Calendario Aggiornato Esposizioni Brescia

BRESCIA
ESPOSIZIONI
FEBBRAIO 2014
Infopoint Turismo Bresciatourism
MOSTRE NEI MUSEI E NELLE GALLERIE D’ARTE
MOSTRE NEI MUSEI CIVICI
& NEGLI SPAZI ESPOSITIVI DI BRESCIA
MUSEO SANTA GIULIA
L’ospite eccellente, le opere della Pinacoteca Tosio Martinengo in Santa Giulia
L’esposizione “L’ospite eccellente” presenta una ricca selezione di dipinti appartenenti alle raccolte della
Pinacoteca, temporaneamente ospitati presso il Museo della Città al fine di garantirne la visione ai bresciani e ai
visitatori provenienti da altre città attraverso un criterio espositivo che valorizza le opere, ponendo in luce gli
autori più significativi – tra i quali Raffaello, Moretto, Romanino, Savoldo e Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto
– e importanti artisti di interconnessione sulla via maestra dell’intenso realismo che ha caratterizzato la pittura
bresciana ed il collezionismo locale.
La mostra allestita a Santa Giulia consente di compiere un percorso virtuale attraverso la storia della pittura
bresciana – o eseguita a Brescia e per Brescia da importanti artisti italiani – a cominciare dal Tardogotico e fino
al pieno Settecento. Non mancano, naturalmente, i più noti capolavori ai quali è legata la fama della raccolta
cittadina: dal Cristo Redentore e dall’Angelo di Raffaello allo Stendardo di Orzinuovi di Vincenzo Foppa, dal Cristo e
l’Angelo di Moretto all’Adorazione dei Pastori di Lorenzo Lotto, dal Flautista del Savoldo allo straordinario nucleo
dei dipinti di Giacomo Ceruti, tra i quali spiccano tre tele appartenenti al cosiddetto Ciclo di Padernello.
Parallelamente, trovano posto nell’esposizione anche i Profeti del Moretto, il ciclo dipinto da Giulio e Antonio
Campi per palazzo della Loggia, e notevoli opere di genere del Seicento e del Settecento (paesaggi, marine e
nature morte). Accanto al taglio cronologico, particolare attenzione viene prestata all’approfondimento di alcuni
temi specifici, quali il ritratto (sia di grande che di piccolo formato, con belle miniature di scuola nord-europea e
italiana provenienti in gran parte dalla collezione di Paolo Tosio), la pittura devozionale e quella destinata a
ornare gli edifici ecclesiastici, con le grandi pale d’altare provenienti dalle chiese di San Barnaba (il polittico di
Vincenzo Civerchio e Francesco Napoletano) e di Sant’Eufemia (l’imponente Sacra conversazione dipinta da
Moretto) e con le due Natività di Moretto e Romanino. Le cento opere esposte a Santa Giulia trovano posto
accanto ad alcuni ambienti del complesso monastico che – sempre in connessione ai lavori di palazzo
Martinengo – sono stati destinati a deposito.
“D’importanza grande e d’eccezionale rarità…”
Collezioni d’arte applicata dei Civici Musei di Brescia
Il percorso espositivo consente di ammirare esemplari di rara bellezza provenienti dalla civiche raccolte di arti
applicate, la cui formazione si deve ai generosi lasciti di illuminati collezionisti e mecenati come Gabriele
Scovolo, Paolo Tosio, Camillo Brozzoni e Leopardo Martinengo da Barco.
Avori medievali, oreficerie sacre del Quattrocento, bronzetti rinascimentali, cammei di età neoclassica, il
prezioso medagliere sono espressione di creatività artistica e di sapienza tecnica, oltre che testimonianze di storia
del gusto. Per rarità, qualità e quantità degli esemplari, meritano particolare attenzione la serie delle maioliche
“istoriate”, in grado di documentare l’attività dei maggiori centri ceramici italiani del Cinquecento, e il gruppo
dei vetri di produzione muranese, straordinaria esemplificazione delle tecniche e delle tipologie dal XV al XVIII
secolo. Gli “oggetti d’arte” selezionati per questa occasione, insieme ai molti altri conservati da alcuni anni nei
depositi, costituiscono un patrimonio di straordinaria importanza che trova pochi confronti nei musei italiani.
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MOSTRE NEI MUSEI E NELLE GALLERIE D’ARTE
Dal 13 febbraio al 9 marzo 2014.
“Lo stendardo della mercanzia restaurato. Immagini delle Virtù dal Cinquecento al Settecento”
A cura di Elena Lucchesi Ragni e Maurizio Mondini.
La mostra è promossa dalla Confraternita dei Santi Faustino e Giovita, patrocinata dal Comune di Brescia in
collaborazione con Fondazione Brescia Musei e Camera di Commercio di Brescia.
Nel percorso di mostra, che sarà allestito presso il Museo di Santa Giulia, saranno proposte incisioni e dipinti
delle collezioni civiche e volumi della Biblioteca Queriniana raffiguranti le Virtù Cardinali.
L’esposizione sarà inoltre l’occasione per mostrare il grande stendardo settecentesco della “Mercanzia” dopo il
restauro appena concluso eseguito dagli studenti della Scuola di restauro ENAIP di Botticino.
Il manufatto è una tra le opere di maggiore importanza dei Musei cittadini in quanto preziosa ed eloquente
testimonianza della storia, economica e artistica, di Brescia in età veneta.
Orari: da martedì a sabato: 9.30-17.30 (chiusura biglietteria ore 16.30). Chiuso tutti i lunedì non festivi.
Ingresso: Intero € 10,00 - Ridotto € 7,50 (gruppi da 10 a 30 persone e convenzioni) - Ridotto € 5,50 (da 14 a 18
anni e sopra i 65 anni) - Scuole € 3,00 - Scuole con didattica € 4,50
MUSEO SANTA GIULIA, Via Musei 81/B, tel. 030 2977833/834, [email protected],
www.bresciamusei.com
CAPITOLIUM
Il Capitolium riapre le porte del tempo
Impossibile perdere una emozione assolutamente unica: assistere al ritorno degli antichi Dei all’interno del loro
Capitolium, duemila anni dopo il loro primo ingresso. Accadrà a Brescia dove riapre il Capitolium, uno degli
edifici di età imperiale meglio conservati in Italia settentrionale.
A rendere eccezionale questa riapertura è non solo la bellezza, l’imponenza e l’importanza intrinseca del
monumento simbolo di Brescia ma il nuovo percorso museale che Francesca Morandini, curatore per
l’archeologia dei Civici Musei e Paola Faroni responsabile per l’edilizia monumentale del Comune di Brescia, in
team con Filli Rossi della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, hanno ideato. Ad
accompagnare il visitatore all’interno dell’antico Tempio, al cospetto di Giove, Giunone e Minerva saranno luci,
suoni e atmosfere ricreate da Studio Azzurro.
Varcati i nuovi portali in bronzo, il visitatore sarà accolto nella Cella Orientale del Tempio, da una installazione
di profonda suggestione evocativa, un vero e proprio racconto, fatto di voci, suoni e immagini.
L’installazione multimediale permetterà ai visitatori di conoscere ed esplorare il sito così come doveva
presentarsi in origine, valorizzando l’ambiente e consentendo di comprendere meglio il significato del tempio e
rendendo la visita indimenticabile. Ma a stupire ancora di più saranno gli ambienti restaurati e soprattutto ciò
che durante i restauri qui è emerso. Le novità sono infatti numerose e rilevanti; dai pavimenti originali in marmi
colorati del I secolo d. C., agli arredi dell’antico tempio, alla dettagliata sequenza stratigrafica, alla cronologia del
tempio stesso. Il Capitolium era il tempio principale di ogni città romana ed era il simbolo stesso della cultura di
Roma; in esso era attribuito il culto alla “triade capitolina” e cioè le principali divinità del pantheon latino: i già
citati Giove, Giunone e Minerva. Nello spazio antistante il tempio si radunavano i fedeli per le principali
cerimonie e venivano compiuti i sacrifici. I pavimenti originali in pregiati marmi policromi, le statue e gli arredi
di culto – che rientrano dopo un lungo periodo nella loro antica sede - godranno di nuove visuali e nello stesso
tempo saranno protetti e conservati. Nuovi portali in bronzo infatti, altamente tecnologici, permetteranno di
rivivere l‘atmosfera sacrale e solenne delle antiche aule di culto, garantendo anche un’ottimale situazione
microclimatica per la conservazione delle parti originarie del tempio. I resti archeologici di questo straordinario
complesso vennero portati in luce tra il 1823 e il 1826 quando i membri dell’Ateneo di Scienze Lettere e Arti,
grazie a una sottoscrizione pubblica, poterono affrontare scavi estensivi nell’area, partendo da un capitello che
affiorava in un giardino privato. La campagna di indagini fu di tale successo da indurre l’amministrazione ad
aprire all’interno del tempio, parzialmente ricostruito, il primo museo civico di Brescia, il Museo Patrio. Aveva,
in particolare, creato un’immensa emozione la scopertura di un tesoro occultato da una parete del tempio. Un
deposito di opere bronzee magnifiche qui nascoste forse per salvarle da scempi o per sottrarle alla fusione per
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MOSTRE NEI MUSEI E NELLE GALLERIE D’ARTE
battere moneta. Erano i cosiddetti “grandi bronzi” di Brescia, esposti oggi in Santa Giulia: un insieme unico di
statue ed elementi di arredo in bronzo dell’edificio. Tra essi, oltre a ritratti di imperatori, cornici decorate,
frammenti di statue, emerge per bellezza e rarità la statua della Vittoria alata, capolavoro della bronzistica del
primo secolo dopo Cristo. Questa apertura costituisce la prima tappa di un intervento complessivo di recupero
dell’area, che includerà anche con successive aperture i recenti scavi archeologici e il santuario di età
repubblicana. L’intervento si pone in continuità con il recupero delle domus dell’Ortaglia e l’inserimento di
questo contesto nei percorsi di visita del Museo della città del marzo 2003, nel solco della tradizione
archeologica bresciana che, a partire dai provvedimenti del 1480 - per i quali vennero murate negli edifici
rinascimentali in piazza della Loggia le “lapidi iscritte” di età romana trovate in città-, dimostra la precoce
sensibilità della città nei confronti del suo antico passato.
