Fuori termine Strauss

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notizie
Quattro
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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. 70% regime libero
– ANNO XXIII n° 8 - 9 APrIle 2014 –
AUT.Dr/CBPA/CeNTrO1 – VAlIDA DAl 27/04/07
Traguardo vicino, l’Umbria unita per tirare la volata finale
La grande sfida
C
ome una maratona. Il mucchio alla
partenza, poi la selezione e il traguardo che si materializza all’improvviso. Se chiudi gli occhi, Perugia, puoi vedere la
strada fatta. Perché in realtà tutto è già partito
da tempo. Ben prima che scoccasse l’ora della
corsa a capitale europea della cultura nel 2019,
le gambe hanno iniziato a muoversi.
Storie note ed altre meno. Pezzi di vita che riaffiorano qua e là: dalle tavole eugubine alla biga
di Monteleone di Orvieto (ora a New York),
dalla foresta fossile di Dunarobba ai ferri dei chirurghi di Norcia che operarono la regina d’Inghilterra. Mani sapienti, come quelle dei tipografi
che diedero alla luce la prima copia della Divina
Commedia a Foligno.
L’insegnamento dei grandi, da San Francesco
a San Benedetto, che travalica i confini. Protetto
dalle centinaia di pievi ed eremi disseminati in
collina, qui si respira un silenzio vero, lo stesso
che abita i boschi. Si può lanciare lo sguardo in
basso, planare sulla terra, dove il lavoro dell’uomo
ha lasciato il segno senza marcare il passo. 150
musei racchiusi in uno scrigno, record nazionale
di densità per chilometro quadrato. Il segreto?
“Custodire i luoghi con dignità”, per Dacia Maraini, la scrittrice che ha dedicato il suo ultimo
libro a Santa Chiara. Così la bellezza è giunta
sino a noi.
Due antiche università, un nugolo di giovani
stranieri che vengono ogni anno. Un ponte proteso
tra il passato e un futuro da immaginare. “Domani sarà tempo di cose nuove”, canta Francesco
De Gregori, un altro che ha scelto l’Umbria per
mettere radici. Intanto c’è questo presente che
corre, fermato per un istante sulla carta, sedici
istantanee a colori. Raccontano l’amore degli artisti, la grinta degli imprenditori, i progetti, la volontà di essere artefici del proprio destino.
Più che una maratona è un viaggio. Con la
meta finalmente dietro l’angolo.
FederIco FrIgerI
Il sogno è a portata di mano:
Perugia può essere capitale
europea della cultura 2019
«ce la faremo», parola di Monica Bellucci
dI
Lorenzo grIghI
R
isponde dalla Bosnia, dove
è impegnata nelle riprese
di “The Milky way”, l’ultimo film di Emir Kusturica. Di
strada Monica Bellucci ne ha fatta
tanta: dall’Umbria a Hollywood,
passando per Parigi. Una carriera
che l’ha portata ad essere una
stella del cinema adorata in tutto il
mondo.
Da una cittadina umbra alla
fama mondiale. Come ci si abitua, se ci si riesce, al successo?
Il successo è legato all’immagine
e niente è più aleatorio dell’immagine. La mia costruzione come
persona è legata alla mia vita di
donna e alle mie scelte di attrice,
l’immagine è solo una piccola
parte di me.
Qual è il suo rapporto con
l’Umbria?
La mia terra, la mia anima e una
sorta di malinconia che è tipica
umbra. Dell’Umbria si dice che è
il giardino d’Italia ma si dice
anche che sia una terra di santi e
di pazzi.
Perugia, insieme ad Assisi, è
tra le città finaliste nella corsa
a capitale europea della cultura
per il 2019. È arrivato davvero il
momento di puntare sulla cultura anche per la nostra re-
gione? Lei appoggia questa
candidatura?
Assolutamente sì, vedrete che ce
la faremo!!!!!
Il ricordo più bello legato alla
giovinezza in Umbria?
I miei anni del Liceo Classico di
Città di Castello.
Parliamo di cinema. Qual è lo
stato di salute della cinematografia italiana?
Il nostro cinema offre grandi talenti, sia per quanto riguarda i registi che per gli attori. Il problema
è che mancano i fondi e la voglia
di investire, quindi si riducono le
possibilità di scoprire nuovi talenti.
(segue a pag. 4)
APRILE
2
PERUGIA 2019
2014
LE TAPPE
12 aprile 2012
2
1
Viene selezionato
il logo
di Perugiassisi2019
tra oltre 225
proposte arrivate
I sindaci di Perugia
e Assisi, Boccali e
Ricci, presentano
la candidatura
di Perugia e Assisi
all’Istituto italiano di
cultura a Madrid
4
13 gennaio 2012
29 maggio – 2 giugno 2010
Costituzione
della Fondazione
Perugiassisi2019.
I soci sono
i comuni di Perugia
e di Assisi e la
Regione Umbria
3
Lancio del sito internet
www.perugiassisi2019.eu
e del percorso
di partecipazione
“il futuro inizia adesso”
14 febbraio 2011
9 maggio 2012
5
Enjoy culture,
enjoy Europe!
Incontro con le
delegazioni di alcune
città già capitali
europee della
cultura
14 gennaio 2013
5 dicembre 2012
12 novembre 2012
8
7
Lancio dei concorsi
fotografici #bepg
e #star4eu
in collaborazione
con Instagramers
Perugia
Inaugurazione
del nuovo
aeroporto
“San Francesco”
9
14 febbraio 2013
10
L’ingresso dei
nuovi soci viene
approvato dal Consiglio
di amministrazione
della Fondazione
Perugiassisi2019
partecipa all’inagurazione
dell’anno di Marsiglia
come capitale europea
della cultura 2013
19 ottobre 2012
6
Prima riunione
del comitato scientifico
della Fondazione
Perugiassisi
2019
4 marzo 2013
giugno 2013
28 febbraio 2013
12
11
Parte il ciclo di
incontri culturali
“I giovedì della capitale”
per riflettere
sul progetto
di candidatura
14
9-12 maggio 2013
Gili studenti dell’ITC
Scarpellini di Foligno,
primi ambasciatori di
Perugiassisi2019,
arrivano a Bruxelles
Firma dell’accordo
di collaborazione con
Plodviv e Sofia
durante la conferenza
bulgaro-italiana
13
“Let’s go to 2019”
Festa dell’Europa
per avvicinare i cittadini
e le istituzioni
dell’Unione.
13 novembre 2013
28 giugno 2013
19
3 luglio 2013
Audizione orale
al Ministero dei beni
e delle attività culturali.
La commissione
mostra interesse
per il progetto
19 settembre 2013
17
18
Con un giorno d’anticipo
rispetto al termine fissato,
viene consegnato al Ministero dei beni e delle attività
culturali il dossier
di candidatura
15 novembre 2013
20
Perugia 2019 con i luoghi
di Francesco d’Assisi e dell’Umbria è in finale per
il titolo di capitale europea
della cultura
Presentazione
del nuovo logo
“Perugia2019 con i luoghi
di Francesco d’Assisi
e dell’Umbria”
Workshop concorso
Kultur Fabrik per la
riqualificazione
dell’ex carcere maschile
di piazza Partigiani
16
Incontro con
le città europee
gemellate
con quelle
dell’Umbria
23
17 dicembre 2013
Perugia firma un patto
con le altre cinque
città finaliste. Una “carta
d’intenti” per creare e
rafforzare una rete
di collaborazione
15
12 gennaio 2014
4 dicembre 2013
21
21 giugno 2013
22
Più di mille partecipanti
corrono i 22 km
della mezza maratona
Perugia-Assisi
Presentazione delle
“Ambasciate culturali”
per creare una città-museo
con progetti da Danimarca,
Cipro, Francia, Germania,
Olanda, Polonia e Cina
30 gennaio 2014
28-30 marzo2014
27
20 febbraio 2014
11 febbraio 2014
“Siamo in finale saremo
capitale”. Una grande
festa, oltre 60 eventi in
programma, un piccolo
assaggio di come
potrebbe essere
il 2019
26
25
Perugia si candida
Capitale europea dei
giovani insieme ad
altre 9 città
Presentazione app
Francesco, un navigatore
multimediale che conduce
gli utenti alla scoperta dei
luoghi di San Francesco
d’Assisi e dell’Umbria
24
Primo incontro con le
associazioni giovanili per
la candidatura di Perugia
a Capitale europea
dei Giovani 2017
Pagina a cura di
cecilia andrea Bacci
lucina Paternesi Meloni
APRILE
2014
PERUGIA 2019
Il programma culturale
Un progetto collettivo che vuole ripensare l’anima della città
U
n anno di appuntamenti per trasformare la città in un laboratorio a cielo
aperto, grazie allo sforzo di tutto il
sistema culturale della regione. Il programma
di Perugia 2019 è il vero cuore della candidatura. A coordinarlo c’è un direttore artistico,
lo scrittore e critico letterario Arnaldo Colasanti, che si presenta così: «Non sono un impresario, il mio compito non è quello. Sono
un facilitatore che accompagna lo sforzo di
Perugia in una ridefinizione di se stessa». Per
ora tutti i progetti sono ancora “sulla carta”,
spiegati nel dossier che sarà valutato dalla commissione selezionatrice
europea.
«Ma quel
programma
non è solo
un annuncio
di ciò che
potrebbe essere realizzato dopo.
Già la sua
semplice stesura si è
arnaLdo coLasantI, dIrettore artIstIco c o m p i u t a
grazie a un
processo partecipativo importante, con cui
tutte le istituzioni culturali della regione si sono
impegnate per arrivare a un’idea attorno alla
quale progettare la rinascita di questi luoghi».
Alla chiamata hanno risposto in tantissimi:
dalle realtà storiche come Umbria Jazz o il Festival dei Due Mondi, fino a quelle più giovani,
ma già affermate, come il Festival del Giornalismo.
Il concetto scelto come tema centrale del
programma è quello della bottega culturale
europea, «che cerca anche di riprendere una
tradizione storica importante – aggiunge il direttore artistico – quella dei Comuni italiani
del Medioevo e del Rinascimento». Come?
«Rendendo attivi tutti i saperi – spiega lo stesso
Colasanti, e per raggiungere questo risultato
abbiamo ideato un progetto che lavora su tre
livelli complementari, che interagiscono tra
loro». Il primo
è quello della
città
delle
idee: per attivare una rinascita collettiva, la cultura
dovrà, appunto, saper
“diventare attiva”, attraverso il concetto chiave
del “saper
L’attore e regIsta Luca ronconI
fare”. «Per
questo pensiamo di far interagire artisti di formazione diversa, musicale, teatrale, con loro
colleghi da tutta Europa». Le occasioni saranno
tante: dal workshop “Fare teatro”, che sarà
diretto da Luca Ronconi, al progetto “Autoritratto di una capitale”, un lavoro di produzione
e scambio di opere musicali e di arte visiva di
giovani artisti europei sul tema del racconto
della città.
Tutto questo permetterà di arrivare al secondo livello: «Sarà quello della “città del dialogo” che nasce proprio dai saperi che verranno messi in comune». Per questo i
contenuti culturali verranno diffusi sul territorio, con una serie di iniziative ambiziose,
come la “Festa del mondo”, una rassegna di
eventi musicali, teatrali e di danza dedicati al
rilancio di due piazze di Perugia che saranno
riqualificate per la candidatura a capitale europea della cultura. O, ancora, “Umbria in movimento”, un festival di concerti jazz, pop e
di musica etnica disseminati in tutta la regione.
«Così – spiega Colasanti – si giunge al terzo
livello. Che è quello della “città dell’accoglienza”. Tenendo ben presente che il nostro
scopo non è semplicemente quello di attirare
turisti, come spesso si dice, ma di favorire un
modello di cittadinanza europea, con Perugia
al centro». Con una precisazione: «Cercheremo
di andare verso una multiculturalità creata in
maniera spontanea, non ideologica e posticcia.
Qualcosa che nasca da una città che sceglie di
realizzare laboratori di esperienze da condividere con altri, che magari a volte non si sa
nemmeno bene chi sono».
È qui che il programma culturale di Perugia
2019 diventa compiutamente globale: si parte,
anche in questo caso, da un insieme di appuntamenti che diventano un’occasione di scambio
internazionale. Tra i moltissimi progetti previsti, il “Festival delle arti Perugia 2019”, realizzato dal Teatro Stabile dell’Umbria, durante
il quale registi, attori, coreografi, danzatori,
scenografi, drammaturghi e artisti provenienti
dagli altri paesi d’Europa e del resto del mondo
trasformeranno Perugia e altre
città della regione in un
palcoscenico
esteso, per la
durata di tre
mesi. Anche
le tradizioni
locali serviranno per
creare ponti
e scambi inIL coMPosItore MIchaeL nyMan
ternazionali:
una delle occasioni sarà “Popolo in piazza”,
una rassegna che punta proprio a far rivivere
le tradizioni delle “feste popolari” in una serie
di luoghi culturali umbri, da utilizzare come
“museo diffuso”.
Saranno molti i nomi di prestigio del mondo
della cultura internazionale a partecipare al
programma di Perugia 2019: tra questi Michael
Nyman, uno dei più celebri compositori di
musica contemporanea, che curerà il progetto
di “Perugia minimal”, attraverso il quale giovani artisti scriveranno una “partitura-labirinto” della città di Perugia, per arrivare a una
vera e propria mappatura musicale dei luoghi.
Lo scrittore francese Daniel Pennac, invece,
dovrebbe collaborare alla realizzazione del
progetto “Pace, una rivoluzione formativa”,
che verrà realizzato con gli alunni delle scuole.
Spiega Colasanti: «Sarà uno degli appuntamenti
chiave del programma. È un tentativo ambizioso di mettere al centro il concetto di pace
per spiegare la storia dell’uomo. Distanziandosi
dalla concezione di Machiavelli, che considerava sempre il progresso umano come una
“storia di sangue”. È un cambio di prospettiva
radicale». Tra gli altri grandi nomi presenti anche il già citato Luca Ronconi, e, sempre nel
teatro, l’attore e regista Pippo Delbono. Ma
non c’è nessuna caccia alla “star”: «Coinvolgeremo solo persone in grado di dare un contributo che sia coerente con l’idea complessiva
del progetto».
antoneLLo PacIoLLa
3
LE TAPPE
E
ra il 1985 quando Melina Mercouri, ex attrice e ministro greco
della Cultura, propose la creazione delle città europee della cultura.
Così, nel 1986, è Atene la prima a ricoprire questo ruolo. In prima linea i
cittadini, “uniti nella diversità”, proprio
come recita il motto dell’Unione europea. Un incontro di lingue, arti e
mestieri.
Cinque anni dopo nasce il “Mese culturale europeo”, dedicato in particolare
alle città del centro e dell’est dell’Unione. Nello stesso periodo si forma
una rete per permettere lo scambio
di informazioni tra gli organizzatori degli eventi di città vincitrici e candidate.
È questa stessa rete a promuovere,
all’inizio degli anni ‘90, un’attività di
monitoraggio sull’impatto della creazione della città europea della cultura,
trasformata soltanto in un secondo
momento in “capitale”. A sovvenzionare gli eventi culturali delle città prescelte sono i fondi del Programma cultura 2000, sistema di finanziamento
per le attività comunitarie.
Essere, o anche solo concorrere a
diventare capitale europea della cultura significa mettere in moto il tessuto cittadino e istituzionale puntando,
in molti casi, sulla valorizzazione e
sulla trasformazione della base culturale della città. In sintesi, «portare alle
città interessate importanti benefici a
livello culturale, economico e sociale»:
parola di Androulla Vassiliou, commissario Ue all’istruzione e alla cultura.
Negli anni sono cambiati sia i metodi
di selezione delle città, sia le istituzioni
coinvolte. Per evitare una concorrenza
feroce tra i diversi stati, nel 1999 il
Parlamento europeo e il Consiglio
dell’Unione europea decidono di fissare in anticipo le nazioni che, di anno
in anno, ospiteranno la capitale. Nel
2019 sarà il turno di Italia e Bulgaria.
Nel nostro paese sono partite in ventuno per accaparrarsi il titolo. Da Aosta a Lecce passando per Mantova,
Venezia, Urbino, Grosseto ed Erice,
solo per citarne alcune. La corsa di
Perugia inizia nel maggio 2010 quando
Wladimiro Boccali e Claudio Ricci, rispettivamente sindaci di Perugia e Assisi, decidono di presentare le due
città in gemellaggio. Le proposte, la
costituzione della Fondazione Perugiassisi 2019, la creazione del programma e la scrittura del dossier di
candidatura.
Il 15 novembre dello scorso anno la
rosa delle candidate si è ristretta a sei
città: Cagliari, Lecce, Matera, PerugiaAssisi, Siena e Ravenna. Ma per il verdetto finale della giuria europea dovremo aspettare gli ultimi mesi del
cecILIa andrea BaccI
2014.
