Punitive damages e breach of contract

Capitolo Undicesimo
Punitive damages e breach of contract
di Salvatore Tolone Azzariti
Sommario: 1. Premessa – 2. Cenni storici. Primi elementi costitutivi. Evoluzione nel Common Law inglese – 3. Rookes v. Barnard e Cassell v. Broome. La definizione moderna
della fattispecie – 4. La prima categoria in Rookes v. Barnard. Atti illeciti commessi da
servant of the government – 5. Preordinazione della tortious conduct ad un vantaggio che
supera il pagamento dei danni compensativi – 6. Previsione della sanzione negli Statutes –
7. Demarcazione fra exemplary ed aggravated damages – 8. Punitive damages e breach of
contract nel Common Law inglese. Breve. Rinvio – 9. Esame critico dell’istituto nel Common Law inglese – 10. Elementi per una nozione dei punitive damages nel sistema degli
Stati Uniti d’America – 11. Treble damages. Concorrenza o alternatività. Diversità della
fattispecie e della ratio – 12. Cenni sul procedimento – 13. Evoluzione dell’istituto alla luce
degli interventi della Supreme Court – 14. La Excessive Fines Clause dell’VIII Amendment –
15. La Due Process Clause ed il contrasto con il V ed il XIV Amendment – 16. (Segue): il
caso Haslip – 17. Il caso TXO – 18. Il caso BMW v. Gore e la formulazione di tre guideposts –
19. Il VII Amendment ed il caso Cooper Industries (ovvero Cooper Industries Inc. v. Leatherman Tool Group Inc.) – 20. Il XIV Amendment nel caso State Farm Mutual Automobile
Insurance Co. v. Campbell – 21. Williams v. Philip Morris. Due Process Clause. Esclusione
dei punitive damages per soggetti estranei al procedimento – 22. Exxon Shipping Co. v.
Baker. La predictability come principio concorrente – 23. Danni punitivi e breach of contract nel dibattito statunitense. Disomogeneità fra le fattispecie regolative nei distinti ambiti
del Common Law. La dottrina statunitense e l’assunzione del breach of contract come
elemento nei punitive damages
1. Premessa
La funzione punitiva
è incompatibile col
sistema
rimediale
italiano
Autorevole dottrina italiana ha fatto ricorso nel recente passato all’espressione «grande freddo» per descrivere la costanza dei rilievi di incompatibilità sistematica con il principio di ordine pubblico che la
Corte di cassazione italiana riserva all’istituto dei punitive damages ed
alla funzione punitiva in generale nel nostro sistema rimediale1, negando costantemente la delibazione di sentenze pronunciate negli Stati Uniti
delle quali si chiede l’applicazione in sede risarcitoria domestica.
È rappresentato rettamente come un caso esemplare la sentenza 1183
del 2007 che, svolta brevemente la premessa – logicamente coerente –
di eliminare ogni dubbio circa l’esistenza di una funzione punitiva ascri1 Ponzanelli, Responsabilità da prodotto da fumo: il «grande freddo» dei danni
punitivi, in Foro it., 2001, IV, 450. Si veda altresì Id., Danni punitivi: no, grazie, nota in
relazione a Cass., 19 gennaio 2007, n. 1183, in Foro it., 2007, I, 1460. La stessa sentenza si
ha altresì con commento di Pardolesi, Frustrazione da «vorrei, ma non posso?», in Riv.
critica dir. priv., 2007, 341; Oliari, I danni punitivi bussano alla porta: la Cassazione
non apre, in Nuova giur. civ. comm., 2007, I, 981; Fava, Punitive damages e ordine pubblico: la Cassazione blocca lo sbarco, in Corr. giur., 2007, 497.
11.indd 1
18/04/14 15:47
336
Demarcazione fra
danno
morale e
punitive
damages
nell'ottica
risarcitoria
11.indd 2
SALVATORE TOLONE AZZARITI
vibile al diritto privato, consegnando l’istituto della clausola penale alla
funzione di liquidazione preventiva del danno («La clausola penale non
ha natura e finalità sanzionatoria o punitiva. Essa assolve la funzione di
rafforzare il vincolo contrattuale e di liquidare preventivamente la prestazione risarcitoria, tant’è che se l’ammontare fissato venga a configurare,
secondo l’apprezzamento discrezionale del giudice, un abuso o sconfinamento dell’autonomia privata oltre determinati limiti di equilibrio contrattuale, può essere equamente ridotta»), ha proceduto altresì alla demarcazione dell’istituto punitivo anglosassone rispetto alle pur paventate
prossimità (molto ipotetiche per la verità) al danno morale («Del pari
errata è da ritenere qualsiasi identificazione o anche solo parziale equiparazione del risarcimento del danno morale con l’istituto dei danni punitivi. Il danno morale corrisponde ad una lesione subita dal danneggiato
e ad essa è ragguagliato l’ammontare del risarcimento. Nell’ipotesi del
danno morale, infatti, l’accento è posto sulla sfera del danneggiato e non
del danneggiante: la finalità perseguita è soprattutto quella di reintegrare
la lesione, mentre nel caso dei punitive damages, come si è visto, non
c’è alcuna corrispondenza tra l’ammontare del risarcimento e il danno
effettivamente subito»).
La sentenza, evidenziando incidentalmente l’asimmetria fra un sistema fondato sulla prova del danno («sofferenza determinata») ai fini
della quantificazione del risarcimento ed un sistema nel quale la quantificazione svolge funzione punitiva e quindi si deve calibrare sul
patrimonio del condannato, ha inoltre correttamente rimarcato due
elementi cardinali dei punitive damages, la cui valenza euristica per la
comprensione dell’istituto non pare sempre adeguatamente focalizzata,
laddove ha evidenziato – per escluderne la rilevanza nel nostro sistema
– la «condotta del danneggiante» e la «capacità patrimoniale dell’obbligato», inteso come colui su cui grava l’obbligo risarcitorio per ipotesi di
danno morale o non patrimoniale.
Il solco fra i due ordinamenti pare dunque incolmabile, e questo nonostante – come si evidenzierà – spinte critiche alla revisione dei punitive
damages siano presenti ed efficaci nel sistema statunitense e talune pronunce paiano indirettamente aver rimodulato la ratio punitiva che sorregge storicamente l’istituto; esso tuttavia mal si presta a stabile definizione
di fattispecie, i mutamenti che vi si apportano per mezzo delle decisioni
specie della Supreme Court possono evolvere in ogni direzione, e quelle
che oggi si manifestano come depotenziamenti della ratio punitiva in se
stessa sembrano più che altro gli effetti – forse epistemologicamente non
curati ex ante – dell’assunzione al rango di elementi della fattispecie di
altri fattori assiologici emergenti nelle dinamiche civilistiche moderne.
Quanto segue in questo intervento reca dunque i caratteri della
nomodinamica ontologici dell’istituto dei danni punitivi, il tentativo
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT337
di focalizzare qualche punto fermo scontando ampiamente la grande
complessità di questa fattispecie, che taluni interpreti vedono persistere fino ai nostri tempi nella sua portata normativa con un nucleo regolativo invariato che può dirsi risalente all’emanazione della Magna
Charta.
2. Cenni storici. Primi elementi costitutivi. Evoluzione
nel Common Law inglese
La prima formulazione in Common Law dei punitive damages in quanto tali,
ovvero orientati ad una funzione propriamente punitiva individuata entro la
più generale e risalente tradizione dei multiple damages, è comunemente
attribuita2 alla giurisdizione inglese e cioè alle due cause célèbre Wilkes v.
Wood3 e Huckle v. Money4, radicatesi a mezzo di due distinte action of trespass, che furono vicende giudiziarie della più ampia reazione generatasi
avverso l’attività politica di John Wilkes e la stampa e diffusione del giornale
radicale North Briton, ed altresì al caso Benson v. Frederick5, di poco successivo, che vide la condanna di un colonnello della Middlesex Militia che aveva
illegittimamente ordinato che un cittadino ricevesse una punizione corporale
di venti frustate.
L'opera di
Nell’era densa di quei fermenti ideali che preludevano alla rivolta delle CoLord lonie americane, in Huckle v. Money si attestò il diritto di colui che era stato
Camden
individuato come presunto tipografo del giornale ad ottenere un risarcimento
di danni composto anche di un ristoro avente natura punitiva verso i suoi oppressori, per essere stato illecitamente trattenuto in carcere per delle ore e per
essere stato reso destinatario di una parimenti illecita perquisizione di casa
propria.
Su queste premesse fattuali Lord Charles Pratt (1st Earl) di Camden, trasfuse nello speech del caso tutta la vigoria ideologica degli Old Whigs in favore
della Rule of Law e della Magna Charta, dando ingresso nelle motivazioni della
condanna al pagamento esemplare («exemplary damages») avverso il rappresentante della Corona di George III a quella sequenza di elementi costitutivi
della fattispecie poi via via sviluppatasi anche sul territorio statunitense fino
ai nostri giorni (malice, oppression, gross fraud, ovvero act outrageous a
causa delle manners of performance), dando altresì avvio alla legittimazione
2 Per tutti, stante anche il riferimento che l’opera costituì per il pensiero di Lord
Devlin, cfr. Street, Principles of the Law of Damages, Londra, 1962, 28 ss. Cfr. inoltre
Buchanan Gold, Punitive Damages for Defamation in Pennsylvania, in 4 U. Pitt. L.
Rev., 1937-1938, 92.
3 2 Wils. K. B. 205, 95 Eng. Rep. 768 (C.P. 1763) ed anche [1763] Lofft 1, 98 Eng. Rep.
489, 498-499.
4 2 Wils. K. B. 205, 95 Eng. Rep. 768 (C.P. 1763).
5 [1766] 3 Burr 1845.
11.indd 3
18/04/14 15:47
338
SALVATORE TOLONE AZZARITI
della gamma di poteri della giuria in tale ambito che incontravano limiti solo
nell’abuso di discrezionalità6.
Il primo consolidamento esplicito della regola si ebbe in breve tempo nel
caso Wilkes v. Wood per opera sempre di Lord Camden, grazie anche ad una
formula che contiene alcuni fra gli elementi costituenti la ratio dell’istituto: «Damages are designed not solely as a satisfaction to the injured person, but likewise as a punishment for the guilty, to deter from any such proceeding
for the future, and as a proof of the detestation of the jury to the action itself».
Espansione dei punitive damages nel
Common
Law statunitense
Fin dalle sue primigenie formulazioni la dottrina dei punitive damages è
stata parimenti adottata come parte integrante del Common Law statunitense dove ha avuto un’espansione illimitata quanto agli ambiti applicativi
del law of tort ed indiscussa quanto alla sua vigenza, alla metà del XIX secolo la Supreme Court dava luogo al riconoscimento della sua diuturna valenza normativa escludendo l’ammissibilità di alcun argomento contrario7.
Nel sistema inglese al contrario l’istituto, con la ricorrente denominazione di exemplary damages che affiancava quella in oggetto e che era
distinta – sebbene non sempre nitidamente – dal concetto di aggravated damages che si radica invece nell’ottica compensatoria8, ha assunto
spazi di poco più ampi di quanto non collimante con la ratio primigenia di
una sanzione pecuniaria avverso un illecito compiutosi nell’esercizio del
6 Cfr. Mendelson, Punitive Damages Sensu Stricto in Australia, in Meurkens e
Nordin (a cura di), The Power of Punitive Damages. Is Europe Missing Out?, CambridgeAntwerp-Portland, 2012, 151 ss.; Hayek, The Constitution of Liberty, Chicago, 1960, specie
nella Part II, Freedom and the Law, e sul Wilkes case, 171 ss.; Tönnis, Punitive Damages.
Eine einführende Darstellung, verdeutlicht an einem Vergleich zwischen den USA und
Deutschland. Seminararbeit, Monaco-Ravensburg, 2007, 3 ss.; Burst, Pönale Momente im
ausländischen Privatrecht und deutscher ordre public, Francoforte, 1994, 41 ss.; Petrie,
Punitive Damages and the Constitution After Browning-Ferris Industries v. Kelco
Disposal, Inc., in 22 Ariz. St. L.J. 739, 1990.
7 Day v. Woodworth, 54 U.S. (1 How.) 363, 371 (1851).
8 Deakin, Johnston, Markesinis, Markesinis and Deakin’s Tort Law, Oxford, 2012, 797.
Street, op. cit., 29; Sebok e Wilcox, Aggravated Damages, in Koziol e Wilcox (a cura
di), Punitive Damages: Common Law and Civil Law Perspective, Vienna-New York,
2009, 257 ss. La questione definitoria ha finito anche per abbracciare aspetti di policy
legati all’istituto, non aspetti propriamente sostanziali od operazionali che permangono
immutati indipendentemente dal tipo di denominazione adottato. Rispetto al precedente
uso promiscuo ed indifferenziato degli attributi exemplary ovvero punitive, lo speech
di Lord Hailsham nel caso Broome v. Cassell del 1972 conteneva un chiarimento e l’espressa presa di posizione in favore della definizione di exemplary damages in luogo di
punitive damages perché, secondo l’Estensore, tale terminologia meglio esprime la ratio
che si intende affidare all’istituto. Per circa un quarto di secolo a seguire le Corti si sono
quindi riferite all’istituto secondo lo statement di Lord Hailsham definendolo exemplary
damages; tuttavia nel 1997 il Report n. 247 (Aggravated, Exemplary, and Restitutory
Damages) della Law Commission ha sancito un orientamento favorevole alla definizione
di punitive damages preesistente a Broome v. Cassell. Alla base dell’opzione terminologica vi è la necessità di ribadire la natura deterrente e punitiva dell’istituto, indice del
suo collegamento ad una particolare riprovazione verso l’azione del condannato da parte
dell’ordinamento.
11.indd 4
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT339
Non
pecuniary
losses ed
exemplary
damages
potere statuale, essendo il profilo sanzionatorio assorbito presso discipline diverse dal diritto civile9, ciò peraltro dando luogo ad ampi margini di
incertezza concernenti la sua concettualizzazione e le sue finalità,10 permanendo sempre connesso però – quantomeno fino alla moderna riconduzione automatica allo status di pubblico ufficiale che pare aver assorbito la rilevanza delle qualificazioni pertinenti all’elemento psicologico
– all’elemento costituente della classe di comportamenti rilevanti per la
riprovevolezza dell’elemento soggettivo che connota il tortious act, quali
«defamation, assault, and seduction»11.
In tal senso, ad esempio, assumendo la restitutio in integrum come
principio del sistema, si può apprezzare come a titolo di risarcimento in
favore del danneggiato il sistema inglese assuma elementi di «extra compensation […] for the injury to his feelings and dignity» classificati come
non-pecuniary losses, tale che non sempre è apparso nitido anche lo stesso
orientamento finalistico, la stessa funzione degli exemplary damages, se
cioè essi fossero una specificazione – sebbene secondo termini onerosi
aggravati – della funzione compensativa del risarcimento, causata
dalla peculiare riprovazione che suscita l’elemento soggettivo riconducibile al danneggiante, ovvero se essi fossero un’autonoma voce
recante una propria funzione strettamente punitiva e deterrente12.
3. Rookes v. Barnard e Cassell v. Broome. La definizione moderna della fattispecie
Con le doctrine espresse in due celebri casi culminati in forme diverse
presso la House of Lords, in un arco di tempo che va dal 1964 (con il
caso Rookes v. Barnard)13 al 1972 (con il caso Cassell & Co. Ltd
v. Broome)14 i rispettivi autori, ovvero Lord Devlin per il primo e Lord
Hailsham per il secondo, sono reputati essere gli autori della definizione
moderna della fattispecie e della sua emancipazione quantomeno parziale dalle incertezze che la contornavano, sebbene non senza incontrare
critiche radicali anche nella stessa giurisprudenza15.
9 46 ss.
Cfr. Carval, La responsabilité civile dans sa fonction de peine privée, Parigi, 1995,
10 Schlueter e Redden, Punitive Damages, I, New York, 2000, 10 ss.
Cfr. Lord Devlin, The Enforcement of Morals, Oxford, 1965, 37.
12 Lawson, Remedies of English Law, Londra, 1980, 131 ss.
13 1 All E.R. 367 (A.C. 1964). La decisione ha altresì attinenza con il principio di relatività degli effetti del contratto, cfr. E. Peel, Treitel. The Law of Contract, Londra, 2011,
620 ss.
14 1 All. E.R. 801, 823 (1972).
15 Si veda sul medesimo punto la Court of Appeal nel caso Broome v. Cassell & Co.,
2 W.L.R. 853, [1971], e su cui Mc Gregor, In defence of Lord Devlin, in Mod. L. Rev., Vol.
34, n. 5, (sep. 1971), 520 ss.
11 11.indd 5
18/04/14 15:47
340
Permanenza di un
exemplary
principle
nel Common Law
inglese
SALVATORE TOLONE AZZARITI
Nel primo caso, che si qualificava in specie nell’ambito del tort of intimidation,
il Justice Sachs in primo grado aveva riconosciuto i danni punitivi alla parte attrice; presso la House of Lords però Lord Devlin si espresse in ordine ai punitive
damages qualificandolo come un istituto anomalo, mai approvato in subiecta
materia a quel livello giurisdizionale, atto ad un’impropria confusione fra il ruolo
del diritto civile ed il ruolo del diritto penale, auspicandone dunque la rimozione
dal diritto inglese, ma rilevando di converso l’esistenza di molti precedenti (e
statute) di indiscussa vigenza dei quali era arduo fissare una ratio secondo profili propriamente compensatory, recettivi, per ipotesi, di finalità deterrenti (tali
non sono appunto gli aggravated damages che nello speech furono ricondotti
pienamente all’alveo della compensazione, così precisandosi dunque la loro
ratio).
I Lords non potevano quindi pervenire ad una determinazione che rigettasse in toto l’istituto e disconoscesse del tutto l’esistenza di un exemplary principle nel sistema di responsabilità inglese, quindi nello speech di
Lord Devlin si diede luogo ad una classificazione per la quale l’istituto può
svolgere secondo una tipologia ternaria una funzione di supporto per
ribadire il carattere cogente della legge, giustificando quanto appare
essere «into the civil law a principle which ought logically to belong to
the criminal».
Rookes v. Barnard ed i margini di ammissibilità dei punitive damages nella classificazione di Lord Devlin incontrarono un livello di critica concernente la tassatività delle cause of action e quindi dell’ambito di applicazione che possono
legittimare l’eventuale irrogazione della sanzione, quando in AB v. South West
Water Services Ltd.16 si sancì che le tipologie di torts astrattamente destinatarie
di risarcimento avente natura punitiva debbano essere, nella portata più generale, quelle che come tali erano già classificate ed adottate ai tempi di Rookes
v. Barnard (c.d. «pre-1964 test») e che dunque il perimetro di esclusione da tale
applicazione dovesse riguardare sia i torts che non erano stati sanzionati in
forma exemplary che – ancor più – i comportamenti che non avevano ricevuto
una qualificazione tortious a quella data17.
Con una formula interpretativa che in esito ne costituì, di converso, la premessa demolitoria, nel AB case si affermò quindi che dalla combinazione delle
regole espresse in Rookes v. Barnard ed in Broome v. Cassell, e soprattutto
16 [1993] QB 507.
L’area di esclusione poteva dunque estendersi a tipologie di torts quali patent infringements (cfr. Catnic Components v. Hill & Smith Ltd. [1983] FSR 512), deceit (cfr.
Mafo v. Adams [1970] 1 QB 548), public nuisance (AB v. South West ne rappresentava
un’ipostatizzazione, anche se apparivano fondati i rilievi concernenti la carenza di personalità pubblica della parte danneggiante), discriminazione fondata sul sesso o sulla razza
(Dane v. Ealing LBC, [1993] ICR 329; Ministry of Defence v. Cannock, [1994] IRLR 509),
e quali la negligence o le violazioni di cui al Consumer Protection Act del 1987.
17 11.indd 6
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT341
Il caso AB
ed il caso
Kuddus.
Ascesa e
decino
della formula della
class
action
dalla gran parte degli speech rilevabili in tale caso ultimo, si doveva sancire
che l’istanza per i danni punitivi deve essere «in respect of a cause of action for
which prior to 1964 such an award had been made» e che tale sicuramente non
poteva considerarsi la tipologia che si invocava in specie, ovvero la nuisance.
Quanto affermato in tale case e la formula restrittiva legata alla cause of
action andò incontro ad ovverruling, su basi più articolate atte a rileggere nel
più profondo la ratio ed anche l’attualità dell’istituto, in seguito all’iter che si
svolse per il caso Kuddus v. Chief Constable of Leicestershire Constabulary18
culminando nella pronuncia della House of Lords che, in direzione opposta,
escludeva dalla ratio espressasi nei due cases evocati il contenuto che se ne
era derivato in AB, con ciò ammettendo che le corti possono irrogare sanzioni
pecuniarie di natura punitiva nell’ambito di danni provocati nell’esercizio tortious delle funzioni pubbliche e senza rispondere ai limiti di conformità ad una
tipologia previgente fissati nel caso AB19.
Se il caso Kuddus ha fornito nuova linfa alla vitalità dei punitive damages
altrettanto deve dirsi del Report n° 247 della Commissione Legislativa sugli
Aggravated, Exemplary and Restitutory Damages del 1997.
L’Organismo ha saputo «rileggere» in senso moderno l’istituto, ed è sembrato volerlo articolare in un più ampio sistema imperniato sull’exemplary principle, laddove ad esempio lo si inquadra in termini sussidiari ed
eventuali per i casi nei quali i danni compensativi o restitutionary non
riescano a perseguire la punizione meritata dal wrongdoer per la commissione di certi atti. Esso altresì è sembrato stigmatizzare in senso problematico gli ammontare spesso eccessivi e l’estrema elasticità nei criteri
decisori delle giurie, laddove ha suggerito che sia un giudice più che
la giuria stessa a intervenire sia sull’an che sul quantum della
somma oggetto dell’irrogazione punitiva20.
Dunque pur nell’ambito di una discussione sempre aperta sul tema ed
a parte altri limiti di diversa natura21 ad oggi le tre tipologie individuate
18 [2001] UKHL 29, [2002] 2 AC 122.
Un esempio del superamento del limite della cause of action viene solitamente
identificato, extra materiam rispetto alle attività connesse alle funzioni pubbliche, nel
caso Design Progression Ltd. v. Thurloe Properties Ltd., [2005] 1 WLR 1, laddove si è sanzionato con i danni punitivi un proprietario che aveva violato obblighi di natura legislativa
derivanti dal Landlord and Tenat Act del 1988. Altrettanto, nell’ambito riconducibile allo
status di servant of the government, cfr. Muuse v. Secretary of the State for the Home
Department [2009] EWHC 1886 (QB) poi in [2010] EWCA Civ 453.
20 Sul problema in generale cfr. Burrows, Remedies for Torts and Breach of Contract,
Oxford, 2009, 421 ss.
21 Burrows, Remedies, 2009, cit., 417 ss. Una volta esclusa l’operatività del cause for
action test, come evidenziato in epigrafe, si individuano altri tipi di limiti e di correlate
questioni. V’è il limite che si incontra per le ipotesi che il danneggiato causi la condotta
del danneggiante, come estensione del principio del concorso di colpa nella causazione
dell’evento dannoso (su cui cfr. Hart e Honoré, Causation in the Law, Oxford, 1959,
180; Street, op. cit., 35 ss.) così come il limite che si incontra quando i damages liquidati
19 11.indd 7
18/04/14 15:47
342
SALVATORE TOLONE AZZARITI
da Lord Devlin in Rookes v. Barnard rappresentano gli eterogenei ambiti
operativi dei punitive damages in Inghilterra.
