slovit 3-2014 copia

SOMMARIO
Anno XVI N° 3 (196) 31 marzo 2014
1
TRIESTE-GORIZIA/TRST-GORICA
Le iscrizioni alle scuole in lingua slovena
Gli istituti comprensivi hanno diffuso i dati per l’anno
scolastico 2014-2015
3
VALLI DEL TORRE
Schiarita per l’insegnamento bilngue
Potrebbe iniziare già in settembre nell’ambito
dell’Istituto comprensivo di Tarcento
5
SAN PIETRO AL NATISONE - ŒPIETAR
Impennata di iscritti alla bilingue
Gli allievi nel prossimo anno scolastico saranno 275
6
L’INTERVISTA
«La scuola bilingue in viale Azzida cercando di creare
spazi più ampi»
A colloquio con Tiziano Manzini, sindaco di San Pietro
al Natisone
7
SAN PIETRO AL NATISONE - ŒPIETAR
Ecco gli sloveni della provincia di Udine
Il testo integrale del promemoria consegnato al prefetto
di Udine, Provvidenza Delfina Raimondo
11
ROMA - RIM
La nuova legge elettorale delude le attese degli sloveni
Insoddisfazione nella minoranza per il testo approvato
a Montecitorio
14
TARVISIO - TARBI˘
I soldi della minoranza per il restauro delle facciate
Il Comune ha emesso un bando per oltre 40 mila euro
15
TRIESTE - TRST
Imbrattatori di cartelli bilingui condannati
per discriminazione razziale
La legge Mancino applicata per la prima volta per atti
contro la minoranza slovena
16
SAN PIETRO AL NATISONE - ŒPIETAR
Istituita la Consulta slovena per la provincia d Udine
Alessandro Oman eletto primo presidente
16
TRIESTE - TRST
«Ritratto di un muomo libero», documentario francese
sullo scrittore sloveno Boris Pahor
Gli istituti comprensivi hanno diffuso i dati per l’anno scolastico 2014-2015
TRIESTE-TRST
Le iscrizioni alle scuole in lingua slovena
Il numero degli allievi è diminuito alla scuola materna, invariato alle elementari
l numero di iscrizioni al primo anno della scuola materna è diminuito rispetto all’aumento sensibile dello scorso anno, ma è aumentato rispetto a quello di due anni
fa. Resta, invece, invariato il numero degli iscritti al primo
anno della scuola elementare. È quanto emerge dai dati
relativi all’iscrizione di febbraio al primo anno delle scuole materne ed elementari per l’anno scolastico 2014/2015,
raccolti presso le segreterie e direzioni degli Istituti scolastici comprensivi con lingua d’insegnamento slovena nel
comune di Trieste.
Le scuole materne hanno registrato 179 iscritti, undici in
meno rispetto allo scorso anno. Il calo maggiore è stato
registrato dalle scuole materne “Piki Jakob” a San
Giacomo, con 13 iscritti rispetto ai 22 dello scorso anno,
e “Andrej #ok” a Opicina, dove gli iscritti sono 10 rispetto
ai 19 del 2013. Calo di iscrizioni anche nelle scuole materne “Anton Fakin” a Zolla-Col e “Marjan Œtoka” a Prosecco,
mentre hanno registrato un sensibile aumento le scuole
materne di Servola-Œkedenj, “Jakob Ukmar” a S. Anna e
quelle degli istituti comprensivi di Aurisina-Nabre¡ina e San
Dorligo della Valle-Dolina, dove l’aumento maggiore è quello dalla scuola materna “Maurica” a Muggia-Milje, con 17
iscritti, 6 più dello scorso anno.
Situazione sostanzialmente invariata, invece, per le scuole elementari, che registrano due iscritti in più, 196 rispetto ai 194 dell’anno scorso. Un aumento dato dall’impennata di iscrizioni alla scuola elementare “Oton ˘upan@i@”,
presso San Giovanni, dove, se i numeri verranno confermati, gli iscritti sono 18 contro gli 8 dello scorso anno, mentre le scuole di Cattinara-Katinara e Barcola-Barkovlje
hanno registrato qualche iscrizione in meno. Tra gli altri va
menzionato il raddoppio di iscrizioni alla scuola elementare
“Kajuh-Trubar” a Basovizza-Bazovica, il nuovo aumento alla
scuola elementare “Bubni@” a Muggia-Milje e la numerosa iscrizione, che già da qualche anno è una costante, alla
“Trinko-Samsa” a San Giuseppe della Chiusa-Ricmanje e
a Domio-Domjo, mentre sono tornate al numero di iscritti
di due anni fa le scuole “Sirk” a Santa Croce-Kri¡, “1° maggio-Kokoravec” a Sgonico-Zgonik e a Sales-Sale¡ e
“Gruden” a Sanpelagio-Œempolaj.