Fondazione Perugiassisi2019:
il consiglio di amministrazione
Bruno BracaLente
PresIdente
Professore ordinario di Statistica presso la
Facoltà di Economia dell’Università di Perugia, che ha diretto dal 1994 al 1995. Già presidente della Regione (1995-2000) e Commissario del Governo per l’emergenza e l’avvio
della ricostruzione dopo il sisma del 1997, si
occupa si sviluppo economico regionale sia
in Italia, sia all’estero.
andrea ragnettI
consIgLIere
Laureato in Scienze politiche, nel 2012
viene nominato amministratore delegato di
Alitalia per volere del consiglio di amministrazione della compagnia di bandiera. In precedenza aveva ricoperto il ruolo di chief executive officer del settore consumer lifestyle
di Philips. Ha lavorato anche per Tim e Telecom Italia.
giorgio MencaronI
consIgLIere
Classe 1947, è laureato in ingegneria civile.
Dal 2008 è presidente della Camera di commercio di Perugia. È anche imprenditore nel
settore del turismo oltre a dirigere, col fratello,
lo Studio tecnico di ingegneria Mencaroni,
fondato nel 1971.Dal 1989 è anche presidente
del consiglio di amministrazione della Perugia
Hotel srl.
nino rIzzo nerVo
consIgLIere
Giornalista, ha diretto la TGR Rai (Testata
giornalistica regionale), il TG3, TGLa7, le
news di Mtv e il quotidiano Europa. Consigliere di amministrazione Rai fino al 2012,
dal 2013 è presidente del Centro italiano di
studi superiori per la formazione e l’aggiornamento in giornalismo radiotelevisivo che
ha dato vita alla scuola di giornalismo.
APRILE
4
PERUGIA 2019
un luogo dove
tutto è possibile:
l’auditorium
di san Francesco
al Prato
L
e impalcature non ci sono più, quel
velo che l’ha coperta per anni è stato
abbassato. La chiesa di San Francesco al Prato è di nuovo viva. L’abbandono in cui era caduta è ormai un ricordo del passato insieme ai tanti
cedimenti strutturali, che l’hanno accompagnata sin dalla sua costruzione
nel XIII secolo. Il sole riflette la pietra
bianca, giochi di luce rapiscono chi
passa di qua. Che cosa ci sarà al suo interno, si chiedono tutti, dallo studente fuori
sede all’anziana residente.
La navata con il suo soffitto altissimo dà un
senso di immensità, un’energia che dovrebbe
essere alla portata di tutti. E lo sarà grazie al
progetto che prevede la trasformazione di
San Francesco al Prato in un auditorium dove
arte e cultura saranno protagoniste. A voler
far rivivere questo luogo dimenticato
è stato l’architetto Bruno Signorini che, come spiegano i figli Francesco e
Filippo, ha dedicato
parte della sua carriera
proprio a questo sogno. Ora sono loro, insieme alla sorella Giovanna, a portare avanti il
suo lavoro.
«Da quando abbiamo iniziato, il
nostro obiettivo è stato quello di creare sensazioni, per questo abbiamo deciso di intervenire senza stravolgere l’originalità della
chiesa», spiega Francesco Signorini mentre
mostra gli schizzi di quello che sarà un vero e
Il sogno
diventa
realtà
2014
I PROGETTI
L’archItetto Francesco sIgnorInI aLL’Interno
deLLa chIesa dI san Francesco aL Prato.
a sInIstra un’IMMagIne VIrtuaLe dI coMe
sarà L’audItorIuM aL terMIne deI LaVorI
proprio centro polifunzionale. «Terminata la
prima fase di ristrutturazione adesso abbiamo
presentato il progetto esecutivo. È stato scavato un intero piano destinato ad un centro
congressi, la navata invece diventerà un auditorium. Uno spazio dove 620 persone potranno assistere a concerti di musica classica,
eventi di Umbria Jazz, danza, presentazione
di libri. L’auditorium è una macchina che deve
funzionare a pieno regime e per permettere
che sia così niente sarà fisso, dalle poltrone al
palco. Deve essere un centro in grado di ospitare sfilate di moda, congressi e mostre. Siamo
pronti ad accogliere ogni nuova idea».
Oltre che architetti, però, Francesco e Filippo sono perugini e questo progetto costituisce una sfida in cui hanno messo tutta la
loro esperienza.
«Il centro dovrebbe avere una vocazione
culturale e artistica, posti come San Francesco
al Prato devono diventare poli d’attrazione e
non possono restare semplici monumenti. La
riqualificazione di aree morte è il primo passo
per la rinascita di Perugia».
Filippo e Francesco ci accompagnano, la
porta si apre, entriamo in questa chiesa in cui
convivono stili diversi, eredità di un passato
che dal Medioevo arriva ad oggi.
«Pavimento di legno, una vetrata al posto
del tetto crollato anni fa e tanto cristallo per
dare una sensazione di trasparenza: tutto è
pensato nei minimi dettagli». Presto la luce
che illumina la facciata di San Francesco al
Prato entrerà e le note di un pianoforte riscalderanno le serate della città.
nIcoLe dI gIuLIo
agli arconi la nuova biblioteca della città
U
n luogo arioso, a disposizione della
cittadinanza. Uno spazio dove fare
cose e incontrare persone, dove si
può parlare e dar vita alle idee. Uno scrigno
di modernità nel cuore storico di Perugia.
Molto più di una biblioteca nuova: il progetto
per la costruzione della biblioteca degli Arconi
sembra ambire a creare uno di quei posti che
quando si stilano le classiche sulla qualità della
vita delle città fanno guadagnare punti. Un
luogo che valorizza il centro storico ma so-
(segue dalla prima)
Come si può rilanciare la cultura in Italia? Il nostro Paese può ripartire anche
grazie al cinema e al teatro?
Sì, certo; dopo tutto ogni 3 o 4 anni c’è
sempre un film italiano di cui si parla nel
mondo. Immaginiamo cosa potrebbe succedere se invece di produrre 50 film all’anno
ne producessimo 250 come in Francia. La
stessa cosa vale per il teatro e la danza. La
cultura italiana in generale ha bisogno di più
supporto da parte dello Stato.
Quali sono le differenze principali tra il
modo di fare cinema in Italia e in Europa rispetto agli Stati Uniti?
La Francia è il paese in Europa che pro-
prattutto che offre ai perugini la possibilità
di trascorrere del tempo di qualità: da una
parte l’offerta culturale; dall’altra socializzazione e scambio di idee.
«Una biblioteca per la famiglia, i bambini,
gli anziani, in una parola per i cittadini». Maurizio Tarantino, direttore della Biblioteca Augusta di Perugia, racconta come l’idea della
nuova biblioteca multimediale sia nata dall’esigenza di trasformare il ruolo della storica
Augusta. «Fino alla metà del ‘900 il ruolo della
biblioteca della città e della biblioteca storica coincidevano. Negli ultimi 20 anni le cose sono cambiate.
Per ragioni di spazio l’Augusta non
riesce ad avere un ruolo di “biblioteca della città”, dove i cittadini oltre che studiare e consultare i volumi si incontrano e parlano. Allora
si è pensato di mantenere la funzione storica dell’Augusta nell’attuale sede e di creare una biblioteca
dei cittadini in un nuovo spazio:
una divisione di funzioni». La
nuova sede sono gli Arconi nei pressi del Pincetto.
Una struttura di 600 anni che racchiuderà
uno spazio assolutamente moderno: «Di solito
le nuove biblioteche vengono costruite nelle periferie perché nei
centri storici è difficile costruire edifici ex novo e altrettanto difficile è trovare
palazzi storici che riescano a conciliare architettura e funzionalità moderne. Invece gli Arconi
sono un unicum. Dentro la
struttura c’è uno spazio vuoto
che consente molta libertà di
movimento e di costruzione di tutte
le funzionalità».
La vicinanza tra le due biblioteche, sottolinea
Tarantino, consentirà il facile passaggio di volumi, e se un utente chiederà un libro non
presente agli Arconi, lo potrà avere nel giro
di una manciata di minuti. La biblioteca degli
Arconi sarà a due passi dal capolinea del mi-
si può
parlare e
socializzare:
oltre la
lettura
Bellucci: lo stato deve dare
più supporto alla cultura
duce più film in assoluto. Pure in Inghilterra
la produzione è più televisiva che cinematografica, anche se le serie televisive inglesi
sono di grande qualità. La differenza tra il
cinema europeo e quello americano sta nelle
storie che raccontano: nella nostra tradizione
sono più intimiste, le strutture dei copioni a
volte meno logiche. Le storie americane seguono quasi sempre un filo logico: inizio,
cuore della storia e fine! Basti pensare alla
differenza tra il cinema di Almodovar, Sorrentino o Lars Von Trier rispetto a Spielberg
nimetro e dal parcheggio del mercato coperto.
Per i futuri utenti l’amministrazione comunale ha pensato di offrire la gratuità sia del
biglietto del metro sia di quello del parcheggio. Una parte dei volumi sarà allocata in via Oberdan dove ci sono
altri spazi antichi, ma anch’essi vuoti, quindi utilizzabili con grande flessibilità. «Questo progetto è
sicuramente una delle
punte del programma di
Perugia 2019, prima di
tutto perché, rispetto ad altri
finora solo su carta, questo è
già in fase di realizzazione: i lavori sono cominciati e stanno proseguendo, per esempio quelli in piazza Matteotti, finalizzati a impedire che l’acqua piovana
possa arrecare danni all’ambiente degli Arconi. Entro settembre verrà presentato il progetto esecutivo e nel giro di due anni è prevista la fine dei lavori».
o James Cameron. Se dobbiamo pensare a
delle somiglianze tra il cinema americano e
quello europeo degli esempi possono essere
Jurmush, Schnabel o Woody Allen. Ma
quello che li rende entrambi interessanti è
proprio la loro differenza!
Nella sua carriera ha interpretato spesso
ruoli femminili controversi: Malena, Maria Maddalena, Alex in Irreversible. Un
modo per denunciare le difficoltà e le
violenze che tante donne sono costrette
a subire ancora oggi?
carLotta BaLena
Credo che il cinema abbia per noi attori
un ruolo terapeutico. La scelta dei ruoli che
ho interpretato è guidata dall’istinto, capirò
meglio il disegno logico delle mie scelte a
fine carriera. Per ora mi sento ancora in
piena trasformazione. Di sicuro, inconsciamente, nel raccontare donne preda della violenza maschile c’è una forma di denuncia.
A quale attrice si ispira?
A tutte le nostre grandi dive, quelle che
hanno fatto la storia del nostro cinema dal
dopoguerra ad oggi.
Il film preferito nel quale ha recitato?
Il prossimo.
Il film preferito in assoluto?
La Dolce Vita.
Lorenzo grIghI
APRILE
2014
PERUGIA 2019
5
I PROGETTI
Kultur Fabrik, la rinascita del carcere
L’ex penitenziario diventa spazio di creazione con teatro, musica e danza
È
soPra, una ceLLa deLL’ex PenItenzIarIo
PerugIa a PIazza PartIgIanI
dI
a FIanco, un MoMento
deLLa raPPresentazIone teatraLe
che sI è sVoLta aLL’Interno deL carcere
neLLa tre gIornI
“sIaMo In FInaLe,
28
sareMo caPItaLe” tenutasI daL
aL
30 Marzo
sotto, roBerto BIseLLI
deL teatro dI sacco neLLa Veste
dI aLdo Moro
durante La ManIFestazIone
successo per la prima volta domenica 30 marzo. I fortunati che tra le
tante richieste hanno potuto assistere all’evento hanno vissuto l’emozione di
una rinascita. E di una liberazione. Quella
dell’ex carcere di Piazza Partigiani, riaperto
in via eccezionale durante la tre giorni di
eventi dedicata alla candidatura di Perugia a
capitale europea della cultura 2019. Un luogo
inumano, fatto di spazi troppo angusti, celle
di reclusione talmente strette da dover essere
lasciate aperte, per permettere ai detenuti almeno di camminare nel loro braccio carcerario. Un luogo inaccessibile, che per un giorno
è tornato a vivere con le esibizioni teatrali e
coreografiche della compagnia del Teatro di
Sacco.
Come una crisalide che si trasforma in farfalla, il carcere potrebbe trasformarsi da
luogo di sorveglianza e punizione in un
luogo di cultura e creazione. Uno spazio
di «evasione», come forse sarebbe piaciuto ai detenuti che per lunghe ore,
giorni, anni hanno contato i minuti che
li separavano dal ritorno in libertà. Ed
Ev@sioni è anche il nome del progetto vincitore per la riqualificazione dell’edificio, selezionato tra i 16 che hanno partecipato al
concorso bandito lo scorso giugno dall’Università di Perugia in collaborazione con la
FondazionePerugiaAssisi2019.
«Abbiamo voluto immaginare una nuova
idea di spazio, non più un luogo dove l’individuo trascorre un tempo passivo, dove si assiste alla negazione della persona – racconta
uno dei ragazzi vincitori – Ma un luogo in
cui, attraverso la demolizione di alcuni elementi architettonici, lo spazio si apre diventando collettivo, si apre al vivere sociale.»
Dentro e fuori. Passività e partecipazione.
Non sorprende che il progetto sull’ex penitenziario sia diventato il progetto bandiera
della candidatura di Perugia. Contiene infatti
in piccolo tutti gli elementi che la città deve
far suoi per rinascere: l’apertura verso
l’esterno, verso l’Europa, la contaminazione.
Ma anche un concetto di cittadinanza attiva,
che possa incrementare la qualità di vita grazie
ad una più ampia offerta culturale.
A coordinare il progetto scientifico Paolo
Belardi, docente presso il dipartimento di ingegneria civile e ambientale dell’università di
Perugia e direttore dell’Accademia di Belle
Arti: «Abbiamo scelto Ev@sioni perché era
l’unico progetto capace di ridare un senso
agli spazi del carcere senza essere invasivo.
Un’operazione di chirurgia architettonica che
potesse dare nuova vita all’edificio».
Un’iniziativa che si inserisce nella scia del
progetto Kulturfabrik, promosso dall’Università di Perugia, e che ha voluto prendere alla
lettera la candidatura di Perugia a capitale cul-
turale, immaginando che i
tanti edifici abbandonati della
città potessero trasformarsi in altrettante ambasciate culturali dei
paesi europei.
C’è allora chi è volato fino in Danimarca
per sviluppare un progetto di ambasciata culturale nell’ex cinema Lilli o chi, lavorando
con il consolato di Francia, ha immaginato
una struttura che ripercorresse le tappe della
rivoluzione francese. O ancora chi ha progettato un’ambasciata polacca incentrata sull’inno nazionale, grazie all’aiuto dell’ex Rettore
Giuseppe Calzoni, che ora insegna in Polonia.
«L’idea di base – continua Belardi, responsabile scientifico del progetto – è che i costi di
un’ambasciata culturale da mantenere per cinque anni con uno staff formato da giovani
stranieri e italiani sono insostenibili per le
amministrazioni locali, ma fattibili per uno
Stato».
Un punto d’inizio, uno stimolo per mettere
in circolo le idee e permettere a giovani studenti di partecipare a scambi culturali con il
resto d’Europa. Un modo per riattivare le
energie cittadine. Tutto a partire dall’idea di
candidatura a capitale culturale. In attesa del
verdetto, insomma, già si vedono i primi frutti
di questa importante occasione.
Laura aguzzI
non solo Perugia: tutta l’umbria è candidata
“F
abbricare luoghi”. Non solo a Perugia, ma in tutta l’Umbria. Sono oltre
venti i progetti di riqualificazione, che creeranno nuove infrastrutture culturali in altrettanti comuni della regione. L’ex-zuccherificio
di Foligno, ad esempio, sarà un Parco della
scienza e delle arti, mentre l’area dell’ex aeroporto militare di Castiglione del Lago sarà
un parco ludico-didattico dedicato all’ambiente, con un acquario e un museo del volo.
Restauri in vista, invece, per alcuni gioielli archeologici: la necropoli etrusca di Corciano,
l’anfiteatro romano di Bevagna e le antiche
domus di Spello. E poi l’arte, Città di Castello
celebrerà Alberto Burri – uno dei suoi artisti
più illustri – rinnovando Piazza Garibaldi se-
condo il progetto del maestro. Saranno restaurati i teatri di Spoleto e di Terni e recuperate le antiche cantine francescane di Montefalco e Palazzo Baglioni a Torgiano ospiterà
un museo del vino. Il borgo di Deruta sarà
sempre più quello della “città della ceramica”,
mentre Villa Fabbri a Trevi sarà la sede di un
Osservatorio per la biodiversità Per la maggior parte sono progetti di cui si parla da anni
o che erano già stati avviati prima della corsa
a capitale della cultura. “Perugia2019” ha dato
nuovo slancio a queste idee e anche se la città
non dovesse ottenere il titolo, c’è l’impegno
a portarle avanti comunque, con il contributo
dei fondi europei 2014-2020 e con il proM.r.
gramma “Italia 2019”.