4. La prima categoria in Rookes v. Barnard. Atti illeciti
commessi da servant of the government
Abuso del
potere
pubblico
Le tre categorie fissate da Lord Devlin vedono anzitutto, secondo continuità con la origo juris22, la rilevanza ai fini dell’irrogazione dei danni
punitivi di attività costituenti un abuso di potere («oppressive, arbitrary,
or uncostitutional action») dei pubblici ufficiali intesi nell’accezione
più ampia come servants of the government.
La rilevanza di tale classe fu confermata poco dopo in Cassell v.
Broome ed ulteriormente – pur attraverso i discussi limiti ai quali si è accennato – in AB v. South West Water Services Ltd., casi nei quali, anche
indirettamente, si specificarono gli elementi che costituiscono l’elemento
soggettivo in questione23, avendo riguardo esclusivamente allo status di
pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni, titolare di un potere
che può derivare tanto da un ente pubblico centrale che da un ente pubblico locale.
Incluso quanto si rilevò nel caso Kuddus, le giustificazioni (e le critiche) che si sono rivolte alla limitazione postulata in Rookes v. Barnard
in via compensatoria risultano essere adeguati alla funzione punitiva constando di una
somma complessiva congrua allo scopo. È quest’ultimo il c.d. test «if but only if», che
riprende la formula impiegata da Lord Devlin per introdurre la possibilità per le giurie
di dar luogo a condanne aventi ad oggetto dei pagamenti a titolo di pena. Ciò poteva
avvenire se e solo se la somma che si stava per irrogare a titolo compensatorio, eventualmente accresciuta dalle voci atte a riflettere nell’aggravio degli oneri monetari anche
le modalità comportamentali del defendant, non apparisse idonea nel suo ammontare a
contemplare anche una punizione per il condannato. La questione altresì più rilevante,
notoriamente, è legata alle regole sulla choice of law contenute nel Regolamento CE
864 del 2007 sulla legge applicabile alle obbligazioni extracontrattuali («Roma II») ed
all’eventualità di contrasto con il principio di ordine pubblico, e su cui cfr. P. STONE,
The Rome II Regulation on Choice of Law in Tort, in Ankara L. Rev., Vol. 4, n. 2., 2007,
p. 95 ss. Altrettanto si individua il problema se siano irrogabili punitive damages per i
c.d. Euro-torts, ovvero per gli illeciti compiuti violando una direttiva UE che sia direttamente efficace (il caso R v. Secretary of State for Transport ex p Factortame (No 5),
[1997] Eu LR 475, ne escluse la possibilità). Altro limite è dovuto alla ratio dell’istituto
ed al divieto di doppia punizione per il medesimo fatto che ne può sorgere, ciò quando
la condotta rilevante in sede di tort integri anche una fattispecie di Criminal Law la cui
pena conseguente sia stata scontata dal soggetto, rendendo perciò illecita la condanna al
risarcimento punitivo. La possibilità che una fattispecie ricada contemporaneamente fra
le categorie elette in Rookes v. Barnard e fra le violazioni tutelabili in base allo Human
rights Act del 1988 rappresenta un’altra questione di rilievo. Poiché non sono irrogabili
exemplary damages in base alla legge del 1988 allora, qualora il danneggiato incardini
la sua action sulla base di tale disposizione normativa, anche se rilevante sub Rookes v.
Barnard i danni punitivi non potranno essere irrogati.
22 Burrows, Remedies, 2009, cit., 411.
23 In Cassel v. Broome, cit., cfr. Lord Diplock a pagina 1130.
11.indd 8
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT343
«An unhappy
compromise»
quanto alla natura pubblica dello status, con l’esclusione della rilevanza
di oppressive action compiute da soggetti privati, sono state di fisionomia eterogenea.
Seguendo l’evidente continuità con il principio fissato da Lord Camden,
si è ad esempio interpretata la limitazione ai public servant della formula
di Lord Devlin a guisa di una modalità per bilanciare la rilevanza che in
termini eccezionali si stava fornendo all’istituto dei punitive damages, la
mancata fondazione di una ratio più generale in termini soggettivi è stata
vista come una forma per emanciparsi da una devozione al precedente storico di Lord Camden che altrimenti sarebbe apparsa emblematica proprio
laddove, in via generale, si stava invece sancendo come esso fosse da
ritenersi superato nei moderni sistemi di law of torts24: com’è stato
detto più in generale «[…] the categories represent an unhappy compromise between the desire to rid the law of punitve damages altogether and
the belief that precedent is too firmly entrenched to allow this»25.
Alcuni dei rilievi teorici che sono stati avanzati in ordine alla necessità di estendere anche ai privati la fattispecie sono stati col tempo assorbiti dall’operatività della seconda categoria individuata da Lord Devlin.
L’ambito applicativo ha avuto un seguito quasi nullo fino al caso White
v. Metropolitan Police Comr26, che vide altresì la configurazione della responsabilità qui rilevante intrecciarsi con la responsabilità per condotta
del sottoposto (vicarious liability); da tale fattispecie esso si è in seguito
caratterizzato perlopiù per azioni nei confronti di soggetti responsabili
appartenenti, in particolare, alle Forze dell’ordine27.
La regola riserva un particolare disvalore allo status più che alle conseguenze, essendo rivolta essenzialmente alla deterrenza degli atti in
quanto tali, attraendo solo su un piano sussidiario gli effetti prodottisi
24 Cfr. lo speech di Lord Devlin in Rookes v. Barnard a proposito dell’esclusione in
commento: «Where one man is more powerful tha another, it is inevitable that he will
try to use his power to gain his ends; and if his power is much greater than the other’s,
he might, perhaps, be said to be using it oppressively. If he uses his power illegally, he
must of course pay for his illegality in the ordinary way; but he is not to be punished
simply because he is the more powerful. In the case of the government it is different, for
the servants of the government are also the servants of the people and the use of their
power must always be subordinate to their duty of service. It is true that there is something repugnant about a big man bullying a small man and, very likely, the bullying
will be a source of humiliation that makes the case one for aggravated damages, but it
is not, in my opinion, punishable by damages». Cfr. sul punto Lunney e Oliphant, Tort
Law: Text and Materials, Oxford, 2008, 855.
25 Burrows, Remedies, 2009, cit., 424.
26 The Times, 24 April 1982.
27 Burrows, Reforming Exemplary Damages, in Birks (a cura di), Wrongs and
Remedies in the Twenty-first Century, Oxford, 1996, 155. Cfr. altresì George v. Metropolitan
Police Comr (1984), Times, 31 march; Connor v. Chief Constable of Cambridgeshire,
(1984), Times, 11 april; Makanjuola v. Metropolitan Police Comr, (1989), Times, 8 august;
Treadway v. Chief Constable of West Midlands, (1994), Times, 25 october; Thompson v.
Metropolitan Police Comr, (1998), QB, 498.
11.indd 9
18/04/14 15:47
344
Rilievo
degli atti
di arbitrio
in se stessi
SALVATORE TOLONE AZZARITI
sul danneggiato; già nel precedente storico di Wilkes v. Wood i punitive
damages furono irrogati nonostante il comprovato trattamento dignitoso
che aveva ricevuto il soggetto ingiustamente detenuto, su tale base
l’intesa eccezionalità del punitive damages award secondo i dicta di
Lord Devlin è stata sovente disattesa potendosi rilevare invece una propensione applicativa meno restrittiva da parte delle Corti.
La categoria in esame è stata così impiegata per casi di arresto illegittimo pur quando privi di comportamenti integranti alcun abuso da parte
del pubblico ufficiale che vi aveva proceduto28, ma anche per ipotesi – ad
esempio – nelle quali la policy relativa alle assunzioni in un public college da parte della locale autorità pubblica recasse criteri discriminanti di
marcato fondamento sulla razza e sul sesso29.
L’assenza di rilievo costitutivo per elementi soggettivi legati a qualche forma di intenzionalità presso il pubblico ufficiale, posta la rilevanza
esclusiva dello status in quanto tale, ha prodotto altrettanto casi nei quali
il dato determinante è stato integralmente ravvisato nell’aspetto
oggettivo della regola e nella sua composizione fra materialità e forma della vicenda, laddove cioè la materialità della fattispecie concreta
rimproverata al cittadino ha prevalso sull’illegittimità della procedura
adottata nei suoi confronti, facendo venir meno la ratio di una funzione
punitiva della condanna.
Sono i casi di reclamata detenzione illegittima nei quali le Corti hanno potuto ravvisare che l’attuazione di una procedura secundum legem
avrebbe comunque condotto il cittadino ad essere detenuto e che dunque
fossero giustificati solo nominal damages e non anche exemplary damages30.
5. Preordinazione della tortious conduct ad un vantaggio che supera il pagamento dei danni compensativi
La seconda classe di responsabilità è data per i casi nei quali la condotta
tortious del defendant sia stata preordinata in ragione della prospettiva
dell’ottenimento di guadagni che superano quanto costui calcola di dover pagare in termini esclusivamente compensativi, ed è la fattispecie che
ricorse in Cassell v. Broome quando un ufficiale della marina in pensione avanzò le sue pretese, una action for libel, nei confronti degli scrittori
28 Cfr. Holden v. Chief Constable of Lancashire, [1986] 3 All ER 836; [1987] QB 380
(CA), 637.
29 Bradford city Metropolitan Council v. Arora, [1991] 2 QB 507.
30 Lumba v. Secretary of State for the Home Department [2011] UKSC 12, [2011] 2
WLR 671. Il caso però vide la posizione di tre giudici componenti il Collegio che erano
favorevoli ad irrogare una sanzione in termini di «vindicatory damages», identificando
comunque nella fattispecie la violazione di diritti costituzionalmente garantiti.
11.indd 10
18/04/14 15:47
Cassel v.
Broome.
Specificazione
dell'elemento
soggettivo
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT345
di un libro che forniva un resoconto con modalità sensazionalistiche di
una sfortunata vicenda bellica occorsa alla marina britannica.
L’opera di Lord Hailsham, che intervenne necessariamente in construction su quanto Lord Devlin aveva da poco sancito in Rookes v.
Barnard e che occorreva ricondurre ad una fattispecie concreta, servì
alla maggior precisazione relativa ai requisiti presupposti dal caso primigenio.
Essa cristallizzò una regola che, quanto all’elemento soggettivo, fornisce rilievo alla consapevolezza riscontrabile presso il defendant che il
proposito che si sta per realizzare sia del tutto illecito ovvero, in
alternativa, all’accettazione del rischio che esso possa esserlo compiuta
con reckless disregard, dunque – quanto alla fattispecie concreta – l’accettazione preventiva dell’eventualità di essere condannato al risarcimento per il contenuto diffamante del libro della vicenda in esame in ragione
del maggior lucro che si calcola di ottenere grazie al suo contenuto.
Quanto al profilo oggettivo quindi essa focalizzò la necessità probatoria del riscontro di come l’attività sia stata posta in essere in prospettiva
di un vantaggio materiale che superi le perdite.
L’elemento così descritto esclude dunque, ai fini della sua configurabilità, da un lato che la seconda tipologia formulata da Lord Devlin si reputi
integrata per il semplice riscontro di una normale attività lucrativa del
defendant, e dall’altro lato sancisce che il requisito della previsione di un
«material advantage [which] outweigh the prospects of material loss»
possa essere integrato anche mercé una prospettiva ipotetica e generica di guadagno, e non solamente tramite la prova di un calcolo
esperito dal defendant in forma aritmetica precisa31, concernente il
bilanciamento fra i benefici e le perdite; con le parole di Lord Morris: «He
is prepared to hurt somebody because he thinks he may well gain by so
doing even allowing for the risk that he may be made to pay damages»32.
Da ultimo, come si è rammentato33, la ratio deterrente e punitiva della tipologia fu ribadita nella construction della regola della fattispecie,
ed emancipata più in generale dalla possibile, apparente affinità ad un
percorso restitutorio relativo ad un unjust enrichment; il dato che i punitive damages irrogabili per tali casi «may exceed the defendant’s gain»
in ragione del «social purpose» che svolge l’istituto, fu giustificato da
Lord Diplock per scongiurare che, nell’ipotesi opposta, l’allineamento fra
quanto ricavato dall’attività illecita e quanto si potrebbe essere eventualmente tenuti a risarcire faccia diradare la funzione propria della tipologia
della condanna punitiva34.
31 Cfr. John v. Mirror Group Newspapers Ltd. [1996] 3 WLR 593.
Sempre in Cassell v. Broome, cit., 1094.
33 Burrows, Remedies, 2009, cit., 414.
34 Cassell v. Broome, cit., 1130.
32 11.indd 11
18/04/14 15:47
346
SALVATORE TOLONE AZZARITI
Applica- Fuori dalla stretta linea di condotta sanzionata in Cassell v. Broome, ed in partizione ai colare dalle modalità di arricchimento (essenzialmente pecuniarie) del respondiritti reali
sabile in tale vicenda, è apparso foriero di applicazioni più generali l’inciso di
Lord Devlin in Rookes v. Barnard laddove è definito in termini più ampi il tipo di
guadagno che deve reputarsi rilevante ai fini dell’integrazione della fattispecie
di responsabilità, essendo esteso anche ai casi dei rapporti giusrealistici dove
si riscontri, mediante azioni di trespass o di nuisance, l’evizione ingiusta di un
tenant da parte del proprietario del fondo, casi nei quali «the defendant is seeking to gain at the expense of the plaintiff some object – perhaps some property
which he covets – which either he could not obtain at all or not obtain except at
a price greater than he wants to put down»35.
Lord Denning nel caso Drane v. Evangelou36, nel quale peraltro il risarcimento qualificato come exemplary damages fu impiegato in senso cumulativo
per riconoscere tanto compensatory che exemplary damages, diede luogo a
tale tipo di construction evidenziando come il proprietario aveva tentato di rientrare nel possesso a danno del tenant «[…] so as to keep or get a rent higher
than that awarded by the rent tribunal, or to get possession from a tenant who
is protected by the Rent Acts»37.
Ulteriormente la seconda tipologia formulata da Lord Devlin è stata applicata anche ad ipotesi di responsabilità per tortious interference con
gli affari del danneggiato, ponendo in essere un’estensione adattativa del
precedente fissato in Bell v. Midland Rly Co38, laddove i danni punitivi erano
stati irrogati perché «The defendants have committed a grievous wrong with
a high hand and in plain violation o fan act of parliament; and persisted in
it for the purpose of destroying the plaintiff’s business and securing gain to
themselves»39.
6. Previsione della sanzione negli Statutes
La terza categoria di torts per i quali sono irrogabili punitive damages
fu individuata in Rookes v. Barnard negli ambiti dove esistono normative che prevedono tale tipo di sanzione, menzionando esplicitamente la
35 In Rookes v. Barnard, cit., 1127.
[1978] 2 All ER 437.
37 Cfr. altresì entro tale ipotesi Guppys (Bridport) Ltd. v. Brookling and James,
(1984) 14 HLR 1 (CA); Design Progression Ltd. v. Thurloe Properties Ltd., [2004] EWHC
324 (Ch), [2004] 10 EG 184 (CS).
38 (1861) 10 CBNS 287.
39 Cfr. Kenny, A Selection of Cases Illustrative of the English Law of Tort, Cambridge,
1904, 218 ss. Nella stessa ipotesi sono stati fatti rientrare i casi Messenger Newspaper
Group Ltd. v. National Geographical Association, [1984] IRLR 397, laddove però, pur
riscontrandosi l’interferenza con gli affari del danneggiato (attività di c.d. picchettaggio
da parte sindacalista), non apparve dimostrato il guadagno materiale cui tendeva tale
attività, e Warner v. Islip (1984) 134 NLJ 763.
36 11.indd 12
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT347
Tutela del
diritto
d'autore
section 13(2)40 del Reserve and Auxiliary Forces (Protection of Civilian
Interests) Act del 1951.
La categoria si connota in senso problematico per l’intrecciarsi di distinte qualificazioni cui sono soggette le previsioni contenenti forme di
aggravation non demarcabili nitidamente nella loro natura punitive, e
quindi con finalità deterrente, ovvero aggravated quindi con fini essenzialmente compensatory.
Una norma che ha generato tale ambiguità interpretativa è la section
17(3)41 del Copyright Act del 1956, dunque precedente al caso Rookes
v. Barnard, poi refluita nella section 97(2) del Copyright, Designs, and
Patents Act del 1988.
Ai tempi dello speech di Lord Devlin, il caso Williams v. Settle42 aveva già qualificato l’ambito applicativo come previsto per l’irrogazione di
exemplary damages, ma l’intervento presso la House of Lords nel mentre
non prese una posizione definitiva di tipo generale circa la natura delle
sanzioni previste nel Copyright Act espresse la convinzione netta che il
terreno giustificativo più appropriato per il caso di specie Williams v.
Settle (così come per alcuni altri) fosse quello compensatory dove si svolgono gli aggravated damages.
Pur secondo distinti percorsi argomentativi, la qualificazione della ratio relativa alla norma oggi contenuta nella section 97(2) della legge del
1988 è stata in seguito unanimemente riconosciuta come di una funzione compensativa sebbene aggravated43.
7. Demarcazione fra exemplary ed aggravated damages
Lungo queste tipologie si articolano dunque i casi nei quali una outrageous conduct del defendant può essere destinataria di condanne risarcitorie punitive, con finalità deterrenti speciali nei suoi confronti,
40 «In any action for damages for conversion or other proceedings which lie by
virtue of any such omission, failure or contravention, the court may take account of
the conduct of the defendant with a view, if the court thinks fit, to awarding exemplary
damages in respect of the wrong sustained by the plaintiff».
41 «Where in an action under this section an infringement of copyright is proved
or admitted, and the court, having regard (in addition to all other material considerations) to (a)the flagrancy of the infringement, and (b)any benefit shown to have
accrued to the defendant by reason of the infringement, is satisfied that effective relief
would not otherwise be available to the plaintiff, the court, in assessing damages for
the infringement, shall have power to award such additional damages by virtue of this
subsection as the court may consider appropriate in the circumstances».
42 [1960] 1 WLR 1072.
43 In Cassel v. Broome, cit., in tal senso si espresse Lord Kilbrandon (cfr. 1134).
Analogamente cfr. Beloff v. Pressdram Ltd., [1973] 1 All ER 241; Redrow Homes Ltd. v.
Bett Brothers plc, [1999] 1 AC 197, HL (Sc).
11.indd 13
18/04/14 15:47
348
Wounded
feelings e
outrageous
conduct
SALVATORE TOLONE AZZARITI
aggiuntive rispetto a quanto le giurie valutano essere l’adeguata somma
compensatoria.
In una prospettiva più generale44, si intende da un lato ammettere l’applicazione degli aggravated damages riconoscendo indirettamente45 la
funzione lato sensu deterrente da essi recata in similarità rispetto agli
exemplary damages propriamente detti, e dall’altro lato limitare il campo
applicativo dell’exemplary principle alle prefissate identificazioni, con
peculiare tassatività di tipo soggettivo secondo quanto esaminato, escludendo ad esempio che possa rilevare ai fini in commento l’oppressive
action perpetrata da privati, fossero essi enti o individui.
Sotto il profilo soggettivo se ne poté derivare una demarcazione
formale dell’area destinataria del risarcimento aggravato rispetto all’area del risarcimento punitivo; gli aggravated damages sono
concessi in termini compensativi in ragione di elementi soggettivi e psicologici riferibili al danneggiato, i c.d. wounded feelings come elemento distinto da pain and suffering, mentre i punitive (o exemplary) damages
sono concessi – secondo i canoni tradizionali – in base a valutazioni riferibili allo status o alla condotta del defendant ed alla sua riprovevolezza,
con le tipiche finalità deterrenti costituenti della ratio.
I lineamenti della doctrine, e la demarcazione fra compensation e
punishment quando si debba cioè discutere di «compensatory damages
at large»46, furono ribaditi e sviluppati nelle loro distinte articolazioni in
successivi pronunciamenti inerenti ai danni alla reputazione causati da
diffamazioni a mezzo stampa, una campo applicativo di particolare incertezza classificatoria (nell’influente opera del professor Street ancora nel
1962 si affermava sul tema dei defamation cases che è «often quite impossibile to decide whether aggravated or exemplary damages are being
44 Lawson, op. cit., 134.
Cfr. sul ruolo del «mental distress» negli aggravated damages Burrows, Remedies,
2009, cit., 334 e 339.
46 Sulla formula in epigrafe nonché sulle diversità terminologiche riferibili all’istituto in oggetto cfr. quanto nella doctrine di Lord Hailsham in Cassell v. Broome, cit., 1073:
«The expression ‘at large’ should be used in general to cover all cases where awards
of damages may include elements for loss of reputation, injured feelings, bad or good
conduct by either party, or punishment, and where in consequence no precise limit
can be set in extent. It would be convenient if, as the appellants’ counsel did at the
hearing. it could be extended to include damages for pain and suffering or loss of
amenity. Lord Devlin uses the term in this sense in Rookes v. Barnard [1964] A.C.
1129, 1221, when he defines the phrase as meaning all cases where ‘the award is not
limited to the pecuniary loss that can be specifically proved’. But I suspect that he
was there guilty of a neologism. If I am wrong, it is a convenient use and should be
repeated. Finally, it is worth pointing out, though I doubt if a change of terminology
is desirable or necessary, that there is danger in hypostatising ‘compensatory’, ‘punitive’, ‘exemplary’ or ‘aggravated’ damages at all. The epithets are all elements or
considerations which may, but with the exception of the first need not, be taken into
account in assessing a single sum. They are not separate heads to be added mathematically to one another».
45 11.indd 14
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT349
Il dibattito
giurisdizionale in
Cassel v.
Broome
given»47), cui si riconosce un ulteriore apporto chiarificatorio48, fornendo
rilievo agli stati psicologici soggettivi del danneggiato come natural injury to his feelings («natural grief and distress») che il defendant abbia
provocato con il suo comportamento («high handed, oppressive, insulting or contumelious behaviour»).
Ad essi fece seguito la complessa vicenda giurisdizionale Cassell v.
Broome, che come visto ricadeva nella seconda tipologia identificata in
Rookes v. Barnard ovvero l’accettazione intenzionale dell’attività
dannosa (nella fattispecie sempre di tipo diffamatorio) in prospettiva di
un guadagno superiore al risarcimento per il quale si poteva presumere
di essere condannati, e – come altrettanto accennato – che segnò in appello, per alcuni punti, una netta presa di distanza dalla doctrine di Lord
Devlin.
Il giudice del trial diede istruzioni alla giuria finalizzate ad un computo ternario delle tipologie di danni da risarcire (al cumulo fra compensatory ed aggravated damages si diede indicazione di aggiungere anche i
danni punitivi), la Court of Appeal giustificò la modalità del computo e la
funzione anche deterrente che essa aveva assunto in esito, dando quindi
reviviscenza ai danni punitivi sul piano teorico, e pose in essere una serrata critica della prospettiva limitativa della doctrine di Lord Devlin specie
per quanto atteneva alla lettura storica dell’istituto che essa prospettava.
