4,8
7,1
-10,4
3,0
18,9
-12,7
-8,7
5,5
-2,8
4,2
5,3
2,7
1,0
-6,3
94,9
-31,0
1,8
ITALIA
Napoli
2,6
-17,7
0,0
5,3
4,3
1,7
-20,2
0,7
13,8
2,7
-10,5
-3,1
1,4
1,6
2,4
4,4
-13,8
0,4
2,5
-0,1
Campania
3,6
-20,2
5,1
3,4
7,9
4,9
17,8
14,8
-2,8
1,9
7,5
-8,2
8,9
4,0
10,4
9,1
-5,7
26,4
-10,4
5,0
8,5
-20,5
4,8
2,8
10,5
3,4
14,7
13,8
-2,2
3,9
15,1
-13,5
2,7
9,1
7,6
6,1
-2,3
16,6
-8,9
4,9
2013-2002
ITALIA
6,7
3,9
7,8
8,2
8,0
6,0
15,2
9,3
12,7
6,3
9,0
6,2
4,0
6,8
5,9
7,2
7,1
3,4
-2,0
7,5
Napoli
Campania
1,1
-4,3
0,9
4,6
1,2
4,7
13,5
-2,5
6,8
-0,1
4,4
1,7
7,2
4,3
-3,4
-2,9
23,7
7,6
-12,2
0,9
2,8
-13,6
1,7
3,9
-0,6
3,7
7,3
-2,1
6,7
1,4
8,5
-4,2
3,8
4,4
-1,9
-2,5
19,1
7,0
-15,0
1,6
ITALIA
3,3
5,3
3,4
5,7
0,9
2,1
12,6
3,9
6,2
1,7
6,8
-0,7
1,8
4,2
1,9
0,9
15,4
0,1
8,3
3,4
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat
Negli ultimi cinque anni, tuttavia, la crescita relativamente più rapida di export, se
confrontata con la dinamica nazionale, si concentra proprio sull’America Latina, seguita dagli
USA e dall’Asia Orientale, in uno sforzo di riposizionamento commerciale teso a reperire
nuovi sbocchi, superando quindi la crisi economica.
Esportazioni per aree geografiche in provincia di Napoli, in Campania e in Italia
Anno 2013 (valori assoluti in milioni di euro e composizioni percentuali)
Valori assoluti
(milioni di euro)
Napoli
EUROPA
Unione europea a 27
Altri Paesi europei
AFRICA
Africa settentrionale
Altri Paesi africani
AMERICA
America settentrionale
America centro-meridionale
ASIA
Medio Oriente
Asia centrale
Asia orientale
OCEANIA e ALTRI TERRITORI
MONDO
Campania
Composizioni
percentuali
ITALIA
Napoli
Campania
ITALIA
2.739,4
1.957,7
5.750,2
4.673,9
259.948,8
207.278,7
53,8
38,5
60,0
48,7
66,7
53,2
781,7
298,4
162,7
135,7
1.232,9
1.032,9
200,0
710,3
194,3
48,0
468,0
109,1
5.090,1
1,076,3
924,0
580,0
344,0
1.568,8
1.288,0
280,8
1.151,4
315,7
64,4
771,3
193,5
9.587,9
52,670,0
20.434,8
14.729,2
5.705,6
44.659,4
30.053,1
14.606,4
57.364,2
20.029,4
4.919,1
32.415,6
7.446,9
389.854,2
15,3
5,9
3,2
2,7
24,2
20,3
3,9
14,0
3,8
0,9
9,2
2,1
100,0
11,3
9,6
6,0
3,6
16,4
13,4
2,9
12,0
3,3
0,7
8,0
2,0
100,0
13,5
5,2
3,8
1,5
11,5
7,7
3,7
14,7
5,1
1,3
8,3
1,9
100,0
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat
51
Nell’ultimo anno, tuttavia, questa favorevole dinamica, che diversifica gli sbocchi
commerciali dell’economia locale, si arresta, e riprende un processo di crescita delle
esportazioni sui mercati più tradizionali dell’Unione Europea (che però sono anche quelli la
cui domanda interna è stata più duramente colpita dalla crisi) mentre rallenta, o addirittura
diminuisce, la penetrazione commerciale in aree emergenti come l’Asia orientale o l’America
Centro Meridionale.
Ciò peraltro può spiegare il motivo per il quale l’export napoletano torna a faticare
notevolmente nel crearsi nuovi spazi di mercato.
52
8. La dotazione ricettiva e l’attrazione dei flussi turistici
Napoli, con la sua provincia, rappresenta una realtà imprenditoriale dall’alto contenuto
attrattivo, in grado di soddisfare le più differenti modalità del turismo, per questo, può
essere a buon ragione considerata una delle bandiere turistiche e di immagine dell’intera
Campania.