Orari: venerdì, sabato e domenica dalle 10.00 alle 17.00 (ultimo ingresso ore 16.00)
Modalità di accesso: per fasce orarie, si consiglia la prenotazione.
Ingresso: Intero € 4,00 - Ridotto € 3,00 (dai 14 ai 18 anni e sopra i 65 anni; gruppi da 10 a 25 persone)
Area archeologica del Capitolium, Via Musei 57, tel. 030 2977833/834, [email protected],
www.bresciamusei.com
GRANDE MIGLIO – MUSEO DEL RISORGIMENTO
Dal 15 febbraio al 2 marzo 2014
Inaugurazione sabato 15 febbraio ore 15.00
“Giovani talenti conquistano il Castello” II Ed.
Opere e allestimenti d'arte contemporanea delle Accademie bresciane.
Quest'anno il tema del progetto è la temperanza. Temperanza, che implica moderazione, e consiste
principalmente nel regolare le passioni che tendono ai beni sensibili, e cioè la concupiscenza e i piaceri, e
indirettamente a regolare le tristezze e i dolori che derivano dall'assenza di questi piaceri. Quindi una forma di
equilibrio e proprio su questa riflessione si sono mossi gli studenti delle Accademie bresciane nel pensare le
opere che verranno esposte.
Orari: venerdì, sabato e domenica dalle 14.00 alle 17.30
Ingresso: libero
Grande Miglio – Museo del Risorgimento, Castello di Brescia, tel. 030 44716, www.bresciamusei.com
PALAZZO DELLA LOGGIA – SALONE VANVITELLIANO
Dal 14 al 22 febbraio 2014
Giulio Mazzarino: “Dal muro di Berlino: a 25 anni dal crollo 1989-2014”
Nel salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia, viene proposta la mostra di quadri di Giulio Mazzarino (funzionario
della Sede Regionale INAIL della Liguria) raffiguranti i graffiti del “Muro di Berlino”.
La mostra vuole essere l’occasione per ricordare un avvenimento storico (la fine della “guerra fredda” e della
divisione dell’Europa in due blocchi contrapposti) di cui ricorre quest’anno il venticinquesimo anniversario.
Costruito per separare Berlino Ovest da Berlino Est durante la Guerra fredda, il muro di Berlino è diventato la
tela più grande del mondo e alla fine degli anni ’80 la parte Ovest era già completamente ricoperta di graffiti.
Giulio Mazzarino, in arte Giumax, dopo un viaggio di lavoro a Berlino decide di riprodurre i graffiti per portare
a memoria il messaggio che i muri non sono una soluzione per i problemi…
Orari: lunedì a venerdì: 9.00-12.30 e 14.00-19.00, sabato 9.00-12.30
Ingresso: gratuito
Salone Vanvitelliano – Palazzo della Loggia, Tel. 030 2977217
www.tela-lavoro.it, www.libertaprogresso.it
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MOSTRE NEI MUSEI E NELLE GALLERIE D’ARTE
MUSEO NAZIONALE DELLA FOTOGRAFIA
Dall’8 febbraio al 5 marzo 2014
Rosetta Zampedrini : “L'ospite”
“All’improvviso, con violenza, mi aggredisce, così inatteso, emerso dagli abissi lasciandomi attonita. E’ un
attacco feroce che non mi dà dolore, solo vuoto, un grande e unico vuoto. Strano non sentire paura o dolore,
strano vedermi sdoppiata: una donna giovane con voglia di vivere, con prospettive e progetti. Sto guardando
un’altra che mi assomiglia, che parla come me, che si muove come me, ma non sono io. E così decido di
affrontare il cancro con razionalità e a muso duro negandomi fragilità, paura, dolore, disperazione. Non voglio
mostrare a chi mi sta accanto quanto mi sconvolga ciò che sto vivendo. Nego a me stessa, nego agli altri, ma
lentamente emergono il pianto, la disperazione, la paura, la paura della morte, e mi prendono alle spalle e io li
accolgo in solitudine, lontana da occhi indiscreti. Sono convinta che basto a me stessa, che moderna Davide
vincerò da sola questa partita mortale. Ma così non è perché poi, lacerata nel corpo, mi abbandono e mi
arrendo. Quest’ospite che non ho voluto, che non voglio, mi obbliga alla resa dei conti e ad accettarmi con i
miei limiti, le mie ombre , come parti imprescindibili. Ho imparato così ad affidarmi agli altri e a chiedere aiuto
senza temere giudizi. A distanza di anni la cicatrice che mi ha lasciato mi ricorda ogni giorno chi sono e che,
prima o poi, potrebbe tornare a visitarmi.” (Rosetta Zampedrini)
BIOGRAFIA:
Rosetta Zampredrini: Ha iniziato ad avvicinarsi alla fotografia nel 2003, durante un corso di base di fotografia
tenuto da Eros Fiammetti ed organizzato dal gruppo fotografico Click di Flero. La fotografia è diventata
rapidamente uno dei suoi strumenti preferiti di espressione di stati d’animo, di sentimenti e di comunicazione,
trovando stimoli e contributi nella partecipazione alla vita del gruppo fotografico. Ha iniziato a seguire il filone
dell’analisi dello specifico della condizione femminile come una rivisitazione di vari aspetti in cui possono
emergere componenti e sentimenti che “ scova” nel suo personale. Ha partecipato a molte esposizioni collettive
locali e organizzato esposizioni personali.
Dall’8 febbraio al 5 marzo 2014
Emanuele Broli, Marco Ciccolella e Laura Predolini: Paralympic games
Appena iniziate a Sochi (Russia) le Olimpiadi invernali, il Museo Nazionale di Fotografia di Brescia ospita il
lavoro fotografico di Emanuele Broli, Marco Ciccolella e Laura Predolini con una mostra coinvolgente e
dall’effetto magico.
Le immagini sono tratte dalle due pubblicazioni Rise again (Londra 2012) e Face the Fight (Vancouver 2010).
Il loro progetto inizia a Torino 2006 e continua alla volta della terra russa: stanno infatti organizzando la
partenza per Sochi: le paralimpiadi sono un grande evento sportivo, nel quale entrano in gioco emozioni che
solo lo sport sa trasmettere. Lo spettatore riceve fiducia ed ottimismo; chiunque veda queste competizioni può
pensare infatti che ogni difficoltà può essere affrontata e superata.
