RUMORE BIANCO - Tucker Film

TUCKER FILM
presenta
RUMORE BIANCO
un film di Alberto Fasulo
SELEZIONE UFFICIALE – CONCORSO LUNGOMETRAGGI
49° FESTIVAL DEI POPOLI
una produzione
FABER FILM
regia e fotografia
Alberto Fasulo
prodotto da
Paolo Benzi
Alberto Fasulo
Alessandro Rossetto
RUMORE BIANCO
Italia/Svizzera, 2008
colore & b/n, 1:85, 35mm
90 min
una produzione
FABER FILM
suono
Luca Bertolin
in coproduzione con
montaggio
Johannes H. Nakajima
Fabio Nunziata
RTSI – Televisione svizzera
Luisella Realini
WILDSIDE MEDIA
Laurence Hoffmann
in collaborazione con
musiche
Riccardo Spagnol
montaggio del suono
Riccardo Spagnol
Daniela Bassani
Stefano Grosso
mix
Paolo Segat
assistenti alle riprese
Stefano Sut
Igor Francescutti
fotografo di scena
Carlo Ferrato di Sbrojavacca
manifesto
Guido Scarabottolo
CINETECA DEL FRIULI
distribuzione Italia
TUCKER FILM
Ufficio Stampa/CEC
Centro Espressioni
Cinematografiche
Via Villalta 24 – 33100 Udine
Federica Manaigo
t: 0432 29 95 45
c: 335 56 65 589
fax 0432 22 98 15
[email protected]
www.cecudine.org
con il sostegno di
PROTOCOLLO D’INTESA RUMORE BIANCO
Amaro
Ampezzo
Bordano
Camino al Tagliamento
Casarsa della Delizia
Cavazzo Carnico
Codroipo
Dignano
Enemonzo
Flaibano
Forgaria nel Friuli
Forni di Sopra
Forni di Sotto
Gemona del Friuli
Latisana
Lauco
Lignano Sabbiadoro
Lorenzago di Cadore
Morsano al Tagliamento
Osoppo
Pinzano al Tagliamento
Preone
Ragogna
Ronchis
San Daniele del Friuli
San Giorgio della Richinvelda
San Martino al Tagliamento
San Michele al Tagliamento
San Vito al Tagliamento
Sedegliano
Sesto al Reghena
Socchieve
Spilimbergo
Tolmezzo
Trasaghis
Valvasone
Varmo
Villa Santina
Venzone
Verzegnis
con il sostegno di
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Regione del Veneto
Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone
P.I.C. – Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli
Banca di Cividale
Comunità Montana della Carnia
Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale
Comunità Collinare del Friuli
Provincia di Venezia
Provincia di Pordenone
Provincia di Belluno
Provincia di Udine
Pordenone Fiere
Banca di Credito Cooperativo – Basiliano
Banca di Credito Cooperativo – Pordenonese
Banca di Credito Cooperativo – San Giorgio e Medino
Consorzio Zona Industriale Ponterosso
Ostello Europa
A.T.I.S - Grandi Impianti
Giacomo Paschini
in collaborazione con
Friuli Venezia Giulia Film Commission
Veneto Film Commission
RAI – Friuli Venezia Giulia
Centro Espressioni Cinematografiche – Udine
Cinemazero – Pordenone
E.A.W.A.G – Swiss Federal Institute of Aquatic Science and Technology
Edipower Spa
Protezione Civile - Friuli Venezia Giulia
Direzione Ambiente e Lavori Pubblici – Friuli Venezia Giulia
Ditta Anese
Stato Maggiore Esercito
V° Reggimento AVES RIGEL – Casarsa della Delizia
Nuclei E.O.D. – I° Comando Forza di difesa – Vittorio Veneto
Circolo Didattico di San Vito al Tagliamento
IGB – Leibniz-Institute of Freshwater ecology and Inland fisheries
DI STORIA IN STORIA
NOTA DEL REGISTA
Rumore Bianco è un film documentario di
creazione dedicato al fiume Tagliamento. Il
film nasce da uno sguardo attento e poetico
sul nordest italiano e da un profondo
collegamento con il territorio.
