Le forge camune sperano nel 2014

ECONOMIA
GIORNALE DI BRESCIA MARTEDÌ 5 AGOSTO 2014
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AZIENDE & FAMIGLIE
Dall’album
Mamè, papà Antonio
raccoglie l’eredità
di Andrea e torna
in azienda a 85 anni
■ A sx: Gianfranco
Monchieri con la figlia
Gaia; a dx Antonio
Mamè con Andrea, il
figlio scomparso l’anno
scorso. Sotto il nuovo
maxi tornio da 2
milioni della Tacchi
installato alla Mamè
Le forge camune sperano nel 2014
Mamè e Monchieri chiudono il 2013 in perdita in misura diversa e per ragioni diverse
Gianfranco Monchieri: vogliamo investire, ma siamo bloccati. Commessa Usa, ferie corte
CIVIDATE CAMUNO Nella terra
delle forge, nel polo nazionale che
lavora e tempra ferro e che racchiude, in uno scampolo di Valle, autentici campioni. Gente e aziende che
con la globalizzazione hanno potuto esportare esperienze antiche
unite al coraggio degli investimenti e alla voglia di lavoro. Una trentina, anche meno di anni fa, il forgiatore di ferro pareva una specie quasi estinta. Si viveva, si lavorava, ma
pareva un destino fosse segnato.
Poi nuove tecnologie hanno avuto
necessità di antichi lavori. L’industria energetica - quella eolica, per
esempio - è esplosa. E servivano, e
servono, pezzi complessi di acciaio
per stare lassù in alto a girar pale.
Poi il nucleare, poi la cantieristica e tanto altro.
Anni (chissà
mai?) forse irripetibili questi
ultimi. Tanti
ordini,
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margini alti, quindi utili (e tasse)
anni fa avevano fatto esclamare di
scintillanti, piani di investimenti
sorpresa decidendo di fare insieme
sempre milionari, come fa intuire
la M&M, azienda che sta nel mezzo
la maxipressa che qualche anno fa
delle due e che fa una serie di serviMonchieri spa ha installato e che
zi per i due soci. Fu una intuizione
vedete in questa pagidi Andrea Mamè, scomna. Il quadro, in questi
parso giovanissimo un
ultimi anni, è cambiato
anno e un mese fa, e di
10 MILIONI
anche quassù perchè
Gaia Monchieri, figlia
È l’investimento
un po’ è cambiato il
del patron Gianfranco.
mondo; i piani di inve- che la Monchieri è C’è un dato comune alstimento sull’energia si pronta a sostenere le due aziende: entramsono placati. Anche se be, per entità e ragioni
a Cividate
ed è la timida speranza
anche diverse, hanno
- qualcosa pare - pare chiuso il 2013 in rosso.
si stia ridestando.
Gianfranco Monchieri,
Mattinata in Mamè e Monchieri
patron di Forge Monchieri, sta tirando i conti del semestre. Lo scorper parlare di queste cose. Aziende
so anno la società ha perso poco
confinanti e che,
meno di 2 milioni anche se ha fatto
come noammortamenti sostenuti per 3,7
to, due
milioni. Vendite a 50 milioni (55
l’anno prima) per l’85% esportato.
Vendite calate ma stesse quantità
prodotte. Mercato difficile - dice
il patron - anche se l’azienda farà
ferie corte perchè è arrivata una
bella commessa dagli Stati Uniti
da evadere presto». Il mercato
di riferimento è quello della
Power Gen., la generazione di
energia, nucleare ad esempio. Per il 2014 si prevede il pareggio. Solidità patrimoniale
da record (66 milioni) e disponibilità pronto-cassa di 14,3 milioni che generano interessi
bancari attivi per 200 mila eu-
ro. Risorse pronte e disponibili per
un nuovo investimento.
Una storia ormai pluriennale. La
Monchieri ha necessità di un nuovo capannone da 4 mila metri dove
fare trattamenti termici. Ha acquistato vecchi immobili e ha i 10 milioni di euro per farlo.
Sarebbe, come dice il presidente,
«un completamento importante
del ciclo produttivo. Installeremmo impianti avanzati. Dobbiamo
continuare ad essere competitivi.
Senza nuovi investimenti - dice Monchieri
- è evidente che si rischia di perdere competitività». E’ una vicenda
che tocca l’azienda ma,
più in generale, tocca
l’intero polo produttivo. «Noi dobbiamo rispettarele leggiambientali e sul lavoro. Ma poi
non possiamo - come
accade - essere bloccati
per anni. Rischiamo
noi, ma rischiamo tutti. Ci hanno
chiesto di stare più distanti dal fiume, di fare la copertura del nuovo
capannone in maniera diversa, di
fare il rivestimento esterno che
avesse un impatto più contenuto.
Abbiamo detto che faremo così come ci è stato chiesto, ma permessi
non ne vedo».
