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DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE
Nr. CP-2014-0000020
del 29/05/2014
OGGETTO: SETTORE B12- PIANIFICAZIONE TERRITORIALE- Indirizzi strategici per la Pianificazione
Territoriale in materia di sostenibilità: “Variante N.T.A. del P.T.C.P.” e “Piano Strategico per la sostenibilità
ambientale e il contenimento del consumo di suolo”- Adozione
L'anno duemilaquattordici il giorno ventinove del mese di Maggio, alle ore 16:00 nel palazzo della Provincia,
previo invito diramato dal Presidente del Consiglio Provinciale, recapitato a domicilio di tutti i Consiglieri nei
modi e termini di legge e trasmesso, per conoscenza, al Sig. Prefetto e ai Revisori dei Conti, si è riunito, in
sessione Ordinaria, in prima convocazione, ed in seduta Pubblica il Consiglio Provinciale.
Al momento della votazione risultano presenti e assenti i seguenti Consiglieri:
1
VALTER CATARRA
Presidente della Provincia
Si
ed i Consiglieri Provinciali
Nominativo
Pres. Ass.
Nominativo
Pres. Ass.
2
MAURO MARTINO
Si
14
DOMENICO DI SABATINO
3
UGO NORI
Si
15
LUCA CORONA
4
PIETRO ENZO DI GIULIO
Si
16
ROBERT VERROCCHIO
Si
5
PIERANGELO PULCINI
Si
17
RITA ETTORRE
Si
6
ROSANNA DI
LIBERATORE
Si
18
ADRIANO DI BATTISTA
Si
19
GIUSEPPE ZUNICA
Si
7
MAURO SACCO
Si
20
ENZO FRATTARI
Si
8
NICOLA DI MARCO
Si
21
DIEGO DI BONAVENTURA
Si
9
MASSIMO AMANTE
Si
22
RAIMONDO MICHELI
Si
10
AURELIO TRACANNA
Si
23
CARLO DI CESARE
Si
11
EMIDIO DI MATTEO
24
FLAVIANO MONTEBELLO
Si
12
GERMANO CERVELLA
25
GIUSEPPE DI FEBO
13
MASSIMO VAGNONI
Si
Si
Si
Si
Si
Si
Presenti n. 14, Assenti n. 11
Presiede il Presidente del Consiglio MAURO MARTINO Presidente del Consiglio Provinciale.
Assiste il Segretario Generale, Dott.ssa GIANNA BECCI.
Il Presidente, constatato e dato atto della validità del numero dei Consiglieri presenti, dichiara aperta la
seduta alle ore 17:25.
Il Consiglio, quindi, adotta la seguente deliberazione.
PROVINCIA DI TERAMO
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Riferisce Il Presidente Catarra;
Il Consiglio Provinciale con deliberazione n. 20 del 30/03/2001 ha approvato il Piano
Territoriale Provinciale (P.T.P.), strumento di pianificazione di Area Vasta, con il quale ha
stabilito la disciplina d’uso e di intervento relative all’intero territorio provinciale;
La Giunta Provinciale, tenuto conto delle notevoli dinamiche socio-economiche in atto e
delle rilevanti novità legislative in essere, con atto n. 583 del 13/12/2010 ha deliberato di
avviare la redazione del nuovo Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di
Teramo, di seguito denominato “PTCP”, in particolare della prima fase elaborazione del
Documento preliminare dichiarando contestualmente la sua strategicità;
La Provincia di Teramo ed, in particolare l’Assessorato alla Pianificazione Territoriale ha
ritenuto l’analisi ed il contenimento del consumo del suolo e del riuso del suolo edificato
finalità prioritaria e strategica del proprio mandato ritenendo la valorizzazione e la tutela
del suolo non edificato bene comune e risorsa non rinnovabile, bene che esplica funzioni e
produce servizi ecosistemici che va tutelato anche in funzione della prevenzione e
mitigazione degli eventi di dissesto idrogeologico;
La priorità del riuso e della rigenerazione edilizia del suolo edificato esistente, rispetto
all’ulteriore consumo di suolo inedificato, costituisce principio fondamentale in materia di
governo del territorio;
Le politiche di tutela e di valorizzazione del paesaggio, di contenimento del consumo di
suolo e quindi di sviluppo territoriale sostenibile vanno coordinate con la pianificazione
territoriale e paesaggistica di area vasta quale quella di scala provinciale;
Alla luce di tutto ciò con successivo atto n. 477 del 22/11/2013 la Giunta Provinciale ha
modificato la propria precedente deliberazione n. 583 del 13/12/2010 nel senso di non
proseguire la stesura del Nuovo Piano Territoriale di Coordinamento, bensì di predisporre
la redazione del seguente atto urgente e necessario:
“Indirizzi strategici per la Pianificazione Provinciale in materia di sostenibilità”
contenente:
a) variante normativa al vigente PTP per l’aggiornamento ed adeguamento in materia di
consumo di suolo, di difesa del territorio e disposizioni normative per favorire
l’attuazione del Piano;
b) quadro delle strategie intersettoriali di area vasta per la sostenibilità dello sviluppo
territoriale e azioni per la loro attuazione;
Con provvedimenti dirigenziali Registro Settore B12 n. 1081 del 13/12/2013, n. 38 del
22/01/2014 e n. 88 del 13/02/2014 è stato costituito l’Ufficio di Piano affidando al Servizio
Pianificazione Territoriale del Settore B12 dell’Ente il coordinamento tecnico con il supporto
scientifico e progettuale della Scuola di Architettura e Design “Edoardo Vittoria” (S.A.D.)
dell’Università degli Studi di Camerino con sede in Ascoli Piceno viale della Rimembranza
s.n.c.;
In attuazione delle direttive della Giunta Provinciale l’Ufficio di Piano, all’uopo costituito ha
provveduto alla stesura sia della variante delle N.T.A. che del Piano Strategico Provinciale
per la sostenibilità ambientale e il contenimento del consumo di suolo costruenti i detti
Indirizzi ed in data 25/03/2014 ha consegnato, sia su supporto cartaceo che informatico, il
progetto definitivo.
La variante alle N.T.A., in particolare,modifica le Norme Tecniche di Attuazione del
P.T.C.P. della Provincia di Teramo adeguando il detto strumento alle normative
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attualmente vigenti in materia, inserendo una serie di disposizioni che regolano il fenomeno
del consumo di suolo, che ridisegnano l’organizzazione insediativa della Provincia di
Teramo e che delineano le procedure per le compensazioni ambientali nel caso di nuovi
insediamenti;
Il Piano Strategico per la sostenibilità ambientale e il consumo di suolo, invece, individua lo
“scenario strategico” (costruito sui sistemi ambientale, insediativo, della mobilitò e del
turismo), articola il territorio provinciale in “sistemi territoriali complessi” (Val Vibrata, FinoPiomba, Vomano, Tordino-Teramo, Laga-Gran Sasso) e promuove i “progetti strategici”
(Città della Costa, Rete ecologica e paesaggio, Nuova agricoltura, Produzione e sviluppo,
Turismi, Dotazioni territoriali e gestioni di servizi). Questa articolazione individua i principali
livelli di relazione entro cui inquadrare le azioni di sviluppo e rispetto ai quali misurare la
coerenza degli obiettivi;
I risultati progettuali raggiunti sono stati illustrati alla comunità provinciale negli incontri
svoltosi in data 8 e 16 maggio 2014;
La Giunta Provinciale con proprio atto n. 213 del 21/05/2014 ha preso atto, ai fini della
presentazione in Consiglio Provinciale, degli elaborarti costituenti gli Indirizzi strategici per
la Pianificazione Provinciale in materia di sostenibilità;
Con nota del 24/05/2014 (Rif ns. prot. n. 129354 del 26/05/2014) il Coordinatore Scientifico
ha trasmesso la Verifica di Assoggettabilità VAS alla Variante alle N.T.A. del P.T.C.P.
Con l’entrata in vigore della L.R.n. 24 del 28/04/2014 .” Legge Quadro in materia di
valorizzazione delle aree agricole e del contenimento del consumo di suolo ”in sede di
verifica di assoggettabilità alla VAS la variante alle N:T:A: è stata rivista ed integrata ai
principi ed alle disposizioni contenuti nella detta normativa;
La V Commissione consiliare, riunitasi in data 28/05/2014 ha espresso il proprio parere;
Si sottopone pertanto all’approvazione il seguente deliberazione:
IL CONSIGLIO PROVINCIALE
UDITA la suestesa relazione;
UDITO l’intervento del Presidente Catarra che propone di procedere alla illustrazione da
parte dei professionisti;
UDITO l’intervento del Professor Talia Michele che su invito del Presidente illustra il Piano
Strategico Provinciale per la sostenibilità ambientale (Allegato B);
DATO ATTO che durante la trattazione entra il Consigliere Frattari (Presenti n. 15);
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UDITO l’intervento della Professoressa D’Onofrio Rosalba che su invito del Presidente
illustra la Variante normativa del P.T.C.P. DELLA Provincia di Teramo (Allegato A);
DATO ATTO che durante la trattazione esce il Consigliere Montebello (Presenti n. 14);
UDITO l’intervento del Presidente Catarra;
VISTI gli elaborati allegati;
VISTO il parere n. 17/2014 espresso dalla Sezione Urbanistica Provinciale nella seduta del
06/05/2014;
ATTESO che la V Commissione Consiliare ha preso atto di detto parere nella seduta del
28/05/2014;
VISTA la L.R. n 18/1983 nel testo vigente;
VISTA la L.R. 11/99;
VISTO il D.Lgs. n. 267 del 18 agosto 2000 nel testo vigente;
VISTA la verifica di assoggettabilità alla V.A.S. in data 24/05/2014;
VISTI il Regolamento in materia di Urbanistica e Pianificazione Territoriale approvato dal
Consiglio provinciale con atto n. 1 del 3/2/2009 così come modificato ed integrato con atto
di C.P. n. 41 del 29/09/2009;
VISTI i pareri di regolarità tecnico-contabile;
DATO ATTO che il contenuto degli interventi sarà depositato agli atti del verbale della
seduta odierna ad avvenuta trascrizione della registrazione;
DATO ATTO che è stata effettuata pubblicità preventiva degli atti di governo del territorio ai
sensi dell’art. 39 del D.Lgs. 33/2013;
Posto a votazione dell’atto, con voti favorevolmente unanimi resi nei modi di legge dai 14
Consiglieri presenti e votanti
DELIBERA
1) Adottare Indirizzi strategici per la Pianificazione Territoriale in materia di sostenibilità
costituito dai sottoelencati elaborati che allegati al presente atto ne costituiscono
parte integrante ed inscindibile:
a) Variante N.T.A. del P.T.C.P.
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b) Piano Strategico per la sostenibilità ambientale e il contenimento del consumo di
suolo.
2) Dare mandato al Servizio Pianificazione Territoriale del Settore B12 per i
consequenziali adempimenti di legge.
Con voti favorevolmente unanimi espressi nei modi di legge dai 14 consiglieri presenti e
votanti, il Consiglio dichiara il presente atto immediatamente eseguibile ad ogni effetto di
legge, stante l’urgenza di dar corso ai necessari e conseguenti provvedimenti.
PROVINCIA DI TERAMO
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PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO
PROVINCIALE
P.T.C.P.
VARIANTE N.T.A
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PTCP Variante
Titolo I
Norme generali
PTP Vigente
Titolo I
Norme generali
Art. 1 Finalità, elaborati, contenuti, efficacia Art. 1 Finalità, elaborati, contenuti
efficacia del Piano Territoriale
ed attuazione del Piano Territoriale.
1. Il Piano Territoriale della Provincia di
Teramo (P.T.P.) stabilisce la disciplina di uso e
di intervento relative all’intero territorio
provinciale.
PROVINCIA DI TERAMO
ed
1. Il Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale (P.T.C.P.) individua gli obiettivi
generali relativi all’assetto e alla tutela del
territorio della Provincia di Teramo con
riferimento agli interessi di rango provinciale o
sovra-comunale e all’esigenza di contribuire alla
attuazione degli indirizzi della pianificazione
regionale. Esso si configura pertanto come un
atto di pianificazione strategica, che intende
favorire uno sviluppo sostenibile del territorio
orientato al dialogo e alla leale collaborazione
con gli enti locali e le forze economiche e
sociali.
Compito fondamentale del P.T.C.P. è
l’orientamento dei diversi soggetti, pubblici e
privati, nella formazione degli strumenti
urbanistici e dei grandi progetti infrastrutturali,
nei
comportamenti
amministrativi
e
autorizzativi e negli interventi economici e
sociali in vista del raggiungimento di alcune
finalità generali:
- il posizionamento strategico del territorio
provinciale nel sistema economico globale e nel
nuovo modello di governance urbana;
- lo sviluppo e la riqualificazione del sistema
insediativo e del paesaggio;
- la tutela dell’ambiente, il rafforzamento della
rete ecologia provinciale e la conservazione
della biodiversità;
- il conseguimento di una maggiore equità della
distribuzione della ricchezza prodotta dallo
sviluppo anche mediante il ricorso ai principi
della perequazione urbanistica e territoriale;
- il potenziamento e la razionalizzazione del
sistema delle infrastrutture;
- il contenimento del consumo delle risorse
primarie (acqua, aria, energia) ed in particolare in coerenza con quanto disposto dalla L.r. n.
24/2014 - della risorsa suolo;
- il raggiungimento di condizioni di più elevata
sicurezza per i cittadini (idrogeologica, sismica,
ambientale) e di una maggiore protezione nei
confronti del cambiamento climatico.
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1.bis. Al fine di perseguire il più ampio
coinvolgimento delle comunità locali in vista
del raggiungimento degli obiettivi pubblici, il
P.T.C.P. afferma la necessità di coordinare le
azioni dirette della Provincia e le pianificazioni
urbanistiche comunali all’interno di Sistemi
Territoriali Complessi, che costituiscono i livelli
fondamentali in cui si articola l’organizzazione
territoriale provinciale. Ai sensi del successivo
Art. 15 tali Sistemi costituiscono gli ambiti ove
specificare gli indirizzi di tutela e di sviluppo,
verificando la compatibilità, la coerenza e le
interazioni con i sistemi locali. La
perimetrazione
dei
Sistemi
Territoriali
Complessi contenuta nella tavola B1”Sistema
della mobilità Riequilibrio e rafforzamento
funzionale del sistema insediativo ed
amministrativo”, di cui al comma successivo, ha
valore di indicazione e le modalità aggregative
potranno essere riviste sulla base delle istanze
formulate dai Comuni interessati o da altri enti
pubblici.
2.
Il P.T.P. è costituito dai seguenti elaborati:
- Relazione generale, comprensiva anche della
relazione socio-economica, che costituisce parte
integrante del Piano.
- Cartografie di Piano costituite da:
Planimetrie 1:25.000 – Il Sistema Ambientale
ed Insediativo.
Planimetria 1:75.000 – Il Sistema della mobilità
- Riequilibrio e rafforzamento funzionale del
sistema insediativo ed amministrativo.
Planimetria 1:75.000 - Le Unità Ambientali.
In caso di contrasto prevalgono le indicazioni e
prescrizioni delle planimetrie a scala 1:25.000.
Costituiscono, altresì, documenti di riferimento
per le prescrizioni e gli indirizzi contenuti nelle
presenti Norme di Attuazione:
- lo “Studio geologico, geomorfologico ed
idrogeologico della Provincia di Teramo” e le
relative cartografie allegate in scala 1:100.000;
- la “Carta dell’Uso del Suolo” della Regione
Abruzzo in scala1:25.000.
2.
Il P.T.C.P è costituito dai seguenti
elaborati:
- Relazione generale, comprensiva anche della
relazione socio-economica, che costituisce parte
integrante del Piano.
- Cartografie di Piano costituite da:
Planimetrie 1:25.000 – Il Sistema Ambientale
ed Insediativo.
Planimetria 1:75.000 – Il Sistema della mobilità
- Riequilibrio e rafforzamento funzionale del
sistema insediativo ed amministrativo.
Planimetria 1:75.000 - Le Unità Ambientali.
In caso di contrasto prevalgono le indicazioni e
prescrizioni delle planimetrie a scala 1:25.000.
Costituiscono, altresì, documenti di riferimento
per le prescrizioni e gli indirizzi contenuti nelle
presenti Norme di Attuazione:
- lo “Studio geologico, geomorfologico ed
idrogeologico della Provincia di Teramo” e le
relative cartografie allegate in scala 1:100.000;
- la “Carta dell’Uso del Suolo” della Regione
Abruzzo in scala1:25.000.
3. Il complesso normativo si articola in:
- Prescrizioni ed indicazioni aventi efficacia
diretta ed immediata ai sensi dell’art. 8.11
L.U.R. 18/83.
3. Le disposizioni delle presenti Norme e dei
relativi allegati sono espresse in forma di indirizzi, direttive e prescrizioni:
- Norme di indirizzo e raccomandazioni dirette
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- Prescrizioni ed indicazioni aventi efficacia
giuridica differita all’atto del loro recepimento
negli strumenti urbanistici comunali, e di cui
dovrà essere precisato, in sede di tale
recepimento o di elaborazioni di nuovi
strumenti urbanistici, l’esatto perimetro nel
rispetto delle presenti norme.
- Norme di indirizzo e raccomandazioni dirette
alle Pubbliche Amministrazioni, ai fini della
formazione di piani e programmi di rispettiva
competenza, riferite ad ambiti e perimetri entro
cui le suddette Amministrazioni, in sede di
recepimento, verificheranno la delimitazione
geografica delle previsioni del P.T.P. e ne
preciseranno
i
contenuti
normativi,
coerentemente con gli indirizzi. Tali norme
dettano anche, relativamente a specifici sistemi
e settori, le finalità che debbono essere
perseguite dagli strumenti urbanistici comunali,
nonché le modalità ed i comportamenti da
seguire.
alle Pubbliche Amministrazioni, ai fini della
formazione di piani e programmi di rispettiva
competenza, riferite ad ambiti e perimetri entro
cui le suddette Amministrazioni, in sede di
recepimento, verificheranno la delimitazione
geografica delle previsioni del P.T.C.P. e ne
preciseranno
i
contenuti
normativi,
coerentemente con gli indirizzi. Tali norme
dettano anche, relativamente a specifici sistemi
e settori, le finalità che debbono essere
perseguite dagli strumenti urbanistici comunali,
nonché le modalità ed i comportamenti da
seguire.
- Direttive e indicazioni aventi efficacia giuridica differita all’atto del loro recepimento ne-gli
strumenti urbanistici comunali, e di cui dovrà
essere precisato, in sede di tale recepimento o di
elaborazioni di nuovi strumenti urbanistici,
l’esatto perimetro nel rispetto delle presenti
norme.
- Prescrizioni aventi efficacia diretta ed
immediata ai sensi dell’art. 8.11 L.U.R. 18/83.
4. Nelle aree protette di cui alla L. 394/91, la
disciplina definita dai relativi piani, approvati ai
sensi della legge medesima, comprese le misure
di salvaguardia, prevale sulla disciplina del
P.T.P.
4. Nelle aree protette di cui alla L. 394/91, la
disciplina definita dai relativi piani, approvati ai
sensi della legge medesima, comprese le misure
di salvaguardia, prevale sulla disciplina del
P.T.C.P.
5. Il P.T.P viene adeguato e reso coerente alla
disciplina dei piani di cui all’art. 12 della L.
394/91 nonché dei piani di settore e dei progetti
speciali territoriali di cui all’art. 6 della L.U.R.
18/83 e di altre leggi sovra-ordinate con
deliberazione del Consiglio Provinciale, da
approvarsi entro 90 giorni dalla vigenza dei
piani stessi.
5. Il P.T.C.P viene adeguato e reso coerente alla
disciplina dei piani di cui all’art. 12 della L.
394/91 nonché dei piani di settore e dei progetti
speciali territoriali di cui all’art. 6 della L.U.R.
18/83 e di altre leggi sovra-ordinate con
deliberazione del Consiglio Provinciale, da
approvarsi entro 90 giorni dalla vigenza dei
piani stessi.
6. Per quanto al rapporto del PTP con il vigente
Piano Regionale Paesaggistico l’attività
sviluppata completa la ricognizione sulle aree e
i beni di cui al D. Lgs. 490/99 e L. 431/85, e
definisce le principali norme d’intervento sugli
oggetti e ambiti interessati. D’intesa con la
Regione si procederà a definire la relativa
normativa da far valere ad ogni effetto come
Piano di Settore in materia. In tale fase le norme
relative al sistema e insieme di beni oltre le aree
e i beni ambientali del P.R.P., possono essere
6. Per quanto al rapporto del P.T.C.P con il
vigente Piano Regionale Paesaggistico l’attività
sviluppata completa la ricognizione sulle aree e
i beni di cui al D. Lgs. 490/99 e L. 431/85, e
definisce le principali norme d’intervento sugli
oggetti e ambiti interessati. D’intesa con la
Regione si procederà a definire la relativa
normativa da far valere ad ogni effetto come
Piano di Settore in materia. In tale fase le norme
relative al sistema e insieme di beni oltre le aree
e i beni ambientali del P.R.P., possono essere
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ridefinite per essere eventualmente ricondotte a
norme di indirizzo, fissando gli obiettivi da
raggiungere
contenendo
al
minimo
l’articolazione vincolistica.
ridefinite per essere eventualmente ricondotte a
norme di indirizzo, fissando gli obiettivi da
raggiungere
contenendo
al
minimo
l’articolazione vincolistica.
7. Il P.T.P. assume valore dei Piani di tutela nei
settori
della
protezione
della
natura
dell’ambiente delle acque e difesa del suolo e
della tutela delle bellezze naturali nonché di
Piano di Settore, come individuati dalle vigenti
leggi, secondo le procedure di cui al 2° comma
dell’articolo 44 della L.R. 11/991.
7. Il P.T.C.P. assume valore dei Piani di tutela
nei settori della protezione della natura
dell’ambiente delle acque e difesa del suolo e
della tutela delle bellezze naturali nonché di
Piano di Settore, come individuati dalle vigenti
leggi, secondo le procedure di cui al 2° comma
1
dell’articolo 44 della L.R. 11/99 .
7 bis. In tutte le aree e gli oggetti del P.T.C.P.
ricompresi nelle Aree sottoposte al P.A.I. e al
P.S.D.A. della Regione Abruzzo, gli interventi
consentiti, le prescrizioni e le limitazioni d’uso
sono quelli previsti da questi strumenti per
classi di pericolosità. Le disposizioni normative
del P.A.I. e P.S.D.A. prevalgono rispetto al
P.T.C.P..
8. I P.R.G. ed i relativi strumenti di attuazione
adottati dopo l’entrata in vigore del P.T.P.
devono rispettarne la disciplina nei limiti e
condizioni contenuti nel successivo art. 30. I
P.R.G. vigenti devono essere adeguati alle
previsioni del P.T.P. con varianti allo strumento
urbanistico generale comunale, elaborate in
conformità alla procedura prevista nella L.U.R.
18/83, che saranno adottate entro 6 mesi
dall’entrata in vigore dello stesso P.T.P. A tale
disciplina sono sottoposti anche i piani ASI e
NSI. In caso di inadempienza da parte dei
Comuni, il Presidente della Giunta Provinciale
promuove l’adozione dei poteri sostitutivi
attraverso la nomina di commissari ad acta, in
adempimento di quanto previsto nella L.U.R. n°
18/83, art. 88. La verifica di rispondenza dei
piani urbanistici comunali alla disciplina del
P.T.P. viene effettuata dalla Provincia in sede di
coordinamento e di approvazione dei piani
8. I P.R.G. ed i relativi strumenti di attuazione
adottati dopo l’entrata in vigore del P.T.C.P.
devono rispettarne la disciplina nei limiti e
condizioni contenuti nel successivo art. 30. I
P.R.G. vigenti devono essere adeguati alle
previsioni del P.T.C.P. con varianti allo
strumento urbanistico generale comunale,
elaborate in conformità alla procedura prevista
nella L.U.R. 18/83, che saranno adottate entro 6
mesi dall’entrata in vigore dello stesso P.T.C.P.
A tale disciplina sono sottoposti anche i piani
ASI e NSI. In caso di inadempienza da parte dei
Comuni, il Presidente della Giunta Provinciale
promuove l’adozione dei poteri sostitutivi
attraverso la nomina di commissari ad acta, in
adempimento di quanto previsto nella L.U.R. n°
18/83, art. 88. La verifica di rispondenza dei
piani urbanistici comunali alla disciplina del
P.T.C.P. viene effettuata dalla Provincia in sede
di coordinamento e di approvazione dei piani
1
Il piano territoriale di cui agli artt. 7 e 8 della L.R. 12 aprile 1983, n. 18 ha valenza di piano territoriale di
coordinamento ai sensi e per gli effetti delle vigenti normative. Il piano territoriale di coordinamento provinciale assume
valore ed effetti dei piani di tutela nei settori della protezione della natura, dell’ambiente, delle acque e difesa del suolo
e della tutela delle bellezze naturali, nonché dei piani di settore di cui all’art. 6 della L.R. 12 aprile 1983, n. 18, a
condizione che la definizione delle relative disposizioni avvenga attraverso accordi od intese preventivi tra la provincia
e le amministrazioni, anche statali, competenti. In mancanza dell’intesa i predetti piani conservano il valore e gli effetti
ad essi assegnati dalla rispettiva normativa nazionale e regionale. Ai sensi dell’articolo 9 della presente legge è
disciplinato il procedimento per il reciproco coordinamento nel tempo tra i suddetti piani di settore ed il piano
territoriale provinciale.
PROVINCIA DI TERAMO
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Allegato n.1
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suddetti.
suddetti.
Strumenti per l'attuazione
9. Eliminato
9. Sono strumenti di attuazione del P.T.P.:
- I Piani d’Area, riferiti ad ambiti territoriali
complessi sovracomunali o comunque di
interesse sovracomunale per i quali si richiede la
specificazione della disciplina stabilita dal
P.T.P. ed il coordinamento della pianificazione
e dei programmi dei soggetti istituzionali
indicati all’art. 26 delle presenti norme in
riferimento a ciascun ambito.
L’ambito di interesse dei Piani d’Area viene
indicato nei grafici di P.T.P. in scala 1:75.000.
La delimitazione effettiva del territorio
sottoposto al piano stesso sarà definita e potrà
essere modificata dal Piano d’Area stesso; tale
modificazione non costituisce variante al P.T.P.
I Piani d’Area sono attuati dai soggetti
istituzionali interessati, come sopra individuati,
attraverso accordi di programma ai sensi delle
vigenti leggi, aventi lo scopo di concordare le
modalità di partecipazione, anche economico
finanziaria, dei diversi soggetti all'attuazione del
Piano. In relazione ai contenuti, alle finalità ed
ai caratteri prevalenti si distinguono in:
- piani d’area a prevalente matrice insediativainfrastrutturale, riferiti a situazioni urbane
complesse, o ad interventi di rilevanza
intercomunale sul sistema insediativo e/o
infrastrutturale;
- piani d’area a prevalente matrice ambientale,
riferiti ad aree agricole periurbane e ad aree con
marcate valenze naturalistiche e/o ricreative;
sono ricompresi in questi anche i progetti di
recupero e restauro ambientale delle aree
connotate da fenomeni di degrado in atto.
- I Progetti guida di Settore, relativi alle
competenze specifiche di intervento della
Provincia di cui al d.lgs. 267/2000, alla L.U.R.
n°18/83 nel testo vigente e da altre specifiche
leggi.
Gli strumenti di attuazione del P.T.P. sono
elaborati
su
iniziativa
diretta
dell'Amministrazione Provinciale.
Gli strumenti attuativi possono essere elaborati
dalla Società, anche mista, costituita, secondo le
vigenti procedure in materia, dai Comuni
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partecipi dell'Area e dalla Provincia, mirata allo
specifico obiettivo della formazione del Piano o
del Progetto Guida.
Rappresentati con cartografia nella scala
1:10.000, ed eventualmente maggiore, i piani
devono comunicare gli elementi non
negoziabili,
assunti
come
strutturanti
l'attuazione.
I piani di Area ed i Progetti guida di Settore
sono adottati dal Consiglio Provinciale, sulla
base dell’istruttoria effettuata dall'Ufficio del
Piano Provinciale e dal Servizio Urbanistico
Provinciale.
Successivamente all'adozione, i piani sono
sottoposti alle osservazioni, secondo le modalità
previste dalla L.U.R. 18/83 per il P.T.P., delle
Amministrazioni Comunali interessate che
possono esprimere integrazioni alle previsioni e
prescrizioni dello strumento attuativo. Gli
strumenti attuativi vengono definitivamente
approvati dal Consiglio Provinciale, che in tale
sede può recepire le integrazioni suggerite dai
Comuni secondo le modalità previste dalla
Legge Regionale per il P.T.P. stesso.
10. I Piani guida d’Area hanno contenuti 10. Eliminato
urbanistici e programmatori: fissano le regole di
intervento e di riorganizzazione urbanistica e
funzionale degli ambiti interessati, in attuazione
delle prescrizioni e degli indirizzi fissati dalle
presenti Norme di Attuazione; nel contempo
definiscono le risorse e le forme di
finanziamento attivabili per la realizzazione per
gli interventi specifici previsti.
11. Per la definizione di intese per la 11. Eliminato
localizzazione e realizzazione di opere e
interventi di livello sovracomunale i Comuni e/o
gli altri Enti interessati promuovono “AccordiConferenze di pianificazione” da stipulare ai
sensi e per gli effetti dell’articolo 15 della legge
241/90 e successive modifiche e integrazioni.
Particolare utilizzazione di tale Istituto è quella
relativa alla localizzazione dei servizi e
attrezzature nelle “Polarità” e “Sistemi
multipolari” del P.T.P. e per la definizione delle
caratteristiche generali degli insediamenti e dei
servizi nelle “Unità insediative”. Gli AccordiConferenze di pianificazione, promossi dai
Comuni ed Enti interessati sono coordinati dalla
Provincia che fornisce il supporto tecnico
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conoscitivo del SIT e possono portare anche alla
definizione di specifici “Accordi di Programma”
per l’attuazione delle opere e degli interventi.
Gli stessi sono definiti sulla base e con
riferimento agli indirizzi generali del P.T.P. da
rappresentanti indicati nominalmente dagli Enti
interessati. L’Accordo va concluso con
deliberazione degli Organi, competenti in
materia, delle Amministrazioni partecipanti.
I suddetti Accordi sono parte integrante e
sostanziale degli strumenti di pianificazione e
programmazione ai vari livelli.
Art. 1 Bis
Strumenti per l’attuazione
1.
Per l’attuazione dei propri interventi il
P.T.C.P. si affida al metodo processuale. Esso
evolve continuamente attraverso un’attività
permanente
di
aggiornamento,
approfondimento, verifica e adeguamento che
coinvolge tutti i soggetti e attori della
pianificazione, e da cui possono derivare
varianti parziali o generali e una pluralità di
strumenti di concertazione.
2.
Il presente Piano si attua mediante:
- gli strumenti di pianificazione comunale
previsti dalla vigente legislazione;
- ogni altro strumento di pianificazione, di
attuazione della
pianificazione,
e
di
programmazione provinciale e sub-provinciale
previsto dalla vigente legislazione.
3.
Laddove la disciplina del P.T.C.P.
comporta l’armonizzazione di interventi riferiti
a sistemi territoriali complessi sovra-comunali,
il Piano d’area costituisce lo strumento in grado
di favorire il coordinamento e la concertazione
di soggetti diversi per definire scelte, previsioni
e interventi che poi saranno attuati da ciascun
soggetto secondo gli ordinari strumenti di
pianificazione o attraverso la formalizzazione di
specifici Accordi e Contratti.
4.
I Piani d’Area sono strumenti di
specificazione della disciplina stabilita dal
P.T.C.P. cui è delegato il coordinamento della
pianificazione e dei programmi dei soggetti
istituzionali indicati all’art. 26 delle presenti
norme in riferimento a ciascun sistema
territoriale complesso.
L’ambito di interesse dei Piani d’Area viene
indicato nei grafici di P.T.C.P. in scala
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1:75.000. La delimitazione effettiva del
territorio sottoposto al piano stesso sarà definita
e potrà essere modificata dal Piano d’Area
stesso; tale modificazione non costituisce
variante al P.T.C.P..
I Piani d’Area sono attuati dai soggetti
istituzionali interessati, come sopra individuati,
attraverso accordi di programma ai sensi delle
vigenti leggi, aventi lo scopo di concordare le
modalità di partecipazione, anche economicofinanziaria, dei diversi soggetti all'attuazione del
Piano. In relazione ai contenuti, alle finalità ed
ai caratteri prevalenti si distinguono in:
- Piani d’area a prevalente matrice insediativainfrastrutturale, riferiti a situazioni urbane
complesse, o a interventi di rilevanza
intercomunale sul sistema insediativo e/o
infrastrutturale;
- Piani d’area a prevalente matrice ambientale,
riferiti ad aree agricole peri-urbane e ad aree
con marcate valenze naturalistiche e/o
ricreative; sono ricompresi in questi anche i
progetti di recupero e restauro ambientale delle
aree connotate da fenomeni di degrado in atto.
- i Progetti guida di Settore, relativi alle
competenze specifiche di intervento della
Provincia di cui al d.lgs. 267/2000, alla L.U.R.
n° 18/83 nel testo vigente e da altre specifiche
leggi.
5. Sono altresì strumenti di attuazione del
P.T.C.P. i Contratti di Fiume e i Contratti di
Paesaggio.
I Contratti di Fiume sono finalizzati alla
riqualificazione dei bacini idrografici. Essi sono
strumenti di programmazione negoziata volti
alla realizzazione di scenari di sviluppo
durevole sottesi a processi di riqualificazione
paesistico-ambientale e alla riduzione del
rischio idrogeologico. I Contratti di Fiume
devono interessare i territori di più comuni
appartenenti al medesimo bacino nel rispetto
dell’areale minimo della Sezione Idrografica
come individuata nel Piano di Tutela delle
Acque della Regione Abruzzo. Essi implicano la
sottoscrizione di un accordo che permette di
adottare un sistema di regole in cui i criteri di
utilità pubblica, rendimento economico, valore
sociale e sostenibilità ambientale intervengono
in modo prioritario nella ricerca di soluzioni
efficaci. Lo scenario strategico costruito
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all'interno del Contratto di Fiume trova la sua
definizione attraverso la redazione di un Piano
d'Area (di cui al precedente comma 4.) o di un
Piano di Miglioramento Fluviale.
I Contratti di Paesaggio sono finalizzati alla
riqualificazione dei paesaggi insediati e dei
paesaggi rurali e montani al fine di evitarne le
trasformazioni incongrue e di valorizzarne i
caratteri identitari. Sono strumenti di
programmazione negoziata nei quali si
individuano in maniera concertata obiettivi di
sviluppo
territoriale
paesaggisticamente
sostenibile attraverso il coinvolgimento degli
attori economici, sociali ed istituzionali presenti
sul territorio di una o più unità insediative di cui
all’art.15 , con la condivisione degli impegni da
parte di tutti i soggetti coinvolti, pubblici e
privati.
6.
Nelle procedure negoziali previste in sede
di attuazione dei Piani d’Area, dei Contratti di
Fiume, dei Contratti di Paesaggio ,dei Progetti
Strategici di cui al successivo comma 8. , e di
ogni altro percorso adottato in sede di copianificazione, la Provincia e i Comuni possono
promuovere accordi territoriali per concordare
obiettivi e scelte strategiche comuni, ovvero per
coordinare l’attuazione delle previsioni dei piani
urbanistici, in ragione sia della sostanziale
omogeneità delle caratteristiche e del valore
naturale, ambientale e paesaggistico dei territori
comunali, sia della stretta integrazione e
interdipendenza degli assetti insediativi,
economici e sociali. Nella definizione di tali
accordi, la Provincia può favorire l’applicazione
di criteri di perequazione territoriale con cui
pervenire alle soluzioni funzionali e ambientali
più efficaci sotto il profilo della sostenibilità,
garantendo l’equità della distribuzione degli
effetti economici tra le comunità direttamente
coinvolte.
Nel rispetto delle prescrizioni del P.T.C.P. i
Comuni possono stipulare contratti con soggetti
privati per assumere nella pianificazione
proposte di progetti e iniziative di rilevante
interesse per la comunità locale. Tali contratti
costituiranno parte integrante degli strumenti di
pianificazione a cui accedono e sono soggetti
alle stesse forme di pubblicità e di
partecipazione e al medesimo iter di
approvazione.
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7. Gli strumenti di attuazione del P.T.C.P. sono
elaborati su iniziativa diretta della Provincia. Gli
strumenti attuativi possono essere elaborati dalla
Società, anche mista, costituita, secondo le
vigenti procedure in materia, dai Comuni
partecipi dell'Area e dalla Provincia, mirata allo
specifico obiettivo della formazione del Piano o
del Progetto Guida.
Rappresentati con cartografia nella scala
1:10.000, ed eventualmente maggiore, i piani
devono comunicare gli elementi non
negoziabili,
assunti
come
strutturanti
l'attuazione.
I piani di Area e i Progetti guida di Settore sono
adottati dal Consiglio Provinciale, sulla base
dell’istruttoria effettuata dall'Ufficio del Piano
Provinciale e dal Servizio Urbanistico
Provinciale. Successivamente all'adozione i
piani sono sottoposti alle osservazioni, secondo
le modalità previste dalla L.U.R. 18/83 per il
P.T.C.P., delle Amministrazioni Comunali
interessate che possono esprimere integrazioni
alle previsioni e prescrizioni dello strumento
attuativo. Gli strumenti attuativi vengono
definitivamente approvati dal Consiglio
Provinciale, che in tale sede può recepire le
integrazioni suggerite dai Comuni secondo le
modalità previste dalla Legge Regionale per il
P.T.C.P. stesso.
8.
Qualora le politiche di intervento del
P.T.C.P. comportino il perseguimento di
obiettivi di particolare rilevanza e il
coinvolgimento di più Sistemi territoriali, è
previsto il ricorso a Progetti Strategici, che
hanno l’obiettivo di rafforzare il ruolo assunto
dal territorio provinciale con riferimento ad
alcune visioni di medio e lungo periodo che
sono in grado di orientare le scelte e gli
investimenti di soggetti pubblici e privati.
Nella sua prima fase di attuazione il P.T.C.P. ha
individuato i seguenti progetti strategici:
- Città della costa, dove il miglioramento
dell’accessibilità e della mobilità sostenibile
costituirà l’occasione per innovare le reti
infrastrutturali, riqualificare il paesaggio e
migliorare la competitività urbana;
- Produzione e sviluppo, in cui la
specializzazione delle attività economiche potrà
essere perseguita grazie al potenziamento delle
dotazioni territoriali e dalla razionalizzazione
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delle scelte insediative;
- Rete ecologica e paesaggio, con interventi
finalizzati al potenziamento delle reti
ecologiche, alla messa in sicurezza del
territorio, alla realizzazione di progetti di
valorizzazione
paesaggistica
e
di
compensazione ambientale;
- Turismi, che punta a conseguire il
potenziamento del settore attraverso una
diversificazione dell’offerta, l’integrazione dei
circuiti e la destagionalizzazione dei flussi
turistici;
- Una nuova agricoltura, con misure che
associano il rafforzamento del sistema agroalimentare alla messa in rete delle imprese
agricole moderne e al potenziamento della
offerta infrastrutturale;
- Dotazioni territoriali e gestioni dei servizi,
mirando a potenziare la rete infrastrutturale
secondaria trasversale (di collegamento tra la
costa e l’interno) e a consolidare il telaio delle
accessibilità territoriali.
9. Anche con riferimento a quanto previsto dai
due commi precedenti, le modalità attuative
contemplate dal P.T.C.P. puntano a favorire la
partecipazione al processo di pianificazione
secondo un modello di concertazione e di
dialogo che vengono promossi grazie alla
istituzione di Conferenze di pianificazione, cui
partecipano di norma i Comuni e gli Enti
Gestori delle Aree Regionali Protette di un
ambito territoriale complesso.
10.
I Piani guida d’Area hanno contenuti
urbanistici e programmatori: fissano le regole di
intervento e di riorganizzazione urbanistica e
funzionale dei Sistemi interessati, in attuazione
delle prescrizioni e degli indirizzi fissati dalle
presenti Norme di Attuazione; nel contempo
definiscono le risorse e le forme di
finanziamento attivabili per la realizzazione per
gli interventi specifici previsti.
11.
Per la definizione di intese per la
localizzazione e la realizzazione di opere e
interventi di livello sovra-comunale i Comuni
e/o gli altri Enti interessati convocano
specifiche “Conferenze di pianificazione” allo
scopo di stipulare Accordi di Pianificazione ai
sensi e per gli effetti dell’articolo 15 della legge
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241/90 e successive modifiche e integrazioni. È
obbligatoria l’utilizzazione di tale Istituto è
quella relativa alla localizzazione dei servizi e
attrezzature nelle “Polarità” e “Sistemi
multipolari” del P.T.C.P. e per la definizione
delle caratteristiche generali degli insediamenti
e dei servizi di rango superiore. Tali Conferenze
di pianificazione sono coordinate dalla
Provincia che fornisce il supporto tecnico
conoscitivo del SIT e possono portare anche alla
definizione di specifici “Accordi di Programma”
per l’attuazione delle opere e degli interventi.
Gli stessi sono definiti sulla base e con
riferimento agli indirizzi generali del P.T.C.P.
da rappresentanti indicati nominalmente dagli
Enti interessati. L’Accordo va concluso con
deliberazione degli Organi, competenti in
materia, delle Amministrazioni partecipanti. I
suddetti Accordi sono parte integrante e
sostanziale degli strumenti di pianificazione e
programmazione ai vari livelli.
Art. 2 Approvazione, durata e modalità di Art. 2 Approvazione, durata e modalità di
revisione del P.T.P. e dei programmi revisione del P.T.P. e dei programmi
pluriennali.
pluriennali.
1. La Provincia adotta, con deliberazione
consiliare, programmi pluriennali ,in relazione
alla durata del mandato amministrativo, per
l’attuazione del P.T.P., con riferimento alle
previsioni e agli obiettivi del programma
regionale di sviluppo. I programmi di attuazione
temporalizzati vanno redatti con riferimento al
tempo del mandato amministrativo, con
indicazione
delle
implicazioni
nella
programmazione
del
successivo
ciclo
amministrativo.
Nei sessanta giorni successivi alla pubblicazione
dei programmi i Comuni possono inviare alla
Provincia osservazioni e proposte. Dopo
l’esame e la valutazione delle osservazioni il
programma viene definitivamente approvato dal
Consiglio Provinciale.
1. La Provincia adotta, con deliberazione
consiliare, programmi pluriennali ,in relazione
alla durata del mandato amministrativo, per
l’attuazione del P.T.C.P., con riferimento alle
previsioni e agli obiettivi del programma
regionale di sviluppo. I programmi di attuazione
temporalizzati vanno redatti con riferimento al
tempo del mandato amministrativo, con
indicazione
delle
implicazioni
nella
programmazione
del
successivo
ciclo
amministrativo.
Nei sessanta giorni successivi alla pubblicazione
dei programmi i Comuni possono inviare alla
Provincia osservazioni e proposte. Dopo
l’esame e la valutazione delle osservazioni il
programma viene definitivamente approvato dal
Consiglio Provinciale.
2. Con scadenza pari a quella di cui al 2. Non modificato
precedente 1° comma, a partire dalla data di
approvazione del Piano Territoriale, la
Provincia adotta un documento di verifica
dell’attuazione del piano stesso. Il documento
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segue quindi la procedura di cui ai commi 2, 3,
4, 5 dell’art.8 della L.U.R. 18/83.
La Provincia apporta le modifiche conseguenti
al Piano Territoriale con le procedure stabilite
dalla vigente legislazione regionale.
2bis. La Provincia valuta la compatibilità dei
propri atti, di quelli degli enti locali o di altri
enti rispetto al P.T.C.P. accertando l’idoneità
dell’atto ad assicurare il conseguimento degli
obiettivi fissati nel piano, salvaguardandone i
limiti di sostenibilità previsti.
3. Sulla base delle verifiche sullo stato di
attuazione delle previsioni del P.T.P., effettuate
attraverso l’attività dell’Ufficio del Piano e del
Sistema Informativo Territoriale e previa
valutazione dello stato delle modificazioni del
sistema delle conoscenze ambientali e
territoriali e dell’efficienza delle prescrizioni e
gli indirizzi del P.T.P., in ordine ad aspetti
particolari quali:
- salvaguardia dei valori naturalistici, paesistici,
archeologici, storici, difesa del suolo, tutela e
valorizzazione dell'ambiente e prevenzione
delle calamità, tutela e valorizzazione delle
risorse idriche ed energetiche, tutela del
preminente interesse agricolo;
- localizzazione di aree e attuazione di opere e
interventi previsti in particolari settori quali
quelli artigianali-industriali, commerciali e
turistico-ricettivi;
- localizzazione e realizzazione di servizi e
attrezzature previsti dal
P.T.P.;
- potenziamento e integrazione delle reti di
trasporto pubblico e privato;
la Provincia, se
necessario, promuove
specifiche integrazioni e/o varianti al P.T.P.
procedendo anche, in conformità delle
indicazioni contenute dall’articolo 8.12 della
L.U.R. 18/83 nel testo vigente, attraverso la
redazione di Piani o Progetti di Settore di
iniziativa pubblica e privata, ovvero mediante
l’introduzione di specifica disciplina esecutiva.
Per l’efficienza in ordine alla realizzazione degli
interventi la Provincia, comunque, come
previsto dalla vigente legislazione, in
collaborazione con i Comuni e sulla base di
programmi, promuove e coordina attività
nonché realizza opere di rilevante interesse
provinciale sia nel settore economico,
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3. Sulla base delle verifiche sullo stato di
attuazione delle previsioni del P.T.C.P.,
effettuate attraverso l’attività dell’Ufficio del
Piano e del Sistema Informativo Territoriale e
previa
valutazione
dello
stato
delle
modificazioni del sistema delle conoscenze
ambientali e territoriali e dell’efficienza delle
prescrizioni e gli indirizzi del P.T.C.P., in
ordine ad aspetti particolari quali:
- salvaguardia dei valori naturalistici, paesistici,
archeologici, storici, difesa del suolo, tutela e
valorizzazione dell'ambiente e prevenzione
delle calamità, tutela e valorizzazione delle
risorse idriche ed energetiche, tutela del
preminente interesse agricolo;
- localizzazione di aree e attuazione di opere e
interventi previsti in particolari settori quali
quelli artigianali-industriali, commerciali e
turistico-ricettivi;
- localizzazione e realizzazione di servizi e
attrezzature previsti dal
P.T.C.P.;
- potenziamento e integrazione delle reti di
trasporto pubblico e privato;
la Provincia, se
necessario, promuove
specifiche integrazioni e/o varianti al P.T.C.P.
procedendo anche, in conformità delle
indicazioni contenute dall’articolo 8.12 della
L.U.R. 18/83 nel testo vigente, attraverso la
redazione di Piani o Progetti di Settore di
iniziativa pubblica e privata, ovvero mediante
l’introduzione di specifica disciplina esecutiva.
Per l’efficienza in ordine alla realizzazione degli
interventi la Provincia, comunque, come
previsto dalla vigente legislazione, in
collaborazione con i Comuni e sulla base di
programmi, promuove e coordina attività
nonché realizza opere di rilevante interesse
provinciale sia nel settore economico,
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produttivo, commerciale e turistico, sia in quello
sociale, culturale e sportivo. La gestione di tali
attività ed opere avviene attraverso le forme
previste dalla leggi vigenti per la gestione dei
servizi pubblici.
produttivo, commerciale e turistico, sia in quello
sociale, culturale e sportivo. La gestione di tali
attività ed opere avviene attraverso le forme
previste dalla leggi vigenti per la gestione dei
servizi pubblici.
Art. 3 Strutture e strumenti tecnico- Art. 3 Strutture e strumenti tecnicoamministrativi per la gestione del Piano.
amministrativi per la gestione del Piano.
1. Ai fini della formazione, della gestione e 1. Ai fini della formazione, della gestione e della
della revisione periodica del P.T.P., con revisione periodica del P.T.C.P., con particolare
particolare riferimento al coordinamento delle riferimento al coordinamento delle attività
attività proprie e di quelle dei Comuni, è proprie e di quelle dei Comuni, è istituito un
istituito un apposito Ufficio Provinciale di apposito Ufficio Provinciale di Piano.
Piano. L’Ufficio di Piano:
L’Ufficio di Piano:
a) cura le attività di rilevazione, elaborazione a) cura le attività di rilevazione, elaborazione
delle
conoscenze,
osservazione
delle delle conoscenze, osservazione delle dinamiche
dinamiche delle trasformazioni territoriali, da delle trasformazioni territoriali, da accertare
accertare attraverso l’apposito Sistema attraverso l’apposito Sistema Informativo
Informativo Territoriale, di cui curerà Territoriale, di cui curerà l'aggiornamento nel
l'aggiornamento nel tempo;
tempo;
b) emana direttive ai Comuni ed agli Enti, b) emana direttive ai Comuni e agli Enti,
finalizzate alla raccolta catalogata e tematica finalizzate alla raccolta catalogata e tematica dei
dei contenuti degli strumenti urbanistici contenuti degli strumenti urbanistici comunali,
comunali, dei programmi di opere pubbliche, dei programmi di opere pubbliche, di progetti di
di progetti di ruolo urbano e territoriale, di ruolo urbano e territoriale, di iniziativa comunale,
iniziativa comunale, o di iniziativa degli Enti o di iniziativa degli Enti funzionali;
funzionali;
c) promuove rilevazioni campionarie tematizzate,
c) può promuovere rilevazioni campionarie concernenti specifiche conoscenze, incisive
tematizzate,
concernenti
specifiche nell'esercizio delle funzioni amministrative di
conoscenze, incisive nell'esercizio delle competenza provinciale;
funzioni amministrative di competenza d) cura la comunicazione della conoscenza
acquisita ai Comuni, alle Comunità Montane, alla
provinciale;
d) cura la comunicazione della conoscenza Regione, agli Enti funzionali, così da assicurare
acquisita ai Comuni, alle Comunità Montane, un’adeguata informazione e partecipazione alla
alla Regione, agli Enti funzionali, così da gestione del P.T.C.P;
promuove
altresì
il
coordinamento
assicurare un’adeguata informazione e e)
metodologico concernente la formazione dei
partecipazione alla gestione del P.T.P;
e) promuove altresì il coordinamento piani urbanistici comunali, finalizzato al loro
metodologico concernente la formazione dei adeguamento alle disposizioni del P.T.C.P., e teso
alla definizione di un linguaggio unitario
piani urbanistici comunali, finalizzato al loro
adeguamento alle disposizioni del P.T.P., teso attraverso cui si predispongano le scelte aventi
alla definizione di un unitario linguaggio incidenza nella tutela e nell'uso con riferimento ai
attraverso cui si predispongano le scelte aventi seguenti aspetti:
incidenza nella tutela e nell'uso, facente
riferimento ai seguenti aspetti:
- Modalità di tutela ed uso; unità di suolo di - Modalità di tutela ed uso; unità di suolo di
riferimento; categorie di uso antropico; riferimento; categorie di uso antropico; categorie
categorie di intervento; procedimento di di intervento; procedimento di attuazione del
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attuazione del piano; natura dell'atto
amministrativo conseguente; oneri correlati o
meno; rappresentazione prestazionale ed
amministrativa
della
descrizioneinterpretazione
dello
stato
di
fatto;
rappresentazione
prestazionale
ed
amministrativa delle scelte di piano urbanistico
comunale.
- La conservazione; la modificazione degli
attuali modi di uso urbani per nuovi usi urbani;
la trasformazione d'uso, dall'uso agro-silvopascolivo ad uso insediativo. Le suddette
configurano le prioritarie modalità di tutela ed
uso assunte nel piano urbanistico comunale.
- La perimetrazione di unità di suolo, dedotta
dall'articolazione in ambito, sottosistema,
nucleo urbano, distretto, zona e subzona di
piano.
- Gli usi del suolo, facenti riferimento all'uso
urbano, periurbano ed extra urbano. Agli usi
suddetti va ricondotta la classificazione di cui
al D.M. 1444/68, concernente lo stato di fatto,
nonché le scelte d'uso proposte nel piano
urbanistico comunale.
- Le categorie di intervento facenti riferimento:
alla manutenzione ordinaria e straordinaria, al
restauro o risanamento conservativo, alla
ristrutturazione edilizia parziale ed integrale,
come espressione della modalità di uso e tutela
volta alla conservazione, pur in presenza di
modificazioni di destinazioni funzionali.
La
ristrutturazione
urbanistica
e
la
riqualificazione urbana, facenti riferimento alla
modalità di tutela ed uso volta alla
modificazione. Le espansioni insediative, con
le morfologie e funzioni correlate, espressione
della modalità di tutela ed uso volta alla
trasformazione.
Il procedimento attuativo del piano urbanistico
comunale si articola in differito (piano
particolareggiato o equivalente, lottizzazione di
suolo in unità fabbricabili); o diretto
(concessione
convenzionata,
concessione
semplice onerosa; autorizzazione; denuncia
asseverata).
piano;
natura
dell'atto
amministrativo
conseguente;
oneri
correlati
o
meno;
rappresentazione prestazionale ed amministrativa
della descrizione-interpretazione dello stato di
fatto;
rappresentazione
prestazionale
ed
amministrativa delle scelte di piano urbanistico
comunale;
Con riferimento ai principi generali della
vigente legge urbanistica (nazionale e
regionale), in ordine alle forme di attuazione
del Piano urbanistico comunale vale quanto
segue: “qualora attuato attraverso intervento
Con riferimento ai principi generali della vigente
legge urbanistica (nazionale e regionale), e in
ordine alle forme di attuazione del Piano
urbanistico comunale, vale quanto segue:
“qualora attuato attraverso intervento privato, la
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- La conservazione o modificazione degli attuali
modi di uso urbani per nuovi usi urbani, ovvero
trasformazione dall'uso agricolo o silvo-pascolivo
a quello insediativo. Le suddette categorie di
intervento configurano le modalità prioritarie di
tutela ed uso assunte nel piano urbanistico
comunale;
- La perimetrazione di unità di suolo dedotte
dall'articolazione in ambiti, sottosistemi, nuclei
urbani, distretti, zone e sub-zone di piano;
- Gli usi del suolo, facenti riferimento all'uso
urbano, periurbano ed extra urbano. Agli usi
suddetti va ricondotta la classificazione di cui al
D.M. 1444/68 concernente lo stato di fatto,
nonché le scelte d'uso proposte nel piano
urbanistico comunale;
- Le categorie di intervento facenti riferimento
alla manutenzione ordinaria e straordinaria, al
restauro o risanamento conservativo, alla
ristrutturazione edilizia parziale ed integrale come
espressione della modalità di uso e tutela volta
alla conservazione, pur in presenza di
modificazioni di destinazioni funzionali; alla
ristrutturazione urbanistica e alla riqualificazione
urbana, facenti riferimento alla modalità di tutela
ed uso volta alla modificazione; alle espansioni
insediative, con le morfologie e funzioni
correlate, come espressione della modalità di
tutela ed uso volta alla trasformazione.
Il procedimento attuativo del piano urbanistico
comunale si articola in modalità d’intervento
dirette (concessione convenzionata, concessione
semplice onerosa; autorizzazione; denuncia
asseverata) o differite (piano particolareggiato o
equivalente, lottizzazione di suolo in unità
fabbricabili).
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privato, la socializzazione del suolo per gli usi
pubblici va posta tra i costi del procedimento
attuativo, a carico degli specifici attuatori,
assumendosi che:
- gli spazi minimi integranti gli usi funzionali,
prescritti nel piano urbanistico comunale, sono
totalmente a carico dei soggetti attuatori,
attraverso cessione di aree ed assunzione di
costi effettivi di produzione;
- gli oneri di urbanizzazione di concessione
sono volti alla produzione di beni pubblici di
rango comunale;
- il plusvalore conseguente alla destinazione
d'uso in aree di modificazione o trasformazione
formulata nel piano urbanistico comunale deve
ritornare al pubblico attraverso cessione di aree
e/o produzione di beni di interesse pubblico
previsti nel piano”.
PROVINCIA DI TERAMO
socializzazione del suolo per gli usi pubblici va
posta tra i costi del procedimento attuativo, a
carico degli specifici attuatori, assumendosi che:
- gli spazi minimi integranti gli usi funzionali,
prescritti nel piano urbanistico comunale, sono
totalmente a carico dei soggetti attuatori,
attraverso cessione di aree ed assunzione di costi
effettivi di produzione;
- gli oneri di urbanizzazione di concessione sono
volti alla produzione di beni pubblici di rango
comunale;
- il plusvalore conseguente alla destinazione d'uso
in aree di modificazione o trasformazione
formulata nel piano urbanistico comunale deve
ritornare al pubblico attraverso cessione di aree
e/o produzione di beni di interesse pubblico
previsti nel piano”.
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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Titolo II
Articolazione
Piano
Capo I
Sistema delle
culturali
territoriale
risorse
Titolo II
del Articolazione
Piano
ambientali
Capo I
e Sistema delle
culturali
territoriale
risorse
del
ambientali
e
Art. 4 Unità ambientali.
Art. 4 Unità ambientali.
1. Sono componenti del sistema ambientale e
1. Non modificato
culturale le UNITÀ AMBIENTALI individuate
dal P.T.P. come “ambiti morfologici omogenei”
e riportate nella relativa tavola in scala
1:75.000, nonché le aree, gli ambiti ed i beni
puntuali individuati nelle tavole in scala
1:25.000 e disciplinati dagli articoli del presente
Titolo.
2. Il P.T.P., per ciascuna unità ambientale,
individua con apposite schede, i seguenti
caratteri:
- descrizione;
- approfondimenti analitici da sviluppare in sede
di strumentazione attuativa del P.T.P. e di
redazione dei P.R.G.;
- funzioni svolte ed obiettivi da perseguire;
- direttive alla pianificazione di settore ed alla
programmazione di Enti ed Amministrazioni;
- direttive alla pianificazione generale di livello
comunale e sovracomunale.
Le Unità ambientali vengono altresì esaminate e
dettagliate in ragione di “tipi di paesaggio” per i
quali, per i principali tipi, si forniscono:
descrizione, caratteri e indirizzi specifici.
2. Il P.T.C.P., per ciascuna unità ambientale,
individua con apposite schede, i seguenti
caratteri:
- descrizione;
- approfondimenti analitici da sviluppare in sede
di strumentazione attuativa del P.T.C.P. e di
redazione dei P.R.G.;
- funzioni svolte ed obiettivi da perseguire;
- direttive alla pianificazione di settore ed alla
programmazione di Enti ed Amministrazioni;
- direttive alla pianificazione generale di livello
comunale e sovracomunale.
Le Unità ambientali vengono altresì esaminate e
dettagliate in ragione di “tipi di paesaggio” per i
quali, per i principali tipi, si forniscono:
descrizione, caratteri e indirizzi specifici.
Art. 5 Aree ed oggetti di interesse biologico.
Art. 5 Aree ed oggetti di interesse biologico.
1. Nelle planimetrie 1:25.000 sono individuate,
attraverso unica perimetrazione, le diverse unità
di suolo, le aree e gli oggetti di interesse
bioecologico.
Le aree e gli oggetti sono ricondotti alle
seguenti categorie:
- aree di tutela della costa e dell’arenile;
- boschi ed aree boscate;
- aree ripariali e zone umide;
- biotopi;
-unità geomorfologiche e formazioni geologiche
PROVINCIA DI TERAMO
1.
Non modificato
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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(geotopi).
All’interno del suddetto perimetro sono
ricomprese anche le aree A1 del vigente P.R.P.
2. Le prescrizioni del presente articolo hanno 2. Non modificato
efficacia diretta; i Comuni in sede di formazione
degli strumenti urbanistici sulla base di analisi
approfondite devono:
- individuare, sulla base delle indicazioni dei
successivi commi, nonché con riferimento a
direttive e/o indicazioni di livello comunitario,
nazionale, regionale e provinciale, le singole
aree ed oggetti di cui al comma 1;
- precisare le norme di tutela, d’uso e di
intervento, nel rispetto delle seguenti
prescrizioni, generali e specifiche, relative a
ciascuna categoria.
3. Al fine della conservazione dei caratteri 3. Non modificato
strutturanti naturali, non sono ammesse
trasformazioni dello stato di fatto dei luoghi se
non finalizzate al risanamento e restauro
ambientale, alla difesa idrogeologica, alla
salvaguardia e corretto uso delle risorse e dei
valori biologici, ambientali e paesaggistici;
viene, quindi, escluso l'intervento dedotto da
modalità di tutela ed uso comportante
trasformazione insediativa. Fermo restando il
rispetto delle limitazioni d’uso e d’intervento
previste dal vigente P.R.P., gli interventi attivi
di riqualificazione ambientale da prevedere sono
riportati nei successivi commi e nelle schede
delle unità ambientali. Si ritengono compatibili
gli interventi finalizzati alla conservazione con
valorizzazione dei biotopi, comportanti l'uso
ricreativo e scientifico culturale.
4. Nelle aree di cui al presente articolo la 4. Non modificato
realizzazione di linee di comunicazione (viaria,
ferroviaria), di impianti a rete o puntuali per
l’approvvigionamento idrico e per lo
smaltimento dei rifiuti, di sistemi tecnologici
per il trasporto dell’energia e delle materie
prime, è subordinata alla loro previsione
mediante strumenti di pianificazione e
programmazione
nazionali,
regionali
o
provinciali e di altri enti locali, ed in ogni caso
alle condizioni e nei limiti derivanti dal rispetto
di quanto disposto al presente articolo.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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5. Nelle aree di tutela della costa e dell’arenile
dovranno essere prioritariamente previsti:
- la salvaguardia degli impianti (boschi, pinete,
ecc.) e degli equipaggiamenti (alberature lungo
cigli stradali e fossi, filari, ecc.) vegetazionali
esistenti;
- interventi di recupero naturalistico e di
rinaturalizzazione
mediante
opere
di
ricostruzione del manto vegetale costiero e dei
boschi retrostanti;
- interventi di difesa dai fenomeni erosivi e di
ingressione marina effettuati mediante restauro
e/o ricostituzione ove possibile dell’apparato
morfologico e vegetazionale dei cordoni dunali
e ripascimento artificiale protetto delle spiagge;
- delocalizzazione di impianti, strutture ed
edifici prossimi alla fascia dell’arenile, presenti
nei tratti di costa non ancora urbanizzati.
Saranno, inoltre, ammessi soltanto:
- l’uso balneare per la fascia dell’arenile,
regolamentato da appositi piani attuativi di
utilizzazione e definizione delle attività balneari
e nautiche (piani spiaggia). All’interno di detta
area, e comunque entro la fascia ricompresa tra
la battigia e la prima strada ad essa parallela,
deve essere promosso il trasferimento in aree
limitrofe degli impianti richiedenti strutture
edilizie stabili o prescritto il loro accorpamento
mediante
interventi
di
ristrutturazione,
demolizione e ricostruzione senza aumento dei
volumi preesistenti; le nuove attrezzature di
servizio alla balneazione dovranno essere
realizzate unicamente con elementi amovibili
e/o precari e comunque a distanza non inferiore
a ml. 100 dagli sbocchi a mare di corsi d’acqua
e di scarichi di reflui. Pontili di limitate
dimensioni e con sporgenza complessiva in
acqua inferiore a ml. 100 potranno essere
realizzati a condizione che venga garantita la
non alterazione del regime delle correnti e del
trasporto solido netto lungo riva;
- l’uso turistico-ricreativo all’esterno della
fascia dell’arenile, mediante la realizzazione di
accessi e percorsi unicamente pedonali e/o
ciclabili che non comportino alterazioni dei
suoli, spazi di sosta pedonale, zone alberate e
radure destinabili ad attività del tempo libero,
pinete costiere, parchi ed aree a verde con
attrezzature amovibili e/o precarie con
l’esclusione di impianti sportivi e di spettacolo
specialistici o a grosso concorso di pubblico,
PROVINCIA DI TERAMO
5.
Nelle aree di tutela della costa e
dell’arenile dovranno essere prioritariamente
previsti:
- la salvaguardia degli impianti (boschi, pinete,
ecc.) e degli equipaggiamenti vegetazionali
esistenti (alberature lungo cigli stradali e fossi,
filari, ecc.);
- interventi di recupero naturalistico e di
rinaturalizzazione
mediante
opere
di
ricostruzione del manto vegetale costiero e dei
boschi retrostanti;
- interventi di difesa dai fenomeni erosivi e di
ingressione marina effettuati mediante restauro
e/o ricostituzione ove possibile dell’apparato
morfologico e vegetazionale dei cordoni dunali
e ripascimento artificiale protetto delle spiagge;
- delocalizzazione di impianti, strutture ed
edifici prossimi alla fascia dell’arenile, presenti
nei tratti di costa non ancora urbanizzati.
Saranno, inoltre, ammessi soltanto:
- l’uso balneare per la fascia dell’arenile,
regolamentato da appositi piani attuativi di
utilizzazione e definizione delle attività balneari
e nautiche (piani spiaggia). All’interno di detta
area, e comunque entro la fascia ricompresa tra
la battigia e la prima strada ad essa parallela,
deve essere promosso il trasferimento in aree
limitrofe degli impianti richiedenti strutture
edilizie stabili o prescritto il loro accorpamento
mediante
interventi
di
ristrutturazione,
demolizione e ricostruzione senza aumento dei
volumi preesistenti; le nuove attrezzature di
servizio alla balneazione dovranno essere
realizzate unicamente con elementi amovibili
e/o precari e comunque a distanza non inferiore
a ml. 100 dagli sbocchi a mare di corsi d’acqua
e di scarichi di reflui. Pontili di limitate
dimensioni e con sporgenza complessiva in
acqua inferiore a ml. 100 potranno essere
realizzati a condizione che venga garantita la
non alterazione del regime delle correnti e del
trasporto solido netto lungo riva;
- l’uso turistico-ricreativo all’esterno della
fascia dell’arenile, mediante la realizzazione di
accessi e percorsi unicamente pedonali e/o
ciclabili che non comportino alterazioni dei
suoli, spazi di sosta pedonale, zone alberate e
radure destinabili ad attività del tempo libero,
pinete costiere, parchi ed aree a verde con
attrezzature amovibili e/o precarie con
l’esclusione di impianti sportivi e di spettacolo
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ristrutturazione dei fabbricati esistenti senza
aumento della cubatura e della superficie di
sedime purché vincolati ad usi a servizio
dell’attività balneare e ricreativa (spogliatoi,
punti di ristoro, servizi igienici);
- l’uso turistico ricettivo, limitatamente alle
attrezzature ricettive all’aria aperta (campeggi)
esistenti alla data di adozione del presente
P.T.P., senza aumento delle relative superfici di
pertinenza; servizi ed attrezzature dovranno
essere realizzati con elementi amovibili e/o
precari e distare non meno di ml. 100 dalla linea
di battigia;
- l’uso agricolo, limitatamente all’ordinaria
utilizzazione dei suoli, esclusa la realizzazione
di nuove residenze.
Per quanto riguarda le pinete costiere esistenti e
di nuovo impianto, dovranno essere previste
specifiche
normative
d’uso
che
ne
regolamentino l’accessibilità individuando
attraversamenti e spazi di sosta pedonali
debitamente protetti, gli ambiti di accessibilità
regolamentata e gli ambiti di totale chiusura.
Negli interventi dovrà essere evitata la
formazione di infrastrutture fuori terra con
giacitura parallela alla costa e dovranno essere
garantiti un coefficiente di permeabilizzazione
dei suoli non inferiore al 90% della superficie
territoriale ed una densità arborea minima pari a
80 alberi/ha.
Nelle aree di tutela della costa e dell’arenile gli
interventi saranno attuati mediante piani
attuativi di utilizzazione o Piani guida d’Area.
In assenza di detti piani potranno attuarsi solo
interventi di difesa dai fenomeni erosivi e di
ingressione marina, interventi di conservazione
e tutela degli impianti vegetazionali esistenti,
interventi volti all’utilizzazione agricola dei
terreni nei limiti attuali di superficie di coltura
e senza alterare i caratteri del suolo. Gli edifici,
gli impianti e gli stabilimenti esistenti potranno
subire solo interventi di manutenzione ordinaria
e straordinaria e di adeguamento igienicofunzionale.
specialistici o a grosso concorso di pubblico,
ristrutturazione dei fabbricati esistenti senza
aumento della cubatura e della superficie di
sedime purché vincolati ad usi a servizio
dell’attività balneare e ricreativa (spogliatoi,
punti di ristoro, servizi igienici);
- l’uso turistico ricettivo, limitatamente alle
attrezzature ricettive all’aria aperta (campeggi)
esistenti alla data di adozione del presente
P.T.C.P., senza aumento delle relative superfici
di pertinenza; servizi ed attrezzature dovranno
essere realizzati con elementi amovibili e/o
precari e distare non meno di ml. 100 dalla linea
di battigia;
- l’uso agricolo, limitatamente all’ordinaria
utilizzazione dei suoli, esclusa la realizzazione
di nuove residenze.
Per quanto riguarda le pinete costiere esistenti e
di nuovo impianto, dovranno essere previste
specifiche
normative
d’uso
che
ne
regolamentino l’accessibilità individuando
attraversamenti e spazi di sosta pedonali
debitamente protetti, gli ambiti di accessibilità
regolamentata e gli ambiti di totale chiusura.
Negli interventi dovrà essere evitata la
formazione di infrastrutture fuori terra con
giacitura parallela alla costa e dovranno essere
garantiti un coefficiente di permeabilizzazione
dei suoli non inferiore al 90% della superficie
territoriale ed una densità arborea minima pari a
80 alberi/ha.
Nelle aree di tutela della costa e dell’arenile gli
interventi saranno attuati mediante piani
attuativi di utilizzazione o Piani guida d’Area.
In assenza di detti piani potranno attuarsi solo
interventi di difesa dai fenomeni erosivi e di
ingressione marina, interventi di conservazione
e tutela degli impianti vegetazionali esistenti,
interventi volti all’utilizzazione agricola dei
terreni nei limiti attuali di superficie di coltura e
senza alterare i caratteri del suolo. Gli edifici,
gli impianti e gli stabilimenti esistenti potranno
subire solo interventi di manutenzione ordinaria
e straordinaria, di adeguamento igienicofunzionale .
6. Nei boschi e nelle aree boscate sono
ammessi, nel rispetto di quanto disposto dai
Piani pluriennali di assestamento forestale di cui
alla L.R. n°38/82, esclusivamente:
- la realizzazione di opere di difesa
6. Nei boschi e nelle aree boscate sono
ammessi, nel rispetto di quanto disposto dai
Piani pluriennali di assestamento forestale di cui
alla L.R. n°38/82, esclusivamente:
- la realizzazione di opere di difesa
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idrogeologica ed idraulica ed interventi di
forestazione protettiva;
- le normali attività selvicolturali (tagli colturali
e di produzione);
- le attività di allevamento zootecnico di tipo
non intensivo.
Nei boschi di alto fusto gli interventi
silvocolturali dovranno favorire le specie
spontanee autoctone.
È fatto divieto di procedere a movimenti di terra
e scavi, di costituire discariche di rifiuti di
qualsiasi natura, di aprire nuovi percorsi e
piste veicolari se non per l’espletamento delle
funzioni di vigilanza e protezione forestale, di
realizzare nuove costruzioni non strettamente
connesse alla conduzione del bosco entro una
fascia di ml. 100 dai confini dell’area boscata.
Saranno ammessi interventi di manutenzione
ordinaria e straordinaria sui manufatti esistenti
qualora ammissibili con le finalità di tutela del
bosco.
idrogeologica ed idraulica ed interventi di
forestazione protettiva;
- le normali attività selvicolturali (tagli colturali
e di produzione);
- le attività di allevamento zootecnico di tipo
non intensivo.
Nei boschi di alto fusto gli interventi
silvocolturali dovranno favorire le specie
spontanee autoctone.
È fatto divieto di procedere a movimenti di terra
e scavi, di costituire discariche di rifiuti di
qualsiasi natura, di aprire nuovi percorsi e piste
veicolari se non per l’espletamento delle
funzioni di vigilanza e protezione forestale, di
realizzare nuove costruzioni non strettamente
connesse alla conduzione del bosco entro una
fascia di ml. 100 dai confini dell’area boscata.
Saranno ammessi interventi di manutenzione
ordinaria e straordinaria sui manufatti esistenti
qualora compatibili con le finalità di tutela del
bosco. Saranno altresì ammessi limitati
ampliamenti degli edifici esistenti fino ad un
incremento massimo del 20% della superficie
coperta, quando quest’ultima è inferiore a
100,00 mq; fino al 10% nel caso di una
superficie coperta tra 100,00 mq e 200,00; fino
al 5% quando quest’ultima supera i 200,00 mq.
7. Le aree ripariali e zone umide comprendono,
oltre agli invasi ed agli alvei in evoluzione
delimitati dalla prima scarpata significativa che
taglia i depositi alluvionali stabilizzati, gli alvei
regimati e le fasce latistanti influenzate dalla
presenza fluviale (aree golenali, aree coperte
da vegetazione ripariale, aree interessate da
meandri fossili, piane di esondazione, casse di
espansione). In tali aree non sono consentiti usi
ed interventi di tipo insediativo, infrastrutturale
ed estrattivo al fine di consentire la libera
divagazione e l’espansione naturale delle acque
anche di piena.
Entro gli alvei regimati o in evoluzione sono in
particolare esclusi:
- i restringimenti dell’alveo dovuti ad
attraversamenti di infrastrutture se non
subordinati alla contestuale realizzazione di
opere di compensazione dei volumi persi;
- gli interventi di canalizzazione ed
impermeabilizzazione dell’alveo e delle sponde;
- l’escavazione e l’attività di prelavorazione di
7. Le aree ripariali e zone umide comprendono,
oltre agli invasi e agli alvei in evoluzione
delimitati dalla prima scarpata significativa che
taglia i depositi alluvionali stabilizzati, gli alvei
regimati e le fasce latistanti influenzate dalla
presenza fluviale (aree golenali, aree coperte da
vegetazione ripariale, aree interessate da
meandri fossili, piane di esondazione, casse di
espansione). In tali aree non sono consentiti usi
ed interventi di tipo insediativo, infrastrutturale
ed estrattivo al fine di consentire la libera
divagazione e l’espansione naturale delle acque
anche di piena. I Comuni in sede di
pianificazione devono precisare attraverso
appositi rilevamenti ed indagini, alla scala del
territorio comunale, il reticolo idrografico
naturale ed artificiale.
Entro gli alvei regimati o in evoluzione sono in
particolare esclusi:
- i restringimenti dell’alveo dovuti ad
attraversamenti di infrastrutture se non
subordinati alla contestuale realizzazione di
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inerti.
Nelle aree ripariali e zone umide dovranno
essere prioritariamente attuati:
- l’eliminazione e rilocalizzazione delle attività
e dei manufatti in contrasto con le prescrizioni e
le finalità del presente comma;
- interventi di riqualificazione e sviluppo della
fascia perifluviale di vegetazione ripariale, con
funzioni di arricchimento paesaggistico e di
corridoio biologico e faunistico tra ecosistemi
interni e costieri;
- la rinaturalizzazione dei tratti fluviali
artificializzati attraverso l’adozione di tecniche
di ingegneria naturalistica;
- interventi di difesa idrogeologica, limitati alle
zone di effettivo rischio, privilegiando interventi
di ingegneria naturalistica (contenimento
morbido, briglie selettive, controllo apporto
detritico) e, comunque, difese trasversali a
quelle spondali;
- la redistribuzione ed asportazione dei
sedimenti
eccedenti
conseguenti
al
sovralluvionamento con riduzione del volume di
alveo utile di piena. Le alluvioni asportate
dovranno essere prioritariamente utilizzate per il
ripascimento dell’alveo di pertinenza ed il
riempimento delle eventuali cave dismesse nei
terrazzi connessi all’asta; solo dopo detti
ripristini funzionali potranno essere utilizzate
a scopi estrattivi.
Sono inoltre ammessi:
- all’esterno degli alvei e delle fasce di
esondazione la realizzazione di parchi fluviali
con l’esclusione di attrezzature che non siano
amovibili e/o precarie e di ogni opera
comportante l’impermeabilizzazione dei suoli;
- all’esterno degli alvei e delle fasce di
esondazione l’ordinaria utilizzazione agricola
del suolo con l’esclusione della realizzazione di
manufatti ed opere fisse, e purché non
comportino rischi inquinanti per le falde;
- gli attraversamenti infrastrutturali purché
esclusivamente trasversali e nel rispetto di
quanto prescritto al comma 4 del presente
articolo.
Le previsioni di Parchi fluviali saranno attuate
mediante Piani guida d’Area dalla Provincia e/o
da comuni in forma associata, oppure Piani
Particolareggiati Attuativi promossi da singoli
comuni.
Gli interventi di escavazione ed estrazione di
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opere di compensazione dei volumi persi;
- gli interventi di canalizzazione ed
impermeabilizzazione dell’alveo e delle sponde;
l’escavazione e l’attività di prelavorazione di inerti.
Nelle aree ripariali e zone umide dovranno
essere prioritariamente attuati:
- l’eliminazione e rilocalizzazione delle attività
e dei manufatti in contrasto con le prescrizioni e
le finalità del presente comma; interventi di
riqualificazione e sviluppo della fascia perifluviale di vegetazione ripariale, con funzioni di
arricchimento paesaggistico e di corridoio
biologico e faunistico tra ecosistemi interni e
costieri;
- la rinaturalizzazione dei tratti fluviali
artificializzati attraverso l’adozione di tecniche
di ingegneria naturalistica;
- interventi di difesa idrogeologica, limitati alle
zone di effettivo rischio, privilegiando interventi
di ingegneria naturalistica (contenimento
morbido, briglie selettive, controllo apporto
detritico) e, comunque, difese trasversali a
quelle spondali;
- la redistribuzione ed asportazione dei
sedimenti
eccedenti
conseguenti
al
sovralluvionamento con riduzione del volume di
alveo utile di piena. Le alluvioni asportate
dovranno essere prioritariamente utilizzate per il
ripascimento dell’alveo di pertinenza e il
riempimento delle eventuali cave dismesse nei
terrazzi connessi all’asta; solo dopo detti
ripristini funzionali potranno essere utilizzate a
scopi estrattivi.
Sono inoltre ammessi:
-all’esterno degli alvei e delle fasce di
esondazione la realizzazione di parchi fluviali
con l ’esclusione di attrezzature che non siano
amovibili e/o precarie e di ogni opera
comportante l’impermeabilizzazione dei suoli;
- all’esterno degli alvei e delle fasce di
esondazione l’ordinaria utilizzazione agricola
del suolo con l’esclusione della realizzazione di
manufatti ed opere fisse, e purché non
comportino rischi inquinanti per le falde;
- gli attraversamenti infrastrutturali purché
esclusivamente trasversali e nel rispetto di
quanto prescritto al comma 4 del presente
articolo;
- limitati ampliamenti degli edifici esistenti fino
ad un incremento massimo del 20% della
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materiali litoidi, di captazione e sbarramento
delle acque dovranno essere controllati e
regolamentati attraverso Progetti guida di
Settore relativi alle singole aste fluviali
predisposti dagli Enti competenti sul demanio
fluviale, o indicati dalla Regione.
I progetti di ripristino delle aree di cava
dismesse o revocate come incompatibili saranno
finalizzati alla creazione di biotopi artificiali
(aree umide), di boschi ripariali, opere di
sicurezza idraulica (casse di espansione) o
anche di aree turistico-ricreative se esterne agli
alvei ed alle fasce di esondazione.
superficie coperta, quando quest’ultima è
inferiore a 100,00 mq; fino al 10% nel caso di
una superficie coperta tra 100,00 mq e 200,00;
fino al 5% quando quest’ultima supera i 200,00
mq.
Le previsioni di Parchi fluviali saranno attuate
mediante Piani guida d’Area dalla Provincia e/o
da comuni in forma associata nel quadro di
apposite Conferenze di Pianificazione, oppure
da Piani Particolareggiati Attuativi promossi da
singoli comuni.
Gli interventi di escavazione ed estrazione di
materiali litoidi, di captazione e sbarramento
delle acque dovranno essere controllati e
regolamentati attraverso Progetti guida di
Settore relativi alle singole aste fluviali
predisposti dagli Enti competenti sul demanio
fluviale, o indicati dalla Regione.
I progetti di ripristino delle aree di cava
dismesse o revocate come incompatibili saranno
finalizzati alla creazione di biotopi artificiali
(aree umide), di boschi ripariali, opere di
sicurezza idraulica (casse di espansione) o
anche di aree turistico-ricreative se esterne agli
alvei ed alle fasce di esondazione.
8. Le aree caratterizzate dalla presenza di 8. Non modificato
biotopi ed endemismi, le unità geomorfologiche
e le formazioni geologiche (geotopi), dovranno
essere disciplinate da specifici Piani d’area a
matrice ambientale di iniziativa regionale,
provinciale o comunale; in assenza di detti Piani
sono consentite soltanto:
- le attività di ricerca, studio ed osservazione
scientifica;
- l’ordinaria utilizzazione agricola e l’attività
zootecnica aziendale e interaziendale di tipo non
intensivo sui suoli già adibiti a tali usi, con
divieto di mutare la qualità delle colture in atto,
qualora trattasi di endemismi o biotopi;
- la gestione dei boschi nel rispetto di quanto
disposto al precedente comma;
- le attività escursionistiche;
- gli interventi volti a contenere od eliminare
eventuali fenomeni di dissesto e di degrado
idrogeologico.
È comunque vietato qualunque intervento di
modificazione dello stato e della qualità dei
suoli, il danneggiamento e l’asportazione di
specie floristiche e di elementi geologici e
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mineralogici, lo scarico e l’abbandono di rifiuti.
Art. 6 Aree
idrogeologico.
a
rischio
geologico
ed Art. 6 Aree
idrogeologico.
1. Nelle planimetrie di piano 1:25.000 sono
individuate le aree a rischio geologico ed
idrogeologico che comprendono le aree soggette
ad erosione, a frane attive o quiescenti, a
processi gravitativi di versante (deformazioni
lente, deformazioni gravitative profonde).
a
geologico
ed
1. Non modificato
2. Le prescrizioni del presente articolo hanno
efficacia diretta: i Comuni, in sede di
formazione dei propri strumenti urbanistici,
debbono svolgere adeguate analisi per
l’approfondimento delle conoscenze dei singoli
fenomeni anche attraverso specifiche indagini
strumentali in sito, al fine di definire una più
precisa perimetrazione ed una più specifica
disciplina d’uso e di intervento, nel rispetto
delle prescrizioni contenute nel presente
articolo. In base a tali indagini potranno
pertanto essere proposte modifiche relative
solamente ai perimetri e ad eventuali
integrazioni di aree.
2. Non modificato
3. Nel caso le suddette indagini accertassero che
la causa di rischio non sussiste più, l’area
individuata sarà parificata agli “ambiti di
controllo idrogeologico” di cui al successivo art.
7.
4. Nelle aree di rischio geologico ed
idrogeologico sono vietati nuovi interventi
infrastrutturali ed ogni attività di trasformazione
urbanistica e edilizia. Sono ammessi
esclusivamente interventi di difesa e
consolidamento del suolo e del sottosuolo, di
risanamento e di restauro ambientale. Le
pratiche colturali eventualmente in atto debbono
garantire la coerenza con il riassetto
idrogeologico dell’area ed essere corredate delle
necessarie opere di regimazione idrica
superficiale.
5. Nei terreni individuati come frane antiche o
deformazioni lente e gravitative profonde, già
interessati da insediamenti stabili e da
infrastrutturazioni extraurbane e rurali, possono
essere previsti interventi di ristrutturazione e di
completamento volti esclusivamente alla
3. Non modificato
PROVINCIA DI TERAMO
rischio
4. Non modificato
5. Nei terreni individuati come frane antiche o
deformazioni lente e gravitative profonde, già
interessati da insediamenti stabili e da
infrastrutturazioni extraurbane e rurali, possono
essere previsti interventi di ristrutturazione e di
completamento volti esclusivamente alla
sistemazione igienico funzionale e alle riduzioni
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Allegato n.1
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sistemazione igienico funzionale e alle riduzioni
del rischio, nel rispetto degli strumenti
urbanistici, previe specifiche indagini e perizie
geologiche che ne garantiscano la fattibilità e le
modalità.
del rischio, nel rispetto degli strumenti
urbanistici, previe specifiche indagini e perizie
geologiche che ne garantiscano la fattibilità e le
modalità. Saranno altresì ammessi, previe
approfondite indagini e perizie geologiche,
limitati ampliamenti degli edifici esistenti fino
ad un incremento massimo del 20% della
superficie coperta, quando quest’ultima è
inferiore a 100,00 mq; fino al 10% nel caso di
una superficie coperta tra 100,00 mq e 200,00;
fino al 5% quando quest’ultima supera i 200,00
mq.
Art. 7 Ambiti di controllo idrogeologico.
Art. 7 Ambiti di controllo idrogeologico.
1. Gli ambiti di controllo idrogeologico
individuati
nella
cartografia
1:25.000
comprendono le aree di potenziale instabilità
per la presenza di suoli aventi caratteristiche
geologiche ed idrogeologiche sfavorevoli.
Sono assimilate a tali ambiti anche le aree di
vincolo idrogeologico di cui al RDL 30/12/1923
n° 3267. L’individuazione esatta di tali aree è
comunque quella dei singoli provvedimenti di
vincolo adottati; la loro tutela si attua
conformemente alla legislazione vigente in
materia.
2. Le norme del presente articolo dettano
indirizzi per la redazione di piani e programmi
di competenza di Enti ed Amministrazioni
pubbliche e loro varianti. Eventuali prescrizioni
hanno efficacia differita: i Comuni in sede di
recepimento del P.T.P., sulla base di specifiche
indagini conoscitive, definiscono il perimetro
delle zone caratterizzate da potenziale
instabilità, verificano le previsioni vigenti dei
rispettivi strumenti urbanistici e predispongono
specifiche discipline d’uso e di intervento per
tali aree con particolare riferimento alle attività
di trasformazione urbanistica e edilizia
consentite e ad eventuali prescrizioni relative
alla stabilità delle aree ed al mantenimento degli
equilibri geoidrologici.
Le indagini valutative dovranno tenere conto
della pendenza, della quota, della natura e delle
caratteristiche dei terreni e delle rocce, del
livello di sismicità, dell’evoluzione del reticolo
idrografico e dei versanti in correlazione con le
destinazioni d’uso e le volumetrie previste
e/o prevedibili, con il grado di trasformazione
PROVINCIA DI TERAMO
1. Non modificato
2. Le norme del presente articolo dettano
indirizzi per la redazione di piani e programmi
di competenza di Enti ed Amministrazioni
pubbliche e loro varianti. Eventuali prescrizioni
hanno efficacia differita: i Comuni in sede di
recepimento del P.T.C.P., sulla base di
specifiche indagini conoscitive, definiscono il
perimetro delle zone caratterizzate da potenziale
instabilità, verificano le previsioni vigenti dei
rispettivi strumenti urbanistici e predispongono
specifiche discipline d’uso e di intervento per
tali aree con particolare riferimento alle attività
di trasformazione urbanistica e edilizia
consentite e ad eventuali prescrizioni relative
alla stabilità delle aree ed al mantenimento degli
equilibri geoidrologici.
Le indagini valutative dovranno tenere conto
della pendenza, della quota, della natura e delle
caratteristiche dei terreni e delle rocce, del
livello di sismicità, dell’evoluzione del reticolo
idrografico e dei versanti in correlazione con le
destinazioni d’uso e le volumetrie previste
e/o prevedibili, con il grado di trasformazione
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topografica dei luoghi conseguente agli
interventi previsti e/o prevedibili, alla
valutazione degli extracosti di edificazione ed
urbanizzazione.
topografica dei luoghi conseguente agli
interventi previsti e/o prevedibili, alla
valutazione degli extracosti di edificazione ed
urbanizzazione.
3. Nelle zone di potenziale instabilità, così come 3. Non modificato
definite al precedente comma, non saranno
ammesse nuove espansioni urbanistiche ed
edilizie.
4. Sui versanti con pendenza superiore al 35%, 4.Non modificato
all’interno del perimetro dei fenomeni erosivi e
dei calanchi, nelle aree ricomprese entro i
suddetti fenomeni di dissesto, saranno
consentite soltanto:
- l’utilizzazione agricola dei suoli limitatamente
alle colture estensive foraggiere permanenti e
mediante opere di regimazione e presidio
idraulico attuate favorendo la vegetazione
spontanea arbustiva e, ove compatibile, arborea;
- i rimboschimenti solo in corrispondenza di
terreni dotati di buona stabilità idrogeologica.
Art. 8 Ambiti di protezione idrogeologica
(tutela dei corpi idrici superficiali
sotterranei).
Art. 8 Ambiti di protezione idrogeologica
e (tutela dei corpi idrici superficiali
sotterranei).
1. Gli ambiti di protezione idrologica individuati
nella cartografia 1:25.000 comprendono i suoli
di particolare rilevanza per la tutela delle risorse
idriche sotterranee e di superficie, in quanto
caratterizzati da elevata permeabilità dei terreni
(vulnerabilità intrinseca) e/o da ricchezza di
falde idriche (risorsa idrica).
Rientrano in tali ambiti anche le “aree agricole
di rilevante interesse economico” individuate
nella cartografia 1:25.000, che insistono su
aree classificate come “depositi alluvionali
PROVINCIA DI TERAMO
e
1. Non modificato
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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attuali e del terrazzo recente di fondovalle”.
2. Le norme del presente articolo dettano
indirizzi per la redazione di piani e programmi
di competenza di Enti ed Amministrazioni
pubbliche e loro varianti. Eventuali prescrizioni
hanno efficacia differita.
I Comuni in sede di recepimento del P.T.P., con
riferimento alle indicazioni degli studi di settore
già contenuti nel presente P.T.P. (studio
geologico, geomorfologico e idrogeologico) e di
ulteriori specifiche indagini conoscitive,
definiscono il perimetro delle suddette zone,
verificano le previsioni vigenti dei rispettivi
strumenti urbanistici e predispongono specifiche
discipline d’uso e di intervento per tali aree con
particolare riferimento alle attività di
trasformazione urbanistica e edilizia consentite
e ad eventuali prescrizioni relative alla tutela e
salvaguardia delle risorse idriche superficiali e
sotterranee, accertate e potenziali. Tali
discipline dovranno essere coerenti con gli
indirizzi definiti dal P.T.P. per le singole Unità
ambientali.
2. Le norme del presente articolo dettano
indirizzi per la redazione di piani e programmi
di competenza di Enti ed Amministrazioni
pubbliche e loro varianti. Eventuali prescrizioni
hanno efficacia differita.
I Comuni in sede di recepimento del P.T.C.P.,
con riferimento alle indicazioni degli studi di
settore già contenuti nel presente P.T.C.P.
(studio
geologico,
geomorfologico
e
idrogeologico) e di ulteriori specifiche indagini
conoscitive, definiscono il perimetro delle
suddette zone,
verificano le previsioni vigenti dei rispettivi
strumenti urbanistici e predispongono specifiche
discipline d’uso e di intervento per tali aree con
particolare riferimento alle attività di
trasformazione urbanistica e edilizia consentite
e ad eventuali prescrizioni relative alla tutela e
salvaguardia delle risorse idriche superficiali e
sotterranee, accertate e potenziali. Tali
discipline dovranno essere coerenti con gli
indirizzi definiti dal P.T.C.P. per le singole
Unità ambientali.
3. Negli ambiti classificati di vulnerabilità
intrinseca (VI) le indagini in particolare devono: 3. Non modificato
- definire gli ordini dei terrazzi alluvionali,
distinguendo quelli direttamente connessi
all’alveo da quelli indirettamente connessi, e la
loro esatta delimitazione a scala urbanistica,
perimetrare i conoidi intravallivi;
- individuare gli affioramenti nell’area delle
superfici
terrazzate
e
specificare
la
granulometria media dei depositi alluvionali;
- verificare le tessiture superficiali e le coperture
pedologiche anche con l’eventuale ausilio di
prove geognostiche;
- censire i pozzi presenti nelle aree dei depositi
alluvionali sulla base degli elenchi regionali e
comunali (uso domestico), rilevare le sorgenti
anche di modesta entità situate al piede delle
scarpate dei diversi ordini di terrazzi;
- delimitare le cave di terrazzo e di conoide
dismesse o attive.
4. Negli ambiti classificati di risorsa idrica (RI), 4. Non modificato
la portata e la complessità delle dinamiche
idrogeologiche esulano dalle prestazioni che
possono essere richieste alle analisi geologiche
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a corredo di singoli strumenti urbanistici
comunali. Pertanto la conoscenza degli
acquiferi, delle loro caratteristiche, consistenza
ed evoluzione sarà affidata ad un Progetto guida
di Settore ai sensi dell’art. 1 delle presenti
Norme.
A livello comunale dovrà comunque essere
accertata la fragilità idrologica dei terreni
ricompresi in detti ambiti e soggetti a previsioni
urbanistiche, sulla base di indagini che
stabiliscano l’effettivo grado di protezione
dell’eventuale acquifero.
5. Nelle zone interessate da insediamenti
ricomprese negli ambiti di cui al presente
articolo, gli strumenti urbanistici comunali
dovranno garantire un coefficiente di
permeabilizzazione dei suoli non inferiore al
valore del 50% per le aree già infrastrutturate e
del 70% per le aree di nuova infrastrutturazione.
5. Non modificato
6. Nelle tavole in scala 1:25.000 sono
individuate le principali sorgenti da tutelare al
fine di garantire l’integrità delle acque. I
Comuni in sede di recepimento del P.T.P. e di
elaborazione di nuovi strumenti urbanistici
individuano ulteriori pozzi e sorgenti (esistenti,
potenziali) da tutelare e definiscono gli ambiti di
protezione, con specifiche prescrizioni relative
ad usi ed attività di trasformazione, condizionate
comunque a studi ed indagini dirette, volte ad
eliminare rischi di alterazione e di inquinamento
delle falde.
Fino
all’espletamento
del
suddetto
adempimento le aree di protezione delle
sorgenti individuate saranno costituite da un
cerchio di raggio di ml. 100 per sorgenti captate
e di ml. 50 per sorgenti non captate. Entro tale
area le previsioni di trasformazione urbanistica
e edilizia vigenti saranno consentite solo a
seguito di specifica perizia idrogeologica.
6. Nelle tavole in scala 1:25.000 sono
individuate le principali sorgenti da tutelare al
fine di garantire l’integrità delle acque. I
Comuni in sede di recepimento del P.T.C.P. e di
elaborazione di nuovi strumenti urbanistici
individuano ulteriori pozzi e sorgenti (esistenti,
potenziali) da tutelare e definiscono gli ambiti di
protezione, con specifiche prescrizioni relative
ad usi ed attività di trasformazione, condizionate
comunque a studi ed indagini dirette, volte ad
eliminare rischi di alterazione e di inquinamento
delle falde.
Fino
all’espletamento
del
suddetto
adempimento le aree di protezione delle
sorgenti individuate saranno costituite da un
cerchio di raggio di ml. 100 per sorgenti captate
e di ml. 50 per sorgenti non captate. Entro tale
area le previsioni di trasformazione urbanistica
e edilizia vigenti saranno consentite solo a
seguito di specifica perizia idrogeologica.
7. Nelle zone di protezione idrogeologica
determinate secondo quanto disposto al comma
2 sono comunque vietati:
- gli scarichi liberi sul suolo e nel sottosuolo di
rifiuti liquidi e solidi di qualsiasi genere e
provenienza, con la sola eccezione della
distribuzione agronomica del letame, dei
liquami zootecnici e delle sostanze ad uso
7. Nelle zone di protezione idrogeologica
determinate secondo quanto disposto al comma
2 sono comunque vietati:
- gli scarichi liberi sul suolo e nel sottosuolo di
rifiuti liquidi e solidi di qualsiasi genere e
provenienza, con la sola eccezione della
distribuzione agronomica del letame, dei
liquami zootecnici e delle sostanze ad uso
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agrario nei limiti delle relative disposizioni
statali e regionali e degli indirizzi definiti dal
P.T.P. per le singole Unità ambientali;
- il lagunaggio dei liquami prodotti da
allevamenti zootecnici al di fuori di appositi
lagoni di accumulo impermeabilizzati;
- la ricerca di acque sotterranee e l’escavazione
di pozzi ove non autorizzati dalle pubbliche
autorità competenti;
- la realizzazione e l’esercizio di discariche per
lo smaltimento di rifiuti, di qualsiasi genere e
provenienza, con l’esclusione delle discariche
controllate per lo smaltimento degli inerti;
- l’interramento, l’interruzione o la deviazione
delle vene di afflusso e la modifica dei caratteri
ambientali e vegetazionali delle zone interessate
da risorgive.
agrario nei limiti delle relative disposizioni
statali e regionali e degli indirizzi definiti dal
P.T.C.P. per le singole Unità ambientali;
- il lagunaggio dei liquami prodotti da
allevamenti zootecnici al di fuori di appositi
lagoni di accumulo impermeabilizzati;
- la ricerca di acque sotterranee e l’escavazione
di pozzi ove non autorizzati dalle pubbliche
autorità competenti;
- la realizzazione e l’esercizio di discariche per
lo smaltimento di rifiuti, di qualsiasi genere e
provenienza, con l’esclusione delle discariche
controllate per lo smaltimento degli inerti;
- l’interramento, l’interruzione o la deviazione
delle vene di afflusso e la modifica dei caratteri
ambientali e vegetazionali delle zone interessate
da risorgive.
Art. 9 Aree ed emergenze di interesse Art. 9 Aree ed emergenze di interesse
paesaggistico-ambientale.
paesaggistico-ambientale.
1. Le aree ed emergenze di interesse 1. Non modificato
paesaggistico-ambientale
comprendono
le
seguenti categorie:
- la prima quinta collinare costiera;
- le aree agricole che costituiscono l’ambito
paesaggistico e percettivo entro cui sono
comprese le aree e gli oggetti di interesse bioecologico e le aree a rischio geologico ed
idrogeologico;
- le aree agricole caratterizzate da persistenza di
elementi organizzativi storici del paesaggio
agrario;
- le aree agricole caratterizzate da persistenza di
tipologie storiche della struttura insediativa o da
particolari sistemi di beni storico architettonici.
2. In tali aree, il P.T.P. persegue la
conservazione dei caratteri originari del
paesaggio naturale ed agrario, anche attraverso
la conservazione dei caratteri antropici storici
dell’insediamento, il risanamento ed il restauro
ambientale delle aree degradate. In tali aree non
saranno pertanto ammesse nuove previsioni di
trasformazione urbanistica e edilizia finalizzata
all’uso insediativo. In contrasto con tali
limitazioni, nei nuclei esistenti, sono soltanto
ammessi:
completamenti,
razionalizzazioni,
potenziamenti di nuclei esistenti nonché la
PROVINCIA DI TERAMO
2. In tali aree, il P.T.C.P. persegue la
conservazione dei caratteri originari del
paesaggio naturale ed agrario, anche attraverso
la conservazione dei caratteri antropici storici
dell’insediamento, il risanamento ed il restauro
ambientale delle aree degradate. In tali aree non
saranno pertanto ammesse nuove previsioni di
trasformazione urbanistica e edilizia finalizzata
all’uso insediativo. In contrasto con tali
limitazioni, nei nuclei esistenti, sono soltanto
ammessi:
completamenti,
razionalizzazioni,
potenziamenti di nuclei esistenti nonché la
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localizzazione di impianti ed attrezzature di
rilevante interesse comunale e sovracomunale
proposta attraverso piani, programmi e
normative di settore;
ampliamenti,
rafforzamenti,
per
la
localizzazione di servizi, impianti e attrezzature
solo se previsti e/o richiesti dal P.T.P.
localizzazione di impianti ed attrezzature di
rilevante interesse comunale e sovracomunale
proposta attraverso piani, programmi e
normative di settore;
ampliamenti,
rafforzamenti,
per
la
localizzazione di servizi, impianti e attrezzature
solo se previsti e/o richiesti dal P.T.C.P.
3. Le prescrizioni del presente articolo hanno
efficacia differita mentre la perimetrazione di
tali aree, riportata sulla cartografia del P.T.P., è
da intendersi indicativa e non prescrittiva: i
Comuni, in sede di formazione e/o di
adeguamento dei propri strumenti urbanistici
dovranno precisarne, in ragione della loro scala
grafica, il perimetro e le norme di uso e di
intervento, nel rispetto delle prescrizioni
contenute nel presente articolo e degli indirizzi
definiti dal P.T.P. per le singole Unità
ambientali.
Per la perimetrazione dovranno essere rispettati,
nell’ordine, i seguenti criteri di delimitazione:
a) uso di limiti fisici rintracciabili (viabilità,
corsi d’acqua, cambi di pendenza, cambi di
coltura, limite di aree boscate) e coerenti con
la natura dell’area considerata;
b)definizione di limiti prefissati (fasce di
grandezza uniforme, curve di livello) in
mancanza dei limiti di cui alla precedente lettera
a);
c) uso di limiti amministrativi o catastali in
mancanza dei limiti di cui alle precedenti lettere
a) e b).
3. Le prescrizioni del presente articolo hanno
efficacia differita mentre la perimetrazione di
tali aree, riportata sulla cartografia del P.T.C.P.,
è da intendersi indicativa e non prescrittiva: i
Comuni, in sede di formazione e/o di
adeguamento dei propri strumenti urbanistici
dovranno precisarne, in ragione della loro scala
grafica, il perimetro e le norme di uso e di
intervento, nel rispetto delle prescrizioni
contenute nel presente articolo e degli indirizzi
definiti dal P.T.C.P. per le singole Unità
ambientali.
Per la perimetrazione dovranno essere rispettati,
nell’ordine, i seguenti criteri di delimitazione:
a) uso di limiti fisici rintracciabili (viabilità,
corsi d’acqua, cambi di pendenza, cambi di
coltura, limite di aree boscate) e coerenti con
la natura dell’area considerata;
b)definizione di limiti prefissati (fasce di
grandezza uniforme, curve di livello) in
mancanza dei limiti di cui alla precedente lettera
a);
c) uso di limiti amministrativi o catastali in
mancanza dei limiti di cui alle precedenti lettere
a) e b).
4. Nelle aree di cui al presente articolo la 4. Non modificato
realizzazione di linee di comunicazione (viarie,
ferroviarie), di impianti a rete o puntuali per
l’approvvigionamento idrico e per lo
smaltimento dei rifiuti, di sistemi tecnologici
per il trasporto dell’energia e delle materie
prime, è subordinata alla loro previsione
mediante strumenti di pianificazione e
programmazione
nazionali,
regionali
o
provinciali, e di altri enti locali, ed in ogni caso
alle condizioni e nei limiti derivanti dal rispetto
di quanto disposto al presente articolo.
5. Per queste aree il P.T.P. fissa i seguenti
indirizzi generali da perseguire attraverso la
pianificazione di settore regionale e provinciale
e gli strumenti urbanistici comunali:
PROVINCIA DI TERAMO
5. Per queste aree il P.T.C.P. fissa i seguenti
indirizzi generali da perseguire attraverso la
pianificazione di settore regionale e provinciale
e gli strumenti urbanistici comunali:
- tutela e valorizzazione degli aspetti
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- tutela e valorizzazione degli aspetti
significativi sotto il profilo ambientale e
paesistico, conservando nel contempo la
naturale destinazione agricola, mediante
l’esclusione delle attività a maggior carico
inquinante o a maggior impatto visivo e la
conservazione e l’incentivazione, attraverso
politiche di settore e finanziamenti, di colture e
modelli produttivi che hanno collaborato alla
determinazione del paesaggio: colture legnoseagrarie (vite, olivo, frutteto) per la collina e
prato pascolo per la montagna;
- eventuali ricomposizioni particellari in
funzione di ristrutturazione della produzione
agricola coerente alle finalità di tutela
ambientale e idrogeologica delle aree;
promozione della costituzione di aziende
agricole per il recupero di terre incolte o in
abbandono produttivo (colture degradate);
- valorizzazione quali polmoni ambientali
pregiati delle aree insediate, organizzando la
fruizione ricreativa e turistica nei limiti di
compatibilità con la tutela delle aree stesse;
- regolamentazione dell’attività estrattiva,
attraverso la verifica delle condizioni puntuali,
paesaggistiche ed urbanistiche, che consentano
con il minimo impatto sul paesaggio di
indirizzarne uno sfruttamento in alternativa alle
risorse alluvionali.
Gli indirizzi di cui al presente comma saranno
attuati attraverso l’istituzione di Parchi
Regionali, Piani guida d’Area, formule di
“campagna- parco” sostenute da Piani
Particolareggiati Attuativi o Piani di sviluppo
aziendale.
Tali strumenti costituiranno ambito di
riferimento prioritario per l’erogazione di fondi
e contributi comunitari, nazionali e regionali
finalizzati all’incentivazione della forestazione e
dei
metodi
di
produzione
agricola
ecocompatibile: riduzione dell’impiego di
concimi e fitofarmaci, metodi di agricoltura
biologica, sistemi di lavorazione minima del
suolo, riduzione di densità di capi per unità
foraggiera, contingentamento delle produzioni e
messa a riposo dei terreni.
significativi sotto il profilo ambientale e
paesistico, conservando nel contempo la
naturale destinazione agricola, mediante
l’esclusione delle attività a maggior carico
inquinante o a maggior impatto visivo e la
conservazione e l’incentivazione, attraverso
politiche di settore e finanziamenti, di colture e
modelli produttivi che hanno collaborato alla
determinazione del paesaggio: colture legnoseagrarie (vite, olivo, frutteto) per la collina e
prato pascolo per la montagna;
- eventuali ricomposizioni particellari in
funzione di ristrutturazione della produzione
agricola coerente alle finalità di tutela
ambientale e idrogeologica delle aree;
promozione della costituzione di aziende
agricole per il recupero di terre incolte o in
abbandono produttivo (colture degradate);
- valorizzazione quali polmoni ambientali
pregiati delle aree insediate, organizzando la
fruizione ricreativa e turistica nei limiti di
compatibilità con la tutela delle aree stesse;
- regolamentazione dell’attività estrattiva,
attraverso la verifica delle condizioni puntuali,
paesaggistiche ed urbanistiche, che consentano
con il minimo impatto sul paesaggio di
indirizzarne uno sfruttamento in alternativa alle
risorse alluvionali.
Gli indirizzi di cui al presente comma saranno
attuati attraverso l’istituzione di Parchi
Regionali, Piani guida d’Area, formule di
“campagna- parco” sostenute da Piani
Particolareggiati Attuativi o Piani di sviluppo
aziendale.
Tali strumenti costituiranno ambito di
riferimento prioritario per l’erogazione di fondi
e contributi comunitari, nazionali e regionali
finalizzati all’incentivazione della forestazione e
dei
metodi
di
produzione
agricola
ecocompatibile: riduzione dell’impiego di
concimi e fitofarmaci, metodi di agricoltura
biologica, sistemi di lavorazione minima del
suolo, riduzione di densità di capi per unità
foraggiera, contingentamento delle produzioni e
messa a riposo dei terreni.
6. Saranno pertanto ammesse, all’interno dei 6.
Saranno pertanto ammesse, all’interno
suddetti strumenti nuove previsioni unicamente degli strumenti previsti al comma 5 nuove
per:
previsioni unicamente per:
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- parchi territoriali comprendenti emergenze
vegetazionali, geologiche, storiche o percettive
che abbiano come scopo la conservazione
dell’ambiente e la sua accessibilità, mediante la
realizzazione di percorsi pedonali e spazi di
sosta, zone alberate e radure da destinare ad
attività di tempo libero;
- attrezzature culturali, ricreative e di servizio
alle attività di tempo libero, posti di ristoro,
attività di turismo rurale, solo attraverso il
recupero degli edifici esistenti, con priorità per i
beni architettonici ed urbanistici di cui al
successivo art.10;
- strutture ricettive all’aria aperta, garantendo la
salvaguardia della morfologia agraria attuale, la
conservazione di elementi, allineamenti ed
emergenze
percettive
vegetazionali
e/o
edificate, la valorizzazione dei manufatti
esistenti, la sistemazione dei terreni con
movimenti di terra limitati unicamente al
ripristino di terrazzamenti esistenti abbandonati,
la conservazione ed il recupero dei fabbricati
esistenti per la realizzazione di servizi ed
attrezzature;
- recupero e riutilizzo di cave dismesse per la
riforestazione, la creazione di biotopi artificiali,
l’uso turistico-ricreativo;
- nuovi insediamenti urbanistici, previa
giustificata motivazione, solo in fase di nuovo
strumento urbanistico comunale o di variante
generale nel rispetto, comunque, delle attenzioni
ambientali previste per le aree dal P.T.P.
Eventuali
nuovi
insediamenti
devono,
comunque, essere concentrati in settori specifici
e ridurre al minimo l’occupazione di suolo,
comunque inferiore al 30% della superficie
territoriale. Resta ferma la possibilità di
localizzazione di insediamenti di rilevante
interesse comunale e sovracomunale in
relazione a programmi, piani e norme di settore.
PROVINCIA DI TERAMO
6.a parchi territoriali comprendenti emergenze
vegetazionali, geologiche, storiche o percettive
che abbiano come scopo la conservazione
dell’ambiente e la sua accessibilità, mediante la
realizzazione di percorsi pedonali e spazi di
sosta, zone alberate e radure da destinare ad
attività di tempo libero;
6.b attrezzature culturali, ricreative e di servizio
alle attività di tempo libero, posti di ristoro,
attività di turismo rurale, solo attraverso il
recupero degli edifici esistenti, con priorità per i
beni architettonici ed urbanistici di cui al
successivo art.10;
6.c strutture ricettive all’aria aperta, garantendo
la salvaguardia della morfologia agraria attuale,
la conservazione di elementi, allineamenti ed
emergenze
percettive
vegetazionali
e/o
edificate, la valorizzazione dei manufatti
esistenti, la sistemazione dei terreni con
movimenti di terra limitati unicamente al
ripristino di terrazzamenti esistenti abbandonati,
la conservazione ed il recupero dei fabbricati
esistenti per la realizzazione di servizi ed
attrezzature;
6.d recupero e riutilizzo di cave dismesse per la
riforestazione, la creazione di biotopi artificiali,
l’uso turistico –ricreativo all’aperto ;
6.e nuovi insediamenti urbanistici, previa
giustificata motivazione, solo in fase di nuovo
strumento urbanistico comunale o di variante
generale nel rispetto, comunque, delle attenzioni
ambientali previste per le aree dal P.T.C.P. Tali
eventuali nuovi insediamenti andranno verificati
sulla base di uno Studio di compatibilità
ambientale di cui all’art.8 del Piano Regionale
Paesistico e delle relative Linee Guida, e
comunque non potranno impegnare una quantità
di suolo superiore al 20% della superficie
territoriale complessiva.
In tale Studio, oltre alla valutazione
dell’inserimento paesaggistico e alle misure di
mitigazione
dell’eventuale
impatto
con
l’ambiente ed il paesaggio, andranno previste
misure di compensazione ambientale per la
messa in sicurezza del territorio da fenomeni di
dissesto idrogeologico.
Lo Studio di compatibilità ambientale dovrà
essere sottoposto al parere della Provincia in
sede di approvazione degli strumenti urbanistici.
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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7. Anche in assenza degli strumenti di cui al
precedente comma 5 saranno consentiti:
- l’uso agricolo, limitatamente all’ordinario
utilizzo colturale ed alla creazione di annessi e
strutture strettamente funzionali alla conduzione
del fondo nei limiti prescritti all’art. 24;
zootecnica
aziendale
ed
-l’attività
interaziendale di tipo estensivo, limitatamente
alle aree già utilizzate a pascolo. La previsione
di ampliamento o di nuova costruzione di stalle
e manufatti connessi sarà comunque subordinata
ad uno studio di compatibilità ambientale che
definisca, in riferimento all’entità ed alla
localizzazione dell’insediamento, il rispetto
della qualità delle acque, dei limiti di
accettabilità ecologica, e garantisca il minimo
impatto percettivo;
- gli interventi di manutenzione ordinaria e
straordinaria, di risanamento igienico e di
ristrutturazione edilizia degli edifici esistenti in
territorio agricolo, nei limiti prescritti all’art. 24,
con l’esclusione dei manufatti vincolati di cui al
successivo art. 10;
- le infrastrutture tecniche e di difesa del suolo,
le opere di difesa idraulica, privilegiando il
ricorso a tecniche di ingegneria naturalistica.
7. Anche in assenza degli strumenti di cui al
precedente comma 5 saranno consentiti:
- le previsioni di cui ai precedenti punti 6.a,
6.b, 6.c e 6.d;
-l’uso agricolo, limitatamente all’ordinario
utilizzo colturale ed alla creazione di annessi e
strutture strettamente funzionali alla conduzione
del fondo nei limiti prescritti all’art. 24;
l’attività
zootecnica
aziendale
ed
interaziendale di tipo estensivo, limitatamente
alle aree già utilizzate a pascolo. La previsione
di ampliamento o di nuova costruzione di stalle
e manufatti connessi sarà comunque subordinata
ad uno studio di compatibilità ambientale che
definisca, in riferimento all’entità ed alla
localizzazione dell’insediamento, il rispetto
della qualità delle acque, dei limiti di
accettabilità ecologica, e garantisca il minimo
impatto percettivo;
- gli interventi di manutenzione ordinaria e
straordinaria, di risanamento igienico e di
ristrutturazione edilizia degli edifici esistenti in
territorio agricolo, nei limiti prescritti all’art. 24,
con l’esclusione dei manufatti vincolati di cui al
successivo art. 10;
- le infrastrutture tecniche e di difesa del suolo,
le opere di difesa idraulica, privilegiando il
ricorso a tecniche di ingegneria naturalistica. In
assenza degli strumenti di cui al precedente
comma 5, le previsioni di cui ai precedenti punti
6.c e 6.d andranno verificate sulla base di uno
Studio di compatibilità ambientale di cui
all’art.8 del Piano Regionale Paesistico e delle
relative Linee Guida. Nello Studio, oltre alla
valutazione dell’inserimento paesaggistico e le
misure di mitigazione dell’eventuale impatto
con l’ambiente e il paesaggio, andranno previste
misure di compensazione ambientale per la
messa in sicurezza del territorio da fenomeni di
dissesto idrogeologico.
Le misure di
compensazione ambientale dovranno essere
individuate sulla base dell’allegato 4 alle NTA.
8. Dovranno comunque essere garantiti dagli
interventi di cui al presente articolo:
- la salvaguardia degli impianti (boschi,
macchie, pinete, ecc.) e degli equipaggiamenti
(alberature lungo cigli stradali e fossi, filari,
ecc.) vegetazionali esistenti; gli interventi sui
complessi vegetazionali dovranno tendere alla
conservazione ed alla ricostruzione della
8. Dovranno comunque essere garantiti dagli
interventi di cui al presente articolo:
- la salvaguardia degli impianti (boschi,
macchie, pinete, ecc.) e degli equipaggiamenti
(alberature lungo cigli stradali e fossi, filari,
ecc.) vegetazionali esistenti; gli interventi sui
complessi vegetazionali dovranno tendere alla
conservazione ed alla ricostruzione della
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vegetazione in equilibrio con l’ambiente,
attraverso la diffusione di specie spontanee
autoctone;
- la conservazione ed il ripristino ove possibile
della viabilità interpoderale e della viabilità
storica, quale risulta dalla Carta della Provincia
di Teramo del 1856, dalla cartografia del P.T.P.
relativa a “Manufatti e siti di interesse
archeologico, storico, culturale e testimoniale”,
dalla cartografia I.G.M. di primo impianto. La
viabilità storica va tutelata sia per quanto
concerne gli aspetti strutturali sia per quanto
attiene l’arredo e le pertinenze;
- la conservazione e la valorizzazione degli
elementi caratterizzanti il paesaggio agrario e le
strutture insediative, quali le permanenze della
maglia poderale e delle sistemazioni agricole
tradizionali, i filari ed i percorsi alberati, le
emergenze
percettive
costituite
dalle
preesistenze storico-architettoniche individuate
nelle planimetrie 1:25.000;
- il rispetto, negli interventi sul patrimonio
edilizio esistente, dei caratteri del paesaggio
rurale; in particolare dei materiali tradizionali
e delle tipologie delle coperture, il restauro e la
valorizzazione dei dettagli architettonici quali
cornici, lesene, colonne, ecc.
vegetazione in equilibrio con l’ambiente,
attraverso la diffusione di specie spontanee
autoctone;
- la conservazione ed il ripristino ove possibile
della viabilità interpoderale e della viabilità
storica, quale risulta dalla Carta della Provincia
di Teramo del 1856, dalla cartografia del
P.T.C.P. relativa a “Manufatti e siti di interesse
archeologico, storico, culturale e testimoniale”,
dalla cartografia I.G.M. di primo impianto. La
viabilità storica va tutelata sia per quanto
concerne gli aspetti strutturali sia per quanto
attiene l’arredo e le pertinenze;
- la conservazione e la valorizzazione degli
elementi caratterizzanti il paesaggio agrario e le
strutture insediative, quali le permanenze della
maglia poderale e delle sistemazioni agricole
tradizionali, i filari ed i percorsi alberati, le
emergenze
percettive
costituite
dalle
preesistenze storico-architettoniche individuate
nelle planimetrie 1:25.000;
- il rispetto, negli interventi sul patrimonio
edilizio esistente, dei caratteri del paesaggio
rurale; in particolare dei materiali tradizionali
e delle tipologie delle coperture, il restauro e la
valorizzazione dei dettagli architettonici quali
cornici, lesene, colonne, ecc.
9. In queste aree sono vietati:
9. Non modificato
- nuovi impianti produttivi agricoli di tipo
industriale, così come definiti all’art. 72 della
L.U.R. n° 18/83;
- allevamenti di tipo intensivo e relative
strutture.
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Art. 10 Manufatti e siti di interesse Art. 10 Manufatti e siti di interesse
storico,
artistico
e
archeologico,
storico,
artistico
e archeologico,
documentario.
documentario.
1. Nelle planimetrie di piano 1:25.000 sono 1. Non modificato
individuati i manufatti e siti di interesse
archeologico, storico, artistico e documentario,
che richiedono particolare tutela. Per quelli non
ancora assoggettati a vincolo specifico ai sensi
del D.lgs. 490/99, la Provincia ed i comuni
interessati dovranno inserire i beni di rispettiva
proprietà negli appositi elenchi di cui al D.lgs.
490/99, promuovere presso la competente
Soprintendenza la notifica amministrativa ai
sensi del D.lgs. 490/99 per quelli di proprietà
privata, proporre l’inserimento negli elenchi di
cui al già richiamato D.lgs. 490/99.
2. I manufatti ed i siti sono articolati nelle
seguenti categorie:
- beni archeologici puntuali;
- aree archeologiche, cioè complessi di accertata
entità ed estensione (abitati, villae, vici, ecc.);
- aree di attenzione archeologica, cioè aree
interessate da notevole presenza di materiali,
già rinvenuti o ancora non interessati da
campagne di scavo, le quali possono
configurarsi come luoghi di importante
documentazione storica;
- beni architettonici, distinti in edifici religiosi,
edifici militari, edifici civili;
- beni urbanistici, distinti in centri storici, nuclei
e borghi rurali.
Di tali beni il P.T.P. fornisce apposita
schedatura articolata per ambiti comunali.
2. I manufatti ed i siti sono articolati nelle
seguenti categorie:
- beni archeologici puntuali;
- aree archeologiche, cioè complessi di accertata
entità ed estensione (abitati, villae, vici, ecc.);
- aree di attenzione archeologica, cioè aree
interessate da notevole presenza di materiali,
già rinvenuti o ancora non interessati da
campagne di scavo, le quali possono
configurarsi come luoghi di importante
documentazione storica;
- beni architettonici, distinti in edifici religiosi,
edifici militari, edifici civili;
- beni urbanistici, distinti in centri storici, nuclei
e borghi rurali.
Di tali beni il P.T.C.P. fornisce apposita
schedatura articolata per ambiti comunali.
3. Le prescrizioni del presente articolo hanno
efficacia diretta. I Comuni in sede di
recepimento del P.T.P. o di formazione di nuovi
strumenti urbanistici debbono: precisare a scala
adeguata, sulla scorta delle schede allegate, i
perimetri delle aree archeologiche e di
attenzione archeologica, dei centri storici, dei
nuclei e borghi rurali, nonché la localizzazione
dei beni puntuali individuati dal P.T.P.
comprendendo anche aree esterne ai medesimi
ma ad essi pertinenti; individuare con le stesse
modalità beni analoghi non individuati dal
P.T.P. con le relative pertinenze, tenendo anche
conto di individuazioni e ricognizioni ad opera
3. Le prescrizioni del presente articolo hanno
efficacia diretta. I Comuni in sede di
recepimento del P.T.C.P. o di formazione di
nuovi strumenti urbanistici debbono: precisare a
scala adeguata, sulla scorta delle schede
allegate, i perimetri delle aree archeologiche e
di attenzione archeologica, dei centri storici, dei
nuclei e borghi rurali, nonché la localizzazione
dei beni puntuali individuati dal P.T.C.P.
comprendendo anche aree esterne ai medesimi
ma ad essi pertinenti; individuare con le stesse
modalità beni analoghi non individuati dal
P.T.C.P. con le relative pertinenze, tenendo
anche conto di individuazioni e ricognizioni ad
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di Enti preposti alla tutela, valorizzazione e
gestione
dei
beni
stessi;
definire
cartograficamente ambiti e/o fasce di rispetto
adeguati, per garantire la tutela anche percettiva
e la fruizione dei manufatti e dei siti; precisarne
le norme di uso e di intervento, nel rispetto delle
seguenti prescrizioni generali e specifiche
relative a ciascuna categoria.
opera di Enti preposti alla tutela, valorizzazione
e gestione dei beni stessi; definire
cartograficamente ambiti e/o fasce di rispetto
adeguati, per garantire la tutela anche percettiva
e la fruizione dei manufatti e dei siti; precisarne
le norme di uso e di intervento, nel rispetto delle
seguenti prescrizioni generali e specifiche
relative a ciascuna categoria.
4. Costituiscono oggetto di tutela anche le aree, 4. Non modificato
gli impianti vegetazionali (parchi, giardini,
filari, alberature isolate), i manufatti
pertinenziali
che
compongono
un’unità
paesistica, storica ed ambientale con i manufatti
od i siti di cui al primo e secondo comma e ne
connotano il rapporto con il paesaggio. Sono
pertanto sottoposti alla medesima disciplina di
manutenzione,
restauro
e
risanamento
conservativo.
5. Le misure e gli interventi di tutela e dei beni
archeologici puntuali, delle aree archeologiche
e delle aree di attenzione archeologica dovranno
essere definiti da piani o progetti formati
d’intesa con la competente Soprintendenza.
Fino all’entrata in vigore di detti strumenti nelle
zone archeologiche e sui beni archeologici
puntuali saranno ammesse solo attività di studio,
ricerca, scavo, restauro inerenti i beni
archeologici ad opera di enti ed istituti
scientifici autorizzati.
Fino alla medesima scadenza nelle aree di
attenzione archeologica, oltre alle attività e
trasformazioni sopra indicate e ferme restando
disposizioni più restrittive emanate dalla
competente Soprintendenza, saranno ammesse
solamente:
- l’utilizzazione agricola del suolo secondo gli
ordinamenti colturali in atto alla data di
adozione
del
P.T.P.,
subordinata
all’autorizzazione
della
competente
Soprintendenza di ogni scavo o aratura dei
terreni a profondità superiore a cm. 50;
- gli interventi su edifici esistenti e di nuova
edificazione, come previsti ed ammessi dai
vigenti strumenti urbanistici comunali. Gli
interventi di nuova edificazione nelle aree
agricole degli strumenti urbanistici vigenti
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5. Le misure e gli interventi di tutela e dei beni
archeologici puntuali, delle aree archeologiche
e delle aree di attenzione archeologica dovranno
essere definiti da piani o progetti formati
d’intesa con la competente Soprintendenza.
Fino all’entrata in vigore di detti strumenti nelle
zone archeologiche e sui beni archeologici
puntuali saranno ammesse solo attività di studio,
ricerca, scavo, restauro inerenti i beni
archeologici ad opera di enti ed istituti
scientifici autorizzati.
Fino alla medesima scadenza nelle aree di
attenzione archeologica, oltre alle attività e
trasformazioni sopra indicate e ferme restando
disposizioni più restrittive emanate dalla
competente Soprintendenza, saranno ammesse
solamente:
- l’utilizzazione agricola del suolo secondo gli
ordinamenti colturali in atto alla data di
adozione
del
P.T.C.P.,
subordinata
all’autorizzazione
della
competente
Soprintendenza di ogni scavo o aratura dei
terreni a profondità superiore a cm. 50;
- gli interventi su edifici esistenti e di nuova
edificazione, come previsti ed ammessi dai
vigenti strumenti urbanistici comunali. Gli
interventi di nuova edificazione nelle aree
agricole degli strumenti urbanistici vigenti
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dovranno essere preventivamente comunicati dovranno essere preventivamente comunicati
alla competente Sopraintendenza2.
alla competente Sopraintendenza2.
6. Per i beni architettonici sia interni che esterni 6. Non modificato
ai perimetri dei centri storici, dei nuclei e borghi
rurali sono ammessi:
- interventi di manutenzione, di restauro e di
risanamento conservativo;
- cambiamenti delle destinazioni d’uso soltanto
se compatibili con il mantenimento dei caratteri
architettonici e tipologici originari.
7. Per i beni urbanistici, usi ed interventi 7. Non modificato
consentiti dovranno essere determinati da
appositi
strumenti
attuativi,
Piani
Particolareggiati e Piani di Recupero, o da
specifica disciplina esecutiva direttamente
prevista in sede di P.R.G. o di P.R.E., in
conformità a quanto disposto dagli artt. 9, 12 e
78 della L.U.R. 18/83 e successive modifiche
ed integrazioni e dalle altre vigenti norme, per
zone di particolare interesse storico artistico o
ambientale (zone A), dal D.M. 2/4/68 n°1444.
In assenza di detti strumenti e discipline, entro
le perimetrazioni dei centri storici come riportati
nelle planimetrie 1:25000 e nei nuclei e borghi
rurali, fatta salva l’applicazione delle norme del
precedente comma 6 e degli strumenti
urbanistici comunali, se più restrittive, si
applicano le norme di cui all’ultimo comma
dell’articolo 27 della Legge 457/78, nel testo
vigente. All’interno dei nuclei e borghi rurali
sono, comunque, consentiti interventi di
ampliamento e completamento degli edifici
esistenti se realizzabili in applicazione degli
indici degli attuali strumenti urbanistici vigenti
e nel rispetto dell’impianto urbanistico esistente.
Questi ultimi interventi e gli interventi di
ristrutturazione edilizia, in assenza di disciplina
esecutiva, devono anche, nel caso di intervento
all’interno dei centri storici, garantire il rispetto
delle caratteristiche tipologiche degli edifici, il
recupero o utilizzazione dei materiali costruttivi
tradizionali.
8. In attesa della precisazione dei perimetri dei 8. Non modificato
beni urbanistici, di cui al comma 3, le norme di
cui al precedente comma si applicano all’interno
2
Modifica apportata con deliberazione di Consiglio Provinciale n° 130 del 23 settembre 1999.
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dei centri e nuclei storici come perimetrati negli
strumenti urbanistici comunali.