Alberto Burri aveva immaginato Piazza Garibaldi a Città di
Castello come un polo per l’arte contemporanea. Il progetto
prevede uno spazio aperto, un monunumento e sullo sfondo
un edificio nero. La piazza sarà rinominata “Piazza Burri”
L’ex-zuccherificio di Foligno ospiterà il “Parco della scienza
e delle arti”. Occuperà quattro piani con diversi punti di sviluppo e tematiche, con laboratori multimediale. Una parte
sarà destinata invece ad uso commerciale e abitativo
L’ex aeroporto militare di Castiglione del Lago sarà un parco
ludico didattico dedicato all’ambiente. È un’area di 130 ettari.
Ci sarà un acquario e un museo del volo. Sarà illustrata la
flora, la fauna e la storia geologica del Lago Trasimeno
APRILE
6
PERUGIA 2019
2014
LE INTERVISTE
Bassetti:«Perugia, sei già capitale»
Per il cardinale i valori europei nascono in Umbria, tra la cultura del lavoro di Benedetto da Norcia e la solidarietà di Francesco
S
i definisce un “prete etrusco”. Nato al
confine tra la Toscana e la Romagna
72 anni fa, è stato vescovo di Massa
Marittima e Piombino e poi di Arezzo, Cortona e Sansepolcro. Gualtiero Bassetti è dal
2009 alla guida della diocesi di Perugia e Città
della Pieve. Lo scorso 13 febbraio è stato
creato cardinale da Papa Francesco, il primo
a Perugia dopo 160 anni (l’ultimo era stato
Giovanni Vincenzo Pecci, poi diventato Papa
col nome di Leone XIII). Lo abbiamo incontrato all’Università per Stranieri, durante
una delle sue visite pastorali dedicate al
mondo culturale e giovanile
Eminenza, per diventare capitale della
cultura Perugia punta molto sull’idea di
“accoglienza”. Da osservatore privilegiato, è una definizione che si adatta alla
città?
A Perugia si parlano cento lingue, che si
rinnovano ogni anno. La città è diventata un
centro multietnico, multinazionale e multireligioso. Da questo punto di vista c’è molta
tolleranza e empatia. Ci sono studenti musulmani che condividono la stanza con studenti
cristiani e dividono lo stesso cibo. E quando
c’è l’amicizia non è mai a metà, è completa.
Perugia ha questa grande capacità di accoglienza e per me è un vanto, come vescovo. E
molto è dovuto alle sue due università. Il fatto
poi di essere stati i primi in Europa a creare
una Università per Stranieri, certamente ha
portato su Perugia una ricchezza e un’apertura
che da altre parti non ci sono.
Quale può essere il ruolo della diocesi
per il rinnovamento culturale di Perugia?
La crisi sta colpendo un po’ tutto. È un
po’ come quando nel medioevo si abbattevano le pestilenze e tutto il tessuto sociale
ne risentiva. Oggi tutto il nostro tessuto sociale, anche religioso, risente della crisi. Le
famiglie sono più ripiegate su loro stesse, c’è
una paura all’orizzonte, ci si fida sempre
meno del prossimo. Sono circostanze che
noi come Chiesa abbiamo la grande sfida di
aiutare a superare, per riportare il tutto a una
normalità e far ritornare Perugia alla sua vera
vocazione: insieme a due università, con
un’Accademia delle belle arti che è formidabile e il Conservatorio, che è spesso sottovalutato, ma è un’altra eccellenza di Perugia.
Quali sono i fattori che possono aiutare
Perugia a essere capitale della cultura,
che è un evento che potrebbe farla diventare per un anno la sede di eventi culturali
di rilevanza internazionale ?
Prima di tutto le sue radici culturali antiche
e profonde: in città c’è ancora una parte ro-
mana e etrusca, civiltà antichissime. E questo
è un vanto che Perugia può mostrare ovunque. Poi, in secondo luogo, la cultura dell’università, che ha avuto delle figure eccellenti di professori nel passato, soprattutto in
campo filosofico, umanistico e letterario. Era
una sede ambita da tutta Italia e questo naturalmente le ha dato una notorietà nel presente e nel recente passato. Soprattutto, però,
dobbiamo ricordarci che Perugia è in fondo
la capitale dell’Umbria e l’Umbria possiede –
come diceva Giorgio La Pira – quelle due
“terrazze” sull’Europa che hanno fatto la civiltà europea: Norcia con Benedetto e Assisi
con Francesco. Pensiamo al motto di Benedetto ora et labora. Ha insegnato alla gente a
lavorare e a coniugare la dimensione dello
spirito con l’opera umana. Ha insegnato veramente alla gente i mestieri e ha favorito la
crescita della cultura. Se noi guardiamo una
cartina dell’Europa e segniamo tutte le abbazie benedettine vediamo che nel primo
millennio sono arrivate dovunque. Se poi noi
vediamo una cartina del secondo millennio
vediamo dove sono arrivati invece i conventi
francescani. Se Benedetto ha insegnato l’arte
del governo, Francesco ha divulgato la dimensione della fraternità. Governo, fraternità, ora et labora, sono i fondamenti della
civiltà europea.
Infatti non a caso la candidatura di Perugia 2019 è accompagnata dalla città di
Assisi e dai luoghi di Francesco e dell’Umbria…
Ne sono pienamente convinto. Quando lo
scorso aprile ho presentato a Papa Francesco
i vescovi dell’Umbria durante la visita ad limina ho detto: «Noi siamo una delle regioni
più piccole d’Italia, ma non delle meno significative. Negli ultimi dieci anni abbiamo
dato il nome agli ultimi due pontefici». Non
per caso uno si chiama Benedetto e non per
caso uno si chiama Francesco.
E invece dal punto di vista della gente?
La popolazione è pronta all’evento?
Dal punto di vista della gente direi solo
una cosa: Perugia diventa quello che sei! Non
ti manca nessun ingrediente per poter essere
la capitale europea della cultura. Solo che
quello che sei non lo tenere soltanto per te,
ma esprimilo nella tua cultura, nella tua civiltà, nel tuo modo di vivere, nel tuo modo
di accogliere gli altri! Perugia ha bisogno di
diventare un po’ più estroversa. L’umbro è
portato ad essere troppo introverso, sotto
un’apparente timidezza: Perugia deve diventare quello che è già.
MIcheLe raVIart
soPra: IL cardInaLe guaLtIero BassettI,
arcIVescoVo dI PerugIa daL 2009.
a sInIstra: Bruno BracaLente,
PresIdente deLLa FondazIone PerugIassIsI 2019
A
pochi mesi dalla conclusione di
questo percorso, quali sono le sue
considerazioni sul lavoro fin qui
svolto?
In quest’ultima
fase il lavoro si è
concentrato soprattutto sul proBruno Bracalente,
gramma culturale
perché la decisione, ora, dipende da questo. Non più e non
tanto dall’idea di trasformazione della città che
fa da cornice ed è stata importante nella prima
fase della candidatura.Adesso quello che conta
è la qualità del programma culturale, la capacità
di presentare progetti innovativi.
Quali sono i punti di forza della candidatura di Perugia?
Sicuramente il sostegno che a questa candidatura è stato dato da tutte le istituzioni ma
anche da tutto il tessuto associativo regionale.
E poi il ruolo che hanno l’università e le istituzioni accademiche in generale.
Qual è questo ruolo?
Stiamo facendo convenzioni accademiche di
alta formazione, convenzioni bilaterali con le
Università, sia quella italiana che quella per
stranieri, l’Accademia di belle arti, il Conservatorio di musica, la Scuola di lingue estere
dell’esercito per arrivare a un accordo complessivo e valorizzare al massimo un loro ruolo
attivo nella candidatura.
Perché Perugia dovrebbe vincere, che cosa
Qual è la concorrente più temibile?
Penso che siano tutte ben attrezzate. Quelle
che secondo me hanno più probabilità sono
quelle che sono partite prima e hanno potuto
lavorare più a
lungo e più intensamente: Perugia, Matera e
è già una vittoria Ravenna. Anche
Cagliari e Lecce
hanno lavorato bene. Siena ha fatto sicuramente un buon lavoro ma senza un particolare
rapporto sinergico con il resto della città.
Questo è un punto di arrivo o un nuovo
inizio?
Ovviamente è un inizio. Ma già il fatto di
aver dedicato molte energie alla progettazione
del lavoro, a mettere insieme tutti questi soggetti che in modo concorde hanno guardato
al futuro e hanno messo in moto ognuno per
la sua parte una propria creatività, questo è di
per sé un traguardo che ha prodotto risultati
importanti. Perché adesso a Perugia, ma anche
in tutta l’Umbria, c’è un’idea molto più chiara
di quello che deve essere il futuro delle nostre
città.
E se Perugia non dovesse vincere?
È evidente che abbiamo innescato un percorso che non si può interrompere, che non
può tornare indietro. Se vinciamo il titolo, andrà avanti anche dopo il 2019 e se non lo vinciamo andrà avanti lo stesso.
«ormai non si torna più indietro»
presidente della Fondazione Perugiassisi 2019: puntare sulla cultura
ha di diverso rispetto alle altre città candidate?
Come ho già detto, il sostegno di tutta la
società e delle istituzioni pubbliche e private.
Inoltre il progetto di candidatura è parte integrante del piano di sviluppo di medio e lungo
termine delle istituzioni, dei comuni e della
regione in particolare, che baserà la programmazione fino al 2020 proprio su questo. Poi,
un cartellone di eventi molto innovativo e sperimentale, poco standard insomma. Noi puntiamo soprattutto sulla qualità del programma
culturale.
Vi aspettavate un’interazione così grande
nel tessuto sociale?
Ce l’aspettavamo perché ci abbiamo contato
molto fin dall’inizio ma ci ha anche sorpreso
perché non era così scontato che soggetti diversi si mettessero a lavorare insieme. Tutta
questa collaborazione e sinergia ha dato vita a
uno spirito nuovo e noi abbiamo solo cercato
di promuoverlo. Nella Fondazione sono entrati
circa 140 soggetti partecipanti, istituzioni ac-
cademiche, associazioni imprenditoriali, sindacali e culturali, sportive e sociali, molti Comuni hanno aderito a una candidatura che comunque rimane di Perugia. Non era così
scontato che i comuni dell’Umbria, anche
quelli lontani, comprendessero l’importanza
che questa sfida può avere anche per loro.
Questo significa anche che c’è un comune
sentire per voler rilanciare il territorio?
Io credo che la ragione fondamentale sia
proprio questa: è aumentata la consapevolezza
che con la cultura si può far ripartire l’economia delle nostre città. Questo è vero in Umbria e lo dimostra tutta questa grande partecipazione. Ma lo dimostra anche il fatto che
a questa competizione hanno partecipato sin
dall’inizio 21 città italiane, mentre in Francia,
qualche anno fa, avevano partecipato soltanto
in 8. Sicuramente questa crisi economica così
forte ha fatto capire che, per inventarsi un
futuro nuovo, c’è bisogno di puntare sulla
cultura. E in Umbria lo hanno capito molte
città.
LucIna PaternesI MeLonI
APRILE
2014
PERUGIA 2019
7
ASSISI
assisi, capitale del dialogo
La città di San Francesco si propone come luogo di incontro tra identità diverse per creare nuovi spazi e nuova cultura
«S
ette secoli fa, dopo la morte di San
Francesco, maestranze da tutt’Europa arrivarono qui ad Assisi per
costruire la Basilica: identità culturali diverse
che si sono confrontate e mescolate in un
cantiere che ha dato la luce a 120 metri quadrati di affreschi». Parte da lontano il sindaco
di Assisi, Claudio Ricci, da quel passato in
cui le tradizioni della sua città affondano le
radici.
È da questo centro aggrappato alle pendici
del Subasio, con le sue case e chiese di pietra
rosa, che è partito il messaggio di San Francesco per poi diffondersi in Europa seguendo
i passi dei frati e dei pellegrini, che continuano
ad arrivare da tutto il mondo.
Secondo Ricci «sono tre le cose che distinguono l’Umbria: la scienza, l’arte e l’umanesimo francescano, che porta a vedere nell’altro
valore e dignità». È questo spirito che anima
i progetti messi in campo dal Comune di Assisi, che ormai da secoli è una capitale non
solo della pace, ma anche del dialogo e dell’accoglienza.
Se uno dei concetti fondamentali della candidatura è quello di “città diffusa”, con alla
base l’idea di un’Umbria che partecipa coralmente alla competizione, di un’intera regione
che diventa macro spazio in cui “fabbricare
luoghi” creativi nuovi, il ruolo di Assisi è centrale.
«Una città non è solo i suoi edifici – dice
Ricci – ma anche e soprattutto gli spazi che
esistono tra di essi, le piazze e i luoghi di
scambio in cui i cittadini possono incontrarsi».
A testimoniare il proposito di Assisi di candidarsi come luogo di incontro tra identità
diverse che insieme possano generare nuova
cultura, un progetto in particolare si propone
di individuare «28 luoghi diversi, sia laici che
religiosi, uno per ciascun paese dell’Unione
europea, dove artisti internazionali possano
lavorare e mettere a confronto le proprie idee,
magari realizzando nuovi affreschi per la città
ispirandosi alle opere di Giotto della Basilica
Superiore».
Non solo luoghi, ma anche iniziative cul-
turali, come la mostra che vedrà esposti a Palazzo Monte Frumentario 48 blocchi del
muro di Berlino “interpretati” da altrettanti
La rInascIta
erano Le 11 dI MattIna deL 26 setteMBre 1997
quando una scossa dI terreMoto dI MagnItudo
5.8 ha ProVocato IL croLLo deLLa naVata
centraLe deLLa BasILIca suPerIore.
quattro Persone hanno Perso La VIta.
FIno aL 1999 La BasILIca è rIMasta chIusa.
a dIstanza dI 17 annI La chIesa è tornata aL
suo sPLendore ed assIsI sI è rInnoVata
artisti internazionali, o il ciclo di incontri “Lo
sguardo lieto della spiritualità”, un contenitore
multi-progettuale che include laboratori multimediali, esperienze di creazione artistica e
visite alla riscoperta dell’Assisi romana.
Il dialogo, quindi, è uno dei cardini del programma e ad esso si affianca il tema della
pace. Tra gli eventi in programma, per esempio, c’è anche un incontro di tutti i Nobel
della pace viventi in collaborazione con Oslo.
Un apporto fondamentale alla candidatura
di Perugia, però, viene anche dai “luoghi di
San Francesco”. Secondo Paola Gualfetti, che
si occupa dei progetti culturali per il Comune
di Assisi, «si tratta di luoghi esemplificativi di
un modello che gira nel mondo da secoli.
Non sono solo luoghi sacri, ma i luoghi da
cui è partito il francescanesimo per poi diffondersi in Europa e nel mondo».
Spazi e percorsi di meditazione e predicazione del Santo di Assisi, che verranno inseriti
in una serie di “itinerari francescani e benedettini”. Un esempio per tutti è quello del
bosco di San Francesco, che è stato ripulito e
rivalutato in collaborazione con il Fai, Fondo
ambiente italiano.
Un impegno iniziato nel 2005, che non si
esaurirà con la scelta della città vincitrice,
come sottolinea Ricci: «Qualunque sarà l’esito
della candidatura, i progetti verranno portati
a termine, con il supporto dei fondi europei
per il 2014-2020 dal momento che si muovono tutti sui temi della creatività e dell’innovazione. L’idea è quella di un’Italia 2019 in
cui le 21 città candidate, con le sei finaliste in
prima fila, possano costituire una rete in
grado di promuovere il nostro paese a livello
europeo».
È arrivata lontano la città cantata da Dante
nell’undicesimo Canto del Paradiso e lo ha
fatto senza dimenticare la sua storia e le sue
tradizioni, che l’hanno resa famosa nel
mondo.
caterIna VILLa
nel nome di Francesco
Il santo in un palmo
Padre Gambetti: «Assisi ha ancora molto da insegnare all’Europa»
Un’applicazione guida il pellegrino attraverso 32 tappe della sua vita
L
a spiritualità francescana ha plasmato la
società e la cultura umbre per secoli e anche nell’ambito della candidatura di Perugia,
con i luoghi di San Francesco e dell’Umbria,
questo spirito mantiene la sua indiscussa centralità. Il Sacro Convento di Assisi sostiene
numerose iniziative inserite nel programma
presentato dal Comune di Assisi, come spiega
Padre Mauro Gambetti, Custode del Convento.
Qual è il ruolo della figura di San Francesco e dei suoi luoghi in questa candidatura?