L'autore è Alberto Fasulo, giovane cineasta
friulano, originario di San Vito al
Tagliamento, cittadina sulle rive del fiume.
Rumore Bianco è, dunque, un'opera
cinematografica che ha radici profonde nelle
origini del regista, nei luoghi e nelle
atmosfere in cui è cresciuto, e che si sviluppa
come una vasta ricerca e riscoperta
dell'inesauribile universo naturale e umano
che è il Tagliamento, in stretto collegamento
con la natura europea del fiume: il suo
essere corridoio che unisce il centro del
continente al bacino del Mediterraneo. La
coscienza di una narrazione universale di
umanità, memoria, lavoro, tradizioni e
cambiamenti del territorio fluviale, si fonde
con la storia personale del regista.
Rumore Bianco corrisponde a una possibilità:
riflettere sul rapporto tra passato, presente
e futuro, interrogando il significato di alcune
parole chiave per la storia del nordest
italiano - radici, fuga, deriva, legge, libertà. E
rappresenta anche il tentativo di capire come
gli individui, le comunità, vivano la propria
esistenza in rapporto alla natura.
Il film è un racconto in cui si fondono voci del
fiume di generazioni diverse. Il Tagliamento è
un bene comune che sta lentamente
svanendo dall’immaginario e dall’esperienza
di chi ogni giorno lo attraversa.
Per me Rumore Bianco è un film sulla
sopravvivenza. “Il pesce deve avere la sua
libertà, se riesce a scappare”, così mi
raccontava una famiglia di pescatori che da
oltre mezzo secolo vive in una casa in mezzo
al fiume.
Il Tagliamento è diventato testimone dello
sviluppo della società, è lo specchio del
vivere umano e, in più di un’occasione, ciò ha
messo profondamente in discussione il mio
lavoro. Indagare il rapporto che le persone
hanno con il fiume è stato una rivelazione
continua. Rumore Bianco è il suono
dell’acqua, che non ha mai smesso di
accompagnarmi in questo viaggio conoscitivo
del Tagliamento, il fiume accanto al quale
sono nato.
Mia intenzione è restituire allo spettatore la
straordinaria ordinarietà degli abitanti del
fiume, il loro tenersi stretti alla corrente, per
realizzare un film che attraversa tutte le fasi
della vita.
SINOSSI
Lungo una terra di frontiera in cui s’incrociano
silenzi intensi e vitalità sommerse, scorre il
Tagliamento – il “Re dei fiumi alpini”. Spina
dorsale di una regione che è stata snodo e
crocevia nella storia d’Europa, il fiume è il
protagonista di un racconto che indaga la
forza della natura e le sue possibilità di
resistenza, la quotidianità degli uomini e
delle donne, e le loro forme di ostinazione,
perché “l’acqua è provvista di memoria”.
www.filmrumorebianco.com
I PROTAGONISTI
IL TAGLIAME NTO
Un viaggio da nord a sud, lungo le rive del
Tagliamento Dal freddo delle sorgenti al
calore e all’ampiezza delle acque che
sfociano nell’Adriatico. Gli incontri con le
persone che vivono e lavorano lungo il fiume
sono le tappe approfondite di un viaggio
senza ritorno attraverso la civiltà del fiume.
I personaggi, solitari o uniti in piccoli e grandi
gruppi, sono: due anziane sorelle che vivono
tra le montagne delle sorgenti, una squadra
di operai, una pattuglia di soldati, il comitato
della festa del fuoco, un pescatorecacciatore che abita su un’isola in mezzo al
fiume, gruppi di uomini armati, ragazze e
ragazzi nel fiore dell’età, vecchi nostalgici
delle imprese di guerra e un gruppo di
giovani scienziati svizzeri.