La House of Lords concluse in direzione opposta sugli aspetti metodologici
dell’appello, eccependo anzitutto la gerarchia sulla giurisdizione implicitamente violata dalla Court of Appeal per Cassell v. Broome, reclamando cioè la
vincolatività del giudicato facente capo a Lord Devlin la cui ratio detiene natura
cogente per quanto in appello si fosse sostenuta l’assimilazione della doctrine
ad una formulazione della regola verbally inspired da uno statute49, confermando però dall’altro lato la sussunzione della fattispecie in oggetto alla seconda
tipologia formulata in Rookes v. Barnard, così come aveva deciso il giudice di
primo grado, e del pari la non necessarietà di prove concernenti il preventivo
bilanciamento preciso compiuto dal defendant nel farsi carico dell’attività in
danno del plaintiff; l’entità del riconoscimento di danni punitivi fu però considerevolmente ridotta.
47 Street, op. cit., 29. Di tale Autore risulta importante verificare la demarcazione
che proponeva quanto ad aggravated ed exemplary damages nell’epoca antecedente alla
doctrine di Lord Devlin a pagina 30 ss.
48 Cfr. McCarey v. Associated Newspaper Ltd. [1965] 2 QB 86; Broadway Approvals
Ltd. v. Odhams Press Ltd. [1965] 2 All ER 53.
49 Così Lord Hailsham a pagina 1074: «Although, as will be seen, I prefer much of
what Lord Devlin said on the subject of exemplary damages to what has been said by
his subsequent critics, and propose to follow it, the decision in Rookes v. Barnard must
be viewed in the light of these conclusions. It is not verbally inspired. But it is a careful
and valuable decision not lightly to be set aside».
11.indd 15
18/04/14 15:47
350
Consolidamento
di un
corpus-purristrettodi-regole
SALVATORE TOLONE AZZARITI
In sintesi una sorta di sistema normativo, da trasmettersi alla giuria da
parte del giudice di primo grado, sembra essersi delineato secondo taluni
corollari: le istruzioni devono contemplare la tassatività dei casi individuati da Lord Devlin quanto all’irrogazione dei danni punitivi, al di fuori
di essi le giurie non devono intervenire in tal senso; la non cumulabilità
di aggravated ed exemplary damages, stante una demarcazione che a
questo punto apparirebbe meramente terminologica.
La giuria deve sancire una singola somma, ad un titolo indifferenziato al suo interno, che non escluda in via di principio la componente exemplary purché si possa giustificare tale sanzione sulla base
del comportamento adottato dal condannato nel suo agire50.
8. Punitive damages e breach of contract nel Common
Law inglese. Breve. Rinvio
Per dei primi cenni per quanto riguarda da vicino l’inadempimento contrattuale e, ancor più ampiamente, l’area definita in termini di breach of
contract, esso si reputa essere totalmente assorbito nell’area del principio di compensazione del danno51, paiono prevalere i dubbi e la riluttanza
quanto alla sua rilevanza ai fini dell’applicazione di danni punitivi secondo il Common Law inglese così come per il law of torts, fungendo ancora
oggi da riferimento quanto riconducibile alla doctrine di Lord Atkinson in
Addis v. Gramophone Co. Ltd.52; in senso diverso si sono avuti sporadici
casi applicativi nell’intero Common Law, privi di un seguito sistematico
consistente53.
50 Più approfonditamente cfr. Wilcox, Punitive Damages in England, in Koziol e
Wilcox (a cura di), op. cit., 7 ss.
51 Treitel, Remedies for Breach of Contract. A Comparative Account, Oxford, 1988,
78 ss.
52 [1909] AC 488. Cfr. La celebre doctrine: «In many other cases of breach of contract
there may be circumstances of malice, fraud, defamation, or violence, which would
sustain an action of tort as an alternative remedy to an action for breach of contract.
If one should select the former mode of redress, he may, no doubt, recover exemplary
damages, or what is sometimes styled vindictive damages; but if he should choose to
seek redress in the form of an action for breach of contract, he lets in all the consequences of that form of action: Thorpe v. Thorpe ([1832] 3 B & Ad 580). One of these
consequences is, I think, this: that he is to be paid adequate compensation in money for
the loss of that which he would have received had his contract been kept, and no more.
I can conceive nothing more objectionable and embarrassing in litigation than trying
in effect an action of libel or slander as a matter of aggravation in an action for illegal
dismissal, the defendant being permitted, as he must in justice be permitted, to traverse the defamatory sense, rely on privilege, or raise every point which he could raise
in an independent action brought for the alleged libel or slander itself. In my opinion,
exemplary damages ought not to be, and are not according to any true principle of law,
recoverable in such an action as the present, and the sums awarded to the plaintiff».
53 Wilcox, Punitive Damages in England, in Koziol e Wilcox (a cura di), op. cit., 21.
11.indd 16
18/04/14 15:47
Esclusione
del breach
of contract
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT351
Fra le raccomandazioni della Law Commission sugli Aggravated,
Exemplary and Restitutory Damages del 1997 vi era l’estensione dell’istituto, nelle peculiari fisionomie che vi erano individuate, all’intero ambito della responsabilità civile, fatta eccezione per il breach of contract.
In generale la valutazione appare mutata allorquando il breach of
contract sia elemento od occasione di una più ampia vicenda di tortious
behaviour che integra in termini soggettivi (la mutata qualificazione
dell’elemento soggettivo presso l’inadempiente/defendant rispetto alle
categorie del breach of contract, rectius rispetto alla generica irrilevanza
per esso di tale elemento posto il legame alla strict liability) ed in termini
oggettivi (il passaggio e/o la concorrenza dei danni puramente economici
tipici del breach of contract con il tipo di afflizioni patite dal claimant)
una categoria rilevante per i fini di deterrenza propri dell’istituto54.
In tale prisma, ad esempio, dovrebbe più appropriatamente mettersi
in luce il caso Whiten v. Pilot Insurance Co.55, giunto alla Supreme Court
canadese, avuto riguardo alla maggior ampiezza e differente qualificazione dei comportamenti rilevati rispetto alle tipologie rilevanti in sede di
breach of contract.
9. Esame critico dell’istituto nel Common Law inglese
Si può asserire che lo speech di Lord Devlin in Rookes v. Barnard, quanto
agli aspetti critici relativi ai punitive damages, costituì un punto di svolta
rispetto ad una fase storica di più ampia riflessione della dottrina inglese,
che investiva pienamente le modalità recettive della componente assiologica nell’assetto del sistema rimediale.
In una relazione pubblica tenuta poco tempo prima della decisione
del caso, l’Autore non nascondeva quanto a suo giudizio fossero evidenti
le criticità cui si apriva la sistematica nel suo complesso quando le valutazioni sull’elemento soggettivo (ad es. la malice) entravano a far parte
secondo proteiformi giustificazioni delle fattispecie decisionali, facendo
proliferare così i casi di locupletazione allorquando il ricorso allo strumento degli exemplary damages produceva «awards […] not coolly
assessed»56.
54 Treitel, Remedies for Breach of Contract, cit., 79 ss.
(2002) 209 DLR 4th 257. Burrows, Remedies, 2009, cit., 410, identifica nel caso canadese una possibile premessa per una futura riconsiderazione della chiusura dell’istituto
verso il breach of contract derivante dalla regola del caso Addis. Analogamente l’A. vede
nel caso Attorney-General v. Blake ([2001] 1 AC 268), l’importanza del dato ricognitivo
che si sostanzia nella concessione della restitution in termini monetari in via extra-compensatoria per breach of contract.
56 Ci si riferisce in particolare al Discorso tenuto il 17 marzo del 1961 per l’inaugurazione della Biblioteca di Diritto della Birmingham University e contenuto in Morals
and the Quasi-Criminal Law and the Law of Tort in The Enforcement of Morals, cit., in
55 11.indd 17
18/04/14 15:47
352
Verso la
fondazione
del
principio
in forma
generale o
verso l'abrogazione
dell'istituto
SALVATORE TOLONE AZZARITI
La già citata opera del professor Street svolse al tempo e – si può
constatare – mantiene tutt’ora la sua influenza in tale dibattito, sia riconosciuta dall’esplicita menzione che di essa fece Lord Devlin, sia quanto alle
più autorevoli riflessioni contemporanee sulla funzione dell’istituto punitivo che partono dall’agenda critica colà inaugurata57, talvolta dovendosi
reputare assorbiti alcuni rilievi58, altre volte invece dovendone constatare
la persistenza e l’attualità.
Nel loro insieme, riflettendo considerazioni che emergono costantemente in dottrina e giurisprudenza, paiono fissare il terreno problematico moderno lungo due opposte direttrici di risoluzione, il ripensamento
radicale dei punitive damages avuto riguardo ad un fondamento giustificativo in termini di principio generale per la responsabilità, o il totale
abbandono della funzione deterrente nel campo del law of torts e quindi
l’abrogazione definitiva dell’istituto.
Un profilo critico – come del resto si vedrà anche quanto all’analogo
istituto statunitense – riguarda gli ampi margini di irrisolta incompatibilità fra una ratio punitiva di derivazione dal Criminal Law che è bilanciata
da garanzie in capo al defendant che sono però tipiche di un giudizio sui
torts, questo non solo rende evidenti le discrasie fra le rispettive procedure e l’area di violazioni potenziali dei diritti processuali del soggetto
ma, a monte, perpetua l’interrogativo sulla reale natura dell’istituto: se la
funzione punitiva e deterrente ha natura eccezionale nelle società
moderne quanto all’intervento ordinamentale allora ne consegue
che debba essere la legge penale in via esclusiva a custodirla.
Dalla questione della riserva alla legge penale del monopolio punitivo
deriva anche, sempre in senso critico, quanto si rileva in termini di carenza di ratio quando il destinatario del risarcimento permane essere non lo
stato ma un cittadino privato59: «[…] punishments require a state-individual relationship rather being for one individual to demand against
another».
Inoltre, la costitutiva ambiguità dell’istituto fa sì che si commisuri per
differentiam quanto le fattispecie cui esso si applica possano essere più
congruamente regolate dagli istituti attratti dalla normale demarcazione
fra torts e crimes, e così come l’azione penale possa meglio svolgere la
medesima funzione deterrente e punitiva nei casi che ne integrino una
fattispecie, come alcuni che ricadono nella prima categoria individuata in
Rookes v. Barnard o come alcuni in tema di eviction che, pur ricadendo
particolare a pagina 38. Il caso menzionato in via esemplare è Loudon v. Ryder, (1953), 2
Q. B. 202.
57 Cfr. Burrows, Remedies, 2009, cit., 424 ss., con riferimento a Street, op. cit., 34 ss.
58 In base a quanto evidenziato prima si potrebbe in tal senso ritenere superato quanto
Street, op. loc. cit., stigmatizzava in ordine alla mancata demarcazione dommatica fra
aggravated ed exemplary damages.
59 Burrows, Remedies, 2009, cit., 425; Street, op. loc. cit., sub 5.
11.indd 18
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT353
nella seconda categoria, possono rientrare nella sfera applicativa della
legislazione intervenuta per la protezione dall’evizione abusiva come ad
esempio il Chapter IV, sections 27-33, dell’Housing Act del 1988 o, prima
ancora, il Protection from Eviction Act del 1977.
Verso la
fondazione
del
principio
in forma
generale o
verso l'abrogazione
dell'istituto
Il professor Burrows in tal senso aggiunge come le fattispecie della seconda categoria, qualora trattate secondo una normale procedura risarcitoria per
torts, potrebbero dar luogo secondo i casi anche a condanne per il responsabile che vanno al di là della semplice compensazione, accennando in primo
luogo agli strumenti quasi-afflittivi («mid-position between compensation and
punishment») che fornisce l’apparato rimediale connesso alla restitution.
Lo speech di Lord Wilberforce in Cassell v. Broome costituisce di converso la premessa per ripensare, al contrario, in senso fondativo e più esteso ai
punitive damages nel Common Law inglese, laddove si assume che non vi sia
nessuna connessione esclusiva, consolidata teoricamente, fra law of torts e
compensation e si evidenzia come non sia inappropriato o illogico pensare
all’inclusione nell’ambito dei civil damages di voci del risarcimento che abbiano
natura punitiva; non vi ostano peraltro consistenti obiezioni sistematiche concernenti la specificità del diritto civile nel trattare il punishment secondo forme
distinte; da ultimo si potrebbe discutere di un civil punishment con delle sue
peculiarità precise, quali la relativa domanda avanzata dalla vittima del danno
in luogo di un’iniziativa statale, ma anche di uno status configurabile in esito
in capo al defendant che non implica le medesime, più gravi conseguenze del
criminal punishment.
Analogamente, nella linea di pensiero espressa dapprima da Lord Devlin
ed in seguito corroborata da Lord Nicholls nel caso Kuddus60 permangono nei
60 Cfr. il par. 63: «The arguments for and against exemplary damages need
no rehearsing. They are familiar enough, and they are set out clearly in the Law
Commission’s report. In the end, and in respectful agreement with the views expressed
by Lord Wilberforce in Broome v. Cassell […] the feature which I find most striking is
the extent to which the principle of exemplary damages continues to have vitality. The
availability of exemplary damages has played a significant role in buttressing civil
liberties, in claims for false imprisonment and wrongful arrest. From time to time
cases do arise where awards of compensatory damages are perceived as inadequate to
achieve a just result between the parties. The nature of the defendant’s conduct calls for
a further response from the courts. On occasion conscious wrongdoing by a defendant
is so outrageous, his disregard of the plaintiff’s rights so contumelious, that something
more is needed to show that the law will not tolerate such behaviour. Without an award
of exemplary damages, justice will not have been done. Exemplary damages, as a remedy of last resort, fill what otherwise would be a regrettable lacuna. 64. This experience
has not been confined to this country. Exemplary damages continue to discharge a
role, perceived to be useful and valuable, in other common law jurisdictions. Indeed,
the restrictions on exemplary damages imposed by Rookes v. Barnard and Broome v.
Cassell & Co. Ltd. did not strike a receptive chord, for instance, in Canada, Australia
or New Zealand. Outside the United Kingdom Rookes v. Barnard received a generally
negative reception. 65. If exemplary damages are to continue as a remedial tool, as recommended by the Law Commission after extensive consultation, the difficult question
11.indd 19
18/04/14 15:47
354
SALVATORE TOLONE AZZARITI
secoli delle istanze che ancora oggi, come si vedrà in specie nell’ambito degli
Stati Uniti, valgono a giustificare ed a ripensare l’istituto sebbene in forme più
adeguate alla mutata realtà giuridica: «vindicating the strenght of the law» e
rappresentare in forme punitive lo speciale disvalore che l’ordinamento attribuisce a certe peculiari modalità soggettive con le quali il defendant abbia dato
luogo alla vicenda rilevante in sede di tort.
Reazione
del privato
all'abuso
statuale
Sono dunque presenti argomenti sia di natura culturale che di natura
prettamente tecnica che confortano l’attualità dell’istituto nel moderno
Common Law inglese.
La reazione «privata» in sede punitiva agli atti commessi dai pubblici
ufficiali perpetua una valenza culturale molto cara alla diffusa e già allora risalente tradizione di pensiero giuridico che Lord Camden trasfuse
in regole del giudicato, cioè la tutela dall’ingiusta invadenza dello Stato
nella sfera privata, che come tale rischierebbe di diradarsi qualora fosse
lo Stato stesso il titolare dell’azione atta a proteggerla, e con essa un consolidato argine protettivo delle libertà civili.
Del pari se è vero che la teoria dell’assorbimento nell’ambito della dicotomia fra Civil Law e Criminal Law dei tort usualmente riconducibili
ai danni punitivi suggerisce qualche ragione plausibile, altrettanto però
si rileva che spesso la prova dei fatti rilevanti in sede di damages
ordinari, incluse le ipotesi di aggravated o restitutionary damages, non è agevole (ad es. la prova dell’esatto profitto nella action for
libel), così come è altrettanto evidente che non tutti i torts rilevanti ai
fini dei punitive damages possano integrare condotte rilevanti anche in
sede di Criminal Law.
10. Elementi per una nozione dei punitive damages nel
sistema degli Stati Uniti d’America
Un argomento inerente ai danni punitivi atto a legare il Common Law
inglese a quello statunitense può individuarsi nel fatto che a fronte della classe terminologica adottata per indicare la fattispecie in esame, fatta
salva qualche eccezione61, essa qualifica univocamente una tipologia
di risarcimento, che nella tradizione si voleva disancorata logicamente
dall’ammontare del danno effettivo subito dall’attore sebbene connessa nei
which arises concerns the circumstances in which this tool should be available for use.
Stated in its broadest form, the relevant principle is tolerably clear: the availability of
exemplary damages should be co-extensive with its rationale. As already indicated,
the underlying rationale lies in the sense of outrage which a defendant’s conduct sometimes evokes, a sense which is not always assuaged fully by a compensatory award of
damages, even when the damages are increased to reflect emotional distress».
61 Cfr. Schlueter e Redden, op. cit., 20 ss.
11.indd 20
18/04/14 15:47
Ardua
composizione in
termini di
fattispecie
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT355
presupposti all’accertamento previo della responsabilità del defendant, riconosciuta in favore dell’attore stesso in seguito all’acclarata sussistenza
di alcuni requisiti costituenti il tipo di azione posto in essere dal
condannato, che risulta cioè di gravità meritevole di sanzione in quanto connotata in maniera essenziale da concetti attinenti all’imputazione
quali willfulness, wantonness, recklessness62, maliciousness, ovvero oppressive behavior63, un’azione riprovevole dunque presso la quale si identifica un «character of outrage frequently associated with crime».
L’istituto non pare consentire una definizione meno generica della fattispecie, in quanto questa vede legarsi alla sua genesi e diffusione nel
Common Law immediatamente pre-rivoluzionario anche la sua evoluzione polimorfa entro i differenti Stati dell’Unione, laddove – come può
intendersi – la sua applicabilità ad un amplissimo spettro di settori giuridici ha implicato che parimenti molteplici fossero nel tempo le fonti concorrenti atte ad alterarne più o meno sensibilmente l’originale struttura
normativa, diversificandone così la fisionomia.
Il profilo strettamente operativo risente di tali caratteristiche storiche, evidenziandosi l’ardua possibilità di ipostatizzare secondo generalità
gli elementi di imputabilità tali da rispondere ad una maggior tassatività
della fattispecie.
Con tali avvertenze si può evidenziare che i primi due concetti di imputazione (in base alle direttive che si forniscono alle giurie nella maggioranza degli Stati) si assumono facendo riferimento alla condotta del
defendant, che in base al «greater weight of the evidence» dedotto dal
plaintiff si dimostra aver agito intenzionalmente secondo modalità tali
che la naturale e probabile conseguenza del suo comportamento fosse il
danno per l’attore.
Questa nozione operativa sembra richiedere un minore aggravio probatorio in capo alla giuria, dunque una connotazione meno garantista,
rappresentando un’evoluzione rispetto alla precedente nozione, laddove
si richiedeva che la condotta del defendant dovesse essere stata posta in
essere in circostanze che dimostrino come egli stesso fosse consapevole,
62 Cfr. Sunstein, Hastie, Payne, Schkade, Viscusi (a cura di), Punitive Damages. How
Juries Decide, Chicago-Londra, 2002, nel glossario proposto che a pagina 263 ss. sancisce
l’elemento della recklessness come l’insensibile disprezzo dei diritti degli altri. Altresì vengono enucleati quattro fattori che devono presiedere al comportamento in esame affinché
esso sia qualificabile come recklessness. 1) la consapevolezza dello specifico rischio o
pericolo presso il defendant, ed il pericolo o il danno devono essere un prevedibile e probabile effetto del comportamento; 2) il rischio o danno specifici devono essersi prodotti
fattualmente; 3) il defendant deve esser stato indifferente al rischio (che egli provocava)
nella decisione su come agire; 4) il comportamento del defendant, nell’indifferenza verso
il pericolo od il rischio, deve aver comportato una notevole devianza dal livello di diligenza che sarebbe usata da una persona normale.
63 Su cui permangono attuali i concetti rinvenibili in Scott v. Donald, 165 U.S. (58
Davis) 58 (1897).
11.indd 21
18/04/14 15:47
356
Demarcazione tra
willful e
wanton act
SALVATORE TOLONE AZZARITI
per sua stessa conoscenza delle condizioni esistenti, della probabilità
del danno che poteva derivare dai suoi atti o dalle sue omissioni, ma nonostante questo egli abbia proceduto con sprezzante indifferenza e senza
cura dei diritti degli altri sino a produrre tali conseguenze.
La differenza fondamentale fra una connotazione willful ed una
connotazione wanton risiede nel dato di un’assunzione nel programma
comportamentale da parte del defendant di un esito eziologico dannoso
preciso ovvero con riprovevole disinteresse per il suo verificarsi, infatti
la prima è intesa come la volontà o il proposito di produrre un
danno, mentre la connotazione di un wanton act è assorbita nella
formula del «reckless disregard for the consequences of the act»64.
Dopo alcune importanti sentenze della Corte Suprema di cui si dirà avanti per il loro effetto modificativo sulle giurisdizioni di alcuni singoli Stati, le conclusioni delle giurie sull’ammontare delle somme riconosciute al danneggiato nonché il procedimento adottato dalle stesse,
non solo quelle impugnabili in quanto fondate su passion, prejudice or
corruption,65 devono essere sottoposte a revisione delle corti mediante
un successivo giudizio di remittitur66.
Sempre quanto all’aspetto definitorio v’è da rammentare che il § 908
(1) del Restatement of Torts (Second) del 1979 ha adottato, secondo dottrina che ne forniva rilievo a due decadi di distanza, una «widely-followed
liability formulation»67 dei punitive damages in generale68 assumendoli
64 Eades, Jury Instructions on Damages in Tort Actions, § 2-8, Danvers (Mass.), 2012.
Cfr. il caso Minneapolis, St. P. & S. S. M. Ry. v. Moquin, 283 U.S. 520 (1931).
66 Curtis Publishing Co. v. Butts, 388 U.S. 130 (1967). Si veda Galanter e Luban,
Poetic Justice: Punitive Damages and Legal Pluralism, in 42 Am U. L. Rev., 1993, 1408;
Petrie, op. cit., 748.
67 Collin, Punitive Damages and Business Torts: A Practitioner’s Handbook,
Chicago, 1998, 55.
68 L’analisi qui svolta dell’istituto nel Common Law statunitense ha dato luogo alla consueta quantità di riferimenti che questa tematica sollecita causa i suoi multiformi aspetti. Si rinvia quindi, quanto alla bibliografia di riferimento, alle seguenti fonti: Bouckaert e De Geest (a cura di), Encyclopedia of Law and Economics, 5 volumes, Cheltenham-Northampton, 2000; Sebok (a cura di), Symposium: Private Law,
Punishment, and Disgorgement, Vol. 78, No. 1, Chi-Kent L. Rev., 2003, 3; Koziol e Wilcox
(a cura di), op. cit., passim; Abraham e Jeffries, Punitive Damages and the Rule of
Law: the Role of Defendant’s Wealth, in J Legal Stud., Vol. XVIII, 1989, 415; Adams e
Bourgeois, Separating Compensatory and Punitive Damage Award Decisions by Trial
Bifurcation, in Law & Hum. Behav., Vol. 30, No. 1, 2006, 11; Baron, The «monstrous
heresy» of punitive damages: a comparison to the death penalty and suggestions for
reform, in U. Pa. L. Rev., Vol. 159, 2011, 853; Beever, The Structure of Aggravated and
Exemplary Damages, in OJLS, Vol. 23, No. 1, 2003, 87; Bittle, Punitive Damages and
the Eighth Amendment: An Analytical Framework for Determining Excessiveness, in
Cal. L. Rev., Vol. 75, No. 4, 1987, 1433; Botterell, Contractual Performance, Corrective
Justice, and Disgorgement for Breach of Contract, in Leg. Th., 16, 2010, 135; Bridgeman,
Corrective Justice in Contract Law: Is There a Case for Punitive Damages?, in 56 Vand.