BIOGRAFIA FOTOGRAFI:
Emanuele Broli, Marco Ciccolella e Laura Predolini condividono la comune passione per la fotografia. Le loro
strade professionali hanno origine diversa, bensì tutti e tre si dedicano alla fotografia di viaggio. L’interesse di
Laura e Marco si rivolge anche al mondo della moda, collaborano con l’hair stylist Franco Curletto e
partecipano a sfilate internazionali. Laura si dedica contemporaneamente a progetti in ambito sociale, con
un’attenzione particolare alle persone diversamente abili. Emanuele si occupa anche di fotografia sportiva e di
scena, dal 2011 è fotografo del Festival del Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera. Nel 2006 sia lui che Laura
documentano le Paralimpiadi di Torino, fotografano rispettivamente uno le gare, l’altra il backstage. Nel 2008
Emanuele immortala i Giochi Paralimpici di Pechino e nel 2010 quelli di Vancouver, dove nasce la sinergia con
Laura: realizzano insieme il libro “Face the Fight”. Coinvolti emotivamente in tali eventi, decidono di presenziare
anche a Londra; Marco si unisce entusiasta, pubblicando “Rise again, paralympic games”. Da questa esperienza, dalla
condivisione di obiettivi professionali e da una stretta amicizia nasce nessuno[PRESS], un collettivo di fotografi
dediti al reportage. www.nessunopress.it
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MOSTRE NEI MUSEI E NELLE GALLERIE D’ARTE
Dall’8 febbraio al 5 marzo 2014
Giorgio Galli: “Alla ricerca della luce”
Si inaugura un nuovo spazio espositivo al Museo: "SPAZIO FINE ART". In questa occasione verranno esposte
le fotografie di Giorgio Galli, classe 1968 originario dell’Isola d’Elba trapiantato a Brescia da diversi anni.
Coltiva la passione della fotografia con quella dei viaggi in tutto il mondo. Ha affinato le tecniche fotografiche
digitali grazie alla esperienza di fotografia subacquea a pellicola, con la famosa Nikonos V. Passato da alcuni
anni al digitale riesce ad esprimersi al meglio nelle condizioni di basse luci. Non usa Photoshop come spesso gli
viene chiesto ma Adobe Lightroom con la tecnica dello “sviluppo selettivo”. Nessuna foto è uno stack o un
HDR ma proviene da un unico scatto!
La mostra racconta attraverso venti immagini il suo viaggio alla ricerca della luce. Venti istanti meravigliosi per
viaggiare con lo spirito tra Circolo Polare Artico,New York,Isola d'Elba e Brescia.
Solo un dato: la fotografia di Brescia al Tramonto in una serata di Gennaio ha riscontrato oltre 250.000
visualizzazioni sulla pagina FaceBook di BRESCIA, migliaia di condivisioni e di “Like”.
La stampa è stata curata da Michele Gusmeri, stampa Fine Art con inchiostri ai pigmenti su carte museali acid
free 100% cotone o cellulosa.
Orari: martedì-mercoledì-giovedì dalle 9.00 alle 12.00 / sabato e domenica dalle 15.00 alle 19.00
Ingresso: gratuito
Sala Mostre e Conferenze del Museo Nazionale della Fotografia, Via S. Faustino 11D, tel. 03049137,
[email protected] - www.museobrescia.net
MUSEO DIOCESANO
La maniera grande – Dipinti del XVI secolo dalla Pinacoteca Tosio Martinengo
In occasione della chiusura per restauri della Pinacoteca Tosio Martinengo sono stati depositati presso il Museo
Diocesano diciassette dipinti di grandi dimensioni, per lo più destinati alle chiese della città e rappresentanti della
grande stagione della pittura bresciana del Cinquecento. Un percorso che dall’ultima maniera di Vincenzo Foppa
conduce alle prime prove di Moretto e Romanino, fino ai risultati della maturità dei due artisti, segnati
dall’incontro con i grandi del Rinascimento italiano, da Raffaello a Tiziano.
Dal 13 febbraio al 30 marzo 2014
Franco Balduzzi "Profeti e Sibille"
Il sapere antico era conscio che esistevano due canali che correvano paralleli nella ricerca della sapienza: la
conoscenza raggiunta per mezzo del ragionamento e la conoscenza per rivelazione. Se la prima era raggiunta con
lo sforzo umano, la seconda era privilegio.
Ma allo stesso tempo era proprietà di un Altro. Per questo spesso assomiglia a un farfugliare, a un camminare
sconnesso: perché chi la riceve non ha un mezzo adatto per esprimerla del tutto. E non la possiede: la restituisce
come può. Il profeta sa che il suo compito non è dire le cose che succederanno: è un modo semplicistico di
vedere il profeta. Lui sa che è pro-feta, cioè parla al posto di qualcuno e quindi quello che dice è pro-messa. Così
la sibilla (o le sibille), incarnazione del modo oscuro di esprimersi della divinità, costringe ai labirinti del dio,
parla al suo posto e si smarrisce nelle sue parole. Non indica il futuro: cerca di intuire il filo che lo rende
qualcosa di sensato.
Qui sta la differenza con i maghi, le streghe e i venditori di sogni. Questi sono divinità in proprio: calcolano il
futuro, danno quello che non possiedono, vendono quello che non è loro proprietà. Questi tentano di far
avverare i desideri, di costringere il futuro. Mai lo conoscono. Sempre fingono di poterlo dominare.
Quando nel tardo Medioevo e, soprattutto, nel Rinascimento, si tentò di ricucire (o di ritessere) il manto della
sapienza antica furono incaricati i profeti e le sibille di colmare la contraddizione e di ricomporre quel desiderio
di promessa che andava di nuovo letto e compreso. Custodi granitici e impenetrabili sono in Michelangelo, più
terribili che altrove. Custodi di quello che non potevano vedere ma che intuivano. Artisti come l'artista che li
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MOSTRE NEI MUSEI E NELLE GALLERIE D’ARTE
dipinge; dando un volto alla più profonda e alla più oscura delle tensioni: l'ispirazione. Che ha molti volti come
tante sono le immagini che si creano e si disfano e che hanno i connotati del sublime che non riesce mai ad
essere pienamente espresso. Sono leggeri come l'aria che strappa loro i capelli e con lo sguardo estenuato a causa
del guardare, dello scrutare. Sono tipi di uomini e donne che hanno lasciato alle spalle lo sguardo sul quotidiano
e tentano di indagare l'oltre, di sentire un discorso che non dice le parole di oggi. Provano a captare parole che
non hanno passato né futuro ma sono solo promessa. Hanno bisogno di questa promessa. Perché non vendono
sogni e non piegano nulla al loro potere. Guardano con gli occhi bruciati quello che sembra non muoversi mai
ma parla. E loro ne sono i pro-feti.
Nei suoi primi dipinti, Franco Balduzzi (Rudiano, 11/09/55) si ispira al paesaggio e al vedutismo: un colloquio
con il visibile. Racconta la realtà, il rapporto forma-colore, la luce diffusa che ammorbidisce l’atmosfera ci danno
già le dimensioni della sua ispirazione e preparazione. Senza dubbio una pittura contemplativa, pienamente
vissuta e trasferita con immediatezza sulla tela.
Col passare degli anni Balduzzi si accosta sempre più alla figura e al ritratto, pur comprendendo la difficoltà di
forme. Il tempo e la volontà lo conducono ad ottenere ottimi risultati, confermati per altro dalla critica, ha dato
anche ampio spazio al tema sacro con opere di grande impegno.
Dal 13 febbraio
Agostino Galeazzi “Madonna del Rosario con San Domenico e un santo cavaliere”
Il dipinto, in ottimo stato di conservazione dopo il recente restauro raffigura, assisa sulle nubi, la Vergine che
tiene in braccio il Bambino Gesù. Entrambi, aiutati da angeli, sono in atto di consegnare corone di rose e corone
del Rosario ai due santi inginocchiati che si vedono nella parte inferiore della tela. Sulla destra è ben
riconoscibile san Domenico, anche per il motivo del dono del Rosario, mentre il giovane santo cavaliere posto
sulla sinistra non è identificabile a causa della totale mancanza di notizie sulla provenienza originaria della pala.
Senza dubbio il dipinto è da assegnare al bresciano Agostino Galeazzi per evidenti motivi stilistici.
La tela, infatti, riprende elementi cari a tutta la scuola del Moretto ma, in particolare, tipici del Galeazzi sono i
toni schiariti della composizione, l'ampia apertura sul paesaggio e il farsi monumentale delle figure che non
risultano sovraccaricate dal tritume decorativo che invece è tra le peculiarità dell'altro grande morettesco, Luca
Mombello.
Orario: tutti i giorni, escluso mercoledì, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00.
Ingresso: intero € 5, ridotto € 3, rid. over 60 € 2. Ingresso gratuito per scolaresche. Laboratori didattici € 3.50
Museo Diocesano, Via Gasparo da Salò 13, tel. 03040233
www.diocesi.brescia.it/museodiocesano - [email protected]
BIBLIOTECA QUERINIANA
Dal 28 gennaio al 28 febbraio 2014
Mostra fotografica di Valentina Renna, "La voce del silenzio: Kraków e Oświęcim"
La mostra si colloca all’interno delle iniziative della Giornata della Memoria: non è un lavoro documentaristico e
non lo voleva nemmeno essere. E un lavoro sul ricordo, sulla memoria e sul silenzio, elementi che tristemente
legano Cracovia ad Auschwitz. Allestita presso la Sala della Fontana.
