Rassegna del 21/01/2014

Rassegna del 21/01/2014
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna del 21/01/2014
UNIVERSITÀ DI FIRENZE
Italia Oggi
21/01/14 P. 33
A Lucca il confronto sul futuro
Oggi
22/01/14 P. 88
L'ictus si batte in 60 minuti
Edoardo Rosati
1
2
Repubblica
21/01/14 P. 26
Vaccini Cancro, malaria, Alzheimer sfida della ricerca alle malattie
Maria Paola Salmi
4
Sole 24 Ore
21/01/14 P. 41
La nuova stagione della concertazione
Silvana Sciarra
7
MONDO UNIVERSITARIO
Tirreno
21/01/14 P. 17
E ora via alla riforma della formazione professionale
Ivan Ferrucci
8
Corriere Della Sera
21/01/14 P. 23
Gli 11 geni del liceo padovano che guidano robot nello spazio
Elena Tebano
9
Corriere Della Sera
21/01/14 P. 35
Caso Statuina, responsabilità politiche
Paolo Bianco
11
Corriere Della Sera
21/01/14 P. 37
Ricerca biomedica e nuovi farmaci
Maria Grazia
Valsecchi,
12
Italia Oggi
21/01/14 P. 30
In Lombardia i chimici sono certificatori energetici
13
Italia Oggi
21/01/14 P. 33
Al via i seminari per i dirigenti
14
Italia Oggi
21/01/14 P. 38
Docenti inidonei senza mobilità
Franco Bastianini
15
Italia Oggi
21/01/14 P. 39
Infanzia e primaria, si parte Chi può agguantare 1 abilitazione
Antimo Di Geronimo
16
Italia Oggi
21/01/14 P. 41
Il nuovo orientamento in Italia? Ancora in alto mare
Giorgio Candeloro
17
Italia Oggi
21/01/14 P. 41
Più che l'informazione può la pratica
Giorgio Candeloro
18
Italia Oggi
21/01/14 P. 41
Male orientati, poi disoccupati
Giovanni Scancarello
19
Libero Mercato
21/01/14 P. 27
Le imprese familiari con capi giovani sono più competitive e dinamiche
Adriano Bascapé
20
Mf
21/01/14 P. 24
Sda Bocconi in campo per la ricerca
Giulia Silvestri
22
Mf
21/01/14 P. 24
Nuova luce sul diabete 2
Cristina Cimato
23
Repubblica
21/01/14 P. 26
Il nuovo pacemaker mini e senza fili
Repubblica
21/01/14 P. 27
Cambiata la storia umana Caccia ai virus "astuti"
Repubblica
21/01/14 P. 32
Insegnare la compassione nelle facoltà di medicina
26
Sole 24 Ore
21/01/14 P. 8
Istruzione e innovazione per creare nuovo lavoro
27
Sole 24 Ore
21/01/14 P. 41
Comau assume 59 ingegneri
Unita`
21/01/14 P. 17
La coscienza interiore
Qn
21/01/14 P. 20
Allergie nuove cure ai vaccini
Qn
21/01/14 P. 21
Ogm, una ferita incomprensibile
24
Carlo Federico
Perno
25
28
Eugenio De Rosa
29
SANITÀ
Indice Rassegna Stampa
31
Franco Scaramuzzi
32
Pagina I
A Lucca il con conto sul tuturo
Si presenta come un evento che lascerà una
traccia indelebile nel percorso professionale dei consulenti del lavoro della Toscana.
Novità normative, riflessioni professionali,
interlocuzione istituzionale e accademica:
dal 31 gennaio a Lucca per due giorni, nella
straordinaria cornice del Complesso di San
Francesco, si svolgerà la seconda edizione
dell'assise che riunisce la categoria toscana.
« Professione, società, territorio « sarà il filo
conduttore degli interventi e delle tavole rotonde che sì susseguiranno nel programma
dell'evento magistralmente organizzato da
Gloria Cappagli (coordinatrice della Consulta degli Ordini toscani) e da Luciana Conti
(presidente del Cpo di Lucca). L'apertura
sarà affidata alla presidente del Consiglio
nazionale, Marina Calderone, che si soffermerà sugli scenari attuali e futuri della
professione nel contesto italiano e comunitario. Una riflessione di ampio respiro ma
che toccherà temi concreti della professione
oggi. Così come gli esperti della Fondazione
Studi, Mauro Marrucci e Andrea Pozzatti,
relatori su approfondimenti professionali
ma anche sulla comunicazione di ruolo vera
e propria arma in mano ai consulenti del lavoro per affermarsi nei propri ambiti. Ma vi
saranno anche ospiti illustri come Giuliano
Cazzola, Guido Ferradini e Pietro Ichino che
analizzeranno, dai rispettivi punti di vista, le
nuove proposte in materia di lavoro - anche
alla luce della Youth Guarentee - in un pubblico dibattito che sarà moderato da Rosario
De Luca, presidente della Fondazione Studi.
Ma ci sarà spazio anche per le proposte di
attività professionale della Fondazione Consulenti per il Lavoro, presentate da Mauro
Capitano, ma anche per le proposte e i servizi offerti in materia di lavoro dalla Regione
Toscana. Sarà un evento che coinvolgerà tut-
Università di Firenze
to il territorio regionale sia come partecipazione che come rappresentanza. Ci sarà uno
spazio dedicato ai giovani consulenti del lavoro che toccheranno una serie di argomenti
di grande interesse per la giovane generazione dei professionisti. Si parlerà dunque
di reti di studio, coworiáng e società professionali con taglio pratico e accattivante utile
per riflettere su come organizzare meglio il
proprio lavoro. Ma l'evento in programma
a Lucca avrà mille sfaccettature , compresa
una riflessione sul Sistema Sociale europeo,
affidata a Stefano Giubboni. Ma uno dei momenti topici si avrà con la prima presentazione pubblica dell'Asse.Co. (Asseverazione
della regolarità contributiva e retributiva)
l'ultima funzione in ordine di tempo che il
Consiglio Nazionale presieduto da Marina
Calderone ha fatto assegnare alla categoria
dopo la certificazione dei contratti, la conciliazione, l'arbitrato, l'assistenza tributaria
e quella nella conciliazione preventiva nelle
procedure di licenziamento per g.m.o. L'Asse.Co sarà spiegata, da esperti della Fondazione Studi, nella sua procedura e nella
sua fondamentale utilità di semplificazione
e certezza del sistema giuslavoristico. Non
mancheranno le università toscane (in particolare quelle di Firenze, Siena e Arezzo)
con i rispettivi prorettori che dall'interlocuzione con i dirigenti coglieranno spunti per
una bozza di Convenzione Quadro mirata a
sviluppare ulteriori rapporti e sinergie con
i Consulenti del lavoro. La partecipazione
all'evento fa maturare complessivamente
12 crediti formativi , di cui 4 deontologici
nella giornata di sabato 1° febbraio. Info
per registrazione partecipazione su www.
consulentidellavoro.it o scrivendo alla segreteria organizzativa (via email edlorlu@
tin.it ovvero via fax 05831319081).
Pagina 1
l'ALLARI
ICTUS
L'Si BATTE
IN 60 MINUTI
PRIMA S'INTERVIENE MEGLIO C. ECCO IL MESSAGGIO DEGLI SPECIALISTI.
LO INSEGNA LA VICENDA DI f'IFR I.U!GI RFRSANI. MA GRAN PARTE DEGLI
ITALIANI NON CONOSCE I CAMPANELLI D'ALLARME. l CCO QUALI SONO
di Edoardo Rosati
I
A tilairo, gelinalo
ctus è una parola latina. Significa «colpo». E non servono tante altre spiegazioni. Perché arriva proprio così, senza preavviso. Eha sperimentato l'ex segretario dei
Partito democratico Pier Luigi Bersani, vittima di unemorragia cerebrale prontamente
arginata con un intervento chirurgico. Si è
manifestata con un mal di testa repentino,
violentissimo, anomalo. Che ha spinto l'esponente Pd a recarsi alla svelta al Pronto
soccorso dell'ospedale di Piacenza.
«In questa vicenda, c'è un elemento che si è
rivelato cruciale, ed è quello che noi neurologi da sempre rimarchiamo a chiare lettere:
il tempo». E categorico il professor Domenico Inzitari, ordinario di Neurologia all'Università di Firenze e direttore dello Stroke
Unit all'ospedale Careggi del capoluogo
toscano. «Saper riconoscere i sintomi che
annunciano rictus è d'importanza vitale,
perché la diagnosi tempestiva consente d'intervenire con rapidità». Messaggio che può
suonare ovvio, ma così non è: un'indagine
siglata dal Censis con l'Associazione per la
lotta all'ictus cerebrale (www.cr1iceìta1ia.org)
rivela che solo il 55,8 per cento degli italiani
sa che «ictus» è una malattia del cervello.
LE AVVISAGLIE DELLA TEMPESTA
Quindi: conoscere il nemico. E il suo biglietto da visita. Quale? Il brusco indebolimento di un arto e l'incapacità di muoverlo;
un'improvvisa difficoltà nel formulare le
parole; il repentino oscuramento di una
parte dei campo visivo; vertigini e perdita
Università di Firenze
dell'equilibrio: lo scoppio fulmineo di una
cefalea tremenda. «Mentre i primi quattro
disturbi suggeriscono un ictus ischemico»,
spiega Inzitari, «l'ultimo sintomo è la firma
quasi esclusiva di una forma emorragica».
E qui sveliamo le due facce di questo evento, perché il «colpo» in questione consiste
in un'interruzione dei flusso di sangue al
cervello: la colpa può essere di un "blocco",
ICTUS ISCHEM1130
Area in cui il flusso sanguigno
è interrotto
ICTUS EMORRAGICO
.
Versamento di sangue
_nel cervello
Ogni anno.
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Quello
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più frequente di
ictus: 80 per cento
circa dei casi.
IL RISCHIO
La fibrillazione
atriale è un'aritmia
ciel copre, imcui
gli atri, due delle
quattro.camer
cardiache.
si contraggono
caoticamente.
Tale disturbo,
senza adeguati
rimedi, causa in .Italia circa 40 milaa
ictus all'anno.
la formazione di un coagulo
di sangue, all'interno di un
tubo arterioso (è l'ictus
ischemico) odi una rottura
della parete del vaso sanguigno (rictus emorragico che
ha colpito Bersani). Il risultato,
drammatico, non cambia: i neuroni cerebrali, privati di ossigeno e nutrimento, cominciano a morire.