Per i beni urbanistici attualmente non
perimetrati dagli strumenti urbanistici comunali
vale quanto segue:
- i centri storici e i nuclei e borghi rurali indicati
e non perimetrati nelle tavole 1:25.000, vanno
considerati con riferimento al nucleo abitato
documentato dalle mappe del vigente Catasto
Terreni, come all’impianto. Tali mappe, se
richieste dai Comuni, possono essere fornite
direttamente dall’Ufficio provinciale di Piano. Il
perimetro dei suddetti beni è costituito sulla
base della poligonale chiusa che ricomprende
tutti gli edifici e antistanti spazi pubblici a loro
servizio (strade, piazze, slarghi ecc.)
rappresentati nelle citate mappe catastali e
costruita con il collegamento dei vertici degli
edifici e/o dei relativi spazi pubblici più esterni
al nucleo stesso. Il perimetro entro il quale
vanno applicate le norme sopra indicate è
determinato dalla poligonale come sopra
individuata traslata, su ogni lato, di ml 10,00
verso l’esterno. Nel caso che gli abitati in
questione siano oggetto di “sviluppo catastale
specifico” il perimetro è determinato dal limite
dello sviluppo stesso oltre la prima quinta di
edifici circostanti, se esistente, e relative
retrostanti pertinenze per una fascia di ml 10,00.
Tutti gli edifici attualmente esistenti, anche se
non riportati nelle mappe in questione, ricadenti
anche in minima parte all’interno dei perimetri
come sopra definiti, vanno sottoposti alla
medesima disciplina;
- le mappe del vigente Catasto, come
all’impianto, sono altresì di riferimento per una
eventuale precisazione dei perimetri dei centri
storici e nuclei e borghi rurali indicati nelle
tavole 1:25.000;
- nei centri storici vanno comunque ricomprese
le parti interne agli elementi di fortificazioni,
quali cinte murarie, torri ecc. e gli elementi
stessi.
Precisazioni, con eventuali modifiche, del
perimetro dei beni urbanistici, come derivante
dalle indicazioni di cui sopra, possono essere
richieste dai Comuni alla Provincia che
procederà attraverso ricognizione storica con
istruttoria di merito dell’Ufficio di Piano e
parere conclusivo della Sezione Urbanistica
Provinciale.
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Art. 11 Le emergenze percettive.
Art. 11 Le emergenze percettive.
1. Nelle tavole in scala 1:25.000 sono 1. Non modificato
individuati come emergenze percettive gli
elementi principali di connotazione del
paesaggio che si qualificano anche come
elementi ordinatori del sistema insediativo
ed infrastrutturale, articolati nelle seguenti
categorie:
- sistema dei crinali, che comprende i crinali
principali o più evidenti, che delimitano i
singoli bacini idrografici e specifici ambiti di
rilevanza ambientale, paesaggistica e percettiva;
- elementi focali, che comprendono presenze
puntuali di beni architettonici di valore storico
e/o
documentario
situati
in
contesti
percettivamente emergenti o in riferimento ad
elementi organizzatori del paesaggio rurale;
- elementi organizzatori del paesaggio rurale,
che comprendono elementi residui significativi
della trama infrastrutturale e vegetazionale del
paesaggio agricolo storico quali le strade
interpoderali alberate e non, i tracciati viari
storici caratterizzati da alberature di antico
impianto, viali alberati e relitti di filari di antico
impianto;
- visuali da salvaguardare, che comprendono
percorsi con fruizione di uno o più ambiti o
sistemi ambientali e paesaggistici di cui agli
artt. 5, 6 e 9 delle presenti Norme, o di singole
emergenze di cui ai precedenti commi.
2. Le prescrizioni del presente articolo hanno 2. Non modificato
efficacia differita; i Comuni in sede di
recepimento del P.T.P. debbono precisare
cartograficamente, a scala adeguata, tali
elementi ed individuarne di ulteriori aventi le
medesime caratteristiche; definire le norme di
uso e di intervento, nel rispetto delle
prescrizioni contenute nel presente articolo
e degli indirizzi definiti dal P.T.P. per le singole
Unità ambientali.
3. Per il sistema dei crinali dovranno essere 3. Non modificato
mantenute le regole di relazione fra
infrastrutture,
insediamenti
e
crinale
storicamente sedimentate.
In particolare:
- ove il crinale sia stato l’elemento ordinatore
dell’insediamento storico esso può essere
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assunto come riferimento riconoscibile per le
trasformazioni urbanistiche e edilizie previste
dagli strumenti urbanistici vigenti, ove non in
contrasto con le prescrizioni di cui agli artt. 5, 6
e 9 delle presenti Norme. I nuovi interventi
dovranno comunque garantire la coerenza con
gli assetti plano-altimetrici dell’insediamento
storico e consolidato;
- ove viceversa il crinale è rimasto libero da
insediamenti storici o consolidati il suo profilo
deve essere conservato integro e libero da
costruzioni e manufatti di qualsiasi genere,
anche nelle sue vicinanze, che ne possano
modificare la percezione visiva.
Non saranno comunque consentite lungo la
linea di tali crinali nuove previsioni di viabilità
extra-urbana.
4. Per gli elementi focali e gli elementi 4. Non modificato
organizzatori del paesaggio rurale è fatto divieto
di qualsiasi alterazione che ne comprometta le
caratteristiche formali,
di
tracciato e
vegetazionali; dovrà inoltre essere garantita la
loro percezione visiva dai centri abitati
circostanti e dalle infrastrutture viarie.
Gli edifici saranno assoggettati alle prescrizioni
relative ai beni architettonici di cui al
precedente art. 10; per gli impianti vegetazionali
saranno ammessi interventi fitosanitari, di
restauro e reintegro con le stesse essenze,
nonché il completamento e l'integrazione con
nuove congrue costituzioni.
5. Per le visuali da salvaguardare, in sede di
formazione degli strumenti urbanistici comunali
e loro varianti andrà dettagliata l’analisi in
termini di diversa valutazione qualitativa e
funzionale delle stesse.
Dovrà comunque essere tutelata la visuale da
detti punti o percorsi verso gli elementi, le aree,
i sistemi e le emergenze ambientali e
paesaggistiche contenute entro l’ambito
percettivo, attraverso la definizione di coni e
margini visuali, di limitazioni di altezza e fasce
di distacco di eventuali manufatti ammessi dalle
specifiche prescrizioni del P.T.P. relative alle
aree ricomprese.
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5. Per le visuali da salvaguardare, in sede di
formazione degli strumenti urbanistici comunali
e loro varianti andrà dettagliata l’analisi in
termini di diversa valutazione qualitativa e
funzionale delle stesse.
Dovrà comunque essere tutelata la visuale da
detti punti o percorsi verso gli elementi, le aree,
i sistemi e le emergenze ambientali e
paesaggistiche contenute entro l’ambito
percettivo, attraverso la definizione di coni e
margini visuali, di limitazioni di altezza e fasce
di distacco di eventuali manufatti ammessi dalle
specifiche prescrizioni del P.T.C.P. relative alle
aree ricomprese.
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Art. 12 Aree a parco naturale.
Art. 12 Aree a parco naturale.
1. Nelle planimetrie di piano 1:25.000 sono 1. Non modificato
riportati i perimetri delle aree protette di
interesse nazionale e regionale, istituite o
proposte, definiti in applicazione delle norme
statali e regionali vigenti. Le previsioni dei piani
dei parchi redatti ai sensi della legge 394/91
prevalgono sulle disposizioni del piano
territoriale.
Le aree protette di livello regionale si
articolano, a seconda della dimensione, in
parchi e riserve naturali.
2. Le aree protette individuate nelle planimetrie
del P.T.P. sono le seguenti:
- Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti
della Laga;
- Riserva Naturale Guidata dei Calanchi di Atri;
- Riserva Naturale Controllata Castel Cerreto;
- Parco Territoriale Attrezzato Fiume Vomano;
- Parco Territoriale Attrezzato del Torrente
Fiumetto;
Sono inoltre individuate le seguenti Aree marine
di reperimento previste dall’art. 36 della legge
394/91:
- Parco Marino del Piceno;
- Parco Marino Torre di Cerrano.
2.
Le aree protette individuate nelle
planimetrie del P.T.C.P. sono le seguenti:
- Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti
della Laga;
- Riserva Naturale Guidata dei Calanchi di Atri;
- Riserva Naturale Guidata del Borsacchio;
- Riserva Naturale Controllata Castel Cerreto;
- Parco Territoriale Attrezzato Fiume Vomano;
- Parco Territoriale Attrezzato del Torrente
Fiumetto.
Sono inoltre individuate le seguenti Aree marine
di reperimento previste dall’art. 36 della legge
394/91:
- Parco Marino del Piceno;
- Parco Marino Torre di Cerrano.
3. In rapporto alle peculiarità di ciascuna area 3. Non modificato
protetta e nel rispetto degli specifici indirizzi e
prescrizioni dettati dalle presenti Norme in
relazione ai singoli ambiti, la disciplina
urbanistica definita dai rispettivi strumenti di
pianificazione dovrà risultare conforme alle
disposizioni della legislazione, nazionale e
regionale.
Art. 13 Piani d’Area a matrice ambientale e
paesistica.
Art. 13 Piani d’Area a matrice ambientale e
paesistica.
1. Nelle planimetrie di piano 1:25.000 sono 1. Non modificato
individuati i perimetri dei Piani guida d’Area a
matrice ambientale e paesistica proposti; in essi
sono comprese anche aree di recupero e restauro
ambientale, che, per la situazione di degrado in
atto, richiedono interventi da parte della
pubblica Amministrazione.
Sono ricomprese in tale categoria anche le
“Aree di particolare complessità” ai sensi
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dell’art. 6 delle N.T.C. del P.R.P.
2. I Piani d’Area individuati e/o indicati dal
P.T.P. sono i seguenti:
- Corridoio verde area costiera;
- Riqualificazione ambientale aree di foce del
fiume Salinello;
- Riqualificazione ambientale aree di foce del
fiume Tordino;
- Riqualificazione ambientale aree di foce del
fiume Vomano;
- Area del geotopo dei Calanchi di Atri - Parco
agricolo;
- Parco agricolo collinare nei comuni di Pineto e
Silvi.
Altri progetti d’area a matrice ambientale,
individuati nelle planimetrie, vengono riportati
con riferimento alle previsioni del vigente
Piano Regionale Paesistico.
2. I Piani d’Area individuati e/o indicati dal
P.T.C.P. sono i seguenti:
- Corridoio verde area costiera;
- Riqualificazione ambientale aree di foce del
fiume Salinello;
- Riqualificazione ambientale aree di foce del
fiume Tordino;
- Riqualificazione ambientale aree di foce del
fiume Vomano;
- Area del geotopo dei Calanchi di Atri - Parco
agricolo;
- Parco agricolo collinare nei comuni di Pineto e
Silvi.
Altri progetti d’area a matrice ambientale,
individuati nelle planimetrie, vengono riportati
con riferimento alle previsioni del vigente Piano
Regionale Paesistico. La Provincia, inoltre si
riserva la possibilità di individuare altri Piani
d’Area da sottoporre in sede di Conferenza di
Pianificazione ai Comuni.
3. I contenuti, e gli approfondimenti delle 3. Non modificato
determinazioni pianificatorie dei rispettivi
strumenti dovranno rispettare le prescrizioni e
gli indirizzi dettati agli artt. 5 e 9 delle presenti
Norme, relativamente alle singole tipologie di
aree ed oggetti ricompresi nei suddetti perimetri.
4. In sede di formazione o adeguamento dei 4. Non modificato
propri strumenti urbanistici i Comuni dovranno
individuare e delimitare ulteriori porzioni di
territorio (cave, discariche, boschi degradati,
arenili e rive di corsi d’acqua soggetti a
erosione, aree dissestate ed aree compromesse
dalla esecuzione di opere pubbliche e private) in
cui appare necessario ricostituire gli equilibri
ambientali, ecologici ed idrogeologici alterati,
da sottoporre a recupero e restauro ambientale,
formulando le relative proposte di intervento
che saranno comunicate alla Provincia per
l’inserimento in Piani guida d’Area, per la
predisposizione di progetti di dettaglio e
l’inserimento nei Programmi pluriennali.
5. Il progetto Corridoio Verde della costa 5. Non modificato
Adriatica ha, in primo luogo, lo scopo di
“organizzare in modo unitario interventi sul
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sistema ambientale costiero”.
In considerazione della situazione e dell’attuale
struttura e consistenza della fascia costiera gli
obiettivi del progetto Corridoio Verde
Adriatico sono i seguenti:
- ripristino e conservazione del patrimonio
naturale;
- valorizzazione ed offerta turistica della costa
adriatica abruzzese;
- miglioramento generale della qualità della vita.
Per il raggiungimento di tali obiettivi, attraverso
azioni e interventi sostenibili del territorio
costiero, nonché per definire e gestire gli ambiti
naturalistici dell’area, attraverso un progetto
d’area a matrice ambientale o progetto generale
di coordinamento, vanno previsti interventi di:
- recupero e rinaturalizzazione di aree
degradate;
- ripristino delle condizioni naturali, in più tratti,
lungo la fascia costiera per la ripresa della
vegetazione spontanea e non;
- ripristino degli ambienti naturali delle aste
terminali dei fiumi;
- sistemazione e gestione di impianti arborei
esistenti e la creazione di nuovi;
- realizzazione di un sistema di percorsi per la
fruizione dei complessi ambientali;
- gestione paesaggistica ambientale dei vari
complessi morfologici e geomorfologici costieri
esistenti.
I progetti vanno organizzati tenendo altresì
conto delle direttive del Q.R.R. per la
“riqualificazione della Costa Teramana” e per la
quale viene indicato che, in generale, si tratta di:
- alleggerire il tessuto urbano che si attesta
sull’arenile eliminando una serie di funzioni
improprie;
- superare l’attuale sistema che vede l’asse
viario (S.S. 16) come strada di collegamento e,
quindi, come barriera tra le città e l’arenile;
- configurare l’intera riviera come parco lineare
urbano;
- riqualificare il percorso litoraneo con funzioni
di stretto servizio locale, di passeggiata, di pista
ciclabile, di sosta e parcheggio;
- integrare arenile e tessuto urbano sia in termini
fisici sia di relazioni- funzioni;
- declassare e arretrare la ferrovia
subordinatamente ai Programmi nazionali;
- realizzazione parchi naturali alla foce dei
fiumi.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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Art. 14 Corridoi biologici e paesaggistici degli Art.14 Corridoi biologici e paesaggistici
degli ambienti fluviali
ambienti fluviali.
1. Sono così individuati gli ambiti relativi a
specifiche previsioni di progetti integrati di
tutela, recupero e valorizzazione di ambienti
fluviali e perifluviali, a cui attribuire la funzione
di corridoio biologico e faunistico tra ecosistemi
montani e collinari interni ed ecosistemi
costieri, attraversando le aree urbane e
periurbane in cui il rapporto con il fiume
presenta segni di crisi. Oltre che per gli ambiti
specificatamente individuati il P.T.P. prevede la
definizione di corridoi biologici e paesaggistici
entro le aree ripariali e zone umide di cui al
precedente articolo 5.
1. Sono così individuati gli ambiti relativi a
specifiche previsioni di progetti integrati di
tutela, recupero e valorizzazione di ambienti
fluviali e perifluviali, a cui attribuire la funzione
di corridoio biologico e faunistico tra ecosistemi
montani e collinari interni ed ecosistemi
costieri, attraversando le aree urbane e
periurbane in cui il rapporto con il fiume
presenta segni di crisi. Oltre che per gli ambiti
specificatamente individuati il P.T.C.P. prevede
la definizione di corridoi biologici e
paesaggistici entro le aree ripariali e zone umide
di cui al precedente articolo 5.
2. Le finalità di cui al precedente comma 2. Non modificato
saranno attuate mediante Piani guida d’area a
matrice ambientale promossi dalla Provincia
e/o da Comuni in forma associata che ne
precisino l’effettivo perimetro, le norme d’uso e
di intervento.
Tali strumenti dovranno prevedere norme ed
interventi di valorizzazione delle valenze
paesaggistiche e ricreative e di qualificazione
della forma urbana, di salvaguardia delle
valenze ecologiche, biologiche e faunistiche, di
rispetto venatorio, per l’attivazione nelle fasce
perifluviali di incentivi all’agricoltura biologica
o pre-biologica.
3.
In attesa della redazione e approvazione
di Piani guida d’area a matrice ambientale, nelle
forme di cui al comma 2 e al fine di creare le
migliori condizioni per una futura attivazione di
programmi e politiche di pianificazione del
territorio e del paesaggio con il coinvolgimento
diretto delle comunità locali (contratti di fiume,
contratti di paesaggio, ecc.), i singoli comuni, in
sede di formazione e/o di adeguamento dei
propri strumenti urbanistici dovranno valutare
che le previsioni in essi contenuti in relazione
alle aree individuate dal P.T.C.P come “Corridoi
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Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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biologici e paesaggistici degli ambienti fluviali”
e in relazione al Progetto Strategico “Rete
Ecologica e Paesaggio” concorrano al
soddisfacimento dei seguenti criteri:
mantenimento delle attività agricole
esistenti e salvaguardia delle aree naturali e
della vegetazione autoctona;
connessione e collegamento attraverso
percorsi di tipo ciclopedonale con gli abitati di
riferimento;
ubicazione di eventuali attrezzature
sportive a ridosso degli insediamenti esistenti
(anche produttivi) limitando la realizzazione di
nuove strade e la realizzazione di aree estese
destinate a parcheggio;
valorizzare gli aspetti e gli elementi
dell'assetto storico del territorio aperto, come
fossi, manufatti in genere, filari di alberi, alberi
monumentali isolati o specifiche associazioni
vegetali.
Capo II
Sistema insediativo
Capo II
Sistema insediativo
Art. 15 Sottosistemi e Unità insediative.
1. Il territorio provinciale è articolato in
Sottosistemi territoriali ed Unità insediative,
così come individuate nella planimetria di piano
in scala 1:75.000.
Art. 15 Sistemi territoriali complessi
PROVINCIA DI TERAMO
1.
Il territorio provinciale è articolato in
Sistemi territoriali complessi così come
individuati nella planimetria di piano in scala
1:75.000:
•
VIBRATA (territori dei Comuni di:
Alba Adriatica, Ancarano, Civitella del Tronto,
Colonnella,
Controguerra,
Corropoli,
Martinsicuro, Nereto, Torano Nuovo, Tortoreto,
Sant’Omero, S. Egidio alla Vibrata);
•
FINO-PIOMBA (territori dei comuni di:
Atri, Arsita, Bisenti, Castiglione Messer
Raimondo, Castilenti, Montefino, Pineto,
Silvi);
•
VOMANO (territori dei Comuni di
Basciano, Canzano, Castellalto,
Cellino
Attanasio, Cermignano, Morro
d’Oro,
Notaresco, Penna Sant’Andrea, Roseto degli
Abruzzi);
•
VAL TORDINO-TERAMO (territori del
Comune di Bellante, Giulianova, Mosciano
Sant’Angelo, Teramo);
•
LAGA: (territori dei comuni di Campli,
Cortino, Crognaleto, Torricella Sicura, Rocca
Santa Maria, Valle Castellana);
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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•
GRAN SASSO: (territori dei comuni di
Castel Castagna, Castelli, Colledara, Fano
Adriano, Montorio al Vomano, Pietracamela,
Tossicia).
2. In coerenza con la delimitazione degli ambiti
di attuazione programmatica di cui all’art. 19
della normativa del Q.R.R. (DCR n° 44/3 del
17.12.1996) e con le modifiche e precisazioni di
cui alla delibera di osservazioni della Provincia
di Teramo, delibera di Consiglio n° 5 del 20
gennaio 19983, i Sottosistemi territoriali
costituiscono il riferimento territoriale delle
politiche e delle azioni programmatiche
finalizzate alla adeguata dotazione ed
articolazione dei servizi e delle attrezzature di
livello
provinciale,
subprovinciale
ed
intercomunale, nonché alla localizzazione delle
attività produttive coerenti con la valorizzazione
delle specificità locali e con le caratteristiche
strutturali ed infrastrutturali del territorio.
2.
In coerenza con le ricerche effettuate
dalla Provincia in preparazione di questa
variante normativa, i Sistemi territoriali
complessi definiscono gli ambiti privilegiati ove
affrontare i temi prioritari di rilievo sovracomunale che necessitano di azioni di copianificazione, e che sono finalizzati alla
valorizzazione di risorse strategiche ambientali
ed economiche, alla conservazione di rilevanti
valori fisici e culturali, al superamento delle
situazioni di compromissione e di crisi nell’uso
e nell’organizzazione del territorio.
3. Le Unità insediative comprendono uno o più
Comuni, costituenti i più stretti livelli di
integrazione
programmabili
per
il
dimensionamento residenziale e per il
dimensionamento e la localizzazione dei servizi
integrati con la residenza, dei servizi di ruolo
territoriale e degli insediamenti produttivi di
livello sovracomunale; nonché l’ambito di
riferimento per l’offerta delle dotazioni di
servizi di base urbani. Gli indirizzi generali di
cui i Comuni dovranno tener conto in sede di
3. I Sistemi territoriali complessi costituiscono
riferimenti fondamentali al fine di evitare che le
politiche urbanistiche dei singoli Comuni
generino incoerenze a causa della loro
separatezza soprattutto per quanto riguarda il
dimensionamento degli strumenti urbanistici, il
contrasto ai fenomeni di sprawl e la corretta
localizzazione delle componenti funzionali del
sistema insediativo. Ne consegue che la
Provincia e i Comuni sono impegnati ad attivare
percorsi di co-pianificazione e di partecipazione
3
La proposta prevede nella Provincia di Teramo la individuazione di tre ambiti: Teramo; Vibrata e Atri Roseto.
Tale scelta è basata su specifici studi del CRESA che per Teramo, nello specificare che “trattasi di un’area
corrispondente ad una provincia”, evidenziano, comunque, che al suo interno si definiscono bacini di mobilità, in parte
autonomi della VIBRATA e di ATRI-ROSETO.
In merito alla provincia di Teramo, lo studio del CRESA specifica altresì che “dal punto di vista terziario risulta di gran
lunga la più fittamente urbanizzata, con ben 13 poli per servizi alle famiglie e 2 per le imprese. Fra questi si segnala
Giulianova che, raggiungendo livelli gerarchici elevati, costituisce un asse di forza con il capoluogo, alternativo alla
struttura lineare costiera.”
Con le osservazioni è stato altresì specificato che: l’ambito di Teramo, pari a quello dell’Aquila e Chieti - Pescara, è
“ambito di primo livello regionale” e quindi “area urbana di massima concentrazione di attrezzature urbane di rango
regionale”.
Gli ambiti Vibrata e Atri Roseto, unitamente agli altri indicati nel Q.R.R., sono ambiti di “secondo livello regionale” e
come tali costituiscono, comunque, il riferimento territoriale delle politiche e delle azioni programmatiche finalizzate
alla adeguata dotazione ed articolazione dei servizi e delle attrezzature di livello provinciale.
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formazione e/o di adeguamento dei propri che puntino alla stipula di intese, e che si
strumenti urbanistici, sono precisati nel formalizzeranno in via prioritaria nei seguenti
strumenti:
successivo art. 17.
- Conferenze di pianificazione (di cui al
precedente art. 1bis ) promosse dalla Provincia
o dai Comuni che stanno predisponendo nuovi
strumenti
di
pianificazione
o
di
programmazione;
- Accordi di Programma/Pianificazione, per la
specificazione, l’approfondimento e l’attuazione
delle indicazioni del PTC;
-Programmazione negoziata (Contratti di fiume,
Contratti di Paesaggio), per l’attivazione di
processi
di
partenariato/partecipazione
pubblico-privata;
-Protocolli d’intesa per la realizzazione/gestione
di servizi e
attrezzature di interesse sovracomunale, per l’ottimizzazione
delle
risorse territoriali e degli investimenti pubblici.
4. I Comuni dovranno individuare negli
strumenti urbanistici comunali le aree per la
residenza e le relative attrezzature in coerenza
alle quantità teoriche massime definite per ogni
unità insediativa nella allegata tabella relativa al
dimensionamento ed alle indicazioni e
prescrizioni di cui ai successivi articoli.
4.
I Sistemi territoriali Complessi, ed
eventualmente le loro articolazioni interne
(unità insediative formate da più Comuni con
stretti livelli di integrazione), rappresentano la
scala ottimale per la localizzazione e il
dimensionamento delle destinazioni d’uso
residenziali, dei servizi di ruolo territoriale e
degli insediamenti produttivi di livello sovra
comunale.
Gli indirizzi generali di cui i comuni dovranno
tener conto in sede di formazione e/o di
adeguamento dei propri strumenti urbanistici,
sono precisati nel successivo art. 18.
5. Nel caso di saturazione delle aree previste o
nel caso di variazione delle modalità o
condizioni attuative (accordi di programma,
convenzioni, ecc.) la Provincia procede ad una
verifica e nuova indicazione delle suddette
quantità per l’intera unità insediativa.
5. I Comuni dovranno individuare negli
strumenti urbanistici comunali le aree per la
residenza, i servizi, le aree produttive e le
relative attrezzature in coerenza con gli indirizzi
e le prescrizioni delle linee guida provinciali
messi a punto nelle Conferenze di
pianificazione.
6. Le unità insediative possono costituire il
riferimento per l’individuazione di eventuali
nuove aggregazione comunali in relazione
all’applicazione della vigente legislazione in
materia.
6. Nel caso di saturazione delle aree previste, o
qualora si verifichino significative variazioni
nelle modalità o condizioni attuative (accordi di
programma, convenzioni, ecc.), la Provincia
procede ad una verifica e ad una nuova
indicazione delle suddette quantità per l’intero
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Sistema territoriale complesso di appartenenza o
per l’Unità insediativa attivando i necessari
strumenti di co-pianificazione.
7. I Sistemi territoriali complessi ed
eventualmente le loro articolazioni interne
possono
costituire
il
riferimento
per
l’individuazione di nuove aggregazione
comunali in relazione all’applicazione della
vigente legislazione in materia.
Art. 16 Componenti funzionali del sistema Art. 16 Componenti funzionali del sistema
insediativo.
insediativo.
Le polarità.
1. Il P.T.P., ai fini del riequilibrio e del
rafforzamento
funzionale
del
sistema
insediativo, individua i seguenti livelli e ruoli
assegnati ai diversi centri costituenti le polarità
a cui riferire il patrimonio di dotazione di
servizi ed attrezzature di primo livello
(provinciale) e di secondo livello (di unità
insediativa),
promuovendo
un
modello
organizzativo
più
articolato
e
meno
gerarchizzato
attraverso
rapporti
di
specializzazione e complementarietà tra i centri.
Le polarità sono così articolate:
- Polarità urbana complessa, in essere e da
sviluppare;
- Centri Ordinatori, quali centri portanti
dell’armatura urbana provinciale cui sono
assegnati ruoli di polarizzazione dell’offerta di
funzioni rare e di strutturazione delle relazioni a
livello dei Sottosistemi territoriali;
- Centri Integrativi, quali polarità insediative
che debbono assumere funzioni di supporto alle
politiche di integrazione del sistema funzionale
dei Sottosistemi territoriali, ovvero svolgere
funzioni di presidio dei territori interni e
montani a debole armatura urbana;
- Sistemi multipolari, quali rafforzamento di
polarità urbane locali rispetto a tendenze
destrutturanti verso poli maggiori e/o
extraprovinciali, in cui favorire rapporti di
specializzazione e complementarietà di tipo
reticolare. Tali sistemi svolgono un ruolo
analogo ai Centri Integrativi;
- Centri turistici interni e montani, quali centri
portanti da qualificare sotto il profilo
PROVINCIA DI TERAMO
Le polarità.
1. Il P.T.C.P., ai fini del riequilibrio e del
rafforzamento
funzionale
del
sistema
insediativo, individua i seguenti livelli e ruoli
assegnati ai diversi centri costituenti le polarità
a cui riferire il patrimonio di dotazione di
servizi ed attrezzature di primo livello
(provinciale) e di secondo livello (di unità
insediativa),
promuovendo
un
modello
organizzativo
più
articolato
e
meno
gerarchizzato
attraverso
rapporti
di
specializzazione e complementarietà tra i centri.
Le polarità sono così articolate:
- Polarità urbana complessa, in essere e da
sviluppare;
- Centri Ordinatori, quali centri portanti
dell’armatura urbana provinciale cui sono
assegnati ruoli di polarizzazione dell’offerta di
funzioni rare e di strutturazione delle relazioni a
livello dei Sottosistemi territoriali;
- Centri Integrativi, quali polarità insediative
che debbono assumere funzioni di supporto alle
politiche di integrazione del sistema funzionale
dei Sottosistemi territoriali, ovvero svolgere
funzioni di presidio dei territori interni e
montani a debole armatura urbana;
- Sistemi multipolari, quali rafforzamento di
polarità urbane locali rispetto a tendenze
destrutturanti verso poli maggiori e/o
extraprovinciali, in cui favorire rapporti di
specializzazione e complementarietà di tipo
reticolare. Tali sistemi svolgono un ruolo
analogo ai Centri Integrativi;
- Centri turistici interni e montani, quali centri
portanti da qualificare sotto il profilo
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dell’offerta turistica e ricreativa.
dell’offerta turistica e ricreativa.
2. L’unica Polarità urbana complessa è quella 2. Non modificato
corrispondente all’area urbana del capoluogo di
Teramo che si estende fino a comprendere il
centro ordinatore di Montorio al Vomano ed i
centri integrativi di Villa Vomano e Bellante
Stazione. In essa andranno perseguiti:
-lo sviluppo delle funzioni terziarie e di servizio
specializzate di rango regionale (direzionali, di
ricerca, commerciali, culturali, di
scambio, sanitarie), purché a basso consumo di
suolo se ricadenti entro l’area urbana del centro
capoluogo di Teramo;
- il miglioramento dell’offerta localizzativa per
imprese produttrici di beni e servizi ad alto
valore aggiunto (potenziamento delle strutture
universitarie, potenziamento della dotazione di
idonee aree commerciali e direzionali, creazione
di centri di ricerca integrata Università impresa,
creazione di un “parco attrezzato” tecnologico e
produttivo);
- il miglioramento dell’offerta di funzioni
urbane complementari ai fini di una più elevata
qualità insediativa (verde urbano attrezzato
per attività sportive e ricreative, attrezzature
socio-culturali e per lo spettacolo, spazi
collettivi);
- il miglioramento dell’accessibilità e della
mobilità interna (disimpegno traffico extraurbano,
adeguamento
rete
urbana,
potenziamento trasporto pubblico intermodale,
pedonalizzazioni, parcheggi).
3. I Centri Ordinatori previsti sono i seguenti:
- Atri;
- Campli;
- Giulianova;
- Montorio al Vomano;
- Roseto degli Abruzzi;
- Sant’Egidio alla Vibrata.
Per questi centri andranno perseguiti in via
prioritaria i seguenti indirizzi:
- potenziamento delle economie di relazione sia
esterna entro la rete provinciale che interna al
sottosistema di riferimento, attraverso il
miglioramento dell’accessibilità e dei sistemi
infrastrutturali per la mobilità e le
comunicazioni;
- qualificazione e potenziamento dei servizi
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3. I Centri Ordinatori previsti sono i seguenti:
- Atri;
- Campli;
- Giulianova;
- Montorio al Vomano;
- Roseto degli Abruzzi;
- Sant’Egidio alla Vibrata.
Per questi centri andranno perseguiti in via
prioritaria i seguenti indirizzi:
-potenziamento delle economie di relazione sia
esterna entro la rete provinciale che interna al
Sistema territoriale complesso di riferimento,
attraverso il miglioramento dell’accessibilità e
dei sistemi infrastrutturali per la mobilità e le
comunicazioni;
-qualificazione e potenziamento dei servizi
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settoriali di scala provinciale sanitari, scolastici
superiori all’obbligo e di formazione
professionale, di offerta culturale;
- qualificazione come riferimenti del
decentramento amministrativo;
- ristrutturazione ed ammodernamento della rete
di commercializzazione finale a livello di
sottosistema e di qualificazione dell’artigianato
di servizio (centri di attrazione commerciale di
livello subprovinciale);
- qualificazione come polo di riferimento a
livello
subprovinciale
per
la
commercializzazione intermedia.
settoriali di scala provinciale sanitari, scolastici
superiori all’obbligo e di formazione
professionale, di offerta culturale;
-qualificazione
come
riferimenti
del
decentramento amministrativo;
-ristrutturazione ed ammodernamento della rete
di commercializzazione finale a livello di
Sistema
territoriale
complesso
e
di
qualificazione dell’artigianato di servizio (centri
di
attrazione
commerciale
di
livello
subprovinciale);
- qualificazione come polo di riferimento a
livello
sub
provinciale
per
la
commercializzazione intermedia.
4. I Centri Integrativi previsti sono i seguenti:
4. Non modificato
- Bellante;
- Cermignano;
- Civitella del Tronto;
- Isola del Gran Sasso;
- Mosciano Sant’Angelo;
-Villa
Vomano,
inteso
come
centro
intercomunale a cui partecipano i comuni di
Basciano, Penna Sant’Andrea e Teramo.
Questi centri dovranno costituire la massima
articolazione spaziale prospettabile per le
funzioni non di base: sanitarie, scolastiche,
culturali,
di
attrazione
per
la
commercializzazione
finale
a
livello
intercomunale e/o di unità insediativa (mediograndi superfici unitarie, mercati ambulanti
strutturati).
5. I Sistemi Multipolari individuati sono i 5. Non modificato
seguenti:
- Martinsicuro, Alba Adriatica, Tortoreto;
- Corropoli, Nereto, Sant’Omero;
- Pineto, Silvi;
- Castiglione Messer Raimondo, Castilenti,
Montefino, Bisenti, Arsita.
I singoli centri costituenti ogni Sistema
Multipolare saranno assimilati ai fini funzionali
ai Centri Integrativi.
I singoli Sistemi Multipolari potranno inoltre
svolgere un ruolo di integrazione e
complementarietà ai Centri Ordinatori del
medesimo sottosistema, relativamente ai
seguenti indirizzi:
- qualificazione e potenziamento dei servizi
settoriali di scala provinciale sanitari, scolastici
superiori all’obbligo e di formazione
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professionale, di offerta culturale;
- qualificazione come riferimenti del
decentramento amministrativo;
- ristrutturazione ed ammodernamento della rete
di commercializzazione finale a livello di
sottosistema e di qualificazione dell’artigianato
di servizio (centri di attrazione commerciale di
livello subprovinciale).
6. I Centri Turistici interni e montani individuati
dal P.T.P. sono articolati
in:
a) Centri portanti dell’offerta turistica:
- Civitella del Tronto;
- Fano Adriano;
- Isola del Gran Sasso;
- Pietracamela;
- Valle Castellana.
b) Centri da qualificare sotto il profilo
dell’offerta turistico-ricreativa;
- Arsita;
- Bisenti;
- Campli;
- Castel Castagna;
- Castelli;
- Cesacastina;
- Cortino;
- Nerito-Aprati;
- Rocca Santa Maria;
- Tossicia.
Per questi centri andranno perseguiti in via
prioritaria i seguenti indirizzi:
rafforzamento servizi per l’utenza turistica, sia
accentrata che sparsa, stanziale ed itinerante;
- miglioramento della qualità morfologica degli
insediamenti e recupero delle forme insediative
storiche (centri storici, borghi e nuclei rurali);
- recupero del patrimonio edilizio esistente per
la ricettività turistica, stanziale e di appoggio al
turismo itinerante (ostelli, rifugi, ecc.);
- qualificazione e rafforzamento della dotazione
delle
attrezzature
turistiche
culturali
(osservatori, laboratori di scienze naturali, centri
di documentazione), ricreative e sportive.
Nei centri definiti “portanti” potrà, inoltre,
essere previsto il potenziamento della ricettività
turistica e dell’attrazione commerciale, nel
rispetto delle indicazioni fornite dal P.T.P.
PROVINCIA DI TERAMO
6. I Centri Turistici interni e montani individuati
dal P.T.C.P. sono articolati
in:
a) Centri portanti dell’offerta turistica:
- Civitella del Tronto;
- Fano Adriano;
- Isola del Gran Sasso;
- Pietracamela;
- Valle Castellana.
b) Centri da qualificare sotto il profilo
dell’offerta turistico-ricreativa;
- Arsita;
- Bisenti;
- Campli;
- Castel Castagna;
- Castelli;
- Cesacastina;
- Cortino;
- Nerito-Aprati;
- Rocca Santa Maria;
- Tossicia.
Per questi centri andranno perseguiti in via
prioritaria i seguenti indirizzi:
rafforzamento servizi per l’utenza turistica, sia
accentrata che sparsa, stanziale ed itinerante;
- miglioramento della qualità morfologica degli
insediamenti e recupero delle forme insediative
storiche (centri storici, borghi e nuclei rurali);
- recupero del patrimonio edilizio esistente per
la ricettività turistica, stanziale e di appoggio al
turismo itinerante (ostelli, rifugi, ecc.);
- qualificazione e rafforzamento della dotazione
delle
attrezzature
turistiche
culturali
(osservatori, laboratori di scienze naturali, centri
di documentazione), ricreative e sportive.
Nei centri definiti “portanti” potrà, inoltre,
essere previsto il potenziamento della ricettività
turistica e dell’attrazione commerciale, nel
rispetto delle indicazioni fornite dal P.T.C.P.
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Art.17
Prescrizioni
e
indirizzi
per
l’impostazione e il dimensionamento dei
piani comunali
1. I piani urbanistici comunali devono assicurare 1. I piani urbanistici comunali devono assicurare
la tutela ed il corretto uso delle risorse la tutela ed il corretto uso delle risorse
territoriali ed ambientali, il mantenimento degli territoriali ed ambientali, il mantenimento degli
equilibri ecologici e la conseguente disciplina equilibri ecologici e la conseguente disciplina
delle attività antropiche.
delle attività produttive.
Art. 17 Indirizzi per l’impostazione e il
dimensionamento dei piani comunali.
2. In questo quadro, obiettivi fondamentali del 2. Non Modificato
P.R.G. e del P.R.E. sono il consolidamento e la
qualificazione del sistema insediativo con
l’integrazione fra residenze, attività produttive e
servizi. Le previsioni di nuove espansioni
devono essere attentamente contenute e deve
essere evitata la dispersione sul territorio di
episodi edilizi isolati – residenziali o produttivi che determinano eccessivo consumo di territorio
ed insostenibili oneri di urbanizzazione e di
gestione di infrastrutture e servizi. Inoltre dovrà
essere garantita l’integrazione funzionale
mediante l’adozione di percentuali minime sia
per il terziario che per la residenza entro le
singole zone di piano e nella localizzazione di
aree e interventi di edilizia residenziale pubblica
l’integrazione diretta e funzionale delle aree
così previste con parti di città destinate ad altre
forme di residenza.
2.bis In coerenza con quanto stabilito dalla
“Legge quadro in materia di valorizzazione
delle aree agricole e di contenimento del
consumo del suolo” n. 24/2014 approvata dalla
Regione Abruzzo ogni comune è obbligato
entro il termine di 180 giorni dall’adozione di
questa variante normativa, alla determinazione
del limite del territorio già urbanizzato, inteso
come limite delle aree a carattere insediativo
previste nei Piani comunali già approvati, come
riferimento essenziale per il monitoraggio del
consumo di suolo e per la valutazione di
sostenibilità
delle
decisioni
riguardanti
l’occupazione di territorio agricolo.
2.ter Gli interventi che comportano la
trasformazione del suolo da “non-urbanizzato” a
“urbanizzato” sono da considerarsi “interventi a
consumo di suolo” e devono prevedere misure
di compensazione ambientale preventiva
secondo valori e parametri che lo stesso
strumento urbanistico comunale è tenuto a
fissare
con
riferimento
ai
contenuti
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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dell’Allegato n°4 che accompagna queste NTA,
e che saranno specificamente oggetto della
valutazione provinciale di compatibilità. Tali
misure di compensazione terranno conto sia
dell’impatto ecologico e ambientale che ogni
nuovo impiego del suolo tende a produrre, sia
della possibilità di accedere agli incentivi
previsti dalla L.r. n. “24/2014 per le
amministrazioni locali e i privati che
promuovano iniziative atte a ridurne il consumo.
Si dispone pertanto che il promotore, pubblico o
privato, di ogni intervento di trasformazione
compensi gli impatti residui generando nuovo
valore ecologico e ambientale al fine di
migliorare la qualità percettiva e insediativa, di
attenuare gli inquinamenti atmosferici e acustici
e di mitigare gli effetti dei picchi climatici.
La compensazione ecologica che in questo
modo si determina deve essere realizzata
all’esterno delle aree di nuova trasformazione,
ma all’interno del territorio comunale
direttamente interessato o dell’unità insediativa
di appartenenza, secondo le modalità previste
nell’Allegato n°4 a queste NTA e comporta la
cessione gratuita di aree anche non contigue a
quelle di nuova trasformazione e il loro
equipaggiamento naturale/ecologico.
3. La formazione ed il dimensionamento dei
nuovi strumenti urbanistici comunali o delle
varianti di quelli vigenti dovrà seguire un
modello logico e cronologico in cui siano
rispettati i seguenti indirizzi e prescrizioni:
- gli strumenti urbanistici comunali dovranno
preventivamente individuare e delimitare le aree
soggette a particolare disciplina di tutela e di
uso, approfondendo, articolando e specificando
gli elementi del sistema ambientale secondo gli
indirizzi e le prescrizioni di cui al precedente
Capo I del presente Titolo; a tal fine dovranno
essere corredati da apposito elaborato
cartografico in scala adeguata all'esatta e
univoca individuazione, comunque maggiore di
1:25.000. In tale elaborato potranno essere
contenute modifiche delle delimitazioni dei
componenti del sistema ambientale individuati
nelle cartografie del P.T.P. unicamente ai fini di
una più precisa individuazione e delimitazione
delle stesse, anche in ragione della maggiore
PROVINCIA DI TERAMO
3.
La formazione e il dimensionamento dei
nuovi strumenti urbanistici comunali o delle
varianti
di
quelli
vigenti
dovrà
obbligatoriamente seguire un modello logico e
cronologico in cui siano rispettati i seguenti
indirizzi e prescrizioni:
-gli strumenti urbanistici comunali dovranno
individuare e delimitare le aree soggette a
particolare disciplina di tutela e di uso,
approfondendo, articolando e specificando gli
elementi del sistema ambientale secondo gli
indirizzi e le prescrizioni di cui al precedente
Capo I del presente Titolo; a tal fine dovranno
essere corredati da apposito elaborato
cartografico in scala adeguata all'esatta e
univoca individuazione, comunque maggiore di
1:25.000. In tale elaborato potranno essere
contenute modifiche delle delimitazioni dei
componenti del sistema ambientale individuati
nelle cartografie del P.T.C.P. unicamente ai fini
di una più precisa individuazione e
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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scala grafica, nel rispetto di quanto disposto agli
artt. 5, 6, 7, 8, 9, 10 e 14 delle presenti Norme.
A tal fine dovranno essere svolte, se necessarie,
specifiche ricerche i cui programmi saranno
definiti con l’Ufficio provinciale del Piano, al
fine di garantire il loro coordinato inserimento
nel S.I.T.
Inoltre dovranno essere preventivamente
individuate e delimitate, sullo stesso elaborato,
anche le aree prevalentemente edificate con
riferimento a quanto disposto al successivo art.
18;
- dovrà essere verificata la capacità insediativa
dei piani vigenti, la prioritaria saturazione di
essa, anche in rapporto alla modificazione
eventuale della disciplina urbanistica esistente.
Dovrà essere fatta una valutazione delle
dotazioni di cui dispone la popolazione
(residente e turistica) in termini di abitazioni,
servizi, spazi destinati alle attività produttive,
spazi destinati alla mobilità, evidenziando i
fabbisogni e/o le carenze, anche con riferimento
a situazioni analoghe ed a medie provinciali,
regionali o nazionali. In particolare dovrà essere
attentamente analizzato il patrimonio abitativo
esistente, con particolare riferimento a quello
dei centri storici e dei tessuti consolidati ed in
via di consolidamento, individuando le aree di
recupero edilizio e di riqualificazione urbana.
Dovranno inoltre essere evidenziati i casi in cui
le previsioni di urbanizzazione contrastano con
l’esigenza di tutela e di corretto uso del
territorio e, più in particolare, con la disciplina
del P.T.P.;
essere
redatto
un
bilancio
-dovrà
infrastrutturale delle previsioni di piano, con
l’eventuale definizione di valori di soglia e
parametrici, attraverso una verifica documentata
della sostenibilità delle previsioni insediative
rispetto alla capacità dell’infrastrutturazione
tecnologica in essere o prevista, con particolare
riferimento a:
a) accertato completamento e funzionamento
dell’urbanizzazione primaria;
b)capacità tracciato collettori fognari principali;
c) capacità ed efficienza impianti di
depurazione;
d) reti di adduzione idrica;
e) progetti di completamento o potenziamento
degli impianti suddetti, finanziamenti e risorse,
programmazione temporale dell’attuazione di
PROVINCIA DI TERAMO
delimitazione delle stesse, anche in ragione
della maggiore scala grafica, nel rispetto di
quanto disposto agli artt. 5, 6,7, 8, 9, 10 e 14
delle presenti Norme.
A tal fine dovranno essere svolte, se necessarie,
specifiche ricerche i cui programmi saranno
definiti con l’Ufficio provinciale del Piano, al
fine di garantire il loro coordinato inserimento
nel S.I.T.
Inoltre dovranno essere preventivamente
individuate e delimitate, sullo stesso elaborato,
anche le aree prevalentemente edificate con
riferimento a quanto disposto al successivo art.
18;
-dovrà essere verificata la capacità insediativa
dei piani vigenti, la prioritaria saturazione di
essa, anche in rapporto alla modificazione
eventuale della disciplina urbanistica esistente.
Dovrà essere fatta una valutazione delle
dotazioni di cui dispone la popolazione
(residente e turistica) in termini di abitazioni,
servizi, spazi destinati alle attività produttive,
spazi destinati alla mobilità, evidenziando i
fabbisogni e/o le carenze, anche con riferimento
a situazioni analoghe ed a medie provinciali,
regionali o nazionali. In particolare dovrà essere
attentamente analizzato il patrimonio abitativo
esistente, con particolare riferimento a quello
dei centri storici e dei tessuti consolidati e in via
di consolidamento, individuando le aree di
recupero edilizio e di riqualificazione urbana.
Dovranno inoltre essere evidenziati i casi in cui
le previsioni di urbanizzazione contrastano con
l’esigenza di tutela e di corretto uso del
territorio e, più in particolare, con la disciplina
del P.T.C.P.;
-dovrà essere redatto un bilancio infrastrutturale
delle previsioni di piano, con l’eventuale
definizione di valori di soglia e parametrici,
attraverso una verifica documentata della
sostenibilità delle previsioni insediative rispetto
alla capacità dell’infrastrutturazione tecnologica
in essere o prevista, con particolare riferimento
a:
a) accertato completamento e funzionamento
dell’urbanizzazione primaria;
b)capacità tracciato collettori fognari principali;
c) capacità ed efficienza impianti di
depurazione;
d)reti di adduzione idrica;
e) progetti di completamento o potenziamento
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detti progetti in relazione all’attuazione dei degli impianti suddetti, finanziamenti e risorse,
programmazione temporale dell’attuazione di
nuovi insediamenti previsti;
detti progetti in relazione all’attuazione dei
- sulla base delle valutazioni e delle analisi di nuovi insediamenti previsti;
cui sopra nonché dell’analisi dell’evoluzione -sulla base delle valutazioni e delle analisi di cui
della popolazione (residente e turistica) sarà sopra, nonché dell’analisi dell’evoluzione della
fatta un’attenta valutazione dei nuovi fabbisogni popolazione (residente e turistica) relativa al
di spazi edificati per abitazioni, attività Sistema territoriale complesso di riferimento o
produttive e servizi e, quindi, la quantificazione all’Unità insediativa di Riferimento, sarà fatta
delle aree di nuovo impianto che dovessero un’attenta valutazione dei nuovi fabbisogni di
risultare necessarie, dopo aver prioritariamente spazi edificati per abitazioni, attività produttive
considerato il riuso di edifici esistenti e di aree e servizi e, quindi, la quantificazione delle aree
urbanizzate già destinate ad altri usi e dismesse di nuovo impianto che dovessero risultare
necessarie,
dopo
aver
prioritariamente
(aree di ristrutturazione urbanistica);
considerato il riuso di edifici esistenti e di aree
- gli strumenti urbanistici comunali devono urbanizzate già destinate ad altri usi e dismesse
esaminare e definire direttamente e/o con (aree di ristrutturazione urbanistica);
specifici regolamenti, in relazione alla vigente - gli strumenti urbanistici comunali devono
normativa regionale, nazionale e comunitaria, il esaminare e definire direttamente e/o con
controllo dei sistemi tecnologici a servizio degli specifici regolamenti, in relazione alla vigente
insediamenti umani e della popolazione e/o normativa regionale, nazionale e comunitaria, il
inerente il miglioramento delle condizioni di controllo dei sistemi tecnologici a servizio degli
vita all’interno degli insediamenti stessi o del insediamenti umani e della popolazione e/o
sistema ambientale in generale, quali: il sistema inerente il miglioramento delle condizioni di
della ricezione e trasmissione relative alla vita all’interno degli insediamenti stessi o del
telefonia mobile cellulare, radiotelevisiva, ecc; sistema ambientale in generale, quali: il sistema
il sistema del miglioramento delle condizioni della ricezione e trasmissione relative alla
acustiche, della raccolta e trattamenti rifiuti, telefonia mobile cellulare, radiotelevisiva, ecc;
il sistema del miglioramento delle condizioni
l’utilizzo di fonti alternative di energia ecc.;
acustiche, della raccolta e trattamenti rifiuti,
l’utilizzo di fonti alternative di energia ecc.
- il dimensionamento della capacità insediativa I criteri per il dimensionamento riportati
complessiva del P.R.G. o del P.R.E. derivante nell’Allegato n°1 “Dimensionamento degli
dalle suddette analisi e valutazioni, che avrà strumenti urbanistici comunali”, costituiscono
come riferimento, per ogni comune, la capacità riferimento per l’esame istruttorio degli
teorica fissata nelle tabelle dell’Allegato n°1, strumenti urbanistici da parte del Servizio
che costituisce parte integrante delle presenti Urbanistico Provinciale.
Norme.
Il dimensionamento dovrà essere verificato Il dimensionamento relativo a comuni ed unità
essere autorizzate dalla
anche rispetto alle quantità complessive insediative potrà
dell’unità insediativa di cui al precedente art. Provincia in sede di esame dei singoli strumenti
urbanistici comunali sulla base delle analisi e
15.
Le quantità relative a comuni ed unità valutazioni di cui ai precedenti punti e dovranno
insediative ed i criteri per il dimensionamento essere motivati con particolare riferimento a:
riportati nell’Allegato n°1 “Dimensionamento
degli
strumenti
urbanistici
comunali”,
costituiscono riferimento per l’esame istruttorio
degli strumenti urbanistici da parte del Servizio
Urbanistico Provinciale.
Eventuali incrementi alle suddette quantità
stabilite, potranno essere autorizzate dalla
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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Provincia in sede di esame dei singoli strumenti
urbanistici comunali sulla base delle analisi e
valutazioni di cui ai precedenti punti e dovranno
essere motivati con particolare riferimento a:
a) variazione popolazione, dinamica delle
condizioni di occupazione degli alloggi, livello
di degrado edilizio ed urbanistico, modifica
degli standard tipologici;
b)
movimento
turistico
secondo
una
classificazione tipologica (turismo maturo,
turismo in fase iniziale, turismo assente, ecc.) in
rapporto alla dotazione di attrezzature specifiche
ed un’articolazione dell’offerta ricettiva tra le
diverse componenti (alberghi, esercizi extraalberghieri, alloggi privati);
- nel rispetto dei criteri e delle quantità di cui ai
precedenti commi, il P.R.G. o il P.R.E.
delimiterà le zone di ristrutturazione urbanistica
e di nuovo impianto, e definirà all’interno di tali
limiti la viabilità, le piazze e le eventuali
prescrizioni di allineamento, nonché la
superficie utile lorda e la volumetria
complessivamente realizzabili e l’altezza max
ammessa.
Nelle zone di ristrutturazione urbanistica
dovranno essere garantiti, oltre alla dotazione di
standard di aree pubbliche inerenti il singolo
intervento nel rispetto delle vigenti normative
urbanistiche, anche l’incremento e la
qualificazione degli spazi pubblici e delle
infrastrutture di livello urbano formalmente e
funzionalmente connesse con l’intervento
stesso.
L’indice territoriale di edificazione ammesso
per le zone suddette non potrà essere inferiore a
1 mc/mq (0,3 mq/mq).
Eventuali scostamenti da tali valori dovranno
essere attentamente giustificati.
Dovrà essere inoltre garantita la permeabilità
dei suoli di non meno del 70% della superficie
complessiva delle zone di ristrutturazione
urbanistica e di nuovo impianto. Nelle aree già
edificate di completamento o di recupero dovrà
essere garantita, dagli interventi ammessi, la
permeabilità dei suoli di non meno del 50%
della superficie complessiva delle stesse.
Gli strumenti urbanistici comunali e le loro
varianti generali dovranno inoltre delimitare,
all’interno del patrimonio edilizio esistente, le
aree di degrado secondo le categorie definite
all’art. 28 della L.U.R. n° 18/83, ai fini della
PROVINCIA DI TERAMO
a) variazione popolazione, dinamica delle
condizioni di occupazione degli alloggi, livello
di degrado edilizio ed urbanistico, modifica
degli standard tipologici;
b)
movimento
turistico
secondo
una
classificazione tipologica (turismo maturo,
turismo in fase iniziale, turismo assente, ecc.) in
rapporto alla dotazione di attrezzature specifiche
ed un’articolazione dell’offerta ricettiva tra le
diverse componenti (alberghi, esercizi extraalberghieri, alloggi privati);
-nel rispetto dei criteri e delle quantità di cui ai
precedenti commi, il P.R.G. o il P.R.E.
delimiterà le zone di ristrutturazione urbanistica
e di nuovo impianto, e definirà all’interno di tali
limiti la viabilità, le piazze e le eventuali
prescrizioni di allineamento, nonché la
superficie utile lorda e la volumetria
complessivamente realizzabili e l’altezza max
ammessa.
Nelle zone di ristrutturazione urbanistica
dovranno essere garantiti, oltre alla dotazione di
standard di aree pubbliche inerenti il singolo
intervento nel rispetto delle vigenti normative
urbanistiche, anche l’incremento e la
qualificazione degli spazi pubblici e delle
infrastrutture di livello urbano formalmente e
funzionalmente connesse con l’intervento
stesso.
L’indice territoriale di edificazione ammesso
per le zone suddette non potrà essere inferiore a
1 mc/mq (0,3 mq/mq).
Eventuali scostamenti da tali valori dovranno
essere attentamente giustificati.
Dovrà essere inoltre garantita la permeabilità
dei suoli di non meno del 70% della superficie
complessiva delle zone di ristrutturazione
urbanistica e di nuovo impianto. Nelle aree già
edificate di completamento o di recupero dovrà
essere garantita, dagli interventi ammessi, la
permeabilità dei suoli di non meno del 50%
della superficie complessiva delle stesse.
Gli strumenti urbanistici comunali e le loro
varianti generali dovranno inoltre delimitare,
all’interno del patrimonio edilizio esistente, le
aree di degrado secondo le categorie definite
all’art. 28 della L.U.R. n° 18/83, ai fini della
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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definizione degli ambiti prioritari di attuazione
dei Piani di Recupero, dei Programmi integrati
di intervento e Programmi di recupero urbano.
Nelle aree di degrado urbanistico così
individuate potranno essere previste dai singoli
Comuni specifiche regole perequative per gli
interventi di ristrutturazione urbanistica, che
garantiscano
e
rendano
attuabili
la
socializzazione degli usi del suolo e l’idoneità
insediativa.
definizione degli ambiti prioritari di attuazione
dei Piani di Recupero, dei Programmi integrati
di intervento e Programmi di recupero urbano.
Nelle aree di degrado urbanistico così
individuate potranno essere previste dai singoli
Comuni specifiche regole perequative per gli
interventi di ristrutturazione urbanistica, che
garantiscano
e
rendano
attuabili
la
socializzazione degli usi del suolo e l’idoneità
insediativa.
4. I nuovi strumenti urbanistici comunali o le
varianti di quelli vigenti dovranno inoltre
rispettare le seguenti indicazioni e prescrizioni:
- dovrà essere assicurata la salvaguardia della
viabilità classificata nella tavola del P.T.P.
relativa al sistema infrastrutturale in quanto non
disponibile come supporto infrastrutturale delle
espansioni e crescite edilizie. Tali prescrizioni,
in attesa della definizione del tracciato della S.S.
259 della Vibrata, attraverso Piano d’Area di cui
al successivo articolo 26 o specifico progetto
redatto dagli Enti competenti, e delle varianti o
rettifiche parziali previste in altre strade, vanno
applicate rispetto agli attuali tracciati;
- nelle zone di nuovo impianto o di
ristrutturazione urbanistica dovranno essere di
massima garantite: la coerenza con gli
insediamenti esistenti, stabilendo con essi un
rapporto organico a livello morfologico e
funzionale; la valorizzazione della maglia viaria
urbana esistente; la valorizzazione delle
preesistenze costituite da edifici, giardini, orti,
ed il relativo disegno del suolo; la definizione
formale, il più possibile netta, dei limiti
dell’edificato;
- nella localizzazione delle nuove espansioni
residenziali dovrà essere di massima:
salvaguardata l’integrità dei territori non
“compromessi” da insediamenti e suscettibili di
utilizzo agricolo, con preferenza invece per le
zone marginali per l’agricoltura; evitata
l’ubicazione di nuovi insediamenti in aree non
contigue a quelle già urbanizzate.
. I nuovi strumenti urbanistici comunali o le
varianti di quelli vigenti dovranno inoltre
rispettare le seguenti indicazioni e prescrizioni:
- dovrà essere assicurata la salvaguardia della
viabilità classificata nella tavola del P.T.C.P.
relativa al sistema infrastrutturale in quanto non
disponibile come supporto infrastrutturale delle
espansioni e crescite edilizie. Tali prescrizioni,
in attesa della definizione del tracciato della S.S.
259 della Vibrata, attraverso Piano d’Area di cui
al successivo articolo 26 o specifico progetto
redatto dagli Enti competenti, e delle varianti o
rettifiche parziali previste in altre strade, vanno
applicate rispetto agli attuali tracciati;
- nelle zone di nuovo impianto o di
ristrutturazione urbanistica dovranno essere di
massima garantite: la coerenza con gli
insediamenti esistenti, stabilendo con essi un
rapporto organico a livello morfologico e
funzionale; la valorizzazione della maglia viaria
urbana esistente; la valorizzazione delle
preesistenze costituite da edifici, giardini, orti,
ed il relativo disegno del suolo; la definizione
formale, il più possibile netta, dei limiti
dell’edificato;
- nella localizzazione delle nuove espansioni
residenziali dovrà essere di massima:
salvaguardata l’integrità dei territori non
“compromessi” da insediamenti e suscettibili di
utilizzo agricolo, con preferenza invece per le
zone marginali per l’agricoltura; evitata
l’ubicazione di nuovi insediamenti in aree non
contigue a quelle già urbanizzate.
PROVINCIA DI TERAMO
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5. Per quanto riguarda i P.R.G. dei Comuni
ricompresi nell’area della Polarità urbana
complessa di Teramo, il P.T.P. detta i seguenti
indirizzi:
- dovrà essere valutato l’impatto delle
trasformazioni degli insediamenti esistenti e di
quelli previsti con riferimento a:
a) livelli di congestione della rete stradale;
b)esigenze di parcheggi;
c) livelli di inquinamento;
d)entità dell’impermeabilizzazione dei suoli;
e) integrazione degli insediamenti con il sistema
del verde urbano;
- le dinamiche di polarizzazione di funzioni
attrattive nell’area urbana del capoluogo
dovranno essere contenute al fine di rafforzare e
valorizzare i Centri più esterni della Polarità
individuati dal P.T.P.;
- dovrà essere definito un Piano del Traffico e
della mobilità a livello dell’intera Polarità
urbana complessa come documento integrante
dei vari Strumenti Urbanistici Generali
comunali;
- dovrà essere definita, a livello dell’intera area
urbana complessa, la chiusura della maglia della
viabilità primaria provinciale di connessione
dei sottosistemi lungo l’asta del Tordino,
garantendone le caratteristiche di viabilità di
attraversamento con limitati e localizzati
punti di connessione con la maglia provinciale e
di scambio con la rete urbana, e la fattibilità in
relazione ai livelli di impatto ambientale ed alle
scelte di sviluppo insediativo dell’area urbana,
sia in termini localizzativi che funzionali.
Per quanto riguarda specificatamente il P.R.G.
di Teramo dovrà essere previsto il progressivo
decentramento delle principali concentrazioni
di attività terziarie pubbliche e private.
5. Per quanto riguarda i P.R.G. dei Comuni
ricompresi nell’area della Polarità urbana
complessa di Teramo, il P.T.C.P. detta i
seguenti indirizzi:
dovrà essere valutato l’impatto delle
trasformazioni degli insediamenti esistenti e di
quelli previsti con riferimento a:
a) livelli di congestione della rete stradale;
b) esigenze di parcheggi;
c) livelli di inquinamento;
d)entità dell’impermeabilizzazione dei suoli;
e) integrazione degli insediamenti con il sistema
del verde urbano;
- le dinamiche di polarizzazione di funzioni
attrattive nell’area urbana del capoluogo
dovranno essere contenute al fine di rafforzare e
valorizzare i Centri più esterni della Polarità
individuati dal P.T.C.P.;
- dovrà essere definito un Piano del Traffico e
della mobilità a livello dell’intera Polarità
urbana complessa come documento integrante
dei vari Strumenti Urbanistici Generali
comunali;
- dovrà essere definita, a livello dell’intera area
urbana complessa, la chiusura della maglia della
viabilità primaria provinciale di connessione dei
sottosistemi o delle unità insediative lungo
l’asta
del
Tordino,
garantendone
le
caratteristiche di viabilità di attraversamento
con limitati e localizzati punti di connessione
con la maglia provinciale e di scambio con la
rete urbana, e la fattibilità in relazione ai livelli
di impatto ambientale ed alle scelte di sviluppo
insediativo dell’area urbana, sia in termini
localizzativi che funzionali.
6. I nuovi strumenti urbanistici comunali o le 6. Non modificato
varianti generali di quelli vigenti, relativi ai
Comuni comprendenti Centri Ordinatori, Centri
Integrativi o Sistemi multipolari, al fine di
definire la dotazione e le relative caratteristiche
di servizi a valenza urbana e territoriale
sovracomunale, dovranno essere corredati da
analisi relative all’ambito del sottosistema o
PROVINCIA DI TERAMO
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della Unità insediativa di riferimento, finalizzate
a definire:
- il ruolo di effettiva polarizzazione ad
attrazione sovracomunale del centro, nonché il
relativo bacino influenzato;
- l’evoluzione prevedibile di tale ruolo, sulla
base delle tendenze in atto e degli obiettivi
assunti;
- gli eventuali limiti o impedimenti allo
svolgimento di tale ruolo e le azioni progettuali
da sviluppare per superarli, nonché le
conseguenze sotto il profilo insediativo.
Per l’espletamento di dette analisi la Provincia
fornisce attraverso il S.I.T. e l’Ufficio del Piano
il necessario supporto conoscitivo e di
elaborazione ed interpretazione dei dati a scala
territoriale.
Relativamente all’area urbana centrale dei centri
classificati come sopra, i Piani dovranno
evidenziare le principali azioni progettuali
relative a:
- dislocazione dei servizi pubblici e privati di
scala urbana e territoriale;
- assetto e valorizzazione delle zone ed assi
commerciali;
- provvedimenti di regolamentazione del
traffico;
- arredo urbano e verde urbano;
- sistema dei principali percorsi pedonali e/o
ciclabili.
I suddetti centri dovranno, inoltre, dotarsi del
Piano urbano del traffico e del Piano dei
parcheggi previsti dalle vigenti leggi.
7. Nelle planimetrie di Piano 1:25.000 sono 7.Non modificato
individuati i principali comparti da riservare
prioritariamente allo sviluppo del verde urbano,
che comprendono l’insieme di aree più
rispondenti, o in parte già destinate, alle
esigenze di crescita del sistema del verde urbano
pubblico.
Gli strumenti urbanistici comunali dovranno
precisarne i perimetri e potranno integrare tali
individuazioni con ulteriori aree che siano
correlate ed integrabili ai settori edificati.
La sistemazione di queste aree dovrà assicurare
una forte continuità ed organicità dei percorsi
pedonali e/o ciclabili entro l’ambito urbano;
potrà comprendere settori attrezzati per il gioco
e lo sport, purché conservi la caratteristica di
PROVINCIA DI TERAMO
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grande “spazio aperto” e la predominanza delle
sistemazioni a verde e di equipaggiamento
vegetazionale;
dovrà inoltre assicurare la salvaguardia e la
valorizzazione di elementi di valore testimoniale
anche di proprietà privata (ville, percorsi
rurali, ecc.) di uso pubblico o privato esclusivo.
Art. 18 Insediamenti residenziali.
Art. 18 Insediamenti residenziali
1. Nelle planimetrie di piano 1:25.000 sono 1. Non modificato
individuati a fini ricognitivi, e di massima, gli
insediamenti prevalentemente residenziali,
centri abitati, nuclei ed aree caratterizzate da
insediamenti sparsi tuttora utilizzati e/o
recuperabili a nuovi usi, con indicazione
sommaria dei centri storici.
2. I Comuni, in sede di adeguamento al P.T.P. ai
sensi dell’art. 1 comma 8 delle presenti norme,
di formazione dei propri strumenti urbanistici
e di variante generale di quelli vigenti, dovranno
analizzare e delimitare attentamente, e in via
definitiva, i sistemi insediativi, in rapporto alle
categorie stabilite dal Piano Territoriale, allo
scopo di promuovere il loro consolidamento e la
loro integrazione con gli insediamenti produttivi
e con i servizi, escludendo la diffusione sul
territorio di episodi edilizi monofunzionali e
privi di adeguata connessione.
PROVINCIA DI TERAMO
2.
I Comuni, in sede di adeguamento al
P.T.C.P. ai sensi dell’art. 1 comma 8 delle
presenti norme, di formazione dei propri
strumenti urbanistici e di variante generale di
quelli vigenti, dovranno analizzare e delimitare
attentamente, e in via definitiva, i sistemi
insediativi, in rapporto alle categorie stabilite
dal Piano Territoriale, allo scopo di promuovere
il loro consolidamento e la loro integrazione con
gli insediamenti produttivi e con i servizi,
escludendo la diffusione sul territorio di episodi
edilizi monofunzionali e privi di adeguata
connessione.
Qualora ritenute comunque necessarie e non
rimpiazzabili con interventi di riconversione
funzionale o di densificazione, le nuove
urbanizzazioni e la nuova edilizia dovranno
comunque soddisfare gli standard più avanzati
di ecocompatibilità, di basso impatto ambientale
e di uso parsimonioso delle risorse energetiche e
idriche. Le prestazioni ambientali che in questo
modo saranno offerte dai nuovi insediamenti e
dalle nuove attività edilizie potranno essere
assimilate a forme di mitigazione ambientale e
saranno in grado di ridurre l’entità del danno
ambientale da riparare con interventi di
compensazione ecologica preventiva. A tal fine
i Comuni, nei propri strumenti urbanistici,
dovranno dotarsi di regolamenti o normative
che disciplinano la materia, come indicato nel
Progetto Strategico “Rete Ecologica e
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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Paesaggio”.
3. Il Piano Territoriale, in relazione anche alle 3. Non modificato
previsioni degli strumenti urbanistici comunali
vigenti ai sensi dell’art. 88 della L.U.R.18/83,
articola il sistema insediativo nelle seguenti
categorie:
- tessuti urbani storici;
- tessuti urbani recenti consolidati;
- tessuti urbani recenti in via di consolidamento;
- nuclei ed insediamenti sparsi;
- insediamenti monofunzionali;
-ambiti per il riordino, il completamento e
l’espansione compatibile degli insediamenti.
4. Prescrizioni ed indirizzi particolari
riguardano ciascuna categoria:
- per i tessuti urbani storici individuati, con
riferimento anche alle schede dei beni
urbanistici, architettonici, archeologici, i
Comuni debbono dotarsi di una disciplina
urbanistica esecutiva, in conformità e nel
rispetto di quanto disposto all’art. 10 delle
presenti N.T.A., che, in ragione del significato
storico, culturale e funzionale, preveda la tutela
e la riconoscibilità della struttura urbana
esistente
attraverso il mantenimento e il recupero dei suoi
elementi costitutivi;
- per gli insediamenti recenti consolidati, la
struttura urbana è completa ed il livello di
infrastrutturazione
urbanistica
idoneo.
L’obiettivo da perseguire è quindi rappresentato
dall’aumento della qualità urbana e dal controllo
della complessità funzionale. Pertanto saranno
destinati di massima ad interventi di
manutenzione
qualitativa
finalizzati
all’integrazione degli spazi collettivi pubblici e
per la mobilità, senza aumenti dei carichi
urbanistici salvo limitati completamenti.
In sede di pianificazione urbanistica comunale
verranno previste le modalità per gli interventi
di completamento edilizio, di recupero del
patrimonio edilizio esistente e, nelle zone
classificate di degrado urbanistico secondo
quanto disposto al precedente art. 17 comma 3,
di riqualificazione o di ristrutturazione
urbanistica. Per questi insediamenti va inoltre
salvaguardato e rafforzato il carattere di
PROVINCIA DI TERAMO
4. Prescrizioni e indirizzi particolari riguardano
ciascuna categoria:
- per i tessuti urbani storici individuati, con
riferimento anche alle schede dei beni
urbanistici, architettonici, archeologici, i
Comuni debbono dotarsi di una disciplina
urbanistica esecutiva, in conformità e nel
rispetto di quanto disposto all’art. 10 delle
presenti N.T.A., che, in ragione del significato
storico, culturale e funzionale, preveda la tutela
e la riconoscibilità della struttura urbana
esistente attraverso il mantenimento e il
recupero dei suoi elementi costitutivi;
-per gli insediamenti recenti consolidati, la
struttura urbana è completa ed il livello di
infrastrutturazione
urbanistica
idoneo.
L’obiettivo da perseguire è quindi rappresentato
dall’aumento della qualità urbana e dal controllo
della complessità funzionale. Pertanto saranno
destinati di massima a interventi di
manutenzione
qualitativa
finalizzati
all’integrazione degli spazi collettivi pubblici e
per la mobilità, senza aumenti dei carichi
urbanistici salvo limitati completamenti.
In sede di pianificazione urbanistica comunale
verranno previste le modalità per gli interventi
di completamento edilizio, di recupero del
patrimonio edilizio esistente e, nelle zone
classificate di degrado urbanistico secondo
quanto disposto al precedente art. 17 comma 3,
di riqualificazione o di ristrutturazione
urbanistica. Per questi insediamenti va inoltre
salvaguardato e rafforzato il carattere di
“centralità” urbana attraverso: interventi sulla
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Allegato n.1
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“centralità” urbana attraverso: interventi sulla
mobilità (pedonalizzazione e valorizzazione del
trasporto pubblico) e sull’arredo degli spazi
pubblici; la conservazione della molteplicità di
usi presenti;
- per gli insediamenti recenti in via di
consolidamento, caratterizzati da tessuti urbani
esistenti a debole complessità funzionale quasi
esclusivamente residenziali o da nuovi
insediamenti in corso di attuazione, in sede di
pianificazione comunale vanno individuati e
rafforzati gli elementi di struttura urbana
esistenti e va completata la dotazione di servizi
puntuali e di relazione. Dovranno inoltre essere
perseguite l’integrazione delle destinazioni
d’uso, in particolare per quanto riguarda i settori
a contatto con gli assi di penetrazione urbana, e
l’incentivazione
delle
occasioni
di
diversificazione ed integrazione funzionale;
- per i nuclei ed insediamenti sparsi, in sede di
pianificazione comunale vanno precisati i
perimetri e va verificata la possibilità di
completamento in rapporto sia alla dotazione
infrastrutturale esistente, sia al rispetto
dell’assetto morfologico naturale, assunti come
limite all’offerta prevedibile, ed escludendo
ulteriori espansioni.
In relazione a quanto previsto dal precedente
comma 2, le indicazioni e localizzazioni
contenute nella carte del P.T.P. hanno solo
valore di massima e saranno perimetrate in via
definitiva in fase di adeguamento dei singoli
strumenti urbanistici generali comunali.
In ogni caso solo ad avvenuto esaurimento delle
previsioni espansive degli insediamenti di cui ai
precedenti punti, sarà ammissibile, in sede di
pianificazione
urbanistica
comunale,
la
previsione di ulteriore crescita, che comunque
non comprometta la funzionalità e l’efficienza
della viabilità e delle infrastrutture esistenti e
garantisca il rispetto dei criteri e delle
prescrizioni di cui ai commi 3 e 4 dell’art. 17
delle presenti Norme.
mobilità (pedonalizzazione e valorizzazione del
trasporto pubblico) e sull’arredo degli spazi
pubblici; la conservazione della molteplicità di
usi presenti;
per gli insediamenti recenti in via di
consolidamento, caratterizzati da tessuti urbani
esistenti a debole complessità funzionale quasi
esclusivamente residenziali o da nuovi
insediamenti in corso di attuazione, in sede di
pianificazione comunale vanno individuati e
rafforzati gli elementi di struttura urbana
esistenti e va completata la dotazione di servizi
puntuali e di relazione. Dovranno inoltre essere
perseguite l’integrazione delle destinazioni
d’uso, in particolare per quanto riguarda i settori
a contatto con gli assi di penetrazione urbana, e
l’incentivazione
delle
occasioni
di
diversificazione ed integrazione funzionale;
-per i nuclei ed insediamenti sparsi, in sede di
pianificazione comunale vanno precisati i
perimetri e va verificata la possibilità di
completamento in rapporto sia alla dotazione
infrastrutturale esistente, sia al rispetto
dell’assetto morfologico naturale, assunti come
limite all’offerta prevedibile, ed escludendo
ulteriori espansioni.
In relazione a quanto previsto dal precedente
comma 2, le indicazioni e localizzazioni
contenute nella carte del P.T.C.P. hanno solo
valore di massima e saranno perimetrate in via
definitiva in fase di adeguamento dei singoli
strumenti urbanistici generali comunali.
In ogni caso solo ad avvenuto esaurimento delle
previsioni espansive degli insediamenti di cui ai
precedenti punti, sarà ammissibile, in sede di
pianificazione
urbanistica
comunale,
la
previsione di ulteriore crescita, che comunque
non comprometta la funzionalità e l’efficienza
della viabilità e delle infrastrutture esistenti e
garantisca il rispetto dei criteri e delle
prescrizioni di cui ai commi 3 e 4 dell’art. 17
delle presenti Norme.
art.18 bis
Qualità Ambientale
paesaggistica del sistema insediativo
e
1.In tutti i sistemi insediativi va perseguita la
qualità ambientale e la qualità paesaggistica.
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Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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La qualità ambientale va perseguita all’interno
degli insediamenti con particolare riferimento
alla salubrità dell’aria, al clima acustico e alla
sicurezza, attraverso le misure di contenimento
del traffico e l’agevolazione delle modalità di
spostamento non motorizzate. Vanno nel
contempo perseguite la riduzione della
pressione degli insediamenti sui sistemi naturali
ed ambientali, la mitigazione degli impatti ed il
contenimento del consumo del suolo agricolo.
2. Per il raggiungimento di un equilibrio
“paesaggistico” tra lo spazio urbano e lo spazio
rurale, vengono individuati i seguenti indirizzi,
direttive e criteri a cui orientare la
pianificazione comunale:
2.a Per le “zone urbanizzate in ambito costiero”
il sistema del verde deve costituire elemento
ordinatore
del
sistema
del
costruito,
valorizzando i canali verdi trasversali residui tra
i centri e le connessioni ambientali con il
territorio, proteggendo le aree agricole
periurbane ed i fronti collinari prospicienti la
città. Per la fascia litoranea, la qualificazione
dell'insediamento dovrà riguardare gli spazi
pubblici e il lungomare, sviluppando percorsi
trasversali pedonali commerciali ricreativi di
connessione tra la riviera ed il centro urbano.
Ove risultino sostituibili per le esigenze della
mobilità veicolare, i lungomare andranno
tendenzialmente trasformati in aree a verde
pubblico e per la fruizione pedonale-ciclabile,
opportunamente integrati sia all’arenile e alle
sue sistemazioni per l’uso balneare che al
tessuto urbano retrostante. . I principi a cui far
riferimento per orientare la pianificazione e
progettazione di queste zone sono definiti nel
“Progetto Strategico Città della Costa” .
2.b Per i centri urbani delle vallate fluviali,
l'attenzione va posta sul riordino del sistema
insediativo intercomunale salvaguardando le
discontinuità inedificate fra centri e nuclei
urbani, in particolare vanno salvaguardati i
residui varchi inedificati lungo le principali
strade vallive, sia quali scansioni fra abitato e
abitato, utili alla conservazione delle reciproche
identità, sia quali visuali aperte verso il
paesaggio rurale e collinare.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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2.c Per i centri urbani collinari, gli indirizzi da
perseguire riguardano il mantenimento dei
rapporti con il contesto paesistico e la
connessione
attraverso
itinerari
storico
ambientali che ne consentano la valorizzazione.
Occorre sviluppare operazioni urbanistiche
coordinate per il contenimento ed il riordino
degli insediamenti minori residenziali che
tendono a svilupparsi in forma lineare lungo la
viabilità di accesso ai centri, spesso in posizioni
di pregio paesistico.
2.d Per i centri urbani montani va perseguito il
recupero degli antichi nuclei abbandonati o in
via di abbandono anche attraverso la
promozione dell’offerta turistica e dei servizi di
qualità alla popolazione locale. Vanno altresì
perseguite: la tutela del territorio agricolo dal
dissesto idrogeologico e dagli incendi; la
salvaguardia delle colture agricole che segnano
in modo caratteristico e inconfondibile il
paesaggio montano; la valorizzazione della
multifunzionalità
dell'agricoltura;
la
valorizzazione delle specie locali vegetali ed
animali in via d’estinzione che contribuiscono al
recupero della biodiversità. . I principi a cui far
riferimento per orientare la pianificazione e
progettazione di queste zone sono definiti nel
“Progetto Borghi”.
2.e In attesa che
il Progetto Strategico
“Paesaggio e Reti Ecologiche” sia predisposto
dalla Provincia di Teramo, i comuni dovranno
avvalersi degli indirizzi per la riqualificazione
Paesistica
–Ambientale
del
Territorio
provinciale di cui all’allegato n°5 . Gli indirizzi
sono finalizzati a :
A) potenziamento della rete ecologica ;
B) riqualificazione degli insediamenti urbani;
C)
riqualificazione
degli
insediamenti
produttivi;
D) inserimento paesistico ambientale delle
infrastrutture lineari.
3. I Contratti di Paesaggio
L'obiettivo
strategico
della
difesa
e
riqualificazione dei paesaggi insediati viene
perseguito dal Piano con lo strumento dei
Contratti di Paesaggio, così come definiti
all’art.1.bis.
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Art. 19 Insediamenti monofunzionali.
1. Gli insediamenti monofunzionali sono quelli
prevalentemente
non
residenziali
con
destinazione e tipologia di utilizzazione dello
spazio che, per ragioni di funzionalità proprie ed
in rapporto al sistema delle relazioni, richiedono
una specifica localizzazione.
Art. 19 Insediamenti monofunzionali.
1. Non modificato
1
bis:
Obiettivi
degli
insediamenti
monofunzionali
Gli insediamenti monofunzionali sono informati
ai seguenti obiettivi e indirizzi:
- utilizzare il territorio secondo criteri di
adeguatezza, nella quantità strettamente
sufficiente alle specifiche esigenze produttive;
- limitare il consumo e l'impermeabilizzazione
del suolo, privilegiando l'utilizzo di superfici
impermeabili esistenti, nel rispetto della
normativa e degli strumenti di pianificazione di
settore in materia ambientale;
- favorire un’armonica crescita economica e
sociale in una visione territoriale ampia degli
insediamenti monofunzionali che ne consenta
anche l’aggregazione e il riordino;
- ricercare la razionalizzazione delle reti
infrastrutturali e il controllo dei flussi di traffico
al fine di conseguire una riduzione sostanziale
dell’inquinamento e della domanda energetica e
un miglioramento della sicurezza stradale;
- garantire la compatibilità e il rispetto dei valori
del paesaggio e dell’ambiente nello sviluppo
degli insediamenti monofunzionali;
- promuovere anche all’interno degli
insediamenti monofunzionali idonei standard di
qualità ambientale (Applicazione del modello
APEA -Aree Produttive Ecologicamente
Attrezzate-).
2. Le prescrizioni del presente articolo hanno 2.Non modificato
efficacia differita: i Comuni, in sede di
formazione e/o di adeguamento dei propri
strumenti urbanistici dovranno precisarne, in
ragione della loro scala grafica, il perimetro e le
norme di uso e di intervento, nel rispetto delle
prescrizioni contenute nel presente articolo.
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3. Le localizzazioni già individuate negli
strumenti urbanistici comunali, in relazione alle
norme transitorie di cui al successivo articolo
30, sono da intendersi confermate nel P.T.P.
anche se non riportate nella cartografia in scala
1:25.000. Soltanto dopo il loro completamento
e la saturazione delle aree in esse disponibili,
potrà prevedersi l’individuazione di nuove aree.
L’eventuale previsione di nuove aree nei nuovi
strumenti urbanistici comunali o varianti di
quelli vigenti, per ragioni strettamente tecniche
derivanti dalle caratteristiche della specifica
attività da insediare, dovrà fondarsi su idonea
documentazione del bisogno da cui consegue
la proposta. La documentazione dovrà verificare
l'inopportunità di perseguire l'uso di aree già
individuate nel vigente strumento urbanistico, e
non attuate, proponendo se necessario la
riduzione delle superfici in precedenza previste
ma non poste in uso, per una superficie pari alle
nuove previsioni.
La previsione di nuove aree dovrà comunque
tener conto degli ambiti preferenziali di
localizzazione di cui al successivo comma 5 per
le attività di livello provinciale ed
intercomunale, delle aree dismesse o
dismettibili da attività produttive, delle
prescrizioni e degli indirizzi per il sistema
ambientale, delle prescrizioni e degli indirizzi
per il sistema infrastrutturale e della mobilità.
PROVINCIA DI TERAMO
3. Le localizzazioni già individuate negli
strumenti urbanistici comunali, in relazione alle
norme transitorie di cui al successivo articolo
30, sono da intendersi confermate nel P.T.C.P.
anche se non riportate nella cartografia in scala
1:25.000.
L’eventuale previsione di nuove aree
monofunzionali nei nuovi strumenti urbanistici
comunali o varianti di quelli vigenti, per ragioni
strettamente tecniche derivanti dalla necessità di
ampliare singole strutture esistenti, dovranno
fondarsi su idonea documentazione del bisogno
da cui consegue la proposta.
La
previsione
di
nuovi
insediamenti
monofunzionali potrà avvenire solo se prevista
da un Piano d’Area che interessi l’intero
Sistema territoriale complesso.
La
previsione
di
nuovi
insediamenti
monofunzionali dovrà necessariamente essere
verificata sulla base delle disponibilità residue
all’interno delle previsioni degli strumenti
urbanistici vigenti dei comuni appartenenti allo
stesso Sistema Territoriale complesso o alla
stessa Unità insediativa, ed essere ratificata in
sede di Conferenza di Pianificazione. Dovrà in
particolare verificarsi la condizione che sia stata
utilizzata almeno il 75% della superficie
fondiaria disponibile all’interno del Sistema
Territoriale Complesso o della Unità insediativa
di riferimento, In assenza del Piano d’Area che
,per i singoli comuni sarà possibile utilizzare gli
ampliamenti e l’individuazione di nuove aree
solo previa contestuale sottrazione, mediante
trasposizione, di aree produttive esistenti non
utilizzate di eguale superficie, presenti nei
territori comunali .
Possono essere ammessi ampliamenti funzionali
alle attività esistenti o insediamenti di nuove
attività il cui ciclo produttivo sia strettamente
connesso alle attività insediate, purché in area
contigua a quella occupata dall’impresa
interessata, sulla base di comprovate esigenze
produttive e di documentati programmi di
investimento aziendale.
La documentazione fornita dovrà verificare
l'inopportunità di perseguire l'uso di aree già
individuate nel vigente strumento urbanistico, e
non attuate, proponendo se necessario la
riduzione delle superfici in precedenza previste
ma non poste in uso, per una superficie pari agli
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ampliamenti necessari.
4. Per le aree esistenti, insediate o previste come 4.Non modificato
tali dagli strumenti urbanistici vigenti, non
compatibili con le condizioni ambientali, idrogeologiche o urbanistiche della zona,
contraddistinte con la lettera “R”, le
amministrazioni comunali dovranno prevedere
la loro rilocalizzazione, verificando in primo
luogo la saturazione delle altre aree già previste
e parzialmente utilizzate, nonché la disponibilità
di aree nelle quali si sia verificata la dismissione
di attività produttive.
Sono comunque da considerare come aree da
rilocalizzare “R” le aree insediate e/o previste
come insediabili dagli strumenti urbanistici
comunali ricadenti entro aree esondabili come
risultanti da atti di Enti competenti in materia:
Servizi idrografici del Genio Civile, Autorità di
Bacino ecc.
5. Gli ambiti preferenziali di localizzazione di
nuove attività produttive o di servizio che
richiedono una notevole occupazione di suolo
sono individuati nella cartografia in scala
1:75.000.
Tali ambiti sono distinti in:
- aree di “incentivazione” che possono
sopportare ulteriori sviluppi in termini coerenti
rispetto al sistema infrastrutturale esistente e di
previsione e compatibili con il contesto urbano
ed ambientale;
- aree di “razionalizzazione” per le quali si
pongono problemi di riorganizzazione e
riqualificazione
infrastrutturale
e
di
riconfigurazione morfologica.
Sono inoltre articolati per livello territoriale, in
riferimento alle attrezzature ospitate, e per
tipologia:
- ambiti di concentrazione di livello provinciale
o intercomunale, che si qualificano come aree
ad elevato livello di infrastrutturazione, dai
confini morfologicamente definiti, strettamente
connesse con specifici nodi del sistema della
mobilità. Gli strumenti di pianificazione
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5. Gli ambiti preferenziali di localizzazione di
nuove attività produttive o di servizio che
richiedono una notevole occupazione di suolo
sono individuati in linea di massima nella
cartografia in scala 1:75.000, ma dovranno
essere verificati sulla base dei criteri e degli
indirizzi individuati per ogni Piano d’area, e
specificati nel successivo comma 6.
Tali ambiti sono distinti in:
- aree di “incentivazione” che possono
sopportare ulteriori sviluppi in termini coerenti
rispetto al sistema infrastrutturale esistente e di
previsione e compatibili con il contesto urbano
ed ambientale;
- aree di “razionalizzazione” per le quali si
pongono problemi di riorganizzazione e
riqualificazione
infrastrutturale
e
di
riconfigurazione morfologica.
Sono inoltre articolati per livello territoriale, in
riferimento alle attrezzature ospitate, e per
tipologia:
- ambiti di concentrazione di livello provinciale
o intercomunale, che si qualificano come aree
ad elevato livello di infrastrutturazione, dai
confini morfologicamente definiti, strettamente
connesse con specifici nodi del sistema della
mobilità. Il Piano d’area dovrà garantire che non
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comunale dovranno garantire che non venga
compromessa, dagli interventi previsti nelle
zone contigue, l’accessibilità a detti ambiti dalle
infrastrutture di livello provinciale ed
intercomunale;
- ambiti di diffusione di livello intercomunale,
in cui l’inserimento di attrezzature ed
insediamenti produttivi compatibili è previsto in
un contesto a più basso livello di
infrastrutturazione, ed intervallato e/o integrato
con gli insediamenti urbani e con le aree
agricole.
venga compromessa, dagli interventi previsti
nelle zone contigue, l’accessibilità a dette aree
dalle infrastrutture di livello provinciale ed
intercomunale;
- aree di diffusione di livello intercomunale, in
cui l’inserimento di attrezzature ed insediamenti
produttivi compatibili è previsto in un contesto a
più basso livello di infrastrutturazione, ed
intervallato e/o integrato con gli insediamenti
urbani e con le aree agricole.
6. Tali ambiti potranno essere precisati in sede
di pianificazione urbanistica comunale e
dovranno essere attuati per mezzo di un Piano
d’Area ai sensi dell’art. 1 comma 9 delle
presenti Norme, promosso dalla Provincia o dai
Comuni interessati in forma associata.
L’attuazione degli interventi previsti dal Piano
sarà subordinata alla definizione di un apposito
Accordo di Programma. Gli strumenti
urbanistici comunali vigenti, anche attuativi,
dovranno essere adeguati alle prescrizioni del
Piano di Area.
Il Piano d’Area riguarderà: la connessione con il
sistema della mobilità di scala provinciale ed
intercomunale;
la
disposizione
delle
infrastrutture, degli impianti tecnologici, della
viabilità e dei parcheggi, delle attrezzature
generali, del verde pubblico; dovrà definire i tipi
di attività insediabili compatibili con le
caratteristiche ambientali, idro-geologiche ed
urbanistiche. Inoltre dovrà curare l’inserimento
delle nuove
previsioni nella struttura urbanistica del
territorio interessato.
Tipologie, caratteristiche, indici e requisiti
funzionali degli interventi dovranno rispettare le
indicazioni e le prescrizioni relative alle
attrezzature ed alle aree produttive non agricole
di cui ai successivi artt. 20 e 21.
6. Contenuti del Piano d’area
PROVINCIA DI TERAMO
Il Piano d’area sarà promosso in sede di
Conferenza di Pianificazione; gli strumenti
urbanistici comunali vigenti, anche attuativi,
dovranno essere adeguati alle prescrizioni del
Piano di Area.
Il Piano d’area dovrà essere redatto in
osservanza delle seguenti direttive:
a) precisare e giustificare i criteri adottati per il
dimensionamento degli ampliamenti e delle
nuove aree previste;
b) individuare e specializzare gli ambiti in
relazione alle attività insediabili;
c) prevedere aree destinate ai servizi per
l’azienda e la persona;
d) prevedere una viabilità che consenta il
raggiungimento delle arterie stradali principali
senza l’attraversamento dei centri abitati;
e) rapportarsi con la pluralità dei valori del
territorio, integrandosi con il sistema del
paesaggio e dell’ambiente, rispettandone le
criticità e le fragilità, e individuando azioni per
la verifica di sostenibilità di ogni singola area;
f) prevedere, soluzioni e dispositivi per mitigare
e compensare gli impatti paesaggistici ed
ambientali.
Tipologie, caratteristiche, indici e requisiti
funzionali degli interventi dovranno rispettare le
indicazioni e le prescrizioni relative alle
attrezzature ed alle aree produttive non agricole
di cui ai successivi artt. 20 e 21.
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7. Gli insediamenti monofunzionali individuati
nelle tavole 1:25.000 di tipo produttivo
industriale e/o artigianale, situati all’interno
degli insediamenti recenti consolidati, o
contigui ad essi, costituiscono ambiti di elevata
propensione alla trasformazione di rilevanza
strategica per l’assunzione di nuove funzioni a
scala urbana e territoriale.
Gli strumenti urbanistici comunali dovranno
individuare quelle defunzionalizzate o di
prevedibile defunzionalizzazione e definirne
specifici indirizzi e regole di utilizzo e
trasformazione. Il loro recupero dovrà
contribuire all’elevamento degli standards
urbanistici ed ambientali dell’insediamento.
Pertanto dovrà essere garantita almeno il 70%
della superficie fondiaria libera da costruzioni
ed il rispetto delle prescrizioni e degli indici di
cui al comma 3 dell’art. 17 delle presenti
Norme.
7. Gli insediamenti monofunzionali individuati
nelle tavole 1:25.000 di tipo produttivo
industriale e/o artigianale, situati all’interno
degli insediamenti recenti consolidati, o
contigui ad essi, costituiscono ambiti di elevata
propensione alla trasformazione di rilevanza
strategica per l’assunzione di nuove funzioni a
scala urbana e territoriale. Gli strumenti
urbanistici comunali dovranno individuare
quelle defunzionalizzate o di prevedibile
defunzionalizzazione e definirne specifici
indirizzi e regole di utilizzo e trasformazione. Il
loro recupero dovrà contribuire all’elevamento
degli standards urbanistici ed ambientali
dell’insediamento. Pertanto dovrà essere
garantita almeno il 70% della superficie
fondiaria libera da costruzioni ed il rispetto delle
prescrizioni e degli indici di cui al comma 3
dell’art. 17 delle presenti Norme. Per tali
insediamenti, il Comune, all’interno dei propri
strumenti urbanistici, deve prevedere appositi
strumenti attuativi che dovranno altresì garantire
la salvaguardia di eventuali manufatti di pregio
storico-architettonico, il rispetto dei valori
ambientali della zona e l’inserimento nel
contesto territoriale circostante.
Art. 20 Attrezzature e servizi.
Art. 20 Attrezzature e servizi.
1. Il P.T.P. distingue le attrezzature e i servizi di
livello
provinciale
e
subprovinciale
(sottosistema) da quelli di livello intercomunale
(unità insediativa).
1. Il P.T.C.P. distingue le attrezzature e i servizi
di livello provinciale e subprovinciale
(sottosistema) da quelli di livello intercomunale
(unità insediativa).
2. Sono classificate come attrezzature e servizi 2. Sono classificate come attrezzature e servizi
di livello provinciale e subprovinciale:
di livello provinciale e subprovinciale:
a) le attrezzature ed i servizi sanitari:
1. sedi ospedaliere;
2.strutture
sanitarie
ed
assistenziali
specialistiche, come definite dalle vigenti leggi
in materia;
b) le attrezzature per l’istruzione e la
formazione:
1. sedi universitarie;
2. plessi scolastici della scuola media di 2°
PROVINCIA DI TERAMO
a) le attrezzature ed i servizi sanitari:
1. sedi ospedaliere;
2.
strutture
sanitarie
ed
assistenziali
specialistiche, come definite dalle vigenti leggi
in materia;
b) le attrezzature per l’istruzione e la
formazione:
1. sedi universitarie;
2. plessi scolastici della scuola media di 2°
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grado e centri di formazione professionale;
3. centri di ricerca;
c) le attrezzature ed i servizi per lo sviluppo
urbano:
1. parco territoriale con funzioni turisticoricreative;
2. grandi impianti sportivi ed attrezzature
sportive specialistiche;
d) le attrezzature per la riorganizzazione del
trasporto:
1. autoporto;
2. stazioni di interscambio pubblico-privato,
ferro-gomma;
3. stazioni del sistema di trasporto rapido in
sede propria;
e) le attrezzature ed i servizi allo sviluppo:
1.Sistema
della
commercializzazione
intermedia, ovvero:
- Centro di supporto alla commercializzazione
in particolare dei prodotti agro-alimentari, con
funzioni di assistenza tecnica e commerciale ai
produttori, conservazione a breve ed a lungo
termine, trasporto e promozione;
- Centro carni, ittico o agro-alimentare, con
funzioni di mercato all’ingrosso con servizi
comuni ai produttori ed agli operatori intermedi;
- Centro di interscambio mezzi-merci, con
servizi ed attività connesse;
- Centri commerciali all’ingrosso, predisposti ad
accogliere depositi, magazzini ed uffici di
aziende grossiste, compresi servizi ed
attrezzature comuni;
- Centri per la distribuzione ad operatori al
dettaglio di settori omogenei; Cash & Carry.
grado e centri di formazione professionale;
3. centri di ricerca;
c) le attrezzature ed i servizi per lo sviluppo
urbano:
1. parco territoriale con funzioni turisticoricreative;
2. grandi impianti sportivi ed attrezzature
sportive specialistiche;
d) le attrezzature per la riorganizzazione del
trasporto:
1. autoporto;
2. stazioni di interscambio pubblico-privato,
ferro-gomma;
3. stazioni del sistema di trasporto rapido in
sede propria;
e) le attrezzature ed i servizi allo sviluppo:
1.
Sistema
della
commercializzazione
intermedia, ovvero:
- Centro di supporto alla commercializzazione
in particolare dei prodotti agro-alimentari, con
funzioni di assistenza tecnica e commerciale ai
produttori, conservazione a breve ed a lungo
termine, trasporto e promozione;
- Centro carni, ittico o agro-alimentare, con
funzioni di mercato all’ingrosso con servizi
comuni ai produttori ed agli operatori intermedi;
- Centro di interscambio mezzi-merci, con
servizi ed attività connesse;
- Centri commerciali all’ingrosso, predisposti ad
accogliere depositi, magazzini ed uffici di
aziende grossiste, compresi servizi ed
attrezzature comuni;
- Centri per la distribuzione ad operatori al
dettaglio di settori omogenei; Cash & Carry.
2. Sistema della commercializzazione finale, ai
soli fini del presente P.T.P. e fermo restante la
classificazione di cui al D.lgs. 114/98 e L.R.
62/99, si definiscono i seguenti servizi/strutture:
- Centro commerciale integrato, costituito da un
complesso di aziende di vendita al dettaglio
differenziate per categorie merceologiche
integrate con attività paracommerciali e di
servizio e servite da idonei parcheggi
dimensionalmente rapportati alle superfici di
vendita. I Centri sono classificati di livello
provinciale quando hanno una superficie
complessiva superiore a 30.000 mq. e bacino di
utenza superiore ai 150.000 abitanti;
2. Sistema della commercializzazione finale
PROVINCIA DI TERAMO
Il PTCP fa riferimento all’articolazione presente
nella L.R. 11/2008 e successive modifiche ed
integrazioni.
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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- Medio-grandi superfici di vendita, costituite da
esercizi del tipo ipermercato con superfici di
vendita con almeno 2.500 mq. disposti su di un
piano, ospitate in strutture edilizie ad esclusivo
uso commerciale e dotati di adeguate aree di
parcheggio.
3. Servizi all’industria ed all’artigianato:
3. Non modificato
- Agglomerati industriali attrezzati di livello
provinciale;
- Centro per lo sviluppo tecnologico, che
comprende le seguenti tipologie: centro di
innovazione e trasferimento delle tecnologie,
incubatori per la PMI, centro di formazione,
centro di servizi telematici, centro servizi di
consulenza e promozione aziendale;
- Centro di promozione commerciale, costituito
da complessi integrati di strutture espositive,
fieristiche e di servizio, relative a singoli
comparti e/o distretti produttivi;
- Centro fieristico di livello provinciale,
costituito da un complesso di strutture
espositive con relativi servizi, dotato di
adeguate strutture di parcheggio.
4. Non modificato
4. Servizi all’agricoltura ed alla zootecnia:
- Centro servizi e di coordinamento
ortofrutticolo, come centro di supporto tecnico,
produttivo e commerciale per lo sviluppo del
settore ortofrutticolo;
- Centro servizi e coordinamento per la
zootecnia;
- Macello provinciale;
- Centrale di raccolta del latte.
5. Servizi al turismo:
5.Non modificato
- Darsena, approdo turistico;
- Impianti sciistici;
- Impianti integrati per il tempo libero: parco di
divertimento, acquaparco, parco attrezzato con
funzioni
turisticoricreative
,impianti
specialistici per lo sport e lo spettacolo;
- Centro congressi, come struttura specializzata
dotata di specifiche attrezzature e servizi
ricettivi e di ristoro, integrata con eventuali
attrezzature espositive e per lo spettacolo;
- Sala congressi attrezzata;
- Attrezzature museali ed espositive;
- Attrezzature per la musica e lo spettacolo,
quali teatri, auditorium, sale da concerto;
PROVINCIA DI TERAMO
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Allegato n.1
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f) impianti per lo smaltimento dei rifiuti.
3. La localizzazione dei servizi e delle
attrezzature di livello provinciale è riportata
nella cartografia in scala 1:75.000, sia con
riferimento a specifici ambiti sia con riferimento
alle singole polarità (Polarità urbana complessa
e Centri Ordinatori).
Gli strumenti urbanistici comunali dovranno
localizzare le attrezzature riferite alle singole
polarità, con priorità per le aree monofunzionali
già individuate dagli stessi e riportate nella
cartografia 1:25.000 di P.T.P., nonché definire i
parametri urbanistici e edilizi per la loro
realizzazione in coerenza con gli indirizzi e le
prescrizioni delle presenti Norme.
Per le attrezzature a forte concorso di pubblico
quali centri fieristici, centro congressi, impianti
integrati per il tempo libero, dovranno essere
garantite adeguate superfici a parcheggio
rapportate alle superfici di vendita ed espositive,
o al numero degli utenti stabilito, e comunque
non inferiori al 60% della Su; inoltre dovrà
essere assicurato un idoneo e diretto
collegamento con la viabilità primaria
provinciale senza interessare gli assi di
penetrazione urbana.
Nel caso di attrezzature non previste
nell’elenco, l’Ufficio Provinciale di Piano, su
richiesta del Consiglio Provinciale, verificherà
la coerenza localizzativa dell’attrezzatura
proposta con il sistema insediativo e della
mobilità, e con le eventuali previsioni di
pianificazione settoriale regionale e provinciale.
3. La localizzazione dei servizi e delle
attrezzature di livello provinciale è riportata
nella cartografia in scala 1:75.000, sia con
riferimento a specifici ambiti sia con riferimento
alle singole polarità (Polarità urbana complessa
e Centri Ordinatori).
Gli strumenti urbanistici comunali dovranno
localizzare le attrezzature riferite alle singole
polarità, con priorità per le aree monofunzionali
già individuate dagli stessi e riportate nella
cartografia 1:25.000 di P.T.C.P., nonché
definire i parametri urbanistici e edilizi per la
loro realizzazione in coerenza con gli indirizzi e
le prescrizioni delle presenti Norme.
Per le attrezzature a forte concorso di pubblico
quali centri fieristici, centro congressi, impianti
integrati per il tempo libero, dovranno essere
garantite adeguate superfici a parcheggio
rapportate alle superfici di vendita ed espositive,
o al numero degli utenti stabilito, e comunque
non inferiori al 60% della Su; inoltre dovrà
essere assicurato un idoneo e diretto
collegamento con la viabilità primaria
provinciale senza interessare gli assi di
penetrazione urbana.
Nel caso di attrezzature non previste
nell’elenco, l’Ufficio Provinciale di Piano,
verificherà
la
coerenza
localizzativa
dell’attrezzatura proposta con il sistema
insediativo e della mobilità, e con le eventuali
previsioni di pianificazione settoriale regionale
e provinciale
4. Sono classificate come attrezzature e servizi 4. Sono classificate come attrezzature e servizi
di livello intercomunale:
di livello intercomunale:
a) le attrezzature ed i servizi sanitari:
1. Distretti sanitari di base;
2. Poliambulatori;
a) le attrezzature ed i servizi sanitari:
1. Distretti sanitari di base;
2. Poliambulatori;
b) le attrezzature per la formazione;
c) le attrezzature ed i servizi per lo sviluppo
urbano:
1. Parchi urbani;
2. Impianti sportivi polivalenti a livello urbano e
di base;
b) le attrezzature per la formazione;
c) le attrezzature ed i servizi per lo sviluppo
urbano:
1. Parchi urbani;
2. Impianti sportivi polivalenti a livello urbano e
di base;
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Allegato n.1
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d) le attrezzature ed i servizi allo sviluppo:
1. Sistema della commercializzazione finale:
- Centro commerciale integrato, costituito da un
complesso di aziende di vendita al dettaglio
differenziate per categorie merceologiche
integrate con attività paracommerciali e di
servizio e servite da idonei parcheggi
dimensionalmente rapportati alle superfici di
vendita. I Centri sono classificati di livello
intercomunale (di sottosistema) quando hanno
una superficie complessiva superiore a 12.000
mq. e bacino di utenza superiore a 50.000
abitanti;
- Medio-grandi superfici di vendita, costituite da
esercizi
del
tipo
grande
magazzino,
supermercato, ecc., con superfici di
vendita superiori a 400 mq.
d) le attrezzature ed i servizi allo sviluppo:
1. Sistema della commercializzazione finale:
Vale la classificazione prevista dalla L.R.
11/2008 e successive modifiche ed integrazioni.
2. Non modificato
2. Servizi all’industria ed all’artigianato:
- Aree attrezzate di livello intercomunale per la
piccola e media impresa.
3. Servizi al turismo:
- Impianti integrati per il tempo libero con
bacino di utenza massimo pari alla dimensione
demografica del sottosistema di appartenenza:
parco di divertimento, parco attrezzato con
funzioni turistico-ricreative, impianti polivalenti
per lo sport e lo spettacolo. Normalmente tali
impianti, in particolare nelle aree interne, sono
punti di partenza e/o terminali di itinerari
turistici a tema specifico in materia ambientale e
storico culturale;
- Sala congressi attrezzata in edificio
polifunzionale;
- Attrezzature museali, espositive, multimediali; 5. Non modificato
- Attrezzature per la musica e lo spettacolo.
5. La localizzazione dei servizi e delle
attrezzature di livello intercomunale, per
ciascuna unità insediativa, è prevista in rapporto
ai poli (Centri Integrativi, Centri Turistici
portanti) o ai Sistemi Multipolari
di riferimento.
Gli strumenti urbanistici comunali degli stessi
poli precisano la localizzazione e la dimensione
specifica di ogni servizio o attrezzatura,
nonché i parametri edilizi ed urbanistici da
adottare, sulla base della consistenza
demografica dei residenti, dell’entità delle
presenze turistiche, dell’entità del bacino di
utenza ipotizzabile per ciascun servizio
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o attrezzatura, del ruolo territoriale del singolo
comune e della distribuzione dei servizi esistenti
entro l’ambito dell’unità insediativa.
6. Non modificato
6. La localizzazione dei servizi e delle
attrezzature di livello intercomunale dovrà di
massima garantire l’integrazione con gli
insediamenti esistenti come occasione di
riqualificazione urbanistica, ed idonei raccordi
con la rete stradale urbana e di distribuzione
interna ai sottosistemi.
7. Non modificato
7. L’Amministrazione provinciale promuove
forme di gestione coordinata dei servizi
(consorzi di Comuni, Enti, ecc.).
Art. 21 Insediamenti produttivi non agricoli.
Art. 21 Insediamenti produttivi non agricoli
1. Gli insediamenti monofunzionali produttivi
non agricoli sono distinti per destinazione commerciale e industriale- e per livello
territoriale -provinciale, intercomunale e
comunale-.
Le prescrizioni del presente articolo hanno
efficacia differita: i Comuni, in sede di
adeguamento, di formazione o di variante dei
propri
strumenti
urbanistici,
dovranno
classificare le aree per insediamenti produttivi
esistenti e previste, confermate dal P.T.P., in
relazione alla destinazione commerciale o
industriale. La disciplina in ordine al sistema
commerciale deve, comunque, essere emanata
in conformità e secondo le indicazioni del D.lgs.
114/98 e L.R. 62/99.
In riferimento a tale disciplina, le indicazioni e
le localizzazioni degli insediamenti commerciali
previsti dal presente P.T.P. hanno valore di
indirizzo e non prescrittivo.
Nelle aree industriali così definite non saranno
ammessi insediamenti ed attività per la
commercializzazione all’ingrosso (intermedia)
ed al dettaglio (finale), salvo quanto
diversamente disposto ai successivi
commi del presente articolo.
1. Gli insediamenti monofunzionali produttivi
non agricoli sono distinti per destinazione commerciale e industriale- e per livello
territoriale -provinciale, intercomunale e
comunale-.
Le prescrizioni del presente articolo hanno
efficacia differita: i Comuni, in sede di
adeguamento, di formazione o di variante dei
propri
strumenti
urbanistici,
dovranno
classificare le aree per insediamenti produttivi
esistenti e previste, confermate dal P.T.C.P., in
relazione alla destinazione commerciale o
industriale. La disciplina in ordine al sistema
commerciale deve, comunque, essere emanata
in conformità e secondo le indicazioni del D.lgs.
114/98 e L.R. 11/2008 e 17/2010.
In riferimento a tale disciplina, le indicazioni e
le localizzazioni degli insediamenti commerciali
previsti dal presente P.T.C.P. hanno valore di
indirizzo e non prescrittivo.
Nelle aree industriali così definite non saranno
ammessi insediamenti ed attività per la
commercializzazione all’ingrosso (intermedia)
ed al dettaglio (finale), salvo quanto
diversamente disposto ai successivi commi del
presente articolo.
2. Gli insediamenti produttivi commerciali di 2. Non modificato
livello
provinciale
o
subprovinciale
comprendono gli insediamenti per l’esercizio di
PROVINCIA DI TERAMO
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attività connesse alla commercializzazione
intermedia e finale così come definiti all’art. 20
comma 2 lettera e).
La localizzazione è riportata nella cartografia in
scala 1:75.000, sia con riferimento a specifici
ambiti sia con riferimento alle singole polarità
del sistema insediativo.
3. Gli insediamenti produttivi commerciali di 3. Non modificato
livello
intercomunale
comprendono
gli
insediamenti per l’esercizio di attività connesse
alla commercializzazione intermedia e finale
così come definiti all’art. 20 comma 4 lettera d).
La localizzazione è prevista, per ciascuna unità
insediativa, in rapporto ai poli o al sistema
multipolare di riferimento.
4. Gli strumenti urbanistici comunali dovranno
localizzare le aree produttive commerciali, con
priorità per le aree monofunzionali già
individuate e riportate nella cartografia 1:25.000
di P.T.P., nonché definire i parametri urbanistici
e edilizi per la loro realizzazione in coerenza
con gli indirizzi e le prescrizioni delle presenti
Norme.
4. Gli strumenti urbanistici comunali dovranno
localizzare le aree produttive commerciali, con
priorità per le aree monofunzionali già
individuate e riportate nella cartografia 1:25.000
di P.T.C.P., nonché definire i parametri
urbanistici e edilizi per la loro realizzazione in
coerenza con gli indirizzi e le prescrizioni delle
presenti Norme.
5. Gli insediamenti produttivi industriali di 5. Non modificato
livello provinciale, agglomerati industriali
attrezzati anche per la grande industria,
dovranno privilegiare lo svolgimento delle
seguenti attività:
- produzione industriale di beni;
- lavorazione e trasformazione a scala
industriale di prodotti agricoli;
- stoccaggio e manipolazione di materiali
energetici;
- impianti ed attrezzature per le comunicazioni
ed i trasporti.
Tali aree dovranno inoltre essere dotate di
apposite attrezzature (centri) di interscambio
mezzi-merci.
6. Gli insediamenti produttivi industriali di 6. Non modificato
livello intercomunale accentrati (aree attrezzate
intercomunali per la piccola-media industria)
o diffusi, oltre alle attività di cui al precedente
comma 5. Potranno ospitare produzioni
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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artigianali di beni ed attività di deposito,
magazzinaggio e vendita di materiali, di
componenti e di macchinari per l’industria delle
costruzioni.
7. Negli insediamenti produttivi industriali di 7. Non modificato
livello provinciale ed intercomunale, gli
interventi di trasformazione edilizia ed
urbanistica dovranno essere strettamente
funzionali allo svolgimento delle attività
suddette.
Al loro interno dovranno inoltre essere
predisposte apposite zone per servizi ed
impianti di interesse collettivo, nonché per
attrezzature e servizi alle attività produttive.
Nell’ambito dei singoli impianti produttivi sono
ammesse attività di commercializzazione dei
relativi prodotti (spacci aziendali).
8. All’interno degli strumenti urbanistici
comunali e loro varianti, potranno essere
individuati insediamenti produttivi industriali ed
artigianali di livello comunale, rispettando i
seguenti criteri:
- verifica della disponibilità di aree entro gli
insediamenti produttivi;
-considerazione delle aree industriali ed
artigianali totalmente o parzialmente utilizzate,
già previste dai vigenti strumenti urbanistici e
confermate dal P.T.P., di cui prevedere la
saturazione. Previa
verifica dell’assetto
urbanistico ed infrastrutturale definito dallo
stesso P.T.P. e dagli strumenti urbanistici e
comunali;
- preferenza per aree già impegnate da impianti
produttivi dismessi o abbandonati, che possano
essere utilmente recuperate ad uso produttivo;
- rispetto degli indirizzi e delle prescrizioni di
cui al precedente art.19 commi 3. e 4.;
- possibilità di integrazione con i tessuti
residenziali per attività artigianali e deposito di
interesse locale, non moleste o inquinanti e
comunque compatibili con i caratteri locali
dell’insediamento.
Gli insediamenti produttivi industriali ed
artigianali di livello comunale dovranno essere
dimensionati sulla base di specifiche indagini
che quantifichino le esigenze e le prospettive di
sviluppo delle attività
PROVINCIA DI TERAMO
8. All’interno degli strumenti urbanistici
comunali e loro varianti, potranno essere
individuati insediamenti produttivi industriali ed
artigianali di livello comunale, secondo quanto
previsto all’art. 19, sulla base di specifiche ed
approfondite indagine, rispettando i seguenti
criteri:
- verifica della disponibilità di aree entro gli
insediamenti produttivi presenti nel territorio
comunale, nell’unità insediativa di riferimento o
nel sistema territoriale complesso;
- considerazione delle aree industriali ed
artigianali totalmente o parzialmente utilizzate,
già previste dai vigenti strumenti urbanistici dei
comuni facenti parte del sistema territoriale
complesso o dell’unità insediativa di riferimento
e confermate dal P.T.C.P., di cui prevedere la
saturazione. Previa
verifica dell’assetto
urbanistico ed infrastrutturale definito dallo
stesso P.T.C.P. e dagli strumenti urbanistici e
comunali;
- preferenza per aree già impegnate da impianti
produttivi dismessi o abbandonati, che possano
essere utilmente recuperate ad uso produttivo;
- rispetto degli indirizzi e delle prescrizioni di
cui al precedente art.19 commi 3. e 4.;
- possibilità di integrazione con i tessuti
residenziali per attività artigianali e deposito di
interesse locale, non moleste o inquinanti e
comunque compatibili con i caratteri locali
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produttive, in relazione al ruolo assegnato dal
P.T.P. al centro, al rapporto occupati/addetti nel
comune e nell’unità insediativa, alla verifica
del prevedibile esaurimento entro il triennio
successivo di tutte le aree industriali esistenti ed
aventi caratteristiche localizzative analoghe
a quelle di nuova individuazione, ad
investimenti prevedibili per lo sfruttamento di
materiali, risorse idriche, ecc. localmente
presenti.
La congruenza delle previsioni concernenti i
nuovi insediamenti sarà valutata dalla Provincia
nell'istruttoria prescritta per l'approvazione degli
strumenti urbanistici comunali e loro varianti,
sulla base delle suddette indagini, e della
verifica circa l’attuazione delle aree produttive
di livello intercomunale previste dal P.T.P.
dell’insediamento.
La congruenza delle previsioni concernenti i
nuovi insediamenti sarà valutata dalla Provincia
in sede di conferenza di pianificazione
nell'istruttoria prescritta per l'approvazione degli
strumenti urbanistici comunali e loro varianti,
sulla base delle suddette indagini, e della
verifica circa l’attuazione delle aree produttive
di livello intercomunale previste dal P.T.C.P.
9. Gli interventi di nuovo impianto e di 9. Non modificato
ristrutturazione di aree produttive industriali ed
artigianali di qualsiasi livello dovranno
perseguire i seguenti obiettivi: la riduzione degli
impatti relativi ad emissioni atmosferiche ed
acustiche, alla qualità dei corpi idrici; il
miglioramento della qualità morfologica degli
spazi di relazione; la razionale disposizione
delle attività e funzioni marginali (depositi
all’aperto, parcheggi mezzi pesanti, ecc.);
l'integrazione relazionale, paesaggistica, e
morfologico insediativa con le aree residenziali
caratterizzanti la struttura insediativa.
La localizzazione ed il dimensionamento delle
singole aree dovranno essere definiti con
riferimento alle seguenti valutazioni:
- mix di utenze produttive ipotizzabile per
località, sulla base dei relativi rischi ambientali
e livelli di inquinamento atmosferico ed
acustico ammissibili in rapporto alle
caratteristiche ambientali ed urbanistiche
dell’intorno;
- bilancio idrico dell’area, che ne definisca i
limiti di disponibilità anche con riferimento a
interventi integrativi o di miglioramento
(reimpiego acque depurate, adduzione tramite
canale, ricarica artificiale della falda, ecc.)
previsti o con riferimento ai Piani di
Risanamento delle Acque;
- definizione del regime idrico, come rapporto
tra tipologie produttive e consumi idrici per
addetto e per unità di tempo, nonché del
PROVINCIA DI TERAMO
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regime e delle modalità di scarico nel suolo e nel
sottosuolo;
- verifica del dimensionamento della soglia di
addetti ammissibile e della relativa superficie
attraverso parametri di prelievo (mc/anno di
prelievo ammissibile per addetto);
- qualità e modalità di smaltimento degli scarti
di lavorazione; modalità di approvvigionamento
delle materie prime;
- idoneità delle reti infrastrutturali e dei trasporti
rispetto alle esigenze produttive, garantendo un
idoneo e diretto collegamento con la viabilità
primaria provinciale senza interessare gli assi di
penetrazione urbana.
Art. 21 bis
Depositi verdi
Allo scopo di promuovere una riqualificazione
integrata del proprio territorio, i Comuni e le
altre amministrazioni competenti possono
individuare delle aree pubbliche, a basso valore
ecologico, da destinare ad interventi di
miglioramento ambientale ed ecologico. Tali
aree sono individuate dal soggetto pubblico con
riferimento alle esigenze di miglioramento
paesistico-ambientale ed ecologico di lungo
periodo e contribuiscono a definire un ‘deposito
verde locale’. Le aree di deposito verde
individuate dal Comune costituiranno ambito di
localizzazione degli interventi compensativi
concordati con l’Amministrazione sulla base di
apposito regolamento comunale redatto con
rifermento all’ Allegato n°4 “Abaco delle Opere
di Compensazione”. Tale abaco vuole essere
uno strumento di supporto tecnico ai piani
urbanistici di scala locale in attesa della
redazione del Progetto Strategico “Rete
Ecologica e Paesaggio” per la individuazione
delle misure di compensazione in presenza di
interventi di trasformazione del territorio
riguardante aree edificabili o destinate alla
viabilità.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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Art. 22 Varchi e discontinuità del sistema
insediativo.
1. Nelle planimetrie 1:25.000 sono individuati i
varchi e le discontinuità del sistema insediativo
da conservare per usi urbani non insediativi.
Le norme del presente articolo dettano indirizzi
per la redazione di piani e programmi di
competenza di Enti ed Amministrazioni
Pubbliche e loro varianti. Eventuali prescrizioni
hanno efficacia differita. I Comuni, in sede di
recepimento del P.T.P., verificheranno la
delimitazione geografica e ne preciseranno i
contenuti normativi coerentemente con gli
indirizzi contenuti nel presente articolo.
Art. 22 Varchi e discontinuità del sistema
insediativo.
1. Nelle planimetrie 1:25.000 sono individuati i
varchi e le discontinuità del sistema insediativo
da conservare per usi urbani non insediativi.
Le norme del presente articolo dettano
prescrizioni per la redazione di piani e
programmi di competenza di Enti ed
Amministrazioni Pubbliche e loro varianti. I
Comuni, in sede di recepimento del P.T.C.P.,
verificheranno la delimitazione geografica di
tali varchi e ne preciseranno i contenuti
normativi coerentemente con gli indirizzi
contenuti nel presente articolo.
2. In tali ambiti sono comprese le visuali 2. Non modificato
significative verso il paesaggio non urbano da
tutelare, le delimitazioni fra ambiente urbano ed
ambiente non urbano da salvaguardare come
limiti morfologicamente definiti dell’edificato,
scansioni fra abitati utili alla conservazione
della reciproca identità.
3. Per le aree non ancora urbanizzate, e ove 3. Non modificato
prevalgono valenze di natura paesaggistica e
percettiva, dovrà essere confermato l’utilizzo
agricolo, attraverso anche la tutela ed il
ripristino di elementi del paesaggio agrario, ed
esclusi nuovi interventi edilizi, nonché
interventi di attrezzamento ed arredo della
viabilità che comportino impatti percettivi.
4. Nelle aree comprese tra insediamenti o a 4.Non modificato
margine degli stessi, potranno essere ammessi
anche usi urbani non edilizi quali parchi, orti
urbani, attrezzature sportive e per il tempo
libero, i campeggi con le annesse modeste
volumetrie edilizie di servizio, purché
salvaguardino il carattere di “spazio aperto”
dell’ambito.
5. La sottrazione di aree da destinarsi a nuovi
insediamenti urbanistici è consentita, previa
giustificata motivazione, solo in fase di nuovo
strumento urbanistico comunale o di variante
generale nel rispetto, comunque, delle attenzioni
PROVINCIA DI TERAMO
5. Al solo fine di risolvere il tema della
progettazione del limite dell'abitato, del
passaggio tra l'edificato e le aree agricole,
tutelando ed evidenziando le relazioni verso il
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ambientali previste per tali aree dal P.T.P.
Eventuali nuovi insediamenti urbanistici
devono, comunque, essere concentrati in settori
specifici e ridurre al minimo l’occupazione
di suolo comunque inferiore al 15% della
superficie territoriale. Resta ferma la possibilità
di localizzazione di insediamenti di rilevante
interesse comunale e sovracomunale in
relazione a programmi, piani e norme di settore.
paesaggio agricolo e naturale, attraverso
operazioni di riordino degli spazi di pertinenza e
agricoli degli edifici esistenti è ammessa la
sottrazione di aree libere da destinarsi a nuovi
insediamenti solo in fase di nuovo strumento
urbanistico comunale o di variante generale nel
rispetto, comunque, delle attenzioni ambientali
previste per tali aree dal P.T.C.P. Gli eventuali
nuovi insediamenti urbanistici devono essere
concentrati in continuità con i tessuti urbani
esistenti, riducendo al minimo l’occupazione di
suolo comunque inferiore al 5% della superficie
territoriale del varco e discontinuità di
riferimento. Quantità superiori di suolo
impegnato e comunque in misura non eccedente
il 10% della superficie territoriale sopra definita,
vanno verificate sulla base di uno Studio di
compatibilità ambientale di cui all’art.8 del
Piano Regionale Paesistico e delle relative
Linee Guida al fine della valutazione del
relativo inserimento e le misure di mitigazione
dell’eventuale impatto con l’ambiente. Lo
Studio di compatibilità ambientale dovrà essere
sottoposto al parere della Provincia in sede di
approvazione degli strumenti urbanistici.
Art. 23 Terreni agricoli periurbani.
1. Nelle planimetrie in scala 1:25.000 sono
individuati i terreni agricoli periurbani con
funzioni di riequilibrio ecologico rispetto
all’area urbana.
Tali ambiti definiscono aree di interesse
paesaggistico per gli insediamenti urbani, in cui
l’attività agricola risulta condizionata da fattori
esterni economici, sociali e tecnici.
Tali aree sono connotate attualmente da
investimenti
immobiliari
sempre
meno
finalizzati alla produzione di reddito agricolo ed
utilizzi del suolo per attività non agricole o
miste a prescindere dalle destinazioni d’uso
urbanistiche; da modelli colturali che mostrano
problemi di compatibilità con la fragilità
ambientale (terreni particolarmente permeabili)
e con l’esigenza di offrire agli insediamenti
urbani un’elevata qualità paesaggistica al
proprio contorno; da un impoverimento
dell’equipaggiamento vegetale, del tasso di
Art. 23 Terreni agricoli peri-urbani
1. Nelle planimetrie in scala 1:25.000 sono
individuati i terreni agricoli peri-urbani con
funzioni di riequilibrio ecologico rispetto
all’area urbana. Tali ambiti definiscono aree di
interesse paesaggistico per gli insediamenti
urbani, in cui l’attività agricola risulta
condizionata da fattori esterni economici, sociali
e tecnici. Tali aree sono connotate attualmente
da investimenti immobiliari sempre meno
finalizzati alla produzione di reddito agricolo ed
utilizzi del suolo per attività non agricole o
miste a prescindere dalle destinazioni d’uso
urbanistiche; da modelli colturali che mostrano
problemi di compatibilità con la fragilità
ambientale (terreni particolarmente permeabili)
e con l’esigenza di offrire agli insediamenti
urbani un’elevata qualità paesaggistica al
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naturalità e delle strutture paesaggistiche.
proprio contorno; da un impoverimento
dell’equipaggiamento vegetale, del tasso di
naturalità e delle strutture paesaggistiche. Le
problematiche attuali che riguardano anche la
parcellizzazione dei terreni e l'uso non
coordinato hanno accentuato nel tempo le
forme di degrado di tale paesaggio; tali
problematiche vanno risolte affrontando il tema
della progettazione del limite dell'abitato, del
passaggio tra l'edificato e le aree agricole,
tutelando ed evidenziando le relazioni verso il
paesaggio agricolo e naturale, attraverso
operazioni di riordino degli spazi di pertinenza e
agricoli degli edifici esistenti.
2. Le norme del presente articolo costituiscono
indirizzi per la redazione di piani e programmi
di competenza di Enti ed Amministrazioni
pubbliche e loro varianti. Eventuali prescrizioni
hanno
efficacia
differita
mentre
la
perimetrazione di tali aree, riportata sulla
cartografia del P.T.P., è da intendersi indicativa
e non prescrittiva: i Comuni in sede di
recepimento del P.T.P., sulla base di specifiche
indagini conoscitive, definiscono il perimetro
delle suddette zone, verificano le previsioni
vigenti dei rispettivi strumenti urbanistici e
predispongono specifiche discipline d’uso e di
intervento per tali aree coerenti con gli indirizzi
definiti nel presente articolo.
2. Le norme del presente articolo costituiscono
obblighi per la redazione di piani e programmi
di competenza di Enti ed Amministrazioni
pubbliche e loro varianti. La perimetrazione di
tali aree, riportata sulla cartografia del P.T.C.P.,
è da intendersi indicativa e non prescrittiva. I
Comuni, in sede di formazione e/o di
adeguamento dei propri strumenti urbanistici
dovranno produrre una “Carta dell’uso agricolo
del suolo” ed effettuare ricognizioni dettagliate
in ordine a tutti i suoli agricoli presenti nel
territorio comunale definendone le potenzialità,
gli attuali usi e le valenze, procedere ai
necessari
adeguamenti
e
integrazioni,
precisarne, in ragione della loro scala grafica, il
perimetro e le norme di uso e di intervento, nel
rispetto delle prescrizioni contenute nel presente
articolo, degli indirizzi definiti dal P.T.C.P. per
le singole Unità ambientali e delle indicazioni e
modalità dei commi 4 e 5 dell’articolo 68 della
L.U.R. sopracitata.
3. In tali aree, che dovranno comunque 3. Non modificato
conservare la naturale destinazione agricola,
andranno
perseguiti
modelli
colturali
apprezzabili sotto il profilo bio-ecologico, dal
punto di vista dell’impatto ambientale
e dei contenuti paesaggistici.
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4. Nelle aree agricole periurbane, con eccezione
di cui ai commi successivi, non saranno
ammessi nuovi insediamenti urbanistici a
destinazione residenziale e non residenziale, né
per impianti produttivi agricoli e zootecnici ai
sensi dell’art. 72 della L.U.R. n° 18/83 e
successive modificazioni e integrazioni. Non
sono comunque ammessi impianti produttivi
agricoli o zootecnici di tipo industriale ed
allevamenti di tipo intensivo.
La sottrazione di terreni agricoli periurbani da
destinarsi a nuovi insediamenti urbanistici è
consentita, previa giustificata motivazione,
solo in fase di nuovo strumento urbanistico
comunale o di variante generale nel rispetto,
comunque, delle attenzioni ambientali previste
per tali aree dal P.T.P. Eventuali nuovi
insediamenti urbanistici devono, comunque,
essere concentrati in settori specifici e ridurre al
minimo l’occupazione di suolo comunque
inferiore al 30% della superficie territoriale.
Resta ferma la possibilità di localizzazione di
insediamenti di rilevante interesse comunale e
sovracomunale in relazione a programmi, piani
e norme di settore.