«Francesco e questa terra sono legati indissolubilmente. Il contributo del carisma francescano dal Medioevo si è protratto fino ai
giorni nostri, non solo nell’ambito spirituale
ma anche in quello della cultura. Anche oggi,
in un tempo ancora segnato da conflitti e violenze, Francesco ci aiuta a vivere un nuovo
umanesimo, alla ricerca di relazioni costruttive
con l’altro».
Spiritualità e cultura in Umbria: un legame
che affonda le radici nel passato, ma quali
sono le prospettive per il futuro?
«La cultura umbra è profondamente legata
alla spiritualità francescana sotto molteplici
aspetti, il più lampante è forse quello dell’arte.
Si potrebbe dire che l’arte è uno dei tanti veicoli
per raggiungere e comprendere la spiritualità
francescana. Sia pellegrini che semplici turisti
trovano sempre in questa terra un modo per
arricchirsi umanamente».
Il dialogo è da sempre parte del patrimonio
di Assisi. In questo senso cosa può insegnare Assisi all’Europa?
«Può ancora insegnare molto. Da quando
esponenti delle religioni di tutto il mondo si
incontrarono qui il 27 ottobre 1986, lo “spirito
di Assisi” continua a diffondere il suo messaggio di rispetto per l’altro, di ricerca del dialogo per percorrere strade di amicizia. La preghiera e il dialogo uniscono e continueranno
ad unire finché rimarrà in vita l’insegnamento
di Francesco d’Assisi».
In quali iniziative siete coinvolti in prima
persona e come partecipate ai progetti
messi in campo dal Comune?
«Le iniziative sono numerose e in grande sinergia. Un esempio per tutti è l’incontro a
Norcia e ad Assisi di francescani e benedettini.
Due regole, quella francescana e quella benedettina, che trovano molti elementi affini per
vocazione ed interessi, e che hanno profondamente modificato il tessuto sociale ed economico della storia europea».
c.V.
N
on è un miracolo, ma tecnologia.
Percorrere a piedi, in auto o in bicicletta le tappe della vita di San
Francesco d’Assisi, e scoprirne i tesori nascosti, i riferimenti storici, religiosi e culturali,
ma anche le iniziative turistiche e gastronomiche è da oggi un po’ più facile.
Ci pensa “Francesco”, la prima applicazione per smartphone e tablet dedicata agli
itinerari percorsi dal Santo. L’iniziativa, che
rientra nelle attività di candidatura a Capitale
europea della cultura per il 2019, è stata realizzata da Città in Internet.. «Un progetto –
spiega Michele Busiri Vici, che ha collaborato
alla realizzazione dell’applicazione – tecnologicamente semplice e intuitivo».
Già scaricabile ma in continuo aggiornamento, il software multimediale è disponibile
per Ios, Android e Windows phone.
Attraverso una mappa dettagliata, il turista
e il pellegrino possono raggiungere i luoghi
in cui è stato Francesco, dalla piazza del clamoroso abbandono dei suoi averi, dei suoi
vestiti, dei soldi di famiglia a quelli dell’incontro con il lupo o con gli uccelli o con sorella Chiara.
Finora ci sarebbe voluto l'ausilio di una
guida. Ora basta seguire il navigatore. «Vi-
sualizzando le tappe della vita di San Francesco vengono messi in evidenza i maggiori
simboli del territorio», sottolinea Busiri Vici.
Le 32 tappe francescane sono state individuate dal Sacro Convento di Assisi con la
supervisione di don Felice Acrocca, uno dei
più autorevoli studiosi del francescanesimo.
Disposte in ordine cronologico, le tappe
rappresentano ognuna una fase particolare
della vita di Francesco, e oltre a contenere la
descrizione della vita del Santo sono geolocalizzate dal satellite.
Basta seguire le coordinate e si potranno
visitare. Per ogni singola tappa sono disponibili un testo descrittivo e un’immagine rappresentativa. «Cliccando su “Itinerari” si scopre l’elenco dei luoghi da visitare, mentre la
sezione “meditazioni” contiene le preghiere
che il pellegrino può recitare ripercorrendo
le strade francescane», conclude Busiri Vici,
assicurando che «a queste indicazioni se ne
aggiungeranno via via delle altre, attraverso
nuovi aggiornamenti».
L’applicazione multimediale è già scaricabile al costo di 0,89 centesimi e il ricavato
verrà in parte devoluto in beneficienza. Il
Poverello di Assisi apprezzerebbe.
VaLentIna rossInI
APrILE
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PERUGIA 2019
2014
APrILE
2014
PERUGIA 2019
GLI INTELLETTUALI
9
GLI INTELLETTUALI
Dacia Maraini e Pupi Avati, una scrittrice e un regista con l’Umbria nel cuore. Una terra già celebrata da penne illustri, da Dante a Josè Saramago
Perugia capitale nelle parole degli autori che l’hanno amata
«Penso a te,
alla tua passione
schiusa, alla luce
di gemma ch’è
dell’Umbria di prima
estate tra Foligno e
Terni, mi chiedo, scusa
la follia, se mai una
gioia sarà gioia
per sempre o
comunque sia
colma la misura
delle cose che
devo amare
e perdere»
mario Luzi
Onore del vero
«Intra Tupino e
l’acqua che discende
del colle eletto dal
beato Ubaldo, fertile
costa d’alto monte
pende,
onde Perugia sente
freddo e caldo da
Porta Sole; e
di rietro le piange
per grave giogo
Nocera con
Gualdo»
Dante Alighieri
Paradiso, XI canto
«Era la mia città,
la città vuota
all’alba,
piena di un mio
desiderio.
Ma il mio canto
d’amore, il mio
più vero era
per gli altri
una canzone
ignota»
Sandro Penna
Era la mia città
«Qui si è consapevoli del bello»
«Luoghi che non invecchiano»
O
«L’
ccupa la scena letteraria da oltre cinquant’anni, da quel
1962 che la vide esordire con il romanzo La vacanza, lo
stesso anno in cui cominciò la relazione con Alberto Moravia. Oggi continua a scrivere con la stessa passione, la stessa forza
discreta che traspare dalla sua voce pacata, dal garbo che l’ha sempre
contraddistinta. Se a questo garbo
si volesse associare un colore, la
scelta sarebbe immediata: l’azzurro dei suoi occhi, che un filo
di trucco circonda ed esalta,
anch’esso rigorosamente azzurro.
L’uscita, pochi mesi fa, del suo
ultimo libro, Elogio della disubbidienza, dedicato alla figura di Santa
Chiara, ci offre l’occasione di
chiederle perché Perugia, più delle
altre candidate a capitale europea
della cultura nel 2019, meriti di
vincere la gara. E, con Perugia,
l’Umbria intera. «Di questa regione mi ha sempre attirato la bellezza e la dignità con cui ha saputo
conservare
il
suo
patrimonio. Magari in tutta Italia
DACiA mArAini
ci fosse stato questo desiderio di
conservazione, anziché speculare su tutto e distruggere. Per questo,
quando posso, ci vengo spesso». Custodire e difendere: in questi due
verbi si esprime, per Dacia Maraini, «la consapevolezza del bello, il
valore della memoria. Tutto ciò – tiene a sottolineare – è una cosa
stupenda, bellissima». È, in un certo senso, la forza degli ideali che
animò Chiara, «una donna straordinaria, di grande fede, che difendeva
le sue idee», anche a costo di rifiutare il matrimonio cui era destinata,
disobbedendo alle regole e alle convenzioni che il tempo e la società
le avrebbero imposto. Un gesto forte ma docile, di grande libertà,
pur di seguire frate Francesco, l’uomo che – spogliandosi di tutto se
stesso e non solo dei propri abiti – la folgorò quando aveva dodici
anni. «Sono arrivata a Chiara grazie al mio interesse per le mistiche,
per i loro scritti prima ancora che per le loro vite». E quest’incontro
l’ha indotta a fare l’Elogio della disubbidienza.
Nella sua lunga carriera c’è di tutto: romanzi, raccolte di poesie,
saggi e drammi teatrali, sceneggiature. Ha vinto i più importanti
premi letterari italiani: lo Strega nel 1999 con Buio, il Campiello nel
1990 con La lunga vita di Marianna Ucrìa. Oltre a questi, il Flaiano, il
Brancati, il Mondello.
Il padre Fosco, noto scrittore ed etnologo, era a sua volta figlio di
Umbria per me rappresenta un viaggio nel tempo, non
una scrittrice: Dacia ha quindi potuto respirare cultura fin da piccosolo nello spazio». Pupi Avati ha sempre avuto un
lissima, crescendo in un ambiente ricco di stimoli e sollecitazioni arrapporto particolare con questa regione, terra di mezzo
tistiche. Nelle sue origini si condensano personaggi e momenti da
tra l’Emilia romagna dell’infanzia e dell’adolescenza e la roma delepopea: la nonna materna è stata una cantante lirica cilena, la madre
l’affermazione artistica. Una regione che, in qualche modo, è il
– che ha compiuto cento anni lo scorso settembre – è una pittrice e
ritratto di Dorian Gray di quella natia, perché mennobildonna siciliana. Gli anni Quaranta per la piccola Dacia sono
tre quest’ultima invecchia, l’Umbria rimane immune
stati il tempo della sofferenza: la sua famiglia si trovava in Giapdai segni del tempo. «Mia madre decise di prendere
pone, dove il padre aveva deciso di trasferirsi per sottrarsi al fascicasa a Todi a metà degli anni ’70. Cercava un posto
smo. Qui la famiglia Maraini ha patito il dolore e gli stenti per
che le ricordasse i luoghi
essere stata internata in un campo di
della sua infanzia. Sia lei
prigionia. «Noi bambini ci toglievamo
che mio fratello in Umle pulci a vicenda, sembravamo scimbria hanno ritrovato
mie. Il pasto quotidiano era un pò di
tanti aspetti del contesto
riso e nient’altro. Mi sono nutrita di
emiliano, dalla cultura al
tutto, perfino di formiche, rane e serpaesaggio. Ma c’è di più:
penti».
direi che questa regione
Poi il ritorno in Italia, nella Sicilia
non ha perso le peculiadelle radici materne. Di quel periodo
rità del suo territorio,
ha parlato nel romanzo Bagheria: «Ho
come purtroppo è sucdeciso, dopo anni e anni di rinvii e di
cesso ad alcune zone
rifiuti, di parlare della Sicilia. Non di
dell’Emilia romagna
una Sicilia immaginaria, di una Sicilia
dopo la seconda guerra
letteraria, sognata, mitizzata».
mondiale. L’Umbria ha
La sua, insomma, può essere definita
quei promontori, quei
una vita nomade, sempre in qualche
territori difformi, quelle piccole pianure,
altrove: celebri i viaggi con Pasolini e
che sono rimasti completamente intatti.
Moravia in Africa, in Medio Oriente, in
Ma quello che forse piaceva di più a mia
India. E non a caso Sono nata viaggiando si
madre era il rapporto con le persone: queintitola il documentario, uscito lo scorso
sta è una regione che ha conservato un’aunovembre, che ripercorre le tante tappe
tentica anima contadina, un sano spirito
di questo suo vagabondare per il mondo.
della terra, della “roba”».
Un continuo vagare che prosegue ancora
Un legame, quello con l’Umbria, che
oggi: approda in luoghi e paesi sempre
Avati ha celebrato anche nel suo libro audiversi, e lo scorso 3 aprile era in Umbria,
tobiografico, “La grande invenzione”,
a Perugia. Ha ricevuto l’accoglienza che
edito da rizzoli nel 2013.
si deve a una delle più grandi scrittrici
Perché Pupi Avati è un perfetto esemitaliane.
pio di autore poliedrico, scrittore ma anDue anni fa il suo nome appariva tra i
che musicista: dal 1959 al 1962 suona
favoriti per il Nobel della letteratura. Assomiglia un po’ a Perugia, in fondo: can- L’inizio DeLL’inferno trAtto DALLA PrimA eDizione DeLLA DivinA CommeDiA. come clarinettista in un gruppo bolodidata ad un importante riconoscimento. iL PoemA DAnteSCo fu StAmPAto A foLigno L’11 APriLe 1472, neLLA PiAzzA Prin- gnese. Ci rimane fino a che, nella band,
CiPALe DeLLA Città, Dove Si trovAvA LA CASA DeLL’orAfo emiLiAno orfini, DALLo
Che il futuro riservi belle sorprese ad en- StAmPAtore Di trevi evAngeLiStA AngeLini. LA CArtA Per Le 800 CoPie venne non entra Lucio Dalla, la cui genialità lo
fornitA DAi monACi beneDettini Che geStivAno Le CArtiere Di PALe e beLfiore
mette all’angolo. Ma da lì a poco scopre
trambe?
Antonio bonAnAtA
la sua, di genialità, quella di regista: più
di quaranta film, e una carriera che ha
«Ma poi che noi rinovelliamo Augusta,
Odi, Sangallo: fammi tu un lavoro
Degno di Roma, degna del luo gusto,
E del ponteficato nostro d’oro. Disse: e il Sangallo alla fortezza i fianchi
Arrotondò qual di fiorente sposa
Gittolle attorno un vel di marmi bianchi,
Cinse di torri un serto all’orgogliosa»
giosuè
Carducci
Il canto
dell’Amore
avuto tra i suoi scenari anche l’Umbria. «Qui abbiamo costruito diversi studi e centri di produzione cinematografica. Non a caso ci
sono quattro miei film girati in diverse parti della regione: “Magnificat”, “I Cavalieri che fecero l’impresa”, “La via degli angeli”, dedicato a mia madre e realizzato poco dopo la sua morte, e infine
“Ma quando arrivano le ragazze”. Purtroppo non sono riuscito a dare seguito
a tutti i progetti che avevo in questa regione, per farne un perno della mia produzione cinematografica; come spesso
accade in questi casi sono prevalse invidie
ed insofferenze».
Difficoltà che non hanno scalfito il
rapporto di Avati con l’Umbria, tanto da
portarlo a sostenere la candidatura di Perugia a capitale europea della cultura
2019. «Credo sia del tutto logico appoggiare questa città nella sua scalata. Non
sono solo motivazioni affettive che mi
portano a sostenerla, ma anche ragioni
oggettive: parliamo di un capoluogo veramente straordinario dal punto di vista
architettonico e artistico, che ospita una
delle più importanti istituzioni multiculPuPi AvAti
turali del Paese, l’Università per stranieri,
dove sono stato spesso invitato per tenere incontri e conferenze. Si
tratta di un’istituzione spesso sottovalutata, ma che in Italia è quasi
unica nel suo genere. E poi per un appassionato di jazz come me è
impossibile non citare Umbria jazz: è una manifestazione che, grazie
soprattutto al direttore artisctico Carlo Pagnotta ha ereditato proprio
da Bologna il meglio del panorama jazzistico internazionale. Si
tratta di un fenomeno musicale assolutamente straordinario. È stato
un piacere, negli anni passati, venirci a suonare».
La casa di Todi, per la famiglia Avati, non è soltanto un luogo
dell’anima. Al ricordo della madre si uniscono i numerosi ritrovi
che ancora adesso, puntualmente, hanno luogo. «Ci andiamo praticamente ogni Natale e Pasqua, più lunghi periodi in estate. Non
credo di esagerare se dico che le riunioni della nostra famiglia, ormai,
avvengono solo in Umbria».
C’è da augurarsi, allora, che una riunione ulteriore possa tenersi
nel 2019, spostandosi da Todi a Perugia, per celebrare quella terra
di mezzo, immagine allo specchio che non invecchia e pronta a irradiare col suo immutato splendore un intero continente.
LuCA SerAfini
«Che dire di Perugia, ov’entro sempre
pieno di speranze [...]. Arriverà certo il giorno
in cui questa città sarà anche un’altra delle
mie case. Le sale del museo, almeno, sono
per me riposo e nutrimento. Vi ritrovo il
grande Piero, [...] Corso Vannucci brulica di
ragazzi e ragazze dell’Università per stranieri.
Qui si parlano tutte le lingue del mondo»
«...rimirammo dalle
alture al di là della
distesa di ulivi il
medesimo bel
paesaggio che
si rifletté negli occhi
di Raffaello, come in
quelli di Augusto
quando gli venne
innalzato l’arco
di trionfo in pietre
squadrate, ben
conservato come
se fosse stato
finito ieri»
hans Christian
Andersen
Diario
«Su di un lato c’era
un immenso edificio
adibito a funzioni
pubbliche, con
un’antica loggia e una
fila di finestre ad arco
dalle cornici di pietra.
