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estratto da dday.it
Copia privata:
per l’Europa
è una tassa

Copia privata, tutto rimandato.
Il Ministro Massimo Bray, con il
Governo dimissionario, ha scelto
di non firmare. Sollevando il solito
polverone di pareri discordanti: chi
- come Gino Paoli, presidente di
SIAE – accusa Bray di essersi lavato
le mani e non aver mantenuto la
parola data; chi invece – noi siamo
tra quelli - plaude alla serietà di un
Ministro che, contrariamente alla
tradizione italiana, non firma un
decreto a valigia in mano.
Ma mentre dalle nostre parti i
contendenti tornano negli spogliatoi
e prendono fiato, a Bruxelles si gioca
una partita rilevante: il cosiddetto
“rapporto Castex” (dal nome della
deputata francese al Parlamento
europeo che l’ha redatto) è stato
approvato, seppure con alcuni gravi
emendamenti, in commissione
Giustizia e si avvia ad essere votato
in seduta plenaria dal Parlamento
europeo il prossimo 27 febbraio.
Non si tratta di una “legge” né di
una direttiva ma semplicemente di
una specie di ordine del giorno in
cui il Parlamento raccomanda agli
Stati membri alcune linee guida
riguardanti il compenso per copia
privata. Già dal titolo del provvedimento, le prime certezze: il francese
“Taxes pour copies privées” non richiede grandi traduzioni. Finalmente il
Re è nudo: nell’eterno dibattito se
il compenso sia o meno una tassa,
l’Europa dà una risposta chiara.
Il rapporto Castex, per farla semplice, sancisce una validità “universale”
dell’attuale modello di applicazione
del compenso per copia privata (trascurando completamente i sistemi
basati sulle licenze, come quelle già
attuabili sui sistemi di streaming),
sollecitando l’adozione di un’armonizzazione comunitaria (e questa
è cosa assolutamente necessaria) e
soprattutto introducendo il concetto
che il compenso per copia privata
possa riguardare anche il “cloud”.
Francoise Castex spiega: “Il sistema
di licenza proposto dal rapporto Vitorino
fa il gioco delle major internazionali a
spese degli artisti europei”. Questa frase accende di certo una lampadina
nella testa di chi ascolta: i veri nemici
degli autori, in realtà, sarebbero
proprio le major discografiche, un
mercato super-concentrato ridotto
oramai a tre gruppi; dato che gli autori non riescono a farsi riconoscere
il giusto compenso da queste, invece
di ricorrere all’antitrust, fanno prima
a cercare altri denari sui supporti e
sull’hardware e quindi – è evidente
– nelle tasche dei consumatori. Che
il nemico sia la casa discografica lo
conferma di fatto anche Gino Paoli,
intervenuto alla trasmissione Mix24
torna al sommario
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
L’OLED 55” di LG Samsung Unpacked 5
In arrivo Galaxy S5
scende sotto
i 6000 euro 08 e TouchWiz 5 09
Sony rinnova la
gamma mirrorless
con la α6000 16
Compenso
SIAE,
Bray
non
firma
il
decreto
La tavola rotonda ANDEC-AIRES fa il punto e evidenza le storture del compenso
Nel frattempo la crisi di governo rimette le decisioni nelle mani del nuovo Ministro
02
Sony vende Vaio e scorpora i TV Satya Nadella
La divisione PC venduta a un fondo d’investimento è il nuovo CEO
La ristrutturazione coinvolge anche il settore TV
Microsoft
che passa in gestione a un’azienda controllata
03
06
Lumix GH4 “da urlo”
con 4K e fast focus
Panasonic ha sfornato una
foto-video camera eccezionale
Abbiamo toccato con mano
la versione preliminare
15
condotta da Giovanni Minoli: “Io
che sono noto me la cavo – dice Paoli
-; l’autore non noto non tratta, subisce e
basta”, riferendosi alla contrattazione
con le major discografiche. In pratica, il compenso per copia privata,
secondo Paoli, è uno “stipendio” per
gli autori (il secondo?).
Torniamo al rapporto Castex, l’eurodeputata si dichiara dispiaciuta che
la destra maggioritaria in commissione abbia respinto i riferimenti alle
contropartite da lei proposte per i
consumatori (che di conseguenza
non saranno affatto tenuti esenti
come SIAE dichiara): la legalizzazione del peer-to-peer non commerciale
e l’abolizione dei sistemi di protezione anti-copia, fattori che quindi
non andranno in votazione. “Questa
sarebbe stata una giusta compensazione
per i consumatori – dice Castex”. Ma
la SIAE, che festeggia sul proprio
sito l’approvazione monca del
rapporto Castex, guarda caso, si è
dimenticata di sottolineare questo
particolare.
Gianfranco GIARDINA
22
Chromecast, Google
Play entra in salotto
24
Test Netgear R7000
Wi-Fi ultra veloce
estratto da dday.it
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
PEOPLE & MARKET A Milano una “calda” tavola rotonda sul compenso per copia privata solleva vecchie e nuove questioni
Compenso SIAE: il Ministro Bray non firma
La crisi di governo cambia tempi ed equilibri del provvedimento. Tutto rimesso al nuovo Ministro
È


tutto fermo sul fronte dei
compensi per la Copia Privata. Nella mutata situazione
politica sembra ormai certo che entro
pochi giorni, forse ore, Massimo Bray
non sia più Ministro. Bray, dopo aver
chiesto un’indagine approfondita per
vederci chiaro sulla questione “SIAE
e equo compenso”, ha chiesto qualche
giorno per decidere e la nuova determinazione dei compensi era attesa a
ore. Alla fine il Ministro ha scelto di
non firmare di fretta il decreto, prima
di un eventuale rimpasto/cambio di
governo o rimandare al suo successore la risoluzione del complesso nodo.
Gli autori e gli altri aventi diritto
avrebbero gradito una rapida approvazione del decreto, anche a costo di
accettare un’introduzione graduale
dei nuovi compensi; sull’altro fronte,
l’industria dell’hardware e dei supporti e i consumatori non hanno fretta
che venga approvata una rideterminazione dei compensi quasi sicuramente
in crescita. Per lo scranno dei Beni
Culturali sono già circolati i primi
nomi. Uno, che pare abbia declinato,
è Alessandro Baricco: scrittore, autore, pianista, sceneggiatore e regista,
da cui sarebbe stato lecito attendersi
un’adesione pressoché totale alle tesi
SIAE; un’altro, che però pare anch’esso tramontato, sarebbe Gianni Cuperlo: uomo vicino a Massimo D’Alema,
storicamente uno dei maggiori sostenitori delle posizioni degli autori già
nelle partite sulla medesima questione del 1993 e del 2003. Ma Renzi ha
bisogno di “stupire” con la lista dei
nuovi ministri e quindi questa volta,
ancora più delle precedenti, le previsioni sono difficili.
Nel frattempo, si è tenuta a Milano una tavola rotoda promossa da
Aires, Andec e Confcommercio dal
titolo “Compensi per Copia privata:
uno strumento ancora adeguato?”,
presenti diversi rappresentanti del
mercato, soprattutto del fronte dei
“contrari” al compenso SIAE: Dino
Bortolotto (presidente ASSOPROVI-
torna al sommario
DER), Dario Bossi (Vice Presidente
ANCRA), Franco Donato (Direttore
FIPI - Federazione Internazionale
Proprietà Intellettuale), Maurizio Iorio (Presidente ANDEC), Marco Pierani (Responsabile Relazioni Istituzionali Altroconsumo), Davide Rossi
(Direttore Generale AIRES), Fabrizio
Venturini (Direttore Generale COMUFFICIO); virtualmente presente,
con un messaggio video per impegni
concomitanti, anche Giorgio Rapari
(Presidente Commissione Innovazione e Servizi Confcommercio).
Il diritto d’autore non si
discute, ma il sistema è
vecchio
Si è trattato di un confronto molto acceso, reso frizzante dalla presenza di
Franco Donato, che, rappresentando
l’industria dei contenuti, ha espresso
le sue idee a sostegno del compenso
per copia privata in mezzo a ospiti di
parere moderatamente o diametralmente opposto. Il pensiero comune
sul compenso e sulla copia privata è
che l’attuale sistema è inadeguato e si
basa su logiche che non hanno più legami con la realtà tecnologica e con gli
scenari di utilizzo. Nessuno ha messo
in discussione il diritto d’autore, ma si
è puntato il dito proprio sull’applicazione “presuntiva” del compenso per
copia privata: pagano tutti, a prescindere dalla misura e dall’utilizzo che si
fa di un prodotto sul quale viene pagato l’equo compenso. Molti degli intervenuti si sono espressi criticamente
proprio sul meccanismo di raccolta,
giudicato inappropriato per l’utenza
consumer e del tutto sbagliato per
l’utenza professionale (posizione quest’ultima espressa soprattutto da Bortolotto e Venturini). Giorgio Rapari,
attraverso un video, ha tracciato un legame stretto tra la riderminazione dei
compensi e la necessità di un provvedimento salva-SIAE: “L’equo compenso arricchisce un bilancio disastroso
di SIAE. I consumatori non possono
essere tartassati: il governo deve
mettere ordine e devo considerare la
tecnologia come mezzo di sviluppo e
non come elemento da penalizzare
con tasse aggiuntive.” Dino Bortolotto, Presidente di Assoprovider, definisce il compenso per copia privata “non
come una tassa ma come una vera e
propria truffa”. Bortolotto, schierato a favore dell’abolizione totale del
compenso per copia privata, fa notare
come un Internet Provider sia costretto dalla legge ad effettuare i backup e
quindi costretto a pagare il compenso
per una copia privata che non effettua
di certo, sia perché non è un privato,
sia perché i dati copiati non sono tutelati dalla SIAE. Bortolotto ha anche
puntato il dito su un altro aspetto: non
tutto è protetto dal diritto d’autore, si
pensi ad esempio alle licenze Creative
Commons o ai dati nell’ambito delle
ricerche scientifiche.
Dello stesso avviso Dario Bossi, Vice
Presidente Ancra e Presidente di
Ascofoto, pur declinando il tema non
più in ambito “business” ma in quello
fotografico consumer: perché pagare
il compenso su una scheda di memoria sulla quale vengono fatte delle foto,
che sono di totale proprietà di chi le
ha scattate? Anche Altroconsumo si
schiera contro l’equo compenso: “Il
consumatore finale paga quella che
di fatto è una tassa: le nuove tariffe
nascono dalla esigenza della SIAE di
aumentare di svariati milioni la raccolta dell’equo compenso. È evidente
che con l’evoluzione del mercato ci
sono molte meno copie private, e più
passano gli anni meno questa “gabella” ha un senso. Se ci fosse equilibrio
– ha concluso Pierani - dovremmo
parlare di quanto diminuire i compensi e non di quanto aumentarli”. E
in commento alle recenti dichiarazioni di Gino Paoli, secondo le quali l’industria e la distribuzione dovrebbero
assorbire i compensi, Maurizio Iorio,
presidente di Andec, non ha dubbi:
alla fine sono i consumatori che pagano: “Produttori e importatori non
potranno fare altro che riversare a
valle i compensi sui consumatori. Il
settore è in crisi e non ci sono margini per assorbire nulla”. Infine, molto
interessante l’osservazione di Davide
Rossi di Aires: secondo l’articolo 23
della costituzione, l’unico che può
“mettere le mani” nelle tasche degli
Italiani è il Parlamento, non certo il
Ministro con un atto di normazione
secondaria come un decreto ministeriale. Quindi il compito di Bray (o
del suo successore) si deve limitare
a riportare in carreggiata il provvedimento cercando di ricostituire la
raccolta di 50-60 milioni di euro degli
ultimi anni, ma non può procedere
a un riadeguamento delle tariffe che
porterebbe la raccolta a valori di trequattro volte superiori. La visione di
Rossi è in sintonia con quanto affermato in aula il 6 febbraio dal senatore Paolo Galimberti sulla questione
compenso per copia privata, di cui
qui si può vedere il video.

di Gianfranco GIARDINA
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
PEOPLE & MARKET La divisione PC Sony venduta a un fondo d’investimenti giapponese
Sony vende Vaio e non produce più PC
Sony smette di produrre e vendere PC Vaio a partire da questa primavera
di Emanuele VILLA
N
Nelle prossime settimane, Sony è
JIP definiranno i termini dell’accordo, che verrà formalizzato entro la
fine di marzo 2014. La nuova azienda si concentrerà inizialmente sulle
vendita di prodotti PC consumer e
business nel mercato giapponese,
valutando gradualmente possibili estensioni geografiche. Sony, dal
canto suo, smetterà di progettare e
sviluppare prodotti PC. La produzio-
ne di PC Vaio e le vendite verranno
interrotte dopo il lancio globale delle line-up primaverile: ovviamente
i clienti Sony continueranno a ricevere supporto post-vendita. Sotto
il profilo occupazionale, la nuova
azienda fondata da JIP assumerà da
250 a 300 dipendenti Sony, mentre
quest’ultima valuterà il trasferimento dei rimanenti ad altre divisioni
dell’azienda.
PEOPLE & MARKET Una fondazione dell’Università del Wisconsin porta in tribunale Apple
Apple sotto accusa per il processore A7
L’azienda avrebbe consapevolmente violato i brevetti di importanti ricercatori
A
di Paolo CENTOFANTI
pple è stata citata in tribunale
per sistematica e consapevole
violazione di brevetto in relazione al processore A7. A muovere
l’accusa è la fondazione WARF, acronimo di Wisconsin Alumni Research
Foundation. Si tratta di un’associazione di ricercatori che, tramite la
registrazione di brevetti, finanzia la
ricerca universitaria. Al centro della
causa c’è un brevetto ottenuto dalla
WARF nel 1998 e denominato “Table Based Data Speculation Circuit
for Parallel Processing Computer”,
una tecnologia che sarebbe alla base
di tutti i moderni microprocessori.
Secondo quanto dichiarato dalla
fondazione, da quando è stato pubblicato il brevetto in questione, Ap-


eanche 24 ore dopo i primi rumor, arriva la conferma ufficiale: Sony vende la divisione PC
al fondo d’investimenti Japan Industrial Partners per una cifra non comunicata. La decisione dell’azienda,
formalizzata in un comunicato stampa, giunge a seguito di un cambio
drastico nel mercato dei PC, cambio
che ha costretto Sony a concentrare
l’attenzione su ambiti più “profittevoli” quali gli smartphone e i tablet.
Valutando un insieme di fattori”, recita il comunicato stampa, “inclusi i
drastici cambiamenti nel mercato PC
globale, la strategia generale di Sony,
la necessità di continuare a supportare i clienti Vaio e tutte le questioni
occupazionali, l’azienda ha deciso
che concentrare la propria line-up
di prodotti mobile su smartphone e
tablet e trasferire il suo business PC
a una nuova azienda formata da JIP”
torna al sommario
ple avrebbe a sua volta brevettato
diverse applicazioni che nella descrizione farebbero esplicito riferimento
proprio a quella tecnologia.
WARF sostiene di essere informata
e certa del fatto che Apple abbia utilizzato la tecnologia all’interno del
processore A7 e che abbia violato intenzionalmente e consapevolmente
tale brevetto. “Apple ha dichiarato
che la policy aziendale è quella di
non accettare o considerare alcuna
proposta di licenza da entità terze
come WARF per alcun motivo, rendendo così l’avvio di un’azione legale una necessità” si legge nelle carte
che accompagnano la denuncia. A7
è il processore sviluppato da Apple
e impiegato nei nuovi iPhone 5S e
iPad Air e iPad Mini Retina, dive-
nuto famoso per essere il primo processore mobile con architettura a 64
bit. Starà al tribunale di Madison,
Wisconsin, stabilire come stanno le
cose e nel caso condannare Apple al
risarcimento dei danni, che potrebbero triplicare nel caso fosse riconosciuta l’intenzionalità del dolo.
A breve
la polizia
fermerà le
auto “da
remoto”
Secondo The
Telegraph, l’UE
sta studiando un
device da installare
obbligatoriamente
in tutte le auto per
permetterne l’arresto
da parte della polizia
di Emanuele VILLA
Il quotidiano inglese The Telegraph ha pubblicato un articolo
secondo cui l’Unione Europea
starebbe studiando un dispositivo da integrare in tutte le auto
e che permetterebbe alle forze
dell’ordine di fermarlo da remoto. I documenti leaked non
danno adito a dubbi: si parla
di “remote stopping vehicles”
come progetto atto a combattere la criminalità nel vecchio
continente; in pratica tutte le
vetture commercializzate in
Europa monteranno obbligatoriamente (si parla della fine di
questo decennio, poiché il progetto prevede un iter di 6 anni)
un piccolo device che, a seguito
dell’attivazione da parte delle
forze dell’ordine, interromperà
l’afflusso di benzina al motore,
determinandone l’arresto graduale. Non è prevista, almeno
per ora, la possibilità (di sapore vagamente fantascientifico)
che la polizia prenda possesso
dell’auto e la guidi direttamente
dalla centrale. L’idea è quella di
attivare il dispositivo durante gli
inseguimenti o, semplicemente,
per arrestare (in modo definitivo) le auto rubate, rintracciandole poi con un comune GPS.
Ma quanto ci metteranno dei
ladri professionisti a renderlo
inoffensivo ai loro fini?