Nuovi edifici potranno essere consentiti solo per
residenze rurali e nuovi manufatti configuranti
annessi agli impianti produttivi agricoli, e
comunque per unità aziendali con superficie non
inferiore ad ettari 5. L’accorpamento di
superfici per il raggiungimento della superficie
minima e per il calcolo della volumetria
ammissibile stabilite, sarà consentito solo per
particelle catastali contigue e potrà praticarsi
esclusivamente sulla base di positiva verifica di
compatibilità paesistica ed ambientale. I piani
urbanistici comunali fisseranno i parametri
edilizi nel rispetto di quanto disposto al
successivo art. 24 ed agli artt. 70 e 71 della
L.U.R. n° 18/83 per quanto non in contrasto con
le presenti Norme; nonché i criteri e le regole
per l’ubicazione dei nuovi edifici in rapporto
alla rete stradale esistente, alla morfologia, ai
caratteri paesaggistici delle località, per il
mantenimento
delle
tipologie,
delle
caratteristiche
e
dei
materiali
tipici
dell’insediamento sparso rurale. Il patrimonio
edilizio rurale esistente, quando non più
funzionale agli usi agricoli, potrà essere
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4. Nelle aree agricole peri-urbane, con
eccezione di cui ai commi successivi, non
saranno ammessi nuovi insediamenti urbanistici
a destinazione residenziale e non residenziale,
né per impianti produttivi agricoli e zootecnici
ai sensi dell’art. 72 della L.U.R. n° 18/83 e
successive modificazioni e integrazioni.
Non sono comunque ammessi impianti
produttivi agricoli o zootecnici di tipo
industriale ed allevamenti di tipo intensivo.
La sottrazione di terreni agricoli peri-urbani da
destinarsi a nuovi insediamenti urbanistici è
consentita, previa giustificata motivazione, solo
in fase di nuovo strumento urbanistico
comunale o di variante generale e solo al fine di
arrestare la dispersione insediativa mediante la
ricomposizione degli attuali tessuti insediativi, il
riordino della struttura urbana diffusa e la
stabilizzazione degli attuali margini urbani, con
azioni di ricucitura della rete urbana, delle
attrezzature, delle aree a verde e delle funzioni
residenziali e produttive attorno agli
insediamenti esistenti. Tutto ciò nel rispetto
delle attenzioni ambientali previste per tali aree
dal P.T.C.P. Gli eventuali nuovi insediamenti
urbanistici devono essere concentrati in
continuità con i tessuti urbani esistenti,
riducendo al minimo l’occupazione di suolo
comunque inferiore al 5% della superficie
territoriale del terreno agricolo periurbano di
riferimento. Quantità superiori di suolo
impegnato e comunque in una quantità non
superiore al 20% della superficie territoriale
sopra definita, vanno verificate sulla base di uno
Studio di compatibilità ambientale di cui
all’art.8 del Piano Regionale Paesistico e delle
relative Linee Guida al fine della valutazione
del relativo inserimento e le misure di
mitigazione
dell’eventuale
impatto
con
l’ambiente e il paesaggio e di misure di
compensazione ambientale. Resta ferma la
possibilità di localizzazione di insediamenti
modalità previste dalla vigente legislazione di
settore, previa convenzione che garantisca le
appropriate metodologie di recupero degli
edifici, il ripristino di adeguate entità e qualità
arboree nel fondo quali filari, siepi, ecc., la
pratica di colture di rilevante interesse comunale
e sovracomunale in relazione a programmi,
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convertito a destinazione residenziale o per
attività connesse con l’agriturismo e la
ricettività rurale, purché nei limiti e con le
modalità previste dalla vigente legislazione di
settore, previa convenzione che garantisca le
appropriate metodologie di recupero degli
edifici, il ripristino di adeguate entità e qualità
arboree nel fondo quali filari, siepi, ecc., la
pratica di colture compatibili sotto il profilo
chimico e dei risvolti paesaggistici con la
condizione periurbana.
piani e norme di settore.
Nuovi edifici potranno essere consentiti solo per
residenze rurali e nuovi manufatti configuranti
annessi agli impianti produttivi agricoli, e
comunque per unità aziendali con superficie non
inferiore ad ettari 5. L’accorpamento di
superfici per il raggiungimento della superficie
minima e per il calcolo della volumetria
ammissibile stabilite, sarà consentito solo per
particelle catastali contigue e potrà praticarsi
esclusivamente sulla base di positiva verifica di
compatibilità paesistica ed ambientale. I piani
urbanistici comunali fisseranno i parametri
edilizi nel rispetto di quanto disposto al
successivo art. 24 ed agli artt. 70 e 71 della
L.U.R. n° 18/83 per quanto non in contrasto con
le presenti Norme; nonché i criteri e le regole
per l’ubicazione dei nuovi edifici in rapporto
alla rete stradale esistente, alla morfologia, ai
caratteri paesaggistici delle località, per il
mantenimento
delle
tipologie,
delle
caratteristiche
e
dei
materiali
tipici
dell’insediamento sparso rurale. Il patrimonio
edilizio rurale esistente, quando non più
funzionale agli usi agricoli, potrà essere
convertito a destinazione residenziale o per
attività connesse con l’agriturismo e la
ricettività rurale, purché nei limiti e con le
modalità previste dalla vigente legislazione di
settore, previa convenzione che garantisca le
appropriate metodologie di recupero degli
edifici, il ripristino di adeguate entità e qualità
arboree nel fondo quali filari, siepi, ecc., la
pratica di colture compatibili sotto il profilo
chimico e dei risvolti paesaggistici con la
condizione periurbana.
5. Per la viabilità che attraversa le aree agricole 5. Non modificato
periurbane, non classificata come al successivo
Capo III delle presenti Norme, si dovrà in
generale evitare di modificarne le caratteristiche
del tracciato, della sezione, degli elementi di
arredo. Per le strade poderali e vicinali, nonché
per le loro modifiche, dovranno essere definite,
all’interno degli strumenti urbanistici comunali,
specifiche norme atte a garantirne l’inserimento
paesaggistico, sezione massima, tracciato, tipo
di rivestimento con esclusione dell’asfaltatura,
contenimento di sterri e riporti.
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6. Per gli insediamenti individuati nelle
planimetrie 1:25.000 che ricadono all’interno
delle aree agricole periurbane dovrà di norma
essere esclusa qualsiasi espansione al di fuori
degli interventi di ricucitura di sfrangiamenti
insediativi, di completamento organico di aree
parzialmente urbanizzate, di chiusura del
disegno del margine dell’insediamento verso il
territorio agricolo.
6. Per gli insediamenti individuati nelle
planimetrie 1:25.000 che ricadono all’interno
delle aree agricole periurbane dovrà di norma
essere esclusa qualsiasi espansione al di fuori
degli interventi di ricucitura di sfrangiamenti
insediativi, di completamento organico di aree
parzialmente urbanizzate, di chiusura del
disegno del margine dell’insediamento verso il
territorio agricolo, riducendo al minimo
l’occupazione di suolo, e in misura comunque
inferiore al 5% della superficie territoriale del
terreno agricolo peri-urbano di riferimento.
7. Le aree agricole periurbane, ai fini della
realizzazione
degli
indirizzi
suddetti,
costituiranno ambito di riferimento prioritario
per l’erogazione di fondi e contributi
comunitari, nazionali e regionali finalizzati
all’incentivazione dei metodi di produzione
agricola ecocompatibile:
riduzione dell’impiego di concimi e fitofarmaci,
metodi di agricoltura biologica, sistemi di
lavorazione
minima
del
suolo,
contingentamento delle produzioni.
La Provincia potrà promuovere convenzioni con
i Comuni interessati, per uniformare le modalità
di gestione e di intervento in queste aree
attraverso la definizione di una normativa
urbanistica-tipo e convenzioni-tipo con i
proprietari.
7. Le aree agricole peri-urbane, ai fini della
realizzazione
degli
indirizzi
suddetti,
costituiranno ambito di riferimento prioritario
per l’erogazione di fondi e contributi
comunitari, nazionali e regionali finalizzati
all’incentivazione dei metodi di produzione
agricola ecocompatibile: riduzione dell’impiego
di concimi e fitofarmaci, metodi di agricoltura
biologica, sistemi di lavorazione minima del
suolo, contingentamento delle produzioni. La
Provincia potrà promuovere convenzioni con i
Comuni interessati, per uniformare le modalità
di gestione e di intervento in queste aree
attraverso la definizione di una normativa
urbanistica-tipo e convenzioni-tipo con i
proprietari.
Art. 24 Territorio agricolo.
Art. 24 Territorio agricolo.
1. In relazione ai caratteri morfologici,
produttivi, urbanistici il territorio agricolo si
compone di:
- terreni agricoli periurbani, di cui al precedente
art. 23;
- aree agricole, definite come tali dal presente
P.T.P. e dagli strumenti urbanistici comunali e
nelle quali è comunque possibile, sempre con
riferimento agli strumenti sopra indicati e di
altre norme vigenti, lo svolgimento dell’attività
agricola;
- aree agricole di rilevante interesse economico;
1. In relazione ai caratteri morfologici,
produttivi, urbanistici il territorio agricolo si
compone di:
- terreni agricoli periurbani, di cui al precedente
art. 23;
- aree agricole, definite come tali dal presente
P.T.C.P e dagli strumenti urbanistici comunali e
nelle quali è comunque possibile, sempre con
riferimento agli strumenti sopra indicati e di
altre norme vigenti, lo svolgimento dell’attività
agricola;
- aree agricole di rilevante interesse economico;
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2. Nelle suddette aree così come individuate dai
piani urbanistici comunali ai sensi del presente
articolo e dell’art. 23, e fatto salvo quanto
diversamente disposto dagli stessi articoli,
saranno consentite:
- le attività agricole qualificate come tali
dall’art. 2135 Cod. civ., nonché da disposizioni
normative comunitarie, nazionali e regionali;
- le attività svolte da aziende agricole di
promozione e di servizio allo sviluppo
dell’agricoltura, della zootecnia e della
forestazione;
- le attività agrituristiche e del turismo rurale nei
limiti delle norme regionali vigenti in materia;
- le attività faunistico-venatorie;
- le attività definite come connesse all’attività
agricola da disposizioni normative comunitarie,
nazionali e regionali.
Al fine di assicurare le condizioni per il
mantenimento della attività agricola, sono
ammesse solo le trasformazioni compatibili con
tali attività e dovranno essere promosse le
politiche di incentivazione, di ricomposizione
fondiaria, di sistemazione del suolo, di
potenziamento degli assetti vegetazionali
congrui con il sistema ambientale. I Comuni,
con specifiche norme dei loro strumenti
urbanistici,
devono
promuovere
la
valorizzazione dell’economia rurale e montana
attraverso l’integrazione dell’attività agricola
con altre funzioni complementari in settori
produttivi compatibili con la tutela e coerenti
con la valorizzazione del territorio, ivi comprese
le attività di fruizione del territorio rurale per il
tempo libero, la produzione per autoconsumo
e la salvaguardia delle risorse autoctone in
funzione del mantenimento della presenza
umana a presidio dell’ambiente, anche
adeguando i servizi e le infrastrutture nelle aree
rurali.
Le prescrizioni contenute nelle successive parti
del presente articolo, relative alle indicazioni di
intervento per la realizzazione di “nuove
costruzioni rurali e interventi sul patrimonio
edilizio esistente”, hanno efficacia differita,
salvo i casi riguardanti le nuove realizzazioni
riferite a nuove unità aziendali, di cui al
successivo comma 4 del presente articolo,
per il quale l’efficacia della norma è da
intendersi diretta. Dalla data di adozione del
presente P.T.P., la utilizzazione edificatoria
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2. Nelle suddette aree così come individuate dai
piani urbanistici comunali ai sensi del presente
articolo e dell’art. 23, e fatto salvo quanto
diversamente disposto dagli stessi articoli,
saranno consentite:
- le attività agricole qualificate come tali
dall’art. 2135 Cod. civ., nonché da disposizioni
normative comunitarie, nazionali e regionali;
- le attività svolte da aziende agricole di
promozione e di servizio allo sviluppo
dell’agricoltura, della zootecnia e della
forestazione;
- le attività agrituristiche e del turismo rurale nei
limiti delle norme regionali vigenti in materia;
- le attività faunistico-venatorie;
- le attività definite come connesse all’attività
agricola da disposizioni normative comunitarie,
nazionali e regionali.
Al fine di assicurare le condizioni per il
mantenimento della attività agricola, sono
ammesse solo le trasformazioni compatibili con
tali attività e dovranno essere promosse le
politiche di incentivazione, di ricomposizione
fondiaria, di sistemazione del suolo, di
potenziamento degli assetti vegetazionali
congrui con il sistema ambientale. I Comuni,
con specifiche norme dei loro strumenti
urbanistici,
devono
promuovere
la
valorizzazione dell’economia rurale e montana
attraverso l’integrazione dell’attività agricola
con altre funzioni complementari in settori
produttivi compatibili con la tutela e coerenti
con la valorizzazione del territorio, ivi comprese
le attività di fruizione del territorio rurale per il
tempo libero, la produzione per autoconsumo
e la salvaguardia delle risorse autoctone in
funzione del mantenimento della presenza
umana a presidio dell’ambiente, anche
adeguando i servizi e le infrastrutture nelle aree
rurali.
Le prescrizioni contenute nelle successive parti
del presente articolo, relative alle indicazioni di
intervento per la realizzazione di “nuove
costruzioni rurali e interventi sul patrimonio
edilizio esistente”, hanno efficacia differita,
salvo i casi riguardanti le nuove realizzazioni
riferite a nuove unità aziendali, di cui al
successivo comma 4 del presente articolo,
per il quale l’efficacia della norma è da
intendersi diretta. Dalla data di adozione del
presente P.T.C.P, la utilizzazione edificatoria
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residenziale dei suoli agricoli è ammessa, così
come previsto dal 1°comma dell’articolo 70
della L.U.R. n° 18/83, nel testo vigente, “solo
per residenze che conservino la destinazione
agricola del suolo” e tutelino l'ambiente nelle
sue caratteristiche contadine. Vanno altresì
rispettati i vincoli temporali di destinazione e
utilizzazione agricola delle residenze rurali
contenuti all’ultimo comma dello stesso
articolo4.
residenziale dei suoli agricoli è ammessa, così
come previsto dal 1°comma dell’articolo 70
della L.U.R. n° 18/83, nel testo vigente, “solo
per residenze che conservino la destinazione
agricola del suolo” e tutelino l'ambiente nelle
sue caratteristiche contadine. Vanno altresì
rispettati i vincoli temporali di destinazione e
utilizzazione agricola delle residenze rurali
contenuti all’ultimo comma dello stesso
articolo4.
Nuove costruzioni rurali
Nuove costruzioni rurali
3. L’edificazione dovrà essere commisurata alle 3. Non modificato
esigenze delle attività agricole e agrituristiche
da mantenere e sviluppare nel territorio
agricolo. Saranno ammessi, pertanto nuovi
interventi edificatori unicamente per la
realizzazione di:
- residenze, se riferite esclusivamente
all’esercizio dell’attività agricola di cui al
comma 2 ed alle esigenze abitative delle
famiglie degli imprenditori agricoli a titolo
principale ai sensi dell’art. 70 comma 4 della
L.U.R. n° 18/835 e successive modificazioni e
integrazioni, impegnati nella conduzione del
fondo;
- manufatti connessi alla conduzione del fondo
ai sensi dell’art. 71 della L.U.R. n° 18/836 e
successive modificazioni e integrazioni;
- impianti produttivi agricoli e zootecnici ai
sensi dell’art. 72 della L.U.R. n° 18/837 e
successive modificazioni e integrazioni, distinti
in impianti ed allevamenti aziendali o
interaziendali collegati e commisurati alla
capacità produttiva del fondo o dei fondi ed
impianti di tipo industriale ed allevamenti di
tipo intensivo non collegati alla produzione dei
fondi o comunque eccedenti la capacità
4
Le costruzioni realizzate in aree che gli strumenti urbanistici indicano come zona agricola devono conservare le
destinazioni d’uso compatibili con la destinazione agricola delle aree fintanto che lo strumento urbanistico non destini
diversamente le aree stesse.5 Sono considerate coltivatrici le famiglie del coltivatore diretto proprietario e del
coltivatore diretto affittuario, mezzadro, colono, in forma singola o associata, in possesso dei requisiti di imprenditore
agricolo a titolo principale di cui all’art. 4 della L.R. 2.3.1979, n. 12.
5
Sono considerate coltivatrici le famiglie del coltivatore diretto proprietario e del coltivatore diretto affittuario,
mezzadro, colono, in forma singola o associata, in possesso dei requisiti di imprenditore agricolo a titolo principale di
cui all’art. 4 della L.R. 2.3.1979, n. 12.
6
Sono considerati manufatti connessi alla conduzione del fondo: i ricoveri per attrezzature macchinari e per gli
animali, le serre e gli impianti fissi di protezione dei prodotti, i silos e le altre opere di stoccaggio, gli impianti
energetici, di irrigazione e di smaltimento.
7
Nei suoli agricoli sono ammessi impianti o manufatti edilizi destinati alla lavorazione o trasformazione dei prodotti
agricoli ed alla produzione zootecnica.
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produttiva degli stessi.
4. I piani urbanistici comunali fisseranno i
parametri edilizi nel rispetto di quanto disposto
al presente articolo ed agli artt. 70, 71, 72 e 73
della L.U.R. n° 18/83, per quanto non in
contrasto con le presenti Norme, attraverso una
normativa urbanistica che dovrà prevedere
l’obbligo di procedere in via prioritaria al riuso
attraverso recupero degli edifici esistenti. Indici,
parametri e superfici minime aziendali dovranno
essere articolati in rapporto alle differenti
caratteristiche produttive, proprietarie e
fondiarie delle diverse aree del territorio
comunale, in considerazione di:
- prodotto lordo vendibile;
- impegno di manodopera;
- tipologie produttive.
Inoltre i piani dovranno definire i criteri e le
regole per l’ubicazione dei nuovi edifici in
rapporto alla rete stradale esistente, alla
morfologia, ai caratteri paesaggistici delle
località, nonché per il mantenimento delle
tipologie, delle caratteristiche e dei materiali
tipici dell’insediamento rurale.
Dalla data di approvazione del presente P.T.P.
le nuove realizzazioni riferite a nuove unità
aziendali derivanti da frazionamenti di aziende
come attualmente esistenti o ad aziende oggetto
di compravendita dopo tale data, dovranno
rispettare, fatta salva l’applicazione obbligatoria
di eventuali norme più restrittive contenute
negli strumenti urbanistici comunali, le seguenti
dimensioni aziendali minime e gli indici
edificatori indicati ai successivi commi.
A tal fine, il territorio provinciale, tenuto conto
dei diversi modi di coltivazione praticati gli uni
lungo la costa e nelle aree di maggiore sviluppo
e gli altri nelle zone di montagna, è suddiviso
nelle due seguenti fasce:
1. comuni della costa e aree di sviluppo
economico ed urbanistico;
2. comuni collinari interni e della zona montana
o svantaggiati.
I comuni delle diverse fasce sono indicati in
specifica planimetria (Allegato n. 3).
In ragione delle due diverse situazioni si
definisce che: - per le aree ricadenti entro la
prima fascia come sopra definita, la superficie
minima dell’unità aziendale non deve essere
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4. I piani urbanistici comunali fisseranno i
parametri edilizi nel rispetto di quanto disposto
al presente articolo ed agli artt. 70, 71, 72 e 73
della L.U.R. n° 18/83, per quanto non in
contrasto con le presenti Norme, attraverso una
normativa urbanistica che dovrà prevedere
l’obbligo di procedere in via prioritaria al riuso
attraverso recupero degli edifici esistenti. Indici,
parametri e superfici minime aziendali dovranno
essere articolati in rapporto alle differenti
caratteristiche produttive, proprietarie e
fondiarie delle diverse aree del territorio
comunale, in considerazione di:
- prodotto lordo vendibile;
- impegno di manodopera;
- tipologie produttive.
Inoltre i piani dovranno definire i criteri e le
regole per l’ubicazione dei nuovi edifici in
rapporto alla rete stradale esistente, alla
morfologia, ai caratteri paesaggistici delle
località, nonché per il mantenimento delle
tipologie, delle caratteristiche e dei materiali
tipici dell’insediamento rurale.
Dalla data di approvazione del presente P.T.C.P.
le nuove realizzazioni riferite a nuove unità
aziendali derivanti da frazionamenti di aziende
come attualmente esistenti o ad aziende oggetto
di compravendita dopo tale data, dovranno
rispettare, fatta salva l’applicazione obbligatoria
di eventuali norme più restrittive contenute
negli strumenti urbanistici comunali, le seguenti
dimensioni aziendali minime e gli indici
edificatori indicati ai successivi commi.
A tal fine, il territorio provinciale, tenuto conto
dei diversi modi di coltivazione praticati gli uni
lungo la costa e nelle aree di maggiore sviluppo,
e gli altri nelle zone di montagna, è suddiviso
nelle due seguenti fasce:
1. comuni della costa e aree di sviluppo
economico ed urbanistico;
2. comuni collinari interni e della zona montana
o svantaggiati.
I comuni delle diverse fasce sono indicati in
specifica planimetria (Allegato n. 3).
In ragione delle due diverse situazioni si
definisce che:
- per le aree ricadenti entro la prima fascia come
sopra definita, la superficie minima dell’unità
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inferiore a 3 (tre) ettari;
- per le aree ricadenti entro la seconda fascia
come sopra definita, si rinvia il tutto alle
indicazioni di cui all’art. 70 della L.U.R. 18/83
nel testo vigente, ivi compreso per quanto alle
superfici delle unità minime aziendali.
Nel frazionamento di aziende le dimensioni
minime aziendali sopra riportate devono essere
rispettate anche per l’azienda residua.
Ai fini dell’accertamento della situazione
proprietaria su richieste di nuove edificazioni
assumono rilevanza solo gli atti di
frazionamento e/o trasferimento risultanti dal
pubblico registro immobiliare.
Sono esclusi dall’efficacia del presente comma,
fino alla definizione da parte dei singoli
strumenti urbanistici comunali della normativa
sopraindicata, solo i casi relativi a frazionamenti
o trasferimenti di aziende agricole conseguenti
alla stipula o definizione di atti pubblici
di natura ereditaria (successioni, divisioni,
donazioni e simili) e rettifiche di confini.
Alle famiglie degli imprenditori agricoli a titolo
principale si applicano integralmente le
disposizioni di cui agli articoli 70, 71 e 72 della
L.U.R. 18/83 nel testo vigente.
aziendale non deve essere inferiore a 3 (tre)
ettari;
- per le aree ricadenti entro la seconda fascia
come sopra definita, si rinvia il tutto alle
indicazioni di cui all’art. 70 della L.U.R. 18/83
nel testo vigente, ivi compreso per quanto
concerne le superfici delle unità minime
aziendali.
Nel frazionamento di aziende le dimensioni
minime aziendali sopra riportate devono essere
rispettate anche per l’azienda residua. Ai fini
dell’accertamento della situazione proprietaria
su richieste di nuove edificazioni assumono
rilevanza solo gli atti di frazionamento e/o
trasferimento risultanti dal pubblico registro
immobiliare.
Sono esclusi dall’efficacia del presente comma,
fino alla definizione da parte dei singoli
strumenti urbanistici comunali della normativa
sopraindicata, solo i casi relativi a frazionamenti
o trasferimenti di aziende agricole conseguenti
alla stipula o definizione di atti pubblici
di natura ereditaria (successioni, divisioni,
donazioni e simili) e rettifiche di confini. Alle
famiglie degli imprenditori agricoli a titolo
principale si applicano integralmente le
disposizioni di cui agli articoli 70, 71 e 72 della
L.U.R. 18/83 nel testo vigente.
5. Potrà essere realizzata una sola unità abitativa 5. Non modificato
per ogni nucleo familiare avente titolo ai sensi
del precedente comma 3, dimensionata con
riferimento alle esigenze del nucleo stesso,
purché sia prevista la necessità di utilizzo di
almeno 125 giorni lavorativi annui per ogni
unità abitativa.
L’altezza massima degli edifici per abitazioni
rurali non potrà essere superiore a ml. 7,50 e, gli
edifici stessi, sviluppati su un massimo 2 di
piani fuori terra.
6. La realizzazione di manufatti a destinazione 6. Non modificato
non residenziale connessi alla conduzione del
fondo ai sensi dell’art. 71 della L.U.R. n°18/83
(annessi) e degli impianti produttivi agricoli e
zootecnici e degli allevamenti di tipo aziendale
ed interaziendale sarà consentita nei limiti
massimi rispettivamente di mq. 150 e di mq. 75
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di superficie utile per ettaro con riferimento
all’intera superficie aziendale, nel rispetto degli
altri indici previsti dagli artt. 71 e 72 della
L.U.R. n° 18/83 e successive modifiche ed
integrazioni.
È esclusa da tali limiti la realizzazione di serre e
coperture stagionali.
Non è soggetta al rispetto delle superfici minime
di cui al comma 4, fermo restante la superficie
minima aziendale prevista dalla vigente L.U.R.
n° 18/83, la costruzione di annessi per le
aziende che esercitano l’attività di coltivazione
in serra, di allevamento di ovicaprini o di
animali minori, quando tale attività determina
almeno l’80% del prodotto lordo vendibile
dell’azienda.
7. Nelle aree agricole di rilevante interesse
economico, così individuate e perimetrate dai
singoli strumenti urbanistici comunali, la cui
perimetrazione, riportata sulla cartografia del
P.T.P., è da intendersi, quindi, indicativa e non
prescrittiva, la superficie minima aziendale non
potrà essere inferiore a 3 ettari. Tali aree, ai
sensi dell’articolo 68, comma 2, della L.U.R. n°
18/83, non possono essere destinate ad uso
diverso da quello agricolo. In contrasto con tali
limitazioni, nei nuclei esistenti, sono soltanto
ammessi:
-completamenti,
razionalizzazioni,
potenziamenti di nuclei esistenti nonché la
localizzazione di impianti ed attrezzature di
rilevante interesse comunale e sovracomunale
proposta attraverso piani, programmi e
normative di settore;
ampliamenti,
rafforzamenti,
per
la
localizzazione di servizi, impianti e attrezzature
solo se previsti e/o richiesti dal P.T.P.
La sottrazione di terreni agricoli periurbani da
destinarsi a nuovi insediamenti urbanistici è
consentita, previa giustificata motivazione,
solo in fase di nuovo strumento urbanistico
comunale o di variante generale nel rispetto,
comunque, delle attenzioni ambientali previste
per tali aree dal P.T.P. Eventuali nuovi
insediamenti urbanistici devono, comunque,
essere concentrati in settori specifici e ridurre al
minimo l’occupazione di suolo comunque
inferiore al 30% della superficie territoriale.
Resta ferma la possibilità di localizzazione di
PROVINCIA DI TERAMO
7. Sono aree agricole di rilevante valore
economico quelle aree in cui, sulla base della
Carta dell’uso agricolo del suolo predisposta dai
comuni nella fase di redazione o di
aggiornamento dei propri strumenti urbanistici,
la qualità dei suoli, le rese attuali e potenziali,
l'entità
degli
investimenti
operati,
il
mantenimento e lo sviluppo delle attività
agricole, le potenzialità agronomiche, vengono
considerate di rilievo provinciale, anche ai fini
della tutela ambientale. Nelle aree agricole di
rilevante interesse economico, così individuate e
perimetrate dai singoli strumenti urbanistici
comunali, la cui perimetrazione, riportata sulla
cartografia del P.T.C.P. è da intendersi, quindi,
indicativa e non prescrittiva, la superficie
minima aziendale non potrà essere inferiore a 3
ettari. Tali aree, ai sensi dell’articolo 68, comma
2, della L.U.R. n° 18/83, non possono essere
destinate ad uso diverso da quello agricolo. In
contrasto con tali limitazioni, nei nuclei
esistenti, sono soltanto ammessi:
completamenti,
razionalizzazioni,
potenziamenti di nuclei esistenti nonché la
localizzazione di impianti ed attrezzature di
rilevante interesse comunale e sovracomunale
proposta attraverso piani, programmi e
normative di settore;
ampliamenti,
rafforzamenti,
per
la
localizzazione di servizi, impianti e attrezzature
solo se previsti e/o richiesti dal P.T.C.P.
La sottrazione da aree agricole di rilevante
interesse economico da destinarsi a nuovi
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insediamenti di rilevante interesse comunale e
sovracomunale in relazione a programmi, piani
e norme di settore.
Per i manufatti a servizio della produzione
agricola,
compresi
quelli
per
l’immagazzinamento, conservazione e prima
lavorazione dei prodotti, gli strumenti
urbanistici comunali dovranno fissare specifici
criteri, quantità e norme per l’edificazione in
funzione dei caratteri e delle esigenze della
produzione agricola di dette aree con riguardo
alla dotazione infrastrutturale esistente.
In queste aree non saranno ammessi impianti
produttivi agricoli e zootecnici di tipo
industriale né allevamenti di tipo intensivo.
Il P.T.P. indica aree agricole di rilevante
interesse economico le aree classificate irrigue e
irrigabili nei piani zonali agricoli, le aree
destinate a colture specializzate e nelle zone
montane ad agricoltura tradizionale nonché le
altre indicate nell’articolo 68 commi 2 e 3 della
L.U.R. n° 18/838 nel testo vigente. I Comuni, in
sede di formazione e/o di adeguamento dei
propri strumenti urbanistici dovranno effettuare
ricognizioni dettagliate in ordine ai suddetti
suoli agricoli, procedere ai necessari
adeguamenti e integrazioni, precisarne, in
ragione della loro scala grafica, il perimetro e le
norme di uso e di intervento, nel rispetto delle
prescrizioni contenute nel presente articolo,
degli indirizzi definiti dal P.T.P. per le singole
Unità ambientali e delle indicazioni e modalità
dei commi 4 e 5 dell’articolo 68 della L.U.R.
sopracitata9.
insediamenti urbanistici è consentita, previa
giustificata motivazione, solo in fase di nuovo
strumento urbanistico comunale o di variante
generale nel rispetto, comunque, delle attenzioni
ambientali previste per tali aree dal P.T.C.P.
Eventuali nuovi insediamenti urbanistici
devono, comunque, essere concentrati in settori
specifici e ridurre al minimo l’occupazione di
suolo comunque inferiore al 30% della
superficie territoriale. Resta ferma la possibilità
di localizzazione di insediamenti di rilevante
interesse comunale e sovracomunale in
relazione a programmi, piani e norme di settore.
Per i manufatti a servizio della produzione
agricola,
compresi
quelli
per
l’immagazzinamento, conservazione e prima
lavorazione dei prodotti, gli strumenti
urbanistici comunali dovranno fissare specifici
criteri, quantità e norme per l’edificazione in
funzione dei caratteri e delle esigenze della
produzione agricola di dette aree con riguardo
alla dotazione infrastrutturale esistente. In
queste aree non saranno ammessi impianti
produttivi agricoli e zootecnici di tipo
industriale né allevamenti di tipo intensivo. Per i
manufatti a servizio della produzione agricola,
compresi quelli per l’immagazzinamento,
conservazione e prima lavorazione dei prodotti,
gli strumenti urbanistici comunali dovranno
fissare specifici criteri, quantità e norme per
l’edificazione in funzione dei caratteri e delle
esigenze della produzione agricola di dette aree
con riguardo alla dotazione infrastrutturale
esistente. In queste aree non saranno ammessi
impianti produttivi agricoli e zootecnici di tipo
industriale né allevamenti di tipo intensivo. Il
P.T.C.P. indica come aree agricole di rilevante
interesse economico le aree classificate irrigue e
irrigabili nei piani zonali agricoli, le aree
destinate a colture specializzate e nelle zone
montane ad agricoltura tradizionale nonché le
8
Il comma 2 dell’art. 68 della L.R. 83 indica “i terreni sui quali siano in atto produzioni ad alta intensità quali tra
l’altro, quella orticola frutticola, fiorita ed olivicola, nonché i terreni irrigui sui quali siano stati effettuati nell’ultimo
quinquennio o siano in corso, interventi di miglioramento fondiario assistiti da contribuzioni o finanziamenti pubblici”.
Il comma 3 dell’art. 68 della L.R. 83 indica “i terreni che, comunque, concorrono in modo determinante alla
configurazione della dimensione economico funzionale delle aziende”.
9
I comma 4 e 5 dell’articolo 63 della L.R. 18/83 sono i seguenti:
“4. I Comuni nella formazione degli strumenti urbanistici generali, o nella loro revisione, sono tenuti a rispettare le
disposizioni di cui al comma 2 del presente articolo. A tal fine costituisce elemento di riferimento la Carta dell’uso del
suolo di cui all’art. 3 comma 2 della presente legge.
5. La conferenza di servizi prevista dall’art. 10, comma 4 della presente legge deve essere integrata da un rappresentante
del settore agricoltura della Regione”.
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altre indicate nell’articolo 68 commi 2 e 3 della
L.U.R. n° 18/8310 nel testo vigente.
8. Le cubature massime e le massime superfici 8. Non modificato
utili consentite per i nuovi interventi si
intendono al lordo delle cubature e delle
superfici di eventuali fabbricati già destinati ad
uso residenziale, già realizzati entro l’area
dell’unità aziendale di riferimento o per la cui
realizzazione siano già stati asserviti i terreni
oggetto del nuovo intervento11 .
9. La realizzazione di impianti produttivi 9. Non modificato
agricoli e zootecnici di tipo industriale può
essere consentita solo in ambiti espressamente
previsti e disciplinati dai singoli strumenti
urbanistici comunali che fisseranno indici e
parametri nel rispetto di quanto disposto
dall’art. 72 della L.U.R. n° 18/83.
Interventi sul patrimonio edilizio esistente
Interventi sul patrimonio edilizio esistente
10. Per gli edifici esistenti destinati a residenza 10. Non modificato
rurale, già realizzati alla data di entrata in vigore
della L.U.R. n° 18/83 (1 agosto 1983), sono
comunque ammessi interventi di:
a)manutenzione ordinaria e straordinaria;
b)restauro e risanamento igienico-edilizio;
c)ristrutturazione edilizia senza aumenti delle
superfici né delle unità abitative;
d)ristrutturazione con ampliamento una tantum,
entro limiti previsti dagli strumenti urbanistici
comunali e comunque non superiore al 50%
delle superfici utili o del volume, necessari ad
assicurare il raggiungimento di adeguati livelli
funzionali, e comunque fino al raggiungimento
di una volumetria massima complessiva di 800
mc. per ogni fabbricato ristrutturato.
11. Fermo restando il rispetto delle superfici 11. Non modificato
aziendali minime di cui al comma 4, potranno
essere consentiti anche interventi di:
10
Il comma 2 dell’art. 68 della L.R. 83 indica “i terreni sui quali siano in atto produzioni ad alta intensità quali tra
l’altro, quella orticola frutticola, fiorita ed olivicola, nonché i terreni irrigui sui quali siano stati effettuati nell’ultimo
quinquennio o siano in corso, interventi di miglioramento fondiario assistiti da contribuzioni o finanziamenti pubblici”.
Il comma 3 dell’art. 68 della L.R. 83 indica “i terreni che, comunque, concorrono in modo determinante alla
configurazione della dimensione economico funzionale delle aziende”.
11
Tale principio è da assumere anche per la definizione dell’edificabilità complessiva, nell’unità aziendale di
riferimento, anche per edifici non residenziali e/o specifiche quote parti.
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a) ristrutturazione edilizia con aumento delle
superfici utili e delle unità abitative;
b) ristrutturazione edilizia con ampliamenti
volumetrici eccedenti i limiti di cui al comma
10 lettera d), purché contenuti entro una
volumetria massima del fabbricato non
superiore a mc. 800, purché la volumetria
complessiva non superi la cubatura ammessa
dallo strumento urbanistico comunale vigente
con riferimento alla unità aziendale di
riferimento asservita all’intervento.
12. Onde consentire una conservazione attiva 12. Non modificato
del patrimonio edilizio rurale esistente, potrà
essere consentita la mutazione di destinazione
d’uso degli immobili rurali destinati ad usi
residenziali e non più utilizzabili per la
conduzione dell’attività agricola sulla base delle
ricognizioni di cui alla lettera c) dell’articolo 68
della LR 18/83, nel testo vigente. Tali interventi
sono ammessi previa sottoscrizione di
convenzione o atto d’obbligo unilaterale da
registrare e trascrivere a cura del Comune e a
spese del richiedente. La convenzione o l’atto
d’obbligo individuano le aree di pertinenza
degli edifici e l’impegno dei proprietari alla
relativa sistemazione ambientale con dovute
garanzie.
Sono altresì indicate le modalità di uso degli
edifici nel rispetto delle destinazioni imposte
dagli strumenti urbanistici comunali.
Gli interventi così ammessi saranno consentiti
per i suddetti immobili anche a soggetti che non
rivestano le qualifiche di cui al comma 3, nel
rispetto comunque delle specifiche normative di
P.R.G.
Potrà essere ammesso il riuso e la
ristrutturazione senza aumenti di cubatura degli
immobili destinati ad annessi costituenti edifici
a sé stante per una volumetria inferiore a mc.
450, con l’esclusione di quelli costruiti dopo
l’entrata in vigore della L.U.R. n° 18/83 (1
agosto 1983), purché venga realizzata una sola
unità abitativa.
Di norma questi ultimi immobili dovranno
conservare la destinazione residenziale;
potranno essere consentite, previa specifica
normativa di P.R.G., attività connesse con
l’agriturismo
e
la
ricettività
rurale,
extralberghiera e di servizio per il territorio
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agricolo, purché nei limiti e con le modalità
previste dalla vigente legislazione di settore.
Dovrà
comunque
essere
identificata
catastalmente
e
vincolata,
mediante
convenzione o atto d’obbligo unilaterale, una
parte del fondo quale pertinenza dell’edificio
recuperato, nella misura minima di mq. 100 per
ogni mc. di costruzione, considerati al lordo
della trasformazioni concesse e comunque
dell’intera superficie aziendale se inferiore a
quella come sopra determinata. Non sarà
ammessa la vendita separatamente della
costruzione o di tale area.
Gli immobili che mutano la destinazione d’uso
agricola, saranno accatastati al N.C.E.U. e
dovranno essere computati ai fini del
dimensionamento degli strumenti urbanistici
generali comunali, nonché censiti ai fini della
riscossione di tributi e tassazioni di competenza
del Comune.
13. Per gli edifici classificati come “manufatti di 13. Non modificato
interesse storico, artistico e documentario” o
come “emergenze percettive”, ai sensi degli artt.
10 e 11 delle presenti N.T.A., non saranno
ammessi interventi di ristrutturazione edilizia
con aumenti della volumetria.
14. I Comuni dovranno dotarsi, per le finalità di 14.Non modificato
cui ai commi precedenti, di un pubblico registro
sul quale vanno iscritti i dati catastali dei terreni
asserviti per le costruzioni realizzate a norma
del presente articolo, che non potranno essere
computati per successive nuove edificazioni.
15. Ai fini della realizzazione delle previsioni
relative al sistema insediativo ed ai servizi ed
attrezzature, coerenti con le prescrizioni e gli
indirizzi del P.T.P., nonché delle previsioni dei
Piani guida d’Area, potranno essere consentite
variazioni dei perimetri delle aree agricole.
L’eventuale riduzione delle superfici delle aree
agricole dovrà riguardare prioritariamente
terreni contermini agli insediamenti individuati
dal P.T.P. o a fondi interclusi nell’ambito degli
stessi.
Nel caso di aree agricole di rilevante interesse
economico i Comuni, in sede di formazione dei
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15. Ai fini della realizzazione delle previsioni
relative al sistema insediativo ed ai servizi ed
attrezzature, coerenti con le prescrizioni e gli
indirizzi del P.T.C.P., nonché delle previsioni
dei Piani guida d’Area, potranno essere
consentite variazioni dei perimetri delle aree
agricole.
L’eventuale riduzione delle superfici delle aree
agricole dovrà riguardare prioritariamente
terreni contermini agli insediamenti individuati
dal P.T.C.P. o a fondi interclusi nell’ambito
degli stessi.
Nel caso di aree agricole di rilevante interesse
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nuovi strumenti urbanistici o di varianti
di quelli vigenti, dovranno dettagliatamente
verificare
e
dimostrare
l’effettiva
“compromissione” delle aree in questione ai fini
dello svolgimento dell’attività agricola.
Tutti gli interventi “una tantum” su edifici
esistenti in zona agricola devono essere graduati
e specificati negli strumenti urbanistici
comunali in ragione delle diverse caratteristiche
tipologiche e dimensionali nel rispetto delle
quantità massime residenziali previste dalla
vigente L.U.R. 18/83 ferma restante la
possibilità di adeguamento funzionale alle
esigenze del nucleo familiare prevista per le
famiglie degli imprenditori agricoli a titolo
principale di cui alla sopra richiamata L.U.R.
economico i Comuni, in sede di formazione dei
nuovi strumenti urbanistici o di varianti
di quelli vigenti, dovranno dettagliatamente
verificare
e
dimostrare
l’effettiva
“compromissione” delle aree in questione ai fini
dello svolgimento dell’attività agricola.
Tutti gli interventi “una tantum” su edifici
esistenti in zona agricola devono essere graduati
e specificati negli strumenti urbanistici
comunali in ragione delle diverse caratteristiche
tipologiche e dimensionali nel rispetto delle
quantità massime residenziali previste dalla
vigente L.U.R. 18/83 ferma restante la
possibilità di adeguamento funzionale alle
esigenze del nucleo familiare prevista per le
famiglie degli imprenditori agricoli a titolo
principale di cui alla sopra richiamata L.U.R.
Art. 25 Aree a pascolo.
Art. 25 Aree a pascolo.
1. Le aree a pascolo individuate nella Carta 1.Non modificato
Regionale dell’Uso del Suolo in scala 1.25.000,
sono destinate prioritariamente allo sviluppo
delle attività zootecniche.
2. I manufatti esistenti possono essere 2. Non modificato
ristrutturati esclusivamente per fini residenziali
e destinati agli addetti al settore o ad attività
agrituristiche.
3. Nuovi edifici possono essere realizzati, con 3. Non modificato
atto di vincolo relativo alla destinazione per
attività zootecniche, comprese quelle per la
prima trasformazione dei prodotti della
zootecnia, per alloggi degli addetti, per
eventuale estensione dell’attività agrituristica.
4. I piani urbanistici comunali fisseranno per i 4. Non modificato
suddetti interventi di recupero dei manufatti
esistenti e di nuova edificazione, unità minime
di riferimento, parametri ed indici edilizi nel
rispetto di quanto già disposto al precedente
articolo 24, perseguendosi in via prioritaria il
riuso attraverso recupero degli esistenti edifici.
5. Le trasformazioni infrastrutturali e edilizie in 5. Le trasformazioni infrastrutturali e edilizie in
dette aree saranno comunque subordinate al dette aree saranno comunque subordinate al
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rispetto delle prescrizioni ed indicazioni relative
alle singole aree ed ambiti del Sistema delle
risorse ambientali e culturali individuate dal
P.T.P., entro le quali ricadono le aree a pascolo.
rispetto delle prescrizioni ed indicazioni relative
alle singole aree ed ambiti del Sistema delle
risorse ambientali e culturali individuate dal
P.T.C.P., entro le quali ricadono le aree a
pascolo.
Art. 26 Piani d’Area a matrice insediativa ed Art. 26 Piani d’Area a matrice insediativa ed
infrastrutturale.
infrastrutturale.
1. Il P.T.P. individua nella tavola in scala
1:75.000 i seguenti Piani d’Area a prevalente
matrice insediativa-infrastrutturale, con i relativi
indirizzi
di
approfondimento
delle
determinazioni pianificatorie:
1. Il P.T.C.P. individua nella tavola in scala
1:75.000 i seguenti Piani d’Area a prevalente
matrice insediativa-infrastrutturale, con i relativi
indirizzi
di
approfondimento
delle
determinazioni pianificatorie:
1.1. Piano d’Area n° 1.
1.1. Non modificato
Asta urbana della val Tordino. Tratto San
Nicolò-Bellante.
Contenuti e finalità.
Utilizzo dell’attuale tracciato della S.S. n° 80
come
supporto
dell’insediamento
del
sottosistema e come viabilità di penetrazione
urbana; riqualificazione della strada e
dell’insediamento. Definizione di un ordine che
regoli l’intrusione di elementi funzionali
specializzati (agglomerato industriale attrezzato
di Sant’Atto, fino all’area ex autoporto) entro un
tessuto insediativo più strutturato.
Soggetti interessati.
Amministrazione Provinciale, Comuni di
Bellante, Castellalto, Teramo, Consorzio per lo
sviluppo industriale della Provincia di Teramo.
1.2. Piano d’Area n° 2.
1.2. Non modificato
Nodo modale di Villa Vomano.
Contenuti e finalità.
Nodo infrastrutturale da costruire come centro
interno del sistema urbano complesso di
Teramo. Funzioni terziario-commerciali di
livello intermedio a scala provinciale.
Riorganizzazione in funzione della scarsità di
area, della sovrapposizione funzionale con le
funzioni residenziali, della necessità di
riqualificazione ambientale.
Soggetti interessati.
Amministrazione Provinciale, Comuni di
Basciano, Penna Sant’Andrea, Teramo.
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1.3 Piano d’Area n°3
1.3. Non modificato
Asta della valle del Vibrata
Contenuti e finalità.
Verifica delle alternative di tracciato della
viabilità di fondovalle (parziale ristrutturazione
in sede dell’attuale o nuovo tracciato in destra
orografica)
e
definizione
delle
sue
caratteristiche progettuali.
Riorganizzazione
degli
insediamenti
in
particolare industriali e commerciali entro un
ambito di diffusione di livello intercomunale.
Definizione del rapporto, prevedendo il
conseguente raccordo di progettazione generale
e d’intervento, tra le aree produttive e di
servizio a ridosso dell’area del casello
autostradale.
Soggetti interessati.
Amministrazione Provinciale, Comuni di Alba
Adriatica, Civitella del Tronto, Colonnella,
Corropoli, Martinsicuro, Nereto, Sant’Egidio,
Sant’Omero, Torano Nuovo e Tortoreto,
Distretto Industriale della Val Vibrata,
Consorzio per lo sviluppo industriale della
Provincia di Teramo.
1.4. Piano d’Area n° 4.
Bacino sciistico del Gran Sasso
Contenuti e finalità.
Riorganizzazione e riqualificazione urbanistica
dell’attuale insediamento turistico in quota con
servizi e verde. Verifica delle potenzialità e
delle caratteristiche di utilizzo turistico del
bacino in base alle quali determinare la massima
offerta teorica ricettiva. Ristrutturazione di tale
offerta
ricettiva
con
riferimento
alla
diversificazione delle tipologie residenziali, al
non incremento delle quantità per le strutture
esistenti in quota, al recupero dei centri storici a
quota inferiore (Fano Adriano, Intermesoli,
Pietracamela) per le quote incrementali.
Definizione, sulla base dell’offerta così
determinata, dei sistemi compatibili di
accessibilità agli impianti. Definizione del
rapporto con il versante di Isola del Gran Sasso.
Soggetti interessati.
Amministrazione Provinciale, Ente Parco
Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga,
Comunità Montana del Gran Sasso, Comuni di
Fano Adriano, Crognaleto, Isola del Gran Sasso,
Pietracamela.
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1.4. Non modificato
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1.5. Piano d’Area n° 5.
1.5. Non modificato
Recupero dei nuclei storici in abbandono della
montagna della Laga.
Contenuti e finalità.
Recupero dei centri e dei nuclei storici in
abbandono della zona interna dei Monti della
Laga al fine di qualificare l’offerta
turisticoricettiva e di attrezzature e servizi
turistici. Definizione delle modalità di
intervento edilizio e delle funzioni compatibili
con le valenze ambientali dei siti e con le
prescrizioni e le previsioni del Piano del Parco e
del Piano pluriennale economico e sociale per la
promozione delle attività compatibili del Parco
Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga.
Soggetti interessati.
Amministrazione Provinciale, Ente Parco
Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga,
Comunità Montana della Laga, Comuni di
Rocca Santa Maria e di Valle Castellana.
1.6. Piano d’Area n° 6.
1.6 Non modificato
Asta della Valle del Fino.
Contenuti e finalità.
Potenziamento
e
riqualificazione
dell’insediamento
produttivo
del
tratto
intermedio della Val Fino, come centro interno
del sistema multipolare Castiglione Messer
Raimondo, Castilenti, Montefino, Bisenti,
Arsita. Riorganizzazione in funzione della
scarsità di area e della necessità di salvaguardia
ambientale di un ambito a valenza
paesaggistica. Verifica delle alternative di
tracciato della viabilità di fondovalle della Villa
Vomano-Bisenti-S.S.81 (Pescara) e definizione
delle sue caratteristiche progettuali.
Soggetti interessati.
Amministrazione Provinciale, Comuni di
Bisenti,
Castiglione
Messer
Raimondo,
Castilenti, Montefino, Consorzio per lo sviluppo
industriale della Provincia di Teramo.
1.7 Non modificato
1.7. Piano d’Area n° 7.
Asta della Valle del Vomano
Contenuti e finalità.
Creazione di un sistema di aree produttive che
interessi anche le aree e gli insediamenti
artigianali e industriali a carattere locale dei
Comuni limitrofi la S.S. 150 e lungo la strada
provinciale dello Stamballone.
Definizione degli interventi di miglioramento e
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dei raccordi con gli assi di collegamento
nazionali e regionali del tracciato S.S. 150. La
definizione
deve
riguardare
l’intero
collegamento viario tra le aree produttive del
Mavone e del Vomano da Colledara-Isola,
Montorio fino a Roseto definendo anche il ruolo
e il necessario raccordo di tutto il “sistema
infrastrutturale e insediativo Vomano” con
l’autoporto,in Comune di Roseto, con
particolare attenzione alla realizzazione dei
collegamenti tra le aree produttive in destra del
Vomano con quelle produttive in sinistra
Vomano, agevolando in tal modo il
collegamento con il casello autostradale di
Roseto.
Soggetti interessati.
Amministrazione Provinciale, Comuni di
Canzano, Castellalto, Notaresco, Morro d’Oro,
Roseto, Pineto, Atri, Cellino Attanasio e
Consorzio per lo sviluppo industriale della
Provincia di Teramo.
1.8. Piano d’Area n° 8.
Nodo plurimodale Mosciano-Giulianova
Contenuti e finalità.
Definizione di accordi per la localizzazione e la
organizzazione dei servizi relativi all’area del
casello autostradale e del suo intorno;
programmazione ed attuazione di aree ed
impianti produttivi per esposizione e
promozione commerciale dei prodotti locali e
del sottosistema.
Previsione di una nuova localizzazione di
servizi specifici a valenza territoriale e di area
vasta che possano elevare il livello funzionale
ed il rango dell’intera area.
Coordinamento e verifica delle diverse ipotesi
di collegamento con la viabilità di livello statale
e provinciale anche in relazione alla
localizzazione delle aree produttive e dei servizi
presenti e da insediare.
Definizione dell’area quale “nodo plurimodale”
con conseguente sviluppo dell’ipotesi di
raccordo con il sistema della grande mobilità
del “Corridoio Adriatico”.
Soggetti interessati.
Amministrazione provinciale, Comuni di
Giulianova,
Morro
d’Oro,
Mosciano
Sant’Angelo, Notaresco, Autostrade S.p.A.,
Consorzio per lo sviluppo industriale della
Provincia di Teramo.
PROVINCIA DI TERAMO
1.8 Non modificato
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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2. Ulteriori Piani d’Area potranno essere 2. Non modificato
individuati e promossi dall’Amministrazione
Provinciale per l’attuazione di “ambiti
preferenziali di localizzazione di nuove attività
produttive o di servizio ad ampio consumo di
suolo” che abbiano una rilevanza ed un ruolo
sovracomunali.
Capo III
Sistema della mobilità
Capo III
Sistema della mobilità
Art. 27 Individuazione degli elementi del Art. 27 Individuazione degli elementi del
sistema.
sistema.
1. Nella planimetria di piano 1:75.000 sono 1. Non modificato
riportate le ferrovie e le strade esistenti o di
previsione, classificate secondo le loro
caratteristiche e le loro funzioni.
Sono in particolare evidenziate, oltre alle reti
autostradale ed infraregionale, le reti provinciali
(comunale e di settore), che costituiscono il
sistema di relazione “locale” fondamentale per
il riequilibrio e lo sviluppo dei Sottosistemi e
delle Unità insediative.
2. Nella planimetria di piano 1:75.000 sono
riportate le previsioni relative al sistema della
mobilità, che dovranno essere tenute presenti
dai Comuni in sede di formazione e/o
adeguamento dei propri strumenti urbanistici,
nonché di scelte ed indirizzi di carattere
programmatico.
Il P.T.P. individua i seguenti componenti
principali del sistema delle infrastrutture e dei
servizi per la mobilità alla scala provinciale:
- Viabilità autostradale, destinata ad assicurare
rapidi collegamenti interprovinciali con elevati
livelli di servizio, nonché l’inserimento
della rete provinciale nel sistema di flussi
nazionali ed Adriatico in particolare:
- Autostrada A14, Bologna/Bari;
-Autostrada
A24,
Teramo
(Villa
Vomano)/L’Aquila/Roma;
Raccordo
autostradale
Villa
Vomano/Teramo/Mosciano Sant’Angelo;
- Viabilità primaria infraregionale, che
comprende gli assi stradali che assumono
importanza primaria a livello dei collegamenti
PROVINCIA DI TERAMO
2. Nella planimetria di piano 1:75.000 sono
riportate le previsioni relative al sistema della
mobilità, che dovranno essere tenute presenti
dai Comuni in sede di formazione e/o
adeguamento dei propri strumenti urbanistici,
nonché di scelte ed indirizzi di carattere
programmatico.
Il P.T.C.P. individua i seguenti componenti
principali del sistema delle infrastrutture e dei
servizi per la mobilità alla scala provinciale:
- Viabilità autostradale, destinata ad assicurare
rapidi collegamenti interprovinciali con elevati
livelli di servizio, nonché l’inserimento
della rete provinciale nel sistema di flussi
nazionali ed Adriatico in particolare:
- Autostrada A14, Bologna/Bari;
-Autostrada
A24,
Teramo
(Villa
Vomano)/L’Aquila/Roma;
-Raccordo
autostradale
Villa
Vomano/Teramo/Mosciano Sant’Angelo;
- Viabilità primaria infraregionale, che
comprende gli assi stradali che assumono
importanza primaria a livello dei collegamenti
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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tra bacini sub-regionali, assicurando medio-alti
livelli di servizio, e corrispondente con la nuova
previsione di tracciato dei diversi tronchi della
mediana Trans-collinare:
- San Nicolò/Garrufo/Fondovalle Tronto
(Raccordo autostradale
Ascoli Piceno/A14);
- Villa Vomano/Bisenti/Castilenti;
- Civitella del Tronto/Teramo/Montorio al
Vomano/Crognaleto;
- Viabilità primaria provinciale, che si distingue
a sua volta in:
- Viabilità di connessione tra i Sottosistemi, che
costituisce la maglia di innervamento del
sistema territoriale provinciale, che collega i
diversi Sottosistemi e le polarità urbane di
primo livello, assicurando medio-alti livelli di
servizio. Nell’ambito di tale viabilità occorre
assicurare la realizzazione, a livello della
polarità urbana complessa di Teramo, della
connessione diretta maremonti, di chiusura della
maglia primaria e di alimentazione del territorio
collinare interno;
- Viabilità di distribuzione interna ai
Sottosistemi, che costituisce l’addensamento
delle maglie della rete primaria provinciale di
connessione, a carattere intercomunale ed atta a
garantire i collegamenti locali con medi livelli
di servizio.
- Viabilità di settore, relativa ai collegamenti
turistici nell’area montana, costituita dalle
Strade-Parco della Laga e del Gran Sasso, con
caratteristiche di buona percorribilità e di alta
qualità ambientale e paesaggistica. La sezione di
dette strade sarà contenuta tra ml. 6,00 e ml.
2,80 con piazzole di incrocio; le pavimentazioni
saranno parte in pietra e parte in calcestruzzo
bituminoso semipermeabile, con zanelle e
muretti di piediscarpa in pietra; le scarpate
avranno modesta pendenza in modo da
consentire la vegetazione e da evitare fenomeni
di erosione superficiale. La viabilità riportata
nelle tavole del P.T.P. è relativa alla viabilità
primaria del Parco. Come tale i percorsi,
adeguati allo scopo, vanno assunti per il
potenziamento delle relazioni interne dell’area e
come collegamenti primari tra le aree stesse e le
direttrici
viarie
principali.
Definizioni
complessive in ordine alla viabilità interna del
Parco, con una eventuale gerarchia per quanto a
funzioni dei vari tracciati e definizione delle
PROVINCIA DI TERAMO
tra bacini sub-regionali, assicurando medio-alti
livelli di servizio, e corrispondente con la nuova
previsione di tracciato dei diversi tronchi della
mediana Trans-collinare:
- San Nicolò/Garrufo/Fondovalle Tronto
(Raccordo autostradale
Ascoli Piceno/A14);
- Villa Vomano/Bisenti/Castilenti;
-Civitella del Tronto/Teramo/Montorio al
Vomano/Crognaleto;
- Viabilità primaria provinciale, che si distingue
a sua volta in:
- Viabilità di connessione tra i Sistemi
territoriali complessi, che costituisce la maglia
di innervamento del sistema territoriale
provinciale, che collega i diversi Sottosistemi e
le polarità urbane di primo livello, assicurando
medio-alti livelli di servizio. Nell’ambito di tale
viabilità occorre assicurare la realizzazione, a
livello della polarità urbana complessa di
Teramo, della connessione diretta maremonti,di
chiusura della maglia primaria e di
alimentazione del territorio collinare interno;
- Viabilità di distribuzione interna ai Sistemi
territoriali
complessi,
che
costituisce
l’addensamento delle maglie della rete primaria
provinciale di connessione, a carattere
intercomunale ed atta a garantire i collegamenti
locali con medi livelli di servizio.
- Viabilità di settore, relativa ai collegamenti
turistici nell’area montana, costituita dalle
Strade-Parco della Laga e del Gran Sasso, con
caratteristiche di buona percorribilità e di alta
qualità ambientale e paesaggistica. La sezione di
dette strade sarà contenuta tra ml. 6,00 e ml.
2,80 con piazzole di incrocio; le pavimentazioni
saranno parte in pietra e parte in calcestruzzo
bituminoso semipermeabile, con zanelle e
muretti di piediscarpa in pietra; le scarpate
avranno modesta pendenza in modo da
consentire la vegetazione e da evitare fenomeni
di erosione superficiale. La viabilità riportata
nelle tavole del P.T.C.P. è relativa alla viabilità
primaria del Parco. Come tale i percorsi,
adeguati allo scopo, vanno assunti per il
potenziamento delle relazioni interne dell’area e
come collegamenti primari tra le aree stesse e le
direttrici
viarie
principali.
Definizioni
complessive in ordine alla viabilità interna del
Parco, con una eventuale gerarchia per quanto a
funzioni dei vari tracciati e definizione delle
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caratteristiche degli interventi, per quanto ad usi
compatibili, categorie e regole d’intervento,
verranno assunte attraverso specifico progetto o
studio di settore. Tale progetto o studio verrà
definito come documento integrativo del P.T.P.
e/o esemplificativo delle caratteristiche delle
opere e degli interventi sulle strade interessate.
- Assi di penetrazione e distribuzione urbana,
prevalentemente interni alle aree parzialmente o
totalmente urbanizzate, con la funzione di
collegare le stesse con la rete stradale
provinciale primaria o infraregionale e
autostradale, incanalando le principali quote di
spostamenti urbani. Alcuni di questi potranno
assumere una funzione di servizio urbano, quali
strade commerciali e per il trasporto pubblico.
Dovranno inoltre essere previsti elementi di
“sconnessione”del traffico veicolare (ad
esempio attraverso l’organizzazione dei sensi di
circolazione) per impedire il transito di
attraversamento, in particolare ai mezzi pesanti
destinati al trasporto merci. Nella definizione
delle caratteristiche tipologiche e costruttive per
gli assi di nuova realizzazione e nella
definizione degli interventi di adeguamento, per
gli assi esistenti, devono essere adeguatamente
valutati il livello di esercizio preventivabile e le
funzioni e qualificazioni sostenibili dagli assi
stessi e definiti tutti gli interventi necessari per
dare adeguata risposta in merito.
La pianificazione di settore e gli strumenti
urbanistici comunali, potranno individuare
eventuali altri assi stradali ricadenti in questa
tipologia.
- Viabilità extraurbana di diffusione,
corrispondente alla rete di strade intercomunali
e comunali esistenti che garantiscono la
permeabilità del territorio. Tale viabilità non è
rappresentata cartograficamente dal P.T.P., e
potrà essere individuata dalla pianificazione di
settore e dagli strumenti urbanistici comunali.
-Infrastrutture per i trasporti pubblici in sede
propria, che dovranno essere integrate e rese
complementari con il sistema dei servizi di
trasporto pubblico su strada; il P.T.P. individua
le seguenti componenti:
- Rete ferroviaria nazionale e regionale, facente
capo alle stazioni del S.F.N. e del S.F.R., per la
quale si ipotizza la possibilità di recuperare
l’attuale linea costiera per il servizio locale nel
PROVINCIA DI TERAMO
caratteristiche degli interventi, per quanto ad usi
compatibili, categorie e regole d’intervento,
verranno assunte attraverso specifico progetto o
studio di settore. Tale progetto o studio verrà
definito come documento integrativo del
P.T.C.P. e/o esemplificativo delle caratteristiche
delle opere e degli interventi sulle strade
interessate.
- Assi di penetrazione e distribuzione urbana,
prevalentemente interni alle aree parzialmente o
totalmente urbanizzate, con la funzione di
collegare le stesse con la rete stradale
provinciale primaria o infraregionale e
autostradale, incanalando le principali quote di
spostamenti urbani. Alcuni di questi potranno
assumere una funzione di servizio urbano, quali
strade commerciali e per il trasporto pubblico.
Dovranno inoltre essere previsti elementi di
“sconnessione” del traffico veicolare (ad
esempio attraverso l’organizzazione dei sensi di
circolazione) per impedire il transito di
attraversamento, in particolare ai mezzi pesanti
destinati al trasporto merci. Nella definizione
delle caratteristiche tipologiche e costruttive per
gli assi di nuova realizzazione e nella
definizione degli interventi di adeguamento, per
gli assi esistenti, devono essere adeguatamente
valutati il livello di esercizio preventivabile e le
funzioni e qualificazioni sostenibili dagli assi
stessi e definiti tutti gli interventi necessari per
dare adeguata risposta in merito.
La pianificazione di settore e gli strumenti
urbanistici comunali, potranno individuare
eventuali altri assi stradali ricadenti in questa
tipologia.
- Viabilità extraurbana di diffusione,
corrispondente alla rete di strade intercomunali
e comunali esistenti che garantiscono la
permeabilità del territorio. Tale viabilità non è
rappresentata cartograficamente dal P.T.C.P., e
potrà essere individuata dalla pianificazione di
settore e dagli strumenti urbanistici comunali.
- Infrastrutture per i trasporti pubblici in sede
propria, che dovranno essere integrate e rese
complementari con il sistema dei servizi di
trasporto pubblico su strada; il P.T.C.P.
individua le seguenti componenti:
- Rete ferroviaria nazionale e regionale, facente
capo alle stazioni del S.F.N. e del S.F.R., per la
quale si ipotizza la possibilità di recuperare
l’attuale linea costiera per il servizio locale nel
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caso di potenziamento della dorsale ferroviaria
adriatica, soprattutto per ciò che concerne il
trasporto merci, con conseguente realizzazione
di nuove tratte più interne;
- Rete di trasporto in sede propria di livello
locale, costituita dall’attuale sede della tratta
ferroviaria Teramo/Giulianova, da sottoporre
a verifiche di compatibilità tecnico-economica
circa la definizione della tipologia modale, delle
caratteristiche tecniche e di tracciato.
- Nodi di scambio intermodale della mobilità
delle persone, che costituiscono gli elementi di
connessione della mobilità delle persone, atti a
garantire un uso più equilibrato ed efficace delle
diverse reti e modalità di trasporto, al fine di
migliorare l’accessibilità del territorio, in
particolare lungo la costa e lungo l’asta del
Tordino, ridurre i costi diretti ed i risvolti
ambientali del trasporto. Il P.T.P.
distingue:
- Stazioni e fermate del S.F.R., con alcune
integrazioni da intendersi come indicazioni di
massima da verificare sotto l’aspetto tecnicoeconomico, che costituiscono i principali punti
di interscambio con il trasporto privato
individuale, attorno ai quali realizzare un
sistema strategico di parcheggi, anche di tipo
intensivo;
- Nodi di interscambio trasporto pubblico ferrogomma, che costituiscono i punti attrezzati di
scambio intermodale, tra i diversi sistemi di
trasporto pubblico e con la mobilità individuale,
ed in cui le stazioni del sistema di trasporto in
sede propria si integrano con le autostazioni dei
servizi di bacino ed urbani e con i parcheggi
di tipo intensivo. Le individuazioni proposte dal
P.T.P. costituiscono indicazioni di massima da
sottoporre a verifiche di fattibilità tecnicoeconomica ed urbanistica.
caso di potenziamento della dorsale ferroviaria
adriatica, soprattutto per ciò che concerne il
trasporto merci, con conseguente realizzazione
di nuove tratte più interne;
- Rete di trasporto in sede propria di livello
locale, costituita dall’attuale sede della tratta
ferroviaria Teramo/Giulianova, da sottoporre a
verifiche di compatibilità tecnico-economica
circa la definizione della tipologia modale, delle
caratteristiche tecniche e di tracciato.
- Nodi di scambio intermodale della mobilità
delle persone, che costituiscono gli elementi di
connessione della mobilità delle persone, atti a
garantire un uso più equilibrato ed efficace delle
diverse reti e modalità di trasporto, al fine di
migliorare l’accessibilità del territorio, in
particolare lungo la costa e lungo l’asta del
Tordino, ridurre i costi diretti ed i risvolti
ambientali del trasporto. Il P.T.C.P.distingue:
- Stazioni e fermate del S.F.R., con alcune
integrazioni da intendersi come indicazioni di
massima da verificare sotto l’aspetto tecnicoeconomico, che costituiscono i principali punti
di interscambio con il trasporto privato
individuale, attorno ai quali realizzare un
sistema strategico di parcheggi, anche di tipo
intensivo;
- Nodi di interscambio trasporto pubblico ferrogomma, che costituiscono i punti attrezzati di
scambio intermodale, tra i diversi sistemi di
trasporto pubblico e con la mobilità individuale,
ed in cui le stazioni del sistema di trasporto in
sede propria si integrano con le autostazioni dei
servizi di bacino ed urbani e con i parcheggi di
tipo intensivo. Le individuazioni proposte dal
P.T.C.P. costituiscono indicazioni di massima
da sottoporre a verifiche di fattibilità tecnicoeconomica ed urbanistica.
3. Le individuazioni relative al sistema della 3. Non modificato
mobilità, contenute nella planimetria in scala
1:75.000, hanno il valore di individuazioni
territoriali di massima delle componenti sopra
elencate e dei relativi tracciati. Le posizioni, le
caratteristiche tecniche ed i tracciati definitivi
di ciascuna componente, ove non già esistente,
saranno definite dai relativi progetti esecutivi,
approvati dagli Enti competenti.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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4. Il P.T.P. individua, relativamente ad ogni
categoria di viabilità, tre diverse modalità di
intervento:
- conferma della viabilità esistente
-riqualificazione in sede della viabilità esistente,
che comprende interventi di parziale modifica
del tracciato e delle caratteristiche tecniche della
sezione, atte a garantire i livelli di esercizio
attribuiti dal P.T.P.;
- realizzazione di nuovi tracciati, previa verifica
delle condizioni di fattibilità tecnico-economica.
4. Il P.T.C.P. individua, relativamente ad ogni
categoria di viabilità, tre diverse modalità di
intervento:
- conferma della viabilità esistente
-riqualificazione in sede della viabilità esistente,
che comprende interventi di parziale modifica
del tracciato e delle caratteristiche tecniche della
sezione, atte a garantire i livelli di esercizio
attribuiti dal P.T.C.P;
- realizzazione di nuovi tracciati, previa verifica
delle condizioni di fattibilità tecnico-economica.
Art. 28 Indirizzi per il sistema della Art. 28 Indirizzi per il sistema della
mobilità.
mobilità.
1. La realizzazione della nuova viabilità prevista
dal P.T.P., nella definizione progettuale della
localizzazione e delle caratteristiche del
tracciato, dovrà comunque tener conto delle
prescrizioni e degli indirizzi per il sistema
ambientale e per il territorio agricolo dettati
dalle presenti Norme, in modo da assicurare il
suo inserimento nell’ambiente naturale ed
insediato senza comprometterne caratteri e
configurazioni.
In particolare per quanto riguarda il raccordo
autostradale Villa Vomano/Teramo/Mosciano
Sant’Angelo, il tracciato dovrà posizionarsi
al margine della piana alluvionale ancora libera
e classificata come area agricola di rilevante
interesse economico onde evitare la sua
compromissione ed in modo da diminuire gli
impatti determinati dall’effetto “barriera” dei
rilevati.
1. La realizzazione della nuova viabilità prevista
dal P.T.C.P, nella definizione progettuale della
localizzazione e delle caratteristiche del
tracciato, dovrà comunque tener conto delle
prescrizioni e degli indirizzi per il sistema
ambientale e per il territorio agricolo dettati
dalle presenti Norme, in modo da assicurare il
suo inserimento nell’ambiente naturale ed
insediato senza comprometterne caratteri e
configurazioni.
In particolare per quanto riguarda il raccordo
autostradale Villa Vomano/Teramo/Mosciano
Sant’Angelo, il tracciato dovrà posizionarsi
al margine della piana alluvionale ancora libera
e classificata come area agricola di rilevante
interesse economico onde evitare la sua
compromissione ed in modo da diminuire gli
impatti determinati dall’effetto “barriera” dei
rilevati.
2. Nelle aree A.1.1. di interesse bio-ecologico,
A.1.4. di interesse paesaggistico ed ambientale
ed A.2.1. parchi e riserve, tutta la viabilità non
classificata come al precedente art. 27 non
dovrà essere di norma sottoposta ad interventi di
rettifica del tracciato, di allargamento della
sezione, di asfaltatura qualora non sia mai stata
asfaltata fino al momento della definitiva
approvazione del presente P.T.P. Sono fatte
salve le esigenze derivanti dalla realizzazione di
2. Nelle aree A.1.1. di interesse bio-ecologico,
A.1.4. di interesse paesaggistico ed ambientale
ed A.2.1. parchi e riserve, tutta la viabilità non
classificata come al precedente art. 27 non
dovrà essere di norma sottoposta ad interventi di
rettifica del tracciato, di allargamento della
sezione, di asfaltatura qualora non sia mai stata
asfaltata fino al momento della definitiva
approvazione del presente P.T.C.P. Sono fatte
salve le esigenze derivanti dalla realizzazione di
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progetti di interesse provinciale e regionale,
nonché dalle previsioni dei Piani guida d’Area
approvati.
Nelle stesse aree gli interventi sulla viabilità
esistente, nonché quelli di nuova realizzazione
dovranno essere condotti in modo da garantire
la riqualificazione paesaggistica delle opere
attraverso il reinerbimento delle scarpate, la
messa a dimora di alberature, la ricopertura
in pietra locale o la schermatura con opportune
essenze vegetali dei manufatti necessari (opere
d’arte, muri di sostegno, drenaggi, ecc.).
progetti di interesse provinciale e regionale,
nonché dalle previsioni dei Piani guida d’Area
approvati.
Nelle stesse aree gli interventi sulla viabilità
esistente, nonché quelli di nuova realizzazione
dovranno essere condotti in modo da garantire
la riqualificazione paesaggistica delle opere
attraverso il reinerbimento delle scarpate, la
messa a dimora di alberature, la ricopertura in
pietra locale o la schermatura con opportune
essenze vegetali dei manufatti necessari (opere
d’arte, muri di sostegno, drenaggi, ecc.).
3. Gli interventi di nuova realizzazione e di 3. Non modificato
riqualificazione in sede della viabilità dovranno
prevedere un adeguato equipaggiamento
vegetazionale, basato sull’impiego di essenze
arboree ed arbustive autoctone, dotate di
sufficiente rusticità e resistenza agli agenti
inquinanti abiotici.
4. Nella redazione dei propri strumenti
urbanistici, per ciò che concerne il sistema della
mobilità, i Comuni dovranno tener conto dei
seguenti indirizzi:
- rispettare le caratteristiche prestazionali,
tecniche, fisiche e di localizzazione delle
previsioni del P.T.P., qualora già esistenti o
definite da studi di fattibilità o da progetti
approvati. In assenza di tali dati, ferme
rimanendo le caratteristiche prestazionali e la
localizzazione di massima previste dal P.T.P.,
potranno prevedere lievi modifiche di tracciato
derivanti da un loro più approfondito studio;
- provvedere a definire i tracciati e le
caratteristiche della viabilità extraurbana di
diffusione e degli assi di penetrazione e
distribuzione urbana;
- illustrare le relazioni fra le previsioni
insediative e la situazione esistente e prevista
delle infrastrutture per la mobilità, in termini di
capacità, efficienza e protezione degli
insediamenti dagli inquinamenti acustici;
- favorire, ai fini del consolidamento degli
organismi insediativi, il completamento dei
tessuti -e quindi della maglia viaria urbana con
individuazione e qualificazione dei “luoghi
centrali” e dei “punti di scambio” fra rete viaria
urbana e rete “esterna”, in particolare quella
PROVINCIA DI TERAMO
4. Nella redazione dei propri strumenti
urbanistici, per ciò che concerne il sistema della
mobilità, i Comuni dovranno tener conto dei
seguenti indirizzi:
- rispettare le caratteristiche prestazionali,
tecniche, fisiche e di localizzazione delle
previsioni del P.T.C.P., qualora già esistenti o
definite da studi di fattibilità o da progetti
approvati. In assenza di tali dati, ferme
rimanendo le caratteristiche prestazionali e la
localizzazione di massima previste dal P.T.C.P.,
potranno prevedere lievi modifiche di tracciato
derivanti da un loro più approfondito studio;
- provvedere a definire i tracciati e le
caratteristiche della viabilità extraurbana di
diffusione e degli assi di penetrazione e
distribuzione urbana;
- illustrare le relazioni fra le previsioni
insediative e la situazione esistente e prevista
delle infrastrutture per la mobilità, in termini di
capacità, efficienza e protezione degli
insediamenti dagli inquinamenti acustici;
- favorire, ai fini del consolidamento degli
organismi insediativi, il completamento dei
tessuti -e quindi della maglia viaria urbana con
individuazione e qualificazione dei “luoghi
centrali” e dei “punti di scambio” fra rete viaria
urbana e rete “esterna”, in particolare quella
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individuata dal P.T.P.;
- favorire i sistemi di mobilità alternativa all’uso
delle auto private, sia definendo percorsi ed aree
pedonali e ciclabili, sia potenziando il trasporto
pubblico, sia infine, prevedendo un’adeguata
dotazione di parcheggi pubblici e privati;
- promuovere la riqualificazione complessiva
dello spazio pubblico di relazione con progetti
di adeguamento delle infrastrutture a rete,
di nuova pavimentazione e di sistemazione
d’arredo che assicurino un’elevata durevolezza,
riducano gli oneri di manutenzione ed
incrementino la qualità urbana.
individuata dal P.T.C.P.;
- favorire i sistemi di mobilità alternativa all’uso
delle auto private, sia definendo percorsi ed aree
pedonali e ciclabili, sia potenziando il trasporto
pubblico, sia infine, prevedendo un’adeguata
dotazione di parcheggi pubblici e privati;
- promuovere la riqualificazione complessiva
dello spazio pubblico di relazione con progetti
di adeguamento delle infrastrutture a rete,
di nuova pavimentazione e di sistemazione
d’arredo che assicurino un’elevata durevolezza,
riducano gli oneri di manutenzione ed
incrementino la qualità urbana.
5. Il Comune di Teramo, i centri ordinatori, ed i 5.Non modificato
centri
integrativi
sono
tenuti
alla
predisposizione del Piano Urbano del Traffico,
come definito nella Legge 30 Aprile 1992, n.
285.
Art. 29 Il sistema del trasporto pubblico.
Art. 29 Il sistema del trasporto pubblico.
1. Il P.T.P. propone l’articolazione “per
Provincia” del sistema regionale di trasporto
pubblico, e pertanto prevede la formazione di un
apposito Progetto guida di Settore, redatto in
conformità alla legislazione di settore. Tale
Progetto guida deve essere redatto in coerenza
di un Piano generale della mobilità provinciale,
redatto per iniziativa della Provincia stessa, al
fine di definire, con maggior dettaglio, le
caratteristiche
tecniche
e
l’integrazione
funzionale delle reti di trasporto, indicate dal
P.T.P.
1. Il P.T.C.P. propone l’articolazione “per
Provincia” del sistema regionale di trasporto
pubblico, e pertanto prevede la formazione di un
apposito Progetto guida di Settore, redatto in
conformità alla legislazione di settore. Tale
Progetto guida deve essere redatto in coerenza
di un Piano generale della mobilità provinciale,
redatto per iniziativa della Provincia stessa, al
fine di definire, con maggior dettaglio, le
caratteristiche
tecniche
e
l’integrazione
funzionale delle reti di trasporto, indicate dal
P.T.C.P.
Titolo III
Norme finali e transitorie
Titolo III
Norme finali e transitorie
Art. 30 Norme finali e transitorie.
1. Ai sensi e per gli effetti dei contenuti
dell’articolo 8.11 della L.U.R. n°18/83, nel testo
vigente, le prescrizioni esecutive del P.T.P.
comportano:
Art. 30 Norme finali e transitorie.
1. Ai sensi e per gli effetti dei contenuti
dell’articolo 8.11 della L.U.R. n°18/83, nel testo
vigente, le prescrizioni esecutive del P.T.C.P.
comportano:
PROVINCIA DI TERAMO
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- la immediata efficacia, nei confronti di Enti e
Privati, dalla data di approvazione del P.T.P.
stesso;
- l'automatico adeguamento degli strumenti
urbanistici comunali.
- la immediata efficacia, nei confronti di Enti e
Privati, dalla data di approvazione del P.T.C.P.
stesso;
- l'automatico adeguamento degli strumenti
urbanistici comunali.
2. Nei sei mesi successivi all'entrata in vigore
del P.T.P., i Comuni, gli Enti locali e gli Enti
funzionali predispongono ed adottano le varianti
di adeguamento dei piani urbanistici comunali
alle prescrizioni del P.T.P. aventi efficacia
giuridica diretta e immediata e differita, dando
applicazione agli indirizzi e raccomandazioni.
Trascorsi i sei mesi, il Presidente della Giunta
Provinciale promuove l’adozione dei poteri
sostitutivi attraverso la nomina di commissari
ad acta preposti all’adeguamento dei piani
urbanistici comunali alle prescrizioni del P.T.P.
2. Nei sei mesi successivi all'entrata in vigore
del P.T.C.P., i Comuni, gli Enti locali e gli Enti
funzionali predispongono ed adottano le varianti
di adeguamento dei piani urbanistici comunali
alle prescrizioni del P.T.C.P. aventi efficacia
giuridica diretta e immediata e differita, dando
applicazione agli indirizzi e raccomandazioni.
Trascorsi i sei mesi, il Presidente della Giunta
Provinciale promuove l’adozione dei poteri
sostitutivi attraverso la nomina di commissari
ad acta preposti all’adeguamento dei piani
urbanistici comunali alle prescrizioni del
P.T.C.P.
3. Sono fatte salve dall’applicazione delle
presenti norme:
a) le previsioni degli strumenti urbanistici
approvati, purché non in contrasto con le
previsioni e prescrizioni ad efficacia giuridica
diretta di cui agli artt. 6, 10 e 24 e non ricadenti
entro aree da rilocalizzare ai sensi dell’art. 19
comma 4, nelle aree ripariali e zone umide di
cui all’articolo 5. Per tali previsioni (da
intendersi quelle relative a tutte le aree aventi
natura e funzione urbanistica insediativa “aree
edificabili e aree per standards”), vale la
disciplina ordinaria con possibilità di modifica
delle previsioni attualmente vigenti da parte dei
Comuni.
Nelle previsioni degli strumenti urbanistici
vigenti, ferme restando le specificazioni dei
limiti di efficacia nelle parti sopra riportate,
sono da ricomprendere anche le previsioni
d’intervento che i Comuni, in fase transitoria,
hanno adottato ai sensi e per gli effetti del 2°
comma dell’articolo 91 della L.U.R. n° 18/83.
Vanno comunque applicate, al di fuori delle
aree previste per insediamenti e trasformazioni
insediative dagli strumenti urbanistici vigenti, le
attenzioni
urbanistiche
ed
ambientali
d’intervento di cui agli artt. 5, 22 e 23. Nei
3. Sono fatte, salve dall’applicazione delle
presenti norme:
a) le previsioni degli strumenti urbanistici
approvati, purché non in contrasto con le
previsioni e prescrizioni ad efficacia giuridica
diretta di cui agli artt. 6, 10 e 24 e non ricadenti
entro aree da rilocalizzare ai sensi dell’art. 19
comma 4, nelle aree ripariali e zone umide di
cui all’articolo 5. Per tali previsioni (da
intendersi quelle relative a tutte le aree aventi
natura e funzione urbanistica insediativa “aree
edificabili e aree per standards”), vale la
disciplina ordinaria con possibilità di modifica
delle previsioni attualmente vigenti da parte dei
Comuni.
Nelle previsioni degli strumenti urbanistici
vigenti, ferme restando le specificazioni dei
limiti di efficacia nelle parti sopra riportate,
sono da ricomprendere anche le previsioni
d’intervento che i Comuni, in fase transitoria,
hanno adottato ai sensi e per gli effetti del 2°
comma dell’articolo 91 della L.U.R. n° 18/83.
Vanno comunque applicate, al di fuori delle
aree previste per insediamenti e trasformazioni
insediative dagli strumenti urbanistici vigenti, le
attenzioni
urbanistiche
ed
ambientali
d’intervento di cui agli artt. 5, 22 e 23. Nei
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nuovi insediamenti e trasformazioni insediative
compatibili con i vigenti strumenti urbanistici e
con gli strumenti urbanistici adottati nella fase
transitoria, nelle aree di cui agli articoli 5, 22 e
23, devono, comunque, essere adottate adeguate
misure per la moderazione degli impatti e per
ridurre, nella misura massima possibile,
l’occupazione e la trasformazione del suolo
come attualmente esistente;
b)le previsioni degli altri strumenti urbanistici
redatti in conformità del Piano Regionale
Paesistico o ad esso adeguati (ai sensi dell’art.
6 comma 6 della L.U.R. n° 18/83 e successive
modifiche ed integrazioni), definitivamente
approvati secondo la disciplina vigente alla data
di approvazione del presente P.T.P. e valutati
positivamente, per quanto a coerenza
urbanistico-ambientale, con le vigenti leggi. Per
quanto sopra, le norme di salvaguardia a capo di
previsioni di strumenti urbanistici comunali,
eventualmente adottate dalla Provincia in fase di
approvazione, vengono a decadere e le relative
previsioni e prescrizioni degli strumenti
urbanistici comunali assumono completa
efficacia alla data di esecutività del documento
conclusivo di approvazione del P.T.P. Vanno
comunque applicate, al di fuori delle aree
previste per insediamenti e trasformazioni
insediative, le attenzioni urbanistiche ed
ambientali d’intervento di cui agli artt. 5, 22 e
23. Nei nuovi insediamenti e trasformazioni
insediative eventualmente compatibili, nelle
aree di cui agli articoli 5, 22 e 23, con tali
strumenti urbanistici, devono comunque essere
adottate adeguate misure per la moderazione
degli impatti e per ridurre, nella misura massima
possibile, l’occupazione e la trasformazione del
suolo come attualmente esistente;
c) le previsioni dei Piani Territoriali delle Aree
e Nuclei, e altri Piani di Settore, di livello
sovracomunale, vigenti;
d)le richieste di concessioni edilizie o altri
interventi edilizi attivati da privati e/o altri
soggetti prima della data di adozione del
presente P.T.P. e documentabili con richieste
inoltrate e acquisite al protocollo del Comune.
nuovi insediamenti e trasformazioni insediative
compatibili con i vigenti strumenti urbanistici e
con gli strumenti urbanistici adottati nella fase
transitoria, nelle aree di cui agli articoli 5, 22 e
23, devono, comunque, essere adottate adeguate
misure per la moderazione degli impatti e per
ridurre, nella misura massima possibile,
l’occupazione e la trasformazione del suolo
come attualmente esistente;
b) le previsioni degli altri strumenti urbanistici
redatti in conformità del Piano Regionale
Paesistico o ad esso adeguati (ai sensi dell’art.
6 comma 6 della L.U.R. n° 18/83 e successive
modifiche ed integrazioni), definitivamente
approvati secondo la disciplina vigente alla data
di approvazione del presente P.T.C.P e valutati
positivamente, per quanto a coerenza
urbanistico-ambientale, con le vigenti leggi. Per
quanto sopra, le norme di salvaguardia a capo di
previsioni di strumenti urbanistici comunali,
eventualmente adottate dalla Provincia in fase di
approvazione, vengono a decadere e le relative
previsioni e prescrizioni degli strumenti
urbanistici comunali assumono completa
efficacia alla data di esecutività del documento
conclusivo di approvazione del P.T.C.P Vanno
comunque applicate, al di fuori delle aree
previste per insediamenti e trasformazioni
insediative, le attenzioni urbanistiche ed
ambientali d’intervento di cui agli artt. 5, 22 e
23. Nei nuovi insediamenti e trasformazioni
insediative eventualmente compatibili, nelle
aree di cui agli articoli 5, 22 e 23, con tali
strumenti urbanistici, devono comunque essere
adottate adeguate misure per la moderazione
degli impatti e per ridurre, nella misura massima
possibile, l’occupazione e la trasformazione del
suolo come attualmente esistente;
c) le previsioni dei Piani Territoriali delle Aree
e Nuclei, e altri Piani di Settore, di livello
sovracomunale, vigenti;
d)le richieste di concessioni edilizie o altri
interventi edilizi attivati da privati e/o altri
soggetti prima della data di adozione del
presente P.T.C.P. e documentabili con richieste
inoltrate e acquisite al protocollo del Comune.
4. Le indicazioni e previsioni degli strumenti 4. La Variante Normativa recepisce i contenuti
urbanistici adottati nel periodo intercorrente tra della Legge Regionale n. 24/2014 e, con
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la data di adozione e approvazione del presente
P.T.P., e non ancora definitivamente approvati,
devono essere conformi ed adeguati alle
prescrizioni ad efficacia giuridica immediata
diretta e differita, contenute nel precedente
Titolo II Capo I e II, e alle previsioni generali
sul sistema dei servizi, delle attrezzature e della
mobilità. Per i necessari adempimenti i Comuni
che hanno già avviato la redazione di nuovo
strumento urbanistico o di variante generale,
conferendo specifico incarico professionale,
possono procedere all’adeguamento necessario
con
atto
integrativo
adottato
anche
successivamente allo strumento urbanistico
stesso e comunque entro un successivo tempo
non superiore a mesi 6.
riferimento ad essi, articola una serie di
adempimenti e di scadenze temporali da
rispettare, quali:
• dalla entrata in vigore della legge regionale
n. 24/2014 e comunque non oltre il termine
di sei mesi, non è consentito il consumo di
superficie agricola tranne che per la
realizzazione di interventi già autorizzati e
previsti dagli strumenti urbanistici approvati
o adottati, nonché per i lavori e le opere già
inseriti negli strumenti di programmazione
delle Stazioni appaltanti. Nel caso di
strumenti adottati, e comunque non oltre il
termine di sei mesi, valgono le disposizioni
del vigente PTP.
• entro 180 gg dall’adozione della Variante
Normativa al P.T.C.P. la Provincia dovrà
predisporre un regolamento per il
funzionamento
delle
Conferenze
di
Pianificazione in cui saranno stabiliti i tempi
per la convocazione, le modalità di voto, le
modalità di presa delle decisioni;
• entro 180 gg dall’adozione di questa
Variante Normativa i Comuni devono
procedere alla individuazione dei limiti del
territorio urbanizzato ai sensi dell’art.17
comma 2 bis della Variante alle NTA, dello
stato d’ attuazione del Vigente PRG e delle
eventuali nuove previsioni contenute in
nuovi strumenti di pianificazione adottati;
entro 180 gg dall’adozione di questa Variante
Normativa
i
Comuni
devono
dare
comunicazione alla Provincia dei risultati
dell’indagine conoscitiva di cui al punto
precedente.
5. Ferme restando le previsioni e prescrizioni ad
efficacia giuridica diretta e differita del presente
P.T.P., i beni e gli ambiti del vigente P.R.P.,
sono comunque sottoposti alla disciplina degli
usi e alle tipologie e modalità di intervento
previste con le Norme Tecniche Coordinate del
documento della Regione Abruzzo.
5. Ferme restando le previsioni e prescrizioni ad
efficacia giuridica diretta e differita del presente
P.T.C.P., i beni e gli ambiti del vigente P.R.P.,
sono comunque sottoposti alla disciplina degli
usi e alle tipologie e modalità di intervento
previste con le Norme Tecniche Coordinate del
documento della Regione Abruzzo.
6. Nelle more della formazione dei Piani di Area 6. Nelle more della formazione dei Piani di Area
e dei Progetti Guida, i nuovi strumenti e dei Progetti Guida, i nuovi strumenti
urbanistici comunali, o le varianti a quelli urbanistici comunali, o le varianti a quelli
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vigenti, aventi implicazioni nella tutela ed uso
del suolo delle aree e/o incidenza sugli elementi
indicati nell’ambito sottoposto a Piano d’Area,
possono essere approvati, sulla base di
istruttoria della proposta adottata dal Comune
svolta dall'Ufficio di Piano Provinciale, volta a
verificare la congruità della stessa con
riferimento agli obiettivi plurimi di tutela, uso e
sviluppo, assunti nel P.T.P. La Sezione
Urbanistica Provinciale emana parere nel merito
della proposta, che costituisce riferimento delle
determinazioni
finali
assunte
dall'
Amministrazione Provinciale.
vigenti, aventi implicazioni nella tutela ed uso
del suolo delle aree e/o incidenza sugli elementi
indicati nell’ambito sottoposto a Piano d’Area,
possono essere approvati, sulla base di
istruttoria della proposta adottata dal Comune
svolta dall'Ufficio di Piano Provinciale, volta a
verificare la congruità della stessa con
riferimento agli obiettivi plurimi di tutela, uso e
sviluppo, assunti nel P.T.C.P. La Sezione
Urbanistica Provinciale emana parere nel merito
della proposta, che costituisce riferimento delle
determinazioni
finali
assunte
dall'
Amministrazione Provinciale.
7. Sono ammesse deroghe alle prescrizioni del
P.T.P. solo per la realizzazione di interventi di
particolare interesse pubblico sovracomunale
e comunale, che siano oggetto di accordi di
programma a cui partecipino oltre alla
Provincia, gli Enti competenti per le relative
discipline e/o interessati, previo parere dei
competenti Uffici.
7. Sono ammesse deroghe alle prescrizioni del
P.T.C.P. solo per la realizzazione di interventi di
particolare interesse pubblico sovracomunale
e comunale, che siano oggetto di accordi di
programma a cui partecipino oltre alla
Provincia, gli Enti competenti per le relative
discipline e/o interessati, previo parere dei
competenti Uffici.
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Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
Norme di attuazione
ALLEGATO 1
Indirizzi per il dimensionamento
degli strumenti urbanistici comunali
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Dimensionamento degli strumenti
urbanistici comunali
Dimensionamento degli strumenti
urbanistici comunali
1. Il dimensionamento complessivo della
capacità insediativa degli strumenti urbanistici
comunali, articolato per singola Unità
Insediativa e singolo Comune, è determinato
dalla sommatoria delle superfici utili (S.U.)
relative a:
- incremento residenziale per fabbisogni
insorgenti e pregressi, dedotta l’offerta
determinata dal recupero dell’esistente;
- incremento aggiuntivo determinato dalla
domanda di residenzialità turistica;
- l’attuale patrimonio residenziale occupato e
non;
- la quantità di superfici terziarie e commerciali
rapportate al livello delle singole polarità
presenti entro l’Unità Insediativa.
L’incremento residenziale è stimato sulla base:
- dell’incremento demografico previsto (vedi
tab. A) espresso in vani;
- dei fabbisogni pregressi derivanti da
coabitazione,
adeguamento
igienico,
sovraffollamento e tasso di sostituzione del
patrimonio edilizio, espressi in vani;
- dell’offerta, espressa in vani disponibili,
determinata dal recupero del patrimonio
esistente non occupato e sottoutilizzato, detratta
una quota “frizionale” di mercato relativa al
parco alloggi in attesa di vendita e/o affitto.
L’incremento aggiuntivo determinato dalla
domanda di residenzialità turistica è stato
stimato sulla base:
- dell’offerta di alloggi utilizzati per vacanze,
espressa in vani/equivalenti;
- dell’offerta potenziale di posti letto in alberghi
ed in strutture ricettive extra-alberghiere, basata
su di un’ipotesi di ridistribuzione degli
attuali flussi turistici e di riorganizzazione del
comparto ricettivo volto a qualificare le unità
ricettive (aumento degli spazi per attrezzature
complementari), a diversificare le tipologie
dell’offerta ricettiva e dei servizi resi riducendo
l’incidenza delle seconde case e degli alloggi
privati in affitto, al contenimento della capacità
ricettiva complessiva nelle aree di turismo
maturo (costa), alla eliminazione delle fasce di
marginalità;
- della definizione di un tasso di occupazione
dei posti letto, economicamente congruo,
1. Il dimensionamento complessivo della
capacità insediativa degli strumenti urbanistici
comunali, previsto per Sistemi Territoriali
Complessi e/o per singola Unità Insediativa, è
determinato dalla sommatoria delle superfici
utili (S.U.) relative a:
- incremento residenziale per fabbisogni
insorgenti e pregressi, dedotta l’offerta
determinata dal recupero dell’esistente;
- incremento aggiuntivo determinato dalla
domanda di residenzialità turistica;
- l’attuale patrimonio residenziale occupato e
non;
- la quantità di superfici terziarie e commerciali
rapportate al livello delle singole polarità
presenti entro l’Unità Insediativa.
L’incremento residenziale è stimato sulla base:
- dell’incremento demografico previsto per un
arco temporale di 10 anni espresso in vani;
- dei fabbisogni pregressi derivanti da
coabitazione,
adeguamento
igienico,
sovraffollamento e tasso di sostituzione del
patrimonio edilizio, espressi in vani;
- dell’offerta, espressa in vani disponibili,
determinata dal recupero del patrimonio
esistente non occupato e sottoutilizzato, detratta
una quota “frizionale” di mercato relativa al
parco alloggi in attesa di vendita e/o affitto.
L’incremento aggiuntivo determinato dalla
domanda di residenzialità turistica è stato
stimato sulla base:
- dell’offerta di alloggi utilizzati per vacanze,
espressa in vani/equivalenti;
- dell’offerta potenziale di posti letto in alberghi
ed in strutture ricettive extra-alberghiere, basata
su di un’ipotesi di ridistribuzione degli attuali
flussi turistici e di riorganizzazione del
comparto ricettivo volto a qualificare le unità
ricettive (aumento degli spazi per attrezzature
complementari), a diversificare le tipologie
dell’offerta ricettiva e dei servizi resi riducendo
l’incidenza delle seconde case e degli alloggi
privati in affitto, al contenimento della capacità
ricettiva complessiva nelle aree di turismo
maturo (costa), alla eliminazione delle fasce di
marginalità;
- della definizione di un tasso di occupazione
dei posti letto, economicamente congruo,
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nell’arco di 150 giorni.
nell’arco di 150 giorni.
2. Il dimensionamento complessivo residenziale
e turistico è stimato sulla base di vani e di
vani/equivalenti rapportati alla superficie utile
media per vano, differenziata in tre fasce per
tenere conto e in ragione dei diversi modelli di
comportamento abitativo riscontrati nell’ambito
provinciale.
Il dimensionamento terziario e commerciale è
stimato come percentuale di S.U. sul totale
(S.U.
residenziale
+
S.U.
terziariocommerciale).
Il patrimonio edilizio residenziale attuale è
stimato sulla base delle superfici utili degli
alloggi occupati e non occupati esistenti al
censimento del 1991.
La popolazione prevista è stimata sulla base
delle previsioni demografiche al 2011 contenute
nella Relazione socio-economica che costituisce
uno degli elaborati del presente P.T.P.
2. Il dimensionamento complessivo residenziale
e turistico è stimato sulla base di vani e di
vani/equivalenti rapportati alla superficie utile
media per vano, differenziata in tre fasce per
tenere conto e in ragione dei diversi modelli di
comportamento abitativo riscontrati nell’ambito
provinciale.
Il dimensionamento terziario e commerciale è
stimato come percentuale di S.U. sul totale
(S.U.
residenziale
+
S.U.
terziariocommerciale).
Il patrimonio edilizio residenziale attuale è
stimato sulla base delle superfici utili degli
alloggi occupati e non occupati esistenti al
censimento del 2011.
La popolazione prevista è stimata sulla base
delle previsioni demografiche al 2020 contenute
nella Relazione Economico-Territoriale che
costituisce uno degli elaborati del presente
P.T.C.P.
3. Per il dimensionamento delle quantità minime 3. Non modificato
di aree pubbliche e degli standard, si farà
riferimento agli abitanti previsti, di cui al
comma
precedente,
sommati
agli
abitanti/equivalenti determinati dall’offerta di
residenziale turistica calcolata, sulla base dei
seguenti parametri:
Alberghi:
S.U.
totale/40
mq.
=
Abitante/equivalente;
- Esercizi extra-alberghieri: S.U. totale/14 mq. =
Abitante/equivalente;
- Alloggi privati: S.U. totale/20 mq. =
Abitante/equivalente.
4. Alle aree pubbliche così determinate dovrà 4.Non modificato
essere aggiunta una quota pari al 50% delle
superfici territoriali degli insediamenti turistici
per servizi ed attrezzature di pubblico utilizzo.
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5. I Comuni in sede di redazione di nuovi
strumenti urbanistici o di varianti generali di
quelli vigenti, dovranno verificare, ed
eventualmente aggiornare, tali dimensionamenti
sulla base delle modalità e dei parametri di
calcolo richiamati ai commi precedenti. Le
previsioni relative all’offerta di residenzialità
turistica sono da intendersi come valori di
riferimento e di indirizzo. I singoli Comuni,
sulla base di specifiche indagini di settore,
potranno proporre modifiche determinate dal
rapporto tra la specifica composizione
dell’offerta ricettiva (alberghi, esercizi extraalberghieri, alloggi privati) definita ed i
parametri di vano/equivalente stabiliti dal P.T.P.
e pari a:
- Alberghi: Posti letto previsti x (40/S.U.media
vani residenziali);
- Esercizi extra-alberghieri: p.l. previsti x (14/
S.U. media vani residenziali);
- Alloggi privati: p.l. previsti x (20/S.U. media
vani residenziali).
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5. I Comuni in sede di redazione di nuovi
strumenti urbanistici o di varianti generali di
quelli vigenti, dovranno verificare, ed
eventualmente aggiornare, tali dimensionamenti
sulla base delle modalità e dei parametri di
calcolo richiamati ai commi precedenti. Le
previsioni relative all’offerta di residenzialità
turistica sono da intendersi come valori di
riferimento e di indirizzo. I singoli Comuni,
sulla base di specifiche indagini di settore,
potranno proporre modifiche determinate dal
rapporto tra la specifica composizione
dell’offerta ricettiva (alberghi, esercizi extraalberghieri, alloggi privati) definita ed i
parametri di vano/equivalente stabiliti dal
P.T.C.P. e pari a:
- Alberghi: Posti letto previsti x (40/S.U.media
vani residenziali);
- Esercizi extra-alberghieri: p.l. previsti x (14/
S.U. media vani residenziali);
- Alloggi privati: p.l. previsti x (20/S.U. media
vani residenziali).
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Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
Norme di attuazione
ALLEGATO 2
Schede unità ambientali
“Indirizzi per le unità ambientali, Art. 4 NTA”
NON MODIFICATO
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Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
Norme di attuazione
ALLEGATO 3
Suddivisione del territorio provinciale
ai fini dell’applicazione
dell’art. 24, comma 4 delle N.T.A.
NON MODIFICATO
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Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
Norme di attuazione
ALLEGATO 4
ABACO OPERE DI COMPENSAZIONE
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Criticità del sistema Ambientale e Paesaggistico provinciale
I paesaggi e l’ambiente della Provincia di Teramo sono sottoposti da tempo, anche se con diversa
intensità, ad un processo di degrado e di incremento della vulnerabilità, che sta mettendo alla
prova le capacità di autorigenerazione e di resilienza. Anche laddove, infatti, gli impatti ambientali
sono evitati attraverso attente scelte progettuali e tecnologiche, le mitigazioni degli effetti negativi e
il recupero del degrado ambientale, non riescono a coprire in modo esauriente i danni ambientali
complessivamente prodotti dagli interventi di trasformazione. Emerge, quindi, l’esigenza di
compensare con misure a favore dell’ambiente la parte di impatto residuo.
Ogni nuova trasformazione , oltre ad assumere il rispetto degli equilibri ecologici e del contesto
paesaggistico ambientale di riferimento quali criteri guida del percorso di ideazione, dovrà
necessariamente prevedere anche misure di compensazione in presenza di un consumo inevitabile
della natura e del paesaggio.
I Comuni e le altre amministrazioni competenti dovranno individuare, pertanto, delle aree
pubbliche, a basso valore ecologico, da destinare ad interventi di miglioramento ambientale ed
ecologico. Tali dovranno essere individuate con riferimento alle esigenze del miglioramento
paesistico-ambientale ed ecologico di lungo periodo e contribuiranno a definire un ‘deposito verde
locale’. Le aree di deposito verde individuate costituiranno ambito di localizzazione degli interventi
compensativi concordati con l’Amministrazione Comunale sulla base di apposito regolamento
comunale redatto con rifermento al presente Abaco. L’Abaco delle opere di compensazione del
PTCP della Provincia di Teramo vuole essere uno strumento di supporto tecnico ai piani urbanistici
di scala locale in attesa della redazione del Progetto Strategico “Rete Ecologica” per la
individuazione delle misure di compensazione in presenza di ciascun intervento di trasformazione
del territorio riguardante aree edificabili o destinate alla viabilità.
Questo Abaco propone una serie di interventi di compensazione che tengono conto delle criticità
emergenti e diffuse che connotano oggi il territorio provinciale, ma non hanno la pretesa di essere
esaustive e dovranno essere comunque implementate dal Progetto strategico “Rete Ecologica” a
cui spetta la valutazione del sistema ambientale provinciale e l’individuazione delle misure di
riqualificazione e di ripristino ambientale.
In questa prima fase, le criticità maggiori riscontrate nel territorio provinciale sono le seguenti:
-Frammentazione delle aree rurali e naturali;
-Disordine territoriale prodotto dalla casualità delle localizzazioni delle diverse funzioni territoriali
e dalle interferenze di elementi tra loro scarsamente compatibili;
- Frattura tra città e campagna;
-Banalizzazione degli ecosistemi rurali e fluviali;
-Scarsa attenzione alla conservazione della risorsa acqua in termini quantitativi e qualitativi.
Opere di Compensazione
Tramite schemi grafici, immagini di opere realizzate e descrizioni sintetiche, viene fornito nelle
Schede di seguito riportate un ventaglio di scelte possibili per compensare le opere di
trasformazione del territorio; tali opere sono raggruppate nelle seguenti classi:
1.De-impermeabilizzazioni e rinaturalizzazioni;
2.Barriere antirumore;
3.Fitodepurazione / Ecosistema filtro;
4.Interventi di deframmentazione;
5.Rinaturalizzazione corsi d’acqua;
6.Tipologie vegetazionali.
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Sarà compito dei Comuni, attraverso la redazione di un apposito Regolamento definire per tipologie
di trasformazioni , gli interventi di compensazione da prevedersi all’interno degli strumenti
urbanistici attuativi e la stima delle aree da destinare alle misure di compensazione.
Di seguito, si segnalano alcune modalità di Stima utilizzate da altri enti pubblici italiani al fine di
fornire utili riferimenti di confronto.
Stima della superficie delle aree da destinare alle misure di compensazione
Premesso che non è possibile fornire indicazioni di validità generale sia per la scelta della tipologia di
compensazione ambientale da realizzare, sia per la sua estensione, poiché entrambe devono essere valutate e
definite caso per caso, è possibile in prima battuta , sulla base di alcune esperienze significative stimare la
dimensione minima dell’area da destinare alla misura di compensazione per ogni intervento di
trasformazione del territorio. Si propongono due modalità di calcolo:
1) Modalità di Calcolo di cui ai “Criteri di mitigazione e compensazione per il Quadro di Sostenibilità
dell’AQST Expo 2015-Regione Lombardia. Criteri di mitigazione e compensazione per lo sviluppo
locale della Rete Ecologica Regionale;
2) Il criterio sintetico proposto nel PTCP di Mantova, all’allegato D-Linee Guida metodologiche.D5
Criteri di mitigazione e compensazione ambientale.
1)Modalità di Calcolo di cui ai “Criteri di mitigazione e compensazione per il Quadro di Sostenibilità
dell’AQST Expo 2015-Regione Lombardia. Criteri di mitigazione e compensazione per lo sviluppo locale
della Rete Ecologica Regionale;
Si propone l’impiego della seguente equazione:
ABN min= (ADxVNDxFRTxFCxD)/(VNN-VNI)
dove:
ABN min: dimensione minima della superficie da destinare alla compensazione
AD: superficie dell’unità ambientale danneggiata
VND: valore unitario naturale dell’unità ambientale danneggiata
FRT: fattore di ripristinabilità temporale
FC: fattore di completezza
D: intensità (percentuale) di danno
VNN: valore naturale della nuova categoria ambientale da realizzare
VNI: valore naturale iniziale dell’area usata per il recupero.
Per la definizione estesa ed il calcolo dei termini dell’equazione si rimanda alla ddg n. 4517 del 7 maggio
2007 Regione Lombardia “Criteri ed indirizzi tecnico-progettuali per il miglioramento del rapporto tra
infrastrutture stradali ed ambiente naturale” (in particolare capitolo 7 e relativi allegati).
2) Il criterio sintetico proposto nel PTCP di Mantova, all’allegato D-Linee Guida metodologiche.D5 Criteri
di mitigazione e compensazione ambientale
Si fa riferimento a due categorie di trasformazione del suolo: insediamenti residenziali e produttivi ed
infrastrutture.
A. Nel caso di insediamenti residenziali ed attività produttive si assume che debba essere destinata ad
interventi compensativi una superficie almeno pari al 10% della superficie posta in trasformazione.
Tale quota deve intendersi come superficie minima atta a garantire le dotazioni di sostenibilità
incrementabile a seconda del tipo d’intervento da realizzare e del contesto territoriale e paesaggistico
in cui si inserisce.
Per la realizzazione di interventi in ambiti sensibili si prevede il seguente criterio integrativo: deve
essere destinata ad interventi compensativi una superficie aggiuntiva almeno pari al 5% della
superficie posta in trasformazione.
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B. Nel caso di infrastrutture per la mobilità , l’individuazione della quota da destinare ad interventi
compensativi deve corrispondere almeno al 10% della superficie che viene destinata all’intera sede
infrastrutturale, ossia alla carreggiata e alle relative pertinenze. Tale quota si intende come superficie
minima eventualmente incrementabile a seconda del tipo d’intervento da realizzare e del contesto
territoriale e paesaggistico in cui si inserisce”. Per gli interventi di riqualificazione o adeguamento
delle infrastrutture e dei nodi esistenti tale criterio viene applicato nei limiti del possibile, tenuto
conto della disponibilità di spazi adeguati e dei condizionamenti dovuti alle preesistenze.
Per la realizzazione di interventi in ambiti sensibili del sistema paesaggistico- ambientale o in
ambiti del sistema insediativo si prevede il seguente criterio integrativo: deve essere destinata ad
interventi compensativi una superficie aggiuntiva almeno pari al 5% della superficie posta in
trasformazione. Particolare attenzione deve essere riservata anche alla tutela dei coni visuali.
La Provincia di Teramo, se necessario, può richiedere l’applicazione di ulteriori o diverse misure di
compensazione paesaggistico-ambientali, quali prescrizioni inderogabili per l’esecuzione delle opere. Può
dare indicazioni anche sulle tempistiche di realizzazione delle stesse. I comuni, da parte loro, potranno
prevedere con un apposito regolamento la quantificazione economica delle opere di compensazione, quale
misura integrativa da affiancare alle modalità di calcolo delle superfici da destinare ad interventi
compensativi.
SCHEDE OPERE DI COMPENSAZIONE
1. De-impermeabilizzazioni e rinaturalizzazioni
e misure di compensazione sono progettate per recuperare o migliorare le funzioni del suolo
evitando gli impatti deleteri dell’impermeabilizzazione. Ad esempio, la perdita di terreno agricolo
in un sito può essere compensata bonificandone un altro; la perdita della capacità di ritenzione
idrica può essere compensata aumentando la capacità di raccolta dell’area nel suo complesso.
De-impermeabilizzare significa ripristinare parte del suolo precedente rimuovendo strati
impermeabilizzati come asfalto o calcestruzzo, dissodando il terreno sottostante, rimuovendo
materiale estraneo e ristrutturandone il profilo. L’obiettivo è recuperare un reale collegamento col
sottosuolo naturale. Il ripristino dell’area interessata avverrà con terreno naturale per i rinterri degli
scavi e per il riporto fino alla quota originaria del terreno. Per effettuare la rinaturalizzazione di un
sito è possibile ed opportuno intervenire, quindi, mediante inerbimento e mediante la messa a
dimora di specie arbustive ed arboree.
Gli inerbimenti hanno lo scopo di: stabilizzare il terreno, attraverso l'azione consolidante degli
apparati radicali; proteggere il terreno dall'erosione superficiale dovuta all'azione battente delle
precipitazioni di breve durata e forte intensità e dal ruscellamento superficiale; ristabilire i processi
vegetazionali e le condizioni di fertilità, onde permettere lo sviluppo di vegetazione appartenente a
livelli più evoluti; reinserire le aree nel contesto paesaggistico preesistente.
La messa a dimora di specie arbustive e arboree, può essere effettuata a partire da seme, da piante a
radice nuda o in contenitore, oppure da parti di piante quali talee (parti di piante capaci di generare
un nuovo individuo completo), astoni (talee di elevato diametro, per definizione tra 2 e 5 cm, e
lunghezza pari a 2 - 4 m) o ramaglia viva. L'impianto della vegetazione potrà essere eseguito con
materiale vegetale proveniente da vivai, oppure, come accade spesso per le talee, potrà essere
prelevato direttamente in natura, anche dalle formazioni vegetali circostanti il sito d'intervento
(taleaggio in loco).
2. Barriere verdi antirumore e di isolamento
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Le barriere antirumore e con funzione di isolamento visuale ed antiabbagliamento possono essere
realizzate con sistemi a verde. Pur essendo la sola vegetazione (sieponi, fasce boscate) non
sufficiente come barriera antirumore, risultano molto efficaci le strutture in terrapieno vegetato,
secondo la tipologia che segue:
-In terrapieno naturale
Vengono realizzati dei terrapieni a pendenza naturale utilizzando inerti provenienti, in genere, dagli
scavi delle infrastrutture viarie, ricoperti di terreno vegetale, idroseminati e piantati con specie
arbustive sulle scarpate sia lato strada che lato esterno. Tali strutture che dal punto di vista
paesaggistico e ambientale sono da preferire, richiedono notevoli spazi laterali alle infrastrutture
(Fig.1).
Fig.1-GVT (TS) terrapieno vegetato di isolamento strada, tratto da “Linee Guida Strade”, Prov. Bologna
-Terra rinforzata doppia
Questi terrapieni forniscono una efficace soluzione ai problemi di spazio, garantendo comunque una
efficace rivegetazione. Molti sono i materiali impiegabili (metallici, sintetici e/o in fibre organiche).
Per quanto riguarda il verde valgono le modalità costruttive elencate per i terrapieni naturali (Fig.2).
Fig.2. Terra rinforzata verde in rete sintetica con sviluppo dei salici sulla scarpata. Tratto da “Linee Guida
Strade”, Prov. Bologna
-Terrapieni compressi
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Tali terrapieni occupano poco spazio e consentono un’efficace azione di fonoisolamento per altezze
di barriera sino a 5 m e con occupazione di base di 2-3 m. Le armature di sostegno dei corpi terrosi
possono essere in vari materiali: in legno; in calcestruzzo, in sostegni metallici.
Le strutture in legno pur avendo poca durata, hanno il vantaggio di utilizzare un materiale che non
si riscalda ed offre nicchie aperte che consentono un buon sviluppo della vegetazione; quelle in
calcestruzzo (Fig.3) sono ottimali dal punto di vista strutturale, ma si riscaldano, presentando così
delle controindicazioni per le piante; quelle in sostegni metallici (Fig.4) sono le più valide sia per le
caratteristiche strutturali che per la buona riuscita dell’impianto vegetale.
Tutte queste tipologie necessitano di un impianto idrico a goccia.
Fig.3. Barriera antirumore in cls vegetata. Tratto da “Linee Guida Strade”, Prov. Bologna
Fig.4. Barriera antirumore vegetata ad arbusti in terrapieno complesso in struttura metallica. Tratto da “Linee
Guida Strade”, Prov. Bologna
3. Fitodepurazione / Ecosistema filtro
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Sono sistemi di depurazione delle acque per mezzo della vegetazione, in cui i processi degradativi
avvengono in un substrato saturo d’acqua, dove possono affermarsi solo piante adatte a vivere in
situazioni di carenza di ossigeno. Lo scopo ultimo è quello di ottenere la stabilizzazione della
sostanza organica e la rimozione dei nutrienti per condurre il refluo depurato verso riutilizzazioni
secondarie come l’irrigazione di giardini, prati, per usi civili, oppure per l’alimentazione di stagni e
zone umide con reimmissione in falda dell’acqua, l’immissione in corsi d’acqua, ecc.
La depurazione delle acque derivanti da impianti domestici, comporta l’utilizzo di molte differenti
componenti, la cui sinergia permette un recupero totale della qualità delle acque ed è possibile la
sua immissione in un corso d’acqua o, in funzione della qualità dell’acqua in uscita, il riuso in
agricoltura.
Il processo di fitodepurazione è indicato come sostituto dell’allacciamento alla rete fognaria nelle
abitazioni rurali e nei piccoli insediamenti, e come trattamento primario di acque captate e
riutilizzate poi per la realizzazione di opere di mitigazione e compensazione (reimmissione in falda
delle acque, zone umide). Si tratta di un sistema polivalente in grado di favorire il miglioramento
qualitativo delle acque, compatibile con la funzione di habitat per molte specie della fauna selvatica.
L’intervento è proponibile su suolo pubblico di proprietà o in concessione, e presuppone lo
sbancamento di una superficie variabile tra 1 e 10 mq per abitante equivalente, con profondità
media indicativa di 1 m, e movimenti di terra per la formazione del bacino e di argini perimetrali ed
interni.
I sistemi di fitodepurazione sono comunemente impiegati per il trattamento di acque reflue urbane e
domestiche. A livello internazionale le esperienze di applicazione a scarichi domestici ed urbani, di
cui si dispone di informazioni in merito all’efficienza depurativa, sono ormai molto numerose
(EPA, 2001; WRC, 1996; Vymazal ed altri, 1998; Rustige, 2003).
La classificazione dei sistemi di fitodepurazione è basata sulle caratteristiche del percorso idraulico
del refluo e distingue i sistemi di fitodepurazione in sistemi a flusso sommerso (orizzontale e
verticale) e sistemi a flusso libero.
- Sistemi a flusso sommerso
I sistemi a flusso sommerso o sub-superficiale sono canali o bacini, naturalmente o artificialmente
impermeabilizzati, riempiti con materiale inerte ad elevata conducibilità idraulica (ghiaia, sabbia o
terreno naturale) che funge da supporto di crescita per le macrofite emergenti e per la popolazione
microbica. Rispetto ai sistemi a flusso superficiale, in cui lo sviluppo di colonie di microorganismi è
limitato ai soli fusti sommersi delle macrofite, la pellicola batterica dispone in questo caso di una
maggiore superficie di adesione dovuta alla presenza del medium di crescita, riducendo così l’area
richiesta dall’impianto. In base alla modalità di alimentazione del refluo e al regime di flusso, si
distinguono in sistemi a flusso orizzontale e sistemi a flusso verticale.
a)
Sistemi a flusso sommerso orizzontale
I sistemi a flusso sommerso orizzontale sono costituiti da vasche opportunamente impermeabilizzate con
manti plastici, riempite di materiale inerte di opportuna granulometria (es. ghiaie), in cui si sviluppano le
radici di macrofite emergenti (comunemente utilizzata è la Phragmites australis ), come rappresentato
schematicamente in Fig. 1.
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Fig.1 Rappresentazione schematica di un sistema a flusso sommerso orizzontale da ISPRA ”Guida Tecnica
per la Progettazione e Gestione dei sistemi di fitodepurazione per il trattamento delle acque reflue urbane”.
b)
Sistemi a flusso sommerso verticale
La configurazione geometrica dei sistemi a flusso verticale è molto simile a quella dei precedenti sistemi
(Fig.2). Anche in questo caso si hanno delle vasche impermeabilizzate riempite con materiale inerte su
cui vengono fatte sviluppare macrofite radicate emergenti. La differenza principale consiste nel modo in cui
il refluo scorre attraverso il medium di riempimento. Mentre nei sistemi HF si ha un flusso con
alimentazione continua e uno scorrimento prevalente in direzione orizzontale, secondo uno schema di
reattore “plug-flow”, nei sistemi VF il refluo da trattare viene immesso nelle vasche in modo discontinuo e
scorre in direzione prevalentemente verticale. L’alimentazione intermittente con cicli di riempimento e
svuotamento, regolati da un sistema temporizzato o da sifoni auto innescanti, ricrea le condizioni di un
reattore “batch” e necessita spesso di almeno due vasche in parallelo, che funzionano a flusso alternato, in
modo da poter regolare i tempi di riossigenazione del letto variando frequenza e quantità del carico idraulico
del refluo in ingresso.
Fig.2 Rappresentazione schematica di un sistema a flusso sommerso verticale da ISPRA ”Guida Tecnica per
la Progettazione e Gestione dei sistemi di fitodepurazione per il trattamento delle acque reflue urbane”.
Sistemi a flusso libero
Sono costituiti da bacini o canali, naturalmente o artificialmente impermeabilizzati, in cui il livello
dell’acqua è costantemente mantenuto sopra la superficie del medium (Fig.3), con un battente
idrico tipicamente compreso tra 0,3 e 0,6 m. I sistemi a flusso libero sono generalmente considerati
molto efficaci nella rimozione dei microrganismi patogeni. Tuttavia tale efficacia presenta
un’estrema variabilità dovuta principalmente alla complessa combinazione di fattori fisici, chimici e
biologici che influenzano i meccanismi di rimozione, come ad esempio l’intrappolamento dei
microrganismi nel sedimento, l’irraggiamento UV nelle aree più profonde non occupate dalla
vegetazione, la presenza di colonie di uccelli che possono provocare apporto di sostanze fecali
(Ghermandi, et al., 2007).
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Figura 3. Rappresentazione schematica di un sistema a flusso libero da ISPRA ”Guida Tecnica per la
Progettazione e Gestione dei sistemi di fitodepurazione per il trattamento delle acque reflue urbane”.
In Italia la maggior parte degli impianti di fitodepurazione realizzati per il trattamento degli scarichi
domestici ed urbani è del tipo a flusso sommerso orizzontale, anche se negli ultimi anni si stanno
affermando sempre più anche i sistemi a flusso sommerso verticale e a flusso libero. Ne consegue
che, mentre per i sistemi a flusso sommerso orizzontale è possibile la determinazione di standard
qualitativi e realizzativi nazionali, per i sistemi a flusso verticale e per i sistemi a flusso libero
occorre fare riferimento alle linee guida prodotte in altri Paesi (ATV, 1998; Brix ed altri, 2003; New
South Wales, 1998; EC, 2001; EPA, 2001). I sistemi di fitodepurazione risultano particolarmente
indicati per il trattamento dei reflui domestici provenienti da piccole unità abitative e pertanto non
collettabili alla pubblica fognatura. Inoltre, i sistemi di fitodepurazione sono applicati con successo
per il trattamento di reflui provenienti da attività produttive, quali le industrie di trasformazione
alimentare, i macelli, le distillerie e le cantine (Fig. 4a,4b), l’industria della carta, le industrie
chimiche e petrolchimiche; per il trattamento di reflui agricoli e zootecnici; sono inoltre utilizzati
per il trattamento del percolato di discarica.
Figura 4a. Sistemi di fitodepurazione: a sinistra panoramica impianto a servizio del Comune di Dicomano
(3.500 AE), a destra impianto a servizio della Frazione di Olle (200 AE) Comune di Finale Ligure, tratto da
ISPRA ”Guida Tecnica per la Progettazione e Gestione dei sistemi di fitodepurazione per il trattamento delle
acque reflue urbane”.
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Figura 4b. Sistemi di fitodepurazione al servizio di Cantine costituito da un sistema a flusso orizzontale a
sinistra e da un sistema a flusso libero a destra: tratto da ISPRA ”Guida Tecnica per la Progettazione e
Gestione dei sistemi di fitodepurazione per il trattamento delle acque reflue urbane”.
4. Interventi di deframmentazione
Sono interventi che consentono di connettere tra loro macchie paesistiche separate, o di ripristinare
connessioni ecologiche alterate dalla realizzazione di infrastrutture.
La tipologia più frequente è quella di un ponte verde provvisto di siepi di invito per la fauna. A
seconda delle dimensioni, è possibile realizzare ponti carrabili da parte dei mezzi agricoli e/o
corredati da pista ciclabile. Le dimensioni del ponte e il contesto in cui viene inserito influiscono
fortemente sulla tipologia di intervento scelto, sulle tipologie vegetazionali e i potenziali
destinatari” dell’intervento.
Secondo quanto suggerito nel volume “Fauna selvatica e infrastrutture lineari” – Regione Piemonte
Torino 2005), sono possibili due strategie di mitigazione:
- mitigazioni attive (costruzione di passaggi per la fauna): riducono la frammentazione e
mantengono connessi habitat “separati” dall’infrastruttura;
- mitigazioni passive (misure destinate ad impedire l’accesso degli animali alla carreggiata):
riducono l’impatto del traffico sugli animali riducendone la mortalità dovuta agli investimenti.
Poiché ogni specie o gruppo faunistico ha esigenze, comportamenti e dimensioni propri (o
quantomeno poco prevedibili) non esiste una tipologia unica di opera di mitigazione; la soluzione
migliore è quella di strutturarla facendo riferimento alle specie più vulnerabili per quella zona.
Questo presuppone un attento studio naturalistico sul campo, propedeutico alla progettazione
dell’opera di mitigazione, che valuti le caratteristiche ambientali della zona (habitat, strutture
vegetazionali, comunità faunistiche presenti e loro passaggi preferenziali, ecc.) e aiuti a definire i
punti in cui dovranno essere previsti i passaggi e/o gli sbarramenti. Come regola generale la densità
degli interventi va valutata caso per caso a seconda dei flussi biotici presenti e della situazione
specifica.
Secondo quanto suggerito da “Fauna selvatica e infrastrutture lineari”, le principali tipologie di
passaggi per la fauna appartengono alle seguenti categorie:
- tombini di drenaggio
- sottopassi stradali
- sottopassi ad esclusivo uso faunistico
- sovrappassi stradali
- ecodotti (sovrappassi ad uso esclusivo per la fauna)
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Tombini di drenaggio
Sono tombini di drenaggio delle acque di ruscellamento riutilizzati e adattati per consentire anche il
passaggio della fauna, ad esempio rimuovendo parti metalliche dalla superficie di calpestio e
ampliandone le dimensioni (il diametro deve essere minimo di 2,5 m.); inoltre per un’effettiva
utilità deve essere ben visibile l’uscita sul lato opposto e va mantenuto asciutto un lato del piano di
calpestio. E’ importante che i tombini non contengano pozzetti, e qualora li contengano si deve fare
impedire la caduta di animali. Possono essere realizzate rampe per favorire l’ingresso di animali,
preferibilmente con superficie rugosa, come un rivestimento in pietra.
Sottopassi Scatolari idraulici
Consentono l’attraversamento di corsi idrici minori da parte della fauna locale. Per evitare che resti
per tutta la sua ampiezza coperto dall’acqua viene mantenuta una fascia laterale secca canalizzando
l’acqua solo su di un lato. L’ampiezza dello scatolare varia in base alle specie target dell’intervento
(ad esempio per gli ungulati si può arrivare fino a 7m. di diametro). Devono inoltre essere previste
rampe all’ingresso per condurvi gli animali, favorendovi anche la crescita della vegetazione.
Sottopassi stradali
Facilitano l’attraversamento da parte della fauna. E’ importante mantenere frange laterali verdi ed
inserire recinzioni che invitino gli animali a seguire il percorso (Fig.1).
Fig.1 - Esempio di sottopasso stradale ( da www.arpa.piemonte.it)
Sottopassi ad esclusivo uso faunistico
Spesso progettati specificatamente per gli ungulati o i grossi carnivori, necessitano di una forte motivazione,
dato il costo sostenuto, e quindi di un’esatta individuazione della collocazione legata a percorsi di
spostamento noti e sicuri. L’ampiezza parte da un minimo di 7 metri e l’accesso non prevede rampe ma va
posto all’altezza del piano di campagna, al limite di recinzioni per indirizzare gli animali.
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Fig.2- Sottopassi ad esclusivo uso faunistico (da www.arpa.piemonte.it)
Sovrappassi stradali
La realizzazione di queste strutture è opportuna nei pressi di fasce forestali e si deve provvedere a
schermare le luci del traffico che potrebbero inibire gli animali nell’attraversamento (ad esempio
con schermi opachi in legno o barrire verdi di arbusti). L’ampiezza minima è di 7 metri.
Fig.3 - Sovrappasso sulla A36, Francia da www.arpa.piemonte.it
Ecodotti
Sono strutture che garantiscono lo scambio faunistico, note anche come ecodotti, di dimensioni
notevoli, ampie almeno 25 metri e molto diffuse in Olanda, Svizzera, Germania, Francia (con
un’ampiezza tra i 30 e gli 80 metri).
Si tratta di opere molto complesse, con parte centrale a copertura erbosa o sabbiosa e fasce laterali
ad arbusti, per mantenere continuità con la vegetazione dell’habitat; possono inoltre essere previste
piccole pozze di acqua o cumuli di sassi.
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Non necessitano la presenza di rampe in quanto l’accesso deve essere allo stesso livello
dell’intorno. Inoltre per creare un senso di sicurezza l’ecodotto può presentare schermature laterali
con pannelli, staccionate o recinzioni.
Fig.4. Ecodotto da “ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico ambientali –Adeguamento
Piano Provinciale di Milano”.
5. Rinaturalizzazione corsi d’acqua:
Il sistema fluviale è un sistema complesso, la sua struttura e le sue funzioni dipendono da un
notevole numero di variabili, infatti, esso costituisce un elemento estremamente importante
all’interno del tessuto paesistico, in quanto concentra in sé una quantità di funzioni essenziali al fine
del funzionamento dell’intero tessuto territoriale.
La progettazione e la gestione dei corsi d’acqua, sia naturaliformi che artificiali, deve tenere conto
di tutti gli aspetti riconducibili al corso d’acqua, se l’obiettivo è di mantenere un paesaggio fluviale
vitale e dotato di capacità di autoriequilibrio.
In virtù di questo obiettivo, le opere proposte contribuiscono a preservare o ricostituire le
caratteristiche naturaliformi proprie di un corso d’acqua allo stato naturale, non arginato e rettificato
dall’uomo.