I.˘.
(Primorski dnevnik, 11. 3. 2014)
I
TRIESTE-TRST
Numeri stabili alle medie inferiori
Invariate le iscrizioni alla prima classe
Il numero delle iscrizioni nelle prime classi delle scuole
medie con lingua d’insegnamento slovena in provincia di
Trieste risulta invariato rispetto all’anno scorso, fermo a 157
iscritti. Nel dettaglio, se i numeri saranno riconfermati, alla
scuola media “Ivan Cankar” presso San Giacomo, che fa
parte del locale Istituto comprensivo, il prossimo anno la
classe prima conterà nove alunni, in calo rispetto ai dodici di quest’anno.
Non ci sono cambiamenti sostanziali neanche alla media
“San Cirillo e Metodio” di San Giovanni dell’Istituto comprensivo “Vladimir Bartol”. Le iscrizioni sono, infatti, sedici, una in meno rispetto allo scorso anno, mentre l’Istituto
comprensivo di Cattinara registra cinque iscritti in più, diciotto rispetto ai tredici attuali. La scuola media “Simon
Gregor@i@” a San Dorligo della Valle, nell’ambito del locale istituto comprensivo “Josip Pangerc”, ha raccolto 28 iscrizioni nella classe prima, quattro in meno rispetto a quest’anno, ma il doppio rispetto ai 14 iscritti del 2012.
Sensibile calo delle iscrizioni alla scuola media “Sre@ko
Kosovel” a Opicina-Op@ine: se i dati attuali verranno confermati, il prossimo anno scolastico conterà 25 alunni rispetto ai 37 dell’anno scorso e ai 35 del 2012. Al contrario alla
scuola media “Fran Levstik” a Prosecco-Prosek (dove le
scuole medie “Levstik” e “Kosovel” operano nell’ambito dell’istituto comprensivo di Opicina) il numero degli iscritti è
24, mentre l’anno scorso ce ne erano 15. Aumento di iscrizioni anche alle medie “Igo Gruden” ad Aurisina-Nabre¡ina,
del locale istituto comprensivo: con 37 iscritti, sei in più
rispetto ai due anni precedenti, verranno formate due sezioni e portato a 100 il numero complessivo degli alunni.
I.˘.
(Primorski dnevnik, 12. 3. 2014)
TRIESTE-TRST
La maggioranza opta per gli istituti tecnici
Le iscrizioni alle medie superiori. I licei hanno perso
il primato a favore degli istituti tecnici
I licei hanno perso il primato. È la prima cosa che salta
all’occhio scorrendo i dati delle iscrizioni di febbraio per l’anno scolastico 2014/2015 al primo anno degli istituti superiori con lingua d’insegnamento slovena della provincia di
Trieste. Dei 126 giovani, che si sono iscritti alle scuole superiori slovene, 68 hanno scelto gli istituti tecnici e solo 58 i
licei, al contrario lo scorso anno il rapporto era di 41 a 69.
Impennata di iscrizioni all’Istituto tecnico “Jo¡ef Œtefan” che
annovera 24 unità in più rispetto allo scorso anno con i suoi
43 iscritti.
Aumento delle iscrizioni anche all’istituto tecnico “˘iga Zois”,
soprattutto per quanto riguarda l’indirizzo amministrativo,
per il marketing e finanziario, con 18 iscritti, mentre è rimasto invariato il numero di studenti (7) che hanno scelto l’indirizzo edile e ambientale
Sono 43, dodici in meno rispetto all’anno scorso, i nuovi
iscritti al liceo “France Preœeren”, con 19 richieste all’indirizzo linguistico e tredici a quello scientifico. Il liceo socioeconomico “Anton Martin Slomœek” conta, invece, 15 iscritti.