L. Rev., 2003, 237; Id., Reconciling Strict Liability with Corrective Justice in Contract
Law, in Fordham L. Rev., Vol. 75, issue 6, 2007, 3013; Colby, Clearing the Smoke from
Philip Morris v. Williams: the Past, Present, and Future of Punitive Damages, in The
65 11.indd 22
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT357
George Washington University Law School-Public Law and Legal Theory Working
Paper No. 415-Legal Studies Research Paper No. 415; Cooter, Punitive Damages, Social
Norms, and Economic Analysis, in Law & Contemp. Probs., Vol. 60, No. 3, 1997, 73;
Craswell, Deterrence and Damages: The Multiplier Principle and Its Alternatives, in
Mich. L. Rev., Vol. 97, No. 7, 1999, 2185; Curtis, Damage Measurements for Bad Faith
Breach of Contract: An Economic Analysis, in Stan. L. Rev., Vol. 39, No. 1. (Nov., 1986),
161; Del Rossi e Viscusi, The Changing Landscape of Blockbuster Punitive Damages
Awards, in Am. Law Econ. Rev., Vol. 12, No. 1, 2010, 116; Dimatteo, Penalties as Rational
Response to Bargain Irrationality, in Mich. St. L. Rev., 2006, 883; Dodge, The Case for
Punitive Damages in Contracts, in Duke L. J., Vol. 48, No. 4, (Feb. 1999), 629; Duggan,
Exemplary Damages in Equity: A Law and Economics Perspective, Ox. J. L. S., Vol. 26,
No. 2, 2006, 303 ss.; Eisenberg, Goerdt, Ostrom, Rottman, Wells, The Predictability of
Punitive Damages, in J. Legal Stud., Vol. 26, No. S2, 1997, 623; Ebert, Pönale Elemente
im deutschen Privatrecht. Von der Renaissance der Privatstrafe im deutschen Recht,
Tübingen, 2004; Eisenberg e Wells, The Predictability of Punitive Damages Awards in
Published Opinions, the Impact of BMW v. Gore on Punitive Damages Awards, and
Forecasting Which Punitive Awards Will Be Reduced, in Sup. Ct. Econ. Rev., Vol. 7, 1999,
59; Galligan Jr., Augmented Awards: The Efficient Evolution of Punitive Damages, in 51
La. L. Rev., 1990, 3; Greene, Coon, Bornstein, The Effects of Limiting Punitive Damage
Awards, in Law & Hum. Behav., Vol. 25, No. 3, 2001, 217; Goldberg e Zipursky, The Easy
Case for Product Liability Law: a Response to Professors Polinsky and Shavell, in Harv.
L. R., Vol. 123, 2010, 1919 ss.; Hagan e Bridges, Punitive Damages: California Model
Applying Gore and state Farm, in Vol. 54 FED’N DEF & CORP. COUNS. Q., 2004, 343 ss.;
Hall, Stammerjohan, Castenson, A New Model of Punitive Damages and the Incentive
to Manage Earnings, in J. Theor. Accounting Res., 2012, 7 (2), 25 ss.; Hersch e Viscusi,
Punitive Damages: How Judges and Juries Perform, in John M. Olin Center for Law,
Economics, and Business, Harvard Law School, Discussion Paper No. 362, 05/2002;
Hodgin e Veitch, Punitive Damages: Reassessed, in Int. & Comp. L. Q., Vol. 21, No. 1,
1972, 119; Hylton, New Private Law Theory and Tort Law: A Comment, in Harv. L.
Rev., Vol. 125, 2012, 173; John, Formulating Standards for Awards of Punitive Damages
in the Borderland of Contract and Tort, Vol. 74 Cal. L. Rev., No. 6, 1986, 2033 ss.; Lee,
Contract Damages, Corrective Justice and Punishment, in MLR, Vol. 70, No. 6, 2007,
887; Lens, Procedural Due Process and Predictable Punitive Damage Awards, in BYU
L. R., 2012, 1 ss.; Long, Should Punitive Damages Be Insured?, in J. Risk Insur.,Vol.
44, No. 1 (Mar. 1977), 1 ss.; Markel, How Should Punitive Damages Work?, in U. Pa. L.
Rev., Vol. 157, 2009, 1383 ss.; Morris, Punitive Damages in Tort Cases, in Harv. L. Rev.,
Vol. 44, No. 8, 1931, 1173; Mörsdorf e Schulte, Funktion und Dogmatik US – americanischer punitive damages. Zugleich ein Betrag zur Diskussion um die Zustellung und
Anerkennung in Deutschland, Tübingen, 1999; Müller, Punitive Damages und deutsches
Schadensersatzrecht, Berlino-New York, 2000; Murphy, Punitive Damages, Explanatory
Verdicts, and the Hard Look, Vol. 76, Wash. L. Rev., 2001, 995; Nolte, Exxon v. Baker:
Legislating Spills into the Judiciary: How the Supreme Court Sunk Maritime Punitive
Damages, in J. Bus. &Tech. L., 2010, 377 ss.; Polinsky e Shavell, Punitive Damages: An
Economic Analysis, in Harv. L. Rev., Vol. 111, No. 4, 869 ss.; Polsky e Markel, Taxing
Punitive Damages, in Va. L. Rev., Vol. 96, 2010, 1295 ss.; Priest, The Modern Expansion
of Tort Liability: Its Sources, Its Effects, and Its Reform, in J. Econ. Perspect., Vol.
5, No. 3, 1991, 31; Robbennolt, Punitive Damage Decision Making: The Decisions of
Citizens and Trial Court Judges, in Law & Hum. Behav., Vol. 26, No. 3, 2002, 315; Rowan,
Reflections on the Introduction of Punitive Damages for Breach of Contract, in OJLS, Vol.
30, no. 3, 2010, 495 ss.; Scheiner, Judicial Assessment of Punitive Damages, the Seventh
Amendment, and the Politics of Jury Power, in Colum. L. Rev., Vol. 91, No. 1, 1991, 142
ss.; Scheuerman, Due Process Forgotten: The Problem of Statutory Damages and Class
Actions, in Mo. L. Rev., Vol. 74, 2009, 103; Schmit, Pritchett, Fields, Punitive Damages:
Punishment or Further Compensation?, in JRI, Vol. 55, No. 3, 1988, 453; Schwartz e
Scott, Market Damages, Efficient Contracting, and the Economic Waste Fallacy, in Vol.
11.indd 23
18/04/14 15:47
358
SALVATORE TOLONE AZZARITI
come «Damages, other than compensatory or nominal damages, awarded against a person to punish him for his outrageous conduct and
to deter him and others like him from similar conduct in the future»,
sintetizzando così una prospettiva atta ad una prioritaria demarcazione,
per quanto approssimativa, del campo operativo dell’istituto in discussione, ovvero quello di una tipologia sanzionatoria autonoma applicantesi
a chi è già stato individuato a mezzo di un preliminare processo come
responsabile di un fatto illecito che abbia prodotto un danno effettivo
all’attore69.
11. Treble damages. Concorrenza o alternatività. Diversità della fattispecie e della ratio
Natura
ambigua
dei treble
damages
I lineamenti strutturali dell’istituto in esame, così descritti, non sono tuttavia sempre idonei a tracciarne la differenza rispetto ad un istituto affine
ovvero la fattispecie dei treble damages.
Questi ultimi, trattati fittamente70 perlopiù nell’ambito specifico del
diritto e della giurisdizione antitrust statunitense71, hanno natura non pacificamente individuata, se di tipo rimediale o di tipo punitivo, perché
attinente al tipo di funzione che ad essi riconnette la specifica legislazione che li preveda, e consistono nel riconoscimento da parte delle corti
al plaintiff, operato sulla base di una previsione normativa, di un valore
risarcitorio pari al triplo rispetto all’ammontare del danno effettivo da
egli subito, finendo in altri termini per aggregare al valore accertato come
entità risarcitoria compensatory un’ulteriore somma pari al suo doppio.
108, No. 7, Colum. L. Rev., 2008, 1610; Sharkey, Punitive Damages as Societal Damages,
in Yale L. J., Vol. 113, No. 2, 2003, 347; Id., Economic Analysis of Punitive Damages:
Theory, Empirics, and Doctrine, (2012), New York University Law and Economics
Working Papers. Paper 289; Smith, Punitive Damages, in The American Law Register
and Review, Vol. 41, No. 6, (First Series) Volume 32 (Second Series, Volume 6) (Jun.
1893), 517; Id., Duties, Liabilities, and Damages, in Vol. 125, Harv. L. Rev., 2012, 1727;
Sunstein, Schkade, Kahneman, Do People Want Optimal Deterrence?, in Chicago Working
Paper in Law and Economics, No. 77, 2D series, 1, ed in Wilcox, Punitive Damages in
England, in Koziol e Wilcox (a cura di), op. cit., 132 ss.; Viscusi, The Challenge of Punitive
Damages Mathematics, in JLS, Vol. 30, No. 2, 2001, 313; Zamir e Medina, Law, Morality,
and Economics: Integrating Moral Constraints with Economic Analysis of Law, in Cal.
L. Rev., Vol. 96, 2008, 325; Zipursky, A Theory of Punitive Damages, in Tex. L. Rev., Vol.
84, 2005, 105; Id., Palsgraf, Punitive Damages, and Preemption, in Harv. L. Rev., Vol.
125, 2012, 1757.
69 Meurkens, The Punitive Damages Debate in Continental Europe: Food for
Thought, in Meurkens e Nordin (a cura di), op. cit., 8.
70 Pollock, The «injury» and «causation» elements of a treble-damage antitrust
action, in 57 NW. U. L. Rev., 1962-1963, a pagina 691 parla di «torrent of private antitrust
actions».
71 Si veda altrettanto il RICO (Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act),
approvato nel 1970 come titolo IX del Organized Crime Control Act.
11.indd 24
18/04/14 15:47
Coesistenza o alternatività rispetto ai
punitive
damages
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT359
L’individuazione della natura della previsione concernente i treble
damages, in ragione delle sue prospettive funzionali e dunque a mezzo della corretta interpretazione della ratio legis dello statute che ne
preveda l’applicazione, diviene tema precipuo allorquando se ne debba valutare e graduare l’eventuale coesistenza o alternatività rispetto
ai punitive damages, se cioè questi ultimi debbano essere intesi come
assorbiti quanto alla loro funzione generale dalla natura punitiva dello
statute, che nella triplicazione del valore risarcitorio del danno sancisce il quantum della punizione verso il defendant eccedente la normalità compensativa, ovvero se essi possano invece ritenersi invocabili in
Common Law come autonoma voce risarcitoria con finalità deterrente
qualora la previsione dei treble damages presente in uno statute sia da
intendersi esclusivamente in senso rimediale – sebbene aggravato – e
non punitivo.
Gli elementi strutturali dei due istituti sono vieppiù assimilabili, si ammettono cioè risarcimenti di treble damages quanto al riscontro
di elementi concernenti l’intenzionalità del danneggiante aggravata dalle
riprovevoli motivazioni note in tema di punitive damages (wantonness,
recklessness, ecc.).
La evidente omogeneità dei presupposti applicativi (eccettuata la fonte delle due tipologie risarcitorie e le ipotesi nelle quali la legislazione
prevede la risarcibilità dei treble damages per il solo causarsi dei danni
in conseguenza dalle azioni del defendant, prescindendo dalla prova di
alcun elemento soggettivo)72 supporta la prospettiva che sostiene la sta-
72 Nel Columbia District l’attuale D. C. Code § 28-3905(k)(1) - Consumer Protection
Procedures Act (CPPA), a seguito della riforma del 19 ottobre 2000, recita: «A person,
whether acting for the interests of itself, its members, or the general public, may bring
an action under this chapter in the Superior Court of the District of Columbia seeking
relief from the use by any person of a trade practice in violation of a law of the District
of Columbia and may recover or obtain the following remedies: (A) treble damages, or
$1,500 per violation, whichever is greater, payable to the consumer; (B) reasonable attorney’s fees; (C) punitive damages; (D) an injunction against the use of the unlawful
trade practice; (E) in representative actions, additional relief as may be necessary to
restore to the consumer money or property, real or personal, which may have been acquired by means of the unlawful trade practice; or (F) any other relief which the court
deems proper».
La persistenza ai fini dell’attribuzione di responsabilità dell’abdicazione alla richiesta di alcun elemento soggettivo può constatarsi in virtù del testo che precedeva gli
emendamenti apportati ed efficaci il 19 ottobre 2000. Così il testo precedente recitava:
«Any consumer who suffers any damage as a result of the use or employment by any
person of a trade practice in violation of a law of the District of Columbia within
the jurisdiction of the Department may bring an action in the Superior Court of
the District of Columbia to recover or obtain any of the following: (A) a civil fine,
payable to the Department, not to exceed $500 per violation; (B) treble damages,
or $1,500 per violation, whichever is greater, payable to the consumer; (C) reasonable attorney’s fees; (D) punitive damages; and (E) any other relief which the court
deems proper.
11.indd 25
18/04/14 15:47
360
Demarcazione
SALVATORE TOLONE AZZARITI
bile incompatibilità fra i due mezzi, ravvisando nei treble damages in ogni
caso una funzione punitiva e deterrente avocata in maniera assorbente
dalla legislazione.
Consegue che l’eventuale comminazione di una condanna ad un duplice risarcimento della medesima natura per il medesimo atto produrrebbe
in capo al defendant una violazione del diritto al giusto trattamento
processuale dunque una violazione della Due Process Clause prevista
dal Fourteenth Amendement.
Tuttavia, oltre alla menzionata divaricazione funzionale (peraltro non
pacifica quanto ai treble damages), ed al di là della differenza concernente la fonte applicativa (la legislazione o il Common Law) possono
intravedersi ulteriori elementi di demarcazione, come lo è la riserva di
competenza delle Corti nel caso dei treble damages mentre è (tendenzialmente) delle Giurie nei punitive damages.
Altrettanto può esserlo l’elemento di base da cui muovono le distinte
attività commisurative del danno, che nel caso dei treble damages sono
– ad esempio di nozione normativa – i damages sustained73, cioè i danni
realmente patiti e dimostrati dal plaintiff, che rappresentano il punto di
partenza per il calcolo del triplo, mentre è parte costitutiva dell’attività
determinativa dell’ammontare del danno in sede punitiva che la giuria
debba calcolarlo modulando il richiesto effetto deterrente in base alle
condizioni economiche del danneggiante (in the light of the defendant’s
financial condition)74.
L’autonomia del procedimento finalizzato al pagamento dei punitive
damages ulteriormente differenzia questi ultimi dal riconoscimento dei
treble damages; mentre l’esito dell’accertamento della colpevolezza del defendant esaurisce i presupposti richiesti per una condanna al triplo del danno, nel caso di un procedimento per danni
punitivi esso ne costituisce solo il presupposto necessario ma
non esaustivo75.
73 È il caso ad esempio del Clayton Antitrust Act del 1914 che al § 15 (a) sancisce
di un private plaintiff «injured in his business or property by reason of anything forbidden in antitrust laws may sue […] and shall recover threefold the damages by him
sustained, and the cost of suit, including a reasonable attorney’s fee».
74 Cfr. il § 14.71 del California Jury Instructions, Civil; Book of Approved Jury
Instructions (c.d. BAJI), «Punitive Damages-Recovery of and Measure-Trial not
Bifurcated».
75 Appare interessante la prospettiva fornitane da Parker, The Deterrent Effect
of Private Treble Damage Suits: Fact or Fantasy, in 3 N. M. L. R., 1973, 286 ss., che
delinea nei treble damages una categoria atta a contenere sia il momento risarcitorio
che quello punitivo. Cfr. a pagina 286: «Thus the successful private treble-damage
suit, which has been described as a ‘curious combination of public regulatory and
private compensatory law’, will result in the awarding of damages which may
be properly viewed to include both ‘punitive’ and ‘compensatory’ elements», ed a
pagina 287.
11.indd 26
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT361
12. Cenni sul procedimento
Unified
trail o
bifurcated
procedure
L’autonomia del procedimento testé menzionata ha tuttavia tratti meno
marcati nel caso che uno Stato ammetta un unified trail, ovvero che la
domanda relativa ai punitive damages sia contestuale alla domanda concernente la responsabilità ed i danni compensatory, ferma restando la
dipendenza dall’accertamento preventivo della liability che permane il
presupposto.
Altri Stati prevedono invece una bifurcated procedure, dove la separatezza e la connessione necessaria fondata sull’accertamento preventivo
della liability fra i due diversi processi si misura anche dalla rispettiva
autonomia e successione cronologica delle due diverse domande76.
Muovendo l’indagine dai lineamenti più generali, la normalità di una
tort action ha il suo fondamento nel presupposto che il fatto imputabile
al defendant abbia causato un danno ingiusto, ed è quindi diretta verso la
riparazione di tale danno nell’obbligare questi a risarcire la vittima che
l’abbia subito.
Quando siano stati oggetto di riconoscimento i compensatory damages colui che ha dato inizio all’azione processuale (plaintiff) avrà altresì
dato luogo nel processo ad una quantificazione pecuniaria che rappresenti l’entità del danno che abbia provato nel corso del giudizio, riflettendo
dunque in tale prova il valore monetario che concretamente sia stato assegnato ai diversi beni, di diversa natura, su cui si sia ripercossa l’attività
dannosa.
Da questa preliminare attività cognitiva, che normalmente vede esaurirsi la premessa processuale di una vicenda risarcitoria compensativa,
nella quasi totalità delle giurisdizioni degli Stati Uniti d’America77 si generano altresì istanze di un diverso e concorrente orientamento assiologico, ovvero riflettenti un valore punitivo e deterrente in ordine a delle
fattispecie reputate particolarmente antisociali.
76 Priest, The Problem and Efforts to Understand It, in in Koziol e Wilcox (a cura di),
op. cit., 10 ss.
77 Come rammenta Sebok, Punitive Damages in the United States, in Koziol e Wilcox
(a cura di), op. cit., 155, lo stato della Louisiana ammette i punitive damages solo nei casi
di espressa previsione legislativa. Negli stati del Nebraska e del New Hampshire le giurisdizioni non ammettono in alcun modo e da lungo tempo i punitive damages, nell’ultimo in
particolare si ammettono solo risarcimenti di tipo compensatory «for the mental injury to
the plaintiff». Gli stati di Washington e Massachusetts non ammettono i punitive damages
tranne quanto possa essere risarcito in base a specifica previsione legislativa. Una più precisa differenziazione deve essere apportata anche per quanto concerne la ratio ammessa
dell’istituto presso alcuni stati, con notevole differenza rispetto alla grande maggioranza
di essi. Il Connecticut pone da lungo tempo il limite alla risarcibilità dei punitive damages
nelle spese che il plaintiff ha dovuto affrontare, fornendo di essi dunque una ratio sostanzialmente di tipo compensativo, cfr. Doroszka v. Lavine, 111 Conn. 575, 150 A. 692, 692-93
(1930). Analogo profilo strutturale pare evidenziabile nella giurisdizione del Michigan, cfr.
Oppenhuizen v. Wennestern, 2. Mich. App. 288, 139 N. W. 2d 765, 770 (1966).
11.indd 27
18/04/14 15:47
362
Discrezionalità della
giuria
SALVATORE TOLONE AZZARITI
Il procedimento per il risarcimento di punitive damages prende avvio78 quando la corte, giudicata la questione di diritto, ritiene sussistenti
prove sufficienti perché la questione del fatto che ha prodotto il danno al
plaintiff debba essere valutata, normalmente da una giuria79, in un’autonoma sede cognitiva atta al riconoscimento di danni punitivi: è dunque
quest’ultimo organo collegiale che discrezionalmente, valutato il fatto,
condanna al pagamento in discussione.
Il passaggio dalla fase esauritasi presso la corte al giudicante sul fatto
che concerne la eventuale condanna punitiva non è connotato da automaticità, la giuria al contrario mantiene la discrezionalità sull’an della
stessa: fatti salvi i casi nei quali sussista una previsione legislativa in ordine alla fattispecie concreta in esame, il plaintiff non detiene alcuna
autonoma posizione giuridica attivabile ai fini di ottenere il pagamento di tale tipologia di damages.
La discrezionalità della giuria, dotata di tali caratteristiche, sembra
avallare la ratio che in prevalenza di interpretazione sorregge l’istituto in
discussione, espressione di una funzione esclusivamente punitiva del colpevole, quindi deterrente, e non in alcun modo compensativa dei danni
per quanto particolari subiti dal plaintiff.
I punitive damages riflettono dunque l’istanza di una funzione
che non è esclusivamente la deterrenza specifica avverso il defendant
sulla base di quanto appena accertato come sua condotta antisociale
(rilevante ai fini di un distinto trattamento sanzionatorio punitivo oltre quanto richiesto come condanna compensatory) e legato al fatto
incardinato dall’azione del plaintiff, ma anche una deterrenza generale verso i comportamenti futuri del medesimo defendant giudicato responsabile, ed una deterrenza astratta, in futurum reum, verso
chiunque abbia a porre in essere atti o condotte assimilabili a quello
sanzionato80.
78 Non sussiste un’azione per i punitive damages indipendentemente dall’azione per
i danni compensativi o effettivi. Mantiene la sua attualità sul punto il dictum di Hilbert
v. Roth, 395 Pa., 276, 149 A.2d 648, 652 (1959): « It is well recognized that no award for
punitive damages may be made where actual damage has not been suffered. […]. In
this case actual damage has been suffered but none for which plaintiff can now bring
action against Roth. The right to punitive damages is a mere incident to a cause of
action - an element which the jury may consider in making its determination - and
not the subject of an action in itself». Ampia bibliografia sulla giurisprudenza altresì in
Schlueter e Redden, op. cit., 355, n. 80.
79 Galanter e Luban, op. cit., 1407 e nota 64.
80 Sulla «prevencion ex ante» e «ex post facto» cfr. Bueres e Picasso, La función de
la responsabilidad civil y los daños punitivos, in Revista de Derecho de Daños, 2011,
2, 34. Il fine ternario fissato in epigrafe ed appartenente alla tradizione della lettura positiva dell’istituto si salda altresì con le prospettive proprie alla Law and Economics della
Optimal Deterrence, ovvero la ‘Optimal deterrence through cost internalization’ così come ricorda Markel, Retributive damages: a theory of punitive damages as intermediate
sanction, in 94 Cornell L. Rev., 2009, 243.
11.indd 28
18/04/14 15:47
Frammentarietà
dell'istituto
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT363
Tale triplice attitudine funzionale, nella precipua doppia natura – punitiva e deterrente – che la sorregge, si trasmette direttamente nell’ambito degli elementi addizionali che usualmente sono rilevanti ai fini della
comminazione dei punitive damages in base al settore giuridico che è
sottoposto all’attenzione della giuria nel caso concreto.