Ai giovani studiosi che parlano una lingua
straniera è affidato il compito di guidarci
lungo l’intero corso del Tagliamento. Sono
loro che cercano e ricercano il Rumore
Bianco. Sono loro che guardano con noi i cieli
e la “zona” del fiume a inizio film e saranno
loro ad accompagnarci nell’ultima scena fra
le sonore acque del Tagliamento.
Il fiume e l’acqua sono scenario e
personaggi, in uno sdoppiamento continuo
tra cielo e terra. Acque che salgono e
scendono, che s’inabissano in un letto
fluviale, che sembra senza confini. Ai “riti
della terra del fiume”, i grandi fuochi notturni,
la sparatoria misteriosa, i tuffi acrobatici di
una banda di giovani, si alternano le
immagini di un passato lontano e vicino, fatto
di ponti distrutti, cannoneggiamenti, truppe in
marcia, case distrutte da alluvioni. Rumore
Bianco è un viaggio all’ascolto del fiume,
nell’eloquente silenzio acquatico e nel
rumore della vita.
Il bacino del Tagliamento ha storicamente
rappresentato la linea definita del paesaggio
e dell'identità del Friuli Occidentale e con
esso dell'intera regione, nonché del Veneto
Orientale. Il Tagliamento, visto dall'interno,
è un luogo dove le vite e le storie di molti
s'incrociano: un confine neutro che può
estendersi fino a limiti dell'immaginazione,
tra le montagne e il mare, tra la natura
primordiale e una natura civilizzata.
Corso d'acqua, terra di sassi, il Tagliamento
è un contenitore di storie di un'intera
comunità. Sul greto scorre una memoria
nascosta.
Quando si parla di un fiume, si pensa sempre
a un corso d'acqua che si ammira dalle
sponde, dall'argine. Il Tagliamento, invece,
è ben altro: nei periodi di secca, l'acqua
s'infiltra tra i sassi lasciando sul greto
ampie aree calpestabili. Un fiume-nonfiume, un fiume senz'acqua, una zona, che
diventa luogo di creatività urbanistica, di
invasione da parte dell'uomo, che s'insedia
dove l'acqua non c'è più.
Entrando nel letto del Tagliamento, ci si
trova spesso di fronte ad un mondo
civilizzato: campi coltivati, strutture sportive
e di svago, auto che circolano, luoghi di
lavoro - utilizzi diversi, che ci restituiscono
un'idea insolita di fiume.
Tutto ciò è Gravaland. Una terra di sassi, una
zona dove gli abitanti di ca da l'aghe e di là
da l'aghe s’incontrano, condividendo un
territorio che non è di nessuno - se non del
fiume stesso -, e dove le radici paesane
diventano un patrimonio personale da
condividere. Gravaland come zona neutra
d'incontro, dove le differenze linguistiche,
sociali, antropologiche si dimenticano,
trasformandosi al massimo in oggetto di
conversazione. Gravaland, dunque, come
terra d’unione tra le due sponde.
PERCHÉ È IMPORTANTE QUESTO FILM
A PROPOSITO DI RUMORE BIANCO
Faber Film
Sul fiume Tagliamento vivono oltre 160.000
persone. Ogni avvenimento della vita
passata, presente e futura di questa vasta
popolazione è legato al corso d'acqua.
Il film Rumore Bianco è stato voluto e
condiviso dall'intera comunità del fiume.
Frutto di un approfondito lavoro sulla realtà,
il film esplora le azioni e le parole delle
donne e degli uomini che lo abitano, e
restituisce un'immagine diversa e immediata
di questa grande comunità segnata dal
rapporto con l'acqua. Rumore Bianco invita
lo spettatore a recuperare una dimensione
complessa e un senso ampio di tutto ciò che
è cultura del fiume.
Rumore Bianco è un film sul tempo, sulla
presenza. Visto dal nostro paese, l'Italia, il
Tagliamento scorre in una regione di
cerniera. Il suo corso, segnato dal profondo
ricordo di guerre, conflitti, migrazioni, è
storicamente un confine. È qui che nasce
Rumore Bianco, lungo una “terra di
frontiera”. Queste sono le terre dove visse e
si formò il giovane Pier Paolo Pasolini, che
scrive le sue prime pagine in friulano - un
dialetto che è una lingua.