[...] Benché fosse
soltanto la sede del
consiglio comunale e
della borsa di una città
di provincia, l’edificio
era degno di ospitare
il parlamento di una
nazione»
nathaniel
hawthorne
Il fauno di marmo
Josè
Saramago
Manuale
di pittura
e calligrafia
«Spoleto è
la scoperta più
bella che ho fatto
in Italia [...], c’è
una tale ricchezza
di bellezze
pressoché
sconosciute, di
monti, di valli,
foreste di querce,
conventi,
cascate!»
hermann
hesse
Lettera alla moglie
APRILE
10
PERUGIA 2019
2014
NORCIA
Ora et labora oboedentia sine mora: la regola benedettina che rivoluzionò il mondo continua a riecheggiare nelle strade del borgo umbro
norcia, cuore nascosto d’europa
U
Viaggio nella città che ha dato i natali al patrono del continente. Ai piedi dei monti Sibillini un crocevia tra fede, natura e antiche tradizioni
n silenzio senza tempo, uno spazio
imbevuto di fede e tradizione. In questo luogo nasce San Benedetto, patrono d’Europa nel 1964 per decisione di
Paolo VI. I primi passi dell’uomo che rivoluzionò la vita monastica, affiancando il lavoro
alla vita contemplativa, sono parte del patrimonio storico e culturale di Norcia.
«Il primo monastero benedettino vide la
luce a Cassino; la basilica e la cripta dove la
storia vuole che siano nati Santa Scolastica e
San Benedetto, sono gli unici segni visibili del
Santo, oltre ad una reliquia che è rimasta ai
nursini». Daniela Marini è una giovane guida
turistica e non ha esitazioni nel dire che San
Benedetto ancora pervade la vita dell’intera
comunità: «Non è un caso che il momento
più emozionante per chi vive a Norcia sia proprio l’accensione della fiaccola benedettina».
Una luce per la pace e l’unità d’Europa, che
ormai da 30 anni parte dalla piazza del borgo
umbro per raggiungere ogni angolo del vec-
chio continente. Ed è
programmazioni economiche e dei dettami delproprio piazza San Bel’alta finanza». Qui
nedetto il cuore pulsante
l’uomo è stato in grado
della città. La stessa che
scelsero alcuni monaci
di vivere in sinergia con
siriani per la loro vita
la natura, qui storia e traeremitica più di 1500
dizione sono tramandate
di padre in figlio.
anni fa. Sono loro che
«Un progetto che di
probabilmente ispirarono il patrono d’Eufatto candida l’intera
Umbria a capitale della
ropa e che contribuicultura- spiega il sindaco
rono a fare di questa
Stefanelli- non può non
terra un vero e proprio
scrigno di eccellenze. IL rosone deLLa BasILIca In PIazza san Benedetto considerare l’immenso
La scuola chirurgica di
patrimonio nursino: le
Preci, i codici miniati, le tecniche di lavorazione terre di Francesco e quelle di Benedetto sono
della carne suina: capolavori della tradizione un binomio unico, la culla della cultura italiana
della Valnerina che fanno il giro del mondo. ed europea».
Comune medievale che non ha perso la sua
Per Gian Paolo Stefanelli, sindaco di Norcia,
quella di Benedetto è una filosofia di vita at- originaria identità, Norcia continua a vivere
tuale, oggi più che in altre epoche: «L’Europa ancorata alle peculiarità dei suoi luoghi. Una
deve riscoprire la sua identità, al di là delle terra di fede, plasmata dalla destrezza degli
artigiani, dall’arte norcina, dal sudore del lavoro nei campi.
La natura è sempre stata legata alla vita quotidiana dei nursini: l’amore e la cura del bosco
sono alla base del rapporto speciale tra questo
borgo e un ambiente apparentemente ostile.
Le marcite ne sono un chiaro esempio, un’area
unica nel suo genere in tutto l’Appennino centrale. Vi si pratica un’agricoltura intensiva da
secoli grazie all’acqua sorgiva del bacino di
Castelluccio, che è stata canalizzata per allagare
i vari appezzamenti di terreno. Una distesa di
prati verde smeraldo punteggiati da antichi
mulini in pietra, pioppi, canneti e cipressi.
Una terra tutta da scoprire, per ritrovare un
equilibrio con la natura e con se stessi.
Diventare capitale europea della cultura può
essere l’occasione giusta per riscoprire le proprie radici. Magari partendo proprio da Norcia
e dai suoi tesori, che finalmente si mostreranno
al mondo.
gIusePPe dI Matteo e aLessIa MarzI
La caPItaLe deLLa VaLnerIna e Le sue BeLLezze
aLcunI deI tesorI dI norcIa. La cIttà Vanta una Lunga tradIzIone dI artI e MestIerI, neL segno deLLa regoLa dI
s.Benedetto. tra I goIeLLI deLLa cIttà La BasILIca, aL cuI Interno è PossIBILe
Madonna co BaMBIno tra due angeLI adorantI. oLtre che Per I suoI MonuMentI, IL Borgo è noto anche Per La PartIcoLare tradIzIone norcIna, Legata
aLLa ProduzIone dI PregeVoLI saLuMI. FaMosa anche La BIrra “nursIa”, Prodotta daI MonacI BenedettInI. IL BIrrIFIcIo, aLL’Interno deL Monastero, è VIsItaBILe soLo IL 15 agosto
aMMIrare L’aFFresco raFFIgurante una
Padre Benedetto:«Nulla soddisfaceva la sete infinita che avevo. Solo Dio ci è riuscito»
da studente americano a monaco benedettino
«L
a vita monastica è basata sul cambiamento personale». Così Padre
Benedetto Nivakoff, Vicepriore del
monastero di San Benedetto. Lui aveva 22 anni
quando ha deciso di abbracciare la vita monastica perché «nulla soddisfaceva la sete infinita
che avevo. Solo Dio ci è riuscito».
Da New York, dove viveva come un qualsiasi ragazzo americano «avevo una ragazza e
un lavoro» è arrivato a Norcia nel monastero
benedettino. L’idea di farsi monaco è sempre
stata è presente nella sua mente «ma era un
qualcosa di remoto». Ad avvicinarlo alla regola
benedettina, è stato un corso di italiano frequentato all’Università del Tennessee. «Scelsi
quel corso perché l’insegnante era molto bella,
mi sembrava una valida motivazione» (ride).
Proprio quell’insegnante gli consigliò di venire
qui in Italia per una vacanza, utile per migliorare il suo italiano.
Arrivato a Roma, l’evento che ha cambiato
la sua vita. «La Provvidenza mi ha fatto in-
a sInIstra Padre Benedetto
assIeMe a due MonacI
BenedettInI neL BIrrIFIcIo
Monastero.
sotto, Padre Benedetto
deL
contrare Padre Cassian Folsom che stava cercando di formare una nuova comunità che seguisse la regola benedettina». L’anno dopo, è
tornato in Italia e ha incominciato a studiare
la vita di San Benedetto, infine la decisione di
farsi monaco.
Il motivo per il quale ha scelto proprio l’ordine fondato su “ora et labora” è semplice:
«La regola è rimasta intatta per più di 1500
anni. Ho preferito intraprendere la vita bene-
dettina perché è
la più radicale,
nel senso che va
più alla radice
rispetto agli altri ordini». Nel monastero di
Norcia, la vita è scandita dalla preghiera e dal
lavoro. La sveglia per Padre Benedetto e gli
altri 17 religiosi suona alle 3:30. Pregano sette
volte durante il giorno e una durante la notte,
ma per loro non c’è solo il dialogo con Dio.
Nel monastero i frati svolgono diverse attività, la regola benedettina è molto chiara: oltre
alla preghiera c’è anche il lavoro «Benedetto ci
impone di vivere del nostro lavoro». Ognuno
di loro ha uno specifico compito: «C’è il monaco cuoco, quello giardiniere, quello che si
occupa della foresteria». Tutti poi partecipano
alla produzione della birra Nursia. Da due anni,
infatti, i monaci hanno un birrificio: «L’idea è
nata perché volevamo offrire ai cittadini un
prodotto di alta qualità e che allo stesso tempo
potesse attirare la gente qui a Norcia».
L’obiettivo sembra esser stato raggiunto, i
monaci infatti vendono la birra ai commercianti
nursini che a loro volta la rivendono, contribuendo così all’economia della città. L’idea di
produrre birra è nata dal desiderio di alcuni di
loro: «Prima di buttarci in questa avventura
però abbiamo ponderato bene i rischi che correvamo. Presa la decisione definitiva, ci siamo
affidati come sempre alla Provvidenza».
ManLIo grossI
APRILE
2014
PERUGIA 2019
11
CHI HA VINTO E CHI CI SPERA
Nel 2004 è stata la città italiana scelta come capitale europea della cultura. Ecco come è cambiato il suo volto
abbiamo creato una nuova genova
U
Luca Borzani, presidente della fondazione Palazzo Ducale, ricorda la sfida affrontata 10 anni fa e i traguardi raggiunti
n lembo di terra che si apre a semicerchio tra monti e mari. Questa è
Genova, realtà policentrica che dal
2004 vive la cultura a 360 gradi. L’occasione è
arrivata 10 anni fa, quando la città è stata scelta
come capitale europea della cultura. Il capoluogo ligure è stato riscoperto, le sue strade e
i suoi palazzi rinnovati, la sua vocazione culturale rivisitata. Considerato per anni un centro
industriale e siderurgico, oggi ha un nuovo
volto. Spiega Luca Borzani, presidente della
Fondazione del Palazzo Ducale: «Attraverso
un’opera di rigenerazione urbana abbiamo restituito ai genovesi un luogo d’arte, un ambiente migliore dove vivere. Nell’anno in cui
siamo stati capitale abbiamo investito molto,
soprattutto in progetti a lungo termine. Abbiamo scelto di andare oltre l’evento per stimolare una vera e propria trasformazione della
città».
Genova non era mai stata percepita come
meta per turisti, fatta eccezione per il suo acquario, oggi invece l’orgoglio genovese è fatto
anche di accoglienza e ospitalità. La politica
portata avanti in quel periodo ha interessato
nuovi spazi museali stimolando il fermento
culturale. «Ci siamo guardati dall’interno e abbiamo cercato di capire come gli altri ci percepivano dall’esterno: Genova 2004 è stato un
mix di questi due fattori di analisi». Tre gli
obiettivi perseguiti come ha spiegato Anna Castellano, al tempo assessore alla comunicazione
e promozione della città capitale europea: ridefinire l’identità culturale della città in rapporto alla sua evoluzione, attrarre visitatori e
coinvolgere in un processo di identificazione i
cittadini.
«La nuova stagione di sviluppo ha interessato
direttamente i genovesi e proprio questo tipo
di coralità è stata una delle chiavi del nostro
successo – spiega Borzani – sono stati fatti
moltissimi investimenti pubblici ma non va dimenticato che la riqualificazione urbana ha interessato proprietà private del centro storico».
Numerose strade cittadine sono state rimesse
a nuovo in termini di pavimentazione, illuminazione e facciate degli edifici. In altri casi in-
vece si è intervenuti sulla viabilità ampliando
le zone pedonali del centro storico. I progetti
di restauro hanno rinnovato il cuore della città:
dal porto antico ridisegnato dall’architetto
Renzo Piano, al rifacimento di facciate e corti
interne del Museo del Mare, inaugurato proprio nel 2004. Essere capitale della
cultura ha gettato le
basi per uno sviluppo costante nel
tempo. Non è un
In aLto: PIazza de FerrarI, In Basso InVece La cattedraLe dI san Lorenzo
a destra: uno deI tIPIcI caruggI genoVesI: IL centro storIco è un dedaLo dI VIcoLI che scende Verso IL Mare
caso che nel 2006 Genova con i suoi Palazzi
dei Rolli sia entrata a far parte del patrimonio
mondiale dell’Unesco.
Dopo la crisi industriale degli anni ‘90 la
città di De Andrè ha scelto di vestire panni
nuovi recuperando le sue antiche vocazioni: è
rinata nelle continue melodie dei cantanti di
strada, nelle bancarelle artigianali, negli storici
locali dei caruggi (così i genovesi chiamano i
caratteristici vicoli che portano verso il mare)
e nel ‘fazzoletto di svaghi’ del Porto Antico.
Ripensare Genova in chiave culturale ha dato
i suoi frutti.
Più di 285 gli eventi organizzati, circa
2.8 milioni i visitatori arrivati per GeNova
2004. Secondo uno studio realizzato dalla
Consav (società consortile di imprese attive nei servizi avanzati) è emerso che
sono stati investiti 241 milioni di euro
per un indotto economico che ha sfiorato
i 440 milioni. Ancora oggi, a distanza di
dieci anni, il capoluogo ligure continua
ad essere una destinazione prediletta per
turisti, italiani e stranieri. Come spiega
Borzani: «È stato sfruttato un evento per
favorire un cambiamento i cui segni sono
ancora tangibili. Non è un caso che il Palazzo Ducale, luogo di arte e incontro,
sia decollato negli anni successivi al 2004».
Se prima la città basava la sua ricchezza
esclusivamente sull’industria siderurgica, ora
ha cambiato rotta. La cultura è diventata il
motore di un’intera comunità nonostante la
crisi economica.
Di Genova 2004 restano le grandi opere di
restauro, la riqualificazione del centro storico,
ma soprattutto una rivisitazione del concetto
di cultura. Un modo per dare un nuovo look
alla città e per creare grandi progetti per il futuro.
ManLIo grossI e aLessIa MarzI
una sfida a sei: ecco le altre belle d’Italia
Così Cagliari, Lecce, Matera, Ravenna e Siena inseguono la vittoria. La speranza è di non vanificare gli sforzi fatti fino ad ora
D
Adduce: «La nostra cittadiopo Firenze, Bologna e Genova nel 2019,
questa gara significa rappresentare l’Italia nel
mondo. Ognuna ha messo a punto un pronanza deve essere presente
sarà il turno dell’Italia e della Bulgaria.
a qualsiasi step della canIl nostro Paese torna a essere protagetto di crescita puntando sul proprio valore
aggiunto.
didatura: per questo abgonista della cultura europea. A contendersi
biamo creato una di«Possiamo vincere, ne sono sicuro – afil titolo, al momento, 6 città: Cagliari, Lecce,
retta Twitter mentre la
Matera, Perugia, Ravenna e Siena. Il lavoro
ferma Massimo Zedda, sindaco di Cagliari
– siamo una grande città, l’unica metropocommissione esamiche c’è dietro alla candidatura è un percorso
nava il nostro dosin salita, fatto di progetti ambiziosi, grandi silitana tra le candidate. Il nostro aeroporto è molto vicino al centro,
sier a Roma».
nergie e uno sforzo di coBasa tutto suluna comodità per i turisti; un
ordinamento tra enti
l’aspetto interlocali e associamare unico, inserito nel centro storico più ampio d’Europa».
culturale il
zioni cittadine. chIesa dI santa croce, Lecce
PIazza deL caMPo, sIena
sindaco di
Zedda è convinto che la sua
Per tutte le
Ravenna, Fabrizio Matteucci: «La nostra città
finaliste, l’obiettivo è la
Cagliari abbia una marcia in più: «Il sardo,
è sempre stata un luogo di incontro e dialogo
una lingua considerata un patrimonio».
vittoria ma non solo. La
tra diverse culture, antico ponte tra Oriente e
vera ambizione sta nel
Paolo Perrone, sindaco di Lecce, non è
da meno quando bisogna
Occidente».
portare a compimento le
Infine per il sindaco di Siena, Bruno Valentini,
iniziative che riqualifichino
‘portare acqua al proi centri urbani.
prio mulino’. «Stiamo
la candidatura è anche un motivo di rinascita ecoProprio questa è la filosofia
costruendo un MausoLeo dI teodorIco, raVenna nomica: «La nostra città sta facendo i conti con
cagLIarI
una delle crisi economiche e culturali più vioalla base di ‘Italia 2019’: una diprogetto imporchiarazione di intenti sottoscritta all’unanimità. Tutti i dostante e condiviso dalla popolente della sua storia. Una crisi che possiamo superare sollazione, che parte dal patritanto diventando una città che apprende, abbracciando il
sier presentati in questi anni in sede europea, confluiranno
cambiamento e comprendendo che il suo patrimonio conin una piattaforma programmatica a livello nazionale. Il
monio
paesaggistico,
Governo potrà tener conto dei progetti messi a punto dalle
monumentale e culturale della
tiene il vero motore di innovazione sociale».
città. Parola d’ordine: coniugare
Tutte quindi hanno delle valide motivazioni per aggiudicittà e realizzarli, anche se solo una diventerà capitale. Una
carsi il titolo di capitale europea della cultura per il 2019.
scelta che ha come unico obiettivo la qualità di vita dei citinnovazione e tradizione».
Punta sul coinvolgimento dei citNon resta che dire: «Vinca la migliore».
tadini attraverso il “restauro” urbano. Nonostante l’accordo,
M.g. e a.M.
