Moon Knight 2: Blackout

I Rapporti di CSE Crescendo
“Minibond”:
strumenti di
sviluppo o sopravvivenza?
Documento redatto da
Francesco Zanotti
( [email protected])
Con la collaborazione di
Luciano Martinoli
([email protected])
Responsabile Progetto Minibond
Analisti:
Maria Chiara Di Luzio
([email protected])
Riccardo Profumo
([email protected])
CSE Crescendo S.r.l.
Via Aurispa, 7 - 20122 Milano – Italy
Tel.+39 02 45479800
www.cse-crescendo.it
http://balbettantipoietici.blogspot.com/
http://imprenditorialitaumentata.blogspot.com
http://ettardi.blogspot.com
L’obiettivo: i Minibond come strumenti di sviluppo
Il 26 giugno 2012 fu pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il testo di un decreto
legge, denominato Decreto Sviluppo, che conteneva, tra gli altri provvedimenti,
la disciplina per l’emissione di titoli di debito a breve o medio termine (questi
ultimi subito ribattezzati “Minibond”) da parte di soggetti non quotati in borsa.
L’intendimento del legislatore, indicato anche dalla denominazione del decreto e
migliorato con successivi provvedimenti, era quello di consentire ad aziende non
quotate l’accesso al mercato finanziario diverso da quello bancario, dal quale
tipicamente le aziende più piccole dipendono, per l’approvvigionamento del
credito finalizzato, appunto, allo sviluppo. E non alla loro sopravvivenza.
Anche se all’inizio lo strumento Minibond venne presentato, soprattutto dalla
stampa, come strumento alternativo al finanziamento bancario, gli Investitori
Istituzionali (soprattutto quelli specializzati nei titoli di debito) hanno affermato
di condividere lo spirito del Governo: sviluppo e non sopravvivenza.
“I Minibond sono risorse per finanziare la crescita, non la ristrutturazione del
debito “
Dichiarava in un convegno il direttore generale di un grande gruppo bancario.
“…trasformare idee in numeri e in Business Plan”
indicava il responsabile nazionale Corporate di una delle prime cinque banche
italiane in una intervista.
“Le aziende esigibili devono essere trasparenti… e avere un piano di sviluppo ben
delineato”
sottolineava in un articolo del Sole 24 Ore il senior partner di una delle prime
SGR che hanno costituito un fondo da destinare all’acquisto di Minibond.
Nella prassi: quanto sviluppo? Cioè: quanta cassa?
Al 14 febbraio di quest’anno 15 aziende hanno emesso titoli di debito, di importi
inferiori ai 25 milioni di euro e quotati al mercato Extramot PRO di Borsa Italiana.
Sullo stesso mercato sono presenti altri titoli di aziende di dimensioni maggiori
che hanno approfittato della favorevole legislazione e trattamento fiscale offerto
dalla legge per emettere anche esse titoli, per importi molto maggiori, o emessi
in altre borse europee e scambiati anche su Borsa Italiana.
2
N
Azienda
1
2
3
4
5
6
7
8
Alessandro
Rosso
CAAR
Fide
Filca
Cooperative
Finanziaria Int.