L'idea di Rumore Bianco ha preso corpo
guardando un territorio che ha subito i
cambiamenti che Pier Paolo Pasolini aveva
previsto, e rivolgendo un'attenzione
particolare a quella “civiltà del fiume”, che
Attilio Bertolucci aveva dipinto nei suoi versi
come destinata a perdersi già negli anni
Cinquanta. La forza in Rumore Bianco risiede
nell'intento di ricomposizione di questo
legame spezzato attraverso un lavoro
cinematografico semplice e corale, solido e
necessario. Il film è un ritratto della vita
sociale lungo le rive del Tagliamento. In
Rumore Bianco ci si misura con la possibilità
di vedere il fiume, di farne la conoscenza, di
viverlo, stupiti e disorientati. Osservando il
tracciato imperfetto del fiume e il mondo
reale che lo circonda, Rumore Bianco intende
costruire un racconto che evoca l'idea di
cinema come intuizione ed emozione.
Seguendo le stagioni e l'improvvisazione dei
ricordi, il film cerca un'essenzialità che è
descrivere le cose per come sono: acqua,
rami, pietre, gesti, volti. Il fiume è la storia una e mille storie -, perché il fiume è allo
stesso tempo uno e molti.
Tagliamento
Lunghezza del corso:
170 km
Regioni attraversate:
Friuli Venezia Giulia e Veneto
IL SUONO IMPREVEDIBILE DELLA REALTÀ
Rumore /Rumore Bianco
I cosiddetti noise (rumori) possono essere
trovati ovunque in natura. Nel mondo della
tecnologia e della scienza sono spesso un
fenomeno non desiderato. Ci sono vari generi
di rumori. Di solito sono descritti con un
colore (i.e. rumore rosa, rumore bianco). La
caratteristica più importante del noise è
l'imprevedibilità, perché il rumore naturale
non può essere previsto completamente.
Il Rumore Bianco è generoso in brillantezza
ed è efficace per mascherare altri suoni. In
particolari circostanze è indicato per
provocare allucinazioni uditive. È così
definito per analogia con la luce bianca, che
in eguale misura contiene tutte le frequenze
dello spettro luminoso.
La metafora dell'effetto del suono dà il
titolo al film Rumore Bianco e ne rappresenta
l'essenza. Sulle tracce dell'imprevedibilità
tipica dei noise, dell'approccio alla scrittura
documentaria, e delle situazioni di ripresa
del cinema di osservazione, il film raccoglie –
quasi in un'allucinazione sospesa – un
intero mondo di storie.
FABER FILM
Il gruppo di produzione inizia la sua attività nel 2004. Al suo interno operano persone da anni
attive nel cinema documentario: dalla regia alla produzione, dalla fotografia al montaggio,
dall’organizzazione alla distribuzione. Nel 2007 il gruppo costituisce la società di produzione
cinematografica indipendente FABER FILM srl con sede in Friuli Venezia Giulia.
si propone di realizzare film capaci di fondere ricerca, invenzione e impegno, per
raccontare storie, di cui si percepiscono urgenza e necessità, privilegiando il piacere dell’ascolto e
di uno sguardo che non smette di sorprendersi.