Dal 1 al 22 febbraio 2014
Mostra fotografica di Cosimo Pedicini, “Beneventarìa”
Cosimo Pedercini è innanzitutto un poeta: nelle sue opere vediamo i colori forti della pittura nordica e i richiami
alle tematiche della vita bucolica dei secoli passati. I cieli dipinti da Pedicini sono turbinosi e luminescenti, con
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MOSTRE NEI MUSEI E NELLE GALLERIE D’ARTE
grandi nubi trafitte da luci vibranti. L’architettura dell’opera è realizzata con grande cura e fedeltà ai particolari: si
tratta, spesso, di scorci di luoghi vissuti dall’artista con l’inserimento di personaggi di varia foggia curati in modo
quasi maniacale e, alla fine, arriva il colore steso con possenti pennellate materiche sino a ottenere l’effetto
desiderato. Cosimo Pedicini usa tinte sature piene di una forza vellutata che le rende simili alle colorazioni degli
arazzi, con lumeggiature che evidenziano, a volte, i contorni delle figure rese così impregnate di sanguigna
vitalità da renderle quasi sculture… Cosimo Pedicini è un artista pieno di entusiasmo e di spinta creativa.
Orari: da martedì a venerdì dalle 8.45 alle 18.00; sabato dalle 8.30 alle 12.30
Biblioteca Civica Queriniana, Via Mazzini 1, tel. 0302978200/1
SPAZIO “LA SCUOLA IN MOSTRA”
Dal 6 al 28 febbraio 2014
"Tra Realtà e metafisica"
Espongono gli studenti del Liceo Scientifico a indirizzo artistico “Leonardo” che presentano le loro opere
raccolte nell’esposizione: “Tra realtà e metafisica”, a cura del prof. Alberto Chiappani.
Orari: lunedì, martedì e giovedì dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 15.45, mercoledì dalle 9 alle 15.45 e venerdì
dalle 9 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 15.30.
Spazio “LA SCUOLA IN MOSTRA”, Piazzale Repubblica, 1, tel. 030 2978923 – 030 2978913.
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MOSTRE NEI MUSEI E NELLE GALLERIE D’ARTE
MOSTRE NELLE GALLERIE DI BRESCIA
MOSTRE INAUGURATE A OTTOBRE 2013
GALLERIA AGNELLINI ARTE MODERNA
Dal 21 ottobre 2013 al 5 aprile 2014
Cinque: Jacques Villeglé/Agnellini Arte Moderna 5 anni
L’esposizione, a cura di Dominique Stella, propone una retrospettiva del lavoro dell'artista dal periodo dei primi
décollages dell'inizio degli anni '60 fino alle ultime opere sociopolitiche e ripercorre, attraverso 40 opere, cinque
anni di collaborazione tra la Galleria Agnellini e Jacques Villeglé. Il legame tra la Galleria e Villeglé nasce, infatti,
cinque anni fa: nel 2008 la galleria inaugura gli spazi con una grande retrospettiva dedicata all’artista francese. Da
allora la complicità tra Villeglé e la Galleria si è rafforzata attraverso una serie di eventi: produzioni interne
(2008), partecipazioni a fiere (MiArt, 2010), presentazione nelle mostre collettive della Galleria, (I Cinquantanni
del Nouveau Réalisme, 2009-2010, Opere Grandi, Grandi Opere nel 2010-2011) o produzioni in collaborazione
con istituzioni esterne, come nel 2009 quando il Centre Culturel Saint-Louis-de-France al Vaticano invitò
Villeglé a realizzare un affresco sociopolitico per la sua inaugurazione. Allora fu programmata congiuntamente
un'esposizione alla galleria Massimiliano Mucciaccia a Roma. Nel 2011, invece, a Vicenza con Yvonne Arte
contemporanea, a Chiari alla Galleria l'Incontro, altri momenti intensi, altri incontri rafforzano la reputazione di
Villeglé sulla scena italiana, per arrivare al 2012, quando il Museo San Gaetano di Padova gli dedica
un'importante retrospettiva, Jacques Villeglé, Lettere e frammenti, in cui la carriera dell'artista è ripercorsa
attraverso un centinaio di opere, décollages, segni sociopolitici, sculture, due opere in bronzo, Star e Art,
disegnate da Villeglé nel 2010 e prodotte nel 2011 negli ateliers di Walter Vaghi a Garbagnate Milanese.
Altrettante occasioni e ricordi arrivano da Saint-Malo, città che vide nascere le prime opere spaziali di Villeglé,
primi segni di un'identità artistica rivoluzionaria che ispireranno in seguito i décollages, a Parigi, dove nel
dicembre del 1949 Villeglé decide di trasferirsi definitivamente, limitando "intenzionalmente" la propria pratica
appropriativa ai soli affiches lacerati ed effettuando da allora un lavoro di archeologia urbana, di classificazione
delle immagini prelevate secondo tematiche che gli permettono di elaborare una vera e propria opera creativa
selettiva. È ancora a Parigi che ritroviamo Villeglé per celebrare l'artista in occasione della sua mostra La
Comédie Urbaine, al Centre Pompidou. La mostra non solo vuole ripercorrere i cinque anni di attività insieme
della Galleria e l’artista ma anticipare gli sviluppi di una storia che arriverà molto presto ad Arezzo.
Orari: da martedì a sabato, 10.00-12.30 e 15.30-19.30.
Galleria Agnellini Arte Moderna, Via Soldini 6/A, tel. 0302944181
www.agnelliniartemoderna.it - [email protected]
MOSTRE INAUGURATE A NOVEMBRE 2013
CHIOSTRO DI SAN CRISTO – CONVENTO DEI MISSIONARI SAVERIANI
Dal 9 novembre 2013 al 23 febbraio 2014
INDONESIA Culture e popoli uniti nella diversità
Nel convento dei Missionari Saveriani si terrà l’XII edizione della mostra annuale che quest’anno avrà per tema
l’Indonesia. L’Indonesia è un mosaico di etnie, razze, civiltà, lingue, costumi, religioni diverse. Conta circa 240
milioni di abitanti sparsi su 17.500 isole disseminate fra l’Oceano Indiano e il Pacifico, dalla Malesia all’Australia.
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MOSTRE NEI MUSEI E NELLE GALLERIE D’ARTE
Alcune di queste isole sono fra le più grandi della Terra (il Borneo), mentre altre hanno un nome fascinoso
(Giava). Bali è un’attrattiva turistica. Sumatra, Celebes e le Molucche rappresentano una ricchezza culturale e
antropologica. L’Indonesia è una Repubblica democratica presidenziale dal 1945, dopo oltre tre secoli di
colonizzazione olandese. Ha una costituzione moderna basata sul Panca Sila. Fondatore e primo presidente fu
Sukarno. Amministrativamente è divisa in 33 provincie, di cui due sono territori speciali ed una è il territorio
cittadino della capitale. La provincia di Timor Est è stata soppressa, in quanto è divenuta Stato indipendente.
Ogni Provincia è un mondo a sé. Appropriato il motto dello Stato: Unità nella diversità.
Le bellezze naturali di queste isole incantevoli sono motivo di attrazione per un turismo mondiale che va sempre
più crescendo non soltanto nell’isola di Bali, ma anche nelle altre zone dell’immenso arcipelago. Alle bellezze
naturali si aggiungono poi le manifestazioni culturali e le feste tradizionali che affascinano per i loro costumi,
l’eleganza delle movenze, gli sgargianti colori. Gli indonesiani sono un popolo laborioso. Rinomati sono i loro
tessuti batik, i lavorati in filigrana d’argento, le sculture delle statue balinesi. Oltre ai prodotti della terra per
consumo interno, riso spezie, si trovano giacimenti di petrolio e di altri minerali, fra cui le pietre dure. Non
esiste il problema della fame. Non meno interessante e ricco è l’habitat della flora e fauna, sia quello marino che
forestale: il varano di Komodo, la tigre di Sumatra, l’orchidea nera, la rafflesia gigante, conchiglie, pesci…
Anche se in realtà esistono tensioni interne, l’Indonesia potrebbe essere un modello per la convivenza pacifica di
culture e religioni diverse. Sono riconosciute le cinque religioni monoteiste più diffuse nel mondo: l’islam,
l’induismo, il buddismo, il protestantesimo e il cattolicesimo. Lo Stato non è confessionale e permette il culto e
la libera professione religiosa.