UN FARMACO PER "SCIOGLIERE" IL BLOCCO
«Ecco perché se ci si ritrova alle prese con
qualcuno dei malesseri elencati occorre
chiamare all'istante il 118, per recarsi all'ospedale possibilmente più vicino e in cui
siano disponibili gli interventi terapeutici
ad hoc e le équipe esperte per affrontare l'emergenza», dice Inzitari. «Non aspettate
che il disturbo passi da solo, e non attardatevi a interpellare il medico di famiglia!».
li fautore tempo deve guidare anche tutte le
manovre successive all'interno della struttura ospedaliera. «Occorre innanzitutto
l'immediata disponibilità di una Tac, l'esame diagnostico cui si viene sottoposti di
Pagina 2
primo acchito, per distinguere il tipo di icammette un ulteriore lasso di tempo: da
tus; se c'è in ballo un'ostruzione del flusso di
quando emergono i sintomi fino a quattro
sangue, la cura regina, assodata in tutto il
ore e 30 minuti , la terapia trombo!itica può
mondo, è l'iniezione per via endovenosa di
ancora essere effettuata, ma con minore vanun farmaco "sciogli-coagulo" (si parla di
taggio e un sensibile aumento dei rischi». Se
tro)mbolisi), che viene somministrato dopo
s'interviene entro 60 minuti, questo è il
alcune analisi di laconcetto, si quadruboratorio e un'attenta
CHIAMA IL 118 SE ALL'IMPROVVISO... plicano le chance di
valutazione del paarginare gli eventuaPerdi forza o sensibilità in tutto
li deficit neurologici
ziente. Se invece è in
un lato del corpo, o in metà faccia,
corso un'emorragia
e di uscire indenni
a un braccio o a una gamba.
dalla bufera.
bisognerà procedere
Non riesci a parlare in modo
Ma prevenire l'icchirurgicamente, per
corretto, non trovi le parole o non
tus si può? Al solisanare l'arteria cerecomprendi.......
quanto...........
ti viene........
dello,......
to, occhio a pressiobrale che si è rotta».
La tabella di marcia è
ne e colesterolo, no
La visione si oscura, o percepisci
ben definita: il punto
alla
sigaretta, limiuno sdoppiamento delle immagini
o perdi la vista in un solo occhio.
è adottarla con eccetare
i grassi saturi a
......... .
zionale rispetto delle
tavola e attenzione
Avverti un'inspiegabile sensazione
tempistiche. Il top
a quell'aritmia cardi vertigine, uno "strano"
diaca che si chiama
del risultato «si ottiecapogiro che ti porta a cadere.
fibrillazione atriale.
ne se dall'inizio dei
Perché il messaggio
Ti esplode un feroce mal di testa,
disturbi alle cure traviolentissimo, mai sperimentato
è: quello che fa bene
scorre un'ora. li rego.
prima in tutta la tua vita.
lamento dell'Agenzia
al cuore piace tanto
PRG Infc;rzph
anche al cervello. •
italiana dei farmaco
A
Università di Firenze
Pagina 3
ora nuove tecnologie
e approcci consentono di creare antigeni virali o batterici più sicuri ed efficaci
A ttualmente, tra preventivi e terapeutici,
Successi in 90 anni e diffidenze. Leprospettive
Cancro, malaria, Alzheimer
sfida. della ricerca alle malattie
MARIA PAOLA SALMI
ilioni di morti: questo i vaccini hanno evitato negli ultimi due secoli per bambini e adulti. ù quanto conferma la più vasta indagine condotta negli Usa dall'università di Pittsburg sull'impatto deivacciniper56patologie, tracui alcune dellepiù comuni malattie infettive pediatriche (poliomielite, difterite, morbillo, rosolia, varicella, epatiteA, pertosse, parotite) pubblicata di recente dal NewEnglandJournal ofMedicine.1 dati dimostrano che dal 1924 ad oggi sono stati evitati oltre 110 milioni di casi di infezioni gravi.
«Levaccinazioni hanno cambiato la storia dell'umanità», ripetono gli esperti. Basti pensare alla poliomielite, debellata in Italia
nel 1982, in Europa nel 2002, o al tetano, nessun caso da anni
tra i bambini, all'epatite B che conlavaccinazione obbligatoriadal 1991 ha subito una contrazione dell'80%. E poi i grandi successi più recenti con i vaccini per l'Herpes Zoster, lo
pneumococco, il meningococco C e poi B in questi giorni
disponibile in Italia, realizzato con la nuova tecnica della
"vaccinologia inversa" o reverse vaccinology e il vaccino
Hpv consigliato alle adolescenti contro il tumore della cervice.
«Eppure da anni i vaccini sono vittima di un dualismo incomprensibile sebbene l'Oms li consideri più importanti degli antibiotici e la maggiore scoperta di salute pubblica dopo
l'acqua potabile - afferma Paolo Bonanni, ordinario di igiene all'università di Firenze - fanno paura a molti genitori anche se gran
parte per fortuna vaccina i propri figli, questo sebbene la scoperta e l'entrata sul mercato di un vaccino impieghi anche 12 anni con centinaia di test da
superare perla sicurezza, i controlli continui da parte del ministero della Salute, dell'Istituto superiore di sanità, delle Asl e dell'Agenzia italiana del farmaco
che sorvegliano il prodotto e i suoi effetti collaterali anche dopo l'immissione in
commercio». Dai vaccini "crudi" si è passati ai vaccini biologici e ipertecnologici sottoposti a controlli rigorosi con sistemi incrociati.
E probabilmente, come sostengono molti ricercatori, tra qualche anno i vaccini oltre a immunizzare contro le malattie infettive serviranno a prevenire e a
curare le grandi patologie quali i tumori, l'ipertensione, l'obesità, il diabete di ti-
Università di Firenze
Pagina 4
po 1 e le malattie neurodegenerative. La ricerca sui vaccini è in forte espansione
tanto chei paesi emergenti, Cina, India e Brasile, sono ormai diventati poli produttivi che detengono i150% del mercato nei paesi inviadi sviluppo conprodotti
di alta qualità a prezzo ridotto grazie a partnership e investimenti con Big Pharma, Cavi Alleance e donatori privati internazionali come la Gates Foundation.
C'è da lavorare ancora molto su malaria (ilvaccino attuale offre una copertura del 40%), suAids, Tbc (il vaccino esistente non è del tutto efficace); c'è da trovare un vaccino perle infezioni batteriche ospedaliere da Clostridium e da Stafilococco aureus. Attualmente sono in studio più di 150 vaccini nel
mondo di cui una cinquantina in sperimentazione a vari livelli.
«Secondo l'Oms dal 2010 al 2020 i vaccini eviteranno 25 milioMORTAUTA
L NDER 5
C . rl r-.i oo ce 0
ia' rr;nr:::i
nidi morti, 7.000 al giorno. C'è chi ancora chiede cosa hanno fatto i vaccini. Hanno eliminato in occidente quasi tuttele malattie che uccidono ibambini -afferma Rino Rap-
puoli responsabile mondiale della ricerca Novartis Vaccines & Diagnostics - Possono diventare la nuova medi4,3
cina di massa, per anziani, adolescenti e donne incinte
se si cambiamentalità e si usano nuovi approcci come le
biotecnologie dei sistemi (informatica) e la reverse vaccinology che a differenza dell'approccio tradizionale costruisce unvaccino arovescio, ossia si parte invece che dal
70 80 90 95 00 05 07 iá
singolo antigene virale o batterico dall'intero genoma del
1900 2000
microrganismo per individuare tutti gli antigeni possibili.
Naturalmente la selezione è spietata perché si scartano tutte le
molecole che il sistema immunitario non potrebbe riconoscere o
gli antigeni (proteine o zuccheri) che potrebbero presentare problemi
di sicurezza; la reverse vaccinology inoltre consente - prosegue Rappuoli - di
scoprire funzioni sconosciute di virus e batteri che possono aiutare atrovare altre terapie evaccini. Ü navolta ottenuto il candidato più si curo si procede con la
biologia sintetica fino ad assemblare le proteine che stimolano la risposta immunitaria».
Il futuro: unvaccino universale per l'influenza, vacciniterapeutici contro i tumori e per alcune malattie degenerative tra cui rldzheimer, Parkinson, sclerosi
multipla.
17
C RIPRODUZIONE RISERVATA
Università di Firenze
Pagina 5
Malattie prevenibili
mediante i vaccini
1798 al 1927: anni di sviluppo dei vaccino
1945 al 2006: anni dei rilascio di autorizzazione negli Usa
Vaiolo
Rabbia
Febbre
tifoide
Colera
Peste
Difterite
Pertosse
Tetano
Tuberculosi
EDWARD JENNER
1749-1823)
considerato o il padre
dell'immunizzazione,
ha sviluppato il vaccino
contro il vaiolo
Influenza
Febbre
gialla
Poliomielite
Morbillo
Parotite
Rosolia
Antrace
Meningite
meningococcica
Polmonite
pneumococcica
Haemophilus
Influenzae
Tipo B
Epatite B
Infezioni
da Adenovirus
Encefalite
giapponese
Epatite A
Malattia di Lyme
Varicella
Rotavirus
Tuberculosi
JONAS SALK
(1914-1995)
Medico e ricercatore
statunitense creatore
dei primo vaccino
contro la poliomielite
MAURICE HILLEMAN
(1919-2005)
Creatore dei vaccini
contro il morbillo, la parotite,
l'epatite A e B, la varicella,
la meningite, la pneumonia
e la Haemophilus influenzae
Infezione
da HPV
(Papillomavirus)
Nuova generazione
di vaccini con
l'utilizzo della
bioinformatica
Università di Firenze
FONTI: RIELABORAZIONE DAZI
LAREPUBBLICA-SALUTE/
UNICEF / CENTERS FOR DISEASE
CONTROL AND PREVENTION 1
NOVARTIS/NATURE
Pagina 6
La nuova stagione
della concertazione
di Silvana Sciarra
alle pagine de Il Sole 24
ore il professor Alberto
Quadrio Curzio ha indicato le priorità dell'industria
per far partire la crescita. Fra
queste vi è il ritorno alla concertazione, per favorire scelte virtuose su innovazione e produttività (editoriale del 5 gennaio). Il
tema è molto attuale e si presta a
molteplici letture, che propongono sedi e modi diversi per la
concertazione.
Una recente Comunicazione
della Commissione propone
una nuova tappa intermedia
per l'adozione di misure su «anticipazione del cambiamento e
ristrutturazioni aziendali», invista di una, più volte annunciata
iniziativa legislativa. Il monitoraggio effettuato dalla Commissione (European restructuring
monitor)riporta 250 operazioni
di ristrutturazioni aziendali nel
terzo quadrimestre del 2013. Il
salvataggio di posti di lavoro dipende da buone pratiche che la
Commissione si sforza di diffondere. La concertazione, nella
forma della contrattazione
aziendale che faseguito alla corretta informazione e consultazione dei rappresentanti dei lavoratori, è centrale nel «quadro
qualitativo» delle misure proposte. Essa si orienta nella gran
parte dei casi verso la riconversione professionale dei lavoratori, necessaria a soddisfare la
nuova domanda dell'impresa in
fase di ristrutturazione.
Un altro livello di concertazione si profila per la gestione
deipatti dipartenariato nell'ambito dei programmi finanziati
dal Fondo sociale europeo
(2014-20). I codici di condotta
adottati dalla Commissione,
ora disciplinati in un suo «atto
delegato» direttamente vincolante per gli Stati membri, prevedono criteri di rappresentatività delle parti sociali che devono
essere consultate e coinvolte a
livello territoriale. In questo caso le priorità dell'industria dovrebbero confluire nella ricerca di soluzioni innovative, collegate per esempio all'economia
verde, alle energie rinnovabili e
alla creazione di nuovi profili
professionali. La concertazione
stimolerebbe pattiperlo svilup-
Università di Firenze
po, ritagliati sulle esigenze delle
economie locali e sulle dimensioni delle imprese coinvolte.
