Madama Butterfly - Teatro Regio di Torino

S T A G I O N E
D ’ O P E R A
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Madama Butterfly
Tragedia giapponese in due atti
Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
dal racconto di John Luther Long e dal dramma di David Belasco
Musica di Giacomo Puccini
Personaggi
Madama Butterfly (Cio-cio-san) soprano
F.B. Pinkerton, tenente della Marina U.S.A. tenore
Sharpless, console degli U.S.A. a Nagasaki baritono
Suzuki, servente di Cio-cio-san mezzosoprano
Goro, nakodo tenore
Il principe Yamadori baritono
Lo zio bonzo basso
Il commissario imperiale baritono
Kate Pinkerton e La madre di Cio-cio-san mezzosoprano
Lo zio Yakusidé baritono
L’ufficiale del registro baritono
La zia soprano
La cugina soprano
Il figlio di Butterfly mimo
Interpreti
Amarilli Nizza
Massimiliano Pisapia
Alberto Mastromarino
Giovanna Lanza
Luca Casalin
Donato Di Gioia
Seung Pil Choi
Ryan Milstead
Daniela Valdenassi
Lorenzo Battagion
Marco Tognozzi
Rita La Vecchia
Laura Lanfranchi
Edoardo Gasparella
Direttore d’orchestra Pinchas Steinberg
Regia Damiano Michieletto
ripresa da Roberto Pizzuto
Scene Paolo Fantin
Costumi Carla Teti
Luci Marco Filibeck
Direttore dell’allestimento Saverio Santoliquido
Maestro del coro Claudio Fenoglio
Orchestra e Coro del Teatro Regio
Allestimento Teatro Regio
Febbraio 2014: Sabato 1 ore 20, Martedì 4 ore 20, Giovedì 6 ore 20
Madama Butterfly
Argomento
Atto I
Il marine Pinkerton esamina la casa che il sensale Goro gli ha procurato, con giardino e vista sul
porto; qui sta per sposare una giovanissima giapponese, Butterfly, acquistata con contratto valido
per novecentonovantanove anni “con facoltà ogni mese di rescindere i patti”; ma Butterfly sa solo
che per lei Pinkerton ha versato ben cento yen. Arriva il console Sharpless e Pinkerton gli confida
di nutrire per la sposina una passione irresistibile; Sharpless lo ammonisce a non ingannarla,
perché Butterfly (questo è il suo nome da geisha, ma in realtà si chiama Cio-cio-san e discende da
una nobile famiglia caduta in disgrazia) è una piccola creatura fiduciosa e innamorata. Giungono
Butterfly e le sue amiche; Pinkerton ironizza sul loro atteggiamento cerimonioso e Sharpless
chiede alla giovane notizie della sua famiglia, il cui fiore all’occhiello è un anziano bonzo. Ed ecco
arrivare i parenti quasi al completo: viene servito il rinfresco, Butterfly fa le presentazioni, poi
prende in disparte lo sposo e gli rivela di essere decisa ad abbracciare la sua religione. Proprio
quando la cerimonia è terminata e gli ospiti brindano, si precipita in scena lo zio bonzo, che
maledice Cio-cio-san per aver rinnegato i suoi dèi e induce i parenti a fare altrettanto. I due sposi
restano soli: Butterfly si acconcia per la notte, poi indugia a lungo con Pinkerton sul terrazzo.
Atto II
Parte I
Interno della casetta di Butterfly. Sono passati tre anni da quando Pinkerton è partito e Butterfly
continua ad aspettarlo e respinge con fermezza le perplessità della fedele Suzuki. Compare
Sharpless, introdotto in casa da Goro; Butterfly è felice di rivederlo e lo accoglie con una quantità
di premure che troncano continuamente ciò che lui ha da dirle. La conversazione è interrotta dalla
visita di un ricco pretendente, Yamadori, uno dei tanti che Goro le ha proposto invano. Partito
Yamadori, Sharpless si fa forza e rivela a Butterfly che Pinkerton sta sì per ritornare, ma con la
moglie americana. Butterfly resta come fulminata; poi va a prendere il suo bimbo, nato pochi
mesi dopo la partenza del padre. Commosso, Sharpless promette di parlarne a Pinkerton ed esce.
Butterfly e Suzuki sentono il colpo di cannone che segnala l’attracco delle navi; Butterfly ordina
a Suzuki di cospargere la stanza con tutti i fiori del giardino e si prepara ad aspettare Pinkerton.
Parte II
La notte è trascorsa in vana attesa; Suzuki convince Butterfly a salire in camera per riposare.