Orari: feriali 9.00-12.30 e 14.30-17.00; domenica e festivi 14.30-18.30
Ingresso: libero
Chiostro di San Cristo, Via Piamarta 9, tel. 349 3624217, [email protected], www.saverianibrescia.com
MOSTRE INAUGURATE A DICEMBRE 2013
PACI CONTEMPORARY
Dal 14 dicembre 2013 al 10 marzo 2014
“3x1 – Non solo Fotografia…” Group Show
Paci Contemporary è lieta di presentare il Group Show “3x1 – Non solo fotografia…” per presentare in anteprima i
nuovi lavori degli artisti della galleria.
“3x1 – Non solo fotografia…” offrirà tre diversi percorsi artistici, articolati nelle varie sale della galleria:
- Fotografia: una presentazione in anteprima dei nuovi lavori degli artisti che la galleria segue costantemente, da
Sandy Skoglund, a Eric Rondepierre, Lori Nix, Leslie Krims, Nicola Civiero, Maggie Taylor, Jerry Uelsmann,
Mario Cravo Neto, Grace Weston… Sarà inoltre possibile vedere, per la prima volta a Brescia, la ricostruzione
di parte dell’installazione dell’opera di Sandy Skoglund “Walking on eggshells”, ricreata per l’occasione nella sala
principale della galleria.
- Pittura: un percorso all’insegna della monocromia, che vede protagonisti due generazioni a confronto, Paolo
Conti e Matteo Montani.
- Solo Show: a grande richiesta, la mostra di Michal Macku "The 3D Photography" è stata prorogata; sarà
dunque possibile vedere anche nelle prossime settimane alcuni dei nuovi Glass gellage presentati in anteprima
mondiale.
Orari: da martedì a sabato, ore 10.00-13.00 e 15.30-19.30.
Paci Contemporary, Via Trieste 48, tel. 030.290635, www.pacicontemporary.com, [email protected]
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MOSTRE NEI MUSEI E NELLE GALLERIE D’ARTE
GALLERIA KANALIDARTE
Dal 20 dicembre al 28 febbraio.
Colore, assoluto. Aubertin, Klein, Manzoni.
Aubertin giunge alla monocromia sulla scorta dell’esempio di Klein, che le mostre tra Milano e Parigi e
Düsseldorf hanno reso, nel 1957, il paradigma del nuovo artistico, scavando la faglia definitiva nei confronti di
ogni informalismo possibile.
Il monocromo di Klein, non è affermazione fisica ma identificazione di una sorta di trascendenza metafisica del
colore, alla ricerca dell’ “indéfinissable” di cui scriveva l’amato Delacroix.
In Klein opera dunque, come sarà poi in Aubertin, un principio di realtà fondamentale, che è quanto ben
intuisce Pierre Restany facendone il caposcuola del Nouveau Réalisme.
La concezione dell’achrome da parte di Piero Manzoni è, ciò è ben noto, successiva alle postulazioni di Klein,
ma se ne differenzia all’origine in modo netto sul piano dell’elaborazione concettuale. Tanto Klein punta a una
sorta di purezza immateriale, altrettanto Manzoni è attratto da una cruda e snudata materiologia del quadro, dalla
configurazione di una presenza che si oggettiva, come una cosa tra le cose.
Nessuno dei due, né Klein né Manzoni, è l’“inventore” del monocromo, beninteso. Né Aubertin, teso tra
pratica feroce e febbrile del rosso e del fuoco, può essere considerato il dominus dell’una e/o dell’altra scelta
espressiva.
Klein, Manzoni, Aubertin sono semmai esponenti lucidi di quell’azzeramento fabrile e di quella distillazione
concettuale dell’idea di colore, e dell’essere dell’opera, che ne fa una pura, nitida, flagrante “presenza
modificante” in seno all’esperienza del vedere, del vivere l’esperienza artistica. !
Dopo quel primissimo e brevissimo momento, lo scorcio finale del decennio Cinquanta, anche la monocromia
si fa genere, per qualcuno modalità tecnica, per qualcun altro vague da cavalcare a diverso titolo.
Ma quell’assoluto non viene più raggiunto da alcuno. È, davvero, un momento di fondazione.
Orari: martedì – sabato dalle 15.30 alle 19.30.
Galleria Kanalidarte, Via Alberto Mario, 55, tel. 030 5311196, cel. 333 3471301, [email protected],
www.kanalidarte.com
MOSTRE INAUGURATE A GENNAIO 2014
WAVE PHOTOGALLERY
Dal 10 gennaio al 20 febbraio 2014
Donatella Pollini, “Vodoun: la danza degli dei”
Donatella Pollini, con i suoi scatti in bianco e nero, esplora la cultura Vodoun nel cuore africano del Benin: riti,
persone, villaggi, simbologie e movimenti vengono descritti minuziosamente, per arrivare nel cuore più
profondo della tradizione Vodoun.
Lo sguardo che si posa sul particolare di un albero, mentre dolcemente affonda le sue radici nella terra, è l’incipit
visivo di un racconto che si svolge nel Benin, in Africa, nel contesto di un intimo e profondo rapporto tra uomo
e natura. Gli occhi della narrazione sono quelli di Donatella Pollini, che per un anno ha osservato e vissuto
questo Paese e le sue tradizioni. Il linguaggio è quello della fotografia istantanea, del reportage, dello storytelling
capace di riportare emozioni, senza rinunciare al compito della documentazione.
La successione delle immagini, che permettono il nostro accesso nel cuore della cultura Vodoun è, costruita e
articolata sulle orme di quel lento e rispettoso avvicinamento già compiuto dall’autrice circa un anno fa. Tutto ha
inizio lungo un sentiero intricato che attraverso la foresta conduce a una terra misteriosa, ai suoi villaggi e ai suoi
abitanti. Sin dalle prime immagini, i dettagli naturali appaiono come la soglia simbolica dei luoghi in cui
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MOSTRE NEI MUSEI E NELLE GALLERIE D’ARTE
Donatella Pollini ci conduce, svelandoli con grande esitazione e senza colpi di scena, ma con la discrezione di
chi intende osservare e comprendere dall’interno, nel segno dell’empatia e della condivisione con i soggetti. Il
risultato è un percorso di conoscenza che si sviluppa su momenti di suspance e di stupore. Di attesa e di
distensione. Comunque attimi di vita scaturiti, probabilmente, da una percezione personale, fortemente
partecipata e sempre priva di pregiudizi culturali.
La religione “Vodoun” raccoglie nelle sue tradizioni riti e credenze analoghe alle religioni politeistiche e
animistiche dell'antichità, […] il suo fondamento è la Natura e il suo fine l'armonia con essa, e in senso più
esteso, la Pace. Oltre ai templi, altri luoghi sono considerati sacri: le bandiere bianche, o rosse, o nere, indicano
la presenza di un tempio o di un luogo sacro, la raffigurazione di uno Zanghbeto (sorta di spirito guardiano)
indica la proibizione assoluta di toccare quanto è messo sotto la sua tutela, la Foresta Sacra è un luogo che cela
siti riservati solo agli iniziati per compiere i propri riti.
Nelle parole di introduzione a “Vodoun: la danza degli dei”, Donatella Pollini esplicita ciò che nelle immagini è
reso con l’arte della simbologia, che a sua volta rappresenta ed esprime la sacralità di valori e credenze della
comunità africana. Su questo doppio livello di lettura, antropico e visivo, dunque, è possibile considerare la
“natura” al centro dell’interesse dell’autrice, in quanto fuoco attorno al quale, da sempre, ruota la cultura del
Paese, dalla religione, alla politica e alle pratiche sociali. L’atmosfera del magico e dell’incanto che la natura porta
con sé aleggia allora nelle sfumature di luci ed ombre delle fotografie, lasciando intravedere segni e presenze che
diventano via via, nello scorrere della sequenza, più vivide e luminose.
In questo crescendo descrittivo, lo sguardo di Donatella entra nelle strade, prende parte ai riti e alle cerimonie
pubbliche. All’interno di un complesso sistema di autorappresentazione cerimoniale, politico e religioso, il suo
punto di vista si avvicina così tanto ai soggetti da descriverne i movimenti e le posture con minuzia e precisione.
Pian piano, l’interesse verso simbologie, ambienti e divinità naturali, lascia il passo alla vita quotidiana che si
svolge nelle case private e negli spazi pubblici. Il magico assume finalmente una dimensione umana, e diventa
espressione di una condizione esistenziale che investe i popoli di tutto il mondo, seppur nelle variabili forme
della religione o dell’ideologia sia politica che sociale.
Queste immagini lasciano pensare che la magia come forma protettiva, che De Martino teorizzava nei primi ed
esemplari studi etnografici sull’Italia meridionale, riviva in ogni ritratto, in ogni racconto o appunto descrittivo di
mondi e luoghi lontani. In “Vodoun: la danza degli dei”, il volto umano di quella stessa magia passa attraverso la
prospettiva di uno sguardo fresco e intuitivo, che travalica il rigore scientifico e documentario per aprirsi alla
suggestione della scoperta e dell’interpretazione, complice e silenziosa, della fotografia.