Né sarebbero estranee a queste
intese misure di sostegno alle
pini, bisognose di sinergie per
affrontare le sfide dell'internazionalizzazione, come indicato
dalla Commissione nel «Piano
imprenditorialità
d'azione
2020», ad inizio 2013.
Un livello ancora più ampio
di concertazione dovrebbe profilarsi nell'ambito di una lettura
critica del semestre europeo e
delle sue scansioni. Le priorità
dell'industria, che corrono parallele alle priorità dell'occupazione e della crescita, dovrebbero
essere formalmente discusse
dalle parti sociali nelle sedi istituzionali appropriate. A meno
di non considerare il vertice sociale trilaterale sulla crescita e
L'AUSPICIO
11 semestre europeo
a guida italiana
potrebbe far emergere
un approccio originale
alle relazioni industriali
........................................................................
l'occupazione, ora previsto dal
Trattato di Lisbona, un luogo in
cui due volte l'anno si svolgono
solo esercizi retorici. La Commissione non ha ignorato queste criticità nella Comunicazione dell'ottobre 2013 ehaauspicato un'espansione delladimensione sociale dell'Unione economica e monetaria, anche attraverso un ampliamento delle sedi
istituzionali in cui le parti sociali
intervengono a pieno titolo.
Produttivitàe innovazione occupano le nuove sedi concertative che le istituzioni europee si
sforzano di indicare. Tuttavia,
gli schemi negoziali necessari a
penetrare i meccanismi della ripresa economica e dello sviluppo industriale non possono seguire vecchi rituali, basati su veti incrociati e rinvii. Il semestre
a guida italiana potrebbe promuovere tali riflessioni e favorire la graduale emersione di un
nuovo stile concertativo.
Università di Firenze
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Pagina 7
L'INTERVENTO
E ora via alla riforma della formazione professionale
Sta entrando nel vivo la discussione sulla riforma del sistema formativo regionale. Un tema delicato e fondamentale, già
affrontato. Un tema che risente di una
serie di mutamenti del quadro istituzionale. Prima dovevamo attendere il riordino degli enti locali: le Province hanno
gestito finora i centri per l'impiego, elemento cardine della formazione professionale, ora la funzione passa alla Regione.
La commissione emergenza occupazionale del Consiglio regionale, di cui
faccio parte, ha incontrato i lavoratori
precari dei centri per l'impiego e cerca
soluzioni per tutelare queste professionalità valide e già rodate. Sulla riforma
l'idea della Giunta regionale, che io condivido, è quella di realizzare dei poli formativi territoriali che ospiteranno corsi
o laboratori di medio e lungo periodo.
Cioè strutture ben radicate nei territori
di riferimento che consentiranno una
Mondo Universitario
programmazione più a lungo termine
della formazione con un'offerta ampia e
variegata, che tenga conto dei comparti
più competitivi del sistema produttivo
toscano.
Il principio è di realizzare una sinergia
tra gli attori della formazione professionale: scuole, agenzie e imprese. Sono
idee che vanno nella direzione giusta,
come utile per la riforma è stata l'anticipazione dalla Regione di una cospicua
parte di fondi europei con la scorsa legge
finanziaria che permetterà di operare subito attendere le risorse comunitarie.
Fondamentale sarà la collaborazione
con il sistema di istruzione secondario,
in cui lo Stato deve operare in maniera
chiara e fornendo direttive utili. Importante è che i giovani possano acquisire
professionalità fin nella scuola così da affacciarsi sul mondo del lavoro con delle
carte in più da giocare.
Abbiamo ancora circa 25.000 lavorato-
ri in cassa integrazione in deroga, la crisi
morde e le risorse non bastano mai. Assume quindi un'importanza decisiva la
formazione continua, con la creazione
di percorsi di riqualificazione per chi ha
perso il lavoro o per chi sta terminando
gli ammortizzatori sociali. Positivo è stato, a fine dell'anno scorso, lo stanziamento di quasi 4 milioni di giuro destinati ad interventi formativi per lavoratori
di aziende coinvolte in processi di ristrutturazione, facenti parte di aree o
settori in crisi o dove siano stati sottoscritti contratti di solidarietà.
È questa la strada che dobbiamo percorrere, consapevoli che in questo modo riusciremo se non a trovare la via di
uscita alla crisi, a fornire comunque un
incentivo ai nostri cittadini di tutte le età
per costruirsi o ricostruirsi un futuro
professionale.
Ivan Ferrucci
consigliere regionale Pd
Pagina 8
II Fermi si aggiudica il primo posto nella gara organizzata dalla Nasa. La missione: deviare una cometa (per finta)
Gli 11 geni del liceo padovano
che guidano robot nello spaáo
Vinta la suda con gli altri studenti di tutta l'Europa
DALLA NOSTRA INVIATA
PADOVA - La missione era chiara:
deviare una cometa. Gli alunni del Liceo scientifico Fermi di Padova si sono
messi al lavoro: ioo ore di programmazione per preparare il codice con
cui manovrare i satelliti, le «Spheres»
ideate da Mit di Boston e Nasa. E venerdì scorso, dalla sede olandese dell'Agenzia spaziale europea (Esa), hanno visto i loro robot muoversi in assenza di gravità nella stazione spaziale
orbitante e raggiungere l'obiettivo
meglio di tutti gli altri concorrenti europei. Hanno vinto così il torneo di robotica spaziale Zero Robotics, promosso dai due enti Usa. «Il nostro codice è stato usato dai robot che l'Esa
usa per testare i satelliti. Ci sono scienziati che lavorano tutta la vita senza
riuscire a fare esperimenti nello spazio», dice Renato Macchietto, 52 anni,
il loro prof di matematica e fisica.
«Non abbiamo davvero deviato una
cometa - spiega Stefano Fogarollo, 18
anni, uno degli il ragazzi che componevano la squadra -. Ma abbiamo
fatto le stesse simulazioni che compiono al Mit e alla Nasa per capire come riuscirci: era come se stessimo nello spazio, circondati da detriti». I minisatelliti che galleggiano nella stazione spaziale orbitante sono grandi
come una palla da basket e sulla terra
peserebbero quattro chili e mezzo. «Si
muovono con 12 piccoli propulsori ad
anidride carbonica», dice Luca Castelli, 16 anni. Per identificare gli oggetti
intorno a loro usano gli ultrasuoni,
come i pipistrelli, e «una triangolazione simile a quella del Gps», spiega
Wang Ying Sie, 18 anni. Coordinare i
loro movimenti in assenza di gravità è
più facile a dirsi che a farsi: «Bisogna
conoscere la fisica per sapere l'effetto
della gravità sulle sfere e poi algebra e
matematica per calcolare i movimen-
Mondo Universitario
ti», aggiunge Giacomo Barzan, 17 anni. «Tutto questo deve confluire in un
programma che permetta alle sfere di
identificare gli ostacoli e individuare
le risposte giuste», dice Tommaso
Chemello, 18 anni. La sfida consisteva
nell'agganciare una «cometa» (finta) e
farla deviare in tre minuti usando un
laser o la forza gravitazionale del proprio satellite, cercando di evitare le
azioni di disturbo degli avversari. Gli
studenti del Fermi, in una squadra mista con spagnoli e francesi, ci sono riusciti meglio di tutti gli altri europei.
Merito di un codice che hanno sviluppato passando pomeriggi a scuola
e nottate al computer, a volte anche fino alle sei di mattina, collegati in contemporanea al simulatore della Nasa.
E che hanno chiamato «Margherita
Hack», in onore dell'astrofisica italiana scomparsa l'anno scorso. «Io li aiutavo per la matematica e fisica, ma sulla programmazione ne sanno più di
me», assicura il professor Macchietto,
che per il progetto ha lavorato gratis
combattendo contro le ristrettezze
della scuola italiana (ha avuto i soldi
per il viaggio in Olanda dal Comune).
«I ragazzi hanno trovato la strategia
vincente perché studiano il latino: servono conoscenze teoriche e fantasia».
Ieri i suoi studenti, dopo 4 giorni al
centro dell'Agenzia spaziale europea
di Noordwijk, vicino Amsterdam, sono tornati nella loro scuola, un groviglio di scale e corridoi che sembra
uscito da un disegno di Escher niente di più lontano da un laboratorio spaziale. Ma avevano negli occhi
l'entusiasmo raccolto in mezzo agli ingegneri aerospaziali. «E stato bellissimo guardare gli astronauti usare i nostri programmi», scandisce Gianluca
Tasirato, 19 anni. «Abbiamo visto che
matematica e fisica non sono solo teoria - concorda Rodrigo Golan, 17 -.
Si possono usare: sono cose serie».
Elena Tebano
0 RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 9
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Squadra Gli 11 studenti del Fermi con il loro «tutor» (il terzo da sinistra è un universitario ex allievo della scuola). Con loro, in piedi sulla destra, la preside Alberta Angelini e il professore di matematica e fisica Renato Macchietto (Bruzzo)
La competizione
Ad Amsterdam
Alla Zero Robotics,
organizzata da Mit di
Boston e Nasa, hanno
partecipato scolaresche
di tutto il mondo.
Una quarantina quelle
europee che si sono
sfidate nella sede
dell'Agenzia spaziale
europea di Noordwijk,
vicino ad Amsterdam
In o .ai ,,.a
Il minisatellite- robot
(Spheres)
a bordo della Stazione
spaziale internazionale: la
sua attività è stata
programmata da terra dagli
studenti
Mondo Universitario
La sfida
Ogni squadra
programma un
minisatellite- robot (le
«Spheres») situato a
bordo della Stazione
spaziale internazionale
(Iss): grande quanto un
pallone da basket, sulla
terra peserebbe 4,5 kg.
Il gioco consiste nello
sfidare gli avversari in
tre minuti: vince chi
riesce a muoversi
meglio per individuare e
deviare una cometa
(simulata), evitando gli
ostacoli (i detriti
spaziali) e aggirando
l'azione di disturbo
dell'altro team
Pagina 10
OSPEDALI, SPERIMENTAZIONE L TTI
Caso Sta:
11
Em
a, responsabilità politiche
di PAOLO BIANCO
aro direttore, due cose assai importanti e giuste ha detto il ministro Beatrice
Lorenzin in una recente intervista tv: la
prima, è che bisogna che politica e
scienza rimangano ognuna nel proprio ambito; la seconda, che si dovrà chiarire come e qualmente una cosa come Stamina sia penetrata così facilmente in un ospedale pubblico.