L’industria ricettiva partenopea è quindi estremamente sviluppata dal punto di vista
quantitativo, contando su più di 2.000 esercizi, e quasi 90.000 posti-letto. Tuttavia, rispetto a
quest’ultimo indicatore, Napoli deve cedere il posto a Salerno, in ragione di una riduzione
dello 0,5% dell’offerta nel triennio 2009-2012 ed a fronte di un incremento del parametro in
questione su base regionale e nazionale. Un decremento quindi in controtendenza, che si
concentra nella ricettività complementare, in cui vi è però anche un incremento del 5,3% del
numero complessivo di esercizi.
Numero di esercizi ricettivi e posti letto per tipologia ricettiva in Campania e in Italia
Anni 2012 e 2009 (valori assoluti e variazioni percentuali)
Numero esercizi ricettivi
Alberghieri
Complementari
Caserta
Benevento
Napoli
Avellino
Salerno
CAMPANIA
ITALIA
89
58
951
79
520
1.697
33.728
Caserta
Benevento
Napoli
Avellino
Salerno
CAMPANIA
ITALIA
30,1
10,7
45,9
23,0
13,5
23,9
21,5
Caserta
Benevento
Napoli
Avellino
Salerno
CAMPANIA
ITALIA
-2,2
5,5
-0,3
0,0
5,5
1,5
-0,7
Totale
Alberghieri
Valori assoluti
207
296
7.148
482
540
2.492
1.120
2.071
69.359
264
343
3.876
3.338
3.858
32.017
5.411
7.108
114.892
123.500
157.228
2.250.704
Composizione percentuale
69,9
100,0
49,4
89,3
100,0
43,2
54,1
100,0
77,4
77,0
100,0
64,9
86,5
100,0
31,8
76,1
100,0
53,0
78,5
100,0
47,3
Variazione percentuale 2009-2012
179,7
79,4
-17,7
6,2
6,1
9,6
5,3
2,6
-0,3
355,2
150,4
-0,7
225,7
154,2
6,9
102,3
63,5
0,4
10,8
8,1
1,0
Numero di posti letto
Complementari
Totale
7.324
3.280
20.298
2.092
68.744
101.738
2.511.897
14.472
5.772
89.657
5.968
100.761
216.630
4.762.601
50,6
56,8
22,6
35,1
68,2
47,0
52,7
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
15,2
4,3
-1,1
266,4
29,2
21,4
5,9
-3,8
6,5
-0,5
33,4
21,1
9,3
3,5
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat
53
Riduzione dei posti-letto ed aumento delle strutture segnalano, dunque, nel segmento
complementare, una tendenza verso la contrazione della dimensione media delle strutture,
che può giustificarsi con l’esplosione del fenomeno dei Bed and Breakfast che, come si
analizzerà successivamente, costituiscono una parte molto importante dell’offerta ricettiva
extralberghiera. Tale esplosione è legata, probabilmente, al tentativo di attrarre un
segmento di clientela che, a causa della crisi, ha una minore capacità di spesa, e cerca una
ospitalità meno costosa. Oltre che da uno spirito imprenditoriale di singoli, che cerca di
valorizzare economicamente, soprattutto nella città capoluogo, la disponibilità di immobili.
Composizione dei posti letto degli esercizi alberghieri per categoria in Campania e in Italia
Anno 2012 (valori percentuali)
43,4
Salerno
56,6
34,5
Avellino
65,5
55,4
Napoli
44,6
53,6
Benevento
46,4
57,4
Caserta
42,6
51,5
CAMPANIA
48,5
35,6
ITALIA
0,0
10,0
20,0
64,4
30,0
40,0
Esercizi alberghieri a 4 o 5 stelle
50,0
60,0
70,0
80,0
90,0
100,0
Esercizi alberghieri con massimo 3 stelle
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat
Il comparto alberghiero, dal canto suo, presenta una sostanziale stabilità del numero di
posti-letto offerti che si riducono solo dello 0,3%, ancora una volta, però, in controtendenza
rispetto alla crescita regionale e nazionale, presentando,una riduzione, seppur lievissima, del
numero delle strutture esistenti.
Un comparto, quello alberghiero, connotato peraltro da una qualità elevata, posto che più
del 55% degli esercizi provinciali presenta più di 3 stelle, a fronte del 35,6% nazionale,
apparendo così un comparto essenzialmente destinato a fasce di clientela con capacità di
spesa medio/alta, lasciando quindi soprattutto al segmento extralberghiero il compito di
accogliere clientela con minore propensione di spesa.
54
Probabilmente, le difficoltà del settore alberghiero provinciale derivano proprio da un
rallentamento della crescita del turismo ad elevata capacità di spesa, come corollario della
crisi economica, che ha colpito la domanda, specie quella domestica.
Composizione degli esercizi complementari per categoria nella provincia di Napoli e in Campania
Anno 2012 (valori percentuali)
Napoli
Campania
3,3
7,5
3,1
19,9
Campeggi e villaggi turistici
23,3
Alloggi in affitto
23,8
Agriturismi
Bed and breakfast
53,0
6,9
Altri
12,7
46,6
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat
I 1.120 esercizi che costituiscono l’offerta ricettiva extralberghiera provinciale sono
rappresentati, per più del 46%, da bed and breakfast. Si tratta di una modalità che sta
sperimentando un rapido incremento negli ultimi anni, per via da una parte, della riduzione
delle disponibilità di spesa del cliente medio e, dall’altra, tentativo di valorizzare i beni
immobiliari disponibili. Seguono gli alloggi in affitto, un fenomeno che però è,
probabilmente, molto più ampio, nella realtà, di quanto i dati possono fotograre, e che
quindi comporta anche una certa dose di sottostima dell’impatto turistico reale sul
territorio, e, al terzo posto, dalle case per ferie.