Nel rilievo della applicabilità del rimedio in discussione a tutti i settori del diritto, alla luce di un profilo compositivo è rilevabile come i
metodi giudiziali impiegati in Common Law presso i singoli Stati per
fornire una disciplina si attuino principalmente – pur con apprezzabili
differenze – presso tre aspetti che caratterizzano l’istituto e che dunque
si connotano per un elevato tasso di differenziazione e modificazione
della fattispecie.
Si è già focalizzato quanta diversificazione sia rilevabile in ordine alla
qualificazione attinente all’elemento di imputazione soggettiva ed in ordine al rapporto fra le corti e le giurie quanto al potere delle prime circa
la riduzione via remittitur delle somme riconosciute dalle seconde, altrettanto deve rilevarsi un’elevata differenziazione concernente i metodi
di indirizzo relativi alle istruzioni che vengono fornite alle giurie onde
guidarne la discrezionalità.
Lungo una lista aperta delle ipotesi rilevanti, risulta costante ai
fini della comminazione della sanzione entro ogni settore giuridico d’applicazione il fattore riferibile al piano soggettivo che può tradursi in molteplici forme, quali la sussistenza di qualche tipo di relazione personale o
professionale fra le parti81, che può menzionarsi come uno degli elementi
di maggior rilievo (anche sul piano quantitativo) tangibile presso le diverse giurisdizioni, inoltre le caratteristiche presenti sul piano individuale
presso la parte vittimizzata (ad esempio la personalità e lo stato di salute,
nonché l’età ed il sesso)82.
Sul piano oggettivo rilevano altresì il danno effettivo arrecato ma anche quello solo potenziale che poteva derivare dalla condotta posta in
essere dal condannato83, il tipo di atto o di condotta sottoposti a valutazione84 e la loro frequenza85.
Altra voce rientrante sovente nel computo dei danni punitivi è quella
riferibile alle spese processuali del danneggiato, molte giurisdizioni riconoscono cioè il pagamento anche praeter legem delle spese affrontate dal
81 Allen v. Ritter, 235 So. 2d 253 (Miss. 1970); Willis v. Hughes, 172 Kan. 45, 238 P.2d
478 (1951). Warren Jacoby, The Relationship of Punitive Damages and Compensatory
Damages in Tort Law, in 75 Dick. L. Rev., 1970-1971, 585 ss.
82 Cfr. Hoene v. Associated Dry Goods Corp., 487 S.W.2d 479 (Mo. 1972).
83 Dalton v. Meister, 52 Wis. 2d 173, 188 N.W.2d 494 (1971), emblematico quanto al
rilievo di elementi soggettivi e comportamentali quali la condizione economica del condannato, la gravità dell’atto ed il degree of malicious intent.
84 Da vedere Patterson v. Bogan, 261 S.C. 87, 198 S.E. 2d 586 (1973).
85 Southwestern Investment Co. v. Neeley, 452 S.W. 2d 705 (Tex. Civ. App. 1970).
11.indd 29
18/04/14 15:47
364
SALVATORE TOLONE AZZARITI
plaintiff purché siano stati da questi dimostrate come sussistenti le canoniche «aggravated circumstances, such as willfulness, wantonness,
malice or oppression»86.
13. Evoluzione dell’istituto alla luce degli interventi
della Supreme Court
Elementi
storici e
sistematici
dell'evoluzione
dell'istituto
La serie di interventi delle corti statunitensi in materia di punitive damages ha una risalente tradizione87 che si inserisce in via essenziale nell’esame dell’istituto a causa della sua stessa matrice genetica: generatosi dal
Common Law inglese poi diffusosi sul territorio delle Colonie in quanto
applicabile in base alla medesima fonte88, ed infine mantenutosi vigente anche alla luce dei mutamenti storico-politici e delle sopravvenute Carte costituzionali, dapprima quelle dei singoli Stati ed in seguito quella Federale.
A fronte della rilevabile frequenza con la quale è stata invocata la
Corte Suprema in ordine ad una serie di principi costituzionali (excessive fines, due process of law, freedom of speech, freedom of press), le
questioni di maggiore importanza cui sono state chiamate le corti hanno
riflesso una tale dinamica evolutiva, conformando l’istituto avuto riguardo alla congruenza degli elementi per i quali esso si sviluppa in Common
Law rispetto alla successiva legislazione statuale in tema di law of torts
o comunque in tema di settori disciplinati dalla legislazione che a posteriori ricadono in parte nel campo inizialmente disciplinato dall’istituto.
Tali possono essere ad esempio l’eccessività delle somme riconosciute al plantiff o le modalità d’impiego degli standard valutativi presso le
giurie o ancora il perimetro di estensione della pur accertata responsabilità del defendant, fino alla stessa funzione generale dei punitive damages, il rationale della deterrenza mediante sanzione di tipo economico,
che è stata discussa e ridefinita indirettamente alla luce dei principi costituzionali mediante interventi che muovevano in teoria da profili affatto
differenti.
Nessuno di questi specifici elementi od aspetti normativi poteva ovviamente essere scrutinato nella sua portata evolutiva senza
coinvolgere l’intero assetto strutturale e funzionale dell’istituto.
Quanto ai principi generali dei punitive damages la Corte Suprema
ha costantemente enunciato l’intenzione di voler evitare di addizionarsi
come ulteriore fonte disciplinare, quantomeno in via diretta, rispetto alle
diverse situazioni normative presenti nelle diverse legislazioni statuali,
86 Chicago Title and Trust Co. v. Walsh, 34 Ill. App. 3d 458, 340 N.E.2d 106 (1975),
sub 471.
87 Wheeler, The Constitutional Case for Reforming Punitive Damages Procedure,
in 69 Va. L. Rev., 1983, 269 ss.
88 Tönnis, op. cit., 4.
11.indd 30
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT365
Regole ad
excludendum e
contenuti
minimi
dettati
dalla
Supreme
Court
quindi ha finito per elaborare da un lato alcuni divieti che gravano su tutti
gli Stati in ordine al tipo di contenuto che essi decidano di assegnare alle
rispettive discipline dei punitive damages e dall’altro alcuni contenuti
minimi che invece devono indefettibilmente connotarne la fisionomia, specialmente quanto alla procedure adottate dalle giurie e quanto ai
successivi controlli che le corti statuali debbano adoperare sulle modalità
che hanno condotto alle sanzioni irrogate.
Solo dal 1996, a seguito del caso BMW v. Gore di cui si dirà più avanti, una
sentenza della Corte Suprema produrrà un risultato che autorizza la dottrina a
discutere di un intervento che «constitutionalizes an area of law that has traditionally been in the domain of state courts»89.
In esito essa è pervenuta di recente, nel caso Exxon Shipping Co. v. Baker90,
a pronunciarsi sulla stessa funzione generale dei punitive damages («retribution
and deterrence») che è stata discussa e ridefinita, indirettamente91, mediante
statements che in teoria muovevano da profili affatto diversi, quali l’eventuale responsabilità sussidiaria della società multinazionale rispetto al fatto commesso da un suo dipendente con recklessness, l’eccessività dell’ammontare
dei danni punitivi che era stato riconosciuto a seguito di una class action ad
alcuni danneggiati, la relazione fra maritime law e punitive damages.
14. La Excessive Fines Clause dell’VIII Amendment
Il testo dell’eighth amendment prevede testualmente che «Excessive bail shall
not be required, nor excessive fines imposed, nor cruel and unusual punishments inflicted».
A seguito di pronunce che erano apparse interlocutorie92, nel caso Browning
Ferris del 1989 la Suprema Corte chiarificò la situazione normativa affrontando
il problema se la c.d. Excessive Fines Clause sancita in suddetto emendamento
fosse applicabile anche alle decisioni in materia di punitive damages rilasciate
dalla giuria,93 ipotesi che aveva un certo sostegno nella dottrina94.
89 Wilhide, BMW v. Gore: Curbing Excessive Punitive Damages, in 19 U. Haw. L.
Rev. 1997, 312.
90 472 F. 3d 600 and 490 F. 3d 1066. 128 S. Ct. 2605 (2008). Cfr. Nolte, op. cit., 377 ss.
91 Nolte, op. cit., 381: «The main issues examined in Exxon are derivative liability
for punitive damages, due process and maritime limitations on punitive damages, and
maritime common law. Specifically, Exxon examined the application of punitive derivative liability in maritime cases and the interaction of punitive and compensatory
damages in maritime law».
92 Bankers Life & Casualty Co. v. Crenshaw, 486 U.S. 71 (1988).
93 Browning-Ferris Industries of Vermont, Inc., et al., Petitioners v. Kelco Disposal,
Inc., et al., 492 U.S. 257 (109 S. Ct. 2909, 106 L. Ed. 2d 219), decisa il 26 giugno 1989.
94 Massey, The Excessive Fines Clause and Punitive Damages: Some Lessons from
History, in Va. L. Rev., 1987, Vol. 40, 6, 1233 ss. Si veda inoltre Petrie, op. cit., 743 ss.
11.indd 31
18/04/14 15:47
366
Distinzione
su base
storica e
sistematica
Essenzialità della
personalità dello
Stato. Limitazione
al Criminal
Law
11.indd 32
SALVATORE TOLONE AZZARITI
L’istanza ad individuare su queste basi anche nell’ambito de quo l’applicabilità delle garanzie già previste nel Criminal Law fu rigettata muovendo
anzitutto dal tenore letterale dell’emendamento, del quale si evidenziò la
proprietà di delineare il perimetro del principio che esso esprime nell’esclusivo ambito penalistico: «Given that the Amendment is addressed to
bail, fines, and punishments, our cases long have understood it to apply primarily, and perhaps exclusively, to criminal prosecutions and
punishments».
Il contrasto costituzionale fu altresì rigettato sulla stessa base
storico-interpretativa individuata dai petitioners.
Il complesso argomento avanzato da questi ultimi rammentava come
la Excessive Fines Clause «derives from limitations in English law on
monetary penalties exacted in private civil cases to punish and deter
misconduct», ed in tal senso, ripercorrendo la peculiare genealogia istituzionale, se ne suggeriva la più ampia portata funzionale.
In particolare si rammentava che l’antecedente giuridico della
Clause, per come si era consolidata sul territorio americano nell’VIII
Emendamento, fu l’analogo principio da cui essa fu mutuata, in materia
penalistica, dal Bill of Rights inglese del 1689.
Di quest’ultimo si ribadiva come si radicasse a sua volta in campo
civilistico, nell’evo precedente la Magna Charta, poiché tale Atto ultimo
aveva limitato, fissandone i rigidi presupposti, un’attività della Corona
che si reputava espressione di abuso del relativo potere, e che consisteva
proprio nel pagamento di certe penali di natura monetaria allo stesso sovrano a titolo di amercements.
Una prospettiva dunque che – a detta dei petitioners – rendeva accomunabili nel medesimo campo governato originariamente dalla Magna
Charta quanto al pagamento di amercements, da essi qualificati essenzialmente come civil damages, anche le susseguenti previsioni del Bill of
Rights e poi dell’8th amendment.
Esse previsioni in tema di limiti agli Excessive Fines, nella continuità
storico-sistematica che si sosteneva, andavano interpretate secondo i petitioners come proiettate al di là dell’ambito criminale entro il quale solo
successivamente si erano evolute dall’originario terreno delle penalità di
tipo pecuniario, interpretate dunque recependo la risalente più generale
teoria del limite all’abuso espressasi in esito nell’eighth amendment.
Sulla medesima base storica, il rigetto dell’argomento da parte della
Supreme Court trovò fondamento però nella essenzialità della personalità della Corona (o dello Stato) ai fini della configurazione della fattispecie
proibita dalla Clause, che risulta normalmente evocata in senso oggettivo in quanto campo esclusivo dell’applicazione dell’eighth amendment e
che è il «[…] criminal process, and with direct actions by government
to inflict punishment. Awards of punitive damages do not implicate
these concerns».
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT367
La tesi unitaria relativa all’abuso di potere, asseritamente proibito dalla Excessive Fines Clause senza distinzioni quanto al profilo della natura
della sanzione, fu altresì rigettata riaffermando invece la demarcazione
sotto il profilo soggettivo, che rende «clearly inapposite» l’estensione di detta proibizione alle ipotesi dove siano stati riconosciuti
alla parte privata i danni in questione («These concerns are clearly
inapposite in a case where a private party receives exemplary damages
from another party, and the government has no share in the recovery»).
15. La Due Process Clause ed il contrasto con il V ed il
XIV Amendment
La possibilità di un contrasto fra i punitive damages e il principio costituzionale del Due Process of Law, racchiuso nel quinto e quattordicesimo
emendamento, si è posta stante la particolare classe di diritti che questi
ultimi presidiano – la proprietà e la libertà – rispetto alla tutela costituzionale concernente il c.d. procedural due process, ovvero il diritto per
ogni cittadino che sia coinvolto in una lite, civile o penale, ad essere fairly
treated by government95, e che in particolare garantisca alla parte della
lite, come sancito nel caso Logan del 1982, «the opportunity to present
his case and have its merits fairly judged», ma anche concernente il c.d.
substantive due process, interpretato in via di principio come divieto per il
Governo di interferire con il mercato e gli interessi economici privati degli
individui e tradotto nella prassi legislativa e giudiziaria come limite avverso talune tipologie di attività interferenti con la sfera proprietaria privata96.
La questione del «method of awarding punitive damages», del
processo volto alla definizione qualitativa e quantitativa del riconoscimento dei danni punitivi, è stata di conseguenza stigmatizzata presso la
95 Dimitrakopoulos, Individual Rights and Liberties Under the U.S. Constitution.
The Case Law of the U.S. Supreme Court, Leiden, 2007, 115 ss., con riferimento al caso
Mathews v. Eldridge, 424 U.S. 319, 1976, il quale ha sancito un livello concreto di ipostatizzazione del dettato del Due Process of Law che, nelle parole del Justice Powell, redattore
della majoritarian opinion (6-2), identificava tre fattori: «First, the private interest that
will be affected by the official action; second, the risk of an erroneous deprivation of
such interests through the procedures used, and the probable value, if any, of additional
or substitute procedural safeguards; and finally, the Government’s interest, including
the function involved and the fiscal and administrative burdens that the additional or
substitute procedural requirement would entail».
96 La demarcazione fra substantive e procedural due process è quanto di più intensamente dibattuto nel diritto statunitense, non può dirsi a tutt’oggi pacificamente esistente
una chiara differenziazione dei due ambiti le prospettive normative dei quali, come nel
caso discusso in epigrafe, sono stabilmente destinate ad intrecciarsi: «[…] the original
meaning of the Fifth and Fourteenth Amendment Due Process Clauses is arguably more widely disputed today than at any time since the late 1930s», cfr. Williams, The One
and Only Substantive Due Process Clause, in Yale L. J., 120, 2010, 4014 ss.
11.indd 33
18/04/14 15:47
368
SALVATORE TOLONE AZZARITI
Suprema Corte come un elemento problematico in una serie di sentenze,
che può ritenersi tracciare un arco di circa due decenni fino al caso noto
come Haslip del 1991 che sancì un giudicato in stretto proposito.
Mancanza
di criteriguida e
contrasto
con la Due
Process
Clause
Si fa risalire97 al caso Aetna Life Insurance Co. v. Lavoie98 l’acme e la presa d’atto di come (nella fattispecie nello Stato dell’Alabama) si potesse prefigurare un
contrasto fra la Due Process Clause del fourteenth amendment e l’applicazione
della disciplina statale sui punitive damages a causa della mancanza di criteri
idonei a governare il riconoscimento di questi ultimi.
Poco tempo dopo la questione si ripropose muovendo dallo Stato del Mississippi99, profilandosi altresì con nitidezza il terreno del conflitto summenzionato, e che fu delineato dalla Justice ‘O Connor in opinione concorrente con il
Justice Scalia.
Nella materia de qua il sistema normativo dello Stato constava come
unico, esclusivo requisito dell’identificazione del presupposto fornito
dall’elemento psicologico del defendant, secondo le tipiche forme prima
menzionate, quanto conseguiva come potere delle giurie inerente il cur ed il
quantum del riconoscimento dei danni punitivi poteva quindi spaziare secondo arbitrio, risolvendosi nella concessione di qualunque somma come conseguenza di qualunque fattispecie incriminabile in base al law of tort.
La Justice ‘O Connor, evidenziando la unpredictability di tali riconoscimenti
di danni si esprimeva sul punto in maniera inequivocabile: «In my view, because
of the punitive character of such awards, there is reason to think that this may
violate the Due Process Clause [....] Punitive damages are not measured against
actual injury, so there is no objective standard that limits their amount».
Anche il già menzionato caso Browning-Ferris Industries, seppur come visto sviluppatasi nel campo dell’eventuale violazione della regola sugli excessive
fines, aveva avuto modo di focalizzare il medesimo problema, ovvero l’assenza
di direttive disciplinanti il potere delle giurie.
Anche in tal caso, analogamente, il Justice Brennan poteva rilevare: «Without statutory (or at least common-law) standards for the determination of how
large an award of punitive damages is appropriate in a given case, juries are
left largely to themselves in making this important, and potentially devastating,
decision».
Sempre in Browning-Ferris Industries la Justice ‘O Connor ribadiva il problema con il medesimo senso critico, sintetizzabile nei «[…] vagueness and pro97 Di peculiare interesse, posta la vicinanza cronologica al giudicato principale in questione, l’intervento di Hart, The Constitutionality of Punitive Damages: Pacific Mutual
Life Insurance Co. v. Haslip, in Cumb. L. Rev., 1990-91, 588, e di Stewart e Piggott,
Punitive Damages Since Pacific Mutual Life Insurance Co. v. Haslip, 16 Am. J. Trial
Advoc., 1992-1993, 693.
98 475 U. S. 813 (1986). Il caso vide tuttavia la Corte pervenire alla questione di costituzionalità ma su base diversa rispetto a quella evocata in epigrafe.
99 Bankers Life & Casualty Co. v. Crenshaw, 486 U.S. 71 (1988).
11.indd 34
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT369
cedural due process problems presented by juries given unbridled discretion to
impose punitive damages».
16. (Segue): il caso Haslip
Il contrasto in questione, e quindi l’esame delle procedure adottate dalle
giurie nella concessione dei punitive damages alla luce della Due Process Clause, è stato espressamente valutato nel caso Pacific Mutual Life
Insurance Co. v. Haslip100.
Il tipo di
procedure
adottate e
l'illimitatezza del
potere
delle giurie
Riconoscimento di
legittimità
del procedimento e
delle
istruzioni
La Supreme Court ribadì che, in prospettiva generale, il procedimento volto
al riconoscimento dei punitive damages, quando ancorato alla discrezionalità
della giuria cui consegue la rivisitazione di una corte all’uopo appellata, è da
reputarsi rispettoso del principio di cui al fourteenth amendment.
Più nel dettaglio però, nel riconoscere in generale la fondatezza del problema che conseguirebbe dall’attribuzione di un illimitato potere discrezionale
alla giuria o anche alle stesse corti statuali, essa si espresse disattendendo
l’aspettativa principale che concerneva proprio la selezione ed i criteri euristici relativi a procedure ammissibili o inammissibili alla luce del criterio
del Due Process101, rilevando al contrario come «a mathematical bright line
cannot be drawn between the constitutionally acceptable and the constitutionally unacceptable that would fit every case».
Essa però ammise che sussiste una rilevanza dell’istanza di costituzionalità
quando è fondata sulla valutazione dei criteri forniti alle giurie dalle corti, in
punto della loro rispondenza a ragionevolezza e adeguatezza («general concerns of reasonableness and adequate guidance from the court when the case
is tried to a jury properly enter into the constitutional calculus»).
In tal senso, entrando nel merito della fattispecie concreta che le era sottoposta, la Corte affermò che il caso Haslip, sebbene connotato da una ampia
divergenza fra l’ammontare dei danni punitivi riconosciuti ed i danni effettivi
realmente accertati, non comportava alcuna violazione della Due Process Clause in quanto le istruzioni seguite dalla giuria avevano fornito al riconoscimento
finale sia l’obiettività dei criteri valutativi che la completa tutela procedurale.
Dove risiedessero tale obiettività e tale tutela fu indicato come segue.
Si ritenne presso la Supreme Court che la corte presiedente il procedimento avesse posto adeguati limiti alla discrezionalità della giuria a mezzo
di istruzioni aventi come contenuto l’illustrazione delle finalità deterrenti e
retributive dei punitive damages102, l’indicazione che la giuria considerasse
100 111 S. Ct. 1032 (1991).
Stewart e Piggott, op. cit., 694.
102 Finalità che potevano dirsi conseguite seguendo determinati criteri che la Corte
stabiliva: «(a) whether there is a reasonable relationship between the punitive damages
award and the harm likely to result from the defendant’s conduct as well as the harm
101 11.indd 35
18/04/14 15:47
370
SALVATORE TOLONE AZZARITI
il tipo di torto nonché il grado dell’elemento soggettivo che lo connotava, e
rammentando che la comminazione dei danni punitivi era solamente eventuale e non obbligatoria.
Altresì il post-verdict hearing da parte della corte statuale103 si reputò essersi svolto seguendo i parametri rinvenibili nel caso Hammond e nel caso Green
Oil104, che esplicitavano a loro volta i criteri da osservarsi per le post-trial review
con ciò addizionando ulteriori canoni per dar luogo a tale operazione, e che la
Supreme Court poté così qualificare meaningful and adequate.
Da ultimo l’intervento della Corte Suprema dello Stato dell’Alabama, che
aveva potuto rivedere l’intero processo e controllare le attività della corte e della giuria, garantiva a dire della Corte Costituzionale Federale la ragionevolezza
dell’esito del procedimento.
Dal punto di vista sistematico l’esito generale del caso Haslip fu sicuramente inferiore alle diffuse aspettative. Sebbene sia stata ammessa l’esistenza di limiti all’attività delle giurie nella concessione di danni
punitivi, per il resto le motivazioni si limitarono alla ricognizione della
fattispecie concreta ed alla valutazione di congruenza della legislazione
dell’Alabama, evocata nel caso, con il dettato del fourteenth amendment.
Il Justice Blackmun, estensore del provvedimento per la maggioranza
dei componenti della Corte, assumendo il tema del traditional common
law approach per la determinazione dei danni punitivi, lo ritenne riducibile al minimo contenuto dell’attività determinativa della giuria ed all’assunzione, da parte di quest’ultima, del criterio di base per la commisurazione della somma da concedere al plaintiff nella «gravity of the wrong
and the need to deter similar wrongufl conduct».
Ulteriormente, costitutivo di siffatto traditional approach, che la «jury’s determination is then reviewed by trial and appellate courts to
ensure that it is reasonable».
that actually has occurred; (b) the degree of reprehensibility of the defendant’s conduct,
the duration of that conduct, the defendant’s awareness, any concealment, and the existence and frequency of similar past conduct; (c) the profitability to the defendant of
the wrongful conduct and the desirability of removing that profit and of having the defendant also sustain a loss; (d) the ‘financial position’ of the defendant; (e) all the costs
of litigation; (f) the imposition of criminal sanctions on the defendant for its conduct,
these to be taken in mitigation; and (g) the existence of other civil awards against the
defendant for the same conduct, these also to be taken in mitigation».