Dal 10 gennaio al 20 febbraio 2014
Stefano Pizzetti, “Santi & Santis”
La mostra “Santi & Santis” di Stefano Pizzetti, profondo racconto fotografico che indaga il mondo delle feste
religiose napoletane, celebrate con lo stesso entusiasmo tanto nella terra d'origine quanto oltreoceano. Un
viaggio tra strade e streets, folle enormi, bancarelle, boss e goodfellas (veri o presunti), carabinieri e cops, vescovi e
bishops, allegria, devozione, orgoglio e confusione. Tra il sacro e il profano, appunto.
Stefano Pizzetti, fotoamatore autodidatta, ha frequentato corsi e workshop di fotografia al museo Ken Damy,
Wave Photogallery, Photitaly, oltre ad uno stage a Berlino con Monika Bulaij.
Fotografa sia con pellicole in bianco e nero, sia in digitale, prediligendo la street photography e il reportage,
sempre rispettando un orientamento in stile umanista.
Stefano Pizzetti nei confronti della fotografia (o meglio, del fare fotografia) ha l’approccio giusto. Quello che gli
deriva dalla consapevolezza che un lavoro di reportage non si basa solo sulla parte finale degli scatti realizzati ma
deve avere a monte un’idea, un progetto che tenga conto delle diverse realtà coinvolte e dell’approccio che con
esse si deve avere.
Nel suo lavoro “Santi & Santis” Pizzetti ci offre un esempio di tutto questo.
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MOSTRE NEI MUSEI E NELLE GALLERIE D’ARTE
Percorrendo distanze notevoli e confrontandosi con mondi diversi, riesce a documentarci un comun
denominatore di sacro e profano in modo ineccepibile, con la capacità tecnica e culturale di chi la materia l’ha
studiata, approfondita e vissuta.
Ne escono immagini di grande emotività nelle quali il momento religioso si mescola alle tradizioni di paesi
apparentemente diversi, ma fondamentalmente simili. Come simili appaiono i personaggi coinvolti e le situazioni
di sagra paesana con gli annessi riti di consumismo profano. Stefano non si limita a fotografarli; pur cercando di
rimanere testimone oggettivo degli avvenimenti, diventa lui stesso attore di quella grande rappresentazione che
si impone di vivere dall’interno, riuscendo così a farsi credibile agli occhi dei “devoti” o presunti tali.
Nei suoi scatti non c’è accanimento, presunzione di giudizio o ricerca del mostro da sbattere in prima pagina,
ma desiderio di documento, di scelta personale delle situazioni da fotografare e voglia far partecipi anche gli
altri.
Un lavoro, quello di Pizzetti, molto vicino a quel fare giornalismo che purtroppo pare non appartenere più
all’editoria contemporanea, più attenta allo scoop che all’informazione.
Orari: da martedì a venerdì, 10.00-12.00 e 15.00-19.30; sabato, 15.00-19.30
Wave Photogallery, Via Trieste 32, tel. 0302943711
www.wavephotogallery.it – [email protected]
GALLERIA MININI
Dal 18 gennaio al 15 marzo 2014
John Isaacs, “The Architecture of Empathy”
Per la sua prima mostra in galleria John Isaacs (Lancaster, 1968) presenta nella sala principale un solo nuovo
lavoro, una grande scultura in marmo di Carrara, realizzata con una tecnica tradizionale che riporta alla mente
una celebre opera del passato. Una presenza molto fisica, di impatto, che apre a letture e suggestioni che
catturano il visitatore per la bellezza intrinseca del materiale e la perfezione delle forme.
"E così quel pezzo di montagna scolpito diventa un pezzo d’anima, ci parla del nostro desiderio che la vita
continui, della nostra possibilità di inventarla come un’opera d’arte, di quanto è inutile l’arte che parla solo di se
stessa e non è capace di trasformare il marmo in carne, di come la vita sia un sogno da vivere tanto nella luce
quanto al buio e di come l’arte possa rivelarla, anche coprendola con un velo." Così racconta Didi Bozzini nel
testo in catalogo. In questa mostra Isaacs guarda al passato in una citazione che allude subito a possibilità di
nuove interpretazioni e riflessioni, sull'arte, la bellezza, la vita. Pathos e stupore ancora una volta emergono dal
lavoro, oggi in modo più raffinato e sottile, rispetto ad alcune opere dissacranti degli anni precedenti. "Forma e
contenuto sono completamente legati. Se la scultura è qualcosa, essa è la relazione tra il corpo umano e lo spazio
circostante. L'atto di abitare lo spazio è già di per se stesso una forma di comunicazione con l'ambiente nel quale
ci si trova - per me non è possibile separare l'uno dall'altro." afferma Isaacs.
Artista eclettico, John Isaacs lavora da oltre quindici anni utilizzando i materiali più diversi - cera, tessuto,
bronzo, neon, ceramica, pittura, collage, fotografia - indagando tematiche legate alla complessità del vivere
moderno, ai paradossi della quotidianità, all'identità dell'uomo. Le sculture spesso grottesche, ma assolutamente
affascinanti e tecnicamente perfette, sono una critica verso la nostra società, con i suoi eccessi e sprechi, il
consumismo, l'inquinamento.
In occasione della mostra sarà presentato il nuovo libro John Isaacs - The Architecture of Empathy, con testi di
Didi Bozzini e Massimo Minini.
Orari: da lunedì a venerdì dalle ore 10.00 alle 19.30; sabato dalle ore 15.30 alle 19.30.
Galleria Minini, Via Apollonio 68, tel. 030383034
www.galleriaminini.it - [email protected]
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MOSTRE NEI MUSEI E NELLE GALLERIE D’ARTE
GALLERIA AplusB
Dal 18 gennaio al 22 febbraio 2014
Nicola Melinelli, “Actiniaria”
Nicola Melinelli espone per la prima volta in una mostra personale la sua ricerca pittorica. Il progetto
“Actiniaria”, pensato appositamente per gli spazi di AplusB, è composto di una serie inedita di opere la cui
presenza nello spazio indaga due livelli di grandezze, uno l'estremo dell'altro. In mostra, infatti, saranno presenti
due tele di grandi dimensioni e una serie di opere dal piccolo formato.
Dal testo di Vincenzo Simone per il catalogo: “Il titolo della tua mostra mi suggerisce di pensare a delle Attinie,
piu comunemente note come anemoni di mare, il loro essere estremamente appariscenti il loro essere quasi
preziose, sensuali, e come contraltare a tanta bellezza, tentacoli urticanti e mortali per chi si avvicina. Io come un
pesce ignaro della mia fine, mi avvicino e mi accorgo di trovarmi nel luogo meno rassicurante. E così come il
pesce cerca di sfuggire dopo l’urto, io a mio modo lo faccio con lo sguardo, ma ormai è troppo tardi, sono
dentro quello spazio, e capisco che la mia unica salvezza è spostare lo sguardo su tutta la superficie, ogni angolo
che scruto mi suggerisce delle possibilità che vengono negate nel momento in cui l’occhio si poggia, su un’altra
linea, un’altra porzione di colore, un’altro incrocio. Comprendo, tutto crolla davanti ai miei occhi”.
NICOLA MELINELLI Perugia (1988). Attualmente iscritto all'ultimo anno della classe di pittura dell'
Accademia di Belle Arti Bologna. 2014 ACTINIARIA, A+B contemporary art. Brescia (I). 2013 ELEPHANT
TALK. Group show. Ideato da Andrea Kvas, CAR DRDE. Bologna (IT). ROMANTIC DUO. Group show.
Curato da Arnaud Deschin, LA GAD, La Friche Belle de Mai, Marseille (FR). OLTRE IL PENSIERO /
Quattordici ricerche attraverso la materia. Group show. Palazzo Guaineri delle Cossere, Brescia (IT). TRE /
caduta di stile. Group show. INTERNO4, Bologna (IT). Colorefrattospazio. Group show. Senza Filtro, Spazio
VVVB. Bologna (IT). 2012 The Beekeeper's Daughter - Luna Park Project. Group show, LA GAD Galerie
Arnaud Deschin, Marseille (FR). Cabinet - House of Extravaganza. Project with Interno4, hosted at Vulcano
Extravaganza. 2012 La Veuve - Luna Park Project. Group show. Marseille (FR). 2011 Due Variazioni. Double
solo show con Vincenzo Simone, Spazio EXIT Bologna (IT). Da una Stanza all'Altra. Double solo show with
Vincenzo Simone. Palazzo Vagnucci, Cortona (IT). 2009 "SCHH... new sound frontiers" Group show. Curated
by John Duncan. Underground Spaces Aule Guidi, Bologna Fine Arts School.