Bussano alla porta: sono Sharpless e Pinkerton; un rumore in giardino rivela a Suzuki anche
la presenza della bionda Kate, moglie di Pinkerton, che vorrebbe prendersi cura del bimbo di
Cio-cio-san. Pinkerton confessa all’amico il suo rimorso, la pena che prova alla vista del proprio
ritratto sbiadito, alla fragranza inutile dei fiori recisi per lui. Appena uscito Pinkerton, compare
Butterfly, che resta impietrita nello scorgere Kate e comprende finalmente la verità. Poi congeda
tutti, anche Sharpless, che promette di tornare dopo mezz’ora con Pinkerton. Dopo aver abbracciato il figlioletto, Butterfly si uccide.
Prima rappresentazione assoluta: Milano, Teatro alla Scala, 17 febbraio 1904.
Restate in contatto con il Teatro Regio:
Le ali spezzate di Butterf ly:
una tragedia contemporanea
Note di regia
«Vogliatemi bene,
un bene piccolino,
un bene da bambino
quale a me si conviene».
Il libretto ci dice che Cio-cio-san è una donna di quindici anni che è caduta in miseria e vive con la
madre «povera molto anch’essa». Viene venduta da un sensale a un americano sconosciuto che per
100 yen l’ottiene in sposa. Non è un matrimonio, è una compravendita e Cio-cio-san viene ribattezzata da quell’uomo con un nome americano: Butterfly. Dopo poco (un mese?) quell’uomo l’abbandona per continuare i suoi viaggi e i suoi affari. La storia di Madama Butterfly è dunque basata su una
vicenda di quello che oggi si chiama turismo sessuale.
C’è un bel documentario girato qualche anno fa per la televisione inglese (My Boyfriend, the Sex
Tourist di Monica Garnsey, 2007) in cui si mostra esattamente una “Butterfly” di oggi e che si svolge
in Thailandia, dove il sogno di molte ragazze è di riuscire a sposare un uomo occidentale che le assicuri una casa e un futuro. Cio-cio-san sposa Pinkerton perché è povera e sogna di trovare l’uomo
forte e ricco che la riscatti dalla sua condizione di miseria.
L’ ambientazione è sempre un fattore molto importante nella drammaturgia musicale di Puccini:
Bohème-Parigi, Tosca-Roma, Butterf ly-Giappone... Non a caso nell’intestazione di quest’ opera è
scritto «tragedia giapponese». Puccini si è documentato per inserire dettagli di ambientazione e
sono consapevole che buona parte del pubblico si aspetta di vedere una visualizzazione scenica di
Nagasaki, o comunque del Giappone, primo Novecento. Io ho rinunciato completamente a questa
visione perché la trovo in qualche modo rassicurante, edulcora e addolcisce la violenza di questa tragedia, che ho voluto mettere in dialogo con il nostro mondo contemporaneo proprio per raccontare
in maniera più evidente e immediata la sua crudeltà. Da qui parte il lavoro sulla recitazione, sulla
scenografia e sulla scelta dei costumi che ho sviluppato con il mio team.
Non penso che l’unico modo di rappresentare Madama Butterfly sia quello di usare ventagli e kimono e di assumere gesti coreografici per dare allo spettatore europeo un generico sapore dell’antico
Giappone... Ritengo che il fattore centrale sia raccontare tutto il dolore che porta al suicidio finale, le
ali spezzate di una donna sfruttata da una società che lei non è assolutamente in grado di comprendere. La scena, ambientata in epoca presente, rappresenta la periferia di una grande città asiatica
dove viene visualizzato il conf litto tra la povertà e il mito del benessere. I cartelloni pubblicitari
sovrastano e schiacciano la prospettiva e in mezzo a questo degrado urbano c’è una piccola stanza
di plexiglass: il sogno di Butterfly, il suo rifugio, la sua casa ma al tempo stesso la sua prigione, la
sua condanna di bambola tenuta in scatola e venduta, una volta a Pinkerton e poi pronta per essere
rivenduta a Yamadori nel secondo atto. Le scritte che si vedono sono fatte in tre lingue diverse:
giapponese, cinese e thailandese e sono la traduzione di alcune citazioni del libretto. La nave bianca
di Pinkerton è una lussuosa automobile, uno status symbol di sicurezza, forza, ambizione, e fascino:
Poi la nave bianca
entra nel porto, romba il suo saluto.
Nella mia visione, Butterfly è profondamente ingenua, intellettualmente ancora una bambina, illusa, ignorante, servile fino a risultare imbarazzante: tre anni dopo la compravendita, molto seriamente chiede quando i pettirossi facciano il loro nido in America perché:
Mio marito m’ha promesso,
di ritornar nella stagion beata
che il pettirosso rifà la nidiata.