Arrivi dei turisti italiani e stranieri in Campania e in Italia
Anni 2012, 2011 e 2009 (valori assoluti e variazioni percentuali)
Valori assoluti 2012
Caserta
Benevento
Napoli
Variazioni percentuali
Italiani
Stranieri
Totale
2012-2009
2012-2011
240.696
54.460
295.156
4,2
9,9
49.455
6.317
55.772
-2,1
4,3
1.651.258
1.441.385
3.092.643
18,1
-1,9
Avellino
64.209
12.507
76.716
-28,7
-11,5
Salerno
728.726
348.678
1.077.404
-14,0
-16,3
CAMPANIA
2.734.344
1.863.347
4.597.691
6,5
-5,2
ITALIA
54.994.582
48.738.575
103.733.157
8,6
0,0
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat
55
Si tratta, di un’offerta ricettiva costituita perlopiù da micro strutture, connotata da una
imprenditorialità molto informale, che cerca di sfruttare le potenzialità turistiche della
provincia mediante strutture che richiedono livelli di investimento modesti.
Tra il 2009 e il 2012, la provincia di Napoli registra flussi in entrata interessanti, sia in termini
di arrivi, cresciuti del 18,1%, sia in termini di presenze (+18,5%). Si tratta di dinamiche molto
più rapide di quelle registrate su scala nazionale, ed anche i più vivaci fra tutte le province
della Campania, mostrando quindi un settore che, nonostante la crisi generale, è ancora più
che vitale (va però precisato, naturalmente, che tali dati contabilizzano anche un turismo di
mero passaggio, per via della presenza dello scalo portuale ed aeroportuale del capoluogo,
un turismo non destinato alla provincia di Napoli, e la cui capacità di lasciare spesa sul
territorio è limitatissima). Peraltro, nel 2012 si registra una battuta d’arresto degli arrivi,
meno grave di quella segnalata a livello regionale, ma che comunque segnala un effetto-crisi
evidente, stante la dura contrazione dei consumi interni che in tale anno si è manifestata.
Presenze dei turisti italiani e stranieri in Campania e in Italia
Anni 2012, 2011 e 2009 (valori assoluti e variazioni percentuali)
Valori assoluti 2012
Italiani
Stranieri
Variazioni percentuali
Totale
2012-2009
2012-2011
3,3
-3,4
Caserta
565.967
225.325
791.292
-18,3
Benevento
105.555
15.449
121.004
-22,2
Napoli
5.282.481
5.576.470
10.858.951
18,5
0,9
Avellino
135.301
38.116
173.417
-30,3
-15,0
Salerno
4.344.721
2.120.765
6.465.486
-12,7
-16,1
CAMPANIA
10.434.025
7.976.125
18.410.150
2,6
-5,9
ITALIA
200.116.495
180.594.988
380.711.483
2,7
-1,6
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat
Particolarmente interessanti i dati, che riguardano l’attrattività turistica di stranieri,
soprattutto perché l’indice di internazionalizzazione, che già nel 2009 è il più alto fra tutte le
province campane, nel 2012 cresce più rapidamente anche di quello nazionale, attestandosi
al 46,6%, appena di quattro decimali al di sotto della media italiana.
Inoltre, chi viene a Napoli, tende a rimanere per un periodo di lunghezza soddisfacente,
come mostra l’indice di permanenza media, dato dal rapporto fra presenze ed arrivi, che, fra
il 2009 e il 2012, a fronte di un calo generalizzato, rimane stabile sui 3,5 giorni ad arrivo, un
valore analogo a quello nazionale (3,7 giorni).
56
Permanenza media dei turisti in Campania e in Italia
Anni 2009 e 2012 (presenze su arrivi in percentuale)
2009
2012
Salerno
5,9
Salerno
6,0
CAMPANIA
4,2
CAMPANIA
ITALIA
3,9
ITALIA
3,7
3,5
Napoli
3,5
Napoli
Caserta
3,4
Caserta
Benevento
2,7
Avellino
2,3
0,0
5,0
4,0
2,7
Avellino
2,3
Benevento
2,2
10,0
0,0
5,0
10,0
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat
Indice di internazionalizzazione turistica in Campania e in Italia
Anni 2009 e 2012 (arrivi stranieri su totale arrivi in percentuale)
2012
2009
ITALIA
43,1
ITALIA
47,0
Napoli
42,0
Napoli
46,6
CAMPANIA
35,2
Salerno
16,3
Benevento
10,9
0,0
18,5
Avellino
15,4
Benevento
32,4
Caserta
20,2
Avellino
40,5
Salerno
27,1
Caserta
CAMPANIA
50,0
11,3
0,0
50,0
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat
57
Nel periodo in esame, compreso fra il 2009 ed il 2012, i flussi crescono sia per gli esercizi
alberghieri che per quelli complementari, ma con dinamiche diverse che, misurate in termini
di arrivi, evidentemente premiano soprattutto la ricettività complementare, maggiormente
duttile, flessibile e capace di intercettare un turismo “low cost” generato dalla crisi, a
differenza del segmento alberghiero tradizionale, peraltro concentrato, come si è visto, su
livelli di qualità (e di costo) medio-alta.