estratto da dday.it
estratto da dday.it
Via libera all’utilizzo
in fase di decollo
e atterraggio dei
dispositivi elettronici
a bordo di tutti gli aerei
Ryanair


di Roberto PEZZALI
Chi vola con Ryanair non dovrà
più preoccuparsi di spegnere
smartphone e tablet in fase di
decollo o atterraggio: la compagnia ha infatti comunicato ai
suoi clienti che da oggi possono
tenere accesi per tutta la durata del volo i dispositivi in loro
possesso, purché “sia stata attivata la modalità aereo e siano
rispettate le misure di sicurezza.” John Alborante, country
manager Italia di Ryanair, ha
dichiarato che “I clienti Ryanair
possono ora utilizzare i propri
dispositivi elettronici personali
in tutti i momenti del volo, mentre godono di posti assegnati,
delle nostre tariffe basse e della nostra puntualità. La Irish
Aviation Authority (IAA) è stata uno dei primi enti regolatori
nel mondo ad approvare questa
misura e vogliamo elogiarla per
l’iniziativa. Stiamo lavorando
molto per migliorare il nostro
servizio per tutti i nostri clienti e l’approvazione di oggi dei
dispositivi elettronici portatili
è l’ultima di una serie di cambiamenti che, sappiamo, i nostri passeggeri apprezzeranno.
” Una scelta questa che arriva
qualche mese dopo la decisione
della Commissione Europea
di permettere sulle linee aeree
autorizzate l’uso di apparecchiature 3G e 4G ad una altitudine
superiore ai 3000 metri, anche
se è bene ricordare che telefonare e usare dati è tuttora vietato
a bordo.
torna al sommario
PEOPLE & MARKET Sony si prepara al 2014 con una decisa operazione di ristrutturazione
Sony taglia posti di lavoro e scorpora i TV
Vendita del settore PC, TV in un’azienda a parte e 5.000 posti di lavoro in meno
M
di Emanuele VILLA
omenti delicati in casa Sony:
le previsioni di un anno in
attivo (per una cifra stimata
di 30 mld JPY, circa 218 mln EUR),
sono state ribaltate da una previsione
di rosso per 110 mld JPY, corrispondenti a circa 800 milioni di EUR. Non
cambiano le previsioni sui ricavi: la
drastica modifica negli utili è quindi
imputabile soprattutto ai forti costi
di ristrutturazione dovuti alla vendita
del settore PC e allo spin-off di quella
dei TV. Ma quello che colpisce pesantemente è la decisione dell’azienda di
tagliare 5.000 posti di lavoro (1.500
in Giappone, 3.500 nel resto del mondo) entro la fine del prossimo anno fiscale, nefasta conseguenza della forte
ristrutturazione in corso.
L’altra notizia è lo scorporo della divisione TV e il suo conferimento in
un’azienda controllata. Pur migliorando di anno in anno (ricordiamo la
perdita di 147,5 mld JPY del 2011 e di
69,6 mld JPY del 2012), la divisione
TV è ancora in perdita e la previsione
attuale è di un rosso di 25 mld JPY per
il 2013, che corrispondono a circa 182
milioni di euro. Sony ritiene di aver
comunque raggiunto buoni risultati
di posizionamento sul mercato, soprattutto nel segmento hi-end/4k
(75% del mercato giapponese, n.1 in
quello USA) e imputa la previsione di
rosso alla diminuzione della domanda
nei Paesi emergenti e alla fluttuazione
delle valute. Lo scorporo della divisione TV in una nuova azienda è giustificato da Sony al fine di “trasformare
questa attività in un’organizzazione
più efficiente e dinamica, ottimizzata
nelle dimensioni e nella struttura”.
La transizione, che secondo Sony dovrebbe portare l’azienda al profitto
nel 2014, dovrebbe completarsi entro
luglio. Per quanto concerne invece il
periodo in questione (Q3), Sony fa
registrare ricavi da vendite per 2.41
trilioni JPY (circa 19 mld EUR), che
si traducono in un utile d’esercizio
di 90 mld JPY (655 mln EUR) e un
utile netto di 27 mld JPY (196 mln
EUR). Ottima la divisione gaming,
con un incremento nelle vendite del
64,6% rispetto allo scorso anno, grazie a PlayStation 4, mentre la divisone
Mobile Products & Communications
registra sì un incremento nei ricavi
del 44,8%, ma subisce ancora una
perdita d’esercizio di 12,6 mld JPY
(90 mln EUR); dal canto suo, Home
Entertainment & Sound fa registrare
un +24,8% rispetto allo scorso anno,
passando da un rosso di 8 mld JPY a
un attivo di 6,4 mld JPY, il tutto dovuto in parte al forex, in parte all’aumento delle vendite e alla riduzione
dei costi. Sony Pictures è in attivo per
24,3 mld JPY (177 mln EUR) ma cala
leggermente rispetto allo scorso anno
(25,3 mld JPY) poiché, nonostante
alcuni blocbuster recenti (come Captain Phillips) non riesce a ripetere il
successo stellare di Skyfall.
PEOPLE & MARKET Nuova versione dell’app iOS per fotografare l’oggetto del desiderio
Fotografi in negozio e compri su Amazon
Una volta fotografato, si fa la ricerca su Amazon e si procede con l’acquisto
A
di Paolo CENTOFANTI
mazon continua a rendere ancora più facile cedere all’acquisto impulsivo tramite la sua app
mobile. Già oggi è possibile entrare
in un negozio, effettuare la scansione
del codice a barre di un prodotto che
ci interessa, confrontare il prezzo di
Amazon ed eventualmente effettuare
l’acquisto online al volo. Con la nuova
versione dell’app mobile per iOS rilasciata negli Stati Uniti, ora Amazon
fa un passo ulteriore:
basterà infatti fotografare l’oggetto del
desiderio per effettuare la ricerca sfruttando il riconoscimento di immagine.
La nuova funzione si
chiama Flow e precedentemente era un
progetto a parte della divisione A9 di
Amazon. L’app è in grado di riconoscere marchi, loghi, scritte e disegni,
ma anche la forma e i colori degli articoli e di individuare in pochi secondi i
prodotti corrispondenti.

Ryanair, via
libera alla
tecnologia
in volo
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
PEOPLE & MARKET È stato modificato un aspetto chiave del motore di ricerca di Google
Google si piega all’Unione Europea
L’accordo raggiunto eviterà all’azienda una multa da ben 5 miliardi dollari
D
di Paolo CENTOFANTI
opo una lunga vicenda e una
difficile contrattazione, alla
fine Google e l’Unione Europea hanno trovato l’accordo che
eviterà all’azienda californiana una
multa pari al 10% del fatturato del
2012. Google ha infatti accettato di
modificare un aspetto chiave del suo
motore di ricerca e alcune clausole
della sua raccolta pubblicitaria tramite la rete AdSense. Nell’occhio della
PEOPLE & MARKET
Con l’eliminazione dall’App Store anche dell’app
Blockchain, Apple ha eliminato ogni traccia di bitcoin
dal suo ecosistema iOS. Apple
aveva iniziato a eliminare dal
suo store ogni applicazione
che funzionava da portafoglio di bitcoin o consentiva il
trading della moneta digitale.
La leggitimità di bitcoin come
vera moneta è ancora in
discussione. Alcuni esercizi
commerciali online e persino
enti “fisici” hanno cominciato
ad accettarla, ma il sistema
monetario internazionale
non si è ancora espresso
pro o contro. Sta di fatto che
la natura completamente
decentralizzata e anonima di
questa particolare moneta
non piace soprattutto a chi
offre già metodi di pagamento digitali. Proprio questa
operazione da parte di Apple
sembra convalidare l’ipotesi
che anche l’azienda californiana si appresti a lanciare
un suo servizio di pagamenti
online e non. Apple potrebbe
trarre vantaggio dai milioni di
account iTunes in suo possesso per offrire la possibilità di
effettuare acquisti anche al di
fuori dell’iTunes Store.


Apple spazza
via i bitcoin
dall’App Store
torna al sommario
commissione per la concorrenza c’era
in primo luogo il modo in cui Google
dà enfasi, nei risultati di ricerca, ai
propri servizi rispetto a quelli simili
sviluppati dalla concorrenza: se cerchiamo oggi un ristorante su Google,
i primi risultati che otteniamo arrivano da Google Maps e dalle recensioni
Google. Secondo la Commissione Europea, i risultati e le recensioni offerte da servizi come TripAdvisor, Yelp,
ecc., vengono invece penalizzati dal
motore di ricerca, portando così Google a sfruttare la sua posizione dominante. Lo stesso vale per la ricerca di
hotel, acquisti, voli e così via. Un altro
aspetto contestato a Google è quello
di visualizzare negli stessi risultati di
ricerca, le recensioni effettuate dagli
utenti su altri servizi, avvantaggiandosi anche in questo caso sulla concorrenza e portandole via traffico. In base
all’accordo raggiunto con l’Unione
Europea, Google dovrà modificare la
visualizzazione dei risultati di ricerca,
in modo tale da mettere sullo stesso
piano anche quelli dei servizi concorrenti. Insieme ai suoi risultati, che
andranno esplicitamente identificati
come promossi da Google, il motore
di ricerca dovrà visualizzare almeno
i risultati e rimandi a tre servizi concorrenti, come nell’esempio seguente.
In base all’accordo, inoltre, ora i servizi di terze parti potranno vietare a
Google di utilizzare le proprie recensioni nei risultati di ricerca, senza che
questo vada a penalizzare il ranking
delle aziende sul motore di ricerca
o Adwords. Lo stesso varrà non solo
per i siti che effettuano recensioni o
comparazioni di prezzo di servizi o
prodotti, ma anche per gli editori, che
potranno decidere di rendere inaccessibili degli articoli su Google News,
anche in questo caso senza penalizzazioni nel ranking.
La terza concessione di Google all’Unione Europea riguarda la pubblcità. Da una parte, Google non potrà
più chiedere l’esclusiva nella fornitura
di campagne pubblicitarie sui siti che
decidono di includere gli annunci della rete Adwords, il che permetteva a
Google di diventare fornitore unico di
pubblicità escludendo servizi concorrenti. Dall’altra Google non potrà più
impedire agli sviluppatori di trasferire
le campagne pubblicitarie Adwords
anche sulle piattaforme di pubblicità
della concorrenza. Entrambe queste
concessioni dovrebbero intaccare, secondo l’Unione Europea, il monopolio
quasi assoluto di Google nella raccolta
pubblicitaria online. Il Vice Presidente
per la concorrenza Joaquín Almunia
si dice soddisfatto: “Senza impedire a
Google di migliorare i propri servizi,
l’accordo offre agli utenti una reale
scelta tra servizi concorrenti presentati in modo comparabile; starà a
loro scegliere l’alternativa migliore.
In questo modo, sia Google che i suoi
rivali saranno incoraggiati a innovare e migliorare la propria offerta”.
La Commissione intende ora rendere
legalmente vincolante l’insieme delle
concessioni raggiunte dall’accordo,
il modo migliore secondo Almunia
per assicurare un rapido ripristino e
il mantenimento per i prossimi anni
della concorrenza.
Dyson investe
nei robot:
potranno
guardare
e capire
James Dyson vuole
far fare un salto
generazionale ai robot:
con 5 milioni di sterline
d’investimento, punta
ad un nuovo sistema
“esperto” di visione e
comprensione
di V. R. BARASSI
Siamo nel 2014 e abbiamo tanta
tecnologia a disposizione; perchè non creare robot davvero in
grado di osservare e capire quello che accade attorno a loro?
Questo è il pensiero di James
Dyson il quale nelle ultime settimane ha deciso di investire ben
5 milioni di sterline in un nuovo
laboratorio di ricerca dell’Imperial College di Londra.
Il finanziamento metterà a disposizione di circa 15 scienziati
tutto ciò che serve per pensare
e ideare un nuovo sistema che
avvicini ancor di più i robot alla
vita di tutti i giorni. In questi
anni sono stati fatti enormi passi avanti nella miniaturizzazione
dei sensori in grado di catturare
foto/video ma ancora nessuno è
stato in grado di realizzare qualcosa capace di legare la capacità visiva a quella cognitiva - ed
ovviamente, decisionale - delle
macchine. Dyson vuole realizzare proprio questo e portarlo in
tutte le case per rendere la vita
più semplice che mai.
I 5 milioni di sterline destinate
a questo progetto si aggiungono
ai recenti 250 milioni di pound
recentemente spesi dallo stesso
Dyson per la ristrutturazione
del centro di ricerca di Wiltshire
e per l’assunzione di circa 3000
nuovi ingegneri.

estratto da dday.it
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
PEOPLE & MARKET Nadella lavora in Microsoft da 22 anni, diventa il terzo CEO dell’azienda
Satya Nadella è il nuovo CEO Microsoft
L’annuncio ufficiale è stato dato direttamente dal CEO uscente Steve Ballmer
di Paolo CENTOFANTI
È
venire - mentre la tecnologia evolve e
noi evolviamo con e prima di essa. Il
nostro lavoro è quello di assicurarci
che Microsoft prosperi nel mondo del
mobile e del cloud”. L’elezione a ruolo di CEO di Satya Nadella ha effetto
immediato, ha annunciato Microsoft,
e allo stesso tempo Bill Gates lascia la
poltrona di Presidente del Consiglio
di Amministrazione dell’azienda che
ha fondato, rimanendo nel consiglio
come fondatore e consulente di tecnologia. Il nuovo presidente del consiglio di amministrazione di Microsoft è John Thompson.
PEOPLE & MARKET Segno positivo per il bilancio di Panasonic per il terzo trimestre fiscale
Il settore auto sistema i conti di Panasonic
Il merito del segno più non è però dell’elettronica, bensì dell’automotive
di Paolo CENTOFANTI
opo il disastroso 2012 e la pesante ristrutturazione, il 2013
di Panasonic si avvia verso una
chiusura con il segno più. Come altre
aziende giapponesi però, non è l’elettronica di consumo, il core business di
una volta, a tirare fuori dalla crisi Panasonic. La divisione AVC Networks,
il bruno per intenderci, continua a
essere in sofferenza. Rispetto a un
anno fa diminuiscono le perdite, grazie anche alla chiusura della divisione
plasma, ma è soprattutto il segmento
B2B a trainare le vendite di TV e affini,
mentre il consumer affonda, portando
a un calo delle vendite complessivo del
4% rispetto a un anno fa, con perdite
pari a circa 47 milioni di euro; un anno
fa le perdite erano state di 175 milioni
di euro. Se la passano meglio gli elet-
D


ufficiale: Satya Nadella è il nuovo CEO di Microsoft. Lo hanno
annunciato Microsoft e lo stesso
Steve Ballmer, CEO uscente, che ha
inviato una email a tutti i dipendenti
descrivendo con il suo solito entusiasmo la scelta del suo sucessore: “Satya è un leader comprovato. È dotato
di grandi doti tecniche e di un forte
intuito negli affari. Ha una straordinaria abilità nel capire quello che sta
succedendo sul mercato, un fiuto per
le opportunità e la capacità di capire
come sfruttare queste opportunità
in Microsoft in modo collaborativo.
Ho lavorato fianco a fianco con Satya per diversi anni e ho visto queste
sue abilità più volte”. Satya Nadella
lavora in Microsoft da 22 anni e diventa ora il terzo CEO nella storia
dell’azienda, dopo Bill Gates e Steve
Ballmer. Classe 1967, Nadella si è lau-
reato prima in ingegneria elettronica
in India e poi ha conseguito un master
in computer science all’Università del
Wisconsin e in organizzazione aziendale presso l’Università di Chicago.
Dopo una carriera in Sun, Nadella entra in Microsoft nel 1992 per lavorare
su quello che sarebbe diventato Windows NT proprio mentre coseguiva il
master in economia. Prima della nomina a CEO, Nadella ha poi costruito la sua carriera in Microsoft nella
divisione server e business tools, per
poi diventare l’anima della divisione
servizi cloud per le aziende. Nella sua
email di presentazione ai dipendenti Microsoft come CEO, Nadella ha
scritto: “Anche se abbiamo avuto un
grande successo, vogliamo fare ancora di più. La nostra industria non
rispetta la tradizione - rispetta solo
l’innovazione. È un momento critico
sia per l’industria che per Microsoft.
State certi che il meglio deve ancora
torna al sommario
trodomestici che però, nonostante un
aumento delle vendite dell’8%, hanno
generato un calo dei profitti del 23%
rispetto a un anno fa, pur rimanendo
con il segno più. A portare i conti in
positivo ci pensa la divisione automotive & industrial systems, in particolare il segmento delle batterie agli ioni
di litio per gli autoveicoli elettrici. Panasonic ha infatti stretto un accordo
con Tesla per la fornitura delle batterie nelle sue automobili. Batterie e i sistemi di infotainment per auto hanno
portato la divisione a segnare un +9%
nelle vendite e soprattutto un +217%
nei profitti, che hanno raggiunto quota 630 milioni di euro. Altro segmento
in forte crescita è quello della divisione Eco Solutions, che ha visto i profitti
salire del 67% rispetto a un anno fa,
per un totale di circa 537 milioni di
euro. Il terzo trimestre si è chiuso con
vendite complessive in aumento del
10% anno su anno, con utili netti pari
a 538 milioni di euro (73,7 miliardi di
Yen). Dall’inizio dell’anno le vendite
sul periodo di 9 mesi sono aumentate
del 4%, con utili netti complessivi per
1,7 miliardi di euro (243 miliardi di
Yen). Lo scorso anno Panasonic aveva
chiuso lo stesso periodo con perdite
per 623,8 miliardi di Yen (circa 4,5
miliardi di euro al cambio di oggi).
Google
rottama le
versioni più
vecchie di
Android
Google starebbe
predisponendo una
strategia che impedirà
ai produttori di
smartphone di basso
prezzo di utilizzare
versioni datate di
Android
di Paolo CENTOFANTI
Dal 1 febbraio 2014 Google non
rilascia più la certificazione Google Mobile Services a prodotti basati su Android 4.1 o precedenti.
Senza certificazione i produttori
non possono installare le app di
Google sui loro dispositivi, e con
questo Google spera di bloccare
l’invasione di device basati su versioni troppo datate del suo sistema
operativo. Lo rivela Android Police, che ha avrebbe intercettato la
comunicazione dell’instaurazione
delle nuove finestre tra il team di
Android e un produttore OEM.
La nuova finestra avrà una durata
di 9 mesi dal rilascio dell’ultima
versione di Android; scaduto questo tempo, solo i dispositivi con la
nuova versione potranno essere
certificati. Così nessun produttore
potrà lanciare sul mercato dispositivi due o più versioni di Android
indietro. L’attuale tabella prevede
la chiusura ad aprile della finestra
per la certificazione di dispositivi
Android 4.2, mentre a luglio si
chiuderà quella per Android 4.3.
Questo schema è meno stringente di quello che sembra: un produttore può sempre certificare
un prodotto entro la finestra, ma
poi immetterlo sul mercato più
tardi, e così a settembre potremmo ancora trovare nuovi prodotti
con Android 4.2 ad esempio. Ma è
comunque già qualcosa.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
L’alleanza tra Alliance
for Wireless Power
e Power Matters
Alliance fa sperare
in un futuro in cui la
tecnologia di ricarica
wireless sia solo una
di Emanuele VILLA