Stamina è penetrata in un ospedale pubblico,
si apprende , per coperture , appoggi e contiguità
«politiche», o meglio, di amministratori locali di
sanità e ospedali pubblici. Convergenze «politiche» di più alto livello stavano poi per legalizzare
Stamina, nell'aprile scorso . Il chiarimento che il
ministro Lorenzin invoca, allora, può venire solo
guardando alla realtà che un eccesso di gestione
«politica» della Sanità, decentrata alle Regioni,
ha prodotto. Riaffiorano le parole di un ministro
della Salute di qualche anno fa, che rivendicava
alla politica nientemeno che la «responsabilità
di scegliere chi mettere a capo delle corsie ospedaliere», come se davvero la scelta di un primario fosse politica, e non professionale . Un assurdo che fa da sfondo al caso Stamina, e uno sfondo che il caso Stamina ora illumina della sua luce
sinistra, mostrando che cosa può succedere se
quella «responsabilità » si estende addirittura all'uso o alla scelta o alla definizione di una «terapia». Riaffiorano anche, più vicini, i surreali pronunciamenti di «apertura» a Stamina da parte di
politici di quattro Regioni diverse (Abruzzo, Veneto, Sicilia, Friuli). Quell'apertura, si spera, non
avverrà. Ma occorre chiedersi se lasciare la gestione di cose di medicina e scienza a una foltis-
Mondo Universitario
sima periferia della politica non abbia davvero
raggiunto il suo limite , e se non sia questo ciò
che è necessario correggere . La Sanità, ivi compreso il commercio di farmaci, è un gigantesco
volume di denaro pubblico. Ma è, ben prima, la
più essenziale delle funzioni a cui provvedere socialmente. Oggi c'è una nuova industria farmaceutica mutante, che non è Big Pharma, ma una
costellazione di micro -imprese affaristiche, con
accesso privilegiato a burocrazie sottopolitiche,
ma senza prodotti efficaci . Da tutto questo, si deve fare un passo indietro. Altrimenti, dopo aver
forse (forse ) evitato l 'abuso di malati gravi da
parte di chi, per la magistratura inquirente, è in
odore di criminalità, ci ritroveremo a curare il
cancro con omeopati ed erboristi, e la tubercolosi con le staminali. Una delle lezioni del caso Stamina è che poche cose sollecitano la revisione
del titolo V della Costituzione come la gestione
dell a Sanità.
Nel nominare in luglio la Commissione scientifica, il ministro Lorenzin aveva giustamente
detto «la parola è alla scienza ». Ora la parola è alla politica. Oltre i5o pagine di rapporti scientifici
sono stati consegnati al ministero della Salute da
quella commissione. In quelle pagine c'è di tutto:
dosi da topi, la medicina di Wikipedia in copiae-incolla, incompetenza annunciata, rischi per i
malati, e molto altro, ma non cellule staminali.
C'è anche uno sconcertante sberleffo al Paese e al
Parlamento intero. Quel «metodo Stamina» delle foto plagiate e dei dati contraffatti (mostrati da
Nature nel luglio 2013, ricordate?), il Parlamento
intero voleva verificare , investendo 3 milioni di
euro pubblici in quello che si è poi rivelato un
grottesco affare privato . Quel «metodo» segreto
era usato a Brescia come fosse una terapia, in
violazione oltre che della legge anche del codice
deontologico del medico (ma nel silenzio degli
Ordini dei Medici); quel metodo lì, dunque, nel
protocollo consegnato all'Istituto superiore di
sanità e alla Commissione scientifica, e da questa al ministero, semplicemente non c'è.
Di un nuovo comitato scientifico , insomma,
non c'era bisogno. La sentenza del Tar Lazio ha
confuso un «giudizio precedente» con un «pregiudizio ideologico», e scambiato una valutazione scientifica per un confronto «tra parti». Così
facendo , però, ha identificato come «parti in
causa» addirittura organi tecnici del Governo,
cioè dello Stato, come Iss (Istituto superiore di
sanità) e Aifa (Agenzia italiana del farmaco). Come dire, Stamina non è uno sperimentatore che
sottopone la propria proposta al vaglio scientifico, è un antagonista dello Stato. Ma allora, non è
un nuovo comitato scientifico quello che ci vuole. Anche la scienza deve infatti restare nel proprio ambito. Non è un compito politico o di comunicazione quello di un comitato scientifico.
Non è «parlare con le famiglie » in trasmissioni
tv quel compito. La comunicazione, e l'intervento sociale e assistenziale sono compito della politica, che la medicina deve sostenere e guidare.
Professore ordinario di Anatomia
patologica, direttore del Laboratorio
cellule staminali all'Università
La Sapienza di Roma
, RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 11
Ricerca biomedica e nuovi farmaci
Il documento del Comitato etico sul sito
della Fondazione Veronesi richiama in
maniera più esaustiva dell'articolo
apparso sul Corriere del 10 gennaio il
dovere di non abbassare mai la guardia
sui problemi etici della ricerca biomedica,
perché essa riguarda tutti noi nei
momenti più fragili della nostra
esistenza, quando siamo colpiti da una
malattia. Parlando di nuovi farmaci,
l'articolo sembra voler liquidare con il
grossolano slogan «nuovo è sempre
meglio» gli studi randomizzati. Dai dati
degli organismi regolatori internazionali
che controllano lo sviluppo di nuovi
farmaci, Fda e Ema, si evince che solo il
10% delle nuove molecole che l'industria
farmaceutica propone raggiunge la
certificazione finale. Chi ha investito
risorse vorrebbe veder messo sul
mercato il proprio farmaco, ma ben
venga che il processo di verifica
scientifica, universalmente riconosciuto,
sia ancora attivo oggi nei suoi principi
fondamentali, pur con tutte le pressioni
economiche e mediatiche. La verifica
fondamentale per un nuovo potenziale
farmaco è quella di dimostrarsi più
efficace del competitore scientificamente
riconosciuto come il migliore nella
pratica. La randomizzazione permette di
fare questo confronto senza pregiudizi ed
interferenze. In uno studio randomizzato
un gruppo di malati non riceve il nuovo
farmaco, ma riceve le migliori cure
Mondo Universitario
consolidate al momento dello studio. È
purtroppo raro che si scopra un farmaco
così «miracoloso» da non necessitare di
questo confronto, e specie quando le
patologie e le terapie sono complesse,
serve valutare se il nuovo farmaco
aggiunge benefici piuttosto che rischi. Il
team multidisciplinare che propone uno
studio randomizzato deve giustificarne
eticità e necessità scientifica a comitati
etici ed enti regolatori. Il paziente che
entra in uno studio approvato non sarà
una cavia e sarà sempre libero di ritirare il
consenso dato a partecipare. Come
statistico medico posso dire che vi è
molta attenzione a usare e sviluppare
nuovi metodi che velocizzino l'iter di
verifica dei farmaci, estraendo
informazioni da tutte le fonti di dati
disponibili, pianificando
parsimoniosamente la numerosità dello
studio e modificando lo studio in itinere,
qualora sia necessario perla
salvaguardia dei pazienti, compreso il
fatto che esso venga interrotto appena
risultasse evidente un beneficio.
La comunità scientifica non sarebbe
degna di tale nome se non perseguisse la
costante ricerca della verità, con l'umiltà
di affrontare il confronto e con l'intento di
migliorare le cure salvaguardando i
pazienti da promesse infondate.
Maria Grazia Valsecchi , direttore
Centro di Biostatistica per l'Epidemiologia
Clinica. Dipartimento di Scienze della Salute
Università di Milano Bicocca
Pagina 12
ombardia i chimici
sono certificatori
icatori energetici
Nella Regione Lombardia anche i laureati in chimica industriale possono diventare certificatori energetici. È con la
delibera del 10 gennaio 20124 X 11216 che la giunta regionale della Lombardia ha aggiornato la disciplina regionale
per l'efficienza e la certificazione energetica degli edifici. Le
nuove regole mirano a recepire le disposizioni nazionali in
eria, in modo particolare quelle relative all'accreditamento dei professionisti all'elenco dei certificatori energetici.
Con la delibera in commento la Regione Lombardia amplia l'elenco dei titoli di studio idonei (dpr n. 7512013) con
l'inserimento della laurea in chimica industriale (classe di
laurea magistrale LM 71, ex dm 16 marzo 2007). Rimane
invece invariato il requisito del superamento di uno specifico
corso di formazione, con esame finale, per tutti coloro che
chiedono di essere accreditati per l'attività di certificazione
energetica, indipendentemente dal titolo di studio conseguito
e dall'iscrizione all'ordine o collegio professionale.
Mondo Universitario
Pagina 13
I corsi della scuola di alta formazione
A l via i seminari
per i diri enti
A1 via oggi i seminari
per i dirigenti provinciali, organizzati
dal Consiglio nazionale dell'Ordine. Nei locali
della Scuola di alta formazione della Fondazione studi in Roma si svolgeranno
gli incontri incentrati sugli
aspetti operativi della riforma delle professioni che ha
introdotto nell'ordinamento
un'ampia serie di novità. Il
corso è stato dunque ideato e strutturato per dare ai
dirigenti territoriali la possibilità di aggiornare il proprio bagaglio di conoscenze
con il confronto con chi ha
seguito da vicino l'evolversi
di queste novità normative
. Sono circa 300 i dirigenti
iscritti ai seminari che, oltre alle best pratice legate
ai nuovi strumenti regolamentari, avranno anche
per oggetto ulteriori temi,
tutti legati alla funzione di
dirigente territoriale della
categoria. A cominciare dalla comunicazione di ruolo,
vera e propria attività utile sia al bagaglio personale
del professionista che come
Mondo Universitario
strumento nella cassetta
degli attrezzi del dirigente.
I seminari dureranno due
giorni e vedranno la partecipazione nella qualità di
docenti dei massimi vertici
di categoria, con in testa la
presidente del Consiglio nazionale Marina Calderone, e
di esperti della Fondazione
Studi. Quello di oggi è il primo di sei corsi che si concluderanno alla fine di marzo;
ma vista la pressante richiesta di partecipazione sono in
fase di organizzazione altre
edizioni per i mesi di aprile
e maggio.
Pagina 14
bitarato il ruiraistero dell istruzione dice reo alli irrpeguo ueiprogtti Co
Zarl,Z,latt dal -1 se
Docenti inidonei senza mobilità
Il 70% resta a scuola impegnato in attività di supporto
DI FRANCO BASTIANINI
rof inidonei, il 70%
preferisce svolgere
attività di supporto
a scuola. Ma si trat-
ta comunque di una scelta
provvisoria, così come tutto
del resto è provvisorio per
l'intera categoria dei docenti
inidonei all'insegnamento per
motivi di salute. Con l'entrata in vigore dell'articolo 15
del decreto legge 104/2013
convertito con modificazioni
in legge 8 novembre 2013, n.
128 e con la pubblicazione il
3 dicembre 2013 el decreto
interministeriale che dava
attuazione alle disposizioni
contenute nell'articolo 15,
sembrava avviata a soluzione
il problema, che si trascina da
anni, riguardante la figura,
la funzione e il trattamento
economico degli insegnanti
dichiarati per motivi di salute
permanentemente inidonei a
svolgere la funzione docente,
ma idonei al altri compiti.