GPI
Grafiche
Mazzucchelli
Iacobucci HF
9 IFIR spa
10 JSH Group
11 Meridie
12 Microcinema
Mille Uno
13 Bingo
Primi Sui
14 Motori
15 Sudcommerci
ISIN
Importo
IT0004983398
IT0004923816
IT0004923725
IT0004964364
IT0004988082
IT0004981913
IT0004974207
Industry
Eventi
4.000.000
2.800.000 Ingegneria
2.700.000 Finanza
Costruzioni
9.000.000
12.000.000 Finanza
3.750.000 IT
Servizi
2.000.000 Tipografici
4.950.000 Prod. Ind.
IT0004982143
IT0004953201
IT0004953227 3.684.000
IT0004953235
IT0004991706 1.800.000
IT0004974181 4.000.000
IT0004983042
Finanza
Hotel
Finanza
Forniture
1.500.000 Cinema
IT0004975485
Scommesse
9.000.000
IT0004954381
IT
2.560.000
IT0004964612 22.000.000 Costruzioni
Durata
(Anni)
Rating/
Note
5
5
3
6
A-
1
5
6
4
BB+
2
3
emissioni
5
2
3
B
Quotata
5
3
5
Totale 85.744.000
Finanza = crediti al dettaglio e aziendale
Mettendo insieme i settori nelle categorie Servizi Finanziari (Finanza), Altri Servizi
(Eventi, Ingegneria, IT, Servizi Tipografici, Hotel, Forniture Cinema, Scommesse)
Costruzioni e Produzione Industriale la distribuzione per importi emessi è la
seguente
3
E’ allora possibile tentare di fare un primo bilancio e verificare se queste
emissioni promettono di generare un nuovo sviluppo per le imprese che li hanno
emessi. E, quindi, misurare se ci stiamo muovendo nella direzione auspicata (e
condivisibile) da chi questo strumento ha introdotto (il Governo) e da chi si
propone di utilizzarlo (gli Investitori Istituzionali). Oppure scoprire se gli obiettivi
di sviluppo si sono persi nella prassi e i Minibond sono già diventati soltanto
ulteriori strumenti per tentare di fare sopravvivere imprese che non vogliono
costruire un nuovo sviluppo.
Alcuni osservano che i Minibond sono positivi per il solo fatto di esistere. Infatti
riescono a cambiare la struttura finanziaria delle imprese, svincolandole dal
prestito bancario.
Ora, questo obiettivo viene raggiunto al momento che gli investitori
sottoscrivono i titoli. Ma il successo dell’emissione lo si misurerà solo nel futuro,
al momento della restituzione del prestito.
Cioè quando si verificherà, rimanendo dal punto di vista della struttura
finanziaria, come sarà costituita la struttura finanziaria dell’impresa una volta
restituito il capitale di debito.
Noi proponiamo un parametro di riferimento per valutare quanto le recenti
emissioni (che dal punto di vista del processo di emissione sono certamente un
primo successo) promettono di generare lo sviluppo delle imprese che le hanno
emesse. Il parametro è il seguente: la generazione futura di cassa.
Più precisamente ci siamo chiesti se e di quanto aumenterà la capacità di
generare cassa delle imprese che hanno emesso Minibond grazie proprio alle
risorse che queste emissioni hanno fatto entrare nelle casse delle imprese.
Certo è importante comprendere anche se la normativa dei Minibond è adatta
ad attirare investitori e se si genererà un mercato liquido di questi titoli. Ma si
tratta di una condizione necessaria, ma non sufficiente. Non è compito nostro
fare questa verifica. Per essa demandiamo allo studio AIDEA-CRIF su “I mercati
della passività delle PMI”.
Il documento di riferimento: il Business Plan
Per cercare di capire quale sarà la capacità futura dell’impresa che ha emesso i
Minibond è necessario consultare e poi valutare il Business Plan della Società
emittente.
Lì si dovrebbero trovare scritte le previsioni della Società sull’andamento futuro
della sua capacità di generare cassa.
4
Un Investitore deve poter consultare un Business Plan esaustivo. Dopo tutto egli
non gode della prossimità storica e geografica di cui godono le banche di credito
ordinario con le imprese loro clienti. Dal Business Plan deve poter valutare se le
previsioni della Società sono attendibili o meno. Nel Business Plan deve trovare,
anche, una proposta di percorso di controllo per verificare se il Business Plan si
sta realizzando o meno.
Insomma il vero oggetto del desiderio di un Investitore non può che essere il
Business Plan.
Dal punto di vista del Sistema Paese, è la somma dei Business Plan delle imprese
che costituisce il suo vero progetto di sviluppo.
Il Business Plan non c’è!
La nostra prima scoperta è che tra i documenti resi disponibili agli stakeholder
(richiesti dalla normativa, suggeriti da Borsa Italiana o altro) non è previsto il
Business Plan. Certamente viene richiesto ed utilizzato dalle Società di rating. Ma
allo stakeholder è accessibile sono il rating (qualora pubblico), ma non il Business
Plan che contiene (dovrebbe contenere) le previsioni sulla capacità di generare
cassa nel futuro dell’impresa emittente a seguito del denaro raccolto con
l’emissione.
La esposizione dei rischi
Nella documentazione pubblicamente disponibile esiste, però, una analisi dei
rischi (contenuta, insieme ad altre informazioni di prassi, nel “Documento di
Ammissione”). Allora abbiamo deciso di usare questa documentazione per
cercare di rispondere, sia pure indirettamente ed indiziariamente, a quelle che,
secondo noi, sono le domande fondamentali ed ineludibili che dovrebbero porsi,
tutti insieme solidarmente, le imprese emittenti, le istituzioni che sottoscrivono,
gli organi di controllo e gli enti che gestiscono il mercato. Le domande sono
quelle che abbiamo già anticipato e che ora riformuliamo: le risorse che
affluiscono alle imprese saranno usate per fare aumentare la capacità di cassa
delle imprese? Quanto è probabile che questo accada?