FABER FILM
Alberto Fasulo è nato a San Vito al
Tagliamento. Ha iniziato il suo percorso di
formazione in ambito cinematografico con lo
studio dell’opera di grandi maestri del cinema
documentario
internazionale:
Frederick
Wiseman, Vittorio De Seta, Johan Van Der
Keuken, Robert Kramer. È stato assistente
alla regia per diversi film, tra cui Chiusura di
Alessandro Rossetto, e fonico in Feltrinelli
dello stesso Rossetto, in Pietre Miracoli e
Petrolio di Gianfranco Pannone, in Bianciardi di
Massimo Coppola. Ha collaborato con altri
registi, tra cui Francesca Comencini, come
aiuto operatore per il film Mobbing, prodotto
da BiancaFilm/RaiCinema/BIM e come
operatore per il cortometraggio Anna, vive a
Marghera, prodotto da ZENTROPA (Danimarca),
a fianco del direttore della fotografia Luca
Bigazzi. Operatore alla macchina in
L’Orchestra di Piazza Vittorio di Agostino
Ferrente, nel 2004 è produttore e regista di
Cos’È che cambia, film documentario
appassionato sul suo paese d’origine. È
produttore e collaboratore di Gian Enrico
Bianchi nel film documentario A filo d’acqua.
Paolo Benzi è nato a Milano. Tra i suoi
lavori come organizzatore e produttore
esecutivo: la serie televisiva Strade blu Storie dalla provincia americana (RaiTre); il
film documentario Guerra di Pippo Delbono
(David di Donatello per il miglior film
documentario 2004); Nulla due volte/Nic dwa
razy di Alessandro Rossetto; il film Feltrinelli
di Alessandro Rossetto. Nel 2004 produce il
film documentario A filo d’acqua di Gian
Enrico Bianchi. Nel 2005 produce e corealizza Elogio della costanza, il suo primo
documentario. Nel 2006, presso gli Ateliers
Varan di Parigi, realizza il film Entre.
Alessand ro Rossetto è nato a Padova. E’
autore
cinematografico,
sceneggiatore,
produttore e direttore della fotografiaoperatore alla macchina. Rossetto è
considerato uno dei maggiori documentaristi
europei della sua generazione. Hanno scritto
di lui: “Il suo sguardo cinematografico è
prezioso, fatto di curiosità e sensibilità. Nei
suoi film sa farci incontrare situazioni e
personaggi avvincenti: ne mette in risalto
l’immaginario, la loro visione del mondo così
come la loro vita quotidiana, messa in scena
con rigore e poesia”. Tra i suoi lavori: Bibione
- Bye Bye One (1999), Chiusura (2001) e
Feltrinelli (2006).
DAL “RUMORE BIANCO”
NASCE LA TUCKER FILM
La necessità di portare al cinema Rumore
bianco il bellissimo film di Alberto Fasulo sul
Tagliamento, il fiume del Friuli che divide ed
unisce le due sponde, quella pordenonese e
quella udinese, è la motivazione che ha
portato Cinemazero ed il Centro Espressioni
Cinematografiche (Cec) ad unire le forze per
iniziare una nuova attività distributiva e
produttiva.
Dopo più di trent’anni dedicati all’esercizio,
Cinemazero e Cec hanno così deciso di
costituire la TuckerFilm (omaggio al sogno di
Preston Tucker, cantato nell’indimenticabile
film di Francis Ford Coppola), una società che,
in antitesi alle politiche distributive attuali,
vuole reagire alle trasformazioni del settore
e raggiungere la profondità, quei posti e quei
paesi che stanno vedendo lentamente il
cinema scomparire; raggiungere insomma i
nostri ‘fratelli d’essai’ in tutta Italia da pari,
da esercenti. Portare avanti concretamente
l’idea che non esiste solo il cinema che viene
distribuito nei canali ufficiali, ma che esiste, e
sempre di più, un cinema nascosto ma non
meno interessante. Indipendente ma non per
questo povero di idee e di immagini. E che
esiste anche un pubblico che ancora conserva
curiosità, che cerca nella sala soddisfazione
intellettuale e non solo entertainment.
Andrea Crozzoli - mob. 333.3585150
[email protected]
Thomas Bertacche - mob. 335.384929
[email protected]
PANORAMICA RUMORE BIANCO
Tucker Film
Il Tagliamento come spina dorsale del Friuli,
per cui tutto quello che è detto (mostrato,
alluso, evocato) del fiume facilmente si
trasferisce alla regione nella sua interezza. Il
fiume, dunque, come un vasto filo vivente,
connessore dell'esperienza umana: di chi ci
vive e ci lavora, chi sogna, pensa, ricorda,
gioca, riesce, fallisce, soffre, combatte – da
tutte queste vite e questi volti che il film, alla
Piavoli, riunisce in un vasto affresco poetico
emerge un quadro di vivissima, ma dolorosa
(perché umana, consegnata al tempo e al
dolore) vitalità.