La mobilità che non c'è
Al termine dei primi
adempimenti previsti dalla
predette disposizioni si ha
invece la sensazione che la
soluzione definitiva del pro-
Mondo Universitario
blema non sia affatto dietro
l'angolo, ma che è rinviata
a quando si saranno concretizzate le condizioni per
consentire la mobilità intercompartimentale.
Il citato articolo 15, che ha
abrogato la previgente disciplina sul passaggio d'autorità dei docenti inidonei
nei ruoli del personale Ata
e disposto, tra l'altro, che
l'inquadramento nei ruoli
del personale non docente
(assistenti amministrativi
o assistenti tecnici) poteva
avvenire solo se fossero gli
interessati a chiederlo e
che, in assenza di istanza o
nell'ipotesi in cui la domanda non potesse essere accolta per indisponibilità di posti, gli interessati sarebbero
stati tenuti a presentare
domanda di mobilità intercompartimentale in ambito
provinciale.
Si alle biblioteche
Nelle more dell'applicazione della mobilità intercompartimentale, dispone inoltre l'articolo 5 del decreto
interministeriale 3 dicembre
2013, e comunque fino alla
conclusione dell'anno scolastico 2015-2016, il predetto
personale potrà comunque
permanere nella attuale sede
di servizio ed essere utilizzato, oltre che nei compiti pre-
visti dal contratto nazionale
integrativo sottoscritto il 25
giugno 2008 (servizio di biblioteca e documentazione,
organizzazione dei laboratori
e supporto nell'utilizzo degli
audiovisivi e delle nuove tecnologie informatiche, in attività relative al funzionamento degli organi collegiali, dei
servizi amministrativi) anche
in progetti di prevenzione
della dispersione scolastica
ovvero in attività culturali e
di supporto alla didattica.
Ed è proprio quest'ultima la
strada scelta. Stando ai primi
dati provvisori comunicati
dal ministero dell'istruzione è proprio quest'ultima la
strada scelta da circa il 70 per
cento degli oltre 3.000 docenti
inidonei censiti alla data del
31 dicembre 2013. Una scelta
che di fatto consolida la sensazione che ancora una volta,
al di là delle buone intenzioni,
il futuro dei docenti inidonei
sia ancora tutto da definire.
L'unica certezza è che, fino a
quando l'apposita commissione medica continuerà a
ritenerli permanentemente
inidonei alla funzione docente, non potranno più svolgere
nessuna di quelle funzioni e
competenze che sono proprie
dei docenti.
No ai progetti Fse
Seppure indirettamente,
una conferma di quanto
appena sostenuto la si riscontra in una nota della
direzione generale degli affari internazionali datata 10
gennaio 2014.
Oggetto della nota sono
infatti alcuni chiarimenti
sulla possibilità, nell'ambito
di progetti cofinanziati dai
Fondi Strutturali Europei,
di affidare incarichi quali
quello di referente per la valutazione e di facilitatore o
di tutor a personale docente
dichiarato assolutamente e
permanentemente inidoneo
all'insegnamento.
Per tali incarichi, poiché è
espressamente richiesta la
qualità di docente appare
evidente, si legge tra l'altro nella nota, che soggetti
dichiarati assolutamente o,
anche solo, relativamente
inidonei all'insegnamento,
non potendo continuare a
svolgere l'incarico di docente non possono, a maggior
ragione, risultare affidatari di incarichi che presuppongono la permanenza in
servizio nella loro originale
qualifica.
cC Riproduzione riservata
Pagina 15
Infanzia e prim aria, si parte
i p uò agguantare 1 abilitazione
ANTIMO Di GERONIMO
Gli atenei che sono sedi dei corsi
di laurea in scienze della formazione primaria potranno attivare
a breve i percorsi abilitanti speciali (Pas) per l'insegnamento nella scuola primaria e dell 'infanzia.
Lo ha fatto sapere il ministero
dell 'istruzione , dell ' università e
della ricerca con una nota firmata
dal capo dipartimento per l'istruzione, Luciano Chiappetta e del
capo dipartimento dell 'università,
Marco Mancini. Il provvedimento
è stato emanato il 14 gennaio
scorso ( prot. 7712014 ) e reca le
prime disposizioni per procedere
all'attivazione dei Pas, anche per
il segmento formativo della scuola
primaria e della scuola dell 'infanzia.
A questo proposito , l'amministrazione centrale ha informato
gli atenei della riapertura della
banca dati delle università per
consentire l'aggiornamento dei
dati inseriti. Il ministero ha chiarito , inoltre, che sarà consentito
inserire i dati relativi all'utenza
sostenibile da parte dei singoli
atenei relativamente agli anni
accademici 2013114 , 2014115 e
2015116. Terminata la fase dell'aggiornamento dei dati il ministero
procederà tempestivamente ad
autorizzare i corsi . Dopo di che
gli atenei potranno avviare le
procedure per l 'ammissione dei
Mondo Universitario
candidati e l'avvio delle attività
formative. I Pas sono dei percorsi di formazione per conseguire
l'abilitazione all'insegnamento,
rivolti ai docenti della scuola con
contratto a tempo determinato
che abbiano prestato servizio per
almeno tre anni nelle istituzioni
scolastiche statali e paritarie.
L'aspirante deve aver prestato servizio per almeno tre anni,
ognuno dei quali su una specifica classe di concorso . Almeno un
anno di servizio deve essere stato
prestato sulla classe di concorso
per la quale si chiede l'accesso
al percorso formativo abilitante
speciale . Ciascun anno scolastico
dovrà comprendere un periodo di
almeno 180 giorni ovvero quello
valutabile come anno di servizio
intero , ai sensi dell'art. 11, comma
14, della legge n. 12411999. E cioè
se il servizio sia stato prestato
ininterrottamente dal 1 ° febbraio
fino al termine delle operazioni di
scrutinio finale. Tale requisito si
raggiunge anche cumulando servizi prestati , nello stesso anno e per
la stessa classe di concorso o posto, nelle scuole statali , paritarie
e nei centri di formazione professionale. E' valido anche il servizio
prestato sul sostegno alle stesse
condizioni del servizio prestato su
classi di concorso , avendo come
riferimento la graduatoria che ha
costituito titolo di accesso.
-© Riproduzione riservata-
Pagina 16
nuovo orientamento in Ita ia?A ncora in alto mare
IDI L IORGIO CANDELORO
e promesse fatte in pompa magna alla vigilia di Natale dal
inistro Carrozza facevano
pensare a una svolta e molti
erano pronti a giurare che col 2014
vi sarebbe stato un nuovo inizio per
l'orientamento scolastico. Ai circa sei
milioni e mezzo di curo previsti dal decreto istruzione, prevalentemente per
potenziare l'orientamento in uscita dei
ragazzi delle superiori (da estendere
anche agli studenti del quarto anno),
si sarebbe dovuta affiancare, al ritorno
dalle vacanze natalizie, una nota di indirizzo per consentire a dirigenti e insegnanti di mettere in pratica le novità:
orientamento in raccordo con il territorio e soprattutto un tutor in ogni scuola.
E ancora, formazione obbligatoria per
tutti i docenti e master specifici. Infine
una robusta campagna pubblicitaria, a
base di spot su Rai Scuola e MTV, e un
suo sui porraie istruzioneat; u tutto per
fornire informazioni e una guida efficace agli alunni delle medie, alle prese con
la scelta del liceo e ai grandi da orientare verso l'università e il mondo del lavoro. Poco di tutto questo è avvenuto sul
serio: della nota ministeriale promessa
non c'è ancora traccia e la figura del
tutor di istituto va sfumando nel limbo
degli effetti annuncio.
Solo gli spot e il sito sono partiti
ma senza sortire lo sperato effetto
chiarificatore, visto che a un mese dalla chiusura delle iscrizioni alle superiori una famiglia su due con figli in
terza media non ha ancora scelto né
l'indirizzo né l'istituto giusto, mentre
i maturandi sono più impegnati sulle
(costose) simulazioni "fai da te" dei test
per le facoltà a numero chiuso - esami
previsti in primavera- , che a navigare
tra le informazioni piuttosto generiche
proposte dal sito del ministero. Ma i
ritardi sulla tabella di marcia del nuo-
vo orientamento riscm.ano ai creare
parecchia confusione soprattutto alle
singole scuole. Con il decreto istruzione e con la conferenza di fine anno del
ministro, sembrava che il tutor dovesse
essere cosa fatta già in gennaio, e invece i dirigenti navigano a vista senza
indicazioni.
Teoricamente ogni istituto dovrebbe già essere dotato di questa
figura di riferimento, docente universitario, manager o imprenditore, ma
continuano a mancare le istruzioni sui
criteri di selezione, sulle caratteristiche
specifiche e sulle retribuzioni dei tutor,
dubbi che la nota ministeriale avrebbe
dovuto chiarire.A questo punto è molto
probabile che di tutta la questione si riparli il prossimo anno, anche perché tra
circa un mese il termine per le iscrizioni
sarà chiuso e con esso anche il tema
dell'orientamento, al di là delle buone
intenzioni, finirà col perdere inevitabilmente di mordente e di attualità fino al
prossimo autunno.
In alto mare anche la questione
della formazione obbligatoria dei
docenti sull'orientamento. Anche qui
il decreto istruzione parla chiaro: le
scuole devono provvedere. Ma come e
con quali fondi non è dato sapere. Non
bastano certo i poco più di sei milioni
già stanziati, né si potrà provvedere
con i fondi di istituto, in queste settimane pesantemente tagliati. E c'è chi
avverte che rendere obbligatoria la
formazione implica un cambiamento
del profilo professionale e identitario dei docenti, con ricadute sia sulla
progressione giuridica ed economica
delle carriere degli insegnanti che sulla libertà di scelta per questi ultimi
dell'ente o del soggetto riconosciuto
presso il quale formarsi. Insomma
una gran confusione che rischia, al di
là degli annunci, di lasciare ancora una
volta tutto come prima.
-------C Riproduzione riservata- ?''