Il modello ideale di Business Plan
Cosa deve contenere un Business Plan per permettere ad un osservatore esterno
di valutare se le risorse affidate all’impresa ne genereranno lo sviluppo e, quindi,
conseguentemente e non accidentalmente, permetteranno alla stessa impresa di
restituire prestito e remunerarne l‘utilizzo?
5
Per cominciare vogliamo dire cosa non può essere. Non può essere la somma di
una brochure aziendale e un insieme di fogli Excel che presentano numeri senza
spiegare da dove provengono.
Il Business Plan deve concludersi con una previsione degli andamenti
patrimoniali, economici e finanziari dell’impresa e devono essere giustificati dalla
descrizione strategica che li precede.
Abbiamo, allora, costruito un modello di Business Plan di riferimento attraverso
un progetto di ricerca che, innanzitutto, è andato a esplorare le conoscenze e le
metodologie più avanzate, a livello internazionale, di quell’area di conoscenza
(oggi trascurata) che è la strategia d’impresa. E, poi, le ha integrate con gli
strumenti di pensiero e di riflessione che nascono dalle scienze naturali ed
umane e da quell’area di conoscenza “trasversale” alle varie discipline che è la
sistemica.
In brevissima sintesi, i risultati della nostra ricerca, cioè i contenuti fondamentali
di un Business Plan ideale che possa permettere di arrivare a prevedere la
capacità di produrre cassa a seguito dell’evento “Emissione di un Minibond”,
sono i seguenti.
Innanzitutto, serve che la Società descriva il “mestiere” che fa. Più tecnicamente,
descriva su quali e quante unità di business opera.
Una precisa descrizione delle unità di business permette di descrivere non
burocraticamente (e in maniera grossolana come, ad esempio, attraverso la
classificazione dei codici ATECO) l’industry specifica di ognuna delle unità di
business.
Per ogni unità di business occorre definire l’attrattività dell’industry (quante sono
le risorse potenzialmente generabili in quell’industry) e il posizionamento
competitivo dell’impresa nella stessa industry che “misura” quante di quelle
risorse andranno alla impresa autrice del Business Plan o, invece, ai concorrenti.
L’intreccio di attrattività e di posizionamento competitivo costituisce il
posizionamento strategico attuale. E’ il posizionamento strategico che rivela
l’attuale (per qualche mese nel futuro) capacità di generare fatturato, margini e
cassa, a livello di singola unità di business.
Il futuro di riferimento non deve essere quello di pochi mesi, ma deve essere
quello della durata del Minibond. Allora occorre che la Società descriva come
evolverà, in quel lasso di tempo, il posizionamento strategico delle unità di
business dove è impegnata. E’ l’evoluzione del posizionamento strategico che
rivela come evolverà la capacità di generare fatturato, margini e cassa delle
diverse unità di business.
6
Poiché l’evoluzione del posizionamento strategico non va subita, ma va
costruita, è necessario esplicitare il Piano d’Azione attraverso il quale costruire il
posizionamento strategico desiderato.
Disponendo delle previsioni di andamento di fatturato, margini e cassa a livello di
singola unità di business, è possibile costruire una previsione a livello di Società,
come portafoglio di business.
La Società emittente non vive nel vuoto. E’ immersa in un macro ambiente che
deve dimostrare di conoscere, almeno nelle dimensioni che hanno a che fare con
i “mestieri” (le unità di business) in cui è impegnata. Il racconto di come
l’emittente vede il macro ambiente che la circonda è la vision.
Se la sua vision è limitata, lo è altrettanto la sua capacità di vedere sia le
potenzialità di futuro che i rischi nascenti (che sono spesso potenzialità di futuro
non governate). E, conseguentemente, è a rischio la possibilità che il Business
Plan si realizzi.
A completamento della vision, occorre esplicitare la mission. Che è la sintesi del
significato delle diverse unità di business nell’ambiente descritto dalla vision.
Possiamo dire che la vision è una “misura” dell’intensità dell’impegno verso un
nuovo sviluppo dell’impresa.
La nostra elaborazione
Partendo dal Documento di Ammissione, abbiamo cercato di intrecciare le
informazioni contenute nella esposizione dei rischi con le voci del Business Plan
per cercare di capire quanto di “propositivo” contenevano queste informazioni.
Cioè per capire se e in che modo proponevano contenuti per le diverse
(inevitabili) voci di un Business Plan.
Abbiamo, poi, cercato di capire la qualità dell’analisi fatta dei rischi.
Alla fine proponiamo nostre osservazioni conclusive e qualche proposta.