103 Ai tempi del caso-fonte in Alabama era già stata approvata, nel 1975, una rigorosa
riforma della legislazione in materia di punitive damages. La procedura relativa consta
della previsione delle istruzioni da fornire da parte del giudice a quo alla giuria, di una
revisione del trial della giuria da parte della corte, e da una ulteriore revisione in caso di
appello. Sulle direttive post-trial volte alla correzione di eventuali riconoscimenti eccessivi sanciti dal caso Hammond v. City of Gadsden [493 So. 2d 1374 (Ala. 1986)], cfr. inoltre
Hart, op. cit., 592 ss.
104 Green Oil Co. v. Hornsby, 539 So. 2d 218, 223-24 (Ala. 1989). Cfr. Stewart e Piggott,
op. cit., 695, n. 22.
11.indd 36
18/04/14 15:47
La limitazione al rilievo della
sola valenza processuale
della Due
Process
Clause
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT371
Come può evidenziarsi nessuna valutazione su limiti altro che procedurali – qualificati peraltro soddisfatti da objective criteria – fu espressa
dalla Corte, in particolare apparve non dirimente la proporzione del rapporto fra actual damages e punitve damages awarded sul quale anzi si
disse: «We are aware that the punitive damages award in this case is
more than 4 times the amount of compensatory damages, is more than
200 times the out-of-pocket expenses of respondent Haslip, […] and, of
course, is much in excess of the fine that could be imposed for insurance fraud […]. Imprisonment, however, could also be required of an
individual in the criminal context. While the monetary comparisons
are wide and, indeed, may be close to the line, the award here did not
lack objective criteria».
Fra gli appunti che la Justice ‘O Connor sviluppò in dissenso avverso i criteria individuati dalla maggioranza – di peculiare importanza per
quanto costituì la premessa di successive azioni di legittimità costituzionale – v’era la reiterazione della sua critica verso la unpredictability della procedura, fondata cioè sull’assenza di ogni prevedibilità
precisa su quanto possa consistere l’ammontare finale della somma richiesta con funzione punitiva: «As is typical, the trial court’s
instructions in this case provided no meaningful standards to guide
the jury’s decision to impose punitive damages or to fix the amount.
Accordingly, these instructions were void for vagueness».
Le ulteriori critiche che si registrarono avverso la sentenza paiono
principalmente focalizzate su un eccesso di particolarismo sulla fattispecie concreta riflesso nel giudicato, stigmatizzando – al contrario del dictum giudiziale – proprio la mancanza de facto di una netta chiarificazione
dei limiti e dei criteri connotanti in senso obiettivo il procedimento, tali
che dalla formulazione in Haslip potessero essere assunti su un piano
recante carattere di generalità105, ed atta dunque a prevenire il contrasto
con il principio del Due Process.
17. Il caso TXO
Come risultava prevedibile, in breve tempo la Supreme Court tornò ad
affrontare il medesimo problema posto da una vicenda che spiccava a
causa del riconoscimento di danni punitivi per una somma pari a cinquecentoventisei volte i compensatory damages liquidati106.
105 Stewart e Piggott, op. cit., 698: «Since the Haslip decision, however, very few decisions have been delivered ruling the various state’s methods for determining punitive
damages to be unconstitutional».
106 Koenig e Rustad, The Quiet Revolution Revisited: An Empirical Study of the
Impact of State Tort Reform of Punitive Damages in Products Liability, in 16 Just. Sys.
J., 1992-1994, 21 ss.; Rustad, In Defense of Punitive Damages in Products Liability:
Testing Tort Anecdotes with Empirical Data, in 78 Iowa L. Rev., 1992-1993, 1 ss.
11.indd 37
18/04/14 15:47
372
Due Process Clause. Eccessività delle
somme riconosciute.
Eccesso
di potere
delle giurie
SALVATORE TOLONE AZZARITI
Il caso TXO costituì quindi la circostanza appropriata per ritornare, anche
indirettamente, sul controllo dei punitive damages alla luce del fourteenth
amendment107, ma assunse altrettanto un particolare rilievo il riesame degli
objective criteria come sanciti in Haslip e che in questo caso lo stesso petitioner reputava di surrogare con altri parametri nella questione di costituzionalità
sottoposta al vaglio della Corte.
Quanto al resto degli elementi evidenziatisi per l’ipotetico conflitto con la
Due Process Clause, segnatamente l’eccessività delle somme e l’eccesso di
potere delle giurie, la Corte ribadì la linea di un controllo ridotto al minimum
rappresentato dalle garanzie presenti nelle procedure attuate nei singoli
Stati, mentre gli elementi della proporzione fissati in astratto dalla parte onde
stigmatizzare a contrario le ricadute eccessive dei termini pecuniari del caso in
esame furono respinti ribadendo ancora una volta nella deterrenza il momento
funzionale tipico dell’istituto dei danni punitivi.
Nella sua qualità di petitioner la TXO promosse un giudizio che involgeva la
procedural Due Process Clause rilevando il lack of fair notice come sua ipotetica violazione, radicata nell’assenza di opportuno avviso concernente l’esito del
processo che aveva poi condotto ad una sanzione punitiva per un ammontare
pari alla somma versata in sede risarcitoria moltiplicata per cinquecentoventisei volte.
Tale mancanza di prevedibilità precisa non fu reputata confliggente con il
principio in discussione da parte della Corte Suprema, secondo la quale l’elemento che allinea la procedura per la comminazione di danni punitivi al principio stesso è la comunicazione della possibilità generica che una condanna
a pagare i danni punitivi sia irrogata e che in tal caso essa sia collegata agli
elementi che servono ad orientare l’ammontare della somma alla precipua funzione punitiva e deterrente.
La domanda inoltre evocava la violazione del substantive Due Process, nel
rilievo della grave compressione che subiva il diritto di proprietà a causa della
magnitudo della somma richiesta in via punitiva.
Più nel dettaglio la questione posta alla Supreme Court prese avvio anzitutto argomentando l’istanza più generale di un controllo relativamente più rigoroso sui punitive damages giustificato in base ad una demarcazione valoriale
delle fonti: rispetto a quanto avvenga per le altre penalties di fonte legislativa i
primi vengono accordati senza che i criteri atti a governare il relativo scrutinio
degli elementi costitutivi ed il computo pecuniario che ne consegue scaturiscano da una fonte (normativa) che riflette gli assetti valoriali voluti da un corpo
rappresentativo della comunità.
Il brief avanzato dalla parte alla Corte Suprema lamentava come il procedural due process risultasse violato presso la corte a qua dello Stato della Virginia,
107 TXO Production Corp. v. Alliance Resources Corp., 509 U. S. 443 (1993). Cfr.
Rustad e Koenig, The Historical Continuity of Punitive Damages Awards: Reforming
the Tort Reformers, in 42 Am. U. L. Rev., 1992-1993, 1269 ss.; Lens, op. cit., 1 ss.
11.indd 38
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT373
Due
Process
Clause.
Heightened scrutiny e formulazione
di quattro
criteri
indicando gli elementi critici nella vaghezza delle istruzioni fornite alla giuria ma
anche nel loro contenuto, ovvero «the jury instructions served affirmatively to
misguide the jury by encouraging it to place emphasis on a largely irrelevant and
highly prejudicial factor, the wealth of TXO and its corporate affiliates».
La TXO Corporation inoltre radicava a sua volta il richiesto heightened scrutiny in una serie di quattro objective criteria per verificare se il riconoscimento
dei punitive damages avesse violato quella fundamental fairness insita nel principio della Due Process Clause.
La fundamental fairness e la rationality rispetto alla Clause, secondo il petitioner, potevano dunque ipostatizzarsi in base a tali quattro parametri108; si
riteneva essi siano idonei a delineare il perimetro entro il quale il riconoscimento del punitive damages dovesse essere accordato e commisurato, ed a
contrario ridotto entro tali limiti quando l’ammontare «exceeds the bounds of
contemporary and historical practice by orders of magnitude» e fosse stato
accordato dunque da un’attività arbitraria della giuria, anche qualora avesse
concorso una particolare e preminente giustificazione perché essi limiti fossero
travalicati.
La Supreme Court, nel rigettare la richiesta, contestò l’assunto elevato
quanto all’aspetto procedurale, e cioè che la complessa attività volta al riconoscimento dei punitive damages fosse priva di garanzie analoghe a
quelle rinvenibili nel processo di legislazione, tale da giustificare in via
sistematica il richiesto heightened scrutiny come connesso ad una presunzione relativa di immanente arbitrarietà dell’attività delle giurie.
Si ribadì che «Assuming that fair procedures were followed, a judgment that
is a product of that process is entitled to a strong presumption of validity», evidenziando a contrario dunque che l’eventuale patologia inerente alla procedura
volta al riconoscimento dei danni punitivi debba costituire oggetto di prova del
ricorrente.
Pur riconoscendosi che in taluni casi l’eccessiva divergenza fra l’ammontare delle somme accordate per casi apparentemente simili possa costituire un dato da tenere in considerazione, si criticò l’approccio comparativo
(infragiurisdizionale ed intragiurisdizionale) insito nella formulazione dei
criteria proposti dalla parte, specie quanto al terreno casistico-giustificativo che fu addotto a suo supporto.
I punitive damages, si affermò, scaturiscono da una molteplice ed
intangibile serie di fattori i quali a loro volta conducono le giurie a misurarsi in senso qualitativo con fattualità e circostanze uniche e mai prima
108 Testualmente: «(1) awards of punitive damages upheld against other defendants
in the same jurisdiction, (2) awards upheld for similar conduct in other jurisdictions, (3) legislative penalty decisions with respect to similar conduct, and (4) the
relationship of prior punitive awards to the associated compensatory awards». Cfr.
TXO Production Corp., cit., 455 ss.
11.indd 39
18/04/14 15:47
374
Valenza
assiologica della
funzione
deterrente
SALVATORE TOLONE AZZARITI
prodottesi: «Because no two cases are truly identical, meaningful comparisons of such awards are difficult to make».
Di conseguenza la Supreme Court ribadì, mutuando dal giudicato in
Haslip, che non si possa apporre una netta, «mathematical» demarcazione – con aspettative di generalità – fra casi conformi o non conformi alla
Costituzione.
I termini della proporzione in base ai quali la TXO Corporation reputava grossly excessive il risarcimento cui era tenuta, proporzione che si
fondava sul rapporto fra il risarcimento di compensatory damages e quello di punitive damages di cinquecentoventisei volte superiori, furono respinti non in via di principio ma in via di un riorientamento assiologico
che altro non produsse se non il permanere del solido, costante criterio
costitutivo dell’istituto, la sua funzione deterrente e la sua applicazione
alla classe di condotte che si intende punire.
La Corte infatti ritenne corretto rimarcare – sulla base di un suo costante
giudicato assunto alla precipua ratio dell’istituto – che termine di comparazione, premessa della proporzione, oltre ai danni effettivi fosse non
di meno il «potential harm that might result from the defendant’s
conduct», e che nel corso del processo la State Supreme Court of Appeals
aveva accertato che la tipologia di comportamento posta in essere dalla TXO
avrebbe potuto cagionare «danni per milioni di dollari ad altre vittime».
Sulla stessa linea del rispetto del minimum procedurale, ma stavolta
riconoscendo la sussistenza di una privazione delle garanzie del defendant e dunque la violazione dei suoi diritti in contrasto con il fourteenth
amendment, la Corte nel caso Honda Motor Co. Ltd., et alii v. Oberg109
ebbe modo di ribadire il quadro di regole via via consolidatosi.
Sono pur sempre le garanzie procedurali il campo di rilevanza principale alla luce dell’interpretazione della Due Process Clause rispetto ai
danni punitivi, l’attività giudiziale di post-trial review è parte della tradizione del Common Law cui consegue che una limitazione quale quella
identificabile nelle procedure dello stato dell’Oregon implica una divergenza da essa e quindi una violazione del precetto costituzionale.
18. Il caso BMW v. Gore e la formulazione di tre guideposts
BMW of North America Inc. v. Gore110 rappresentò il primo caso a porre
la questione dei punitive damages secondo l’aspetto della violazione
109 512 U.S. 415 (1994). Si veda Hallahan, Social Interests Versus Plaintiffs’ Rights:
The Constitutional Battle over Statutory Limitations on Punitive Damages, in 26 Loy.
U. Chi. L.J., 1994-1995, 405 ss.
110 517 U.S. 559 (1996). Cfr. McKee, The Implications of BMW v. Gore for Future
Punitive Damages Litigation: Observations from a Participant, 48 Ala. L. Rev., 19961997, 175 ss.
11.indd 40
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT375
dei substantive rights ottenendo che la Supreme Court sancisse che
il riconoscimento di un ammontare eccessivo a titolo di danni punitivi
implica la violazione della Due Process Clause, superando dunque il
consolidato livello dei procedural rights che, come visto nei precedenti
giudicati, conteneva il campo di rilevanza costituzionale – giudicandolo
compatibile – fornendo rilievo esclusivamente alla qualità delle istruzioni fornite alle giurie ed al rispetto del diritto ad appellare le decisioni
di queste.
La Corte ribadì la legittimità dei punitive damages come strumento legislativo
degli Stati atto a punire determinate condotte e prevenirne in via di deterrenza
la loro ripetizione, e ribadì altresì come sia proprio su questo calibro funzionale
che essi risultino difficilmente definibili lungo un parametro obiettivo in termini
del loro ammontare, per quanto differente ed eterogenee sono tanto la classe
di condotte rilevanti ai fini della loro irrogazione tanto la moltitudine dei casi
concreti cui esse possono vedersi applicate; essa inoltre111, richiamando i casi
TXO ed Haslip, pose come ulteriore parametro di riferimento lo «State’s legitimate interests in punishment and deterrence».
In particolare per la Corte risultò lesivo del principio espresso nella Due Process Clause che uno dei parametri per la commisurazione di tale grossly excessive award fosse stato individuato nell’intento, espressamente dichiarato dalla
Corte dell’Alabama come giudice a quo, di far sì che la parte condannata
mutasse le modalità commerciali che adottava anche in altri Stati e che avevano generato il danno dedotto nel processo, intenzione che quindi risultava
costitutiva della magnitudo attribuita alla funzione deterrente nel caso concreto,
incorporatasi nell’ammontare finale riflettente dunque in gran parte la condotta
che il condannato aveva posto in essere presso altre giurisdizioni statali.
Al contrario la Supreme Court sostenne esplicitamente che «a State may
not impose economic sanctions on violators of its laws with the intent of changing the tortfeasors’ lawful conduct in other States».
Ulteriormente essa produsse la formulazione di un test articolato su tre
guideposts atto a comprovare o meno la excessiveness di un riconoscimento
di danni punitivi, la premessa era che la Corte riteneva in violazione della Costituzione che il soggetto sottoposto a procedimento ricevesse fair notice, come
nel caso in esame, solo della condotta avente rilievo ai fini della fattispecie e
non anche della severità della punizione che ne può derivare.
I tre «guiTale test dunque si fondava su parametri come il grado di riprovevolezdeposts» za della condotta del condannato (Degree of Reprehensibility congiuntamente
definita anche Culpability), un criterio che normalmente avrebbe avuto una rilevanza di tipo soggettivo ma che fu assunto con riguardo agli effetti oggettivi
ovvero alla tipologia di danno provocato dalla condotta del defendant, dunque
ispirato ad un giudizio di concreta, effettiva valutazione del danno ex post più
Limitazione territoriale delle
giurisdizioni
111 11.indd 41
BMW v. Gore, cit., 568.
18/04/14 15:47
376
SALVATORE TOLONE AZZARITI
che di astratta potenzialità di esso, con una normale gerarchia che poneva le
condotte causative di danni patrimoniali ad un livello di minor gravità rispetto a
quelle causative di danni alla salute o alla sicurezza, vieppiù se i danni in questione si erano ripercossi entro la sfera finanziaria di soggetti economicamente
meno vulnerabili quali possono reputarsi gli acquirenti di auto di lusso.
Altro test sanciva l’esame della disparità fra danno effettivo e danni punitivi (denominato Ratio, inteso appunto come ratio to the actual harm inflicted
on the plaintiff), mentre l’ultimo test stabiliva la comparazione fra il riconoscimento a titolo punitivo ed altre sanzioni ad esso comparabili (Sanctions
for Comparable Misconduct) che conduceva al test in base al quale «[…]
comparing the punitive damages award and the civil or criminal penalties that
could be imposed for comparable misconduct provides a third indicium of
excessiveness».
Il Justice Breyer nella sua autonoma concurring opinion focalizzò l’attenzione sul deficit di tassatività delle fattispecie («An intentional misrepresentation, made through a statement or silence, can easily amount to ‘fraud’
sufficient to warrant punitive damages») e di prevedibilità della proporzione
della sanzione rilevabile presso lo statute dell’Alabama in materia di punitive
damages, dato fatalmente idoneo ad aprire ad attività delle giurie segnate dall’arbitrariness, evidenziandosi infatti come fosse assolutamente
assente uno «standard that readily distinguishes between conduct warranting
very small, and conduct warranting very large, punitive damages awards. That
statute permits punitive damages in cases of oppression, fraud, wantonness,
or malice. […] But the statute goes on to define those terms broadly, to encompass far more than the egregious conduct that those terms, at first reading, might seem to imply».
Ulteriormente stigmatizzò come la condotta del condannato BMW, secondo la peculiare linea di rilievo oggettivo e concreto prima evidenziata, non fosse
meritevole della proporzione della condanna inflittigli alla luce del Ratio test
posto il numero minimo di autoveicoli – fattori causativi del danno effettivo nella
causa in questione – che era stato venduto nello Stato dell’Alabama.
Il Justice Scalia, alla cui opinione aderì il Justice Thomas, partecipò in dissenso alla decisione ribadendo con una certa efficacia la sua interpretazione proceduralista della tutela fornita dalla Due Process Clause e come altresì,
quanto ai danni punitivi, le incursioni da parte della Corte entro le sfere riservate
alla giurisdizione degli Stati in nome di un concetto come la excessiveness, non
esplicitamente menzionato nella carta costituzionale, siano sostanzialmente ingiustificate.
Essenziale il pensiero che egli racchiuse nel seguente inciso: «I do not regard the Fourteenth Amendment’s Due Process Clause as a secret repository
of substantive guarantees against ‘unfairness’ — neither the unfairness of an
excessive civil compensatory award, nor the unfairness of an ‘unreasonable’
punitive award. What the Fourteenth Amendment’s procedural guarantee assures is an opportunity to contest the reasonableness of a damages judgment
11.indd 42
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT377
in state court; but there is no federal guarantee a damages award actually be
reasonable».
19. Il VII Amendment ed il caso Cooper Industries
(ovvero Cooper Industries Inc. v. Leatherman Tool
Group Inc.)112
Limiti ed
estensione
della
de novo
review
Il caso assume rilievo in ragione di aspetti procedurali generali, fissati dalla
Corte Suprema, che riguardano il rapporto fra riconoscimento113 di danni
(nell’accezione più generale) per grandezze eccessive e tipo di accertamento necessario al fine della sua revisione da parte del giudice appellato.
La ratio di un simile problema non poteva che attrarre anche l’istituto
dei punitive damages che costituirono da ultimi l’occasione per sancire
il principio in esame.
La previsione del VII Amendment («In suits at common law, where the
value in controversy shall exceed twenty dollars, the right of trial by jury
shall be preserved, and no fact tried by a jury, shall be otherwise reexamined in any court of the United States, than according to the rules of the
common law») implica che, in via generale, una corte d’appello valuti solo
le questioni di legittimità relative al trial di primo grado presso la giuria
non anche concernenti le questioni di fatto affrontate e provate dalla corte a
quo, quale appunto si presenta essere una valutazione sull’entità e sui
termini della proporzione di un risarcimento accordato all’appellato.
In una prima fase dell’evoluzione della vicenda furono attratte nel
tempo le questioni relative all’eccessivo ammontare dei danni riconosciuti all’attore in primo grado in forma tale da non violare l’Amendment
tale cioè che le corti di appello presero a giudicare in questa materia per
abuse of discretion del giudicante di primo grado, fino alla consacrazione della regola che si ebbe nel c.d. caso Gasperini114 senza peraltro che
anch’esso in particolare avesse attinenza con questioni relative ai danni
punitivi, avendo ad oggetto danni compensativi.
Vale premettere che, sotto la prospettiva del metodo, per stare ad
un’essenziale fisionomia concettuale una de novo review è il tipo di giudizio di appello che non si svolge solo sulle questioni di legittimità, in
base a questioni di fatto e di diritto derivate dal primo grado e come tali
consacrate, ma entra anche nel merito delle stesse senza pregiudizio di
vincolatività di quanto già sancito, sebbene al tempo stesso mantenendosi inibita l’apertura all’ingresso di nuove prove fuori che nei casi nei quali
112 532 U.S. 424 (2001).
L’indicazione di apertura a scrutinio ulteriore della grandezza dei damage awards
già concessi, nella loro accezione più ampia, si ha in Grunenthal v. Long Island R.R. Co.,
393 U.S. 156, 1968, e prima ancora in Neese v. S. Ry. Co., 350 U.S. 77, 1955.
114 Gasperini v. Center for Humanities Inc., 518 U.S. 415 (1996).
113 11.indd 43
18/04/14 15:47
378
Riforma
delle sentenze per
abuse of
discretion
La necessità di una
de novo
review
SALVATORE TOLONE AZZARITI
sia stabilito dalla legge, in quanto la de novo review non implica di per se
stessa una totale riapertura del caso già giudicato115.
Il campo che, in una seconda fase, si delineò in generale riguardava
dunque i punitive damages solo in quanto costituenti una delle aree di
ripercussione della problematica relativa ai criteri adottati da parte delle
corti d’appello nelle review generatesi dal riconoscimento dei danni; nel
caso Cooper Industries invece tali complessità emersero e si articolarono nell’ambito specifico dei danni punitivi. L’iter che ne vide lo sviluppo si
radicò in principio presso la Corte distrettuale dell’Oregon, che riconobbe originariamente i punitive damages e vide successivamente sollevata
l’istanza di costituzionalità presso la Corte del Nono Circuito alla luce
dell’asserita violazione dei guideposts formulati nel caso BMW v. Gore.
Tale ultima Corte confermò l’originaria previsione nel suo ammontare, sancendo come l’assenza di volontà da parte del condannato di porre
immediato rimedio agli effetti delle proprie azioni avesse appalesato un
elemento soggettivo statuito come «indifferenza alle conseguenze giuridiche» che derivavano dalla propria condotta, ma fece ciò, esclusivamente,
applicando il criterio dell’abuse of discretion, senza cioè dar luogo ad
una de novo review rispetto alla quale il primo criterio si presenta come
less demanding in base a quanto affermerà il Giudice Supremo.
La Supreme Court stigmatizzò infatti l’assenza di questo livello di revisione presso tale ultimo giudicato focalizzando, a contrario, quanto
conseguiva dall’assenza di quella generalità della regola che si è
ritenuto finora di evidenziare in senso critico.
Si pose in evidenza anzitutto come irrogare una condanna al risarcimento di tipo compensativo comporti, presso la giuria, dar luogo ad una
determinazione essenzialmente fattuale, la cui entità cioè è commisurata su danni che si dimostrino da parte dell’attore come concrete loss, al
contrario una condanna ai danni punitivi coinvolge finalità distinte, punitive – appunto – ed altresì deterrenti, sia in specie che in generale, il che
implica che la condanna sia emessa dalla giuria come «expression of its
moral condemnation».