Nel 2012, però, come già segnalato, si evidenzia un affaticamento di questa crescita dei
flussi, concentrato soprattutto sugli arrivi alberghieri, che si riducono del 3%, e con il calo dei
consumi che penalizza la ricettività più onerosa. Tuttavia, l’incremento dei flussi in arrivo nel
segmento extra-alberghiero, per quanto ancora sostenuto, e ben più dinamico di quello
medio italiano, è in evidente rallentamento rispetto alla media del triennio.
In sostanza, dall’analisi del quadro turistico provinciale, emerge un settore ancora in salute,
che ha saputo essere duttile, ed adattare la sua offerta ricettiva alle mutate condizioni del
mercato, dovute alla crisi, e che quindi riesce ancora ad attrarre flussi dinamici, ed anche a
garantire periodi di permanenza media discreti, anche in virtù di una attrattività di turismo
internazionale che è fra le migliori del Paese (è infatti noto che sono soprattutto i turisti
stranieri a garantire periodi di permanenza media prolungati).
Dinamica degli arrivi negli esercizi alberghieri e complementari in Campania e in Italia
Anni 2009-2012 (variazioni percentuali)
2009-2012
2011-2012
-10,4
-15,3
Salerno
Salerno
-0,6
Avellino
Avellino
-29,7
22,3
17,9
Napoli
-6,0
-1,6
Benevento
Caserta
Napoli
15,5
-12,6
14,2
9,2
-5,6
CAMPANIA
10,0
8,3
ITALIA
-100,0
25,0
Caserta
8,2
-50,0
0,0
Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat
0,8
-5,9
2,0
ITALIA
50,0
-40,0
Esercizi alberghieri
10,0
3,6
Benevento
16,2
Esercizi complementari
-2,8
-66,2
CAMPANIA
58
-6,9
-19,5
-0,5
-20,0
0,0
20,0
40,0
9. Le filiere emergenti dell’economia: cultura, mare e ambiente
Il tessuto economico napoletano è fra i più ricchi e differenziati dell’intero Mezzogiorno, non
soltanto della Campania. E’ però indubbio che il territorio, su un lungo arco di tempo, che
precede anche l’attuale crisi economica, abbia subito fenomeni di declino di alcune sue
vocazioni produttive. Evidente è il caso del pesante processo di deindustrializzazione che ha
coinvolto il territorio ma anche il processo di ridimensionamento che ha interessato i servizi
tradizionali di tipo urbano, acceleratosi con gli effetti della crisi. Al contempo, però, la
provincia di Napoli è, dal punto di vista culturale, storico ed artistico ed agro-alimentare un
territorio dotato di un patrimonio di inestimabile valore, basti pensare, alla tradizione
enogastronomica che esporta l’immagine partenope su tutti i mercati internazionali.
Un insieme di risorse che forniscono importanti opportunità per lo sviluppo di attività ed
iniziative che vadano oltre i sistemi economici tradizionali. Filiere base sempre di più sulla
creatività ed l’innovazione che permettano al territorio di valorizzare le risorse esistenti e di
apportare nuovo benessere alla popolazioni lì residente. Accanto alla filiera culturale, che
secondo la classificazione Unioncamere-Symbola può suddividersi nelle aree culturale in
senso stretto, creativa, di valorizzazione del patrimonio storico-artistico, di sviluppo delle
performing arts, occorre ricordare la rilevanza centrale che l’economia del mare riveste per
una provincia storicamente marittima come Napoli, che dal mare ritrae numerose attività
economiche, da un turismo spesso di vera eccellenza, ai traffici portuali, con tutto l’indotto,
anche terziario che comportano, fino alla piccola cantieristica ed all’attività ittica ed
all’agroalimentare tipico. Ed infine, la filiera della green economy che, attraverso l’utilizzo di
nuove e rinnovate metodologie dedite al risparmio ed alla tutela del territorio, può fornire
un’unica quanto mai straordinaria possibilità di riconversione di tutti quelli impianti ad oggi
non utilizzati all’interno del territorio.
Tutto ciò può portare a ritenere che industria culturale, industria del mare, industria green,
possano configurare i tre asset di un nuovo ciclo di sviluppo della provincia, tre priorità sulle
quali concentrare gli sforzi di politica industriale, anche alla luce delle risorse della futura
programmazione dei fondi strutturali 2014-2020 (si ricorda che, tra l’altro, l’ambiente
rappresenta una delle priorità di Europa 2020, e che fra gli 11 obiettivi tematici della
programmazione 2014-2020 rientrano, oltre all’ambiente ed all’energia, anche l’agricoltura,
la pesca e l’acquacoltura, oltre che un sistema sostenibile di trasporto, che rinvia anche alla
logistica marittima).