Nei casi in cui il corso d’acqua funga anche da corridoio per la rete ecologica è opportuno
aumentarne la sua efficacia possibilmente allargandone l’alveo e intervenendo con opere di
ingegneria naturalistica, con diversificazione della morfologia al fine di garantire un elevato grado
di biodiversità.
Gli interventi possono essere mirati alla riduzione del rischio idraulico: nel caso di corsi d’acqua
che si sviluppano in aree libere, è possibile prevedere casse di espansione per l’accoglimento delle
piene, realizzate con opere di ingegneria naturalistica, con la formazione nei casi più impegnativi di
boschi golenali, zone umide, ecc.
La progettazione e la gestione dei corsi d’acqua, sia naturaliformi che artificiali, deve tener conto di
tutti gli aspetti riconducibili al corso d’acqua allo stato naturale, non arginato e rettificato
dall’uomo. Nei casi in cui il corso d’acqua funga anche da corridoio per la rete ecologica è
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opportuno aumentarne la sua efficacia possibilmente allargandone l’alveo e intervenendo con opere
di ingegneria naturalistica, con diversificazione della morfologia al fine di garantirne un elevato
grado di biodiversità. Gli interventi possono essere mirati alla riduzione del rischio idraulico: nel
caso di corsi d’acqua che si sviluppano, è possibile prevedere casse di espansione per
l’accoglimento delle piene, realizzate con opere di ingegneria naturalistica, con la formazione anche
di boschi golenali e aree umide.
Gli interventi lungo le fasce ripariali si configurano come funzionali a molteplici obiettivi: la zona
ripariale può rappresentare una vera e propria fascia in grado di ridurre l’inquinamento che grava
sul corso d’acqua di riferimento e, se di adeguate dimensioni, è anche in grado di costituire strutture
ecologiche utili al miglioramento della connettività ecologica principale del territorio (Fig.1).
Gli interventi sulle fasce ripariali possono essere attuati secondi diverse modalità, diversificate
principalmente in relazione al campo di intervento su corsi d’acqua naturali o canali artificiali, che
possono tuttavia essere ricondotte a tre tipologie principali, utilizzabili anche contestualmente:
-formazione di fasce di vegetazione in fregio alla ripa senza modifica della sezione del corso
d’acqua;
-formazione di fasce di vegetazione con modifica della sezione;
-interventi di consolidamento/rinaturazione con possibile modifica della sezione del corso d’acqua.
Gli interventi suddetti sono orientati ad ottenere due tipologie di risultati: la difesa del suolo e la
rinaturazione delle sponde ai fini della costruzione della rete ecologica.
La rinaturazione è intesa come l’insieme degli interventi e delle azioni atte a ripristinare le
caratteristiche ambientali e la funzionalità ecologica di un’ ecosistema in relazione alle sue
condizioni potenziali. La rinaturazione può essere radicale con l’obiettivo di ripristinare le
condizioni naturali preesistenti di un’area, come può essere realizzata in funzione di obiettivi
intermedi e specifici (es. ripristino della capacità di laminazione, recupero della capacità depurativa,
salvaguardia di specie di particolare pregio).Gli interventi possono trovare applicazione sia lungo le
ripe dei corsi d’acqua naturali che lungo quelle dei canali artificiali.
L’assetto attuale della maggior parte dei corsi d’acqua naturali della pianura è caratterizzato da un
andamento regolare con sponde ripide, vegetazione ripariale assente o fortemente ridotta. Questo
assetto deprime fortemente il loro valore ecologico: le conseguenze di una struttura così
semplificata sono, infatti, la perdita della loro capacità autodepuratrice ed un aumento della capacità
di trasporto. La mancanza o insufficienza della copertura vegetale arborea lungo le rive genera
inoltre un aumento della radiazione solare diretta sul piano dell’acqua che conduce ad una
proliferazione delle macrofite acquatiche con le note conseguenze in termini di necessità di
interventi di gestione delle reti. Anche i canali con cementificazione completa delle sponde e del
fondo, possono attraverso interventi di rinaturalizzazione delle ripe, contribuire notevolmente alla
funzione di connessione ecologica e conseguire inoltre un miglioramento del loro regime idraulico
(Fig.2,3).
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Fig.1 Rinaturalizzazione fluviale, da“ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico
ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”.
Fig.2 Rinaturalizzazione di un canale, da“ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico
ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”.
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Fig.3 Rinaturalizzazione di un canale, da“ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico
ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”.
-Successione vegetazionale e ambiente ripariale
Questo intervento si prefigge di riproporre una sequenza vegetazionale ideale, direttamente
influenzata dal gradiente d’acqua. La successione vegetazionale potenziale è strettamente legata alla
morfologia e al tipo di substrato. Per avere una serie vegetazionale completa è necessario quindi
provvedere ad una adeguata sistemazione delle sponde, funzionale alla formazione di cenosi
diversificate. Per la sua realizzazione vanno utilizzati i modelli vegetazionali qui riportati (Fig.4).
Fig.4 Modello vegetazionale tipo, da “ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico
ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”.
Esempi in ambito urbano
I corsi d’acqua in ambito urbano possono assumere valenza paesaggistica e naturalistica se mantengono
caratteristiche naturaliformi. I canali artificiali sezione geometrica ristretta rappresentano elementi
monofunzionali con elevata semplificazione dell’ecosistema. La morfologia variata favorisce condizioni
diverse di illuminazione, temperatura, depositi, profondità, velocità dell’acqua, vegetazione, elementi trofici,
e permette la formazione di habitat e nicchie ecologiche diversificate sulle sponde e in alveo, in grado di
costituire importanti elementi per la riqualificazione del paesaggio, incrementare la biodiversità e la
complessità ecosistemica, ridurre il rischio idraulico, migliorare la qualità delle acque, con conseguente
miglioramento della percezione e fruizione antropica (Fig.5).
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Fig.5. Rinaturalizzazione delle sponde in Ambito Urbano da“ Repertorio delle misure di mitigazione e
compensazione paesistico ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”.
Esempi in ambito rurale
I canali a sezione geometrica ristretta e costante, rappresentano elementi monofunzionali con elevata
semplificazione Elevata semplificazione dell’ecosistema. Limitano pertanto una serie di funzioni dei corsi
d’acqua, tra cui la denitrificazione e la formazione di habitat. L’esempio proposto ha agito sulla morfologia
rendendo sinuoso l’alveo. La diversità morfologica determina un aumento della diversità di elementi di
paesaggio, di biodiversità e di funzioni fluviali che agiscono positivamente anche sulla qualità dell’acqua
(Fig.6).
Fig.6. Rinaturalizzazione delle sponde in Ambito Rurale da“ Repertorio delle misure di mitigazione e
compensazione paesistico ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”.
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6.Tipologie vegetazionali:
Sono opere destinate alla ricostituzione degli ecosistemi planiziali: boschi, agro ecosistema,
vegetazione riparia e golenale, e delle fasce tampone o zone di transizione tra elementi ad elevato
contrasto.
In generale, si presentano sotto forma di fasce, siepi , macchie boscate, vegetazione lungo strada.
Nei casi di posizionamento in ambiti agricoli a ridosso di strade a traffico intenso, si suggerisce
l’impiego di impianti di biomasse, allo scopo di assorbire parte delle emissioni, ridisegnare il
paesaggio con l’ausilio di filari di specie d’alto fusto che riprendano gli andamenti del tessuto
rurale, costituire fonte di reddito per gli agricoltori.
Di seguito vengono descritte le principali funzioni riconoscibili delle formazioni vegetazionali :
a) Paesaggistica
- mascheramento, totale o parziale delle opere, riducendo l’impatto sul paesaggio percepito
dall’osservatore (schermi visivi).
- valorizzazione del paesaggio tradizionale, attraverso il recupero di strutture vegetali tipiche della
tradizione colturale locale, cadute in disuso, con uso di specie di particolare pregio estetico;
b) Protettiva
- abbattimento agenti inquinanti atmosferici prodotti dal traffico veicolare con intercettazione delle
polveri e dei metalli pesanti. In strade urbane ben alberate il pulviscolo è meno di 1/3 di quello
presente su strade analoghe non alberate. Le opere a verde ostacolano inoltre la dispersione degli
inquinanti verso gli ambienti circostanti e contribuiscono al processo di fissazione dell’anidride
carbonica, assorbendo la CO2 liberata anche dai mezzi a motore. Una barriera vegetazionale ai
bordi stradali, ai fini del contenimento della diffusione degli inquinanti, deve essere di larghezza
superiore a 5 m. Una larghezza inferiore infatti determina nelle aree limitrofe differenze
trascurabili, nella concentrazione delle sostanze inquinanti, rispetto alla situazione priva di tali
barriere (fonte: D.G.G. Regione Lombardia n. 4517/2007 Criteri ed indirizzi tecnico-progettuali per
il miglioramento dei rapporti tra infrastrutture stradali e ambiente naturale).
c) Riduzione dell’inquinamento acustico
Le superfici fogliari assorbono le onde sonore riducendo di alcuni decibel il rumore. Nel caso delle
infrastrutture stradali l’efficacia viene stimata dell’ordine di 0.5 dB per ogni 10 m di larghezza, con
vegetazione molto fitta. La riduzione del livello di rumorosità è condizionata anche da fattori come
la morfologia del terreno ospitante gli impianti e il corpo stradale (a raso, in trincea, sopraelevato).
d) Frangivento.
L’effetto si ripercuote positivamente sulle colture agricole adiacenti. Smorzando la velocità del
vento si riduce il rischio di danni meccanici alle colture e si induce una minor evapotraspirazione. Il
miglioramento del microclima della zona sottovento consente un incremento produttivo (minor
evapotraspirazione = maggior apertura stomi = maggior attività fotosintetica) e si misura fino ad
una distanza di fino a 20 volte l’altezza della barriera vegetale, mentre una riduzione di produzione
dovuta all’ombreggiamento ed alla competizione per i nutrienti, è limitata ad una zona pari
all’altezza della barriera. Per esplicare al meglio questa funzione,
evitando la formazione di turbini sottovento in grado di provocare danni meccanici alle colture, le
formazioni vegetali devono avere un grado di permeabilità del 50%.
e) Ombreggiamento
L’ effetto maggiore si ottiene con impianti realizzati in direzione Est-Ovest, l’effetto è invece
minore nel caso di un orientamento della formazione Nord-Sud. Sulle colture adiacenti si traduce in
un calo di produttività; nel caso dei canali riduce positivamente la riproduzione delle alghe e delle
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Allegato n.1
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piante acquatiche, di conseguenza anche la necessità di interventi di manutenzione. Sulla rete viaria
procura ristoro ai fruitori della viabilità, con una riduzione dei consumi di carburante dovuti
all’utilizzo dei condizionatori d’aria degli autoveicoli.
f) Fascia tampone
Gli apparati radicali che nel suolo intercettano il deflusso delle acque verso la rete idrica, sono in
grado, attraverso meccanismi microbiologici e biochimici, di ridurne il carico di prodotti chimici di
origine agricola(nitrati, fosforo, pesticidi) dilavati dalle superfici coltivate e destinati a raggiungere
le falde acquifere. Specie idonee sono ontani e salici.
g) Ecologica
g.1 connettiva: laddove la distanza tra siti con rilevanza ecologica impedisce il flusso della fauna tra
essi, queste formazioni artificiali, seppur semplificate per composizione e struttura, possono
mitigare le divisioni spaziali provocate dalla realizzazione delle infrastrutture ed infittire il sistema
provinciale dei corridoi ecologici.
g.2 conservativa: gli elementi con una discreta seminaturalità possono ospitare microhabitat idonei
a popolazioni di insetti e uccelli utili per il controllo biologico dei parassiti delle colture agrarie.
Tipologie vegetazionali individuate:
Siepi
Aree naturali fondamentali nell’agricoltura di un tempo, oggi le siepi sono rivalutate non solo per le
riconosciute funzioni produttive e protettive, ma anche per la capacità di ospitare specie animali,
ormai rare, contribuendo a migliorare e ad arricchire la biodiversità degli agroecosistemi. La
presenza di un reticolo complesso di siepi offre, inoltre, a diversi animali notevoli opportunità di
movimento, favorendo i collegamenti tra ambienti isolati difficilmente raggiungibili, esercitando
quindi il ruolo di corridoio ecologico. Si propongono due tipologie di impianto : lineari e a gruppi.
In entrambi i casi è consiliabile piantare gli arbusti ravvicinati, in modo da favorire il rapido
contatto tra le chiome ed il conseguente effetto di copertura. Gli eventuali alberi ad alto fusto, che
aumentano la capacità di fornire alimento e riparo alla fauna selvatica, vanno tenuti molto
distanziati tra loro per favorire lo sviluppo della vegetazione erbacea. In base all’altezza raggiunta
dagli elementi che compongono la formazione vegetale si distinguono:
A – siepi basse, con altezze tra 3 e 5 metri, costituite unicamente da arbusti; sono particolarmente
adatte per ambiti spazialmente limitati, possono rappresentare habitat idonei per la fauna selvatica,
sia per scopi alimentari che di rifugio temporaneo.
B – siepi medie; con altezze tra 5 e 10 metri, nella loro composizione possono entrare sia arbusti
che alberi governati a ceduo, oppure solo questi ultimi. Sono in grado di fornire legna da ardere o
paleria con turni tra 4 e 6 anni. Svolgono una discreta funzione frangivento e la concorrenza nei
confronti delle colture agrarie è assai limitata.
C – siepi alte, raggiungono altezze superiori ai 10 metri e sono composte da arbusti e alberi, sia
governati a ceduo che ad altofusto, regolarmente alternati tra loro. Sono le siepi che possono
raggiungere le maggiori dimensioni ed il maggior grado di complessità. Nelle pagine che seguono si
propongono alcuni schemi di sesto d’impianto per nuovi elementi, nonché indirizzi per la
riqualificazione di siepi esistenti.
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Fig.1 Siepe modello da “ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico ambientali –
Adeguamento Piano Provinciale di Milano”.
Fig.2 Riqualificazione siepe tipo A da “ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico
ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”.
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Fig.3 Riqualificazione siepe tipo B da “ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico
ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”.
Fig.4 Riqualificazione siepe tipo C da “ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico
ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”.
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Macchie Boscate
Nell’impianto di boschi, ove le dimensioni lo rendano possibile (almeno un ettaro) è opportuno
prevedere un impianto seriale della vegetazione che ricalchi le situazioni naturali. Nelle immagini
che seguono si propongono i seguenti Schemi di impianto:
Fig.5 Schema di sesto di impianto per macchie o fasce boscate
Fig.6 Schema di sesto di impianto per macchie o fasce boscate
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Fig.7 Macchia modello. Schema d’impianto
Fig.8 Riqualificazione macchia tipo A
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Fig.9 Riqualificazione macchia tipo B
Filari
Con il termine filare si intende un insieme di piante arboree, con dimensioni costanti e sesto
d’impianto lineare. Ha una notevole capacità ombreggiante e blanda funzione di filtro. Di seguito si
propone uno schema di sesto di impianto per nuovi elementi, nonché indirizzi per la riqualificazione
di elementi esistenti.
Fig.10 Impianto filare modello
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Fig.11. Riqualificazione filare esistente
Fig.12 Trasformazione di filare in siepe
Vegetazione lungo strada
A differenza delle precedenti queste opere di inserimento di elementi vegetati ha lo scopo principale
di schermare polveri e rumorosità generati dalle infrastrutture viarie. La funzione di tampone può
essere favorevolmente sfruttata per salvaguardare anche la fauna, utilizzando specie repellenti.
Le fasce vegetate, oltre a contribuire ad una diversificazione paesistica e ambientale del territorio
attraversato, possono svolgere l’importante funzione di ripristinare la continuità ecologica e
paesaggistica, quando garantiscono la fascia di spazio aperto tra l’infrastruttura e la vegetazione
boschiva, se non costituiscono tratti troppo lunghi in adiacenza alle strade, se sono debitamente
separate da reti per impedire alla fauna selvatica l’acceso alle strade, se confluiscono in by-pass per
la fauna.
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Fig.1. Impianto di biomasse lungo strada
Fig.2 Fascia di vegetazione lungo infrastruttura lineare
Fig.3 Fascia di vegetazione lungo infrastruttura lineare- sezione stradale in trincea
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Fig.4 Fascia di vegetazione lungo infrastruttura lineare- sezione stradale in rilevato alto
Fig.5 Fascia di vegetazione lungo infrastruttura lineare- sezione stradale in viadotto
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Fig.6 Fascia di vegetazione lungo infrastruttura lineare- sezione stradale in galleria
Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale
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Norme di attuazione
ALLEGATO 5
INDIRIZZI PER LA RIQUALIFICAZIONE
PAESISTICO-AMBIENTALE DEL TERRITORIO
PROVINCIALE
Indirizzi per la riqualificazione
Paesistico – Ambientale del territorio provinciale
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Nelle pagine che seguono si definiscono degli indirizzi per la riqualificazione del territorio
provinciale che potranno essere di riferimento ai comuni per la individuazione degli interventi
necessari al fine di salvaguardare, promuovere e valorizzare il paesaggio e le reti ecologiche della
Provincia di Teramo.
In attesa che il Progetto Strategico “Rete Ecologica e Paesaggio”sia predisposto dalla Provincia di
Teramo, si individuano Buone Pratiche e indirizzi per la riqualificazione Paesistica – Ambientale
del Territorio Provinciale rivolte ai comuni e finalizzate:
A) al potenziamento della rete ecologica;
B) alla riqualificazione degli insediamenti urbani;
C) alla riqualificazione degli insediamenti produttivi;
D) all’inserimento paesistico ambientale delle infrastrutture lineari.
Per ciascuno di questi macro indirizzi si sono individuate delle categorie di intervento. Si è
proceduto, dunque, alla stesura di tabelle esplicative suddivise in tre colonne: finalità, che si
vogliono perseguire; azioni, che si intendono promuovere e interventi, per rendere tangibile
l’obiettivo preposto. Tali schede sono così suddivise:
A) Scheda A1.1: Riqualificazione del reticolo idrografico
Scheda A1.2: Vegetazione: siepi, fasce tampone, macchie boscate
Scheda A2.1: Interventi di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e delle sponde lacustri
Scheda A2.2: Impianti di fitodepurazione
Scheda A2.3: Interventi per la fruizione dei corsi d’acqua e dei laghi
B) Scheda B1.1: Localizzazione morfologica
Scheda B1.2: Progetto, struttura e funzioni del verde urbano
Scheda B1.3: Drenaggio urbano
Scheda B2.1: Riutilizzo di aree urbane
Scheda B2.2: Paesaggio urbano
Scheda B2.3: Energie rinnovabili e progetto urbano e architettonico
Scheda B2.4: Tetti verdi e comfort climatico
Scheda B2.5: Margini
Scheda B2.6: Gestione delle acque meteoriche delle coperture
C) Scheda C1.1: Inserimento paesaggistico
Scheda C2.1: Edificato produttivo, commerciale, terziario
Scheda C2.2: Impianti tecnologici
Scheda C2.3: Impianti estrattivi
D) Scheda D1.1: Inserimento paesaggistico delle infrastrutture
Scheda D2.1: Interferenze con la rete ecologica e con il reticolo idrografico
Scheda D2.2: Sovrappassi e sottopassi faunistici
Scheda D2.3: Vegetazione lungo strada
Scheda D2.4: Attraversamenti e percorsi ciclabili
Scheda D2.5: Barriere antirumore
Scheda D2.6: Ponti e viadotti
Scheda D2.7: Elettrodotti
Ad ogni scheda segue una analisi grafica pertinente, in cui vi sono immagini, foto o schemi che
arricchiscono l’indagine.
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Scheda A1.1_Riqualificazione del reticolo idrografico
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
-
FINALITA’
Riqualificare i corsi d’acqua
minori.
-
AZIONI
Aumentare la
diversificazione
morfologica;
Promuovere nuovi habitat.
Consolidare le sponde;
Promuovere una copertura
vegetazionale diffusa
(fig.3);
Ridefinire gli argini
gradonati naturalmente.
-
-
Promozione di connessioni
ecologiche (greenways)
-
-
Aumentare le qualità
fisico/percettive del
mosaico paesistico
ambientale;
Promuovere la fruibilità
delle aree fluviali naturali;
Riqualificare le aree
marginali;
Incrementare della
biodiversità vegetale e
faunistica.
-
INTERVENTI
Risagomare l’alveo
(fig.2);
Creare nuove nicchie
ecologiche differenziate .
Formazione di canneti;
Piantumazione di specie
igrofile arboree e arbustive
(fig.1);
Rullo spondale in fibra di
cocco (per i corsi d’acqua
minori);
Messa a dimora di rizomi,
culmi di canne, fascine
vive di salice (per i corsi
d’acqua minori).
Impianti di
fitodepurazione;
Piantumazione di essenze
floreali anti-gas.
Creazione e conservazione
di fasce tampone (fig.4).
Esempi di interventi per la riqualificazione del reticolo idrografico:
Fig. 1 Piantumazione di specie igrofile arboree e arbustive
Fig. 3 Bosco golenale e interventi di rinaturalizzazione
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Allegato n.1
Fig. 2 Risagomatura dell’alveo
Fig. 4 Realizzazione di fascia tampone
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Scheda A1.2_Vegetazione: siepi, fasce tampone, macchie boscate
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
-
-
-
FINALITA’
Filtro visivo;
Catturare le polveri e la
CO2;
Ricomporre il tessuto rurale;
Dare identità al paesaggio
rurale teramano.
Garantire il transito e la
sosta della fauna di piccola e
media dimensione.
-
AZIONI
Impianto di schermature
vegetali autoctone.
-
-
Connettere ecologicamente
gli elementi vegetali presenti
sul territorio;
Ricomporre il tessuto rurale;
Ripristinare un filtro visivo;
Migliorare la capacità della
siepe vegetale di catturare le
polveri e la CO2.
Riqualificare e completare
le siepi arboreo arbustive
esistenti.
Fornire uno spazio
cuscinetto tra realtà diverse
(margini urbani);
Mitigare il passaggio di
infrastrutture pesanti;
Garantire habitat per specie
diverse.
Mitigazione visiva;
Connessione ecologica e
luogo atto alla tutela di
specie faunistiche;
Catturare le polveri e la
CO2;
Fornire una qualità aggiunta
al paesaggio teramano.
Realizzare fasce
tampone/filtro lungo i
corsi d’acqua o i margini
urbani (figg.3-4).
-
Impiantare macchie di
bosco o fasce boscate
(minimo 1 ha) (fig.6).
-
-
-
-
-
-
-
-
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Allegato n.1
INTERVENTI
Piantumazione secondo
uno schema lineare di
specie arboree e arbustive
di medie e piccole
dimensioni (fig.1);
Sostituire o integrare le
specie vegetali alloctone
con specie autoctone;
Integrare elementi vegetali
di diverse altezze (fig.2).
Estirpare la flora
infestante;
Piantumare specie arboreo
arbustive autoctone o
proprie del paesaggio
teramano;
Integrare, con impianti
lineari, elementi
vegetazionali di diverse
altezze (fig.5).
Piantumare siepi plurifilare di varia altezza;
Sostituire o integrare le
specie vegetali alloctone
con specie autoctone.
Piantumazione secondo
uno schema di impianto a
maglia ortogonale (in
contesti antropizzati) o
sinuosa (in contesti
naturali) (fig.7);
Rispettare la struttura
verticale tipica di un bosco
(zona centrale prettamente
arborea; fascia circostante
ricca anche in arbusti;
fascia periferica costituita
quasi esclusivamente da
arbusti);
Garantire la manutenzione
delle piantine, di uno o due
anni, autoctone o tipiche
del paesaggio teramano,
per almeno tre anni
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COPIA
-
Migliorare la funzione
ecologica della macchia
boscata;
Ricomporre il tessuto
paesistico ambientale;
Ripristinare un filtro visivo;
Migliorare la capacità della
macchia boscata di catturare
le polveri e la CO2.
-
Riqualificare ed integrare
le formazioni boschive
degradate o discontinue
esistenti (fig.8).
-
dall’impianto e sostituire
quelle morte.
Estirpare le specie arboree
ed arbustive infestanti;
Piantumare le specie
arboreo arbustive
autoctone o proprie del
paesaggio teramano.
Esempi di interventi per la vegetazione:
Specie arboree autoctone
Specie arbustive
autoctone
Fig. 1 Modulo replicabile di siepe arboreo arbustiva
Fig. 3 Prospetto di una fascia tampone
Fig. 2 Sezione tipo di una siepe
Fig. 4 Fascia filtro lungo strada
Fig. 5 Intervento di riqualificazione siepe
Fig. 6 Modulo di
impianto macchia
boscata ed esempio
di accostamento
dei moduli
Fig. 7 Tipologie di maglie per l’impianto di macchie boscate
PROVINCIA DI TERAMO
Fig. 8 Intervento di riqualificazione di una macchia boscata
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Allegato n.1
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Scheda A2.1_Interventi di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e delle sponde lacustri
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
-
FINALITA’
Restituire le funzioni
ecologiche e paesaggistiche
del corso d’acqua.
-
AZIONI
Rinaturalizzazione dei corsi d’acqua;
Mantenere un assetto
naturaliforme;
Rimodellamento parziale
delle sponde (fig.2).
-
-
-
-
Migliorare la qualità
dell’acqua e catturare la
CO2.
-
Formazione di boschi
golenali.
-
-
Conservare e promuovere la
biodiversità.
-
Diversificare la morfologia
del corso d’acqua;
Inserire unità lentiche in
macchie arboree (fig.3).
-
-
PROVINCIA DI TERAMO
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Allegato n.1
INTERVENTI
Variare la morfologia del
corso d’acqua da rigida a
sinuosa (fig.1);
Eliminare le scogliere e
rimodellare le sponde in
caso di canali artificiali (in
contesti naturali);
Modificare parzialmente la
sezione in cemento
dell’argine e intervenire
con opere di ingegneria
naturalistica (in contesti
urbani) (fig.5);
Sostituire le briglie in
calcestruzzo con rampe a
blocchi costituite da
materiale inerte di origine
naturale (in contesti
montani e collinari);
Sostituire argini
cementificati con palificate
semplici e fascine vive di
salice, con messa a dimora
di talee (fig.4).
Piantumare essenze
vegetali in grado di
depurare l’acqua;
Realizzazione di scogliere
con rocce drenanti;
Realizzazione di salti di
quota per l’ossigenazione
delle acque.
Variare la morfologia del
corso d’acqua da rigida a
sinuosa (fig.1);
Piantumare essenze
vegetali con capacità di
trattenere materia organica
per incrementare la
possibilità di
approvvigionamento della
fauna ittica;
Allargamento lungo una
sponda del fosso, con
formazione di un basso
fondale e rimodellamento
dolce della sponda (unità
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COPIA
-
Riduzione del rischio
idraulico e consolidamento
del suolo.
-
-
Prevedere aree di
espansione naturaliformi
per l’accoglimento delle
piene
Ridurre la velocità di
deflusso.
-
-
-
lentica).
Variare la morfologia del
corso d’acqua da rigida a
sinuosa (fig.1);
Prevedere delle zone
umide permanenti o aree
agricole saltuariamente
allagabili nelle aree di
esondazione o di
laminazione (in contesti di
pianura e fondovalle)
(fig.6);
Piantumare essenze
vegetali atte al
consolidamento delle
sponde;
Variare la sezione del
corso d’acqua.
Esempi di interventi per la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e delle sponde lacustri:
Fig. 1 Variazione morfologica del corso d’acqua
Fig. 2 Rimodellamento spondale
Fig. 3 Pianta e sezione di una unità lentica (20m x 50m; ca. 1000 mq)
Fig. 4 Sponda palificata e fascine di salice
Fig. 5 Sezione di un canale rinaturalizzato su due sponde
Fig. 6 Aree di laminazione
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Scheda A2.2_Impianti di fitodepurazione
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
-
FINALITA’
Depurazione diretta dei
reflui di piccoli
insediamenti.
-
AZIONI
Promuovere il processo di
fitodepurazione in
alternativa
dell’allacciamento alla rete
fognaria (soprattutto per
insediamenti rurali e
isolati) (fig.1).
-
-
Ridurre ulteriormente il
carico inquinante presente
nelle acque di scarico dei
depuratori.
-
Prevedere impianti di
fitodepurazione più a valle
rispetto al depuratore.
-
-
Miglioramento qualitativo
delle acque e compatibilità
ambientale e paesaggistica.
-
Creare nuove zone umide
con benefici di ordine
faunistico ed ecologico
(fig.3);
Recuperare l’acqua e
promuovere un ricircolo
naturale dell’acqua.
-
-
INTERVENTI
Utilizzare esclusivamente
piante adatte a vivere in
situazioni di carenza di
ossigeno.
Collocare un impianto di
fitodepurazione per
insediamenti con una
popolazione compresa tra i
50 e i 2000 abitanti
equivalenti (fig.2).
Sbancamento di una
superficie variabile tra 1 e
10 mq per abitante
equivalente, con profondità
media di 1 m e movimenti
di terra per la formazione
del bacino e di argini
perimetrali ed interni.
Esempi di interventi per la fitodepurazione:
Fig. 1 Processo di fitodepurazione applicato ad un edificio rurale isolato
INSEDIAMENTO
Scarico tradizionale diretto
Scarico alternativo (zona filtro)
Fig. 2 Soluzione alternativa allo scarico delle acque
PROVINCIA DI TERAMO
Fig. 3 Nuovo ecosistema filtro
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Allegato n.1
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COPIA
Scheda A2.3_ Interventi per la fruizione dei corsi d’acqua e dei laghi
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
-
FINALITA’
Migliorare l’accessibilità e la
fruizione del reticolo
idrografico.
-
AZIONI
Rallentare il corso
dell’acqua;
Prevedere attraversamenti
sicuri e ben integrati nel
contesto (fig.1).
-
-
-
Rendere i corsi d’acqua e i
laghi una risorsa per la città e
i suoi abitanti.
-
Promuovere il valore
paesaggistico dei corsi
d’acqua e dei laghi.
Messa in sicurezza dei
percorsi esistenti e
individuazione di nuovi
collegamenti.
-
-
INTERVENTI
Realizzare guadi con massi
di origine naturale (in
contesti non urbanizzati) o
con parallelepipedi di
calcestruzzo ancorati al
fondo (in contesti urbani)
(fig.2);
Sistemazione di percorsi
sopraelevati e aggetti (in
ambiti di pianura e
fondovalle) in legno, legno
e acciaio corten, o altri
materiali opportunamente
selezionati rispettando il
contesto (fig.3).
Installazione di osservatori
faunistici (ad alzana; con
schermatura in cannicciato;
subacqueo) (fig.4);
Installazione di pannelli
esplicativi, ben integrati con
il paesaggio, su temi
naturalistici e culturali,
ubicati in prossimità dei
percorsi.
Esempi di interventi per la fruizione dei corsi d’acqua e dei laghi:
Fig. 1 Esempi di interventi minimali per la fruizione dei corsi d’acqua
a.
Fig. 3 Percorsi e aggetti
PROVINCIA DI TERAMO
Fig. 2 Esempi di guadi (naturali e antropizzati)
b.
c.
Fig. 4 Osservatori faunistici (a. ad alzata; b. con schermatura cannicciata; c. subacqueo)
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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COPIA
Scheda B1.1_ Localizzazione morfologica
Fonte: Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti – Buone pratiche per la pianificazione locale, Regione
Piemonte, 2010
-
FINALITA’
Contenere il consumo di
suolo.
-
-
AZIONI
Evitare nuovi fenomeni di
dispersione insediativa lungo
le aste infrastrutturali e nelle
aree agricole (fig.6);
Sfruttare gli spazi connettivi
per ridefinire e migliorare la
struttura urbana.
-
-
-
-
Dare qualità paesaggistica
agli insediamenti esistenti.
-
-
-
Rispettare la morfologia
del sito nella
localizzazione di nuovi
insediamenti.
-
Migliorare l’organizzazione
insediativa;
Minimizzare la
frammentazione del tessuto
urbano e delle aree verdi
(fig.4);
Fornire il tessuto urbano
esistente di zone verdi che
regolino il microclima e il
comfort ambientale.
-
Rispettare le preesistenze e i
segni del territorio;
Creare nuove morfologie
caratterizzanti ponendo
attenzione al contesto.
-
-
-
-
-
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
INTERVENTI
Prediligere la
concentrazione ( urban
infilling) del nuovo
impianto insediativo nei
vuoti urbani, al posto
dell’espansione in nuove
aree (fig.2);
Progettare un
allacciamento principale
alla viabilità articolato e
non con singoli innesti;
Preferire tipologie edilizie
compatte (fig.5);
Predisporre corpi edilizi
con un basso rapporto
area/volume che
contribuisca a ridurre le
dispersioni termiche.
Rispettare l’orientamento
esistente;
Integrare spazi aperti ed
edificato;
Prediligere un disegno
unitario degli spazi verdi;
Favorire l’accessibilità al
verde pubblico (fig.1);
I vuoti urbani possono
diventare occasione di
nuove centralità urbane
(per es. orti urbani; giardini
pubblici; aree sportive.).
Progettare la nuova
viabilità in modo razionale
e ben integrata con quella
preesistente;
Evitare scavi di grandi
dimensioni negli
insediamenti lungo i pendii
(fig.3);
Minimizzare l’introduzione
di volumi interrati per
mantenere il profilo del
terreno il più possibile
inalterato;
Utilizzare gli spazi
interclusi tra infrastrutture
Pagina 158 di 359
COPIA
-
stradali per nuove aree
produttive così da dare una
funzione ad un luogo
altrimenti inutilizzato
(fig.7);
I nuovi insediamenti si
devono inserire
armonicamente nel
contesto o creando nuove
morfologie caratterizzanti
(movimenti di terra, tetti
verdi) (fig.8).
Esempi di interventi per la localizzazione morfologica:
Fig. 1 Accessibilità aree verdi
Fig. 4 Ridefinire il margine urbano
con il verde
Fig. 7 Area produttiva a Lione
PROVINCIA DI TERAMO
Fig. 2 Promuovere l’urban filling
Fig. 5 Prediligere tipologie compatte
Fig. 3 Ridurre sbancamenti eccessivi
Fig. 6 Evitare la dispersione insediativa
Fig. 8 Esempio di verde pensile e integrazione morfologica
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
Pagina 159 di 359
COPIA
Scheda B1.2_ Progetto, struttura e funzioni del verde urbano
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
-
FINALITA’
Promuovere la funzione
sociale del verde urbano.
-
AZIONI
Promuovere l’educazione
ambientale;
Progettare spazi ricreativi e
salutari.
-
-
-
Conservare, tutelare e
promuovere le risorse
naturali e il paesaggio.
-
Migliorare il comfort
ambientale;
Salvaguardare le aree come
rifugio faunistico e floreale;
Conservare e recuperare il
suolo.
-
-
-
Ottenere il massimo
rendimento, in termini
economici, del verde
urbano.
-
-
Contribuire alla qualità
urbana in termini estetici,
culturali e storici.
-
-
PROVINCIA DI TERAMO
Promuovere l’orticoltura
(fig.5);
Prevedere attrattori turistici e
d’investimento;
Rivalutare il patrimonio
immobiliare.
-
Imprimere carattere al
territorio attraverso elementi
riconoscibili ed identitari
(fig.2);
Rivalutare il verde storicoculturale come punto di
contatto tra l’ambito
insediato e quello naturale
(fig.3).
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
-
INTERVENTI
Progettare orti urbani come
luogo di aggregazione e
occasione per ridisegnare il
margine urbano (fig.4);
Prevedere percorsi
benessere e aree attrezzate;
Progettare aree ricreative
valutando la localizzazione
(per es. aree pic-nic in
zone più naturali o aree
gioco in zone più
insediate) (figg.6-7-8).
Distribuire la vegetazione
in base alle sue funzioni
(barriera anti-gas; frangivento; ombreggiamento;
consolidamento);
Variare la morfologia per
dare più funzioni alla
vegetazione (drenaggio
urbano in corrispondenza
di depressioni; rilievi per
fasce di filtro)(fig.1);
Tutelare le viste
panoramiche o le visuali
caratteristiche.
Migliorare e promuovere
l’accessibilità alle aree
turistiche, naturali,
agricole;
Recuperare vecchi casolari
e rifunzionalizzarli;
Promuovere un turismo
(eno-gastronomico,
sciistico, balneare, ecc.)
considerando il contesto.
Progettare una rete delle
ville e dei parchi storici;
Recuperare i segni storici
del territorio;
Migliorare l’accessibilità e
la fruizione del verde
urbano e storico.
Pagina 160 di 359
COPIA
Esempi di interventi per il verde urbano:
Fig. 1 Variazione morfologica in base alla funzione del verde
Fig. 2 Villa storica in Brianza
Fig. 3 Parco storico aperto al pubblico
Fig. 4 Tipologie di orti urbani
Fig. 5 Funzione sociale del verde urbano (orto urbano)
Fig. 6 Parco giochi nella natura
PROVINCIA DI TERAMO
Fig. 7 Parco giochi prossimo alla città
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
Fig. 8 Area attrezzata in un bosco
Pagina 161 di 359
COPIA
Scheda B1.3_ Drenaggio urbano
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014;
Ingegno ambiente, n. 1/2011
-
FINALITA’
Ridurre il consumo di
acqua (fig.1) e il rischio
idrico.
-
AZIONI
Garantire un assorbimento
migliore del suolo (fig.6);
Inserire sistemi di raccolta
delle acque nelle zone
urbanizzate (fig.2).
-
-
-
INTERVENTI
Ridurre l’impermeabilizzazione del suolo;
Prevedere sistemi di
drenaggio urbano
sostenibile (SUDS) come
rain garden (fig.4), tetti
verdi, serbatoi,
pavimentazioni drenanti,
trincee drenanti, canali
drenanti;
Prevedere in prossimità di
strade e parcheggi trincee
filtranti (fig.3);
Preservare gli stagni
naturali come risorse per la
ritenzione delle acque
meteoriche;
Dimensionare gli stagni
artificiali in modo da
contribuire alla
laminazione delle punte
idrauliche (fig.5).
Esempi di interventi per il drenaggio urbano:
a.
b.
c.
Fig.1 Rappresentazione del ciclo dell’acqua in base ai diversi suoli (a. naturale; b. semipermeabile; c. impermeabile)
Fig. 4 Esempio
di rain garden
Fig. 6 Sistema di raccolta ed
infiltrazione delle acque
(Ecovillaggio di Kronsberg
ad Hannover)
Fig. 5 Stagno
artificiale
Fig. 2 Sistema
Fig. 3 Trincea filtrante
raccolta
PROVINCIA
DIacque
TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
Pagina 162 di 359
COPIA
Scheda B2.1_ Riutilizzo di aree urbane
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
-
FINALITA’
Prevenire nuovo consumo
di suolo e ridurre il numero
delle aree degradate.
-
AZIONI
Riqualificare le aree
degradate;
Riutilizzare aree dismesse.
-
INTERVENTI
Bonificare le aree
industriali dismesse;
Recuperare le strutture
degradate;
Riutilizzare aree urbane
attualmente degradate e/o
dismesse anche variando la
destinazione urbanistica.
N.B. Sono stati elencati solo degli interventi generali in quanto ogni situazione è a sé stante e
dunque necessita di una indagine specifica.
Esempi di interventi per il riutilizzo di aree urbane:
1
1
Fig.1 Emscher Park - recupero
della zona industriale di Essen
(Ruhr) a parco
1
1
Fig.2 Lingotto, Torino
4
Fig.4 Fabbrica del vapore, Milano
Fig.3 Carroponte –
Spazio MIL, Sesto San
Giovanni
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
Pagina 163 di 359
COPIA
Scheda B2.2_ Paesaggio urbano
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
-
FINALITA’
Migliorare il microclima
urbano e il comfort.
-
-
AZIONI
Prevedere molte aree a verde
nel tessuto urbano
possibilmente interconnesse
in una rete del verde (fig.1);
Creare luoghi piacevoli;
Diversificare il micropaesaggio;
Sfruttare la vegetazione in
funzione ecologica (fig.4);
Limitare il consumo di
suolo;
Ridurre le superfici
impermeabili;
Incentivare l’uso della
bicicletta;
Riprogettare le recinzioni in
chiave ecologica e
paesaggistica (figg.8-9).
-
-
-
-
-
-
-
-
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
INTERVENTI
Inserire vegetazione
arborea ed arbustiva in
ambiente urbano;
Prevedere filari alberati di
specie caducifoglie lungo
la nuova viabilità e nei
parcheggi;
Raccogliere l’acqua in
vasche, stagni, fontane per
migliorare il comfort
ambientale e per dare
sensazioni piacevoli ai
passanti (fig.2);
Creare giochi di visuali,
aree delimitate e aree di
filtro attraverso movimenti
del terreno (fig.3);
Tecniche di architettura
paesaggistica per ridurre la
manutenzione ed
aumentare la biodiversità;
Progettare edifici
multifunzionali e strutture
con uso plurimo (per es. un
centro sportivo che diventa
un parcheggio nei giorni
feriali) (fig.6);
Progettare edifici che non
abbiano superfici riflettenti
per le facciate esposte a
sud ed ovest;
Utilizzare pavimentazioni
permeabili (asfalto
drenante; green-block;
superfici a prato alternate
con inerti) con un basso
indice di albedo (fig.7);
Individuare percorsi ciclopedonali e apposite aree
per la sosta (fig.5);
Prevedere recinzioni con
materiale riciclato, con
funzioni delimitative e
schermanti o che siano un
nuovo elemento nel
disegno del paesaggio.
Pagina 164 di 359
COPIA
Esempi di interventi per il paesaggio urbano:
Fig. 1 Esempio di verde urbano
Fig. 2 Raccolta d’acqua con seguente miglioramento del microclima
Fig. 3 Esempio di movimento di terreno
Fig. 4 Esempio di tetto giardino
Fig. 6 Esempio di uso plurimo della struttura Fig. 7 Esempio di superficie permeabile
Fig. 5 Area di sosta per
le biciclette
Fig. 8 Esempio di recinzione
schermante
Fig. 9 Esempio di schermatura
artistica di Hild und K
Architekten (nuovo elemento
di disegno del paesaggio)
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
Pagina 165 di 359
COPIA
Scheda B2.3_ Energie rinnovabili e progetto urbano e architettonico
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014;
Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti – Buone pratiche per la pianificazione locale, Regione
Piemonte, 2010;
www.gse.it; Aggiornamento, Aprile 2013
PIKE Research , Istituto di ricerca internazionale sulle clean technologies.
-
FINALITA’
Promuovere l’efficienza
energetica.
-
-
-
AZIONI
Nelle nuove costruzioni
tenere presente
l’orientamento, le
finestrature e gli spazi aperti
in relazione diretta con le
strutture;
Decentramento energetico
(fig.1);
Trovare soluzioni per la
produzione e la distribuzione
di energie rinnovabili;
Integrare il fotovoltaico nelle
strutture esistenti e di nuova
costruzione;
Evitare impianti fotovoltaici
sul suolo in quanto lo
inaridiscono e sono detrattori
paesaggistici;
Ridurre il consumo elettrico
prodotto dall’illuminazione
pubblica;
Promuovere la circolazione
di mezzi elettrici.
-
-
-
-
-
-
-
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
INTERVENTI
Le facciate degli edifici
esposte a sud devono
prevedere sistemi passivi
e/o attivi per l’impiego
dell’energia solare;
Utilizzare la vegetazione,
possibilmente autoctona,
per schermare (tenendo
conto del comportamento
stagionale della flora) e
come barriera frangivento
(per i venti invernali);
Prevedere superfici
d’acqua in corrispondenza
di correnti di ventilazione
estive per il
raffrescamento;
Progettare grandi
finestrature, loggiati e/o
portici verso sud, piccole
finestrature a nord;
Pensare la città come una
piccola griglia che
distribuisce energia da
diversi poli produttivi;
Prevedere una rete di
teleriscaldamento (fig.2);
Promuovere centrali a
biomassa e/o impianti di
geotermia;
Utilizzare moduli mono /
policristallino inseriti tra
due file di coppi integrati
in una falda prefabbricata
con alta coibentazione o in
ristrutturazioni o in restauri
conservativi (fig.3);
Utilizzare frangisole
esterni fotovoltaici nelle
facciate degli edifici come
schermature solari e
generatori di energia
elettrica ed acqua calda
Pagina 166 di 359
COPIA
sanitaria (fig.4);
Promuovere la
coibentazione dell’edificio
attraverso il verde pensile e
ove possibile abbinarlo ai
pannelli fotovoltaici per
aumentarne l’efficacia;
- Accorpare le funzioni per
evitare il consumo di suolo
per impianti fotovoltaici
(barriere acustiche (fig.5) e
parcheggi possono fungere
da supporto a pannelli
fotovoltaici);
- Pensare edifici industriali e
commerciali come centrali
fotovoltaiche;
- Sostituire l’illuminazione
esterna con lampioni a
LED (risparmio del 6570%) possibilmente
alimentati da pannelli
fotovoltaici (fig.6);
- Prevedere l’ubicazione di
colonnine di ricarica per i
mezzi elettrici presso
luoghi di lavoro, reti
distributive e centri
commerciali (fig.7).
Esempi di interventi per le energie rinnovabili e per il progetto urbano ed architettonico:
-
Fig.1 Esempio di decentramento energetico
Fig.3 Fotovoltaico
integrato in una
copertura con coppi
PROVINCIA DI TERAMO
Fig.2 Esempio di teleriscaldamento a biomassa
Fig.4 Fotovoltaico
Fig.5 Esempio di
integrato in una facciata accorpamento di
funzioni
Fig.6 Lampione
LED alimentato da
fotovoltaico
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
Fig.7 Colonnina di ricarica
per i mezzi elettrici
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COPIA
Scheda B2.4_ Tetti verdi e comfort climatico
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014;
-
FINALITA’
Migliorare il comfort
climatico, la coibentazione
degli edifici e migliorare
l’inserimento paesistico
delle strutture.
-
AZIONI
Progettare edifici con il
verde pensile per protezione
ed isolamento termico
dell’edificio (fig.1);
Mitigare l’impatto visivo,
l’eccessivo soleggiamento e
il vento;
Promuovere la biodiversità.
-
-
-
INTERVENTI
Progettare verde pensile
intensivo (con uno
spessore minimo di 24 cm
si ha una finitura
calpestabile a prato)(fig.4)
e/o estensivo (si applica
per le grandi coperture e
richiede una minima
manutenzione) (fig.5);
Progettare pareti verdi,
preferendo il verde
verticale rampicante
(garantisce maggiore
sostenibilità) al verde
verticale tecnologico
(fig.2);
Collocare siepi
multispecifiche lungo le
strade per catturare le
polveri e gli inquinanti che
queste producono (fig.3).
Esempi di interventi per i tetti verdi e il comfort climatico:
Fig.1 Esempio di verde pensile
Fig.2 Esempio di parete verde
Fig.3 Esempio di passaggio delle polveri
con recinzione in muratura (in alto) e
con siepe multispecifica (in basso)
Substrato per inverdimento intensivo
(minimo 20 cm di spessore) o estensivo
(minimo 8 cm di spessore)
Strato drenante con altezza variabile
Fig.4 Verde pensile intensivo
PROVINCIA DI TERAMO
Fig.5 Verde pensile estensivo
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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COPIA
Scheda B2.5_ Margini
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014;
Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti – Buone pratiche per la pianificazione locale, Regione
Piemonte, 2010
-
FINALITA’
Compattazione
dell’esistente e ridisegno
dei margini urbani, intesi
come componente
strutturale oltre che
identitaria.
-
-
-
-
PROVINCIA DI TERAMO
AZIONI
Mitigare l’impatto tra due
ambiti conflittuali
(residenziale/produttivo);
Evidenziare la cesura netta
tra elementi antropici forti;
Potenziare il contatto tra
ambiti sinergici tra loro
(residenziale/agricolo);
Promuovere l’aderenza con
gli elementi naturaliformi
forti;
Migliorare la qualità dei
paesaggi di frangia;
Utilizzare forme coerenti con
la struttura del mosaico
paesistico e l’assetto
morfologico dei luoghi;
Salvaguardare i varchi;
Ricomporre il paesaggio in
prossimità delle rete verde;
Riqualificare situazioni
insediative critiche esistenti;
Aumentare il livello di
porosità tra città e campagna
attraverso connessioni del
sistema verde rurale ed
urbano (fig.2);
Incrementare la ricchezza
vegetale lungo il margine tra
residenziale e agricolo;
Superare il mono
funzionalismo della rete
viaria secondaria;
Le strade di bordo devono
diventare una “passeggiata”
aperta sulla campagna;
Ricomposizione paesistica
tra il tessuto residenziale ed
agricolo attraverso gli orti
urbani;
Recuperare e riqualificare gli
incolti residuali o le aree
degradate per dargli nuove
funzioni;
Recuperare e riqualificare
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
-
-
-
-
-
-
INTERVENTI
Salvaguardare i vuoti
urbani per creare reti verdi
e mantenere l’identità del
municipio;
La variazione di tipologia
edilizia e di impianto
associata all’integrazione
di aree verdi può garantire
un margine poroso (per es.
tra l’edificato storico e
quello recente);
Contenere, soprattutto
negli ambiti di pianura, le
interferenze interne e lungo
i margini;
Negli ambiti di montagna,
contenere l’espansione del
bosco per tutelare la
diversità paesistica e le
aree a pascolo;
Mantenere le connessioni
ecologiche;
Realizzare fasce boscate in
corrispondenza della rete
verde;
Localizzare fasce filtro
lungo i margini
dell’insediamento;
Posizionare gli spazi verdi
annessi agli edifici di
nuova costruzione in
direzione della rete verde;
Utilizzare dispositivi per la
raccolta e il trattamento
delle acque (SUDS);
Mantenere e promuovere i
varchi ciclopedonali;
Realizzazione di fasce
tampone lungo i margini
urbani;
In presenza di previsioni
urbanistiche mantenere le
connessioni ecologiche;
Far compenetrare e
continuare il paesaggio
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COPIA
-
-
-
-
le aree periferiche;
Progettare nuovi spazi aperti
areali e nuovi percorsi;
Rendere le aree industriali
e/o commerciali
polifunzionali e moderne
centrali di energia
rinnovabile;
Salvaguardare le aree di
particolare valenza
paesistica, culturale,
naturale;
Promuovere l’agricoltura
legata a pratiche tradizionali
(fig.4);
Prevedere delle aree buffer
(50 m in ambiti montani e
nel sistema insediativo; 30 m
sulle infrastrutture) (fig.5);
Ripristino delle connessioni
ecologiche longitudinali e
trasversali ai corsi d’acqua
(fig.6).
-
-
-
-
-
-
-
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
rurale con quello urbano
attraverso siepi, filari
alberati, orti urbani, verde
pubblico e percorsi di
mobilità dolce;
Utilizzare recinzioni a
maglia differenziata (larga
nella fascia bassa, fitta
verso l’alto) per consentire
la mobilitazione di micro
fauna;
Riqualificare le aste della
rete irrigua campestre e
recupero rogge;
Nel margine tra
residenziale e campagna il
verde privato deve essere
rivolto verso la campagna;
Strade con sedime
sufficiente: percorso ciclo
– pedonale e fascia arboreo
arbustiva lungo il margine
Strade con sedime
insufficiente: sola fascia
arboreo arbustiva lungo il
margine;
Le strade di bordo devono
essere attrezzate con il
verde o con delle fasce
tampone, qualora sia
necessaria l’espansione
edilizia oltre la strada,
questa diventerà una strada
urbana attrezzata con aree
di sosta verdi e comunque
l’edificazione deve essere a
bassa densità;
Gli orti urbani (80-150 mq
ogni lotto) devono essere
adiacenti alle aree
residenziali, facili da
raggiungere sia a piedi che
in bicicletta, dotati di
capanni per gli attrezzi e
con un'unica tipologia di
recinzione o siepe di
confine verso gli spazi
pubblici (fig.1);
Trasformare le aree
residuali in verde pubblico
(giardini, parchi, piazze), o
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COPIA
-
-
-
verde privato (orti, vivai) o
in verde di mitigazione e
compensazione (fasce
tampone, biotipi);
Progettare nuovi spazi
aperti ponendo attenzione
alle pavimentazioni, ai
caratteri identitari e agli
elementi di arredo (fig.3);
Riuso delle coperture delle
strutture industriali e
commerciali;
Nelle aree industriali e/o
commerciali prevedere
parcheggi pluriuso,
mitigazioni visive, fasce
filtro, volumi digradanti
verso la campagna;
Rendere le aziende
agricole polifunzionali;
Interventi di ingegneria
naturalistica per la
riqualificazione dei corsi
d’acqua e la ricostruzione
degli ecosistemi ripari.
Esempi di interventi sui margini:
Fig.1 Esempio di riqualificazione degli orti, con giustapposizione di fascia filtro tra questi e la strada
Fig.2 Esempio di margine urbano verso la
campagna
Fig.5 Fascia di buffer
PROVINCIA DI TERAMO
Fig.3 Arredo urbano
Fig.4 Promozione area agricola
Fig.6 Ricomposizione paesistica in ambito fluviale
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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COPIA
Scheda B2.6_ Gestione delle acque meteoriche delle coperture
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014;
-
FINALITA’
Ridurre la portata e i tempi
di corrivazione nei sistemi
fognari e ridurre lo spreco
di acqua.
-
AZIONI
Trattenere l’acqua piovana;
Riutilizzare l’acqua piovana
in loco o per l’irrigazione o
per alimentare i bacini di
fitodepurazione.
-
-
-
-
-
INTERVENTI
Incentivare l’uso di sistemi
di drenaggio urbano
sostenibile (SUDS) e per il
dilavamento urbano;
Installare impianti per lo
stoccaggio e il riuso
dell’acqua meteorica
(fig.1);
Inserire cisterne private per
la raccolta e il riuso delle
acque meteoriche ,
collegate al pluviale, in
casa, sul terrazzo o in
giardino (fig.2);
Progettare strutture
modulari per la
percolazione in aree
pubbliche, industriali,
agricole (fig.3);
Recuperare l’acqua di
seconda pioggia dai
piazzali industriali per
formare una zona umida
(ad alto grado di
biodiversità) e reimmettere
l’acqua nella falda (fig.4).
Esempi di interventi per la gestione delle acque meteoriche delle coperture:
Fig.1 Impianto per lo stoccaggio e il riuso dell’acqua
meteorica
Fig.2 Cisterne private
Fig.3 Strutture modulari per la
percolazione
Acqua raccolta
nei piazzali
Fig.4 Recupero dell’acqua dai piazzali industriali
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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COPIA
Scheda C1.1_ Inserimento paesaggistico
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti – Buone pratiche per la progettazione edilizia, Regione
Piemonte, 2010
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FINALITA’
Corretto inserimento
paesaggistico degli
insediamenti produttivi.
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PROVINCIA DI TERAMO
AZIONI
Prevedere azioni di
compattazione dell’esistente;
Ridisegnare i margini;
Individuare la corretta
localizzazione e
configurazione spaziale;
Prevedere soluzioni tecniche
sostenibili;
Prevedere interventi per la
mitigazione degli
insediamenti;
Negli ambiti di montagna
bisogna verificare gli aspetti
geologici e idrogeologici;
Evitare processi di “ritaglio”
e frammentazione dei tessuti
agricoli e naturali dovuti
all’innesto di tracciati di
nuove infrastrutture (fig.1);
Evitare parcheggi di grandi
dimensioni, ma favorire un
progetto gerarchizzato
secondo le utenze;
Prevedere facciate di
tipologie edilizie produttive
e/o commerciali con
geometria semplice;
Evitare coperture con disegni
casuali o incongrui;
Disporre i piccoli edifici
(produttivi, commerciali, per
il terziario) in
continuità/relazione con il
tessuto residenziale;
Disporre i grandi edifici nel
tessuto produttivo, in
insediamenti di pianura
(fig.8), o mitigati da
vegetazione e con corretto
inserimento paesaggistico, in
ambiti montani (fig.9).
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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INTERVENTI
Progettare pavimentazioni
permeabili, con relativi
sistemi di raccolta e
fitodepurazione delle
acque (fig.3);
Privilegiare una
collocazione dei parcheggi
lungo i percorsi viari; con
vegetazione schermante
(fig.2);
Preferire soluzioni che
distribuiscano i dislivelli in
maniera parcellizzata e
meno avvertibile possibile
(fig.4);
Prevedere l’uso di siepi
(lungo i confini del lotto)
e/o filari alberati (sul
fronte principale), con
funzione di schermatura e
filtro;
Disporre i volumi accessori
in maniera giustapposta ai
volumi principali;
Preferire rivestimenti di
facciata in elementi di
piccola dimensione
(laterizi; blocchi
prefabbricati; doghe di
legno; ecc.);
Progettare elementi di
mediazione tra il volume
chiuso e gli spazi aperti,
soprattutto per lo
stoccaggio temporaneo di
merci (fig.5);
Integrare nella copertura
e/o nelle facciate i sistemi
di captazione e produzione
di energia (fig.6);
Per i piccoli edifici
(produttivi, commerciali,
per il terziario) utilizzare
modelli di insediamenti
tradizionali (a L, a C) con
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COPIA
continuità nell’uso dei
materiali (fig.7).
Esempi di interventi di inserimento paesaggistico:
Fig.1 Evitare frammentazione dei
tessuti agricoli e naturali
Fig.4 Soluzioni con dislivelli
poco avvertibili
Fig.7 Piccoli edifici produttivi in
tessuto residenziale (Brescia)
PROVINCIA DI TERAMO
Fig.2 Parcheggi gerarchizzati e
distribuiti lungo le vie
Fig.5 Elemento mediatore tra
volume chiuso e gli spazi aperti
Fig.8 Grandi edifici produttivi in
insediamenti di pianura (Torbole
Casaglia, BS)
Fig.3 Pavimentazione permeabile
Fig.6 Sistemi di captazione energia
solare integrati nella copertura
Fig.9 Grandi edifici produttivi in
ambito montano (San Faustino, BS)
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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COPIA
Scheda C2.1_ Edificato produttivo, commerciale, terziario
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti – Buone pratiche per la progettazione edilizia, Regione
Piemonte, 2010
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FINALITA’
Organizzare gli
insediamenti produttivi,
commerciali e logistici in
nuclei compatti o
insediamenti lineari lungo
le infrastrutture, mirando
ad un corretto inserimento
paesistico.
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AZIONI
Mitigare gli insediamenti
esistenti;
Prevedere completamenti
nelle aree già insediate e
lungo le infrastrutture;
Prevedere una vegetazione,
con specie autoctone, con
funzione di schermatura
visiva, di mitigazione
acustica ed intercettazione
delle polveri;
Ridurre il consumo di suolo;
Pianificare il lotto in
coerenza con la trama
paesistica locale,
l’irraggiamento solare e le
correnti di ventilazione;
Per gli insediamenti di
montagna pianificare il lotto
anche in coerenza con
l’andamento orografico,
idrografico e l’assetto
vegetale locale.
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PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
INTERVENTI
La facciata dell’edificio
deve essere trattata
architettonicamente;
Le nuove strutture devono
essere coerenti
all’esistente;
Prevedere i parcheggi nella
fascia esterna al lotto, in
prossimità dell’accesso
principale, eccetto che per
la sosta di autocarri che
andranno posteggiati in
prossimità dei depositi;
I parcheggi e le altre aree
di servizio sono da
realizzarsi con
pavimentazioni drenanti
(calcestre stabilizzato,
asfalto poroso, green
block) e con vegetazione
ad arredo/filtro;
Le superfici delle aree
carico-scarico non devono
avere la pavimentazione
permeabile in caso di
sversamenti di materiale
inquinante;
Raggruppare le aree e i
percorsi di servizio nella
zona posteriore del lotto,
schermandoli e con
pavimentazioni drenanti
ove possibile;
Ridurre il numero di
accessi su strada attraverso
una strada di spina o di un
controviale;
Prevedere recinzione
unitarie in tutto il lotto,
“opache” nelle zone di
servizio, sui retri e sui
fianchi e “a giorno” nelle
zone di ingresso e
rappresentanza;
Edifici a sviluppo
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COPIA
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PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
longitudinale e fronte
minore dell’edificio rivolto
verso la strada (per nuovi
impianti lungo la strada)
(fig.1), rivolto verso il
viale interno (per nuovi
impianti a “insula” (fig.2) e
in ambito montano (fig.3));
La vegetazione, con
funzione di filtro e/o
schermatura, di progetto
deve essere ancorata sulla
trama paesistica, in caso di
macchie boscate (in ambito
montano) inserire fasce
arboree arbustive;;
Prevedere tetti verdi,
polifunzionali o con
fotovoltaico;
Utilizzare movimenti di
terra per la mitigazione
visiva;
Nel caso di insediamenti
con impianto a “insula”
prevedere l’allineamento
delle facciate;
Le facciate principali
devono essere parallele alle
curve di livello;
Per gli insediamenti in
ambito montano bisogna
garantire la stabilità dei
versanti e riporre
l’attenzione all’impatto
visivo.
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COPIA
Esempi di interventi di edifici produttivi, commerciali e per il terziario:
Fig.1 Esempio di nuovo insediamento produttivo,
commerciali, terziario lungo una infrastruttura
Fig.2 Esempio di nuovo insediamento produttivo,
commerciali, terziario ad “insula” con progettazione
di una strada di spina
Fig.3 Esempio di nuovo insediamento produttivo,
commerciali, terziario in ambito montano con
fronte parallelo alle curve di livello
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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COPIA
Scheda C2.2_ Impianti tecnologici
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
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FINALITA’
Corretto inserimento nel
contesto paesistico di
riferimento.
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AZIONI
Progetto paesistico e
architettonico degli elementi;
Prestare attenzione alla
qualità architettonica
dell’impianto.
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INTERVENTI
Recuperare una area
degradata o un ex discarica
da adibire a nuovi impianti
tecnologici;
Dotare i nuovi impianti di
un sistema di recupero
dell’acqua piovana;
Utilizzare fonti energetiche
alternative (biogas);
In ambito urbano o periurbano il nuovo impianto
deve diventare un
landmark e non un
detrattore paesistico;
In ambito urbano è
importante curare
l’involucro esterno;
In ambito rurale è bene che
ci sia molta vegetazione di
mitigazione e schermatura
(tetti verdi, fasce filtro,
ecc.);
Rendere l’impianto un
elemento attrattore e non
un detrattore.
Esempi di impianti tecnologici:
In alto a sinistra
Discarica di Vacarisses,
Spagna, 2010.
In alto a destra
Termovalorizzatore,
Brescia.
In basso a sinistra
Inceneritore/Centrale di
teleriscaldamento di
Spittelau, Vienna.
In basso a destra
Wastewater treatment
plant gut großlappen,
Monaco.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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COPIA
Scheda C2.3_ Impianti estrattivi
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014;
Linee guida per il recupero delle cave nei paesaggi lombardi in aggiornamento dei piani di sistema del piano
paesaggistico regionale, Allegati A, C, Delibera 10/495 del 25/07/2013, Regione Lombardia;
Oasi Barcassa ed Oasi LIPU (PR), San Secondo Parmense, Torrile, progetto di Maurizio Ravasini, 1980-1988;
Cava dei Poli (CR), Rivolta d’Adda, di F.lli De Polis s.r.l.;
Cava di Biville, Biville, Francia, progetto dell’Atelier de Paysage (Anne-Sylvie Bruel, Cristophe Delmar);
Lonato del Garda (BS);
Miniera di Campiglia Marittima (LI), Gruppo Minerali Maffei;
www.leminierechevivono.it;
Parco scultura la Palomba (MT), Matera, progetto di Antonio Paradiso
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FINALITA’
Ripristinare gli ambiti
estrattivi, una volta cessata
l’attività produttiva,
facendoli interagire con il
paesaggio e le sue
componenti ambientali,
percettive, culturali ed
economiche.
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AZIONI
Riassorbire l’intervento nel
paesaggio con operazioni di
recupero;
Mitigare l’impatto
ambientale e paesaggistico;
Individuare una destinazione
d’uso finale degli ambiti di
cava (agricola; forestale; per
scopi sociali o ricreativi; per
installazioni di arte
contemporanea e land-art;
per scopi didattici);
Enfatizzare l’eccezionalità
del sito, ove possibile,
facendolo diventare un
elemento di arricchimento
positivamente connotante;
Ricostruire la trama del
mosaico paesistico locale
all’interno dell’ambito
estrattivo mediante l’uso di
siepi, filari macchie di bosco
e percorsi;
Recuperare l’area con
funzioni di uso pubblico,
naturalistico o ibrido
(naturalistico/fruitivo).
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PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
INTERVENTI
Realizzare parchi con
bacini lacustri aperti alla
fruizione ed aree umide
(per cave in ambiti di
pianura e fondovalle);
Interventi di
rinaturalizzazione dei
versanti e, se la morfologia
lo permette, la
realizzazione di parchi e
percorsi attrezzati (sportivi,
culturali e didattici) (per
cave in ambiti montani);
Recuperare la cava con
mantenimento dello scavo
(adibito per es. a bacino
d’acqua) o con
riempimento dello scavo
(adibito per es. a parco);
Diversificare la morfologia
delle sponde per avere una
rinaturalizzazione migliore
e ottenere habitat
diversificati;
Collocare la vegetazione
lungo le sponde in base al
gradiente d’acqua, alla
morfologia e al tipo di
substrato;
Inserire nei bacini d’acqua
degli isolotti artificiali di
varie dimensioni per
garantire luoghi sicuri
all’avifauna;
Diversificare la profondità
dei bacini e delle isolette;
Controllare l’erosione e la
stabilità spondale con
l’utilizzo di talee di salice,
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COPIA
fascinata viva di salice,
rulli spondali in fibra di
cocco con culmi di canne,
copertura diffusa,
palificate, gradonate, ecc.
- Rendere l’area fruibile
attraverso l’installazione di
osservatori faunistici,
passerelle, sentieri, ecc.
- Ricreazione di ambienti
naturali ad elevata
biodiversità;
- Promuovere e tutelare la
flora e la fauna autoctone
attraverso la
ricolonizzazione;
- Rimboschimento (in
ambito montano);
- Rinverdimento dei pendii
(prativi o arborati);
- Drenare le acque con l’uso
di gabbioni metallici con
riempimento di pietrame;
- Sfruttare la panoramicità
per creare punti di
belvedere e integrando le
scale alla parete di scavo;
- Valorizzare le pareti in
roccia per la fruizione (per
es. pareti di free-climbing),
le geometrie generate
dall’attività di cava per i
giochi di luce ed ombra.
N.B. Gli interventi atti al recupero paesaggistico delle cave sono generali, ma per una corretta
azione è necessario fare riferimento a specifiche situazioni morfologiche e paesistiche.
Esempi di interventi per ambiti estrattivi:
Fig.1 Sezione di un isolotto artificiale
Fig.2 Mantenimento scavo e parete
Fig.3 Land-art
A sinistra, Cave di Dionyssos Monte Pentelicon, Grecia.
A destra, Cave del Verbano
Cusio Ossola
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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COPIA
Scheda D1.1_ Inserimento paesaggistico delle infrastrutture
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014;
Ambiente, Paesaggio e Infrastrutture – Volume I, ISPRA, Manuali e linee guida 65/2010;
Le tipologie di strade in riferimento ai caratteri morfologici dei contesti attraversati, IREALP, 2008;
Repertorio sulle misure di mitigazione e compensazione paesistico ambientali, PTCP Provincia di Milano;
Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti – Buone pratiche per la progettazione edilizia, Regione
Piemonte, 2010
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FINALITA’
Prevedere un corretto
inserimento infrastrutturale
coerente con la struttura
del mosaico paesistico e
l’assetto morfologico dei
luoghi (fig.1).
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AZIONI
Rispettare gli elementi
sensibili;
Le strade devono seguire le
pieghe dei rilevati;
Evidenziare le visuali sui
punti notevoli e sui luoghi
che aiutano l’orientamento;
Ridurre la frammentazione;
Diminuire l’effetto ecotone;
Rafforzare il senso di
appartenenza della strada al
suo paesaggio;
Ridurre le interferenze con il
patrimonio culturale e con le
attività locali (nei centri
abitati collinari e di
versante);
Garantire la continuità del
sistema ambientale.
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PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
INTERVENTI
Progettare attraversamenti
perpendicolari al fiume,
possibilmente nei tratti più
stretti per ridurre al
minimo l’interferenza
visiva e sugli ecosistemi;
Nel caso di strada parallela
al corso d’acqua il
tracciato va pensato in base
agli ambiti risultanti;
Verificare la stabilità dei
versanti e il deflusso delle
acque (per ambiti di
montagna);
Evitare lo stretto
affiancamento
dell’infrastruttura al fiume
(per gli ambiti di
fondovalle);
Evidenziare e rispettare i
principi ordinatori del
paesaggio (per ambiti di
pianura);
Disporre la vegetazione in
modo da rafforzare
l’appartenenza della strada
al suo contesto;
Utilizzare la strada come
barriera tra due ambiti
paesistici conflittuali;
Prevedere attraversamenti
antropici e/o faunistici tra
due ambiti paesistici
sinergici tra loro;
Nel caso la strada tagli in
due lo stesso ambito
prevedere interventi di
ricomposizione del
paesaggio, lungo i margini
di questa (se la strada
genera due aree di uguali
dimensioni) o lungo i
Pagina 181 di 359
COPIA
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Ricostruzione del mosaico
paesistico ambientale del
territorio attraversato.
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Inserimento di nuova
strada di versante.
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Impiantare una rete di siepi e
filari opportunamente
posizionata, che riprenda
l’orditura del tessuto
paesistico;
Relazionare il tracciato con
gli insediamenti;
Ridurre gli accessi diretti
negli insediamenti lineari;
Relazionare l’infrastruttura
con il contesto (la
morfologia, gli
insediamenti).
-
Verificare gli aspetti
geologici ed idrogeologici.
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Inserimento di nuova
strada di fondovalle.
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PROVINCIA DI TERAMO
Limitare il consumo di
suolo;
Ridurre al minimo le aree di
risulta;
Rinaturalizzare i tratti dei
corsi d’acqua con opere di
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
-
margini della strada e nella
porzione minore ( se la
strada genera due aree una
maggiore dell’altra) (fig.2);
Prevedere la copertura di
un tratto stradale a verde in
modo da salvaguardare la
continuità del sistema
ambientale e paesistico
nonché la connessione
ecologica.
Posizionare la vegetazione
(di siepi e filari) più o
meno perpendicolari alla
infrastruttura, con brevi
risvolti paralleli così da
rispettare la giacitura,
mitigare la vista e
indirizzare la fauna verso i
sottopassi (fig.3);
Localizzare il tracciato in
modo non baricentrico
rispetto ai centri urbani;
Preservare i corridoi di
connessione tra gli ambiti
che vengono interrotti dalla
strada (soprattutto per
insediamenti lineari).
Ridurre la
frammentazione;
Prevedere ponti e viadotti
(porre attenzione alle
dinamiche alla base dei
piloni) di qualità
progettuale e coerenza con
i materiali locali;
Il tracciato deve seguire la
morfologia del paesaggio;
Prevedere opere di
consolidamento e una
fascia tampone arbustiva
(in ambito collinare) e
opere di consolidamento e
rinverdimento (in ambito
montano) (fig.6-7).
Ripristinare le connessioni
ecologiche fiume/versanti
attraverso la vegetazione;
Preservare e allargare, ove
possibile, le aree
esondabili e gli ecosistemi
Pagina 182 di 359
COPIA
-
rinaturalizzazione;
Prevedere visuali aperte sul
paesaggio attraversato;
Prevedere la diversificazione
dei flussi (in ambito urbano);
Usare la vegetazione con
funzione schermante, di
separazione e di decoro
urbano.
-
-
-
-
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Inserimento di nuova
strada di pianura.
-
Integrare la struttura
paesaggistica preesistente
con la strada;
Mantenere il mosaico
paesaggistico;
Prevedere visuali aperte sul
paesaggio attraversato;
Prevedere la diversificazione
dei flussi (in ambito urbano);
Usare la vegetazione con
funzione schermante, di
separazione e di decoro
urbano (fig.8).
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Inserimento di nuova
autostrada e/o tangenziale
autostradale.
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Non destrutturare un ambito
di paesaggio.
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-
Inserimento di nuova
-
Ridurre la frammentazione
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PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
ripariali e golenali;
Il tracciato deve seguire la
morfologia del paesaggio;
Prevedere ponti e viadotti
(porre attenzione alle
dinamiche alla base dei
piloni) di qualità
progettuale e coerenza con
i materiali locali ;
Ridurre l’interferenza con
il corso d’acqua
prevedendo
attraversamenti
perpendicolari non
invasivi;
Prevedere dei percorsi
ciclopedonali;
In ambito fluviale
prevedere la
rinaturalizzazione del
corso d’acqua e una fascia
tampone igrofila;
Realizzare impianti
arboreo e/o arbustivi
laterali alla strada (fig.4);
Interventi di
consolidamento,
contenimento e
antierosione dove
necessario.
Ripristinare e/o preservare
le connessioni ecologiche;
Mantenere il reticolo idrico
superficiale e la trama del
particellario rurale
utilizzando anche la
vegetazione;
In ambito urbano
prevedere impianto
arbustivo e/o arboreo
laterale alla strada (fig.5);
In ambito agricolo
prevedere o una fascia
arbustiva laterale alla
strada o delle colture no
food.
Progettare un nuovo
paesaggio piuttosto che
mitigare e mascherare la
nuova infrastruttura.
Mitigazioni non invasive
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COPIA
tangenziale di
circonvallazione.
-
-
Trasformazione di una
strada extra-urbana o
circonvallazione in urbana.
-
degli ambiti agricoli;
Fare attenzione alle relazioni
di prossimità tra urbano e
non urbano.
Ri-progettazione della strada
in base al traffico e al tessuto
insediativo.
-
-
Progettazione di strade di
accesso radiali e/o
tangenziali.
-
Facilitare gli attraversamenti. -
-
Progettazione di una strada
mercato.
-
-
Trasformazione di una
strada mercato in una
strada urbana.
-
Progettarla in modo tale che sia una “grande vetrina”,
prevedendo eventualmente
percorsi veloci alternativi.
Ristrutturare il tracciato e gli accessori;
Facilitare gli attraversamenti.
-
-
Progettazione di una strada
parco.
-
Ripristinare le connessioni
ecologiche;
Adeguare il tracciato alla
morfologia;
Valorizzare il patrimonio
culturale e naturale di valle,
versante e crinale.
-
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
ed integrate al contesto;
Qualità progettuale dei
manufatti e coerenza con i
materiali locali.
Modificare la carreggiata,
inserendo i parcheggi,
percorsi alternativi e verde;
Progettare l’arredo idoneo
al nuovo stato di strada
urbana;
Prevedere delle piazze.
Progettare il sedime
stradale per rallentare
gradualmente la velocità
di percorrenza;
Prevedere arredo stradale
ed equipaggiamento a
verde adeguati.
Ristrutturazione radicale
nel tracciato e negli
accessori, facilitando gli
attraversamenti.
Ridurre la carreggiata a
due o una corsia per
affiancare una pista
ciclabile;
Preservare un’area
pedonale prospiciente gli
esercizi commerciali;
Inserire arredo urbano e
vegetazione in funzione
estetica e di comfort;
Prevedere attraversamenti
pedonali rialzati in modo
da rallentare la velocità dei
flussi di circolazione.
Prevedere un tracciato
sinuoso per ridurre la
velocità;
Tutelare i percorsi pedonali
e ciclabili, favorendo gli
attraversamenti;
Predisporre aree di sosta
frequenti;
Valorizzare le visuali sul
paesaggio;
Installare bacheche
illustrative e informative;
Realizzare landmarks
significativi dei caratteri
degli ambiti attraversati;
Pagina 184 di 359
COPIA
-
Previsione di marciapiede
e/o pista ciclopedonale in
un’area in cui si prevede
uno sviluppo residenziale
e/o commerciale (fig.9).
-
Attrezzare la strada con
nuovi percorsi dolci;
Prevedere arredo vegetale.
-
-
-
-
Mitigazione e
compensazione dell’ambito
paesistico agricolo
produttivo.
-
Sistemazione dell’area di
frangia interclusa;
Ridefinizione dei margini
per limitare
l’urbanizzazione;
Individuazione di una fascia
di ambientazione
dell’infrastruttura.
-
-
-
-
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
Segnalare e agevolare gli
accessi e il patrimonio
culturale e naturale.
Se la strada è abbastanza
ampia si può restringere la
corsia e inserire il
marciapiede e/o la pista
ciclopedonale in una sede
propria;
Se la strada non è
sufficientemente ampia si
può prevedere il senso
unico di marcia,
affiancando la corsia da un
percorso pedonale e/o
ciclabile tracciato
sull’asfalto;
L’inserimento di
vegetazione con funzione
di arredo può sottolineare
la separazione tra i due tipi
di percorrenza.
Costruzione di fascia
tampone e siepi di
penetrazione;
Progettazione di piste e
ponti ciclopedonali per
collegamento città e
campagna;
Costruzione di rilevati per
vista panoramica aldi là
dell’infrastruttura;
Previsione di orti urbani o
spazi ricreativi e di
aggregazione;
Installazione di barriere
antirumore;
Inserimento di biomasse
nelle fasce di rispetto
stradale per assorbimento
inquinanti;
Vegetazione di bordo
strada con forme variate
così da ridurre la
monotonia visiva della
strada;
Utilizzare l’area interclusa
tra fascia tampone e
insediato con funzioni
ricreative, sociali e
ambientali.
Pagina 185 di 359
COPIA
-
Mitigazione e
compensazione dell’ambito
paesistico rurale di frangia per salvaguardare le aree
rurali.
-
Sistemazione dell’area di
frangia interclusa;
Individuazione di aree di
contenimento delle nuove
urbanizzazioni;
Ridefinizione dei margini
per limitare
l’urbanizzazione;
Individuazione di una fascia
di ambientazione
dell’infrastruttura (fig.10).
-
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-
-
-
-
Inserimento di una
infrastruttura in un ambito
con presenza di una rete
ecologica e/o di area
naturalistica.
-
Opere di mitigazione e
compensazione.
-
-
-
Migliorare l’accessibilità
urbana.
-
PROVINCIA DI TERAMO
Ricomposizione urbanistica
in corrispondenza della porta
urbana;
Ricucire il paesaggio di
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
-
Costruzione di fascia
tampone e siepi di
penetrazione;
Vegetazione di bordo
strada con forme variate
così da ridurre la
monotonia visiva della
strada;
Utilizzare l’area interclusa
tra fascia tampone e
insediato con funzioni
ricreative, sociali e
ambientali.
Progettazione di piste e
ponti ciclopedonali per
collegamento città e
campagna;
Previsione di orti urbani o
spazi ricreativi e di
aggregazione;
Installazione di barriere
antirumore;
Se ho una strada con
effetto barriera da basso a
medio è preferibile inserire
una fascia filtro tra la
strada e l’insediato e delle
opere di mitigazioni
trasversali alla strada nella
parte non insediata;
Se ho una strada con
effetto barriera da medio
ad alto, individuare opere
di mitigazione su entrambi
i lati della strada.
Garantire una fascia
tampone interposta tra
l’area sensibile e l’asse
stradale;
Riqualificare e potenziare
gli ambiti naturalistici
interferiti;
Predisporre passaggi
faunistici (sovrappassi e
sottopassi) dimensionati in
base ai flussi della fauna
locale (fig.12).
Rifunzionalizzare le aree
dismesse o marginali;
Dare qualità architettonica
e paesistica al nodo
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COPIA
transizione tra non
urbanizzato, periferia e
centro urbano (fig. 11).
-
strategico;
Razionalizzare e separare i
flussi;
Creare una sequenza di
visuali, di spazi pubblici
messi a sistema, di aree di
sosta pedonali e
automobilistiche nella
transizione da paesaggio
aperto a paesaggio urbano.
Esempi di corretto inserimento paesaggistico delle infrastrutture:
b
a
Fig.1 Strada che segue la morfologia
Fig.2 Strada che genera due ambiti omogenei (a) e due ambiti di cui uno residuale (b)
Fig.3 Progetto di Bernard Lassus per l’inserimento paesistico dell’autostrada A85, Francia
Fig.4 Ambito fluviale
Fig.5 Ambito urbano
Fig.6 Ambito collinare
Fig.8 Previsione di percorsi dolci, siepi e Fig.9 Previsione di percorsi ciclabili e
visuali di fianco a strada esistente
marciapiedi ad ambo i lati della strada
Fig.11 Progetto di riqualificazione dell’avenue Pierre
Mendes-France, Montpellier
PROVINCIA DI TERAMO
Fig.7 Ambito montano
Fig.10 Fascia di ambientazione
delle infrastrutture
Fig.12 Ponte verde, autostrada E43, Gebrazhofen,
Germania
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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COPIA
Scheda D2.1_ Interferenza con la rete ecologica e con il reticolo idrografico
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
-
FINALITA’
Attenuare le interferenze
con la rete ecologica.
-
AZIONI
Inserire correttamente nel
paesaggio l’asse stradale;
Potenziare il sistema
ambientale in caso di
tracciato stradale esistente;
Salvaguardare i varchi e le
connessioni ecologiche;
Ricostruire gli ecosistemi
ripari e golenali;
Mettere a dimora formazioni
arbustive ed arboree in
funzione di filtro,
compensazione e
connessione.
-
-
-
-
-
-
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
INTERVENTI
Interventi di
deframmentazione;
Interventi di ingegneria
naturalistica per la stabilità
dei versanti (in ambiti
montani) e per la
riqualificazione dei corsi
d’acqua (in ambiti di
fondovalle) quali
formazione di lanche,
ampliamento di aree
golenali, ripristino
ecosistemi ripariali;
Interventi di forestazione a
mitigazione e
compensazione
dell’infrastruttura (in
ambiti montani);
Corretta gestione dei
boschi produttivi e delle
pratiche agricole
tradizionali (in ambiti
montani);
Ripristinare le connessioni
ecologiche fiume/versanti
(in ambiti di fondovalle);
Gestione dei margini
urbani e delle nuove
edificazioni;
Ricostruire la trama del
mosaico ambientale (in
ambiti di fondovalle),
potenziando gli
agroecosistemi e le
pratiche agricole
tradizionali (in ambiti di
pianura);
Prevedere interventi di
mitigazione e
compensazione localizzati
in prossimità
dell’intersezione (in caso
di tracciato trasversale alla
rete ecologica) (fig.1);
Ripristinare le connessioni
longitudinali con interventi
di deframmentazione in
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COPIA
-
-
-
-
corrispondenza
dell’attraversamento (in
caso di tracciato trasversale
alla rete ecologica) (fig.1);
Prevedere interventi di
mitigazione e
compensazione localizzati
nella fascia interclusa (in
caso di tracciato parallelodistanziato alla rete
ecologica) (fig.2);
Ripristinare le connessioni
trasversali con interventi di
deframmentazione in
corrispondenza
dell’attraversamento (in
caso di tracciato parallelodistanziato alla rete
ecologica) (fig.2);
Prevedere interventi di
mitigazione e
compensazione localizzati
lungo il corridoio fluviale
(in caso di tracciato in area
fortemente urbanizzata)
(fig.3);
Prioritario ripristino delle
connessioni trasversali
mediante
deframmentazione e
salvaguardia dei varchi
rimasti (in caso di tracciato
in area fortemente
urbanizzata) (fig.3).
Esempi di interventi in caso di interferenze con la rete ecologica e con il reticolo idrografico:
Fig.1 Tracciato trasversale alla
rete ecologica
PROVINCIA DI TERAMO
Fig.2 Tracciato parallelo-distanziato
alla rete ecologica
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
Fig.3 Tracciato in area
fortemente urbanizzata
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COPIA
Scheda D2.2_ Sovrappassi e sottopassi faunistici
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
-
FINALITA’
Realizzare connessioni
importanti in presenza di
aree a parco e/o in zone
dove sono stati individuati
o si vogliono convogliare
flussi faunistici.
-
-
AZIONI
Ripristinare le connessioni
ecologiche (fascia vegetata)
e antropiche (percorso
pedonale);
Ricucire il mosaico
paesistico – ambientale.
-
-
-
-
-
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
INTERVENTI
Installare ponti verdi
(fig.1) con sezione minima
di 5 m (per sola fauna) o 8
m (per fauna e pedoni),
ottimale da 15 a 20 m, con
struttura in cemento armato
e ferro, dotati di muretti o
paratie laterali (con rete di
protezione e mensola
lignea per il passaggio di
scoiattoli, ghiri, ecc.)
(fig.3), ove possibile di
muretto centrale alto 70 cm
per separare il percorso
antropico da quello
faunistico. Il ponte dovrà
avere uno strato drenante
di circa 10 cm per il
deflusso delle acque e
sopra uno strato di terreno
riportato di circa 60 cm;
Prevedere ponte verde con
la struttura che termina con
grata viva su un lato,
invece che con un
terrapieno, nei luoghi in
cui lo spazio per le rampe è
limitato;
Se il ponte verde ha sia il
percorso faunistico che
quello antropico, è
importante posizionare una
densa fascia di arbusti, alti
almeno 2 m, per ridurre il
disturbo antropico;
Piantumare arbusti eduli
nei due punti di attacco del
ponte per fungere da
richiamo alla fauna;
Schermare i margini del
ponte con una fascia di
vegetazione;
Installare gallerie artificiali
al di sopra di assi viari in
aree particolarmente
sensibili o congestionate
(in ambito di pianura)
Pagina 190 di 359
COPIA
-
-
-
-
-
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-
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
(fig.4);
Installare un sovrappasso
in continuità con il
versante per salvaguardare
l’omogeneità del mosaico
paesistico-ambientale (in
ambito collinare e
montano) (fig.6);
Ristrutturare un ponte
esistente apponendo due
passerelle ai lati di esso,
una con funzione di
percorso ciclo-pedonale e
l’altra con funzione di
passaggio faunistico
(fig.2);
Installare un sottopasso per
piccoli animali su strade
esistenti tramite
“spingitubo” (fig.8);
In caso di nuove
infrastrutture permettere il
passaggio faunistico in
corrispondenza
dell’intersezione strada /
corso d’acqua, tramite
scatolari (minimo 2mx2m,
consigliato 2mx8m)
(fig.5);
Adattare scatolari esistenti
per la realizzazione di
sottopassi faunistici,
allargando la sezione,
formando una banchina per
la fauna terrestre;
Inerbare gli imbocchi degli
scatolari con intervento di
pannelli alveolari in
polietilene ad alta densità e
inserimento di vegetazione
di richiamo lateralmente al
percorso;
Prevedere sottopassi per
ungulati (minimo 12m x
2m) con taglio obliquo
all’imboccatura per
assicurare l’ingresso della
luce, assicurando il
drenaggio delle acque
(fig.7).
Pagina 191 di 359
COPIA
Esempi di interventi di sovrappassi e sottopassi faunistici:
Fig.2 Ristrutturazione di un ponte esistente
Fig.1 Ponte verde
Fig.3 Particolare sovrappasso – Sezione longitudinale tipo
Fig.4 Esempio di galleria artificiale
Fig.5 Esempio di scatolare faunistico
Fig.6 Sovrappasso in ambito collinare o montano
Fig.7 A sinistra,
sottopasso per ungulati
Fig.8 a destra,
sottopasso faunistico
per piccoli animali
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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COPIA
Scheda D2.3_ Vegetazione lungo strada
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
-
FINALITA’
Inserire elementi vegetali
lungo la strada in funzione
schermante, di barriera
acustica, estetica e per
ripristinare la continuità
ecologica e paesaggistica.
-
AZIONI
Progettare fasce vegetate
lungo le strade, tenendo
conto dei vincoli normativi
vigenti (fig.1-2-3).
-
-
-
INTERVENTI
Abbinare alberi e arbusti
per rompere la linearità
stradale;
Prevedere dei rilevati
vegetati in funzione di
mitigazione visiva e
sonora;
In caso di strada in rilevato
prevedere maggiore
vegetazione in prossimità
del sottopasso faunistico
(fig.4);
Prevedere l’area sotto il
viadotto in terra battuta
(fig.5);
Piantumare arbusti bassi a
portamento strisciante in
caso di galleria (fig.6);
Promuovere filari e siepi
arboreo arbustive a T, per
mitigare la strada,
interrompere il forte segno
del tracciato e per
ricostruire il disegno del
paesaggio.
Esempi di vegetazione lungo la strada:
Fig.2 Vegetazione con
strada in trincea
Fig.1 Vegetazione per
strada a raso
Fig.4 Vegetazione per
strada in rilevato
PROVINCIA DI TERAMO
Scheda
Fig.5 Vegetazione per
viadotto
Fig.3 Vegetazione per
strada su pendio
D2.4_
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
Fig.6 Vegetazione per
strada in galleria
Pagina 193 di 359
COPIA
Attraversamenti e percorsi ciclabili
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
-
-
FINALITA’
Prevedere attraversamenti
su strade interpoderali,
forestali, o asfaltate ma a
bassa intensità di traffico
nei punti più frequentati
dalla fauna per garantire la
continuità dei flussi (fig.1).
Prevedere percorsi ciclabili
attrezzati, correttamente
inseriti nel contesto (fig.6).
-
-
-
AZIONI
Garantire la continuità del
sistema ambientale in
contesti agricoli e forestali.
Incentivare e promuovere
forme di mobilità
sostenibile;
Configurare spazialmente e
tipologicamente il percorso;
Relazionare il percorso con
gli elementi esistenti e la
valorizzazione delle visuali e
del patrimonio culturale e
naturale;
Ubicare correttamente la
segnaletica, le soste, i
pannelli informativi, ecc.;
Prevedere opportuna
mitigazione vegetale;
Scegliere i materiali
compatibilmente e
coerentemente con il
contesto.
-
-
-
-
-
-
-
-
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
INTERVENTI
Utilizzare una
pavimentazione permeabile
(per es. green block).
Progettare parcheggi di
interscambio in punti
strategici (stazioni,
capolinea degli autobus,
grandi parcheggi, ecc.)
(fig. 2-3-4);
Recuperare i percorsi
campestri esistenti e
adibirli a pista ciclabile
(fig.5);
In caso di nuovi tratti
prevedere la pista ciclabile
in prossimità con il
margine insediato e
agricolo, possibilmente con
un percorso sinuoso;
Prevedere nei nuovi tratti
del percorso ciclabile una
vegetazione di filtro tra la
pista e la strada (livello
arbustivo con funzione di
filtro e livello arboreo per
ombreggiamento);
Potenziare il sistema
naturale ( in ambito
naturale);
Ripristinare gli ecosistemi
(in ambito naturale);
Prevedere interventi di
mitigazione e
deframmentazione ( in
ambito naturale) (fig.8);
Potenziare gli elementi del
paesaggio agrario e gli
agroecosistemi (in ambito
agricolo) (fig.9);
Valorizzare il patrimonio
rurale (in ambito agricolo);
Relazionare i percorsi con
gli spazi pubblici (in
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COPIA
-
-
ambito urbano);
Piantumare elementi di
filtro vegetali (in ambito
urbano);
Valorizzare il patrimonio
culturale (in ambito
urbano) (fig.10);
Utilizzare calcestre o terra
battuta per la finitura
superficiale della pista;
In corrispondenza degli
incroci con le strade o con
percorsi pedonali associare
alla pista (solo quella con
pavimentazione in terra
stabilizzata) una
pigmentazione colorata;
In caso di percorso in
prossimità di sponde
naturali, sopraelevare la
pista per garantire il
passaggio dei piccoli
animali (fig.7).
Esempi di attraversamenti e piste ciclabili:
Fig.1 Esempio di attraversamento
Fig.5 Percorso campestre
Fig.8 Ciclabile in ambito naturale
PROVINCIA DI TERAMO
Fig.2 Interscambio bici/
bus, Parma, PR
Fig.3 Interscambio bici/
treno, Perigine, TN
Fig.6 Ciclabile con fascia verde
Fig.4 Interscambio bici/
auto, Viareggio, LU
Fig.7 Percorso ciclabile lungo sponda bacino
Fig.9 Ciclabile in ambito agricolo
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
Fig.10 Ciclabile in ambito urbano
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COPIA
Scheda D2.5_ Barriere antirumore
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
-
FINALITA’
Installazione di barriere
antirumore lungo le
infrastrutture principali.
-
AZIONI
Rispettare le caratteristiche
stradali e il contesto
attraversato;
Diversificare le barriere
fonoassorbenti in ambito
urbano e in ambito naturale.
-
-
-
-
INTERVENTI
Realizzare barriere
antirumore in terra armata
con una pendenza di 70°
(in ambito rurale);
Barriera fonoassorbente
trattata esteticamente per
mantenere attiva la mente
del guidatore (in ambito
urbano);
Realizzare barriera
antirumore in rilevato, con
tasche in geotessuto di
cocco, posizionando tra le
tasche piantine radicate e
talee di salice (ambiti
naturali);
Progettare il fronte e il
retro della barriera
antirumore considerando il
contesto e la percezione.
Esempi di barriere antirumore:
Fig.1 Barriera antirumore in ambito urbano
Fig.3 Esempio di barriera antirumore (lato campagna)
PROVINCIA DI TERAMO
Fig.2 Barriera antirumore in
ambito rurale
Fig.4 Esempio di barriera antirumore (lato strada)
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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COPIA
Scheda D2.6_ Ponti e viadotti
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
-
FINALITA’
Inserire armonicamente nel
paesaggio ponti e/o
viadotti.
-
-
AZIONI
La forma, la struttura e i
materiali dei ponti e/o
viadotti devono essere idonei
al paesaggio che li ospita;
Mitigare gli impatti
(soprattutto in ambiti
naturali).
INTERVENTI
La forma e la struttura
devono richiamare
l’orditura e la sinuosità del
contesto paesaggistico
(fig.2);
In ambito urbano le forme
e i cromatismi possono
essere più artificiosi,
diventando dei landmark
armonicamente inseriti nel
contesto (fig.1).
Esempi di ponti e viadotti:
Fig.1 Ponte in ambito urbano (landmark)
Fig.2 Ponte in ambito periurbano
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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COPIA
Scheda D2.7_ Elettrodotti
Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla
Normativa – Gennaio2014
-
FINALITA’
Mitigare gli elettrodotti,
ma renderli visibili
all’avifauna.
-
AZIONI
Interrare le linee elettriche
ove possibile;
Isolare i conduttori sospesi
per evitare elettrocuzione;
Seguire gli andamenti
naturali del terreno e disegno
fisico del territorio;
Collocare i piloni in modo
tale da non disturbare il
campo visivo;
Localizzare le linee
elettriche schermandole con
la vegetazione esistente.
-
-
-
-
-
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
INTERVENTI
Evitare la presenza di
piloni nei coltivi;
Preferire l’installazione in
zone già compromesse,
nelle zone povere di
essenze (nelle aree
boschive) e a monte nelle
zone collinari e
pedecollinari;
Evitare sostegni
sovrapposti ai punti focali
di assi viari rettilinei;
Lo sfondo scuro (per es. un
bosco) riduce l’impatto
visivo, ma è necessario
mantenere distanze di
sicurezza dalle formazioni
arboree per la tutela
dell’avifauna (fig. 1-2);
In corrispondenza di
elettrodotti dovrà essere
piantumata vegetazione
arbustiva (nei boschi,
foreste e aree
naturaliformi) (fig.4);
Interrare le linee nei pressi
di cabine elettriche di
trasformazione, nelle aree
di tutela ambientale
caratterizzate da zone
umide, aree forestali
diffuse con abbondanza di
specie ornitiche (fig.3);
Prevedere mitigazioni
visive e faunistiche (cavo
Elicord (fig.5), Tralicci con
isolanti (fig.7), Marker
(fig.6), design estetico del
traliccio (fig.8-9-10)).
Pagina 198 di 359
COPIA
Esempi di interventi per elettrodotti:
Fig.1 Impatto visivo alto, ma maggiore tutela
dell’avifauna
Fig.2 Impatto visivo basso, ma maggiore
minaccia per l’avifauna
Fig.3 Interramento della linea elettrica in
corrispondenza della centrale
Fig.4 Mitigazione elettrodotto con vegetazione
arbustiva
Fig.5 Cavo Elicord
Fig.8 Traliccio di design
PROVINCIA DI TERAMO
Fig.6 Marker
Fig.7 Tralicci con isolanti
Fig.9 Traliccio di design
Fig.10 Traliccio di design
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
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COPIA
ST
D
SI
ST
B1
Scala
R
ST
PI
SI
NI
1:75000
Il Presidente
Valter Catarra
L’Assessore all’Urbanistica
Vincenzo Falasca
SF
S
Il Dirigente Settore Urbanistica
arch. Danilo Crescia
ASCOLI PICENO
SI
ST
SI
SCF
I
Progetto di Piano:
Settore Urbanistica − Servizio Pianificazione Urbanistica − Provincia di Teramo
ST
SI
ST
C
3
F
Responsabile unico del procedimento: arch. Giuliano Di Flavio
R
Coordinatore della progettazione: arch. Giuliano Di Flavio
SCF
Elaborazioni grafiche e G.I.S.:
S.I.T. Provincia di Teramo: geom. Roberto Brenda (resp.), geom. Alfonso Pallini
CI
SF
S
5
Responsabile amministrativo: dott.ssa Ildaura Nigro
Collaboratrice: Cristina Szczurek
ST
C
ST
M
ST
S
Esistente da confermare
Esistente da riqualificare in sede
R
ST
PI
H
H
O
SA
ST
PI
SF
ST
PI
S
Di previsione da verificare
H
H
O
SA
SCI
SCI
MI
SCF
D
ST
ST
C
PI
CI
SF
A
Esistente da confermare
Esistente da riqualificare in sede
ST
Di previsione da verificare
Di previsioni alternative da verificare
SA
MS
SI
M
8
R
F
Esistente da confermare
Esistente da riqualificare in sede
Di previsione da verificare
SI
ST
1
SCF
CI
R
SCF
I
SA
CZ
SI
Portanti
SF
U
SF
S
Da qualificare
Da
razionalizzare
I
R
I
R
SF
S
NI
H
SA
SCF
I
ST
CC
TERAMO
SCI
MA
Livello intercomunale
H
O
Da
incentivare
Livello provinciale
SF
R
ST
M
SCI
SCI
D
MC
ST
T
ST
ST
D
PI
SCI
MA
R
SA
M
7
I
I
R
SI
AI
SCI
C
SCI
S
Di primo livello
I
I
2
SA
CO
I
ST
C
SCI
Di secondo livello
SI
AI
S
Centri di supporto alla commercializzazione
Mercato all'ingrosso
Centro carni
Centro ittico
Centro agroalimentare
Centro commerciale all'ingrosso
Centro di distribuzione
MC
MI
MA
C
D
SCF
I
SI
ST
ST
PI
SCF
Centro commerciale integrato
I
CP
CI
Livello provinciale
Livello intercomunale
SCF
CP
I
Medio-grandi superfici di vendita
SI
SCF
I
NI
AI
ST
F
CF
Agglomerato industriale attrezzato
Area attrezzata per PMI
Centro per lo sviluppo tecnologico
Centro di promozione commerciale
Centro fieristico
SA
SF
R
4
H
O
H
SA
ST
CC
SI
CF
SF
S
CO
Centro servizi di coordinamento
ortofrutticolo
Centro servizi e di coordinamento
per la zootecnia
Macello provinciale
Centrale raccolta del latte
Macello sub-provinciale
SF
S
CZ
M
CL
MS
I
ST
D
S
P.I.
CC
C
M
T
Darsena-Approdo turistico
Impianti sciistici
Impianti integrati per il tempo libero
Centro congressi
Sala convegni attrezzata
Attrezzature museali - espositive
Attrezzature per la musica e lo spettacolo
ST
PI
ST
PI
R
O
SA
ST
PI
SF
SI
AI
U
S
Universita'
Plessi scolastici di 2° grado e di
formazione professionale
Centro di ricerca
Polo archeologico
R
A
6
SI
AI
ST
S
H
Ospedale
Strutture sanitarie assistenziali specializzate
H
SA
PESCARA − CHIETI
ST
S
1. Asta del Tordino. Tratto Bellante - S. Nicolo'
2. Nodo modale e commerciale di Villa Vomano
3. Asta del Vibrata. Viabilita' di fondovalle
4. Bacino sciistico del Gran Sasso
5. Recupero dei nuclei storici della Laga
6. Asta Val Fino. Razionalizzazione e riqualificazione attivita' produttive
7. Asta Val Vomano. Viabilita' di fondovalle e aree produttive
8. Nodo plurimodale Mosciano - Giulianova
SF
S
ST
M
SAD −Scuola di Architettura e Design ˆEduardo Vittoria˜ − Università degli Studi di Camerino
Scuola di Architettura e Design (SAD)
prof. Michele Talia − Coordinatore scientifico
prof. Marco D’Annuntiis
prof.ssa Rosalba D’Onofrio
Gruppo di lavoro: SPIN−OFF TERRE
Piersebastiano Ferranti (Presidente Spin−OFF Terre)
Chiara Camaioni
Valeria Di Palma
Dania Di Pietro
Serena Mandich
Emmanuele Pedicone
Ilenia Pierantoni
Andrea Renzi
PROVINCIA DI TERAMO
Consulenza economico − territoriale
prof. Piergiorgio Landini
Collaboratrice
arch. Federica Masci
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.1
L’AQUILA
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PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
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PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
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COPIA
Piano Strategico Provinciale per la sostenibilità ambientale
e il contenimento del consumo di suolo
PARTE SECONDA: I Contenuti Innovativi del Piano Strategico
4. Le scelte progettuali del Piano Strategico
Indice
Premessa
1. Teramo domani: le sfide, le opportunità, la visione
1
1.2. Verso una “visione” condivisa del territorio teramano
2
1.3. Salvaguardare le identità e le differenze
4
1.4. Per una nuova mappa dei livelli di concertazione
5
2. Guardare al territorio con uno sguardo differente
7
2.2. L’affermazione di un assetto policentrico
9
2.3. Effetti territoriali della crisi del sistema produttivo
21
3. Le Nuove sfide della pianificazione d’area vasta
Le opportunità del progetto di territorio
69
4.3. Perequazione urbanistica e territoriale
71
4.4. Contratti di paesaggio e contratti di fiume
72
la sicurezza del territorio e la tutela della biodiversità
73
4.6. La riscoperta del territorio agricolo
74
5. Scenari Strategici
5.1. Visioni d’insieme
76
78
80
82
84
5.2.1.
5.2.2.
5.2.3.
5.2.4.
5.2.5.
Visione strategica sistema territoriale complesso “Val Vibrata”
Visione strategica sistema territoriale complesso “Fino-Piomba”
Visione strategica sistema territoriale complesso “Vomano”
Visione strategica sistema territoriale complesso “Tordino- Teramo”
Visione strategica dei sistemi territoriali complessi “Laga - Gran Sasso”
86
86
90
93
99
104
5.3. Progetti Strategici
3.1. Sperimentare nuove forme di governo dell’area vasta
29
30
30
30
31
3.2. Consumo di suolo e strategie per il contenimento
31
3.3. Il Paesaggio e la ricomposizione del territorio di scala vasta
62
3.4. Il ruolo delle comunità locali nella tutela e nel miglioramento
dell’integrità ecologica e paesaggistica delle fasce fluviali
3.5. Criticità e vincoli negli attuali processi di pianificazione
63
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
4.2.
5.2. Visioni strategiche dei Sistemi Territoriali Complessi
2.1. Una molteplicità di paesaggi
PROVINCIA DI TERAMO
68
5.1.1. Sistema Paesaggistico-Ambientale
5.1.2. Sistema Insediativo
5.1.3. Sistema della Mobilità
5.1.4. Sistema del Turismo
PARTE PRIMA: Verso una nuova governance per l’area vasta
3.1.1. La messa in comune di una vision del territorio teramano
3.1.2. Il territorio teramano in un campo di forze a geometria variabile
3.1.3. Verso il superamento di una visione gerarchica delle relazioni
istituzionali
3.1.4. Per una rinnovata centralità del ruolo delle comunità locali
La città in cerca di nuovi confini ,di qualità ambientale e paesaggistica
4.5. La compensazione ecologica per la riqualificazione ambientale ,
1.1. Il valore strategico delle politiche di area vasta
(l’evoluzione del quadro normativo nazionale e il ruolo delle Province)
4.1.
66
5.3.1.
5.3.2.
5.3.3.
5.3.4.
5.3.5.
5.3.6.
Città della Costa
Rete Ecologica e Paesaggio
Una nuova agricoltura
Produzione e sviluppo
Turismi
Dotazioni territoriali e gestione dei servizi
108
112
117
120
122
126
6. Le regole della trasformazione
6.1. Nuove regole e buone pratiche per il dimensionamento e la riqualificazione
degli insediamenti residenziali
6.2. Nuove regole e buone pratiche per il dimensionamento e la riqualificazione
degli insediamenti produttivi
6.3. Indirizzi per la riqualificazione Paesistico -Ambientale del territorio
provinciale
127
129
131
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PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
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Premessa
1.
affidano alla facoltà di imparare non solo dai casi di successo, ma anche dai fallimenti che hanno
caratterizzato in passato le scelte delle istituzioni locali in materia di valorizzazione delle risorse, di
riqualificazione del paesaggio e di protezione dell’ambiente.
TERAMO DOMANI: LE SFIDE, LE OPPORTUNITÀ, LA VISIONE
La decisione della Amministrazione Provinciale di Teramo di procedere alla elaborazione di un Piano
Strategico è maturata in un periodo assai problematico, caratterizzato tanto alla scala locale quanto a
quella globale da un clima diffuso di preoccupazione e di incertezza che non sembra certo favorire quella
propensione a “investire sul futuro” che dovrebbe essere alla base di un documento di questo tipo.
Tuttavia, se non ci si limita ad analizzare gli effetti distruttivi prodotti dalla violentissima crisi economica
iniziata nel 2009, e si prova a separarli dalle conseguenze ben più durature e controverse della
contemporanea transizione verso un nuovo ciclo economico, fondato sull’importanza crescente delle
attività immateriali e su investimenti ad altissima intensità tecnologica e di conoscenza, ci si rende conto
che esiste la concreta possibilità che questo nuovo paradigma possa favorire il rilancio dei sistemi locali
di sviluppo. Sempre che, naturalmente, questi ultimi sappiano esprimere un’inedita attitudine
competitiva, incentrata sulla capacità di apprendimento che le imprese, le strutture amministrative e il
sistema insediativo riusciranno rispettivamente a esprimere.
Il Piano Strategico intende sfruttare fino in fondo questa possibilità, contribuendo a far sì che l’economia
teramana “comprenda” le ragioni della crisi da cui è tuttora investita e sia capace di sviluppare una vera
competitività d’impresa, facendo leva al tempo stesso sul sapere organizzativo e gestionale, su un’offerta
molto ampia e qualificata di competenze, sulla creatività e l’innovazione, sulla cooperazione tra gli attori
e sulla loro capacità di prendere parte a reti nazionali e internazionali. L’insieme di questi nuovi fattori
competitivi è in grado di concorrere alla formazione del capitale territoriale, e cioè di quel
“conglomerato” di infrastrutture materiali e immateriali, qualitative e relazionali, che può rivelarsi
decisivo in vista della partecipazione ai nuovi mercati dell’agricoltura di qualità, dei settori manifatturieri
a media e alta intensità tecnologica, della formazione superiore e dell’industria del benessere e del
turismo.
Per quanto riguarda poi le strutture amministrative il Piano Strategico si propone di puntare su processi
di apprendimento che non solo migliorino le prestazioni che il sistema dei servizi è in grado di assicurare
ai cittadini, ma diffondano altresì la consapevolezza di poter trarre da una valutazione rigorosa degli
effetti dell’azione di governo che è stata condotta in questi anni utili insegnamenti per migliorare
l’efficacia dei provvedimenti normativi e di spesa, e per favorire un dialogo serrato tra i differenti
comparti e livelli della pubblica amministrazione. Anche a tale scopo la forma piano che è stata
predisposta ha fatto sì che non solo la trasmissione di conoscenze e di buone pratiche, ma anche
l’acquisizione di competenze specifiche per l’applicazione delle procedure innovative introdotte dal
Piano Strategico (perequazione territoriale, compensazione ecologica, depositi verdi, ecc.) si affidasse a
un apparato normativo di semplice lettura, e che l’armonizzazione delle inevitabili spinte localistiche
potesse trovare nelle Conferenze di pianificazione una sede privilegiata di decantazione. Naturalmente
un processo di apprendimento collettivo di questo tipo richiede continui aggiustamenti una volta che
saranno emerse difficoltà interpretative o esigenze di ulteriore approfondimento, per cui è possibile
formulare l’auspicio che già a partire dai prossimi mesi vengano predisposti, su iniziativa della Regione
o della stessa amministrazione provinciale, nuovi apparati manualistici e/o regolamenti applicativi a
integrazione degli allegati contenuti nelle nuove norme tecniche di attuazione del PTCP.
Per le strutture territoriali l’apprendimento si misurerà infine in termini di capacità di reagire
positivamente ai cambiamenti, mettendo in campo idee e modelli nuovi per interpretare e affrontare la
complessità e le situazioni d’incertezza. Il Piano Strategico punta molto su questa “capacitazione” degli
attori locali e dei territori, e intende promuoverla mediante specifici interventi e progetti strategici che si
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
1.1. Il valore strategico delle politiche di area vasta
Avendo posto al centro dell’azione di governo la ricerca di nuove forme di dialogo tra istituzioni e
cittadini l’amministrazione provinciale ha da tempo messo in cantiere un profondo rinnovamento del
sistema di pianificazione, in modo da perseguire con maggiore efficacia l’apertura dei processi
decisionali alle istanze partecipative e la sperimentazione di nuove forme di sussidiarietà. Fin dalla
primavera del 2011 l’avvio delle attività finalizzate alla revisione del PTC della Provincia di Teramo ha
coinciso pertanto con l’affidamento al gruppo di lavoro di un incarico che prevedeva la necessità di
misurarsi con una “forma piano” sostanzialmente nuova, in cui l’elaborazione di una “visione al futuro”
del territorio provinciale avrebbe dovuto convivere con una riorganizzazione della governance di area
vasta compatibile con il nuovo assetto amministrativo che si andava configurando nel Paese per il livello
intermedio di governo.
La volontà di “giocare di anticipo”, e di non subire passivamente le ripercussioni di un
ridimensionamento del ruolo delle Province probabilmente inevitabile, punta innanzitutto a fare sì che
tale riordino non si traduca nello sconvolgimento delle politiche sovra-comunali (e indirettamente anche
di quelle locali) in materie cruciali quali la tutela e la valorizzazione del paesaggio, il contenimento del
consumo di suolo e la mobilitazione di tutte le energie disponibili in vista del superamento dei principali
pericoli di stagnazione economica e sociale che hanno ormai investito l’intero territorio provinciale.
Un approccio siffatto ha comportato alcune decisioni coraggiose non solo in relazione allo scenario
strategico nel quale collocare questo nuovo atto di governo del territorio, ma che riguardano altresì la
volontà di rendere più impegnativa questa scelta di campo attraverso la presentazione di una variante
normativa che punta a garantire una maggiore concretezza al nuovo disegno di piano almeno su alcune
questioni determinanti. E’ questo il caso, ad esempio, della revisione delle procedure con cui assicurare
la legittimazione delle scelte di pianificazione (anche quando sono affidate ad uno strumento non
prescrittivo come il Piano Strategico), della modificazione delle regole per il dimensionamento delle aree
di nuova urbanizzazione e infine della introduzione di una disciplina innovativa per la rigenerazione del
territorio antropizzato e del paesaggio.
La decisione di optare risolutamente per un differente modello di pianificazione ha coinciso pertanto con
l’intenzione di impiegare tutta la “libertà” disponibile in un momento di transizione come quello attuale,
e di anticipare in questo modo alcuni provvedimenti normativi che avrebbero consentito di “mettere in
sicurezza” il territorio nei confronti di processi di degrado insediativo che oggi sono già all’opera e che
non possono aspettare il varo di una legge nazionale di riforma i cui tempi sono ancora difficilmente
prevedibili. Facendo leva su alcune, importanti differenze che caratterizzano gli approcci a più marcato
contenuto strategico nei confronti del piano di tradizione, è stato attribuito un rilievo dominante ad alcuni
elementi di visione e di integrazione delle politiche pubbliche di lungo periodo, nella convinzione che in
questo modo si potrà sviluppare un confronto pubblico informato sui costi e sui benefici ascrivibili ad
ogni distinta strategia, e che sulla base di questo dibattito democratico le istituzioni locali saranno in
grado nei prossimi mesi di convalidare e dare forza a questi indirizzi di pianificazione, ponendoli a
riferimento di una nuova governance di area vasta.
Ma in secondo luogo la Variante alle Norme Tecniche di Attuazione del PTCP della Provincia di Teramo
presentata contestualmente al Piano Strategico Provinciale per la sostenibilità ambientale e il
contenimento del consumo di suolo introduce numerose novità anche nell’impianto normativo vigente,
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che se da un lato ridefiniscono il campo in cui si procederà all’implementazione dei nuovi indirizzi di
pianificazione (come nel caso della revisione degli ambiti sovra-comunali o Sistemi territoriali
complessi, o della più precisa configurazione delle Conferenze di pianificazione), dall’altro arricchiscono
notevolmente la “cassetta degli attrezzi” a disposizione dell’amministratore e del tecnico in riferimento
ai vincoli alla urbanizzazione del territorio agricolo, alle norme che promuovono la riqualificazione del
paesaggio, alla perequazione territoriale e alla compensazione ecologica.
Da entrambi i punti di vista appena richiamati si ricava un’ampia fiducia nella capacità della
pianificazione di area vasta a carattere strategico di fondare la propria efficacia su processi di
apprendimento collettivo, che costituiscono – come si è già detto in apertura - una conseguenza della
impostazione adottata e, ancor più concretamente, il presupposto per cui le strategie di pianificazione
vengano continuamente alimentate e aggiornate grazie ad un’attività permanente di monitoraggio e di
valutazione dei risultati non appena questi ultimi verranno ottenuti.
Come il Documento preliminare presentato nell’agosto del 2012 aveva già segnalato, la volontà di
proseguire nella elaborazione di un documento di pianificazione di area vasta non si configura come
un’insolita forma di “accanimento” istituzionale, ma risponde all’impegno di offrire alcuni importanti
riferimenti di valutazione, di scelta, se non addirittura di progettualità, al processo di riassestamento che
farà seguito alla ridefinizione della mappa amministrativa dell’intera Regione Abruzzo e di quelle
confinanti. Conviene a questo punto segnalare che la scelta di un approccio siffatto costituisce un rischio
controllato; in attesa che la riforma del sistema delle autonomie locali raggiunga un accettabile stato di
equilibrio - e che una contemporanea riforma del governo del territorio riesca a corrispondere a questa
nuova articolazione del potere locale – si è deciso di puntare a una nuova, anche se provvisoria alleanza
tra pianificazione di area vasta e disciplina urbanistica, per effetto della quale il progetto di territorio si
candiderà a costituire, alle diverse scale, l’elemento fondamentale di congiunzione tra i differenti
approcci e le peculiari competenze dei soggetti ed attori della pianificazione.
Nelle pagine seguenti avremo modo di chiarire che una siffatta attività di orientamento e di guida si è
affidata in primo luogo alla elaborazione di una vision in grado di guidare la ricomposizione di politiche
e progetti durante una stagione che si caratterizzerà per l’allentamento dei vincoli gerarchici cui il
vecchio ordinamento ci aveva abituato. Anche per effetto del venir meno del “collante” che finora è stato
esercitato dalla appartenenza alle attuali aggregazioni provinciali, il Piano Strategico deve assumersi il
compito di offrire un antidoto alle spinte centrifughe alimentate dalla prospettiva di nuove aggregazioni
con i territori contermini. Si muove in questa direzione l’articolazione del modello insediativo
provinciale in Sistemi territoriali complessi, che nelle intenzioni della amministrazione dovranno
costituire il riferimento territoriale più efficace per collaudare nuove formule di collaborazione
istituzionale e per dare vita a nuove unioni comunali.
Oltre a consentire la “messa in comune” delle elaborazioni compiute in una fase di intensa
sperimentazione della pianificazione strategica (si vedano i piani di Teramo, della Macro- Area
Montesilvano/Pineto o di Città Condivise), questa indicazione di metodo si segnala per la capacità di
puntare a una forma piano che la mette nelle condizioni di adattarsi alla domanda di governo espressa da
un territorio che nei prossimi anni sarà destinato molto probabilmente a subire profonde modificazioni.
Sia per quanto concerne la scelta di una “geometria variabile” degli ambiti che saranno interessati dai
nuovi atti di governo, e che potranno combinarsi liberamente all’interno dei Sistemi territoriali complessi
a seguito degli accordi intercomunali che saranno sottoscritti. Sia in relazione invece alla possibilità di
rispondere con un’intensità normativa “versatile” a esigenze differenziate di governo, che sono ormai
molto frequenti in un periodo ad elevata perturbazione come quello attuale, nel quale è opportuno
affiancare a un apparato regolativo più tradizionale, che è comunque necessario al fine di disciplinare le
trasformazioni insediative, un ventaglio di orientamenti, indirizzi e meccanismi premiali che invece si
rivelano utilissimi per promuovere la partecipazione dei soggetti privati alla implementazione delle scelte
di piano.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Si comprende agevolmente come il campo in cui la decisione di ricorrere a uno strumento di
pianificazione a carattere strategico appare pressoché priva di alternative è costituito proprio da quelle
“arene decisionali” che sono condizionate dalla presenza di numerosi fattori di incertezza, e in cui la
necessità di ipotizzare il comportamento a lungo termine dei principali indicatori socio-economici e
territoriali costringe ad effettuare una esplorazione del futuro sulla base di scenari tendenziali (riferibili
alla previsione delle dinamiche in atto, e in assenza di politiche correttive) e di scenari alternativi, utili
soprattutto per simulare preventivamente l’impatto delle differenti politiche di intervento, e dunque per
consentire un confronto pubblico informato sui costi e sui benefici che sono ascrivibili ad ogni distinta
strategia.
Grazie ad un’impostazione di questo tipo il Piano Strategico riesce a stabilire un confronto immediato e
di facile lettura tra i possibili futuri dell’azione di governo, con la conseguenza non trascurabile di
affrontare le trasformazioni di lungo periodo non più come l’esito predeterminato di un processo
decisionale che è già delineato in partenza, e che condannerebbe la pubblica amministrazione a subire il
condizionamento esercitato dalle decisioni adottate in una precedente fase politica, ma come un concreto
terreno di operatività nel quale esercitare più liberamente i propri compiti di coinvolgimento e di sintesi
di interessi potenzialmente contrapposti.
1.2. Verso una “visione” condivisa del territorio teramano
Nel momento in cui il Piano Strategico sarà presentato in Consiglio Provinciale saremo ancora in attesa
di una decisione definitiva in merito alla riduzione del numero delle province, né si conosceranno ancora
le procedure che verranno seguite per riaggregare alle province superstiti i territori che appartengono
invece alle province in via di cancellazione. Tuttavia, almeno alla luce del dibattito degli ultimi anni,
appare assai probabile il ricorso ope legis a criteri quantitativi piuttosto grezzi, senza dubbio di semplice
applicazione essendo legati alla individuazione di una soglia demografica e territoriale al di sotto della
quale è prevista la soppressione della provincia, ma al tempo stesso incapaci di tener conto delle
peculiarità del territorio, e dunque difficilmente in grado di proporre un disegno complessivo e
aggiornato su cui fondare una visione coerente per il futuro.
Nel tentativo di contrastare questa deriva meccanicistica, il nuovo atto di governo ha puntato in primo
luogo a sottoporre a un’attenta revisione il quadro di riferimento disegnato dal PTC attualmente vigente
che, sebbene sia stato definitivamente approvato solo nel 2001, utilizza ancora una base conoscitiva di
oltre vent’anni. Fin dall’inizio della sua elaborazione, il nuovo Piano ha dunque provato ad aggiornare la
lettura del territorio provinciale e delle sue dinamiche socio-economiche e insediative, nella convinzione
che le nuove sensibilità emerse più recentemente in materia di sostenibilità ambientale e di difesa del
paesaggio, di efficienza energetica e di tutela delle aree agricole, sarebbero riuscite ad ottenere il più
ampio recepimento nella misura in cui avessero stabilito un intenso flusso di conoscenze con i territori di
riferimento.
Questa approfondita rilettura critica del PTP ha inoltre consentito di provvedere contemporaneamente ad
alcune esigenze di adeguamento della disciplina alle prescrizioni contenute in alcuni strumenti di
pianificazione di livello regionale (il PTP, il Piano di Assetto Idrogeologico e, in prospettiva, la nuova
legge urbanistica regionale) che nel frattempo si erano manifestate, e di trarre utili indicazioni da alcune
iniziative concluse di recente o ancora in fase di svolgimento su iniziativa della Provincia di Teramo,
quali ad esempio il Progetto Borghi, finalizzato al recupero e alla valorizzazione dei borghi montani, o il
Piano d’Area della Bassa e Media Valle del Tordino che aveva consentito di attuare i contenuti del PTP
relativamente a un sub-ambito del territorio provinciale di rilievo strategico soprattutto in una fase di
marcato restringimento della base produttiva.
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Gli elementi di conoscenza che così sono stati ottenuti, e i rilievi critici ottenuti in seguito alla rassegna
dei punti di forza e di debolezza operata dall’analisi SWOT (che, come avremo modo di chiarire
successivamente nel testo, ha offerto un fondamentale contributo alla definizione delle strategie di
intervento), hanno consentito di elaborare una visione del territorio provinciale che è stata illustrata
sommariamente già nel Documento Preliminare illustrato nell’agosto 2012 al termine di un processo di
condivisione che ha coinvolto le istituzioni locali e i principali stakeholders.
Lo scenario “auspicabile” che viene di seguito proposto è dunque il frutto di un dialogo serrato tra
l’amministrazione provinciale, il gruppo di lavoro dell’Università di Camerino e membri influenti della
società teramana; esso ha offerto al tempo stesso le motivazioni iniziali e uno sfondo necessario per
valutare la congruenza e il prevedibile impatto del nuovo sistema di pianificazione veicolato dal Piano
Strategico, ma al tempo stesso esso rappresenta un riferimento fondamentale da utilizzare come
“antidoto” per contrastare gli effetti traumatici che potranno derivare dal riassetto amministrativo
prossimo venturo.
L’idea guida che è stata messa a punto si caratterizza per una sostanziale rottura nei confronti delle
dinamiche che hanno caratterizzato la fase di più intensa trasformazione della provincia di Teramo e
prefigura un nuovo paradigma che mette in discussione il mito della crescita quantitativa virtualmente
illimitata che è stato acriticamente inseguito finora. Gli effetti negativi di una corsa allo sviluppo
sostanzialmente priva di freni inibitori sono ormai sotto gli occhi di tutti e impongono contromisure e
politiche che agiscano in controtendenza. Tali iniziative si preannunciano nella maggioranza dei casi
impegnative e dolorose, ma necessarie.
La prospettiva indicata non implica necessariamente la scelta di un orizzonte di decrescita, ma segnala
piuttosto la possibilità di aderire a un modello di sviluppo stazionario e al tempo stesso dinamico, che
secondo la metafora di Giorgio Ruffolo del lago aperto contrapposto allo stagno offre l’opportunità di
intraprendere un sentiero che punta al raggiungimento di obiettivi rilevanti sotto il profilo della
innovazione e della qualità. E che, al tempo stesso, contribuisce al contenimento di una crescita che
consuma risorse non rinnovabili e non produce significativi effetti positivi in termini di incremento dei
livelli occupazionali e di reddito.
Questo scenario presuppone un notevole cambio di rotta rispetto ai comportamenti più consolidati negli
anni passati, ma può comunque far presa su alcuni elementi che sono già presenti nel contesto locale. Si
pensi ad esempio alla bassa consistenza demografica, che comporta una minore pressione insediativa e,
quindi, un più facile raggiungimento di un migliore bilanciamento (e dunque di una condizione di
stabilità economica/ecologica) tra i fattori che concorrono al consumo di risorse scarse e gli agenti che
contribuiscono alla loro riproduzione. Ma si consideri anche la notevole estensione delle aree protette e,
al tempo stesso, l’esistenza di una fitta rete policentrica di città medie e piccole, che se non hanno
impedito il diffondersi del fenomeno dello sprawl edilizio in gran parte del territorio provinciale,
possono costituire un riferimento prezioso in vista della promozione di politiche di contenimento della
crescita urbana e di maggiori sinergie tra aree interne e fascia costiera.
Sotto il profilo spaziale lo scenario proposto, pur facendo leva su alcuni tradizionali punti fermi del
modello insediativo teramano (il centro urbano ordinatore del comune capoluogo, i sistemi vallivi a
pettine tipici dell’Abruzzo settentrionale al confine con le Marche, l’asse trasversale pedemontano a
supporto della rete urbana minore, la conurbazione costiera), introduce un elemento innovativo,
costituito da una direttrice di penetrazione che mette in collegamento la linea di costa con il sistema
collinare e montano. L’immissione di questo nuovo asse si propone di mettere in contatto le “stanze”
territoriali e paesistiche che finora hanno costituito la proiezione più immediata di una tradizionale
tendenza alla frammentazione, con il duplice obiettivo di contrastare le spinte all’isolamento e alla
marginalità, e di porre le basi per un “riposizionamento” complessivo dell’area teramana.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
In vista di un percorso virtuoso che renda compatibile il modello di sviluppo locale delle aree montane e
collinari con il progetto integrato territoriale delle aree più urbanizzate,è necessario ipotizzare una
sapiente combinazione di formule insediative e produttive che assecondi la ricerca di nuovi valori e
orienti il cambiamento degli stili di vita, di consumo e di produzione,valorizzando di conseguenza il
lavoro autonomo, l’artigianato, la microimpresa e l’innovazione. Laddove nelle aree interne il processo
di pianificazione deve tendere alla valorizzazione del patrimonio territoriale e prevedere l’assunzione
delle risorse locali come fattori trainanti di una crescita auto-sostenibile, nei territori pianeggianti e lungo
la costa le politiche di piano possono assumere il carattere di un patto tra attori locali, fondato sulla
valorizzazione delle risorse endogene come fondamentale requisito per la produzione di ricchezza.
Naturalmente il successo di questo disegno e, in definitiva, la stessa efficacia della visione proposta dal
Piano Strategico è da porsi in relazione alla capacità di far interagire le componenti fondamentali del
sistema insediativo provinciale anche a partire dall’individuazione di nuove attività e filiere economiche,
che siano in grado di affermarsi in mercati sempre più esposti alla competizione internazionale. Si pone a
questo punto la necessità di reinterpretare in modo creativo il ruolo assegnato a ciascun sistema
territoriale, facendo in modo che il tessuto produttivo locale possa riscoprire nuove opportunità nel frame
economico dello sviluppo locale, con applicazioni che spaziano dall’agricoltura di qualità al turismo
culturale e naturalistico, e dall’artigianato a più elevato valore aggiunto al terziario avanzato.