I dirigenti degli istituti superiori sottolineano all’unisono
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come, oltre che dall’offerta formativa, l’orientamento delle
iscrizioni sia condizionato dalla crisi economica che stiamo attraversando. A livello nazionale, infatti, si avverte una
crescita di iscrizioni agli istituti tecnici, che in tempi di crisi
offrono maggiori opportunità di occupazione e una formazione più articolata per chi decide di proseguire con
l’Università.
(Primorski dnevnik, 7. 3. 2014)
GORIZIA - GORICA
Aumento di iscrizioni nelle scuole elementari
Meno decisa la crescita nelle materne
Al calo degli iscritti dello scorso anno fa da contraltare l’aumento di quest’anno alle classi prime delle scuole con lingua d’insegnamento slovena in provincia di Gorizia.
In base ai dati forniti degli Istituti comprensivi di Gorizia e
Doberdò del Lago-Doberdob le prime classi delle nove
scuole elementari slovene del goriziano saranno frequentate da 132 alunni rispetto ai 100 di quest’anno. Aumenterà
così anche il numero degli alunni delle elementari che, in
base ai dati ricevuti, dovrebbe passare dagli attuali 575 a
593 unità.
Per l’a.s. 2014-2015 l’Istituto comprensivo di Gorizia registra 68 alunni nelle classi prime delle scuole elementari e
un totale di 320 bambini. L’unica classe prima che sarà
meno numerosa rispetto a quest’anno è quella della scuola elementare “Alojz Gradnik” di San Floriano-Œteverjan
(sette alunni al posto degli attuali dieci), mentre è notevole il numero di iscrizioni alla scuola “Ludvik Zorzut” di
Brazzano-Bra@an, con dodici alunni rispetto agli attuali tre.
Le classi prime delle scuole elementari dell’Istituto comprensivo di Doberdò del Lago saranno frequentate da 64
alunni. Il maggiore aumento di iscrizioni è stato registrato
dalla classe prima di Vermegliano-Romjan (con 36 iscritti
rispetto agli attuali 27), dove anche il prossimo anno ci
saranno nove classi, e a Savogna d’Isonzo-Sovodnje con
15 alunni rispetto agli attuali 6. Sono solo 5 su 69 i bambini frequentanti l’ultimo anno delle scuole materne
dell’Istituto comprensivo che sono stati iscritti alla scuola
elementare italiana, mentre a Gorizia sui 69 alunni del terzo
anno delle materne solo uno continuerà il percorso nella
scuola italiana. Cinque proseguiranno gli studi in Slovenia,
mentre le scuole elementari “˘upan@i@” e “Zorzut” hanno
ricevuto sette iscrizioni da altre direzioni.
Per quanto riguarda le scuole materne i due Istituti comprensivi saranno frequentati il prossimo anno da 452 bambini, mentre quest’anno ne contano 447. Le scuole materne di Gorizia registrano un calo, 82 iscritti rispetto agli attuali 93. La direttrice afferma che non potevano accoglierne
di più e che a dieci giorni dall’inizio delle iscrizioni avevano già coperto tutti i posti disponibili. Fa eccezione
Brazzano-Bra@an, che avrebbe potuto accogliere ancora
due o tre iscritti, ma la scuola dà priorità agli alunni che
provengono da famiglie in cui si parla la lingua slovena.
Nelle scuole elementari della direzione di Doberdò del Lago
il prossimo anno ci saranno dieci unità in più, 70 rispetto
agli attuali 60.
Per quanto riguarda gli edifici scolastici non sono state evidenziate particolari difficoltà e novità. La scuola materna
di Rupa resterà a Varh anche il prossimo anno scolastico,
mentre due classi della scuola di Vermegliano-Romjan
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avranno le lezioni negli spazi della canonica in attesa del
nuovo centro scolastico che il sindaco di Ronchi-Ronke
auspica sia ultimato entro le vacanze di Natale.
Ale
(Primorski dnevnik, 11. 3. 2014)
GORIZIA-GORICA
Più allievi anche alle medie inferiori
Soddisfatti alle scuole medie “Ivan Trinko” a Gorizia e a
quella di Doberdò del Lago-Doberdob, che annoverano
complessivamente 309 iscritti, 16 in più di quest’anno.