Gianni Bonfadini
g.bonfadini @ giornaledibrescia.it
CIVIDATE CAMUNO Era l’ultima domenica di giugno dello scorso anno. Quel
giorno Andrea Mamè perse la vita in un
incidente sulla sua auto da corsa al circuito di Le Castellet, in Francia. Aveva 41 anni e da una decina guidava il gruppo di
Cividate, lo scorso anno un’ottantina di
milioni di fatturato con 240 addetti.
Incontro suo padre - Antonio - per la seconda volta. Ha 86 anni. Deve avere un
tempra rara, esattamente come una lungimiranza e coraggio rari. Lo trovo tonico. Dopo la scomparsa di Andrea è tornato in azienda, a 85 anni. Aveva lasciato al
figlio trentenne, con una mossa che a
molti parve un azzardo, la gestione piena. Lui si era di fatto semi-ritirato tenendo in Mamè un ufficio.
Parlò di Andrea con toni ammirati. Si era
all’indomani dell’annuncio dell’operazione M&M (la ricordiamo qui sotto) e
mi colpì la stima che aveva per il figlio.
Era soddisfatto della scelta fatta anni prima di lasciargli il comando. Ed oggi è purtroppo - fra i pochi padri che posson
dire «di aver avuto un figlio che mi ha lasciato in eredità una grande azienda».
Col patron Antonio, dopo la scomparsa
di Andrea, in azienda è arrivato Claudio
Elzi, marito della prima figlia di Antonio,
Paola, che della Mamè è diventato vicepresidente; Giuseppe Moschini resta amministratore delegato.
«L’azienda è impeccabile», dice Antonio
Mamè. «Stiamo ultimando il piano di investimenti da 22 milioni deciso tre anni
fa da Andrea. Il maxitornio da 2 milioni
della Tacchi è stato installato. Se c’è un
minimo di risveglio del mercato siamo
pronti». Ma c’è questo risveglio? «Navighiamo a vista, ma arriva qualche buon
segnale dagli Stati Uniti. Servirebbe commenta Moschini - anche un euro
meno forte. Noi siamo grandi esportatori e un rapporto euro/dollaro
su questi livelli è un forte impedimento all’export».
Dopo un 2013 in pesante perdita (oltre 4 milioni) per il
2014 che tipo di proiezioni fate? «Puntiamo agli 85 milioni
dagli 80 del 2013. Ma - puntualizzano Mamè e Moschini
- è bene precisare che dei 4
milioni di perdita, circa 3 derivano da svalutazioni immobiliari. La gestione aziendale è
meglio di quel che appare nei
conti». Certamente gli investimenti fatti
si fanno sentire sul bilancio. Ma, come
previsto, «stiamo gradualmente rientrando dall’esposizione bancaria». Anche in quest’ottica, l’azienda ha deciso
di cedere la partecipazione che aveva
nella gestione dell’Autodromo Franciacorta di Castrezzato ad una «cordata«
rappresentata da Giulio Mazzola con
una operazione che verrà ufficializzata
gi.bo.
nei prossimi giorni.
M&M. Gaia e Ribe, donne alla guida
È la società commerciale (e molto altro) delle due aziende
CIVIDATE CAMUNO Gaia Monchieri, figlia di Gianfranco, e Ribe
Ducoli, già compagna di Andrea.
Sono loro a guidare la M&M, la società costituita al 50% fra Monchieri spa e Mamè spa e a cui sono affidate una serie di aree comuni: in
primo luogo il commerciale, quindi lo sviluppo e la ricerca, le risorse
umane, le manutenzioni, la qualità, il marketing. M&M è nata per
impulso di Andrea Mamè trovando in Gaia un partner entusiasta
da subito, un tandem capace di superare gli inevitabili iniziali dub-
bi. Siamo al 2° anno di vita
dell’azienda. Le attese di Andrea e
Gaia immaginavano che già il 2014
segnasse la svolta per il comparto
forge. Bisogna aggiornare l’agenda:
«La speranza la affidiamo al 2015»,
commenta Gaia.
«Il quadro resta difficile, fare previsioni è complicato. Siamo lontani
anni luce da quando gli ordini arrivavano da soli nelle aziende: si mandava il preventivo ed era fatta. Adesso bisogna tornare al vecchio sistema: valigetta 24 ore e volare». In misura diversa, come scriviamo qui ac-
canto, la frenata del mercato tocca
praticamente tutte le aziende, e
quindi anche le due società fondatrici: Mamè (che opera prevalentemente nell’oil&gas e impiantistica)
e la Monchieri (caldereria e impianti per energia).
E’ il primo anno senza Andrea...
«Già. Ci aveva creduto tanto nel progetto. Andrea era un trascinatore,
uno che sapeva contagiare di entusiasmo. E ripeteva spesso come «lo
stare insieme non è la somma di chi
sta separato. Lo stare insieme fa da
effetto moltiplicatore».