Se si vuole imprimere davvero un’accelerazione che dia slancio alle potenzialità espresse dai diversi
contesti insediativi, e che punti all’auto-riconoscimento e alla crescita dell’identità locale, conviene
muoversi in più direzioni, chiaramente riconoscibili anche se fortemente integrate:
- l’acquisizione di un posizionamento più favorevole in termini di competitività e di innovazione
costituisce un obiettivo ordinario, irrinunciabile, al quale tutte le componenti territoriali della Provincia
di Teramo devono lavorare con continuità. L’innovazione in particolare costituisce il principale
strumento di confronto per connettersi ai flussi di valore di dimensione globale, ma a condizione di
declinarla in tutti i modi possibili (innovazione tecnologica, di prodotto, di processo, organizzativa), di
applicarla a tutti i settori economici, anche quelli apparentemente più tradizionali e/o “protetti”
(agricoltura, turismo, ecc.), di evitare la reiterazione di modelli importati acriticamente e, al contrario, di
fondare i processi innovativi sull’assunzione della varietà, della memoria e della eredità come valori
imprescindibili;
- la rivendicazione di una nuova centralità delle attività di cura del territorio, che dovranno essere
interpretate non solamente come un imperativo etico da assumere nei confronti della sicurezza dei
cittadini, della struttura insediativa e del paesaggio, ma come un’opportunità straordinaria di cambiare gli
stili di vita e di consumo (del suolo e delle altre risorse non riproducibili) e di mobilitare il patrimonio
storico, paesistico e culturale che caratterizza l’intera provincia per prendere parte con autorevolezza al
Progetto Appennino Parco d’Europa. Tale partecipazione comporta in primo luogo il rafforzamento
dell’offerta turistica espressa dal territorio montano e la sua potenziale integrazione con quella che si
manifesta durante i mesi estivi dalla costa, ma allude altresì alla possibilità di sviluppare, intorno al
potenziamento delle infrastrutture verdi, alla riconversione e alla bonifica delle aree industriali dismesse
e alla messa in sicurezza del territorio, un nuovo settore economico a elevata intensità di lavoro
qualificato che attualmente si caratterizza per le notevoli prospettive di crescita;
- la promozione di iniziative finalizzate a contrastare i processi di de-industrializzazione mediante
la difesa delle isole di produzione altamente qualificata e tramite l’offerta di un milieu favorevole alla
innovazione. Rientrano in questa strategia le misure finalizzate a offrire al sistema delle imprese che
sono già presenti nel territorio teramano, o a quelle che sono disposte a trasferirvi le proprie linee di
produzione, un ambiente propizio e ricco di urbanità, su cui il Piano Strategico intende incidere
positivamente attraverso il ricorso a progetti di territorio, al consolidamento delle relazioni tra attività di
ricerca (Università di Teramo) e processi produttivi e, infine, alla valorizzazione dell’offerta insediativa;
- la messa in cantiere di iniziative di ricapitalizzazione territoriale allo scopo di aggiornare la
concezione che vede ancora nella città un importante motore dello sviluppo. Soprattutto se affiancate da
un’azione di contrasto nei confronti dello sprawl urbano, tali misure possono ripristinare quel legame di
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prezioso interscambio tra gli insediamenti urbani compatti e il territorio aperto che nella realtà teramana
è ancora riconoscibile in molte situazioni, e che si manifesta in modo evidente con la diffusione
crescente di produzioni agricole urbane o peri-urbane, con la rinnovata centralità dei luoghi destinati alla
offerta di servizi, alla cultura e alla formazione superiore, con la riconquista di una capacità di attrazione
(soprattutto nel caso delle città d’arte) nei confronti dei flussi turistici, delle botteghe d’arte,
dell’artigianato ad elevato valore aggiunto ed infine con la possibilità di offrire luoghi ospitali per
piccole produzioni di nicchia e per alcune filiere innovative.
1.3. Salvaguardare le identità e le differenze
In virtù di una particolare tendenza ad affrontare il governo del territorio e del suo incessante
cambiamento che gli è propria, i piani strategici si distinguono, come è noto, per la tendenza a perseguire
l’attivazione di strumenti di regolazione e di incentivazione che siano in grado di influire sulla differente
velocità delle modificazioni spaziali (lentissima, nel caso dei territori da tutelare, ma assai più rapida
nelle aree da trasformare). Questo particolare approccio non solo tiene conto della differente reattività
delle strutture insediative, ma cerca al tempo stesso di armonizzare la diversa operatività e l’eterogenea
propensione al mutamento espressa dai soggetti e attori della pianificazione.
Coerentemente con questa peculiare disciplina delle trasformazioni, il Piano Strategico di Teramo punta
in primo luogo a valorizzare l’estrema ricchezza di situazioni insediative che è già stata riconosciuta dal
Piano Paesaggistico Regionale in corso di redazione, e che consente di annoverare un considerevole
ventaglio di paesaggi identitari e un numero cospicuo (16) di paesaggi d’area vasta. Nel complesso
questa non comune dotazione territoriale costituisce un importante plus competitivo per la provincia di
Teramo, anche se l’elevato livello qualitativo di naturalità e biodiversità delle aree interne o la rilevanza
del patrimonio storico e architettonico non ha impedito l’affiorare di criticità non trascurabili, attinenti ad
esempio alla moltiplicazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico o alla estensione del consumo di
suolo.
Anche se negli ultimi decenni un processo di urbanizzazione incoerente e, in alcuni casi fuori controllo
(si pensi alla fascia costiera, alle aste fluviali o alle principali direttrici infrastrutturali di fondovalle), ha
comportato lo snaturamento del modello insediativo tradizionale, esistono tuttora le condizioni per
riaffermare e aggiornare quell’assetto policentrico che è ancora leggibile in questa realtà territoriale,
come più in generale nell’Italia di mezzo. Si tratta infatti di una configurazione spaziale che in passato ha
favorito il raggiungimento di un virtuoso equilibrio tra città e campagna. Che in seguito ha consentito
all’area teramana di competere con successo con territori molto più forti sotto il profilo della consistenza
demografica e delle dotazioni infrastrutturali. Ma che oggi può contribuire al contenimento, se non
addirittura alla correzione, delle principali contraddizioni indotte dalla iper-urbanizzazione che il nostro
Paese ha conosciuto in occasione del periodo più lungo ed espansivo della nostra storia urbana recente.
Nel segno di questo neo-policentrismo di seconda generazione, il Piano Strategico di Teramo ha posto a
fondamento della visione del futuro che intende proporre alla comunità provinciale un ambizioso disegno
di attivazione delle risorse locali, che possono essere interpretate come elementi propulsivi di uno
sviluppo sostenibile che trova nell’identità locale il suo principale punto di forza.
Nella prospettiva indicata il paesaggio non costituisce “solamente” una risorsa da custodire gelosamente,
ma piuttosto una leva fondamentale per mobilitare e rendere solidale una popolazione che la diffusione
insediativa ha contribuito a frammentare. Adottando questo approccio peculiare la messa in sicurezza del
territorio provinciale, la promozione di un uso sostenibile dei beni ambientali e culturali e la stessa
attivazione di nuovi programmi di valorizzazione delle risorse turistiche o di quelle agroalimentari non
contribuiscono semplicemente a definire un modello di sviluppo più attento alla specificità e alla fragilità
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Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
del contesto insediativo, ma rappresentano i momenti fondamentali di una politica territoriale che vede
nell’ambiente e nel paesaggio i fattori strategici dello sviluppo del territorio.
La proiezione più evidente di questa nuova filosofia di piano può essere rintracciata nella disciplina che è
stata messa a punto in vista della implementazione del Piano Strategico e che verrà esposta più
compiutamente nelle pagine successive. Per ora è sufficiente segnalare che oltre ad alcuni dispositivi più
convenzionali della pianificazione di area vasta, ci si affida in questo caso a strumenti quali i Contratti di
paesaggio o i Contratti di fiume, e a tavoli di negoziazione come le Conferenze di pianificazione, in cui è
evidente la volontà di affidarsi alle fitte reti di collaborazione e di apprendimento che la dimensione
locale è in grado di intercettare, e che la co-pianificazione riuscirà a indirizzare più efficacemente.
In definitiva lo scenario che il nuovo Piano ha disegnato per ciascun contesto provinciale affida ai
comuni, in forma singola o associata, un compito fondamentale di adattamento delle principali scelte
progettuali alle esigenze dei singoli territori. Più in particolare alle autonomie locali è offerta
l’opportunità di interpretare l’impulso al policentrismo e di renderlo più fattibile e condiviso, fino al
punto che un efficace antidoto nei confronti della crisi della città come inevitabile conseguenza della
diffusione insediativa degli ultimi decenni può essere rintracciato proprio in questa strategia, e dunque
nella sua propensione a evidenziare la preferibilità di una risposta collettiva alla domanda di una più
elevata qualità abitativa, alla capacità di “pensare insieme” al miglioramento della accessibilità non più
nei termini esclusivi del potenziamento delle infrastrutture, alla soluzione di carenze funzionali che alla
scala municipale non possono essere più fronteggiate con successo.
Calibrare nuovamente il modello di sviluppo che si è affermato nel territorio provinciale e orientarlo
verso un nuovo assetto policentrico comporta l’elaborazione di una strategia fondata su alcuni principi
fondamentali:
 il primo riguarda necessariamente l’individuazione di aree omogenee sovra-comunali (ovvero i
Sistemi Territoriali Complessi) in cui l’approccio ai temi del policentrismo può giovarsi di una scala
territoriale più appropriata ad affrontare le situazioni di compromissione e di crisi territoriale determinate
dalla diffusione insediativa e, al tempo stesso, a consentire il ricorso alla co-pianificazione;
 un secondo principio ordinatore è relativo invece alla assunzione dell’impegno a far sì che le
incoerenze prodotte dalle politiche urbanistiche locali- soprattutto in relazione al dimensionamento degli
strumenti urbanistici, all’azione di contrasto nei confronti dello sprawl e alla corretta localizzazione delle
grandi attrezzature territoriali – vengano superate nell’ambito delle Conferenze di pianificazione e
formalizzate tramite Accordi di Programma o Protocolli d’intesa per la realizzazione e/o gestione di
servizi;
 un terzo importante presupposto riguarda la possibilità di affrontare in modo più coerente e coordinato
il cambio di paradigma postulato dalla attuale congiuntura economica, con misure finalizzate alla
“retrocessione” della capacità edificatoria da residenziale (o produttiva) ad agricola che non mettano in
crisi un coerente disegno urbanistico tale da garantire l’integrazione e l’equilibrio tra le diverse
destinazioni d’uso;
 infine un quarto principio posto alla base del nuovo piano prevede il contenimento del consumo di
suolo mediante la promozione di interventi finalizzati alla rinaturalizzazione di territori antropizzati e
non più utilizzati. Soprattutto nel caso delle aree industriali dismesse che non possono contare sugli
incrementi di valore derivanti da un cambio di destinazione d’uso (perché in contesti insediativi poco
accessibili, o incompatibili con le finalità della tutela ambientale e del contenimento del rischio
idrogeologico), l’obiettivo del risanamento può essere perseguito ricorrendo ai criteri della progettazione
sostenibile e del contrasto ai cambiamenti climatici. Si pensi, ad esempio, alle misure che nel Piano
Strategico e, più in particolare, nella variante normativa al PTCP vigente affrontano con risolutezza il
tema della rigenerazione introducendo uno specifico strumento (il “deposito verde”) che prevede
l’individuazione di aree pubbliche a basso valore ecologico che potranno essere oggetto di interventi di
bonifica e di risanamento finalizzati al miglioramento ambientale ed ecologico.
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1.4. Per una nuova mappa dei livelli di concertazione
Interpretando fino in fondo il suo ruolo di indirizzo e di accompagnamento verso un nuovo modello di
governo del territorio, la Provincia di Teramo si propone di guidare con questo Piano Strategico una
transizione che si preannuncia assai impegnativa e non priva di rischi. In uno scenario che contempla non
solo il sostanziale riesame dei compiti assegnati all’istituto provinciale, ma anche il suo probabile
ridimensionamento, l’attenzione è rivolta al tempo stesso all’esterno e all’interno dei confini
amministrativi entro i quali l’Ente ha finora operato.
Per quanto riguarda lo sguardo lungo della pianificazione, il Piano offre utili indicazioni per affrontare la
complessa negoziazione che inizierà quanto prima, innanzitutto (ma non solo) in sede regionale, con
riferimento specifico alle principali scelte insediative di area vasta e alla partecipazione dei diversi
sistemi locali dell’Abruzzo alle risorse finanziarie previste dalla nuova programmazione comunitaria
2014-2020. In vista di un riposizionamento che metterà a dura prova la capacità competitiva della
comunità provinciale, la vision elaborata dal Piano Strategico contiene alcune linee forti in grado di
sostenere l’ambizione a proporsi come un importante riferimento in almeno tre direzioni:
- proiettandosi verso le aree più interne della Regione e, ancora oltre, verso le montagne laziali e
umbre,con l’obiettivo di costituire un importante presidio di quel Progetto APE (Appennino Parco
d’Europa) che vede nella qualità del paesaggio e nella fitta rete delle aree protette il territorio più
congeniale in cui praticare un corretto rapporto tra uomo, ambiente e sviluppo delle attività economiche;
- attestandosi in posizione mediana lungo la fascia adriatica che congiunge idealmente il Veneto alla
Puglia, dove può svolgere un’importante funzione di snodo tra il sud delle Marche e il sistema urbanocostiero del pescarese non solo grazie a una diversificazione dell’offerta turistica legata alla proposta di
circuiti alternativi di penetrazione est-ovest - che dalla costa si spingono fino alle città d’arte e ai borghi
della fascia pedemontana (Atri, Civitella del Tronto, ecc.) - e fino ai territori in quota a più elevata
naturalità, ma anche in virtù delle sinergie, per ora solamente potenziali, tra l’attrazione esercitata dal
turismo balneare e la valorizzazione delle risorse culturali ed enogastronomiche dell’entroterra;
- proponendosi come sistema urbano policentrico, in grado cioè di compensare (e di contrastare) le
spinte determinate dai processi di metropolizzazione che si sono affermati nell’area Chieti-Pescara grazie
ad un’offerta integrata di servizi che può costituire il fondamento di un differente paradigma insediativo.
Perdurando l’assenza delle esternalità negative che sono tradizionalmente associate ai fenomeni di
concentrazione demografica ed economica, questo modello spaziale potrà tuttavia competere in un
prossimo futuro con gli altri sistemi insediativi solo se riuscirà a raggiungere un soddisfacente livello
delle economie di agglomerazione e se saprà ospitare un significativo avanzamento nella dotazione di
servizi di rango urbano.
Nel momento in cui questo nuovo atto di governo verrà messo in discussione non saranno probabilmente
ancora noti i processi di concertazione istituzionale che consentiranno di dibattere e approfondire gli assi
portanti della scenario a grande scala che è stato disegnato dal Piano Strategico di Teramo, né sarà
definita con chiarezza l’identità degli interlocutori che dovranno essere coinvolti nella discussione di
questo palinsesto, ma di cui faranno certamente parte la Regione Abruzzo e le altre regioni confinanti, le
province abruzzesi e le amministrazioni locali più direttamente interessate.
Più agevole risulta invece la prefigurazione del sistema della governance territoriale che dovrà
supportare le scelte di maggiore dettaglio, non tanto perché in questo caso i soggetti e gli attori che
dovranno essere coinvolti sono più facilmente identificabili, ma in quanto la stessa variante normativa ha
posto le basi di un riassetto delle filiere decisionali che cercherà di assecondare i cambiamenti che si
stanno preannunciando, e che molto probabilmente saranno radicali anche alla scala locale. In previsione
di un’imminente transizione dell’istituto provinciale da ente locale a organismo elettivo di secondo
livello, si è dunque avvertita l’esigenza di assicurare alla nuova Provincia la capacità di esercitare le
funzioni di indirizzo e di coordinamento delle attività dei Comuni che comunque non le verranno
sottratte, anche se dovrà sostituire ai poteri prescrittivi di cui era dotata in precedenza la “forza”
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Allegato n.2
persuasiva di proposte che dovranno acquisire “sul campo” il consenso dei decisori.
Facendo leva sulla capacità dei processi di apprendimento di condizionare le scelte degli stessi soggetti
collettivi (su cui ci siamo già soffermati in apertura di questa premessa), il Piano Strategico di Teramo ha
affidato la “sopravvivenza” della pianificazione di area vasta a due manovre distinte, ma convergenti, e
relative rispettivamente alla formalizzazione della filiera decisionale e alla innovazione degli strumenti di
pianificazione.
Sotto il profilo “procedurale” l’articolazione del territorio provinciale in sei Sistemi Territoriali
Complessi individua la dimensione ottimale per praticare i compiti previsti dalla disciplina della copianificazione e per sperimentare i processi tendenti alla costituzione di nuove Unioni di Comuni. Di
norma tali attività sono affidate a Conferenze di pianificazione, che hanno il compito di favorire la
partecipazione dei Comuni e degli Enti Gestori delle Aree Regionali Protette al processo di
pianificazione secondo un modello di concertazione e di dialogo che potrà tradursi più concretamente
nella stipula di Accordi di Pianificazione o di Accordi di Programma per l’attuazione delle opere e degli
interventi.
Per quanto riguarda invece l’implementazione del disegno di piano che è stato delineato in questo Piano
Strategico, e che successivamente verrà approfondito con il contributo dei partecipanti alle Conferenze di
Pianificazione, è previsto il ricorso ad una serie di strumenti che comportano il superamento dei limiti
amministrativi più angusti (per definizione quelli comunali) e da cui ci si attende il superamento, anche
culturale, di quella concezione regolativa e “azzonativa” che ha costituito finora una importante zavorra
per il piano di tradizione. Oltre ai Contratti di Paesaggio e ai Contratti di Fiume già richiamati in
precedenza – per i quali la “vocazione” di area vasta è assicurata dalla stessa geografia delle unità di
paesaggio e delle reti ecologiche di cui questi strumenti devono occuparsi prioritariamente - si fa
riferimento ai Piani d’Area che il PTC già contemplava e soprattutto ai Progetti Strategici, che invece
vengono introdotti per la prima volta dal Piano Strategico e dalla variante normativa.
Laddove i Piani d’Area sono destinati a ricomporre i possibili conflitti derivanti dalle principali scelte
insediative compiute dai Comuni (dimensionamento delle aree edificabili, localizzazione delle
attrezzature di rango urbano, potenziamento della rete infrastrutturale, ecc.), e trovano nelle aree
“frizionali” di confine la loro più fruttuosa applicazione, i Progetti Strategici si collocano invece a un
livello di maggiore complessità, a dimostrazione che la pianificazione di area vasta non si propone
semplicemente di correggere gli “errori” e le disfunzionalità in cui la disciplina urbanistica può incorrere
quando non riesce a superare gli approcci più riduttivi o settoriali. Ed infatti i Progetti Strategici che
sono stati messi a punto in occasione di questo piano strategico di prima generazione si propongono di
implementare alcune visioni di medio e di lungo periodo ivi contenute, con un approccio trasversale che
ricompone a seconda delle esigenze i Sistemi Territoriali Complessi più direttamente interessati, e con
una propensione a ricomporre i diversi punti di vista espressi dai principali stakeholders che dovrebbe
tradursi nella capacità di orientare le scelte e gli investimenti di soggetti pubblici e privati.
Nella formulazione introdotta dalla variante normativa al P.T.C.P. sono stati individuati sei progetti
strategici, che mettono in campo le fondamentali declinazioni della visione di lungo periodo che è stata
posta alla base del Piano Strategico:
1. Città della costa, dove il miglioramento dell’accessibilità e della mobilità sostenibile costituirà
l’occasione per ammodernare le reti infrastrutturali, riqualificare il paesaggio e migliorare la
competitività urbana, con ripercussioni più evidenti per i quattro Sistemi Territoriali Complessi che si
affacciano sulla costa, ai quali si domanda di attivare processi di retrocessione urbanistica che siano in
grado di ridurre il consumo di suolo anche a difesa dei canali verdi trasversali residui tra i centri e le
connessioni ambientali con il territorio;
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2. Produzione e sviluppo, in cui la specializzazione delle attività economiche potrà essere perseguita
grazie al potenziamento delle dotazioni territoriali e alla razionalizzazione delle scelte insediative, ma
solo a condizione di tener conto dell’enorme patrimonio edilizio non utilizzato (e spesso non utilizzabile)
che il quadro conoscitivo del Piano Strategico ha consentito di stimare, e che richiede di valutare con
attenzione la fattibilità del ricorso a due differenti e complementari strategie:
a. la ri-naturalizzazione o il ripristino dell’uso agricolo nelle aree meno accessibili e/o meno
compromesse sotto il profilo ambientale;
b. l’applicazione di paradigmi progettuali innovativi alle aree che presentano le migliori potenzialità di
riqualificazione, e dove è possibile puntare alla riconversione degli impianti industriali dismessi
attraverso la configurazione di nuovi spazi del lavoro inseriti correttamente nel paesaggio e dotati di
servizi, centri studi e laboratori di ricerca, spazi di relazione sociale;
3. Rete ecologica e paesaggio, con interventi finalizzati al potenziamento delle reti ecologiche, alla
messa in sicurezza del territorio, alla realizzazione di progetti di valorizzazione paesaggistica e di
compensazione ambientale, tali comunque da assicurare che la pianificazione di livello comunale sia in
grado di tradurre in buone pratiche le indicazioni del Progetto Strategico in materie quali ad esempio la
formazione e la manutenzione di corridoi ambientali e fruitivi lungo le aste fluviali, o la penetrazione in
ambito urbano della rete verde mediante la realizzazione di spazi adeguatamente progettati e strutturati
ad elevata naturalità;
4. Turismi, con iniziative che puntano a conseguire il potenziamento del settore attraverso una
diversificazione dell’offerta ricettiva, l’integrazione dei circuiti a differente vocazione (mare, montagna,
città d’arte) e la destagionalizzazione dei flussi turistici, la valorizzazione delle sinergie tra il comparto
turistico e altri settori economici (servizi, produzione culturale, eno-gastronomia, ecc.), e con benefici
che potranno essere virtualmente ripartiti su tutti i contesti insediativi presenti nella provincia;
5. Una nuova agricoltura, con misure che associano il rafforzamento del sistema agro-alimentare alla
messa in rete delle imprese agricole moderne e al potenziamento della offerta infrastrutturale, e che non
trascurano di valorizzare quelle produzioni che sono oggi di nicchia, ma che manifestano notevoli
potenzialità (coltivazioni biologiche, distretti agroalimentari di qualità, produzioni DOP, orti urbani,
biomasse, ecc.);
6. Dotazioni territoriali e gestione dei servizi, mirando a potenziare la rete infrastrutturale secondaria
trasversale (di collegamento tra la costa e l’interno), a consolidare il telaio delle accessibilità territoriali
(ma con l’esclusione di quelle direttrici che potrebbero trainare nuovi processi di urbanizzazione ad
elevato consumo di suolo) e a sostenere alcuni fondamentali presidi socio-sanitari nelle aree interne e
montane in grado di contrastarne lo spopolamento e a condizione di valutarne preventivamente la
sostenibilità economica.
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Allegato n.2
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2.
GUARDARE AL TERRITORIO CON UNO SGUARDO DIFFERENTE
2.1. Una molteplicità di paesaggi
Affrontare la questione paesaggistica all'interno del piano strategico provinciale significa mettere il
paesaggio al centro del progetto di territorio, considerandolo una dimensione strutturale del progetto di
urbanistica. Questa scelta è rilevante in quanto diventa il primo passo per superare quel gap tuttora
presente tra le grandi scelte della pianificazione paesaggistica (a livello regionale) e le azioni
conformative del regime dei suoli (attuate, nella prassi, solo alla scala locale): un passaggio dove spesso
si perdono le migliori intenzioni dei migliori piani. Questa scelta è anche di notevole valenza
comunicativa, nella misura in cui apre all’interazione con le pratiche consensuali, innovando le politiche,
il piano e il progetto di territorio.
Come la Commissione Paesaggio dell'INU ha sottolineato al Convegno di Salerno (2013), nella
convinzione che il paradigma della crescita della città debba essere abbandonato e ripensando a nuove
modalità d’azione e d’intervento, "il progetto di paesaggio deve saper toccare temi strategici, di
immediata visibilità e impatto, capaci di ottimizzare l’uso delle poche risorse disponibili e di trovare il
consenso o la partecipazione diretta di operatori privati, con possibili ripercussioni sulla gestione e
manutenzione". La dimensione dell'area vasta è quella più adatta perché le nuove visioni paesaggistiche
possano fare i conti con la complessità territoriale e imboccare la strada più efficace dal punto di vista
della sostenibilità. Non solo. La dimensione dell'area vasta è quella più adatta perché il paesaggio
divenga orientamento nel ripensare la qualità dello sviluppo sociale ed economico.
Dunque, il filtro della sintesi paesaggistica dota la Provincia di una capacità interpretativa di tipo
intersettoriale, profondamente radicata nei caratteri dei luoghi e delinea la struttura di base a cui ancorare
le diverse interpretazioni strategiche. Ma, soprattutto, lega l'obiettivo del perseguimento di una
pianificazione e gestione equilibrata del territorio con l'esigenza di mettere in campo metodi e strumenti
per una nuova politica della governance territoriale in grado di integrare le questioni del paesaggio con
quelle dell'ambiente e più diffusamente con le complessità territoriali. Il piano strategico provinciale
diventa così lo strumento per rapportare le attese, le richieste i piani impliciti della comunità con le
caratteristiche paesaggistico-ambientali di un'area, mettendo in gioco conflitti e corrispondenze tra uomo
e natura, coniugando la qualità dell’ambiente alla conservazione dei paesaggi, in una logica di
compatibilità fra trasformazione e uso delle risorse.
PARTE PRIMA:
VERSO UNA NUOVA GOVERNANCE PER L’AREA VASTA
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Allegato n.2
In questa prospettiva, l’elaborazione di quadri conoscitivi approfonditi, consistente nella lettura dei
caratteri identitari del territorio e del paesaggio, nel riconoscimento dell’insieme di risorse costituenti
potenzialità endogene di sviluppo e dei rischi che possano compromettere sia lo stato delle stesse che
l’attuazione del Piano e il raggiungimento dei suoi obiettivi, è già parte integrante della pianificazione
d’area vasta, non più operazione preliminare al Piano.
Il Quadro Conoscitivo del Piano Paesaggistico regionale in corso di redazione ci restituisce l’identità
paesaggistica del territorio della provincia di Teramo attraverso il riconoscimento di cinque paesaggi
identitari (costa teramana e pescarese; colline teramane; colline di Penne e Loreto; Gran Sasso Monti
della Laga, versante occidentale; Gran Sasso Monti della Laga, versante orientale), e di ben 16 paesaggi
d’area vasta (Valle del Tronto; Collina dl Vibrata Nord; Valle del Vibrata; Colline del Salinello; Valle
del Tordino; Colline di Notaresco; Val Vomano; Colline di Atri; Colline submontane Teramane; Gran
Sasso d’Italia; Montagna dei Fiori- Bosco della Martella; Campotosto-Bosco della Martesa; Collina
Submontana di Penne; Colline di Loreto; Costa Teramana Nord; Costa Teramana Sud).
La interpretazione e valutazione del territorio che emerge dal Quadro Conoscitivo del PRP evidenzia un
elevato livello qualitativo di naturalità delle aree interne per quanto attiene gli ecosistemi dei rilievi dei
versanti montuosi del Gran Sasso e della Laga (con la presenza del Parco Nazionale del Gran Sasso-
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Laga) e un importante ruolo ecologico delle aree vallive e fluviali, punte di eccellenze dell’ambiente
intermedio tra area montana e area costiera, pur non mancando casi di compromissione dovuti alla
pressione insediativa. Lo sviluppo incontrollato della fascia costiera che gradualmente erode anche le
ultime colline verso il mare ha di fatto compromesso la qualità paesaggistica dei fondovalle la cui
rigenerazione resta un obiettivo centrale del piano. Di buon livello può dirsi invece la qualità delle aree
agricole più interne, che tuttavia non hanno attualmente una grande capacità attrattiva ma potrebbero
rivestire un ruolo strategico oltre che per gli aspetti economici anche per il mantenimento della
connessione ecologica tra la fascia costiera e l’entroterra. Estremamente ricco risulta infine il patrimonio
storico, architettonico e archeologico ma non opportunamente valorizzato in quanto non adeguatamente
inscritto e celebrato dal paesaggio che lo include.
Dal Quadro Conoscitivo emergono dunque criticità e compromissioni nei diversi paesaggi provinciali
che mettono in discussione il modello di sviluppo a cui questo territorio si è affidato negli ultimi
cinquanta anni.
Certamente la mancanza di una lettura distintiva degli spazi urbani da quelli rurali non facilita una
caratterizzazione dei luoghi. Tuttavia essendo questo lo stato di fatto ormai irreversibile da cui si prende
le mosse, probabilmente, in sede di piano, sarà necessario non tanto ricercare un'improbabile definizione
della linea di demarcazione tra due entità non più differenziabili (sino al perdersi definitivo del concetto
di periferia) quanto sperimentare nuove forme di gestione di questi spazi della promiscuità.
Inoltre, il dissesto idrogeologico, lo spropositato consumo di suolo, l’abbandono delle aree montane e
delle aree collinari più interne, la semplificazione delle produzioni agricole, la mancata valorizzazione
del patrimonio storico, architettonico e archeologico, hanno comportato oltre che la perdita di alcuni
paesaggi identitari, il consumo delle risorse naturali con conseguenze dirette sulla sicurezza del territorio
e sulla qualità della vita delle persone che lo abitano. E' oramai assodato, da diverse esperienze
ricognitive svolte non solo in area teramana, che il livello di mantenimento della biodiversità è
strettamente rapportabile alla varietà ed alla qualità dei paesaggi che l'area detiene.
È proprio sul patrimonio/giacimento di risorse ancora presenti che si dovranno definire, all’interno del
Piano Strategico Provinciale, percorsi progettuali in grado di rafforzare i valori del territorio,
perseguendo, allo stesso tempo, obiettivi prestazionali orientati alla sostenibilità ambientale, sociale ed
economica.
Il modello di sviluppo che il Piano Strategico intende promuovere è fondato dunque sull’attivazione delle
risorse locali (materiali, immateriali e umane) come elementi propulsivi per la crescita, e sulla
consapevolezza e valorizzazione dell’identità locale come punto di forza. In un fase storica in cui ogni
specificità sembra perdersi nei processi di standardizzazione e omogeneizzazione delle reti globali, è
evidente che ogni forma di alterità mantenuta in vita potrà godere di un'attenzione speciale e sviluppare
attrattività. È per questo che la risorsa prioritaria per lo sviluppo del territorio è stata individuata nella
molteplicità dei paesaggi che caratterizza questa provincia mettendo in luce tante diversità che si
racchiudono in un progetto di sviluppo unico ma compositamente articolato.
Come enunciato nella Convenzione Europea del Paesaggio, sia il cosiddetto “paesaggio eccezionale” che
quello ordinario della “vita quotidiana” svolgono “importanti funzioni d’interesse generale, sul piano
culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituiscono risorse favorevoli all’attività economica”. In tal
senso, le scelte strategiche del Piano puntano principalmente sull'innalzamento della qualità di tutti i
paesaggi come il presupposto per mantenere in vita e per valorizzare i valori identitari e sui quali
promuovere lo sviluppo endogeno.
A partire dal Paesaggio, gli obiettivi generali del Piano Strategico Provinciale, articolati per Sistemi
Territoriali Complessi, si esplicitano principalmente nelle seguenti azioni:
- promozione dell’integrità fisica del territorio ricercando condizioni di sicurezza da rischi di origine
naturale o indotti dall’attività umana, prevedendo misure per il raggiungimento di nuovi equilibri
ecologici;
- valorizzazione delle risorse naturali e culturali come fattori strategici dello sviluppo territoriale,
prevedendo interventi di bonifica sia ambientale che urbanistica e approntando un piano di
valorizzazione delle risorse archeologiche, storico-artistiche e paesaggistiche, con riferimento soprattutto
alle aree montane e collinari;
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- promozione di un uso sostenibile del patrimonio ambientale e culturale orientato al turismo di qualità
non stagionale ma distribuito durante tutto l’anno, valorizzando le risorse locali, creando una rete
integrata di strutture ricettive e itinerari, ampliando e qualificando il sistema dell’offerta e dei servizi;
- implementazione del sistema economico, produttivo e culturale per dare nuova identità alla Provincia,
valorizzando i saperi e le tradizioni locali, promuovendo la formazione e lo sviluppo di filiere
agroalimentari basate sulla produzione agricola di qualità (Doc, Igt, Dop) e favorendo le produzioni
biologiche. In questa prospettiva, sarà posta particolare attenzione alle misure e azioni necessarie per
legare la qualità dei cibi alla qualità dei paesaggi che ne permettono la produzione.
Il Piano Strategico intende perseguire l’obiettivo della qualità dei Paesaggi Provinciali attraverso
strumenti di tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico, ambientale e culturale, quali:
- i Contratti di Paesaggio ed i Contratti di Fiume, favorendo lo sviluppo di un nuovo rapporto di fiducia
e di responsabilità tra comunità ed "area di pertinenza";
- i Piani d’Area, per quegli ambiti in cui una scesa di scala e un approfondimento si rendono essenziali
per garantire l'efficacia dell'interpretazione progettuale (alla scala del disegno di suolo) delle linee
paesaggistiche individuate a livello d'area vasta;
- i Progetti Strategici”: Città della costa, dove il miglioramento dell’accessibilità e della mobilità
sostenibile costituirà l’occasione per innovare le reti infrastrutturali, riqualificare il paesaggio e
migliorare la competitività urbana; Rete verde, con interventi finalizzati al potenziamento delle reti
ecologiche, alla messa in sicurezza del territorio, al miglioramento diffuso di ogni forma di spostamento
lento degli animali, delle piante e degli uomini; alla realizzazione di progetti di valorizzazione
paesaggistica e di compensazione ambientale; Turismi, che punta a conseguire il potenziamento del
settore attraverso una diversificazione dell’offerta, l’integrazione dei circuiti e la destagionalizzazione
dei flussi turistici; Una nuova agricoltura, con misure che associano il rafforzamento del sistema agroalimentare (legandolo al paesaggio) alla messa in rete delle imprese agricole moderne e al potenziamento
della offerta infrastrutturale;
- un insieme di misure, previste all’interno della Variante Normativa del PTCP, legate alla
riqualificazione ambientale e paesaggistica dei sistemi insediativi;
- linee guida per orientare paesaggisticamente le trasformazioni territoriali e per la realizzazione della
rete ecologica provinciale
- linee guida per lo sviluppo del territorio agricolo.
Oltre a queste azioni e misure di carattere generale, che competono alla scala vasta della pianificazione
del territorio, non si può non tener conto che la realtà territoriale provinciale è molto articolata, come si
evince anche dalla differenziazione paesaggistica succitata. È per questo che le proiezioni strategiche che
il nuovo Piano Paesaggistico Regionale, in corso di redazione, individuerà per i diversi paesaggi
provinciali dovranno essere supportate dalle diverse forme di cooperazione di governo locale descritte
dai Sistemi territoriali complessi, individuati dal Piano strategico Provinciale, e che costituiscono i livelli
fondamentali in cui si articolerà l’organizzazione territoriale.
In tal modo, le azioni di sviluppo sopra individuate avranno maggiori speranze di tradursi in occasioni
progettuali attuative nella misura in cui all’interno dei Sistemi complessi si potrà interpretare e
caratterizzare (per meglio valorizzare) le peculiarità paesaggistiche di ciascun sistema.
È chiaro pertanto che ai comuni all’interno di ogni Sistema Territoriale Complesso, in forma singola o
associata, spetterà il compito di una lettura più ravvicinata del paesaggio che dovrà tendere:
- ad evidenziare le unità di riferimento paesaggistico locale, che chiameremo Unità di paesaggio (UP),
che tengono in considerazione sia i modelli organizzativi storicamente consolidati (ambiti insediativi)
che le nuove tensioni relazionali e funzionali, ivi inclusi i sistemi di connessione e di polarizzazione che
trovano puntuale riscontro nell’interpretazione strutturale del nuovo piano paesaggistico regionale;
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- a favorire quel rapporto, talora disatteso dalla strumentazione urbanistica vigente, tra pianificazione
d’area vasta e progettualità locale, che si configura come passaggio ineludibile per l’attuazione degli
scenari strategici succitati;
- a calibrare le azioni e le scelte progettuali per attivare le forme di sviluppo ritenute più pertinenti
tenendo conto delle specificità dei singoli territori.
2.2. L’affermazione di un assetto policentrico
L’evoluzione dello spazio antropico risiede oggi in Europa nell’affievolimento delle relazioni areali e nel
mutamento verso interconnessioni territoriali che non dipendono più dalla prossimità spaziale quanto da
quella relazionale che può generare nuovi flussi tra risorse, attori e reti sovralocali. Oggi ognuno di noi
abita territori, non più città. La residenza è geograficamente staccata dal luogo di lavoro; le attività del
commercio sono staccate dai luoghi della residenza; la scelta della residenza tende a rispondere a logiche
sempre più soggettive o di classe, non più mediate con il luogo del lavoro. Questa evoluzione è leggibile
negli ultimi decenni esaminando il processo di rilocalizzazione della produzione e delle imprese al di
fuori della città compatta, cui si è accompagnato un esodo crescente di popolazione verso i centri
periferici di erogazione dei servizi, ma anche semplici addensamenti attorno a strade, caselli autostradali,
ferrovie, ecc. Tutto ciò ha progressivamente generato una non città in cui alla richiesta crescente di
accessibilità veicolare non ha fatto riscontro un’attenta valutazione della qualità complessiva
dell’ambiente di vita. Ai connotati distintivi della città consolidata: compattezza del tessuto edilizio,
leggibilità del confine, articolazione degli spazi aperti, relazione tra spazio pubblico e spazio privato, si è
sostituita un’idea di “paesaggio urbanizzato” composto in larga parte per sommatoria o giustapposizione
di cluster autonomi interconnessi tra loro attraverso il sistema delle reti infrastrutturali.
Questo modello di sviluppo, caratterizzato in estrema sintesi da: consumo di suolo, forte crescita della
mobilità affidata al mezzo privato, declino delle città storiche, polarizzazione sociale, maggiori costi
collettivi per l’infrastrutturazione del territorio, non è più sostenibile. L’Unione Europea ha riconosciuto
nella politica di coesione 2007-2013, l’assetto policentrico come una sorta di “soluzione ottima”, un
sistema di organizzazione spaziale degli insediamenti che consente il raggiungimento della massa critica
minima per poter beneficiare delle economie di agglomerazione, senza arrivare ad innescare le
diseconomie connesse alla congestione.
In altri termini, l’Unione Europea ha creduto che sistemi di piccole città tra loro collegate da rapporti di
cooperazione e complementarietà riescano ad ottenere gli stessi benefici delle grandi città, senza però
replicarne i costi e che quindi il modello dello sviluppo urbano policentrico fosse una delle condizioni
necessarie per il raggiungimento di alcuni tra i principali obiettivi dell’Unione, quali: la riduzione dei
differenziali territoriali dello sviluppo (coesione economica, sociale e territoriale); la promozione di un
modello organizzativo/insediativo sostenibile dal punto di vista ambientale e territoriale ed il rilancio
della competitività economica dell’intero sistema.
Questo modello spaziale, è quello che si è affermato storicamente nella cosiddetta “Italia di mezzo”, a
cui, in parte la provincia di Teramo è riconducibile, in cui come afferma A. Bonomi in “il Territorio ha
voglia di rischiare” è stato per lungo tempo rintracciabile un parallelismo tra sviluppo locale e
policentrismo che ha sviluppato, in passato, una modalità di produzione fondata su: scarsi mezzi; poca
tecnologia; poca ricerca; ma molto saper fare e molta creatività, possibili solo in territori molto ristretti
ed organizzati in forme urbane tradizionali. In questi territori i confini di apprendimento della manualità
coincidevano largamente con quelli della comunità locale. Nell’Italia di mezzo la mancanza di grandi
aree urbane, la presenza di centri medi e piccoli sparsi sul territorio, ha avuto probabilmente la capacità
di abbassare il livello dei problemi (da quelli ambientali a quelli sociali) frammentandoli positivamente
nella bassa densità territoriale. In questo senso, il policentrismo dell’Italia di mezzo è stata una sorta di
risposta “locale” alla separazione tra attività di produzione di beni e servizi svolta in un determinato
luogo e bisogni espressi dalle comunità locali che vivono in quel luogo. Ciò e osservabile nello sviluppo
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urbano sostanzialmente vallivo e costiero di Regioni come la Toscana, le Marche, ecc., che non ha
annullato le centralità storiche e i luoghi delle identità locali, che per l’appunto permangono e resistono.
Oggi le situazioni sulla scena internazionale e nazionale sono cambiate.
La crisi economica e l’emergenza ambientale ci chiedono di riflettere sui modelli di sviluppo che si sono
diffusi nel nostro paese e se soprattutto oggi il modello policentrico possa costituire una risposta per un
nuovo sviluppo territoriale.
La risposta a questa domanda viene da lontano. Nel 1999 I. Jogan, in “ Lo spazio europeo ad alta
risoluzione”, Inu ed. 2006, scriveva del significato volutamente multiplo del termine policentrismo.
Secondo questo autore il modello spaziale policentrico si presterebbe ad usi diversi alle diverse scale
geografiche, alludendo al riequilibrio territoriale e alla generazione di iniziative dal basso, da un lato; al
rafforzamento dei potenziali competitivi alla scala del continente europeo, dall’altro. In altri termini, il
modello policentrico si caratterizzerebbe per essere “un modello spaziale di equilibrio tra la
concentrazione urbana e l’organizzazione in rete delle città europee”, e nel promuovere questo assetto,
legherebbe la crescita urbana alla conservazione degli spazi aperti.
Lo sviluppo urbano policentrico equilibrato permetterebbe, cioè, la creazione di un nuovo partenariato
tra città e campagna, la garanzia di parità di accesso alle infrastrutture, la protezione del patrimonio
naturale e culturale, la garanzia di spazi pubblici di alta qualità.
Se rapportato con l’attuale fase dello sviluppo il modello policentrico, avrebbe la capacità di favorire tre
assi prioritari d’intervento:
 Rafforzamento delle capacità di innovazione dei territori;
 Protezione dell’ambiente e promozione di uno sviluppo territoriale sostenibile;
 Miglioramento della mobilità e dell’accessibilità dei territori.
Ciò a patto però, come afferma Calafati, di superare il “vecchio policentrismo gerarchizzato” tutto
incentrato sui centri maggiori del sistema territoriale di riferimento, nel tentativo di individuare nel
territorio una pluralità di poli di attrazione intermedi o piccoli, ciascuno dotato di una propria vocazione,
ma tutti interconnessi dal punto di vista funzionale. Se città grandi, medie e piccole facessero parte di un
unico sistema, il policentrismo potrebbe rivestire un ruolo del tutto nuovo : come regolatore di funzioni e
servizi in una prospettiva perequativa e compensativa delle opportunità di sviluppo.
Se lo interpretiamo il questa prospettiva, il policentrismo può diventare un punto centrale per le politiche
di governo pubblico; il “pensare insieme” dei territori potrebbe dare nuovi significati a:
- la dimensione dell’abitare: dal singolo luogo al territorio entro cui quel luogo si trova, recuperando
quella visione di orizzonte (dalla dimensione ambientale a quella paesaggistica), che nei luoghi compatti
in parte abbiamo perso;
- alla dimensione dell’infrastrutturazione del territorio, con l’opportunità di ripensare alle infrastrutture
di collegamento, non come supporto per il solo trasporto individuale ma come fascio collettivo per
modalità di trasporto collettivo.
Un passaggio del genere, significherebbe anche passare dalle intenzioni proclamate a gran voce
all’operatività. Nonostante i piani di scala vasta da anni parlino di policentrismo urbano e territoriale,
raramente si sono posti il problema di legare questa lettura a politiche di cooperazione istituzionale. Il
policentrismo cioè è visto ancora oggi, nel nostro paese, come una risorsa storica e una caratteristica
territoriale, ma non una potenzialità politica. Per operare questo passaggio occorre attivare strumenti di
pianificazione territoriale urbanistica ed economica, che si basino su una nuova cooperazione strategica
tra i comuni di uno stesso sistema urbano, all’interno della quale gli enti locali dovrebbero portare avanti
una pianificazione complessiva partecipata che indichi chiaramente tempi, priorità ed obiettivi strategici.
Per un nuovo assetto policentrico della Provincia di Teramo
Forti squilibri territoriali in termini di distribuzione della ricchezza pro-capite e delle occasioni di
sviluppo, hanno caratterizzato e caratterizzano tuttora il territorio della provincia di Teramo, dove il
modello policentrico, di origine storica è stato messo duramente alla prova da uno sviluppo economico
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che ha privilegiato a partire dagli anni’50 del secolo scorso le aree costiere e i fondovalle vallivi, con un
progressivo impoverimento e spopolamento delle aree montane prima e dei territori collinari negli ultimi
decenni. La diversa distribuzione dello sviluppo ha prodotto esiti spaziali assai differenziati.
L’area costiera è stata interessata dagli anni cinquanta del secolo scorso da un tumultuoso e spesso
incontrollato sviluppo insediativo ed infrastrutturale, che ha di fatto scardinato la matrice storica
originaria, inghiottendo interi territori dentro una urbanizzazione senza fine, coinvolgendo le aree fluviali
di foce e i crinali collinari, dove si è assistito ad una banalizzazione di quella diffusione capillare del
costruito che ha modellato il paesaggio storico rurale del medio adriatico. Oggi questo modello
insediativo è in crisi, per la perdita di appetibilità del mercato immobiliare turistico che ha importanti
quote di invenduto, per la crisi del settore produttivo che è resa evidente dalle significative superfici
dismesse o in via di dismissione, per la fragilità del sistema ambientale messo a dura prova dagli effetti,
spesso distruttivi, dei cambiamenti climatici.
Impatti preoccupanti sulla stessa matrice insediativa si registrano lungo gli assi vallivi (in primis Val
Vibrata e Val Tordino), dove la dismissione delle attività produttive sta assumendo livelli assai rilevanti.
In altri luoghi del territorio provinciale gli effetti spaziali di un modello insediativo poco equilibrato e
della crisi economica che stiamo vivendo, sono ancora da un certo punto di vista “controllabili”. Esistono
certo tracce di “stiramento” delle attività e delle residenze lungo le principali direttrici stradali vallive e
lungo le strade collinari di collegamento tra i centri storici collinari e gli assi infrastrutturali vallivi, ma
nel complesso l’armatura urbana è ancora visibile e coglibile nella sua essenzialità. In questi territori,
però, i centri storici collinari e il territorio rurale sono a rischio spopolamento e abbandono, con una
perdita crescente di attrattività quali luoghi privilegiati della residenza. In altri luoghi, gli effetti spaziali
disastrosi del modello insediativo sopra descritto sono assenti; sono i luoghi dell’alta collina, della
montagna e dei parchi laddove, la complessità morfologica e la presenza di alti valori naturalistici ha, di
fatto, scoraggiato o impedito lo sviluppo insediativo incontrollato, ma laddove non si è stati capaci di
promuovere altre forme di sviluppo compatibili con i luoghi, di offrire servizi alla popolazione, di
promuovere interventi di riqualificazione e di rifunzionalizzazione dei centri storici minori e laddove il
fenomeno dello spopolamento e della perdita delle produzioni agricole e forestali, già gravissimi prima
della crisi, oggi appaiono incontrovertibili.
La pianificazione urbanistica e territoriale non è riuscita, in una logica policentrica, a ben interpretare e
correggere gli effetti di tali dinamiche e il PTP, principale strumento di pianificazione a scala territoriale,
non è riuscito a garantire il riequilibrio funzionale del territorio provinciale. In particolare il PTP non è
riuscito a
- coordinare le trasformazioni insediative dei diversi territori;
- a promuovere una distribuzione equilibrata delle attrezzature e dei servizi, che si sono moltiplicati sul
territorio in maniera casuale, affidandosi esclusivamente alla strumentazione urbanistica locale o
addirittura all’iniziativa privata. Si è così accresciuto il divario tra aree costiere e aree interne;
- a promuovere la valorizzazione del patrimonio storico, architettonico, archeologico e paesaggistico;
sono mancate, politiche di valorizzazione attiva per sistemi e reti di beni;
- a salvaguardare il territorio rurale, le aree periurbane, i varchi e discontinuità del sistema insediativo,
laddove, solo sporadicamente, sono stati promosse dai comuni azioni di riqualificazione e valorizzazione
degli spazi aperti per accrescere la qualità urbana e del paesaggio; in molti casi, invece, si sono affermate
logiche speculative del mercato immobiliare;
- a favorire la delocalizzazione di attività produttive dalle aree sensibili dal punto di vista ambientale;
- a prevedere le dinamiche demografiche dell’ultimo decennio, sia per quel che riguarda i comuni
costieri che quelli montani.
Gli effetti di questo mancato coordinamento e controllo esercitato dal PTP è rintracciabile in maniera
eclatante prendendo in esame il dimensionamento dei piani regolatori comunali e il livello di attuazione
dei PRG per le principali destinazioni d’uso.
Dall’esame dei dati, se pur parziali, presi con riferimento alle principali articolazioni territoriali, emerge
che le aree di nuova previsione per quanto riguarda la residenza, le attività produttive, il commercio in
molti comuni della provincia di Teramo supera ben oltre il 50% del totale delle previsioni e che tale
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sovrabbondanza di aree immesse sul mercato immobiliare, ma non trasformate non riguarda solo i
comuni interni, ma anche i comuni costieri. Il divario tra previsioni insediative e effettiva capacità del
mercato di assorbire tali previsioni, è destinato a crescere in un periodo di recessione, come quello che
stiamo vivendo, che all’invenduto aggiunge, soprattutto nelle aree artigianali ed industriali, aggiunge il
patrimonio dismesso o in dismissione.
A fronte di questa” esuberanza” dei Piani Regolatori Comunali, si rende opportuna una più efficace
operazione di coordinamento e di controllo da parte della pianificazione di scala vasta, così come si
propone di fare questo Piano Strategico.
Altre criticità nel territorio, ma non ascrivibili direttamente al PTP, perché precedenti alla sua entrata in
vigore, o legate ad altre cause, sono rintracciabili in:
-
a) per il sistema ambientale e paesaggistico:
il rischio frane e alluvioni. Tali rischi sono diffusi su tutto il territorio provinciale, ma assumono una
particolare criticità in corrispondenza delle aree maggiormente insediate;
il degrado ambientale delle principali aste fluviali per la presenza di cave di inerti e di altri detrattori;
la frammentazione delle aree agricole più produttive, che subiscono una costante aggressione da parte
del mercato immobiliare;
l’abbandono dei centri storici montani e collinari;
la mancata valorizzazione dei paesaggi rurali;
la standardizzazione banalizzazione dei paesaggi collinari e costieri;
la presenza di numerosi detrattori ambientali ed i cave d’inerti in corrispondenza delle principali aste
fluviali;
l’impoverimento ambientale ed ecologico dei corsi d’acqua principali, soprattutto in corrispondenza
dei sistemi insediativi principali;
b) per il sistema insediativo ed infrastrutturale:
- la dispersione insediativa, con caratteri e peso diverso a seconda dei territori, ma che in
corrispondenza della prima quinta collinare costiera e in corrispondenza dei sistemi collinari intermedi
assume particolare rilevanza;
- la perdita di ruolo dei centri storici collinari e l’inarrestabile processo di abbandono dei centri
montani;
- la saldatura tra sistemi insediativi diversi, con la perdita della identità e riconoscibilità degli
insediamenti;
- la frammentazione delle aree produttive e la loro scarsa qualificazione funzionale e infrastrutturale;
- la mancata promozione delle piattaforme logistiche;
- la crescente emarginazione dei territori periferici (Val Vibrata e Val Fino), anche per effetto del
mancato completamento della rete infrastrutturale;
- il mancato completamento della rete infrastrutturale di valenza territoriale;
- la scarsa qualità urbana dei centri urbani principali e soprattutto delle aree centrali;
- la difficile programmazione dei servizi alla scala provinciale, soprattutto per quel che riguarda le
attrezzature scolastiche e le attrezzature socio-sanitarie.
L’ assetto territoriale poco equilibrato e le problematiche emerse negli strumenti di pianificazione,
richiedono di “ricalibrare” il modello di sviluppo che si è affermato nel territorio provinciale verso un
nuovo modello policentrico, in cui i diversi territori elaborino una strategia comune per affrontare la crisi
economica e l’emergenza ambientale basata su una prospettiva perequativa e compensativa delle
opportunità di sviluppo.
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Tale nuovo modello di sviluppo policentrico dovrà necessariamente basarsi:
- sulla individuazione di zone omogenee definiti “Sistemi Territoriali Complessi 1” che dovranno
costituire gli ambiti privilegiati ove affrontare i temi prioritari dell’assetto policentrico del territorio, di
rilievo sovra-comunale e che necessitano di azioni di co-pianificazione. Tali azioni dovranno essere
finalizzate alla valorizzazione di risorse strategiche ambientali ed economiche, alla conservazione di
rilevanti valori fisici e culturali, al superamento delle situazioni di compromissione e di crisi nell’uso e
nell’organizzazione del territori;
- sull’utilizzo dei Sistemi territoriali complessi, quali riferimenti fondamentali al fine di evitare che le
politiche urbanistiche dei singoli Comuni generino incoerenze a causa della loro separatezza soprattutto
per quanto riguarda il dimensionamento degli strumenti urbanistici, il contrasto ai fenomeni di sprawl e
la corretta localizzazione delle componenti funzionali del sistema insediativo;
- sull’attivazione di percorsi di co-pianificazione e di partecipazione che puntino alla stipula di intese
tra i comuni e che si formalizzeranno in via prioritaria negli strumenti di: Conferenze di pianificazione,
Accordi di Programma/Pianificazione, Programmazione negoziata, Protocolli d’intesa per la
realizzazione/gestione di servizi.
1
L’individuazione dei “Sistemi territoriali Complessi ” ha come primo obiettivo il riconoscimento dei caratteri specifici del territorio stesso
nelle sue varie partizioni, di tipo sia fisico-ambientale, sia socio-economico, finalizzata all’orientamento dei modelli di sviluppo locale e
delle relative specificità naturali, culturali e produttive. Come secondo obiettivo non la semplice zonizzazione bensì la regionalizzazione
dello spazio geografico, intesa come individuazione di sub-sistemi territoriali comunque aperti ad interazioni reciproche e con l’esterno.
Sono stati individuati i seguenti Sistemi Territoriali Complessi:
- VIBRATA (territori dei Comuni di: Alba Adriatica, Ancarano, Civitella del Tronto, Colonnella, Controguerra, Corropoli, Martinsicuro,
Nereto, Torano Nuovo, Tortoreto, Sant’Omero, S. Egidio alla Vibrata);
- FINO-PIOMBA (territori dei comuni di: Atri, Arsita, Bisenti, Castiglione Messer Raimondo, Castilenti, Montefino, Pineto, Silvi);
- VOMANO (territori dei Comuni di Basciano, Canzano,
Castellalto, Cellino Attanasio, Cermignano, Morro
d’Oro,
Notaresco, Penna Sant’Andrea, Roseto degli Abruzzi);
- VAL TORDINO-TERAMO (territori del Comune di Bellante, Giulianova, Mosciano Sant’Angelo, Teramo);
- LAGA: (territori dei comuni di Campli, Cortino, Crognaleto, Torricella Sicura, Rocca Santa Maria, Valle Castellana);
- GRAN SASSO: (territori dei comuni di Castel Castagna, Castelli, Colledara, Fano Adriano, Montorio al Vomano, Pietracamela,
Tossicia).
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2.3. Effetti territoriali della crisi del sistema produttivo
Il sistema produttivo provinciale riflette plasticamente la crisi generale che ha interessato l’Italia negli
ultimi anni, negli effetti derivanti sia dal crollo della domanda, sia dall’impari concorrenza del mercato
asiatico, resi evidenti dalla chiusura nel solo 2012 di oltre 1000 imprese ed altrettante in imminenza.
L’analisi economico-territoriale effettuata nel 2012 2 già evidenziava i principali punti di debolezza del
sistema produttivo teramano rilevando, accanto ai problemi di genere nel mercato del lavoro, almeno tre
livelli di criticità. Il primo riguardava un elevato peso dei comparti maturi nella struttura industriale,
come l’abbigliamento, ed una incapacità delle aree distrettuali di ottimizzare le economie di scala
esterne; il secondo il sottodimensionamento del settore terziario, tra l’altro costituito prevalentemente da
terziario tradizionale a basso valore aggiunto; infine, il terzo derivante da una sostanziale difficoltà
all’innovazione e allo sviluppo di settori terziari avanzati, anche per assenza di poli per servizi innovativi
all’impresa, con la conseguente inadeguatezza del livello di internazionalizzazione dell’economia
rispetto alla struttura produttiva ed una insufficiente attività di marketing territoriale per valorizzare le
produzioni tipiche sui mercati nazionali e internazionali.
Nello studio erano inoltre previste altre condizioni che avrebbero potuto influire negativamente sul
sistema, purtroppo in gran parte verificatesi. Alcune legate al mercato del lavoro, come gli effetti della
crisi sull’occupazione più pesanti e protratti rispetto al contesto esterno con fenomeni di disoccupazione
di lunga durata, l’aumento della competitività esterna nei settori maturi a basso costo del lavoro e la
concentrazione della domanda di lavoro su segmenti qualitativi medio-bassi con conseguente
emigrazione del lavoro qualificato. Altre di reazione alla crisi, con il rischio per il sistema produttivo di
un ripiegamento su un localismo “chiuso”, come causa/effetto delle resistenze al cambiamento. Altre
ancora conseguenti l’obsolescenza ed il ridimensionamento della base industriale.
Dai dati forniti nel 2013 dalla Camera di Commercio di Teramo è apparso evidente che nel 2012
l’apparato produttivo teramano era ormai in sofferenza, anche se il saldo risultava alla pari. Ad un’analisi
più approfondita, infatti, si notavano cali decisi in molti settori basilari per l’assetto delle economica
provinciale, dalle costruzioni, con un tragico -3,6%, all’industria manifatturiera (-1,2%) ed i connessi
trasporti (-2,6%), fino anche all’agricoltura (-1,3%). Gli unici settori in crescita risultavano il turismo
(+1,8%), mosso da dinamiche particolari legate alla stagionalità, ed i servizi alle imprese - ad esempio le
imprese di pulizia (2,5%) e quelli alla persona (+0,5%) - , su cui si sono riversati fra l’altro gli addetti
usciti dai cicli produttivi tradizionali ed in cerca di un nuovo lavoro. Caso specifico riguardava
l’agricoltura che se da un latorisultava soggetta a un decadimento strutturale dato dall'abbandono delle
campagne,dall’altro registrava interessanti segnali di vitalità per le imprese giovanili e femminili con
2.264 di imprese “in rosa”, pari al 35% del totale, ben più del dato italiano (29,2%). Per quanto riguarda
la propensione dei giovani a “fare impresa”, si rilevava una preferenza per il commercio (1.088 nel 2012,
+13,5% rispetto al 2011) ma anche, stranamente, per le costruzioni (775, +14,2%) ed il turismo (410,
+15,6%). Si sottolineava, inoltre, altri due dati fortemente negativi: quello relativo alle imprese soggette
a procedure concorsuali, anticamera del fallimento (817, +7,4%rispetto al 2011), e quello relativo alla
liquidazione, cioè alla chiusura (1.097, +4,5%). Dati che indicavano la chiusura di circa mille imprese e
per altre millel’imminenza.
D’altro canto, lo studio poneva in rilievo anche alcuni punti di forza del sistema produttivo provinciale
che adeguatamente valorizzati e sostenuti potrebbero contribuire a definire valide opportunità di
sviluppo. Alcuni legati alla dinamicità del sistema che vede un tasso di attività totale più elevato della
media regionale, una diffusione capillare del tessuto imprenditoriale, e la sostanziale stabilità dei rapporti
commerciali con l’Europa; altri alla presenza di produzioni di nicchia caratterizzate da una tradizione
artigianale di eccellenza e dalla presenza di produzioni agricole di qualità; altri ancora, associati ad un
elevato grado di industrializzazione ed alla presenza, sebbene ancora insufficiente, di alcuni germi di
innovazione rappresentati al polo universitario e all’Istituto Zooprofilattico.
2
Ci si riferisce alla “Relazione economico-territoriale” del prof. Piergiorgio Landini, parte del documento preliminare per il nuovo PTCPPiano Territoriale di Coordinamento Provinciale.
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In conclusione, lo studio indicava una serie di azioni prioritarie per arrestare il declino del sistema
produttivo, quali:
- l’innovazione del sistema attraverso la multispecializzazione e divisione territoriale del lavoro,
l’integrazione delle filiere produttive con particolare riferimento all’integrazione in rete delle produzioni
artigianali, il riconoscimento del capitale umano e delle competenze scientifiche presenti nel polo
universitario e in centri come l’Istituto Zooprofilattico, capaci di garantire una solida base alle attività di
ricerca e percorsi formativi professionali coerenti con le esigenze del sistema produttivo, evitando così i
rischi di obsolescenza e ridimensionamento della base industriale, nonché la concentrazione della
domanda di lavoro su segmenti qualitativi medio-bassi con la conseguente emigrazione del lavoro
qualificato;
- l’innovazione ed il potenziamento dei servizi alle imprese, sia sul fronte della ricerca, utilizzando
come volano innovativo Università e Istituti di ricerca, sia su quello del marketing, per il consolidamento
dei rapporti commerciali con Paesi BRIC (Cina, India, Russia);
- la valorizzazione della tradizione artigianale di eccellenza e delle produzioni agricole di qualità capaci
di intercettare la crescente domanda di prodotti tipici (Distretto agro-alimentare di qualità, marchi
territoriali, ecc.).
I preoccupanti risultati delle analisi socio-economiche trovano una inequivocabile e concreta conferma
nel momento in cui si considerano gli esiti fisici dei recenti processi di trasformazione territoriale. Negli
ultimi decenni, infatti, il territorio provinciale ha subito gli effetti della “bulimia speculativa” di
immobiliaristi e istituti bancari che, attivando perversi meccanismi finanziari per il controllo del mercato
(nel migliore dei casi), hanno lucidamente separato le dinamiche di sfruttamento del territorio dai
bisogni, anche se superflui, di abitanti ed imprenditori. Risultato: una sovra-produzione di edifici, spesso
mai acquistati e mai usati. Centinaia e centinaia di oggetti edilizi, capannoni ed appartamenti,
smodatamente accumulati, di fronte ai quali risulterebbe vano qualsiasi tentativo di sminuirne gli effetti
negativi.
In particolare, dall’indagine effettuata è emerso che nel medio adriatico esistono oltre un milione e
mezzo di metri quadrati di capannoni inutilizzati, non solo dismessi ma in gran parte realizzati e mai
utilizzati, di cui quasi duecentomila nella sola Valle del Tordino. Si tratta di un immenso patrimonio di
beni “immobili” che, in quanto tali, non possono essere in alcun modo trasportati in altri mercati per
incontrare una qualsiasi domanda. Così come, d’altro canto, non possono godere di grande
considerazione culturale trattandosi di oggetti edilizi inerti, spesso banali per localizzazione e forma,
senza mai alcuna memoria da alimentare o cancellare, essendo spesso privi di tracce di significati e
relazioni precedenti.
I capannoni, tuttavia, hanno rappresentato negli ultimi decenni uno dei materiali principali che hanno
informato l’urbanizzazione diffusa, contribuendo a trasformare profondamente i caratteri del paesaggio
italiano. Spazi di lavoro realizzati spesso in autopromozione che nel passaggio dalla domesticità delle
prime realizzazioni all’utilizzo della prefabbricazione generalizzata hanno visto accrescere il proprio
ruolo nella progressiva omologazione dei paesaggi vallivi nel segno della produzione. Una
caratterizzazione che dalla metà degli anni Novanta ha subito una importante accelerazione su impulso di
due provvedimenti legislativi di detassazione degli utili investiti nell’acquisto di beni strumentali alle
attività 3, consegnandoci dei fondovalle saturati da un tessuto ripetitivo ed anonimo di capannoni, quale
riflesso del consolidarsi della piccola e media impresa. Gli spazi della produzione così configurati
assumono nuovi livelli di problematicità nel momento in cui, a causa della crisi di sistema, ricevono
sempre minori investimenti per la manutenzione o per l’abbandono, finendo nel degrado.
A tal proposito e per quanto qui di interesse, vale sottolineare alcuni dati che emergono dall’indagine
condotta sullo stato di attuazione degli insediamenti produttivi previsti dagli strumenti di pianificazione
nell’ambito campione della Valle del Tordino.
Sulla base delle caratteristiche localizzative e insediative, l’ambito di interesse è stato suddiviso in 5 subambiti: a) Colleranesco, b) Mosciano Sant’Angelo, c) Ripoli, d) Villa Zaccheo - Bellante - Case Molino,
e) Sant’Atto.
3
Ci si riferisce ai due decreti legislativi D.Lgs. 357/1994 e D.Lgs. 383/2001, promossi dall’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti.
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Per ogni sub-ambito sono state determinate le superfici territoriali complessivamente destinate ad
insediamenti produttivi; le superfici fondiarie interessate dall’edificazione privata, suddivise in aree
insediate o da insediarsi; ed infine, le aree già insediate sono state oggetto di una specifica
considerazione per verificare se in attività o inutilizzate (dismesse o mai utilizzate).
I risultati della ricognizione hanno fornito dati estremamente interessanti per una riconsiderazione delle
strategie localizzative ed insediative delle attività produttive.
In primo luogo si è rilevato che a fronte di una superficie territoriale a destinazione produttiva pari ad
oltre 687 ettari, le aree destinate alla edificabilità sono pari a oltre 492 (100%), di cui 335 già insediati
(68%) e 157 non ancora utilizzati (32%). Delle aree già insediate, poi, circa 263,6 ettari sono
attualmente attive e ben 71,4 sono inattive. Dato quest’ultimo pari ad oltre il 45% delle aree a
destinazione produttiva non ancora utilizzate.
La crescita diffusa e disarticolata delle aree industriali rappresenta un problema sia per la dimensione del
fenomeno, sia per la qualità dei manufatti costruiti, sia per la criticità del loro rapporto con ambiti
contigui. D’altro canto, la possibilità di cancellare la presenza di questi insediamenti mediante ipotesi di
ri-naturalizzazione o ripristino dell’uso agricolo, risulterebbe difficilmente praticabile, sia per costi, sia
per livello di compromissione.
Appare evidente, quindi, che il problema del surplus edilizio, esploso dal cortocircuito tra degenerazione
dei meccanismi finanziari e congiuntura economica di crisi, per la sua rilevanza non può che
condizionare sia le politiche di programmazione e gestione delle trasformazioni territoriali future, sia le
strategie di intervento alla scala urbana ed architettonica. Segnandole, si auspica, nel senso di una
maggiore propensione al “riciclo” di beni e risorse esistenti ma inutilizzati, a partire ovviamente dal
suolo già ampiamente e spesso insensatamente consumato. Si tratta quindi di ragionare all’interno di un
modello diverso di supporto alla produzione, che segua i percorsi di innovazione che emergono
dall’economia post-distrettuale caratterizzati da un aumento di complessità interna degli spazi della
produzione e da un maggiore qualità degli insediamenti. La trasformazione dei luoghi di lavoro ed i
cambiamenti territoriali indotti, dettati dal mutamento del sistema economico e dalla riorganizzazione di
quello produttivo, richiedono infatti proposte basate su parametri e modi radicalmente nuovi. Su
paradigmi progettuali innovativi che emergono dagli stessi mutamenti in corso e configurano i nuovi
spazi del lavoro non più come semplice accostamento di capannoni, ma vere e proprie città dotate di
servizi, centri studi e laboratori di ricerca, spazi di relazione sociale e con il paesaggio.
In tal senso due questioni sono apparse improcrastinabili per avviare un virtuoso processo di
“ibridazione” tra diverse realtà funzionali ed orientare le trasformazioni del territorio attraverso nuovi
paradigmi di sostenibilità. La prima, di carattere generale, riguarda la elaborazione di strumenti,
normativi e progettuali, tendenti a garantire una maggiore oculatezza nell’uso delle risorse ambientali e
del patrimonio edilizio esistente; la seconda, specificatamente rivolta a perseguire una maggiore stabilità
del sistema produttivo, riguarda poi la necessità di raggiungere un’adeguata sostenibilità ambientale nei
processi di produzione ed approvvigionamento e di creare le precondizioni utili ad una maggiore
competitività del sistema attraverso l’innovazione tecnologica.
Per quanto riguarda il primo aspetto è apparso non più rinviabile l’aggiornamento del quadro di
riferimento normativo mediante l’introduzione di modalità di controllo e valutazione dello stato di
attuazione delle previsioni vigenti, a supporto di eventuali decisioni su nuove esigenze di espansione
degli insediamenti produttivi. Procedimenti da effettuarsi preliminarmente al fine di determinare
l’effettivo fabbisogno di ulteriori incrementi di aree edificabili sulla base delle risorse già in campo sia in
termini di suolo, sia in termini di patrimonio edilizio inutilizzato. Accanto a ciò si renderà necessario
sviluppare nelle opportune sedi un’articolata politica di incentivi e defiscalizzazioni orientata questa
volta a favorire il recupero diffuso dei capannoni esistenti ed il riuso dei lotti produttivi urbanizzati,
prim’ancora di prevederne di nuovi.
Per quanto attiene il secondo aspetto, invece, occorrerà riaffermare il ruolo dell’intervento pubblico nella
re-infrastrutturazione delle aree produttive esistenti di maggior appetibilità, accrescendone la qualità
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Allegato n.2
complessiva e promuovendone l’ibridazione funzionale. Il riferimento assunto è costituito dalle APEA 4
(Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate), introdotte dall’istituzione della normativa in materia di
qualificazione ambientale delle aree produttive con il decreto 112/98, che suggeriscono approcci diversi
e innovativi alla pianificazione del territorio e alla gestione imprenditoriale e che tendono a trasformare
in senso ecologicamente sostenibile le cosiddette grey-areas 5. Le APEA rappresentano infatti sia un
valido strumento di valorizzazione economico-ambientale del territorio, sia un’operazione strategica per
la crescita della competitività del sistema produttivo.
Assumendo le “linee guida” definite in altri contesti per l’individuazione, la progettazione ela gestione
delle APEA, gli obiettivi che si pongono in primo piano riguardano: lo smaltimento e recupero dei rifiuti;
la riduzione delle varie forme di inquinamento; la riduzione del consumo di energia fossile avvalendosi
di energie rinnovabili; la salubrità dei luoghi di lavoro e l’implementazione dell’accesso ai luoghi di
lavoro attraverso convenzioni con il trasporto pubblico ed il car sharing. Le APEA tendono a mutare
l’attuale visione delle aree industriali, generalmente negativa, in luoghi di elevata qualità architettonica
ed eco-compatibilità. Non più aree marginali e slegate dal contesto urbano, quindi, ma vere e
proprie risorse per elevare la qualità degli insediamenti. Aree generatrici di investimenti ed occupazione,
ma anche spazi da coinvolgere opportunamente nelle dinamiche urbane. Non a caso, infatti, recenti
esperienze hanno ulteriormente sviluppato questi concetti anche in senso sociale introducendo nell’area
produttiva servizi di tipo collettivo - come quelli centralizzati - , verso un nuovo modello di "APSEA",
cioè un'area produttiva attrezzata ecologicamente e socialmente.
I processi delineati presentano tuttavia indubbie difficoltà di gestione - sia economica, per le note
difficoltà del settore creditizio; sia giuridica e normativa, legata ai diritti di proprietà dei suoli e dei
manufatti – che rendono opportuna la costruzione di un percorso condiviso tra l’’amministrazione
pubblica, portatori di interessi e cittadini.
4
Le APEA sono state introdotte, a livello nazionale, dall’art. 26 del decreto legislativo n. 112 del 1998, noto come decreto Bassanini, il
quale conferisce alle Regioni il compito di emanare proprie leggi per regolamentare le APEA e disciplinare “altresì le forme di gestione
unitaria delle infrastrutture e dei servizi delle aree ecologicamente attrezzate da parte di soggetti pubblici o privati”.
5
Il primo tentativo di dare una forma teorica e pratica alla qualificazione ambientale degli insediamenti produttivi, risale alla fine degli anni
’80 ad opera di R. Frosch e N. E. Gallopoulos, con la nascita dell’“Ecologia Industriale”. In quegli anni, nel nord Europa e in Giappone si
sperimentano i primi Eco-industrial Parks, il cui obiettivo è quello di passare da un sistema di produzione lineare (materie prime –
processi di lavorazione – rifiuti) ad un sistema a circuito chiuso in cui lo scarto non rappresenta più un materiale inutilizzabile, ma un
prodotto intermedio e come tale da immettersi in un nuovo ciclo produttivo.
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3.
LE NUOVE SFIDE DELLA PIANIFICAZIONE D’AREA VASTA
3.1. Sperimentare nuove forme di governo: l’evoluzione del quadro normativo
nazionale e il ruolo delle Province
Il processo di metropolizzazione che si è affermato di recente nel nostro Paese ha comportato la
progressiva estensione – virtualmente a tutto il territorio nazionale – di quelle emergenze ecologiche,
socio-economiche e paesaggistiche che si erano manifestate in precedenza nelle aree maggiormente
urbanizzate.
Nel corso dell’ultimo ventennio la crescente consapevolezza delle conseguenze negative che erano
prodotte dalla diffusione insediativa ha peraltro comportato una perdita generalizzata di fiducia nella
efficacia della pianificazione locale e, di conseguenza, l’accettazione della necessità di affiancare alla
strumentazione più comunemente utilizzata per il governo delle trasformazioni urbane nuove visioni e
procedure innovative di pianificazione cui affidare il coordinamento delle politiche di area vasta.
Con una singolare sfasatura temporale tra quando si era manifestata una nuova domanda d’intervento e il
momento in cui le istituzioni sono riuscite finalmente a elaborare una risposta convincente, le soluzioni
disciplinari messe a punto dalla pianificazione provinciale sembrano sì in grado di presidiare le principali
criticità legate rispettivamente al consumo di suolo e alla compromissione delle risorse naturali, al
drastico peggioramento del bilancio energetico e alla alterazione del paesaggio, al congestionamento
delle reti infrastrutturali e all’aggravamento del rischio idrogeologico, ma la rivendicazione di queste
competenze rischia di manifestarsi quando le principali forze politiche hanno ormai maturato la
convinzione che si debba procedere al superamento, o comunque al ridimensionamento, del ruolo delle
province.
A fronte di tale paradosso, questo Piano Strategico Provinciale per la sostenibilità ambientale e per il
contenimento del consumo di suolo punta a porre le condizioni per cui il superamento della attuale
configurazione della provincia possa avvenire mentre si procede al ridisegno della mappa della
pianificazione di area vasta, fornendo cioè utili indicazioni per l’individuazione dei soggetti che ne
potranno ereditare le funzioni senza comportare traumatiche soluzioni di continuità.
Nel tentativo di pervenire alla definizione di questa nuova governance, la Provincia di Teramo ha
puntato, fin dalla approvazione del Documento Preliminare del 2012, ad assicurare un sostanziale
equilibrio tra responsabilità e autodeterminazione dei soggetti più direttamente coinvolti nella
trasformazione del territorio. Ne è scaturita una forma piano in grado di effettuare un’attenta miscela di
misure di orientamento, d’indirizzo, di prescrizione e coordinamento e di azioni dirette.
In questa più matura elaborazione la scelta operata consente di far leva su livelli differenziati e graduali
di cogenza, grazie ai quali sarà possibile combinare armoniosamente semplici indirizzi - da rivolgere ad
amministrazioni di cui non si vuole né si può limitare l’autonomia, ma su cui conviene esercitare la forza
del convincimento, o semplicemente l’influenza pedagogica di un processo di apprendimento - con
direttive che invece segnalano quelle disposizioni che dovranno essere osservate in sede di elaborazione
dei piani sott’ordinati, e con vere e proprie prescrizioni che, in virtù dei poteri che verranno
presumibilmente assegnati anche alla nuova Provincia (o che in alternativa si baseranno sui vincoli che
verranno imposti dalla legislazione nazionale o regionale), finiranno per incidere direttamente sul regime
giuridico del suolo, regolandone gli usi e le trasformazioni consentite.
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Allegato n.2
Naturalmente la possibilità di alternare efficacemente queste differenti discipline è affidata non solo al
complesso di conoscenze che nel corso degli ultimi anni sono state acquisite dall’Ufficio di piano, ma
anche alla possibilità di far leva su una nuova cultura della pianificazione che è maturata nel periodo
intercorso tra il PTC vigente, approvato nel marzo del 2001, e questa più recente elaborazione.
Il cardine di questa evoluzione disciplinare risiede nella affermazione di un differente approccio al
metodo della pianificazione del territorio, che insiste su una crescente contaminazione tra un modello
regolativo ben più consolidato, ma ormai declinante, e un paradigma strategico che appare assai
promettente, ma che deve essere ancora messo a punto e pienamente legittimato.
In prima approssimazione le difficoltà tecnico-amministrative insite nel passaggio dal vecchio al nuovo
modello e, al tempo stesso, la necessità di ricercare la massima condivisione prima di compiere
definitivamente questa transizione, suggerirebbero di affrontare con un maggiore gradualismo un
passaggio così impegnativo. Ma a fronte di questa cautela non si può fare a meno di considerare che la
minacciata soppressione della provincia di Teramo, o comunque il prevedibile varo di una radicale
riforma destinata a modificare la struttura e i compiti dell’istituto provinciale, inducono ad adottare scelte
più risolute, se non altro perché il rischio che vengano meno quei delicati equilibri che si erano ormai
consolidati tanto nelle pratiche sviluppate dalle amministrazioni locali, quanto negli esercizi di
governance territoriale finora praticati, non sembra lasciare molte alternative.
In previsione di una non breve fase di assestamento, nel corso della quale la pianificazione di livello
intermedio dovrà conquistarsi i necessari “ancoraggi” nei confronti della nuova mappa amministrativa, e
dovrà pervenire alla definizione delle sedi in cui ottenere il riconoscimento delle esigenze manifestate dai
portatori d’interesse, la Provincia di Teramo ha dunque ritenuto necessario che i documenti di
pianificazione che avranno il compito di guidare questa transizione si assumessero il compito di
individuare le procedure più idonee a garantire la massima trasparenza e la più ampia condivisione delle
decisioni pubbliche.
Anche da questo particolare punto di vista la decisione di affidarsi a strumenti di pianificazione a
carattere strategico sembra in grado di garantire una maggiore disponibilità a coniugare l’approccio
partecipativo con quello decisionale, e la costruzione degli scenari con la dimensione più propriamente
valutativa e negoziale del planning. Spingendosi oltre il coinvolgimento attivo delle amministrazioni
locali - che nella fase che ha preceduto la redazione di questo documento è stato perseguito grazie a
numerosi incontri con i rappresentanti dei comuni di ciascun sub-ambito provinciale - il nuovo PTCP
dovrà dunque esplorare le principali opzioni che finora sono state messe in campo in questi ultimi anni
dai principali soggetti ed attori della pianificazione. Si pensi ad esempio all’attivazione di conferenze di
pianificazione per l’approfondimento di temi e iniziative a carattere strategico, all’organizzazione di
tavoli d’incontro o di focus group dedicati all’implementazione di politiche e azioni dai profili più
marcatamente innovativi, e infine all’avviamento di percorsi di apprendimento collettivo che tendano a
favorire la diffusione di formule organizzative (per incoraggiare l’azione sinergica di amministrazioni
distinte, di operatori economici o di altri soggetti) e di strumenti di intervento caratterizzati da un più
elevato tasso di innovazione.
Nel perseguire obiettivi così ambiziosi, che sono dettati in primo luogo dai cambiamenti in atto o
semplicemente previsti che la pianificazione d’area vasta sembra destinata a subire nel breve periodo, il
Piano Strategico Provinciale di Teramo si caratterizza per la presenza di alcuni contenuti inediti, o
comunque innovativi:
• in primo luogo l’illustrazione di una vision che si propone di guidare la ricomposizione di politiche e
progetti durante una stagione che si caratterizzerà per l’allentamento dei vincoli gerarchici tra soggetti e
attori della pianificazione cui il vecchio ordinamento ci aveva abituato;
• in secondo luogo l’attenzione per le spinte centrifughe (e centripete) alimentate dai sistemi economici
locali anche in vista di nuove aggregazioni con i territori contermini;
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• quindi l’articolazione del modello insediativo provinciale in Sistemi territoriali complessi, anche al
fine di favorire la sperimentazione di forme di collaborazione istituzionale che attraverso l’esercizio
quotidiano della co-pianificazione e della programmazione negoziata favoriscano la formazione di nuove
unioni comunali;
• infine la proposta di una concatenazione più stretta tra tecniche valutative e processi partecipativi da
un lato, e di filiere decisionali dall’altro. Grazie a questi differenti percorsi nel confronto e nella
selezione delle preferenze pubbliche, è possibile perseguire nuove forme di legittimazione delle scelte di
piano, che altrimenti rischierebbero di essere assunte in mancanza di quel sistema di pesi e di contrappesi
che finora il sistema di pianificazione vigente è stato in grado di assicurare.
3.1.1. La messa in comune di una vision del territorio teramano
Tra le più importanti differenze che caratterizzano gli approcci a marcato contenuto strategico rispetto al
sistema di pianificazione tuttora dominante, la crescente presenza di elementi di visione e di integrazione
tende ad assumere un rilievo dominante, soprattutto quando l’esplorazione del futuro è affidata alla
elaborazione di scenari tendenziali (riferibili alla previsione delle dinamiche in atto, che vengono
ipotizzate in assenza di politiche correttive) e di scenari alternativi, utili soprattutto per simulare
preventivamente l’impatto delle differenti politiche di intervento, e dunque per consentire un confronto
pubblico informato sui costi e sui benefici ascrivibili ad ogni distinta strategia.
I principali elementi d’interesse garantiti dal ricorso a questa impostazione risiedono nella capacità di
stabilire un confronto immediato e di facile lettura tra i possibili futuri dell’azione di piano, da cui
consegue in primo luogo la rinuncia a trattare le trasformazioni di lungo periodo come l’esito
predeterminato di un processo decisionale che è delineato in partenza, e che pertanto condanna la
pubblica amministrazione a subire permanentemente il condizionamento esercitato dalle proprie
decisioni, soprattutto quando quest’ultime rappresentano il risultato di una stagione politica ormai
trascorsa.
Oltre a consentire la “messa in comune” delle elaborazioni compiute in una fase di intensa
sperimentazione della pianificazione strategica (si vedano i piani di Teramo, della Macro Area
Montesilvano/Pineto, di Città Condivise), questa indicazione di metodo si segnala per la capacità di
puntare a una forma piano a geometria variabile e con un’intensità normativa “versatile”. Ne consegue
l’esigenza di un nuovo paradigma di pianificazione, che sia in grado cioè di adattarsi alla domanda di
governo espressa da un territorio che nei prossimi anni sarà soggetto a profonde modificazioni, anche (e
soprattutto) nelle relazioni e negli equilibri tra i differenti livelli istituzionali.
In attesa che la riforma del sistema delle autonomie locali raggiunga una soddisfacente condizione di
equilibrio - e che una contemporanea riforma del governo del territorio riesca a corrispondere a questa
nuova articolazione dei poteri locali – converrà lavorare a una nuova anche se provvisoria alleanza tra
pianificazione di area vasta e disciplina urbanistica, per effetto della quale il progetto di territorio si
candidi a costituire, alle diverse scale, l’elemento fondamentale di congiunzione tra i differenti approcci
e le peculiari competenze dei soggetti ed attori della pianificazione.
3.1.2. Il territorio teramano in un campo di forze a geometria variabile
Nel momento in cui questo documento verrà presentato ufficialmente in Consiglio Provinciale la
discussione sul riordino della geografia amministrativa del Paese, e segnatamente della regione
abruzzese e dell’area teramana, sarà ancora in pieno svolgimento, tanto che il confronto tra una posizione
che associa tale revisione solo al contenimento dei costi della “politica”, e un’altra che ritiene invece che
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Allegato n.2
la “ri-progettazione della dimensione regionale deve necessariamente andare di pari passo con una
riconfigurazione del modello di governance locale” 6, non può essere liquidato solo sulla base che la
prima formulazione appare al momento largamente maggioritaria.
Per quanto l’attuale emergenza finanziaria possa indurre a “far cassa” al più presto, magari senza prestare
particolare attenzione agli effetti che saranno imputabili al ridimensionamento o alla soppressione
dell’istituto provinciale, l’approccio utilizzato dal Piano Strategico di Teramo adotta un punto di vista
assai diverso, in virtù del quale l’ambito territoriale preso in considerazione coincide quasi “per
convenzione” con gli attuali confini del territorio provinciale, ma potrà subire in futuro adattamenti
anche rilevanti per favorire la ridefinizione delle componenti principali del sistema insediativo.
Attraverso l’individuazione di Sistemi territoriali complessi destinati a ospitare percorsi innovativi di
cooperazione, ma grazie anche al ricorso sistematico ai criteri della co-pianificazione e della
programmazione negoziata, si punta a declinare il tema della intercomunalità in vista di una
sperimentazione della formula della aggregazione o della fusione comunale. In tale prospettiva gli
obiettivi di razionalizzazione che verranno conseguiti non si propongono tanto di pervenire ad una
geografia amministrativa semplificata e performante, quanto di dar vita a un modello di “comunità” in
grado di sviluppare capacità non comuni di efficienza e di buona amministrazione.
Naturalmente l’accorpamento tra gli enti locali di minori dimensioni non costituisce una strada obbligata
e l’accordo di cooperazione (convenzionale o strutturale) tra comuni può costituire in ogni caso
un’alternativa valida alla fusione e utile per raggiungere l’adeguatezza necessaria e gli standard minimi
di efficienza. A causa del carattere temporaneo di queste forme “pattizie” di cooperazione, l’esercizio
della copianificazione deve costituire una pratica corrente, tale da imprimere un marcato impulso alla
innovazione della cultura di piano e all’aggiornamento della cassetta degli attrezzi.
Grazie a questa ridefinizione del livello intermedio di governo del territorio, e alla individuazione di un
modello di pianificazione che potrà dispiegare i suoi effetti anche in assenza dell’istituzione provinciale,
le articolazioni territoriali del sistema teramano proposte nel documento sembrano in grado di guardare
anche oltre gli attuali confini, proiettando verso l’interno – e in particolare verso l’area montana - la
capacità attrattiva esercitata dal comune capoluogo, o intensificando le interazioni con le altre aree
urbane costiere a nord e a sud del territorio teramano.
3.1.3. Verso il superamento di una visione gerarchica delle relazioni istituzionali
Anche al fine di favorire una corretta interpretazione dei nuovi meccanismi di interazione e di
regolamentazione che si affermeranno a seguito di un futuro e urgente riordino amministrativo, il Piano
Strategico Provinciale per la sostenibilità ambientale e il contenimento del consumo di suolo offre piena
legittimità ai nuovi processi di interazione e di regolazione che sono ormai acquisiti dal dibattito
disciplinare, ma che non avevano ancora ricevuto una adeguata legittimazione nel PTC vigente.
Le novità procedurali e normative illustrate da questo documento e principalmente dalla variante
normativa (vedi in particolare gli articoli 1bis, 14, 15, 17, 18, 18bis, 21bis, 22 e 23), laddove introducono
importanti cambiamenti non solo nel coordinamento dei soggetti ed attori della pianificazione, ma anche
nella “cassetta degli attrezzi” a disposizione di tecnici pubblici e privati. Ciò soprattutto in vista del
conseguimento di obiettivi ambiziosi quali la promozione del contenimento del consumo di suolo, la
compensazione ecologica delle trasformazioni insediative comunque necessarie o la configurazione di un
inedito “progetto di paesaggio”, che presuppongono la mobilitazione di risorse umane qualificate in parte
6
Società Geografica Italiana, Il riordino territoriale dello Stato. Riflessioni e proposte della geografia italiana, Roma, 2013.
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già potenzialmente disponibili, ma spesso poco valorizzate a causa di un ordinamento tecnicoamministrativo che penalizza il lavoro di gruppo e gli approcci interdisciplinari.
possano ricevere una sostanziale legittimazione – e quindi anche una innegabile iniezione di efficacia - in
virtù di un maggiore coinvolgimento della popolazione.
In altri Paesi la modernizzazione della funzione pubblica è stata perseguita con il supporto di un’azione
sistematica indirizzata alla qualificazione e all’aggiornamento degli amministratori pubblici e della
dirigenza locale e affidata sovente a specifiche strutture formative (quali ad esempio le Scuole superiori
della Amministrazione locale o l’Ecole Nationale d’Administration francese), ma i ritardi maturati in
questo settore dall’Italia e la necessità di aggiornare la macchina amministrativa in corsa, quando cioè
quest’ultima è al centro di una radicale e concitata riorganizzazione, hanno suggerito di scegliere una
strada differente.
Per effetto di questa scelta di fondo il Piano Strategico si affida ad un legame sempre più saldo e
biunivoco tra lo svolgimento di esercizi valutativi (ormai ampiamente diffusi nell’intero processo di
pianificazione) e la frequente attivazione di momenti partecipativi. Oltre ai ripetuti accenni alle
procedure di valutazione già presenti nella normativa vigente, e ulteriormente accentuati nella nuova
versione (vedi in particolare gli emendamenti introdotti negli articoli 9, 17 e 22), il ricorso molto
frequente alle conferenze di pianificazione prelude evidentemente ad un impiego sistematico del metodo
della concertazione istituzionale, e dunque alla prefigurazione di un metodo democratico e partecipato di
selezione delle preferenze pubbliche.
Nella impostazione adottata dalla Provincia di Teramo il nuovo Piano costituisce al tempo stesso una
risposta, nell’immediato, alle criticità emerse nel corso degli ultimi anni nel governo del territorio e la
proposta – offerta in primo luogo ai soggetti e attori delle trasformazioni insediative che operano nello
spazio teramano, ma aperta al contributo degli altri livelli di pianificazione (primo fra tutti quello
regionale) e all’interazione con i territori provinciali contermini – di ispirare il riordino amministrativo a
una intenzionalità condivisa e a una configurazione della governance in cui sia possibile coinvolgere
tutte le risorse umane disponibili per rispondere alle sfide imposte dalla necessità di superare la crisi
iniziata nel 2008 e di orientare la transizione verso un differente paradigma socio-economico e
ambientale.
In questa prospettiva l’insistenza con cui si propone di concertare in futuro le grandi scelte di area vasta
all’interno delle Conferenze di pianificazione, o l’enfasi su strumenti innovativi e a carattere integrato
per il completamento e la tutela dei corridoi biologici, per l’apertura di varchi nei processi di
conurbazione o per risarcire la collettività dagli impatti negativi prodotti dalle trasformazioni urbane (con
le compensazioni ecologiche o con la previsione di “depositi verdi”) prefigurano un rinnovato impegno
nell’aggiornamento e nella motivazione del personale pubblico e della vasta platea di professionisti e
consulenti che appare determinante per il successo di un programma così impegnativo.
3.1.4. Per una rinnovata centralità del ruolo delle comunità locali
Nonostante l’impegno profuso dalle amministrazioni provinciali per consolidare il rapporto con i
cittadini, è difficile negare che dietro il vasto schieramento che ha sostenuto in questi anni il
ridimensionamento, se non addirittura la cancellazione, dell’istituto provinciale si celi in molti casi la
tendenza a scorgere negli atti amministrativi della Provincia, e in primo luogo nei suoi piani e
programmi, un corpus disciplinare specialistico e complesso, che si rivolge prevalentemente agli addetti
ai lavori e che non è in grado di coinvolgere i saperi non esperti e i bisogni diffusi dei residenti.
A tale proposito non si può fare a meno di segnalare che la deriva tecnicistica cui si fa riferimento ha
riguardato in realtà l’intera produzione urbanistica. Ma mentre nella pianificazione locale l’impatto
immediato del regime dei suoli su interessi e aspettative molto articolati e diffusi ha contribuito
tradizionalmente a mantenere viva l’attenzione non solo dei proprietari delle aree più vicine all’edificato,
ma anche di un pubblico molto più ampio, l’efficacia dei Piani territoriali di coordinamento e degli altri
piani provinciali è stata declinata in forme sempre più indirette (e talvolta indeterminate), facendo sì che
le comunità locali finissero per disinteressarsi alla formazione di tali strumenti, e per delegare
sistematicamente la tutela dei propri interessi a chi li rappresentava nelle istituzioni provinciali.
In una governance dell’area vasta in cui le province sono probabilmente destinate a diventare organi
elettivi di secondo livello, questa rinuncia a esercitare un ruolo maggiormente attivo di controllo sembra
destinata ad aumentare, ma alla base di questo nuovo strumento di pianificazione vi è la convinzione che
tale tendenza possa essere invertita, e che anche le scelte più rilevanti della pianificazione di area vasta
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Allegato n.2
Il percorso che in questo modo appare delineato contempla la possibilità di giovarsi di una comparazione
sistematica delle alternative disponibili e, al tempo stesso, della loro attitudine ad esaltare l’efficacia
delle trasformazioni programmate, con l’ulteriore obiettivo di annullarne o comunque di attenuarne
l’impatto. In questo modo non solo è possibile incrementare la razionalità delle scelte di piano compiute
dalle istituzioni locali, ma si è anche in grado di articolare il processo di formazione delle decisioni in
forme tali che la popolazione possa esercitare un ruolo fondamentale di controllo (e nelle modalità
previste dalla legislazione vigente anche di condizionamento) almeno sulle decisioni più rilevanti, che
altrimenti rischierebbero di essere assunte con modalità ampiamente discrezionali, esponendosi in questo
modo al pericolo di ripetute e immotivate correzioni di rotta ad ogni cambio di maggioranza politica.
3.2 Consumo di suolo e strategie per il contenimento
Il contesto italiano
Il consumo di suolo è una delle più insidiose e irreversibili forme di degradazione del suolo che si verifica
ogni qual volta un’area agricola, naturale o semi-naturale viene antropizzata. Il suolo, in quanto risorsa
naturale limitata e non rinnovabile, è essenziale per la sopravvivenza dell’uomo sul pianeta e per la
conservazione della maggioranza degli ecosistemi terrestri.
Il suolo che, insieme all’aria e all’acqua, rappresenta una delle componenti fondamentali dell’ambiente,
sconta inoltre, almeno con riferimento all’Italia, un significativo e preoccupante ritardo dal punto di vista
del nostro sistema legislativo che non è stato in grado di tutelare l’esistente, né ha saputo porre le basi per
uno sviluppo sostenibile. Nella legislazione italiana, infatti, ci si limita a trattare per lo più la difesa del
suolo in termini di dissesto idrogeologico o di tutela del territorio, del paesaggio e delle infrastrutture.
Ad esempio il D.lgs. 152/2006 affronta il tema del suolo principalmente nella parte III, sezione I dedicata
alle ‘Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione’ e nella parte IV, titolo V
riguardante la ‘Bonifica di siti contaminati’. Nel primo caso il testo espone (articoli 53 e 54) alcuni
concetti di ordine generale, delineando i compiti coordinati degli enti regionali e degli organismi
nazionali ai fini dello svolgimento di attività conoscitive e di risanamento riguardanti lo stato dei suoli
(art. 55). In sintesi, tranne che in alcuni casi specifici (contaminazione locale/diffusa, inondazioni e
smottamenti), la difesa del suolo in Italia è delegata alle Regioni e ad altri organi tecnico-amministrativi
locali, che non dispongono comunque di specifici e organici quadri di riferimento in materia di
salvaguardia dei suoli dal degrado.
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La recente normativa europea in materia di consumo di suolo
Il contenimento del consumo di suolo è oggetto di una specifica attenzione in sede europea almeno a
partire dal 2002 (decisione n.1600/2002/CE), quando il varo del sesto programma comunitario di azione
in materia di ambiente ha coinciso con la formulazione di alcuni elementi significativi della politica
europea in tema di suolo. Tra gli obiettivi di fondo di questo pronunciamento si segnalano, in particolare,
la tutela delle risorse naturali e l’incentivo ad un utilizzo sostenibile del suolo. In particolare la
formulazione adottata dagli organismi comunitari definisce una strategia finalizzata alla protezione dei
suoli che punta al tempo stesso al congelamento delle dinamiche in atto e, laddove possibile, a una
radicale inversione di tendenza. Nella comunicazione 179 del 2002 (“Verso una strategia tematica per la
protezione del suolo”), la Commissione ha evidenziato gli otto problemi principali che affliggono i suoli
europei: l’erosione, la diminuzione della materia organica, la contaminazione, la salinizzazione, la
compattazione, la diminuzione della biodiversità del suolo, l’impermeabilizzazione, l’inondazioni e gli
smottamenti.
Più recentemente, la UE ha individuato il consumo di suolo (SoilSealing) come una delle minacce per la
salvaguardia della risorsa naturale prefiggendosi, attraverso la proposta di una Direttiva Quadro sui Suoli
(Framework Directive - COM 2006 232), la protezione del suolo e l’individuazione dei rischi e delle
azioni volte alla mitigazione del fenomeno, fornendo, attraverso il suo organo tecnico-scientifico, una
serie di analisi del fenomeno su base europea al fine di definire un quadro conoscitivo che i singoli Stati
potranno utilizzare a sostegno delle proprie decisioni.
Nella proposta di “direttiva quadro” sono contenuti i principi e gli obiettivi comuni finalizzati alla difesa
e all’utilizzo sostenibile del suolo. Il legislatore europeo, infatti, nella consapevolezza dell’estrema
variabilità dei fenomeni da governare all’interno dell’Unione Europea, ha preferito delineare un quadro
generale, e lasciare ai singoli Stati la definizione di strumenti legislativi nazionali e locali volti a definire
specifiche misure per affrontare i fenomeni di degrado del suolo. Sulla base di elementi comuni, gli Stati
membri saranno tenuti ad individuare le aree sottoposte a rischio (in cui insistono fenomeni di
degradazione del suolo, o per i quali esiste il fondato motivo che tali fenomeni possano verificarsi in un
prossimo futuro), definendo sia gli obiettivi di riduzione del rischio per le aree individuate, sia i
programmi contenenti le misure necessarie per raggiungerli.
Mediante tale Direttiva gli Stati membri potranno superare ciò che attualmente si configura come un
approccio frammentario e adottare provvedimenti di tutela armonizzati a livello europeo. In questo modo
sarà possibile corrispondere alle specificità dei suoli presenti nei territori di competenza, e pianificare in
modo sistematico le strategie a medio e a lungo termine tali da incentivare, al contempo, un uso
sostenibile del suolo. Un tale approccio permetterà inoltre di proteggere tale risorsa attuando misure di
risanamento e/o mitigazione e, soprattutto, di prevenzione del degrado.
A supporto di tale strategia legislativa, la Comunità Europea ritiene inoltre fondamentale sviluppare e
consolidare sia a livello europeo che di singoli Stati membri, una rete di monitoraggio dei fenomeni di
degrado dei suoli e, contestualmente, un sistema armonizzato di raccolta delle informazioni e di riutilizzo
dei dati ambientali esistenti. L’obiettivo dichiarato non dovrà essere solo quello di descrivere un
framework dettagliato della situazione in atto, ma anche di prevedere l’evoluzione nel medio e lungo
periodo del processo di deterioramento dei suoli in un’ottica di miglioramento delle azioni di prevenzione
poste in essere.
Sulla scorta di quanto previsto a livello comunitario, l’Italia ha istituito il Centro di Ricerca sul Consumo
di Suolo (CRCS). Quest’ultimo, nato da un protocollo d’intesa siglato dall’Istituto Nazionale di
Urbanistica e da Legambiente, stabilisce l’unione delle rispettive competenze e capacità per elaborare e
divulgare, anche mediante il contributo di altri soggetti associativi istituzionali e accademici che ne
condividono motivazioni e obiettivi, i dati e i contributi sviluppati per la conoscenza del fenomeno del
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
consumo di suolo in Italia e in Europa. Il CRCS intende coinvolgere i livelli amministrativi territoriali,
raccogliendo i dati che servono ad ampliare l’attività di monitoraggio quantitativo, e valutando con essi
differenti modelli di azione locale e sovra locale contro il consumo di suolo. Il prodotto principale del
CRCS è la redazione di un Rapporto annuale che effettua, in maniera progressiva, la definizione
quantitativa del consumo di suolo su base provinciale in Italia, eseguita con metodologia differenziale in
modo da garantirne la comparabilità. Fino ad oggi il Centro ha licenziato tre edizioni del Rapporto,
rispettivamente nel 2010, nel 2012 e nel 2013.
È tuttavia opportuno segnalare che ad oggi le Regioni italiane che dispongono di cartografie di uso del
suolo su differenti soglie temporali e costruite con medesima metodologia comparabile costituiscono una
ristretta minoranza: Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Sardegna. I temi aperti su cui
CRCS intende impegnarsi riguardano la definizione, la quantificazione e la qualificazione in termini
morfologici del consumo di suolo, nonché le metodologie di misurazione e la predisposizione di adeguate
linee guida necessarie a contrastare tale fenomeno. In tal senso il CRCS s’impegna a orientare la propria
attività di ricerca tenendo sempre presente che la “patologia” del consumo di suolo ha una matrice
culturale, prima ancora che fisica, che deve essere superata mediante una costante e corretta informazione
e divulgazione.
La normativa comunitaria e i piani provinciali
Per comprendere meglio il recepimento da parte delle Province delle direttive europee si sono analizzati
alcuni casi che risultano più significativi in materia di consumo di suolo: i PTC di Lucca, Torino, Modena
e Reggio Emilia (schede a corredo del testo).
Ogni provincia, attraverso la legge regionale di riferimento, recepisce le direttive europee e le trasferisce
sul proprio territorio tenendo anche conto dei risultati contenuti negli osservatori e alla luce delle
tematiche più rappresentative relative agli obiettivi da raggiungere. In generale, ogni piano si prefigge il
contenimento del consumo del territorio urbanizzato, eventualmente riprendendo e ampliando determinati
obiettivi già presenti, in alcuni casi, nei piani vigenti. Il tratto comune, rintracciabile nei diversi piani, è
costituito dall’equilibrio tra il dimensionamento dell'offerta insediativa e la capacità insediativa espressa
dal Piano, privilegiando in assoluto, attraverso la modalità di formazione dell'offerta, la riqualificazione
dell'esistente e gli interventi nel territorio già urbanizzato rispetto alle scelte espansiva.
Di seguito, a titolo esemplificativo, si evidenziano i punti fondamentali che sono rintracciabili come
elementi di una strategia comune rivolta al contenimento dei problemi connessi al consumo di suolo:
• contenere il consumo dei suoli ad uso urbano e la loro impermeabilizzazione;
• ridurre la dispersione dell’urbanizzato;
• ridurre la frammentazione del territorio agricolo e delle risorse naturalistiche dovuta all’edificato ed alle
infrastrutture di trasporto;
• assicurare la compatibilità tra processo di trasformazione e criteri di salvaguardia delle risorse (in
particolare della risorsa «suolo ad elevata capacità d’uso agricolo»).
Andando più nello specifico, ulteriori elementi di attenzione si rintracciano nel Piano di Torino,
all’interno del quale si fa esplicito riferimento alla richiesta per la definizione di nuovi indirizzi qualitativi
e di criteri di progettazione urbanistica che dovranno essere recepiti dalle amministrazioni comunali sia
nelle scelte localizzative e di pianificazione delle aree urbanizzate, sia nell’ambito degli insediamenti
residenziali. Attraverso la possibilità di rivedere le indicazioni contenute nei PRG vigenti, viene inoltre
fornita un’indicazione generale di contenimento delle aree di insediamento residenziale. La crescita
residenziale è così ammissibile solo all’interno di un quadro in cui sussista, mediante la sostituzione e la
trasformazione edilizia, un effettivo recupero del patrimonio esistente degli edifici di centri e nuclei
urbani. Inoltre, al fine di rendere più compatto e funzionale il sistema insediativo, e di limitare di
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conseguenza il consumo di suolo destinato alla nuova residenza, è previsto un riordino urbanistico da
attuarsi per il tramite di interventi di completamento edilizio. Alla base di tale impostazione vi sono nuovi
indirizzi qualitativi e criteri di progettazione urbanistica che dovranno essere recepiti dalle
amministrazioni comunali nelle scelte localizzative e nella pianificazione delle aree urbanizzate e degli
insediamenti residenziali. In tal modo e analogamente al Piano vigente, la risorsa “suolo” è posta al
centro della politica di sviluppo e di tutela del territorio.
Un ulteriore elemento che merita di essere analizzato e che riguarda, nello specifico, anche la Provincia di
Reggio Emilia, è legato allo sviluppo del “policentrismo” che rappresenta sinteticamente la tendenza ad
indirizzare la crescita insediativa coerentemente con i diversi livelli prestazionali offerti dei centri urbani.
Tale scelta mira quindi al consolidamento e alla qualificazione di una struttura a più “poli” dotata di una
gerarchia che è funzione della distribuzione e del livello dei servizi offerti e delle infrastrutture esistenti,
il tutto al fine di valorizzare le singole eccellenze e le polarità di interesse sovra-provinciale. In tale
quadro non viene trascurata la dimensione ambientale e quindi di eco-sostenibilità come ad esempio si
osserva qualora la distribuzione delle produzione assume un carattere di coerenza rispetto agli impatti
ambientali e paesaggistici. Fanno parte di tale impostazione la razionalizzazione e la distribuzione delle
attrezzature collettive in ottica sovra-comunale, il recupero delle aree dismesse o in via di dismissione e la
ricerca di una maggiore equità circa gli effetti economici delle scelte urbanistiche.
Il rafforzamento del “policentrismo” passa quindi attraverso azioni di contenimento del consumo di suolo
non urbanizzato mediante prescrizioni che richiedono un’effettiva attuazione. Infatti, gli strumenti
urbanistici generali, nonché le relative varianti, assumono l’obiettivo strategico del contenimento del
consumo di suolo e dello sprawling privilegiando, al fine di rispondere al fabbisogno insediativo, quegli
interventi di riqualificazione e di riordino del tessuto urbano esistente che cercano di migliorare, ove
possibile, la qualità edilizia e urbana nel rispetto degli standard urbanistici relativi ai servizi pubblici e al
verde. Tali strumenti tentano di promuovere il recupero e l’uso del patrimonio edilizio esistente non
utilizzato o sottoutilizzato individuando e prevedendo, se necessario, i mutamenti più idonei delle
destinazioni d’uso. Ulteriori aspetti presi in esame riguardano poi il rafforzamento della struttura urbana
con la necessaria dotazione di servizi; il recupero delle aree produttive dismesse o localizzate
impropriamente; l’esclusione di nuovi ambiti urbanistici di espansione dispersi sul territorio libero, non
urbanizzato, o allineati lungo gli assi stradali ed infine la realizzazione di forme compatte di insediamento
con una più limitata utilizzazione di suolo libero.
Perequazione e compensazione
Come’è ormai ampiamente riconosciuto, la perequazione urbanistica può rappresentare un efficace
strumento a supporto della gestione urbana e delle conseguenti trasformazioni del tessuto urbanistico.
Questa disciplina innovativa prevede l’attribuzione di un indice lordo di edificabilità all’interno di ampie
zone omogenee di trasformazione individuate dal piano, con la contestuale concentrazione dell'effettiva
edificabilità su singole sub-aree e la cessione gratuita di altre aree al Comune.
I principali obiettivi e, conseguentemente, i benefici attesi della perequazione urbanistica sono stati
ampiamente descritti dalla letteratura sul tema:
• in termini di efficacia urbanistica, per il tramite di un disegno urbano ben ideato che assegna
maggiori spazi pubblici;
• in relazione alla tendenziale equità nel trattamento degli interessi privati;
• con riferimento alla semplificazione dell’iter amministrativo, grazie alla possibilità di evitare lunghe
e costose procedure di esproprio.
In Italia alcune realtà regionali hanno introdotto recentemente nelle rispettive legislazioni forme di
perequazione territoriale con l’intento di gestire e, ove possibile, ridurre le disparità territoriali
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
determinate da trasformazioni del territorio che hanno portato a una distribuzione non ottimale dei
vantaggi e degli svantaggi conseguenti. L’equità territoriale, infatti, dovrebbe rappresentare il filo
conduttore di qualsiasi intervento urbanistico che si prefigga di ottimizzare la gestione del territorio, se
non altro perché è legittimo supporre che una corretta ripartizione dei costi e dei benefici tra gli enti locali
coinvolti nei processi di trasformazione del territorio possa contribuire alla riduzione della concorrenza
tra i sistemi locali (spesso fonte di diseconomie e conflitti), favorendo al contempo la competitività a
l’apertura verso interventi a carattere sovra-comunale. È quindi necessario superare le frammentazioni
che caratterizzano i vari interventi, rafforzare la sinergia e la coerenza tra azioni e obiettivi, nonché
l'integrazione delle risorse ambientali, finanziarie e umane che si rendono disponibili.
Un primo contributo applicativo sul tema della perequazione è offerto, ad esempio, dal PTC di Lucca,
all’interno del quale emerge l’obiettivo di rafforzare gli strumenti atti a favorire la cooperazione di area
vasta sui temi di rilevanza sovra-comunale quali ad esempio accordi, intese ed esercizi di perequazione
territoriale.
Ma anche nel PTC di Modena si fa esplicito riferimento al concetto di perequazione territoriale, e alla
possibilità che il perseguimento di un assetto “perequato” sia associato non solo ad una corretta
redistribuzione dei benefici e degli oneri delle scelte attuate in campo urbanistico, ma anche alla necessità
di qualificare le scelte di pianificazione rendendole indifferenti rispetto al regime dei suoli. Tale
impostazione fa esplicito riferimento all’art. 15, comma 3, della L.R. 20/2000, che prevede che tanto i
Comuni, quanto la stessa Provincia, applichino i criteri della perequazione alla elaborazione degli
Accordi Territoriali, con un’equa ripartizione tra gli enti locali interessati degli impatti derivanti da scelte
urbanistiche di rilievo sovra-comunale concernenti in particolare:
• il dimensionamento degli insediamenti produttivi con prevalenti attività industriali, terziarie o
commerciali;
• la localizzazione dei poli funzionali;
• il potenziamento delle dotazioni territoriali e delle altre attrezzature di rilievo sovra-comunale;
• altre politiche e progetti a carattere sovra-comunale (politiche per l’abitazione sociale e per la
realizzazione della rete ecologica provinciale, politiche sulle reti infrastrutturali e il trasporto
pubblico, ecc.).
L’orientamento alla perequazione territoriale è esplicito anche all’interno del PTC di Torino (PTC2), nel
quale s’intende perseguire un’equa ripartizione a livello comunale dei benefici e degli oneri derivanti
dalla concentrazione degli insediamenti e dalla realizzazione di infrastrutture e di interventi necessari per
fornire allo sviluppo condizioni adeguate di sostenibilità. Strumenti fondamentali della perequazione sono
individuati negli “accordi” che gli enti locali sono chiamati a stipulare in vista della realizzazione di aree
e interventi di interesse sovra-comunale, come previsto dall’art. 9, che generano l’opportunità di una
compensazione. E’ questo il caso soprattutto:
• degli insediamenti produttivi (tra cui sono incluse le stesse piattaforme logistiche) caratterizzati da
effetti sociali, territoriali e ambientali che interessano più Comuni;
• degli interventi necessari all’adeguamento delle dotazioni urbanistiche fondamentali (reti
tecnologiche, impianti di erogazione e produzione di energia, di approvvigionamento idrico, di
raccolta e smaltimento dei rifiuti, ecc.);
• degli insediamenti terziari o commerciali, con particolare riferimento alle strutture di vendita
generatrici di rilevanti impatti di natura sovra-comunale;
• degli insediamenti turistici che esercitano una “pressione” che supera i confini del comune ospitante;
• degli interventi di difesa del suolo di interesse sovra-comunale (come nel caso delle casse di
laminazione o delle arginature).
Il PTC2, inoltre, promuove la co-pianificazione quale strumento idoneo all'attuazione dei principi
costituzionali di sussidiarietà, concertazione e leale collaborazione tra gli enti coinvolti, che interagiscono
anche a seguito della convocazione di apposite conferenze di pianificazione. In tale contesto la Provincia
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svolge un fondamentale ruolo di coordinamento e di mediazione istituzionale, garantendo inoltre il
proprio supporto nei termini di un approfondimento delle questioni che implicano la disponibilità di
conoscenze specialistiche e di strumenti di valutazione.
Altro caso interessante nel panorama italiano è costituito dal PTC di Reggio Emilia, che definisce livelli
prestazionali distinti per i diversi centri urbani della provincia (quattro livelli prestazionali per i centri
urbani dei comuni della pianura, o serviti da importanti fermate del trasporto pubblico su ferro; cinque
livelli prestazionali per tutti i comuni di fondo valle o di crinale), che associa a ciascuno di essi specifiche
disposizioni in materia di governo del territorio e, più in particolare, di provvedimenti relativi alla
espansione insediativa. L’attuazione delle politiche di qualificazione produttiva di rilievo sovraprovinciale e sovra-comunale deve affidarsi ad appositi Accordi Territoriali, mentre la crescita degli
insediamenti produttivi potrà essere definita da una specifica politica perequativa in cui le risorse sono
anche finalizzate all'implementazione di interventi infrastrutturali ed ambientali di rilevanza provinciale.
In estrema sintesi le innovazioni introdotte dal piano di Reggio Emilia per le questioni affrontate in
questa sede possono essere ricondotte a una più chiara distinzione tra la capacità insediativa teorica e il
dimensionamento degli interventi programmati che in ogni caso dovrà essere inferiore a quest’ultima.
approvato dal Consiglio dei Ministri del Governo Letta nella seduta del 15 Giugno 2013. Come è noto, il
principio ordinatore di questa iniziativa legislativa prevede uno stop concreto all’espansione edilizia fino
a quando non verrà fissata (con decreto interministeriale) la riduzione del consumo di suolo in termini
quantitativi, procedendo verso l’obiettivo ambizioso del consumo di suolo pari a zero nel 2050 che è stato
stabilito in ambito comunitario. Il percorso disegnato è complesso e certamente non rapido in termini di
attuazione concreta, soprattutto in considerazione che l’efficacia dei provvedimenti che dovranno essere
assunti sarà comunque legata all’attività di un comitato (ancora da formare), la cui funzione dovrebbe
essere quella di monitorare la riduzione di consumo di suolo sul territorio nazionale, verificare la concreta
applicazione della legge e di produrre un rapporto annuale sul consumo di suolo.
Se dunque appaiono ancora molti gli ostacoli da superare in vista del decollo di una politica nazionale per
il consumo di suolo, iniziative di portata più circoscritta come quella assunta dal Piano Strategico di
Teramo, ma che sono in grado di produrre risultati tangibili già nel breve e nel medio periodo, sono
evidentemente destinate a colmare un vuoto normativo che altrimenti rischia di penalizzare gravemente le
prospettive di superamento della grave crisi socio-economica e territoriale che il nostro Paese sta
attraversando.
Se, a questo punto, riportiamo l’attenzione al Piano Strategico della Provincia di Teramo, possiamo
evidenziare come tale strumento si caratterizza, più in particolare, per la definizione dei criteri che
dovranno essere impiegati per lo sviluppo delle funzioni terziarie e di servizio di rango regionale
(direzionali, di ricerca, commerciali, culturali, di scambio, sanitarie) in un’ottica policentrica,
introducendo limiti stringenti al consumo di suolo qualora tali funzioni ricadano entro l’area urbana del
centro capoluogo di Teramo. Inoltre è opportuno segnalare gli elementi principali relativi alle prescrizioni
e agli indirizzi per l’impostazione e il dimensionamento dei piani comunali: con riferimento all’obiettivo
strategico del contenimento del consumo di suolo e dello sprawling, ogni comune è obbligato a
procedere, in occasione dell’avvio dell’iter per la formazione di un nuovo strumento urbanistico o
variante, alla determinazione del limite del territorio già urbanizzato, inteso come perimetro delle aree a
carattere insediativo previste nei Piani comunali già approvati, che viene assunto come riferimento
essenziale per la valutazione di sostenibilità delle decisioni riguardanti una nuova occupazione di
territorio agricolo.
Gli interventi che comportano la trasformazione del suolo da “non urbanizzato” a “urbanizzato” sono da
considerarsi “interventi a consumo di suolo” e devono prevedere misure di compensazione ambientale
preventiva secondo valori e parametri che lo stesso strumento urbanistico comunale è tenuto a fissare con
riferimento ai contenuti dell’Allegato n. 4 che accompagna le Note Tecniche di Attuazione, e che saranno
specificamente oggetto della valutazione provinciale di compatibilità. Tali misure di compensazione
terranno conto dell’impatto ecologico e ambientale che ogni nuovo impiego del suolo tende a produrre. Si
dispone pertanto che il promotore, pubblico o privato, di ogni intervento di trasformazione compensi gli
impatti residui generando nuovo valore ecologico e ambientale al fine di migliorare la qualità percettiva e
insediativa, di attenuare gli inquinamenti atmosferici e acustici e di mitigare gli effetti dei picchi
climatici. La compensazione ecologica che in questo modo si determina, deve essere realizzata all’esterno
delle aree di nuova trasformazione, ma all’interno del territorio comunale direttamente interessato o
dell’unità insediativa di appartenenza, secondo le procedure previste dal citato allegato n. 4 delle NTA e
comporta la cessione gratuita di aree - anche non contigue a quelle di nuova trasformazione - e il loro
equipaggiamento naturale/ecologico.
Le considerazioni su esposte, mettono in luce l’importanza e l’urgenza delle problematiche innescate da
un uso improprio del suolo. Al fine di arrestare dei processi che hanno già prodotto numerosi squilibri,
diventa quindi una priorità assoluta la difesa dell’uso agricolo dei suoli, orientando l’espansione edilizia
sulle aree già urbanizzate attraverso interventi di infilling, di riqualificazione e di trasformazione urbana.
A conclusione di queste argomentazioni conviene ricordare che tale “visione” risulta sostanzialmente
coerente con il disegno di legge sul «Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato»
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
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PTC Lucca
TEMI
ATTUAZIONE DEL
PTC ATTRAVERSO
LA
PIANIFICAZIONE
COMUNALE
SEZIONI
Relazioni
governo
territorio
sul
del
Fattore
temporale
dell'attuazione e
del
coordinamento
con i vari livelli
di pianificazione
COERENZA CON LE
POLITICHE
EUROPEE
PROVINCIA DI TERAMO
LEGISLAZIONE
Legge
regionale
1/2005
Legge
Regionale
5/1995
VECCHIO PTC
Il PTC indirizza gli atti di pianificazione e di
programmazione, attinenti il governo del territorio,
alla configurazione di un assetto del territorio
interessato coerente con le predette finalità.
inoltre costituisce strumento di pianificazione e di
programmazione diretto al coordinamento e al
raccordo tra gli atti della programmazione territoriale
regionale e la pianificazione urbanistica comunale.
NUOVO PTC
Il PTC si configura come lo strumento fondamentale della
pianificazione e programmazione territoriale di area vasta
provinciale rappresentando per i Comuni il riferimento principale di
programmazione entro cui definire e delineare le scelte di
trasformazione territoriale proprie della pianificazione urbanistica
comunale.
Il PTC si è caratterizzato inoltre quale strumento di riferimento e di
orientamento per le scelte dei diversi soggetti, pubblici e privati,
attinenti il “governo del territorio” la cui attuazione richiede il
concorso plurale di soggetti istituzionali, economici e sociali e la
disponibilità finanziaria di diversa provenienza ed ha cercato di
spostare l’interesse e l’attenzione dalla dimensione locale, propria
delle singole realtà urbane e produttive, a quella più vasta propria
delle reti e dei sistemi territoriali e socio-economici per cogliere le
prestazioni territoriali in termini di opportunità superando lo stretto
riferimento ai confini comunali.
Il PTC, assumendo quali obiettivi fondamentali la tutela
dell’identità fisica e della identità storico-culturale del territorio
provinciale, essenzialmente Segnala i punti critici delle condizioni
di fragilità ambientale su cui impostare scelte strategiche per la
difesa del suolo e concentrare azioni e risorse;
Sposta e ridefinisce l’identità locale e la competizione con l’esterno
alla scala sovralocale dei sistemi territoriali; Assume e valuta le
differenti condizioni e situazioni presenti nelle diverse realtà locali
non come “squilibri” da colmare, ma come diversità da riconoscere
e valorizzare in quanto risorse proprie dei differenti luoghi; Delinea
un quadro di riferimento coerente per il sistema della mobilità e le
infrastrutture di trasporto su cui definire progetti operativi e
realizzare interventi infrastrutturali in modo coordinato.
Legge
1/2005
Legge
5/1995
coordinamento dei piani strutturali e degli altri
strumenti urbanistici comunali.
OSSEVATORIO
PROVINCIALE
DEI
PIANI
STRUTTURALI
L’analisi dei piani strutturali (PS) redatti nel periodo 1995 - 2005,
copre un decennio aperto dall’entrata in vigore della legge
regionale 05/95 “Norme sul Governo del Territorio” e chiuso dalla
legge regionale 01/05 caratterizzato dall’approvazione del piano
provinciale (PTC) nel dicembre 2000. Il servizio urbanistica avvia
un’attività di studio per un osservatorio sull’attività di
pianificazione comunale finalizzata ad individuare contenuti e
componenti di verifica e valutazione del piano provinciale, con
particolare riferimento agli obiettivi dei sistemi territoriali del PTC.
L’obiettivo principale di tale attività è quello di creare un sistema di
acquisizione dati e conoscenze strutturato secondo un flusso a
doppio senso: dal piano provinciale al piano comunale – dal PS al
PTCP. Questo lavoro di monitoraggio e conoscenza viene
aggiornato nell’anno 2009 andando ad inserire nuovi dati,
migliorando ed ottimizzando la struttura dell’archivio esistente. I
nuovi dati inoltre rappresentano una verifica sulle novità introdotte
dalla nuova legge sul governo del territorio (L.R.01/2005) in vigore
dal gennaio 2005, proprio quando si attivano le procedure per la
variante generale al PTCP.
IL PTC recepisce la Direttiva Comunitaria nel “Documento
Preliminare” ai fini della Valutazione Ambientale Strategica ai
sensi dell’art. 23 della L.R. 10/2010 “Norme in materia di
valutazione ambientale strategica (VAS), di valutazione di impatto
ambientale (VIA) e di valutazione d’incidenza” e come
“Documento di Valutazione Iniziale” ai fini della Valutazione
Integrata ai sensi dell’art. 5 del DPGR 9 febbraio 2007, n.4/R per
la Variante al Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia
regionale
Regionale
DIRETTIVA
COMUNITARIA
42/2001/CE
LEGGE
REGIONALE
10/2010
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
PIANI DI SETTORE
PASL, strumento di programmazione che coordinano
priorità programmatiche regionali e locali. Lo strumento ha
carattere pattizio ad adesione volontaria ed è stato
riconfermato dal Piano Regionale di Sviluppo 2006-2010
come strumento di negoziazione progettuale tra le priorità
programmatiche contenute nel PRS stesso e quelle espresse
dal territorio sulla base della reciproca condivisione.
Progetto Integrato di Sviluppo Locale (PISL).
Attraverso il PISL il territorio della Provincia di Lucca ha
realizzato sia la programmazione concertata degli interventi
in chiave strategica sia l'attuazione di una serie consistente
di operazioni pensate per migliorare le qualità del territorio
lungo tutte e tre le dimensioni della sostenibilità:
ambientale, sociale, economica.
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COPIA
di Lucca diadeguamento ai sensi della L.R. 1/2005.
Il PRC considera la valutazione ambientale un processo della
pianificazione che non prescinde dal livello di operatività del piano
che si va formando.
COPIANIFICAZIONE
e coinvolgimento dei
soggetti attori delle
trasformazioni urbane
RELAZIONE
tra
regione – provincia comune
LEGGE
REGIONALE
1/2005
Legge
Regionale
5/1995
Il procedimento della formazione del PTC ha previsto
una “conferenza di programmazione con i comuni e
le comunità montane territoriali interessate” alla
quale è invitata a partecipare anche la Regione.
Il concetto di coordinamento, alla base del ruolo del PTCP, viene
rivisitato in modo da rafforzarlo come servizio della provincia nei
confronti dei comuni e degli enti di settore, attraverso i cui piani
attuano la maggiore parte degli obiettivi e dei contenuti della
pianificazione territoriale provinciale. Questo passaggio è
necessario per garantire un quadro di coesione territoriale
considerato che con il concetto di sussidiarietà ciascun ente è
autonomo nello sviluppo, approvazione e attuazione dei propri
strumenti di pianificazione.
Rafforzare gli strumenti per la cooperazione di area vasta sui temi
di rilevanza sovra comunale (accordi, intese, perequazione
territoriale ecc.)
Legge
5/1995
Legge
5/1995
Il PTC assume le tutele dell'integrità fisica e
dell'identità culturale del territorio interessato, come
condizioni di ogni ammissibile scelta di
trasformazione, fisica o funzionale, del medesimo
territorio;
promuove azioni di valorizzazione delle qualità
ambientali, paesaggistiche e urbane presenti nel
suddetto territorio, nonché di ripristino delle qualità
deteriorate, e di conferimento di nuovi e più elevati
caratteri di qualità, formale e funzionale, ove
necessario e opportuno, e in particolare al sistema
insediativo antropico;
difesa del suolo in riferimento sia agli aspetti
idraulici che a quelli relativi alla stabilità dei versanti;
- risanamento del dissesto idrogeologico del territorio
attraverso interventi strutturali estesi al bacino
idrografico del fiume Serchio, nel quadro di una
politica generale tesa al recupero permanente delle
colline e delle aree montane
VERSILIA
-parchi tematici comunali legati alla risorsa acqua
PIANA DI LUCCA
parchi tematici comunali legati alla risorsa acqua
VALLE DEL SERCHIO
-creazione di un parco del Serchio e della Lima
PEREQUAZIONE
TERRITORIALE
SVILUPPO
SOSTENIBILE
Integrità fisica
del territorio
Regionale
Regionale
PIANA DI LUCCA
superamento delle situazioni di rischio idraulico,
privilegiando il recupero degli spazi necessari per le
dinamiche fluviali e favorendo la rinaturalizzazione
del reticolo idraulico
tutela ambientale, la riqualificazione e la messa in
sicurezza del sistema trasversale dei corsi d’acqua
che dalle Pizzorne confluisce nell’alveo dell’ex lago
di Bientina
recupero, la riqualificazione e la valorizzazione del
sistema delle aree umide e palustri, nonché dei corsi
d’acqua connessi, riconoscibile intorno ai canali
Rogio e Ozzeretto, che dal Bientina confluisce nelle
aree del Bottaccio e del Guappero in
prossimità dell’acquedotto del Nottolini;
recupero e il ripristino ambientale del Lago di
Sibolla;
riconoscimento, l’arricchimento e la valorizzazione
dei caratteri identificativi propri del «varco» verde di
rilevanza sovracomunale riconoscibile nel territorio
interessato dal paleoalveo del Serchio, con le sue
permanenze morfologiche,
idrogeologiche e vegetazionali e le sue relazioni con
il reticolo idrografico anche minore (fossi e canali di
irrigazione)
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
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Consumo
suolo
di
Legge
5/1995
Legge
5/1995
Regionale
Regionale
VERSILIA
recupero, in raccordo con le competenti autorità di
bacino, delle situazioni di degrado connesse alla
fragilità degli acquiferi
risistemazione dei corsi d’acqua principali,
privilegiando il recupero degli spazi necessari alle
dinamiche fluviali, la messa in sicurezza delle
situazioni di rischio, la riqualificazione delle aree di
pertinenza fluviale, facendo riferimento alle relazioni
territoriali tra l’area costiera e l’entroterra
riconoscibili
riduzione del dissesto idrogeologico del territorio
attraverso interventi strutturali estesi e diffusi nel
quadro di una politica generale tesa al recupero
permanente delle colline e delle aree montane
l’arresto della dispersione insediativa e la
promozione della ricomposizione dei tessuti,
attraverso il riconoscimento, il mantenimento e il
recupero della struttura urbana diffusa, il
completamento e il riordino degli esistenti tessuti
edilizi non saturi, la loro riqualificazione e
ricomposizione morfologica e funzionale, la
definizione e qualificazione dei margini degli
insediamenti
VERSILIA
arresto della dispersione insediativa nelle aree
agricole attraverso il riconoscimento delle attuali
preesistenze da riordinare e controllare con interventi
finalizzati alla realizzazione delle infrastrutture
primarie e alla riqualificazione dei tessuti
riqualificazione e il riordino del sistema insediativo
lineare pedecollinare attraverso l’individuazione
degli episodi urbani da riorganizzare e riqualificare e
l’arresto del processo di saldatura degli insediamenti
lineari lungo la viabilità statale e provinciale
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Nella variante il PTC si concentra sui valori del territorio rurale
proponendo una carta dello statuto con i seguenti indirizzi
normativi:
SUOLO RURALE APERTO (AGRICOLO E FORESTALE)
-recupero e incentivazioni delle attività agricole aziendali;
- Promozione e potenziamento delle aziende agricole, anche
attraverso il raccordo con la programmazione di settore (PSR)
settore e miglioramento della multifunzionalità;
-Individuare aree agricole a scarsa redditività agricola di cui
favorire le dinamiche di rinaturalizzazione;
-Mantenimento del sistema idraulico superficiale e della
vegetazione ripariale;
-Nel caso di interventi di artificializzazione per scopi non
residenziali (infrastrutture, attrezzatture per funzioni urbani
rilevanti) evitare la frammentazione fondiaria delle aree agricole;
SUOLO RURALE PERIURBANO
-Mantenimento delle attività agricole e incentivazione di pratiche
multifunzionali;
-Valorizzazione delle filiere agricole corte e della conduzione dei
terreni agricoli con i criteri di “agricoltura biologica” e/o
agricoltura integrata;
-Mantenimento e ripristino dei caratteri del paesaggio agrario
tradizionale (maglia agraria, viabilità poderale, siepi, filari, reticolo
idrografico);
-Nel caso di interventi di artificializzazione per scopi non
residenziali evitare la frammentazione delle aree agricole.