59
Il sistema produttivo culturale
In provincia di Napoli, il sistema culturale produce quasi 2 milioni di euro di valore aggiunto
nel 2012. Si tratta del 4,2% del valore aggiunto provinciale totale, appena di pochi decimali
superiore alla media meridionale, ma sensibilmente più basso di quella nazionale, il che è
incongruo rispetto alle potenzialità del territorio, per le quali l’industria culturale dovrebbe
essere più importante del dato italiano complessivo.
Valore aggiunto del sistema produttivo culturale in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2012 (valori assoluti in migliaia di euro e composizione percentuale)
Industrie creative
Industrie culturali
Caserta
Benevento
Napoli
Avellino
Salerno
CAMPANIA
MEZZOGIORNO
ITALIA
219.436
135.179
704.304
218.435
383.603
1.660.957
6.437.859
35.535.881
170.497
92.087
1.034.967
149.478
315.920
1.762.949
5.170.129
35.028.979
Caserta
Benevento
Napoli
Avellino
Salerno
CAMPANIA
MEZZOGIORNO
ITALIA
51,8
56,8
37,2
55,0
49,5
44,6
51,1
47,1
Patrimonio
storico-artistico
Performing arts ed
intrattenimento
TOTALE CULTURA
26.372
10.916
122.542
23.312
64.680
247.822
728.627
3.863.369
423.315
238.182
1.892.140
397.388
774.856
3.725.881
12.604.635
75.519.591
6,2
4,6
6,5
5,9
8,3
6,7
5,8
5,1
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Valori assoluti
7.011
0
30.328
6.162
10.652
54.153
268.021
1.091.362
Composizione percentuale
40,3
38,7
54,7
37,6
40,8
47,3
41,0
46,4
1,7
0,0
1,6
1,6
1,4
1,5
2,1
1,4
Fonte: Unioncamere-Fondazione Symbola
Di questi 2 milioni di euro, il 54,7% risulta concentrato nelle industrie culturali, ovvero
stampa, editoria, cinema, radio-tv, musica. Si tratta di un’incidenza molto alta, se raffrontata
al resto della regione e del Paese, che evidenzia come Napoli sia centrale, a livello nazionale,
nella produzione di cultura e spettacolo, avendo a disposizione una lunghissima tradizione
teatrale, concertistica, musicale, ed anche di produzione di film o prodotti cinematografici e
televisivi. Un patrimonio che è radicato, oltre che nella storia, nella presenza di importanti
strutture (si pensi al teatro San Carlo) e di scuole di recitazione e teatro storiche, oltre che
nell’ambientazione scenografica unica che, una città come Napoli offre, per esempio per
prodotti di tipo cinematografico. Un patrimonio che produce occupazione e reddito, e che
andrebbe quindi ulteriormente valorizzato, anche stimolando i maggiori network televisivi a
localizzare nel capoluogo uffici, studi di produzione, ecc.
60
Segue, con poco più del 37% di incidenza, la filiera creativa (espressione di tutte quelle
attività legate all’architettura, alla comunicazione & branding, assieme alle attività più
tipiche del made in Italy svolte in forma artigianale o su ampia scala, di natura exportoriented), che si avvale di prodotti agroalimentari tipici (spesso unici), un artigianato di
qualità e fortemente integrato con la fruizione turistica, ma anche un mondo, spesso
neanche troppo conosciuto, di servizi ed attività creative, che valorizzano il “genio” tipico di
un popolo vitale come quello napoletano.
Occupazione del sistema produttivo culturale in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2012 (valori assoluti e composizione percentuale)
Industrie creative
Industrie culturali
Patrimonio
storico-artistico
Performing arts ed
intrattenimento
TOTALE CULTURA
8.020
Valori assoluti
Caserta
4.567
2.486
200
767
Benevento
2.724
1.269
0
318
4.310
Napoli
17.192
17.346
489
2.669
37.696
Avellino
5.385
2.206
181
734
8.506
Salerno
CAMPANIA
8.383
5.225
273
1.589
15.469
38.251
28.531
1.143
6.076
74.001
MEZZOGIORNO
162.710
95.771
6.291
21.422
286.194
ITALIA
745.015
545.464
22.587
84.012
1.397.077
9,6
100,0
Composizione percentuale
Caserta
56,9
31,0
2,5
Benevento
63,2
29,4
0,0
7,4
100,0
Napoli
45,6
46,0
1,3
7,1
100,0
Avellino
63,3
25,9
2,1
8,6
100,0
Salerno
54,2
33,8
1,8
10,3
100,0
CAMPANIA
51,7
38,6
1,5
8,2
100,0
MEZZOGIORNO
56,9
33,5
2,2
7,5
100,0
ITALIA
53,3
39,0
1,6
6,0
100,0
Fonte: Unioncamere-Fondazione Symbola
Anche il settore delle performing arts e dell’intrattenimento, che incide per il 6,5% sul valore
aggiunto culturale, è relativamente importante, se confrontato con la media italiana e
meridionale, e trae linfa dal bacino di utenza che tali servizi possono avere quando
dispongono di un’area metropolitana di grandi dimensioni, dove esiste un pubblico con la
sensibilità e le risorse per fruire di tali attività. Viceversa, l’incidenza del patrimonio storicoartistico è sottorappresentata rispetto all’incredibile dotazione di beni storico/culturali ed
artistici di cui il territorio dispone, e che probabilmente non sono appieno valorizzati dalle
politiche di sviluppo turistico, poiché al di là degli attrattori “tradizionali” (Pompei, il centro
storico di Napoli, Ercolano, ecc.) esistono anche realtà di questo genere in altri centri della
provincia, meno noti al grande pubblico, anche internazionale.