Nonostante l’ipotesi di un’unica
tecnologia di ricarica wireless per
dispositivi mobile resti di fatto
un’utopia, ben venga la partnership tra A4WP (Alliance for
Wireless Power) e PMA (Power
Matters Alliance) che, insieme a
WPC (Wireless Power Consortium), si contendono il mercato
del Wireless Charging. L’Alliance for Wireless Power racchiude aziende di riferimento quali
Qualcomm, Samsung, Broadcom
e Intel, mentre PMA vanta la
partecipazione di Panasonic, LG,
Sony, Asus e Toshiba. Nonostante
i consorzi mantengano le proprie
soluzioni e le proprie tecnologie
(nessuna fusione a breve termine, in pratica), l’accordo prevede che entrambi possano usare
parte delle tecnologie dell’altro
per completare i propri prodotti, eventualmente raggiungendo
uno standard unico in una seconda fase. PMA si troverà così a
utilizzare la tecnologia A4WP di
ricarica a risonanza (inventata da
WiTricity, membro di A4WP) e
capace di ricaricare più dispositivi contemporaneamente, mentre
PMA si avvarrà delle soluzioni
software cloud-based di A4WP.
Il mondo della ricarica wireless si
trova conteso tra due poli: quello
di PMA + A4WP e quello del Wireless Power Consortium, che dopo
la tecnologia a induzione magnetica Qi, combatte ora ad armi pari
con i propri concorrenti.
torna al sommario
PEOPLE & MARKET La Rai trasmetterà in diretta e in alta definizione nove gare di Formula 1
F1, dove vederla in chiaro e in HD
Le gare sono in esclusiva per gli abbonati di Sky Sport. Poche le alternative
di Roberto FAGGIANO
M
anca poco all’inizio della
nuova stagione di Formula
1 e anche quest’anno le gare
saranno in esclusiva per gli abbonati
di Sky Sport. La Rai potrà trasmettere
in diretta nove gare, lo schema delle
gare trasmesse in chiaro ricalca l’accordo del 2013, dove manca il Gran
Premio di Monaco ma rimangono in
chiaro il Gran Premio di Monza e due
delle ultime tre gare del campionato.
La Rai conferma le stesse rubriche
della passata stagione e conferma la
trasmissione in alta definizione delle
gare in diretta e delle realtive prove.
Per quanto riguarda le gare in differita, deve essere rispettata la clausola
di far passare almeno tre ore dal termine della gara; non ci sono ancora
gli orari definitivi delle differite, ma
in linea di massima le gare disputate
in notturna saranno riproposte alle
14 da Rai 1, mentre quelle pomeridiane saranno trasmesse in differita alle
21 su Rai 2. Anche le differite dovrebbero essere disponibili in alta definizione sul canale di Rai HD. Ci sono
alternative legali all’abbonamento
16/03/2014 30/03/2014
06/04/2014
20/04/2014
11/05/2014
25/05/2014
08/06/2014
22/06/2014
06/07/2014
20/07/2014
27/07/2014
24/08/2014
07/09/2014
21/09/2014
05/10/2014
12/10/2014
02/11/2014
09/11/2014
23/11/2014
GP AUSTRALIA GP MALESIA GP BAHRAIN GP CINA GP SPAGNA GP MONACO GP CANADA GP AUSTRIA GP G. BRETAGNA GP GERMANIA GP UNGHERIA GP BELGIO GP ITALIA GP SINGAPORE GP GIAPPONE GP RUSSIA GP USA GP BRASILE GP ABU DHABI Sky per chi non vuole perdersi nemmeno una gara? Poche e per pochi:
chi abita nelle vicinanze del confine
svizzero potrà seguire tutte le gare (in
definizione standard) su RSI La2, chi
abita nei pressi del confine sloveno
potrà seguire le gare sulla TV slovena, chi abita nelle provincie di Trento
e Bolzano potrà seguire le gare (in
esclusiva Sky (differita Rai 1)
esclusiva Sky (differita Rai 1)
diretta Rai 1 e Rai HD
diretta Rai 2 e Rai HD
esclusiva Sky (differita Rai 2)
esclusiva Sky (differita Rai 2)
diretta Rai 1 e Rai HD
diretta Rai 1 e Rai HD
esclusiva Sky (differita Rai 2)
esclusiva Sky (differita Rai 2)
diretta Rai 1 e Rai HD)
esclusiva Sky (differita Rai 2)
diretta Rai 1 e Rai HD
diretta Rai 1 e Rai HD)
esclusiva Sky (differita Rai 1)
esclusiva Sky (differita Rai 2)
diretta Rai 1 e Rai HD)
esclusiva Sky (differita Rai 2)
diretta Rai 1 e Rai HD
alta definizione) sul canale austriaco
ORF ritrasmesso in digitale terrestre
per accordi locali. Sul satellite invece
l’alternativa è il canale svizzero tedesco RTL, che però da quest’anno trasmette solo da Astra (19,2° Est) e non
più da Hot Bird, limitando quindi la
visione a chi si è dotato della parabola puntata su quel satellite.
PEOPLE & MARKET Il gioco gratis con pubblicità era arrivato a fruttare 50.000 dollari al giorno
Flappy Bird “ucciso” per troppa dipendenza
Lo sviluppatore del gioco rivela perché lo ha ritirato da iOS e Android
di Paolo CENTOFANTI
giocatori di mezzo mondo si sono
chiesti cosa ha portato lo sviluppatore vietnamita Dong Nguyen a
cancellare da Play Store e App Store
Flappy Bird, un videogioco che aveva
riscosso in poco tempo un enorme
successo. La decisione era stata annunciata con un tweet, in cui il creatore diceva di “non farcela più”, ma in
che senso? Flappy Bird era un gioco
gratuito con pubblicità che, secondo
alcune stime, era arrivato a fruttare
50000 dollari al giorno. Semplice
quanto difficilissimo, era diventato un
I
tormentone in rete. Dong Nguyen
ha rilasciato un’intervista a Forbes
in cui spiega il mistero della sua
scelta: Flappy Bird è diventato una
droga per gli utenti, una dipendenza fuori controllo di cui si sente
responsabile. “Flappy Bird è stato disegnato per giocare qualche
minuto quando si è rilassati. Ma è
successo che è diventato un prodotto che dà dipendenza e credo che sia
diventato un problema. Per risolvere
il problema, la cosa migliore è eliminare Flappy Bird. È andato per sempre” dice Nguyen nell’intervista. Di
certo la passione per questo semplice
giochino ha raggiunto punte di vera
follia, se è vero che su eBay è persino
comparso un iPhone con preinstallato Flappy Bird alla modica cifra di
100.000 dollari.
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Ricarica
wireless verso
lo standard
unico
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
TV E VIDEO LG annuncia l’arrivo in Italia della nuova versione del TV OLED curvo da 55”
LG, OLED 55” in vendita a 5.990 euro
Invariato il design, ma dalla base trasparente spariscono i Crystal Speaker
L’
OLED scende sotto la soglia
“psicologica” dei 6000 euro.
LG ha annunciato, infatti,
l’arrivo in Italia del 55EA970, variante dell’OLED curvo 55EA980
con alcune modifiche alla base e
alla scocca, a un prezzo di listino
di 5990 euro. Il design rimane essenzialmente invariato, ma come
si vede dalla foto qui affianco spariscono i diffusori Crystal Speaker
nella base trasparente, mentre il
pannello posteriore, che era in parte realizzato con fibre in carbonio,
è ora totalmente in plastica.
Si tratta di piccole rinunce che
però hanno consentitio di ridurre
il prezzo, con un taglio di circa 500
euro nel prezzo di
listino rispetto al
precedente modello, un risparmio
decisamente interessante.
Siamo
infatti ora circa
1500 euro sopra al
prezzo di listino del
Panasonic ZT60,
plasma da 60 pollici che ancora oggi
rappresenta un riferimento assoluto
per quanto riguarda la qualità delle
immagini. In senso assoluto quasi
6000 euro non sono certo un investimento da poco, ma per essere
Cinema lontani e
programmazione
insoddisfacente
scoraggiano gli utenti
di Roberto Pezzali
la prima generazione di TV OLED,
il prezzo non è nemmeno poi così
“fuori di testa”.
TV E VIDEO Mediaset si è aggiudicata in esclusiva la Champions League per tre anni
Champions 2015 - 2018 su Mediaset
Rischio doppio abbonamento per chi vuole seguire anche il campionato
di Roberto PEZZALI
C
on un forte investimento,
Mediaset si è aggiudicata i diritti per la Champions League
del triennio che va dal 2015 al 2018.
La FIFA, al termine della gara aperta a tutti gli operatori e alla quale ha
partecipato ovviamente anche Sky,
ha deciso di dare a Mediaset i diritti di trasmissione di tutti i match in
diretta pay (che saranno veicolati da
Mediaset Premium) e per la partita in
chiaro del mercoledì, visibile in esclusiva per la reti Mediaset. Nel pacchetto rientrano anche tutte le differite, i
gol, gli highlights, la diretta su web e
dispositivi mobile in streaming.
Rispetto alla situazione attuale quella
di Mediaset sarà una esclusiva assoluta. Mediaset ha investito 700 milioni di euro per ottenere questi diritti
e al momento non sembra esserci all’orizzonte l’ipotesi di uno scambio di
diritti per tutelare gli abbonati, come


di Paolo CENTOFANTI
torna al sommario
quello degli ultimi anni. Anzi,
secondo alcune
voci, Sky non
ha alcuna intenzione di estendere lo scambio
per la stagione
2014/2015, pertanto già dal
prossimo anno
chi vorrà vedere
la Champions dovrà abbonarsi alla
pay TV satellitare. A Mediaset resterà il diritto per la trasmissione della
partita del mercoledì, che sempre dal
prossimo anno sarà disponibile solo
in chiaro e non ci sarà la contemporanea pay. Una situazione temporanea
però, perchè dal 2015 Mediaset sarà
padrona totale.
Il panorama delle trasmissioni sportive per i prossimi anni rischia di diventare un vero incubo per l’appassionato di calcio: la Champions League
Il 70% degli
europei
scarica film
da internet
a Mediaset permetterà a Sky di puntare fortissimo sul campionato italiano, anche lui con i diritti in scadenza,
da rinnovare a partire dal 2015. La
situazione che si potrebbe creare è
quella di una esclusiva Mediaset per
la Champions League e una esclusiva
Sky per il campionato, soluzione che
obbligherebbe molti ad un doppio
abbonamento. Oppure, considerati i
tempi, a non rinnovare nessuno dei
due: in questo caso l’accordo sarà
inevitabile.
Il 70% degli europei scarica film
da Internet (legalmente o illegalmente), smartphone e tablet
vengono utilizzati soprattutto
per guardare contenuti video: il
40% dei casi per gli smartphone
e oltre il 60% dei casi per i tablet.
I dati arrivano da una inchiesta
della Commissione Europea. Il
risultato dello studio, condotto su
un campione di 5000 utenti tra i
10 e i 50 anni, dimostra l’incapacità dell’industria cinematografica
di sfruttare al meglio le piattaforme presenti per diversificare l’offerta. Non solo: l’Europa produce
ogni anno più di 1000 film, ma
la maggior parte resta vincolata
all’interno dei confini nazionali e
tante volte non arriva neppure al
cinema. E’ proprio l’arretratezza
delle sale e la loro scarsa flessibilità a deludere molti intervistati:
nel 15% dei casi per raggiungere il
cinema più vicino servono almeno
30 minuti e spesso la programmazione è insoddisfacente. Una buona notizia comunque c’è: questo
studio fa parte di un programma
dell’Unione Europa chiamato
“Europa Creativa” che, con un
fondo di 1.46 miliardi di euro da
spendere in 7 anni, punta a rivitalizzare l’intero reparto cinematografico europeo, facilitando la distribuzione delle opere nei confini
della comunità e sostenendo oltre
800 film e 2000 sale di visione.

estratto da dday.it
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
MOBILE La nuova versione di TouchWiz si contraddistingue per un design minimal
Samsung Unpacked 5 il 24 febbraio
Arrivano Galaxy S5 e TouchWiz 5
L’Unpacked 5 si terrà a Barcellona il 24 febbraio: protagonista il Galaxy S5
In contemporanea Samsung dovrebbe mostrare anche la nuova TouchWiz
di Emanuele VILLA
I
pressione è che si tratti di tanti hub
(concetto molto caro a Samsung),
ognuno dei quali contraddistinto dal
numero 5 e (supponiamo) stracolmo
di app e di contenuti. L’utilizzo poi di
una grafica asciutta, semplice e pulita
potrebbe semplificare la vita sia all’utente che all’hardware del telefono,
nonostante ciò rappresenti un plus
soprattutto per i terminali di gamma
media ed entry: immaginiamo che il
Samsung Galaxy S5 non avrà di sicuro problemi sotto questo profilo.
Windows Phone è dominio dei Nokia Lumia
Quasi il 96% degli smartphone venduti con Windows Phone è Lumia
Di questi, gran parte sono smartphone low cost. Samsung ha l’1,35%
di Roberto PEZZALI
I
l 96% degli smartphone Windows
Phone è Lumia: a Samsung e HTC
resta un 5%. L’analisi è stata fatta
sui dati di utilizzo reale di alcune app
tra le quali una diffusa “calcolatrice”,
TouchCalc. Il dato riflette una situazione più reale rispetto ad analisi di
mercato, ma quello che fa più impressione è la diffusione di questi Lumia.
Windows Phone, soprattutto in Italia,
ha una fortissima quota di mercato
ma le statistiche di utilizzo dell’app
torna al sommario
mostrano chiaramente che il grosso
viene fatto dai terminali più economici: lo smartphone Nokia Lumia 520,
che viene venduto a poco più di 100
euro, con il 33.4% è il Lumia più diffuso. Male i modelli di fascia alta: il 920
ha solo il 4.6%, gli altri raccolgono
meno del 3.5% e sono relegati tra gli
“others”. Windows Phone sta guadagnando punti su Apple se guardiamo
ai dati di vendita e di marketshare, ma
analizzando questi dati sotto un’altra
ottica quello che emerge è che forse la
gente non compra più smartphone da
Microsoft starebbe
valutando l’ipotesi di
rendere compatibili le
applicazioni Android
con Windows Phone
di Vittorio Romano BARASSI
MOBILE L’analisi è stata fatta sui dati di utilizzo reale di alcune app, come TouchCalc


l prossimo evento Samsung
Unpacked, il primo del 2014, si terrà a Barcellona il prossimo 24 febbraio. Il nome è eloquente: Unpacked
5, laddove il numero sembrerebbe un
riferimento all’attesissimo Galaxy S5.
Secondo gli ultimi rumor, Samsung
sta progettando il lancio mondiale
del nuovo dispositivo per aprile, il che
coincide con la presentazione a fine
febbraio. Mentre negli USA l’azienda
risponde in modo evasivo alle domande dei giornalisti “non possiamo
rivelare il significato del numero 5”,
nella mail di invito che abbiamo ricevuto da Samsung si fa riferimento
al “nuovo Samsung Galaxy”, che (per
deduzione) supponiamo essere l’S5.
Samsung potrebbe approfittare dell’evento per presentare anche altri
nuovi terminali o accessori ad hoc.
Nel frattempo una rinfrescata sugli
ultimi rumor è d’obbligo.
Ulteriori dettagli su quanto verrà mo-
strato alla stampa,
poi, provengono da
Samsung stessa, che
in un nuovo leaflet
propone nove icone
dal look minimal che
dovrebbero (il condizionale è d’obbligo)
rappresentare
non
solo i pilastri del nuovo telefono, ma anche
della prossima versione di TouchWiz. Evidentemente l’azienda si è resa conto
che dopo aver aumentato esponenzialmente il numero di app e di funzionalità della propria interfaccia, è indispensabile una completa revisione del
sistema al fine di renderlo razionale e
intuitivo. Questo giustificherebbe le
nuove icone, che nel loro gusto minimal appaiono come un ritorno al
passato ma potrebbero semplificare
l’esperienza d’uso. Ad eccezione di
quelli che identificano caratteristiche hardware (come “Speed5”), l’im-
App Android
su Windows?
Microsoft
ci pensa
600 euro ogni 12 mesi e che il declino
dei terminali di fascia alta è dovuto
soprattutto a questo. Windows Phone
nella fascia di prezzo dei 100 euro effettivamente non ha rivali: è vero che
ci sono centinaia
di smartphone
Android di prezzo anche inferiore, ma per
hardware e sistema operativo la
proposta Nokia è
imbattibile.
Secondo The Verge, Microsoft
starebbe valutando l’idea di rendere eseguibile sui propri sistemi
Windows ogni app realizzata per
S.O. Android. Il primo passo lo si
farebbe in direzione mobile con
Windows Phone e Windows RT,
per poi portare tale novità anche
a livello desktop con Windows
8 e seguenti. Windows Phone
è un ottimo sistema operativo,
ma sul fronte delle applicazioni
il paragone (almeno numerico)
con Android è ancora sfavorevole, soprattutto se si parla di
Windows RT. Rendere eseguibili su Windows le applicazioni
Android sarebbe un bene per
tutti, o quasi. Quelli che ci andrebbero a perdere sarebbero
gli sviluppatori di app che lavorano esclusivamente in ambiente Windows Phone/RT, mentre
per gli altri si aprirebbero nuove
frontiere. Microsoft offrirebbe
loro framework adeguati; inoltre, il lavoro di conversione delle app sarebbe incredibilmente
semplice. All’interno dell’azienda, però, pare siano in molti a
battagliare affinché tutto ciò non
accada perché questo potrebbe portare alla morte dell’intera piattaforma di applicazioni
Windows (Phone, RT, 8).

estratto da dday.it
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
MOBILE La fotocamera è uno dei punti di forza: 13 Megapixel e ripresa video in 4K o HD
LG G Pro 2, phablet che registra in 4K
LG anticipa i tempi e presenta G Pro 2, un phablet con display da 5,9’’
Il phablet ha caratteristiche da top di gamma e funzionalità esclusive
di Emanuele VILLA
L
bilizzazione ottica
OIS+ capace di riprendere film a 4K
di risoluzione o HD
fino a 120 fps, con
funzionalità Magic
Focus che permette
di variare la profondità di campo una
volta che lo scatto è
stato effettuato. Nel
comunicato stampa,
l’azienda pone anche l’accento sul sistema sonoro da 1W
che offre un livello
del 30% più alto rispetto al precedente G Pro.
Altro aspetto su cui LG insiste
molto sono le personalizzazioni di
Android e del sistema di controllo. In particolare, troviamo Knock
Code, l’evoluzione di KnockON
inaugurata con G2 e che permette
accensione/stand by del dispositivo mediante “tap” sullo schermo.
Il nuovo Knock Code permette di
bypassare la schermata di sblocco
Tech Data annuncia la
distribuzione in Italia
dello smartphone
Android di Motorola
Moto X. Sarà
disponibile da marzo,
ma senza il servizio
di personalizzazione
di Paolo CENTOFANTI
del telefono (da spento) componendo una combinazione di “tap”
sullo schermo: le combinazioni
sono 86.367, ognuno può ovviamente scegliere quella che ritiene
più comoda per sé. La disponibilità
di LG G Pro 2 al di fuori della Corea
non è stata ancora decisa, ma il telefono sarà presente a Barcellona e
vi potremo dare ulteriori dettagli
sull’estensione europea.
MOBILE Dovrebbe essere presentato al MWC insieme allo smartphone top di gamma M8
HTC Desire 8, display 5.5’’ e design elegante
Potrebbe essere il primo dei nuovi smartphone di fascia media di HTC
D
di Paolo CENTOFANTI
alla Cina arriva questa immagine (a destra) rubata di
un nuovo smartphone HTC,
denominato Desire 8. Stando a
quanto dichiarato recentemente da
HTC, dovrebbe trattarsi di uno dei
nuovi smartphone di fascia media,
segmento a cui l’azienda vorrebbe
tornare a puntare. Il dispositivo da
quello che si può vedere dall’immagine presenta la stessa cura nel
design dei modelli di fascia alta,
seppure in questo caso con scocca in