SUOLO RURALE INFRAURBANO
-Mantenimento delle attività agricole e dei caratteri di ruralità;
- Favorire l’accessibilità e la fruibilità pubblica;
- In casi specifici, promuovere progetti di riconnessione con il
territorio rurale periurbano o aperto;
- Evitare, ove possibile, gli interventi di densificazione urbana;
- Favorire le pratiche di agricoltura sociale;
-Mantenimento e recupero del verde urbano;
> 15000 mq
- Sviluppare successivi progetti di paesaggio volti al mantenimento
e alla valorizzazione delle componenti dell’invariante.
SUOLO RURALE URBANO DI INTERESSE NATURALISTICO
- Mantenimento e rafforzamento dei caratteri di naturalità al fine
assurgere al ruolo nuclei connessione ecologica,
-Favorire l’accessibilità e la fruibilità pubblica di tutte quelle aree
che non presentino emergenze floristiche e/o vegetazionali.
MARGINE DEL TESSUTO INSEDIATIVO DIFFUSO
-Evitare saldature e densificazioni del tessuto diffuso, ricostituendo
laddove possibile connessioni visuali e funzionali con lo spazio
rurale;
- Limitare l’ulteriore crescita della diffusione insediativa e integrare
Pagina 241 di 359
COPIA
l’insediamento diffuso con la dimensione rurale,
- Ricostituire connessioni funzionali e ambientali traare e di spazio
rurale interrotte dall'edificato diffuso, riqualificando percorsi e
infrastrutture di servizio all'insediamento diffuso stesso.
MAGINE DEL TESSUTO COMPATTO A CARATTERE
PRODUTTIVO
-Progettare il margine con il territorio rurale prevedendo interventi
di mitigazione e qualificazione paesistica: ridisegno dei margini,
schermature vegetali, barriere antirumore;
- Riqualificare le piattaforme produttive ricostruendo le relazioni
urbanistiche, ambientali e paesaggistiche tra il tessuto produttivo, il
territorio rurale e i tessuti urbani compatti;
-Migliorare i fronti costruiti verso lo spazio rurale, completando e
rendendo continue alcune maglie frammentate, per dare unitarietà
all’edificato.
CONTESTO RURALE DELLE VILLE
-Tutelare la leggibilità paesaggistica delle "ville" a partire da punti
di vista interni o esterni ad esse, e preservare gli eventuali legami
funzionali (annessi, pertinenze, percorsi, piantumazioni tradizionali
etc.) con il territorio rurale;
- Porre particolare cura nella progettazione ‐ realizzazione di
annessi e attrezzature funzionali alla conduzione delle attività rurale
presenti, così come di piantumazioni, recinzioni e percorsi, affinché
esaltino
l'integrazione tra villa e area rurale di riferimento.
CONTESTO RURALE DI RIFERIMENTO DELLE CORTI
PREESISTENTI (INTORNO)
-Tutelare la leggibilità paesaggistica delle " corti", a partire da
interni o esterni ad esse, e preservare gli eventuali legami funzionali
(annessi,
pertinenze, percorsi, piantumazioni tradizionali etc.) con il territorio
rurale.
-Porre particolare nella cura progettazione realizzazione di annessi
e attrezzature funzionali alla conduzione delle attività rurale
presenti, così come di piantumazioni, recinzioni e percorsi, affinché
esaltino
l'integrazione tra corti e area rurale di riferimento.
La
struttura
socioeconomica
SVILUPPO
SOSTENIBILE
POLICENTRISMO E
INFRASTRUTTURE
PROVINCIA DI TERAMO
Politiche
di
sistema
Le politiche di
welfare
Gestione
dei
rifiuti
Insediamenti
Legge
5/1995
Regionale
permanenza della popolazione insediata, anche in
ragione delle funzioni di presidio ambientale che
questa assolve, nei sistemi insediativi di versante
(appenninico e apuano) e la conseguente riduzione
del drenaggio di popolazione verso il fondovalle e le
aree esterne all’ambito
PROTOCOLLO D'INTESA SULLO SPORTELLO
UNICO ALLE IMPRESE
Legge
5/1995
Regionale
Indirizzi relativi alla relazione sullo stato del sistema
rifiuti
Indirizzi relativi alla produzione procapite e alla
raccolta
Differenziata
Indirizzi relativi alle aziende a rischio o insalubri
Legge
1/2005
Legge
5/1995
regionale
contenimento di ulteriori fatti espansivi dei processi
insediativi lineari lungo la viabilità di interesse
nazionale, regionale e provinciale, e, in particolare,
l’inibizione di un ulteriore accrescimento del sistema
insediativo di fondovalle, al di fuori di aree già
interessate da un processo di urbanizzazione
Regionale
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Il PTC 2000 ha indirizzato la pianificazione territoriale ed
urbanistica
prioritariamente al mantenimento e all’arricchimento del
patrimonio fisso sociale esistente: ambientale-storico-documentale,
infrastrutturale, insediativo, con particolare attenzione al recupero e
alla vitalizzazione dei tessuti insediativi consolidati (i centri e i
OSSERVATORIO PROVINCIALE SULLE FUNZIONI
URBANE
L’osservatorio provinciale sulle funzioni urbane costituisce
un supporto tecnico
esteso a tutto il territorio provinciale di verifica della
gestione del PTCP vigente
Pagina 242 di 359
COPIA
consolidato o in atto;
la riqualificazione e la riorganizzazione funzionale
del reticolo insediativo consolidato, attraverso il
recupero del patrimonio edilizio esistente, il riordino
e il completamento degli attuali presidi insediativi;
il consolidamento del ruolo dei centri urbani di:
Piazza al Serchio, Castelnuovo di Garfagnana/Pieve
Fosciana, Barga, Coreglia Antelminelli, Fornaci di
Barga/Gallicano, Bagni di Lucca, Borgo a Mozzano,
quali «centri ordinatori» dell’ambito al fine di
consolidare e organizzare funzioni, attrezzature e
servizi di interesse e di livello sovra comunale;
la promozione di politiche di rete volte a migliorare
l’integrazione dei singoli centri nei sistemi territoriali
locali, e il loro inserimento in circuiti di fruizione
anche al fine di garantire i servizi essenziali alle
comunità locali;
- rivitalizzazione del sistema insediativo di antica
formazione (centri, nuclei e insediamenti sparsi
storici) attraverso il mantenimento e l’arricchimento
delle identità socio-culturali locali e l’integrazione
funzionale del reticolo insediativo della Valle
Mobilità
PROVINCIA DI TERAMO
Legge
5/1995
Legge
1/2005
Regionale
regionale
VERSILIA
mantenimento, l’arricchimento e la valorizzazione
dei “vuoti” e delle “discontinuità urbane”, cioè del
“sistema del verde residuo” riconoscibile nel tessuto
insediativo continuo e diffuso della fascia costiera,
contenendo drasticamente l’offerta di eventuali nuovi
insediamenti all’interno degli attuali limiti urbani;
riconoscimento,
la
riqualificazione
e
la
valorizzazione dei diversificati tessuti insediativi
riconoscibili nel territorio di pianura della campagna
urbanizzata e in quello della fascia costiera,
attraverso la individuazione dei limiti urbani al cui
interno attivare azioni di riqualificazione e ridisegno
degli ambiti urbani
potenziamento e l’interconnessione funzionale delle
reti dei servizi e delle infrastrutture;
l’adeguamento della linea ferroviaria Lucca-Aulla
affinché assolva il ruolo di asse primario
nell’organizzazione dei trasporti nell’ambito;
l’adeguamento,
la
razionalizzazione
e
la
riqualificazione del sistema viario esistente e la sua
integrazione funzionale con il sistema ferroviario;
l’integrazione con l’area lucchese e, attraverso il
territorio posto a est della città di Lucca, con la
direttrice autostradale A12 e con l’ambito
metropolitano Pisa-Livorno-Lucca
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
nuclei storici, le aree compatte definite nella loro forma urbana) e
alla sistematica ri-qualificazione dei tessuti insediativi disomogenei
di recente formazione.
VERSILIA
-Razionalizzazione delle funzioni urbane e controllo della grande e
media distribuzione.
-costruzione e progettazione del limite urbano.
Osservatorio provinciale sulle funzioni urbane., Istruzione,
turistico, commerciali, sanitarie, pubbliche, terziarie ecc..
rispetto ai propri obiettivi e contenuti relativi alla risorsa
città ed insediamenti, ma anche il quadro delle conoscenze
che, nella fase di allestimento della variante generale al
PTCP.
.VERSILIA
-riqualificazione dei tracciati ferroviari e delle stazioni,
-superamento nodi critici e razionalizzazione del sistema
autostradale (caselli).
PIANA DI LUCCA
- superamento nodi critici e razionalizzazione del sistema
autostradale (caselli).
- riqualificazione dei tracciati ferroviari e delle aree di scalo.
-definizione di sistemi di percorsi ciclabili per la fruizione del
territorio rurale e delle zone di pregio paesaggistico ed ambientale
VALLE DEL SERCHIO
-superamento nodi critici fondovalle;
-tutela del corridoio infrastrutturale della viabilità fondovalle e
degli attraversamenti del fiume Serchio, come direttrice primaria.
PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZA EVENTO
NEVE E GELO A BASSA QUOTA (28/11/2011)
OBIETTIVI del piano provinciale di emergenza
Obiettivi generici:
- Recepire e condividere tra tutti i soggetti competenti le
procedure interne e gli strumenti di pianificazione esistenti
per la gestione degli eventi neve e gelo;
- Definire e condividere una pianificazione di Protezione
Civile volta alla gestione dell’emergenza neve e gelo a quote
pianeggianti;
- Migliorare la capacità operativa complessiva del Sistema
di Protezione Civile rispetto all’evento neve e gelo a bassa
quota.
Obiettivi specifici:
- Definizione procedure specifiche per prevenire situazioni
di blocco sulla viabilità ordinaria ed autostradale causate da
un evento neve e gelo a quote pianeggianti;
- Definizione procedure specifiche per prevenire
l’interruzione dei collegamenti con le strutture strategiche
della Piana di Lucca e Versilia;
- Definire procedure specifiche per garantire l’assistenza alla
popolazione coinvolta in blocchi su viabilità ordinaria e
autostradale causati da un evento neve e gelo a bassa quota;
- Definire procedure specifiche relative alla gestione dei
mezzi pesanti nel caso di evento neve e gelo a quote
Pagina 243 di 359
COPIA
pianeggianti;
- Definire procedure relative all’interruzione dei servizi
pubblici;
- Definire modalità di raccordo tra i soggetti partecipanti;
- Definire procedure di informazione alla popolazione
COMPETITIVITA'
Le
produttive
Legge
1/2005
Legge
5/1995
regionale
Regionale
Il PTC prevede il mantenimento e il recupero
funzionale, nonché, ove occorra, la riorganizzazione
e la razionalizzazione degli insediamenti produttivi
esistenti di interesse locale, nonché l’eventuale
formazione di nuovi comparti produttivi in base agli
strumenti di programmazione concertata.
PIANA DI LUCCA
l’irrobustimento del sistema delle aree produttive
poste ad est della città di Lucca deve introdurre nella
pianificazione territoriale elementi e parametri di
qualità ambientale, invertendo la pratica meramente
quantitativa
finora
adottata,
attraverso
la
concentrazione e la individuazione di aree, la cui
vocazione quali sedi di insediamenti produttivi sia da
ritenersi consolidata, da riordinare, riqualificare e
completare, favorendo l’innalzamento del livello
qualitativo e quantitativo delle opere di
urbanizzazione e dei servizi alle imprese, nonché
delle misure idonee alla qualificazione di tali aree
come ecologicamente attrezzate ai sensi delle vigenti
leggi;
COMPETITIVITA'
Energia
PROVINCIA DI TERAMO
aree
Aggiornamento dell’Atlante delle aree produttive della provincia di
Lucca, a partire dagli strumenti urbanistici operativi comunali,
le aree produttive vengono definite e perimetrate all’interno dei
diversi piani comunali in modo molto diversificato. In particolare in
alcuni casi si fa riferimento alla loro funzione, (e dunque sono
individuate come industriali, industriali e artigianali, artigianali e
commerciali, o genericamente produttive); in altri casi si fa
riferimento alla loro struttura morfologica, (dividendole quindi in
isolate o compatte...); oppure ci si riferisce direttamente alla
disciplina che il Regolamento Urbanistico va a indicare: area da
riconvertire, da completare, di progetto ecc.
VERSILIA
riorganizzazione e riqualificazione delle aree
produttive attraverso il consolidamento di aree
attrezzate specialistiche: a nord funzionali alla
lavorazione del Marmo e dei materiali lapidei; a sud
funzionali alle attività dell’indotto della nautica; in
posizione intermedia e in riferimento all’area delle
Bocchette in Comune di Camaiore priva di specifiche
specializzazioni;
mantenimento e lo sviluppo delle attività produttive
agricole proprie delle differenti realtà dell’area
promuovendo azioni finalizzate a ricostruire più
equilibrati rapporti tra il sistema urbano e l’area
specialistica orto-floro-vivaistica dei Comuni di
Camaiore e Viareggio
IL PTC regola nei comuni che presentano un livello
di attenzione alto per gli indicatori relativi ai consumi
energetici sono tenuti a includere nei piani strutturali
e nei propri altri strumenti urbanistici un bilancio
energetico annuale che individui i livelli attuali di
consumo delle diverse fonti energetiche, e li
confronti con i livelli di consumo del 1990.
Sulla base del bilancio energetico annuale i piani
strutturali e gli altri strumenti urbanistici comunali
definiscono le norme per la valutazione delle
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Pagina 244 di 359
COPIA
Le aree estrattive
Il
sistema
turistico
Legge
1/2005
Legge
5/1995
Legge
1/2005
Legge
5/1995
regionale
Regionale
regionale
Regionale
trasformazioni in relazione alle risorse energetiche,
come previsto dall’articolo 32 della legge regionale
16 gennaio 1995, n.5, e individuano specifiche
condizioni alle trasformazioni
Cave dismesse da riqualificare
I piani strutturali, e gli altri strumenti urbanistici
comunali generali, verificano e integrano le
individuazioni delle cave dismesse da riqualificare, e
dettano disposizioni per il loro recupero ambientale e
funzionale.
Le azioni di recupero sono indirizzate a riportare, ove
possibile, l’uso del suolo dell’area interessata allo
stato precedente alla coltivazione di cava, oppure a
migliorare, sotto il profilo ambientale, i caratteri
dell’area interessata dalle attività estrattive, mediante
interventi che producano un assetto finale tale da
consentire un effettivo reinserimento del sito nel
paesaggio e nell’ecosistema circostante
valorizzazione equilibrata delle risorse ambientali e
culturali, e tra queste del patrimonio urbanistico ed
edilizio esistente, ai fini della promozione turistica
dell’ambito
VERSILIA
rafforzamento dell’identità turistica dell’intero
territorio versiliese, facendo riferimento alla
valorizzazione e alla tutela delle risorse storiche,
architettoniche e ambientali e alla integrazione
dell’area con il sistema dei Parchi regionali delle Alpi
Apuane e di Migliarino, S. Rossore, Massaciuccoli,
anche con l’individuazione di percorsi e circuiti di
valenza storico-ambientale che uniscano montagna,
collina, pianura e area litoranea
Il
sistema
commerciale
PROVINCIA DI TERAMO
Legge
1/2005
Legge
5/1995
regionale
Regionale
promozione delle attività economiche nel rispetto
delle componenti territoriali storiche e morfologiche
del territorio;
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Nell’anno 2010, la Provincia di Lucca ha portato a conclusione la
“1° fase del progetto di ricerca finalizzato alla realizzazione di studi
conoscitivi sui siti estrattivi attivi e dismessi e, inquadramento
geologico geomorfologico ed idrogeologico della Provincia di
Lucca per la formazione del PAERP”, realizzato con l’Università di
Siena – Centro di Geotecnologie.
PROGETTO DI RICERCA FINALIZZATO ALLA
REALIZZAZIONE DI STUDI CONOSCITIVI SUI SITI
ESTRATTIVI
ATTIVI
E
DISMESSI
E,
INQUADRAMENTO
GEOLOGICO
GEOMORFOLOGICO ED IDROGEOLOGICO DELLA
PROVINCIA DI LUCCA PER LA FORMAZIONE DEL
PAERP
VERSILIA
-valorizzazione dei circuiti di fruizione e delle arre di interesse
paesaggistico ambientale
PIANA DI LUCCA
- valorizzazione dei circuiti di fruizione DELLE ZONE UMIDE;
-individuazione di azioni per la promozione e rivitalizzazione del
sistema agricolo attraverso lo sviluppo di attività economiche
integrative, quali l’agriturismo, il turismo rurale, il turismo
escursionistico, il turismo equestre e naturalistico.
VALLE DEL SERCHIO
-formazione di una rete di “ospitalità diffusa” mediante la
differenziazione dell’offerta ricettiva e lo sviluppo delle attività di
agriturismo e turismo rurale.
-individuazione di azioni per la promozione e rivitalizzazione del
sistema agricolo-forestale e per lo sviluppo di attività economiche
integrative, quali l’agriturismo, il turismo rurale il turismo
escursionistico, il turismo equestre e naturalistico.
studio “Analisi motivazionale della domanda turistica 2009”
Il Progetto OTD ha lo scopo di sviluppare modelli operativi di
turismo sostenibile e competitivo elaborati dell’ambito del progetto
Europeo NECSTouR. Di fatto, Province, Comuni, Università,
Imprese, Associazioni sono i protagonisti di un percorso
sperimentale che la Regione Toscana, in qualità di capofila della
rete NECSTouR, ha attivato attraverso la costituzione di 50
Osservatori Turistici di Destinazione su tutto il territorio regionale.
Obiettivo del progetto sperimentale è la promozione della
competitività e della sostenibilità delle destinazioni turistiche.
L’Osservatorio rappresenterà quindi lo strumento di misurazione di
tutti i fenomeni che concorrono allo sviluppo del turismo nelle
località che sperimentano il modello NECSTouR.
Il Progetto OTD. Programma operativo
POR CReO FESR 2007-2012 cofinanziato dal Fondo
europeo di sviluppo regionale, dalla Fondazione Campus
Studi del Mediterraneo di Lucca su incarico della Provincia
di Lucca.
Le attività dell’Osservatorio sono:
1. RICERCA
2. FORME DI DIALOGO SOCIALE
3. ATTIVAZIONE DI FORUM PERMANENTI
4. INTRODUZIONE AI SISTEMI DI GESTIONE
AMBIENTALE
Le 10 tematiche di NECSTouR fanno riferimento a:
1. Impatto dei trasporti
2. Qualità della vita dei residenti
3. Qualità del lavoro
4. Allargamento del rapporto domanda/offerta
(destagionalizzazione)
5. Tutela attiva del Patrimonio Culturale
6. Tutela attiva del Patrimonio Ambientale
7. Tutela attiva delle identità delle destinazioni
8. Diminuzione e ottimizzazione utilizzo acqua
9. Diminuzione e ottimizzazione utilizzo energia
10. Diminuzione e gestione rifiuti
Il Piano Locale di Sviluppo è un "accordo operativo tra i
soggetti firmatari sottoscritto nel 2005, ha carattere pattizio,
prevede interventi per una durata di tre anni e contiene la
sottoscrizione di una serie di impegni reciproci. Il piano
interessa tutto il territorio provinciale. L'iniziativa nasce ad
opera dell'Amministrazione Provinciale e della Camera di
Commercio con lo spirito di generare una mobilitazione di
tutta la società locale attorno ad un obiettivo di sviluppo
condiviso, quale unica strada per invertire o arginare un
processo di declino "lento ma per questo non meno
pericoloso. Il Piano si pone fortemente in una valenza
strategica rispetto a tutti gli interventi decisi o elaborati
mediante la concertazione proponendo una griglia di
Pagina 245 di 359
COPIA
Il
sistema
agricolo
Legge
1/2005
Legge
5/1995
regionale
Regionale
PAESAGGIO
Legge
1/2005
regionale
RISORSE NATURALI
E BIODIVERSITA'
Legge
1/2005
Legge
5/1995
regionale
PROVINCIA DI TERAMO
Regionale
obiettivi che va dall'obiettivo generale di sviluppo del
territorio agli obiettivi di secondo livello (di Asse) che sono
attuativi dell'obiettivo generale e gli obiettivi di terzo livello
(di Misura) che sono attuativi degli obiettivi secondari.
L'obiettivo generale, ovvero l'obiettivo strategico.
Muovendo dalle strategie espresse a livello comunitario
riguardo l'occupazione e la sostenibilità dello sviluppo in
particolare e in conseguenza di una analisi che mette in luce
i fattori critici dello sviluppo provinciale, si delinea un
obiettivo generale incentrato sulla rimozione dei vincoli che
limitano le capacità di crescita dell'economia locale.
“Programma Locale di Sviluppo Rurale della Provincia di
Lucca 2007/2010”,
“Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione
Toscana (PSR)”,
PTC promuove la tutela delle risorse naturali, del
paesaggio e del sistema insediativo di antica e
consolidata formazione;
la promozione e lo sviluppo delle attività agricole e
forestali, e delle attività ad esse connesse e integrate,
compatibili con la tutela e l’uso delle risorse
mantenimento e la valorizzazione degli ambienti e
dei paesaggi fluviali, degli ecosistemi e della loro
continuità
PIANA DI LUCCA
valorizzazione e il recupero ambientale del paesaggio
fluviale del fiume Serchio privilegiando il
mantenimento e l’arricchimento dei riconoscibili
caratteri di prevalente naturalità, la continuità
territoriale degli ecosistemi, nonché il particolare
rapportostoricamente consolidato tra l’ambito
fluviale e la città di Lucca
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Rafforzare e valorizzare le strutture territoriali come unità
territoriali complesse che connotano e danno unicità alla provincia
nel contesto regionale e nazionale.
Raggiungimento degli obiettivi di qualità contenuti nel PIT
paesaggistico.
Recupero, riqualificazione e rifunzionalizzazione delle situazioni di
degrado nelle aree dismesse o abbandonate.
Rafforzare la compatibilità paesaggistica degli interventi sul
territorio.
Invertire la generale tendenza al progressivo impoverimento del
patrimonio naturalistico e delle biodiversità;
sviluppare la rete ecologica di collegamento tra parchi, riserve
naturali, siti di importanza comunitaria e regionale e altre aree
naturalistiche esistenti
PIT paesaggistico
Pagina 246 di 359
COPIA
PTC Modena
TEMI
ATTUAZIONE DEL
PTC ATTRAVERSO
LA
PIANIFICAZIONE
COMUNALE
SEZIONI
Relazioni
sul
governo
del
territorio
Fattore
temporale
dell'attuazione e
del
coordinamento
con i vari livelli
di pianificazione
COERENZA CON LE
POLITICHE
EUROPEE
DIRETTIVA
COMUNITARIA
42/2001/CE
LEGGE
REGIONALE
20/2000
LEGGE
REGIONALE
20/2000
LEGGE
REGIONALE
6/1995
COPIANIFICAZIONE
e coinvolgimento dei
soggetti attori delle
trasformazioni urbane
RELAZIONE
tra
regione – provincia comune
PEREQUAZIONE
TERRITORIALE
SVILUPPO
SOSTENIBILE
PROVINCIA DI TERAMO
LEGISLAZIONE
LEGGE
REGIONALE
20/2000
LEGGE
REGIONALE
20/2000
Integrità fisica
del territorio
VECCHIO PTC
NUOVO PTC
Coordinamento delle scelte di pianificazione, ma anche dei criteri
attuativi dei Piani a livello intercomunale, quanto meno entro gli
ambiti territoriali in cui il PTCP individua questa esigenza;
Conferenza di pianificazione del PTCP insieme a Comuni e
Regione per controllare: attuazione degli sviluppi insediativi,
evoluzione dei fabbisogni, tempi di realizzazione delle dotazioni e
dei servizi ed infrastrutture.
Coordinare nel tempo l'attuazione dei PSC non solo in applicazione
delle prescrizioni e delle direttive del PTCP, ma anche attraverso un
coordinamento volontario sovra-comunale dell'elaborazione e
dimensionamento dei POC.
PIANI DI SETTORE
Il Ptc recepisce la Direttiva Comunitaria in materia di Valutazione
Ambientale Strategica VAS, comprendendo l'intenzione di valutare
gli effetti esercitati dal Piano non solo sull'ambiente, ma anche sul
territorio, sulle regole della sua configurazione e sulla qualità degli
insediamenti.
Feedback
tra
lo
strumento
generale
di
programmazione generale regionale (PTR) e gli
strumenti di programmazione e pianificazione delle
comunità tipo locale (PRG o Piano di Sviluppo Socio
economico delle Comunità Montane)
LEGGE
REGIONALE
20/2000
Si prevede Formazione di un Accordo di Programma
fra tutti i Comuni e la Provincia e fra gruppi di
Comuni e la Provincia per attivare processi di
perequazione territoriale. Tale strumento , nonostante
la mancanza di una normativa risulta indispensabile
per il conseguimento del:
• tutela dell'integrità fisica;
• consolidamento della struttura policentrica e della
gerarchia storicizzata della struttura urbana;
• freno alla dispersione insediativa;
• tutela dell'espansione urbana della fascia
pedecollinare ad elevata criticità ambientale
• riordino degli insediamenti produttivi
LEGGE
REGIONALE
20/2000
LEGGE
REGIONALE
Zone ed elementi caratterizzati da fenomeni di
dissesto ed istabilità;
Zone di tutela dei corpi idrici superficiali e
sotterranei;
Sorgenti;
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Conferenza di copianificazione Comuni Provincia Regione.
Il PTCP reclama il ruolo di “coodinamento” per le scelte di
pianificazione a livello locale o intercomunale, almeno negli ambiti
in cui lo stesso individua questa esigenza e al fine di:
• contenere il consumo di suolo;
• quantizzare il rapporto tra offerta e capacità insediativa globale
del Piano;
• modalità di formazione dell'offerta, privilegiando la
riqualificazione dell'esistente e interventi nel suolo giù
urbanizzato piuttosto che le espansioni;
• promozione della qualità insediativa;
• promozione della sicurezza e della qualità estetica
Inoltre si promuove un processo
di pianificazione/
programmazione che corra parallelo alla fase attuativa operata dai
POC costituendo un processo pianificatorio permanente.
Al fine di ridistribuire benefici ed oneri e per la finalità di
qualificare le scelte urbanistiche rendendole indifferenti rispetto
all'assetto amministratiivo si introduce il concetto di perequazione
territoriale.
In applicazione dell’art. 15 comma 3 della L.R. 20/2000,
i Comuni e la Provincia applicano
in sede di Accordi Territoriali i criteri della perequazione
territoriale, vale a dire l’equa ripartizione tra i comuni
interessati degli oneri e dei benefici derivanti da scelte
urbanistiche di rilievo sovracomunale, concernenti:
a. gli insediamenti produttivi con prevalenti attività industriali, terziarie o commerciali
b. i poli funzionali
c. le dotazioni territoriali e gli altri insediamenti di rilievo sovracomunale
d. altre politiche e progetti di rilievo sovracomunale
(politiche per l’abitazione sociale, politiche per la realizzazione della rete ecologica provinciale, politiche
sulle reti infrastrutturali e il trasporto pubblico, ecc.)
SICUREZZE DEL TERRITORIO: rischio frane, rischio sismico,
rischio idraulico
VULNERABILITA' AMBIENTALI:
acquifero principale, zone di protezione delle acque, ZVN, zone
non idonee alla localizzazione di impianti di smaltimento e
Pagina 247 di 359
COPIA
6/1995
Consumo
suolo
di
La
struttura
socioeconomica
Politiche
sistema
di
Le politiche di
welfare
Parchi regionali, Riserve Naturali, Aree naturali
protette;
Progetti di tutela, recupero e valorizzazione;
Dal contenimento alla sostenibilità; in generale
obiettivi strategici sul contenimento di risorse non
rinnovabili tra cui il suolo; riqualificazione urbana e
riconversione delle aree produttive in dismissione
LEGGE
REGIONALE
20/2000
LEGGE
REGIONALE
6/1995
Relazioni nella rete globale;
Posizionamento
competitivo
e
funzionale
socioeconomico provinciale nel contesto a scala
regionale e globale;
Assetto attuale del sistema socioeconomico
LEGGE
REGIONALE
20/2000
Legge
Regionale
26/2004
LEGGE
REGIONALE
6/1995
LEGGE
REGIONALE
20/2000
LEGGE
REGIONALE
6/1995
LEGGE
REGIONALE
6/1995
SVILUPPO
SOSTENIBILE
Gestione
rifiuti
POLICENTRISMO E
INFRASTRUTTURE
Insediamenti
LEGGE
REGIONALE
20/2000
LEGGE
REGIONALE
6/1995
Mobilità
LEGGE
REGIONALE
20/2000
LEGGE
REGIONALE
6/1995
COMPETITIVITA'
PROVINCIA DI TERAMO
Le
produttive
dei
aree
Rete provinciale degli sportelli unici per le imprese;
Politiche per macro aree omogenee ;
politiche locali per l'immigrazione;
cooperazione interregionale
C.R.
delle
urbani;
rischio
industriale;
rischio
Forte contenimento del consumo di territorio da urbanizzare: specie
nel prossimo quindicennio; Rapporto tra dimensionamento
dell'offerta insediativa e capacità insediativa del Piano; modalità di
formazione dell'offerta, privilegiando in assoluto la riqualificazione
dell'esistente e gli interventi nel territorio già urbanizzato rispetto
alle scelte di espansione;
Assumere consapevolezza dei limiti di disponibilità del bene
territorio; definizione di limiti quantitativi (pag 53 relazione)
Si perseguono le linee guida de l vecchio PTCP, e si affinano
strumenti improntati sulla coesione sociale, sostenibilità e capacità
di interfacciarsi sul reti regionali e globali.
Rafforzamento delle economie di specializzazione o di varietà
storicamente presenti;
sviluppo e rinnovamento degli asset d'impresa puntando sulla
ricerca e sulla riorganizzazione della struttura d'impresa.
P.O.I.C. Piano Operativo per gli insediamenti commerciali e
produttivi di interesse provinciale e sovra-comunale.
Politiche e azioni specifiche per ambiti territoriali ( ripreso dal
vecchio PTC)
Servizi alle imprese;
Servizi pubblici economici nell'assetto territoriale ed
organizzativo;
Organizzazione sanitaria ospedaliera: rete per
l'emergenza-urgenza; rete lungo periodo;
Istruzione superiore; ERP; Diritti dei cittadini e dei
consumatori.
LEGGE
REGIONALE
20/2000
DELIBERA
118/2007
attuazione
APEA
recupero di rifiuti
elettromagnetico
Consolidare la struttura policentrica e la gerarchia
storica del sistema insediativo;
nodi urbani storicamente complessi, polarizzazione
dei servizi ad alta attratività, frenare la dispersione
insediativa nelle forme che generano impatto, tutela
delle discontinuità insediative, politiche urbane
intercomunali, monitoraggio degli insediamenti.
Opportunità di potenziamento del trasporto
ferroviario nazionale, regionale e locale;
Logistica: la via delle merci; delocalizzare il traffico
dai centri urbani; sistemi di trasporto fluviale; piste
ciclabili, sicurezza stradale; perseguire un elevato
livello di interazione tra le varie forme di trasporto;
Riconoscimento della situazione distrettuale e delle
tendenze in atto; analisi delle criticità e delle risorse
per ogni singolo settore produttivo;
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Definizione della tipologia degli impianti di smaltimento e recupero
dei rifiuti in particolare cercando di conseguire:
• riduzione della produzione e pericolosità dei rifiuti;
• reimpiego e riciclaggio dei rifiuti solidi urbani e speciali
assimilabili: obiettivo della raccolta differenziata
• dei rifiuti solidi urbani del 55% nell’ATO;
• recupero del contenuto energetico dei rifiuti;
• avvio a smaltimento delle frazioni residue in condizioni di
sicurezza per l’ambiente e la salute.
-Individuazione delle funzioni urbane;
-individuazione di pressione antropica sulle aree e gli ambiti di
pertinenza fluviale.
PPGR Piano Provinciale Gestione Rifiuti 2005
Rete della viabilità di rango provinciale e le sue relazioni; rete del
trasporto pubblico; rete delle piste e dei percorsi di rango
provinciale; disincentivare l'uso del mezzo privato e al contempo
rendere facilmente fruibile ed economicamente vantaggiosi metodi
di trasporto pubblico, profili di accessibilità degli insediamenti a
svantaggio di quelli lineari, parcheggi di interscambio, evitare
eccessivo potenziamento della rete stradale laddove non vi sono
esigenze particolari
PIANO URBANO DEL TRAFFICO
Il sistema delle aree produttive, scelta delle aree produttive a livello
sovracomunale per garantire una sostenibilità dei nuovi
insediamenti garantendo loro un giusto legame infrastrutturale e di
sviluppo nel mercato globale; il PTCP rileva inoltre i poli produttivi
Pagina 248 di 359
COPIA
LEGGE
REGIONALE
6/1995
Energia
Le aree estrattive
COMPETITIVITA'
Il
sistema
turistico
LEGGE
REGIONALE
20/2000
LEGGE
REGIONALE
6/1995
LEGGE
REGIONALE
20/2000
LEGGE
REGIONALE
6/1995
ad elevato tenore di specializzazione; coordinamento delle politiche
locali in materia di infrastrutturazione e promozione delle aree
produttive; attuazione e gestione delle APEA “Aree produttive
energeticamente attrezzate”
Piano delle opportunità per costruire progetti di scala
sovracomunale; applicazione del fotovoltaico industriale; Cogenerazione e teleriscaldamento; obiettivo 20/20
Attività estrattive –
Carta forestale
Riconoscimento delle 3 forme di turismo: ambientale,
d'affari e culturale;
equilibrare la domanda con l'offerta; accreditare
Modena nei circuiti turistici, bi stagionalità del
turismo di montagna;
Il
sistema
commerciale
Il
sistema
agricolo
PAESAGGIO
Paesaggio
RISORSE NATURALI
E BIODIVERSITA'
Risorse naturali
e biodiversità
PROVINCIA DI TERAMO
Promozione di un sistema che deriva da attività di accoglienza nate
ad integrazione del reddito a nuove attività in cerca di sostegno e
promozione.
Localizzazione di esercizi e complessi commerciali di rilevanza
sovracomanale previsti dal POIC
Riconoscimento e valorizzazione del territorio rurale.
PRIP è il Programma Rurale Integrato Provinciale in concertazione
con le comunità montane in cui si esplicitano le strategie regionali a
livello locale; il PTCP inoltre, (nel momento della redazione dei
PTCP) propone un metodo di valutazione di governo della
trasformazione e appoggia meccanismi perequativi laddove si possa
demolire fabbricati incongrui e restituire suolo al territorio agricolo
e conseguente trasferimento dei diritti edificatori
PTPR
EMILIA
ROMAGNA
D.lGS 2004 , N42
LEGGE
REGIONALE
6/1995
PTPR
EMILIA
ROMAGNA
Legge
Quadro
6/2005
Zone di particolare interesse
ambientale, Viabilità panoramica
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
paesaggistico
PIANO PROGRAMMA ENERGETICO PROVINCIALE
P.O.I.C. Piano Operativo per gli insediamenti commerciali
PRIP. Programma Rurale Integrato Provinciale.
Carta delle unità di paesaggio, Carta dei beni paesaggistici e
culturali tutelati e degli alberi monumentali; Carta 1.1 delle Tutele
paesistiche e storico – culturali; lettura e conoscenza dei paesaggi
(scelti in unità) da parte dei soggetti che opereranno le
trasformazioni specialmente in relazione ai paesaggi rurali da
tutelare.
Accrescere la quota di aree protette provinciale del 10% al 2010,
potenziare siti NATURA 2000, individuazione della rete ecologica.
CARTA 1.2 Tutela delle risorse naturali, forestali e della bio
diversità.
Pagina 249 di 359
COPIA
PTC Torino
TEMI
ATTUAZIONE DEL
PTC ATTRAVERSO
LA
PIANIFICAZIONE
COMUNALE
SEZIONI
Relazioni
governo
territorio
sul
del
Fattore
temporale
dell'attuazione e
del
coordinamento
con i vari livelli
di pianificazione
COERENZA CON LE
POLITICHE
EUROPEE
PROVINCIA DI TERAMO
LEGISLAZIONE
Legge .Regionale.
56/1977
Legge .Regionale.
56/1977
Legge .Regionale.
56/1977
Direttiva
comunitaria
42/2001/CE
VECCHIO PTC
L' "Osservatorio unificato delle politiche urbanistiche
degli Enti locali" costituisce lo strumento predisposto
dalla Provincia per l'assunzione delle funzioni di
istruzione e controllo a lei delegate dalla legislazione
Nazionale e Regionale.
supporto alle funzioni di istruttoria in materia
urbanistica indirizzo delle attività di formazione del
Piano svolte dai Comuni
Forma della cooperazione tra Provincia e Comuni e
Comunità Montane.
la Provincia può svolgere un ruolo di sostegno
attraverso:
o la messa a disposizione di risorse organizzative e di
personale nelle sedi decentrate circondariali e sub
circondariali, per lo svolgimento di attività'
progettuali urbanistiche che richiedono soluzioni
unitarie a livello intercomunale;
o attivazione di un attività di "osservatorio" delle
dinamiche e trasformazioni socio economiche,
territoriali e ambientali;
o la messa a disposizione, attraverso il proprio
sistema informativo territoriale, di conoscenze a
supporto dell`attività progettuale degli enti locali;
o la realizzazione di interventi diretti nei settori di
competenza provinciale;
o interventi di promozione organizzativa e per la
ricerca di fonti finanziarie a sostegno di iniziative nel
campo economico e socio-culturale.
Le iniziative della Provincia sono subordinate alla
stipulazione di appositi protocolli di intesa tra gli enti
locali delle singole aree, oppure, per quelle di
maggiori estensioni o per sub aree disaggregate
(come potrebbe essere per l'area di Torino) e per
aggregazioni ulteriori nel caso delle aree minori, a
secondo delle esigenze di merito che potranno
insorgere.
Il PTC condivide e affronta i 3 grandi campi d'azione
riguardo ai quali l'U.E., tramite l'S.S.S.E., esprime
orientamenti per i singoli stati membri:
1 - il sistema urbano ed il rapporto tra città e
campagna;
2 - le infrastrutture per il trasporto e la diffusione
della conoscenza;
3 - il patrimonio dei beni naturali e culturali.
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
NUOVO PTC
Il PTC2 è attuato, con il concorso di tutti i soggetti che operano nel
territorio della Provincia, attraverso l’applicazione delle sue
disposizioni, in conformità ai disposti dell’articolo 5, negli
strumenti di pianificazione urbanistica generale, nei piani e nei
programmi di settore, nei progetti, nonché negli accordi, intese,
concertazioni ed atti di programmazione negoziata.
Il PTC2 definisce:
a) Le diverse destinazioni del territorio in relazione alla prevalente
vocazione delle sue parti;
b) La localizzazione di massima delle maggiori infrastrutture e
delle principali linee di comunicazione;
c) Le linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica ed
idraulico-forestale ed in genere per il consolidamento del suolo e la
regimazione delle acque;
d) Le aree nelle quali sia opportuno istituire parchi o riserve
naturali.
Conferenza di pianificazione
La principale novità consiste nel fatto che in Conferenza:
• Non si applica la “sovraordinazione” tra enti;
• Esiste pari dignità tra ciascun ente partecipante;
• Ogni ente si esprime in base al proprio livello di competenza.
Inoltre, nella Conferenza di pianificazione si applicano i principi
costituzionali di:
• Sussidiarietà
• Differenziazione
• Adeguatezza
PIANI DI SETTORE
Rapporto sullo stato d’attuazione del PTC vigente,
Il PTC recepisce la Direttiva Comunitaria in materia di Valutazione
Ambientale Strategica VAS, analizzando i principi fondamentali
della Valutazione ambientale strategica perché siano questi a
guidare la redazione del Rapporto ambientale per la valutazione
degli impatti significativi che l’attuazione del PTC2 potrà avere
sull’ambiente e sul patrimonio culturale.
In sintesi, le principali influenze del processo di VAS sul PTC,
hanno riguardato:
· Modifiche all’apparato normativo per incoerenze interne, e per
eliminare o minimizzare effetti negativi potenziali e chiarire alcuni
passaggi normativi (cfr. par 12.2.1 del RA)
· Definizione delle modalità di monitoraggio del Piano attraverso la
definizione di indicatori e il riconoscimento all’interno delle norme
di attuazione dell’attività di monitoraggio quale fase fondamentale
VAS Rapporto ambientale dello Schema di Piano - PTC2
Schema programmatico
Pagina 250 di 359
COPIA
COPIANIFICAZIONE
e coinvolgimento dei
soggetti attori delle
trasformazioni urbane
RELAZIONE
tra
regione – provincia comune
PEREQUAZIONE
TERRITORIALE
SVILUPPO
SOSTENIBILE
PROVINCIA DI TERAMO
Legge .Regionale.
56/1977
Forma della cooperazione tra Provincia e Comuni e
Comunità Montane.
del processo di pianificazione, che informa le decisioni
dell’Amministrazione e rispetto alle quali la stessa deve dare conto
(art. 3 delle NdA)
· Introduzione della compensazione ecologica come condizione
necessaria per la realizzazione delle opere e delle infrastrutture che
producono consumo di suolo e perdita di valore ecologico (art. 14
delle NTA e capitolo 10 del RA).
· Riconsiderazione dei tracciati originariamente previsti per la
Pedemontana e l’anulare esterna nei tratti in cui questi interferivano
maggiormente col sistema delle aree della Rete Natura 2000, che
sono stati declassati a “tracciati in fase di studio preliminare” cosi
che sia possibile considerare alternative di tracciato. In fase di
progettazione si terra conto di quanto disposto dall’art. 41 delle
norme di attuazione Requisiti ambientali e funzionali e Linee guida
relative alle infrastrutture stradali, integrato con uno specifico
riferimento alla Valutazione di Incidenza.
Conferenza di pianificazione
1. Il PTC2 utilizza la modalità attuativa della perequazione
territoriale.
2. La perequazione territoriale persegue l’equa ripartizione, fra i
Comuni, dei benefici e degli oneri derivanti dalla concentrazione
degli insediamenti e dalla realizzazione di infrastrutture e di
interventi necessari per fornire allo sviluppo condizioni di
sostenibilità.
3. La perequazione territoriale è attuata attraverso appositi accordi
fra enti locali; essa è applicabile alla realizzazione di aree ed
interventi intercomunali, come previsto dall’art. 9, nonché alle
situazioni nelle quali insediamenti e/o infrastrutturazioni generano
l’opportunità di una compensazione ed in particolare per:
a) gli insediamenti produttivi (comprese le funzioni logistiche)
caratterizzati da effetti sociali,
territoriali ed ambientali che interessano più Comuni;
b) gli interventi necessari per l’adeguamento del sistema delle
urbanizzazioni primarie (reti tecnologiche, impianti di erogazione e
produzione di energia, di approvvigionamento idrico, di raccolta e
smaltimento dei rifiuti, ecc.);
c) gli insediamenti terziari o commerciali con particolare
riferimento alle strutture di vendita generatrici di rilevanti impatti di
natura sovracomunale;
d) gli insediamenti turistici che esercitano una pressione che supera
i confini del Comune ospitante.
e) gli interventi di difesa del suolo di interesse sovracomunale (ad
es. casse di laminazione, arginature, ecc.).
4. Il PTC2 promuove la copianificazione, quale strumento idoneo
all'attuazione dei princìpi costituzionali di sussidiarietà,
concertazione e leale collaborazione tra gli Enti coinvolti.
5. La copianificazione persegue una leale ed attiva collaborazione
tra gli enti territoriali presenti all’interno delle conferenze di
pianificazione. La Provincia apporta il proprio livello di conoscenza
e le
proprie politiche di sviluppo del territorio.
Integrità fisica
del territorio
Legge .Regionale.
56/1977
Assumere le indicazioni territoriali di difesa dal
rischio idrogeologico e idraulico, di tutela delle
qualità delle acque di superficie e sotterranee e
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
il PTC, attraverso l’intesa istituzionale con l’Autorità di Bacino,
può assumere la valenza di stralci di Piano di Assetto
Idrogeologico.
Osservatorio sulla difesa del suolo
Osservatori sull’ ambiente e Agenda 21
"Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve Naturali",
Pagina 251 di 359
COPIA
dell’aria come priorità nella destinazione d’uso del
suolo.
La Provincia ha promosso ai sensi dell'art. 14 e 15
della L. 142/90, attraverso il finanziamento di studi e
ricerche proposte da Comunità Montane e
raggruppamenti di Comuni, la realizzazione di studi
sul reticolo idrografico e sull'instabilità dei versanti,
in parti significative dei bacini idrografici di, Stura di
Lanzo, Chiusella, Malone, Dora Baltea, Chisola,
Pellice, Sangone, Orco, Chisone, Stura di Lanzo,
Lemina, ecc.
Tali studi realizzati con il concorso e la
partecipazione degli Enti Locali e integrati con gli
studi realizzati dalla Regione, dall’ Autorità di
Bacino, ecc. costituiscono un rilevante sistema
informativo sul dissesto idrogeologico che viene
messo a disposizione degli Enti Locali per le proprie
attività di programmazione e gestione del territorio.
Osservatori sull’ ambiente e Agenda 21
La Provincia di Torino svolge da tempo un ruolo
importante in materia di politiche ambientali.
I campi d'azione definiti dal "Programma dell'attività
dell'Assessorato all'Ambiente e Risorse Idriche"
sono:
1) Tutela e valorizzazione delle risorse idriche;
2) Organizzazione dei servizi di gestione dello
smaltimento dei rifiuti;
3) Risanamento della qualità dell'aria, con particolare
riferimento alle aree urbane;
4) risanamento acustico dell'Area Metropolitana;
5) Interventi per il risanamento e la bonifica dei siti
industriali e delle aree contaminate;
6) Razionalizzazione delle attività di controllo e di
monitoraggio ambientale.
Con dGR 70-15074 del 17 marzo 2005, la Regione Piemonte ha
avviato i contatti con AIPO, Autorità di
Bacino del Po, con le Direzioni regionali, ARPA e con le Province
Piemontesi, con l’intento di formare un Gruppo di lavoro per
l’elaborazione di una proposta di procedure operative per
l’attuazione dell’attività di coordinamento e razionalizzazione delle
informazioni desumibili da studi e analisi condotti in materia di
dissesto idrogeologico e da strumenti di pianificazione vigenti o in
itinere.
L'obiettivo e quello di costruire un quadro della conoscenza dei
fenomeni di dissesto condiviso da tutti gli enti, da utilizzare a
supporto delle scelte di programmazione, finanziamento e
pianificazione alla scala territoriale, e di indirizzo e riferimento per
la scala locale, con particolare attenzione alle situazioni di rischio.
lo “Studio di approfondimento dell’assetto idrogeologico come
proposta di aggiornamento del PTC”, propedeutico per
l’aggiornamento del PTC, che contiene:
฀ Inventario dei Fenomeni Franosi Italiani - IFFI (APAT - Dip.
Difesa del Suolo - Servizio Geologico d'Italia – Regione Piemonte Provincia di Torino);
฀ Aggiornamenti del Programma di ricerca provinciale in tema di
manutenzione e ripristino degli alvei dei corsi d’acqua, nonché in
materia di protezione idrogeologica e difesa del suolo;
฀ Programma provinciale di indirizzo per la manutenzione
ordinaria del territorio;
฀ Banca Dati Valanghe (ARPA Piemonte e Provincia di Torino);
฀ Geositi (Provincia, CNR-IRPI e Università di Torino).
Inoltre prevede la manutenzione ordinaria del territorio per
assicurare il progressivo miglioramento delle condizioni di
sicurezza e della qualità ambientale del territorio ed in particolare
nel mantenere:
฀ il reticolo idrografico, in buono stato idraulico e ambientale,
eliminando gli ostacoli al deflusso delle
piene in alveo;
฀ i versanti, in buone condizioni idrogeologiche e ambientali;
฀ le opere di difesa essenziali alla sicurezza idraulica e
idrogeologica, in piena funzionalità.
“Studio di approfondimento dell’assetto idrogeologico come
proposta di aggiornamento del PTC”
dGP n. 699-136385/2004 del 18/5/04
adeguamento al PAI
Progetto Strategico
Manutenzione del Territorio
Strategie ed azioni
-recepire e aggiornare il PAI
- specificare e attuare le norme di difesa del suolo
-valutare opere/infrastrutture di carattere strategico, costruire opere
di difesa anche in funzione del loro impatto sulle risorse idriche
-prevenire le situazioni di rischio idrogeologico e sismico
-programmare ed eseguire interventi per la messa in sicurezza del
territorio e delle infrastrutture
-mantenere in buono stato ed efficienza idraulico e ambientale gli
alvei fluviali, in buone condizioni di equilibrio i versanti ed in
efficienza le opere idrauliche di sistemazione idrogeologica
esistenti
- promuovere la realizzazione di progetti a scala sovra-locale,
regionale e sovra-regionale per la messa in sicurezza dei territori
esposti.
-identificare programmi di gestione del corso d’acqua che integrino
gli obiettivi di qualità ambientale con quelli di sicurezza
Il PTC2 include inoltre la proposta di istituzione di due nuove aree
protette provinciali:
Zona naturale di salvaguardia “Tangenziale Verde e laghetti della
Falchera
Zona Naturale di Salvaguardia “della Dora Riparia”
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Pagina 252 di 359
COPIA
Consumo
suolo
di
Legge .Regionale.
56/1977
al fine di limitare il consumo di suolo e perseguire
una politica di contenimento dell’espansione la nuova
occupazione del suolo a fini insediativi e
infrastrutturali sarà di norma ammessa solo qualora
non sussistano alternative di riuso e di
riorganizzazione degli insediamenti e delle
infrastrutture esistenti.
contenere il consumo di suolo per usi urbani e la loro
impermeabilizzazione;
ridurre la dispersione dell’urbanizzato;
ridurre la frammentazione del territorio dovuta
all’edificato ed alle infrastrutture di trasporto
assicurare la compatibilità tra processo di
trasformazione e criteri di salvaguardia delle risorse
(in particolare della risorsa «suolo ad elevata capacità
d’uso agricolo»)
Il PTC introduce un'indicazione generale di
contenimento delle aree di insediamento residenziale,
anche rivedendo le indicazioni dei PRG vigenti. Per
queste ragioni considera ammissibile la crescita
residenziale esclusivamente attraverso:
1) il recupero del patrimonio edifici esistente nei
centri e nei nuclei anche attraverso interventi di
sostituzione e trasformazione edilizia
2) il riordino urbanistico con realizzazione esclusiva
di interventi di completamento edilizio, con
l'obiettivo di rendere più compatto e funzionale il
sistema dei centri e dei nuclei esistenti, limitando il
consumo di suolo destinato alla nuove residenze
In particolare inoltre il PTC richiede la definizione di
nuovi indirizzi qualitativi e criteri di progettazione
urbanistica che dovranno essere recepiti dalle
amministrazioni comunali nelle scelte localizzative e
nella pianificazione delle aree urbanizzate e degli
insediamenti residenziali.
La
struttura
socioeconomica
PROVINCIA DI TERAMO
Legge .Regionale.
56/1977
commisurare la trasformazione edilizia (residenziale,
industriale, terziaria) con le dinamiche socioeconomiche recenti, regolare le indicazioni espansive
che presentano inadatte caratteristiche insediative,
eventualmente sostituendole con altre di qualità
insediativa adeguata
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Il PTC2 propone la revisione dei confini del Parco dei Tre denti e
del Freidour.
La corretta gestione della risorsa “suolo” e un elemento centrale
nella politica dei sviluppo e tutela del territorio del PTC2, cosi
come già lo e stato per il Piano vigente.
Strategie di rafforzamento del policentrismo:
Contenimento della crescita incrementale del
Consumo di suolo non urbanizzato
1. (Prescrizioni che esigono attuazione) Gli strumenti urbanistici
generali e le relative varianti, assumono l’obiettivo strategico e
generale del contenimento del consumo di suolo e dello sprawling,
e privilegiano pertanto, per rispondere al fabbisogno insediativo, gli
interventi di riqualificazione e riordino del tessuto urbano esistente
perseguendo l’obiettivo di qualità edilizia ed urbanistica, nel
rispetto degli standard urbanistici per servizi pubblici e verde.
A tale fine:
a) promuovono, individuando e prevedendo – ove occorra – i
mutamenti più idonei della destinazione d’uso, il recupero e l’uso
delle costruzioni esistenti non utilizzate o sottoutilizzate;
b) prevedono interventi di rafforzamento della struttura urbana con
la necessaria dotazione di
servizi;
c) disciplinano il recupero e la riqualificazione, individuando – ove
occorra – i mutamenti più idonei
della destinazione d’uso, delle aree produttive dismesse o
localizzate impropriamente;
d) escludono nuovi ambiti urbanistici di espansione dispersi sul
territorio libero – non urbanizzato - o allineati lungo gli assi
stradali;
e) perseguono l’obiettivo di realizzare forme compatte degli
insediamenti e impedire l’uso del suolo libero;
f) disciplinano gli interventi edilizi allo scopo di procurare
un’adeguata qualità architettonica, prestazionale e funzionale degli
edifici e del tessuto urbano, e di conseguire strutture volte ai
principi di efficienza energetica, del contenimento del consumo
delle acque e delle risorse non rinnovabili, di riduzione delle
emissioni in atmosfera, della salubrità e comfort degli ambienti
abitativi e della produzione.
2. (Prescrizioni che esigono attuazione) Gli strumenti urbanistici
generali dei Comuni, distinguono graficamente in modo univoco gli
ambiti “costruiti” – “denso” e/o “in transizione” - dal territorio
libero “non urbanizzato”. consumo di suolo non urbanizzato.
Politiche di premialità da concentrare nei Comuni/Ambiti di
“diffusione urbana”
Gli obiettivi primari perseguiti dal PTC2 in materia di sistema
economico sono:
a) favorire lo sviluppo socio-economico del territorio;
b) contenere la crescita di consumo di suolo e risorse naturali;
c) ridurre le pressioni ambientali e raggiungere una buona qualità
edilizia ed urbanistica;
2. Obiettivi specifici del PTC2 sono:
a) rafforzare il posizionamento competitivo dei territori,
riequilibrando il rapporto Capoluogo territori
esterni, limitando i fenomeni di desertificazione economica dei
territori montani e marginali, riducendo la frammentazione
territoriale, e valorizzando le identità locali;
b) creare un contesto favorevole e coerente allo sviluppo delle
attività produttive, anche attraverso
la capitalizzazione del sapere;
c) supportare la transizione ad un sistema multipolare, diversificato,
specializzato;
Pagina 253 di 359
COPIA
Politiche
sistema
PROVINCIA DI TERAMO
di
Legge .Regionale.
56/1977
LN 328/2000,
Legge
Regionale
1/2004
Diffusione sul territorio delle opportunità di utilizzo
dei servizi informativi
La Provincia di Torino ha realizzato negli anni scorsi
importanti iniziative, con un rilevante investimento di
tipo tecnologico e organizzativo che ha portato il
Sistema Informativo dell’Ente ad essere una delle
realizzazioni più innovative ed avanzate nel
panorama informatico nazionale.
Tra i risultati raggiunti si segnalano in questa sede
per la loro rilevanza esterna e per l’importanza che
assumono al fine di supportare le decisioni di
governo del territorio:
il
completamento
della
prima
fase
di
Informatizzazione dei Piani Regolatori comunali, in
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
d) supportare la realizzazione di aree produttive ecoefficienti, di
elevato livello qualitativo sia per
quanto attiene alla localizzazione e alla dimensione, sia per
l’infrastrutturazione, sia per il contenimento delle pressioni
sull’ambiente;
e) ridurre le conflittualità sul territorio.
3. La Provincia promuove:
a) il recupero e il riuso delle aree e delle strutture produttive
esistenti, inutilizzate o sottoutilizzate,
con interventi e modalità anche di esercizio dell’attività, idonee a
perseguire anche in tal caso
l’elevato livello qualitativo dell’offerta di cui alla successiva lettera
b);
b) la formazione e attuazione di aree produttive realizzate secondo i
criteri delle Aree produttive
ecologicamente attrezzate, preferibilmente di livello intercomunale;
c) l’interconnessione dei sistemi produttivi, attraverso
l’infrastrutturazione materiale ed immateriale;
d) politiche di concentrazione dell’offerta industriale;
e) la riorganizzazione degli spazi industriali spesso inadeguati alle
mutate condizioni produttive;
f) il sostegno della presenza produttiva utilmente localizzata in aree
disagiate;
g) il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale degli
insediamenti produttivi e per le attività
economiche in generale; h) il principio della perequazione
territoriale. A tal fine la Provincia promuove processi di
concertazione e copianificazione, e la formulazione di accordi
intercomunali ed interprovinciali, da attuare in via preferenziale
all’interno degli Ambiti di approfondimento sovracomunali.
4. Le prescrizioni, direttive ed indirizzi del PTC2, costituiscono
riferimento anche per l’individuazione
delle aree produttive in variante agli strumenti urbanistici vigenti
approvate ai sensi dell’art. 5 del
DPR 447/98 e s.m.i. (c.d. “sportello unico”); in tal caso, alle
conferenze dei servizi convocate per esprimersi sull’opportunità di
procedere alla variante, partecipano la Regione e la Provincia.
5. Per il raggiungimento dei propri obiettivi il PTC2 nella tavola n.
2.2 individua:
a) Ambiti produttivi di I livello. Ambiti strategici caratterizzate da
una elevata vocazione manifatturiera, che rappresentano i poli su
cui investire per riqualificare e consolidare il sistema
manifatturiero provinciale.
b) Ambiti produttivi di II livello. Ambiti caratterizzati da presenze
produttive significative o che rappresentano forme di presidio, in
aree a vocazione ancora manifatturiera e industriale, ma su cui è
complesso, per ragioni territoriali, economiche, ambientali e sociali,
favorire ulteriori processi di crescita e concentrazione.
Obiettivi di Sistema
-Migliorare lo stato di salute e la qualità della vita della
popolazione e il benessere dei cittadini
-Acquisire lo stock di indicatori che afferiscono alle quattro macroaree individuate dall’organizzazione mondiale della sanità come
riferimento per le scelte di pianificazione territoriale
-Mettere a punto un modello di analisi multifattoriale per gruppi di
indicatori da applicare ai diversi livelli territoriali al fine di
valutarne lo specifico impatto sul benessere della popolazione in
oggetto.
-Coniugare e coordinare insieme le politiche riferite ai diversi
sistemi di riferimento del piano per migliorare le diverse
componenti ed i diversi aspetti che condizionano la qualità della
vita
il progetto di Assistenza Tecnica alle 13 Comunità Montane
della Provincia di Torino che ha comportato la messa a
disposizione di questi Enti di risorse, informazioni e servizi
telematici al fine
di migliorare le comunicazioni delle aree più periferiche con
la Provincia e con il suo patrimonio
informativo;
il progetto di Infrastrutture per la Comunicazione
Immateriale
Piano Territoriale Pluriennale Pari Opportunità (dGp
n.167045/2006
profili e piani di salute (PePS)
piani di zona (LN 328/2000, l.r. 1/2004)
Pagina 254 di 359
COPIA
collaborazione con la Regione, che ha portato alla
memorizzazione dei piani di tutti i 315 comuni della
Provincia; con questa operazione si è resa disponibile
una notevole quantità di informazioni georeferenziate
sulle previsioni urbanistiche locali e si è costituito un
patrimonio di conoscenze del territorio di grande
rilievo in relazione ai compiti di pianificazione della
Provincia, dei comuni e delle comunità montane;
o
o il progetto di Infrastrutture per la Comunicazione
Immateriale che si propone di riequilibrare sul
territorio provinciale i costi di utilizzo delle
infrastrutture
di
rete
nel
settore
delle
telecomunicazioni al fine di consentire l’accesso ai
servizi telematici su ogni parte del territorio
provinciale con le stesse qualità di servizio e allo
stesso prezzo;
l’istituzione dei Circondari di Ivrea, Pinerolo, Lanzo
e Susa con il decentramento in queste sedi di attività
di sportello e di accesso ai servizi informativi della
Provincia;
l’avvio in forma sperimentale del progetto di
realizzazione e distribuzione agli enti locali di
cartografia numerica derivata dalla cartografia
catastale.
Sistemi informatici per l’accesso al SITA provinciale
(WEB Pianificazione Territoriale)
Le politiche di
welfare
PROVINCIA DI TERAMO
Legge .Regionale.
56/1977
rete per la Pubblica Amministrazione
Un modello di accesso alla “rete” ed ai servizi da
essa erogati, (culturali, informativi, autorizzativi,
commerciali, ecc), “diffuso” e quindi disponibile per
tutti i possibili utenti (cittadini, associazioni, imprese,
enti, ecc.) presenti sul territorio della provincia
Al fine di una più ravvicinata e funzionale
accessibilità agli uffici provinciali da parte dei
Comuni e degli abitanti della Provincia di Torino, si
pone il problema di accrescere il numero e meglio
distribuire i presidi provinciali verso cui sia possibile
rivolgersi per l' espletamento delle numerose pratiche
burocratiche e amministrative il cui svolgimento è
decentrabile dalla sede di Torino.
favorire la ridistribuzione di funzioni centrali
strategiche verso la formazione di un sistema
integrato di nuove centralità urbane, articolando sul
territorio il sistema dei servizi rari, in connessione
con nodi di scambi intermodali della mobilità
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Piano Territoriale Pluriennale Pari Opportunità
Due concetti chiave, che riassumono il senso di un’intera politica di
uguaglianza di opportunità, sono
alla base delle politiche di parità dell’Ente: “mainstreaming” ed
“empowerment”. L’impostazione
metodologica che ne deriva ha consentito negli anni di andare a
promuovere concretamente la presenza femminile in ogni posizione
della scala professionale e rappresentativa (empowerment) e di
rendere l’impegno a favore della parita e delle pari opportunità
strategia politica specifica e, insieme,
trasversale a ogni altra, orientamento globale che va applicato in
tutti i contesti (mainstreaming).
Il PTC2 assume l’obiettivo generale di valorizzare il policentrismo,
condizione necessaria per la creazione di un sistema territoriale
equilibrato ed efficiente, in grado di accrescere il livello di
competitività e di potenziare la distribuzione delle opportunità nei
diversi territori (SISTEMI LOCALI).
Tale obiettivo e declinato dal PTC2 attraverso:
1. Analisi ed il riconoscimento delle articolazioni strategiche e
strutturali del territorio provinciale e del sistema di “gerarchie
urbane”;
2. Definizione di un sistema di poli urbani di diverso livello e delle
relative aree di influenza e bacini funzionali;
3. Definizione degli ambiti di approfondimento sovracomunali
strutturati intorno ai poli. Il modello policentrico proposto dal
PTC2 evidenzia una visione generale della Provincia di equilibrio e
decentramento, nonchè di forte attenzione alle aree esterne all’area
metropolitana.
Il rafforzamento del policentrismo e dunque del sistema dei centri,
trova attuazione nel PTC2 attraverso la messa in atto di strategie
quali: Rafforzamento delle aree produttive all’interno degli Ambiti
di I livello (art. 24 delle NTA);
฀ Rafforzamento del sistema delle comunicazioni materiali ed
immateriali e dell’accessibilità
(artt. da 37 a 42 delle NTA);
฀ la sperimentazione operativa di forme di perequazione territoriale
(art. 12 delle NTA)
฀ Politiche di premialità da concentrare nei Comuni/Ambiti di
“diffusione urbana” (art. 22 delle
NTA).
Osservatorio unificato delle politiche territoriali
Pagina 255 di 359
COPIA
SVILUPPO
SOSTENIBILE
POLICENTRISMO E
INFRASTRUTTURE
Gestione
rifiuti
Insediamenti
dei
Legge .Regionale.
56/1977
Legge
Regionale
24/2002
Legge .Regionale.
56/1977
Osservatori sull’ ambiente e Agenda 21
Organizzazione dei servizi di gestione
smaltimento dei rifiuti
dello
il Piano Territoriale di Coordinamento individua una
serie di infrastrutture ed impianti che richiedono
particolare attenzione in quanto potenzialmente
rischiosi dal punto di vista ambientale.
Tali siti possono essere classificati come:
o Aziende a rischio di incidente rilevante (L. 137/97,
DPR 175/88)
o Oleodotti (stazioni di pompaggio e linee principali)
o Metanodotti (linee principali)
o Elettrodotti (centrali elettriche e linee principali)
o Discariche di I categoria (rifiuti solidi urbani –
RSU- e assimilabili –RSAU-)
o Discariche di II categoria, tipo A (rifiuti inerti)
o Discariche di II categoria, tipo B (rifiuti speciali e
pericolosi)
o Discariche di II categoria, tipo C (rifiuti pericolosi)
o Impianti di trattamento dei rifiuti
Il PTC, rimandando su questi temi a specifici piani
settoriali, prescrive ai comuni interessati dai fattori di
criticità più elevata l’elaborazione di piani di
sostenibilità ambientale integrati ai PRGC, nel
rispetto delle direttive che la Provincia sta
approntando con la predisposizione del “Piano di
Sostenibilità Ambientale” al fine di proporre azioni
specifiche “locali” per la riduzione degli impatti
negativi.
Il P.T.C. intende sostenere il formarsi e il
consolidarsi di una rete di aree ed avviare un
processo di sviluppo nel territorio provinciale attorno
a poli di riferimento (centralità) attraverso
l’individuazione anzitutto dei possibili ambiti di
riferimento di questi centri (cfr. tavola : “Servizi e
partizioni territoriali di carattere sovracomunale).
Promuovere nuove centralità non significa
inizialmente identificare dei siti, ma degli ambiti
territoriali entro cui possano localizzarsi entro un
bacino omogeneo di relazioni e servizi, nuove attività
produttive e servizi rari alla popolazione. Le scelte
relative alla localizzazione non possono essere
definite a priori sulla base di modelli teorici, ma
richiedono la compartecipazione dei soggetti pubblici
e privati interessati alle diverse operazioni : il
territorio si gestisce non sulla base di un’offerta
urbanistica rigida dell’operatore pubblico, ma sulla
base di un incontro tra l’offerta pubblica e la
domanda di trasformazione. I processi economici
sono portati a seguire infatti, nelle scelte di
localizzazione, logiche proprie più che le scelte
urbanistiche delle amministrazioni pubbliche.
Il PTC si prefigge di provvedere e sostenere la
compatibilità tra l’ecosistema ambientale e naturale e
il sistema antropico, armonizzando la reciproca
salvaguardia della tutela e valorizzazione del primo e
di evoluzione del secondo, attraverso la corretta
gestione delle risorse.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Lo strumento di programmazione provinciale della gestione del
ciclo integrato dei rifiuti urbani e il Programma Provinciale di
Gestione dei Rifiuti che delinea le politiche provinciali in tema di
riduzione, riciclo, raccolta differenziata, smaltimento, costi e
tariffe, individua le azioni per la riduzione della produzione di
rifiuti urbani, per l’attivazione di politiche di incentivazione della
attraverso
l’eventuale
raccolta
differenziata
(anche
rideterminazione degli obiettivi di Programma), e definisce il
dimensionamento degli impianti di smaltimento finale.
Programma Provinciale di Gestione dei Rifiuti - PPGR
Strategie di rafforzamento del policentrismo:
la sperimentazione operativa di forme di perequazione territoriale
(art. 12 delle NTA)
il PTC2 promuovere una perequazione territoriale “volontaria”,
intesa come strumento indispensabile della coesione sociale e della
cooperazione e solidarietà intercomunale.
L’art. 12 delle Norme di Attuazione del PTC2 richiama
esplicitamente il concetto di perequazione territoriale, richiamando
la necessita al suo ricorso, su base “ volontaria”, attraverso appositi
accordi fra enti locali. Tale strumento è applicabile, in particolare,
negli Ambiti di approfondimento sovra comunali definiti all’art. 9, e
qualora la realizzazione di insediamenti e/o infrastrutturazioni
necessitino di individuare azioni di compensazione.
Il PTC2 assume l’obiettivo generale di valorizzare il policentrismo,
condizione necessaria per la creazione di un sistema territoriale
equilibrato ed efficiente, in grado di accrescere il livello di
competitività e di potenziare la distribuzione delle opportunità nei
diversi territori (SISTEMI LOCALI).
Tale obiettivo e declinato dal PTC2 attraverso:
1. Analisi ed il riconoscimento delle articolazioni strategiche e
strutturali del territorio provinciale e del sistema di “gerarchie
urbane”;
2. Definizione di un sistema di poli urbani di diverso livello e delle
relative aree di influenza e bacini funzionali;
3. Definizione degli ambiti di approfondimento sovracomunali
strutturati intorno ai poli.
Il modello policentrico proposto dal PTC2 evidenzia una visione
generale della Provincia di equilibrio e decentramento, nonchè di
forte attenzione alle aree esterne all’area metropolitana.
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COPIA
Mobilità
Legge .Regionale.
56/1977
Lo schema generale del sistema della comunicazione
materiale del PTC ha l'obiettivo di proporre interventi
per la soluzione dei problemi, presenti nella
Provincia di Torino, connessi alla mobilità delle
persone e delle merci, in un quadro di
programmazione di medio - lungo periodo.Il PTC
assume, in relazione al sistema delle comunicazioni
materiali della Provincia, il seguente quadro di
obiettivi:
1.
Migliorare
il
rapporto
esistente
tra
mobilità/infrastrutture per la mobilità e il territoriourbanizzato, inteso come luogo dove la gente vive,
lavora, usufruisce di servizi, entra in relazione.
2 . Migliorare il rapporto esistente tra le infrastrutture
per la mobilità e il territorio, inteso come ecosfera
Il PTC della Provincia di Torino propone, nel quadro
delle politiche europee sulle comunicazioni, illustrate
nel
quaderno di Piano II i seguenti interventi finalizzati
a:
Attuazione degli eurocorridoi.
Potenziamento infrastrutture di carattere sovranazionale.
Potenziamento dell’ Aeroporto di Caselle .
Realizzazione di interventi di carattere interregionali
e locale.
COMPETITIVITA'
Le
produttive
aree
Legge .Regionale.
56/1977
COMPETITIVITA'
Il PTC fornisce indirizzi di riequilibrio territoriale
degli insediamenti produttivi finalizzato al
rafforzamento del vantaggio competitivo dei vari
sistemi che lo compongono, privilegiando le coerenze
del nuovo assetto reticolare in transizione e
confermando le coerenze residue del vecchio assetto
radiocentrico; al tempo stesso fornisce un quadro
informativo
complesso,
rappresentato
dall’ATLANTE
DELLA
MANIFATTURA
PROVINCIALE, quale supporto all’articolazione
dello sviluppo delle iniziative locali. Tale
articolazione, che trova espressione anche nel sistema
normativo di piano, corrisponde all’armonizzazione
con le indicazioni di livello Europeo che identificano
nelle iniziative locali le nuove possibilità per il
potenziamento dei sistemi locali del valore e
dell’occupazione.
Inoltre intende razionalizzare la distribuzione di aree
per attività produttive e di servizi a loro supporto,
anche in considerazione del consistente patrimonio
dismesso e della necessità di ridurre e controllare le
situazioni di rischio e di incompatibilità con altre
funzioni
Energia
PROVINCIA DI TERAMO
Direttiva
2001/77/CE
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Il PTC2 recepisce il tracciato della Nuova Linea Ferroviaria Torino
Lione di cui al Progetto Preliminare presentato alla CIG
(Commissione Intergovernativa Italia - Francia) per la tratta
internazionale ed al Progetto Preliminare presentato per la tratta
nazionale ai fini dell’approvazione ai sensi del D.Lgs. 163/2006 e
s.m.i.; nel corridoio individuato nella documentazione dei progetti
relativi alle due tratte dell’infrastruttura, riportato nella tavola 4.4.1,
operano le misure di tutela di cui all’art. 39 comma 3.
• Attuare gli Eurocorridoi, compiutamente e con i maggiori
vantaggi per il territorio provinciale (nuova linea Torino-Lione)
• potenziare la rete ferroviaria in funzione trasporto merci
• sviluppo del sistema della logistica provinciale (merci) – SITO
• potenziare la rete e i servizi di trasporto pubblico (attestandoli sul
costituendo SFM e connettendola attraverso adeguati nodi di
interscambio gomma-ferro-metro)
• contribuire allo sviluppo del SFM come progetto di “territorio”,
considerando le stazioni ed i nodi di interscambio tra le diverse
modalità di trasporto come centri di servizio urbani
• completare la realizzazione della Pedemontana e dell’ “anulare
esterna”
• decongestionare la tangenziale di Torino attraverso la
realizzazione di nuove infrastrutture (corso Marche, eventuale 4
corsia, tangenziale Est)
• migliorare e razionalizzare la rete stradale (impatti ambientali
sugli insediamenti, pericolosità, efficienza funzionale)
• ridurre i volumi di traffico veicolare, trasferendoli sul sistema
ferroviario
• attuare quanto previsto dall’azione n. 10 del piano strategico
provinciale per la sostenibilità : definire Linee guida finalizzate alla
verifica in fase programmatoria della compatibilità ambientalepaesaggistica degli interventi relativi alle infrastrutture
• Aggiornare l’Osservatorio “su progetti ed interventi
infrastrutturali”
• Monitorare l’attuazione del Piano
Strategie di rafforzamento del policentrismo:
Rafforzamento delle aree produttive all’interno degli Ambiti di I
livello (art. 24 delle NTA);
Programma piste ciclabili 2009 della Provincia (dGp n. 64713886/2009 del
12 maggio 2009).
la Provincia individua quali filoni di azioni prioritarie:
฀ Implementare l’ascolto e l’analisi dalle esigenze del territorio e
delle sue vocazioni, come punto di
partenza per delineare gli assi su cui puntare per lo sviluppo futuro;
฀ Fare “emergere” e supportare le vocazioni produttive legate a
filiere nascenti e con alti potenziali di sviluppo;
฀ Orientare lo sviluppo delle attività produttiva in funzione
dell’adeguatezza infrastrutturale del territorio e delle sue
caratteristiche ambientali.
Costruire connessioni fra livelli e settori diversi della realta locale e
favorire il collegamento (economico, sociale e culturale) del nostro
territorio con le realta globali;
฀ Sostenere i Poli di eccellenza e sostenere lo sviluppo dei parchi
tecnologici, degli incubatori
universitari d’impresa;
฀ Supportare il rinnovamento tecnologico soprattutto delle piccole
e medie imprese con maggiori difficoltà ad accedere alle nuove
tecnologie;
฀ Sostenere forme di partenariato pubblico-privato, per
promuovere il sorgere di filiere produttive,
specie in settori tecnologicamente innovativi;
Promuovere l’uso delle fonti rinnovabili per la produzione di
energia
Programma Energetico Provinciale, approvato
Deliberazione del Consiglio Provinciale n.
con
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COPIA
Le aree estrattive
PROVINCIA DI TERAMO
Il
sistema
turistico
Legge .Regionale.
56/1977
IL PTC destina azioni diversificate per i diversi
territori
Il
sistema
commerciale
Legge .Regionale.
56/1977
il PTC si pone tra i propri obiettivi futuri anche
quello di approfondire l’analisi delle tendenze e
fornire indirizzi per le scelte localizzative dei centri
per la grande distribuzione e lo spettacolo (multiplex)
cfr. art.10.6 delle NTA).
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
• Definire criteri per il dimensionamento e la localizzazione dei
nuovi impianti che non incidano negativamente sull’ambiente
naturale e antropico (ecosistema, paesaggio, salute pubblica) e che
siano economicamente sostenibili
• Incentivare l’utilizzo preferenziale di fonti rinnovabili per la
produzione di energia
• Promuovere l’adozione di politiche in materia di risparmio
energetico
• Definire ambiti territoriali ottimali per le filiere legnocombustibile
• Definire criteri localizzativi per gli impianti di produzione
energetica a biomassa legnosa
• Coordinare e verificare la coerenza delle diverse politiche di
settore
• Aderire a progetti mirati e buone pratiche, individuati e sviluppati
con i partner interessati nell’ambito delle sedi di concertazione
territoriale
• Supportare la predisposizione e l’aggiornamento dei principali
strumenti di programmazione energetica provinciale, e dei Piani e
documenti di settore
• Aggiornare il quadro della conoscenza
• Monitorare l’attuazione del piano
Attuare attività di cava solo in aree ambientalmente idonee,
evitando il consumo di suoli di pregio agricolo( in particolare di 1°
e 2° classe di capacità d’uso)
Riqualificare le aree di cava dismesse
Valorizzare le identità e le risorse locali individuando, sulla base
del patrimonio naturalistico, storico-culturale, infrastrutturale,..., le
aree con maggiori potenzialità di sviluppo (es. progetto“Città di
Charme”)
• Migliorare l’accessibilità, promuovere e sostenere il
miglioramento dei collegamenti tra le polarità del sistema
metropolitano (residenze sabaude, sistema museale,...) e tra il
sistema metropolitano e il resto del territorio
• Promuovere e indirizzare la realizzazione di itinerari tematici,
percorsi escursionistici (percorsi storici, culturali, enogastronomici,
escursionistici) e il recupero e valorizzazione del sistema dei tessuti
storici minori, dei monumenti e degli edifici di rilievo storico,
artistico, testimoniale, con particolare attenzione alle “specificità“
locali (musei, ecomusei, beni faro,...)
• Indirizzare il turismo verso uno sviluppo ambientalmente
sostenibile (recupero dell’esistente, utilizzo post-olimpico degli
impianti,...) e verso l’utilizzo di sistemi/tecnologie ad emissioni
nulle
o limitate (mobilità)
• Verificare la coerenza delle diverse politiche di
settore(agricoltura, montagna, cultura, piste-ciclabili)
• Realizzare l’osservatorio “dei beni culturali ed ambientali della
Provincia di Torino” integrando informazioni su localizzazione,
descrizione e vincoli provenienti dalla Sovrintendenze con dati sul
loro uso e sulla loro tutela fornendo tali servizi alle amministrazioni
comunali (formazione degli strumenti urbanistici)
• Monitorare l’attuazione del piano
• Distribuire sul territorio un sistema di offerta articolato, attraverso
il mantenimento delle strutture tradizionali e favorendo sinergie tra
tipologie distributive differenti
• Favorire la commercializzazione dei prodotti locali (tradizioni,
prodotti tipici,…)
• Promuovere, nei Comuni “medio-grandi”, Centri commerciali
naturali quali vie, piazze, gallerie, centri storici e quartieri in cui
spontaneamente e storicamente si sono addensati negozi,
botteghe artigiane, bar, ristoranti servizi, accanto alle altre funzioni
137489 il 14/01/2003
attività di cava (PAEP)
Variante al Piano territoriale provinciale - Piano provinciale
delle attività
estrattive (dCp n. 332467 del 22/5/2007);
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COPIA
Il
sistema
agricolo
Legge .Regionale.
56/1977
Il PTC è orientato a: Tutelare e Orientare l'attività
agricola nelle zone a forte specializzazione ed ad
elevata produttività
1) Sostegno e indirizzo delle politiche: settoriali
2) Gestione della competizione nell'utilizzo della
risorsa suolo, nelle aree più favorevoli in termini
agronomici e strutturali
3) Controllo-riduzione delle esternalità negative
causate dai processi agricoli intensivi
Lotta alla marginalità e all'abbandono
1) Reinventare un nuovo ruolo dell' Agricoltura come
elemento motore dello sviluppo locale
2) Superare la valutazione esclusivamente economica
di tale agricoltura per una valutazione che assuma
nell' analisi Costi-Benefici
3) Il “recupero e il "mantenimento" degli equilibri
ambientali
4) l' apporto reale dato alla costituzione di ricchezze
collettive quali " il paesaggio, la fruibilità turistico
ricreativa, la cultura…"
5) Conservare l'attività agricola in funzione
produttiva (anche se integrativa), in funzione
protettiva (tutela del territorio e del paesaggio
agrario);
6) incentivo di produzioni qualificate, rispettose
dell'ambiente, inserite nel paesaggio, ad elevato
valore aggiunto locale (tipico di qualità)7) sostegno alle attività anche part time (integrazione
di reddito e presidio del territorio).
P.T.C. PER LE AREE FORESTALI
Aree di pianura
Sostegno e indirizzo delle politiche settoriali.
Promozione della forestazione di Pianura nelle aree
residuali, incolte o in abbandono da altre attività
agricola
Aree rurali svantaggiate in genere e aree montane
Superare la valutazione esclusivamente economica
per una valutazione che assuma nell'analisi CostiBenefici lavalutazione di :
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
vitali di paesi e città
• Salvaguardare e promuovere l’insediamento di piccoli e medi
esercizi nei centri storici, nelle località minori e nelle zone
marginali, anche attraverso la creazione di centri polifunzionali
• Attuare quanto previsto dall’azione n. 26 del piano strategico
provinciale per la sostenibilità : definire pre-requisiti territoriali per
la localizzazione delle nuove grandi strutture di vendita
(individuazione di aree idonee e non idonee alla localizzazione,
anche dal punto di vista ambientale) e approfondire la problematica
della perequazione territoriale per le aree industriali, in relazione al
tema del contenimento del consumo di suolo
• Riutilizzare contenitori edilizi che, nati per finalità diverse
(produttivi,...), potrebbero essere utilmente riconvertiti in strutture
commerciali
• Promuovere la qualità urbana degli insediamenti commerciali
• Verificare le interferenze fra iniziative commerciale di grande
dimensione e il sistema infrastrutturale (e la stima del traffico
veicolare collegabile)
• Coordinare e verificare la coerenza delle diverse politiche di
settore
• Aggiornare il quadro della conoscenza
• Monitorare l’attuazione del Piano
• tutelare e orientare l'attività agricola nelle zone a forte
specializzazione, ad elevata produttività, ad alta vocazione, e le
produzioni di alta qualità
• sostenere le aziende “multifunzionali” (agriturismo, turismo
ecocompatibile,...), compatibilmente con le caratteristiche
ambientali e territoriali (infrastrutture, accessibilità..) dei luoghi
• promuovere la manutenzione e il riordino delle aree “rurali”
• promuovere l’applicazione dei principi dell’ecologia del
paesaggio (reti ecologiche, ingegneria naturalistica, gestione ecocompatibile del territorio e delle colture)
• sottoporre a particolare tutela le aree boscate a destinazione
protettiva e naturalistica
• sottoporre a forme di particolare tutela le formazioni fuori foresta
presenti nei comuni a basso indice di boscosità
• tutelare il paesaggio agrario e promuovere la qualità dell’edilizia
rurale
• tutelare i suoli agricoli e le aree boscate realizzate e/o gestite
come di “sink” di carbonio
• coordinare e verificare la coerenza delle diverse politiche di
settore
• consolidare l'Osservatorio su base catastale delle aziende e della
produzione agricola
• realizzare un Osservatorio “sulle trasformazione delle aree
boscate”
• aggiornare l'Osservatorio delle “trasformazioni territoriali”
(consumo di suolo e sprawling)
• promuovere l’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali
con cartografie forestali aggiornate
• Sottoporre a forme di particolare tutela le formazioni fuori foresta
presenti nei contesti territoriali a basso indice di boscosità
• Promuovere l’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali
con cartografie forestali aggiornate
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COPIA
PAESAGGIO
Paesaggio
Legge .Regionale.
56/1977
- Il "mantenimento" degli equilibri ambientali
- l' apporto reale dato alla costituzione di ricchezze
collettive quali " il paesaggio, la fruibilità turistico
ricreativa, la cultura…"
1. Reinventare un nuovo ruolo delle attività forestali
come elemento motore dello sviluppo locale
Per quanto riguarda i vincoli il PTC classifica le Aree
di approfondimento con specifica valenza paesistica
individuazione della possibilità di realizzare un
sistema soft di aree verdi («continuità verdi») anche
nelle pianure e valli di modesto pregio (e dunque al
di là delle aree già vincolate a parco, aree protette,
ecc.), assicurando continuità a fasce già in
formazione (lungo fiumi, rii, ecc.; lungo strade,
ferrovie, ecc.; lungo crinali, ecc.) e salvaguardando la
varietà biologica vegetale e animale
Tutelare il paesaggio ed i suoi tratti distintivi, i beni
culturali, le caratteristiche e le identità locali
RISORSE NATURALI
E BIODIVERSITA'
PROVINCIA DI TERAMO
Risorse naturali
e biodiversità
Legge .Regionale.
56/1977
74/409/cee
“Uccelli”
rete natura 2000 Direttiva
92/43/CEE
“HABITAT”
Tutela dei biotopi negli ambiti delimitati come
biotopi sono consentiti esclusivamente gli interventi
che non compromettono il raggiungimento degli
obiettivi di
tutela e che non alterino le caratteristiche
naturalistico-ambientali e le tendenze evolutive
naturali.
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
• assegnare alle aree naturali una funzione, oltre che naturalisticoambientale,
anche
socio-economica
(turistico-ricreativo),
compatibilmente con le esigenze di tutela
• incrementare e qualificare la dotazione di aree verdi naturali, e
predisporre piani d’area, in considerazione della funzione
“ambientale” (biodiversità, fissazione del carbonio,...) della risorsa
• individuare e tutelare le aree “periurbane”, in funzione di
riequilibrio ambientale dei centri urbani, e ” e definire norme
specifiche da attuare al suo interno, assumendo le risultanze
dell’azione
n. 1 del piano strategico provinciale per la sostenibilità
• assumere le risultanze dell’azione n.3 (rete ecologica provinciale)
e dell’azione n.1 (aree periurbane) del piano strategico provinciale
per la sostenibilità , e relativi criteri ed indirizzi per la
individuazione di dettaglio, per la trasformazione e gestione delle
aree.
• coordinare e verificare la coerenza delle diverse politiche di
settore
• Aggiornare il quadro della conoscenza
• Monitorare l’attuazione del piano
Il nuovo PTC2 cercherà di ovviare alle carenze in
materia paesaggistico-ambientale del PTC vigente, mediante una
politica attiva di tutela e valorizzazione delle risorse esistenti, fra
cui va annoverato anche il paesaggio; cercherà anche di perseguire
l’integrazione tra le politiche ambientali e quelle paesaggistiche,
che ancor oggi sono viste, dal punto di vista normativo nonchè
culturale, come sistemi “separati”.
Tale politica avrà ricadute sia di natura paesaggistico-percettiva
che di natura paesaggistico–ecologica.
In tale senso va quindi interpretata la riproposta di obiettivi per lo
più già presenti nel PTC vigente
Piano paesaggistico della Collina di Pinerolo (dCP n. 32691
del 22/09/2009);
“Life”, Reg. 1973/ 92/cee
Pagina 260 di 359
COPIA
PTC Reggio Emilia
TEMI
ATTUAZIONE DEL
PTC ATTRAVERSO
LA PIANIFICAZIONE
COMUNALE
SEZIONI
Relazioni
governo
territorio
sul
del
Fattore
temporale
dell’attuazione e
del
coordinamento
con i livelli di
pianificazione
LEGISLAZIONE
LEGGE
REGIONALE
20/2000
modificata
dalla
successiva
LEGGE
REGIONALE
06/2009
LEGGE
REGIONALE
20/2000
modificata
dalla
successiva
LEGGE
REGIONALE
06/2009
COERENZA CON LE
POLITICHE
EUROPEE
Consiglio d'Europa
Doc. 10917/06
strategia UE in
materia di sviluppo
sostenibile
IPCC (International
Panel of Climat
Change)
IV
rapporto 05/2007
CDB (Convention
in
Biological
Diversity, UNEP)
COPIANIFICAZIONE
e coinvolgimento dei
soggetti attori delle
trasformazioni urbane
RELAZIONE
tra
regione-provinciacomune
LEGGE
REGIONALE
20/2000
PROVINCIA DI TERAMO
VECCHIO PTC
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
NUOVO PTC
Il PTCP è strumento di coordinamento provinciale. Articola le linee
di azione della programmazione regionale e definisce l'assetto del
territorio limitatamente agli interessi sovracomunali, che attengono
a: paesaggio, ambiente, infrastrutture per la mobilità, poli
funzionali e insediamenti commerciali e produttivi di interesse
provinciale, sistema insediativo e servizi di interesse provinciale.
Il PTCP svolge il ruolo di raccordo e verifica delle politiche di
settore, e al contempo si pone come strumento strategico di
indirizzo alla pianificazione urbanistica comunale.
Il PTCP specifica ed articola la disciplina delle dotazioni
territoriali, indicando i diversi ruoli dei centri abitati nel sistema
insediativo.
Ai fini di una effettiva ed efficace attuazione dei programmi, il
PTCP definisce con i Comuni modalità e termini di adeguamento
della strumentazione locale. Esso coordina l'attuazione delle
previsioni dei piani locali con la realizzazione di infrastrutture,
opere e servizi di rilievo sovracomunale, da inserire
prioritariamente nel programma triennale delle opere pubbliche
della Provincia.
Il piano assume e traspone sul proprio territorio le 7 grandi sfide
(o obiettivi strategici) proposte dal Consiglio d'Europa, in materia
di: cambiamenti climatici ed energie pulite, trasporti sostenibili,
consumo e produzione sostenibili, conservazione e gestione delle
risorse naturali, salute pubblica, inclusione sociale- demografiamigrazione, povertà mondiale e sfide dello sviluppo.
Operativamente il Piano si dota dello strumento della ValSAT per
verificare tra le opzioni possibili le azioni più efficaci nella
soluzione e contrasto delle maggiori criticità intersettoriali:
-politiche energetiche
-politiche insediative
-politiche agricole
-politiche di gestione delle risorse
-politiche di cooperazione tra provincie, regioni, stati
PIANI DI SETTORE
Partecipazione, copianificazione, sussidiarietà sono la triplice
dimensione di un nuovo modello di Piano, basato sulla costruzione
consensuale delle scelte territoriali e, di conseguenza, sulla loro
efficacia attuativa. La condivisione del progetto di territorio fa si
che il ruolo della Provincia sia efficace e realmente utile.
Il PTCP intende tenere insieme le diverse politiche di settore
valutando punti di forza e di debolezza dei diversi sistemi che lo
compongono, ricercando i nodi e le relazioni strutturali,
individuando azioni e linee strategiche di cooperazione per uno
sviluppo sostenibile e coerente dell'intero sistema territoriale.
Il raccordo tra pianificazione e programmazione è definito da:
-coerenza tra le politiche territoriali e quelle di ripartizione della
spesa (modulate dalla Relazione Previsionale e Programmatica e
dal Bilancio Provinciale)
-corrispondenza tra azioni proposte
dal PTCP e azioni
programmate
-assunzione delle procedure per il monitoraggio e l'aggiornamento
del piano
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COPIA
PEREQUAZIONE
TERRITORIALE
SVILUPPO
SOSTENIBILE
LEGGE
REGIONALE
20/2000
Integrità fisica
del territorio
Consumo
suolo
PROVINCIA DI TERAMO
LEGGE
REGIONALE
20/2000
LEGGE
REGIONALE
20/2000
di
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
I comuni e la Provincia applicano, in sede di Accordi territoriali, i
criteri di perequazione territoriale, intesa come l'equa ripartizione
tra gli enti interessati degli oneri e dei benefici derivanti dalle scelte
urbanistiche di rilievo sovracomunale.
Il PTCP definisce livelli prestazionali differenziati per i diversi
centri urbani della provincia (quattro livelli prestazionali per i centri
urbani dei comuni della pianura , o serviti da importanti fermate del
trasporto pubblico su ferro; cinque livelli prestazionali per tutti i
comuni di mezza-valle o crinale) e ad ognuno associa specifiche
disposizioni sul governo del territorio e , specificatamente, sulle
politiche di espansione insediativa.
L'attuazione delle politiche di qualificazione produttiva di rilievo
sovraprovinciale e sovracomunale
avverrà tramite Accordi
Territoriali. La crescita degli insediamenti produttivi sarà gestito da
una politica perequativa, le cui risorse saranno anche finalizzate
all'implementazione di interventi infrastrutturali ed ambientali di
rilevanza provinciale.
Tre sono le innovazioni introdotte dal piano:
-il PTCP non ha carattere conformativo, quindi rimanda la
conformazione dei diritti edificatori e dei vincoli urbanistici ai POC
e ai RUE
-si introduce la distinzione tra capacità insediativa teorica e
dimensionamento (il secondo dovrà sempre essere inferiore al
primo)
Rischio idraulico, idrogeologico e sismico; prevenzione e
protezione del territorio.
-Rischio da frana: individuazione di dissesti e delle aree a rischio
elevato o molto elevato
-Rischio idraulico: fasce fluviali
-Rischio sismico
-Tutela quali-quantitativa delle acque (adeguamento del PTCP al
PTA)
-Tutela delle acque sotterranee e superficiali
-Individuazione delle zone vulnerabili ai nitrati
-assetto dei sistemi, zone ed elementi strutturanti la forma del
territorio e di specifico interesse naturalistico
-sistema dei crinali e sistema collinare
-aggiornamento della disciplina di tutela delle sistema forestale
boschivo
-gli invasi e le relative zone di tutela di specifici elementi: dossi di
pianura, calanchi, crinali
-zone di tutela naturalistica
-zone di tutela agro-naturalistica
-il sistema insediativo storico e le risorse archeologiche, sua
protezione e valorizzazione
-Stabilimenti a rischio di incidente rilevante
-Rischio di incendi boschivi
-Tutela della salute dalle fonti di inquinamento elettromagnetico:
impianti e linee per la trasmissione e la distribuzione dell'energia
elettrica
-Zone non idonee alla localizzazione di impianti per la gestione dei
rifiuti
-Zone di protezione dall'inquinamento luminoso
Due fattori fondamentali per governare lo sviluppo del sistema
insediativo alla scala d'area vasta: limitare il consumo di suolo,
indirizzare la crescita insediativa in coerenza con i livelli
prestazionali dei centri urbani.
-Consolidare e qualificare la struttura policentrica e la gerarchia
storicizzata del sistema insediativo;
-indirizzare la domanda insediativa in coerenza con le gerarchie dei
centri e con le dotazioni di servizi e infrastrutture;
-organizzare le funzioni di eccellenza e le polarità di interesse
POC-RUE
Pagina 262 di 359
COPIA
La
struttura
socioeconomica
Politiche
sistema
LEGGE
REGIONALE
20/2000
LEGGE
REGIONALE
24/2001
LEGGE
REGIONALE
06/2009
sovraprovinciale in un'ottica di efficienza e fruibilità;
-trasformare gli insediamenti produttivi in sistemi ecoefficienti,
sostenendo la concentrazione e la distribuzione delle produzioni
compatibilmente con gli impatti ambientali e paesaggistici;
-razionalizzare la distribuzione delle attrezzature collettive in ottica
sovra-comunale;
-favorire il recupero delle aree dismesse o in dismissione;
-garantire la maggiore equità possibile dei risvolti economici delle
scelte urbanistiche
-Politiche per il sostegno dell'edilizia residenziale sociale
-Innovazione e dinamismo
-Rafforzare la cooperazione e le relazioni con altre provincie e
regioni (creare una “massa critica di eccellenze
tra loro
complementari”
-Rilancio delle eccellenze culturali, artistiche, economiche e
turistico-ricettive (collaborazione all'EXPO 2015 di Milano)
-Gerarchizzazione e specializzazione del sistema degli insediamenti
produttivi (ambiti di qualificazione produttiva di rilievo
sovraprovinciale, sovracomunale, comunale)
-Investimenti e qualificazione dei “poli funzionali”, ovvero le
funzioni di eccellenza di valore provinciale e sovraprovinciale
(Università, centri di ricerca, parchi scientifici e tecnologici,
attrezzature e spazi per la logistica al servizio della produzione e
del commercio, centri fieristici ed espositivi, grandi strutture per
manifestazioni culturali e o sportive, ecc..)
-localizzazione strategica delle previsioni di insediamenti
commerciali e di servizi di rilevanza provinciale o sovra-comunale,
indicazione delle tipologie di vendita ammissibili, le procedure
attuative, i limiti e i condizionamenti in termini quantitativi, di
assetto della mobilità e di corretto inserimento ambientale e
paesaggistico
di
Le politiche di
welfere
POLICENTRISMO E
INFRASTRUTTURE
Insediamenti
LEGGE
REGIONALE
20/2000
-Individuazione delle funzioni urbane;
-individuazione di pressione antropica sulle aree e gli ambiti di
pertinenza fluviale.
-organizzazione dell'assetto delle funzioni di eccellenza ed i poli
funzionali del sistema insediativo in un'ottica di governo
sovracomunale, polarizzando i servizi ad alta attrattività secondo i
profili di accessibilità
-modello di sviluppo sostenibile, coerente con la gerarchia
storicizzata del sistema insediativo ed il sistema policentrico, che
minimizza il consumo di suolo e garantisca accesso ai servizi
-Valorizzare i centri storici come “nodi urbani complessi”
-politiche di riuso, recupero delle strutture dismesse
-Policentrismo: spostare l'interesse dalle grandi aree metropolitane
verso una progressiva articolazione e specializzazione funzionale
delle singole città, mettendo in luce la dimensione delle reti come
elemento essenziale nel collegamento dei nodi-città di II livello
Mobilità
PROVINCIA DI TERAMO
LEGGE
REGIONALE
20/2000
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
-Connettere il territorio reggiano a scala Europea, rafforzando il
sistema delle relazioni dalla scala regionale a quella internazionale
-Accrescere le condizioni di accessibilità interna al territorio
provinciale, completando e razionalizzando il sistema
infrastrutturale esistente, aumentandone l'efficienza, la sicurezza e
la compatibilità ambientale
-Sviluppare modalità di spostamento sostenibili, favorendo l'uso
SDIM ( Schema
provinciale-
direttore
della
Mobilità)
-
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COPIA
COMPETITIVITA'
del trasporto pubblico su ferro, la mobilità “dolce”
-Promuovere una logistica delle merci multilivello
-Cooperazione, partecipazione, politiche strategiche integrate
-Policentrismo produttivo: incentivi gallo sviluppo delle economie
locali,
partecipazione alle reti “lunghe” di cooperazione
economica, scientifica, culturale -riorganizzazione e qualificazione
del sistema degli insediamenti produttivi, verso un modello
ecoefficiente
-riconoscere negli insediamenti alcune polarità-specializzazioni
insediative strategiche in grado di competere per qualità e servizi
con quelle di livello internazionale
-ridurre la dispersione dall'offerta insediativa
-qualità ambientale dei processi e delle produzioni: compatibilità tra
impiego di risorse non rinnovabili ed emissioni inquinanti con la
capacità di carico ambientale a scala locale
-elevare il sistema istruzione-formazione professionale verso
standard di eccellenza
-rafforzare il legame Università – Impresa, incentivando
l'innovazione e la ricerca
-coordinazione con le politiche di qualificazione del paesaggio e di
rilancio del ruolo dei centri urbani maggiori, in funzione di un
rafforzamento delle funzioni di servizio e supporto al sistema
economico e produttivo
-semplificazione e coordinamento delle procedure relative alle
autorizzazioni
-potenziamento e qualificazione del sistema infrastrutturale
-coinvolgere le imprese e i soggetti privati nelle scelte di piano e
nel miglioramento della qualità degli insediamenti
Le
aree
produttive
Energia
Le
aree
estrattive
Il
sistema
turistico
Il
sistema
commerciale
Il
sistema
agricolo
PROVINCIA DI TERAMO
LEGGE
REGIONALE
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Politiche energetiche a sostegno delle fonti rinnovabili. Incentivi
alla realizzazione di interventi di nuova edificazione e
riqualificazione con criteri di sostenibilità energetica ed
innovazione tecnologica. Il PTCP propone:
-direttive per la strumentazione di settore
-direttive che devono essere osservate nell'elaborazione degli
strumenti urbanistici comunali, ai fini della diffusione delle fonti
rinnovabili e dei criteri di risparmio energetico sull'intero sistema
insediativo, con speciale attenzione alle funzioni urbane
“energivore” (attività produttive, poli funzionali, centri
commerciali...)
-direttive e prescrizioni per la localizzazione degli impianti di
produzione energetica da fonti rinnovabili in territorio rurale, da
osservarsi per tutti i soggetti proponenti, sia in fase di valutazione
d'impatto ambientale, sia in fase di rilascio delle abilitazioni in sede
comunale
Cave attive;
cave dismesse.
Promozione di un sistema turistico “in rete”. Allargare i confini
comunali e provinciali, rafforzando relazioni e mettendosi in “rete
cooperativa”, affinché si crei un sistema complementare di
eccellenze e non si instaurino casi di “policentrismo emulativoripetitivo”.
Il Piano fornisce indicazioni specifiche in merito a:
-localizzazione delle previsioni di insediamenti di rilevanza
provinciale o sovracomunale
-tipologia di vendita ammissibili
-procedure attuative
-limiti e condizionamenti in termini quantitativi, di assetto della
mobilità
-indicazioni di corretto inserimento ambientale e paesaggistico
-Quadro normativo a tutela delle risorse scarse
-Valorizzazione delle produzioni locali
Piano-Programma Energetico -provinciale-
PIAE (Piano infraregionale delle attività estrattive) provinciale-
P.O.I.C. Piano Operativo per gli insediamenti
commerciali
PRIP (Programma Rurale Integrato)
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COPIA
20/2000
LEGGE
REGIONALE
6/2005
PAESAGGIO
Paesaggio
LEGGE
REGIONALE
7/2004
(Rete Natura 2000)
PTPR
EMILIA
ROMAGNA
D.lGS 2004 , N42
-Valorizzazione delle risorse
-Tutela settoriale delle aree di pregio
LEGGE
REGIONALE
20/2000
RISORSE NATURALI
E BIODIVERSITA'
Risorse naturali
e biodiversità
LEGGE
REGIONALE
6/2005
LEGGE
REGIONALE
7/2004
(Rete Natura 2000)
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
-Adeguare le politiche agricole agli obiettivi tutela paesaggistica
Il PTCP disciplina il territorio rurale in modo unitario ed
omogeneo (per quanto riguarda le disposizioni generali d'uso e di
intervento), ma articolando gli indirizzi e le direttive a seconda di
ambiti rurali a differente caratterizzazione: aree di valore naturale e
ambientale, ambiti agricoli di rilievo paesaggistico, ambiti ad alta
vocazione produttiva agricola, ambiti agricoli periurbani. Il Piano
fornisce inoltre gli indirizzi metodologici di dettaglio, l'abaco delle
possibili tipologie e lo studio di inserimento paesaggistico per gli
interventi di recupero e nuova costruzione in area rurale.
L'attenzione, in aderenza con le politiche della CEP, si estende
dalle tradizionali aree di pregio verso quelle dell'ordinarietà, della
contemporaneità ed anche del degrado, come ad esempio le aree
segnate dall'attività estrattiva o dall'insediamento di complessi
produttivi dismessi. Si sperimenta un approccio sistemico che
integra le diverse dimensioni costitutive del paesaggio, al fine di
perseguire l'obiettivo di tutela e valorizzazione paesaggistica.
“Ambiti di paesaggio” e “Contesti paesaggistici di rilievo
provinciale” vengono individuati con criteri interpretativi e
progettuali: sono aerali caratterizzati da un insieme identificabile e
condiviso di valori, da omogeneità economica e da un insieme di
attori che li rappresentino. Non si distinguono per qualità e i loro
confini non sono netti e rigidi. Le strategie introdotte negli Ambiti
di paesaggio tendono a costruire un sistema avanzato e integrato di
sviluppo valorizzando e specializzando le vocazioni locali
dell'intero sistema. Il PTCP riconosce nei singoli “progetti di
sistema” e nell'interazione tra gli stessi il metodo per perseguire
obiettivi di qualità ecosistemica, di sicurezza idraulica e di qualità
paesaggistica.
Obiettivo del piano è integrare attivamente il “tema paesaggio”
nelle politiche di governance territoriale. Operativamente il Piano :
-definisce le misure e le azioni di conservazione, ripristino, nonché
le modalità di intervento nelle azioni i trasformazione
-definisce le modalità di gestione dei beni e dei sistemi di beni;
-sottoscrive gli accordi territoriali tra i diversi soggetti coinvolti;
-definisce il programma degli interventi, i costi, i tempi e le
modalità di attuazione
-definisce le forme di partecipazione
-valuta gli effetti del miglioramento dell'ambito paesaggistico
-definisce le fonti di finanziamento
Lo strumento attraverso cui si attuano politiche di tutela e
salvaguardia della biodiversità è la RETE ECOLOGICA
POLIVALENTE di livello provinciale:
-disegna lo scenario di riequilibrio dell'ecosistema su scala
provinciale
-tutela la biodiversità
-fornisce le indicazioni necessarie al governo delle aree naturali
multifunzionali, esistenti o di nuova formazione
-offre un contributo al miglioramento della qualità della vita per le
popolazioni residenti
Le aree della conservazione diventano nodi di una matrice di
qualità diffusa a diretto contatto con le presenze antropiche.
La rete costituisce un indispensabile quadro di riferimento per le
strategie di tutela e valorizzazione dello spazio rurale e delle aree
non antropizzate. Essa trova in queste aree importanti risorse di
naturalità diffusa ed indica al contempo i limiti ed i vincoli da
rispettare per non aggravarne la frammentazione.
PEP (Rete ecologica polivalente)
-provincialeREC (Rete Ecologica Comunale)
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COPIA
3.3. Il Paesaggio e la ricomposizione del territorio di scala vasta
La perdita di spazi naturali ed agricoli è stata sostanzialmente fuori controllo in tutta Europa fino alla
fine del secolo scorso. Le ragioni sono molteplici e in parte ben note: le cause principali sono legate agli
orientamenti economici nazionali, alla necessità da parte delle comunità locali di ottenere più tasse sulle
aree edificabili per finanziare i servizi pubblici e anche alla tendenza da parte dei privati di investire in
beni immobili.
L’Europa e l’Italia hanno una consolidata esperienza di pianificazione di livello comunale, fondata su
importanti radici storiche, ma che in merito ai contemporanei effetti dello sviluppo insediativo e dei
cambiamenti climatici, si è rilevata inefficace, contribuendo spesso a incrementare pesanti fenomeni di
degrado ambientale, di trasformazione irreversibile del paesaggio, di perdita della biodiversità e delle
aree agricole. Di fronte a questa emergenza, pur ribadendo l’importanza della scala locale di
osservazione e di progettazione del paesaggio, si richiede a gran voce una visione strategica che attiene
naturalmente alla scala vasta.
In altre parole l’esperienza europea ci testimonia come l’azione di piano si è dimostrata inefficace
quando la “griglia territoriale” delle autorità locali è molto fitta, quando il piano viene gestito da
comunità locali relativamente piccole e deve dare risposta ad una domanda troppo ristretta di
trasformazione, quando sussiste il rischio di essere sottoposto anche a forme di influenza dei poteri
economici locali. Di fronte a queste problematiche occorre agire in modo da rafforzare il convincimento
che la qualità dello sviluppo di un territorio è funzione della capacità delle comunità locali e degli
operatori economici di orientare le scelte senza soggezioni alle pressioni esterne, sfuggendo, inoltre, a
disegni troppo parziali che derivano dalla sommatoria incontrollata delle modificazioni minute, che ogni
comune attua al suo interno.
Si deve in tal senso recuperare la dimensione della scala vasta per affrontare il tema della conservazione
e trasformazione del paesaggio nella consapevolezza, altresì, che l’interpretazione paesistica del
territorio può contribuire a conferire qualità alle trasformazioni territoriali e che il paesaggio come
“capitale territoriale”, ossia come capitale collettivo incorporato nel territorio, può essere utilizzato dalle
comunità locali per il proprio disegno di sviluppo.
L’attenzione al Paesaggio nella pianificazione di scala vasta si è affermata nel nostro paese in alcuni
recenti strumenti di pianificazione di coordinamento provinciale che hanno assunto delle responsabilità
importanti introducendo regole piuttosto severe alla lotta al consumo di suolo e alle trasformazioni non
compatibili con le caratteristiche del paesaggio.
In particolare le riflessioni sul ruolo del Paesaggio nella riconfigurazione degli assetti territoriali sono
riconducibili a due principali linee d’azione: da una parte, alcune amministrazioni pubbliche hanno
espresso la volontà, con riferimento alla scala vasta, di limitare il consumo di suolo ed arginare la
distruzione del Paesaggio attraverso una serie di soluzioni che fissano limiti e/o condizioni: attraverso
l’individuazione di una linea di contenimento attorno alle città oltre la quale non è possibile urbanizzare;
attraverso l’introduzione di agevolazioni e incentivi per il recupero di aree inutilizzate; attraverso
l’introduzione di norme molto severe per il mantenimento delle aree agricole).
Dall’altra, altre amministrazioni si stanno confrontando a tutto campo con la crisi strutturale del
territorio, convinte che oltre alle misure sopra indicate, occorra ripartire proprio dalle aree della
dispersione insediativa, del degrado e dell’abbandono per costruire modelli socioeconomici nuovi che,
valorizzando le peculiarità patrimoniali locali e quindi il Paesaggio, attivino energie endogene per
elevare il benessere e la qualità della vita delle popolazioni (Magnaghi 2010).
La prima linea d’azione fa riferimento soprattutto alle esperienze maturate in alcuni recenti Piani
Territoriali Provinciali, tra di essi i PTCP di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Pistoia.
La Provincia di Pistoia, con la variante al PTCP del 2009, nel formulare i principi generali, le strategie e
gli orientamenti per la salvaguardia, la gestione e pianificazione del paesaggio, individua tre
fondamentali linee di azione: 1) conservare e mantenere gli aspetti significativi o caratteristici del
paesaggio; 2) garantire il governo del territorio in prospettiva di uno sviluppo sostenibile, orientando e
indirizzando le trasformazioni generate dallo sviluppo sociale, economico e ambientale; 3) valorizzare,
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
ripristinare e recuperare i valori reali del paesaggio. Il paesaggio assume quindi un ruolo centrale nelle
politiche di pianificazione urbanistica, in quelle di carattere culturale, agricolo, sociale ed economico.
Alla seconda linea di azione fa riferimento, ad esempio, l’esperienza della Provincia Autonoma di Trento
con i Piani di Comunità e quella della Regione Umbria con i Contratti di Paesaggio.
La Provincia di Trento ha provveduto a ridefinire il proprio assetto istituzionale, mediante la creazione di
enti associativi di comuni, di norme in materia di pianificazione territoriale e tutela del paesaggio,
trasferendo ai nuovi enti le competenze di pianificazione e tutela intermedia, al fine di definire un nuovo
assetto di territorio e nuovi modelli di sviluppo. La definizione di nuovi strumenti di pianificazione e
pratiche mira quindi a valorizzare la gestione e la tutela del paesaggio, dando spazio ai nuovi ruoli
attribuiti allo stesso nell’ambito dell’individuazione di nuovi modelli di gestione delle risorse territoriali.
In particolare la L.p. 1/2008 ha previsto in capo alle Comunità l’obbligo di adottare un Piano territoriale
(PTC) attraverso il quale definire, sotto il profilo urbanistico e paesaggistico, le strategie per uno
sviluppo sostenibile della Comunità e conseguire, nella cornice degli indirizzi strategici definiti dal Piano
urbanistico provinciale (PUP), un elevato livello di competitività, di coesione sociale e di valorizzazione
delle identità del sistema territoriale.
Alla luce dell’importanza attribuita al paesaggio quale fonte di riconoscibilità e sostenibilità dello
sviluppo, e della consapevolezza della sua mutevolezza, il PUP e la legge urbanistica cercano,
nell’ambito del principio di sussidiarietà, nuovi strumenti di conoscenza e gestione, al fine di governarne
le trasformazioni in modo coerente rispetto all'identità dei luoghi e andare oltre il sistema del
vincolo/autorizzazione dei singoli interventi. La coscienza che l'idea collettiva del paesaggio va tradotta
nel disegno unitario del piano tanto alla scala provinciale quanto locale, ha portato alla definizione della
Carta del paesaggio (CpC) del PUP e alla previsione del suo approfondimento quale competenza dei
nuovi enti intermedi, contestualmente all’adozione della Crt (Carta di regola del territorio).
L’obiettivo fondamentale della Crt è quello di proporre un quadro coordinato di misure a respiro
territoriale che, inserite nei piani, disegnino la futura immagine del territorio. I valori e gli assetti descritti
nella CpC trovano diretta corrispondenza nella Crt quali elementi da conservare e governare attraverso
regole precise e forme di tutela paesistica attiva. In particolare, la parte più insediata del territorio va
studiata per individuare i criteri paesaggistici che dovranno guidare le rielaborazioni del tessuto urbano
nel complessivo ciclo edilizio ed infrastrutturale, con particolare attenzione al ruolo e al posizionamento
del sistema del verde urbano in chiave di integrazione ambientale e paesistica dei luoghi urbani. Con
altrettanta attenzione, vanno riconosciute le relazioni positive che la popolazione ha elaborato con i
luoghi della memoria, della cultura, dell’aggregazione sociale, del lavoro e dell’innovazione. Per questo
motivo una parte fondamentale della Crt è rivolta all’analisi antropologica dell’identità dei luoghi e delle
attività, delle abitudini e delle aspirazioni della gente ivi insediata. Questa operazione di partecipazione
ed ascolto, mirata a valutare la consapevolezza e la sensibilità della popolazione e a veicolarne la
partecipazione, deve riguardare l’assetto generale del progetto anche a fini paesistici, verificando la
percezione della qualità del progetto territoriale.
Un’altra esperienza significativa è quella dei Contratti di Paesaggio della Regione Umbria. Il contratto di
paesaggio è uno strumento di programmazione territoriale negoziata (sperimentato sin in Umbria solo
per i territori montani di Foligno, Trevi e Sellano) che consente di individuare in maniera concertata
obiettivi comuni di sviluppo paesaggisticamente sostenibili, tramite l’idoneo coinvolgimento degli attori
economici, sociali ed istituzionali presenti sul territorio e la condivisione degli impegni assunti da parte
di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti. Ciò consente di elaborare una strategia di sviluppo territoriale e
di individuare un modello di sviluppo locale attraverso un approccio integrato e partecipato.
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COPIA
3.4. Il ruolo delle comunità locali nella tutela e nel miglioramento dell’integrità
ecologica e paesaggistica delle fasce fluviali
La grave crisi ecologica, economica e sociale degli ultimi anni ha messo fortemente in discussione
l'attuale modello di sviluppo. Sono soprattutto due le ricadute che si configurano come dirette
conseguenze di una gestione territoriale inappropriata: da un lato, un progressivo consumo delle risorse
naturali essenziali, dall'altro, un abbandono e spopolamento delle aree più marginali, con ripercussioni
considerevoli sulla sicurezza del territorio, sugli equilibri ambientali e sui livelli di qualità della vita
della popolazione. Una delle prime questioni da affrontare è la ridefinizione del tradizionale rapporto tra
spazio aperto e spazio costruito, tra urbanità, ruralità e naturalità. Tale rapporto, storicamente
caratterizzato da un equilibrio tra costruito e ambiente, ha registrato una progressiva trasformazione per
cui caratteri di pseudourbanità si sono sempre più estesi ad un territorio molto più ampio della città
riconosciuta, contaminando e ibridando spazi aperti che, a loro volta, hanno perso progressivamente
valore e senso. Spesso ci si è soffermati sulle forme indefinibili di questa città diffusa, sulla ricerca di
nuovi rapporti funzionali atti a gestire le nuove logistiche che tendono a configurarsi, ma non abbastanza
si sono approfondite le ricadute nell'ambito della gestione dei nuovi equilibri ecologici che tendono ad
instaurarsi. Gli impatti in questo campo sono molteplici, ma sicuramente il più evidente e non più
trascurabile, è legato all'aumento dei fenomeni di dissesto idrogeologico. L’Italia è storicamente un paese
soggetto a questi eventi, ma l’aumento della loro frequenza e gravosità deve generare interrogativi e
riflessioni: sono ben 6.633 i comuni italiani in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, l’82% del
totale, e oltre 5 milioni sono i cittadini che si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane e
alluvioni. Ad oggi, un’ingente quantità di risorse economiche viene destinata per far fronte alle spese di
emergenza causate dal verificarsi di eventi calamitosi di natura idrogeologica; nel solo triennio 20092012, lo Stato ha dovuto stanziare 1.037.975.140 Euro per le emergenze, anche se il danno presentato dai
Comuni colpiti ammonta a circa 2,2 miliardi di euro, così come riportato dai censimenti ufficiali dei
danni realizzati dai Commissari delegati per l’emergenza. Il problema della cura e manutenzione del
territorio è evidentemente un tema fondamentale. Una delle sfide per il prossimo futuro sarà individuare
politiche, piani e strategie di presidio, cura e gestione attiva del territorio da parte delle comunità locali.
Sarebbe fuorviante considerare il rischio come un fattore esclusivamente fisico e geologico cui
basterebbe opporsi con soluzioni di tipo strettamente tecnico, pur afferenti al campo dell'ingegneria
ambientale. Il dissesto idrogeologico nasconde sempre la mancata adesione a un codice ecologico più
complessivo certamente disatteso o, comunque, non tenuto appropriatamente in considerazione negli
interventi antropici sul reticolo idrografico. Il più delle volte, infatti, a biocenosi di qualità dell'ambito
fluviale corrispondono elevate condizioni di sicurezza del fiume; mentre stati di compromissione degli
habitat faunistici e vegetazionali sono il primo segnale della crisi idrogeologica in atto. Non solo.
Considerato che molti degli equilibri dipendono dalle modalità di esplicazione delle attività di uso dei
suoli, la componente sociale rappresenta uno dei fattori rilevanti nella gestione territoriale. Insomma, il
concetto di milieù, che descrive un ambito territoriale mettendo insieme componenti fisiche, ecologiche,
economiche e sociali, in questo caso, è particolarmente pregnante e sostituisce sintesi interpretative che
fanno capo esclusivamente a letture geobotaniche, o percettive, o storico culturali, o tutte queste messe
insieme nella visione omnicomprensiva di unità di paesaggio. In questo senso, le attività che le comunità
locali svolgono sul territorio assumono un ruolo cruciale, soprattutto se inserite all'interno di un progetto
integrato di territorio, capace di tenere insieme la dimensione paesaggistica, sociale ed economica. Tutto
ciò è ancor più stringente in quei territori particolarmente sensibili e vulnerabili, contraddistinti dalla
relazione delle attività antropiche (di tipo tradizionale o di nuova introduzione) con un ambiente unico e
continuamente cangiante, com'è il caso di un ambito fluviale.
Da alcuni anni, l'attenzione ai problemi dei bacini fluviali e delle risorse idriche in tutta Europa è
crescente, anche a seguito dell'introduzione della Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60, che presenta un
approccio nuovo, integrato, alla gestione delle fasce fluviali: proteggere, migliorare e ripristinare la
qualità di tutte le acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee,
attraverso una valutazione integrata (qualità/quantità) a scala di bacino idrografico, capace di consentire
il raggiungimento degli obiettivi di qualità.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
L'intervento su un territorio fluviale, comporta, dunque, una serie di scelte complesse per il
mantenimento degli equilibri tra le diverse componenti e i diversi soggetti che abitano, gestiscono e
fruiscono il territorio. La condivisione di un sistema di regole comuni e di valori naturalistici,
paesaggistici, socio-economici condivisi, è necessaria per il raggiungimento di un'integrazione dei
diversi interessi e, quindi, di nuovi equilibri ecologici.
In questa prospettiva, le comunità locali, essendo gli attori della profonda e strutturante relazione tra
funzionalità ed equilibrio ambientale, soprattutto in termini di presidio e gestione delle risorse, possono
svolgere un ruolo importante nelle azioni di cura e manutenzione del territorio. Sarà compito del piano
chiedersi attraverso quali attività, modalità e strumenti.
Sulla base di esperienze che si stanno sviluppando anche in ambito internazionale, è possibile introdurre
un campo di applicazione del rapporto tra comunità locali e gestione territoriale favorendo lo sviluppo
delle reti ambientali e le relative ricadute sull'intero sistema dei servizi ecosistemici. Ne discendono
azioni concrete, alla scala locale, in grado di contrastare ed efficacemente affrontare dinamiche
preoccupanti con ricadute sugli equilibri ecosistemici del pianeta: dai consumi di risorse non rinnovabili
ai conseguenti cambiamenti climatici.
Le reti ambientali, che interessano l’intera struttura spaziale delle risorse naturali e semi-naturali -dentro,
intorno e fuori le aree urbane - sviluppando importanti servizi ecosistemici, forniscono le materie prime
per la sicurezza e il benessere della comunità e lo sviluppo di potenziali processi di coesione sociale,
tanto più se interrelate in un approccio sistemico e reticolare. Il Millennium Ecosystem Assestment (nel
rapporto del 2005)individua le seguenti categorie di servizi ecosistemici:
• supporto alla vita, ovvero la produzione di beni primari, necessari anche per la organizzazione degli
altri servizi (ad esempio il ciclo delle acque, la fotosintesi, il ciclo dei nutrienti). Gli impatti di questi
ultimi sulle persone sono spesso indiretti o si verificano nel corso di un tempo molto lungo, a differenza
di quanto accade nelle altre categorie, dove le persone vengono interessate in modo diretto e in tempi
relativamente brevi;
• approvvigionamento, ovvero la produzione di beni e prodotti necessari alla vita(ad esempio la
produzione di cibo, biodiversità, materie prime, fibre tessili, legname, fibre,ecc.);
• regolazione, ovvero i benefici ottenuti dallo stato di equilibrio e funzionalità degli ecosistemi (ad
esempio la regolazione dei gas, del clima, delle acque, dell’erosione dei suoli, dei fenomeni di dissesto,
della tutela degli habitat per la biodiversità);
• valori culturali, ovvero i benefici immateriali per la collettività (ad esempio quelli spirituali, estetici,
educativi e ricreativi).
La Northwest Regional Development Agency UK, in un interessante lavoro di ricerca volto alla
definizione di un Decision Support System capace di quantificare la produzione di beni e servizi da parte
delle reti ambientali e gli impatti delle azioni antropiche sugli ecosistemi e le loro funzionalità, ha
individuato 11 categorie significative di benefici riscontrabili: capacità di adattamento ai cambiamenti
climatici; azioni di gestione delle risorse idriche; coesione sociale e senso dei luoghi; salute e benessere;
qualità dei luoghi e valorizzazione del territorio; valori ed appetibilità immobiliari; aumento della
produttività lavorativa; turismo; svago e tempo libero; tutela della biodiversità; gestione integrata del
territorio.
Nel piano strategico, diventa utile rapportare la produzione di servizi ecosistemici, strettamente
interrelata alla funzionalità ecosistemica, con le molteplici sfere riguardanti la qualità della vita degli
abitanti, dal mantenimento delle risorse essenziali (aria, acqua, suolo, ...) al miglioramento delle
condizioni di vita urbane, attraverso una riqualificazione degli spazi aperti, del verde urbano e un
innalzamento delle possibilità di godere di spazi adeguati per la fruizione, il tempo libero, lo svago
all'aperto, la ricreazione.
In questo senso, il rapporto con il sistema delle acque diventa obiettivo centrale, perché le reti ambientali
e i servizi ecosistemici, da queste prodotti, nascono e prendono vitalità dalla rete idrica superficiale che
inanella ambienti urbani e aree rurali, estesi parchi naturali ed esigue superfici di verde urbano, boschi e
pascoli, coltivazioni tradizionali e forme di agricoltura industrializzata, offrendo diversi benefici e servizi
alle persone, all'economia e al grado di qualità e funzionalità dell'ambiente.
Il piano, nel fornire indicazioni concrete sulla partecipazione della comunità locale alla gestione della
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rete ambientale e quindi alla produzione di servizi ecosistemici potrà assumere spunti importanti e
focalizzare suggestioni provenienti da esperienze già svolte in Francia e Gran Bretagna con studi e
progetti volti al coinvolgimento attivo delle comunità e alla valutazione delle relative ricadute, cercando
anche di quantificare i vantaggi che ne possono derivare alla collettività.
Il coinvolgimento degli attori locali nelle scelte gestionali presuppone la relativa responsabilizzazione.
Questa via è già stata imboccata, senza esitazione, dal Consiglio d'Europa attraverso la Convenzione
Europea del Paesaggio (2000) che sollecita il coinvolgimento delle "popolazioni interessate" (concetto
più ampio ma certamente includente quello di comunità locali) per innalzare la qualità paesaggistica dei
luoghi e chiede uno stretto rapporto tra politiche per il paesaggio e politiche agricole. In coerenza con
quest'approccio si muovono anche i Piani di sviluppo rurale degli ultimi anni, in cui l’agricoltore, ben
lontano dall’essere considerato un mero produttore di beni di consumo, è sempre più visto come un
custode del territorio e della sua matrice ambientale di fondo.
In particolare, anche dai casi studio indagati a livello internazionale, diversi sono gli ambiti relazionali in
cui potrebbe divenire centrale l'apporto e la cooperazione delle comunità locali nella gestione delle fasce
fluviali attraverso lo sviluppo della rete ambientale:
- azioni di miglioramento ambientale e rigenerazione di contesti locali, e delle relazioni tra le aree
urbane ed i contesti rurali e naturali di riferimento;
- azioni per il mantenimento in sicurezza e la gestione dei territori rurali di fondovalle e collinari;
- azioni per il riequilibrio delle dinamiche fluviali nei diversi corsi d'acqua, da gestire nella loro
interezza, a livello di bacino idrografico di riferimento, al fine di poter controllare il rispetto
dell'equilibrio energetico complessivo.
Nuovi strumenti per la gestione delle fasce fluviali: i Contratti di Fiume
La riqualificazione e valorizzazione delle fasce fluviali sono oggi quindi tema centrali nel dibattito
pubblico. Per riqualificazione fluviale si intende l'insieme integrato e sinergico di azioni e tecniche, di
tipo anche molto diverso (dal giuridico - amministrativo - finanziario, allo strutturale), volte a portare
un corso d'acqua, con il territorio ad esso più strettamente connesso ("sistema fluviale"), in uno stato più
naturale possibile, capace di espletare le sue caratteristiche funzioni ecosistemiche (geomorfologiche,
fisico-chimiche e biologiche) e dotato di maggior valore ambientale, cercando di soddisfare nel
contempo anche gli obiettivi socio-economici" (Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale).
Questa visione olistica della riqualificazione fluviale mette in luce le tante componenti - anche di tipo
antropico - che interagiscono sulla qualità e la funzionalità delle fasce fluviali. I Contratti di Fiume si
inseriscono in questo contesto, rispondendo alla sempre crescente attenzione ai problemi di gestione dei
bacini fluviali e delle risorse idriche.
Lo strumento del Contratto di Fiume (CdF) rappresenta l'evoluzione di un quadro normativo nazionale
ed europeo consolidatosi attraverso alcune importanti direttive comunitarie quali: Direttiva Quadro sulle
Acque 2000/60 CE, la Convenzione Europea del Paesaggio del 2000, la Direttiva 2003/4/CE sull'accesso
pubblico all'informazione ambientale, la Direttiva 2003/35/CE sulla partecipazione del pubblico
nell'elaborazione di piani e programmi in materia ambientale, la Direttiva 2001/42/CE sulla valutazione
ambientale strategica (Bastiani, 2011).