Qui l’ha rifatta per ben tre volte, ma
può darsi che di là
usi nidiar men spesso...
Nella sua stanza tiene un pettirosso in gabbia, quasi una clessidra a misurare il tempo e una similitudine della sua stessa condizione. La sua, come dice Sharpless, è una «piena cecità».
Butterfly è nulla più di un giocattolo e Pinkerton, mentre continua a bere whisky e a ridere (le didascalie si soffermano particolarmente su quest’ultima nota), pensa al giorno in cui si sposerà «con
vere nozze, a una vera sposa... americana». È tutto falso dunque, non c’è nulla di vero, di autentico,
di sincero. Per questo, giustamente, Pinkerton ride.
La scena iniziale del matrimonio non ha nulla di religioso, sembra piuttosto un mercato: tra le voci
del coro rimbalzano i commenti su quell’americano, già proposto da Goro ad altre donne lì presenti
(«l’offrì pur anco a me»), mentre anche a Sharpless viene offerto l’acquisto di una ragazza esotica
(«Se Vostra Grazia mi comanda, / ce n’ho un assortimento») e Pinkerton non esita a definire una
burletta quella sfilata «tolta in prestito, a mesata». L’unica illusa è Butterfly: «badate! Ella ci crede»,
avverte a malincuore Sharpless.
La tragedia è già tutta qui. L’indifferenza con cui questa donna viene trattata, il cinismo riguardo
alla sua fragilità, alla sua ingenuità costituiscono un’ autentica violenza. È la violenza del mondo
maschile, è la violenza di chi, come Pinkerton:
La vita ei non appaga
se non fa suo tesor
i fiori d’ogni plaga...
Pinkerton non ha nessun problema ad ammettere di essere disposto, per soddisfare i suoi desideri
sessuali, a usare la violenza fisica contro quella straziante creatura:
di rincorrerla – furor m’assale
se pure infrangerne – dovessi l’ale.
È un mondo svuotato di ogni spiritualità, e sarà Bonzo a gridarlo a tutti. Questo personaggio – che,
come ogni giapponese può confermare, è una visione del tutto occidentale, perché nessun monaco giapponese si metterebbe mai a gridare... – piomba nel mezzo del brindisi e viene cacciato da
Pinkerton il quale, con la sua usuale finezza, afferma «in casa mia / niente baccano e niente bonzeria»!
Sharpless è a disagio di fronte a questa situazione. Da un lato è l’unico a mostrare un po’ di compassione per Butterfly, ma dall’altro è un codardo, un carattere quasi vigliacco; fin troppo diplomatiche
sono le sue parole nei confronti di Pinkerton, che evidentemente non vuole disturbare, non vuole
scontentare. Possiamo immaginare che Pinkerton sia un suo compagno d’affari, nel mondo militare-economico, un uomo ricco che compra quello che desidera e non vuole essere seccato.
La vera sposa di Pinkerton arriva solo alla fine: Kate Pinkerton. In tutte le produzioni di Butterfly
che ho visto, questa signora mi è stata presentata come una donna dolce e remissiva, schiva, garbata, di poche parole e di nobili sentimenti. Ebbene, io penso sia assolutamente il contrario. Kate
Pinkerton arriva e si porta via un figlio non suo, strappandolo alla madre, in nome di che cosa? Kate
Pinkerton è una donna avida e crudele. Degna sposa del marito che abbiamo già conosciuto. Mi
verrebbe da dire che sia pure sterile e che quel figlio ora verrà portato in America a fare l’università,
così la signora Kate potrà raccontare alle amiche di averlo salvato dalla povertà e dalla miseria di
quel piccolo paese asiatico, in cui sarebbe morto di fame.