61
Incidenza del valore aggiunto e dell’occupazione culturale in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2012 (incidenze percentuali su totale economia)
Occupazione
Valore aggiunto
Caserta
Caserta
3,4
Benevento
Benevento
5,4
Napoli
5,0
Napoli
4,2
Avellino
3,3
4,2
Avellino
6,0
6,7
Salerno
4,4
Salerno
CAMPANIA
4,3
CAMPANIA
4,3
Mezzogiorno
4,4
Mezzogiorno
3,9
ITALIA
ITALIA
5,4
0,0
2,0
4,0
6,0
4,6
8,0
5,7
0,0
2,0
4,0
6,0
8,0
Fonte: Unioncamere-Fondazione Symbola
Le ricadute occupazionali dell’industria culturale in senso lato sono ovviamente
fondamentali per un sistema sociale duramente colpito dalle conseguenze della crisi, atteso
che l’intera filiera culturale produce quasi 38.000 posti di lavoro in provincia, distribuiti,
ovviamente, in coerenza con l’incidenza sul valore aggiunto dei singoli anelli della filiera,
appena analizzata. Questa occupazione rappresenta solo il 4,2% del totale provinciale, ed è
quindi meno importante persino rispetto alla media meridionale, evidenziando,
probabilmente, anche ampi bacini di occupazione irregolare che lavorano su tale settore, e
che evidentemente penalizzano l’occupazione più tutelata e di maggiore qualità che un
comparto ad elevata intensità di capitale umano come quello culturale potrebbe produrre.
L’economia del mare
Il mare è un elemento di importanza fondamentale per Napoli, non soltanto dal punto di
vista strettamente economico e produttivo, ma anche in termini di identificazione culturale.
Intere collettività locali della costiera sorrentina, ad esempio, traggono interamente la loro
ricchezza dall’economia del mare, e sono completamente identificate con essa. Napoli è uno
dei più importanti porti del Mediterraneo centrale, sia per il traffico mercantile che per
quello traghettistico e crocieristico, e si registra la presenza (purtroppo minacciata dalla
grave crisi di settore) della cantieristica navale a Castellammare di Stabia. La costiera
sorrentina è terra, oltre che di formazione di una buona quota del personale della Marina
Mercantile, anche di un settore ittico molto sviluppato.
62
Imprese registrate nelle filiere dell'economia del mare a Napoli, in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2013 (valori assoluti e incidenze percentuali)
Napoli
CAMPANIA
Mezzogiorno
ITALIA
2.691
4.053
16.596
33.952
20
37
353
528
Filiera della cantieristica
1.960
2.571
8.885
28.139
Movimentazione di merci e passeggeri via mare
1.340
1.619
4.386
11.017
Servizi di alloggio e ristorazione
6.312
9.090
31.779
71.845
398
567
2.292
5.915
2.619
3.642
13.047
28.188
15.341
21.579
77.338
179.584
5,7
3,8
3,9
3,0
Filiera ittica
Industria delle estrazioni marine
Attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale
Attività sportive e ricreative
TOTALE ECONOMIA DEL MARE
Incidenza % totale economia
Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014
I dati riflettono tale realtà centrale: il valore aggiunto dell’economia del mare in senso lato
rappresenta il 5,7% del valore aggiunto totale provinciale, valore elevato, a fronte del 3%
nazionale e del 4,4% meridionale, nel 2013. Anche in termini di incidenza delle imprese che
lavorano nell’economia del mare, che nella provincia in esame sono ben 15.341, il valore
partenopeo è notevolmente superiore alla media generale.
Tale notevole consistenza di imprese si concentra soprattutto sul segmento turistico
dell’economia marittima (41,1% del totale) e nel settore, anch’esso collegato al turismo,
delle attività sportive e ricreative (17,1%), valorizzando un turismo balneare e marittimo che
può sfruttare delle location riconosciute a livello mondiale. Segue il segmento cantieristico,
che si polarizza attorno al grande cantiere di Castellammare ed al relativo imponente
indotto, ma anche attorno ad altre micro-attività legate alla cantieristica da diporto, con il
12,8% delle imprese. Il settore ittico, per quanto importante in termini di incidenza sul
totale, ed anche in termini di produzione alimentare di qualità e di ristorazione dedicata, è
però meno rappresentato rispetto alla media campana, con il 17,5% del totale delle imprese.