G anticipa i tempi e presenta
alla stampa coreana LG G Pro
2, confermando di fatto le anticipazioni della vigilia. Si tratta di
un terminale “enorme”, un phablet
in tutto e per tutto, pensato per
offrire le massime performance in
ogni comparto. Sotto molti punti
di vista ci ricorda il Galaxy Note 3,
pennino escluso: entrambi si rivolgono a un’utenza prevalentemente professionale e a chi pretende
hardware allo “stato dell’arte”, con
una particolare attenzione al comparto fotografico.
Ma parliamo di G Pro 2: il display è
un 5,9’’ IPS con risoluzione Full HD
e cornice da 3,3 mm, “alimentato”
da un SoC Qualcomm Snapdragon
800 da 2,26 GHz e 3 GB di RAM,
il tutto per 172 grammi di peso. Il
sistema operativo è Android KitKat 4.4 e la dotazione di storage
è di 16/32 GB, con slot micro SD
in aggiunta. La fotocamera, come
anticipato, è un punto di forza del
modello: 13 Megapixel con sta-
torna al sommario
plastica, che secondo le indiscrezioni
sarà disponibile anche in arancione,
azzurro, giallo e rosso. Le specifiche
tecniche non sono ancora note, se
non la dimensione del display, 5,5
pollici, e la risoluzione delle fotocamere, 13 Megapixel quella posteriore e 5 Megapixel quella frontale.
Si dovrebbe trattare, inoltre, di uno
smartphone dual SIM e dalle immagini si nota l’assenza dei classici tasti
funzione di Android. Con ogni probabilità il nuovo smartphone verrà
presentato insieme al prossimo top
Motorola
Moto X
disponibile in
Italia a 399 €
di gamma nome in codice M8. Puntiamo di vedere entrambi i modelli a
fine mese al prossimo MWC.
Dopo il Moto G, arriva in Italia
anche il Moto X. La distribuzione, sempre a cura di Tech Data,
inzierà nel mese di marzo con
un prezzo di listino di 399 euro.
Rispetto agli Stati Uniti non
sarà, però, disponibile il servizio di personalizzazione della
scocca e il telefono sarà inizialmente venduto nelle versioni
nera e bianca. Proprio la possibilità di farsi il proprio Moto X
su misura prima dell’acquisto
tramite il Moto Maker era una
delle caratteristiche distintive
di questo smartphone Motorola.
L’altra è la profonda integrazione di Google Now, con tanto di
microfono sempre in ascolto alla
Google Glass per accedere a varie funzioni di controllo vocale.
Per il resto si tratta di uno smartphone con display OLED da
4,7 pollici con risoluzione 720p,
processore custom
Motorola
X8 da 1,7
GHz, 2 GB
di
RAM,
16 GB di
memoria
integrata,
fotocamera
posteriore
da 10 Megapixel e
connettività LTE.
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estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
MOBILE Nessun cambiamento rivoluzionario, ma piccoli miglioramenti all’esperienza d’uso
Windows Phone 8.1, le novità dall’SDK
Microsoft ha rilasciato agli sviluppatori l’SDK di Windows Phone 8.1
Molte le novità e sempre più vicina, pare, la fusione tra i vari ecosistemi


M
torna al sommario
EVLeaks pubblica
la foto del primo
smartphone Windows
8.1 di Samsung:
spariscono i tasti
back e search, che con
Windows 8.1 non sono
più obbligatori
di Roberto PEZZALI
supporto a VPN e sarà anche possibile effettuare qualche tipo di operazione con iCloud. Sparisce la “strana
coppia” Musica+Video: in WP 8.1
ci saranno due app separate. Gli ultimi cambiamenti sono a carico del
multitasking e dell’app “fotocamera”
di sistema. La prima funzionalità
sembra essere stata completamente
rivista: premendo il tasto back le app
finiranno in una sorta di limbo e per
chiuderle definitivamente bisognerà
accedere all’apposita schermata ed
effettuare lo swipe-out. L’app Fotocamera standard offrirà un set di op-
zioni più completo di quello attuale.
Microsoft non ha ancora comunicato
quando rilascerà Windows Phone
8.1 ma prima dell’uscita finale ci sarà
una preview pubblica installabile su
ogni dispositivo oggi in grado di funzionare con Windows Phone 8.
MOBILE Informazioni tratte da un documento Microsoft
L’Action Center di WP 8.1
U
di Emanuele VILLA
na cosa è certa: con Windows Phone 8.1, Microsoft è in procinto di introdurre un centro notifiche, grande assente di tutte le release passate. E
oggi compaiono, finalmente, i primi screenshot, derivati da una presentazione privata Microsoft e confermati dalle fonti di The Verge: nonostante la sostanza sia la stessa, Microsoft non lo chiama Centro Notifiche ma Action Center
e sarà un pannello a due livelli; il primo si apre con un breve swipe dal bordo
superiore del display e mostra le 4 impostazioni rapide selezionate dall’utente
(come Wi-Fi, Bluetooth, modalità aereo…), il livello di batteria, la data e poco
altro; continuando con lo swipe si
apre il centro notifiche completo, con
messaggi suddivisi per app e possibilità di eliminazione e accesso diretto
al contenuto, un po’ come negli altri
sistemi operativi mobile.
Samsung torna a produrre uno
smartphone Windows Phone 8:
dopo l’Ativ S, l’azienda coreana
sta preparando il primo terminale Windows Phone 8.1 e EVLeaks,
sul suo profilo twitter, ci mostra
la prima immagine della versione
destinata all’operatore americano
Verizon. Samsung adotta il design della serie Galaxy lasciando in
bella vista il solo tasto “Windows”:
rispetto ai modelli precedenti con
Windows Phone spariscono i tasti back e search, novità che ha
il placet di Microsoft. Windows
Phone 8.1 ha eliminato la restrizione sulla presenza dei tasti
hardware, scelta che permette di
creare dispositivi più economici.
Microsoft, inoltre, aveva condotto
una ricerca e aveva scoperto che
la maggior parte delle persone per
chiudere l’applicazione preme sul
tasto centrale, attivando di fatto
il “multitasking”: di qui la scelta
di eliminare il back per un’esperienza più simile a quella di un
iPhone.
Il
nuovo terminale potrebbe
debuttare
a
Barcellona,
anche se difficilmente nell’evento dedicato al nuovo
smartphone
Galaxy.

di Vittorio Romano BARASSI
icrosoft ha iniziato a distribuire agli sviluppatori
il nuovo SDK di Windows
Phone 8.1 e sul web sono apparse
le prime informazioni riguardanti il
prossimo Major Upgrade del sistema
operativo. Il quadro generale è chiaro: nessuno stravolgimento ma solo
piccole migliorie che renderanno ancor più piacevole l’esperienza d’uso
dei Windows Phone del futuro (ma
anche di quelli attuali). La novità che
balza subito all’occhio è quella che
vede Microsoft iniziare il processo di
fusione tra i suoi vari ecosistemi: con
il supporto Universal App gli sviluppatori potranno creare applicazioni
per il Windows Store e il Windows
Phone Store utilizzando gli stessi codici HTML e JavaScript. L’estensione delle app sarà .appx e tutti i software potranno indifferentemente
funzionare sia su smartphone che su
tablet (con Windows RT). Ci sarà un
file manager e le app potranno anche
essere installate su schede microSD.
Dall’SDK rispunta anche Cortana:
nonostante risultino ancora bloccate
tutte le funzionalità ad esso correlato,
sembra certo che la prossima generazione di Windows Phone integrerà
un avanzato sistema di riconoscimento vocale, un qualcosa su cui Microsoft sta lavorando già da qualche
tempo al fine di proporre una valida
alternativa a Siri di Apple. Modifiche
sono state implementate in Internet
Explorer e non vi saranno più problemi con i filmati YouTube (nuovo
aspetto per il player). Curiosamente
è sparita l’integrazione nativa con
Facebook ma è rimasta quella con
Twitter: non è chiaro se si tratta di
un bug o di una precisa scelta che ricalcherebbe quella di Windows 8.1.
Entrando nel menù delle app si avrà
accesso a una nuova applicazione
per il monitoraggio della batteria,
mentre spulciando tra le impostazioni sarà possibile selezionare un’app
di terze parti per la gestione della
messaggistica, si potrà abilitare il
Samsung
Primo
smartphone
Windows
Phone 8.1
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estratto da dday.it
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
MOBILE A Barcellona il probabile debutto del top di gamma con interfaccia rivista
HTC, ecco le foto della nuova home
Si intensificano i rumor sullo smartphone HTC M8 e la nuova Blinkfeed 2.0
di Emanuele VILLA
I
l solito evleaks se ne esce con
un’altra succosa anteprima: se
confermata (ma di solito evleaks
è attendibile), quella immortalata
nella foto a destra è la nuova interfaccia di HTC M8 (o HTC One2 che
dir si voglia), il prossimo terminale
hi-end che HTC presenterà al Mo-
bile World Congress di Barcellona
(24-27 febbraio). Si nota una moderata “ristrutturazione” di HTC
Blinkfeed, l’interfaccia simil-Flipboard che HTC inaugurò con
l’attuale generazione di terminali.
Da notare la presenza dei bottoni
virtuali di navigazione nella parte
bassa dello schermo, che danno ulteriore credibilità agli ultimi rumor
sul telefono, che infatti ritraggono
un terminale sprovvisto di pulsanti
a sfioramento sulla scocca.
In arrivo anche
un LG G2 Mini
Con lo slogan “Experience the
MINI” accompagnato dalle date
del Mobile World Congress
e l’immagine qui sotto, LG
preannuncia ciò che mostrerà
a Barcellona. Oltre al G2 Pro a
quanto pare ci si aspetta anche
un G2 Mini, o qualcosa di simile.
LG sceglie di seguire le orme di
produttori come HTC, Samsung e
Sony che hanno lanciato versioni
formato “ridotto” dei rispettivi
top di gamma. Al momento non
si conoscono dettagli tecnici, ma
possiamo intravedere il caratteristico pulsante di controllo del
volume e blocco/sblocco posto sul
retro dello smartphone.


MOBILE
Firefox vuole
conquistare la
home di Android

Mozilla ha annunciato una
partnership con l’israeliana
EverythingMe per lo sviluppo del Firefox Launcher per
Android. L’idea è di integrare
le funzionalità di EverythingMe, già presente sul Google
Play Store, con la versione per
Android di Firefox. Si tratta
di un launcher che crea una
home screen “contestuale”,
con cartelle intelligenti che
raccolgono le applicazioni in
funzione dell’utilizzo e una
barra “predittiva” che mostra
le app che più potrebbero
tornare utili. Altra funzionalità di EverythingMe è la ricerca
integrata che lavora sulle
informazioni presenti sul proprio smartphone. Il software è
ancora in via di sviluppo e non
è ancora disponibile una beta.
torna al sommario
MOBILE La beta del S.O. Apple chiude le porte a Evasion
Con iOS 7.1 stop al jailbreak
L
di Roberto PEZZALI
a notizia non è delle più sorprendenti: con l’ultima beta di iOS 7.1, il
prossimo aggiornamento del sistema operativo di iPhone e iPad, Apple ha chiuso definitivamente le falle sfruttate dai tool che consentono il jailbreak dei dispositivi. La beta numero 5 ha chiuso le ultime porte a
Evasi0n che così rimarrà per il momento funzionante solo per i dispositivi
con iOS 7.0.4, motivo per il quale chi vorrà mantenere l’hack attivo, dovrà
resistere alla tentazione di aggiornare il terminale quando sarà disponibile iOS 7.1. Per quanto riguarda le novità introdotte dall’aggiornamento,
queste sono per lo più
di carattere grafico,
con alcuni miglioramenti alle app telefono, messaggi, calendari, FaceTime,
qualche ritocco ad
alcune animazioni e
alla tastiera. Al momento non è stata
introdotta
alcuna
funzione di rilievo.
MOBILE
Impara il golf
con un sensore
Epson M-Tracer For Golf è
un sensore da collegare alla
mazza da golf e capace di
trasmettere informazioni sul
nostro stile di gioco all’apposita app Android collegata. È in grado di misurare
l’accelerazione da 16 a 300 G,
ha un giroscopio interno e un
modulo Wireless, è in grado
di misurare la direzione, l’angolo e l’intero movimento di
swing; i dati vengono inviati
all’app che mostra l’intero
movimento da tre diversi
angoli visuali, oltre a grafici
e report vari. I dati vengono
memorizzati nella memoria
del telefono o in cloud quando la mole diventa notevole;
al momento è prevista la sola
commercializzazione giapponese per un prezzo equivalente a circa 210 euro.
estratto da dday.it
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
MOBILE A nemmeno due mesi dalla presentazione del suo primo 8-core, MediaTek fa il bis
MediaTek: CPU 8 core anti-Qualcomm
Il nuovo octa-core è basato su architettura Cortex A17 e integra 4K e LTE
D
MOBILE
Il Google
Experience
Launcher
è per tutti?
Con l’ultimo aggiornamento
dell’app Google Search, Google
ha cambiato nome al launcher
che ha debuttato con Android
4.4 KitKat su Nexus 5: prima
noto come Google Experience
Launcher, il software è denominato ora Google Now Launcher.
Si tratta della nuova interfaccia
della homescreen di Android,
molto più integrata con Google
Now e con una grafica ancora
più piacevole, con più trasparenze e icone più grandi. Essendo stato fino a oggi un’esclusiva del Nexus 5, questa novità
sembra indicare che Google
si stia preparando a renderlo
ufficialmente disponibile anche
per tutti gli altri dispositivi
Android, portandolo sul Google
Play Store.


ue mesi fa MediaTek annunciò
il suo primo SoC da otto-core
“veri” e oggi, a seguito della
presentazione del nuovo Cortex A17,
la stessa azienda taiwanese ha voluto dichiarare di essere pronta al lancio del secondo SoC a octa core. Si
tratta di una soluzione decisamente
interessante con cui MediaTek vuole
far sentire la propria voce anche nel
segmento premium del mercato, da
molto tempo dominato unicamente
da Qualcomm. Il nuovo gioiello di
MediaTek, attualmente denominato MT6595, sarà un “ibrido” (come
l’Exynos di Samsung): quattro core
funzionanti a frequenze tra i 2.2 2.5GHz saranno basati su tecnologia
A17, mentre gli altri quattro, basati
su tecnologia Cortex A7, gireranno
a 1.7GHz. big.LITTLE di ARM sarà
l’architettura alla base di tutto e non
torna al sommario
mancherà l’Heterogeneous MultiProcessing. Il comparto grafico sarà
affidato a una GPU PowerVR Series
6, la quale garantirà un’ottima dose
di potenza. MT6595 non mancherà
di specifiche Premium necessarie
per battagliare ad armi pari con soluzioni analoghe offerte dalla concorrenza: ci sarà un modulo LTE
integrato, il supporto alla registrazione 4K e la possibilità di processare filmati HEVC. MediaTek punta
a una produzione di massa entro la
fine della prima metà dell’anno in
corso, quindi è presumibile vedere
i primi smartphone/tablet equipaggiati con tale chip già a cavallo tra il
terzo e il quarto trimestre del 2014.
Revolution è uno
smartphone con
sistema operativo dual
boot: si può passare da
Android a Firefox OS
di Paolo CENTOFANTI

di Vittorio Romano BARASSI
Geeksphone
lancia lo
smartphone
metà Android
e metà
Firefox OS
MOBILE Apple al lavoro su schermi impossibili da graffiare
Schermo in zaffiro per iPhone
di Paolo CENTOFANTI
L
a collaborazione tra Apple e GT Advanced, che ha portato alla realizzazione di una fabbrica in Arizona, servirà alla produzione di display in zaffiro
per i nuovi iPhone. La fabbrica di GT Advanced ha, infatti, installato 518
fornaci, con altre 420 in arrivo e vari strumenti di controllo della qualità. Secondo 9to5mac, gli impianti installati nella fabbrica e quelli in arrivo potrebbero consentire la produzione di qualcosa come fino a 200 milioni di vetri in
zaffiro per display da 5 pollici, un numero che potrebbe benissimo soddisfare
la produzione di un nuovo iPhone. Per avere un paragone, nel 2013 Apple ha
venduto circa 150 milioni di pezzi. Apple ha fino ad oggi impiegato cristalli in
zaffiro esclusivamente per la protezione dell’obiettivo della fotocamera degli
iPhone e per il sensore touch ID nell’iPhone 5S. Ma alcuni dei macchinari acquistati per la fabbrica in Arizona, fanno esplicito riferimento al controllo della qualità dei display, motivo per il
quale sembra ormai certo che Apple
intenda utilizzare questo materiale
non solo per dei componenti, ma per
tutto il display frontale. Lo zaffiro è il
secondo materiale più duro in natura
dopo il diamante, motivo per il quale
può portare alla realizzazione di vetri
totalmente resistenti ai graffi.
Dal 20 febbraio sarà possibile ordinare Revolution, smartphone
della spagnola Geeksphone. Revolution è il primo smartphone dual boot Android e Firefox
OS. Al momento, Geeksphone
parla più prudentemente di
Boot2Gecko, la base di Firefox
OS, probabilmente per mancanza della certificazione da parte di
Mozilla, e nella scheda di presentazione del prodotto accenna alla
possibilità di installare anche
“altre build sviluppate dalla comunità”. Si tratta anche del primo smartphone con processore
Intel, l’Atom Z2560 da 1,6 GHz, a
utilizzare il sistema operativo di
Mozilla, ma a parte questo è un
terminale di fascia media senza
infamia e senza lode: display LCD
IPS da 4,7’’ con risoluzione qHD
(960x540 pixel), 1 GB di RAM, 4
GB di memoria integrata, fotocamera da 8 MP, radio HSPA. Sarà
disponibile a un prezzo di 249
euro IVA esclusa, nelle prime
settimane in promozione a 222
euro, sempre IVA esclusa.
estratto da dday.it
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
DIGITAL IMAGING Abbiamo messo le mani su una GH4, ancora in versione preliminare. Data di uscita e prezzo ancora ignoti
Panasonic GH4, la mirrorless che riprende in 4K
Panasonic ha sfornato una foto-video camera da urlo, con oltre 100 migliorie rispetto all’ottima GH3
A
GH3, un’ottima base
di partenza
Panasonic è partita da un’ottima
base, la GH3: il corpo della GH3 per
ergonomia e dimensioni ha ricevuto
eccellenti feedback dagli utilizzatori
Il nuovo mirino OLED ad alto contrasto da 2360K punti.


lla fine si chiamerà GH4: Panasonic sfida la sorte (il numero 4 è sfortunato in Giappone) e punta sul nome che nessuno
si sarebbe mai aspettato. La scelta è
motivata da una delle main feature
della nuova mirrorless professionale:
la ripresa 4K. Abbiamo avuto la fortuna di assistere alla presentazione
dell’ultimo gioiello nato nelle fabbriche di Osaka, e di gioiello davvero si
tratta, perché questa GH4 rivoluziona
e migliora un prodotto già eccellente
qual era la GH3. Il target resta lo stesso: professionisti della fotografia e del
video. Se con GH3 i più contenti erano sicuramente gli utenti interessati
alla ripresa, la GH4 fa felici tutti: le
migliorie guardano davvero in tutte
le direzioni. Della GH4 ci sarebbero
da dire moltissime cose, ma vogliamo anticipare che ad oggi non si conoscono ancora né prezzo né data di
uscita della macchina: questi dettagli
saranno ufficializzati a marzo. Le fotografie che mostriamo qui, scattate
da noi, sono di un esemplare ancora
non definitivo e non siamo riusciti a
effettuare né scatti campione e neppure a provare il nuovo sistema autofocus che Panasonic ha integrato.
torna al sommario
ed è quindi stata fatta la scelta di non
cambiare la forma del corpo, ma sono
comunque stati presi tanti piccoli accorgimenti migliorativi. Il tutto a vantaggio di chi aveva preso, ad esempio,
un battery grip per la GH3 o batterie
supplementari: ogni accessorio resta
compatibile. Della GH3 rimangono
l’impermeabilizzazione e il corpo in
lega di magnesio, ma sono state modificate le ghiere e i tasti, ed è cambiato
pure il connettore HDMI che ora è di
tipo micro HDMi 1.4a per l’uscita 4K
o HD non compressa. Lo slot per la
card, che purtroppo resta singolo, è
compatibile con le nuove card classe 3
consigliate per registrazioni video 4K
o ad elevato bitrate.