Comparso in Francia negli anni '80 e poi diffusosi in tutta Europa dagli anni '90, è stato definito
nell'ambito del II Forum Mondiale dell'Acqua svoltosi all'Aja nel 2000 come uno strumento che consente
di adottare un sistema di regole in cui i caratteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore
sociale e sostenibilità ambientale intervengono in modo prioritario nella ricerca di soluzioni efficaci per
la riqualificazione di un bacino fluviale.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Di seguito vengono sinteticamente presentate alcune significative sperimentazioni di Contratti di Fiume
in Italia:
REGIONE LOMBARDIA
Il primo contratto di fiume in Italia è quello del fiume Olona - Bozzente - Lura, che viene sottosritto nel
2004 e si costituisce sostanzialmente come un Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale (A.Q.S.T.), che
agisce per stralci territoriali e che porta alla progressiva condivisione di un piano di bacino distrettuale.
A partire da questa esperienza altri contratti si sono attivati negli anni successivi, interessando sempre
sottobacini idrografici fortemente compromessi dal punto di vista ecologico ed ecosistemico. Il soggetto
promotore di tutti i Contratti è rappresentato dalla Regione Lombardia – Direzione Generale Ambiente,
Energia e Reti.
Fiumi Olona, Seveso e Lambro Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale (AQST) “Contratti di Fiume”
Il bacino idrografico Olona - Seveso - Lambro è stato individuato da Regione Lombardia come area
prioritaria di intervento. Ad oggi sono stati sottoscritti il Contratto di Fiume Olona - Bozzente -Lura
(2004) e il Contratto di Fiume Seveso (2006) mentre il 20 marzo 2012 è stato sottoscritto il Contratto di
Fiume Lambro.
Ambito territoriale
La dimensione territoriale del contratto succitato è rappresentata dalla scala di bacino del fiume
interessato, e può anche riguardare il territorio non solo di più comuni, ma anche di più province o
regioni.
Strumenti e metodologia
Con la promozione di un Contratto di Fiume si intende attuare il passaggio da politiche di tutela
dell’ambiente a più ampie politiche di “gestione delle risorse paesistico-ambientali”, agendo in
molteplici settori. Per raggiungere questo obiettivo il Cdf si sviluppa attraverso la definizione di:
a) uno scenario strategico condiviso, ossia una visione strategica di medio-lungo termine, dello
sviluppo locale che si intende perseguire. Esso comprende:
- una rappresentazione cartografica
- un insieme integrato di politiche/strategie da sviluppare in modo sinergico.
Lo scenario strategico così costruito e condiviso può trovare una sua formalizzazione attraverso
la definizione di un Piano d’Area così come previsto dalla normativa urbanistica regionale lombarda;
b) uno strumento di valutazione delle politiche e della loro efficacia e coerenza con gli obiettivi;
c) una programmazione di bacino che indichi interventi e regole condivisi e integrati da attuare, in tempi
definiti, dai soggetti interessati.
La caratteristica innovativa di tali processi è la scelta di andare nella direzione della sussidiarietà
orizzontale. La differenziazione dei sistemi territoriali richiede un sistema di governance flessibile, in
grado di comporre, a livello locale, i conflitti e gli interessi mediante processi negoziali aderenti alle
vocazioni territoriali e capaci di “fare sistema” facendo dialogare i diversi strumenti di
programmazione degli interventi socio-economici con quelli della pianificazione territoriale.
Contratto di Fiume Olona, Bozzente, Lura
SOTTOSCRITTO IL 22 LUGLIO 2004
Soggetto promotore:
Regione Lombardia – Direzione Generale Ambiente, Energia e Reti.
Soggetti sottoscrittori:
· 79 Comuni dei bacini dell'Olona, Lura e Bozzente;
· 3 Province (Varese, Como e Milano);
· 3 Ambiti Territoriali Ottimali (ATO: Milano-Provincia, Varese e Como);
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·
·
ARPA Lombardia;
Autorità di Bacino del Fiume Po;
Agenzia Interregionale per il Po (AIPO);
Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia.
Programma delle azioni:
AZIONE 1 - Caratterizzazione dei carichi inquinanti e miglioramento delle acque del bacino
AZIONE 2 - Definizione, co-progettazione e realizzazione interventi di riqualificazione fluviale
e di mitigazione del rischio idraulico
AZIONE 3 - Azione strategica pilota “riconnessione corsi d’acqua Olona/Bozzente/Lura con
Olona Pavese”
AZIONE 4 - Azione pilota di riqualificazione sottobacino Torrente Lura
AZIONE 5 - Laboratorio di progettazione e gestione ambientale – ambito 73 ATO Varese
AZIONE 6 - Diffusione e condivisione di informazioni sul bacino
AZIONE 7 - Aumento della sensibilità e realizzazione di strumenti formativi e iniziative
culturali sul tema dell’acqua
Contratto di Fiume Seveso
SOTTOSCRITTO IL 13 DICEMBRE 2006
Soggetto promotore:
Regione Lombardia – Direzione Generale Ambiente, Energia e Reti.
Soggetti sottoscrittori:
· 46 Comuni del bacino del Seveso;
· 2 Province (Milano e Como);
· 3 Ambiti Territoriali Ottimali (ATO: Città di Milano, Provincia di Milano e Provincia di Como);
· ARPA Lombardia;
· Autorità di Bacino del Fiume Po;
· Agenzia Interregionale per il Po (AIPO);
· Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia;
. 6 Enti Parco (4 regionali e 2 PLIS).
Programma delle azioni:
AZIONE 1 - Caratterizzazione dei carichi inquinanti e miglioramento delle acque del bacino
AZIONE 2 - Co-progettazione e realizzazione interventi di riqualificazione fluviale e di
mitigazione del rischio idraulico
AZIONE 3 - Diffusione e condivisione di informazioni sul bacino
AZIONE 4 - Aumento della sensibilità e realizzazione di strumenti formativi e iniziative
culturali sul tema dell'acqua
Contratto di Fiume Lambro settentrionale
SOTTOSCRITTO IL 20 MARZO 2012
Soggetto promotore:
Regione Lombardia – Direzione Generale Ambiente, Energia e Reti.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Soggetti sottoscrittori:
· 54 Comuni
· 5 Province (Como, Lecco, Lodi, Milano, Monza e Brianza)
· Comunità Montana Triangolo Lariano
· Autorità di Bacino del Fiume Po
· Agenzia Interregionale per il Po (AIPO)
· ARPA Lombardia, ERSAF
· 4 Enti Parco (2 regionali e 2 PLIS)
· 13 Associazioni regionali e locali
· Istituto Mario Negri, IRSA CNR, Fondazione Lombardia per l'Ambiente
REGIONE PIEMONTE
Dopo le sperimentazioni lombarde è la regione Piemonte ad avviare esperienze di Contratti di Fiume,
intesi quali strumenti di programmazione negoziata finalizzati alla riqualificazione di bacini fluviali.
Anche nel caso del Piemonte i contratti interessano ambiti fluviali in cui sono forti i fattori di criticità
ambientale, di pressione antropica e di sviluppo insediativo. In alcuni casi gli strumenti nascono da input
provenienti da associazioni operanti a livello locale, ma in tutti i casi sono le Province gli enti promotori
e coordinatori, in quanto enti titolari delle competenze in materia di gestione delle acque e delle relative
funzioni di controllo, che con i Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali possono indirizzare e
vincolare le politiche territoriali locali.
I casi dei Contratti dei fiumi Agogna e Belbo sono molto aperti alle questioni della pianificazione del
territorio e del paesaggio. Altri, come il caso dell'Orba e del Sangone, risultano invece molto più
concentrati su aspetti fortemente settoriali relativi all'idrogeologia e all'ambiente.
Contratto di Fiume Torrente Sangone
Il CdF del bacino del torrente Sangone è la prima esperienza approvata in Piemonte di pianificazione e
progettazione partecipata di un bacino fluviale e del suo territorio. Esito del lavoro è stato la
formulazione di una serie di ipotesi progettuali che, investendo l’intero territorio del bacino del torrente
Sangone, si indirizzano in modo diversificato verso la soluzione di problematiche integrate: la
valorizzazione della biodiversità complessiva, il sistema dei percorsi, la promozione della fruizione e
della ricettività, la localizzazione di nuove attività, il ridisegno dei margini urbani. Queste hanno trovato
integrazione in una sintesi interpretativa finale di Masterplan generale che si propone di dare “acqua
e spazio al fiume” e di renderlo elemento di identificazione e di connessione del territorio della Val
Sangone (Ingaramo, Voghera, 2009).
Questo strumento, che ha prodotto una strategia d'insieme del territorio del bacino incentrata sulla
visione del Fiume come Parco, ha anche stimolato interessanti iniziativi ai diversi livelli di governance: il
progetto Corona verde, il Piano Territoriale Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.), varianti ad alcuni
Piani Regolatori, e nuovi progetti locali.
Il Contratto di Fiume in questo caso è stato capace non solo di stimolare i territori e di costruire il
consenso attorno agli scenari strategici, ma di arrivare a trasporre nella scala locale obiettivi e
interessi, trovando strumenti di applicazione.
Il progetto sviluppa una visione di trasformazione in fasi temporali diverse (2016, 2025, 2050) del
sistema territoriale e paesaggistico, attraverso azioni sia d’area vasta, che puntuali, strettamente
integrate in una strategia progettuale complessiva. In questo caso, sono state proposte due tipologie di
Fiume-Parco: il Parco Agrario a nord del Sangone e l'Eco-parco contemporaneo a sud del torrente, che
complessivamente prevedono azioni per:
- la ri-costruzione di un sistema territoriale attrattivo e sostenibile;
- la ri-funzionalizzazione dell’intera area con nuovi segni e significati, ispirati alle strategie della
sostenibilità economica, della qualità di vita e dell’abitabilità del territorio;
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- la riproposizione di alcuni sistemi di permanenza storica, del paesaggio delle colture locali e il
sistema delle cascine storiche nel Parco Agrario, i segni della memoria industriale, rivitalizzati
nell’Eco-parco contemporaneo a sud del Torrente (Voghera, 2009).
Un esempio certamente interessante per i risulti di questo contratto di fiume è la variante al piano di
Bruino, che è tesa a dare operatività agli scenari di masterplan del Sangone, configurandosi quale buona
pratica di attuazione del P.T.C.P. per la valorizzazione delle aree di maggior pregio ambientale e
paesaggistico e il contenimento del consumo di suolo in ambito peri-fluviale e rurale (Voghera, Regis,
2011).
Il piano definisce il sistema delle connessioni ecologiche e paesaggistiche locali, integrando lo schema
provinciale con reti multifunzionali e interventi per valorizzare la qualità paesaggistica; inoltre pone
priorità al potenziamento del corridoio ecologico provinciale lungo il Sangone e alla salvaguardia del suo
collegamento con le aree protette limitrofe. Questo sistema assume un valore multifunzionale,
incrementando il valore ecologico e paesaggistico dell'ambito urbano e connettendo il patrimonio
diffuso. La variante prevede il rafforzamento del sistema del Parco Fluviale e interventi sul paesaggio
rurale periurbano, di rilevanza primaria per la connessione del sistema paesaggistico locale con l'esterno
e per il mantenimento dei varchi esistenti tra il Comune di Bruino e le aree a valore ambientale nei
comuni limitrofi. Il sistema completa la rete ecologica locale intessendo relazioni fisiche e funzionali con
i parchi pubblici esistenti, attraverso alcuni percorsi ciclopedonali e il sistema del verde urbano. Nei
processi attuativi il piano si avvale della perequazione urbanistica per l'acquisizione delle aree di
proprietà privata vincolate all'uso di parco urbano, verde pubblico e parco fluviale (lungo i fiumi e i
canali), cedendo ai proprietari i diritti edificatori da trasferire ad altre aree idonee all'espansione.
3.5 Criticità e vincoli negli attuali processi di pianificazione7
Nell’ambito della revisione del Piano Territoriale Provinciale è d’obbligo la necessità di avere una
conoscenza approfondita dell’attuale scenario urbanistico provinciale con le sue criticità e potenzialità, le
sue innovazioni e con l’individuazione degli scenari futuri. Preliminarmente, le considerazioni da
svolgere devono riguardare lo stato della pianificazione urbanistica comunale e la situazione insediativa
che questa ha, nel tempo, determinato. Allo stato attuale, ben 34 Comuni hanno provveduto a redigere
nuovi strumenti urbanistici in conformità alla normativa ed alle previsioni insediative dettate dal vigente
P.T.P.; tra i tredici Comuni che non hanno provveduto ad adeguarsi, spiccano le presenze di
Martinsicuro, Alba Adriatica, Roseto degli Abruzzi e Pineto che rappresentano un vasto territorio
costiero ed una popolazione di circa 66.000 abitanti, vale a dire un quinto dell’intera popolazione
provinciale. Diversa è la situazione dei Comuni collinari che hanno dimostrato, invece, una dinamicità in
materia urbanistica ben diversa avendo, qualcuno di questi, addirittura provveduto a redigere anche due
strumenti urbanistici generali; segna il passo la revisione degli strumenti urbanistici comunali in
territorio montano dove, però, vanno sottolineate alcune realtà che stanno portando a termine l’iter di
approvazione del Piano (Castelli, Isola del Gran Sasso, Pietracamela). Un altro dato che si pone agli
occhi del pianificatore riguarda la popolazione residenziale insediabile dagli strumenti urbanistici
comunali e la quantità di superficie edificabile ancora disponibile perché non realizzata. Sul primo, la
stima effettuata dal Servizio Pianificazione Urbanistica della Provincia di Teramo ha restituito una
popolazione “teorica” insediabile di circa 600.000 abitanti, vale a dire il doppio della popolazione
attualmente residente. Un dato che, se letto con attenzione, deve far riflettere sugli effetti distorsivi
prodotti da una stagione urbanistica ormai passata, effetti mai più replicabili. Il modello insediativo
incrementale ha segnato il suo tempo; il modello di riferimento per i prossimi decenni dovrà essere
contrassegnato da un recupero di una dimensione più attinente alla realtà dei fatti e dei luoghi. Anche la
rilevazione delle aree edificabili (residenziali, produttive, turistiche, commerciali, direzionali) non attuate
propone un’ampia riserva di spazi che o troveranno attuazione oppure dovranno essere restituiti allo
spazio libero in edificato. Il nuovo modello di sviluppo del territorio dovrà assumere come obiettivo
7
Il paragrafo è stato redatto dall’Arch. Giuliano Di Flavio, responsabile della Sezione Urbanistica della Provincia di Teramo.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
quello di espandere i confini dei sistemi urbani solo dopo aver saturato le previsioni esistenti. E’
sbagliato continuare a sostenere la crescita, ad esempio, delle aree produttive (industriali ed artigianali)
quando si hanno migliaia e migliaia di metri quadrati di aree ancora disponibili a cui vanno a sommarsi
ulteriori migliaia di metri quadrati di edifici dismessi e mai più riutilizzati. Emblematica è la situazione
della Val Tordino dove l’ultima rilevazione ha restituito una situazione in cui l’estensione di aree
produttive previste nei P.R.G. comunali ancora libere è pari a circa 1.800.000 mq. mentre le aree coperte
inattive raggiungono una dimensione di quasi 200.000 mq. Numeri che raccontano una situazione di
sovradimensionamento delle previsioni e che sottolineano la necessità di un coordinamento di più larga
delle politiche insediative che non possono essere lasciate unicamente alla decisione dei singoli Comuni,
ognuno dei quali pianifica le funzioni non coordinandosi con i Comuni contermini. Nel prendere in
considerazione gli effetti positivi delle previsioni dello strumento di pianificazione provinciale nell’arco
di tempo che va dall’anno di adozione 1999 ad oggi, si può dire che essi sono riscontrabili nel rispetto
dei vincoli e delle salvaguardie imposte dal Piano per le aste fluviali principali e secondarie, nella
valorizzazione e difesa del territorio agricolo, nell’affermarsi di una maggiore coscienza sul corretto e
razionale utilizzo del bene “suolo” che sta portando ad una generazione di piani che ripensano le strutture
urbane nell’ottica della riqualificazione piuttosto che dell’espansione che, a sua volta, riverbera effetti
positivi sul corretto dimensionamento dei Piani. A fianco dei risultati conseguiti dal P.T.P., vanno
elencati anche gli obiettivi strategici che non hanno trovato efficaci forme di attuazione: tra essi, va
sottolineato il mancato “riequilibrio e rafforzamento funzionale” sul quale la pianificazione comunale
non ha prodotto significativi risultati; una blanda attenzione per l’intero sistema dei beni storici,
architettonici, archeologici e culturali; l’assenza di una pianificazione di qualità nei territori classificati
“varchi e discontinuità del sistema insediativo” e “terreni agricoli periurbani”, aree di scontro e di
conflitto ma anche di potenzialità inespresse e dalla qualità molto elevata, verso le quali gli strumenti
urbanistici comunali non propongono soluzioni finalizzate all’innalzamento qualitativo delle condizioni
di vita delle aree urbane. Il bilancio tracciato può far ritenere positivo l’effetto avuto dal P.T.P.
sull’intero sistema insediativo provinciale ma di contro non può non vedersi la necessità di ricalibrare
l’efficacia dello strumento anche sulle nuove esigenze espresse dal territorio e sulle nuove problematiche
e sensibilità che il panorama urbanistico ci offre. In questo particolare momento, nel pieno delle nuove
sfide che il mercato ci impone, che la riforma del modello di amministrazione sta affermando e che la
città ed il territorio ci pongono all’attenzione, lo sguardo del pianificatore deve oltrepassare le visioni
statiche offerte dal vigente Piano Territoriale Provinciale e lanciare diverse ed altre soluzioni ai nuovi
problemi; in altri termini, l’azione svolta finora dal vigente P.T.P. segna la necessità di una sua revisione
proprio delle parti che meno hanno svolto un’azione efficace. Il contesto economico provinciale di
riferimento, all’interno del quale operano le imprese e vivono i cittadini, è mutato e di questo va preso
atto; il sistema insediativo ha imposto all’attenzione del pianificatore nuovi modelli e strutture urbane
che vanno studiate e per le quali vanno individuate le opportune soluzioni; il livello di progettualità si
sposta sempre più da un livello comunale ad un livello intercomunale o provinciale in simbiosi con
quanto dovrà avvenire nel processo amministrativo in cui le competenze saranno sempre più accorpate a
livello intercomunale. Tutto questo costituisce il sottofondo motivazionale per la revisione dello
strumento di pianificazione provinciale finalizzata alla realizzazione di un Piano che sappia interpretare
le nascenti vocazioni del territorio e che attenui le naturali distorsioni del processo di crescita. Il nuovo
Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) sarà chiamato a delineare un ruolo
sovraregionale al territorio provinciale e a stabilire relazioni funzionali con altre realtà; dovrà chiarire il
ruolo e la vocazione della Provincia di Teramo all’interno degli scenari di sviluppo della “piattaforma
territoriale strategica Lazio-Abruzzo” e delle reti e sistemi che compongono il tessuto dell’Italia
“mediana”; dovrà, più minutamente, dettare le condizioni per un più razionale uso del territorio e per un
deciso utilizzo della riqualificazione e riuso delle aree urbane; dovrà sviluppare e sostenere la crescita
degli ambiti naturali presenti (costieri, collinari e montani) come risorsa oltre che economica anche
paesaggistica, ambientale e del benessere sociale; dovrà capire ed incentivare le specificità dei singoli
sub-ambiti territoriali assegnando a loro il ruolo di laboratori di sperimentazione di forme di
collaborazione ed interazione in materia di pianificazione. Questa è la naturale vocazione che si chiede
ad uno strumento di pianificazione di area vasta in un contesto amministrativo-economico-relazionale
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com’è quello moderno. In questo solco e ponendosi questi obiettivi, la Provincia di Teramo, attraverso la
revisione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, potrà avere un ruolo attivo e di guida per
realizzare un rinnovato sviluppo e delineare la fisionomia del suo territorio e del suo tessuto urbano,
produttivo, infrastrutturale, sociale ed agricolo. Le problematiche poste sul tavolo della discussione
attendono risposte veloci, multidisciplinari e relazionate ad ambiti di area vasta; solo la Provincia, come
Ente intermedio tra la scala locale e quella regionale potrà svolgere compiutamente questo fondamentale
ruolo con uno strumento di pianificazione che sappia interpretare questa sfida.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
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4.
LE SCELTE PROGETTUALI DEL PIANO STRATEGICO
4.1. La città in cerca di nuovi confini , di qualità ambientale e paesaggistica
PARTE SECONDA:
I CONTENUTI INNOVATIVI DEL PIANO STRATEGICO
Nell’attuale fase dello sviluppo urbano, la perdita del confine della città è connesso con la sua crescita
senza limiti, in particolare: con la formazione di ampie estensioni di aree urbanizzate a bassa densità; con
il consolidamento degli insediamenti lungo le grandi direttrici di traffico; con l’esplosione di forme e di
conurbazioni sul modello del patchwork. I confini urbani non sono più facilmente riconoscibili e rendono
ardua la stessa distinzione tra le diverse comunità locali.
La dimensione urbana dei territori della città diffusa presenta una molteplicità di situazioni e di
combinazioni, alternando la densità del costruito al vuoto degli spazi aperti, in cui i confini dei rispettivi
bordi discendono dal contesto e dal modello di sviluppo. In questi territori gli strumenti di pianificazione
possono sia confrontarsi con obiettivi che non necessariamente richiedono incrementi edilizi, sia
misurarsi con la costruzione di una rete di aree libere, in cui il margine sia strumento di progetto. In
entrambi i casi attiene alla pianificazione d’area vasta ricostruire un sistema di relazioni interpretative, di
progetto e di regole per questi territori, sviluppando un proficuo collegamento con gli altri strumenti
urbanistici di scala locale.
Questo ci si è proposto di fare con il Piano Strategico Provinciale, che opera a due livelli:
- aggiornamento delle NTA del PTP, al fine di adeguarle agli obiettivi generali e di dettaglio del Piano
Strategico, con riferimento al contrasto al consumo di suolo e alla valorizzazione ambientale degli
insediamenti. Il PTP, che pur ha attribuito grande rilevanza ai “varchi di discontinuità del sistema
insediativo” e ai “ terreni agricoli periurbani”, di fatto è rimasto inapplicato. Pochi PRG/PRE hanno
assunto questi territori della trasformazione, quali ambiti della riqualificazione e dell’innalzamento
qualitativo delle aree urbane. Le amministrazioni comunali si sono scontrate con le attese del mercato
immobiliare che ha indirizzato, soprattutto nel passato, gli investimenti proprio in queste aree,
impedendo di fatto l’utilizzo qualitativo di questi luoghi;.
- redazione di un abaco delle soluzioni possibili della ridefinizione dei margini urbani, di riferimento e
di indirizzo per la pianificazione comunale.
Il tema del confine e del margine della città è un tema di grande attualità nel territorio della Provincia di
Teramo, dove il territorio costiero e le principali valli fluviali presentano fenomeni:
- di dispersione insediativa, con caratteri e peso diverso a seconda dei territori, ma che in
corrispondenza della prima quinta collinare costiera e in corrispondenza dei sistemi collinari intermedi
assume particolare rilevanza;
- di saldatura dei nuclei urbani di diversa dimensione con la perdita della identità e riconoscibilità degli
insediamenti.
- la mancanza di qualità ambientale e paesaggistica degli insediamenti.
Rispetto a questi fenomeni il Piano Strategico Provinciale, promuove azioni mirate alla delimitazione dei
sistemi insediativi e al conferimento di qualità ambientale e paesaggistica degli insediamenti esistenti; al
riconoscimento delle valenze positive degli “ambiti agricoli periurbani” e dei “varchi di discontinuità”,
proponendo di interrompere la “continuità” dell’edificato, a favore della ricomposizione ambientale e
paesaggistica di queste aree di passaggio. Opera, in tal modo, una ridefinizione degli artt.18; 22 e 23
delle NTA del PTP.
Il nuovo art.18”Insediamenti residenziali”, in particolare, stabilisce che i Comuni, in sede di
adeguamento al P.T.C.P., di formazione dei propri strumenti urbanistici e di variante generale di quelli
vigenti, dovranno analizzare e delimitare attentamente, e in via definitiva, i sistemi insediativi. Stabilisce
inoltre che nuovi insediamenti sono possibili, solo se non rimpiazzabili con interventi di riconversione
funzionale o di densificazione, e solo se saranno soddisfatti:
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-gli standard più avanzati di ecocompatibilità, di basso impatto ambientale e di uso parsimonioso delle
risorse energetiche e idriche.
-misure di compensazione ambientale preventiva per ridurre il danno ambientale.
Il nuovo art. 18 bis “Qualità Ambientale e paesaggistica del sistema insediativo”, stabilisce che in tutti i
sistemi insediativi vada perseguita la qualità ambientale e la qualità paesaggistica. La qualità ambientale,
in particolare, va perseguita con particolare riferimento alla salubrità dell’aria, al clima acustico e alla
sicurezza, attraverso le misure di contenimento del traffico e l’agevolazione delle modalità di
spostamento non motorizzate. Va inoltre perseguita la riduzione della pressione degli insediamenti sui
sistemi naturali ed ambientali, la mitigazione degli impatti ed il contenimento del consumo del suolo
agricolo.
Per il raggiungimento di un equilibrio “paesaggistico” tra lo spazio urbano e lo spazio rurale, vengono
individuati i seguenti indirizzi, direttive e criteri a cui orientare la pianificazione comunale:
In particolare:
a) per le “zone urbanizzate in ambito costiero”, il sistema del verde dovrà costituire l’ elemento
ordinatore del sistema del costruito, valorizzando i canali verdi trasversali residui tra i centri e le
connessioni ambientali con il territorio, proteggendo le aree agricole periurbane ed i fronti collinari
prospicienti la città.
Per la fascia litoranea, la qualificazione dell'insediamento dovrà riguardare gli spazi pubblici e il
lungomare, sviluppando percorsi trasversali pedonali commerciali ricreativi di connessione tra la riviera
ed il centro urbano. I lungomare, laddove possibile, andranno tendenzialmente trasformati in aree a verde
pubblico e per la fruizione pedonale-ciclabile, opportunamente integrati sia all’arenile e alle sue
sistemazioni per l’uso balneare che al tessuto urbano retrostante. I principi a cui far riferimento per
orientare la pianificazione e progettazione di queste zone sono definiti nel “Progetto Strategico Città
della Costa”.
b) Per i “centri urbani delle vallate fluviali”, l'attenzione va posta sul riordino del sistema insediativo
intercomunale salvaguardando le discontinuità inedificate fra centri e nuclei urbani; in particolare
andranno salvaguardati i residui varchi inedificati lungo le principali strade vallive, sia quali scansioni
fra abitato e abitato (utili alla conservazione delle specifiche identità) sia quali visuali aperte verso il
paesaggio rurale e collinare.
c) Per i “centri urbani collinari”, gli indirizzi da perseguire riguardano il mantenimento dei rapporti
con il contesto paesistico e la connessione attraverso itinerari storico ambientali che ne consentano la
valorizzazione. Occorre sviluppare operazioni urbanistiche coordinate per il contenimento ed il riordino
degli insediamenti minori residenziali che tendono a svilupparsi in forma lineare lungo la viabilità di
accesso ai centri, spesso in posizioni di pregio paesistico.
d) Per i “centri urbani montani” andrà perseguito, il recupero degli antichi nuclei abbandonati o in via
di abbandono anche attraverso la promozione dell’offerta turistica e dei servizi di qualità alla
popolazione locale; la tutela del territorio agricolo dal dissesto idrogeologico e dagli incendi; la
salvaguardia delle colture agricole che segnano in modo caratteristico e inconfondibile il paesaggio
montano; la valorizzazione della multifunzionalità dell'agricoltura; la valorizzazione delle specie locali
vegetali ed animali in via d’estinzione che contribuiscono al recupero della biodiversità. I principi e le
azioni a cui far riferimento riguardano il “Progetto Borghi”.
L'obiettivo strategico della difesa e riqualificazione dei paesaggi insediati viene perseguito dal Piano con
lo strumento dei Contratti di Paesaggio, introdotti all’art. 1 bis delle NTA. Si tratta di strumenti di
programmazione negoziata nei quali si individuano in maniera concertata obiettivi di sviluppo territoriale
paesaggisticamente sostenibile attraverso il coinvolgimento degli attori economici, sociali ed istituzionali
presenti sul territorio di una o più unità insediative , con la condivisione degli impegni da parte di tutti i
soggetti coinvolti, pubblici e privati.
Al fine di affrontare nel dettaglio il tema della progettazione del limite dell'abitato, del passaggio tra
l'edificato e le aree agricole, tutelando ed evidenziando le relazioni verso il paesaggio agricolo e naturale,
il nuovo art.22” Varchi e discontinuità del sistema insediativo” prevede operazioni di riordino degli spazi
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di pertinenza e agricoli degli edifici esistenti ed ammette la sottrazione di aree libere da destinarsi a
nuovi insediamenti solo in fase di nuovo strumento urbanistico comunale, con l’obbligo che gli eventuali
nuovi insediamenti debbano concentrarsi in continuità con i tessuti urbani esistenti, riducendo al minimo
l’occupazione di suolo (comunque inferiore al 5% della superficie territoriale del varco e discontinuità di
riferimento). Quantità maggiori di suolo impegnato (e comunque in misura non eccedente il 10% della
superficie territoriale sopra definita), vanno verificate sulla base di uno Studio di compatibilità
ambientale al fine della valutazione del relativo inserimento e le misure di mitigazione dell’eventuale
impatto con l’ambiente.
Il PTP, introduceva all’Art.23, i Terreni agricoli peri-urbani con funzioni di riequilibrio ecologico
rispetto all’area urbana. Tali ambiti, sono strategici anche per il Piano Strategico Provinciale, perché
definiscono aree di interesse paesaggistico per gli insediamenti urbani, in cui l’attività agricola risulta
condizionata da fattori esterni economici, sociali e tecnici. Tali aree sono connotate attualmente da
investimenti immobiliari sempre meno finalizzati alla produzione di reddito agricolo ed utilizzi del suolo
per attività non agricole o miste a prescindere dalle destinazioni d’uso urbanistiche; da modelli colturali
che mostrano problemi di compatibilità con la fragilità ambientale (terreni particolarmente permeabili) e
con l’esigenza di offrire agli insediamenti urbani un’elevata qualità paesaggistica al proprio contorno; da
un impoverimento dell’equipaggiamento vegetale, del tasso di naturalità e delle strutture paesaggistiche.
Queste problematiche, presenti già prima dell’approvazione del PTP, ma che si sono accentuate nel
tempo, riguardano anche la parcellizzazione dei terreni e l'uso non coordinato delle risorse, il degrado del
paesaggio. Tali problematiche vanno risolte affrontando il tema della progettazione del limite
dell'abitato, del passaggio tra l'edificato e le aree agricole, tutelando ed evidenziando le relazioni verso il
paesaggio agricolo e naturale, attraverso operazioni di riordino degli spazi di pertinenza e agricoli degli
edifici esistenti. Il nuovo art.23 prevede innanzitutto che i Comuni in sede di formazione e/o di
adeguamento dei propri strumenti urbanistici producano una “Carta dell’uso agricolo del suolo”
definendone le potenzialità, gli attuali usi e le valenze; inoltre non ammette, in linea generale, nuovi
insediamenti urbanistici a destinazione residenziale e non residenziale. La sottrazione di terreni agricoli
peri-urbani da destinarsi a nuovi insediamenti urbanistici è consentita al solo fine di arrestare la
dispersione insediativa mediante la ricomposizione degli attuali tessuti insediativi, il riordino della
struttura urbana diffusa e la stabilizzazione degli attuali margini urbani, con azioni di ricucitura della rete
urbana, delle attrezzature, delle aree a verde e delle funzioni residenziali e produttive attorno agli
insediamenti esistenti. Tali eventuali nuovi insediamenti urbanistici dovranno in ogni caso concentrarsi
in continuità con i tessuti urbani esistenti, riducendo al minimo l’occupazione di suolo (comunque
inferiore al 5% della superficie territoriale del terreno agricolo periurbano di riferimento). Quantità
superiori di suolo impegnato (e comunque in una quantità non superiore al 20% della superficie
territoriale sopra definita, andranno verificate sulla base di uno Studio di compatibilità ambientale al fine
della valutazione del relativo inserimento e le misure di mitigazione dell’eventuale impatto con
l’ambiente e il paesaggio e di misure di compensazione ambientale.
4.2.
Le opportunità del progetto di territorio
Le modificazioni già avvenute nel governo del territorio, o che sono in procinto di manifestarsi per
effetto del previsto ridimensionamento del ruolo delle province, costituiscono probabilmente solo la
manifestazione più evidente ed eclatante di una mutazione di più lungo periodo, che è destinata a
rinnovare in profondità le forme e la stessa cultura del cambiamento.
Dopo una prolungata e sterile contrapposizione tra il concetto di conservazione e quello di
trasformazione, e tra la disciplina della tutela e quella del progetto, ci stiamo progressivamente abituando
a visioni più complesse e integrate, in cui gli scenari del cambiamento che dovremo analizzare e
orientare saranno sempre più spesso il frutto di una complessa e contraddittoria contaminazione tra gli
elementi di novità e anticipazione (di inediti stili di vita e di nuovi modi di produzione) e quelle
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testimonianze del passato che sono destinate ad uscire dalla contemporaneità, sempre che non si riesca ad
attribuire loro nuove funzioni - tipico è il caso delle aree industriali dismesse - e nuovi ruoli sociali ed
economici, come ad esempio nel caso delle nuove produzioni agricole di qualità o degli incubatori di
imprese innovative nei settori dell’economia della conoscenza e delle nuove tecnologie.
Il teatro di questo incontro/scontro tra passato e futuro è evidentemente proprio il territorio, nel quale
sono gli stessi orientamenti di governo volti alla salvaguardia del patrimonio a coniugare, attraverso una
nuova cultura del progetto, la riscoperta di antiche forme d’uso in grado di attivare non solo consistenti
benefici culturali ed economici, ma anche la prefigurazione di nuovi usi ad elevata sostenibilità. In tale
prospettiva le politiche pubbliche finalizzate alla riduzione della domanda di aree edificabili non
potranno limitarsi ad operare una semplice contabilità dei consumi di suolo attuali e previsti, ma
dovranno proporsi di migliorare la qualità dell’impiego delle risorse territoriali in quanto fattore
strategico e in vista del miglioramento del benessere della popolazione e dell’ambiente.
In questo incremento progressivo della ricchezza delle relazioni spaziali che condizionano la vita delle
comunità e che presiedono alle trasformazioni insediative, i concetti di “territorio” e di “progetto” hanno
subito mutamenti radicali. Mentre il primo evolveva da semplice risorsa materiale suscettibile di
sfruttamento a campo di forze interattivo, dotato di una propria autonomia e intessuto di caratteri
identitari, il secondo ha visto accrescersi le proprie responsabilità, tanto che ormai si tende comunemente
ad assegnargli gli attributi della complessità, della interscalarità e della interdisciplinarietà.
Nel contribuire a questo affinamento concettuale il dibattito specialistico dell’ultimo decennio ha sovente
messo in luce le relazioni sinergiche esistenti tra un territorio che secondo Alberto Magnaghi costituiva
l’esito almeno in parte inconsapevole di un «processo di territorializzazione», ovvero di un percorso di
strutturazione dello spazio fisico da parte della comunità di cui il progetto costituisce uno dei principali
“attivatori”.
Chi pensa che questa contaminazione tra le analisi territoriali di nuova generazione e la più recente
cultura del progetto costituisca un problema squisitamente accademico non riesce evidentemente a
cogliere alcune conseguenze molto concrete di questo dialogo a distanza. Si tratta di che spaziano dalla
tendenza a rinunciare ad un approccio meramente vincolistico nelle politiche di pianificazione alla
ricerca di strumenti che fossero in grado di considerare l’incidenza delle componenti eco-sistemiche nei
processi insediativi e, soprattutto, alla capacità del progetto di territorio di costituire lo snodo
fondamentale tra i soggetti ed attori della pianificazione di area vasta e la scena urbanistica locale.
Naturalmente la circostanza per cui non solo la riforma del sistema delle autonomie locali è ancora
oggetto di semplici speculazioni, ma la stessa nuova legge urbanistica abruzzese è tuttora in fase di
elaborazione, ha sconsigliato di introdurre nel Piano Strategico e nella variante normativa del PTCP
questo nuovo strumento, che potrà essere messo a punto definitivamente solo quando potrà essere
inserito in un sistema di pianificazione profondamente ripensato.
Nonostante tali cautele, sono già presenti nel testo alcune anticipazioni che ci consentono di ipotizzare la
fisionomia di questa nuova disciplina, e di fare in modo che l’attività di pianificazione della Provincia di
Teramo e dei rispettivi comuni possa esprimere contenuti più innovativi anche durante la transizione
verso un nuovo ordinamento. Si pensi ad esempio alla possibilità di contare su una mappa delle
autonomie locali a geometria variabile, che grazie alla articolazione del territorio provinciale in Sistemi
territoriali complessi e alla attribuzione di rilevanti competenze di coordinamento alle Conferenze di
pianificazione, può fare in modo che il progetto di territorio possa costituire – nell’ambito di queste
procedure di co-pianificazione - un importante agente attivatore di nuove qualità territoriali. E’ solo il
caso di segnalare che questa dimensione operativa è tanto più efficace, quanto più il paesaggio in cui si
opera è sottoposto a una pressione insediativa che rischia di snaturarne la fisionomia e di alterarne
irreversibilmente i presidi di qualità.
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Allegato n.2
Altro contenuto del Piano Strategico che può contribuire alla affermazione di questa nuova dimensione
del planning è poi costituito dal Piano d’area, che nel rinnovato impianto messo a punto dalla variante
normativa (cfr. art. 1bis) viene definito come “lo strumento di specificazione della disciplina stabilita dal
P.T.C.P. cui è delegato il coordinamento della pianificazione e dei programmi dei soggetti istituzionali
indicati all’art. 26 delle presenti norme con riferimento a ciascun sistema territoriale complesso”. Con
uno strumento così flessibile e adattabile alle differenti situazioni e congiunture, la pianificazione di area
vasta può contare su un quadro di riferimento strategico, sulla cui base definire scenari di lungo periodo
ed elaborare progetti da realizzarsi nel breve-medio periodo con riferimento alle problematiche
incontrate, alle possibilità di sviluppo riscontrate e alla visione strategica che è stata condivisa con le
amministrazioni coinvolte.
Al fine di elaborare un quadro propositivo declinato in progetti, obiettivi e politiche d’azione, il Piano
d’Area – e il Progetto Strategico delineato dallo stesso art. 1 bis con lo scopo di perseguire obiettivi di
particolare rilevanza che comportino il coinvolgimento di più Sistemi territoriali – è funzionale alla
definizione di un orizzonte programmatico condiviso, a breve e a lungo termine, per la salvaguardia e lo
sviluppo del territorio. Inoltre tale strumento, pur non avendo carattere cogente, può concorrere
all’individuazione degli strumenti, dei tempi e dei modi di attuazione delle linee strategiche, con l’effetto
di accrescere l’attenzione su alcune politiche concernenti:
• il risparmio di suolo e la tutela delle aree non edificate e del paesaggio, con misure che subordinano
ogni ulteriore occupazione edificatoria del suolo non edificato alla esplorazione delle opportunità offerte
dal recupero delle aree dismesse;
• la valorizzazione del territorio agricolo anche in relazione ad un possibile impiego delle colture in
chiave energetica e tenendo conto della compatibilità rappresentata dai paesaggi agrari e dai regimi di
tutela variamente articolati;
• l’attivazione di politiche rivolte alla valorizzazione e allo sviluppo delle attività economiche, con
provvedimenti che prevedano il rispetto della sostenibilità e delle identità locali, nonché la promozione
di processi innovativi che costituiscano un freno nei confronti della pressione esercitata dalle attività
terziario-produttive - come la logistica o le strutture della grande distribuzione - che si distinguono per un
alto consumo di suolo in rapporto al numero di addetti e per le pesanti ripercussioni sul sistema
infrastrutturale e della mobilità;
• la promozione di una mobilità sostenibile, mediante scelte che prevedano, diversamente da quanto è
stato fatto in passato, il primato degli interventi di razionalizzazione su quelli di nuova
infrastrutturazione, e che contemplino il potenziamento della rete delle piste ciclabili;
• l’esercizio di un’azione di contenimento nei confronti delle grandi trasformazioni insediative motivate
principalmente da logiche speculative e dalla disponibilità di suolo e di aree dismesse, selezionando in
chiave strategica quelle attività che sono in grado di sfuggire alla contingenza dei mercati immobiliari
locali e di collaborare in modo sinergico con le altre politiche sovra-comunali finalizzate alla qualità
insediativa o al rafforzamento della struttura economica dell’area.
Grazie al “telaio” predisposto dal nuovo Piano Strategico e da una disciplina d’area vasta profondamente
rivisitata la pianificazione locale potrà dispiegare i suoi contenuti innovativi anche perdurando l’attuale
stato d’incertezza determinato dall’attesa prolungata di una riforma amministrativa e dai notevoli ritardi
maturati dalla nuova legge urbanistica regionale.
Sebbene la tradizionale distinzione di ruoli tra le politiche di area vasta e il piano locale sia stata
sostanzialmente rispettata anche da questo documento, l’impianto normativo presentato in queste pagine
non manca tuttavia di accennare ad alcune pratiche innovative presenti nelle esperienze urbanistiche più
aggiornate, quali ad esempio la perequazione urbanistica territoriale (cfr. artt. 1 e 1bis) su cui ci
soffermeremo nel paragrafo seguente, la compensazione ambientale (cfr. artt. 1bis, 9, 17, 21 e l’Abaco
delle opere di compensazione), i depositi verdi (cfr. art. 21bis), ecc. Ne consegue che il Piano Strategico,
oltre a puntare ad un’applicazione estensiva del metodo della co-pianificazione, offre un percorso
virtuoso per l’evoluzione dell’intero processo di piano, soprattutto per quanto riguarda la traduzione delle
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norme che nella pianificazione provinciale presiedono solitamente all’individuazione dei principi non
negoziabili (e che sono desunti da un’attenta considerazione delle risorse naturali e antropiche) in criteri
atti a condizionare le scelte operative alla scala locale.
Oltre ad offrire utili suggestioni per convertire la consueta e paralizzante rigidità normativa e vincolistica
in una propensione a utilizzare la fertile complessità del progetto di territorio, il Piano Strategico
Provinciale per la sostenibilità ambientale e il contenimento del consumo di suolo indica al tempo stesso
le sedi e i modi per concertare più efficacemente le scelte a carattere strategico, e i temi e le urgenze
utilizzabili per offrire al progetto urbanistico un’inedita prospettiva.
Da un lato infatti la proposta di un tavolo di discussione (Conferenza di pianificazione) tra la Provincia e
i comuni di ogni Sistema territoriale complesso offre il contesto ottimale per affrontare alla scala
adeguata il problema della definizione dei margini urbani, superando in questo modo lo schematismo e
l’inefficacia di quelle politiche per il contenimento del consumo di suolo che si affidano prevalentemente
a parametri di tipo quantitativo. Nel sottoporre ad osservazione il confine mobile tra città e campagna,
ogni amministrazione locale è infatti in grado di fondare la propria idea di città su di un’adeguata
comprensione dei processi di metropolizzazione, indicando le forme più opportune di collaborazione
istituzionale atte a consentire al tempo stesso l’applicazione più efficace della perequazione territoriale e
a favorire una tutela attiva del paesaggio fondata sulla tutela e il completamento delle reti ecologiche.
Ma è soprattutto con riferimento all’innovazione della forma del piano che questo documento potrebbe
offrire il contributo più efficace, fornendo una nuova agenda urbana utilizzabile in primo luogo per
diversificare le politiche locali, che hanno finora privilegiato troppo spesso quelle logiche immobiliariste
che rischiano di condizionare negativamente la ricerca di una soluzione positiva al declino che ha
investito ormai da lungo tempo l’intero territorio provinciale.
Prendendo spunto dalle questioni che sono state poste al centro dei Progetti Strategici (vedi a tale
proposito gli artt. 1bis, 14, 18, 18bs e i capitoli 3 e 4 di questo documento) il piano urbanistico è invitato
ad occuparsi di argomenti mai affrontati in precedenza, ma che possono contribuire al tempo stesso ad
una capillare rivalorizzazione del territorio e all’apertura di nuove prospettive per lo sviluppo locale. E’
questo il caso ad esempio della sicurezza idraulica e sismica, della promozione delle energie alternative e
della bioarchitettura, della ricerca di nuove forme di fruizione del territorio e del paesaggio grazie al
potenziamento della mobilità “dolce”, della integrazione delle risorse turistiche della costa con quelle
dell’entroterra per la de-stagionalizzazione dei flussi, della adozione di misure di adattamento al
cambiamento climatico (efficientamento energetico degli edifici, de- impermeabilizzazione dei suoli
urbani, incremento della copertura vegetale come azione di contrasto alle isole di calore, ecc.); si tratta
evidentemente di un ventaglio di obiettivi di progetto molto ampio, che è destinato ad esercitare un
notevole impatto tanto sulla innovazione della disciplina urbanistica, quanto sulla affermazione di un
nuovo ciclo di sviluppo all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione tecnologica, con ricadute di
lungo periodo per la salvaguardia dell’ambiente, il rilancio e la diversificazione della produzione
industriale, la difesa dei livelli occupazionali.
4.3.
Perequazione urbanistica e territoriale
La volontà di rinnovare profondamente il campo delle politiche pubbliche in materia di pianificazione
che permea l’intero Piano Strategico presuppone che le politiche di area vasta riescano a realizzare,
tramite un istituto provinciale adeguatamente riformato, l’aggregazione e la convergenza degli interessi
sovra-comunali al fine di gestire le occasioni di conflitto, di armonizzare le differenze e i fattori
competitivi, e infine di promuovere le relazioni sinergiche tra aree e settori socio-economici distinti.
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Obiettivi così ambiziosi presuppongono il passaggio da un sistema di pianificazione gerarchico e non
condiviso – che ha caratterizzato finora la disciplina urbanistica più tradizionale e lo stesso rapporto tra il
Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e la pianificazione locale – ad un modello notevolmente
rinnovato, nel quale le scelte più significative vengono assunte in modo concertato e consapevole da tutti
i principali soggetti ed attori delle trasformazioni insediative.
Nel compiere questa radicale transizione la Provincia di Teramo non solo ha preferito affidarsi a un
documento più flessibile e integrato come il Piano Strategico, ma ha ritenuto di doversi dotare di
strumenti perequativi atti a compensare e a ridistribuire le esternalità negative determinate dalle scelte
insediative all’interno dei Sistemi territoriali complessi o di altri ambiti associativi, quali ad esempio le
Unioni Comunali. Operando una torsione sulla consueta accezione del concetto di perequazione
urbanistica a una scala più allargata, s’intende in questo modo ricorrere ad accordi e a patti, in primo
luogo fra pubbliche amministrazioni, per disciplinare la localizzazione e lo svolgimento, in
collaborazione, di attività di interesse comune mediante gli accordi compensativi.
Da qui l’esigenza di ricorrere a strumenti d’incentivazione economica a carattere finanziario, in virtù dei
quali “compensare” i maggiori costi sostenuti o i mancati vantaggi imputabili alle scelte di pianificazione
territoriale mediante le maggiori entrate ottenute in seguito alla loro implementazione. Una volta ottenuto
il consenso di tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione di questo tipo di progetti, è possibile ottenere
alla fine del processo una situazione sostanzialmente perequata tra le diverse aree interessate.
Questa particolare procedura di compensazione può essere applicata a situazioni molto diverse, che
spaziano ad esempio da quelle realtà da preservare da un punto di vista ambientale e paesaggistico ai
contesti già densamente urbanizzati e, perciò, molto spesso anche degradati. O che invece ruotano
intorno alla localizzazione di una nuova infrastruttura pubblica (come gli impianti di smaltimenti dei
rifiuti) o di un grande insediamento produttivo (sia manifatturiero che terziario), aventi entrambi ricadute
che superano notevolmente i confini del singolo comune più direttamente interessato.
Attraverso la manifestazione di questi orientamenti s’intende reagire alla accentuata dispersione e
frammentazione dei processi di urbanizzazione, il cui impatto è riferibile contemporaneamente alla sfera
ambientale, dove assume il carattere di un eccessivo consumo del suolo, a quella economica, che subisce
il mancato sfruttamento delle economie di agglomerazione da parte delle attività produttive, a quella
gestionale, con il mancato ricorso alle economie di scala nella produzione ed erogazione dei servizi
pubblici locali e infine a quella più squisitamente urbanistica e programmatica, stante la maggiore
difficoltà di operare un coordinamento effettivo tra le scelte di pianificazione assunte dalle
amministrazioni locali.
Ne consegue dunque l’obiettivo di ricomporre la pianificazione d’area vasta in un quadro unitario, in
modo da trasformare le diseconomie di scala in economie di agglomerazione, coinvolgendo un fronte
molto ampio (il più ampio possibile) di stakeholders e utilizzando un intero ventaglio di procedure, che
prevedono oltre alla perequazione territoriale già richiamata, anche la compensazione, che richiede che ai
soggetti gravati da un vincolo vengano assicurate altre utilità (costituite da altre aree o diritti edificatori
trasferibili) e l’incentivazione, che implica invece l’attribuzione di premi urbanistici o di crediti
edificatori supplementari al proprietario che elimina manufatti incompatibili con il contesto insediativo o
paesaggistico, o che promuove la riqualificazione urbana. Negli strumenti di pianificazione redatti in
forma associata i Comuni sono poi tenuti ad adottare gli stessi criteri perequativi, in modo da garantire il
coordinamento e migliorare la coerenza territoriale nell’attuazione delle politiche dei piani.
L’applicazione di questa particolare disciplina è molto ampia, e spazia dalla pianificazione degli
insediamenti produttivi (e in particolare delle aree industriali dismesse), commerciali o misti di grandi
dimensioni, alle iniziative riguardanti la rete verde di ricomposizione paesaggistica, laddove la cessione
dei diritti edificatori risulta associata all’obbligo di mantenere le destinazioni d’uso compatibili con le
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finalità ecologiche e paesaggistiche. In quest’ultimo caso il PTCP incentiva il ricorso a strumenti di
perequazione assumendo a proprio riferimento la rete verde di ricomposizione paesaggistica, dove non
possono essere realizzate nuove edificazioni e opere che comportino l’impermeabilizzazione del suolo.
Per quanto riguarda più in particolare l’applicazione dei principi della perequazione territoriale, essa si
attuerà mediante la costituzione di un “fondo di compensazione” e attraverso fasi procedimentali che
prevedono nell’ordine il monitoraggio degli effettivi movimenti finanziari, l’analisi della loro
corrispondenza alle previsioni e la messa a punto degli eventuali aggiustamenti che si renderanno
necessari. Tali distinte procedure saranno disciplinate da un apposito accordo di programma tra le
Amministrazioni interessate.
4.4. Contratti di paesaggio e contratti di fiume
Sulla base delle esperienze realizzate nei diversi contesti europei ed extraeuropei è possibile definire i
contratti di paesaggio e i contratti di fiume come strumenti di programmazione strategica volontaria,
caratterizzati da un percorso di co-pianificazione e costruzione di scenari di sviluppo territoriale
durevole condivisi in itinere con tutti gli attori locali, per l'implementazione delle azioni e degli interventi
che hanno come oggetto il paesaggio nel suo insieme, da una parte, e i bacini fluviali, dall'altra.
Con questo obiettivo, la variante normativa al PTCP, all' Art. 15 comma 3, esorta la Provincia e i Comuni
ad impegnarsi nell'attivare percorsi di co-pianificazione e di partecipazione che puntino alla stipula di
intese, che si formalizzeranno in via prioritaria, anche in strumenti di "Programmazione negoziata"
(Contratti di fiume, Contratti di Paesaggio), per l’attivazione di processi di partenariato/partecipazione
pubblico-privata". Specificatamente, all' Art.1 bis commi 5 e 6 della variante normativa al PTCP,
vengono introdotti i Contratti di Fiume, quali strumenti finalizzati alla riqualificazione dei bacini
idrografici, e i Contratti di Paesaggio, quali strumenti orientati alla riqualificazione dei paesaggi
insediati e dei paesaggi rurali e montani al fine di evitarne le trasformazioni incongrue e di
valorizzarne i caratteri identitari.
Relazioni degli strumenti contrattuali con la pianificazione urbanistico - territoriale
Strumenti come il Contratto di Fiume o il Contratto di Paesaggio, in quanto privi di portata giuridica e
rappresentando di fatto esclusivamente un impegno morale-strategico da parte dei firmatari, non hanno
potere vincolante sugli strumenti urbanistici. Questo fatto non limita però il potenziale di questi
strumenti, che possono divenire essi stessi occasioni su cui costruire consenso relativamente ad una
strategia di sviluppo territoriale messa in campo da strumenti di governance più istituzionalizzati, come
nel caso di questa variante normativa al PTCP.
Questi strumenti contrattuali possono infatti:
•
contribuire, attraverso i processi partecipativi, alla ricostruzione di saperi e conoscenze del territorio,
orientati a individuare regole, componenti, strutture identitarie su cui orientare le politiche di
valorizzazione territoriale e paesaggistica;
•
stimolare 'dal basso' il particolare passaggio da politiche di settore - ad esempio per la messa in
sicurezza del territorio, la riqualificazione fluviale - a politiche integrate di valorizzazione paesaggistica;
•
concorrere alla costruzione di quadri identitari e degli obiettivi di qualità dei diversi ambiti
paesaggistici, riattivando pratiche di cura del territorio strettamente connesse ad attività ed usi da parte
degli abitanti, degli agricoltori, e di tutti i soggetti a vario titolo interessati;
•
contribuire a trasformare gli scenari strategici del PTCP in visioni condivise per la valorizzazione di
sistemi fluviali e di bacino, dei paesaggi agricoli, dei sistemi insediativi e della rete della mobilità e del
turismo, attraverso la definizione di modelli di sviluppo locale che fanno dei caratteri specifici della
Provincia di Teramo un elemento della produzione di "valore aggiunto territoriale";
•
sostanziare processi di produzione e attuazione sociale del piano e di produzione sociale di 'valore
territoriale';
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
•
favorire il processo di identificazione dei beni comuni, ad esempio l'acqua e il paesaggio.
I Contratti di Fiume
Il Contratto di Fiume (da qui CdF) si concretizza in un programma di azioni di pianificazione e gestione
delle acque e del territorio alla scala di bacino/sottobacino idrografico in cui, a partire dalle
problematiche presenti e dall'individuazione di obiettivi condivisi, vengono definiti gli interventi da
realizzare per la riqualificazione del bacino fluviale. Il riferimento quindi ad un'unità idrografica definita
e il carattere volontario ne rappresentano la caratteristica principale. La riqualificazione di bacino è
intesa nella sua accezione più ampia e riguarda nella loro interezza gli aspetti paesistico-ambientali,
secondo quanto stabilito dal Codice dei Beni culturali (in recepimento della Convenzione Europea del
Paesaggio).
In questo contesto, i contratti di fiume assumono il valore di "piano processo" frutto di un accordo
sottoscritto tra soggetti decisionali che definiscono in modo consensuale e cooperativo, il plan for
planning, ossia il piano d'azione ed il sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento
economico, valore sociale, sostenibilità ambientale intervengono in modo prioritario nella ricerca di
soluzioni efficaci per la pianificazione e riqualificazione di un bacino fluviale.
Gli elementi ed i soggetti che entrano in gioco in questo accordo sono:
- la comunità (comuni, province, regione, associazioni, imprese, cittadini, ecc.);
- il territorio (paesaggio, suolo, acqua, aria, insediamenti, usi dei suoli, ecc.) ;
- l'insieme di politiche e di progetti a diverse scale/livelli.
Questi componenti, di fatto legati da una profonda relazione tra loro, devono quindi essere orientati
verso obiettivi condivisi di riqualificazione attraverso adeguati processi partecipativi.
Gli obiettivi, per essere effettivamente rappresentativi degli interessi in gioco, devono poter garantire un
equilibrio tra i molteplici usi della risorsa idrica e il raggiungimento di obiettivi più generali, riguardanti
l'intera collettività, quali la qualità ambientale, paesaggistica, la sicurezza del territorio e la gestione e
prevenzione dei rischi. Gli obiettivi di questo strumento sono quindi normalmente riconducibili alla
necessità di affrontare temi relativi al fiume e al contesto di bacino di riferimento (in cui agiscono
pressioni, interessi, bisogni dell'intera collettività), quali:
- riduzione dell'inquinamento delle acque e dei suoli;
- contenimento del consumo di suolo;
- difesa idraulica e sicurezza dal dissesto idrogeologico;
- rinaturalizzazione, miglioramento paesaggistico, valorizzazione ambientale;
- riqualificazione delle aree degradate o dismesse (capannoni industriali, edifici storici in abbandono...)
- miglioramento dell'integrazione dell'attività agricola nel contesto di valle fluviale e di territorio;
- ottimizzazione dell'uso delle risorse idriche;
- valorizzazione e promozione del territorio e delle risorse locali;
- individuazione di forme di incentivazione per l'integrazione della Rete Ecologica mediante fasce
tampone, nuclei boscati, il mantenimento dei varchi verdi;
- tutela e valorizzazione della rete delle aree protette e dei Siti Natura 2000.
I Contratti di Paesaggio
La Convenzione europea del Paesaggio fornisce una nova definizione al concetto si "Paesaggio",
descrivendolo come una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui
carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni. Con tale
affermazione la CEP stimola la governance territoriale a non prescindere dal coinvolgimento dei soggetti
interessati nella identificazione delle politiche paesistiche e nella loro attuazione.
In questo modo il paesaggio si intende come un fenomeno assai complesso, che esprime una relazione tra
percezione e luoghi in duplice modo: relazioni tra uomo-natura-società e relazioni che si sviluppano tra
questi fenomeni e la percezione umana, con conseguente riconoscimento di valori, di significati, di
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memoria, di simbolicità che il paesaggio ha in sé. In questo senso assumono centralità le comunità locali,
gli amministratori, i soggetti che a diverso titolo sono decisori o attori nella costruzione del paesaggio.
Un tale approccio alle politiche del paesaggio costituisce un modo profondamente innovativo di
affrontare le problematiche legate alla gestione dei territori e delle loro risorse naturali e culturali,
stimolando la sperimentazione di soluzioni innovative che hanno nella collaborazione con la società
civile il loro elemento fondamentale.
I presupposti per la redazione di un Contratto di Paesaggio possono essere individuati in tre componenti
principali:
•
unitarietà territoriale, ovvero la presenza in luogo di una consapevolezza, anche se non sempre
manifesta della unitarietà del contesto socio-territoriale oggetto del Contratto. Sono di questo tipo gli
ambiti territoriali storicamente definiti, le unità amministrative intercomunali già consolidate, le unità
geografiche definite dalla comunione di risorse fondamentali (come le comunità rivierasche);
•
unitarietà di governance: sussidiarietà e integrazione fra i diversi livelli di governo, ovvero la
partecipazione degli attori, istituzionali o meno che attraverso le loro azioni contribuiscono in modo
diverso alla trasformazione del paesaggio;
•
unitarietà di azione, ovvero la capacità di integrare le diverse politiche di settore. Proprio il
paesaggio infatti, in quanto sintesi degli effetti delle azioni sul territorio, permette di indirizzare e
valutare le ricadute positive o negative delle diverse azioni di settore sull'intero sistema nel suo insieme.
Una visione complessiva dello spazio d’azione del Contratto di Paesaggio è quindi un presupposto di
questo strumento, ma anche un obiettivo, come potenziamento e integrazione delle politiche ordinarie di
gestione del territorio e dell’ambiente. L'ambito del PTCP diventa quindi ottimale per il perseguimento di
questi obiettivi e la sperimentazione di questo strumento innovativo.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
4.5. La compensazione ecologica per la riqualificazione ambientale, la
compatibilità ambientale degli interventi di trasformazione in aree sensibili
Ogni trasformazione, anche quando necessaria e ineludibile, consuma suolo, impattando sul sistema
'natura' in misure e forme diverse. Si tratta spesso di spazi aperti, spesso agricoli, la cui sottrazione ha
come effetto la dissipazione di un valore naturale non più riproducibile. A tale sottrazione, nel passato,
non corrispondeva nessuna forma di indennizzo e di riequilibrio del sistema ambientale; oggi da più parti
si chiede l’attivazione di un meccanismo di corresponsabilità stringente fra trasformazione urbana e
rigenerazione ecologica, con l’obiettivo di mettere a disposizione nuove aree per reintegrare nel sistema
'nuova natura'. Alcune esperienze di successo – in Svizzera, Regno Unito, Olanda, Stati Uniti e,
soprattutto, Germania, ma sempre più spesso in Italia – ci suggeriscono linee d’azione e modalità di
intervento che acquistano un sempre maggiore peso all'interno delle politiche pubbliche di governo del
territorio, collegate spesso alla lotta contro il consumo di suolo e al rafforzamento delle reti ecologiche.
Il Piano Strategico Provinciale abbraccia questa strategia al fine di contenere il consumo di suolo e di
favorire la riqualificazione ambientale e paesaggistica del territorio.
I paesaggi e l’ambiente della Provincia di Teramo sono sottoposti da tempo, anche se con diversa
intensità, ad un processo di degrado e di incremento della vulnerabilità, che sta mettendo alla prova le
capacità di autorigenerazione e di resilienza proprie dei sistemi naturali. Anche laddove, infatti, gli
impatti ambientali sono evitati attraverso attente scelte progettuali e tecnologiche, le mitigazioni degli
effetti negativi e il recupero del degrado ambientale, non riescono a coprire in modo esauriente i danni
ambientali complessivamente prodotti dagli interventi di trasformazione. Emerge, quindi, l’esigenza di
compensare con misure a favore dell’ambiente la parte di impatto residuo.
Il ricorso alla compensazione ambientale è prevista negli artt.17;18 e 21 bis della Variante alle NTA del
PTCP . Inoltre alle NTA della Variante Normativa, viene allegato un “Abaco delle Opere di
Compensazione”.
L’art.17” Prescrizioni e indirizzi per l’impostazione e il dimensionamento dei piani comunali” prescrive
che tutti gli interventi che comportano la trasformazione del suolo da “non-urbanizzato” a “urbanizzato”
(e che quindi sono da considerarsi “interventi a consumo di suolo”) devono prevedere misure di
compensazione ambientale preventiva secondo valori e parametri che lo stesso strumento urbanistico
comunale è tenuto a fissare con riferimento ai contenuti dell’Allegato “Abaco delle Opere di
Compensazione”, che accompagna le NTA.
Tali misure di compensazione terranno conto dell’impatto ecologico e ambientale che ogni nuovo
impiego del suolo tende a produrre. Pertanto il promotore, pubblico o privato, di ogni intervento di
trasformazione dovrà compensare gli impatti residui generando nuovo valore ecologico e ambientale al
fine di migliorare la qualità percettiva e insediativa, di attenuare gli inquinamenti atmosferici e acustici e
di mitigare gli effetti dei picchi climatici. La compensazione ecologica che in questo modo si mette in
campo dovrà essere realizzata all’esterno delle aree di nuova trasformazione, ma all’interno del territorio
comunale direttamente interessato o dell’unità insediativa di appartenenza, secondo le modalità previste
nell’allegato citato e comporterà la cessione gratuita di aree anche non contigue a quelle di nuova
trasformazione e il loro equipaggiamento naturale/ecologico.
L’art.18” Insediamenti residenziali” ribadisce quanto prescritto nell’art.17 e prevede che i comuni,
qualora siano previsti nuovi insediamenti, perché ritenuti necessari in quanto non perseguibili interventi
di riconversione funzionale o di densificazione, dovranno assicurarsi che le proposte di trasformazione:
a) soddisfino gli standard più avanzati di ecocompatibilità, di basso impatto ambientale e di uso
parsimonioso delle risorse energetiche e idriche;
b) assicurino prestazioni ambientali ai nuovi insediamenti e alle nuove attività edilizie che potranno
essere assimilate a forme di mitigazione ambientale;
c) siano in grado di ridurre l’entità del danno ambientale da riparare con interventi di compensazione
ecologica preventiva.
A tal fine, l’art. 18 prevede che i Comuni si dotino di regolamenti o normative che disciplinino nel
dettaglio la materia.
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Allo scopo di promuovere una riqualificazione integrata del territorio, la Variante normativa, all’art. 21
bis “Depositi verdi” prevede, inoltre, che i comuni possano individuare delle aree pubbliche, a basso
valore ecologico, da destinare ad interventi di miglioramento ambientale ed ecologico. Tali aree,
individuate dal soggetto pubblico con riferimento alle esigenze di miglioramento paesistico-ambientale
ed ecologico di lungo periodo, contribuiscono a definire un’deposito verde locale’, nel quale il
richiedente di un titolo trasformativo che non si trovi nella condizione di poter provvedere
autonomamente al rispetto dei requisiti di compensazione ambientale, può localizzare l’intervento
compensativo concordato con l’Amministrazione sulla base del regolamento comunale redatto con
rifermento all’ Allegato “Abaco delle Opere di Compensazione”.
Infine l’Abaco delle opere di compensazione del PTCP della Provincia di Teramo, allegato n.4 alle NTA,
vuole essere uno strumento di supporto tecnico ai piani urbanistici di scala locale in attesa della
redazione del Progetto Strategico “Rete Ecologica e Paesaggio” per la individuazione delle misure di
compensazione in presenza di ciascun intervento di trasformazione del territorio riguardante aree
edificabili o destinate alla viabilità.
Questo Abaco che, propone una serie di interventi di compensazione che tengono conto delle criticità
emergenti e diffuse che connotano oggi il territorio provinciale, ma che non hanno la pretesa di essere
esaustive e che dovranno essere comunque implementate dal Progetto Strategico “Rete Ecologica e
Paesaggio”, contiene anche due possibili modalità di calcolo delle superfici delle aree da destinare alle
misure di compensazione.
La Provincia, se lo riterrà opportuno, potrà richiedere l’applicazione di ulteriori o diverse misure di
compensazione paesaggistico-ambientali, quali prescrizioni inderogabili per l’esecuzione delle opere di
trasformazione territoriale. I comuni, da parte loro, potranno con un apposito regolamento, specificare le
opere di compensazione da effettuarsi e la stessa quantificazione economica delle opere di
compensazione, quale misura integrativa da affiancare alle modalità di calcolo delle superfici da
destinare ad interventi compensativi.
Per l’individuazione delle opere di compensazione e per la “Stima delle Superfici delle aree da destinare
alle misure di compensazione” si rimanda all’Allegato n.4 della Variante alle NTA del PTCP.
Per favorire un corretto inserimento paesaggistico ed ambientale delle opere di trasformazione in ambiti
di particolare sensibilità, il Piano Strategico Provinciale con la Variante Normativa alle NTA, prevede la
redazione di uno Studio di Compatibilità Ambientale ai sensi dell’art.8 delle N.T.C. del P.R.P. e delle
relative Linee Guida, per verificare la compatibilità paesaggistica di alcuni interventi di trasformazione
con le peculiarità dell’ambiente in cui sono inseriti. I contenuti di tale studio dovranno descrivere tutti
quegli aspetti che servono ad inquadrare l’intervento in un ambito sufficientemente ampio da poter
evincere le trasformazioni che si apportano al paesaggio e all’ambiente, il relativo inserimento e le
misure di mitigazione paesaggistiche ed ambientali necessarie. Il confronto tra lo Stato “Ante Operam” e
lo Stato “Post Operam”, dovrà verificare che il progetto di trasformazione non vada a modificare in
termini peggiorativi gli aspetti del Paesaggio. Nel caso ciò accada, si dovranno simulare gli elementi di
mitigazione a cui far ricorso o ancora prevedere localizzazioni alternative.
Gli interventi di trasformazione da sottoporre a Studio di Compatibilità Ambientale, previsti dal Piano
strategico riguardano:
• quelli previsti all’Art. 9 delle NTA “Aree ed emergenze di interesse paesaggistico-ambientale”:
6.b attrezzature culturali, ricreative e di servizio alle attività di tempo libero, posti di ristoro, attività di
turismo rurale, solo attraverso il recupero degli edifici esistenti, con priorità per i beni architettonici ed
urbanistici di cui al successivo art.10;
6.c strutture ricettive all’aria aperta, garantendo la salvaguardia della morfologia agraria attuale, la
conservazione di elementi, allineamenti ed emergenze percettive vegetazionali e/o edificate, la
valorizzazione dei manufatti esistenti, la sistemazione dei terreni con movimenti di terra limitati
unicamente al ripristino di terrazzamenti esistenti abbandonati, la conservazione ed il recupero dei
fabbricati esistenti per la realizzazione di servizi ed attrezzature;
6.d recupero e riutilizzo di cave dismesse per la riforestazione, la creazione di biotopi artificiali, l’uso
turistico-ricreativo all’aperto;
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
qualora non interessati da Parchi Regionali, Piani guida d’Area, formule di “campagna- parco” non
sostenute da Piani Particolareggiati Attuativi o Piani di sviluppo aziendale.
• Quelli previsti nello stesso articolo, al comma 6e “nuovi insediamenti urbanistici”.
Per questi interventi, se ritenuti possibili, andranno previste misure di compensazione ambientale per la
messa in sicurezza del territorio da fenomeni di dissesto idrogeologico.
• Quelli previsti all’ Art. 22 Varchi e discontinuità del sistema insediativo, nel caso della previsione di
nuovi insediamenti qualora la quantità di suolo impegnato sia rilevante e comunque in misura non
eccedente il 10% della superficie territoriale interessata.
• Quelli previsti all’Art. 23 Terreni agricoli peri-urbani, nel caso di nuovi insediamenti urbanistici,
qualora la quantità di suolo impegnato sia rilevante e comunque in misura non eccedente il 20% della
superficie territoriale interessata.
4.6. La riscoperta del territorio agricolo
I sistemi rurali interessano chi governa il territorio per una pluralità di ragioni, che nel tempo hanno
assunto peso e importanza diversa. All’importanza delle produzioni alimentari, fondamentali per
un’economia di sussistenza, si è andata affiancando l’importanza del sistema rurale per il ruolo di
presidio, la manutenzione del suolo e gli equilibri dell’ecosistema e, negli ultimi anni per il ruolo nella
produzione e manutenzione del paesaggio. La pluralità degli ambiti rurali della Provincia di Teramo
comprende le aree agricole di fondovalle e costiere (che disegnano nuovi assetti paesistici connessi alla
modernità e specializzazione delle modalità di coltivazione); quelle collinari (legate, nonostante
l’emergere della problematica dell’abbandono, alle produzioni pregiate della vite e dell’ulivo,
strettamente connesse con la rete dei centri storici); quelle montane, che mantengono i paesaggi della
tradizione, nonostante la presenza di rilevanti fenomeni di desertificazione. Questa pluralità di aree
agricole arricchisce il senso complessivo del paesaggio teramano.
Con l’obiettivo di valorizzare e tutelare il territorio rurale, la variante normativa al PTCP, all’art.24 ha
individuato “le aree agricole di rilevante valore economico“ come un’invariante del territorio
provinciale”, la cui qualità va verificata con l’ausilio di una “Carta dell’uso agricolo del suolo”
predisposta dai comuni nella fase di redazione o di aggiornamento dei propri strumenti urbanistici.
Questo passaggio è fondamentale per contenere progressivamente l’espansione insediativa, soprattutto
nelle aree di fondovalle e costiere, e individuare strategicamente i limiti “definitivi” che l’insediamento
edilizio non dovrà superare. A tal proposito l’art 17 delle NTA prevede che ogni comune è obbligato a
procedere, in occasione dell’avvio dell’iter per la formazione di un nuovo strumento urbanistico o
Variante, alla determinazione del limite del territorio già urbanizzato, inteso come limite delle aree a
carattere insediativo previste nei Piani comunali già approvati, come riferimento essenziale per la
valutazione di sostenibilità delle decisioni riguardanti l’occupazione di territorio agricolo. Con tale
finalità, nello stesso articolo si stabilisce che gli interventi che comportano la trasformazione del suolo da
“non-urbanizzato” a “urbanizzato” sono da considerarsi “interventi a consumo di suolo” e devono
prevedere misure di compensazione ambientale preventiva secondo valori e parametri che lo stesso
strumento urbanistico comunale è tenuto a fissare con riferimento ai contenuti dell’Allegato 4 delle
NTA.
Queste misure hanno l’obiettivo di garantire l’equilibrio territoriale all’interno dei Sistemi territoriali
Complessi della Provincia di Teramo e sono importanti, altresì, per salvaguardare le aree agricole di
margine degli edificati e le aree agricole periurbane.
A tal proposito, negli ultimi anni in Italia e in Europa sono stati proposti diversi approcci per considerare
il ruolo dell'agricoltura nelle politiche di governo del territorio, fino ad immaginare non una separazione
di funzioni tra città e campagna ma un'integrazione dell'agricoltura nella crescita urbana. E' stato anche
definito un nuovo approccio disciplinare e di pianificazione che anche nella denominazione
agriurbanisme», «agricultural urbanism«, «urbanisme agricole» unisce quello che tradizionalmente
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veniva separato. Esigenza nata in quanto gli spazi periurbani presentano dei caratteri di complessità che
devono essere analizzati secondo metodi e tecniche che riescano a considerare la molteplicità degli usi e
degli attori coinvolti. La Variante Normativa agli artt.22 “Varchi e discontinuità del sistema insediativo”
e all’art. 23” Terreni Agricoli Periurbani”, individua le forme di degrado presenti in queste aree e le
ricadute negative sull’assetto paesaggistico provinciale, proponendo il tema della progettazione del limite
dell'abitato, del passaggio tra l'edificato e le aree agricole.
Allo scopo di orientare i comuni verso operazioni di riordino degli spazi di transizione, la Variante alle
NTA, in particolare, prevede che gli eventuali interventi di completamento del tessuto residenziale
debbano realizzarsi in continuità con l’edificato esistente riducendo al minimo l’occupazione di suolo e
che comunque si ricorra ad uno Studio di Compatibilità ambientale per verificarne la sostenibilità. Inoltre
nell’Allegato n°5” Indirizzi per la riqualificazione paesistico-ambientale del territorio provinciale”
vengono riportate alcune modalità di intervento provenienti da altre esperienze territoriali in grado di
indirizzare i comuni verso la progettazione paesaggistica e ambientale di queste aree, di progettare i
confini insediativi e valorizzare adeguatamente i tessuti agricoli tradizionali, migliorando la vivibilità
ambientale.
Il riequilibrio del disegno del territorio viene perseguito dalla Variante Normativa anche attraverso la
definizione di nuovi strumenti “i Contratti di Paesaggio” e i “Contratti di Fiume”. I primi si configurano
come programmi di coordinamento paesistico che consolidino, valorizzino e rinnovino i tessuti
territoriali e agro–forestali. I secondi sono finalizzati alla riqualificazione dei paesaggi insediati e dei
paesaggi rurali e montani al fine di evitarne le trasformazioni incongrue e di valorizzarne i caratteri
identitari. Entrambi sono strumenti di programmazione negoziata nei quali si individuano in maniera
concertata obiettivi di sviluppo territoriale paesaggisticamente sostenibile attraverso il coinvolgimento
degli attori economici, sociali ed istituzionali .
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
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5.
SCENARI STRATEGICI
5.1 Visioni d’insieme
territoriali individuati.
L’osservazione e la valutazione delle condizioni ambientali e delle caratteristiche territoriali ed insediative dell’intera provincia di Teramo ha permesso di selezionare i principali livelli di relazione entro cui
inquadrare le azioni di sviluppo possibili e rispetto ai quali misurare la coerenza degli obiettivi verso cui orientare le trasformazioni all’interno degli specifici ambiti. In questo senso la visione strategica è andata
delineandosi attraverso continui processi retroattivi tra caratteri generali del territorio provinciale e specificità locali e si è costruita avendo come riferimento i principali sistemi generali (sistema paesaggisticoambientale, insediativo, della mobilità e del turismo), successivamente articolati per ciascuno degli ambiti
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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5.1.1.Sistema Paesaggistico-Ambientale
-
-
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Per quanto riguarda il sistema paesaggistico – ambientale le azioni
previste ed i relativi obiettivi si inquadrano all’interno di uno scenario
che si fonda sulle geografie primarie segnate dal reticolo idrografico e
riscopre l’ambito montano quale sfondo persistente delle
trasformazioni territoriali: “basso continuo” ancora capace di scandire
i ritmi contemporanei della Città Adriatica.
Una visione che si delinea attraverso i seguenti tratti:
- rafforzamento della rete ambientale e delle connessioni ecologiche;
messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e dal rischio
esondazioni;
- contrasto al consumo indiscriminato del suolo, tanto nelle aree
costiere quanto nella prima fascia collinare, favorendo interventi di
riqualificazione e riciclo delle aree e degli insediamenti dismessi o
inutilizzati;
- previsione di misure di compensazione ambientale dei nuovi
insediamenti, finalizzata al consolidamento della rete ecologica;
- valorizzazione dei caratteri dei luoghi, fortemente conformati dalla
secolare azione antropica che ne ha via via ridefinito i significati, fino
a situazioni recenti e puntuali di particolare conflittualità;
- valorizzazione dei centri storici collinari, recupero e riqualificazione
del patrimonio edilizio di interesse storico ed architettonico;
- valorizzazione dei paesaggi montani e rurali e delle produzioni di
qualità;
- valorizzazione dell’ambito montano quale risorsa ambientale
dell’intera provincia di Teramo, unica per l’eccezionalità ed i
differenti tipi di paesaggio ospitati in una superficie limitata e
compatta;
- valorizzazione dei territori agricoli di rilevante interesse economico,
anche salvaguardando le aree attualmente libere e di filtro presenti tra
gli insediamenti evitandone la saturazione;
- integrazione tra il sistema del verde urbano e il sistema del verde
territoriale mediante una coerente dotazione di parchi ed aree verdi
all’interno dei sistemi insediativi capace di costituire sistemi di
spazialità pubbliche ambientalmente orientate.
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PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
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5.1.2. Sistema Insediativo
Per quanto riguarda il Sistema Insediativo, residenziale e produttivo,
le azioni previste ed i relativi obiettivi si inquadrano all’interno di uno
scenario di consolidamento e riqualificazione degli insediamenti
esistenti, nel segno di una maggiore attenzione alla loro sostenibilità e
di un utilizzo della risorsa territorio più accorto rispetto al passato. Da
tale idea scaturiscono i seguenti orientamenti:
- riorganizzazione e ristrutturazione degli insediamenti esistenti
favorendo la riqualificazione delle aree urbane, la riqualificazione ed
il riuso degli insediamenti e dei manufatti industriali dismessi o in via
di dismissione, la marginatura degli insediamenti verso le aree
agricole;
- contenimento del consumo di suolo salvaguardando le aree
agricole, favorendo completamenti al posto di nuove espansioni,
riqualificando le aree centrali urbane ed i centri storici, ripensando il
rapporto tra insediamento e luoghi pubblici e tra insediamenti e servizi
in una logica di riequilibrio alla scala territoriale;
- riorganizzazione del sistema delle reti attorno a centralità urbane
nuove ed esistenti, attraverso l’allontanamento della viabilità di
attraversamento;
- ripensamento del rapporto tra insediamenti e servizi, in una logica
di riequilibrio alla scala territoriale;
- individuazione e specializzazione di poli produttivi di rango
territoriale e di rango locale;
- incentivazione di produzioni innovative e di politiche
imprenditoriali legate alle specificità del territorio che si fondano nelle
radici artigianali di cui il territorio si compone e che oggi suscitano
interesse per la provincia a livello internazionale;
- promozione dell’attività artigianale legata alla ri-significazione
dell’identità culturale di questi luoghi nel panorama globalizzato
contemporaneo;
- rilancio di attività produttive di nicchia legate alle specificità del
territorio, capaci di interagire con l’offerta turistica;
- re-insediamento di attività produttive da riattivare utilizzando le
stesse matrici che avevano dato origine agli insediamenti storici,
modernizzando le modalità d’uso del territorio, delle forme d’impresa
e di produzione, della struttura organizzativa e della
commercializzazione; integrando le attività tradizionali con nuove
forme complementari, compatibili e adeguatamente localizzate
- rilanciare le attività produttive nel segno della sostenibilità
favorendo l’innovazione, la cooperazione e la intersettorialità tra i
diversi settori produttivi (agricolo, artigianale, industriale,
commerciale e turistico);
- integrazione tra i diversi settori produttivi, alla riqualificazione aree
produttive, alla promozione della governance territoriale.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
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5.1.3. Sistema della Mobilità
Per quanto riguarda il Sistema della Mobilità le azioni previste ed i
relativi obiettivi si inquadrano all’interno di uno scenario di
riorganizzazione del sistema a scala territoriale e locale avente come
finalità la ridefinizione delle accessibilità; la messa in sicurezza dei
centri urbani principali; il potenziamento dei collegamenti di valenza
territoriale tra il capoluogo di provincia, gli ambiti vallivi e gli
insediamenti costieri; il potenziamento del trasporto pubblico su ferro
e la riconsiderazione del ruolo delle attrezzature intermodali; la
costituzione di un sistema di mobilità dolce. La Vision si sostanzia
quindi nelle seguenti linee strategiche:
- ridefinire il sistema delle accessibilità al fine di dotare il territorio
di una rete infrastrutturale efficiente;
- assicurare la sicurezza del territorio e dei sistemi urbani, in una
nuova alleanza città-campagna;
- completare la rete della mobilità territoriale e locale per rilanciare
le attività e per riorganizzare gli insediamenti;
- ristrutturare il sistema della mobilità interna al fine di orientare il
riequilibrio del sistema insediativo verso un sistema urbano
policentrico costituito da nuove ed antiche centralità;
- migliorare i collegamenti costa-aree interne;
- potenziamento del trasporto pubblico su ferro, attribuendo nuovi
ruoli alle stazioni ferroviarie ed intervenendo sulla dotazione di
parcheggi nei centri urbani e in corrispondenza dei caselli autostradali;
- riconsiderare il ruolo delle attrezzature intermodali (autoporti e
porti) e delle attrezzature di carattere territoriale;
- potenziare il sistema relazionale, turistico e insediativo, attraverso
il riordino integrato del reticolo dei tracciati esistenti assegnando loro
nuovi ruoli e nuove potenzialità di correlazione a fini principalmente
turistici;
- rendere fruibile il territorio anche ai fini di una opportuna
valorizzazione dei diversi paesaggi, costieri, collinari e delle aree
interne;
- valorizzare la rete capillare delle connessioni storiche per usi a
fruizione lenta, alternativi a quelli veicolari;
- migliorare la fruizione visiva del territorio attraverso la
valorizzazione turistica della fascia relazionale d’interesse stradale
delle percorrenze principali prevedendo la possibilità di attivare al suo
interno funzioni complementari che vanno oltre quella del puro
collegare (punti, linee, luoghi);
- promuovere greenways ed itinerari turistici, mare-colline-monti,
attraverso la diffusione di percorsi ciclabili e pedonali di collegamento
tra i centri e tra essi e i principali luoghi di interesse paesaggistico,
storico e architettonico;
- riagganciare il territorio provinciale alle dinamiche di sviluppo
globali legati alle politiche europee di infrastrutturazione del territorio
comunitario, che privilegia le direttrici di collegamento delle capitali e
delle principali città europee del territorio, di fatto escludendo dai
flussi, della mobilità e prim’ancora degli investimenti, intere regioni
tra le quali la realtà costiera adriatica.
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5.1.4. Sistema del Turismo
Per quanto riguarda il Sistema del Turismo le azioni previste ed i
relativi obiettivi si inquadrano all’interno di uno scenario evolutivo
caratterizzato dal rapporto tra valorizzazione delle risorse territoriali e
sviluppo del settore, quale variabile dipendente dalla capacità di
conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale, ambientale e
paesaggistico e dei beni storico artistici. In tale scenario, oltre a
perseguire il miglioramento qualitativo delle dotazioni di servizi
turistici, qualsiasi ipotesi di sviluppo del settore dovrà costituirsi quale
fattore d’innesco di un processo di riantropizzazione attraverso il
quale riattivare nel breve tempo la “vitalità” delle componenti
territoriali strategiche. In questo senso la visione si sostanzia nelle
seguenti linee strategiche:
- attivazione di una vasta e profonda azione di riposizionamento dei
diversi ambiti provinciali attraverso la promozione di politiche
finalizzate all’innovazione;
- Integrazione dei prodotti turistici legati alle risorse del territorio
individuabili nel sistema dei parchi archeologici e nelle reti degli
itinerari turistico-culturali, dei prodotti enogastronomici e dei percorsi
naturalistci;
- definizione di una infrastrutturazione “discreta” del territorio in
grado di permettere l’articolazione di itinerari tematici integrati interni
e interattivi tra i territori costieri, medio-collinari e montani, per la
fruizione delle principali risorse naturalistiche e culturali presenti
lungo le direttrici vallive e di crinale, e la direttrice longitudinale
transcollinare della S.S.81;
- valorizzazione dei paesaggi montani e rurali e delle produzioni di
qualità;
- definizione di un sistema a rete dei borghi storici, collinari e
montani, attorno ai poli condensatori di servizi in una logica di
riequilibrio alla scala territoriale;
- ricerca di una nuova vitalità dei borghi montani atta a definire la
costituzione di poli specializzati a prevalente vocazione turistico
ricettiva ed alta capacità di attrazione, quale irrinunciabile potenziale
d’innesco dello sviluppo, riconoscendo nei territori di Montorio,
Campli e Civitella la “soglia” di accesso al sistema appenninico Gran
Sasso e Monti della Laga;
- riorganizzazione e riqualificazione degli insediamenti esistenti
attraverso precise azioni di tutela, di ripristino e di conservazione del
patrimonio edilizio esistente;
- promozione della fruizione turistica del territorio, mediante forme
alternative al turismo di massa, rivolte alla esplorazione del territorio e
alla conoscenza delle sue valenze ambientali, naturalistiche e culturali;
- diversificazione dell’offerta, spaziale e temporale, al variare dei
quadri ambientali e all’alternarsi delle stagioni.
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5.2 Visioni strategiche dei Sistemi Territoriali Complessi
I fenomeni di globalizzazione dell’economia e dei mercati e la crisi del sistema finanziario mondiale
stanno determinando una riarticolazione dei ruoli che i sistemi urbani sono chiamati ad assumere nello
scenario nazionale ed internazionale.
La ricerca di condizioni che assicurino competitività ai sistemi urbani non deve però trascurare le
vocazioni locali, ma anzi, trarre da questi elementi di forza.
E’ per questo che la Visione strategica del territorio provinciale viene articolata per ciascuno dei Sistemi
Territoriali Complessi in Linee Strategiche, che permettono l’elaborazione di scenari progettuali.
L’individuazione di Progetti strategici, che necessariamente mettono in relazione più sistemi territoriali
complessi, hanno l’obiettivo, infine, di promuovere un percorso per rafforzare il ruolo assunto dal
territorio provinciale con riferimento ad alcune visioni di medio e lungo periodo che sono in grado di
orientare le scelte e gli investimenti di soggetti pubblici e privati.
Nella sua prima fase di attuazione il P.T.C.P. ha individuato i seguenti progetti strategici:
- Città della costa, dove il miglioramento dell’accessibilità e della mobilità sostenibile costituirà
l’occasione per innovare le reti infrastrutturali, riqualificare il paesaggio e migliorare la competitività
urbana;
- Produzione e sviluppo, in cui la specializzazione delle attività economiche potrà essere perseguita
grazie al potenziamento delle dotazioni territoriali e dalla razionalizzazione delle scelte insediative;
- Rete ecologica e paesaggio, con interventi finalizzati al potenziamento delle reti ecologiche, alla messa
in sicurezza del territorio, alla realizzazione di progetti di valorizzazione paesaggistica e di
compensazione ambientale;
- Turismi, che punta a conseguire il potenziamento del settore attraverso una diversificazione dell’offerta,
l’integrazione dei circuiti e la destagionalizzazione dei flussi turistici;
- Una nuova agricoltura, con misure che associano il rafforzamento del sistema agro-alimentare alla
messa in rete delle imprese agricole moderne e al potenziamento della offerta infrastrutturale;
- Dotazioni territoriali e gestione dei servizi, mirando a potenziare la rete infrastrutturale secondaria
trasversale (di collegamento tra la costa e l’interno) e a consolidare il telaio delle accessibilità territoriali.
5.2.1. Visione strategica sistema territoriale complesso “Val Vibrata”
La valutazione del territorio ha contribuito alla costruzione della “Vision” del Sistema Territoriale
Complesso Val Vibrata:
-PER IL SISTEMA PAESAGGISTICO-AMBIENTALE
La Vision si fonda sulla messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e dal rischio esondazioni, sullo
stop al consumo indiscriminato del suolo, sulla valorizzazione dei centri storici collinari e sul patrimonio
storico puntuale; sulla valorizzazione dei paesaggi agrari e delle produzioni di qualità.
-PER IL SISTEMA INSEDIATIVO
La Vision si fonda sulla riorganizzazione e ristrutturazione degli insediamenti esistenti, sia quelli
residenziali che produttivi, favorendo la rifunzionalizzazione dei manufatti dismessi, il contenimento del
consumo di suolo e ripensando il rapporto tra insediamento e luoghi pubblici e tra insediamenti e servizi,
in una logica di riequilibrio alla scala territoriale.
-PER IL SISTEMA DELLA PRODUZIONE E DEL TURISMO
La Vision si fonda sull’attivazione di una vasta e profonda azione di riposizionamento dell’Area Val
Vibrata attraverso la promozione di politiche finalizzate all’innovazione, all’integrazione tra i diversi
settori produttivi, alla riqualificazione aree produttive, alla promozione della governance territoriale.
-PER IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ
La Vision si fonda sulla riorganizzazione del sistema della mobilità, potenziando i collegamenti di
valenza territoriale con il capoluogo di provincia e con la costa e favorendo la diffusione di percorsi
ciclabili e pedonali di collegamento tra i centri e tra essi e i principali luoghi di interesse paesaggistico,
storico e architettonico.
La Vision viene esplicitata attraverso le seguenti LINEE STRATEGICHE:
1) Assicurare la sicurezza del territorio e la valorizzazione del Paesaggio;
2) Rilanciare le attività produttive, favorire l’innovazione, la cooperazione e la intersettorialità tra i
diversi settori produttivi;
3) Completare la rete della mobilità territoriale e locale per rilanciare le attività e per riorganizzare
gli insediamenti
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Obiettivi:
Sicurezza del Territorio e
valorizzazione
del
Paesaggio
Azioni:
Interventi:
-Ricostituzione della rete ecologica
- Piano straordinario di messa in sicurezza del territorio.
-Messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e dal
rischio esondazioni, sia nelle zone costiere che nelle aree -Salvaguardia dei crinali collinari e di ogni altro luogo -Interventi di rinaturalizzazione e rimboschimento.
interne.
caratterizzato da oggettive valenze paesaggistiche.
-Ripristino di pratiche agrarie finalizzate alla ricostituzione di
siepi e filari.
-Promozione delle produzioni agricole a Km zero.
- Valorizzazione e tutela dell’ambiente e del territorio
agricolo.
-Sostenere le attività impegnate nelle filiere agricole che -Opere di bonifica delle acque fluviali.
originano produzioni di pregio.
-Promozione delle aziende agricole in chiave di presidio del
territorio.
-Fruizione attiva delle risorse naturali e dei siti di -Incentivare il turismo rurale.
interesse storico, architettonico ed archeologico.
-Favorire la riqualificazione e il recupero dei centri storici, la -Incentivare l’ Agricoltura multifunzionale.
valorizzazione delle aree archeologico e del patrimonio
storico minore.
-Incentivare le produzioni agricole di qualità e la promozione di
marchi di territorio;
-Valorizzare i centri storici e il patrimonio di interesse
storico, architettonico ed archeologico.
-Fattorie didattiche e fattorie per la vendita diretta dei prodotti
agroalimentari.
-Recupero del borgo di Faraone
-Parco Archeologico di Ripoli
-Previsione di Parchi Territoriali attrezzati in ambito fluviale.
-Parco fluviale del Tronto in località San Giovanni;
-Parchi urbani fluviali
-Parco Fluviale del Vibrata
-Percorsi turistico-ambientali per consentire la fruizione delle -Corridoio verde dell’Adriatico
risorse ambientali e per valorizzare la loro presenza in
prossimità dei sistemi urbani
-Itinerario turistico-culturale del Vibrata
-Pista ciclabile del Salinello
-Itinerari del gusto e della storia, strade del Vino, strade dell’olio,
itinerari tematici per la scoperta del territorio rurale.
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Obiettivi:
Interventi:
-Rilancio e Riqualificazione delle attività produttive
esistenti e promozione di nuove ad alto contenuto
innovativo.
-Sostenere gli investimenti privati nei diversi settori a
vocazione territoriale.
-Attivazioni di “reti” tra le imprese nei settori a vocazione
territoriale
abbigliamento,
agroalimentare,
legno,
meccanica, turismo.
-Riorganizzazione del sistema delle aree industriali
esistenti e promozione della riconversione ecosostenibile del territorio.
-Favorire l’ integrazione produttiva e l’ attivazione di
Reti “corte” e “lunghe”
-Diffusione della cultura d’impresa.
-Promuovere la competitività del sistema produttivo
endogeno.
Rilanciare le attività
produttive, favorire l’
innovazione ,
la
cooperazione e
la
intersettorialità
tra i
diversi settori produttivi
Azioni:
-Ecosostenibilità delle produzioni e governo territoriale
dei fenomeni insediativi.
- Attrazione di nuove imprese e del terziario avanzato.
-Sviluppare Sinergie con l’ Università, il mondo della
Ricerca, i Poli di Innovazione al fine di attivare Progetti
di Innovazione Tecnologica.
-Progetti di innovazione di prodotto, di processo e
organizzativa .
-Politiche di Marketing Territoriale.
-Miglioramento delle dotazioni territoriali in una logica
di rete.
-Favorire il recupero, la rifunzionalizzazione, il
completamento delle aree industriali ed artigianali
esistenti , al posto di nuove localizzazioni.
-Promuovere il Ciclo dei rifiuti e lo sviluppo delle
rinnovabili
fonti
-Recupero delle aree dismesse.
-Stop al consumo indiscriminato del suolo.
-Promuovere la qualità della proposta turistica, anche
attraverso nuove forme di turismo legate alle identità
del territorio (aree agricole, produzioni tipiche, centri
storici)
-Favorire la ricettività pubblica
infrastrutturazione turistica
e
privata
e
-Destagionalizzazione dei flussi turistici e promozione dei
centri storici collinari e dei territori interni per un turismo di
qualità (turismo sportivo, agriturismo, ecc.)
-Riconversione a fini turistici del patrimonio pubblico.
-Implementazione di pacchetti turistici e politiche di marca
-Riutilizzo delle volumetrie produttive mai utilizzate o dismesse o
gravate da fallimenti.
-Creare un fondo di rotazione per rilevare le aziende in chiusura,
al fine di recuperare aree, strutture ed apparati produttivi.
-Creare consorzi finalizzati alla massimizzazione dei risparmi in
materia di consumo energetico, con possibilità di produrre o
acquistare in forma associata energia.
- Sostenere processi di trasformazione delle aree artigianaliindustriali in APEA (Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate).
-Sostenere programmi di localizzazione di funzioni di tipo
direzionale al fine di favorire l’insediamento di imprese di
servizio in grado di fornire servizi ed assistenza.
-Attivazione della Cabina di regia per lo sviluppo territoriale.
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Obiettivi:
-Miglioramento
principali.
Azioni:
dei
collegamenti
infrastrutturali -Miglioramento dei collegamenti con
l’autostrada adriatica.
Interventi:
Teramo, la costa e -Completamento della Pedemontana Marche-Abruzzo.
- Riqualificazione e messa in sicurezza della SS259.
-Completamento della
rete ciclabile e pedonale -Valorizzazione degli itinerari collinari e di percorsi ciclabili
esistente, attivazione di itinerari del paesaggio collinare di lungomare-di lungo fiume.
- Realizzazione di un nuovo casello autostradale della A14 nei
.
pressi della intersezione con la strada del fondovalle del Salinello.
- Miglioramento del trasporto pubblico locale.
Completare la rete
della
mobilità
territoriale e locale per
rilanciare le attività e
per riorganizzare gli
insediamenti
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- Previsione di percorsi naturalistici (marino e fluviale).
- Percorsi urbani (paesi consolidati e centri storici).
- Percorsi extraurbani (rurali).
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5.2.2 Visione strategica sistema territoriale complesso “Fino-Piomba”
La valutazione del territorio ha contribuito alla costruzione della “Vision” del Sistema Territoriale
Complesso Fino-Piomba e alla sua specificazione in Linee strategiche.
PER IL SISTEMA PAESAGGISTICO-AMBIENTALE
La Vision si fonda sulla messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e dal rischio esondazioni, sul
contrasto al consumo indiscriminato del suolo nelle aree costiere e nella prima collina costiera, sul
recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio di interesse storico ed architettonico, sulla
valorizzazione dei paesaggi agrari e delle produzioni di qualità, sul rafforzamento delle connessioni
ecologiche e sulla dotazione di parchi ed aree verdi all’interno dei sistemi insediativi.
PER IL SISTEMA INSEDIATIVO
La Vision si fonda sulla riorganizzazione e ristrutturazione degli insediamenti esistenti e del sistema
delle reti attorno a centralità urbane nuove ed esistenti, sul ripensamento del rapporto tra insediamento e
luoghi pubblici e tra insediamenti e servizi, in una logica di riequilibrio alla scala territoriale.
PER IL SISTEMA DELLA PRODUZIONE E DEL TURISMO
La Vision si fonda sul contenimento del consumo di suolo, sulla individuazione di poli produttivi di
rango territoriale e di rango locale, sull’incentivazione di produzioni innovative e di politiche
imprenditoriali legate alle specificità del territorio.
PER IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ
La Vision si fonda sulla riorganizzazione del sistema della mobilità, potenziando il trasporto pubblico su
ferro, dando nuovo valore alle stazioni ferroviarie, riorganizzando la rete stradale (territoriale e locale),
intervenendo sulla dotazione di parcheggi, rivalutando il ruolo delle attrezzature intermodali (autoporto e
porto).
La Vision viene esplicitata attraverso le seguenti Linee Strategiche:
1. Sicurezza del territorio, valorizzazione dei paesaggi.
2. Riequilibrio del sistema insediativo costiero, rafforzamento del sistema insediativo storico.
3. Miglioramento dei collegamenti costa-aree interne; promozione di greenwais e di itinerari
turistici mare-collina.
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Obiettivi:
-Riequilibrio e rafforzamenti dei sistemi insediativi
costieri, attraverso il contenimento dello sprawl
insediativo, la riqualificazione degli abitati esistenti,
il miglioramento dei servizi alla popolazione e ai
turisti.
Azioni:
Interventi:
-Previsione di nuove centralità urbane intorno alle quali - Controllo delle nuove edificazioni con particolare
riorganizzare i sistemi insediativi principali, dei attenzione per le aree naturali e di pregio.
quartieri e delle frazioni;
-Riqualificare l’insediamento sorto negli ultimi 40 anni in
-Favorire interventi di riqualificazione e/o di termini di dotazioni di servizi alla popolazione.
rottamazione degli insediamenti esistenti rispetto alla
-Salvaguardia e valorizzazione del sistema previsione di nuove aree di espansione residenziale -Riuso e rifunzionalizzazione di importanti aree strategiche
insediativo storico della Val Fino e della Valle del e/turistica.
interne ai centri urbani principali al fine di dotare le città di
Piomba, rafforzamento dei servizi ai cittadini e
servizi e strutture carenti.
-Riqualificazione degli spazi pubblici esistenti e in
promozione di nuovi modelli turistici.
- Facilitare l’uso delle attrezzature e servizi di rango
degrado;
territoriale presenti nel territorio (impianti sportivi, poli
-Specializzazione delle aree
-Messa a sistema e valorizzazione delle attrezzature e scolastici, poli amministrativi, poli commerciali, poli
produttive e loro collegamento funzionale.
servizi di rango territoriale.
sanitari, ecc.), attraverso la promozione di politiche di
riequilibrio territoriale all’interno di un quadro generale di
-Definire i margini dei sistemi urbani al fine di riferimento “ Piano Provinciale delle dotazioni Territoriali”.
individuare un nuovo rapporto città-campagna;
Riequilibrio del sistema
-Recupero dei centri storici con l’introduzione di funzioni
insediativo costiero,
-Coordinamento dell’attività di programmazione per compatibili legati alla promozione turistica del territorio,
rafforzamento del sistema
attrezzature e servizi di valenza territoriale.
albergo diffuso, ecc.;
insediativo storico collinare
-Elevare la qualità urbana in termini di attrezzature e -Promuovere politiche per riavviare i laboratori artigiani nei
servizi.
centri storici minori.
-Prevedere la delocalizzazione di attività incompatibili.
-Favorire il recupero dei centri storici per la residenza, -Promozione dei “centri commerciali naturali” nei centri
per il turismo e per la promozione dell’artigianato storici maggiori.
locale.
- Favorire il recupero, la rifunzionalizzazione, il
-Rafforzare il sistema produttivo locale al fine di completamento delle aree industriali ed artigianali esistenti,
al posto di nuove localizzazioni;
facilitare l’uscita dalla crisi;
-Sostenere le aziende che innovano e che incentivano le -Riutilizzo delle volumetrie produttive mai utilizzate o
dismesse o gravate da fallimenti.
specificità del territorio;
-Favorire il recupero, la rifunzionalizzazione, il -Creare un fondo di rotazione per rilevare le aziende in
completamento delle aree industriali ed artigianali chiusura, al fine di recuperarne aree, strutture ed apparati
produttivi.
esistenti, al posto di nuove localizzazioni.
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Obiettivi:
-Adeguamento del sistema delle
infrastrutturali di rango territoriale.
Miglioramento
dei
collegamenti
costa-aree
interne; promozione di
greenways e di itinerari
turistici mare-collina.
Azioni:
Interventi:
connessioni -Raddoppio in variante della SS.16 adriatica;
-Realizzazione del nuovo ponte sul Fiume Vomano, di
collegamento tra la zona industriale di Atri e Pineto ed il
-Completamento della direttrice pedemontana Marche- casello autostradale A14 di Roseto degli Abruzzi (località
Santa Lucia);
-Risoluzione di criticità specifiche sulla viabilità Abruzzo;
locale.
-Adeguamento della strada provinciale lungo Fino:
-Adeguamento di alcune tratte della A14;
-Promozione e valorizzazione degli itinerari storicoa) il tratto compreso tra il confine di provincia e la località
culturali e di valenza ambientale e paesaggistica, di -Potenziamento del sistema portuale regionale;
Piani di Castiglione M.R. è stato interessato dai lavori di
collina, di pianura e di costa.
realizzazione di un tratto di SSV di fondovalle, che dovrà
- Creazione di un sistema di servizi di trasporto pubblico essere completato nel tratto tra Piani di Castiglione e Bisenti;
metropolitano;
b) il tratto tra Bisenti e Val Vomano attiene, invece, alla
realizzazione di una variante all’attuale percorso della SS.81.
-Miglioramento della viabilità collinare di collegamento
-Realizzazione della Variante SS.16:
tra Atri e Pineto, tra Atri e Silvi e la lungo Fino.
a) Progetto preliminare ANAS, recepito dal PRIT per il tratto
-Completamento della rete dei percorsi ciclopedonali Montesilvano fino alla località Cerrano di Silvi Marina;
lungo la costa e messa in relazione con la rete ciclabile b) Studio di Fattibilità Anas per il tratto Silvi-Scerne.
ed urbana e con i principali assi di fondovalle.
-Connessione nodo tra ex SS.553 e variante nord SS.16:
a) Risoluzione della connessione diretta presso il nodo tra la
-Realizzazione di un sistema integrato di greenway
prevista variante alla SS.16 (lotto nord bis)e la ex SS.553
(sistema dei percorsi ciclopedonali, ippoviari, per
diretta ad Atri.
mountain bike o di tipo escursionistico).
-Promozione di itinerari turistici per la valorizzazione
-Nuova stazione ferroviaria Silvi Nord:
turistico/culturale del sistema delle grotte, delle fonti
-Completamento della pista ciclabile litoranea. Nello
storiche e dei
specifico, le tratte di intervento non ancora realizzate insistono
sui territori comunali di Pineto (Ponte del Vomano) Silvi
percorsi sotterranei.
(dalla località Cerrano al confine comunale sud).
-Completamento della
“Corridoio Adriatico”
pista
ciclabile
litoranea
-Valorizzazione “vie del vino”, “strade dell’olio” nei comuni
di Atri, Silvi, Pineto, Bisenti con la possibilità di
coinvolgimento del Comune di Città Sant’Angelo (PE).
- Sistema di Greenways di collegamento della Val Fino con
l’Adriatico.
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5.2.3. Visione strategica sistema territoriale complesso “Vomano”
La valutazione del territorio ha contribuito alla costruzione della “Vision” del Sistema Territoriale
Complesso Val Vomano e alla sua specificazione in Linee strategiche.
PER IL SISTEMA PAESAGGISTICO-AMBIENTALE
La Vision si fonda sulla messa in sicurezza del territorio dal Rischio Vomano, dal rischio frane nelle
zone collinari interne e costiere, sullo stop al consumo indiscriminato del suolo, favorendo interventi di
riqualificazione e rottamazione con particolare riferimento all’area urbana di Roseto degli Abruzzo, sulla
valorizzazione dei paesaggi agrari e delle produzioni di qualità, sul rafforzamento delle connessioni
ecologiche , evitando la saturazione delle aree attualmente libere e di filtro.
PER IL SISTEMA INSEDIATIVO
La Vision si fonda sulla riorganizzazione e ristrutturazione degli insediamenti esistenti, attraverso
l’allontanamento della viabilità di attraversamento, la realizzazione di centralità urbane , la marginatura
degli insediamenti verso le aree agricole, la riqualificazione delle aree urbane ed industriali dismesse o in
via di dismissione. La Vision si fonda, inoltre, sul contenimento del consumo di suolo, salvaguardando le
aree agricole, favorendo completamenti al posto di nuove espansioni, la riqualificazione delle aree
centrali urbane, e dei centri storici anche attraverso la promozione dell’ albergo diffuso.
PER IL SISTEMA DELLA PRODUZIONE E DEL TURISMO
La Vision si fonda sul contenimento del consumo di suolo, sulla specializzazione dei poli produttivi di
rango territoriale e di rango locale, sull’incentivazione di produzioni e di politiche imprenditoriali legate
alle tipicità del territorio.
PER IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ
La Vision si fonda sulla riorganizzazione del sistema della mobilità di scala territoriale e locale con la
finalità di mettere in sicurezza i centri urbani principali, di collegamento con la Val Tordino e la Val
Fino, rivalutando il ruolo delle attrezzature intermodali (autoporto e porto), intervenendo sulla dotazione
di parcheggi nei centri urbani e in corrispondenza dei caselli autostradali.
La Vision viene esplicitata attraverso le seguenti Linee Strategiche :
1. Recuperare il Vomano e valorizzare i paesaggi collinari della costa e delle aree interne.
2. Ripartire dalla viabilità per riorganizzare gli insediamenti.
3. Mettere in sicurezza i sistemi urbani , rendere fruibile il territorio.
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Obiettivi:
Azioni:
-Messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e -Riqualificazione
dal rischio esondazioni.
Vomano
Interventi:
e messa in sicurezza del Fiume -Rinaturalizzazione delle sponde fluviali.
-Salvaguardia delle aree di interesse paesaggistico - -Riqualificazione e messa in sicurezza
ambientale, creazione dei corridoi biologici e della collina costiera
paesaggistici di connessione tra ambienti diversi.
Recuperare il Vomano e
valorizzare i paesaggi
collinari e costieri
-Valorizzazione dei paesaggi
produzioni agricole locali.
rurali
e
delle
-Mettere in efficienza le opere di difesa esistenti, utili ai fini
della sicurezza idraulica.
-Assicurare la conservazione delle aree golenali e dei
meandri e delle condizioni per una libera divagazione delle
acque.
-Recuperare le piane di esondazione poco antropizzate alla
funzione di espansione naturale delle acque di piena.
-Fruizione attiva delle risorse naturali e del
Paesaggio
-Progetti piloti per fronteggiare il rischio frane della collina
costiera
-Dare attuazione alla istituzione della Riserva Naturale -Riqualificazione e valorizzazione dell’ambiente costiero e
“Borsacchio”
collinare della Riserva.
-Interventi di rinaturalizzazione e rimboschimento delle aree
fluviali e dei fossi.
-Diffusione Buone pratiche per la manutenzione e per la
coltivazione dei territori agricoli.
-Regimentazione delle acque di scolo.
-Salvaguardia dei crinali collinari e di ogni altro luogo -Controllo dell’attività edilizia.
caratterizzato da oggettive valenze paesaggistiche.
-Parco Agricolo delle Colline di Notaresco.
-Promozione delle produzioni agricolo a Km0.
-Controllo dell’attività edilizia soprattutto in corrispondenza
-Sostenere le attività impegnate nelle filiere agricole dei crinali collinari
che originano produzioni di pregio.
-Fattorie didattiche e fattorie per la vendita diretta dei
-Incentivare il turismo rurale.
prodotti agroalimentari.
-Promozione del le aziende agricole in chiave di presidio del
territorio.
-Incentivazione dei processi di autorigenerazione dei terreni
agricoli.
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-Mitigazione della frammentazione degli ecosistemi.
-Rinaturalizzazione corsi d’acqua intubati.
-Contenimento del consumo di suolo
-Attività di monitoraggio dei laghetti collinari.
-Riqualificazione ambientale ex aree di cava.
-Rinaturalizzazione delle sponde fluviali.
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-Riqualificazione delle discariche dismesse.
- Incentivazione dei processi di autorigenerazione dei terreni
agricoli.
-Controllo della nuova edificazione
attraverso la promozione di accordi di valenza intercomunale
,promozione di interventi di recupero e riconversione
patrimonio esistente.
-Previsione di Parchi Territoriali attrezzati in ambito -Parco Territoriale Attrezzato del Fiume Vomano
fluviale.
-Parchi urbani fluviali
-Parco del Borsacchio
-Percorsi turistico-ambientali.
-Corridoio verde dell’Adriatico
per consentire la fruizione delle risorse ambientali e per -itinerari cicloturistici.
valorizzare la loro presenza in prossimità dei sistemi
urbani
-Percorsi escursionistici per mountain bike.
-Ippovie e itinerari turistici a cavallo.
-Itinerari stazioni ferroviarie –fiume- centri storici di collina.
-Percorsi ciclopedonali in ambito urbano di collegamento
città-fiume.
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Obiettivi:
Azioni:
-Riqualificazione del sistema insediativo costiero e -Favorire la rifunzionalizzazione delle aree urbane delle
di pianura in seguito al miglioramento degli assi di Fornaci a Roseto
attraversamento-nord sud ed est-ovest.
-Messa a sistema e valorizzazione delle attrezzature e
-Riorganizzazione del sistema insediativo collinare. servizi di rango territoriale.
Ripartire dalla viabilità
per riorganizzare gli
insediamenti
Interventi:
-Strada pedecollinare delle Fornaci quale variante urbana
alla Ss16.
-Rifuzionalizzazione delle fornaci per innalzare la qualità
urbana e la dotazione dei servizi ed attrezzature urbane;
-Favorire logiche di tipo qualitativo piuttosto che di -Favorire interventi di riqualificazione e/o di -Controllo delle nuove edificazioni in corrispondenza delle
rottamazione degli insediamenti esistenti rispetto alla aree periurbane e dei crinali collinari , con particolare
crescita incrementale degli insediamenti.
previsione di nuove aree di espansione residenziale attenzione per le aree naturali e di valore paesaggistico.
-Stop al consumo indiscriminato del suolo.
e/turistica.
-Stop al consumo di suolo ed individuazione dei margini
degli insediamenti.
-Riprogettazione del sistema delle dotazioni -Definire i margini dei sistemi urbani.
territoriali.
-Coordinamento dell’attività di programmazione per -Riqualificare l’insediamento sorto negli ultimi 40 anni in
-Recupero e valorizzazione dei centri storici.
attrezzature e servizi di valenza territoriale.
termini di dotazioni di servizi alla popolazione, anche con
interventi di sostituzione , e di rifunzionalizzazione (
-Elevare la qualità urbana in termini di attrezzature e Roseto Area Centrale ).
servizi.
-Riuso e rifunzionalizzazione di importanti aree strategiche
-Ampliamento e riqualificazione ambientale e interne ai centri urbani principali al fine di dotare le città di
funzionale
servizi e strutture carenti : ampliamento Porticciolo di
Roseto.
-Favorire l’introduzione di usi ed attività compatibili nei
centri al fine della loro riqualificazione per la residenza -Riqualificazione degli spazi pubblici esistenti e in degrado.
e il turismo.
-Modalità procedurali per affrontare e risolvere il tema del
pregresso di piano.
-Facilitare l’uso delle attrezzature e servizi di rango
territoriale presenti nel territorio (impianti sportivi, poli
scolastici, poli amministrativi ,poli commerciali, poli
sanitari, ecc.), attraverso la promozione di politiche di
riequilibrio territoriale all’interno di un quadro generale di
riferimento “ Piano Provinciale delle dotazioni Territoriali”.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
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Obiettivi:
Riscoperta
delle
specificità locali per il
rilancio del sistema
della produzione e per
la promozione di nuovi
turismi
Azioni:
Interventi:
-Rafforzare il sistema produttivo locale al fine di -Favorire il recupero , la rifunzionalizzazione , il -Riutilizzo delle volumetrie produttive mai utilizzate o
facilitare l’uscita dalla
crisi, puntando sulle completamento delle aree industriali ed artigianali dismesse o gravate da fallimenti.
specificità del territorio;
esistenti , al posto di nuove localizzazioni;
-Creare consorzi
finalizzati alla massimizzazione dei
-Sostenere le aziende che innovano
e che
risparmi in materia di consumo energetico, con possibilità di
incentivano le specificità del territorio ;
-Favorire la specializzazione dei poli produttivi in poli produrre o acquistare in forma associata energia.
produttivi principali e poli produttivi locali, ai fini della
-Stop al consumo indiscriminato del suolo;
dotazione dei servizi e della caratterizzazione - Sostenere processi di trasformazione delle aree artigianalifunzionale.
industriali in APEA (Aree Produttive Ecologicamente
Attrezzate).
-Migliorare il sistema della logistica e
dell’accessibilità ;
-Incentivare attività artigianali e di trasformazione dei
prodotti agricoli ai fini di una specializzazione dell’area -Sostenere programmi di localizzazione di funzioni di tipo
direzionale al fine di favorire l’insediamento di imprese di
-Favorire il mantenimento/ il reinserimento delle partendo dalla specificità del territorio;
attività commerciali e delle attività artigiane nei
servizio in grado di fornire servizi ed assistenza.
-Attivare l’autoporto, quale promotore dello sviluppo
centri storici.
produttivo dell’area in un contesto regionale e -Incentivare attività impegnate in produzioni complementari
-Migliorare le produzioni agricole e la nazionale;
all’agricoltura (trasformazioni di prodotti, settore
multifunzionalità delle aree agricole
agroalimentare, ecc.) al fine di rafforzare i processi di filiera
-Sostenere politiche di risparmio energetico comuni;
a vantaggio delle produzioni tipiche locali di qualità.
-Favorire la mixitè funzionale finalizzata alla dotazione -Realizzazione di un’area di servizio e promozione delle
di servizi di scala territoriale.
attività agricole ( aree fiera, aree mercatali, etc.)
-Migliorare la viabilità di collegamento tra le diverse -Incentivare la localizzazione di attività innovative e di
aree artigianali e tra esse e le autostrade.
imprese giovani.
-Favorire la de destagionalizzazione
-Favorire la conversione dei cicli e dei processi produttivi
introducendo impianti ecologicamente sostenibili.
dell’offerta turistica nell’area costiera.
-Promuovere l’ampliamento del Porto Roseto per ampliare
l’offerta turistica .
-Promuovere politiche per
nei centri storici minori.
riavviare i laboratori artigiani
-Promozione dei “centri commerciali naturali” nei centri
storici maggiori.
-Favorire forme di turismo innovative : convegnistica;
turismo sociale, turismo verde, turismo sportivo.
-Favorire la realizzazione di struttura ricettive di qualità
nella zona del Porticciolo Turistico.
-Incentivare gli agriturismi e i Be B nelle aree agricole e
promozione dell’ albergo diffuso nei centri storici.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
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Mettere in sicurezza i
sistemi urbani, rendere
fruibile il territorio
Obiettivi:
Azioni:
-Potenziare il trasporto pubblico su ferro.
-Potenziare il sistema di
“metropolitana di superficie”.
Interventi:
trasporto
pubblico -Nuova Stazione a Cologna Spiaggia
-Riorganizzare e completamento della rete stradale
- Nuova SS150 del Vomano
-Prevedere
locale e territoriale.
una nuova viabilità in sostituzione
dell’attuale SS16 e SS150, con lo scopo di rendere più -Strada Pedecollinare delle fornaci
-Mettere in sicurezza e rendere efficienti la ss16 e efficiente il sistema viario e mettere in sicurezza i centri
urbani.
la SS150.
-Ponte sul Vomano di collegamento dell’autoporto e del
Casello dell’A14 con la zona industriale oltre il fiume
-Rivalutazione del ruolo delle attrezzature -Potenziamento della rete stradale dedicata alle attività Vomano;
intermodali (autoporto di e porto di Roseto degli produttive , quale spina dorsale del sistema delle
Abruzzi).
attività.
- Bretella di collegamento tra la Bassa Valle del Tordino e la
Bassa Valle del Vomano, con la previsione del raccordo
-Completamento della rete ciclabile e pedonale.
-Valorizzazione degli itinerari collinari e di percorsi diretto tra i nuclei industriali di Villa Zaccheo e di
ciclabili.
Castelnuovo;
-Favorire il collegamento con la vallata del Fino e con la -Pedecollinare Abruzzo-Marche : realizzazione del tratto tra
Vallata del Tordino.
Bisenti e Val Vomano;
-Valorizzazione di alcuni itinerari turistici mare- collina -Potenziamento delle aree di sosta e di parcheggio in
prossimità delle aree produttive e delle autostrade;
,legati alla storia e alle produzioni tipiche dei luoghi.
-Riqualificazione e valorizzazione delle Strade storiche di
crinale e di pendio, con la funzione di collegamento tra i
centri urbani collinari e tra questi e il fondovalle, funzionali
allo sviluppo di itinerari turistico-culturali tematici (strade
del vino, dell’olio, ecc.).Itinerari del Paesaggio.
-Realizzazione di itinerari cicloturistici sulla viabilità
ordinaria;
-Percorsi naturalistici per la fruizione del fiume Vomano e
in collegamento con i centri urbani della valle e con i centri
collinari;
-Ponte ciclopedonale del Vomano (Corridoio Adriatico) per
il collegamento del lungomare di Roseto con quello di
Scerne.
-Ampliamento del Porto di Roseto degli Abruzzi per la
promozione della pesca e il turismo.
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5.2.4. Visione strategica sistema territoriale complesso “Tordino- Teramo”
La valutazione del territorio ha contribuito alla costruzione della “Vision” del Sistema territoriale
Complesso” Tordino-Teramo e alla sua specificazione in Linee strategiche.
PER IL SISTEMA PAESAGGISTICO-AMBIENTALE
La Vision si fonda sulla messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e dal rischio esondazioni, sullo
stop al consumo indiscriminato del suolo, sulla valorizzazione dei paesaggi agrari e delle produzioni di
qualità, sul rafforzamento delle connessioni ecologiche e sulla dotazione di parchi ed aree verdi
all’interno dei sistemi insediativi.
PER IL SISTEMA INSEDIATIVO
La Vision si fonda sulla riorganizzazione e ristrutturazione degli insediamenti esistenti e del sistema
delle reti attorno a centralità urbane nuove ed esistenti, sul ripensamento del rapporto tra insediamento e
luoghi pubblici e tra insediamenti e servizi, in una logica di riequilibrio alla scala territoriale.
PER IL SISTEMA DELLA PRODUZIONE E DEL TURISMO
La Vision si fonda sul contenimento del consumo di suolo, sulla individuazione di poli produttivi di
rango territoriale e di rango locale, sull’incentivazione di produzioni innovative e di politiche
imprenditoriali legate alle specificità del territorio.
PER IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ
La Vision si fonda sulla riorganizzazione del sistema della mobilità, potenziando il trasporto pubblico su
ferro, dando nuovo valore alle stazioni ferroviarie, riorganizzando la rete stradale (territoriale e locale),
intervenendo sulla dotazione di parcheggi, rivalutando il ruolo delle attrezzature intermodali (autoporto e
porto).
La Vision viene esplicitata attraverso le seguenti Linee Strategiche:
1. Un territorio sicuro e una nuova alleanza città-campagna;
2. Un sistema urbano policentrico in equilibrio: nuove centralità ed antiche centralità;
3. Alla ricerca della sostenibilità e del rilancio del sistema della produzione artigianale, industriale e
il commercio;
Una rete infrastrutturale efficiente.
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Allegato n.2
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Obiettivi:
Azioni:
Interventi:
-Salvaguardia delle aree di interesse paesaggistico - -Ricostituzione della rete ecologica
ambientale, creazione dei corridoi biologici e
paesaggistici di
connessione tra ambienti diversi.
Un territorio sicuro e
una n uova alleanza
città-campagna
-Interventi di rinaturalizzazione e rimboschimento.
-Ripristino di pratiche agrarie finalizzate alla ricostituzione
di siepi e filari.
-Opere di bonifica delle acque fluviali.
-Promozione del le aziende agricole in chiave di presidio del
-Messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e
territorio.
dal rischio esondazioni.
-Progetti pilota per la messa in sicurezza del territorio -Diffusione Buone pratiche pere la manutenzione e per la
collinare, di pianura e costiero
coltivazione dei territori agricoli.
-Contrastare la frammentazione del territorio
-Rimboschimenti ed interventi di rinaturalizzazione.
agricolo e salvaguardia dei varchi ambientali.
-Regimentazione delle acque di scolo.
-Controllo dell’attività edilizia.
-Valorizzazione dei paesaggi rurali e delle
produzioni agricole locali.
-Salvaguardia dei crinali collinari e di ogni altro luogo -Parchi agricoli: (Parco Savini, ecc.).
caratterizzato da oggettive valenze paesaggistiche.
-Recupero strade interpoderali.
-Fruizione attiva delle risorse naturali e del -Promozione del consumo agricolo a Kmzero.
-Controllo dell’attività edilizia
Paesaggio
-Sostenere le attività impegnate nelle filiere agricole che -Orti urbani nei centri maggiori.
originano produzioni di pregio.
-Fattorie didattiche e fattorie per la vendita diretta dei
-Riqualificazione degli ambienti degradati /Gestione -Incentivare il turismo rurale.
prodotti agroalimentari.
dello smaltimento rifiuti e dell’uso delle fonti
rinnovabili
-Mitigazione della frammentazione degli ecosistemi.
-Rinaturalizzazione corsi d’acqua intubati.
-Contenimento del consumo di suolo
-Rinaturalizzazione delle sponde fluviali.
-Riqualificazione ambientale ex aree di cava.
- Incentivazione dei processi di autorigenerazione dei terreni
agricoli.
-Riqualificazione delle discariche
dismesse.
-Ecodotti
-Riqualificazione Naturalistica dell’ex area CIRSU e della
discarica “La Torre”
-Controllo della nuova edificazione attraverso la promozione
di accordi di valenza intercomunale, promozione di
interventi di recupero e riconversione patrimonio esistente.
-Previsione di Parchi Territoriali attrezzati e di Parchi -Parco del Fiume Tordino
Urbani in ambito fluviale.
-Parco delle Gole di Ripattoni
-Parco di Piano della Lente
-Percorsi turistico-ambientali.
per consentire la fruizione delle risorse ambientali e per
valorizzare la loro presenza in prossimità dei sistemi
urbani
PROVINCIA DI TERAMO
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Allegato n.2
-Corridoio verde dell’Adriatico
-Itinerari cicloturistici
-Percorsi escursionistici per mountain bike.
-Ippovie e itinerari turistici a cavallo
-Itinerari stazioni ferroviarie –fiume- centri storici di collina.
-Percorsi ciclopedonali in ambito urbano di collegamento
città-fiume.
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COPIA
Obiettivi:
-Riorganizzazione
fondovalle
Azioni:
del
sistema
insediativo
Interventi:
di -Previsione di nuove centralità urbane intorno alle quali -Controllo delle nuove edificazioni
riorganizzare i sistemi insediativi di fondovalle.
attenzione per le aree naturali e di pregio.
con
particolare
-Riorganizzazione del sistema insediativo collinare
-Riqualificazione degli spazi pubblici esistenti e in -Rifunzionalizzare le stazioni ferroviarie esistenti e/o
degrado.
realizzare nuove fermate del servizio di trasporto pubblico
-Favorire logiche di tipo qualitativo piuttosto che di
metropolitano al fine di operare un ridisegno complessivo
-Messa
crescita incrementale degli insediamenti
a sistema e valorizzazione delle attrezzature e delle aree limitrofe in cui promuovere la razionalizzazione e
Un
sistema
urbano
servizi di rango territoriale.
l’equilibrio degli spazi pubblici e di uso pubblico.
policentrico in equilibrio:
-Stop al consumo indiscriminato del suolo
nuove centralità
-Favorire interventi di riqualificazione e/o di -Nuove strutture e servizi di rango territoriale soprattutto
-Riprogettazione del sistema delle dotazioni rottamazione degli insediamenti esistenti rispetto alla nella città di Teramo e di Giulianova, idonee ad ospitare
territoriali
previsione di nuove aree di espansione residenziale turismo congressuale, meeting, esposizioni, ecc.
e/turistica.
-Recupero e valorizzazione dei centri storici
-Riqualificare l’insediamento sorto negli ultimi 40 anni in
-Definire i margini dei sistemi urbani.
termini di dotazioni di servizi alla popolazione.
-Coordinamento dell’attività di programmazione per -Riuso e rifunzionalizzazione di importanti aree strategiche
attrezzature e servizi di valenza territoriale.
interne ai centri urbani principali al fine di dotare le città di
servizi e strutture carenti.
-Elevare la qualità urbana in termini di attrezzature e
servizi.
-Facilitare l’uso delle attrezzature e servizi di rango
territoriale presenti nel territorio (impianti sportivi, poli
scolastici, poli amministrativi, poli commerciali, poli
sanitari, ecc.), attraverso la promozione di politiche di
riequilibrio territoriale all’interno di un quadro generale di
riferimento “ Piano Provinciale delle dotazioni Territoriali”.
-Promuovere la realizzazione di una rete delle eccellenze del
territorio (l’insieme dei centri di ricerca, i luoghi di
produzione culturale di eccellenza, le sedi di servizi di
valenza sovraregionale, il parco agroalimentare, il polo del
loisir, ecc.)
PROVINCIA DI TERAMO
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Allegato n.2
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Alla ricerca della
sostenibilità e del rilancio
del sistema della produzione
artigianale, industriale e il
commercio
Obiettivi:
Azioni:
Interventi:
-Rafforzare il sistema produttivo locale al fine di
facilitare l’uscita dalla crisi.
-Sostenere le aziende che innovano e che
incentivano le specificità del territorio.
-Stop al consumo indiscriminato del suolo.
-Migliorare il sistema della logistica e
dell’accessibilità.
-Favorire il mantenimento/ il reinserimento delle
attività commerciali e delle attività artigiane nei
centri storici.
-Favorire il recupero, la rifunzionalizzazione, il -Riutilizzo delle volumetrie produttive mai utilizzate o
completamento delle aree industriali ed artigianali dismesse o gravate da fallimenti.
esistenti, al posto di nuove localizzazioni.
-Creare un fondo di rotazione per rilevare le aziende in
-Promuovere l’eventuale localizzazione di servizi e di chiusura, al fine di recuperarne aree, strutture e d apparati
produttivi.
attrezzature con logiche di scala vasta.