Imprese registrate nelle filiere dell'economia del mare a Napoli e in Campania
Anno 2013 (composizione percentuale)
Napoli
17,1
Campania
17,5
16,9
Filiera ittica
0,1
2,6
12,8
8,7
41,1
Industria delle estrazioni marine
2,6
18,8
Filiera ittica
0,2
Industria delle estrazioni marine
Filiera della cantieristica
Filiera della cantieristica
Movimentazione di merci e passeggeri via11,9
mare
Movimentazione di merci e passeggeri via mare
Servizi di alloggio e ristorazione
Servizi di alloggio e ristorazione
Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale
7,5
Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale
Attività sportive e ricreative
42,1
Attività sportive e ricreative
Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014
63
Andando ad esaminare i diversi settori dell’economia del mare locale sulla base della loro
incidenza sul valore aggiunto, scopriamo che, dopo il settore turistico, che con quasi un terzo
del valore agggiunto marittimo la fa da padrone, quasi il 30% è costituito dal settore dei
trasporti marittimi, che, se meno rilevante in termini di imprese (poiché in generale
costituito da poche grandi imprese, non di rado in condizioni di oligopolio, si pensi alle
grandi compagnie armatoriali o crocieristiche, o alle assicurazioni navali) movimenta un
indotto molto significativo, in diversi settori di attività, cioè trasversale, come tipicamente è
il settore della logistica, con ovvie ricadute anche sull’industria, sull’agricoltura, ecc.
Valore aggiunto ai prezzi di base correnti nelle filiere dell’economia del mare a Napoli, in Campania,
nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2013 (valori assoluti in milioni di euro e incidenze percentuali)
Filiera ittica
Industria delle estrazioni marine
Napoli
CAMPANIA
Mezzogiorno
ITALIA
124,5
203,0
1.435,4
3.146,9
15,2
18,3
444,4
2.340,1
Filiera della cantieristica
230,0
330,9
1.015,5
5.916,4
Movimentazione di merci e passeggeri via mare
760,7
826,0
1.995,1
6.933,4
Servizi di alloggio e ristorazione
820,5
1.170,2
4.716,6
12.933,1
Attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale
456,0
604,7
3.618,2
7.632,6
Attività sportive e ricreative
135,8
214,0
858,3
2.583,3
2.542,6
3.367,3
14.083,6
41.485,7
5,7
4,0
4,4
3,0
TOTALE ECONOMIA DEL MARE
Incidenza % totale economia
Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014
Segue, a distanza (ma è rilevante che sia il terzo più importante settore in termini di
incidenza sul valore aggiunto) la ricerca e tutela ambientale, comparto di attività ad alto
valore aggiunto, ed elevata capacità innovativa, in grado peraltro di produrre innovazione di
tipo diffusivo anche su altri settori (quello della pesca, l’agroindustria, il settore delle utilities
energetiche ed idriche, ecc.) e quindi centrale in un modello di competitività territoriale
fondato sulle competenze e sui saperi, come predicato dalla teoria della smart specialisation.
Valore aggiunto prodotto nelle filiere dell'economia del mare a Napoli e in Campania
Anno 2013 (composizione percentuale)
Campania
Napoli
5,3
6,4
4,9 0,6
9,0
6,0 0,5
Filiera ittica
18,0
Industria delle estrazioni marine
17,9
9,8
Filiera ittica
Industria delle estrazioni marine
Filiera della cantieristica
Filiera della cantieristica
Movimentazione di merci e passeggeri via mare Movimentazione di merci e passeggeri via mare
29,9
Servizi di alloggio e ristorazione
24,5
Servizi di alloggio e ristorazione
Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale
32,3
Attività sportive e ricreative
34,8
Attività sportive e ricreative
Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014
64
Occupati nelle filiere dell’economia del mare a Napoli, in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia
Anno 2013 (valori assoluti e incidenze percentuali)
Napoli
CAMPANIA
Mezzogiorno
ITALIA
3.930
6.131
53.872
93.464
53
141
1.920
7.456
6.193
9.004
28.802
135.347
Movimentazione di merci e passeggeri via mare
11.667
13.046
32.569
89.625
Servizi di alloggio e ristorazione
Filiera ittica
Industria delle estrazioni marine
Filiera della cantieristica
22.269
30.065
113.687
296.657
Attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale
9.405
11.818
61.889
123.204
Attività sportive e ricreative
3.642
5.689
25.297
63.075
57.158
75.894
318.036
808.827
7,0
5,0
5,6
3,3
TOTALE ECONOMIA DEL MARE
Incidenza % totale economia
Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014
Nel 2013 il Sistema Mare partenopeo, nel suo insieme, assorbe il 7% degli addetti provinciali
totali, ovvero più di 57.000 occupati, un dato imponente, se confrontato con altre realtà
regionali e nazionali, una vera e propria specializzazione produttiva di punta dell’economia
napoletana, la cui distribuzione nei vari anelli della filiera del mare non ricalca del tutto la
ripartizione analizzata in termini di valore aggiunto, in ragione delle caratteristiche più o
meno “labor intensive” di ciascun settore.