di Roberto PEZZALI
Tante migliorie in più
I primi cambiamenti veri si vedono
sul retro: nuovo mirino OLED ad alto
contrasto da 2360K punti, con una
lente aggiuntiva all’interno che, grazie
ad un ingrandimento 1.34x, allarga il
campo di visione (100% copertura),
e un nuovo display OLED da 3” e 1
Megapixel per una migliore fedeltà
cromatica nella preview e nello scatto
Live View. Bisogna però andare sotto
la scocca per capire quanto è diversa la
GH4: Panasonic ha cambiato prima di
tutto l’otturatore (ora garantisce fino a
200.000 scatti) e insieme a questo ha
realizzato un nuovo tipo di sensore 4:3
Live Mos sempre da 16 Megapixel, che
grazie ad una velocità di lettura doppia rispetto al sensore della GH3, permette la registrazione Full HD a 60p,
4K e lo scatto a raffica con una velocità
altissima, 12 fps a piena risoluzione. Il
sensore mantiene l’eccellente gamma
dinamica del sensore della GH3, ma
guadagna, grazie alla lettura veloce,
una notevole riduzione del rolling
shutter, problema che però sulla GH3
era appena visibile. Per gestire l’enorme mole di dati in arrivo dal sensore,
la GH4 integra un nuovo Venus Engine quadcore, processore di ultima generazione che integra l’encoder 4K e
un engine per calcoli dedicati al nuovo
sistema autofocus DFD-AF. Questo sistema, dove DFD sta per Depth From
Defocus, utilizza le informazioni memorizzate in ogni singolo obiettivo per
creare, istante per istante, una sorta di
mappa tridimensionale di quello che
si sta inquadrando. La fotocamera
terrà sempre in memoria, e aggiornerà in tempo reale, due punti virtuali a
diversa distanza dell’obiettivo identificati proprio da un livello di “defocus” differente. Utilizzando questi due
punti, il sistema DFD riesce a fare una
triangolazione con il soggetto inquadrato (sa se si trova tra i punti, oltre
o prima), gestendo così un aggancio
più rapido di una normale messa a
fuoco a ricerca di contrasto. Con questo nuovo sistema Panasonic afferma
di aver migliorato le già eccellenti
performance della GH3 in modalità
AF-S, ma di aver addirittura raddoppiato la prestazioni in modalità
tracking (quasi 8 fps), ovvero quella
particolare situazione dove tutt’ora le
reflex fanno la differenza. Panasonic
ha investito tanto sulla messa a fuoco e la GH4 permette una serie quasi
infinita di possibilità, dall’assistente
per il fuoco manuale al peaking, per
arrivare al sensore nell’oculare che
inizia a mettere a fuoco non appena
si avvicina la camera all’occhio. Chi è
interessato al video non resterà indifferente di fronte a quello che la GH4
offre: Panasonic porta sul mercato
Panasonic LUMIX GH4
“Light of the Yucatan” in 4K
Il filmato è stato realizzato per
Panasonic dal regista di documentari
Bryan Harvey con vari obiettivi micro
quattro terzi. Il video è girato in 4K.
una macchina da presa professionale
capace di registrare in ogni possibile
formato e framerate dal 4K in giù, inclusa una modalità Full HD da 200
Mbps di bitrate. Tenendo in considerazione le esigenze di chi usa la videocamera in ambito “pro”, Panasonic
ha pensato di realizzare una particolare interfaccia a schermo dedicata al
video e con il nome del video, dove
ISO ad esempio diventa guadagno. Il
target “pro” della GH4 viene esaltato
anche dagli accessori che Panasonic
ha creato, come l’interfaccia DMWYAGH con uscita SDI e ingressi audio
bilanciati. L’arrivo sul mercato non
è ancora noto e nemmeno il prezzo:
il costo finale potrebbe essere 1299
euro solo corpo: se così fosse, a meno
di 1500 euro una foto-videocamera di
questo livello sarebbe il vero anello di
congiunzione tra il mondo della foto e
del video.
estratto da dday.it
Canon migliora la
sua reflex entry level
aggiungendo un
sensore da 18 Mpixel e
la ripresa Full HD
di Roberto PEZZALI


Canon EOS 1200D è una fotocamera destinata a chi per la prima
volta approccia al mondo reflex
e vuole qualcosa di semplice e
capace di garantire buone prestazioni. Con la EOS 1200D Canon in realtà non cambia molto
rispetto al modello precedente:
migliora la risoluzione, il grip e il
video, mentre la base resta quella
delle altre fotocamere entry level.
Il cuore della nuova EOS è il sensore da 18 Mpixel APS-C abbinato
al processore DIGIC 4, coppia che
permette di alzare a 12800 ISO la
sensibilità massima di scatto. Motore di messa a fuoco a 9 punti e
possibilità di scatto a 3 fps come
gli altri modelli, mentre la ripresa
video da HD diventa Full HD, con
modalità video Snapshot. Canon
ha realizzato anche un’app “Guida Canon”, che integra tutorial
di fotografia e consigli di ripresa,
disponibile quest’ultima per iOS e
Android. Non mancano i vari filtri
creativi, le modalità di scatto automatiche e il Live View, con uno
schermo LCD da 3” e 460.000
punti. EOS 1200D sarà in vendita
da fine marzo a un prezzo indicativo di € 409 per il solo corpo
macchina e di € 540 IVA inclusa
con ottica EF-S 18-55mm IS.
torna al sommario
DIGITAL IMAGING Sony continua il rinnovamento della gamma mirrorless con la α6000
Addio NEX-6, benvenuta Sony α6000
Stesso processore BIONZ X delle full frame A7 e fuoco a 179 punti velocissimo
S
di Paolo CENTOFANTI
ony ha annunciato il modello
che sostituisce la mirrorless
NEX-6, la nuova α6000, continuando lo smantellamento della
gamma NEX per riunire tutte le fotocamere mirrorless e reflex sotto lo
stesso ombrello della serie α. Come
la NEX-6, anche la nuova α6000 è
dotata di un sensore in formato APSC con risoluzione di 24,3 Megapixel,
questa volta affiancato dal processore BIONZ X, lo stesso montato
sulle mirrorless full frame A7. Fiore
all’occhiello della nuova fotocamera
è il sistema di messa a fuoco ibrido,
con 179 punti a rilevamento di fase
e 25 punti a contrasto, il più veloce
della categoria, 0,06 secondi secondo Sony, e capace di spingere la
macchina a scatto continuo a 11fps.
l corpo è dotato di mirino OLED da
1440000 a copertura completa dell’inquadratura, doppia ghiera per la
modalità di scatto, 2 tasti personalizzabili (7 compresi quelli touch),
display LCD da 3 pollici, e troviamo
NFC e WiFi integrati, con funzionalità DLNA. Sony introdiuce anche
tre nuove PlayMemories Camera
App con la α6000. Smooth Reflection per creare scatti particolari a
lunga esposizione, Liveview Grading per l’elaborazione cromatica
delle riprese video e Star Trail, studiata appositamente per fotografare il cielo stellato. La nuova α6000
sarà disponibile in Italia a partire
da aprile ad un prezzo di listino di
649 euro solo corpo. La macchina è
già prenotabile online sullo store ufficiale di Sony.
DIGITAL IMAGING Sigma aggiorna la gamma dp con il sensore Foveon X3 Quattro
Sigma annuncia le fotocamere dp Quattro
Risoluzione superiore del 30% e minore complessità computazionale
di Paolo CENTOFANTI
igma ha annunciato la nuova gamma di fotocamere dp
Quattro. Come la serie precesente, anche questi modelli sono
tutti costruiti intorno al processore
Foveon X3 “multi-strato”, giunto
alla versione Quattro appunto. Si
tratta di un particolare sensore dotato di tre strati di recettori, uno per
ogni componente cromatica, e che
così diversamente da quelli normali,
consente di catturare l’intera gamma
di colori per ciascun pixel. Il Foveon
X3 Quattro è del 30% più definto
del precedente, con 29 Megapixel
effettivi e la possibilità di scattare
immagini fino a 20 Megapixel. Le
nuove fotocamere, denominate dp1
Quattro, dp2 Quattro e dp3 Quattro,
montano inoltre il nuovo processore
d’immagine TRUE III, più veloce e
S
in grado di
realizzare file
più piccoli
manentendo
inalterata
la qualità di
immagine.
Tutte e tre
le macchine,
come si vede
dal design decisamente particolare,
sono dotate di ottica fissa, rispettivamente da 19 mm, 30
mm e 50 mm (equivalenti
a 28, 45 e 75 mm), con
apertura F2,8 - F16, e di
mirino ottico opzionale.
Sigma al momento non
ha ancora annunciato né
quando saranno disponibili le nuove macchine, né il
prezzo di listino.

Canon EOS
1200D è la
nuova reflex
entry level
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
DIGITAL IMAGING Hasselblad ritocca la fotocamera di punta di Sony, A99, e crea HV
Hasselblad HV, una Sony “truccata”
Il modello di lusso costa davvero caro, 8500 euro, e offre ben poco di più
H
asselblad ci ricasca: l’arrivo
del nuovo CEO lasciava ben
sperare, ma dopo la presentazione della nuova medio formato
H5D-50c con sensore CMOS da 50
megapixel arriva un nuovo modello
che farà sicuramente discutere gli
appassionati del marchio. Come
è già stato fatto per le precedenti
Lunar e Stella Hasselblad ha preso la Sony Alpha 99 e l’ha ritoccata superficialmente e nel prezzo,
che passa dai 3800 euro di Sony
(inclusa ottica) agli 8500 euro del
famoso produttore di fotocamere.
Hasselblad presenta la HV come
fotocamera di lusso destinata agli
utenti evoluti, ma forse era meglio
presentarla solo come oggetto di
lusso: l’appassionato non ci
mette molto ad accorgersi
che l’unica innovazione è la
presenza di un nuovo rivestimento del corpo macchina
‘PVD’ che lo rende più soft
al tatto e più resistente. L’
Hasselblad HV è in tutto e
per tutto identica al modello
Sony: stesse ghiere, stessa
elettronica e stesso sensore,
cambia solo il logo e la finitura. Anche il corpo, che il
produttore elogia come “unibody in alluminio” dovrebbe essere lo stesso in lega di alluminio e
magnesio della a99. In dotazione
c’è il miglior obiettivo della gamma Sony con attacco A, il Carl Zeiss
24-70mm 2.8F, affiancato da una
valigetta per il trasporto realizzata
Ricoh presenta sul
mercato italiano WG4 e
WG4 GPS, le compatte
colorate, impermeabili
fino a 14 metri e
resistenti alle cadute
fino a 2 metri
in una speciale resina che la rende
resistente agli impatti, alla polvere,
agli agenti chimici e a temperature
sotto zero fino a 40°. Ovviamente si
parla del case, perché la fotocamera ha lo stesso livello di protezione
della Alpha 99 originale.
DIGITAL IMAGING Nikon presenta due interessanti bridge con sensore CMOS da 16 Mpixel
Nikon Coolpix P600 e P530: rivincita bridge
Zoom, rispettivamente, di 60x e 42x. Simili nel look e con controlli manuali
N
di Emanuele VILLA
ikon ha presentato (al momento per il mercato americano) due bridge molto
interessanti: Coolpix P600 e P530,
macchine che tengono fede al caratteristico “super zoom” tipico della
categoria. Coolpix P600, in particolare, può vantare uno zoom ottico 60x (24 – 1440mm equivalenti,
F3.3 - F6.5), con l’ulteriore aggiunta di uno zoom digitale Dynamic
Fine Zoom 120x. Nikon l’ha dotata
di un sistema avanzato di stabi-
NIKON COOLPIX P530


di Roberto PEZZALI
torna al sommario
lizzazione (Lens Shift Vibration
Recution) pensato appositamente per gli scatti
da grande distanza,
di un display LCD da
3’’ e 921.000 punti e
di un sensore CMOS
retroilluminato da 16
mpixel (1/2.3” - 6.17
x 4.55 mm). La macchina dispone poi di
un mirino elettronico
e di modalità P, S, A, M
di controllo manuale, oltre al
modulo Wi-Fi integrato e a poter
registrare video 1080/60i.
Per il mercato americano, Coolpix
P600 viene proposta a 499,95
dollari (SRP). Coolpix P530 è il
modello leggermente inferiore in
termini di zoom, con un’ottica 42x
(24-1000mm equivalenti, F3.0 F5.9) e 84x di Dynamic Fine Zoom.
Colorate e
resistenti
le WG4 Ricoh
di Emanuele VILLA
Ricoh annuncia la disponibilità
sul mercato italiano delle nuove
compatte impermeabili WG-4
e WG-4 GPS, pensate per chi ha
bisogno di macchine piccole, leggere, impermeabili e resistenti
agli urti. Sono colorate e offrono
resistenza alle immersioni fino a
14 metri e alle cadute da 2 metri.
Si segnala il sensore CMOS retroilluminato da 16 Mpixel capace
di una sensibilità fino a ISO 6400,
lo zoom ottico 4x (24-100mm
equivalenti) e l’impiego di un
nuovo algoritmo AF capace di aumentare soprattutto la rapidità di
messa a fuoco in modalità macro.
Estratto dal quotidiano online
www.dday.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
NIKON COOLPIX P600
Per il resto ritroviamo il sensore
CMOS da 16 Megapixel, i controllo
di scatto manuali e la registrazione
video fino a 1080/60i, ma in questo
caso manca il modulo Wi-Fi, che
deve essere acquistato a parte.
Il prezzo suggerito da Nikon è
449,95 dollari (SRP).
direttore responsabile
Gianfranco Giardina
editing
Maria Chiara Candiago, Simona Zucca,
Claudio Stellari
Editore
Scripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76 - 20151 Milano
P.I. 11967100154
Per informazioni
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
estratto da dday.it
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
GAME & MOVIE Cyberith mostra in un video tutte le potenzialità del suo Virtualizer
Skyrim in completa realtà virtuale
Con Oculus Rift e il Virtualizer Cyberith si entra completamente nel gioco
I
l visore Oculus Rift è capace di
portarci in un mondo virtuale
assolutamente credibile se non
per un importante fattore: la testa si può muovere, ma il nostro
corpo no. E così, siamo comunque
costretti a ricorrere ai normali controller per impartire il movimento
al nostro alter ego digitale. Cyberith
è una delle aziende che sta cercando di risolvere questo “problema”
con il suo Virtualizer, una specie di
pedana che consente di muoverci
attraverso le nostre gambe all’interno dei mondi virtuali, rimanendo in realtà fermi sul posto.
Il dispositivo è dotato di un’imbragatura che evita il rischio di finire
dritti per terra o peggio contro un
Xbox One
Spunta
il Media Remote
Amazon Canada, probabilmente
per errore, ha inserito in catalogo e poi ha prontamente rimosso
l’Xbox One Media Remote, un
telecomando che Microsoft ha
pensato di dedicare agli utilizzi
multimediali della propria
console. Il dispositivo è piccolo
e compatto, ha una selezione
essenziale di tasti e ricalcherà
con buona approssimazione le
funzionalità dell’analoga versione per Xbox 360, già disponibile
da qualche tempo. Per quanto
concerne il prezzo, Amazon
l’aveva posizionato a 24,99 CDN,
corrispondenti a circa 19 euro.
Staremo a vedere


di Paolo CENTOFANTI
torna al sommario
muro a causa di uno scatto improvviso.
Per dimostrare le potenzialità del
suo ultimo prototipo, Cyberith ha
rilasciato un nuovo video in cui
mostra come è possibile entrare
completamente in Skyrim grazie
al Virtualizer utilizzato in combinazione con l’Oculus Rift e i controller della Wii. Il video ci mostra
diverse situazioni di gioco in cui
Virtualizer può aumentare il realismo.
Virtualizer è ancora in fase di
sviluppo e, al momento, non c’è
un prezzo indicativo. La periferica è già compatibile con giochi
come Battlefield 3, Battlefield
4, Left 4 Dead 2, COD Ghost,
Crysis 2 e Crysis 3.
GAME & MOVIE Partirà a breve la beta di Steam Music
Steam Music, arriva la beta
E giochi a ritmo di musica
T
di Emanuele VILLA
ra i vari servizi della piattaforma Steam di Valve spunta Steam Music,
una nuova feature pensata per consentire l’ascolto di file audio durante
le sessioni di gioco, anche in modalità Big Picture. Il sistema verrà a
breve rilasciato in beta, ci si può iscrivere a un apposito gruppo di testing e
attendere l’invito da parte di Valve. Il sistema è semplice nella sua essenza:
basta dire alla macchina dove si trovano i file mp3 (unico formato al momento supportato), per generare un database completo e suddiviso per genere,
artista, album ecc. È ovviamente possibile riprodurre brani singoli, album
interi e playlist, sia durante il gioco (tramite l’interfaccia in overlay), sia offline. Al momento Valve parte con un set limitato di funzionalità di riproduzione, ma valuterà ogni genere di estensione sulla base dei feedback degli
utenti. Non si escludono,
quindi, potenzialità funzionalità “social” musicali,
che ben si innesterebbero
in un network come quello
di Steam.
Staremo a vedere: nel frattempo, se ci si vuole iscrivere alla beta basta entrare
in questo gruppo.
Call of Duty
è annuale
Ma ora lo
fanno in tre
La popolare saga FPS
mantiene cadenza
annuale, ma ora
sono tre gli studi
responsabili dello
sviluppo
di Emanuele VILLA
Activision ha annunciato che
il prossimo Call of Duty verrà
realizzato da Sledgehammer,
studio che ha già collaborato con la serie in occasione di
Modern Warfare 3. Activision
mantiene inalterata la cadenza
annuale delle uscite ma porta a
tre i team di sviluppo dedicati alla
loro realizzazione: Sledgehammer
si aggiunge ai protagonisti “storici” Infinity Ward e Treyarch. Morale: il ciclo di sviluppo per ogni
azienda coinvolta sarà di tre anni
contro gli attuali due, con piacevoli risvolti sotto il profilo della
qualità. Considerando la rapidità
con cui evolve il mondo videoludico e i tempi sempre strettissimi, non è infrequente aver a che
fare con bug di ogni genere e dover scaricare patch su patch per
risolverli. In questo modo, invece, Activision punta su un’esperienza utente priva di macchie fin
dal day one. Eric Hirshberg, CEO
di Activision, ha affermato che il
passaggio a un ciclo di sviluppo
triennale permetterà ai designer
di concentrarsi di più sull’innovazione e ai creatori di contenuti sui
DLC e micro-DLC, parte essenziale del ciclo di vita del gioco. Il
primo Call of Duty di Sledgehammer arriverà nel 2014.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
PC & MULTIMEDIA Asus ha presentato Chromebox, un Mini PC basato su Chrome OS
Chrome OS è pronto per il desktop
Asus Chromebox è compatto e ha un prezzo contenuto: 179 dollari in USA
Intel sta progettando
una generazione di
GPU a basso consumo
destinata ai portatili
I chip controlleranno
i voltaggi in maniera
intelligente
di Vittorio Romano Barassi
PC & MULTIMEDIA I PC “tascabili” di HP basati su Chrome OS sfoggiano un design trendy
Anche HP salta sul carro di Chromebox
I Chromebox HP arriveranno in primavera in USA, non si conosce il prezzo
A
di Emanuele VILLA
brevissima distanza dall’annuncio di Asus, anche HP
presenta i suoi Chromebox,
dedicati sia a un’utenza professionale che domestica. Il fine non
cambia: i Chromebox HP sono
computer “fatti e finiti”, con un’ottima connettività e, ovviamente,
basati su Chrome OS. Quest’ultimo
fattore è molto importante, non
solo per connotare la tipologia di
prodotto, ma anche per permettere prestazioni di tutto rispetto, pur
con una dotazione hardware non al
top delle possibilità attuali.
Per il momento, la commercializzazione è prevista solo negli
Stati Uniti: arriveranno durante
questa primavera, ma è possibile
un’estensione in tempi successivi
anche nel resto del mondo. Disponibili in 4 colori, i Chromebox HP