Mondo Universitario
Pagina 17
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DI GIORGIO CANDELORO
J
n Europa orientamento scolastico significa soprattutto apertura al mondo delle
professioni e delle imprese e alternanza
scuola lavoro. E in Germania comincia
prestissimo: già al termine della scuola primaria, i bambini di dieci anni devono scegliere se
frequentare, dopo un iniziale biennio comune,
l'apprendistato per operai e artigiani, la scuola tecnica, che dà accesso alla formazione professionale per impiegati e tecnici, o il Gymnasium, che si differenzia in linguistico-classico,
linguistico-moderno e scientifico. Una scelta
precoce che attribuisce fin dalla primaria un
ruolo centrale all'orientamento. Gli insegnanti
sono infatti chiamati a fornire il loro contributo
alle scelte delle famiglie, aiutandole a decidere
tra futuri studi accademici e l'inserimento dei
ragazzi nel mondo del lavoro. Si tratta di un
tipo di orientamento che consente di conoscere
presto le propensioni professionali e di indirizzarne poi le scelte verso la prosecuzione degli
studi tecnici nei settori più necessari al sistema
paese. Nelle scuole tecniche, frequentate in
Germania da più della metà degli alunni delle
superiori, la funzione di orientamento viene
di fatto assolta da una costante alternanza
tra scuola e lavoro in azienda, che impegna
gli allievi fin dal primo anno. In altri paesi
l'orientamento al lavoro, pur se meno precoce
Mondo Universitario
('
N
u<) la pra fica
che in Germania, riveste comunque un ruolo
centrale. In Svezia e in Gran Bretagna la formazione professionale e quella generale sono
spesso offerte negli stessi istituti. Gli studenti
possono così seguire un programma di formazione generale oppure di tipo professionale, o
anche combinarli. Ciò permette una notevole
flessibilità e consente di orientare chi frequenta l'indirizzo professionale anche verso studi
universitari e gli studenti "generalisti" verso
un approdo al mondo del lavoro. In generale, in
quasi tutti i paesi dell'Unione europea l'enfasi
non viene posta tanto sull'orientamento al lavoro come momento puramente o prevalentemente informativo, come spesso avviene nelle
scuole italiane, ma piuttosto sull'attenzione
costante alla pratica dell'alternanza scuolalavoro. Nei 27 paesi dell'Unione i parametri di
classificazione delle competenze professionali
sono comuni da oltre vent'anni e la sinergia
tra scuola e imprese è considerata la prassi
più importante per realizzare un'efficiente
formazione, e la miglior forma possibile di
orientamento al lavoro. Nonostante le recenti riforme, che prevedono un potenziamento
dell'alternanza scuola-lavoro, l'Italia è ancora
indietro, con appena il 10% delle ore in azienda
per gli alunni degli Ipsia. Più o meno come in
Francia, ma lontanissimi dai colleghi tedeschi
e svizzeri che trascorrono più di metà del loro
tempo nei laboratori delle imprese.
©Ripra szione riserva
-
Pagina 18
A nalisi internazionale- le origini della clisoccu clziOne italiana 1101! sono solo econorniCIIe
Male orientati, poi disoccupati
Lavoro e scuola non comunicano, serve p iù alter a
DI GioyANNi SCANCARELLO
Italia è maglia nera in
fatto di giovani attrezzati delle competenze
che servono al merca-
to del lavoro. Arrivano alla fine
delle superiori scarsamente informati e mal orientati. L'Europa teme di perdersi per strada
una generazione. Poveri delle
competenze giuste, schiacciati
dal precariato di un mercato del
lavoro che non aspetta, stanno
diventando anche troppo poveri
per proseguire gli studi a livello
terziario. Ecco che neodiplomati
e studenti diventano a rischio
neet, cioè di fare la fine di chi
né lavora e né studia. Ultima
chance, forse, è rappresentata
dalla strategia europea per l'occupazione giovanile. Nei prossimi mesi se ne tornerà a parlare
anche a Roma nel corso di un
nuovo summit europeo.
Competenze e orientamento
sono al centro della ricerca di
McKinsey & Company dal titolo Education to employment:
Getting Europe's Y outh into
W ork. L'Europa, ad eccezione
del nord Africa e Medio Oriente, ha il tasso di disoccupazione
più alto del mondo: il 20% dei
giovani è senza lavoro. Il tasso è cresciuto di 11 punti negli
ultimi 20 anni. Questioni che,
come spiegato da McKinsey,
esplodono con la crisi del 2008,
ma che non hanno solo ragioni
economiche.
Nella contesa i più giovani
restano schiacciati dai lavoratori più anziani preferiti dai
datori di lavoro per via della
maggiore esperienza. Dal 2005
al 2013, il tasso di occupazione
degli over 50 e delle donne tra i
30 e i 39 anni è cresciuto. Restano vacanti invece i posti ad alto
tasso di skill. Sono i posti dei
più giovani. L'Italia è il Paese
dove il mismatch tra domanda
Mondo Universitario
e offerta di manodopera qualificata è il più alto del mondo: il
47% dei datori di lavoro lamenta l'assenza di giovani pronti.
Questo perché scuola e lavoro
sono due universi paralleli che
difficilmente comunicano. Lo
sono in Europa. Figuriamoci
in Italia. Meno giovani di profilo high skill ma anche meno
diplomati che proseguono gli
studi a livello terziario, come
accade soprattutto in Grecia,
Portogallo e in Italia.
La disoccupazione giovanile italiana , spiegano da
McKinsy, ha raggiunto il 40%
nel 2013 e nel 2014 le cose non
sembra miglioreranno. Così
finisce che l'Europa, ma soprattutto l'Italia, veda crescere
il popolo dei neet e con essi lo
spettro della lost generation.
I neet già costano 153 mld di
euro l'anno all'Europa. L'Italia
ha poi un problema in più. Non
sa comunicare il futuro al giovani. Ed è una cosa che bisogna
imparare a far fin da quando
sono a scuola.
placement, contro il 61% della
media europa. Il 6% dei giovani tra quelli che hanno seguito
stage o tirocini trova lavoro a
sei mesi dal diploma. In Francia
è il 36 %. Nel 2013 l'Europa ha
dedicato due summit al problema della disoccupazione giovanile. Un terzo è in programma
nel 2014 a Roma. Forse quella potrebbe rappresentare
un'occasione unica per il nostro Paese. Si parlerà anche
stavolta di Youth Guarantee,
piano annunciato nel giugno
del 2013, pensato proprio per
garantire un lavoro ai giovani
non più tardi di quattro mesi
dal diploma.
Il piano, oltre ai fondi già esistenti, mette a disposizione
altri 8 mld di euro tra il 2014
e il 2020. Insomma solo pochi
anni, ma decisivi, forse, per
vedere al governo un'agenda
sul futuro e chissà, forse anche
un ministero capace di parlare
concretamente alle nuove generazioni.
© Riproduzione riservata-
I126% degli studenti italiani
dichiara di aver ricevuto sufficienti informazioni di orientamento e il 19% di essere stato
edotto sulla pertinenza degli
studi terziari intrapresi rispetto al proprio progetto di vita.
La conseguenza è che l'Italia è
l'ultimo Paese europeo con studenti impegnati in formazione
professionale (34%) e con il 45%
soltanto degli studenti che hanno scelto percorsi universitari pertinenti rispetto
al proprio curriculum di
studio. McKinsey non ha
dubbi. L'Italia deve impegnarsi subito nel definire politiche formative
orientate alle competenze e alla compensazione
dello skill shortage. Per
McKinsey va rivista anche l'alternanza.
Meno della metà dei diplomati italiani (46%) ha
completato un percorso di job
Pagina 19
í mgr
ï valgono il 31 % dei Pil
Le imprese familiari con capi giovani
sono più competitive e dinamiche
Ghizzoni (UniCredit): «Il loro vantaggio sta nella forza dei leader
che le guidano . E nella loro capacità di pianificare per il lungo periodo»
..: ADRIANO BASCAPÊ
ENE Più resistenti alla crisi, più
propense ad assumere, soprattutto se guidate da capi azienda giovani e dinamici: è il ritratto delle
imprese familiari che esce dall'Osservatorio Aub promosso da Aidaf
(Associazione italiana delle aziende familiari), da UniCredit, dalla
Cattedra Aidaf di strategia delle
aziende familiari dell'Università
Bocconi e dalla Camera di Commercio di Milano. A settimane è
attesa l'edizione 2014 del rapporto
che si preannuncia particolarmente importante, vista la difficile
congiuntura economica che attraversa il Paese. Lungi dall'essere
una palla al piede il capitalismo
familiare all'italiana rischia di diventare il gradino da cui il Paese
potrebbe ripartire per risalire la
china.
A dare la dimensione del settore
è l'anuninistratore delegato di
Unicredit, Federico Ghizzoni, che
ha firmato la prefazione del volume «Un'azienda in famiglia (in
viaggio fra le eccellenze imprenditoriali italiane)», edito da Egea. Le
2600 imprese a controllo familiare
esaminate dall'Osservatorio AUB
«hanno presentato nel 2011 un
tasso di crescita del 4,6 per cento,
superiore al 3,6 per cento medio
delle altre categorie di aziende»,
scrive Ghizzoni, «un dato importante, che evidenzia la loro notevole vitalità e capacità di ripresa,
dovute a una gestione di lungo periodo e a un orientamento strategico basato su un insieme di valori
culturali oltre che economici».
Dati alla mano il peso dei dipendenti impiegati dalle medie e
grandi aziende familiari sul totale
delle società di capitali presenti in
Italia è passato dal 27 per cento
nel 2006 a quasi il 31 per cento nel
Mondo Universitario
2010. «Il loro vantaggio competitivo», afferma l'ad di UniCredit, «è
dato proprio dalle capacità e dalla
reputazione della persona che le
guida e che si identifica con esse. I
dati raccolti dall'Osservatorio Aub
lo confermano, ma indicano come le migliori performance siano
realizzate da leader giovani, spostando inevitabilmente l'attenzione sul passaggio generazionale e
sull'apertura della governance
all'esterno». Dunque a vincere sono soprattutto le società a controllo familiare che hanno saputo però superare la difficile fase della
successione dinastica.
E se si sposta il focus all'intero
panorama italiano, dunque non
solo alle società di medio-grandi
dimensioni, si scopre che il le attività che fanno capo direttamente
a una o più persone fisiche rappresentano la stragrande maggioranza, ben l'85%. Al ridursi della
classe dimensionale le performance sono meno brillanti perché, inevitabilmente, le realtà di
dimensioni minori operano prevalentemente se non esclusivamente nel mercato interno e
quindi sono più soggette alla caduta della domanda.
Per fermarci alle società di dimensioni medio grandi, le ragioni
del successo del capitalismo familiare vanno ricercate proprio nella
capacità di finanziare l'attività in
una prospettiva di medio-lungo
termine. Agli antipodi con le modalità della turbo-finanza che ha
innescato la crisi mondiale nel
2008. Dice Guido Corbetta, docente di corporate strategy
all'Università Bocconi: «Quello familiare è un modello proprietario
che più di altri ha garantito occupazione, addirittura con un incremento complessivo nel numero
dei dipendenti dal 2007 al 2011
pari al 6,5 per cento». Un dato che
secondo il docente spiega «le condizioni di successo delle imprese
controllate da una famiglia imprenditoriale». In tutto questo, però, non c'è nulla di casuale. «Una
prima e rilevante motivazione è
rappresentata dal capitale paziente», aggiunge Corbetta, «che privilegia obiettivi e ritorni di mediolungo termine. Si tratta di una caratteristica che comporta il continuo e costante accumulo di risorse e capitali, necessari per sostenere la crescita, la stabilità e il raggiungimento di un posizionamento competitivo sostenibile nel
tempo».