Dall’analisi dei rischi i contenuti dei Business Plan
Di seguito presentiamo le informazioni che siamo riusciti a ritrovare nella
documentazione consultata per ogni voce del nostro modello di Business Plan.
Abbiamo predisposto una scheda per ogni voce ed una scheda conclusiva,
attribuendo un punteggio secondo i seguenti criteri
0
1
2
3
4
5
Nessuna Descrizione
Descrizione marginale, "nascosta" oppure "didascalica"
Descrizione individuabile da altri item, parziale e insufficiente
Descrizione esplicita ma parziale
Descrizione esplicita e significativa
Descrizione esplicita e completa
7
1
Vision
Come abbiamo detto, la vision deve riguardare tutte le dimensioni del macro
ambiente rilevanti per lo sviluppo dei “mestieri” dell’impresa.
Gli elementi riconducibili alla vision innanzitutto riguardano i rischi e mai le
opportunità, ma questo era inevitabile, visto la tipologia di documentazione che
abbiamo consultato.
Poi, abbiamo trovato solo osservazioni relative al passato, relative ad aspetti
molto limitati. L’immagine complessiva che appare dalla documentazione è
quella di imprese che non hanno una ragionevole percezione dei fenomeni
ambientali che possono influire sul fare business.
Azienda
N
1 Alessandro Rosso Group
Caar Consulting Automotive
2 Aerospace Railway spa
3 Fide spa
4 Filca Cooperative
Finanziaria Internazionale
5 Holding spa
6 GPI spa
7 Grafiche Mazzucchelli spa
8 Iacobucci HF Electronics spa
9 IFIR spa
10 JSH Group spa
11 Meridie spa
12 Microcinema spa
13 Mille Uno Bingo spa
14 Primi Sui Motori spa
15 Sudcommerci srl
Media
Punteggio Massimo
1. Vision
1
1
1
1
1
2
0,5
5
8
2
Mission
In tutta la documentazione esaminata non vi è alcuna indicazione di quale sia
l’impegno complessivo delle imprese nell’ambiente in cui operano. Cioè manca
un contesto di significato alle attività di business. Ne rimane solo la funzionalità.
N
Azienda
2. Mission
1 Alessandro Rosso Group
Caar Consulting Automotive
2 Aerospace Railway spa
3 Fide spa
4 Filca Cooperative
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
Finanziaria Internazionale
Holding spa
GPI spa
Grafiche Mazzucchelli spa
Iacobucci HF Electronics spa
IFIR spa
JSH Group spa
Meridie spa
Microcinema spa
Mille Uno Bingo spa
Primi Sui Motori spa
Sudcommerci srl
Media
Punteggio Massimo
0
5
9
3
Descrizione
dell’impresa
delle
Unità
di
Business
(dei
“mestieri”)
Tecnicamente ci riferiamo alla definizione delle unità di business che andrebbe
fatta utilizzando cinque variabili fondamentali: la tipologie di clienti, le esigenze
che manifestano, l’aera geografica in cui si trovano, le tecnologie di prodotto e la
catena del valore che permette di costruire e distribuire il prodotto. Dalla
documentazione consultata si comprende prevalentemente il tipo di prodotto o
servizio che producono o erogano le imprese ma sono descritte, spesso molto
parzialmente, anche le altre variabili. Le descrizioni della struttura strategica
sono prevalentemente collocate all’interno del capitolo di descrizione
dell’emittente e parzialmente citate all’interno delle aree di rischio.
N
Azienda
1 Alessandro Rosso Group
Caar Consulting Automotive
2 Aerospace Railway spa
3 Fide spa
4 Filca Cooperative
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
Finanziaria Internazionale
Holding spa
GPI spa
Grafiche Mazzucchelli spa
Iacobucci HF Electronics spa
IFIR spa
JSH Group spa
Meridie spa
Microcinema spa
Mille Uno Bingo spa
Primi Sui Motori spa
Sudcommerci srl
Media
Punteggio Massimo
3. Unità di Business
3
2
3
2
4
3
3
3
2
3
3
2
2
1
2,4
5
10
4
Definizione dell’industry
Sostanzialmente le imprese si limitano a descrivere criticità passate, anche con
accenti preoccupati. Queste dovrebbero, a loro volta, preoccupare gli investitori.
Ma non è possibile ricavare una descrizione significativa delle industry in cui
queste imprese operano.