-Favorire la specializzazione dei poli produttivi in poli -Creare consorzi finalizzati alla massimizzazione dei
produttivi principali e poli produttivi locali, ai fini della risparmi in materia di consumo energetico, con possibilità di
dotazione dei servizi e della caratterizzazione produrre o acquistare in forma associata energia.
funzionale.
- Sostenere processi di trasformazione delle aree artigianali-Sostenere politiche di risparmio energetico comuni.
industriali in APEA (Aree Produttive Ecologicamente
Attrezzate).
-Favorire la mixitè funzionale finalizzata alla dotazione
-Sostenere programmi di localizzazione di funzioni di tipo
di servizi di scala territoriale.
direzionale al fine di favorire l’insediamento di imprese di
-Specializzazione del nodo di Mosciano Sant’Angelo, servizio in grado di fornire servizi ed assistenza.
quale polo plurifunzionale.
-Incentivare attività impegnate in produzioni complementari
all’agricoltura (trasformazioni di prodotti, settore
agroalimentare, ecc.) al fine di rafforzare i processi di filiera
a vantaggio delle produzioni tipiche locali di qualità.
-Incentivare la localizzazione di attività innovative e di
imprese giovani.
-Favorire la conversione dei cicli e dei processi produttivi
introducendo impianti ecologicamente sostenibili.
-Terziarizzazione del polo di Mosciano San’Angelo,
previsione del Polo agroalimentare e di un centro per la
logistica al servizio del commercio e di attività commerciali
anche di notevole estensione.
-Promuovere l’ampliamento del Porto di Giulianova anche ai
fini della promozione dell’attività di cantieristica.
-Promuovere politiche per riavviare i laboratori artigiani nei
centri storici minori.
-Promozione dei “centri commerciali naturali” nei centri
storici maggiori.
PROVINCIA DI TERAMO
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Allegato n.2
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COPIA
Obiettivi:
Azioni:
Interventi:
-Potenziare il trasporto pubblico su ferro.
Una rete
Una
infrastrutturale
efficiente
-Potenziare il sistema di trasporto pubblico -Adeguamento strutturale della linea
metropolitano su ferro , come presupposto in grado di (materiale rotabile, sistemi di comando, punti di scambio ed
-Riorganizzazione e completamento della rete generare nuove centralità urbane;
incrocio).
stradale locale e territoriale.
-Potenziamento della rete stradale dedicata alle attività -Potenziamento della Linea Giulianova-Teramo attraverso la
-Rivalutazione del ruolo delle attrezzature produttive , quale spina dorsale del sistema delle
realizzazione di una sua connessione diretta alla linea
intermodali (autoporto e porto).
attività.
Adriatica e mediante un raccordo diretto tra le fermate di
Colleranesco e Cologna Spiaggia.
rete -Completamento della rete ciclabile e pedonale, -Valorizzazione degli itinerari collinari e di percorsi
itinerari del paesaggio collinare .
ciclabili.
- Riqualificazione delle fermate esistenti e realizzazione di
due nuove fermate S. Atto e Colleranesco.
-Ampliamento del porto di Giulianova.
- Potenziamento e riqualificazione dell’attuale stazione della
Gammarana, nell’ambito del Programma di Riqualificazione
Urbana del Nuovo Quartiere.
-Realizzazione di una rete di servizio alle aree industriali :
a) Strada a scorrimento veloce S.Nicolò- Garrufo;
b) Bretella di collegamento tra la Bassa Valle del Tordino e
la Bassa Valle del Vomano, con la previsione del raccordo
diretto tra i nuclei industriali di Villa Zaccheo e di
Castelnuovo;
c) Il IV stralcio della Teramo- Mare, con il collegamento tra
il casello autostradale di Mosciano San’Angelo e il Porto di
Giulianova.
-Potenziamento delle aree di sosta e di parcheggio in
prossimità delle aree produttive e nel polo plurimodale di
Mosciano Sant’Angelo.
-Riqualificazione e Valorizzazione delle Strade storiche di
crinale e di pendio, con la funzione di collegamento tra i
centri urbani collinari e tra questi e il fondovalle, funzionali
allo sviluppo di itinerari turistico-culturali tematici ( strade
del vino, dell’olio, ecc.).
-Realizzazione di itinerari cicloturistici sulla viabilità
ordinaria;
-Percorsi naturalistici per la fruizione del fiume Tordino.
-Percorsi di connessione tra i parchi urbani attrezzati in
ambito fluviale e le fermate del sistema di trasporto pubblico
su ferro.
-Percorsi ecologici in corrispondenza dei principali corridoi
ecologici, ecc.
-Ampliamento delle banchine e dei moli del Porto di
Giulianova, finalizzato all’attività di pescaggio ma anche per
l’attracco di servizi di linea riservati al trasporto passeggeri e
anche in funzione dell’attività cantieristica in espansione.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
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5.2.5. Visione strategica dei sistemi territoriali complessi “Laga - Gran Sasso”
VISIONE STRATEGICA
La valutazione del territorio ha contribuito alla costruzione della “Vision” del Sistema Territoriale
Complesso” e alla sua specificazione in Linee strategiche.
L’ambito montano è una risorsa ambientale dell’intera provincia di Teramo, unica per l’eccezionalità ed i
differenti tipi di paesaggio ospitati in una superficie limitata e compatta; si tratta di un territorio
fortemente connaturato dall’azione antropica che nei secoli ha insediato questi luoghi e ne ha via via
ridefinito i significati fino a situazioni recenti e puntuali di particolare conflittualità; la vision si fonda sul
riscoprire l’ambito montano quale “territorio primario”, sfondo persistente delle trasformazioni
territoriali, “basso continuo” ancora capace di scandire i ritmi contemporanei della Città Adriatica.
PER IL SISTEMA PAESAGGISTICO-AMBIENTALE
La Vision si fonda sulla messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e dal rischio esondazioni, sul
recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio d’interesse storico ed architettonico; sulla
valorizzazione dei paesaggi montani e rurali e delle produzioni di qualità; sulla messa in campo di
strategie più specificamente rivolte alla promozione della fruizione turistica del territorio, mediante
forme alternative al turismo di massa e maggiormente rivolte alla esplorazione del territorio e alla
conoscenza delle sue valenze ambientali, naturalistiche e culturali.
Sistema LAGA:
la Vision si fonda sull’istituzione di un rapporto tra valorizzazione del territorio e sviluppo del settore
turistico, quale variabile dipendente dalla capacità di conservazione e valorizzazione del patrimonio
naturale, ambientale e paesaggistico e dei beni storico artistici. Preso atto che nel sub-ambito risulta
irrilevante la dotazione di servizi turistici, qualsiasi ipotesi di sviluppo del settore dovrà costituirsi quale
fattore d’innesco di un processo di riantropizzazione attraverso il quale riattivare nel breve tempo la
“vitalità” delle componenti territoriali strategiche. La qualità del sistema relazionale dell’offerta turistica
dovrà fondarsi sulla diversificazione spaziale e temporale al variare dei quadri ambientali e all’alternarsi
delle stagioni. In tal senso sarà necessario programmare una infrastrutturazione “discreta” del territorio in
grado di permettere l’articolazione di itinerari tematici integrati interni e interattivi con i territori mediocollinari e costieri per la fruizione delle principali risorse storico-artistiche presenti lungo la direttrice
longitudinale transcollinare della S.S.81.
PER IL SISTEMA DELLA PRODUZIONE
Sistema GRAN SASSO:
la Vision si fonda sull’incentivazione di produzioni innovative e di politiche imprenditoriali legate alle
specificità del territorio; esse si fondano nelle radici artigianali di cui il territorio si compone e che oggi
suscitano interesse per la provincia a livello internazionale. La promozione dell’attività artigianale è
altresì legata alla ri-significazione dell’identità culturale di questi luoghi nel panorama globalizzato
contemporaneo.
PER IL SISTEMA INSEDIATIVO
Sistema GRAN SASSO:
la Vision si fonda sulla riorganizzazione e riqualificazione degli insediamenti esistenti attraverso precise
azioni di tutela, di ripristino e di conservazione del patrimonio edilizio esistente; sulla definizione di un
sistema a rete dei borghi storici attorno ai poli condensatori di servizi; sul ripensamento del rapporto tra
insediamenti e servizi, in una logica di riequilibrio alla scala territoriale, confermando il ruolo gerarchico
di Montorio quale “porta del Gran Sasso”.
Sistema LAGA:
la Vision si fonda sulla ricerca di una nuova vitalità dei borghi montani atta a definire la costituzione di
poli specializzati a prevalente vocazione turistico ricettiva; l’alta capacità di attrazione in virtù di tale
reinterpretazione in chiave turistica costituisce il potenziale irrinunciabile d’innesco della vitalità del
nuovo sistema di sviluppo; anche per questo ambito si rende necessaria la definizione di un sistema a rete
dei borghi montani attorno ai poli condensatori di servizi ed il ripensamento del rapporto tra insediamenti
e servizi, in una logica di riequilibrio alla scala territoriale, riconoscendo nei territori di Campli e
Civitella la “soglia” di accesso ai monti della Laga.
PER IL SISTEMA DEL TURISMO
Sistema GRAN SASSO:
la Vision si fonda sull’istituzione di un rapporto tra valorizzazione del territorio e sviluppo del settore
turistico, quale variabile dipendente dalla capacità di conservazione e valorizzazione del patrimonio
naturale, ambientale e paesaggistico e dei beni storico artistici. Preso atto che nel sub-ambito esiste un
sistema di strutture ricettive e servizi, l’uso turistico del territorio pone il problema della sua
riqualificazione e del suo potenziamento per riattivarne nel breve tempo la capacità attrattiva. In
considerazione delle molteplici valenze ambientali presenti nel sub-ambito, la qualità del sistema
relazionale dell’offerta turistica può fondarsi sulla diversificazione spaziale e temporale al variare dei
quadri ambientali e all’alternarsi delle stagioni. A tal fine sarà opportuno supportare il sistema turistico
esistente mediante la definizione di itinerari tematici integrati interni e interattivi con i territori mediocollinari e costieri.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Sistema LAGA:
la Vision si fonda sul rilancio di attività produttive di nicchia legate alle specificità del territorio, capaci
di interagire con l’offerta turistica; in tale ottica il re-insediamento può essere inteso quale variabile
dipendente della produttività ormai spenta del territorio. Una produttività da riattivare utilizzando le
stesse matrici che avevano dato origine agli insediamenti storici; modernizzando le modalità d’uso del
territorio, delle forme d’impresa e di produzione, della struttura organizzativa e della
commercializzazione; integrando le attività tradizionali con nuove forme complementari, compatibili e
adeguatamente localizzate.
PER IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ
La Vision si fonda sul potenziamento del sistema relazionale, turistico e insediativo, attraverso il riordino
integrato del reticolo dei tracciati esistenti assegnando loro nuovi ruoli e nuove potenzialità di
correlazione a fini principalmente turistici. La strategia andrà indirizzata al miglioramento della fruizione
visiva del territorio attraverso la valorizzazione turistica della fascia relazionale d’interesse stradale delle
percorrenze principali prevedendo la possibilità di attivare al suo interno funzioni complementari che
vanno oltre quella del puro collegare (punti, linee, luoghi).
In particolare si dovrà valorizzare la rete capillare delle connessioni storiche per usi a bassa velocità,
alternativi a quelli veicolari.
La Vision viene esplicitata attraverso le seguenti Linee Strategiche :
1.
2.
3.
4.
Sicurezza del territorio, recupero patrimonio edilizio, valorizzazione dei paesaggi;
Ripristino e conservazione del sistema insediativo e suo re-insediamento;
Rilancio attività produttive legate alle tradizioni del territorio;
Riordino dei ruoli del sistema viario, promozione della rete delle connessioni storiche quale
possibilità di itinerario alternativo.
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COPIA
Obiettivi:
- Salvaguardia degli alvei fluviali.
-Salvaguardia delle aree a rischio frana.
-Salvaguardia degli ambiti di tutela vegetazionali.
Sicurezza del territorio,
recupero del patrimonio
edilizio, valorizzazione dei
paesaggi
Azioni:
Interventi:
-Interventi di rinaturalizzazione e rimboschimento.
-Messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e dal
-Opere di tutela delle falde acquifere.
rischio esondazioni.
-Contrastare la frammentazione e la disertificazione del -Promozione del le aziende agricole in chiave di presidio del
territorio.
territorio agricolo e salvaguardia dei varchi ambientali.
- Recupero e valorizzazione del patrimonio -Salvaguardia dei crinali montani e alto collinari e di ogni - Incentivazione dei processi di autorigenerazione dei terreni
architettonico di valenza storico – documentale.
altro
luogo
caratterizzato
da
oggettive
valenze agricoli.
paesaggistiche.
- Valorizzazione dei paesaggi rurali e delle produzioni
-Rinaturalizzazione dei canali artificiali.
agricole locali.
-Promozione del consumo agricolo a Km0.
-Controllo del livello di sicurezza dei laghetti naturali ed
- Valorizzazione delle aree sottoposte a vincolo di tutela -Sostenere le attività impegnate nelle filiere agricole che artificiali.
paesaggistica e delle aree protette.
originano produzioni di pregio.
-Diffusione Buone pratiche pere la manutenzione e per la
- Valorizzazione e messa a sistema delle aree parco.
coltivazione dei territori agricoli.
-Incentivare il turismo montano e il turismo rurale.
- Fruizione attiva delle risorse naturali e del paesaggio -Percorsi turistico-ambientali,
-Controllo dell’attività edilizia.
montano.
per consentire la fruizione delle risorse ambientali e per
valorizzare la loro presenza in prossimità dei centri storici -Messa a sistema della “dorsale” di valorizzazione turistica del
minori.
territorio
-Percorsi escursionistici per mountain bike; itinerari cicloturistici
-Ippovie e itinerari turistici a cavallo
-Itinerari principali nodi di cambio infrastrutturali verso territori di
alto valore paesaggistico e verso centri storici minori.
PROVINCIA DI TERAMO
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
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Obiettivi:
Azioni:
- Riorganizzazione e riqualificazione degli insediamenti - Ripensamento del rapporto tra insediamenti e servizi, in una
esistenti attraverso precise azioni di tutela, di ripristino e logica di riequilibrio alla scala territoriale.
di conservazione del patrimonio edilizio esistente.
- Confermare il ruolo gerarchico di Montorio quale “porta del
- Definizione di un sistema a rete dei borghi storici Gran Sasso”.
attorno ai poli condensatori di servizi.
- Riconoscere nei territori di Campli e Civitella la “soglia” di
accesso al sistema dei Monti della Laga.
- Ricerca di una nuova vitalità dei borghi montani atta a
definire la costituzione di poli specializzati a prevalente - Favorire anche con politiche di investimenti mirati, gli
vocazione turistico ricettiva.
interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente.
Interventi:
- Controllo degli interventi edilizi sul patrimonio dei centri
storici minori.
- Riqualificare le connessioni territoriali con le dotazioni
infrastrutturali e dei servizi costruendo una rete di connessione
intersistema.
- Recupero dei centri storici con l’introduzione di funzioni
compatibili legati alla promozione turistica del territorio albergo
diffuso, ecc.
- Promuovere politiche per riavviare i laboratori artigianali nei
- Messa a sistema e valorizzazione delle attrezzature e servizi centri storici minori.
Ripristino e conservazione del - Costituire attraverso una reinterpretazione in chiave di rango territoriale.
- Promozione dei “centri commerciali naturali” nei centri storici
sistema
insediativo
e
suo turistica del patrimonio dei centri storici minori il
potenziale d’innesco per un nuovo sistema di sviluppo.
- Coordinamento dell’attività di programmazione per maggiori.
reinsediamento
attrezzature e servizi di valenza territoriale.
- Riutilizzo delle volumetrie produttive mai utilizzate o dismesse
- Elevare la qualità del sistema del parco in termini di o gravate da fallimenti.
attrezzature e servizi.
- Riflettere sulle ‘vocazioni possibili’ dei centri storici minori
promuovendo azioni di reinsediamento a caratteri insediativi,
turistico ricettivi, o della produzione dell’artigianato locale.
- Sostenere le aziende che innovano e che incentivano le
specificità del territorio.
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Obiettivi:
Azioni:
Interventi:
- Istituzione di un rapporto tra valorizzazione del - Conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale, - Diversificazione spaziale e temporale dei servizi al turismo,
che si modificano al variare dei quadri ambientali e all’alternarsi
territorio e sviluppo del settore turistico.
ambientale e paesaggistico e dei beni storico artistici.
delle stagioni.
- Adeguamento del sistema delle connessioni - Messa a sistema delle risorse turistiche delle aree parco con il
infrastrutturali di rango territoriale.
tessuto infrastrutturale di collegamento territoriale e nazionale. - Potenziamento e diversificazione del sistema turistico ricettivo
costituente il sistema delle attrezzature sportive invernali e dei
- Promozione e valorizzazione degli itinerari storico- - Sviluppo del sistema turistico montano a partire dalla rete percorsi escursionistici.
culturali, di valenza ambientale e paesaggistica, fondata sul progetto APE (Appennino Parco d’Europa).
- Supportare il sistema turistico esistente mediante la definizione
favorendo azioni di scambio con i sistemi di collina, di
pianura e di costa.
- Realizzazione di un sistema integrato di greenway (sistema di itinerari tematici integrati interni e interattivi con i territori
dei percorsi ciclopedonali, ippoviari, per mountain bike o di medio-collinari e costieri.
tipo escursionistico).
- Promozione di itinerari turistici per la valorizzazione
turistico/culturale del sistema dei sentieri montani e dei
percorsi escursionistici.
Potenziamento
del
Sistema
turistico locale quale riscoperta
dei ‘territori primari’
Obiettivi:
Azioni:
Interventi:
- Potenziamento del sistema relazionale, turistico e - Miglioramento della fruizione visiva del territorio attraverso - Valorizzare il sistema della ‘dorsale di collegamento
insediativo, attraverso il riordino integrato del reticolo la valorizzazione turistica della fascia relazionale d’interesse intersistema’ quale possibile scenario di rilancio del sistema dei
centri storici minori e delle aree a forte valenza naturale e
dei tracciati esistenti.
stradale delle percorrenze principali.
paesaggistica.
- Assegnare al sistema della mobilità locale dell’ambito - Prevedere la possibilità di attivare funzioni complementari
montano nuovi ruoli e nuove potenzialità di correlazione che vadano oltre la mera funzione di collegamento ma che - Programmare una infrastrutturazione “discreta” del territorio in
grado di permettere l’articolazione di itinerari tematici integrati
a fini principalmente turistici.
siano sistemi integrati di punti, linee e luoghi.
interni e interattivi con i territori medio-collinari e costieri per la
- Valorizzare la rete capillare delle connessioni storiche per usi fruizione delle principali risorse storico-artistiche presenti lungo
la direttrice longitudinale transcollinare della S.S.81.
a bassa velocità, alternativi a quelli veicolari.
Potenziamento
della mobilità
PROVINCIA DI TERAMO
del
sistema
Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
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5.3 Progetti Strategici
5.3.1. Città della Costa
Il nuovo assetto della direttrice adriatica si discosta significativamente dalle rappresentazioni ormai
consolidate di un territorio dai profili di sviluppo a “fasce longitudinali” aderenti alla morfologia del
territorio e attribuisce maggiore rilevanza alla forza crescente delle direttrici trasversali Est-Ovest, che
associano le potenzialità della fascia costiera con i territori dell’interno, soprattutto in corrispondenza dei
solchi vallivi.
In questa visione, peraltro ribadita dallo Studio di Fattibilità promosso dall’ANAS volto all’adeguamento
della SS16 Adriatica nei territori di Marche, Abruzzo, Molise e Puglia, acquista una particolare
importanza la stessa proiezione delle direttrici trasversali verso il quadrante adriatico-balcanico,
favorendo una lettura trans-scalare di questa direttrice, attribuendo, di conseguenza, alla direttrice nordsud la sola funzione di mantenimento della coesione interna della città ormai consolidata.
Emerge in tal modo una visione al futuro stratificata a due livelli: quella dei territori-rete organizzati
prevalentemente lungo direttrici di flusso Est-Ovest, che creano relazioni di interdipendenza crescente
rispetto al centro Italia e verso l’euroregione adriatico-balcanica, intersecandosi con le direttrici di flusso
associate agli spazi costieri Nord-Sud; e quello dei territori della prossimità, che pur mantenendo il
radicamento nelle identità locali, fanno emergere alcuni grandi spazi sovralocali come piattaforme
prioritarie di centralità transcalari.
Territori-rete e territori della prossimità dovranno assolvere in tal modo a due funzioni vitali: daun lato,
aprirsi ai flussi relazionali da cui dipende il posizionamento competitivo del sistema medio adriatico;
dall’altro, mantenere la coesione che valorizza il capitale identitario locale e che rende possibile la
riproduzione di un modello di sviluppo che tanto successo ha avuto fino ad oggi.
I territori-rete ed i territori della prossimità si intrecciano in alcuni spazi-chiave, che più di altri hanno la
funzione di commutare i flussi materiali e immateriali; sono questi i “territori snodo” di cui parla il
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel rapporto “Reti e territorio italiano al futuro” del maggio
2006, in cui i territori-snodo di Ancona e Pescara vengono definiti come le chiodature funzionali del
territorio italiano. Questi territori interconnettono aeroporti, porti, interporti, stazioni ferroviarie, caselli
autostradali, distretti dell’innovazione tecnologica, università, e altre funzioni di eccellenza che agiscono
a favore della competitività dell’intero sistema medio adriatico.
La visione al futuro della città adriatica teramana assume in definitiva la geografia dei territori-rete, di
prossimità e di snodo che si sovrappone a quella consolidata della “città infinita di costa”. Si ridefinisce
così il contesto delle azioni prioritarie a valenza strategica per lo sviluppo a medio termine, a cui riferire
le ipotesi di riassetto territoriale che il Piano Strategico “Città della Costa” dovrà mettere in campo.
Appare quindi strategico proporre una ipotesi di riassetto territoriale che parti dal sistema della viabilità
incentrato sulla nuova SS16 e che si configuri come progetto di territorio, capace di portare innovazione
nella prospettiva dello sviluppo sostenibile, competitivo e coeso, finalizzato a :
a.1 Mettere a sistema il sistema della accessibilità e il sistema dei nodi intermodali (porti, interporti,
aeroporti e stazioni ferroviarie).Occorre promuovere la integrazione tra il sistema infrastrutturale di
corridoio (S.S.16 esistente, Nuova S.S.16, A14 con la ferrovia e il sistema marittimo) attraverso
l’identificazione dei nodi strategici per l’ intermodalità, da cui far discendere vincoli di tracciato e
prestazioni richieste alla nuova S.S.16. In tale ottica va necessariamente completato l’ultimo tratto della
Teramo-Mare e della Nuova SS150 dal Casello dell’A24 fino a Roseto, il miglioramento della SS.259
della Val Vibrata, della strada provinciale lungo Fino, in modo da mettere in relazione i porti, le stazioni
ferroviarie e i caselli autostradali e le attrezzature della logistica.
a.2 Separare i “flussi urbani” dai “flussi di area vasta”. Lo scopo è innanzi tutto quello di dirottare i
traffici di attraversamento dalle aree urbane costiere; a questo scopo va messo in gioco anche l’entroterra
collinare per collegare più direttamente gli insediamenti delle valli trasversali, evitandone la gravitazione
sul corridoio costiero e quindi un ulteriore carico per la rete autostradale e per la statale adriatica. Inoltre
si dovranno potenziare le connessioni tra tutte le direttrici della mobilità costiera e marittima, favorendo
in particolare il ricorso al servizio ferroviario nella prospettiva di un forte impulso alla mobilità
sostenibile.
a.3 Favorire l’innovazione nella concezione e nella progettazione delle reti infrastrutturali
Affinché il potenziamento del sistema della viabilità possa rappresentare l’incubatore di una
trasformazione positiva del territorio adriatico teramano è utile far convergere molteplici strategie di
settore nella progettazione e gestione delle diverse reti, in particolare per ciò che attiene le innovazioni in
materia di mobilità sostenibile e di produzione di energie rinnovabili.
Grande significato dovrà essere attribuito, ad esempio, al completamento delle reti ciclabili di valenza
territoriale con il completamento del Corridoio verde dell’Adriatico e con il suo collegamento con le
piste ciclabili fluviali e con quelle locali interne ai sistemi insediativi. Non da meno, nella definizione e
riqualificazione della rete, dovrà essere soddisfatta la domanda di nuove forme di socialità metropolitane,
valorizzando il rapporto con le nuove centralità del territorio e le nuove valenze dei tradizionali spazi di
servizio associati alla strada, in modo da proporre un uso plurimo della strada innovando pratiche ed usi
dello spazio. Inoltre, tenuto conto della necessità di integrazione modale, un elemento da approfondire
sarà la proposta di realizzazione di un sistema di monitoraggio, basato sulle nuove tecnologie di
rilevamento dei flussi e di tele-comunicazione, in grado di guidare l’utente verso la migliore scelta sia di
itinerario sia di modo, con evidenti vantaggi per la qualità del trasporto e la sicurezza.
b. Riqualificare il paesaggio costiero e mettere in sicurezza il territorio
Strategie di intervento
a. Migliorare l’accessibilità e la mobilità sostenibile della città adriatica teramana
Il funzionamento della città del medio adriatico è oggi seriamente ostacolato dalla congestione dei
traffici di attraversamento che non vengono smaltiti in misura adeguata dal sistema congiunto
dell’autostrada e dalla attuale ss.16 con le sue varianti locali. Al tempo stesso, la ferrovia adriatica
privilegia ancora le percorrenze di lunga tratta, con servizi non cadenzati ed essenzialmente di media e
lunga percorrenza, disattendendo il suo possibile ruolo strategico a servizio della conurbazione costiera.
Infine le vie d’acqua non sono ancora attrezzate per esercitare una efficace funzione alternativa agli
spostamenti costieri in particolare merci, ma non solo.
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Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
La fascia litoranea adriatica è costituita per la gran parte da una stretta fascia pianeggiante
immediatamente fiancheggiata da un apparato collinare più o meno rilevante. Se in una prima fase di
urbanizzazione è sembrato quasi “naturale” sviluppare un assetto urbano di fondovalle, oggi la necessità
di trovare nuovi spazi per l’edificato e al contempo evitare la congestione abitativa e il traffico sempre
più in incremento della fascia costiera sta comportando l’ispessimento del tessuto insediativo anche
piuttosto lontano dal fronte mare, in posizioni più distanti dal centro, ma con migliori condizioni
ambientali. Ciò sta provocando gravi rischi per l’impatto sul paesaggio della prima quinta costiera e per
la fragilità del territorio costiero collinare e di quello ancora libero di pianura. La sensibilità ai valori del
contesto ambientale-paesaggistico locale dovrà essere assunta dal progetto strategico come una delle
condizione determinanti per la impostazione del riassetto della struttura territoriale. In tale proposta di
riassetto il Paesaggio costiero con le sue spiccate valenze turistiche viene a configurarsi come valore
capace di indurre un diverso modo di pensare allo sviluppo di questo territorio. Il progetto di
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trasformazione della costa sarà quindi un progetto di riqualificazione ecologica che tenderà a riequilibrare il rapporto tra utilizzazione del suolo e cicli ecologici. In particolare, si tratterà di:
assumono valore strategico come nodi, ancoraggi spaziali di nuove centralità insediative, come nuove
polarità proiettate alle diverse scale del territorio adriatico.
b.1 Potenziare la resilienza ecologica della costa attraverso il recupero/ripristino delle connessioni
ambientali ed ecologiche est-ovest (mare-collina) affidate attualmente solo alle principali aste fluviali,
proponendo una sorta di ribaltamento della regola d’impianto del sistema insediativo adriatico, tutto
incentrato sulla direttrice nord-sud ed attribuendo alla trama territoriale dei canali artificiali (recuperati o
di nuova previsione) il ruolo fondamentale di ricucire la trama territoriale del paesaggio periurbano ed
urbano e di mettere in sicurezza il territorio dal rischio esondazioni e dal dissesto idrogeologico delle
zone collinari;
c.2 Ripensare il Boulevard Urbano
L’ adeguamento della ss16 “adriatica”, oggi palesemente inadatta a fungere da viabilità di scorrimento
territoriale, ma altrettanto incapace di trasformarsi in corso urbano senza un grande progetto di
riqualificazione alla scala appropriata, dovrebbe diventare il volano d’innesco di una riqualificazione dei
sistemi urbani ora spaccati in due da questa viabilità, operando una trasformazione radicale delle città
costiere, consentendo così di trasformare la sede preesistente in un vero corso urbano, centralità lineare
della città costiera, occasione per la riqualificazione delle attività commerciali e per la residenza e le
attrezzature turistiche di qualità. Il boulevard urbano dovrebbero diventare l’oggetto di interventi estesi
di riqualificazione della città, anche attraverso la promozione di interventi di rottamazione
b.2 Recuperare il waterfront
L’obiettivo fondamentale di ricucire la trama territoriale del paesaggio periurbano ed urbano e di mettere
in sicurezza il territorio dal rischio esondazioni e dal dissesto idrogeologico delle zone collinari, può
diventare anche l’occasione per recuperare il rapporto città-mare, costa- quinta collinare. Se la riscoperta
del rapporto città-mare avrà come obiettivo la ridefinizione del margine urbano verso l’Adriatico,
identificabile come una vera e propria rivoluzione funzionale e formale della città; la riscoperta del
rapporto costa -quinta collinare, vorrà dire contrastare lo sprawl insediativo che sta interessando tutta la
collina costiera, alla ricerca dell’abitazione di qualità, favorendo invece il recupero e la
rifunzionalizzazione, anche per fini turistici, del rilevante patrimonio abitativo rurale abbandonato
(casali, manufatti agricoli, ecc.) e del sistema di percorrenze che un tempo caratterizzavano il rapporto
zona costiera, centri storici collinari .
b.3 Riconnettere le diverse parti del territorio, attraverso un capillare sistema di infrastrutture verdi,
collegando ai corridoi ambientali tutti quegli spazi liberi dentro o ai bordi dello spazio costruito, con
l’obiettivo di ridurre la frammentazione ecologica, paesistica e sociale della città e di favorire la fruizione
del territorio da parte dei residenti e dei turisti;
b.4 Recuperare, infine, la capacità di progettare e governare i mutamenti del paesaggio, a partire da
una nuova proposta turistica incentrata sul turismo verdee sul turismo culturale, che vedano nel rispetto
dell’ambiente e della cultura dei luoghi, nella promozione e preservazione della comunità locale, la
possibilità e l’opportunità di attrarre nuovi segmenti di turismo, al momento non presenti.
c. Elevare la capacità competitiva del sistema urbano
La riconfigurazione del corridoio associato alla riprogettazione della direttrice viaria della ss.16
Adriatica offre la possibilità di promuovere la formazione di nuovi poli di elevata centralità urbana e
territoriale e, al tempo stesso, di ridefinire le centralità esistenti nell’ambito di una visione strategica
dello sviluppo meno condizionata dalle stratificazioni del passato. La formazione delle nuove centralità
sarà ispirata in particolare dalla volontà di rafforzare i territori di snodo tra lo spazio delle reti e i luoghi
identitari sedimentati localmente. In particolare, si tratterà di:
c.1 Individuare nuove centralità urbane
In molti casi tali aree coincidono con aree urbane dismesse o in via dismissione o anche con aree
artigianali o industriali interne ai nuclei urbani o al margine di essi da delocalizzare per evidenti
sofferenze localizzative. In tali aree si dovrà verificare la possibilità di associare fattivamente risorse
pubbliche e private nella realizzazione delle nuove opere infrastrutturali, anche mobilitando
virtuosamente le rendite differenziali generate dagli interventi in programma. A volte sono invece spazi
aperti residuali “vuoti urbani”, nel senso di spazi ormai racchiusi nella contiguità edilizia densa; o “vuoti
naturali”, nel senso di spazi un tempo usati dall’uomo, ormai inglobati nei contesti naturali o in via di rinaturalizzazione. In questo nuovo quadro, le aree residuali che assurgono a nuove polarità progettuali
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Allegato n.2
La costruzione e la gestione del Progetto Strategico “Città della Costa”
L’elaborazione del Progetto Strategico “Città della Costa” dovrà avvalersi della seguente metodologia di
costruzione e gestione:
La fase di Costruzione del Progetto
Il processo di costruzione del Progetto Strategico si prefigge di:
 agevolare l’incontro di tutte le diverse amministrazioni pubbliche coinvolte, superando le divisioni
nell’attribuzione di ruoli e responsabilità;
 comporre un quadro analitico condiviso come presupposto alle scelte da compiere;
 elaborare una strategia comune e condivisa ;
 articolare progetti per governare concretamente lo sviluppo economico, sociale e culturale del
territorio, certamente in un quadro di compatibilità ambientale;
 garantire apertura al contributo di idee, di partecipazione e di collaborazione da parte di tutte le
componenti della società;
 fornire un supporto metodologico che garantisca l’attuazione di azioni concrete e il monitoraggio dei
risultati.
I passaggi che porteranno alla costruzione del Progetto Strategico “Città della Costa”dovranno essere
concepiti secondo la seguente articolazione:
 ascolto, lettura delle dinamiche in atto, diagnosi, individuazione di punti di forza e di debolezza,
opportunità e rischi. L’indagine dovrà confrontarsi con le strategie d’intervento suggerite in questo
documento;
 condivisione della lettura e definizione di una visione condivisa;
 rappresentazione degli scenari (evolutivi / involutivi);
 individuazione di un set di obiettivi;
 determinazione di assi strategici coerenti con gli obiettivi;
 individuazione degli attori, qualificazione delle risorse (umane e finanziarie), scelta delle modalità di
azione e delle procedure operative;
 definizione dei progetti;
 attivazione delle azioni;
 monitoraggio e verifica (bilancio finale).
Nella Fase di Costruzione del Progetto Strategico, la Provincia istituirà un tavolo di concertazione
istituzionale con tutti i comuni interessati appartenenti ai diversi Sistemi Territoriali Complessi, allo
scopo di promuovere:
 un protocollo d’intesa sottoscritto dalle amministrazioni comunali coinvolte, nelle quali vengano
condivisi ed eventualmente corrette ed implementate le Strategie d’intervento sopra definite;
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
una conferenza di pianificazione, nella quali si definiscano un insieme di procedure ed interventi
condivisi attraverso cui perseguire gli obiettivi per il governo dei processi di trasformazione, di
evoluzione, di “sviluppo compatibile” alla base del protocollo d’intesa sottoscritto dalle
amministrazioni comunali.
Alla sottoscrizione del protocollo d’intesa e all’apertura della conferenza di pianificazione, seguirà:
 la costituzione di un ufficio di piano intercomunale che abbia funzioni di pianificazione e
coordinamento, di progetto, di monitoraggio e rendicontazione.
 Tale Ufficio di Piano verrà assistito da un comitato scientifico che avrà il compito di fornire il
supporto scientifico all’elaborazione dello scenario strategico che rappresenti un quadro di analisi
condivisa sullo sviluppo del territorio costiero apportando contributi di carattere generale e specifico.
Questo organismo interverrà sia nella fase della identificazione delle scelte e nella definizione delle
priorità, e potrà altresì essere invitato a svolgere un ruolo di supporto ai Tavoli di Parternariato
attivati.
 l’apertura di Tavoli di Concertazione Economico-Sociale dovrà costituire uno spazio di mediazione
economico-sociale indispensabile per l’analisi puntuale del fabbisogno territoriale al fine di definire
priorità territoriali e settoriali del progetto strategico e in cui “le diverse sensibilità del territorio”
manifesteranno il loro contributo alla definizione delle politiche rispetto ai temi dello sviluppo del
territorio.
Tali tavoli saranno invitati a fornire contributi sia generali che specifici, in relazione alle seguenti
categorie d’interesse:

Ambiente, Paesaggio e territorio

Economia e sviluppo

Lavoro, formazione e Welfare

Governance
Il lavoro dei Tavoli sarà svolto in stretta connessione con quanto emergerà dai Tavoli di confronto
scientifico che lavoreranno sugli stessi temi.
A conclusione del processo di Costruzione ed a seguito dell’approvazione del Piano Strategico da parte
dagli Organi deputati prenderà avvio La fase di Gestione del Piano. Le modalità e l’Organismo di
gestione del Piano saranno definiti a seguito di approfondimenti che saranno condotti anche in relazione
ai contenuti che il PS assumerà nella fase propositiva. Il sistema informativo necessario per misurare i
fenomeni si fonderà su un “set” - per quanto possibile esaustivo e coerente - di indicatori basati a loro
volta su informazioni rilevabili ed attendibili.
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5.3.2 Rete Ecologica e Paesaggio
b. Integrazione tra il sistema del verde urbano, le aree agricole e il sistema del verde territoriale,
La formazione della Rete Ecologica della Provincia di Teramo dovrà costituire la trama di riferimento di
tutti i processi pianificatori e del controllo razionale dell’evoluzione del paesaggio provinciale, utile non
solo alla difesa passiva di porzioni di territorio che si intende sottrarre a processi evolutivi dannosi, ma
soprattutto di riferimento per orientare le dinamiche di trasformazione del territorio. E’ ormai evidente
che separare una tutela puntuale dal resto del territorio dai processi di trasformazione per lo sviluppo
sociale ed economico, privilegiando azioni prevalentemente difensive contro possibili cause esterne di
degrado, non garantisce la corretta preservazione e valorizzazione del bene naturale di pregio e delle sue
feconde relazioni funzionali con il territorio circostante. La stessa conservazione delle biodiversità è,
infatti, direttamente rapportabile al consolidamento economico delle comunità locali ed al mantenimento
delle attività agricole tradizionali. In tal senso la creazione della rete ecologica provinciale diviene l’idea
forza attorno alla quale prevedere diverse iniziative di pianificazione e programmazione, incentrate su:
- consolidamento della struttura della continuità ambientale provinciale;
- contrasto al consumo di suolo e controllo delle barriere insediative, produttive ed infrastrutturali che nel
tempo hanno frammentato le principali connessioni ecologiche tra i diversi ambienti che caratterizzano il
territorio provinciale;
- riconversione di aree eco-connettive strategiche, all’interno degli insediamenti o in prossimità di essi.
-valorizzazione e protezione dei paesaggi identitari
Un’attenzione particolare nell’ambito dei territori sottoposti ad una più alta velocità di trasformazione va
riservata ,per l’appunto, al Paesaggio. La mancanza di regole qualitative di unitarietà urbanistico–
tipologica-stilistica ha portato e porta ininterrottamente alla creazione di nuove tipologie paesistiche, in
genere di pessima qualità, dovute alla “non integrazione”, né con le regole della città né con quelle del
paesaggio circostante, spesso agricolo.
Si dovranno inoltre promuovere, in collaborazione con il nuovo Piano Paesaggistico Regionale in corso
di redazione, studi ed approfondimenti di carattere paesistico e l’attuazione di progetti specifici di
valorizzazione paesaggistica, soprattutto nei territori coinvolti maggiormente in dinamiche di
trasformazione invasive e in quelli più integri.
attraverso il rafforzamento delle interconnessioni tra le componenti dei vari sistemi, promuovendone:
l’autorigenerazione e l’accrescimento del potenziale ecologico, con particolare riferimento alle aree
libere di separazione tra i sistemi insediativi (varchi); le aree verdi e agricole all’interno del sistema
insediativo, quelle residuali all’interno o adiacenti le aree urbane. Importanza strategica rivestono le
“restoration areas“ (aree di ripristino), quelle aree, cioè, che sarà necessario inserire nella rete per
ripristinare connessioni interrotte, ma che presentano elementi di forte degrado ambientale di cui
prevedere il recupero.
La Rete Ecologica Territoriale Provinciale dovrebbe così essere articolata in tre tipologie di aree:
componenti primarie, secondarie e di completamento.
b.1 Le componenti primarie, costituite dagli elementi più delicati e sensibili del sistema ambientale e
agricolo, sia per le caratteristiche degli ecosistemi presenti, sia per le relative connessioni, riguardano in
particolare:
- le aree protette (parchi nazionali e regionali, riserve naturali, aree Sic e Zps), per le quali andranno
definite azioni prevalentemente di tutela, valorizzazione e incremento del potenziale ecologicoambientale;
- le aree a forte naturalità: i fiumi ed il reticolo idrografico superficiale di interesse ecologico con
relativi ambiti di pertinenza, boschi, foreste, sistemi collinari e montani a bassa antropizzazione;
- i territori agricoli con valenza ambientale e paesaggistica.
b.2 Le componenti secondarie, che costituiscono altri elementi importanti per garantire la connettività
della rete. Riguardano aree in parte compromesse per le quali dovranno essere realizzati interventi di
rinaturalizzazione e di restauro ambientale, in particolare:
- I territori agricoli periurbani e le aree agricole con valenza ambientale;
- Le aree a verde pubblico esistente di livello urbano-comprensoriale e a livello di quartiere (parchi
urbani, parchi storici e verde di quartiere, rotonde di accesso alle città, bordure o piantumazioni su
scarpate in fasce di rispetto stradali, ferroviarie, zone ripariali, parcheggi, piazze, ecc.);
- i filari alberati esistenti (viali urbani storici e recenti, alberate in territori agricoli);
- percorsi ciclabili e greenwais.
Strategie di intervento
a. Rafforzamento della funzionalità della rete ambientale e messa in sicurezza del territorio
Le strategie che il Progetto Strategico dovrà mettere in campo dovranno riguardare :
- Il controllo delle pressioni e la mitigazione degli impatti sulle risorse idriche, mediante: il controllo dei
carichi inquinanti concentrati e diffusi (comparto civile-industriale, comparto agrozootecnico); il
ripristino della funzionalità del reticolo drenante naturale e artificiale superficiale; il contenimento del
sovrasfruttamento della risorsa idrica, anche quale fattore di impoverimento delle capacità naturali di
autodepurazione dei corpi idrici.
- Il miglioramento delle condizioni di sicurezza idraulica e recupero degli spazi di mobilità dei corsi
d’acqua, attraverso: interventi di recupero morfologico, miglioramento della capacità di espansione e
laminazione nel corridoio fluviale, manutenzione, consolidamento e adeguamento del sistema arginale,
rafforzamento della conoscenza per la gestione del rischio residuale di inondazione.
- La rinaturalizzaione e la valorizzazione ambientale, attraverso : il rafforzamento del sistema primario e
secondario della rete ecologica con interventi di rinaturalizzazione zione e di deframmentazione
ecologica; il recupero in chiave ecologica delle aree di cava, interventi di bonifica di aree e siti inquinati
come le discariche, ecc.
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b.3 Le componenti di completamento, che comprendono gli elementi di connessione sia del territorio
extraurbano, sia di quello urbano, per i quali dovranno essere indicate azioni che garantiscano la
connessione tra le altre componenti della rete. Riguardano:
- le aree a verde e le aree a servizi di progetto (verde a servizi previste dai PRG e le aree destinate alla
cessione pubblica all’interno degli ambiti di trasformazione con destinazione residenziale e per attività);
- le fasce di ambientazione stradale previste lungo le principali infrastrutture in progetto sul territorio (si
tratta ad esempio di elementi lineari di completamento della rete ecologica come ad esempio la
costituzione di viali alberati di completamento lungo le principali direttrici di ingresso viario ai sistemi
urbani principali, lungo le strade urbane di nuova costruzione all’interno dei quartieri di nuova
edificazione), ecc.;
- i corridoi e i varchi ecologici (l’individuazione di elementi di continuità ambientale ed ecologica, di
separazione tra i diversi sistemi insediativi e di connessione tra ambienti diversi).
c. Previsione di operazioni di compensazione ambientale, di valorizzazione paesaggistica degli
insediamenti
Con la Variante Normativa al PTCP si è promosso l’inserimento nelle politiche di sviluppo e nei piani
urbanistici del concetto di compensazione ambientale e di Depositi Verdi finalizzati al rafforzamento
della Rete Ecologica Provinciale e alla realizzazione di aree verdi all’interno degli insediamenti. Si
rimanda all’All.4 delle NTA per l’Abaco delle Misure di Compensazione e al paragrafo “Buone Pratiche
e gli indirizzi per la riqualificazione Paesistica -Ambientale del territorio provinciale”.
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a) Strumenti Normativi
d. Previsione di progetti specifici di valorizzazione paesaggistica
Al Progetto Strategico si chiede la predisposizione di uno studio conoscitivo relativo alla catalogazione
strutturale paesaggistica ed al funzionamento ecologico dei paesaggi agrari.
L’analisi avrà le seguenti finalità:
 costituire un inventario dei paesaggi agrari organizzati secondo le tipologie individuate su basi
paesistiche, ecologiche e storiche;
 individuare il loro valore ecologico e il loro funzionamento strutturale;
 suggerire criteri orientativi per la loro conservazione e gestione ecologica e paesistica;
 sviluppare i principi e le indicazioni del Progetto della Provincia “Campo aperto”.
Il Progetto Strategico dovrà inoltre proporre una pianificazione parallela ed integrativa rispetto a quella
di livello urbanistico-paesistico, fornendo indirizzi per un corretto uso del territorio agricolo e naturale,
ma anche spunti per una riprogettazione più sostenibile del paesaggio agrario, da attuarsi con metodi che
vanno dalla protezione degli aspetti di naturalità ancora presenti, alla rinaturalizzazione delle sponde dei
corsi d'acqua, all'impianto di siepi e filari, alla pianificazione forestale e agraria finalizzata alla
riproduzione delle risorse ambientali. Dovrà inoltre richiedere ai comuni la definizione all’interno dei
loro strumenti urbanistici di specifici indirizzi paesistico territoriali qualitativi, soprattutto con
riferimento alla crescita residenziale. Lo scopo è quello di contrastare il consumo di suolo e di favorire
interventi di sostituzione o di trasformazione edilizia degli edifici esistenti o attraverso completamenti
edilizi aventi il fine di compattare e uniformare, anche qualitativamente, il sistema dei centri e dei nuclei
esistenti.
In tale direzione, la Variante Normativa al PTCP fornisce gli strumenti ai Comuni per la formulazione di
ipotesi di sviluppo capaci di proteggere e di valorizzare il territorio rurale.
Gli Studi di approfondimento che si segnalano in questa fase, sono:
- lo Studio di approfondimento propedeutico alla predisposizione del Piano Paesaggistico della Val
Fino e Valle del Piomba.
- lo Studio di approfondimento propedeutico alla predisposizione del Piano Paesaggistico della
Collina Costiera
- lo Studio di approfondimento propedeutico alla predisposizione del corridoio paesaggistico e
ambientale della nuova SS16.
A proposito di questo ultimo Studio, si ritiene utile evitare da un lato un ulteriore aggravamento delle
condizioni ambientali e paesaggistiche della città adriatica, e dall’altro migliorare la situazione esistente.
Il corridoio ambientale della SS16 potrebbe, infatti, contribuire, con opportuni interventi di
valorizzazione ecologica, ad un aumento del grado di biodiversità del territorio della città adriatica e
diventare un’ulteriore opportunità di diramazione della rete delle piste ciclabili e delle strade verdi, che
dovrebbero percorrere il sistema degli spazi verdi periurbani.
La costruzione e la gestione del Progetto Strategico “Paesaggio e Reti ecologiche”
L’elaborazione del Progetto Strategico “Paesaggio e Reti ecologiche ” dovrà definire gli strumenti per la
realizzazione della rete; nella seguente trattazione si vogliono indicare alcuni aspetti da considerare nel
progetto, distinti in:
a) strumenti normativi;
b) strumenti di incentivo;
c) strumenti di concertazione e partecipazione;
d) strumenti di educazione e formazione;
e) strumenti finanziari.
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Strumenti di Scala locale
Gli strumenti normativi locali concorrono in prima istanza alla determinazione della fattibilità degli
interventi, relativi alla rete ecologica. Si tratta di strumenti impositivi, che richiamati dalla Variante
Normativa al PTCP nella forma di compensazioni ambientali, mitigazioni e depositi verdi, e recepiti
nella strumentazione urbanistica ordinaria e nella strumentazione di Settore (PRG; Piani del Traffico,
Piani acustici), costituiscono lo strumento più semplice in mano alle pubbliche amministrazioni per
perseguire il processo di realizzazione della rete ecologica provinciale.
Allo scopo di promuovere una riqualificazione integrata del territorio, la Variante normativa al PTCP,
prevede che ogni trasformazione che si opera sul territorio debba essere oggetto di una compensazione
ambientale. A tal fine all’art. 21 bis “Depositi verdi” prevede, che i comuni possano individuare delle
aree pubbliche, a basso valore ecologico, da destinare ad interventi di miglioramento ambientale ed
ecologico. Tali aree, individuate dal soggetto pubblico con riferimento alle esigenze di miglioramento
paesistico-ambientale ed ecologico di lungo periodo, contribuiscono a definire un’deposito verde locale’,
nel quale il richiedente di un titolo trasformativo che non si si trovi nella condizione di poter provvedere
autonomamente al rispetto dei requisiti di compensazione ambientale, può localizzare l’intervento
compensativo concordato con l’Amministrazione. Il comune a tal fine dovrà dotarsi di un Regolamento
comunale redatto sulla base dell’Allegato n.4 alle NTA “Abaco delle Opere di Compensazione”. Altri
strumenti in mano ai comuni che possono prevedere interventi in favore della rete ecologica provinciale
sono i Regolamenti Edilizi, che costituiscono una possibilità concreta per i comuni di armonizzare il
costruito con le componenti ambientali all’intorno tutelando o creando, le reti ecologiche. A tal riguardo
il Piano Strategico Provinciale individua un Repertorio di Indirizzi per la riqualificazione Paesistica Ambientale del territorio provinciale.
Altri strumenti in grado di favorire la costruzione della Rete Ecologica Provinciale sono: i Regolamenti
di Polizia Rurale che riguardano aspetti cruciali per i potenziali elementi della rete ecologica (pratiche
agricole, messa a dimora di alberi, taglio delle piante, manutenzione irrigue) e che possono contribuire
allo sviluppo della rete; i Regolamenti del verde Urbano, per la realizzazione della rete ecologica in
ambito urbano.
Piani d’Area per le Aree Protette
Nella Provincia di Teramo sono presenti il Parco Nazionale del Gran Sasso-Laga; alcune Riserve
naturali, quali: la Riserva Naturale Guidata dei Calanchi di Atri; la Riserva Naturale Guidata del
Borsacchio; la Riserva Naturale Controllata Castel Cerreto; il Parco Territoriale Attrezzato Fiume
Vomano; il Parco Territoriale Attrezzato del Torrente Fiumetto.
Sono inoltre individuate le seguenti Aree marine di reperimento previste dall’art. 36 della legge 394/91:
il Parco Marino del Piceno; il Parco Marino Torre di Cerrano. Le aree protette costituiscono aree di
riferimento della rete ecologica e la loro pianificazione è mirata alla tutela dei beni naturali, culturali e
paesistici propri dei Parchi stessi. La normativa d’area è prevalente sulla pianificazione comunale e
provinciale. L’aspetto più importante, in questo caso, diventa l’effettiva integrazione con le politiche
comunali e provinciali per le zone di rete ecologica, dentro e fuori le aree protette con un coordinamento
che dovrebbe essere garantito dalla partecipazione degli Enti Gestori dei Parchi alla stesura del Progetto
della Rete Ecologica Provinciale.
Consorzi Irrigui
I Consorzi Irrigui e i loro regolamenti devono essere coinvolti in prima persona nella redazione del
progetto di Rete Ecologica Provinciale, allo scopo di contribuire a recuperare la funzionalità dei corridoi
ecologici fluviali. L’ATO N.5 Teramano e il Consorzio di Bonifica Nord Laga-Tordino, sono coinvolti,
ad esempio, nella costruzione del Contratto di Fiume per il Tordino, che costituisce un modello per la
risoluzione di problemi di competenze e per una razionale ed unitaria pianificazione del bacino
idrografico. Tale modello potrà essere esteso anche ad altri Bacini Fluviali Provinciali.
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b) Strumenti di incentivo
Stabilita l’intenzione di realizzare una rete ecologica è impensabile ottenere risultati concreti, efficaci e
duraturi utilizzando soltanto strumenti di vincolo e di imposizione. In linea generale, per buona parte
degli strumenti normativo/gestionali di realizzazione della rete, è possibile calibrare un rapporto
imposizione - accordo - incentivo, ovvero la misura di quanto si potrà o dovrà fare ricorso all’uno o
all’altro approccio. Spesso, infatti, anche nell’imposizione di un’azione, è possibile ricavare uno spazio
per facilitazioni, incentivi o altri coinvolgimenti vantaggiosi per i destinatari di provvedimenti
dell’amministrazione, che possono rendere più confortevole l’opportunità di adeguarsi ad essi.
D’altra parte l’adozione di incentivi deve essere accompagnata da misure di controllo/imposizione che
assicurino il rispetto delle richieste e il raggiungimento degli obiettivi delle misure. Di seguito si
elencano alcune possibili misure di incentivo:
- semplice coinvolgimento e sensibilizzazione sulle motivazioni della richiesta di impegni ad intervenire
sulla mitigazione e il miglioramento ambientale-paesistico e sensibilizzazione degli agricoltori verso il
paesaggio e il territorio (es. salute, benessere psichico, qualità della vita ecc.). Questa azione è efficace
nel caso di strumenti nei quali vi è imposizione da parte dell’autorità verso un soggetto territoriale e può
servire per facilitare l’accettazione dell’imposizione medesima;
- coinvolgimento, certificazione, assistenza tecnica alla progettazione di impianti a verde, sempre in
risposta a una imposizione; l’autorità, o un altro soggetto in sua vece, può fornire, in cambio, questi
servizi gratuitamente o con ampie facilitazioni;
- recuperi di volumi di edificabilità in cambio di ampliamento di superfici a verde;
- sgravio sugli oneri di urbanizzazione in caso di ristrutturazione o cambiamento di destinazione d’uso,
in cambio di ampliamento di superfici a verde;
- incentivi economici una tantum, in caso di disponibilità di fondi esterni (europei, ministeriali,
sovracomunali), con cofinanziamento locale;
- misure agroambientali del Piano di Sviluppo Rurale, che consentono di ottenere la base finanziaria
per interventi di miglioramento ambientale nell’ambito del comparto agricolo; l’adozione da parte
dell’amministrazione locale di indirizzi di realizzazione di reti ecologiche può creare una vocazione
territoriale che poi facilita l’orientamento dei finanziamenti del PSR verso questo obiettivo;
- incentivazione e promozione dei processi di certificazione ambientale delle aziende
(EMAS, ISO 14000), con prescrizioni di inserimento ambientale e paesistico degli edifici: è una strategia
basata interamente su meccanismi di incentivo e controllo e costituisce il mezzo più noto nell’approccio
proattivo delle aziende al miglioramento ecologico dei loro processi. Permette in sostanza agli
imprenditori, consapevoli dell’importanza di una corretta gestione dell’ambiente, di mettersi in evidenza
e sfruttare a fini competitivi i virtuosi comportamenti che ne derivano.
c) Strumenti di concertazione e partecipazione
La partecipazione di tutti i cittadini è considerata elemento imprescindibile di tutte le politiche ambientali
di nuova generazione, sia per garantire che l’ambiente, bene innegabilmente globale, venga gestito
attraverso un processo democratico “dal basso”, sia per poter analizzare e risolvere gli eventuali conflitti
che potrebbero sorgere tra diversi portatori di interessi nella prospettiva di una decisione che li riguardi e,
quindi, accelerare il processo di realizzazione degli interventi.
Tra gli strumenti concertativi si citano brevemente quelli ritenuti più idonei:
- Consorzi agrari, irrigui o di bonifica
Sono enti con varia personalità giuridica o associazioni di agricoltori che gestiscono servizi legati
rispettivamente all’agricoltura o all’approvvigionamento idrico per l’irrigazione. Sono organismi in
grado di costituire sede naturale di concertazione tra imprenditori agricoli e che quindi possono recepire
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o promuovere, di concerto con le amministrazioni, nuove politiche di gestione della risorsa idrica o delle
sponde dei canali.
- Contratti territoriali
Forme di sottoscrizione stipulate ad hoc tra soggetti territoriali pubblici e privati, nei quali si condividono
gli obiettivi e si stabiliscono impegni reciproci, in genere le amministrazioni offrono incentivi in cambio
di impegni da parte dei privati ad adottare determinate pratiche: il contenuto dei contratti può essere di
diverso tipo e quindi lo strumento si presta per l’implementazione di politiche territoriali innovative.
- Conferenze dei servizi
Le conferenze dei servizi per opere di interesse pubblico (Legge n. 241/90), sono la sede ideale delle
amministrazioni per richiedere prescrizioni particolari in occasione di progetti che possano incidere sulle
reti ecologiche. Si tratta però di processi che coinvolgono soltanto gli Enti chiamati ad un
pronunciamento istituzionale: sarebbe opportuno che questi, portassero alla conferenza obiettivi già in
precedenza condivisi con attori non istituzionali del territorio. Inoltre i margini per prescrizioni di tipo
ambientale possono essere a volte contenuti a causa di limiti tecnologici o culturali dei progettisti o delle
imprese.
- Facilitazione diretta da parte di professionisti o enti competenti
Esistono molti professionisti, singoli o affiliati ad associazioni ed altri enti, che hanno sviluppato
competenze per la facilitazione e la mediazione in processi di progettazione e pianificazione partecipata.
L’impiego di tali figure professionali è importante per una gestione del processo partecipativo
nell’ambito di alcuni degli strumenti sopra riportati, poiché la semplice competenza tecnico scientifica
non è sufficiente ad innestare il processo di cambiamento culturale necessario.
d) Strumenti di educazione e formazione
Gli strumenti educativi e di sensibilizzazione, costituiscono un impegno fondamentale e trasversale a
tutte le azioni che muovono in direzione del miglioramento della qualità ambientale e quindi anche della
realizzazione di reti ecologiche.
La sensibilità ambientale ad ogni livello non è ancora sufficientemente matura perché la materia della
riqualificazione del nostro territorio diventi un interesse prioritario o almeno di pari livello rispetto a
quelli settoriali, dello sviluppo economico, della salute, dell’ordine sociale e di tutti quelli ad essi
collegati. Eppure è ormai riconosciuto lo stretto legame esistente tra cultura e degrado ambientale.
L’investimento in questo senso è quindi necessario e, come gli aspetti tecnici, deve essere previsto,
pianificato e progettato, poiché il reale cambiamento nell’operare dipende da una radicale modifica di
pensiero e conoscenza rispetto alle dinamiche e ai principi naturali.
Le reti ecologiche coinvolgono una sfera di argomenti assai ampia, in pratica tutta l’ecologia a livello di
comunità, l’impatto ambientale, gli studi sul paesaggio, la fisionomia del territorio e gli agenti che la
modificano, la pianificazione ecc. L’educazione e la formazione su queste tematiche ha la duplice
valenza di fornire da un lato contenuti, spesso relegati agli addetti ai lavori, e dall’altro attivare un
percorso cognitivo di educazione alla persona e formazione di una mentalità ecologica13.
Si elencano alcuni degli aspetti centrali di un’azione educativa sul tema delle reti ecologiche:
- il valore della convivenza tra l’uomo e gli altri organismi che abitano il territorio e hanno necessità di
utilizzarne lo spazio;
- le interrelazioni tra i fenomeni e la rete dei viventi come condizione imprescindibile per la vita;
- la complessità e la capacità di gestire l’imprevisto;
- il valore della diversità biologica e culturale;
- l’importanza della continuità ambientale e della buona disponibilità di ambienti idonei per le specie
selvatiche autoctone;
- l’importanza della leggibilità e della qualità paesistica per l’uomo, per il suo equilibrio psichico, per la
sua salute e per la qualità della vita;
- la biodiversità in senso lato e la sua importanza per il mantenimento dei processi vitali per l’uomo e
per le altre specie;
- l’erosione degli habitat seminaturali, la frammentazione territoriale, il degrado del paesaggio e le sue
cause e l’impatto negativo che queste hanno sulla biodiversità;
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- il consumo di suolo e i rischi di desertificazione;
- l’importanza dei corridoi fluviali, gli impatti su di essi e le possibilità di riqualificazione;
- le reti ecologiche e le relative politiche e interventi di riduzione dell’impatto;
- la connessione di ambienti dalle piante nel giardino di casa fino alle bioregioni.
Il riferimento a livello nazionale e quindi regionale14 per la creazione di progetti o iniziative di
educazione ambientale è rappresentato dalla Rete INFEA (INFormazione Educazione Ambientale), nata
da un programma del Ministero dell'Ambiente finalizzato a diffondere sul territorio strutture di
informazione, formazione ed educazione ambientale. Gli interventi formativi assumono rilevante
importanza se rivolti alle imprese, ai tecnici, agli amministratori, in quanto soggetti con grande potere
rispetto alle scelte di intervento e gestione del territorio.
Strumenti finanziari
Per realizzare gli interventi è fondamentale individuare le possibili fonti di finanziamento.
Ad oggi è raro che vi siano sufficienti risorse economiche specificatamente dedicate alla realizzazione di
reti ecologiche. In genere essa deve essere affidata al concorso di più fonti di finanziamento che si
riferiscono a politiche settoriali anche molto lontane fra loro, che devono essere coordinate e ricondotte
all’obiettivo comune della rete ecologica. Si ricordano alcune di queste fonti:
- vari Programmi UE, come: IPA, INTERREG, IPA Adriatico
- aiuti UE previsti dai Piani di Sviluppo Rurale;
- fondi regionali per le aree protette;
- fondi (regionali ecc.) per il risanamento delle acque, per gli affinamenti a valle di
- impianti di depurazione o per l’abbattimento dell’inquinamento diffuso;
- inserimenti ambientali di opere edili (lottizzazioni, recuperi urbani, centri commerciali, ecc.)
possibilmente mediante préverdissement;
- inserimenti ambientali di infrastrutture trasportistiche;
- mitigazioni di opere soggette a VIA;
- compensazioni ambientali per opere soggette a VIA mediante realizzazione di nuove
- unità ecosistemiche di interesse;
- recuperi di cave discariche, cantieri;
- bonifiche di siti contaminati;
- miglioramenti ambientali previsti dalla legislazione venatoria;
- miglioramenti ambientali previsti dalla legislazione sulla pesca;
- sponsorizzazioni private;
- fondi per i progetti di Agenda XXI;
- intese istituzionali Stato-Regioni (CIPE);
- fondi sociali europei per la formazione.
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5.3.3. Una Nuova Agricoltura
Il sistema agroalimentare teramano poggia la propria competitività su alcuni pilastri: la qualità del
prodotto vinicolo (con la presenza di un ulteriore DOC, il Controguerra, oltre agli ormai classici
Trebbiano, Cerasuolo e Montepulciano d’Abruzzo), la qualità dell’olivicoltura, con la caratterizzazione
dell’olio DOP Pretuziano delle Colline Teramane, la coltura degli ortaggi, tipica della Val Vomano e il
vivaismo. Il futuro dell’agricoltura provinciale, tuttavia, non è più legato solo alla produzione di materie
prime per l’alimentazione, ma anche alla sua centralità nella tutela dell’ambiente e del territorio, a
beneficio di tutti.
Oltre alla qualità delle produzioni, le altre risorse del settore sono, infatti: i paesaggi e l’identità culturale.
La volontà espressa dal territorio di costituire ben due distretti agroalimentari di qualità, risponde alla
necessità/opportunità di sviluppare proficue sinergie tra produzione, salvaguardia dell’ambiente, tutela e
valorizzazione del paesaggio al fine di promuovere una agricoltura multifunzionale che sia in grado di
innalzare il reddito dell’attività primaria. Il primo Distretto, per il quale è stato firmato un Accordo
Quadro nel 2008, comprende 21 Comuni della Val Vibrata, della Val Tordino e della Val Vomano ed
alcuni comuni costieri. All’interno del Distretto sono state individuate 5 filiere: quella vitivinicola,
quella oli-olearia, quella zootecnica, quella ittica e quella ortofrutticola. L’obiettivo è quello di
raggiungere e rendere riconoscibile sui mercati una “eccellenza produttiva” fortemente collegata ad un
territorio, quello teramano. Tale obiettivo è raggiungibile: integrando la filiera rurale con quella
agroalimentare, stimolando la collaborazione fra le grandi aziende di trasformazione presenti sul
territorio - che possono realizzare linee di nicchia usando il prodotto locale - e i piccoli produttori;
sostenendo l’agricoltura di qualità con i sistemi di certificazione; realizzando, anche grazie all’Università
e all’Istituto Zooprofilattico, un sistema di formazione continua degli addetti. Il secondo Distretto
“TERRE VESTINE” abbraccia alcuni comuni della Provincia di Pescara e i comuni collinari della Val
Fino in Provincia di Teramo.
Alla luce dello scenario evolutivo in atto e delle peculiarità che contraddistinguono il settore
agroalimentare e rurale provinciale, gli obiettivi e gli indirizzi strategici cui tendere e a cui il PTCP dovrà
far riferimento sono così identificati:
-consolidare e rafforzare la competitività delle imprese e delle relative attività e produzioni
agroalimentari;
-tutelare e valorizzare le risorse strategiche naturali e paesaggistiche;
-sviluppare i servizi, le infrastrutture e le reti relazionali in ambito rurale tra e per le imprese e con la
collettività locale;
Strategie di intervento
Ognuno degli obiettivi sopra individuati può essere declinato in una pluralità di strategie d’intervento:
a. Consolidare e rafforzare la competitività delle imprese e delle relative attività e produzioni
agroalimentari
Il mantenimento di un’attività agricole sul territorio in grado di autosostenersi economicamente è
condizione necessaria per garantire quel circolo virtuoso finalizzato a garantire un vantaggio competitivo
per le produzioni locali e rendere “vivo” il sistema rurale provinciale. In particolare, per quanto riguarda
i singoli comparti produttivi, lo studio di fattibilità per il Distretto Agroalimentare della Provincia di
Teramo individua i seguenti indirizzi strategici:
- innalzamento della qualità delle produzioni, diversificazione quanti/qualitativa delle produzioni,
posizionamento o riposizionamento dei prodotti su nuovi segmenti di mercato, creazione di un’immagine
e di una identità territoriale;
- stimolare la crescita delle aziende verso la “cultura d’impresa” e la cooperazione;
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- promozione di interventi tecnico-finanziari volti alla diffusione dell’innovazione, definizione di
adeguate politiche di sicurezza e di origine dei prodotti (tracciabilita, controlli, rispetto disciplinari di
produzione, ecc.);
- potenziamento della visibilita del “prodotto-territorio” (marketing territoriale), definizione di adeguate
politiche di comunicazione (interna ed esterna); organizzazione di efficienti ed efficaci servizi tecnici
(interventi agronomici, difesa fitosanitaria, ecc.);
- promozione della filiera corta, in modo da permettere ai consumatori di acquistare generi alimentari
direttamente dai produttori mettendo in primo piano il rapporto diretto fra chi produce e chi consuma al
fine di realizzare sia importanti vantaggi di tipo socio-economici sia vantaggi in termini di riduzione di
impatto ambientale;
- previsione di show-room dei prodotti tipici del territorio in corrispondenza dei punti di maggiore
accessibilità del territorio provinciale (caselli autostradali, centri costieri), con l’obiettivo di promuovere
le aziende locali e gli itinerari tematici e del paesaggio del territorio rurale;
- previsione di laboratori del gusto in stretto collegamento con le Scuole alberghiere e di “case
vinicole” del territorio.
b. Tutelare e valorizzare le risorse strategiche naturali e paesaggistiche
In maniera complementare a quella precedente, questa strategia d’intervento è finalizzata a mantenere ed
incrementare il patrimonio naturale e paesaggistico di cui gode il sistema rurale teramano. In
considerazione di tali finalità, gli ambiti di intervento collegati all’obiettivo suddetto riguardano:
- la lotta al consumo di suolo nel territorio agricolo;
- l’affermazione di produzioni biologiche e a basso impatto ambientale ( favorire l’aggregazione
dell’offerta, sviluppare la vendita diretta, ecc.);
- la valorizzazione delle risorse strategiche naturali (boschi, foreste, acqua, suolo). Favorire gli
interventi di difesa del suolo e dell’assetto idrogeologico, anche mediante l’imboschimento in zone non
produttive al fine di mitigare i mutamenti climatici;
- la conservazione della biodiversità vegetale ed animale, contrasto alle lavorazioni agricole troppo
intensive che riducono la produttività agricola;
- la promozione di uso razionale e rispettoso dell’ambiente mediante interventi finalizzati a migliorare
l’efficienza energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili, a sostenere l’utilizzo razionale e il
risparmio delle risorse idriche, a sviluppare l’utilizzo di biomasse. Grande attenzione dovrà però essere
riservata alla perdita di produttività del territorio agricolo derivante da tali nuovi destinazioni e l’impatto
sul paesaggio;
- la valorizzazione degli investimenti produttivi e strumentali dell’attività agricola che contestualmente
attivano processi di risparmio energetico ed idrico ( ad esempio, nella ristrutturazione o costruzione di
capannoni agricoli o altri impianti, valorizzare gli investimenti che contemporaneamente installano
pannelli fotovoltaici e per il recupero delle acque piovane, ecc.)
- la valorizzazione ed incentivazione di attività agricole multifunzionali in grado di generare ricadute
positive sul paesaggio e sulla difesa del territorio ( manutenzione dei fossi di scolo, cura delle siepi,
reintroduzione di tecniche di lavorazione tradizionali, ecc.);
- favorire l’istituzione di parchi agricoli, delle attività agrituristiche e dell’albergo diffuso con
l’obiettivo di coniugare la diffusione di attività agricole multifunzionali con la promozione di buone
pratiche atte a promuovere: l’attività agricola quale presidio del territorio, il recupero e la
riqualificazione del patrimonio rurale di interesse storico-testimoniale in abbandono. Andranno in
particolare incoraggiate le proposte relative alla istituzione di:
- Parchi Agricoli-Paesaggistici della collina costiera, con l’obiettivo di contrastare il consumo di
suolo, di valorizzare le promozioni locali e di promuovere un modello turistico innovativo rispetto a
quello più tradizionale legato all’attività di balneazione;
- Parchi Agricoli delle colline intermedie, con l’obiettivo di incoraggiare la permanenza della
popolazione nel territorio rurale e nei centri storici minori, attraverso la diversificazione delle attività
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agricole, lo sviluppo e la tutela del patrimonio storico minore, delle produzioni artigianali e
l’affermazione del modello turistico dell’albergo diffuso;
In entrambe queste proposte potrà essere implementato il Progetto Campo Aperto relativo al recupero
degli edifici rurali predisposto dalla Provincia di Teramo.
- Favorire l’attivazione di itinerari turistici finalizzati alla promozione delle produzioni di qualità, delle
tipicità e del paesaggio.
c. Sviluppare i servizi, le infrastrutture e le reti relazionali in ambito rurale tra e per le imprese e
con la collettività locale
- L’agricoltura per la propria sopravvivenza e competitività richiede un sistema territoriale organizzato
ed economicamente forte, dotato di servizi ed infrastrutture. E’ per questo che occorre:
- favorire lo sviluppo di centri interaziendali comuni (ad esempio di vallata) per le lavorazione e la
commercializzazione dei prodotti agricoli ed alimentari ( cantine sociali, frantoi, ecc.);
- sviluppare forme di agricoltura sociale soprattutto in prossimità dei centri urbani principali;
- favorire l’assistenza tecnica e la consulenza alle imprese agricole, soprattutto in merito ai mercati di
sbocco e alle potenzialità commerciali dei prodotti locali;
- sviluppare accordi con gli operatori turistici e commerciali per la promozione, diffusione e
commercializzazione delle produzioni agroalimentari locali e per la promozione di itinerari tematici.
L’inserimento delle produzioni locali nei circuiti dell’offerta turistica potrà determinare un sempre
maggiore coinvolgimento di tutti gli operatori economici e turistici alla creazione e promozione del
prodotto turistico locale. In particolare si fa riferimento alle strutture ricettive, alberghi, ristoranti tipici,
enoteche, negozi di artigiani etc.;
- favorire uno sviluppo della logistica per essere al centro dei traffici non solo locali, ma anche
nazionali ed internazionali;
- sviluppare progetti innovativi nel settore agroalimentare con l’obiettivo di trasferire le conoscenza
delle università e dei centri di ricerca in progetti aziendali.
- il miglioramento delle infrastrutture (idriche, energetiche e di accesso) per l'agricoltura:
- l’inadeguatezza infrastrutturale del settore agricolo sia per quanto riguarda il rifornimento idrico ed
energetico sia per quanto riguarda la carenza delle infrastrutture di accesso all’acqua determina la
necessità di individuare azioni di miglioramento e potenziamento di tutte le infrastrutture del comparto
per garantire una maggiore efficienza del settore e una riduzione dei costi.
- previsione del Polo agroalimentare a Mosciano Sant’Angelo e di un centro per la logistica al servizio
dell’agricoltura in prossimità dell’Autoporto di Roseto degli Abruzzi.
- mettere in atto disposizioni specifiche concernenti il funzionamento amministrativo comunale, in tema
di bilancio, controllo di gestione, programmazione delle opere pubbliche, promozione delle forme
associative intercomunali.
- promuovere e attivare Pacchetti Integrati di Localizzazione per attrarre nuovi abitanti nei territori
marginali, inclusi gli immigrati, attraverso la messa a disposizione a condizioni di vantaggio di immobili
pubblici e privati non utilizzati da destinare ad attività produttive (artigianato, turismo, servizi, etc.),
terreni e case rurali non utilizzati da destinare ad attività agricole, forestali e di turismo rurale;
- disporre incentivi finanziari e "premi di insediamento" a favore di coloro che trasferiscono la
residenza e/o la sede di lavoro, pongono in essere interventi di recupero del patrimonio abitativo, ovvero
avviino un' attivita economica, nei piccoli comuni;
- promuovere il turismo attraverso la messa a punto di itinerari di turismo ecologico, culturale e
enogastronomico per aree omogenee.
- realizzare laboratori artistici e culturali per i giovani, in collegamento con Istituti d’Arte, Accademie
Musicali, che comprenderanno anche attività estive di stage; promuovere attività di ricerca e alta
formazione nei Comuni, in cui le Università potrebbero essere incentivate a localizzare ricerche e corsi di
alta formazione su tematiche legate alle risorse ambientali e culturali dei territori;
- premiare la "pluriattività" da parte dei coltivatori diretti per lavorazioni di sistemazione e
manutenzione del territorio.
La costruzione e la gestione del Progetto Strategico “Una Nuova Agricoltura”: l’opportunità dei
Contratti di Paesaggio e dei Contratti di Fiume
Nell’ambito delle politiche per lo sviluppo del territorio rurale i Contratti di Fiume e i Contratti di
Paesaggio rappresentano modelli di governance e gestione territoriali basati su di un approccio
integrato e partecipato . L’obiettivo di questi nuovi strumenti è la redazione di un quadro metaprogettuale
unitario che prefiguri azioni progettuali concrete volte alla ricomposizione del territorio, secondo un
disegno coerente e sostenibile delle aree naturali e rurali. Garantire concretezza alle proposte progettuali
individuate significa verificarne la coerenza e le possibilità d’integrazione con le trasformazioni già in
atto sul territorio, con gli strumenti di pianificazione e di regolamentazione delle attività e soprattutto
sviluppare adeguate forme di partecipazione dei cittadini al processo progettuale. Per la partecipazione,
considerata un obiettivo di contenuto oltre che di metodo, è fondamentale il coinvolgimento delle parti
sociali nelle fasi di vera e propria costruzione del progetto, nell’analisi conoscitiva e interpretativa dei
problemi territoriali e nella definizione delle scelte progettuali. Si rimanda al Paragrafo”Contratti di
paesaggio e contratti di fiume “ per l’illustrazione delle potenzialità di questi strumenti di
programmazione negoziata.
d. Mettere in atto politiche strutturali in favore delle aree agricole collinari e dei piccoli comuni
collinari dove più forti sono le problematiche causate dallo spopolamento
Si dovranno tenere presenti due finalità generali:
- ridurre i fattori di espulsione della popolazione residente;
- potenziare i fattori di attrazione di nuove attività e abitanti.
- A questo proposito, occorre elaborare un piano complessivo di politiche per i comuni e le aree interne,
che pongano le condizioni per:
- il mantenimento di un'adeguata rete di servizi territoriali;
- migliorare le infrastrutture a rete e i servizi maggiormente “sensibili” ai fini della qualità della vita
(servizi sanitari, servizi scolastici, servizi per il tempo libero e le attività sportive, sevizi telematici, etc.);
- la salvaguardia e recupero di beni culturali, storici e artistici e librari;
- favorire interventi di valorizzazione del paesaggio;
- la realizzazione di centri multifunzionali per l'espletamento dei servizi ambientali, energetici,
scolastici, postali, artigianali, turistici, di comunicazione, di volontariato, culturali, commerciali e di
sicurezza;
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5.3.4. Produzione e sviluppo
L’industrializzazione e la diffusa presenza della piccola e media impresa rappresentano i punti di forza
basilari della struttura produttiva della Provincia di Teramo, ma la specializzazione territoriale
dell’industria si è concentrata su pochi comparti maturi oggi in crisi per effetto della crescente
competitività esterna sul costo del lavoro. Principali punti di debolezza dell’intero sistema sono:
l’insufficiente grado di internazionalizzazione, le carenze nell’organizzazione distrettuale, la scarsa
dotazione di servizi, la scarsa propensione alla innovazione tecnologica e all’efficienza energetica, la
concentrazione della domanda di lavoro su segmenti qualitativi medio-bassi e la conseguente
emigrazione del lavoro qualificato. In questo quadro generale profondamente mutato, oggi si impone un
cambio di rotta, in grado di operare delle scelte per favorire il riassetto del sistema produttivo
provinciale, tale da favorire il superamento del modello delle aree industriali “tradizionali”, coniugando
l’obiettivo delle “salvaguardia ambientale” con la “competitività” delle imprese.
Nel lungo periodo, il disegno strategico previsto dal Documento Preliminare del PTCT prevede: a) la
diversificazione della specializzazione produttiva con una divisione territoriale del lavoro più articolata,
tale da operare una scelta tra le aree a più forte capacità di sviluppo e più dinamiche da quelle con una
dimensione più locale; b) la polarizzazione di nuove esigenze localizzative solo in ambiti produttivi di
rilievo sovracomunale; c) la qualificazione del tessuto produttivo esistente e delle nuove realizzazioni
ricorrendo al modello delle APEA; d) il contenimento e la riduzione del consumo di suolo, favorendo al
contempo operazioni di rifunzionalizzazione delle aree in via di dismissione o già dismesse; e)
l’attivazione di processi di perequazione territoriale connessi all’attuazione dei nuovi ambiti di rilievo
sovracomunale; f) lo sviluppo di sinergie del settore produttivo con l’Università e gli Istituti di Ricerca,
utilizzando le competenze scientifiche presenti nel polo universitario teramano e in centri come l’Istituto
Zooprofilattico che possono garantire una solida base alle attività di ricerca e a percorsi formativi
professionali; g) la predisposizione di operazioni di marketing territoriale.
Strategie di intervento
a. Favorire la specializzazione produttiva
L’obiettivo di una progressiva specializzazione delle attività produttive può essere sostenuto e
incoraggiato attraverso:
- la redazione di strumenti regolativi delle procedure di insediamento tali da introdurre meccanismi di
premialità in grado di favorire le aziende impegnate nel perseguimento dell’autosufficienza energetica,
nell’utilizzo di fonti alternative o che presentino piani industriali tali da privilegiare processi e prodotti
innovativi e prevedendo forme di incentivazione che “fidelizzino”l’impresa rispetto al territorio;
- la realizzazione di politiche pubbliche che favoriscano la possibilità di istituire consorzi o organismi
di gestione di fondi da investire erogando specifiche linee di credito ad imprese effettivamente disposte
ad elevare il livello qualitativo delle produzioni (tecnologia e innovazione) e a consorziarsi con altre per
realizzare economie di scala e contenimento dei consumi di suolo, di carichi urbanistici o per condividere
impianti funzionali al contenimento delle immissioni inquinanti nell’ambiente.
Queste politiche d’intervento andranno calibrate con riferimento alle peculiarità dei diversi subsistemi
che articolano il territorio provinciale.
In particolare le specificità del sub-sistema Vibrata, in relazione al PTCP, appaiono legate alla
diversificazione settoriale dell’industria e alla innovazione/internazionalizzazione. Per il primo aspetto,
sintomi incoraggianti sembrano manifestarsi nel comparto metalmeccanico avanzato, mentre l’export del
comparto abbigliamento può essere sostenuto solo da una migliore qualità delle produzioni.
Per il subsistema Tordino, la specializzazione produttiva è legata all’istituzione del “Distretto agroalimentare di qualità”, quale progetto di territorio che si dovrà avvalere della diffusa presenza di attività
terziarie e centri di ricerca (fra cui, a Teramo, l’Istituto Zooprofilattico “G. Caporale”.
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L’assetto produttivo della Val Vomano, finora largamente spontaneo, richiede un riassetto organizzativo
mirato agli obiettivi dell’innovazione e internazionalizzazione. Ad esso vanno accompagnati il recupero
urbanistico e il consolidamento dell’asse insediativo sotto il profilo dell’offerta di servizi, sia alle
famiglie che alle imprese. Di particolare interesse è la promozione del settore agroalimentare con la
presenza di alcune aziende storiche di trasformazione dei prodotti agricoli e della pesca all’interno di un
territorio vocato alla produzione agricola di qualità e alle attività vivaistiche. In tal senso andranno
sviluppate sinergie con il Distretto agro-alimentare della Val Tordino, al fine di promuovere politiche
comuni o addirittura allargare il territorio del Distretto. Nel caso della Val Fino, il sistema produttivo
oggi in difficoltà ma legato ad alcune importanti localizzazioni produttive decentrate dal polo pescarese
(occhialeria), andrebbe affiancato da attività terziarie di rango medio-superiore (servizi alle imprese,
professionali, di ricerca e sviluppo).
b. Razionalizzazione e potenziamento del sistema delle “dotazioni territoriali” al servizio delle aree
produttive
La proposta progettuale del PTCP risiede nell’idea che l’intero sistema produttivo provinciale debba
essere servito e reso agevolmente raggiungibile da un sistema infrastrutturale che eviti di intersecarsi con
quello di servizio agli insediamenti a destinazione residenziale. In tale disegno strategico va completato
il telaio infrastrutturale provinciale e va sostenuta l’intermodalità, attraverso:
- il completamento della direttrice trasversale a scorrimento veloce (Teramo-Mare);
- la realizzazione della nuova SS150 da Val Vomano alla SS16;
- il completamento della pedemontana Marche- Abruzzo;
- il potenziamento e messa in sicurezza delle SS 259 in Val Vibrata;
- l’ attivazione dell’autoporto regionale di Roseto degli Abruzzi;
- il collegamento autoporto di Roseto con la zona industriale di Pineto-Atri –Cellino mediante una
Ponte sul Vomano;
- il collegamento tra aree industriali Val Vomano-Val Tordino;
- l’ adeguamento della strada provinciale lungo Fino;
- la realizzazione di un nuovo casello autostradale della A14 nei pressi della intersezione con la strada
del fondovalle del Salinello;
- la realizzazione di un centro per la logistica al servizio del commercio e di attività commerciali nel
nodo di Mosciano Sant’Angelo;
- il potenziamento della tratta ferroviaria Teramo-Giulianova;
- il potenziamento delle infrastrutture portuali a servizio della Pesca e del diportismo nautico nei porti
di Giulianova e Roseto degli Abruzzi;
- la riforma dei settori di gestione idrica e smaltimento dei rifiuti.
c. Prevedere nuovi insediamenti produttivi esclusivamente nelle APEA, riqualificazione delle
aree esistenti progressivamente in APEA, delocalizzazione/ cancellazione previsioni urbanistiche
in aree fragili e sensibili.
Attraverso una ricognizione approfondita delle aree produttive esistenti e di quelle di previsione
all’interno degli strumenti urbanistici comunali, andrà operata la scelta di polarizzare le nuove esigenze
insediative in ambiti produttivi di rilievo sovra comunale anche in una logica di riduzione del consumo di
suolo. Sia nel caso di nuovi previsioni che di conferma e completamento delle aree esistenti, il modello
di riferimento è quello delle APEA (Aree produttive ecologicamente attrezzate). Le APEA sono aree
produttive sostenibili in termini ambientali e gestionali per favorire e attrarre l’insediamento e lo
sviluppo di attività produttive e commerciali, innovative e di ricerca. Esse si basano su:
- promozione della mobilità sostenibile, garantendo salute e qualità della vita, rafforzando il trasporto
pubblico locale con priorità ambientali, controllando il livello di inquinamento acustico ambientale;
- promozione della qualità urbana, aumentando la qualità e la fruibilità degli spazi aperti pubblici e del
paesaggio promovendo una nuova cultura della riqualificazione territoriale;
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- riduzione del consumo di risorse, riduzione delle emissioni climalteranti, valorizzando le possibilità di
innovazione, garantendo servizi ambientali adeguati;
- rafforzamento della raccolta differenziata e recupero promuovendo comportamenti di consumo più
sostenibili;
- promozione e diffusione di tecnologie pulite, di sistemi di gestione certificati.
Il modello delle APEA, andrà applicato sia nel caso di nuovi insediamenti, ma anche nella
riqualificazione e riconversione tecnologica, organizzativa e gestionale di attività già insediate e da
completare. Dovrà quindi essere stabilito un accordo tra istituzioni ed imprese presenti per un
programma di miglioramento progressivo delle dotazioni e delle prestazioni ambientali.
Nel caso di previsioni urbanistiche di insediamenti produttivi in aree sensibili, andranno promosse azioni
per il trasferimento/cancellazione dei diritti edificatori.
d. Compensare fra i Comuni gli oneri e gli introiti derivanti dagli insediamenti produttivi
Si dovranno attivare nuove forme di concertazione delle politiche urbanistiche relative all’insediamento
di eventuali nuove aree industriali (tramite la creazione delle nuove APEA) nonché, concordare nuovi
interventi di qualificazione e valorizzazione ambientale con particolare riferimento ad opere pubbliche
destinate a potenziare le reti degli acquedotti, degli impianti depurativi e fognari e quelle ecologicoambientali.
Sia ai fini dell’equità distributiva, sia ai fini di eliminare nella gestione del territorio gli effetti della
concorrenza fra i Comuni stessi in materia di offerta insediativa, si dovranno attivare forme di
perequazione territoriale, volte alla costituzione e gestione di un fondo di compensazione finanziato con
le risorse derivanti ai Comuni dagli oneri di urbanizzazione secondari e terziari, dai contributi relativi al
costo di costruzione e dall’IMU dei nuovi insediamenti produttivi commerciali e terziari nonché da
ulteriori eventuali risorse di altri Enti.
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5.3.5. Turismi
Strategie di intervento
La più recente riforma della legislazione nazionale nel settore del turismo è la legge 29/03/01 n.135 ha
costituito per il legislatore italiano una occasione di operare una riforma globale in materia. La nuova
legge, attraverso lo strumento del decentramento e l’applicazione del principio di sussidiarietà si
propone di innovare profondamente i meccanismi di funzionamento del sistema turistico nel suo
complesso, con l’obiettivo di aumentare soggetti e risorse a disposizione per gli interventi e di rendere
stabile e funzionale la collaborazione fra ambito pubblico e privato. Molte sono le novità introdotte dalla
nuova legge quadro basti pensare che, per la prima volta, nell’art.1, comma si elabora la locuzione
“politica del turismo” intesa come promozione del settore attraverso interventi quali l’informazione, la
conoscenza del territorio, l’appetibilità delle strutture ricettive e ricreative e il sostegno a processi di
organizzazione “dal basso” ispirati ad una logica di integrazione e di cooperazione. La legge quadro,
prevedendo la costituzione di Sistemi turistici locali, riconosce l'utilità di una interrelazione tra tutte le
variabili che operano nel turismo, auspicando la promozione e la valorizzazione delle identità locali
tramite l’attività di programmazione dal “basso”. La creazione di sistemi turistici locali parte, infatti, dal
coinvolgimento e dall'azione coordinata di tutti gli attori locali interessati al fenomeno turistico. Tuttavia,
perché un’area geografica possa definirsi STL è necessario che ogni elemento sia funzionale alla
fruizione dell’altro. Solo in questo modo sarà possibile valorizzare al meglio le attrattive del territorio e
la cultura locale, ottimizzando i benefici e ripartendo più equamente i costi di mantenimento e
conservazione delle risorse. La legge quadro, dunque, innova notevolmente il settore del turismo
riconoscendo che i fattori territoriali sono ragione costitutiva e fondante di un sistema turistico locale e
attribuendo un valore primario alla promozione e alla programmazione “dal basso” realizzata attraverso
la concertazione fra pubblico e privato.
A livello regionale la L.R. n. 17 del 17/05/04, le cui linee di indirizzo hanno carattere sperimentale e
sono quindi soggette a revisione in relazione allo stato di attuazione, per quanto qui di interesse si pone,
tra altre, le seguenti finalità:
- sviluppare economicamente e tutelare in modo omogeneo l’intero territorio, per integrare e
valorizzare le risorse ambientali, i beni culturali, i prodotti artigianali ed enogastronomici, gli eventi e le
manifestazioni;
- valorizzare il ruolo delle comunità locali per uno sviluppo turistico sostenibile che tuteli e valorizzi
l’ambiente ed il paesaggio;
- favorire processi di destagionalizzazione;
- ruolo d’impulso per migliorare i collegamenti sul territorio;
- accrescere la professionalità degli operatori, la qualità dell’accoglienza e dell’informazione turistica;
- sostenere la riqualificazione delle imprese turistiche, promuovere marchi di qualità ambientale e
l’adeguamento alle norme di sicurezza Sistemi Turistici Locali.
Tuttavia, la decisione che un territorio abbia effettive prospettive di sviluppo turistico può avvenire solo
attraverso un’analisi seria e puntuale delle caratteristiche di tale territorio, delle sue potenzialità, delle
condizioni in cui versa, delle esigenze della comunità che vi abita, e delle prospettive e tendenze che il
mercato presenta. Fondamentale, quindi, è la presenza di un “capitale turistico” in grado di alimentare le
motivazioni che sono alla base di un viaggio - il più delle volte legate alla ricerca di un ambiente diverso
da quello usuale in cui si vive – e che risiede nelle diverse componenti e caratteristiche ambientali di cui
dispone una destinazione potenziale (naturale, storico-artistico e culturale, enogastronomico,
infrastrutturale e ricettivo).
La visione guida di un progetto territoriale legato al turismo non può pertanto che orientare verso la
riscoperta e la tutela del “capitale” ambientale esistente, inteso nelle sue diverse componenti, e ad
incrementarne il valore attraverso l’innovazione e la costituzione di un adeguato sistema territoriale
capace di garantirne la fruizione. In questo senso il turismo, anziché generare enclave monofunzionali,
può partecipare alla costruzione di prassi e spazi eterogenei, in cui sono garantiti l’integrazione e la
sovrapposizione di usi quotidiani e turistici.
a. Rafforzare il Sistema Turistico Teramano
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Allegato n.2
Al fine di supportare il Sistema Turistico Teramano sarà strategico definire progetti di promozione e
sviluppo turistico tesi a conferire un’ immagine unitaria del territorio ed a creare sinergie con i soggetti
economici attivi, agevolando ed incentivando la costituzione di reti tra operatori di diverse aree su
progetti comuni di promozione. La globalizzazione in atto e la frammentazione della filiera produttiva
hanno infatti determinato un nuovo orientamento del mercato che porta al bisogno di maggiore
flessibilità e ad alternare competizione e cooperazione.
In questo scenario, per quanto qui attiene, appare utile ricordare che la visione che il turista ha di un
sistema turistico in genere “è fornita dai servizi che gli vengono offerti e dei quali si avvale e ne coglie la
validità solo quando si rende conto che tutto funziona.” In questo senso, nel mercato turistico odierno è
di fondamentale importanza che un territorio disponga di un sistema di servizi e di strutture ricettive
diversificate in base alla tipologia alberghiera (per livelli di prezzi, ricettività specializzata, offerta
alberghiera di nicchia, localizzazione della struttura, ecc.) e a quella extralberghiera (agriturismo, b&b,
case vacanze, campeggi, ecc.) in grado di rispondere alle diverse esigenze dei clienti. In questo senso,
appare strategico che il territorio provinciale venga ben organizzato in modo che il cliente lo percepisca
come accogliente ed ospitale, ed in grado di rispondere prontamente alle sue richieste.
a.1 Infrastrutture
Il territorio provinciale si è detto, occupa una posizione strategica in quanto funge da cerniera fra
l’Abruzzo e le Marche, tra la costa e la montagna. Questa collocazione geografica, in prospettiva di un
futuro sviluppo turistico, richiede che il Sistema sia dotato di un’efficiente dotazione infrastrutturale che
permetta ai potenziali flussi turistici di giungere e spostarsi agevolmente. Il sistema migliore per
raggiungere il territorio teramano e di muoversi al suo interno è la rete stradale: esso è attraversato dall’
autostrada A14 e da strade principali e secondarie che lo collegano all’interno, lungo la costa, ai
principali centri urbani. Sarà quindi necessario implementare il sistema di trasporto pubblico e privato
per dare maggiore fruibilità a tutto il territorio.
a.2 Strutture ricettive
Per quanto attiene più specificamente le dotazioni turistiche che il Sistema deve offrire per lo sviluppo
del settore, nell’evidenziare la presenza di un buon numero di strutture ricettive e di posti letto si ritiene
necessario puntare su azioni di miglioramento della qualità dei servizi offerti. Inoltre, pur essendo
presenti nel territorio eventi e strutture per lo svago e l’intrattenimento, si ravvisa la necessità di creare
un’offerta integrata delle risorse e delle manifestazioni di carattere culturale con l’obiettivo di
destagionalizzare i flussi turistici.
a.3 Sistema produttivo
Le filiere produttive del distretto esprimono una quota rilevante del settore manifatturiero della regione e,
partendo da una solida tradizione artigiana, può contare su una pluridecennale esperienza di produzione,
oltre ad un elevato livello qualitativo ed un ampia gamma di tipologie di prodotti. Sarà necessario
individuare forme innovative di integrazione tra i flussi turistici e sistema produttivo finalizzate alla
promozione dei beni prodotti nel territorio.
b. Integrazione dei prodotti turistici
Il prodotto turistico integrato è rappresentato da quattro opportunità legate al territorio: Il sistema dei
parchi archeologici e degli itinerari turistico-culturali, la rete dei prodotti enogastronomici, rete dei
percorsi naturalistici.
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b.1 Il Sistema dei parchi archeologici e degli itinerari turistico-culturali
Il territorio provinciale è caratterizzato da un paesaggio e da una rete di insediamenti diversificato, dove
le caratteristiche geomorfologiche dell’area – la montagna, la zona pedemontana, le valli fluviali e l’area
costiera - hanno influenzato sin dall’antichità i processi di antropizzazione, sfruttamento delle risorse e
rete insediativa. Le peculiari caratteristiche dei diversi ambiti affondano le radici in un passato remoto di
cui il territorio è ricco di tracce e testimonianze, spesso sottovalutate. Diverse zone del teramano, infatti,
conservano un inestimabile patrimonio archeologico e storico-culturale non ancora debitamente valutato
come risorsa turistica ed economica. Al contrario, una consapevole sinergia di enti su un territorio così
ricco può realizzare, attraverso la ricerca e la valorizzazione dei beni archeologici e culturali, una rete
turistica che utilizzi le risorse archeologiche e storico-architettoniche, accanto a quelle ambientali ed
enogastronomiche, rivolgendosi ad un turismo diversificato. Oltre a diventare un’ulteriore attrazione per
i villeggianti estivi sulla costa o in montagna , potrebbe richiamare un “turismo archeologico” e\o una
mobilità legata a specifici percorsi didattici, che, oltre ad essere un naturale richiamo per le scuole del
territorio, si rivolgano anche al “turismo scolastico” dei viaggi di istruzione.
Strategica si ritiene quindi la definizione di un sistema diffuso di Parchi Archeologici e di Itinerari
turistico-culturali che potrebbe assumere come assi portanti le antiche vie consolari, oltre che una rete di
nuclei sparsi sul restante territorio. Sin dall’antichità gli insediamenti umani e la viabilità ad essi legata
sono in stretta relazione con la morfologia del territorio e con le sue possibilità di sviluppo antropico e
sfruttamento delle risorse.
scoperta, con itinerari, percorsi ed attività all’aria aperta che vanno dalla montagna fino all’Adriatico,
oppure la scoperta dei suoi magnifici borghi nell'entroterra e dei siti storico-archeologici. La varietà degli
ambienti naturali è data anche dalla presenza di importanti corsi d’acqua , di ampie distese boschive, di
estese aree coltivate e da una grande diversità di specie vegetali ed animali. La risorsa ambientale è,
quindi, una importante potenzialità di sviluppo del sistema su cui puntare per creare un prodotto turistico
di qualità mediante la messa in valore di alcuni degli elementi presenti sul territorio.
La definizione di itinerari e percorsi naturalistici capaci di fornire indicazioni e suggerimenti sulle
modalità di fruizione del territorio naturalistico –ambientale, costituisce altresì un’opportunità per il
territorio di integrare l’offerta agroalimentare con quella turistica.
Attraverso la ricognizione e catalogazione delle risorse esistenti, volta a censire le attrattive e le risorse
del territorio presenti e/o da potenziare, nonché i servizi di agevolazione alla fruizione delle stesse
risorse, si ritiene strategico quindi definire una rete provinciale di itinerari, in modo da individuare le
necessarie azioni per agevolarne la percorribilità - in auto come in moto, scooter o a cavallo o in
bicicletta o a piedi – e per assicurare la opportuna dotazione di servizi al turista in presenza di punti/aree
di sosta suggestivi e/o panoramici per le valenze ambientali e culturali.
Si ritiene che la predisposizione di un’offerta strutturata di itinerari fin dal breve periodo permetterà una
maggiore fruibilità del territorio, un aumento d’interesse nei confronti dell’area, un incremento della
ricettività e della ristorazione ed un aumento dei prodotti tipici venduti, soprattutto se i servizi sono
ubicati lungo i percorsi.
b.2 La rete dei prodotti enogastronomici
In tempi recenti il legame tra prodotto e territorio è diventato da un punto di vista turistico sempre più
indissolubile e per quanto qui attiene non può che riflettersi sulle scelte strategiche di sviluppo
territoriale. I prodotti “tipici” fanno parte dell’immaginario dei turisti amplificando l’immagine e la
notorietà di un territorio che spesso attribuisce loro una sorta di valore aggiunto legato più alle emozioni
che alle prestazioni che un luogo può offrire. I territori che possono vantare un’immagine di naturalità e
genuinità possono ben trasferire questi valori anche nei loro prodotti esaltando quel concetto di genuinità
tanto ricercato dai consumatori/turisti e che può diventare un traino dell’economia turistica.
Il successo della rete dell’enogastronomia e dei prodotti turistici che ne derivano dipende da alcuni
fattori:
- la capacità di un territorio di distinguersi attraverso il rafforzamento della propria identità e la
valorizzazione di tutti gli elementi che la compongono;
- la capacità della rete di elevare in modo continuo gli standard qualitativi, di fare economie di scala, di
incrementare i rapporti di collaborazione e cooperazione, oltre che di rafforzare e qualificare l’immagine
del territorio;
- definire una declinazione di principi della filiera enogastronomica con l’obiettivo di ricercare,
descrivere valorizzare gli elementi che possono dare un valore aggiunto in termini competitivi quali:
l’autenticità, unicità e tipicità del prodotto enogastronomico; la sua identità ed appartenenza al sistema
territoriale ed ambientale come risposta alle aspettative del cliente e come garanzia di qualità; sicurezza e
d efficienza del sistema territoriale quale ulteriore garanzia per la soddisfazione del turista
enogastronomico; capacità emozionale ed evocativa dei luoghi.
Il discorso sulle potenzialità turistiche del patrimonio ambientale si lega quindi strettamente alla realtà
delle produzioni agricole . La produzione nel territorio di queste tipicità, le cui genuinità e qualità sono
sostenute e promosse da tutti i comuni, ha un ruolo molto importante per lo sviluppo del Sistema poiché
anche attraverso la valorizzazione di tali prodotti il territorio può essere competitivo in ambito nazionale
ed internazionale. A tal fine sarà necessario garantire il perdurare delle tradizioni agricole tutelando e
valorizzando il territorio rurale anche mediante forme innovative di integrazione tra la produzione
primaria ed il settore turistico.
c. I territori interni come luoghi dell’innovazione turistica
b.3 Definizione del sistema dei percorsi naturalistici
La provincia di Teramo, come l’Abruzzo, è un territorio verde per eccellenza che offre al viaggiatore un
ventaglio unico di possibilità ed attrattive turistiche e consente di avere diversi approcci di visita e di
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Allegato n.2
I territori dei Parchi e delle Riserve sono i luoghi ove mantenere la vita rurale, tutelare e valorizzare il
patrimonio agricolo ed ecologico. Il potenziale economico di queste aree agricole è destinato ad essere
rafforzato da attività complementari, il turismo, in primo luogo, di cui va tracciato uno sviluppo più
qualitativo e maggiormente diffuso sul territorio.
L'ambizione di uno sviluppo sostenibile di questi territori dovrebbe essere rafforzata attraverso la
definizione di interventi delle risorse idriche e delle risorse energetiche, lo sviluppo di un sistema di
trasporto efficiente a modalità collettiva, un più efficace controllo dell'urbanizzazione e la
minimizzazione dei rischi.
Inoltre, la differenza tra i flussi turistici della costa e quelli delle aree interne -misurati in particolare dalla
distribuzione della domanda turistica –suggeriscono la necessità di rafforzare i legami di solidarietà tra le
aree più dinamiche e quelle in cui ancora stenta ad affermarsi la valorizzazione delle risorse patrimoniali,
naturali e antropiche. In particolare, il patrimonio abitativo dei borghi potrebbe rappresentare un’offerta
valida non solo rispetto alla domanda di seconde case. Un nuovo mercato abitativo primario potrebbe
rappresentare un valido presidio di tutela. Le aree interne devono ampliare la gamma delle attività
compatibili con le basilari funzioni di tutela degli ecosistemi rurali e naturali. Politiche di re-ingresso di
residenti stabili nei borghi potrebbero dare luogo ad interventi esemplari di residenzialità alternativa alla
dispersione urbana e all’ulteriore consumo di suolo. A questo proposito, occorre favorire l’attuazione del
Progetto Borghi, al fine di:
- rendere disponibile l’enorme patrimonio immobiliare inutilizzato nei centri storici montani,
ampliando e qualificando l’ospitalità già disponibile e allo stesso tempo disincentivando la costruzione di
nuove costruzioni in aree paesaggisticamente delicate;
- valorizzare l’enorme patrimonio naturalistico e paesaggistico provinciale attraverso l’individuazione e
la messa a sistema di un sistema di sentieri, percorsi naturalistici, percorsi culturali, trekking – sia
esistenti che da realizzare ex novo;
- coinvolgere direttamente, nella gestione sia della ricettività che dell’escursionismo, le famiglie che
vogliono mettere a disposizione i posti letto, le associazioni e i gruppi locali per gli aspetti legati
all’escursionismo;
- valorizzare le produzioni tipiche locali sia alimentari che artigianali;
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- mettere a sistema la rete costituita dai centri storici e dai percorsi naturalistico-culturali, attraverso la
costituzione di un marchio provinciale dell’ospitalità diffusa da utilizzare come strumento di promozione
nei circuiti internazionali del turismo responsabile;
- incoraggiare il contatto tra paesi, ampliando la capacità di risonanza e di mobilitazione delle iniziative
dal basso;
- valorizzare il più possibile le energie sociali già disponibili, tra cui gruppi culturali, pro loco,
associazioni, cooperative;
- mobilitare i saperi sociali e le competenze diffuse, tra cui il sapere dei pastori, dei contadini, degli
artigiani e delle casalinghe nel produrre beni e servizi.
La soluzione possibile per far “partire “ il Progetto Borghi “ è individuata nel ricorso strutturale a logiche
di azione di tipo contrattuale, riferite a progetti integrati, a “contratti di paesaggio”, sviluppati e condivisi
dagli attori interessati, nel rispetto di alcuni criteri di fondo:
-strutturare intese formalizzate – dai protocolli preliminari ai programmi operativi impegnativi per i
sottoscrittori – per dare attuazione a piani di sviluppo che coniughino gli obiettivi di tutela degli spazi
naturali e le misure di sviluppo turistico, economico e residenziale delle aree sottoposte a tutela, in
condizioni di rigoroso rispetto dei principi di sostenibilità;
- associare a dette intese la più ampia platea di attori pubblici e privati, rappresentativi delle molteplici
dimensioni che assume la gestione di questi spazi: le istituzioni locali, gli enti di governo
degli spazi protetti, gli operatori economici, i gestori degli impianti turistici, gli imprenditori della filiera
agroalimentare, le associazioni per la protezione dell’ambiente, i proprietari del
patrimonio edilizio tradizionale.
-verificare di volta in volta la congruenza ovvero le criticità tra la “geografia della tutela” e la “geografia
dei progetti”. Ferma restando la perimetrazione stabilita dai vigenti strumenti di tutela delle aree protette,
è possibile se non probabile che un dato progetto di sviluppo disegni il suo proprio spazio di azione,
autonomo e indipendente da quello amministrativo fissato dagli strumenti di pianificazione. In tale
evenienza, uno degli oggetti dell’intesa deve riguardare i modi di governo e di superamento
attivo di tale criticità. In questo caso la Conferenza di Pianificazione può costituire un utile strumento per
superare i limiti dei confini amministrativi.
d. Marketing territoriale
Le nuove frontiere della competitività e della sostenibilità dello sviluppo passano necessariamente
attraverso adeguate politiche territoriali di promozione economica e sociale che puntano ad incrementare
la qualità della vita e l'attrazione di investimenti e capitali attraverso la valorizzazione delle potenzialità
espresse e latenti del sistema provinciale. In questi scenari il marketing territoriale rappresenta uno
strumento necessario per raccordare offerta territoriale (aree, servizi pubblici, componenti materiali ed
immateriali del territorio) e domanda territoriale (fabbisogni di servizi e infrastrutture da parte di
residenti, imprese interne, investitori esterni, turisti). In particolare la nuova sfida si gioca in gran parte
sul binomio prodotto-territorio, sulla capacità cioè di:
- rafforzare la differenziazione della produzione a partire dalle specificità territoriali;
- sostenere la competitività delle imprese attraverso un sistema di economie di localizzazione;
- comunicare il territorio grazie ad attente e elaborate forme di marketing territoriale.
Il processo di sviluppo del settore turistico dovrà quindi coinvolgere tanti e diversi tipi di attori presenti
sul territorio. Uno degli effetti di tale processo è lo stimolo allo sviluppo dell’associazionismo locale che
porterà a interessanti e costruttive forme di collaborazione su diversi piani.
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5.3.6. Dotazioni territoriali e gestioni dei servizi
Il processo di continuo sviluppo delle reti di relazioni che si è realizzato negli ultimi decenni anche nella
nostra provincia e che è in via di completamento, è sicuramente tra gli elementi che giocano un ruolo
primario sulla qualità della vita, sulle capacità di relazione tra i cittadini, sullo sviluppo economico e
turistico del territorio. Tuttavia collegare i territori e le persone non significa solamente assicurare buone
interconnessioni di trasporti intermodali ma anche fornire un adeguato accesso ad una molteplicità di
servizi che vanno dall’istruzione, all’assistenza sanitaria, all’energia, alla ricerca e all’impresa, alla
gestione dei rifiuti.
Se, infatti, il miglioramento della rete viaria ha modificato profondamente i tradizionali rapporti tra
centro e periferia, tra città e campagna, tra aree costiere ed aree montane, generando modelli di vita, di
lavoro, e di consumo molto simili tra chi abita nei centri urbani e chi trova casa nelle aree esterne,
occorre ancora fare molto, cercando di promuovere:
- il riequilibrio tra territori forti e deboli. Perseguire il riequilibrio territoriale tra le aree urbane
“forti” (il capoluogo e i principali centri costieri e di valle) e i territori “deboli” delle aree montane,
attraverso l’individuazione di una struttura reticolare policentrica in termini di servizi, infrastrutture,
opportunità di sviluppo e qualità della vita;
- la riduzione del gap nelle opportunità di accesso ai servizi. Garantire l’accessibilità ai servizi
essenziali anche dalle aree marginali e svantaggiate, non solo mediante il potenziamento delle
infrastrutture, ma soprattutto attraverso l’ottimizzazione della rete di trasporto pubblico e la diffusione di
tecnologie per la gestione delle connessioni a banda larga, il decentramento dei servizi di base e
l’implementazione dei servizi qualificati connessi alle risorse locali;
- la riscoperta e rivitalizzazione dei territori montani. Ridurre lo spopolamento dei territori montani
e favorire il presidio del territorio attraverso una qualificata offerta insediativa per le popolazioni
residenti e per le nuove famiglie giovani, anche mediante nuove iniziative imprenditoriali compatibili
con le specificità locali e aumentando l’attrattività turistica;
- le risorse territoriali e ambientali. Contenere il consumo di suolo e la frammentazione degli
ecosistemi indirizzando le scelte di sviluppo in aree già infrastrutturate e introducendo azioni di
mitigazione e adattamento e di ottimizzazione delle risorse.
Strategie di intervento
Per realizzare questi obiettivi il PTCP dovrà innanzi tutto:
a. Individuare polarità urbane di diverso grado e con diversa funzione che potranno essere utilizzate
come supporto sia alla pianificazione pubblica, in quanto concorreranno a garantire la presenza delle
funzioni di servizio relative ai diversi livelli gerarchici, sia all’iniziativa privata in quanto rivelatrice
delle possibilità imprenditoriali più conformi alle vocazioni del territorio;
b. Limitare la duplicazione e la polverizzazione delle funzioni di livello sovra-comunale per le quali
l'efficienza dipende dall'esistenza di una struttura a rete e garantire lo sviluppo equilibrato della rete dei
servizi sovra-comunali.
d. Promuovere la gestione unitaria dei servizi di scala provinciale e di ambito al fine di rendere più
visibili i benefici delle economie di scala, senza limitare l’autonomia e la capacità di rappresentanza
degli interessi e dei bisogni sociali di tutte le comunità locali.
Tra le polarità urbane, sulla base di indicatori di tipo qualitativo (qualità/ potenzialità del territorio) e
sulla base di indicatori quantitativi ( accessibilità, presenza di servizi di eccellenza, ecc.), il PTCP dovrà
individuare per l’erogazione ottimale dei servizi: i Poli attrattori provinciali e i Poli d’ambito.
Nel caso dei “Poli attrattori provinciali”, l’intento è quello di favorire politiche e scelte che portano al
potenziamento e allo sviluppo dei servizi di livello superiore nelle principali polarità urbane, poiché
strategicamente necessari allo sviluppo sia dell’intera provincia, sia dei circondari e delle diverse parti in
cui si articola il sistema socio-economico teramano.
I “Poli d’ambito”, sono invece polarità urbane strategiche per ciascuno dei 5 ambiti territoriali
individuati, nei quali accentrare differenti tipologie di servizi, al fine di creare “polarità” di scala minore
in grado di raggiungere un bacino d’utenza efficiente e di garantire l’abbassamento dei tempi di
raggiungibilità.
Oltre ai Poli erogatori di servizi alla cittadinanza, il Piano Provinciale dovrà individuare “Poli
Specialistici semplici o integrati” per l’ottimizzazione di funzioni altamente specializzate, quali:
- Polo/i tecnologici e poli della ricerca, nell’accezione di centri gravitazionali e propulsori delle filiere
produttive artigianali ed industriali e del comparto agro-alimentare;
- Poli turistici, con l’obiettivo di decentrare funzioni fino ad oggi esclusive di alcuni territori, in altri
territori che potranno assumere il ruolo di nuove “polarità di sviluppo”.
In entrambi i casi l’obiettivo è quello di avviare un processo di specializzazione che potrà soddisfare
meglio le esigenze delle economie locali; è questo ad esempio il caso dei Poli del turismo verde e del
turismo religioso che andranno ad integrare le proposte e l’offerta turistica dei poli turistici legati al
turismo balneare.
- Polo dell’Energia e dell’Ambiente in grado di operare prevalentemente nella realizzazione di filiere
dell’ agroenergia, dell’edilizia sostenibile e delle fonti energetiche rinnovabili e che metta a fattore
comune una serie d’interventi di innovazione presenti nel territorio e riconducibili al tema dell’ambiente,
tanto nella sua dimensione naturale quanto inteso come spazio abitato. Si potrà pertanto attivare una
logica di rete volta a stimolare ed accrescere l’innovazione promuovendo l’interazione tra mondo della
ricerca e mondo delle imprese; la creazione del polo potrà inoltre favorire la nascita e l’insediamento di
imprese innovative o la “ristrutturazione” di quelle esistenti nell’ottica dell’innovazione e del risparmio
energetico, garantendo, altresì, lo sviluppo di innovazione tecnologica di prodotto e di processo e
l’adozione di un modello di business basato sull’integrazione di edilizia sostenibile, gestione intelligente
del territorio ed energie rinnovabili.
La valorizzazione del ruolo della Provincia nel governo strategico dei servizi essenziali alla popolazione,
come quelli idrici, energetici, di nettezza urbana e trasporti, è una priorità per il nostro territorio. E’,
infatti, da ritenere strategica la definizione di misure di coordinamento per sviluppare sinergie tra le
esperienze esistenti ed elaborare ed affinare strategie comuni per il governo di questi servizi, nella
consapevolezza che sempre più ogni singola amministrazione dovrà preoccuparsi non tanto
dell’efficienza dei “propri servizi” quanto dell’efficienza della “rete dei servizi”.
Nella gestione unitaria dei servizi, la gestione dei rifiuti occupa uno spazio di primo piano. Oltre alle
funzioni stabilite per legge nei Piani di Rifiuti, il PTCP dovrà contribuire ad elaborare una mappa delle
localizzazioni degli impianti di trattamento e smaltimento che risponda ad un principio di efficienza e di
contrasto al consumo di suolo, evitando soluzioni localizzative di scala esclusivamente comunale.
c. Garantire – anche mediante dispositivi di perequazione territoriale – uno statuto urbanistico
particolare alle polarità urbane selezionate.
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Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
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6. LE REGOLE DELLA TRASFORMAZIONE
6.1 Nuove regole e buone pratiche per il dimensionamento
e la riqualificazione degli insediamenti residenziali
Le Norme Tecniche di Attuazione del PTC di Teramo, tuttora vigente, sono corredate da un Allegato (il
primo) che detta gli Indirizzi per il dimensionamento degli strumenti urbanistici comunali e fissa, per
ogni singola Unità Insediativa e per ciascun Comune, le superfici massime che potranno essere destinate
ad accogliere “l’incremento residenziale per fabbisogni insorgenti e pregressi, dedotta l’offerta
determinata dal recupero dell’esistente e (tenuto conto) dell’incremento aggiuntivo determinato dalla
domanda di residenzialità turistica”.
Il nuovo Piano Strategico, e soprattutto la variante normativa al PTC vigente, non ha ritenuto opportuno
provvedere all’aggiornamento di una stima che pure era stata effettuata su dati di oltre vent’anni fa non
solo perché la congiuntura attuale rende assai problematica qualunque previsione in questa materia, ma
soprattutto in quanto la decisione di indirizzare le politiche di piano verso il contenimento del consumo
di suolo ha suggerito di modificare radicalmente l’approccio nei confronti del dimensionamento delle
aree di trasformazione destinate alla residenza.
A seguito di questo cambio di paradigma verranno di seguito affrontate alcune questioni comunque
rilevanti, atte ad orientare l’elaborazione dei nuovi strumenti urbanistici comunali relativamente alla
corretta perimetrazione degli insediamenti urbani esistenti, che potranno essere articolati univocamente
in ambiti costruiti densi e in ambiti in transizione, e che dovranno essere chiaramente distinti dal
territorio libero non urbanizzato. Inoltre verranno fornite alcune indicazioni atte a migliorare la qualità
paesaggistica della pianificazione locale che, in accordo con la decisione del Piano Strategico di
stimolare l’attivazione di un processo continuo di apprendimento collettivo, potranno essere
ulteriormente implementate dalla Provincia come base di un dialogo fruttuoso tra amministratori,
comunità locali e progettisti che operano alle diverse scale.
6.1.a Consumo di suolo e classificazione delle aree urbanizzate
Per quanto concerne il tema della perimetrazione delle aree urbanizzate, è previsto che ogni Comune, al
momento della formazione di un nuovo strumento urbanistico generale, debba formulare una propria
proposta di individuazione delle aree dense e di transizione estesa a tutto il territorio comunale, e che tale
elaborato debba costituire la base per valutare i limiti e l’opportunità delle nuove espansioni urbane.
Laddove limitati incrementi insediativi potranno interessare i tessuti in transizione con interventi di
densificazione o di vero e proprio infilling, eventuali proposte di edificazione che sono destinate a
interessare il territorio agricolo sono infatti assai discutibili, e implicano una valutazione che non potrà
essere confinata al solo ambito comunale.
E’ infatti a partire da questa operazione di classificazione che in sede di Conferenza di Pianificazione
sarà possibile stabilire la legittimità e la sostenibilità dello scenario proposto, e si potrà decidere il ricorso
a quelle procedure di co-pianificazione che saranno in grado non solo di assicurare la rispondenza delle
previsioni di incremento ad una effettiva domanda abitativa – che tende sempre più spesso a interessare
l’area vasta – ma anche di superare i frequenti conflitti che si determinano soprattutto lungo le aree di
confine per effetto dei processi di metropolizzazione.
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Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014
Allegato n.2
Per quanto la procedura che dovrà essere seguita in vista della perimetrazione delle aree urbanizzate non
presenti particolari difficoltà tecniche, è tuttavia indispensabile che venga effettuata disponendo di
strumenti cartografici aggiornati e su supporto digitale (in scala 1:5.000 o 1:10.000), su cui riportare una
serie di informazioni relative alla consistenza e alla destinazione d’uso di edifici, manufatti e aree
urbanizzate o semplicemente dedicate stabilmente ad un uso antropico. E’ dunque possibile che le
amministrazioni locali non dispongano delle risorse necessarie per provvedere a questa elaborazione, e
che la Provincia debba mettere a disposizione le sue strutture tecniche per predisporre un “Osservatorio
sul consumo di suolo” in grado di erogare le seguenti informazioni geografiche, cartografiche e
statistiche:
• consumo di suolo;
• attività agricole e aree boscate;
• mappa dei beni culturali e ambientali;
• attività produttive e commerciali;
• sistema del verde;
• fabbisogno abitativo;
• mosaicatura dei PRG comunali, intercomunali e dei Piani di sviluppo economico e sociale;
• progetti di infrastrutture;
• progetti di trasformazione territoriale.
6.1.b Indirizzi e linee-guida per la riqualificazione degli insediamenti a prevalente
residenziale
destinazione
Come è stato ampiamente argomentato in molte sezioni di questo documento, una strategia di
contenimento del consumo di suolo del tipo di quella che è stata posta alla base di questo Piano
Strategico non può limitarsi ad operare una netta demarcazione tra aree urbanizzate e territorio agricolo,
e nemmeno può preoccuparsi semplicemente di mettere in atto una disciplina atta ad evitare, o comunque
a limitare gli “sconfinamenti” tra questi due perimetri. E’ infatti evidente che una semplice ridefinizione
del margine urbano, o la promozione di misure finalizzate alla “retrocessione” della capacità edificatoria
da residenziale (o produttiva) ad agricola, rischiano di mettere in crisi la congruenza del disegno
urbanistico, e la sua capacità di garantire l’integrazione e l’equilibrio tra le diverse destinazioni d’uso. Ne
consegue l’esigenza di fare in modo che la lotta al consumo di suolo, per conseguire risultati più
soddisfacenti, non debba essere disgiunta dal perseguimento di obiettivi di natura paesaggistica, in grado
cioè di migliorare la qualità e le prestazioni delle aree nelle quali si concentreranno gli interventi di
densificazione e/o di compensazione ecologica e/o di restituzione a usi agricoli o naturalistici di aree
industriali dismesse.
Le implicazioni “qualitative” delle politiche insediative che una amministrazione locale deve considerare
quando mette in cantiere un nuovo strumento di pianificazione sono così numerose da non poter essere
affrontate in questa sede, nemmeno in vista di una semplice delimitazione del campo che dovrà essere
sottoposto ad attenta valutazione da parte del soggetto di piano. Tuttavia alcuni richiami sono ritenuti
comunque necessari, se non altro per richiamare l’attenzione di amministratori e tecnici sulla
“delicatezza” della materia, e sulla necessità di mettere in campo tutto l’impegno e la consapevolezza di
cui si è capaci.
Prendendo spunto dagli “Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti. Buone pratiche per la
pianificazione locale” che sono stati pubblicati dalla Regione Piemonte nel 2010 (e al quale si rinvia per
ulteriori approfondimenti), e auspicando la predisposizione di linee guida più mirate alle caratteristiche
insediative dell’area teramana, conviene segnalare la rilevanza e la delicatezza di alcuni requisiti di base
che possono contribuire alla riqualificazione del paesaggio (vedi la tabella seguente) di cui è necessario
tener conto nel governo del territorio soprattutto quando il contesto in cui si opera presenta significative
alterazioni e inevitabili conflitti, tipici dello sviluppo impetuoso e non pianificato che ha caratterizzato le
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trasformazioni insediative che la Provincia di Teramo ha attraversato negli scorsi decenni. Si pensi ad
esempio alle differenti e contrastanti implicazioni di interventi di trasformazione edilizia anche di ridotta
entità, che se da un lato sembrano in grado di permettere il raggiungimento della “massa critica”
indispensabile per consentire la realizzazione delle dotazioni urbanistiche di base, dall’altro comportano
un possibile contrasto nei confronti di politiche finalizzate alla ricostituzione di reti ambientali che sono
a rischio di cancellazione. Oppure si consideri la delicatezza di iniziative che pure sembrerebbero
correttamente orientate al completamento di un margine urbano in precedenza incompleto e slabbrato,
ma che comportano probabili conflitti circa gli usi alternativi delle poche aree disponibili (soprattutto se
non si vuole contribuire ad un aumento del consumo di suolo) per la realizzare di attrezzature o nuove
centralità di rango urbano. O infine si tenga conto della competizione, che difficilmente potrà essere
evitata, tra la possibilità di utilizzare i nuovi interventi di ricucitura delle “ferite” inferte dallo sprawl
urbano per offrire nuove “spazialità” (come nel caso di incrementi edilizi in grado di creare nuovi spazi
interclusi per usi collettivi) e programmi più estesi di rigenerazione urbana, che puntano a massimizzare
le superfici permeabili o semi-permeabili, e che dunque si propongono di ridurre il più possibile
l’impronta ecologica dell’insediamento.
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Tab. 1 Requisiti di base dell’insediamento che possono contribuire alla riqualificazione del paesaggio
Aspetti d’interesse paesaggistico
Requisiti di base dell’insediamento che contribuisce alla qualificazione del
paesaggio
Caratteri locali dell’insediamento
Tener conto degli aspetti strutturanti e di quelli caratterizzanti i luoghi, nelle
scelte localizzative e di morfologia dell’impianto insediativo
Caratteri locali dei tipi edilizi
Tener conto degli aspetti strutturanti e di quelli caratterizzanti i luoghi, nelle
scelte localizzative e di morfologia dell’impianto insediativo
Reti ambientali e aree aperte
Tener conto delle relazioni dell’insediamento con gli spazi liberi e le reti di valore
ambientale e fruitivo nel contesto, per contribuire a riequilibri ambientali e alla
valorizzazione del ruolo dell’insediamento rispetto al paesaggio aperto
Dimensione sovra-locale
di riferimento
Tener conto delle continuità delle situazioni insediative e del consolidamento
d’identità paesaggistiche indipendentemente dai confini amministrativi nel
riconoscimento di entità sovralocali di riferimento per i progetti e gli interventi
trasformativi
Aree urbane centrali
Indirizzare gli interventi finalizzati a incrementare le funzionalità urbane al riuso
del patrimonio costruito o al rinnovo di siti già urbanizzati, per confermare il
ruolo dei centri e degli impianti urbani consolidati
Sistema dello spazio pubblico
Completare e qualificare il sistema a rete dello spazio pubblico, privilegiando le
aree pedonali e il verde urbano e territoriale per migliorare la qualità
dell’abitare, le occasioni di relazione sociale e l’identità di quartiere nelle aree
periferiche
Bordi urbani
Indirizzare gli interventi, finalizzati ad incrementare la dotazione residenziale, a
riqualificare il tessuto insediativo critiche esistenti, con operazioni di rinnovo e
completamento, per assicurare la definizione di bordi urbani riconoscibili ed
integrati e ridurre l’incidenza sulle aree non urbanizzate
Centri in aree a dispersione
insediativa
Concentrare gli interventi di trasformazione per potenziare effetti di centralità
nelle aree compromesse dalla dispersione insediativa, nelle aree di porta urbana
o nei nodi lungo gli assi infrastrutturali, per rafforzare un sistema insediativo
policentrico diffuso, riducendo ulteriori consumi di suolo
Impianti produttivi
Indirizzare gli interventi al rinnovo e completamento di insediamenti preesistenti
favorendo la sperimentazione di modelli di insediamento e di caratterizzazione
edilizia maggiormente integrati nel contesto, per migliorare la riconoscibilità,
ridurre gli effetti di banalizzazione e mitigare gli impatti pregressi
Infrastrutture e leggibilità
del paesaggio insediativo
Migliorare le relazioni tra insediamento e paesaggi del territorio aperto a partire
dalla riqualificazione delle infrastrutture, per potenziare la riconoscibilità dei
luoghi, la fruizione diffusa del paesaggio e la riduzione degli impatti e dei fattori
deterrenti in particolare nelle aree circostanti gli insediamenti
Aspetti ambientali
Utilizzare i nuovi interventi per migliorare complessivamente la qualità
ambientale del contesto costruito in cui si inseriscono, nella prospettiva di
massimizzare la sostenibilità degli insediamenti anche preesistenti e di ridurne
l’impronta ecologica
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6.2 Nuove regole e buone pratiche per il dimensionamento e
la riqualificazione degli insediamenti produttivi
La crescita diffusa e disarticolata delle aree industriali lungo le valli del nostro Paese, rappresenta oggi
un problema per la dimensione del fenomeno, per la qualità dei manufatti costruiti e per la criticità del
loro rapporto con i diversi ambiti ad esse contigui. Condizioni spesso associate a processi che investono
simultaneamente ed in modo contraddittorio i territori economicamente più interessanti, quali l’eccessivo
consumo di suolo e l’abbandono di spazi urbanizzati obsolescenti verso forme sempre più profonde di
degrado, che contribuisco ad aggravare sempre più un bilancio ecologico già critico.
Si tratta di caratteri di rilevanza del fenomeno, emblematici a livello nazionale e registrati anche nello
specifico del territorio provinciale, che inducono a ridefinire le politiche di programmazione e gestione
delle trasformazioni territoriali future e le strategie di intervento alla scala urbana ed architettonica, nel
segno di un più accorto utilizzo delle risorse presenti.
In questo senso è apparso opportuno elaborare alcune proposte di revisione del quadro normativo di
riferimento a livello provinciale per rispondere alle questioni più emergenti quali quelle relative al
sovradimensionamento delle previsioni insediative ed alla sovra-produzione di manufatti ad uso
produttivo, alla scarsa qualità degli insediamenti produttivi ed alla criticità del loro rapporto con il
sistema ambientale di cui sono integralmente parte.
Per quanto riguarda il primo aspetto, come già evidenziato, il fenomeno del surplus previsionale ed
edilizio in ambito produttivo ha trovato il suo innesco nei dispositivi normativi di incentivazione alle
attività produttive proposti negli anni ’90 a livello nazionale, per esplodere in tempi recenti a causa del
cortocircuito tra degenerazione dei meccanismi finanziari e congiuntura economica di crisi. Intervenire a
valle di questo processo, quindi