Insomma, il family business sarà anche meno vivace e reattivo rispetto alle attività riconducibili alle società di capitali o ai fondi di
venture capital. Ma opera in una
prospettiva temporale di più lungo termine. E riesce in tal modo a
stemperare la tentazione di cavalcare le mode, costata carissima
negli ultimi due decenni a migliaia
di aziende e milioni di investitori
che ne avevano comperato le
azioni. «Questo orientamento»,
conferma ancora Corbetta, «deriva dall'intenzione dei familiari più
anziani, in molti casi i fondatori
di
dell'impresa,
tranlandare
un'attività sana, competi tiva e patrimonialmente solida ai propri
eredi. L'insieme di queste caratteristiche rende possibile un modello decisionale basato su priorità di
fondo in parte differenti rispetto
ad altre realtà con assetti proprietari più impersonali». Insomma, le
dinastie imprenditoriali sono anche garanzia di stabilità Quella vera.
le imprese famiFari mncapì giovani
sono oi <ampef rve e di i ,e
Pagina 20
FATTURATO AGGREGATO
DELLE IMPRESE FAMILIARI
E NON FAful.tE.#AIRI
224,9
218,7
IL PESO DELLE IMPRESE FA
et<idortixa sul PII.
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79%
80%
Italia
mnrr: Pttil rn
Mondo Universitario
Pagina 21
Salute MSMLab raduna neurologi, farmacisti e manager sanitari attorno alla sclerosi
Sda Bocconi in campo per la ricerca
di Giulia Silvestri
n nuovo progetto viene
in aiuto dei malati di
U sclerosi multipla, per
ottimizzare i percorsi terapeutici e di assistenza . È appena nato il Multiple Sclerosis
Management Lab - MSMLàb,
nato dalla partnership fra Biogen Idee e Sda Bocconi che
raduna neurologi specializzati
nella cura della malattia, farmacisti ospedalieri e manager
sanitari. Il progetto nasce con
l'obiettivo di un confronto dei
percorsi diagnostici terapeuti-
Mondo Universitario
ci assistenziali per la sclerosi
multipla, l'individuazione di
modelli per la cronicità ad alta
complessità e l'analisi delle reti
cliniche regionali per la patologia. La sclerosi è una patologia
che richiede interventi sanitari
e socio-assistenziali realizzati
sugli specifici bisogni dei pazienti lungo tutto il decorso,
che in media è pari a 40 anni.
P. la patologia neurologica più
comune tra i giovani adulti:
2,3 milioni di persone in tutto
il mondo ne sono affette, di cui
circa 600 mila in Europa. L'Italia fa parte delle aree ad alto
rischio, con 1 diagnosi ogni 4
ore: in totale sono circa 68 mila
le persone colpite da sclerosi
multipla.
Il progetto intende identificare
e analizzare dei «casi studio»
che saranno oggetto di confronto e discussione all'interno di
workshop tra esperti della
materia. Neurologi, farmacisti
e manager si incontreranno
per confrontarsi, condividere esperienze e conoscenze
emergenti sulla gestione
del paziente. «Le attività del
MSMLab permetteranno di
comprendere meglio le pro-
spettive future nella gestione
della patologia e di definire
un nuovo livello di sinergia tra
pubblico e privato», ha commentato Giuseppe Banfi, ad di
Biogen Idee Italia. (riproduzione riservata)
Lampi
1 '9
nel buio
Il dolce non è così
dolce senza l'amo o
Jason Lee
Pagina 22
Nuova luce sul diabete 2
Le cellule addormentate possono essere risvegliate e tornare attive
che colorano l'insulina. «Se ce n'è poca essi non la rivelano e
quindi sembra che le cellule non ci siano», ha precisato l'esperto,
«abbiamo applicato tecniche approfondite e fatto confronti con
Sembrava quasi la scoperta dell'acqua calda, e invece era
quelle utilizzate in passato ed evidenziato che molte delle cellule
tutt'altro che scontata e apre la stradaa un nuovo approcbeta che sembravano morte sono in realtà vive, ma incapaci di
cio al diabete di tipo 2, il più diffuso, che colpisce il 90% funzionare normalmente».
dei 3 milioni e mezzo di persone in
Di recente nuove evidenze sulla malattia
Italia e dei 400 milioni nel mondo che soffrono
rano emerse anche da uno studio pubblicato
di questa malattia metabolica. Un gruppo di
-ulla rivista Journal ofleulcoeyte biology,
ricerca dell'Università di Pisa ha appena pubn cui un gruppo di scienziati del dipartimento
blicato uno studio sulla rivistaDiabetologia
li biologia alla Novo Nordisk A/S, a Maanalizzando con le tecnologie avanzate, come
ov, in Danimarca ha compreso cosa accade
per esempio la microscopia elettronica e laell'organismo e cosa scatena complicanze
valutazione diretta della secrezione dell'inorrelate alla malattia. L'équipe ha lavorato
sulina, la condizione delle cellule beta del
,u topi di laboratorio, identificando nei mopancreas. Da questa indagine emerge che la
elli animali un tipo di cellula che invade il
ridotta quantità di insulina prodotta non sia >,
ì,assuto pancreatico durante le fasi precoci
dovuta solamente alla morte di queste cellule
!ella malattia. Queste cellule infiammatorie
bensì al loro malfunzionamento, e questo
producono una grande quantità di citochine,
lascia supporre che finora ci sia stata una
proteine pro-infiammatorie che contribuiscosovrastima del numero di cellule morte. «Fino a oggi si è ritenuto
no in modo diretto all'eliminazione delle betacellule produttrici
che nel paziente diabetico di tipo 2 la percentuale di cellule beta di insulina. «Lo studio consente uno sguardo più mirato sulla
fosse ridotta anche del 50% rispetto alla quantità presente nelle
malattia e permette di sviluppare terapie arati-infiammatorie per
persone sane», ha spiegato Piero Marchetli, direttore della sezio- questi pazienti», ha precisato Alexander Rosendahl, ricercatore
ne dipartimentale di endocrinologia e metabolismo dei trapianti impegnato in questo studio, «questi nuovi trattamenti possono
d'organo e cellulari dell'Azienda ospedaliero universitaria di rappresentare una valida integrazione alle terapie già esistenti,
Pisa, che ha coordinato il gruppo di lavoro, «questa ricerca ci ha
come l'insulina e GLP-l simili». Per la loro ricerca, gli scienziati
rivelato invece che la maggioranza delle betacell ule considerate
hanno comparato modelli di topi obesi che sviluppavano sponmorte, e quindi irrecuperabili, è invece addormentata. Esse hanno
taneamente la malattia, con topi sani. Gli animali da laboratorio
poca insulina e non riescono a liberarla, ma a questo punto è
sono stati seguiti dai primi stadi della malattia, fino a un'età in cui
importante capire quale sia il meccanismo che induce una ridotta
emergevano comorbidità in molti organi. Sia nelle fasi precoci, sia
secrezione, in aggiunta alla comprensione dei meccanismi che in seguito, i topi diabetici mostravano significative modulazioni a
portano alla morte cellulare». La scoperta è stata possibile solo
livello del tessuto pancreatico rispetto a quelli sani, evidenziando
adesso perché fino ad ora il meccanismo utilizzato per la visua- a1 contempo il ruolo chiave dell'infiammazione nella progressiolizzazione delle betacellule nel pancreas si era basato anticorpi
ne e nella severità della malattia. (riproduzione riservata)
di Cristina Cimato
Mondo Universitario
Pagina 23
IL NUOVO PACE MAKER
MINI E SEN ZA FILI
Niente tasche né fili. A dicembre
scorso è arrivato in Italia il primo
pacemaker senza elettrocateteri
(leadless). Di dimensioni molto
ridotte, un decimo
dei tradizionali pacemaker,
questo dispositivo della St Jude
Medicai viene inserito
direttamente all'interno
del cuore. Spiega Fiorenzo
Gaita, del Città della Salute
e della Scienza di Torino:
«Nel pacemaker tradizionale è
necessario creare una tasca
all'altezza della spalla
e prevedere un catetere
che porta l'impulso elettrico fino
all'interno del cuore
Con il lead less sono minori
anche i rischi di infezione,
mentre vengono eliminati
i pericoli legati a usura e rottura
degli elettrocateteri». Aggiunge
Antonio Curnis. degli Spedali
Civili di Brescia: «La tecnica
d'impianto è completamente
nuova, e comporta una notevole
riduzione dei tempi d'impianto
e dei rischi connessi. E non ci
sono cicatrici né rigonfiamenti
della cute». In Italia sono stati
finora impiantati una decina
di dispositivi leadless
Nel nostro Paese vengono
impiantati ogni anno circa
60mila nuovi pacemaker
(alessandra margreth)
Mondo Universitario
Pagina 24
Decessi
a!i'anno
negli US."
1{:x
secolo
Calo in %
63,000
Polmonite
30%
200.752
4.085.120
Epatite B
86%
Pertosse
86%
Varicella
90%
9.419
27.538
66.232
117.333
Epatite A
93%
530.217
Morbillo
a99%
16.316
Poliomielite
100%
C)eccss!
negli USA
ne! 20€0
44 .000
408.572
8,493
Dalla polio al vaiolo al morbillo, tante vite salvate. Hiv-Aids e epatite C "sfuggenti"
Cambiata la storia umana
Caccia ai virus "astuti"
indotte dalle vaccinazioni rispetto ai milioni di persone che sono state salvate da
iorni fa in Camerun, paese oggi all'avanmalattie mortali o invalidanti? L'attenzioguardia in Africa per le vaccinazioni di
ne a non abbandonare le campagne vaccimassa, mi sono imbattuto in una persona
nali deve essere alta, semmai il lavoro decon poliomielite, sicuramente acquisita ve mirare a ridurre a zero i rischi di danno
da bambino. Appena 50 anni fatale malatdavaccino.
tia esisteva anche in Italia, e la vaccinazioIlvaccino per l'Aids è lontano. IlvirusHiv
ne antipolio era da poco obbligatoria per
è estremamente sfuggente, capace di coltutti i bambini. Oggi la polio è scomparsa
pire e nascondersi, mostrando pochissimi
dall'Occidente e l'India ha da poco festegpunti deboli. Ilvaccino perilvirus dell'epagiato i tre annidi assenza di nuove diagnotite C è stato quasi abbandonato, dal mosi di poliomielite che residua ancora in
mento che ilvirus è astuto quanto, forse più
quei pochi paesi al inondo che non hanno
dell'Hiv. Il vaccino antitubercolare dispovoluto implementare le campagne
nibile oggièpoco efficace, e almodi vaccinazione di massa.
mento i risultati ottenuti con
Il vaiolo è eradicato dalla
altri vaccini non sono inTerra e il vaccino non è più
coraggianti. Ci sono inindispensabile. Il morbilvece speranze per il
lo, virus potenzialmente
vaccino contro la mamortale, è raro in Italia,
laria.
dei bambini di tutto
grazie alla vaccinazioIl vaccino per il viil mondo ha ricevuto
tre dosi dei vaccino della
ne di massa. E così tanrus del papilloma
poliomieliti. Tre paesi
te altre malattie infettiapre nuove e inatterimangono endemici:
ve. La storia dell'uomo
se possibilità, in
Afghanistan,
è cambiata grazie aivacquanto è pensato per
Nigeria e Pakistan
cini e tomareindietro saproteggere da un virus
DATI 2012, UNICEF
rebbe criminale. Levacciche causa tua cancro! In
nazioni, tra l'altro riducono
altre parole, prevenendo
la circolazione di virus che
l'infezionevirale siriduce la
muoiono e non ricompaiono più
comparsa del cancro della cerse non infettan o l'uomo. Anche lavacvice uterina. I vaccini in uso odierno
cinazione cosiddetta "volontaria" rappresembrano efficaci evalidinelbreve-medio
senta un sostanziale errore, in quanto la
termine. Le sfide non sono finite, semmai
mancata copertura vaccinale dell'intera
appena iniziate. Altri patogeni ci aspettapopolazione permette al virus di ricominno: batteri, virus, protozoi, funghi. Siamo
ciare a circolare nei non vaccinati, pronto
alle soglie di una nuova èra della vaccinoa colpire non appena si abbassala guardia.
logia.