N
Azienda
4. Industry
1 Alessandro Rosso Group
Caar Consulting Automotive
2 Aerospace Railway spa
3 Fide spa
4 Filca Cooperative
Finanziaria Internazionale
5 Holding spa
6 GPI spa
7 Grafiche Mazzucchelli spa
8 Iacobucci HF Electronics spa
9 IFIR spa
10 JSH Group spa
11 Meridie spa
12 Microcinema spa
13 Mille Uno Bingo spa
14 Primi Sui Motori spa
15 Sudcommerci srl
Media
Punteggio Massimo
2
3
2
2
1
2
2
1
1
5
11
5
Attrattività del business
L’attrattività del business dovrebbe raccontare delle potenzialità di generare
cassa che si manifestano nell’operare in quel business. Su questo tema le
aziende, salvo una (come si vede dalla tabella) non dicono praticamente nulla.
N
Azienda
1 Alessandro Rosso Group
Caar Consulting Automotive
2 Aerospace Railway spa
3 Fide spa
4 Filca Cooperative
Finanziaria Internazionale
5 Holding spa
6 GPI spa
7 Grafiche Mazzucchelli spa
8 Iacobucci HF Electronics spa
9 IFIR spa
10 JSH Group spa
11 Meridie spa
12 Microcinema spa
13 Mille Uno Bingo spa
14 Primi Sui Motori spa
15 Sudcommerci srl
Media
Punteggio Massimo
5. Attrattività
dell'Industry
2
0,1
5
12
6
Posizionamento competitivo
Anche le informazioni sul posizionamento competitivo sono praticamente
inesistenti. La mancanza di informazioni è anche conseguenza di una definizione
non completa delle unità di business che non permette una precisa definizione
delle industry.
N
Azienda
6. Posizionamento
Competitivo
1 Alessandro Rosso Group
Caar Consulting Automotive
2 Aerospace Railway spa
3 Fide spa
4 Filca Cooperative
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
Finanziaria Internazionale
Holding spa
GPI spa
Grafiche Mazzucchelli spa
Iacobucci HF Electronics spa
IFIR spa
JSH Group spa
Meridie spa
Microcinema spa
Mille Uno Bingo spa
Primi Sui Motori spa
Sudcommerci srl
Media
Punteggio Massimo
1
0,1
5
13
7
Posizionamento strategico e sua evoluzione
Non abbiamo trovato alcun riferimento al concetto di Posizionamento Strategico
e della sua evoluzione. Si noti come le aziende sostengano di operare all’interno
di mercati poco attrattivi (calo della domanda) e soggetti ad una forte pressione
competitiva ma come, allo stesso tempo, le strategie identificate, non mirino ad
un superamento o ad un cambiamento del business.
N
Azienda
1 Alessandro Rosso Group
Caar Consulting Automotive
2 Aerospace Railway spa
3 Fide spa
4 Filca Cooperative
Finanziaria Internazionale
5 Holding spa
6 GPI spa
7 Grafiche Mazzucchelli spa
8 Iacobucci HF Electronics spa
9 IFIR spa
10 JSH Group spa
11 Meridie spa
12 Microcinema spa
13 Mille Uno Bingo spa
14 Primi Sui Motori spa
15 Sudcommerci srl
Media
Punteggio Massimo
7. Posizionamento
Strategico e sua
Evoluzione
1
0
5
14
8
Piano d’azione
Molti documenti riportano esplicitamente, all’interno di un capitolo apposito,
l’uso dei proventi derivanti dall’emissione. In generale le aziende stabiliscono gli
obiettivi, declinando con diversi livelli di precisione le azioni che intendono
mettere in campo.
N
Azienda
1 Alessandro Rosso Group
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
Caar Consulting Automotive
Aerospace Railway spa
Fide spa
Filca Cooperative
Finanziaria Internazionale
Holding spa
GPI spa
Grafiche Mazzucchelli spa
Iacobucci HF Electronics spa
IFIR spa
JSH Group spa
Meridie spa
Microcinema spa
Mille Uno Bingo spa
Primi Sui Motori spa
Sudcommerci srl
Media
Punteggio Massimo
8. Piano d'Azione
4
4
2
5
3
4
3
3
4
2
0
3
3
0
2,4
5
15
9
Algoritmo di Previsione
Non sono citati gli algoritmi utilizzati per il calcolo delle previsioni economiche,
patrimoniali e finanziarie.