Damiano Michieletto
Teatro Regio
Walter Vergnano, Sovrintendente
Gianandrea Noseda, Direttore musicale
Orchestra
Violini primi Stefano Vagnarelli*, Marina Bertolo,
Claudia Zanzotto, Marcello Iaconetti, Elio Lercara,
Carmen Lupoli, Enrico Luxardo, Miriam Maltagliati,
Alessio Murgia, Paola Pradotto, Laura Quaglia,
Daniele Soncin, Giuseppe Tripodi, Francesca Viscito,
Roberto Zoppi
Basso tuba Rudy Colusso
Violini secondi Marco Polidori*, Bartolomeo Angelillo,
Silvana Balocco, Paola Bettella, Anna Rita Ercolini,
Angelica Faccani, Silvio Gasparella, Ekaterina Gulyagina,
Fation Hoxholli, Roberto Lirelli, Anselma Martellono,
Paolo Mulazzi, Ivana Nicoletta
Arpa Elena Corni*
Viole Enrico Carraro*, Alessandro Cipolletta,
Gustavo Fioravanti, Rita Bracci, Maria Elena Eusebietti,
Alma Mandolesi, Franco Mori, Roberto Musso,
Davide Ortalli, Claudio Vignetta, Giuseppe Zoppi
Violoncelli Relja Lukic*, Davide Eusebietti,
Augusto Gasbarri, Alfredo Giarbella, Armando Matacena,
Luisa Miroglio, Marco Mosca, Paola Perardi
Contrabbassi Davide Ghio*, Atos Canestrelli,
Alessandro Belli, Fulvio Caccialupi, Michele Lipani,
Stefano Schiavolin
Ottavino Roberto Baiocco
Flauti Federico Giarbella*, Maria Siracusa
Oboi Andrea De Francesco*, Stefano Simondi
Corno inglese Alessandro Cammilli
Clarinetti Alessandro Dorella*, Luciano Meola
Clarinetto basso Edmondo Tedesco
Fagotti Andrea Azzi*, Orazio Lodin
Corni Natalino Ricciardo*, Evandro Merisio,
Pierluigi Filagna, Fabrizio Dindo
Trombe Ivano Buat*, Enrico Negro, Paolo Paravagna
Tromboni Vincent Lepape*, Enrico Avico,
Marco Tempesta
Timpani Ranieri Paluselli*
Percussioni Lavinio Carminati, Enrico Femia,
Massimiliano Francese, Fiorenzo Sordini,
Andrea Vigliocco
In palcoscenico
Viola d’amore Joel Imperial
* prime parti
Coro
Soprani Sabrina Amè, Chiara Bongiovanni,
Anna Maria Borri, Caterina Borruso, Eugenia Braynova,
Cristina Cogno, Cristiana Cordero, Eugenia Degregori,
Manuela Giacomini, Rita La Vecchia, Laura Lanfranchi,
Paola Isabella Lopopolo, Pierina Trivero,
Giovanna Zerilli
Mezzosoprani / Contralti Angelica Buzzolan,
Shiow-hwa Chang, Ivana Cravero, Corallina Demaria,
Maria Di Mauro, Roberta Garelli, Rossana Gariboldi,
Elena Induni, Antonella Martin, Myriam Rossignol,
Marina Sandberg, Teresa Uda, Daniela Valdenassi,
Tiziana Valvo
Tenori Pierangelo Aimé, Janos Buhalla,
Marino Capettini, Gian Luigi Cara, Antonio Coretti,
Diego Cossu, Luis Odilon Dos Santos,
Alejandro Escobar, Giancarlo Fabbri, Sabino Gaita,
Mauro Ginestrone, Roberto Guenno, Vito Martino,
Matteo Mugavero, Matteo Pavlica, Dario Prola,
Gualberto Silvestri, Sandro Tonino, Franco Traverso,
Valerio Varetto
Direttori di scena Riccardino Massa, Riccardo Fracchia • Maestri collaboratori di sala Giannandrea Agnoletto, Giulio
Laguzzi • Maestro rammentatore Andrea Campora • Maestro alle luci Carlo Negro • Maestri collaboratori di palcoscenico
Luca Brancaleon, Giulio Laguzzi • Assistente del maestro del coro Paolo Grosa • Archivio musicale Enrico Maria
Ferrando • Sopratitoli a cura di Sergio Bestente • Servizi tecnici di palcoscenico Antonio Martellotto • Realizzazione
allestimenti Claudia Boasso • Servizi di vestizione Laura Viglione • Luci di scena e fonica Andrea Anfossi • Coordinatore
di progetto Enzo Busco
Scene Arianese, Pero (Milano) • Costumi G.P. 11, Roma, Teatro Regio e Facis, Torino • Attrezzeria Teatro Regio
Calzature C.T.C. di Pedrazzoli, Milano e Epoca, Milano • Stampa grandi manifesti Peroni, Gallarate (Varese)
Parrucche e trucco Mario Audello, Torino
Si ringrazia la Fondazione Pro Canale di Milano per aver messo i propri strumenti a disposizione dei professori Stefano
Vagnarelli (violino Francesco Ruggeri, Cremona 1686), Marina Bertolo (violino Carlo Ferdinando Landolfi, Milano 1751)
ed Enrico Carraro (viola Giovanni Paolo Maggini, Brescia 1600 ca.).
Si ringrazia la Fondazione Zegna per il contributo dato al vincitore del Concorso per Prima viola.
Si ringrazia The Opera Foundation per la borsa di studio attribuita al baritono Ryan Milstead.
© Fondazione Teatro Regio di Torino
Prezzo: € 0,50 (IVA inclusa)