sus ha presentato Chromebox,
il Mini PC desktop basato
su Chrome OS, un modello
ultracompatto e dal costo abbordabile (179 dollari negli USA). Al
di là di un’estetica curata e di una
dotazione hardware interessante,
Chromebox dimostra l’interesse di
Asus (e quindi di Google) di estendere Chrome OS al di là del mercato mobile e di trovargli una collocazione stabile all’interno delle
mura domestiche.
Chromebox è configurabile a livello di dotazione hardware e sono
già previsti alcuni accessori opzionali come la tastiera e il mouse
wireless; la versione base utilizza
un processore Celeron 2955U,
ma è prevista
anche una
versione
con
Intel Core
i3-4010U
e
una
“top” con
Core
i74600U,
mentre
lo storage interno è fisso a 16 GB per tutte le versioni.
Chomebox avrà 2 o 4 GB di RAM
a seconda delle versioni, 4 porte
USB 3.0, Wi-Fi n, Bluetooth, porta
HDMI e DisplayPort.
Il dispositivo è totalmente fanless
e, per quanto concerne lo storage
cloud, Google offre 100GB di Google Drive compresi nel prezzo (per
due anni).
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A
di Emanuele VILLA
torna al sommario
sembrano esteticamente più curati
del prodotto presentato da Asus e,
nonostante HP non fornisca dati
precisi sulle dimensioni, il PC si
infila tranquillamente in una borsa
e può essere installato sul retro di
un monitor, “creando” così un PC
all-in-one in tutto e per tutto.
Per quanto riguarda la dotazione,
GPU Intel
a 22 nm
Più potenza
e autonomia
il processore utilizzato da HP è
un Core i7 Haswell, mentre tra le
connessioni troviamo 4 porte USB
3.0, uscite HDMI e DisplayPort e,
ovviamente, il Wi-Fi integrato. Per
tutto il resto, prezzo compreso, occorre aspettare ancora un po’, ma
supponiamo che il prezzo sia più
elevato dei 179$ del modello Asus.
Abbattere i consumi delle GPU
fornendo a smartphone, tablet e
notebook prestazioni allo stato
dell’arte e anche un’efficienza superiore alla media attuale. Questo è quello che Intel vuole fare
con la prossima generazione di
chip grafici, che saranno il 40%
più efficienti grazie ad una nuova tecnologia in via di sviluppo,
la quale permetterà alla GPU di
gestire al meglio i consumi delle
varie componenti, modificando o
addirittura azzerando i voltaggi
dei circuiti meno coinvolti. La
tecnologia in questione si chiama
selective Boosting.
Intel ha mostrato i primi prototipi, un SoC tri-gate realizzato con processo produttivo a
22nm, all’International Solid
State Circuits Conference 2014
di San Francisco e la produzione
in larga scala non sembra essere
così lontana. I chip grafici in arrivo sono destinati ad equipaggiare i notebook e tutte le soluzioni
portatili dei prossimi anni: saranno in grado di offrire prestazioni superiori e, soprattutto,
un consumo in “stand-by” fino
a dieci volte inferiore.
estratto da dday.it
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
PC & MULTIMEDIA Si intensificano le indiscrezioni sulla prossima versione di Apple TV
Tracce della nuova Apple TV in iOS 7
Apple TV potrebbe fornire più supporto al gaming e anche un router WiFi
di Paolo Centofanti
AirPort Express, con lo scopo di offrire un collegamento diretto a bassa
latenza con altri dispositivi iOS. L’attuale implementazione di AirPlay,
che necessita di una rete Wi-Fi già
esistente, introduce un ritardo che
lo rende poco adatto ad applicazioni
come il gaming da iPhone o iPad verso Apple TV. Un’altra speculazione
dura a morire, vorrebbe che Apple
si appresti ad aprire Apple TV anche
ad altre applicazioni di terze parti e,
soprattutto, ad allargare l’offerta in
streaming anche ai canali televisivi.
PC & MULTIMEDIA Lancio in grande stile per il nuovo servizio di cloud storage Microsoft
Microsoft regala fino a 8 GB su OneDrive
Chi soddisfa determinati requisiti avrà a disposizione spazio extra gratuito
di Emanuele VILLA
A

bbiamo già parlato di OneDrive, il servizio di cloud storage
Microsoft che aprirà i battenti
a breve e che, di fatto, rappresenta
la nuova “versione” di SkyDrive,
sorta a seguito di una disputa legale
tra Microsoft e Sky.
OneDrive non è ancora aperto, ma
Microsoft sta pensando a un lancio
in grande stile, e non solo nelle funzionalità (interessante l’inserimento
delle cartelle condivise): l’azienda
sta, infatti, pensando di offrire spazio gratuito addizionale rispetto al
taglio standard (che al momento è
7 GB) a tutti coloro che soddisfano
determinati requisiti. Il primo, classico, è quello del referral: chiunque
inviti un amico a OneDrive (e se da
torna al sommario
ciò nasce una sottoscrizione) otterrà 500 MB in più da gestire come
vuole, per un massimo di 10 amici e
5 GB di spazio extra.
Ma la cosa più semplice in assoluto
sarà ottenere 3 GB extra, per i quali
Microsoft richiede solo di abilitare
la sincronizzazione automatica delle foto da dispositivi iOS, Android e
Windows Phone (ma attenzione alla
banda, in questo modo si consuma
con una certa facilità). Le due iniziative sono cumulabili, per un massimo teorico di 8 GB gratuiti extra.
Dopo aver rilasciato l’SDK per
realizzare app con supporto a
Chromecast, Google ha integrato le API Google Cast all’interno
di Android. Ciò consente agli
sviluppatori di pubblicare le
loro applicazioni con il supporto
alla chiavetta di Google, che permette di visualizzare contenuti
in streaming sul TV utilizzando
smartphone e tablet. Con questo
passaggio potremo finalmente
vedere l’arrivo di un più ampio
supporto a Chromecast, più
app e, si spera, la distribuzione
della chiavetta anche al di fuori
degli Stati Uniti. Per ricevere la
nuova funzionalità sul proprio
terminale non occorre aspettare un aggiornamento da parte
del produttore del dispositivo o
dall’operatore: Google utilizza,
infatti, il componente Google
Play Services, che include i servizi non open source di Android
ed è distribuito automaticamente tramite Play Store a tutti i
dispositivi, per includere nuove
funzionalità di sistema. Il supporto a Chromecast sarà disponibile nel momento in cui verrà
scaricata sul terminale la versione 4.2, che introduce anche ulteriori miglioramenti ai servizi
basati su Google Drive.

È

Con l’aggiornamento
del componente
Google Play Services
Google aggiunge il
supporto a Chromecast
direttamente dentro
ad Android
di Paolo CENTOFANTI
di nuovo periodo di indiscrezioni relative a una possibile
nuova versione di Apple TV,
rumor che nelle ultime settimane
si stanno intensificando. Che una
nuova Apple TV sia in cantiere e da
diverso tempo è però ormai quasi
ufficiale. 9to5mac.com ha, infatti,
scovato riferimenti al nuovo modello nel codice relativo ad AirPlay
di iOS 7, già fin dalla sua prima
pubblicazione. Il nuovo modello è
identificato come AppleTV4,1 e segna un salto di versione da quello
precedente - AppleTV3,2 - che lascia
presagire significativi cambiamenti
hardware. Secondo le indiscrezioni
degli ultimi giorni, infatti, il nuovo
modello potrebbe offrire per la prima volta il supporto anche ai giochi
dell’App Store, ma potrebbe anche
integrare le funzionalità di un router
Google inietta
Chromecast
in Android
estratto da dday.it
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
HIFI & HOME THEATER Frassino nero e bianco opaco sono le due finiture disponibili
Tante novità per la serie 600 di B&W
Arriva la quinta generazione dei diffusori Bower & Wilkins serie 600
Molte le soluzioni tratte dalle serie superiori e novità anche per l’estetica
Line 6 lancia un
amplificatore per
chitarra elettrica
che diventa anche
una docking audio
Bluetooth da 150 Watt
di Paolo CENTOFANTI
684: 525 euro l’una; 685: 325 euro
l’una; 686: 250 euro l’una; HTM62:
450 euro; HTM61: 700 euro; DS3:
425 euro; ASW608: 450 euro;
ASW610: 590 euro; ASW610XP:
1100 euro. Per confrontare le caratteristiche tecniche dei nuovi
modelli della serie 600 di Bower &
Wilkins clicca qui.
HIFI & HOME THEATER Lo speaker avrà un prezzo di 300 euro, le cover colorate di 35 euro
Bose, nuovo SoundLink Bluetooth speaker III
Punta su design più giovane, cover colorate e migliorate prestazioni audio
di Paolo CENTOFANTI
B
ose ha annunciato il nuovo diffusore portatile Bluetooth, il
SoundLink Bluetooth speaker
III. Il diffusore, pensato per essere utilizzato in combinazione con
smartphone e tablet, presenta un
design ispirato al SoundLink Mini
decisamente più giovane rispetto al
modello precedente, con cover opzionali colorate (35 euro). Il cuore
del dispositivo è costituito da quattro


della quinta generazione della serie 600 è la
finitura, ora disponibile solo in frassino nero
oppure in bianco opaco. Meno visibili ma
molto più importanti
le modifiche tecniche.
Come tweeter viene ora
usato un nuovo componente a doppia cupola,
strettamente derivato
da quello usato finora
sui CM 10, il midrange
del canale centrale ha
ora un nuovo parapolvere anti risonante già
visto sul modello PM1
mentre i woofer hanno
un anello di
irrigidimento in alluminio. Per tutti i modelli
rimane l’accordo reflex
con condotto Flowport
che minimizza le turbolenze. Per la nuova
serie sono già stati fissati i prezzi di listino.
683: 750 euro l’una;

D
di Roberto FAGGIANO
opo sette anni è ora di cambiamenti per la fortunata serie di diffusori 600 di B&W,
le novità sono estetiche e tecniche
ma non cambiano la composizione
della gamma, sempre pronta a soddisfare gli appassionati di musica e
quelli di Home Theater. La rinnovata gamma 600 è sempre formata
da due diffusori da pavimento (683
e 684), due da scaffale (685 e 686)
e due centrali (HTM61 e HTM62);
rimangono a listino i tre subwoofer
(ASW608, ASW610 e ASW610XP)
rimasti inalterati nelle caratteristiche tecniche ma ora disponibili
anche in colore bianco insieme al
dipolo DS3. La novità più visibile
torna al sommario
altoparlanti al neodimio e un doppio radiatore passivo per le basse
frequenze, pilotati da amplificatore
in classe D e un nuovo DSP in grado
secondo Bose di raggiungere un volume di emissione più elevato rispetto
al modello precedente, mantenendo
un suono naturale a tutti i livelli di
AMPLiFi
ampli
per chitarra
e dock audio
ascolto. Memorizza gli ultimi sei dispositivi utilizzati come sorgente, per
evitare di effettuare nuovamente il
pairing. L’unità integra una batteria
più capiente che consente di arrivare fino a 14 ore di riproduzione. Bose
SoundLink Bluetooth speaker III è
disponibile a un costo di 300 euro.
Line 6 presenta AMPLiFi, dispositivo che funziona sia da potente amplificatore per chitarra
elettrica da 150 Watt (c’è anche
la versione da 75 Watt) con multi-effetto digitale integrato, sia
da docking audio per la casa con
Bluetooth. Non è il classico amplificatore per chitarra analogico, ma sfrutta il DSP integrato
per ricreare il suono di amplificatori storici e pedalini. Il vero
potenziale della sezione di elaborazione può essere liberato,
però, solo con l’apposita app per
dispositivi iOS, che consente di
selezionare le diverse combinazioni di testate virtuali e pedalini con più di 70 amplificatori,
100 effetti e 20 diffusori. Senza
app è possibile accedere unicamente a quattro preset.
AMPLiFi è dotato di quattro diffusori stereo (due tweeter e due
woofer) più un altoparlante per
chitarra da 12 pollici realizzato
appositamente da Celestion. Il
dispositivo è distribuito nei negozi di strumenti musicali e la
versione da 150 watt ha un prezzo di listino di 499 euro, quella
da 75 watt da 399 dollari.
estratto da dday.it
n.58 / 12 NOVEMBRE 2012
TEST In prova la chiavetta “magica” di Google che porta i contenuti da Internet sul TV grazie a smartphone e tablet
Chromecast, così Google Play entra in salotto
Funziona bene e potrebbe diventare interessante se arriva in Italia con un adeguato supporto di servizi
di Paolo CENTOFANTI
C
Configurazione semplice

Google ha cercato di rendere l’installazione di
Chromecast il più semplice possibile ma per la
prima configurazione occorre un dispositivo dotato di Wi-Fi. L’installazione fisica è immediata:
si inserisce la chiavetta nell’ingresso HDMI libero del TV e si collega il cavo USB a una porta del
TV o all’alimentatore in dotazione. Chromecast
utilizza il protocollo CEC per commutare automaticamente l’ingresso del TV quando inviamo
un contenuto al dispositivo, per cui vale la pena
attivare questa funzionalità sul TV.
Una volta collegato Chromecast, il passo successivo è quello di prepararlo all’utilizzo configu-
torna al sommario
rando la connessione Wi-Fi. Per farlo dobbiamo
collegare lo smartphone, tablet o PC che stiamo
utilizzando alla rete Wi-Fi creata al primo avvio da Chromecast. Nel caso di smartphone o
tablet, Google ha realizzato un’app ad hoc per
Android e iOS che ci guida nella configurazione. Da qui possiamo designare un nome per il
nostro Chromecast, scegliere la rete Wi-Fi a cui
collegarsi e impostare la relativa password. A
questo punto la chiavetta si collegherà alla rete
Wi-Fi scelta ed eventualmente aggiornerà il
firmware automaticamente all’ultima versione
disponibile. Fatto questo siamo pronti all’uso,.
Da notare che non è possibile impostare una
password o un codice per proteggere l’accesso a
Chromecast, quindi chiunque è sulla nostra rete
senza fili potrà inviare contenuti al dispositivo.
Niente telecomando, si controlla
da smartphone, tablet e PC
A differenza dell’Apple TV, che ha una sua interfaccia che dà accesso ai contenuti dell’iTunes
Store, Google Chromecast è un dispositivo molto più semplice e per certi versi passivo. Non
ha un telecomando, non ha una vera e propria
interfaccia interattiva e può essere controllato
solo dalle app compatibili per smartphone e
tablet (iOS e Android), oppure tramite l’apposita estensione per il browser Google Chrome.
Il funzionamento è presto detto: si apre su tablet un’app compatibile, ad esempio YouTube,
si sceglie un video da riprodurre e si seleziona il
proprio Chromecast dall’apposito menù a tendina come “schermo” su cui visualizzare il filmato.
Pochi secondi e il video partirà sul TV tramite
Chromecast.
Quello che accade “sotto il cofano” è che l’app
passa a Chromecast il link internet del video da
riprodurre, mentre il tablet funzionerà unicamente da telecomando per controllare la riproduzione e regolare il volume. In questa modalità Chromecast non supporta il collegamento
via Miracast, non supporta il DLNA e non può
essere utilizzato come un vero e proprio media
player tradizionale per riprodurre i contenuti
sul proprio dispositivo mobile. L’interfaccia a
schermo è, inoltre, ridotta al minimo e di fatto
compare unicamente nel caso di riproduzione di
musica da Play Music o, ancora, come controlli
per i video in riproduzione.
Al momento le applicazioni ufficialmente supportate sono davvero poche e la maggior parte
non sono disponibili in Italia, motivo per il quale Chromecast non è ancora distribuito ufficialmente al di fuori dagli Stati Uniti. Mentre scriviamo le app che ha senso utilizzare in Italia sono:
Google Play Music, Google Play Movies & TV,
YouTube, Vevo e Plex. Quest’ultima app è quella
che permette di riprodurre i contenuti che abbiamo su un hard disk in rete, a patto di avere
un server Plex e l’abbonamento a Plex Pass (a
pagamento). Ci sono app che offrono supporto
non ufficiale a Chromecast, il cui funzionamento non è del tutto stabile e comunque limitato,
visto che nativamente il dispositivo legge un numero molto ridotto di formati: H.264 e VP8 per
il video, AAC, MP3 e Ogg Vorbis per l’audio. File
segue a pagina 23 
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hromecast è il nuovo tentativo di Google di entrare nel nostro salotto, l’anello
mancante per unire l’esperienza mobile
con quella domestica. Si tratta di una chiavetta
HDMI da collegare al televisore che permette
di riprodurre contenuti audio/video dalle app
per smartphone e tablet. Con Chromecast, Google cerca di superare i limiti di sistemi come il
DLNA o Miracast, replicando a grandi linee
quello che ha fatto Apple con AirPlay: un sistema il più semplice possibile per scegliere un
contenuto da smartphone e tablet e vederlo sul
TV. Chromecast è, se vogliamo, proprio la risposta di Google all’Apple TV: lo strumento per
rendere fruibili anche sul televisore i contenuti
come film, serie TV e musica che gli utenti possono trovare sul Google Play Store, rendendoli
così più appetibili. Attualmente è disponibile
solo negli Stati Uniti ma, complice il basso prezzo di listino (35 dollari), è un gadget che è facile
decidere di acquistare di impulso durante una
trasferta oltreoceano, oppure da uno dei tanti
importatori che hanno deciso di rivenderlo in
Europa. Ma ne vale davvero la pena?
estratto da dday.it
n.58 / 12 NOVEMBRE 2012
TEST
Chromecast
segue Da pagina 22 
multimediali che utilizzano altri codec devono
essere transcodificati (non è un caso che una
delle prime app “Multimediali” ufficialmente
supportate sia proprio Plex).
Tramite Chrome c’è anche
il mirroring del browser
paio di secondi, per cui non è l’ideale per applicazioni interattive come i giochi via web.
La tecnologia c’è, ma il supporto
è ancora limitato
Non è la prima volta che Google lancia dei prodotti non ancora maturi e non è un caso che
Chromecast al momento sia distribuito ufficialmente solo negli Stati Uniti: in Italia l’utilizzo
che possiamo farne è infatti limitato. Chromecast
funziona abbastanza bene con le app supportate, ma queste sono ancora poche e il dispositivo non è ancora quel media streamer che forse
molti aspettavano. È stato progettato in primo
luogo per fare una cosa: inviare i flussi audio/video dei servizi web a un televisore, funzionalità
che è ormai integrata sempre meglio nelle varie
piattaforme di Smart TV e spesso con una più
ampia scelta di app. Con Google Cast per Google Chrome e un PC è possibile uscire dai confini delle sole app supportate, ma si tratta di una
soluzione non ancora stabilissima. In sostanza è
un dispositivo che potrebbe diventare davvero
interessante nel momento in cui venisse distribuito in Italia con il supporto di servizi nostrani
come Sky Go, Mediaset Infinity o RAI.tv, giusto
per citarne qualcuno. Google ha annunciato la
pubblicazione dell’SDK (news qui sotto), ciò
consentirà a tutti gli sviluppatori di terze parti
di aggiungere il supporto a Chromecast direttamente nelle loro app, quindi è lecito aspettarsi
nei prossimi mesi l’arrivo di più servizi per la
chiavetta di Google. Nel frattempo, visto anche
il basso costo, è un prodotto consigliato soprattutto a chi è già abituato ad acquistare film su
Google Play oppure ha un TV senza funzionalità
Smart TV e vorrebbe aggiungere almeno la possibilità di riprodurre i video di YouTube o visualizzare pagine web su grande schermo.
PC & MULTIMEDIA Google (finalmente) ha deciso di rilasciare l’SDK ufficiale per la piccola chiavetta Chromecast
Chromecast aperta agli sviluppatori rivoluziona lo Smart TV
Potranno essere realizzate app dedicate, si risveglia l’interesse verso l’economica periferica di Google
N
di Roberto PEZZALI

on ci sarà più bisogno di
ricorrere a trucchi e stratagemmi: Chromecast sarà
finalmente aperta a tutti gli sviluppatori, grazie all’SDK ufficiale rilasciata da Google. Una notizia che
può davvero risvegliare l’interesse
verso la piccola ed economica periferica di Google fino ad oggi poco
utilizzabile nei paesi come il Nostro,
dove i servizi di streaming latitano.
Chromecast, con le opportune applicazioni, può davvero trasformare
il TV nel migliore Smart TV disponibile per la fruizione di contenuti
in streaming ad una cifra irrisoria
torna al sommario
e con l’unico requisito di una porta
HDMI libera con USB per prelevare l’alimentazione. Ricordiamo che
Chromecast non è comunque una
piattaforma per applicazioni: non
si possono creare giochi e neppure
applicazioni complesse, ma si possono esclusivamente inviare alla TV
stream video, con player custom oppure all’interno di pagine “web” che
saranno poi rielaborate dalla TV.
Nei prossimi mesi arriveranno sul
mercato diverse applicazioni per
Chromecast, molte delle quali già
disponibili (AllCast) ma bloccate
da Google perché contro i termini
di servizio. L’unico rischio, ma que-
sto ormai non è una novità, è che
Chromecast venga usata anche per
applicazioni di streaming di conte-
nuti non “legali”. Chromecast non
è ancora disponibile in Italia, ma
dovrebbe arrivare a breve.