N
Azienda
9. Algoritmo di
Previsione
1 Alessandro Rosso Group
Caar Consulting Automotive
2 Aerospace Railway spa
3 Fide spa
4 Filca Cooperative
Finanziaria Internazionale
5 Holding spa
6 GPI spa
7 Grafiche Mazzucchelli spa
8 Iacobucci HF Electronics spa
9 IFIR spa
10 JSH Group spa
11 Meridie spa
12 Microcinema spa
13 Mille Uno Bingo spa
14 Primi Sui Motori spa
15 Sudcommerci srl
Media
Punteggio Massimo
0
5
16
10
Previsioni Economiche Patrimoniali e Finanziarie
Nei documenti pubblicamente accessibili non sono riportati i dati previsionali.
Sono presenti, invece, i bilanci. Il messaggio è chiaro: si dice cosa è l’impresa
oggi, ma non si dice quasi nulla di cosa vorrà essere domani.
N
Azienda
1 Alessandro Rosso Group
Caar Consulting Automotive
2 Aerospace Railway spa
3 Fide spa
4 Filca Cooperative
Finanziaria Internazionale
5 Holding spa
6 GPI spa
7 Grafiche Mazzucchelli spa
8 Iacobucci HF Electronics spa
9 IFIR spa
10 JSH Group spa
11 Meridie spa
12 Microcinema spa
13 Mille Uno Bingo spa
14 Primi Sui Motori spa
15 Sudcommerci srl
Media
Punteggio Massimo
10. Previsioni
Economiche
Patrimoniali
Finanziarie
1
1
2
0,3
5
17
Tabella riassuntiva
Uno sguardo d’insieme alla tabella riassuntiva (Tabella 1 a pagina successiva)
rivela che la documentazione disponibile agli stakeholder racconta di imprese
che sanno descrivere decentemente il “mestiere” che fanno (il punteggio medio
2,4 alla definizione del business), indicano quali sono le azioni che vogliono
mettere in atto (il punteggio medio di 2,4 al Piano di Azione), ma non danno
alcuna indicazione su ambiente, qualità del business in cui operano, impegno
verso il futuro.
Non sono disponibili neanche previsioni quantitative sull’impatto che l’afflusso di
risorse che accedono alle imprese avranno sulla generazione di economics.
La conclusione non può che essere una: il pendolo della prassi ha fatto spostare
l’uso dei Minibond dall’ambizione allo sviluppo, intendimento del legislatore e di
alcuni investitori, alla finalizzazione alla sopravvivenza. Senza peraltro indicare la
qualità e quante siano le probabilità di protrarre questa sopravvivenza nel tempo
(con il dubbio che coincida esclusivamente con la restituzione del capitale
prestato).
Una sopravvivenza all’oggi e basta.
18
Tabella 1
N
Azienda
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
Alessandro Rosso
Caar
Fide
Filca Cooperative
Finanziaria Int.
GPI
Graf. Mazzucchelli
Iacobucci HF
IFIR
JSH Group
Meridie
Microcinema
Mille Uno Bingo
Primi Sui Motori
Sudcommerci
Media
Punteggio
Massimo
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
1
2
3
3
2
3
2
4
3
3
3
2
3
1
1
1
1
2
0,5
0
3
2
2
1
2,4
5
5
5
1
4
5
6
7
8
9
4
4
2
5
3
4
3
3
2
3
2
2
1
2
1
4
2
2
2
1
1
5
1
1
0,1 0,1
5
5
10
3
3
0
2,4
0
5
5
5
Tot.
4
6
8
7
10
1 11
2 11
7
5
7
2
6
9
5
4
0,3 6,8
Punt.
Max
50
50
50
50
50
50
50
50
50
50
50
50
50
50
50
50
5
Legenda colonne
Vision
Missione
Unità di Business
Industry
Attrattività Industry
Posizionamento Competitivo
Posizionamento Strategico e sua Evoluzione
Piano d'Azione
Algoritmo di Previsione
Previsioni Economiche, Patrimoniali e Finanziarie
19
La qualità della analisi dei rischi
Da ultimo abbiamo provato a valutare la qualità della analisi dei rischi. Forse non c’è
un Business Plan, ma è presente una completa analisi dei rischi. Si tratta di un
guardare il mondo con gli occhi del pessimista, come a condividere che “se si pensa
male si fa peccato, ma non si sbaglia”, ma la prudenza rimane pur sempre una virtù…
Purtroppo anche gli occhiali dei pessimisti sono di molto appannati.
Intercambiabili o copiate?
In quasi tutti i documenti è presente il paragrafo dedicato ai “Rischi connessi
all’attuale congiuntura economica”. I contenuti della trattazione sono generalmente
molto simili da un’azienda all’altra, come se fossero “intercambiabili” un po’ per
tutte le aziende. Si tratta di un fenomeno comune anche ad altre classi di rischio.