I sassI dI Matera
le sei continuano a concorrere l’una contro l’altra: vincere
tadini il sindaco di Matera, Salvatore
APRILE
12
PERUGIA 2019
2014
ECONOMIA E SOCIETÀ
Il fondatore del Censis fa il punto sulla candidatura del capoluogo umbro e delle altre città italiane in gara
de rita suona la carica per perugia
L
Tutti pronti per il rush finale:«Ciò che dobbiamo evitare è accontentarci di essere entrati fra le sei città finaliste»
e candidature a capitale europea della
cultura sono da sempre un terremoto
positivo per le città che partecipano a
questa competizione. Progetti, energie sociali,
nuove idee di città e sinergie. Anche Perugia
respira questo nuovo clima. Ne abbiamo parlato con Giuseppe De Rita, sociologo e presidente del “Censis” nonché perugino di
adozione.
Quali sono le aspettative del mondo economico rispetto ai progetti di candidatura
a capitale europea in Italia?
«Per ora vedo curiosità e interesse. Se però
prendiamo a riferimento i grandi eventi
che si sono tenuti negli ultimi 10/15
anni, allora possiamo essere più ottimisti e aspettarci un coinvolgimento più
deciso del sistema delle imprese nell’accompagnare la città a rinnovarsi e ad essere più accogliente per i cittadini e per
i visitatori».
Quali sono le aspettative delle imprese umbre verso la candidatura di
Perugia?
«Sino ad ora mi sembra che il sistema
di rappresentanza delle imprese, oltre
che singoli imprenditori, abbia attivamente collaborato con le istituzioni per
sostenere la candidatura. Le aspettative
probabilmente sono diverse a seconda
dei settori. Ad esempio, Perugia con i
luoghi di Assisi e dell’Umbria, Capitale
europea, potrebbe generare interventi
di restauro del patrimonio culturale, aiutando lo sviluppo delle imprese del settore, così come effetti positivi potranno
esserci per l’industria dell’ospitalità e così via.
Per tutti l’aspettativa più grande è vedersi chiamati in causa per ridisegnare il futuro della
Città e del territorio umbro».
Come il mondo delle imprese umbre sta
sostenendo la candidatura?
«Ognuno secondo le sue possibilità, le sue
caratteristiche. C’è chi, come Cucinelli, ha sostenuto anche un impegno economico, altri
hanno presentato idee e progetti per il dossier
di candidatura. In ogni caso non possiamo
sottovalutare che si tratta di una difficile competizione ed è quindi comprensibile che in
questa fase ci sia anche un po’ di prudenza in
attesa dell’esito finale. Ciò che dobbiamo evitare è accontentarci di essere entrati fra le 6
città finaliste. Considerare cioè questo risultato, che è comunque molto importante,
come l’unico alla nostra portata. Non è così.
Quindi un po’ più di impegno e partecipazione di cittadini e imprese può solo far bene
al successo della candidatura».
finale. Forse una differenza sta nell’entusiasmo, nel livello di partecipazione della comunità, dei giovani. Direi che in alcune città è più
evidente che si è costruito un “capitale di fiducia” nei propri mezzi e nei propri obiettivi
che potrà tornare utile, qualunque sia l’esito
della competizione».
Eventuali ricadute economiche quali categorie e settori potrebbero privilegiare?
«Il titolo di Capitale Europea della Cultura
ha portato bene alle città europee che l’hanno
ottenuto. Investimenti pubblici e privati, nuovi
giuseppe de rita, soCiologo, fondatore e presidente del Censis, memBro della fondazione italia usa
il 9 maggio del 2006 ha riCevuto 19 voti nell’elezione del presidente della repuBBliCa italiana
Ha notato differenze nel modo di gestire
e supportare le iniziative legate alla candidatura nelle varie città finaliste alla candidatura?
«Ogni città ha fatto il suo percorso. Chi ha
cominciato parecchi anni fa ha potuto lavorare con maggiore serenità, consolidare relazioni e rapporti, validare le proprie idee
progettuali confrontandole con iniziative internazionali. Altre sono arrivate più tardi ed
hanno dovuto rincorrere anche in questa fase
flussi turistici, una notorietà che ha prodotto
risultati importanti nel tempo, sono tutti fattori che hanno generato buona occupazione
e sviluppo sostenibile. Quindi direttamente o
indirettamente si può dire che tutto il sistema
economico di queste città ne esce rafforzato».
La cultura e iniziative come queste possono produrre ricchezza e aiutare a uscire
dalla crisi?
«Se ci riferiamo al contributo che competi-
Cucinelli: «pronti per un
secondo rinascimento»
B
runello Cucinelli, cavaliere del lavoro e
imprenditore-simbolo dell’Umbria, fa
parte del comitato scientifico della fondazione.
Lei è stato tra i primi a credere nel progetto. Perugia2019 è sulla strada giusta?
«Sì. Siamo anche noi, attraverso la fondazione Cucinelli, imbarcati in questa avventura
in cui crediamo tantissimo. Sono convinto che
la capacità di costruire il futuro sia alla nostra
portata, secondo quell’ideale di tipo illuministico dello spirito di custodia per realizzare il
miglioramento dell’uomo».
La bellezza dell’Umbria può essere l’artefice di questo miglioramento?
«La nostra regione è pervasa da diverse bellezze naturali. La “bellezza salverà il mondo”
e riuscire a metabolizzarla significa avviare
dentro di noi una metamorfosi spirituale, il
tentativo di raggiungere una sfera superiore di
conoscenza e di autocostruzione. La bellezza
sfugge alle definizioni, come affermava Picasso, ma quando ci sorprende la ricono-
sciamo immediatamente, con emozione e gratitudine. Se ci si sente custodi e non proprietari, allora tutto assume un significato diverso,
tutto diventa quasi eterno».
A proposito di eternità, quale poesia accosterebbe all’Umbria?
«Il cantico delle creature di San Francesco
d’Assisi. È un inno alla vita e una preghiera
che esalta la nostra bellissima natura».
A quale luogo dell’Umbria è più legato?
«Norcia. La presenza e la spiritualità di San
Benedetto si ritrovano nella bellezza dei suoi
territori e nella tranquillità che si respira».
L’Umbria è da sempre crocevia di popoli. Quanto contano accoglienza e dialogo?
«I grandi maestri del passato, da San Francesco a San Benedetto e Marco Aurelio sono
fonte d’ispirazione per tutti noi. Dobbiamo
tornare a credere in tre grandi ideali: famiglia,
spiritualità e politica. Credo che dovremmo
tornare a fare una vita più “normale” in cui
lavoro, studio e preghiera siano più bilanciati.
zioni come queste possono dare alla crescita
del PIL di una città o di un territorio, la risposta è affermativa. E tuttavia eviterei aspettative
sproporzionate. La crisi di cui parliamo si
potrà risolvere in tempi medi o lunghi. Nel
caso delle città, alle difficoltà economiche, almeno per alcune di esse come Perugia, vanno
aggiunte quelle che derivano da una sorta di
“crisi di ruolo”. Le città medie, in Italia come
in Europa, sono schiacciate dallo sviluppo
delle grandi aree metropolitane. Devono
quindi ridefinirsi, riposizionarsi rispetto ai
propri contesti territoriali, rispetto alla dimensione Paese ed all’Europa. L’attribuzione
del titolo di Capitale aiuta, ma bisogna
avere visione, sguardo lungo e coraggio».
Qual è il quadro generale economico su cui si innestano queste candidature?
«Trovo che sia un risultato molto importante che molte città abbiano partecipato a questa competizione. Hanno
espresso la voglia e il desiderio di affrontare le proprie difficoltà scommettendo
sul coinvolgimento dei cittadini e delle
strutture intermedie della società urbana,
sulla possibilità di percorrere nuove
strade per affrontare la crisi. Se ci riusciranno, avranno dato non solo un contributo importante alle comunità che le
abitano ma avranno indicato al Paese intero una rotta possibile. In un quadro
generale di cui conosciamo i tratti essenziali, si esce in avanti solo se si mobilitano tutte le energie di cui ancora
dispone il nostro Paese. Non ho molta fiducia
negli interventi “dall’alto”».
Secondo lei Perugia ha le carte in regola
per farcela?
«Certo. È stato fatto già un buon lavoro da
parte di tanti. Se riusciamo a fare ancora meglio “nell’ultimo miglio”, potremo presentarci
all’esame finale con tutte le carte in regola».
alessandro orfei
niCola meChelli
Brunello CuCinelli è uno stilista, imprenditore
e filantropo italiano.
fondatore della Brunello CuCinelli spa, si oCCupa
della produzione di aBBigliamento pregiato in Cashmere.
la sua azienda esporta i propri prodotti di lusso
in oltre 60 paesi del mondo
San Benedetto ci ha insegnato che l’abate,
quale responsabile in vita e dopo la morte dei
suoi monaci, deve essere rigoroso e dolce, esigente maestro e amabile padre. Come dice il
mio amato Papa Francesco, dobbiamo essere
custodi del creato».
Una chiave per rilanciare i piccoli centri?
«La vittoria di Perugia significherebbe la vittoria del Made in Italy, soprattutto offrirebbe
la possibilità a quelle piccole realtà che com-
pongono il nostro patrimonio regionale di diventare modelli di sviluppo. C’è un mondo
all’estero che è affascinato dai nostri manufatti, dalla nostra bellezza, cultura e unicità.
Per questo i nostri piccoli centri umbri vivranno un secondo Rinascimento».
C’è ancora molto da fare per i prossimi
cinque anni?
«Da Marco Aurelio ho imparato a vivere
come fosse l’ultimo giorno e a progettare
come se avessi davanti l’eternità. Siamo chiamati infatti a pensare a progetti a tre mesi, a
tre anni, a tre secoli».
La cosa più bella dell’Umbria e quella
che invece cambierebbe.
«La cosa più bella è la gente: fiera, seria e
onesta. Non cambierei nulla, incentiverei solamente l’impegno verso la propria realtà».
Da 1 a 10 quali sono le possibilità di vittoria?
«Al di là dei numeri, ci sono assolutamente
buone possibilità».
federiCo frigeri
APRILE
2014
PERUGIA 2019
13
MONDO DELLE IMPRESE
Aspettative e desideri degli uomini d’affari umbri. Si spera in un colpaccio che torni a far parlare bene di Perugia
Imprenditori con le dita incrociate
La lunga camminata aiuterà turismo e terziario. Per loro le maggiori ricadute, ma c’è chi chiede più «organicità»
N
on è una “ultima spiaggia”. L’occa- un’occasione per far conoscere l’Umbria, una Spagnoli, a capo dell’azienda fondata dalla
sione che Perugia possa essere scelta regione in cui si vive bene, ma si lavora anche nonna Luisa. I suoi abiti vestono anche Kate
come capitale europea della cultura bene».
Middleton, futura regina d’Inghilterra: «Canper l’anno 2019 non diventa per i grandi imprenditori e uomini d’affari umbri un’ancora a
BacIatI daLLa cuLtura
cui aggrapparsi. Di questo bisogna rallegrarsi.
Lo scenario, però, nel quale nasce questa possibilità è purtroppo quello che è. Le fabbriche
e gli stabilimenti chiudono, migliaia di operai
sono costretti
nel limbo della
cassa integrazione.
Cose
note, si dirà, ma
certo è che Perugia ha attraversato in questi
anni una fase di
forte tensione
sociale su tutti i
livelli. Le pagine
dei giornali l’- ernesto cesarettI, PresIdente
hanno in qual- conFIndustrIa uMBrIa
che modo raccontata, spiegata e anche fin
troppo sfruttata. Ma tra chi ha scelto di fare
business in questa terra la candidatura di “Perugia e i luoghi di Francesco d’Assisi e dell’Umbria” può rimettere in circolo energie
sopite, forse dimenticate. Tra entusiasmi più e
meno accesi, il dato è uno: ben venga la vittoria, Perugia ha tutte le carte in regola per giocarsi la fase finale da big, ma la cosa più
importante sono le iniziative e i percorsi che
hanno accompagnato i mesi precedenti a que- alberto sordi in visita allo stabilimento di san sisto della Perugina. si tratta di una foto storica simbolo degli anni d’oro della produzione industriale “made in Italy”. questo scatto è
sto lungo cammino.
stata inclusa in una mostra sulla storia dell’azienda al Vitoriale.
Quello, insomma, che questa lenta maratona
di avvicinamento lascerà: tanti i progetti attuan simbolo, un’icona. Un incarto “pensiero”. In origine si chiamava
bili e un modello
dal rumore inconfondibile, una “Cazzotto”, nel 1939, ribattezzato
di sinergia tra
dolce scorza di fondente e poi la per esigenze di marketing “bacio”,
istituzioni i pricrema al cioccolato. La firma? Una conquista gli Stati Uniti. Desiderio,
vati come mai
nocciola in cima anch’essa rico- speranza e fantasia vengono simprima. Un moperta che fa, giochi di parole a boleggiati con delle piccole stelle
dello, si dice di
parte, da ciliegina sulla torta. Da che diventano un elemento iconoquesti
tempi,
“esportabile” in
quasi un secolo i baci della peru- grafico del cioccolatino dopo la sevari ambiti.
gina sono, in Italia e nel mondo, conda guerra mondiale. Nel 1981
In
questo
non solo il simbolo dell’intuito di nasce il “Tubo di Baci Perugina”: è
lungo viaggio per
Luisa Spagnoli, ma anche del “re- strage tra i giovani innamorati.
tastare il polso
galino” per antonomasia da donare Oggi il “bacio”, tutto made in PerucarLa schucanI e Francesco
della situazione
FerrettI aLL’Interno dI “sandrI”
a una persona speciale: alla fidan- gia, è un oggetto di mostre e distra imprenditori
barricati nelle loro fabbriche e uomini d’affari zata quando si è a corto di soldi, sertazioni. Uno dei suoi “cartigli”
che conoscono la loro terra, una cosa non ab- alla mamma per farsi perdonare parla meglio di tante parole: “Un
biamo incontrato: inutili giri di parole. Ini- qualcosa. Insomma è perfetto per piccolo bacio può racchiudere
ziamo.
ogni occasione in cui si richieda un l’amore più grande”.
«Cosa si aspetta il mondo delle imprese?
Ovvio, che si riesca ad arrivare primi». Spiega
«Mi aspetto una riqualificazione di quella che didare Perugia significa far rinascere lo spirito
diretto Ernesto Cesaretti, presidente di Con- è l’immagine di Perugia». Giorgio Menca- della città, vuol dire innescare la voglia e la spefindustria Umbria, che fa già la conta delle op- roni, presidente di Confcommercio e Federal- ranza di cambiamento. Significa investimento
portunità per le imprese, a prescindere dal berghi, guarda da un punto di vista privilegiato in idee e nuovi progetti. Vuol dire mettersi in
risultato. «La ricaduta
il mondo delle imprese umbre e la
economica
sarà
corsa di Perugia in questa competiMi aspetto
grande e i lati positivi
zione. L’associazione raccoglie cenuna
di aver partecipato
tinaia di albergatori, ma tanti sono
alla competizione ci
“caduti” durante questi anni
riqualificazione quelli
saranno, se la candidi crisi e le parole di Giorgio Mendell’immagine
datura andasse in
caroni hanno un valore doppio.
porto». Dopo anni
«Dobbiamo invertire una tendi
Perugia
non luminosi per la
denza. Oggi Perugia è nei telegiornIcoLetta sPagnoLI con gIorgIo naPoLItano
città si intravede una rinascita? Cesaretti qui nali solo per notizie negative, vorremmo che
non rinuncia alla stoccata: «È un modo per si riparlasse invece della città per l’arte, la cul- discussione e cercare le soluzioni ai problemi.
stimolare la politica ai progetti a lungo ter- tura, il paesaggio e l’enogastronomia». Il pre- Noi abbiamo un centro storico che ha patito
mine, cosa a cui l’Italia non è abituata». Con sidente degli albergatori parla di un potenziale il problema dell’abbandono, conseguente
Perugia elevata al rango di “Capitale europea “nuovo rinascimento” per Perugia e la regione, anche al tipo di sviluppo della città, che ha pridella cultura” i benefici attesi sono notevoli: in uno slancio che farà ripensare la città, met- vilegiato insediamenti nelle periferie, e questo
«Se ne gioverà tutto ciò che riguarda il turismo tendo in agenda il riuso del patrimonio urbano. si è portato dietro problemi anche di carattere
con i milioni di persone che arriveranno. Sarà Imprenditrice simbolo di Perugia è Nicoletta sociale. Perugia deve cogliere questa occasione
U
“
”
per rigenerare il proprio centro storico attraverso nuovi investimenti».