In ossequio al seventh amendment, all’interno dell’autonomia legislativa degli Stati concernente la previsione di fattispecie di punitive damages
(qui emblematicamente equiparati alle criminal penalties), un’eventuale
revisione giudiziale dell’entità dei danni accordati, qualora non siano sollevate questioni di costituzionalità, comporta quindi usualmente l’applicazione da parte della Court of Appeal dello standard di abuse of discretion.
La Corte evocava altrettanto i limiti posti però all’autonomia legislativa
in questione, rinvenibili – come prima evidenziato – dal XIV emendamento
(Due Process) e dall’VIII emendamento (Excessive Fines), ribadendo come
115 Si riafferma ancora il giudicato della Corte Suprema del Delaware in Wilmington
Trust Co. v. Baldwin, 195 A. 287 (Del. Super. 1937).
11.indd 44
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT379
i guideposts del caso Gore per essa rappresentassero ancora i giusti criteri
per stabilire la linea di demarcazione fra le due sfere tutelate, e rammentava
come, in sostanza, tutte le volte che fosse stata investita di analoga questione essa stessa vi avesse fatto fronte tramite una independent examination
che appalesava l’esistenza e la rilevanza, in nuce, della multiformità delle
ratio decidendi che presiedono volta per volta ogni singolo trial relativo
ai punitive damages. Tale articolata fisionomia di un retto giudicato
doveva dunque riflettersi nel momento in cui, in sede di appello, era
riesaminata l’entità dei danni punitivi inflitti ad un appellant.
Se cioè il livello di ipostatizzazione concreta della regola è connotazione essenziale ovvero costitutiva dei punitive damages allora «trial
judges’ reasonable suspicion and probable cause determinations should
be reviewed de novo that ‘reasonable suspicion’ and ‘probable cause’»
are fluid concepts that take their substantive content from the particular contexts in which the standards are being expressed; that, because
such concepts acquire content only through case-by-case application,
independent review is necessary if appellate courts are to maintain
control of, and clarify, legal principles; and that – de novo review tends
to unify precedent and stabilize the law – are equally applicable when
passing on district court determinations of the constitutionality of punitive damages awards».
Il ricorso ad una de novo review in sede di appello per i punitive
damages reputati eccessivi è dunque obbligatorio per la Corte appellata
stante la peculiare natura che un tale giudizio implica; risolvendosi non
in un giudizio sul fatto, l’esame della corte appellata sulla congruenza del
giudizio di primo grado con il XIV emendamento ed il due process può
dunque dirsi ossequioso di quanto sancito nel VII emendamento.
20. Il XIV Amendment nel caso State Farm Mutual Automobile Insurance Co. v. Campbell116
Il caso rappresenta l’ennesimo intervento attinente alla misura eccessiva
di punitive damages riconosciuti al plaintiff (in questa vicenda la som116 538 U.S. 408, 418 (2003). Si veda Hines, Due Process Limitations on Punitive
Damages: why State Farm won’t be the Last Word, in Akron L. Rev., n. 37, 2004, 779 ss.;
Lund, The Road from Nowhere? Punitive Damages Ratios After BMW v. Gore and State
Farm Mutual Automobile Insurance Co. v. Campbell, in 20 Touro L. Rev., 2004-2005, 943
ss.; Doskow, The State Farm Punitive Damage Multiplier in the Courts: Early Returns,
in 17 St. Thomas L. Rev., 2004-2005, 61 ss.; Efting, Punitive Damages: will the Courts still
Punish the Wrongdoer after State Farm Mutual Automobile Insurance Co. v. Campbell,
in 49 S. D. L. Rev., 2003 – 2004, 67 ss.; Leonard, State Farm Mutual Automobile Insurance
Co. v. Campbell: Refining BMW of North America Inc. v. Gore and further Restricting
Punitive Damages, 38 U. Rich. L. Rev., 2003-2004, 545 ss.; Chanenson e Gotanda, The
Foggy Road for Evaluating Punitive Damages: Lifting the Haze from the BMW/State
Farm Guideposts, in U. Mich. J. L. Reform, 37:2 2004, 441 ss.
11.indd 45
18/04/14 15:47
380
SALVATORE TOLONE AZZARITI
ma consisteva in centoquarantacinque milioni di dollari) e soprattutto
esso sancisce una posizione più netta della Supreme Court in ordine alla
precisa tassonomia da ricondurre ai guideposts enunciati nel già menzionato caso BMW, così riformulando radicalmente i criteri interpretativi
adottati in merito dalla Corte Suprema dello Utah.
La vicenda si generò dalla condotta di una compagnia assicurativa,
valutata sia in sede giudiziale che in sede stragiudiziale, e vide come
soggetto danneggiato, che richiese i danni punitivi, un suo assicurato a
sua volta prima condannato a risarcire i danni provocati in un incidente
stradale.
Valutazione
di una compagnia assicuratrice
verso il
cliente
Il danneggiato (Curtis Campbell) aveva provocato infatti ad un gravissimo sinistro la cui dinamica apparve fin da subito evidente configurandone la sua
responsabilità in toto, ma la sua compagnia assicurativa (State Farm Mutual
Automobile Insurance) diede luogo ad un comportamento inusitato: «contested
liability, declined to settle the ensuing claims for the $ 50,000 policy limit, ignored its own investigators’ advice, and took the case to trial, assuring Campbell
and his wife that they had no liability for the accident, that State Farm would
represent their interests, and that they did not need separate counsel».
La sequenza dei fatti rilevanti in sede punitiva vede la condanna della giuria
inflitta al sig. Campbell ed il tentativo da parte di State Farm di rifiutarsi di pagare più del limite assicurativo di cui godeva l’assicurato, un limite superato per
$ 135.000; si rinvenne altresì rilevante il fatto che nonostante avesse avanzato
l’impegno di proteggerne gli assets la medesima compagnia avesse al contrario rivolto un invito di estremo disprezzo al plaintiff: «put for sale signs on your
property».
Questo non solo non evitò che State Farm, da ultimo, dovesse pagare l’intera somma sancita come risarcimento alle vittime dell’incidente ma, ancor
di più, fece sì che i coniugi Campbell individuassero nel comportamento
della compagnia i presupposti di bad faith, fraud, intentional infliction of
emotional distress.
Il giudizio ebbe la caratteristica della già esaminata bifurcation, con i
due distinti trial (risarcitorio e punitivo) posti dunque in sequenza; in
ultima istanza esso condusse al riconoscimento da parte della giuria di
due milioni e seicentomila dollari a titolo di compensatory damages e di
centoquarantacinque milioni di dollari a titolo di punitive damages.
In sede di revisione del trial da parte della corte si pervenne ad una
sensibile riduzione dei due ammontare, per somme rispettivamente pari
ad un milione e a venticinque milioni di dollari, ma la corte suprema dello
Utah riportò l’ammontare dei danni punitivi alla cifra originaria di centoquarantacinque milioni di dollari facendo leva sull’applicazione dei tre
guideposts del caso BMW v. Gore.
11.indd 46
18/04/14 15:47
Criteri interpretativi
dei tre guideposts
mutuati dal
caso BMW
11.indd 47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT381
Il punto di partenza della Supreme Court nel formulare un principio
che comporterà nel caso in esame la riduzione dell’ammontare della somma fu la ripresa concettuale dell’equiparazione funzionale fra i punitive
damages e le sanzioni di tipo penale, laddove invece – come si affermò
– essendo il livello di tutela del defendant più attenuato nel campo della responsabilità civile i punitive damages si ripercuotono direttamente
sulla sfera giuridica protetta dalla Due Process Clause, in quanto «pose
an acute danger of arbitrary deprivation of property»; alla luce dell’interpretazione autentica dunque le corti tenute al riesame dell’ammontare
dei danni punitivi sanciti dalle giurie devono sviluppare le linee-guida come segue.
Il degree of reprehensibility of the defendant’s misconduct deve essere valutato considerando se il danno sia stato fisico più che economico; se la condotta incriminata abbia prefigurato indifferenza o reckless
disregard per la salute o l’integrità degli altri; se la condotta fosse altresì
costituita da una serie continuativa di azioni ovvero da un atto isolato,
così come se il danno sia stato conseguenza di un mero incidente ovvero
di attività intenzionali.
Si stigmatizzò presso la Corte Suprema come il caso in questione, in
relazione a State Farm, fosse stato impiegato per punire l’illecita condotta dell’agenzia assicuratrice rilevata su tutto il territorio nazionale, anche
al di là della giurisdizione di competenza della corte dello Utah e
sebbene tali condotte non avessero avuto alcun nesso con il danno
subito dal plantiff, in tal senso i Campbell avevano infatti esposto che
tale tipo di prova aveva una finalità meramente dimostrativa della condotta generale di State Farm.
Quanto alla seconda linea-guida, the disparity between the actual
or potential harm suffered by the plaintiff and the punitive damages
award, si affermò, stigmatizzando la ratio della decisione della corte dello Utah, come una relazione fra riconoscimento del danno effettivo per
un milione di dollari e riconoscimento di danno punitivo per una somma
di centoquarantacinque volte superiore fosse ingiustificabile in termini di
ragionevolezza o di proporzione con il danno riconosciuto al plaintiff in
sede compensativa.
Pur riconoscendo ciò la Supreme Court espose un argomento meritorio di adeguato rilievo, specie per la radicale evoluzione normativa che successivamente essa fornirà rispetto all’istituto:
«Because there are no rigid benchmarks, ratios greater than those that
this Court has previously upheld may comport with due process where
a particularly egregious act has resulted in only a small amount of
economic damages […] but when compensatory damages are substantial, then an even lesser ratio can reach the outermost limit of the
due process guarantee».
18/04/14 15:47
382
SALVATORE TOLONE AZZARITI
Il terzo test, la valutazione comparativa rispetto alle sanzioni irrogate per condotte analoghe, forniva indicazioni di minor impatto euristico
per quanto distanti dalla fattispecie in esame, pensando che l’ammontare
sanzionatorio riconosciuto per una – assimilabile – misconduct (una condanna per gross fraud) era pari a diecimila dollari.
21. Williams v. Philip Morris. Due Process Clause.
Esclusione dei punitive damages per soggetti estranei
al procedimento
Philip Morris v. Williams117 ha rappresentato per molti aspetti un epilogo
delle determinazioni normative ma al tempo stesso un momento costitutivo di ulteriori questioni inerenti il futuro dell’istituto dei danni punitivi118.
Campagne
pubblicitarie e misrepresentation
La vicenda si generò a causa della morte del sig. Williams causata dal fumo di
sigarette, in particolare di una nota marca facente capo alla multinazionale Philip Morris, l’iter inerente la genesi dell’abitudine nociva assunta dal deceduto e
la persistenza d’essa nel suo stile di vita con il convincimento di un’abitudine
del tutto innocua fu ricostruito nei minimi particolari nelle allegazioni della parte
procedente.
Si dimostrò la negligenza del deceduto nel non considerare i pericoli mortali insiti nel fumo di sigarette; ne aveva assunto l’abitudine, quasi incoraggiato in tal senso, al tempo in cui aveva servito nell’Esercito negli anni ’50, e
l’aveva mantenuta contro ogni tentativo di dissuasione fino al momento in cui
la diagnosi di un male incurabile lo aveva convinto di essere stato ingannato
sull’innocuità degli effetti del fumo di sigarette, generando in lui un senso di tradimento («feeling of betrayal»); nella sede del processo gli esperti dichiararono
la sua profonda dipendenza dal fumo come fisiologica e psicologica al tempo
stesso.
Sinteticamente, gli aspetti principali possono essere così individuati.
Sulla base dell’ipotesi di misrepresentation (in particolare le campagne
pubblicitarie volte ad attenuare la consapevolezza degli effetti derivanti dal fumo di sigarette ed a negare ogni connessione fra esso ed i danni alla salute
in generale) la vedova Williams condusse due distinte azioni nel processo, in
conto proprio ed in conto del defunto marito, omogenee quanto al fondamento
giuridico lamentato (fraud e negligence), tanto per i danni economici che per i
danni morali, e per l’ottenimento della condanna ai danni punitivi.
L’azione per conto personale condusse ad una condanna per danni economici pari a circa ventunomilacinquecento dollari ed a danni non-economic pari
117 549 U.S. 346, 2007.
Colby, op. cit. Il medesimo intervento è altresì in 118 Yale L. J., 392 2008- 2009. I
riferimenti qui riportati sono presi da tale fonte ultima.
118 11.indd 48
18/04/14 15:47
La determinazione
della fraud
in senso
specifico
sulla relazione con
il soggetto
concreto
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT383
ad ottocentomila dollari per ogni titolo di reclamo; l’azione per conto del marito
condusse invece ad un riconoscimento della negligenza di costui pari solo al
50% a causa del suo stile di vita, il che escluse il riconoscimento su tale base
dei danni punitivi, essi però, sulla base della fraud, pervennero ad un ammontare riconosciuto dalla giuria pari a settantanove milioni di dollari.
Successivamente la trial court ridusse la cifra a titolo di punitive damages
per una somma pari a trentadue milioni e la somma a titolo di danni non-economic fino a cinquecentomila dollari.
Philip Morris invocò la Corte d’Appello dell’Oregon sulla base dei seguenti
argomenti: quanto alla fraud, si invocò l’assenza di prove che dessero l’evidenza di una specifica attività di misrepresentation da parte della multinazionale
verso il sig. Williams inteso individualmente, e che di converso desse l’evidenza
che quest’ultimo l’avesse subita e che in essa avesse riposto una fiducia determinante delle sue abitudini; quanto alle istruzioni fornite alla giuria in ordine
ai punitive damages, si asserì che queste erano state fuorvianti perché prive di
riferimento ai criteri di contenimento relativi alla loro commisurazione, erano
state cioè omesse le direttive concernenti la ragionevole comparazione fra il
danno effettivo ed i danni punitivi in luogo invece dell’assorbenza della finalità
punitiva stessa, ciò aveva prodotto un ammontare eccessivo della somma accordata a tale titolo.
La configurabilità della fraud divenne cruciale nell’impianto decisorio che
prese piede in quella sede, giacché non solo la Corte d’Appello la definì, al
contrario, configurata nel comportamento del defendant ma anche perché con
il suo riferirsi a soggetti anche solo potenzialmente interessati dall’influenza del
comportamento stesso, sebbene non parti del processo in discussione, fissava
degli elementi costitutivi della decisione in tema di danni punitivi e della
susseguente presa di posizione opposta della Supreme Court119.
119 Lungo un inciso motivazionale sull’attività di misrepresentation posta in essere
dal defendant e che avrà eco in molteplici, successivi giudicati la Corte affermava: «The
first significant publicity about the effects of cigarette smoking on health came in the
early 1950s, based on studies that showed that cigarette tar could cause cancer in
mice and that established statistical correlations between smoking and lung cancer.
Apparently as a result, total cigarette sales fell in 1953 for the first time in the twentieth
century. In response to the publicity and falling sales, defendant, in cooperation with
other tobacco companies, began a concerted campaign to undercut the impact on smokers and potential smokers of concerns about the consequences of smoking. The theme of
the industry’s publicity campaign, which continued into the 1990s, was that the effect
of cigarette smoking on health was unclear and that more research was needed before a
definitive answer would be possible. As plaintiff explains in her reply brief: ‘Defendant
understood that it could never prove [that] cigarettes [are] safe; it was enough, however, to make it appear that there was a legitimate controversy over the link between
cigarettes and lung cancer so as to give smokers like Jesse Williams something to tell
themselves while they continued smoking. The message [that] defendant communicated to Jesse Williams to create the necessary uncertainty was the message that there was
doubt about the causal link between cigarette smoking and human disease’. According
to plaintiff, defendant communicated this message to Williams and to smokers and
non-smokers throughout Oregon and the rest of the United States over several decades.
11.indd 49
18/04/14 15:47
384
Due Process Clause e soggetti estranei al giudicato
SALVATORE TOLONE AZZARITI
La Corte statuale valutò che la decisione sui punitive damages fosse supportata da due su tre dei guideposts formulati nel caso BMW v. Gore, cioè
ritenne individuate la reprehensibility of the conduct e la comparability of criminal sanctions, mentre carente il requisito della ratio of punitive and compensatory damages, tale interpretazione si collegava in maniera decisiva ad
una lettura restrittiva della limitazione posta nel caso BMW all’estensione del
riconoscimento di danni punitivi anche per i danni a soggetti non presenti nel
giudizio, interpretata come riducibile a fattispecie di damages disomogenee
quanto alle condotte del defendant denunciate e quanto a differenti tipologie
di azioni intraprese.
Fuoriusciva quindi da tale novero limitativo il tipo di comportamento che si
imputava alla Philip Morris, che si sostanziava nella medesima condotta che
aveva danneggiato in forma letale il sig. Williams e che parimenti danneggiava
o poteva danneggiare gli altri abitanti dell’Oregon, tale che la Corte poteva
sancire la reprehensibility della Philip Morris.
La decisione della Supreme Court sul caso si tradusse in un rovesciamento dei principi fin’ora evidenziati, muovendo sul piano rescindente, anzitutto,
dall’affermazione che l’irrogazione di punitive damages anche per danni in
capo a soggetti non presenti o non rappresentati nel giudizio («strangers
to the litigation») contrasta con la Due Process Clause concretandosi in un
«taking of ‘property’ from the defendant without due process».
La condanna nel caso Williams v. Philip Morris presentava questa fisionomia anzitutto perché violava il diritto riconosciuto in base al Due Process in capo al defendant di dedurre «every available defense» prima di
pervenire al giudizio nei suoi confronti, fondare i punitive damages sulla
asserita condotta di Philip Morris nei confronti di soggetti non presenti in
giudizio recava implicita l’impossibilità per essa di poter controdedurre
in ordine alle ragioni potenzialmente dedotte.
Come secondo motivo si rilevò che l’assenza di precisa individuazione
dei soggetti danneggiati, identificati nel loro numero, nella portata dei
danni che avevano subito e nelle modalità per le quali si erano prodotti,
implicava sottomettere il defendant ad una condanna di natura esclusivamente speculativa, dunque che reca una violazione del Due Process per il
suo essere arbitraria, incerta e dunque priva di fair notice.
La terza motivazione appariva da ultimo come una formulazione in
termini di principio: «Finally, we can find no authority supporting the
use of punitive damages awards for the purpose of punishing a defendant for harming others. We have said that it may be appropriate
What makes the message fraudulent, in plaintiff’s view, is that defendant knew that
there was no legitimate controversy about the health effects of smoking and that defendant itself had no doubt that cigarette smoking carried serious health risks, including
the risk of lung cancer».
11.indd 50
18/04/14 15:47
Illiceità dei
poteri della giuria
quando
essa
punisca
per danni
a soggetti
che non
sono parte
processuale
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT385
to consider the reasonableness of a punitive damages award in light of
the potential harm the defendant’s conduct could have caused. But we
have made clear that the potential harm at issue was harm potentially
caused the plaintiff».
Un giudizio sulla riprovevolezza non è la premessa per l’assunzione
del bacino sociale impiegato a tal fine perché su di esso siano commisurati i danni punitivi; la minaccia derivante dalla misrepresentation
al pubblico integra la prova dell’elemento della riprovevolezza ma non
costituisce in sé causa sufficiente perché verso il pubblico si proietti il
computo dei danni, quindi la Corte Suprema confermò la possibilità di
intravedere la reprehensibility nel comportamento dell’accusato e nel
rischio che si profilava per la collettività, ma al tempo stesso limitò in
via esclusiva all’individuazione di tale elemento i margini dell’intervento
della giuria, che diventano illeciti qualora da esso l’organismo si assuma
il compito di punire il defendant per i danni prodotti a soggetti che non
sono parte nel processo.
In tal senso si ritenne del tutto appropriata l’istruzione che secondo
Philip Morris si sarebbe dovuta dare alla giuria in luogo delle differenti
istruzioni che al contrario erano state ad essa impartite, ovvero appariva
del tutto razionale che all’organo fosse richiesto di impiegare i danni patiti da altri a causa dell’attività del defendant al fine (esclusivo) di espungere un criterio ragionevole per valutare il rapporto concreto sussistente
fra i danni che Williams aveva patito e la riprovevole condotta della Philip
Morris.
Il caso Williams produsse dunque un’ulteriore evoluzione degli standard applicativi dei punitive damages: una giuria non può punire per i
danni che sono causati a soggetti differenti dalla parte che nel giudizio
rappresenta il plaintiff.
22. Exxon Shipping Co. v. Baker. La predictability come principio concorrente
La vicenda che giunse alla valutazione della Supreme Court120 fu causata
da un disastro ambientale molto noto alle cronache, probabilmente il più
grave della storia statunitense, ovvero l’incidente di cui fu protagonista la
petroliera Exxon Valdez in Alaska del 24 marzo 1989: il mezzo si incagliò
su una scogliera presso lo stretto Prince William e quarantuno milioni di
litri di petrolio furono dispersi in mare.
120 554 U.S. 471, 128 S. Ct. 2605 (2008). Si veda Nolte, op. cit., 377 ss.; Klass, Punitive
Damages After Exxon Shipping Company v. Baker: The Quest for Predictability and the
Role of Juries, in U. St. Thomas L. J., Vol. 7:1, 2009, 182 ss.
11.indd 51
18/04/14 15:47
La petroliera era comandata da un comandante che attraversava una dipendenza dall’alcool, fatto che era ben noto alla Exxon, e, di più, versava in stato
di ebbrezza alcolica proprio al momento del fatto.
Il caso segna un percorso ventennale della Corte Suprema la quale in
prima istanza dovette far fronte ad una questione di competenza per materia
in quanto l’incidente era avvenuto in acque navigabili soggette al federal maritime law non dunque sottoposte alla sovranità di alcuno Stato specifico, ed
era alla luce di tale fonte (che si avvale perlopiù dell’attività giurisprudenziale
e non di statute) che occorreva valutare il riconoscimento di danni da parte
della giuria.
La peculiare connotazione esegetica della vicenda fece si che l’analisi della
Corte, specie per l’apporto del Justice Souter, si sviluppasse per ampli orizzonti concernenti gli aspetti contemporanei dell’istituto e la sua relazione con
il resto del diritto nonché con gli altri ordinamenti giuridici, da tale profilo e dai
suoi aspetti si sviluppò quindi la valenza di un caso che recava una profonda
meditazione sull’istituto, emergendo in particolare – fra le altre – quanto all’istanza che si definiva nella prevedibilità della sanzione intesa come un radicato principio d’equilibrio di ogni teoria dei punitive damages in Common Law:
«Thus, a penalty should be reasonably predictable in its severity, so that even
Justice Holmes’s ‘bad man’ can look ahead with some ability to know what the
stakes are in choosing one course of action or another121. And when the bad
man’s counterparts turn up from time to time, the penalty scheme they face
ought to threaten them with a fair probability of suffering in like degree when
they wreak like damage […] (noting the need ‘to reduce unjustified disparities’
in criminal sentencing ‘and so reach toward the evenhandedness and neutrality
that are the distinguishing marks of any principled system of justice’). The common sense of justice would surely bar penalties that reasonable people would
think excessive for the harm caused in the circumstances».
Mancanza
di seguito
del giudicato
La ratio della predictability fu da ultimo individuata in un principio di
proporzione 1:1 con i danni di tipo compensatory, esito di un processo
analitico che aveva valutato positivamente il modello adottato nel campo
penale con il Sentencing Reform Act del 1984, in seguito ad aver escluso la
possibilità di imposizione di massimali assoluti, in quanto in tal caso non
prevedibile è proprio l’ammontare cui possa dar luogo un evento dannoso.