Stupisce soprattutto come lo stesso testo possa essere valido per aziende diverse
anche quando questo tocchi direttamente l’ambiente e il mercato specifico
dell’azienda, come ad esempio i “Rischi connessi al mercato in cui opera”
(Alessandro Rosso e Sudcommerci) o “Rischi connessi alla concorrenza” (Alessandro
Rosso e Finanziaria Internazionale).
Quello che abbiamo definito “intercambiabilità” dei contenuti è sintomatico della
superficialità con cui sono stati affrontati gli argomenti di rischio e quindi di quanto
possano essere attendibili le informazioni riportate.
Banalità
Non è raro trovarsi nella circostanza di leggere frasi o concetti argomentativi del
rischio aziendale che ricadano addirittura nella banalità. E’ questo il caso che
abbiamo reperito su molti documenti quando venivano affrontati temi quali il
“Rischio di tasso d’interesse” o “Rischio di tasso di cambio”. Ma se nel caso
dell’avvenimento di alcuni rischi si può comprendere anche una certa banalità dei
contenuti, altrettanto non si può accettare quando si entra nel vivo del gioco
competitivo: non sono poche le aziende che nel capitolo dei “Rischi connessi alla
concorrenza” si limitano a comunicare la presenza di competitor nel settore in cui
operano e a citare il possibile rischio di perdita di quote di mercato derivante dal
possibile ingresso di nuovi soggetti all’interno del mercato. Troviamo casi analoghi
anche nella trattazione dei “Rischi connessi alla strategia di crescita per linea
esterna”, dove viene esplicitato il rischio legato all’effettiva esistenza di una società
target. Come a dire: “Io crescerò solo se compro altre imprese, ma non so se ci
sono.”. Ad ogni investitore verrebbe subito da rispondere: “bene, se non sai prima
informati. Magari cercando di capire non solo se ci sono imprese da comprare, ma
come sono, come si integrano etc. poi parliamo di Minibond”.
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Incompletezza
Le classi di rischio esposte dalle aziende rappresentano una parte significativamente
ridotta di tutti i possibili rischi contemplabili nello sviluppo di un’attività
imprenditoriale. Ci si trova di fronte a molti dubbi riguardanti la loro scelta di
trattazione. Perché, ad esempio, discutere dei rischi sui tassi di cambio e non di
quelli, più importanti, del prodotto o del servizio? Perché, in termini complessivi,
non affrontare i temi direttamente implicati al business?
L’arte del non dire nulla
Ci sono alcuni esempi di interi paragrafi in cui si riesce a “non dire nulla”. E’ ad
esempio il caso del “Rischio di liquidità” o “Rischio Operativo” in cui anziché trattare
l’argomento nello specifico contesto aziendale si preferisce fornire una accademica
definizione di cosa si intende per rischio di liquidità.
21
Conclusioni e proposte
La nostra analisi ha cercato di capire se, nonostante la mancanza di Business Plan
nella documentazione disponibile, vi fossero indicazioni che permettessero di capire
come l’impresa si trasformerà grazie alla immissione di risorse finanziarie resa
possibile dall’emissione di Minibond.
La risposta è negativa. Alla mancanza di informazioni essenziali si è aggiunta la
preoccupazione che deriva da una analisi dei rischi che non si può che definire
“burocratica”, se non peggio. E’ impressionante vedere che per aziende molto
diverse le analisi dei rischi sono le stesse. A tal proposito, quasi ironicamente, il
rischio principale per tutti, non citato, è proprio la mancanza di Business Plan.
La conclusione che è emersa piano piano sempre più chiaramente è che la vocazione
dei Minibond quotati finora è alla sopravvivenza delle imprese e non al loro
sviluppo.
E’ superfluo sottolineare quanto questa deriva sia preoccupante sia per i singoli
soggetti (imprese e investitori) sia per il complesso del sistema economico e
finanziario.
Ma cosa fare per spostare il pendolo dei Minibond dalla sopravvivenza e lanciarlo
verso lo sviluppo?
Innanzitutto è necessario individuare esattamente il problema. Non si tratta di
individuare i “cattivi”. Il problema consiste nelle risorse di pensiero. Nelle
conoscenze che si utilizzano per descrivere l’impresa e il suo impegno verso il futuro.
Non basta affermare che occorre guardare al futuro, che occorre generare Business
Plan che ne parlino esaurientemente. Si rischia solo di aggiungere retorica a
burocrazia.
Non si può neanche pensare che la soluzione sia quella di eliminare i “cattivi” e
affidare tutto ai “buoni”.