Anche altri gli imprenditori guardano con
attenzione il movimento intorno a Perugia
2019. Francesco Ferretti è il giovane imprenditore che ha permesso la riapertura di Sandri,
il locale “culto” di Corso Vannucci, tempio del
buon mangiare e sinonimo della peruginità
vera. Lui e la storica fondatrice della pasticceria
Sandri,
Carla
Schucani, hanno
conquistato per
settimane le pagine dei quotidiani regionali.
Così lo stesso
Ferretti: «Spero
che questo progetto sia trampolino di lancio per
Perugia. La tre
giorni di eventi
eugenIo guarduccI
Patron dI eurochocoLate
organizzata
a
fine marzo è servita per scoprire le bellezze
della regione». Ferretti vede però, in relazione
alla candidatura, un atteggiamento passivo del
mondo delle imprese: «Spesso si aspetta di essere coinvolti, serve una mentalità più coraggiosa». E di coraggio in coraggio Eugenio
Guarducci, fondatore del super evento Eurochocolate e da sempre con lo sguardo rivolto
verso le nuove tendenze, racconta: «Tutti noi
ci auguriamo di vincere ma quello che davvero
conta è come si è arrivati alla fase finale. Il vero
valore è quello di ripensare la città, interrogarsi
su come si vuole la Perugia non solo del 2019
ma del futuro». Guarducci però precisa: «Servono figure capaci di ideare
letteralmente
motivazioni per
venire a Perugia.
A parte Umbria
Jazz, Eurochocolate e il festival
del giornalismo
non ci sono
eventi capaci di
portare Perugia
carLo coLaIacoVo, PresIdente
sotto i riflettori».
deLLa FondazIone carIsP
Chi, per il ruolo,
ha il polso della situazione della candidatura è
Carlo Colaiacovo, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. «Si tratta
di una grande opportunità per lo sviluppo culturale, turistico e alberghiero della nostra regione, anche perché permette di portare a
termine tutta quella progettualità che non si è
riuscito ad attuare negli anni scorsi». Le fondazioni bancarie sono in prima fila per sostenere Bracalente e la Fondazione Perugia Assisi
e faranno il possibile. «Tuttavia il mondo delle
imprese si aspetta molto e dice “bravi”, ma
non ha soldi da investire. Le uniche risorse su
cui puntare sono istituzionali. Alcune realtà
però ci credono veramente, altre sono prese
dalla competizione elettorale». Colaiacovo
conta anche le eventuali ricadute, con un esito
positivo: «Rimarremmo la città della cultura, il
titolo rimane in eterno. Con un miglioramento
della viabilità: arterie viarie concluse e buon aeroporto, siamo pronti a sostenere i flussi turistici». Senza paura delle avversarie: «Ogni città
è portatrice dei propri valori e anche l’Umbria
deve essere in grado di dare un forte impulso,
rinunciando al superfluo».
nIcoLa MecheLLI e aLessandro orFeI
APRILE
14
PERUGIA 2019
2014
UNIVERSITÀ
Anche per l’Università la candidatura a capitale europea della cultura è un’occasione imperdibile di rilancio internazionale
I 706 anni di “studio” perugino
P
Le eccellenze, i vizi e le virtù dell’ateneo del capoluogo umbro, tra i primi al mondo, nelle parole di alcuni suoi protagonisti
apa Clemente V concede il privilegio
dello “Studio generale” a Perugia l’8 settembre del 1308, quando in Italia c’erano
già Bologna (dal 1088), Padova (dal 1222), Napoli (dal 1224) e Roma (la Sapienza, dal 1303).
Secondo le due storie dell’università, di Giuseppe Ermin e Giancarlo Dozza, che ne furono
entrambi rettori, le più antiche testimonianze
dell’insegnamento delle leggi e della medicina
in città, però, risalgono al 1266. Le prime “facoltà” intese come scienze furono diritto civile,
diritto canonico, logica e grammatica. Al 1457
risale lo statuto e al 1810 il cambio di sede, da
piazza Sopramuro al convento di Monte Morcino. Il rettore è Giuseppe Antinori, un docente
di poetica, mitologia e letteratura italiana: non
più un vescovo preside, ma un rettore laico.
Da pontificia a napoleonica a libera, l’Università
conosce poi nel ventennio fascista il più fervido
sviluppo: nascono la Facoltà di Scienze politiche
e l’Università per stranieri. Nel 1945 viene eletto
Rettore Giuseppe Ermini: esponente della DC,
storico del diritto
e padre costituente, resterà in
carica fino al
1976, salvo un’interruzione tra il
1954 e il 1955,
quando sarà ministro dell’Istruzione. L’Università si espande
anche dal punto
di vista del patrimonio edilizio e, come racconta
l’ex docente Franco Ivan Nucciarelli – perugino,
laurea in filosofia nel 1966 e in lettere nel 1972,
entrambe all’Università di Perugia – diventa la
prima proprietaria immobiliare della regione
Umbria: tra i suoi palazzi ci sono il vecchio
convento degli Olivetani, sede attuale del Rettorato e costruito su progetto del Vanvitelli e
l’abbazia benedettina di S. Pietro che ospita la
prima facoltà europea di Agraria.
A partire da Cino da Pistoia, giurista e poeta
del 1300, lo Studio si distingue, fin dai suoi albori, per l’alto livello accademico dei suoi “lettori”, antesignani dei futuri docenti. Sulle cattedre perugine, tra gli altri, si sono seduti:
Antonio Segni, che a Perugia tiene la sua prima
cattedra di codice procedurale civile, tra il 1921
e il 1925, e sarà Presidente della Repubblica;
Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio,
oggi giudice costituzionale; l’etruscologo Francesco Roncalli, il critico letterario Carlo Grabher, lo storico dell’arte Alessandro Marabottini Marabotti. Alberto Caracciolo, Sergio
Bertelli e Paolo Alatri sono solo tre degli storici
eccellenti in ambito modernistico. In quello
contemporaneistico, basti citare Piero Melograni, di cui la Mondadori ripubblicherà a breve
la “Storia politica della Grande Guerra”, e Er-
una storIa Lunga sette secoLI
soPra: IL PresIdente deLLa rePuBBLIca antonIo segnI, che Insegnò a PerugIa, aLL’InaugurazIone deLL’anno accadeMIco 1962/63; a sInIstra, La BoLLa PaPaLe dI cLeMente V deL 1308; a destra, IL duce In VIsIta uFFIcIaLe a PerugIa
IL 5 ottoBre deL 1926; sotto, da sInIstra, IL PrIMo rettore LaIco, gIusePPe antInorI, IL rettore, PoI MInIstro,
gIusePPe erMInI, gLI storIcI PIero MeLogranI e ernesto gaLLI deLLa LoggIa, ex ProFessorI aLL’unIVersItà dI PerugIa
Q
uasi un secolo. Questa l’età dell’Università per stranieri di Perugia. Il più antico
e prestigioso ateneo italiano, il primo specificamente orientato agli studenti forestieri, nasce nel 1921, quando l’avvocato perugino
Astorre Lupattelli istituisce corsi di alta cultura
con lo scopo di diffondere all’estero la conoscenza dell’Italia per illustrarne la storia, le
istituzioni e le bellezze artistiche. Ma è nel
1925 che il Regio Decreto del 29 ottobre
fonda ufficialmente
l’università. È quindi il
fascismo che in linea
con i suoi ideali e la sua
cultura nazionalista ne favorisce la nascita con
l’intento propagandistico di affermare la superiorità della nazione nel mondo. Questo
ateneo, infatti, si configura fin da subito come
baluardo dell’italianità in tutte le sue forme:
la lingua, la cultura e l’arte. Fino al 1926 i corsi
e le conferenze sono ospitati nelle aule dell’Università degli Studi e nella Sala dei Notari
di Palazzo dei Priori, ma già dal 1927 l’ateneo
acquisisce una sede nel Palazzo Gallenga, donato dal conte Romeo Gallenga Stuart al comune. Negli anni Settanta e Ottanta del secolo
scorso Perugia diventa un laboratorio inter-
nesto Galli della Loggia, tuttora editorialista
del Corsera. Le cattedre scientifiche non sono
state da meno. Il prestigio della facoltà di medicina è testimoniato da un nome fra tutti: Paride Stefanini, chirurgo di fama mondiale.
Negli ultimi decenni, però, si è accresciuta
la distanza tra l’università come elemento costitutivo dell’identità storica della città, con la
quale ha avuto per secoli una relazione armonica, e le sue istituzioni locali. Loreto Di Nucci,
laureato in Lettere a Perugia nel 1980 e professore ordinario di Storia contemporanea,
parla di “deficit di attenzione” da parte delle
a sInIstra IL MInIstro
deLL’IstruzIone
steFanIa gIannInI
e IL rettore
deLL’unIVersItà
dI PerugIa
Franco MorIconI.
a destra IL rettore
deLL’unIVersItà
Per stranIerI,
gIoVannI PacIuLLo
istituzioni: «Nonostante la presenza di nomi
di rilievo nazionale e internazionale nelle loro
rispettive discipline, non c’è stata la capacità
di valorizzare queste eccellenze: un giacimento
di intelligenze non adeguatamente sfruttato».
Secondo Ermini, la prima corrispondenza
di amorosi sensi tra università e città fu nel
1468, quando i priori deliberarono che il rettore
fosse da considerarsi cittadino perugino anche
dopo la scadenza della sua carica, perché lo
Studio, tra le massime istituzioni cittadine «apportava massimo incremento di onore e di
utile alla città, rendendola nota, reputata ed
esaltata in ogni parte del mondo». Cosa è intervenuto ad incrinare “onore” e “utile”? Alcuni docenti sono concordi nell’individuare le
cause del declino nella crisi economica, nella
moltiplicazione degli atenei, nello “scivolamento in basso” – con le parole di Roberto
Segatori, professore ordinario di Sociologia dei
fenomeni politici – della città, che ha causato
lo svuotamento del centro storico. E i destini
del centro storico e dell’università, che ne
ha influenzato
lo sviluppo urbanistico, restano ancora intrecciati.
La
candidatura potrebbe rappresentare un’occasione di rilancio
per la città e il suo ateneo: «Il fatto che il Presidente della Fondazione abbia ricoperto incarichi all’interno dell’ateneo e delle istituzioni–
dice Di Nucci – è positivo: è la persona adatta
ad immaginare percorsi di raccordo tra università e città».
Perugia, da finalista candidata a reggere lo
scettro della cultura europea, ha cinque anni
di tempo per riprendersi in seno la sua università, coltivandone e promuovendone le eccellenze. Gli studenti, italiani e stranieri, di oggi e
di domani, torneranno a sceglierla, tra le altre,
per poterla chiamare ancora una volta la “Oxford italiana”: così la etichettò Indro Montanelli
sul Popolo d’Italia.
aLessandra BoreLLa
nata l’università; ora ne fanno parte la facoltà
di Lingua e Cultura Italiana e i dipartimenti
di Scienze del Linguaggio e di Culture Comparate. «La candidatura a capitale europea può
sicuramente rilanciare l’ateneo che sta attraversando un periodo difficile. Le premesse
per tornare ad essere un’eccellenza ci sono
tutte», commenta Nucciarelli.
All’inaugurazione dell’anno accademico 2014
il rettore Giovanni Paciullo ha citato Martin
Luther King per avanzare un progetto di rilancio e di valorizzazione dell’università
perugina nel segno dell’internazionalizzazione.
«I have a dream: il Collegio di Perugia. Una
scuola universitaria superiore; un fiore all’occhiello nazionale, come Pisa con la Normale e
la Scuola Sant’Anna e come Pavia con il Ghisleri ed il Borromeo. Valorizziamo la tradizione
di una città caratterizzata da una grande presenza di studenti provenienti da tutti i paesi
del mondo». Il rilancio potrebbe partire da
Monteluce per la sua collocazione strategica e
per la vocazione del quartiere. Perugia capitale
della cultura 2019 è davvero un’occasione imsoPhIe taVernese
perdibile.
dal 1926 ambasciatrice italiana nel mondo
nazionale di discussione, di dibattito e di confronto. Alla sede principale si affiancano oggi
le quattro palazzine Prosciutti, Lupattelli, Orvieto e Valitutti, situate tutte nel cuore della
città.
«L’Università per stranieri è sempre stata
un faro dell’italianità nel mondo. Io vi ho insegnato per qualche anno, ormai molto tempo
fa, e ne sono fiero. Rispetto all’inizio però
qualcosa è cambiato. Con la riforma degli anni
Novanta l’ateneo si è, secondo me, snaturato.
Mi ricordo di corsi di alta cultura eccellenti
con etruscologi, musicologi ed italianisti che
arrivavano da tutto il globo. Per esempio Ignazio Baldelli tenne delle lezioni sulla Divina
Commedia che per me sono indimenticabili»,
ricorda il professore Franco Ivan Nucciarelli,
docente universitario ora in pensione.
Oggi l’ateneo ha ampliato la sua offerta: rilascia titoli di laurea triennale, magistrale e
master a studenti stranieri ma anche italiani.
Si occupa poi della formazione e dell’aggiornamento dei docenti che insegnano l’italiano
come lingua straniera e continua ad organizzare corsi di alta cultura e specializzazione.
È con una legge del 1992 che viene riordi-
APRILE
2014
PERUGIA 2019
SPORT
15
Dall’orienteering per le strade di Perugia fino al Bosco di San Francesco: un modo per riscoprire e amare il territorio che ci circonda
Passeggiando tra sport e cultura
Luca Chiarini del Fai: «Le attività all’aria aperta sono un’occasione per conoscere cose nuove e arricchirsi di nuove esperienze»
C
ome si coniugano sport e cultura? Per
«Per noi la cultura significa scoprire cose e a San Sisto. Non solo pallavolo, scherma e scita a realizzare delle mappe dettagliate dei
rispondere è necessario approfondire nuove e arricchire il proprio bagaglio di espe- basket: una passeggiata sportiva nel centro di territori boschivi e di quasi tutte le città deli due concetti. Lo sport non è solo rienze. Anche le attività all’aria aperta quindi Perugia è stata l’occasione per promuovere l’Umbria.
quello che si pratica negli impianti e nei cam- hanno una valenza culturale».
l’orienteering. Una disciplina della quale la soUno sport per alcuni tratti inusuale, che abpetti, così come la cultura non si può rinchiuCosì la pensa anche Paolo Spezzano, presi- cietà si occupa da 25 anni, tanto da essere riu- braccia discipline diverse e che fa del rapporto
dere dentro ai musei e alle biblioteche.
dente di Prom.O.S.Sport, la società che ha
con l’ambiente circostante il suo
Le iniziative organizzate dalla Fondazione organizzato gli eventi di fine marzo a Perugia
punto di forza. «L’orienteering unisce
PerugiAssisi 2019 sono riuscite
la matematica, le scienze, la botanica
ad unire due mondi apparente– spiega Spezzano – educa al rispetto
mente molto distanti. Un esemper il territorio e per le regole: anche
pio è la passeggiata organizzata
questo rappresenta una forma di culsabato 29 marzo al Bosco di San
tura».