A fare da filo conduttore c'è soltanto
l'acqua, col suo ciclo, con la pioggia, e con le
sue piene, che innestano il ricordo di altre
piene, disastrose, del passato. Giustamente
il film lavora, nella scansione abilmente
montata delle scene, per contatto poetico;
c'è una logica ma non è esplicativa o,
peggio, narrativa. Questo film è un viaggio
fluido – perché fluido è l'elemento
dell'acqua, su cui galleggia – e
naturalmente erratico, che torna su se
stesso, si perde e si ritrova, seguendo collo
sguardo lo spettacolo della natura – le
piante, la strettoia delle montagne, i cieli
grigi friulani, il volo degli uccelli – ma
soprattutto possiede un elemento centrale
che è il concetto di lavoro, nel senso del fare.
Tutti i lavori, da quelli arcaici e atemporali
della vecchia contadina stanca che vediamo
all'inizio a quelli degli scienziati che
studiano il fiume coi loro “rituali” misteriosi (il
finale), a quelli dei tecnici dell'acqua, dei
bonificatori di bombe, dei militari eccetera,
che siano esplorati in lunghe riprese o che
siano concentrati in una manciata di secondi,
e
senza
essere
tutti
egualmente
comprensibili all'osservatore, tutti questi
lavori hanno nel film una solennità scandita
nella muta sicurezza del gesto. È forte,
specie in questa prima parte del film, il senso
dell'invecchiamento e della morte (in
opposizione netta al calore luminoso di un
giorno d'estate dei giochi acquatici di un
gruppo di ragazzi nella Bassa) – e non
possiamo non connetterlo a un mondo
contadino e montanaro destinato a sparire,
ovvero
a
rimanere
come
pura
sopravvivenza. La bellissima scena del
dialogo delle due vecchie amiche sulla morte
(“Mah! Così è finita la menata”) si intervalla
con inquadrature di guerra. Ma nel film il
passato è sempre interiorizzato: il materiale
storico di repertorio, in b/n, è sempre legato
a un personaggio, sì che la sua entrata ha
qualcosa di soggettivo: documento storico,
attiene tuttavia alla memoria (o alla
memoria-incubo). Anche nel caso del
materiale collegato per analogia – il volo
dell'elicottero militare d'oggi e il volo
dell'aereo della seconda guerra mondiale,
da cui i bombardamenti – l'entrata del
filmato è pur sempre innestata da una
sensazione.
Antico e moderno non sono messo in
opposizione, peraltro, ma si fondono
continuamente nella dimensione complessiva
insieme unitaria e continuamente mutevole
del film. Per esempio nella pagina del
pignarul, col rogo della “vecchia” che
vediamo fabbricare giocosamente, ma cui
tuttavia il film dà (riscopre) lontane
risonanze arcaiche con quell'uso del buio
profondo e quella strana, insistita sparatoria
contro il rogo – e con lo stacco che ci porta
immediatamente alla morte, col teschio del
capriolo ucciso dai bracconieri. Ma a rendere
possibile questo riflesso storico e mitico –
questa dimensione atemporale sottesa a un
film che pure è attento ai volti e ai segni del
presente, alle macchine e agli strumenti, e
non si perde mai nella leziosità della
“rievocazione”, è quell'immediatezza di
sguardo che gli dà forma, quel modo diretto
e immediato di guardare le cose che è
l'anima stessa del film e la sua
giustificazione. (Giorgio Placereani)
Una coproduzione internazionale
Italia/Svizzera
FABER FILM
WILDSIDE MEDIA
RTSI – Televisione svizzera
RUMORE BIANCO
è distribuito in Italia da