Occorre, invece, indicare quali nuove risorse di pensiero utilizzare. Noi abbiamo
proposto un modello di Business Plan che le contiene e che, se utilizzato, costringe le
imprese a descrivere il futuro che vogliono realizzare in un modo esaustivo. Abbiamo
anche sviluppato un modello di rating del Business Plan che rende possibile ai terzi,
che non hanno accesso alle persone o alle informazioni, riuscire a valutare la qualità
e la probabilità di successo di un Business Plan.
Queste nostre proposizioni però non sono da prendere come autocelebrative o più o
meno espliciti messaggi promozionali. Sono responsabili e concrete proposte che se
da un lato indicano una nuova direzione nella progettualità del futuro delle aziende,
dall’altro sono aperte al confronto affinché si possano migliorare per proseguire
nella direzione indicata.
22
Se questo è vero, allora, occorre costruire una Alleanza della Conoscenza che
coinvolga imprese, investitori, banche, advisors, strutture di mercato, regolatori e
media.
Il primo passo non può che essere quello di diffondere le migliori conoscenze e i
migliori strumenti esistenti al mondo per costruire e valutare un Business Plan. Noi
siamo convinti che tutti desiderino un nuovo sviluppo staccandosi da una sempre più
triste e sempre meno probabile sopravvivenza. Il problema è che quando si provano
a cercare di scrutare il mondo per cercare un futuro si vede solo una nebbia
impenetrabile dalla quale emergono solo guai. E se si prova a scrivere un Business
Plan, sembra che si riesca a scrivere solo burocrazia. La nebbia invece scompare e si
vedono le luci delle potenzialità di futuro se si usano nuove risorse di conoscenze.
Usando le stesse conoscenze si riescono a scrivere storie di futuro alte e forti.
Poi occorre sperimentare l’utilizzo di queste conoscenze. Questo sperimentare
dovrebbe portare a definire uno standard di modello di Business Plan ed un modello
di rating di un Business Plan.
Questo processo deve essere avviato insieme da tutti gli attori rilevanti che iniziano
ad attivare, appunto, una Alleanza che proponga e guidi all’utilizzo di quelle nuove
risorse di conoscenze che sono lo strumento chiave per costruire un nuovo sviluppo.
Noi ci candiamo ad attivare questa Santa Alleanza. Il presente rapporto rappresenta
un contributo fondazionale in quella direzione.
23
APPENDICE 1
Localizzazione sui siti aziendali dei
“Documenti di Ammissione” oggetto dell’analisi.
Azienda
1
Alessandro Rosso
2
CAAR
3
FIDE
4
Filca Cooperative
5
Finanziaria Internazionale
6
GPI
7
8
Grafiche Mazzucchelli
Iacobucci HF
9
10
IFIR
Jsh Group
11
Meridie
12
Microcinema
13
Mille Uno Bingo
14
Primi sui Motori
15
Sudcommerci
Link
http://www.arossogroup.com/sites/default/files/att
achments/ARG_Documento_di_Ammissione.pdf
http://www.caarto.it/index_htm_files/PRESTITO_PO.pdf
http://www.caarto.it/index_htm_files/PRESTITO_PO.pdf
http://filca.it/static/upl/Fi/0000/FilcaDocumentodiA
mmissione1.pdf
http://www.finint.com/it/docs/investorrelations/prestito-obbligazionario/documentoammissione.pdf
http://www.gpi.it/it/content/download/1318/1678
9/version/2/file/GPI_documento+di+ammissione.pd
f
http://www.mazzucchelli.it/ammissione051113.pdf
http://ihfelectronics.com/iacobucci/news/Bond%20I
acobucci%20%20Documento%20di%20ammissione.pdf
http://www.ifirspa.com/index.htm
http://www.jshotels.it/public/file/JSH_GROUP_SPA
_Documento_di_Ammissione_Prestito_Obbilgazion
ario.pdf
http://www.meridieinvestimenti.com/investor/files
/pre_01.pdf
http://www.microcinema.eu/sites/default/files/wys
iwyg/Microcinema%20SpA%20%20%20Documento%20di%20ammissione%20Titolo%20
Obbligazionario.pdf
http://milleunobingo.it/wordpress/wpcontent/uploads/2013/11/Documento-diAmmissione.pdf
https://www.primisuimotori.it/media/upload/file/D
ocumento%20ammissione%20Primi%20sui%20Mot
ori_24072012_clean(1).pdf
http://sudcommerci.com/wpcontent/uploads/2013/09/DOCUMENTO-DIAMMISSIONE.pdf
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