Occupati nelle filiere dell’economia del mare a Napoli e in Campania
Anno 2013 (composizione percentuale)
Campania
Napoli
6,4
6,9
7,5
0,1
8,1
0,2
Filiera ittica
15,6
Industria delle estrazioni marine
10,8
16,5
11,9
Filiera ittica
Industria delle estrazioni marine
Filiera della cantieristica
Filiera della cantieristica
Movimentazione di merci e passeggeri via mare Movimentazione di merci e passeggeri via mare
20,4
Servizi di alloggio e ristorazione
17,2
Servizi di alloggio e ristorazione
Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale
39,0
Attività sportive e ricreative
39,6
Attività sportive e ricreative
Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014
Pertanto, se oltre 22.000 addetti operano nella ristorazione e nella ricettività turistica, quasi
12.000 sono presenti nel settore del trasporto marittimo di merci e passeggeri, oltre 9.400
nella ricerca e tutela ambientale, che rappresenta quindi un canale di assorbimento di
capitale umano altamente qualificato piuttosto rilevante, e quindi anche di contrasto alla
fuga di cervelli, e la rilevanza di tale settore, anche in termini occupazionali, è attestata dal
fatto che gli addetti superano persino quelli della cantieristica navale, nonostante
l’importante presenza di Fincantieri.
65
L’economia Green
A fronte dell’opportunità straordinaria di rinnovamento ed innovazione diffusiva in tutto il
sistema produttivo che è rappresentata dalla green economy, le imprese napoletane che
hanno investito, o programmato di investire, in prodotti e tecnologie di tipo green (e cioè
non solo le imprese che hanno investito per produrre energia pulita, ma anche quelle che
hanno investito in risparmio energetico, razionalizzazione dei consumi, ecc.) negli ultimi
cinque anni sono ancora troppo poche: il 17,6% del totale, a fronte del 20% campano, del
21,8% meridionale e del 22% nazionale. Un ritardo che rischia di lasciare il territorio indietro,
anche rispetto ai sistemi produttivi limitrofi, in termini di innovazione e competitività
energetica, e che quindi rischia di far perdere parte dei rilevanti benefici economici, di
competitività di costo delle produzioni ed occupazionali che l’adozione di un approccio
“green” permette di ottenere.
Imprese che hanno investito o programmato di investire in prodotti e tecnologie green* tra il 2008 e il 2013
in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia (incidenze percentuali su totale imprese)
Caserta
20,9
Benevento
25,4
Napoli
17,6
Avellino
25,1
Salerno
29,6
Campania
20,1
Mezzogiorno
21,8
ITALIA
22,0
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
30,0
35,0
*Imprese con almeno un dipendente dell’industria e dei servizi che hanno investito tra il 2008 e il 2012 o hanno
programmato di investire nel 2013 in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale
Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2013
Andando ad esaminare i comportamenti di investimento delle (ancora poche) imprese
napoletane con almeno un addetto che hanno comunque deciso di investire in metodologie
green nel periodo 2010-2012, emerge, in perfetta sintonia con il dato nazionale, la
prevalenza assoluta di investimenti mirati a ridurre i consumi di materie prime ed energia, al
fine di contenere i costi di produzione, resi molto alti dall’onere eccessivo pagato dalle
imprese, specie da quelle medio-piccole, per i consumi energetici.
Molto meno rilevanti sono invece gli investimenti per caratterizzare in termini
“ecosostenibili” il prodotto/servizio offerto, il che, però, connota un gap di approccio
66
competitivo, perché c’è una crescente domanda di mercato, soprattutto nel settore
alimentare, ma anche in quello edilizio, nell’industria meccanica ed “automotive”, ed in altri
settori ancora, per prodotti e servizi che rispettino l’ambiente e/o la salute del consumatore,
in linea con la domanda di consumatori sempre più evoluti e consapevoli, disposti peraltro a
pagare un “premium price” per avere prodotti “eco”.
Distribuzione delle imprese che hanno investito tra il 2010 e il 2012 in prodotti e tecnologie green*
per finalità degli investimenti realizzati in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia (valori percentuali**)
Caserta
71,8
16,8
11,4
Benevento
74,0
16,0
10,0
Napoli
74,4
16,7
8,9
Avellino
72,8
Salerno
69,2
Campania
17,7
72,5
Mezzogiorno
16,9
74,0
ITALIA
0,0%
17,1
15,9
72,1
10,0%
20,0%
30,0%
Riduzione consumi di materie prime ed energia
40,0%
17,4
50,0%
60,0%
70,0%
Sostenibilità del processo produttivo
80,0%
10,1
13,1
10,6
10,1
10,5
90,0%
100,0%
Prodotto/ servizio offerto
* Imprese con almeno un dipendente dell’industria e dei servizi che hanno investito tra il 2010 e il 2012 in prodotti e
tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale.
** Trattandosi di domanda a risposta multipla i risultati sono stati riproporzionati.
Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2013
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