E se volessimo riprodurre tramite Chromecast
altri contenuti sul web? Possiamo farlo, ma
solo utilizzando un PC con Google Chrome
e l’apposita estensione denominata Google Cast. In questo caso possiamo inviare in
mirroring a Chromecast l’intero contenuto di
una tab di Chrome. L’estensione, infatti, essenzialmente codifica in un flusso video il contenuto del browser e lo invia a Chromecast. Ciò
richiede potenza di calcolo e banda, motivo per
il quale occorre selezionare il livello di qualità
nelle impostazioni dell’estensione. La risoluzione massima è comunque di 720p.
Gli stessi servizi supportati nelle app per Android
e iOS, sono utilizzabili in modo nativo anche via
PC con Google Chrome: con YouTube o Vevo, ad
esempio, comparirà il simbolo di Chromecast direttamente nel player web e non sarà necessario
inviare in casting l’intera tab del browser. L’estensione Google Cast non è ancora del tutto stabile
e molte volte il “casting” perde il collegamento. I
video, inoltre, a volte vanno fuori sync con l’audio
e il ritardo della trasmissione arriva anche a un
estratto da dday.it
n.58 / 12 NOVEMBRE 2012
TEST In prova uno dei più evoluti router WiFi sul mercato, ricco di funzionalità e capace di offrire alte prestazioni
Netgear R7000, Wi-Fi veloce quasi come il cavo
Il router Netgear ha un look “militare” e offre prestazioni dell’ordine del Gigabit/s anche in wireless
di Paolo CENTOFANTI
L
Look militare
L’ultima tendenza ha visto i modem/router trasformarsi da insulsi scatolotti di plastica a dispositivi più curati nel design. Per questo R7000 Netgear ha scelto una linea decisamente aggressiva,
con un look quasi “militare”; del resto anche lo
stesso nome in codice del prodotto, Nighthawk, si
ispira a quello di un aereo da guerra. Il router è
decisamente grande e sembra più un apparato da
ufficio che un dispositivo consumer, con 3 antenne di dimensioni generose da collegare sul retro;

