Si spegne la luce dei fari

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NAVIGAZIONE
Si spegne
la luce dei fari
La tecnologia GPS condanna il faro
e il suo guardiano all’estinzione
di Marie-Noëlle
Terrisse
L
uce nelle tenebre. Guida per chi è perso.
Posto isolato, perfetto per trovare un rifugio dalle futilità del mondo e confrontarsi con la natura più selvatica, oceani, onde
e correnti, venti e tempeste… pochi monumenti hanno l’aura romantica del faro, tanto
che diventarne il guardiano sembra essere il
sogno nel cassetto di moltissime persone. Un
sogno che ha ormai ben poche possibilità di
realizzarsi: nell’era del GPS e dell’automatizzazione, il guardiano del faro è un mestiere in
via d’estinzione. La maggior parte dei governi
sta cedendo o chiudendo le strutture e gli alloggi; regolarmente nuovi fari vengono spenti,
e c’è il rischio che una grande tradizione possa
andare perduta.
Costruiti per lo più nell’Ottocento, i fari
sono diffusi in tutto il mondo. Il Lighthouse
Directory, sorta di inventario realizzato da un
ex docente della University of North Carolina,
ne censisce 17.100, e sono gli Stati Uniti a fare
la parte del leone.
“I grandi fari d’atterraggio erano essenziali
per il passaggio dalla navigazione d’altura a
quella costiera: l’avvistamento delle luci il più
lontano possibile consentiva al navigante di
avere un’idea precisa della propria posizione
in vista dell’arrivo in porto. Oggi, se funzionano correttamente i moderni apparati di
bordo come il GPS, i fari non sono più determinanti”, spiega il Capitano di vascello Salvatore Tumminello, direttore della Direzione Fari
e Segnalamenti presso la Marina militare italiana. Secondo Tumminello, i fari sono però
lungi dall’essere obsoleti: “La loro utilità rimane pienamente riconosciuta, soprattutto
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quando si naviga in prossimità delle coste e
dei porti. E sono assolutamente affidabili: i
fari non sbagliano mai!”, osserva il Comandante, che ricorda come non si è mai al riparo
da un black-out elettronico, o da momenti in
cui non si riceve più il segnale GPS. “Per questo
nessun navigante esperto fa affidamento soltanto sui sistemi elettronici”, sottolinea. Anche
se sembra strano, si continua a costruire nuovi
fari: quello di Al Yasat ad Abu Dhabi, ad esempio, è stato realizzato fra il 2010 e il 2011.
Quello che sta velocemente scomparendo,
invece, è il mestiere di guardiano: un tempo
presidiati da persone, ormai i fari funzionano
quasi tutti con sistemi automatici di accensione e spegnimento. Sui circa 680 esistenti
negli Stati Uniti, soltanto uno è ancora manovrato manualmente: The Boston Light, su Little
Brewster Island, che è tra l’altro il primo costruito nel Paese. In alcuni fari, è possibile “giocare” al guardiano il tempo di una vacanza: il
Rose Island Lighthouse, sulla costa est, viene
gestito da una fondazione che offre varie formule ai keepers volontari. Questi possono impegnarsi anche per una settimana, dedicando
dalle 6 alle 8 ore al giorno a lavori di manutenzione e rinnovo.
In Italia, i 150 fari (perfettamente funzionanti) rimangono di pertinenza della Marina
militare, che cerca però nuove destinazioni
d’uso per gli alloggi di servizio un tempo assegnati ai guardiani. Alcuni locali sono già stati
dati in concessione a enti locali o università,
per aprirli al pubblico a fini turistici e culturali,
mentre il faro di Capo Spartivento, in Sardegna, è stato trasformato in struttura alberghiera. In molti altri Paesi (dalla Croazia alla
Scozia, dall’Australia agli Usa), la casa del guardiano viene infatti trasformata in resort o in
Bed & Breakfast. A volte sono un po’ spartani,
ma offrono emozioni indimenticabili, tanto
che alcuni ospitano matrimoni, come il Nash
Point Lighthouse in Galles…
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Z Il faro di Heceta Head
nell’Oregon acceso dal
1894. Un secolo dopo è
stato parzialmente
trasformato in B&B e
arriva ad accogliere circa
4.000 ospiti l’anno.
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Negli Stati Uniti, The United States Lighthouse Society pubblica la lista di tutti i fari
del Paese dove è possibile pernottare. Uno dei
più suggestivi è probabilmente Heceta Head
Lighthouse (Oregon), tuttora in funzione benché automatizzato. Inaugurato nel 1894, era
in una posizione così isolata che pochi guardiani riuscivano a sopportarne le condizioni
estreme! Un secolo dopo, la coppia Korgan è
stata scelta per trasformare in B&B gli alloggi
del primo e del secondo assistente del guardiano. La ristrutturazione, che ha richiesto più
di cento fra ditte e artigiani, è stata piuttosto
impegnativa, ma il faro “è stato riportato il più
vicino possibile all’aspetto originale”, spiega
Steven Bursey, genero dei Korgan. Il B&B, in
cui soggiornano circa 4.000 ospiti all’anno,
opera sotto concessione del governo federale,
mentre lo Stato dell’Oregon rimane proprietario della torre del faro.
Negli Usa le soluzioni adottate sono variegate: laddove non è possibile trasferire la proprietà dei fari a enti non profit o gruppi di volontari, quelli spenti vengono messi all’asta.
Nell’autunno 2013, ad esempio, è stata aperta
la gara per il Butler Flats Lighthouse del Massachusetts, costruito offshore nel 1898 e accessibile unicamente via nave.
È proprio con un’asta che Daniel Jegat, un
imprenditore edile francese, si è aggiudicato
nel 2003 il faro di Kerbel, in Bretagna – non
più attivo già da vari anni – per trasformarlo
qualche anno dopo in casa di vacanze. “Ho
potuto comprarlo anche perché altri potenziali
acquirenti hanno avuto paura delle spese di
ristrutturazione e manutenzione. L’ho pagato
285.000 euro, ma ho dovuto spenderne più del
doppio per rimetterlo a posto. Se non fossi
stato nell’edilizia, sarebbe stato molto difficile…”, racconta Jegat.
Il faro di Kerbel ha una specificità che lo
rende unico: oltre alla casa del guardiano, si
può pernottare anche nel mini-appartamento
KIRKENDALL-SPRING/NATURE PICTURE LIBRARY/CONTRASTO
DOSSIER LE VIE DELL’ACQUA
panoramico sistemato proprio in alto alla torre,
a 25 m di altezza. Per l’imprenditore, l’avventura si è rivelata un ottimo affare: “D’inverno,
i week-end nella torre sono presi d’assalto, anche da stranieri. Nella bella stagione, dove affitto soltanto alla settimana, molte persone si
prenotano di anno in anno. Sono più che sodeast global geopolitics
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disfatto, non mi aspettavo un tale ritorno”,
commenta Jegat.
Se i fari, pilastri del nostro immaginario collettivo, si stanno trasformando dappertutto nel
mondo, enti e gruppi di cittadini appassionati
cercano di preservare questo patrimonio unico,
struggente trait d’union fra l’uomo e il mare.
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“Mi auguro di non appartenere alla generazione
che spegnerà i fari,” conclude, forse un tantino
sconsolato, il Comandante Tumminello.
Marie-Noëlle Terrisse è stata corrispondente per Le
Monde, per Le Nouvel Economiste e per La Tribune.
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