In tal senso appare del tutto evidente una patente incompatibilità
nella fondazione di un principio che in nome della predictability
incide fortemente sul c.d. rationale dei punitive damages elidendone alla radice la funzione, ciò in quanto, pur identificato quest’ultimo nella «retribution and deterrence» si procede in seguito rendendo i
danni punitivi una funzione paritaria di quelli compensativi.
121 Il Justice Souter si riferiva al celebre Holmes, The Path of the Law, in 10 Harv. L.
Rev., 1897, 457 ss.
11.indd 52
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT387
Pare non esservi nelle corti statunitensi alcun seguito al principio ed
alla conseguente formulazione dell’istituto qui così delineatisi122.
23. Danni punitivi e breach of contract nel dibattito
statunitense. Disomogeneità fra le fattispecie regolative nei distinti ambiti del Common Law. La dottrina statunitense e l’assunzione del breach of contract come
elemento nei punitive damages
Demarcazione fra i
due ambiti
Come si è messo in luce richiamando l’esperienza inglese, l’esclusione del
breach of contract o quantomeno del «mere» breach of contract123 dalle
aree applicative dell’istituto è un principio consolidato e generale in tutti
i Paesi di Common Law, per quanto siano rilevabili sporadiche pronunce
che suggeriscono in dottrina la sua estensione anche a tale campo e, come segnalato, non pochi autori che – quantomeno – rilevano delle indicazioni ai fini della possibilità di superare tale limite124.
Mentre però, come s’è evidenziato, la dottrina inglese procede dal
punto di vista metodologico identificando l’embrione di un principio di risarcimento punitivo, nella casistica rappresentata da Attorney–
General v. Blake, pienamente inserito in un caso di breach of contract
e come tale sottoposto alla relativa, propria giurisdizione125, il diffuso, fittissimo dibattito statunitense (rectius, sui punitive damages così come disciplinati nel Common Law degli Stati Uniti) ha assunto fin dal principio (che
può farsi coincidere con i primi decenni del XX secolo) pur con l’adozione
della medesima terminologia vagamente differenziata solo dal ricorso alla
testé richiamata esclusione del «mere» breach of contract, dei lineamenti
che paiono atti ad attrarre il contratto e la fenomenologia che si reputa
rilevante solo in via indiretta ovvero solo sotto il profilo fattuale nelle fattispecie rilevanti, rispetto quindi a differentemente articolate elaborazioni di
nuove fattispecie di tort non di espressioni punitive evolutesi dall’apparato
rimediale delle action for breach of contract.
Nell’analisi generale sulle ipotesi in esame si suole puntualizzare che
il principio che governa il law of damages in ambito contrattuale è di
tipo esclusivamente compensativo e non punitivo, con la conseguente,
relativa incompatibilità di forme di overcompensation; il fine dei relativi
122 Sebok, The U.S. Supreme Court theory of common law punitive damages: an
inauspicious start, in Meurkens e Nordin (a cura di), op. cit., 144.
123 Sullivan, Punitive Damages in the Law of Contract: The Reality and the Illusion
of Legal Change, in 61 Minn. L. R., 1976 –1977, 207 ss.; Schlueter e Redden, op. cit., 383.
124 Hardy, Punitive Damages for Certain Categories of Breaches of Contract?, in
Meurkens e Nordin (a cura di), op. cit., 357 ss.; Benatti, Correggere e punire dalla law
of torts all’inadempimento del contratto, Milano, 2008. Si veda altresì Simpson, Punitive
damages for breach of contract, in 20 Ohio St. L. J., 1959, 284 ss.
125 Cfr. la pagina già citata in Burrows, Remedies, 2009, cit., 409.
11.indd 53
18/04/14 15:47
388
SALVATORE TOLONE AZZARITI
procedimenti è di tipo risarcitorio non deterrente, la parte che subisce
l’inadempimento ha diritto esclusivamente, a mezzo del risarcimento, ad
essere virtualmente posto «in as good a position as he would have been
if the defendant had not breached the contract».
Alla base, altrettanto, risiedono le differenze strutturali – rilevanti in
questa sede – fra damages scaturenti da tort ovvero da contract, risultando quest’ultimo ambito dipendente in via essenziale dalla strict liability,
essendo invece il primo ambito ancorato al rilievo costitutivo dell’elemento soggettivo, ovvero alla responsabilità da fault sulla quale si poggia
a sua volta l’elemento essenziale dei danni punitivi, trovando luogo nella
specificazione di un elemento soggettivo in capo al defendant assunto a
particolare riprovazione da parte dell’ordinamento.
In tal senso si è costantemente affermato che una fattispecie di
breach of contract difficilmente può integrare quel grado di disapprovazione che l’ordinamento presuppone invece ai fini dell’irrogazione dei punitive damages, così si è assistito di norma alla confutazione da parte delle corti dell’ipotetica rilevanza come tort di talune fattispecie
di breach of contract connotate da malice o da bad faith del defendant.
Altra netta demarcazione strutturale delle due aree di responsabilità
è fondata sulla distinta natura del dovere che giustifica i diversi sistemi
rimediali; il tipo di breach che genera una responsabilità in tort si reputa
ripercuotersi su un dovere che riguarda la collettività nel suo complesso
(breach of duty), al contrario il breach of contract si ripercuote normalmente su un dovere relativo ed esclusivo fra le parti, ciò legittima una
differente prospettiva quanto al livello di antigiuridicità ravvisato nelle
due diverse vicende patologiche del sistema, appare quindi del tutto consequenziale che le condotte che danno luogo alle distinte fattispecie di
breach incontrino livelli di riprovazione affatto differenziati nell’ordinamento.
Per un’ulteriore riprova dell’incompatibilità dei due sistemi può valere anche mettere in luce l’autorevole argomento critico che era speso
avverso quanto classificato come «traditional view» dell’istituto, come
nel caso della dottrina statunitense che dava conto dell’evoluzione giurisprudenziale in tal senso126.
Allorquando cioè si accosta alla prospettiva ‘tradizionale’ che reputa
che i danni punitivi non siano recoverable a mezzo di actions motivate sul
breach of contract quanto viene profilato come exceptions a tale regola,
quel che sembra emergere in realtà sono dei posizionamenti della vicenda
contrattuale e del breach come uno fra gli elementi o la mera occasione
anche attraverso i quali un tort sia stato perpetrato ai danni di un soggetto, il quale con molta difficoltà, su queste basi, agirebbe per la tutela del
contratto: la dottrina pare aver individuato in tal senso, con valutazione
126 11.indd 54
Mc Namara, Tortious Breach of Contract in Oklahoma, 20 TULSA L. J., 1984, 234.
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT389
Eterogeneità dei
piani
probatori
condivisbile seppur in via generica, l’ipotesi che tale azione sia preferita
in virtù di un tempo di prescrizione più favorevole.
La prima delle exceptions contemplerebbe una vicenda che sul piano
oggettivo sancisce che «there must be a separated implied duty arising
outside of the contract»127, e l’elemento psicologico non solo deve essere
comprovato a differenza della regola della strict liability ma deve anche
integrare una delle categorie formalizzate presso l’operatività dell’istituto
e fin’ora esaminate, ovvero «malice, fraud, gross negligence, wantonness, or oppressive behaviour»; ciò posto appare del tutto evidente che
i presupposti probatori atti a poter incardinare l’azione in sede di law of
tort (per poi condurne l’evoluzione in sede punitiva) o in sede di breach
of contract, giacciono su piani diversi.
A fortiori quanto alla seconda delle exceptions, che verso una possibile estensione dell’istituto anche al breach of contract contemplerebbe
esclusivamente il presupposto soggettivo, potendo venir meno quello oggettivo di un separated implied duty.
Elaborare la consistenza di una vicenda meritevole di trattamento punitivo
prescindendo dal rilievo (proprio dell’istituto) dell’elemento soggettivo equivale alla rinuncia di un elemento essenziale, di conseguenza occorre evidenziare
come appaia che il breach in se stesso non potrebbe essere la causa
della tutela risarcitoria punitiva invocabile ma uno degli elementi mediante i quali, per forme diverse, l’esistenza del presupposto foriero
di particolare riprovazione dell’ordinamento deve essere dimostrata.
La tipologia che molto da vicino può rappresentare quanto si intende
evidenziare è integrata dalle ipotesi nelle quali si è assunta la bad faith
come asserito presupposto dell’irrogazione di danni punitivi, come nel
particolare settore dei contratti assicurativi e come è avvenuto ad esempio nel caso californiano Crisci v. Security Insurance Co.128 In questa
casistica la costruzione teorica della fattispecie in tal senso ha visto dapprima focalizzare la sequenza degli obblighi gravanti sulle parti e, com’è
pacifico, affiancare il fair dealing ed il duty of good faith agli obblighi
testuali derivanti dal dispositivo in specie.
Successivamente identificare un separate implied-in-law duty, diversamente descritto, enucleato e giustificato (e sul quale in questa sede
occorre la mera presa d’atto), per poi pervenire alla chiarificazione che
«it is the breach of this duty, not the contractual obligations, which will
justify the award of punitive damages».
127 Notoria la costruzione dell’implied duty in relazione ad un titolare di un istituto
di bellezza nel risalente caso Banfield v. Addington, 104 Fla. 661, 140 So. 893 (1932). Cfr.
Coleman, Punitive damages for breach of contract: a new approach, in 11 Stetson L.
Rev., 250, 1981, 255 ss.
128 426 P.2d 173 (Cal. 1967). Cfr. Thomas, Crisci v. Security Insurance Co.: The Dawn
of the Modern Era of Insurance: Bad Faith and Emotional Distress Damages, in Nev. L.
J., Vol. 2, 2002, 415 ss.
11.indd 55
18/04/14 15:47
390
Essenzialità dell'elemento
soggettivo
tipico dei
punitive
damages
SALVATORE TOLONE AZZARITI
Nella direzione dell’essenzialità di elementi soggettivi propri dei danni punitivi, ad esempio, pur se nell’ambito del law of tort, si è espressa
di recente la Supreme Court della Nuova Zelanda in Couch v. AttorneyGeneral129 che, pur ammettendo l’astratta estensione dell’istituto alle ipotesi di una comprovata negligence, ha proceduto alla fissazione della precondizione di dimostrare in via addizionale una «species of negligence»
propria dei punitve damages, nel senso di una subjective recklessness
che si rileva «where the defendant consciously appreciates the risk of
causing harm and deliberately runs that risk».
Tentando di focalizzare il tema, seppur in una sintesi tanto estrema
ma obbligata dalla notoriamente estesissima tematica, v’è da rammentare
che, come ribadito anche dalla dottrina contemporanea, il sistema rimediale per il breach of contract non si fonda sull’imposizione del rispetto
dell’obbligo contenuto nel dispositivo ma piuttosto su una combinazione
fra un momento strettamente volontaristico su cui si confida per l’esecuzione della prestazione della controparte ed un momento alternativo per
il quale occorre predisporre quelle misure che si generano a favore della
parte adempiente a causa dell’avvenuto breach della controparte130.
Questo aspetto è stato cruciale nel dibattito più recente che ha
preso a guardare ai punitive damages in una prospettiva indiretta,
di tipo funzionale più che strutturale e sistematica, laddove cioè si
sono osservate talune «inefficienze» della tradizionale sistematica compensativa rispetto all’affiorare di istanze risarcitorie viste sotto nuova luce131.
In tale filone critico, dagli effetti già autorevolmente focalizzati132, si
colloca anzitutto la prospettiva creativa delle corti quanto alla fondazione
del tortious breach of contract, ovvero di un «new tort that could apply
to any sufficiently malicious breach of contract»133, ma altrettanto l’evidenziazione in senso critico mutuato dall’apporto fornito dai §§ 350 ss.
del Restatement (Second) of Contracts, laddove peraltro si prevede (§
355) che i punitive damages siano irrogati anche in ambito contrattuale
qualora la condotta che dà luogo al breach sia al tempo stesso, se considerata autonomamente, costituente di un tort e quindi rilevante in tal sede
per la condanna ad un eventuale risarcimento punitivo.
Volendo sintetizzare, in tale quadro normativo, che tanto risente del
precedente fondativo in materia, ovvero Hadley v. Baxendale134 la cui ratio rappresentava il timore delle incertezze che imprevedibilità ed incal129 [2010] NZSC 27. Sulle alterne vicende concernenti la definizione della fattispecie in
Nuova Zelanda cfr. Deakin, Johnston, Markesinis, op. cit., 801.
130 Farnsworth, Legal Remedies for Breach of Contract, in Colum. L. Rev., Vol. 70, n.
7, 1970, 1145 ss.
131 Schlueter e Redden, op. cit., 387.
132 Treitel, Remedies for Breach of Contract, cit., 79.
133 Mc Namara, op. cit., 233 ss.
134 [1854] 156 Eng. Rep. 145.
11.indd 56
18/04/14 15:47
Profili problematici
del breach
of contract e dei
rimedi
relativi
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT391
colabilità dei risarcimenti recano nel mondo degli affari, la foreseeability
di cui al § 351 (posto peraltro il non elevato grado di tassatività della nozione135) intesa come elemento da valutarsi in capo al defendant rispetto
ai danni contrattuali da egli provocati, valutandosi cioè come limite al
risarcimento avendo riguardo alla sua collocazione ideale al momento
della conclusione del contratto, è individuata come un fattore costitutivo
della under-compensation del danneggiato; altrettanto si reputa essere
il requisito della ragionevole certezza dell’ammontare del risarcimento,
sancito nel § 352.
Altri aspetti problematici emergono in ragione degli oneri commisurativi e probatori del danno gravanti sul plaintiff, fattori che danno luogo
a possibili errori tanto in sede di calcolo che in termini della stessa deducibilità di elementi per loro natura incommensurabili in maniera oggettiva (es. emotional distress, wounded feelings, ecc.) o dei fattori di costo
legati al procedimento in se stesso (spese per la rappresentanza legale,
consulenze per il processo, ecc.).
Altri ancora in ragione dei diversi e concorrenti principi legati al principio della mitigation, che esclude dal perimetro della risarcibilità quelle
che possono essere qualificate come avoidable loss.
Questa fattualità ed i densi profili problematici che essa reca
si inseriscono in forma altamente critica presso uno degli ambiti
teorici tradizionalmente orientati ad escludere l’applicabilità dei
punitive damages al breach of contract.
Lungo tale ambito si assume infatti il presupposto della c.d. efficiency
of breach of contract, ossia il principio per il quale il breach ha una natura
efficiente da un punto di vista economico, questo perché si pone la parte
obbligata di fronte all’alternativa – a satisfattorietà come minimo equivalente – se compiere la prestazione o dare luogo ad un inadempimento cui
consegue un pieno risarcimento (full compensation) per la controparte
che risulta però inferiore alla maggior utilità che ad essa deriva dalla mancata prestazione136.
Tale tipo di lettura focalizza il beneficio collettivo che si ha quando
l’utilità dell’inadempiente sia superiore alla perdita subita dalla controparte a causa del breach, da ciò si giustifica la riluttanza verso l’applicazione dei danni punitivi ad un settore che risulterebbe profondamente
135 Versteeg, Perspectives on foreseeability in the law of contracts and torts: the
relationship between «intervening causes» and «impossibility», in Mich. St. L. Rev.,
2011, 1500 ss.
136 A parte la nota elaborazione di Posner, Economic Analysis of Law, seventh edition, New York, 2007, cfr. altresì Scalise Jr., Why No «Efficient Breach» in the Civil Law?:
A Comparative Assessment of the Doctrine of Efficient Breach of Contract, in Am. J.
Comp. L., Vol. 55, n. 4, 2007, 722 «[…] breaching a contract will be so profitable for the
party who breaches that he will be able to compensate the other party so that neither
will be worse off economically than if the contract had been performed». Sul change of
circumstances cfr. Cooter e Ulen, Law & economics, Boston, 2008, 262 ss.
11.indd 57
18/04/14 15:47
392
Aleatorietà
della full
compensation
SALVATORE TOLONE AZZARITI
alterato da fattori (es. deterrence) estranei alla ratio del contratto e della
sua efficienza, vieppiù muovendo dall’assunto che la perdita subita dalla
controparte sia fully recoverable.
Gli elementi di fatto sopra indicati e la serie di voci che essi mettono in
luce quanto alla criticità commisurativa legata ad essi, nonché la connessione che si è stratificata nei giudicati risarcitori fra la c.d. mental suffering
e la c.d. bodily suffering (laddove si assume stabilmente che la prima ‘is
properly a parasitic element’ rispetto alla seconda), fanno emergere come
il presupposto della full compensation sia da reputarsi un’ipotesi eventuale ma non costante nella liquidazione dei compensatory damages137.
Questo così sommariamente delineato è il terreno che alimenta ragioni di tipo dottrinario tendenti, per le più svariate ed eterogenee istanze138,
a sopperire alle criticità del sistema risarcitorio ordinario sovrapponendo ad esse prospettive teoriche – per quanto autorevoli– per
attuare le quali pare opportuno evocare l’estensione dei punitive
damages al sistema rimediale del contratto.
Quando però le ragioni da porre in evidenza sono quelle chiamate a
supportare più strettamente la compatibilità del sistema dei danni punitivi con il law of contract occorre evidenziare che i principi e la ragioni che
fissano la demarcazione appaiono inalterati.
Possono in tal senso considerarsi le casistiche che hanno visto espliciti interventi ad excludendum delle corti, quanto alle ipotetiche sovrapposizioni fra l’elemento soggettivo della responsabilità contrattuale (rectius la sua irrilevanza per strict liability) in ordine alla sua omogeneità
nella fondazione di una responsabilità in tort139 e quindi, per ipotesi, una
responsabilità punitiva, come nel caso dei torts implicanti la c.d. products
liability ed anche nello specifico la liability without fault.
È un ambito della responsabilità dove, pur avendo con frequenza le
parti invocato l’assenza tipica del riscontro dell’elemento soggettivo, le
Corti hanno stabilmente proceduto nell’individuarlo secondo il law of
tort ravvisandovi altresì i tratti rilevanti per i punitive damages in forme
di volta in volta derivate dalle circostanze140.
La classificazione delle tipologie di breach ‘sensibili’ ai punitive damages è, grosso modo, la medesima da un consistente arco di tempo141
137 Mc Namara, op. cit., 237.
Cfr. Benatti, Correggere e punire, cit., 305 ss.
139 Deakin, Johnston, Markesinis, op. cit., 596 ss.
140 Schlueter e Redden, op. cit., 531 ss. Le tipologie vengono sintetizzate nella fraudulent misconduct, knowing violations of safety standards, inadequate testing and manufacturing procedures, post-marketing failures to remedy known dangers, failures to
warn of known dangers before marketing.
141 Si osservi, quanto alla dottrina, in via convenzionale l’arco di tempo che va dall’influente intervento di Mc Namara, op. cit., 239 ss., all’opera sistematica di Schlueter e
Redden, op. cit., 403 ss. Cfr. il dettagliato resoconto fornito da Benatti, Correggere e punire, cit., passim.
138 11.indd 58
18/04/14 15:47
PUNITIVE DAMAGES E BREACH OF CONTRACT393
Indipendenza del
tortius
breach of
contract
(ne sono esempi il contratto di matrimonio, i contratti dove rileva il carattere fiduciario della relazione fra le parti, ed i contratti relativi a servizi
di pubblica utilità) è può essere posta in luce nei suoi aspetti principali
come segue.
Il breach of contract integra un comportamento tortious, e quindi
deve essere comprovata una fattispecie di responsabilità in tort che è
indipendente dal breach, ovvero dove quest’ultimo si pone come una
mera premessa fattuale, sia dal punto di vista oggettivo che dal
punto di vista soggettivo.
In tale guisa ad esempio è rappresentata la casistica giurisprudenziale
che, districandosi entro la tradizionale «area grigia» della qualificazione
alternativa fra misfeasance e non-feasance142, induce la classificazione
di talune tipologie comportamentali mediante l’area di responsabilità
in tort (conversion, forgery, tortious interference with business relationship), e quando si inquadra una casistica giurisprudenziale afferente
direttamente al breach of contract occorre integrare l’elemento patologico – riducendolo così a dato fattuale della più ampia fattispecie – con
l’elemento soggettivo rilevante in seno ai danni punitivi, pervenendo così
a qualificare la fattispecie stessa come «intentional breaches of contract
when accompanied by ‘willful acts of violence, malicious, or oppressive
conduct’»143.
Sommariamente si evidenzia come un’altra delle tipologie indicate (la fraudulent misrepresentation) è autorevolmente focalizzata nel
Common Law inglese come ipotesi patologica alla quale è impedita la
praticabilità come rimedio alla expectation loss, risarcibile solo mediante
action for breach of contract, ponendosi dunque in via alternativa ad essa; ciò nel mentre si segnala che le giurisdizioni statunitensi recepiscono
invece la possibilità di accogliere la domanda per il risarcimento della
expectation per ipotesi che integrano la fraudulent misrepresentation,
ma estendendo alla fattualità ed alla vicenda precontrattuale il rimedio
del tort law e non viceversa144.
Altra prospettiva può essere d’ausilio lungo questo esame prendendo
in considerazione le tipologie che hanno reso rilevanti l’elemento della
c.d. special relationship costituendo un termine di riferimento per le
Corti che hanno irrogato per questi casi i punitive damages.
Sono stati assunti a tale categoria i rapporti costituiti mediante contratti di assicurazione, deposito bancario, lavoro subordinato, franchising (nel rapporto tra franchisee e franchiser), rappresentanza legale,
servizio pubblico in relazione agli utenti.
142 Cfr. Deakin, Johnston, Markesinis, op. cit., 178.
Schlueter e Redden, op. cit., 394.
144 Treitel, Remedies for Breach of Contract, cit., 82.
143 11.indd 59
18/04/14 15:47
394
Valenza
costitutiva
della c.d.
special relationship
nel
tortious
breach of
contract
SALVATORE TOLONE AZZARITI
Le premesse soggettive nelle valutazioni giurisdizionali che hanno
condotto alle condanne per tort sono state fondate sulla differenza relativa di bargaining power fra le parti e la qualificazione per tortious breach
of contract è stata rinvenuta nella violazione di un tort duty e non di un
contractual duty di good faith e fair dealing.
Da ultimo quindi, quanto si sta qui sostenendo in ordine ai limiti della
c.d. «estensione dei punitive damages al breach of contract» pare essere
comprovato osservando come le tipologie di quest’area di responsabilità
divenuta rilevante per l’irrogazione di condanne punitive si siano ulteriormente dovute integrare addizionando altri elementi alla fattispecie,
che conformano la dottrina della c.d. special relationship in caratura essenziale.
Quando privi di questi elementi, che ne hanno giustificato la
valenza operativa, le richieste di punitive damages per vicende
generatesi nelle relazioni contrattuali sono state disattese dalle
Corti, e ciò persino quando erano dimostrate condotte willful ovvero
gross del defendant145, integrando cioè quell’elemento che però (solo) in
sede di law of tort integra una fattispecie meritevole di sanzioni punitive
e deterrenti.
145 Per tutti cfr. Harris v. Atlantic Richfield Co., (1993) 14 Cal. App. 4th 70, 17 Cal.
Rptr. 2d 649.
11.indd 60
18/04/14 15:47