per l’installazione bisogna tenere conto quindi che
lo spazio occupato non è poco.
Nonostante le dimensioni e il look professionale, il
parco connessioni sul retro è essenzialmente quello di uno standard router domestico: porta WAN,
switch gigabit ethernet a 4 porte e una porta USB
2.0 per il collegamento di una stampante, oppure
chiavette di memoria o hard disk.
La sorpresa è sul frontale, dove compare un’ulteriore porta USB ma 3.0, ideale per il collegamento
di un disco più veloce. Come abbiamo già accennato, infatti, collegando un disco il Netgear R7000
funziona anche da vero e proprio NAS per la condivisione di file, con funzione di server DLNA integrata e un’interfaccia veloce, sempre benvenuta.
Sul frontale troviamo una lunga serie di LED di
stato più due tasti, uno per l’accoppiamento velo-
ce dei dispositivi tramite WPS, l’altro per abilitare
o disabilitare le reti Wi-Fi senza dover entrare nel
menù di configurazione, funzione molto utile per
chi preferisce spegnere la parte radio quando questa non è in uso, ad esempio la notte.
Un router altamente configurabile
Se facessimo un sondaggio siamo sicuri che i modem/router risulterebbero tra i prodotti tecnologici meno comprensibili per la gente comune, e a ragione. La configurazione di una rete non è una cosa
così banale e tradizionalmente i menù di configurazione non sono mai stati molto user friendly. Negli ultimi anni si è cercato di migliorare e, anche se
c’è ancora molto da fare, d’altro canto è vero che
la maggior parte delle persone vorrà al massimo
cambiare la password della rete Wi-Fi e poco altro.
L’R7000 è però un prodotto per chi chiaramente
cerca qualcosa di più completo e le funzionalità in
questo caso sono davvero molte. Come per la stragrande maggioranza dei router, la configurazione
avviene aprendo un’apposita pagina con il browser: niente strani IP in questo caso, basta digitare
l’indirizzo http://www.routerlogin.net, a patto naturalmente di essere collegati al router, via Wi-Fi
o via cavo.
La configurazione automatica iniziale è abbastanza
semplice, anche perché non c’è il modem da impostare e la maggior parte dei parametri verranno
segue a pagina 26 
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a rete locale Wi-Fi a casa non solo è diventa
ormai fondamentale, ma deve essere anche
veloce. Deve supportare più dispositivi contemporaneamente, deve essere versatile e garantire la possibilità riprodurre da un dispositivo all’altro anche più flussi video contemporaneamente,
magari in alta definizione. Ma come in molti hanno imparato a proprie spese, non sempre il Wi-Fi
garantisce prestazioni sufficienti. Copertura, resistenza all’interferenza delle reti vicine e soprattutto throughput reale, si riflettono in trasferimenti
di file lenti e streaming video a singhiozzo. Con
l’ultimo router, il Nighthawk R7000, Netgear ha
realizzato un modello espressamente dedicato a
chi ha bisogno di una rete performante per applicazioni multimediali. Per far questo, Netgear
ha adottato l’ultima versione Wi-Fi, l’802.11ac,
con tecnologia d’antenna beaforming, Ethernet
Gigabit per la parte cablata e ha integrato un processore dual core da 1 GHz in modo tale implementare funzionalità avanzate di QoS (quality of
service). E già che c’era ha aggiunto due porte USB
con la possibilità di collegare hard disk e trasformare il router anche in un vero e proprio NAS. Ma
davvero è possibile ottenere prestazioni da rete
cablata anche in Wi-Fi?
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estratto da dday.it
n.58 / 12 NOVEMBRE 2012
TEST
Router Wi-Fi Netgear R7000 802.11ac
Banda garantita
Una funzione molto interessante in ottica casalinga è la gestione della Quality of Service sia in
upload che in download, configurabile nelle impostazioni avanzate. Grazie a questa funzionalità, il
router è in grado di assegnare la banda in funzione
della priorità di vari tipi di servizi. Ad esempio, è
possibile dare la precedenza al traffico generato da
un gioco online, in modo tale da evitare lag anche
se stiamo scaricando qualcosa da una rete P2P,
oppure dare la priorità a servizi di streaming come
YouTube. Tutte queste regole sono preimpostate
di default, ma dal pannello di configurazione possiamo crearne di nuove.
Nel caso di QoS in upload possiamo definire regole anche in base alla porta LAN o all’indirizzo MAC
di un dispositivo specifico (la console ad esempio),
oltre che per tipo di servizio e porte TCP/UDP utilizzate. Per il download basta invece creare una regola con delle parole chiave che identificano i siti
web per i quali vogliamo dare priorità. Questa funzionalità è utile soprattutto con le linee ADSL fortemente asimmetriche, in
cui il canale di upload è
inferiore al Mbit/s. Va da
sé che il router può aiutare ad assegnare banda
là dove serve all’interno
della rete domestica, ma
nulla può fare nel caso di
connessione a Internet
lenta.
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presi via DHCP da quello che già abbiamo in casa.
Nel caso di esigenze particolari, le impostazioni
disponibili prevedono qualunque tipologia d’uso:
possiamo configurare il router anche per funzionare come semplice access point/switch, oppure
come bridge o ancora ripetitore. Tutte queste modalità sono accessibili dalle impostazioni avanzate.
L’interfaccia non è particolarmente elaborata e si
presenta con un menù che a sinistra riporta tutte
le sezioni e un’ampia pagina centrale con tutte le
impostazioni delle singole opzioni. Il menù è diviso in impostazioni di base, dove troviamo quasi
tutto quello che ci serve davvero, e avanzato, con
parametri e funzionalità per i più esperti. Il router
crea di default due reti wireless, una a 2,4 GHz e
una a 5 GHz, quest’ultima necessaria per sfruttare
lo standard 802.11ac fino a 1300 Mbit/s. In modalità 802.11n la velocità massima anche a 2,4 GHz
è di 600 Mbit/s, sfruttando però la poco diffusa
modulazione 256 QAM. Volendo, possiamo anche
creare delle reti “guest”, per permettere a dei no-
stri ospiti di accedere solo a Internet senza bisogno
di password. Una funzionalità molto interessante
presente nel menù di configurazione avanzato è la
possibilità di impostare il periodo di accensione di
entrambe le reti Wi-Fi: se ad esempio non ci piace
avere la rete senza fili accesa quando siamo fuori
casa, oppure mentre dormiamo, possiamo accendere e spegnere automaticamente la parte radio.
Il router è compatibile con il nuovo IPv6, è dotato
di un completo firewall, permette di allestire una
VPN tramite Open VPN, supporta i servizi di Dynamic DNS di Netgear, DynDNS e NoIP, consente
di impostare route statiche e supporta l’UPnP per
l’apertura automatica delle porte con i programmi compatibili. Altra funzionalità che vale la pena
citare è il parental control. Il router Netgear offre
due modi per filtrare o bloccare siti specifici. Il primo è quello gestito tramite OpenDNS, che permette di impostare uno di quattro livelli di protezione,
da minimo o alto, per filtrare dalle riconosciute
frodi informatiche ai contenuti per adulti. Alternativamente è possibile bloccare domini specifici,
costruendo regole tramite delle semplici parole
chiave.
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Fa anche da NAS
Collegando un hard disk a una delle due porte
USB, il router di Netgear funziona essenzialmente
da NAS. Di default viene condiviso tutto il disco,
ma possiamo anche selezionare solo determinate
cartelle e assegnare dei permessi di accesso. Oltre
a poter condividere i file in rete (solo come condivisione Windows via Samba), il router integra
anche un server DLNA, così da poter riprodurre
immediatamente i contenuti multimediali con
tutti i dispositivi compatibili. La scansione della
libreria è automatica e sufficientemente veloce, la
funzione è comoda soprattutto con chiavette USB,
per riprodurre foto o video collegandole al volo al
router quando serve.
È anche disponibile il server iTunes, che in combinazione con l’app Remote di Apple permette di
utilizzare AirPlay per inviare musica ai dispositivi
compatibili. Volendo, sempre dopo aver collegato
un disco al router, è possibile utilizzare l’utility
ReadySHARE Vault per programmare dei backup
periodici di dischi o cartelle dei PC collegati in
rete.
Prestazioni simili al cavo
Dopo la panoramica delle tante funzionalità del
router, vediamo come si comporta sul campo. Abbiamo installato il router in varie configurazioni di
rete e mettendolo alla prova in un ambiente piuttosto affollato di PC e dispositivi come la nostra redazione. Innanzitutto, a livello di segnale l’R7000
riesce a coprire tranquillamente un appartamento
di dimensioni anche superiori ai 100 metri quadri
(sullo stesso livello), con una buona qualità del
segnale. Il segnale a 5 GHz decresce rapidamente
in funzione della distanza, come qualità di collegamento, ma anche alla distanza massima dal router abbiamo sempre ottenuto una banda “lorda”
di portante superiore ai 160 Mbit/s. Al massimo
siamo riusciti a collegarci a circa 900 Mbit/s, ma
solo con il PC a pochi metri dal router. Abbiamo testato la connessione 802.11ac sia con un
Apple MacBook Air che con PC equipaggiati con la
chiavetta Netgear AC6200. Come è noto, questi valori dicono in realtà poco sulle effettive prestazioni
della rete wireless. Per questo abbiamo svolto disegue a pagina 27 
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segue Da pagina 24 
estratto da dday.it
n.58 / 12 NOVEMBRE 2012
TEST
Router Wi-Fi Netgear R7000 802.11ac
segue Da pagina 26 
velocità di picco superiori ai 230 Mbit/s reali con
dispositivi 802.11ac e intorno ai 190 Mbit/s in
802.11n a 5 GHz. Con l’802.11ac il throughput è
meno stabile con forti oscillazioni, ma comunque
sempre superiore ai 180 Mbit/s, mentre la connessione in 802.11n tende a essere più stabile e vicino
al massimo. Si tratta comunque di valori che con
i prodotti compatibili con i 5 GHz, e nel contesto
di una rete casalinga con pochi dispositivi connessi
simultaneamente, consentono di avere prestazioni
superiori a una rete cablata tradizionale.
Conclusioni
Il Router Netgear R7000 è ricco di funzionalità
utili in ambito domestico, già pronto per il futuro IPv6 e offre prestazioni wireless in grado di
pareggiare e in condizioni ideali superare quelle
di una rete cablata Ethernet a 100 Mbit/s. Con
dispositivi che già supportano l’802.11ac si riesce
a trasferire file a velocità superiori ai 200 Mbit/s
reali, cosa impensabile fino a poco tempo fa su
una rete senza fili. Le prestazioni si sono rivelate
molto buone anche in 802.11n a 5 GHz, mentre
a 2,4 GHz i risultati dipendono molto di più dal
numero di reti presenti intorno a noi. In generale
possiamo dire che il router Netgear rappresenta
un’ottima scelta per chi utilizza la rete domestica
soprattutto per riprodurre contenuti video in alta
definizione da un NAS o un PC e non ha la possibilità di stendere una rete cablata. Il prezzo di
listino di 249,90 euro, in un’era di router a meno
di 50 euro, non è basso, ma è allineato al livello
del prodotto, che tra l’altro si trova già in vendita
a prezzi sensibilmente inferiori.
PC & MULTIMEDIA Google pensa a un ambiente per far girare le Chrome App senza Chrome
Google vuole liberare le App da Chrome
Le App potrebbero funzionare in background in una piattaforma più light
di Paolo Centofanti
L
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e Chrome App sono essenzialmente web app realizzate per
funzionare anche offline e al
di fuori di una finestra di Google
Chrome. Ma sotto sotto continuano
in realtà a girare all’interno del pro-
torna al sommario
cesso di Chrome, che rimane completamente aperto in background.
Ora Google è al lavoro su un ambiente con un impatto più light
sul sistema, ma che consenta comunque di far girare queste applicazioni. Lo riporta The Next Web,
che ha scovato i riferimenti all’ambiente App Shell nella revisione del
codice di Chromium, il progetto
open source su cui è basato Google
Chrome. App Shell è descritto appunto come un ambiente ridotto,
capace di far girare le Chrome App
senza tutto il resto di Chrome. Attualmente App Shell è pensato unicamente per funzionare all’interno
di Chrome OS, che in questo modo
diventerebbe una vera piattaforma
basata su tecnologie web (HTML 5 e
Javascript), ma svincolata da Google Chrome. Recentemente, Google
ha annunciato la possibilità di distribuire le Chrome App anche su
Android e iOS.
PC & MULTIMEDIA
Firefox per
Windows 8
diventa touch
Anche Firefox è ora ottimizzato per gli schermi touch.
Su PC non era ancora possibile sfruttare le caratteristiche touch di Windows 8
appieno, la nuova versione
nasce proprio con l’ambiente
“metro” in mente e un’interfaccia adatta all’utilizzo sui
tablet Windows 8. Firefox
per Windows 8 supporta le
gesture multi touch, la condivisione dei contenuti tramite
le altre app installate sul proprio sistema, oltre alle varie
modalità a tutto schermo di
Windows 8, naturalmente. Si
tratta di una versione beta e
Mozilla invita tutti gli utenti
a provare il browser e segnalare i bug ancora presenti.
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versi test, collegando il router alla nostra rete Gigabit Ethernet e provando diversi scenari di utilizzo:
streaming tra dispositivi wireless, streaming da PC
fissi a dispositivi wireless e diversi trasferimenti di
file, da PC fissi, ma anche da dischi collegati alle
porte USB del router. Parlare di rete senza fili di
livello Gigabit è ancora poco realistico, ma è vero
che siamo, sia con dispositivi 802.11n che 802.11ac,
ai livelli di affidabilità di una rete cablata ethernet
a 100 Mbit/s e questo non è un risultato da poco
in ambito casalingo. Siamo infatti riusciti a riprodurre senza particolari problemi file video a 1080p
anche con bitrate piuttosto elevato, senza incappare in buffering o interruzioni. Abbiamo provato
anche a riprodurre contemporaneamente da un
disco collegato direttamente al router tre video in
full HD da tre dispositivi diversi (un tablet, un portatile e un PC fisso), tutti collegati in Wi-Fi e anche
in questo caso senza alcuna interruzione. Altro test
perfettamente riuscito è stata la riproduzione di
video in full HD con trasferimenti di file attivi sulla rete. Parlando di numeri nudi e crudi, il router
Netgear permette in 802.11ac e persino in 802.11n,
almeno a 5 GHz, di ottenere non solo performance
paragonabili a una rete Ethernet 100 Mbit/s cablata, ma persino superiori, anche se siamo lontani
da quei 1300 Mbit/s che sembrano promettere le
specifiche tecniche. Nel trasferimento dei file da
condivisioni di rete siamo riusciti a raggiungere
estratto da dday.it
n.58 / 12 NOVEMBRE 2012
TEST Prezzo aggressivo, processore Intel Bay Trail e Windows 8.1 sono i punti forza del Transformer Book T100 di Asus
Asus T100: un piccolo gioiello da 349 euro
Il T100 è un’ottima scelta per chi cerca un tablet ma anche un piccolo portatile, il tutto a buon prezzo
di Vittorio Romano Barassi
I
l mercato dei tablet diventa sempre più interessante e ricco di soluzioni, al punto che scegliere quella più adatta alle proprie esigenze inizia
a diventare, per molti, un problema. Chi cerca
un dispositivo completo e capace di fare anche le
veci di un normale computer portatile non può
far altro che affidarsi a prodotti convertibili come
il Transformer Book T100 di Asus, un tablet con
tastiera rimovibile che si affida alla piattaforma
composta da Intel Bay Trail e Windows 8.1, offerta a un prezzo di listino di soli 349 euro.
Buona la tastiera
Trackpad da rivedere
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te di blocco/sblocco del dispositivo affiancato
da un piccolo LED di notifica e dal microfono di
sistema. Gli altoparlanti sono posizionati nella
porzione posteriore del tablet, sicuramente quella fatta meno bene, realizzata con una plastica
molto economica e lucida che esalta le ditate, gli
altoparlanti sono quasi invisibili a uno sguardo
non attento. Manca un modulo fotocamera posteriore.
Aprendo il dispositivo, ci troviamo dinanzi a una
tastiera full-size che dall’aspetto non sembra essere affatto male. E infatti è così: la qualità è superiore a quella offerta da moltissimi concorrenti
e solo i tasti abbastanza “striminziti” rendono
difficile la digitazione a chi ha mani piuttosto voluminose. Non male la finitura della tastiera (ma
è sempre plastica); la flessione della parte centrale, pur essendo abbastanza accentuata, non è
mai un problema. Molti più problemi, invece, li
abbiamo riscontrati nell’utilizzo del trackpad: il
modulo è piccolo, la sensibilità non è eccezionale
e la decisione di inserire nella parte inferiore del
dispositivo di puntamento i due tasti non è stata
certo delle più felici.
Buon display, ma è il processore
a fare la voce grossa
Alzando lo sguardo notiamo il pulsante di sgancio
del dispositivo, contornato da una cerniera metallica che ispira molta sicurezza e che tiene ancorato il tablet alla dock. I supporti fanno quello che
possono per mantenere il più stabile possibile il
display sulla dock, ma il risultato è poco più che
sufficiente; segnaliamo, inoltre, l’impossibilità di
angolare il display oltre i 135°, valore che potrebbe rappresentare un limite in determinate condizioni di utilizzo. Protetto da un Corning Gorilla
Glass di ultima generazione troviamo un display
IPS da 10,1 pollici di diagonale e dalla risoluzione
di 1366 x 768 pixel, multitouch e con sensibilità
massima di cinque tocchi simultanei. Il pannello
è di buona fattura, si vede bene da ogni angolazione e restituisce sempre colori abbastanza fedeli; la luminosità e il contrasto non sono da record
(qualche problemino sotto la luce solare c’è) ma
nell’utilizzo giornaliero non abbiamo mai riscontrato alcun problema di visualizzazione e l’unico
appunto che possiamo fare è sulla risoluzione, cersegue a pagina 29 
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Estratto dalla confezione, Transformer Book
T100 si presenta come un classico netbook; le fattezze sono le stesse e anche il peso ricorda quello
dei piccoli portatili ormai caduti in rovina. Siamo
intorno ai 1.100 grammi, con tastiera e tablet che
si dividono equamente questo valore; lo spessore
della dock supera di poco i 13 millimetri mentre
quello del tablet si ferma a 10,5 millimetri, numeri che non fanno affatto gridare al miracolo ma
neppure allo scandalo.
Una volta preso in mano il dispositivo, non si fa
fatica a intuire come la plastica sia l’elemento
predominante, ma nonostante ciò non ci si trova
mai a fronteggiare una sensazione di scarsa qualità. La tastiera/dock è certamente realizzata con
cura e anche il tablet non delude, seppure tutt’altro che esente da scricchiolii. Pochi i connettori
presenti sul corpo del dispositivo, il quale vanta
solo una porta USB 3.0 (comodissima) sul lato
sinistro della dock e sul lato opposto del tablet
vero e proprio, affiancate da uno slot per micro
SD, troviamo le porte microUSB, micro-HDMI e
jack da 3.5 millimetri.
Sul lato sinistro del tablet ci sono il bilanciere del volume e il controverso (ma utile) “tasto
Windows” mentre sopra c’è spazio per il pulsan-
torna al sommario
estratto da dday.it
n.58 / 12 NOVEMBRE 2012
TEST
Asus Transformer Book T100
segue Da pagina 28 
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torna al sommario
e non si sente la mancanza di altro. I 32 GB di memoria eMMC installati a bordo (solo 15 GB disponibili per l’utente) sono più che sufficienti per un
normale utilizzo “da tablet”; qualora ci fosse bisogno di ulteriore spazio, oltre al già citato servizio di
Web Storage, c’è lo slot per microSD il quale può
alloggiare schede con capacità fino a 64 GB.
Batteria sorprendente
Connettività completa
Che Asus Transformer Book T100 sia un prodotto
ben congegnato lo si capisce dopo una giornata
intera di utilizzo; sì, perché con questo tablet è
possibile arrivare a coprire l’intera giornata lavorativa senza alcun problema. Asus promette 11 ore
di autonomia e il dato non si discosta poi tanto
dalla realtà; la batteria da 31 Wh e da 8060 mAh
permette al tablet di raggiungere tranquillamente
le 8 ore di utilizzo e di avere ancora un quantitativo di energia extra per qualche task dell’ultima
ora. Bay Trail di Intel, oltre ad offrire prestazioni dignitose, si contraddistingue pure per la sua
bassa richiesta di energia, elemento che pesa non
poco sul giudizio finale. Peccato che la tastieradock non sia dotata di batteria aggiuntiva: se così
fosse stato il prodotto avrebbe raggiunto un’autonomia “stellare”, anche se ne avrebbero risentito
prezzo e peso. Molto lunga la ricarica tramite micro-USB: per raggiungere il 100% si arriva anche
a superare le 5 ore.
Sul fronte della connettività non ci si può lamentare: presente Bluetooth 4.0 e Wi-Fi “n”, oltre
alle già citate porte micro USB e micro HDMI,
quest’ultima ideale per il collegamento ad un display esterno di grandi dimensioni. Presente una
videocamera frontale da 1.3 megapixel per le videochiamate (c’è anche un piccolo LED bianco a
fianco per segnalarne l’accensione) mentre, come
già anticipato in precedenza, non c’è un modulo
fotografico principale, elemento che moltissimi
dispositivi proposti dalla concorrenza possono
vantare. Buoni, in relazione alle dimensioni e alla
tipologia di device, i due piccoli altoparlanti di sistema.
349 euro ben spesi
Transformer Book T100 di ASUS è un dispositivo
completo, ben fatto e assolutamente adeguato se
si considera il fatto che viene offerto ad un prezzo
di listino di 349 euro, con tanto di tastiera inclusa.
Windows 8.1 “completo” è il sistema operativo e
Microsoft Office 2013 è già pronto all’uso (va soltanto attivato tramite un apposito codice offerto
in dotazione); il processore Intel Bay Trail di ultima generazione fa i suo dovere egregiamente e il
display è “giusto” per questo tipo di dispositivo.
Se non giocate, non avete esigenze professionali
che richiedono potenza elevata e necessitate di un
piccolo portatile dalla lunga autonomia che con
un gesto si trasforma pure in tablet, Asus Transformer Book T100 può assolutamente essere il
prodotto che fa per voi. E poi, non è facile offrire
qualcosa di meglio per 349 euro.
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tamente adeguata alla diagonale ma ormai un po’
risicata se si guarda a soluzioni analoghe proposte
dalla concorrenza.
Il pezzo forte del progetto è il processore che
Asus: si tratta di un Intel Atom Z3740 quad-core
da 1.33 GHz di ultima generazione Bay Trail, una
CPU da cui non sarebbe giusto attendersi prestazioni mostruose ma che nell’utilizzo giornaliero ha
mostrato una versatilità sorprendente.
Con soli 2 GB di memoria RAM installata a bordo
ci saremmo inoltre aspettati di incontrare qualche
difficoltà nell’eseguire applicazioni impegnative
come Adobe Photoshop, ma ci siamo dovuti ricredere: Transformer Book T100 è stato in grado di
destreggiarsi benissimo anche in queste situazioni. Certo, meglio non strafare (i giochi di ultima
generazione non fanno per lui), ma qualche soddisfazione ve la potrete togliere tranquillamente.
Processore e RAM si dimostrano adeguati al sistema operativo installato a bordo che, a differenza
di Surface 2 RT (basato su tutt’altra architettura),
è Windows 8.1. Processore e RAM spingono senza
problemi il tablet e mai ci siamo ritrovati ad incappare in rallentamenti tali da condizionare in
maniera significativa l’esperienza d’uso quotidiana. Assolutamente senza prezzo è la possibilità di
avviare i normali file .exe, cosa improponibile sui
dispositivi equipaggiati con Windows RT. Il problema comune, però, è sempre lo stesso: il desktop. Passando dall’interfaccia Metro a quella classica di Windows ci si accorge facilmente, ancora
una volta, come questa tipologia di dispositivi non
sia fatta per il desktop: 1366x768 pixel in una diagonale da 10,1 pollici è una sceltra azzardata poiché oltre a doversi sforzare con la vista ci si ritrova
per forza di cose a dover utilizzare il touchpad che,
come abbiamo già sottolineato in precedenza, è
tutt’altro che perfetto. Asus ha deciso di installare
a bordo del tablet pochissimi applicativi, oltre ad
un tool per l’aggiornamento, a un software per la
lettura degli e-book, ad Asus On-Screen-Display e
a Web Storage (a proposito, ASUS offre 1000 GB
di spazio gratuito), c’è pure Microsoft Office 2013
estratto da dday.it
n.58 / 12 NOVEMBRE 2012
TEST La serie Jongo è composta da tre diffusori e un adattatore per sistemi tradizionali gestiti dall’apposita app
Pure Jongo, i diffusori con Wi-Fi e Bluetooth
Abbiamo testato due modelli della serie Jongo di Pure Digital per l’audio multiroom domestico
Pure Connect, l’applicazione con
la musica dentro
Pure Digital ha da tempo avviato in Gran Bretagna
lo streaming musicale a pagamento, in Italia non
è ancora disponibile ma comunque l’app gratuita
per iOS e Android è già personalizzata con molti
contenuti locali in tema di Web radio e permette il controllo completo dei diffusori della serie
Jongo e delle radio collegabili in rete. Si può personalizzare il nome di ogni diffusore e impostare il
multiroom se vengono collegati più diffusori. Poi
è possibile attingere musica archiviata all’interno
del dispositivo oppure accedere direttamente a un
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o streaming musicale e la sempre maggiore diffusione di musica liquida ha creato un
nuovo settore, quello dei diffusori che si collegano direttamente alla rete domestica in Wi-Fi
per diffondere la musica in ogni stanza. La britannica Pure Digital ha realizzato la serie Jongo
con questa finalità: tre diffusori e un adattatore
per sistemi stereo tradizionali che vengono gestiti
dall’applicazione Pure Connect. I diversi modelli
hanno il tocco dell’originalità grazie alle griglie
colorate intercambiabili, poste su un corpo nero o
bianco, in modo da personalizzare facilmente ogni
diffusore e anche l’adattatore.
I diffusori Pure Jongo hanno il Wi-Fi ma non una
presa di rete, fattore che rende piuttosto macchinosa la prima registrazione. Una volta eseguito
l’abbinamento si potranno gestire i diffusori in
modo piuttosto completo: si possono variare i toni,
si può impostare il multiroom per ogni stanza con
controllo indipendente e anche impostare la modalità stereo con due diffusori per stanza. Inoltre,
i diffusori Jongo hanno il collegamento Bluetooth
e risultano quindi molto versatili per un collegamento volante o per l’eventuale spostamento in
zone non coperte dalla rete Wi-Fi.
torna al sommario
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L
di Roberto FAGGIANO
server o NAS collegato alla rete. L’applicazione
consente l’accesso nelle consuete diverse modalità e permette di creare delle playlist per ascolti
prolungati; l’app è compatibile con musica MP3,
WMA e AAC ma non con i file Flac. Per la prova
abbiamo testato la versione Android con un LG
G2 e la versione iOS con un iPod Touch, oltre alla
modalità Bluetooth.
Jongo T2, buon punto di partenza
Il T2 (180 euro) è il modello d’ingresso della gamma Jongo, è leggero (1,1 kg) e si trasporta facilmente (misura 25 x 15 cm), integra il Wi-Fi ma
anche il Bluetooth e quindi può essere utilizzato
più semplicemente anche quando non c’è una rete
disponibile. Il bello è che l’app funziona anche con
il Bluetooth per la musica archiviata direttamente
sullo smartphone o sul tablet, non disponibili invece i controlli di tono. Sul diffusore troviamo il
controllo del volume e l’accensione, poi c’è anche
una presa minijack per il collegamento diretto. Il
T2 può anche essere fissato a parete in verticale,
dalle impostazioni si può scegliere questa modalità. La potenza disponibile è di 20 watt per i due
larga banda utilizzati, si tratta di altoparlanti di
buona fattura e realizzati su specifiche.
Dopo una messa in rete non proprio intuitiva, si
può passare all’ascolto: le prime impressioni sono
complessivamente positive perché l’equilibrio è
molto buono. Niente rimbombi sui bassi e voci
molto chiare sono già un buon punto di partenza
segue a pagina 31 
estratto da dday.it
n.84 / 17 FEBBRAIO 2014
TEST
Diffusori Pure Jongo
per la categoria, sul dettaglio non si può chiedere
troppo a un larga banda, tuttavia così si evitano
i problemi tipici della musica troppo compressa.
Con i controlli di tono andiamo a rinforzare un
poco la gamma bassa e ne beneficiano subito le
percussioni e la dinamica. La potenza è piuttosto
limitata ma anche raggiungendo quasi il massimo
non ci sono distorsioni fastidiose, certo non potete pretendere di sonorizzare un salone di grandi
dimensioni. Prova positiva se rimaniamo nell’ambito dei diffusori Bluetooth, il progetto è buono e
l’ascolto lo fa capire subito. Certo il prezzo non è
stracciato e quindi in tema di diffusore multiroom
con collegamento Wi-Fi la concorrenza è molto
agguerrita e con un prezzo troppo vicino a quello
di questo Jongo.
Jongo S3, portatile e con batteria
ricaricabile
migliori. La potenza non eccessiva (20 watt RMS
complessivi) consiglia l’utilizzo dell’S3 in ambienti
di piccola cubatura ma comunque la pressione sonora è più che accettabile anche per una festa tra
amici. Nel quadro dei diffusori Bluetooth portatili
l’S3 si piazza bene tra i concorrenti di pari prezzo
e ha il pregio delle griglie sostituibili, nell’ambito
Wi-Fi c’è invece il solito problema della concorrenza temibile e con un prezzo inferiore, seppure
priva di batteria ricaricabile.
SMARTHOME Whirpool rinnova le sue tre linee principali di elettrodomestici a incasso: Fusion, Ambient e Square
Forno a induzione e StopFrost: le novità Whirlpool
Diverse le novità: la tecnologia StopFrost nei frigoriferi, che risolve il problema del ghiaccio nel freezer
W
di Simona ZUCCA
hirlpool ha presentato le
sue novità in fatto di elettrodomestici a incasso, rinnovando le sue tre linee principali,
Fusion, Ambient e Square. Anche
per quest’anno l’azienda punta sul
concetto di Full Style, cioè elettrodomestici coordinati nell’estetica
(colori, materiali, forme), che coinvolge sempre più anche i lavelli e i
miscelatori lanciati lo scorso anno.
Gradite conferme l’utilizzo dell’iXelium, la tecnologia a induzione inserita anche in un modello di
forno e la tecnologia 6° Senso. Novità, invece, è una nuova tecnologia
esclusiva per i frigoriferi combinati
denominata StopFrost.
È proprio nel forno a induzione
AKZM 8910/IXL (presentato al-
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Il pregio fondamentale di Jongo S3 (250 euro) è
la batteria ricaricabile: 10 ore di autonomia dalla
corrente sono un bel vantaggio che pochi concorrenti nella categoria possono vantare. La versatilità è completata da un piccolo ricevitore Bluetooth
che si infila nella presa USB posteriore e permette
il collegamento più semplice quando ci spostiamo
in un’area non coperta dal Wi-Fi. Originale la
configurazione degli altoparlanti, che prevede la
diffusione sonora a 360°. In pratica il diffusore
monta un woofer rivolto verso l’alto e un tweeter
per ogni lato, il tutto è anche configurabile in modalità diverse: dal piccolo display LCD integrato si
può scegliere l’emissione completa a 360° di tutti
gli altoparlanti, una versione stereo con i soli due
tweeter frontali e anche un’emissione “rinforzata” per l’uso all’aperto o in locali molto grandi.
Sul display si può vedere la carica della batteria,
una comodità rara da trovare sui concorrenti. Il
diffusore è compatto (circa 14 cm per lato) e molto leggero (1,25 kg) per ribadire la sua vocazione
portatile. Dopo la macchinosa registrazione in
rete si può iniziare l’ascolto nelle diverse modalità. La versione 360° ci è parsa la migliore anche
se il diffusore non è al centro della stanza, perché
si può sfruttare il riverbero delle pareti per creare
un fronte sonoro più ampio. Nella modalità stereo
il suono è più raccolto, tendente inevitabilmente
alla monofonia. Come per il T2, emerge un quadro
sonoro molto serio e per nulla ammiccante verso
chi ama eccessi in gamma bassa, anzi la gamma
medio-bassa va rinforzata con l’apposita opzione
o con l’incremento dei controlli di tono. Sempre
apprezzabili le voci maschili e femminili e non
manca una buona tridimensionalità con i brani

segue Da pagina 30 
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l’ultimo Salone del Mobile) che è
possibile ritrovare molte delle tecnologie Whirlpool: tecnologia 6°
SENSO Induction, comandi Touch
Control a sfioramento, finitura iXelium fanno di questo prodotto un
elettrodomestico interessante. Alle
varie funzioni evolute di un forno di
fascia alta, Whirlpool ha aggiunto
la presenza di uno speciale ripiano
a induzione da inserire nel vano
interno per sfruttare i vantaggi di
questa tecnologia per la cottura. La
presenza in questo forno, e anche
su alcuni lavelli, di finiture in iXelium (acciaio trattato in modo da
resistere maggiormente all’usura
del tempo e del quotidiano utilizzo) è ulteriore dimostrazione della
fiducia dell’azienda in questo tipo
di materiale. Altra novità interes-
sante è l’esclusiva tecnologia StopFrost inserita all’interno di alcuni
nuovi frigoriferi combinati. Whirlpool ha risolto il problema della
formazione del ghiaccio nel freezer
inserendo un pannello catalizzatore
che assorbe l’umidità: ha gli stessi
vantaggi del No Frost, costa meno
del No Frost e, vista l’assenza della
ventola, lascia più spazio ai cassetti
contenitori (+15 litri). Si estrae facilmente e si lava sotto l’acqua.