Certo, in medicina niente è privo di ri* Ordinario V irologia,
schi di effetti collaterali e dipotenziali danUniv. Roma Tor V ergata
ni. Però, quanti sono i casi reali di malattie
U RIPRODUZIONE RISERVATA
CARLO FEDERICO PERNO *
Mondo Universitario
Pagina 25
W* `
PAOLO CORNAGLIA FERRARIS
INSEG NARE LA COMPASSIONE
NE LL E FACOLTA D i M E D ICI NA
n sorriso e una parola di conforto, nate entro una relazione di cura costruita su rigore e competenza professionale. Questo chiede al curante ogni malato. Il sorriso però è sporadico su visi segnati dall'amarezza d'un mestiere fatto di controllo dei costi ed appalti aziendali. La parola di
conforto arriva dirado. Non costa nulla ed è extra budget, al lora perché così tanti lamentano cinismo e intollerabile distacco? Il sistema d'insegnamento ne è causa. Selezionano
studenti con test mnemonici, li obbligano a competere col
coltello tra i denti per entrare nelle scuole di specialità, umiliandoli a ruoti servili e trascurandone capacità e meriti; insegnano dando chiaro esempio che la compassione non è virtù,
semmai debolezza. Rovesciare le cattedre delle facoltà di Medicina italiane, rottamando vecchie baronie, cambierebbe il
servizio sanitario pubblico? Ilrotttamatore Matteo Renzi provi a mettere anche questo in agenda.
camici. pigiami@gmail. com
U RIPRODUZIONE RISERVN7N
Mondo Universitario
Pagina 26
Istruzione e innovazione
per creare nuovo lavoro
ANALIZZANDO I (BRUTTI) DATI DELL'ILO
occupazione non crescerà abbastanza. Non fino al
2oi8. Il rapporto 2oi4 dell'Ilo mette in evidenza quali
potenti fattori frenino l'occupazione malgrado la ripresa. A cominciare dal più grave di tutti, il fatto che le aziende chiedono competenze che pochilavoratorihanno. La soluzione non manca: le politiche attive sul lavoro, cosa diversa
dalla assunzione diretta di lavoratori daparte del settore pubblico (ampiamente utilizzata, per esempio, in Germania, in
Francia, negliUsa). È il tentativo di facilitare l'incontro di domanda e di offerta di lavoro, di ridurre le frizioni, di aumentare le informazioni e il coordinamento, e di far crescere le competenze di chi già lavora e di chi cerca un'occupazione. Come
si fa già nei paesi più solidi dell'Europa. Mancano quindi investimenti "nuovi", in istruzione e in training. Anche l'Ilo ammette però che lo stimolo monetario, l'aumento dei profitti e
il rigore fiscale non si sono, trasformati in una crescita solida
dei "vecchi" investimenti reali, privati e pubblici, in impianti
e in innovazione, che anch'essi mancano all'appello.
Mondo Universitario
Pagina 27
MASTER POLITECNICO
Comau assume
59 ingegneri
Cinquantanove giovani
ingegneri in arrivo da tutto
il mondo sono stati assunti
dal Comau, azienda del
gruppo Fiat. Quindici
lettere di assunzione a
tempo indeterminato sono
state consegnate ieri ai
giovani che hanno
frequentato la prima
edizione del master di
secondo livello in
Industrial automation del
Politecnico di Torino. Altri
19 stanno frequentando la
seconda edizione del
master, 25 la terza: tutti
hanno già un contratto di
alto apprendistato al
Comau. Trai giovani
ingegneri che partecipano
all'ultima edizione ci sono
una donna indiana e una
iraniana.
Mondo Universitario
Pagina 28
EUGENIO DE ROSA
NO MIGLIAIA DI ANNI DI RIFLESSIONI DI FILOSOFI
net roCi ioln:, ' i:I ,, : Alit ¡;i rra Cn<ci entL° di r;ucl li.°
f;Ircntl -, I l ri ori¡ n no: lLlurn(luC c r.IIpC
.tilCO n o AL1 IS.='i,qu;Lrl,I( ) Ih ltiC;,Ai C
,I IP , ;1,llrh, rrn:, ;il ni,:n nul,ln Lli <tu,1iIrC il
Conipnrtanicntn diCl ,(L°Ilo il] pi;Inn fi<iolo i
ri Lli
r,;irntuIli ',P L III rtci C.ICI iri
CON OPINIONI MOLTO DIVERSE CHE HANNO AL CEN-
(ii p,'I' t1n,', hC,I:I I,'tl' L\:Illo Itillil,' ttiltl par-
TRO IL PROBLEMA DEL LIBERO ARBITRIO: til;i Illn o
li C dal illnln; iC. t: roxì Chc ' l'1ul Iirnca,mCLlic
CI uI. c<<°. h1 >C pcrtn ncl l ( I chC il < un paziCtn
tL' inC . Ih.ICC di };r,11TLIIl,.ilrc111ut ola parola t rInItc.,tan!,° pc rciìl u prann%nnin:Itn " I;ul, Ilnar, ;I
.crChralc danniatrl t. lic c tna chi;Im it l Ih
111 '0 Crntr d C111 } I a n la e
il IrC1 L l i }',r, i i , :Iltrcltantn
1 tcL ° C 1r1 VV °rnickc
INSOMMA , SAPPIAMO CIO CHE FACCIAMO ( PRIMA DI
FARLO ) O NO? E ' UNA DOMANDA A CUI Si COLLEGA-
il, il] TI illo IibcTi Lìi
iciUcrcchcfat
o ,1'_i al
Llihaltiln (ICi filncnli ,i :Iti iun nnn ji ctULli rit nlnri)i ru-i di nLurrrfl, t%II%I,ia, qu,°11i C hcCCrC;I
no Lìi capirC C1inI2 funiiona il n ,iro ccr cllo.
o.C, p,r 1 appunto >i rro Crcbhc la ,°dc d °11;I
nocna capacit I di d Lic',crC
f'en0.l II pr(Crr.Alit ,;I !.I )miI r; I-'eduro; ic k
I' IlL 1/ PL Au uII;I c,irrelt;I ei (ICporl:Iti i I.
ia .Crco la ihCril pcr un )arriciL'.io chL° non
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pCr il fL°rint,rnln di ( ri nri¡, il <,Ch,r lo h
Il1C,1Io Con InlnrC I i.Itti: llit¡,I, follL°nIL"nlC
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Pagina 29
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Mondo Universitario
Pagina 30
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Prof. O ER
ARDI I
Pres. Società Italiana A llergologia
ALLERGIE
NUOVE CURE
DAI VACCINI
PER LA CURA la cura del
bambino allergico non
esistono solo i farmaci. Lo
specialista può prescrivere
anche una immunoterapia
specifica, il cosiddetto
"vaccino per l'allergia" ,
dopo un'attenta, anamnesi e
una corretta diagnosi.
"L'allergy immunothera,py"
(AIT) si è rivelata una
terapia efficace e sicura da
prescrivere in caso di
allergia grave al veleno
d'imenotteri (ad esempio
da puntura d'ape, vespa); in
caso di rinite allergica (ad
esempio agli acari della
polvere e ai polEni) con
associato o meno asma
bronchiale allergico; in caso
di asma bronchiale
allergico. L'immunoterapia
specifica determina
un'immuno-tolleranza
specifica verso l'allergene,
ad esempio dell'acaro o dei
pollini, per il quale si
"vaccina" e si associa a una
riduzione dei sintomi dovuti
all'allergene stesso.
L'allergy immunotherapy
favorisce anche un cambio
nella storia naturale
dell'allergia. Previene ad
esempio sia, la comparsa di
asma bronchiale in soggetti
affetti da rinite allergica, alle
graminacee, sia la
comparsa di nuove
sensibilizzazioni. Altro
effetto è la durata nel
tempo. L'immunotera,pia
specifica produce un
beneficio sui sintomi per
molti anni dopo la sua
sospensione (la durata
dell'AIT è di solito 3-5 anni)
mentre i farmaci
(antistaminici, cortisonici,
antileucotrienici,
broncodilatatori)
funzionano solo fino a
quando si somministrano.
Sanità
Pagina 31
COMI,,'îEL',JO
di FRANCO SCARAMUZZI
OGM, UNA FERITA
INCOMPRENSIBILE
UNO SPI NTO allarmismo,
artificiosamente montato intorno agli
0GM(nuovi organismi utili), ha inferto
al nostro Paese una brutta e dolente
,ferita che sembra non voler cicatrizzare.
A ndrebbe invece cauterizzata al più
presto, per arrestare i danni materiali e
morali che i veti imposti alla ricerca
scientifica italiana stanno continuando
a provocare. Mescolando presunti rischi
biologici a motivazioni
politico-ideologiche e confondendo una
legittima "prudenzialità , attuabile
attraverso verifiche e controlli, sono
stati applicati infondati divieti di
studiare e usare una tecnologia
genetica che ha il merito di avere
ripercorso preziosi meccanismi naturali
della evoluzione. Dopo quindici anni, è
doveroso tirare le somme e
riconsiderare gli atti compiuti.
A ccertato che i pericoli paventati non si
siano mai verificati, va considerato che
chili utilizza (ormai in gran parte del
pianeta) ha registrato solo vantaggi e
che lo stesso nostro Paese oggi importa
quei prodotti 0G11 di cui ha assoluto
bisogno, ma che continua a vietare ai
propri agricoltori.
Sanità
SENZA entrare nel merito delle scelte politiche, desideriamo solo evitare che,
senza alcun motivo, la ricerca
scientifica continui ad essere
strumentalizzata e bloccata, mentre
ovviamente in tutto il mondo si
continuano a produrre nuovi OGM, con
successi sempre più promettenti. La
correttezza metodologica, il valore delle
nuove conoscenze e la eventuale
pericolosità delle innovazioni, possono
essere giudicate da scienziati
competenti, che a questo scopo seguono
principi e regole rigorose. Qualsiasi
diverso interesse non deve indurre a
manipolare questi giudizi in sedi prive
delle indispensabili conoscenze, per
farli poi arrivare distorti all'opinione
pubblica e nelle piazze. Siamo quindi
chiamati a difendere la libertà,
l'autonomia e l'universalità della
ricerca scientifica e chiediamo che la
deleteria vicenda italiana degli OGMsi
chiuda.
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