Orari: da giovedì a sabato, dalle ore 15.00 alle 19.00 o su appuntamento gli altri giorni.
AplusB Contemporary Art, Via Gabriele Rosa 22/a, tel. 3381324177 / 0305031203
aplusbcontemporaryart.wordpress.com - [email protected]
MOSTRE IN PROGRAMMA A FEBBRAIO 2014
ASSOCIAZIONE ARTISTI BRESCIANI AAB
Dall’1 al 19 febbraio 2014.
Gianluca Leva, “Vita possibile. Life possible.Opere 2012/2014. Works 2012/2014”
Gianluca Leva, dopo aver conseguito il diploma al Liceo artistico statale di Bergamo; ha iniziato la sua attività di
pittore affiancandola al suo impegno lavorativo come designer e progettista. Nel catalogo che accompagna la
mostra la curatrice scrive: «Queste sono le sollecitazioni che si possono scorgere nel dipinti di Gianluca Leva.
Un’esplosione di colori in conflitto fra di loro; in conflitto con il linguaggio della persuasione. Esplosioni
controllate, verificate, censite. Raccolte in particelle che si nutrono di simboli, di segni. Geometrie dissonanti,
discordi. Frammenti di una realtà, pittorica, che ricerca il frastuono delirante di una bocca urlante.»
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MOSTRE NEI MUSEI E NELLE GALLERIE D’ARTE
La mostra e il catalogo sono curati da Carla Colletti Vo.
Dal 22 febbraio al 12 marzo 2014.
Inaugurazione sabato 22 febbraio 2014 alle ore 18.00.
Giuseppe Gallinzioli, “Scogli della memoria”
Giuseppe Gallizioli è il vice presidente dell’Associazione Artisti Bresciani, di cui è consigliere dal 1960, ed è una
sorta di testimonianza storica della vita e dell’attività dell’AAB. Questa mostra vuole essere un riconoscimento
della sua prestigiosa e lunga carriera; e proprio per questa ragione il catalogo inaugura una nuova serie di
pubblicazioni, dall’allusivo titolo “Curricula”.
Scrive Fausto Lorenzi nella presentazione: «Il sentimento della natura in Giuseppe Gallizioli - l’artista presenta
all’AAB una selezione di acquerelli lungo tutta la sua lunga carriera, ma con particolare fuoco sulla produzione
più recente - è piuttosto un ascolto magico e stupefatto: spia il respiro dell’universo nel più piccolo cespuglio e
stagno come nei cieli stellati, nei golfi d’acque profonde, nelle rocce. Dipinge dunque la reciproca penetrazione
tra l’anima e la natura, finché il paesaggio diventa una terra sognata, un porto spirituale.
Ci sono luoghi che da molti decenni segnano la geografia dell’anima di questo autore: il suo giardino a
Costalunga (una piccola Giverny bresciana, che l'artista s'è creato giorno per giorno, compreso lo stagno, come
volesse sprofondarvi dentro, per fondere la natura con la pittura), le coste e isole dalmato-croate, le isole
ioniche, purificate in un sentimento fiabesco.»
Orari: da martedì a domenica, dalle ore 16.00 alle 19.30
Associazione Artisti Bresciani AAB, Vicolo delle Stelle 4, tel. 03045222, www.aab.bs.it - [email protected]
ab/arTE GALLERIA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Dall’8 febbraio all’8 marzo 2014
Baj e Guttuso: “La fantasia e la realtà”
Le diverse anime di due artisti e il loro mondo, tra realismo sociale e la politica, la vita quotidiana e l’eros, i
paesaggi e le nature morte, le dame e i generali, e che non hanno mancato di far trasparire l’impegno pubblico e
la fantasia, il rigore e la realtà.
Lo spunto per un legame tra Enrico Baj e Renato Guttuso, due artisti di diverse generazioni, lo troviamo nel
libro che li vede coautori, nel 1987, dal titolo “Fantasia e realtà” (ed. Rizzoli), conversazioni tra idee, mode e
personaggi del Novecento italiano con qualche puntatina a Parigi e New York. Il prologo ci dice che il 26 luglio
1986 “verso le undici Baj arriva da Guttuso a Velate, vicino a Varese. Guttuso è nello studio, che dipinge
un’anguria spaccata in due accostata a un boccale. Baj gli dà il dattiloscritto delle loro conversazioni registrate in
settembre dell’anno precedente” e impaginate nel libro. “Poi, quasi a far confluire parole e discorsi in segni e
immagini, si mettono a disegnare insieme. (…)Testa a testa come se giocassero a carte, come nel quadro di
Cézanne, Baj e Guttuso disegnano e continuano a seguire il filo dei loro discorsi: David e Courbet, Man Ray e
Picasso ...”. Ma per due pittori apparentemente lontani e distanti nelle personali ricerche artistiche che il titolo
del volume ben esplica assegnando la “fantasia” a Baj e la “realtà” a Guttuso, ecco arrivano a scoprire una
possibilità di comunanza almeno per la passione all’arte e all’argomentare sulla pittura, sul mercato e sul
collezionismo, attraverso le loro personali esperienze di protagonisti nella storia della modernità.
Renato Guttuso (1911-1987), nativo di Bagheria (Palermo) che nel 1937 arriva a Roma dove entra in contatto
con il fronte figurativo della “Scuola Romana”, e Enrico Baj (1924 - 2003) nato a Milano, considerato uno dei
principali esponenti dell’avanguardia degli anni Cinquanta del XX secolo: niente di più diverso eppure se il
primo dipinge soggetti e tematiche popolari (contadini, lavandaie, boscaioli, braccianti), ed è presente in quel
forte dibattito sul realismo sociale e l’ingerenza della politica, l’altro testimonia una lotta al potere e si batte
contro l’autoritarismo che denuncia opponendosi alle convenzioni borghesi ed alle situazioni socio-politiche.
Non solo. Guttuso si trasferirà a Milano e aderirà a “Corrente”. Esprimerà il suo essere un artista politicamente
attivo come membro del Partito Comunista (suo il logo) e partecipa alla Resistenza; sarà senatore per due
legislature (1976 e 1979) e tra i fondatori del movimento artistico “Fronte Nuovo delle Arti”; mentre Baj,
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MOSTRE NEI MUSEI E NELLE GALLERIE D’ARTE
intellettuale dall’impegno civile contro ogni tipo di violenza, ispirato più che dal surrealismo dal dada, fonda anni
dopo il movimento nucleare e intrattiene rapporti con Marcel Duchamp, Yves Klein, Max Ernst, ma anche con
Lucio Fontana e Piero Manzoni.
Se la produzione di Guttuso rimarrà fedele ad uno stile figurativo realista tra immagini spesso autobiografiche
con una pittura dalla consistenza materica intrisa di esperienze quotidiane, quella di Baj fin dagli inizi riprende la
tecnica del “collage”, con l’utilizzo di passamanerie, coccarde, bottoni, in una fantasia” giocosa e a volte
grottesca. Non solo. In un certo qual modo anche in Guttuso potremmo ravvisare la tecnica dell’assemblare, ad
osservare bene alcune sue opere, soprattutto più evidente in quelle di grande formato, che vanno secondo una
logica di montaggio di parti fra loro separate, in un mettere insieme la costruzione del contenuto.
Se Guttuso rappresenta scene politicamente connotate come in “Partigiana assassinata”, “Bambino sul mostro”
nonché il “Comizio di quartiere” del 1975 e i “Funerali di Togliatti”, dove il rosso delle bandiere contrasta ed
emerge sui grigi e i bianchi dei volti dei presenti, ecco che Baj oltre che nelle “Dame” e nei “Generali”,
altrettanto “politicamente” si connota ne “I funerali dell’anarchico Pinelli” (1972), in “Nixon’s Parade” (1974) e
in “Apocalisse” del 1979, a dimostrare un comune impegno in anni simbolo di cambiamenti sociali, politici e
culturali. E provocatoriamente ornava le sue “figure” con vistose e pacchiane medaglie o coccarde o altro,
perché “essere decorati, ricevere una medaglia da appendere sul petto, è il sogno di tutti. Essere generali,
comandanti, professori, commendatori, cavalieri, poter impartire ordini, disporre delle cose e degli eventi, è la
nostra più riposta ambizione”.