Francesco, ad Assisi, un luogo
L’agonismo lascia quindi il posto ad
riaperto al pubblico nel 2011
un’esperienza ludica nel segno della
grazie all’intervento del Fai
scoperta e dell’integrazione. «Lo sport,
(Fondo ambiente italiano). «Noi
in una città come Perugia, potrebbe
offriamo al visitatore un modo
aggregare molte persone anche di etdiverso di vivere la città – spiega
nie diverse. Basta guardarsi intorno e
il direttore del Bosco, Luca Chiarini
si vedono sudamericani e asiatici che
– il turista che veniva ad Assisi
si riuniscono per giocare insieme.
aveva un approccio più classico e
L’ideale – sottolinea Spezzano – sasi concentrava sugli aspetti artistici
rebbe mettere in contatto questi
e spirituali. Adesso invece c’è la
gruppi con gli altri cittadini. Ad esempossibilità di scoprire anche la parte
pio, la domenica nei parchi si vedono
più verde, quella naturalistica».
spesso tanti ragazzi stranieri giocare
Il bosco si inserisce appieno nella
appassionanti partite di cricket. Unirsi
tradizione della città. Proprio per
a loro, mettere in contatto requesto vengono proposti tre peraltà diverse, potrebbe essere
corsi diversi: naturalistico, artistico
un modo per avere uno scame spirituale. Il Fai, infatti, oltre alle
bio non solo di idee, ma anche
passeggiate, organizza anche lezioni
di esperienze di vita».
di yoga, concerti di musica sacra e
Perché in fin dei conti lo
osservazioni astronomiche, in parsport è un gioco e poterlo fare
ticolare il 10 agosto, notte di San
tutti insieme può diventare
Lorenzo e delle stelle cadenti. Tutto
un’occasione per fare cultura.
nel rispetto della natura e del terriedoardo cozza
gIuLIa saBeLLa
torio.
neLLe Foto In aLto, VIsItatorI neL Bosco dI san Francesco; In Basso a sInIstra La torre annaMarIa; In Basso a destra La canonIca BenedettIna
La pallavolo scende in strada
“street” basket, spettacolo unico
Invitare i cittadini a giocare, riscoprendo parchi e piazze dimenticate
Ragazzi di tutto il mondo al torneo organizzato a Piazza Fortebraccio
G
irando per Perugia vi potrà capitare di tran tran quotidiano pensano di non avere
vedere delle persone giocare a pallavolo tempo e quindi si limitano a guardarlo senza
nelle piazze o nei parchi e qualcuno potrà chie- praticarlo – spiega Madau Diaz – certe volte
dervi di unirvi a loro. Non dovete allarmarvi: gli proponi di venire a giocare e loro ti risponquello che fanno si chiama “street volley” (let- dono “Mi piacerebbe, però…” e la cosa finisce
teralmente “pallavolo di strada”) e il primo lì. Iniziative come lo street volley servono per
appuntamento è
avvicinare le persone
stato in piazza Paralla cultura dello
tigiani il 31 marzo,
sport».
nel fine settimana di
Praticare uno sport
eventi organizzati
significa anche comdalla Fondazione
prendere meglio chi
PerugiAssisi 2019.
gioca. «È importante,
«L’iniziativa era
per esempio, far gionata autonomacare anche i genitori,
mente, al di fuori di
che spesso pretenquelle organizzate
dono che i figli divenper la candidatura di
tino dei campioncini
Perugia a capitale
senza capire veraeuropea della culmente cosa vuol dire
tura del 2019» racstare su un campo.
andrea Madau dIaz gIoca a PaLLaVoLo In PIazza PartIgIanI
conta Andrea MaNon è caso che lo
dau Diaz, allenatore di pallavolo che ha seguito sport spesso venga rovinato proprio da coloro
il progetto. L’idea di portare la pallavolo nei che stanno fuori dal campo».
luoghi dimenticati della città e dei comuni liLo street volley accompagnerà tutta l’estate
mitrofi si inseriva però nello spirito di Peru- perugina con un programma ricco di eventi.
gia2019, tanto che lo street volley è entrato a Il prossimo appuntamento è per il 15 giugno
pieno titolo nel programma. «Abbiamo avuto in Borgo XX giugno, con partite amatoriali e
un riscontro molto positivo, considerando che tornei per professionisti. «È un modo per
abbiamo organizzato tutto in soli venti giorni». portare anche i cittadini di Perugia a riscoprire
Un modo per rivalutare la città ma anche dei posti che hanno dimenticato, rivitalizper cercare di diffondere una cultura dello zando la città e il suo centro storico» conclude
sport che troppo spesso manca. «Tanti non Madau Diaz.
g. s.
fanno sport, spesso perché tra il lavoro e il
U
n rettangolo di cemento, due ferri, due da ogni parte del mondo: ci sono asiatici, afriretine, due tabelloni e l’immancabile palla cani euroei, sudamericani che vogliono prina spicchi. Pochi ingredienti, divertimento as- cipalmente divertirsi». Il perché è facile da insicurato. Il 29 marzo la Fisb (Federazione Ita- tuire: «Il movimento della palla a spicchi nella
liana Street-Ball) ha organizzato un torneo di sua versione “di strada” – spiega Becchetti –
basket aperto a tutti: avvincenti gare di tiro nasce da una passione comune e dal confronto
da 3 punti prima,
tra tutti, senza alsfide 3-contro-3 alcuna distinzione
l’ultimo canestro poi.
o pregiudizio».
Ragazzi di ogni naLa Fisb Umbria
zionalità erano preè un’organizzasenti a piazza Fortezione particolarbraccio per dare
mente attiva in
sfogo alla propria
tutto il territorio:
passione: una cornice
tra giugno e luglio
unica per un torneo
sono ben cinque
divertente ed appasgli eventi in prosionante.
gramma in diversi
Alessandro Beccentri della rechetti, responsabile
gione, come Foliumbro della Fisb e
gno e Città di CaatLetI In azIone aL torneo dI BasKet a PIazza ForteBraccIo
presidente dell’assostello.
ciazione Dat, spiega com’è nata l’idea di inseUn legame con il territorio che si ripercuote
rire quest’evento nella cornice di un evento anche con la candidatura di Perugia a capitale
culturale come quello promosso dalla fonda- europea della cultura: «Abbiamo in mente dizione PerugiAssisi 2019: «Come sempre, i no- vesi progetti da inserire nel cartellone in caso
stri eventi sono patrocinati e sostenuti dal- per Perugia 2019, come le finali nazionali Fisb
l’assessorato sport e cultura del Comune di o un torneo internazionale con i migliori atleti
Perugia. La proposta nasce da loro e noi l’ab- di tutto il mondo».
biamo accettata».
Progetti che permetterebbero a tanti di avUn movimento, quello dello streetball ba- vicinarsi al basket 3-vs-3: uno sport che posket, che unisce davvero tutti quanti: «I ragazzi trebbe presto diventare disciplina olimpica e
che hannopartecipato al torneo e che, in ge- sancire, così, la sua definitiva consacrazione.
e. c.
nerale, partecipano ai nostri eventi, vengono
APRILE
16
PERUGIA 2019
2014
SPETTACOLO
Nato nel 1936 nel “borgo bello” Enrico Vaime conserva un amore profondo per la terra che gli ha dato le origini
Vaime: “Perugia, una madre”
“Questa città ha perso un po’ di fascino per colpa di un certo tipo di informazione che ha puntato sullo scalpore”
E
nrico Vaime è un intellettuale raffinato,
dal sorriso beffardo e mai superbo.
Una vita intera ad inseguire parole e
pensieri. Vaime ha imparato a dare un nome
alle cose a Perugia, il luogo in cui è nato 78
anni fa.
«Perugia è una madre per me, è qualcosa di
diverso di una città, non è un posto dove vivere
e basta. È una partenza e un arrivo nello stesso
tempo» spiega sottovoce mentre si accende
una sigaretta.
«Io sono di Porta San Pietro, detto anche il
borgo bello. Sono nato a corso Cavour. I miei
nonni paterni erano di Spello. Mentre quelli
materni erano di Ripa.
Sono rimasto nel capoluogo umbro fino a
15 anni, poi mio padre, che era dirigente di
banca, è stato trasferito a Napoli. Lasciare all’improvviso la mia città fu un trauma terribile.
Il legame era profondo e lo è tuttora.
Un legame culturale e sentimentale. Infatti i
contatti con Perugia non li ho mai persi, lì
avevo dei parenti.
Ero più spesso a Perugia che a Napoli. Dove
poi ho fatto l’università. Ho studiato giurisprudenza, inutilmente.
Sono laureato in legge, ma non capisco perché. Non c’è un motivo serio. Non ho mai
pensato di fare l’avvocato. A Perugia ci torno
spesso, almeno quattro volte all’anno».
Mi racconta l’ identità perugina?
Il perugino autentico non è esibizionista.
Anzi, cerca di defilarsi: cerca di mantenere un
aplomb che magari non gli appartiene sentimentalmente, ma ci prova. Non è fanatico.
C
Sono portato a pensare che il perugino sia
una persona perbene, ma non sono obiettivo
(ride). La composizione della nostra gente mi
sembra sana, o almeno mi sembrava sana. Io
sono soddisfatto della mia origine regionale e
cittadina.
Cosa si è portato delle sue origini nel corso
della sua carriera?
Un certo atteggiamento, credo. Un modo
di porgermi verso gli altri, che non è la spocchia dei toscani o dei romani. Il perugino è
cauto, forse anche troppo.
Considera Perugia una città accogliente?
Lo era. Negli ultimi tempi, a sentire certa
stampa, pare che sia diventata Sodoma e Gomorra, una sorta di Chicago anni 30.
All’omicidio di Meredith non eravamo preparati: non siamo un posto predisposto alla
violenza. Abbiamo commesso degli errori
certo, ma da lì a Sodoma e Gomorra… ecco…
La sfida è recuperare la cultura con un criteChe tipo di immagine trasmettono i media
nazionali?
rio se vogliamo non modernissimo: un criterio
Perugia ha perso un po’ del suo fascino per antico. La cultura è serietà, è sobrietà, è studio.
Valori in contrasto con la teccolpa di un tipo di informazione
nica che non offre molte posche ha puntato sullo scalpore.
La cultura
sibilità di meditazione.
Tutto questo non ci ha fatto certo
serietà,
è
bene. Il delitto di Perugia così
Non possiamo concederci
sobrietà.
come l’ha raccontato la stampa è
il tempo per riflettere, pensare
è diventato un privilegio.
semplicemente grottesco e ridicolo.
La cultura
Devi correre, punto! Quindi
Perugia come capitale del vizio
è studio
in una città dove si corre
mi sembra eccessivo. Io non ci
credo. Abbiamo perso il fascino dell’Università meno si pensa che la cultura sia più facile da
diffondere. Un’utopia forse, o forse no….
per stranieri, che è un po’ tramontata.
Non dimentichiamoci, però, che abbiamo Tempo fa ha detto che a Perugia si posagraria e veterinaria, che sono fra le facoltà sono ancora sentire i passi della gente.
più prestigiose d’Italia. Bisognava valorizzale
Perugia ha la fortuna e la sfortuna di essere
di più. Sono certo che dentro abbiamo i germi impervia, questo ha aiutato i movimenti umani
all’interno della città.
per una possibile rinascita.
Ha determinato rapporti più diretti, più caldi.
Come ritornare ad essere un centro culturale di prestigio?
Siamo su un cucuzzolo, c’abbiamo un vento
tremendo – la tramontana – che ci ammazza
enrIco VaIMe scrIttore
ma è molto utile perché pulisce.
e autore teLeVIsIVo.
È una città dove non ci sono quei vialoni
Laureato In gIurIsPrudenza
a naPoLI, entrò In raI neL
dove
si fanno le corse in moto o in macchina.
1960, traMIte un concorso
Non c’è neanche la voglia di fare questa attività
PuBBLIco.
coLLaBorò aLLa stesura dI
muscolari. Non ci appartengono. Se uno legge
nuMerosI PrograMMI dI
certi giornali tutto questo pare che sia finito.
successo coMe queLLI deLLa
doMenIca, canzonIssIMa,
Io non credo.
tante scuse e rIsatIssIMa.
Perugia può ancora essere quell’eden in
ha scrItto FIctIon teLeVIsIVe
e nuMerosI MusIcaL teatraLI,
cui le persone perbene si rifugiano?
soPrattutto Per La coPPIa
Non mi illudo. Ma mi piacerebbe. E comungarIneI e gIoVannI.
negLI utLIMI annI ha
que
non dobbiamo scappare, dovremmo prencondotto e PartIcIPato coMe
dere in mano la situazione nei limiti della nostra
osPIte a dIVerse ruBrIche In
onda su La7: annI Luce,
possibilità e costruire.
oMnIBus WeeKend
“
”
MIcheLa MancInI
quando in umbria il jazz era “hot”
hi non ha mai notato,
passeggiando per viale
Pellini a Perugia, quel palazzo simile ad un castello
Adriano Mazzoletti racconta la nascita del primo
con la torre circolare? Non
tutti sanno che è proprio lì
dentro che si sono poste le basi per una delle sario avrebbe portato Armstrong, intascandosi
più importanti manifestazioni di musica jazz tutto l’incasso. Fu un successo clamoroso. Real mondo. Era il 1952 quando Adriano Maz- gistrò il tutto esaurito facendo due concerti in
zoletti, un quindicenne di Genova appassio- un solo giorno». Da allora per il jazz club penato di jazz, si trasferì insieme alla famiglia a rugino fu un crescendo di concerti, proprio
Perugia. Qui creò un piccolo gruppo di musi- nei luoghi in cui si svolgeranno anche i concerti
cisti e appassionati coi quali fondò l’Hot club, di Umbria Jazz: i teatri Pavone, Morlacchi e
un luogo nel quale fare piccoli concerti e con- Turreno, la Sala dei Notari, la Rocca Paolina.
ferenze. «All’epoca il jazz era praticamente Sulla scia di questi successi, Mazzoletti propose
sconosciuto a Perugia» dice Mazzoletti, oggi all’agenzia di soggiorno e turismo l’idea di un
giornalista e direttore dell’Archivio nazionale tour di musica jazz itinerante, ma l’idea non
del jazz, «e noi cercavamo di fare proseliti». andò in porto. Poco tempo dopo Mazzoletti
Ma quel piccolo club – del quale faceva parte lasciò Perugia e si trasferì a Roma.
anche l’amico Carlo Pagnotta, futuro fondatore Carlo Pagnotta assunse le redini del jazz club
di Umbria Jazz – era destinato a fare grandi e, con esse, perseguì il sogno di portare il jazz
cose. «Nel 1955 arrivò la chiamata di un im- in giro per la regione. Nacque così, nel 1973,
presario milanese che stava portando in giro la prima edizione di Umbria Jazz. I concerti si
per l’Italia Louis Armstrong, chiedendomi di svolgevano in varie città, il primo di quell’ediorganizzare una tappa anche a Perugia. Noi zione si svolse a Terni.
eravamo entusiasti ma senza un soldo. Non Era fine agosto e Perugia si riscoprì piena
potevamo permetterci di pagarlo. Così chie- zeppa di giovani che arrivavano da tutta Italia
demmo al Comune di concederci gratuita- e non solo. Attratti dal jazz, certo. Ma anche
mente il Teatro Morlacchi. Noi avremmo dalla voglia di stare insieme. Nei primi anni
messo a disposizione il posto, mentre l’impre- ’70 i grandi festival, che avevano rappresentato
Quattro Colonne
Anno XXIII
numeri 8-9 – aprile 2014
Periodico del Centro Italiano di Studi Superiori
per la Formazione e l’Agg.to di Giornalismo Radiotelevisivo
Direttore responsabile:
Antonio Socci
SGRT Notizie
Presidente: Nino Rizzo Nervo
Direttore: Antonio Bagnardi
Coordinatori didattici:
Luca Garosi – Dario Biocca
Redazione degli allievi della Scuola
a cura di Sandro Petrollini
Registrazione al Tribunale di Perugia
N. 7/93 del marzo 1993
stata. È arrivata persino la
collaborazione con gli Stati
Uniti, con una delle scuole
di musica più autorevoli
jazz club perugino, antenato dello storico festival del Paese: il Berklee College of Music di Boston.
un’icona degli anni ’60, entrarono in crisi, so- Negli anni si sono susseguiti i nomi più imprattutto per ragioni di ordine pubblico. Era portanti del panorama musicale – non solo
diventato troppo difficile gestire, in anni poli- jazz – del mondo intero. Veri e propri miti
ticamente difficili come quelli, grandi flussi di sono arrivati nella piccola Perugia: da Sonny
gente in spazi aperti. E l’Umbria Jazz arrivò Rollins a Keith Jarrett, da Gilberto Gil a Caeproprio in quel
tano Veloso, da Paolo
momento, ofConte a Stefano Bolfrendo concerti
lani. E si potrebbe
gratuiti e aperti a
continuare a lungo.
tutti, per le
Autorevolezza conferstrade e nelle
mata dall’Internatiopiazze. Ma dopo
nal Jazz Festival Oril grande sucganization,
che
cesso iniziale anraccoglie i sedici festiche qui arrivò lo
val di musica jazz più
stop, voluto dal
importanti al mondo
Comune e dai
fra i quali, ovvianegozianti del
mente, l’Umbria Jazz.
una FoLLa dI gIoVanI rIeMPIe PIazza IV noVeMBre e corso
centro che mal VannuccI In attesa dI un concerto dI uMBrIa Jazz. era IL 1975 Lo scorso anno ha
sopportavano
spento 40 candeline
tutti quei giovani in uno spazio ridotto come ma non sembra accusare alcuna crisi di mezza
il centro di Perugia. Umbria Jazz così fu bloc- età. Il prossimo luglio, per dieci giorni, il cuore
cato ma risuscitò dopo tre anni, nel 1982.
di Perugia continuerà a battere. Ovviamente a
Da allora la sua popolarità non si è mai arre- ritmo di jazz.
antoneLLa sPIneLLI
In redazione
Laura Aguzzi – Cecilia Andrea Bacci – Carlotta Balena –
Antonio Maria Bonanata – Alessandra Borella – Edoardo
Cozza – Nicole Di Giulio – Giuseppe Di Matteo – Federico Frigeri – Lorenzo Maria Grighi – Manlio Grossi –
Michela Mancini – Alessia Marzi – Nicola Mechelli –
Alessandro Orfei – Antonello Paciolla – Lucina Meloni
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Sabella – Luca Serafini – Antonella Spinelli – Sophie Tavernese – Caterina Villa
Segreteria: Villa Bonucci
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Spedizione in a.p. art.2 comma 20/c
legge 662/96 Filiale di Perugia
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