Sono settanta gli iscritti alle tre classi prime della scuola
media “Ivan Trinko” a Gorizia, con dieci unità in più rispetto all’anno scorso, che porterà a 188 il numero complessivo degli alunni. «Solo sei alunni che hanno frequentato
la scuola elementare slovena si iscriveranno alle medie italiane, mentre nella classe prima della nostra scuola media
ne avremo due che negli ultimi anni hanno frequentato la
scuola bilingue in Carinzia e in Slovenia», ha detto Elizabeta
Kovic, direttrice dell’Istituto comprensivo con lingua di insegnamento slovena a Gorizia.
Alle medie dell’Istituto comprensivo di Doberdò del Lago
contano 36 iscritti, che saranno suddivisi in due classi da
18 e che porteranno il numero complessivo a 121 alunni,
con una perdita minima. Sono, infatti, solo tre gli alunni che
terminata la scuola elementare slovena, hanno scelto di
iscriversi alle medie italiane, mentre uno si è iscritto alla
scuola media trilingue di Klagenfurt.
Ale
(Primorski dnevnik, 6. 3. 2014)
GORIZIA-GORICA
Il “Cankar” di nuovo senza prima classe
Iscrizioni agli istituti superiori per l’a.s. 2014-2015
Il prossimo anno scolastico l’Istituto professionale per il turismo e il commercio “Ivan Cankar” di Gorizia rimarrà senza
classe prima, come emerge dai dati sulle iscrizioni agli istituti superiori con lingua d’insegnamento slovena a Gorizia,
che hanno raccolto un numero complessivo di 265 iscritti. Similmente agli anni scorsi per le scuole italiane ha optato il 36% circa degli studenti, che frequentano il terzo anno
delle scuole con lingua d’insegnamento slovena a Gorizia
e Doberdò del Lago-Doberdob, con un’oscillazione del 50%.
Accanto ai 33 alunni che hanno scelto la scuola italiana,
uno ha scelto l’indirizzo alberghiero “Ad formandum” e dei
12 che proseguiranno gli studi nelle scuole slovene a Trieste
e in Slovenia la maggior parte ha scelto un indirizzo scolastico che non è presente a Gorizia.
Al polo liceale “Trubar-Gregor@i@” il prossimo anno avranno 27 nuovi alunni. Al liceo scientifico “Gregor@i@” saranno 12 le matricole, quello umanistico conterà, invece, nove
alunni come quest’anno. Un calo d’iscrizioni è stato registrato dal liceo classico “Trubar”, dove saranno 6 i nuovi
iscritti, mentre per il polo tecnico-professionale hanno optato 21 studenti. Il maggior numero di iscrizioni è stato totalizzato dall’istituto tecnico a indirizzo commerciale, finanziario e per il marketing “Zois”, con 13 alunni. Resta a 7
iscritti, invariato rispetto a quest’anno, l’istituto informatico
e per le telecomunicazioni “Vega”.
Il punto dolente è rappresentato dall’Istituto “Cankar”, che
il prossimo anno resterà nuovamente sprovvisto della classe prima, dal momento che ha registrato un’unica iscrizione.
«A causa del basso numero di iscrizioni degli anni precedenti, il prossimo anno avremo solo le classi seconda, terza
e quarta», ha detto la dirigente Mihaela Pirih, che inserisce la crisi del “Cankar” nel più ampio contesto in cui si
registra un calo di interesse per l’indirizzo scolastico commerciale.
Gli alunni delle medie slovene che hanno scelto di proseguire alle superiori italiane, hanno optato per l’indirizzo linguistico, nautica, aeronautica, meccanica, mecatronica,
liceo artistico, agraria, falegnameria, biologia, indirizzo elettronico e tipologia “classica” del liceo scientifico. Tre studenti hanno scelto di studiare grafica, agraria e scienze
motorie in Slovenia. Uno studente di Gorizia e tre di
Doberdò del Lago si sono iscritti al liceo “Preœeren” a
Trieste. Quattro alunni di Doberdob hanno scelto l’indirizzo elettronico e meccanico all’istituto Stefan di Trieste, uno
il liceo Slomœek. Per gli studenti di Doberdob, quindi, gli
istituti superiori sloveni a Trieste sono un’attrattiva, mentre quelli che hanno optato per le scuole italiane hanno scelto meccanica e mecatronica, il liceo linguistico, classico e
scientifico, scuole di moda, il liceo umanistico e l’indirizzo
elettronico.