Enrico Baj ha sempre mantenuto un’attività collaterale di scrittura collaborando con “Phases” e con “Il sole 24
ore” e il “Corriere della sera”, e pubblicando numerosi libri tra i quali “Patafisica”, “Impariamo la pittura”,
“Ecologia dell’arte”. “Cose, fatti, persone”. Inoltre è sempre stato in contatto con esponenti del mondo
letterario ed artistico internazionale e con loro ha realizzato libri d’artista con multipli, oltre alla collaborazione a
edizioni con André Breton, Marchel Duchamp, Edoardo Sanguineti e Umberto Eco. E fonda nel 1954, con il
danese Asger Jorn (tra i promotori del Gruppo Cobra), il “Movimento internazionale per una Bauhaus
immaginista”, riunendo alcuni artisti sperimentali nello spirito del primo “Bauhaus”. Anche Renato Guttuso ha
intrattenuto rapporti con personaggi di cultura e ha tenuto interventi su quotidiani e periodici, pubblicando in
un volume, “Mestiere di pittore”, una scelta di brani di diario.
Considerato il massimo esponente del realismo, Guttuso al carico istituzionale ha alternato altri soggetti come
nature morte (innovative come in Cézanne e nel cubismo) e paesaggi esistenziali, dai colori espressionistici e
caldi della sua terra, dai gialli dei limoni al verde delle verdure, sottolineati dai blu accesi e il nero a contornare lo
spazio. Poi le donne, privilegiate nella sua vita artistica, delineate nella loro femminilità naturale. Diceva che
“dipingere non è difficile” ma che lo fosse il “pensare”, perché “dipingere è essere ispirati da ciò che si vede e si
pensa, da ciò che si scopre”.
Osserva Baj durante la conversazione con Guttuso: “Tu dipingi il visibile, io dipingo l’immaginario. Tu corri il
rischio della copia, io dell’arbitrio”. Così due storie personali e culturali diverse trovano, alla fine, un terreno
comune proprio nel rischio: “quello che l’arte di oggi, con le sue mode instabili, le sue arbitrarietà, la sua
superficialità, tagli il collegamento tra il pittore e il pubblico, renda impossibile la lettura dell’opera allo
spettatore”. E entrambi affermano che l’arte d’immaginazione o di realismo, “da una sola cosa non può
prescindere: dal suo essere comunicazione”. Su questa base comune Baj e Guttuso si sono intesi perfettamente.
A cura di Andrea Barretta
Allestimento di Riccardo Prevosti
Orari: da giovedì a sabato: 9.30-12.30 e 15.30-19.30.
Galleria d’arte moderna e contemporanea ab/arTE, Vicolo San Nicola 6, tel. 0303759779, cell. 338 4429564
[email protected], www.abarte.it
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MOSTRE NEI MUSEI E NELLE GALLERIE D’ARTE
GALLERIA COLOSSI ARTE CONTEMPORANEA
Dall’8 febbraio al 27 marzo 2014
Giorgio Tentolini. La profondità dell'immagine
Mostra personale dedicata alla ricerca con tulle nero e bianco stratificato e inciso: volti, corpi, statue classiche
sono i temi centrali del linguaggio di Tentolini, legato ai concetti di tempo, memoria, apparizione.
Come il titolo della mostra suggerisce, La profondità dell’immagine allude sia alla sua specifica metodologia
creativa, sia alla poetica che sottintende ai vari cicli delle sue opere.
La prassi operativa inizia dallo scatto fotografico compiuto dall’artista e destinato a fissare in immagine l’oggetto
che ha suscitato il suo interesse: prevalentemente volti e corpi, maschili e femminili, di persone a lui vicine o di
perfetti sconosciuti, ma anche appartenenti all’antica statuaria classica e preclassica, selezionati dallo sguardo
dell’artista nel corso di lunghe visite ai musei di tutto il mondo; e ancora, fossili o oggetti destinati a suscitare il
suo interesse emotivo e formale; in alcuni casi paesaggi legati a ricordi individuali e affettivi.
Queste immagini sono alla base delle opere che l’artista realizza incidendo strati di materiali diversi: il più recente
è il velo nero o bianco, comunemente definito tulle.
Strato dopo strato, questo è così intagliato dall’artista seguendo le parti d’ombra e di luce, le profondità e le
emergenze dell’immagine corporale e scultorea di partenza: decine di stratificazioni gli permettono così, una
volta sovrapposte, di ottenere un'immagine “altra e diversa” rispetto a quella iniziale, ancora più emozionante ed
evocativa perché indagata mediante un materiale evanescente e diafano quale il tulle, con i suoi giochi di
trasparenze e addensamenti di reti leggere.
Alla base di questo lento e meticoloso operare, Tentolini ha sottolineato che vi è la sua fascinazione per il
tempo, inteso sia storicamente, come tempo dell’arte, ma anche quale tempo del fare: gli strati di tulle diventano
allora metafora di quella indagine di scavo nel passato che ogni artista contemporaneo dovrebbe saper compiere,
consapevole di essere figlio della storia e ad essa ribelle e legato al contempo.
Così, gli addensamenti di materia lieve ricordano quella polvere simbolo del tempo che si posa sulle cose,
proteggendole da una visione tropo veloce: la polvere, come il tulle delle sue opere, devono essere guardati
lentamente. Lo sguardo del pubblico deve sapersi posare sulle opere di Tentolini – come su una scultura antica,
o su un volto nella folla anonima di una metropoli – con quella delicata sensibilità che l’artista stesso mette
nell’operazione di lenta incisione e ricomposizione del soggetto di partenza, eletto dalla sua sensibilità
indagatrice.
Lo stesso discorso vale anche per la selezione di opere esposte in mostra e realizzate con materiali diversi, ma
accomunate dalla medesima sensibilità concettuale che si traduce in analoga pratica creativa: oltre al tulle,
Tentolini ha negli anni inciso e lavorato materiali di origine naturale, come la carta, o di origine industriale, come
acetati, plexiglas e reti in PVC. Dagli spunti figurativi di partenza, l'artista scava nella profondità degli strati della
carta, nelle tessere del cartone da imballaggio per estrapolare le ombre, e stratificarne le profondità.
Orari: Da martedì a sabato 10-12 e 15-19. Domenica su appuntamento.
Galleria Colossi Arte Contemporanea, Corsia del Gambero, 13, tel. 030 3758583, cell. 338 9528261,
[email protected], www.colossiarte.it;
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MOSTRE NEI MUSEI E NELLE GALLERIE D’ARTE
SPAZIO AREF
Dal 22 febbraio al 23 marzo 2014
Inaugurazione sabato 22 alle ore 18.00
Claudia Manenti, “Frammenti di immagine nell’immagine”
Claudia Manenti nasce nel 1968 in provincia di Brescia, dove vive e svolge la sua professione. In una prima fase
del suo percorso si cimenta nell’uso di materiali diversi: il fil di metallo che lega, blocca, si intreccia come
allusione al costante movimento dell’esistenza; i gusci d’uovo come emblema di fragilità; le foglie e i fiori prima
essiccati e poi plasmati, modellati, per riacquisire un significato che va oltre l’effimero. Elementi sempre abbinati
con il colore e la figura, che agiscono come tessuto connettivo tra materiale, tecnica e spazio.
Negli ultimi anni l'artista si è dedicata alla sperimentazione di nuove tecniche, con le quali interpreta i temi più
vari, dal paesaggio al ritratto a soggetti che ricordano gli antichi ornati. Alcuni di essi prendono forma grazie ad
un sapiente e paziente tratteggio di biro rossa che compone e struttura la figura, oppure, come in un mosaico
rivisitato in chiave moderna, attraverso un collage fatto di piccoli frammenti di immagine, pazientemente
ritagliati da riviste o giornali, che si ricompongono nell’immagine, con un esito estremamente pittorico. Le
piccole tessere di carta incollate sulla tela permettono all'artista di ottenere un sottile e quasi impercettibile
movimento cromatico, difficilmente raggiungibile con la tecnica tradizionale della pittura. La composizione
appare così attraversata da vibrazioni continue che divengono sottili chiaroscuri e volumi tridimensionali che
creano un'opera dalle tessiture raffinate.
L’esposizione a SpazioAref raccoglie una decina di opere, per lo più di grande formato, con le quali Claudia
Manenti propone per la prima volta al pubblico i risultati di queste nuove ricerche.
Orari: da giovedì a domenica, dalle ore 16.00 alle 19.30.
Aref – Associazione Artistica e Culturale Emilio Rizzi e Giobatta Ferrari, Vicolo del Sole 4, tel. 0303752369,
www.aref-brescia.it - [email protected]
L’Infopoint Turismo Comune di Brescia non si assume alcuna responsabilità per quanto riguarda eventuali
variazioni di programma.
Per segnalazioni di mostre da inserire nel Calendario, Vi preghiamo di contattarci entro il 12 e il 28 del mese.
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Aperto tutti i giorni: 9.009.00-13.00 e 13.3013.30-17.30
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Aperto tutti i giorni: 9.00
9.0000-13.00 e 13.3013.30-17.30
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