Come fare in futuro? «Se dovessimo apportare delle modifiche radicali all’istituto “Cankar” avremmo bisogno della collaborazione della più ampia opinione pubblica interessata
allo sviluppo della scuola slovena. Il passaggio da istituto
professionale a tecnico non sarebbe semplice, dal momento che dovremmo fare attenzione ai doppioni e utilizzare il
personale docente attualmente a disposizione. Siamo aperti a consigli e suggerimenti, purché siano attinenti alla
realtà», ha detto la direttrice del “Cankar”, Pirih, che ritiene necessario nella promozione di tutti gli indirizzi scolastici sottolineare l’importanza che l’offerta formativa riveste non solo nel consolidamento della padronanza linguistica, ma anche nella formazione dell’identità dello studente.
Ale
(Primorski dnevnik, 13. 3. 2014)
IL SINDACATO
Prin@i@: per una scuola migliore
Ci vuole la collaborazione di tutta la società
«La sorte delle scuole slovene, che sono una componente fondamentale della comunità nazionale slovena non
riguarda solo il corpo docente, ma tutta la società, la cui
collaborazione è determinante per lo sviluppo del nostro
sistema scolastico». Lo afferma Joœko Prin@i@, segretario
del Sindacato per le scuole slovene, che nel corso di una
recente riunione ha preso in esame anche le iscrizioni alle
scuole superiori slovene a Gorizia.
«Se possiamo essere soddisfatti per le iscrizioni alle scuole materne, elementari e medie, non possiamo dire lo stesso per le superiori, che purtroppo già da qualche anno registrano un trend negativo. Ci auguravamo che la situazione migliorasse, ma i dati raccolti quest’anno dimostrano il
contrario», afferma Prin@i@, che attribuisce il passaggio di
un numero minore di studenti dalle medie alle superiori slo-
vene di Gorizia all’aumento degli iscritti alle superiori a
Trieste, per le quali hanno optato ben nove alunni.
«I motivi che portano ad iscriversi ad una scuola piuttosto
che ad un’altra sono diversi. Per quanto riguarda l’istituto
“Cankar” è necessario considerare che all’omologo istituto italiano “Cossar” quest’anno hanno raccolto solo 16 iscritti, ma questo non vuol dire accettare passivamente il calo
progressivo degli alunni alle scuole slovene», afferma con
convinzione Prin@i@, il quale ritiene che tutti dobbiamo chiederci se l’offerta formativa degli istituti superiori sloveni
risponda alle reali esigenze degli studenti e impegnarci per
migliorarla. «Ciò di cui abbiamo bisogno – conclude Prin@i@
– è una riflessione comune sul futuro delle nostre scuole
considerando anche il clima di aperta concorrenza, che un
tempo non c’era. L’attrattiva delle scuole poggia, infatti, sulla
qualità, ma è necessario anche attivarsi per una maggiore opera d’informazione e promozione. Oggi, infatti, la comunicazione è un fattore decisivo».
Ale
(Primorski dnevnik, 13. 3. 2014)
VALLI DEL TORRE-TERSKE DOLINE
Schiarita per l’insegnamento bilingue
Potrebbe iniziare già in settembre nell’ambito
dell’Istituto comprensivo di Tarcento
Ci sono buone prospettive che l’insegnamento bilingue italiano-sloveno nei plessi scolastici di Taipana e Vedronza
parta con il nuovo anno scolastico, come deliberato dalla
Giunta regionale lo scorso dicembre. Dopo settimane di
polemiche, che hanno visto su fronti contrapposti le amministrazioni comunali di Lusevera, che sosteneva il passaggio
all’istituto comprensivo bilingue di San Pietro al Natisone,
e quella di Taipana (spalleggiata da Tarcento, Nimis e
Magnano in Riviera) che voleva restare nell’istituto comprensivo di Tarcento, giovedì 27 marzo si è avuta una schiarita. I genitori interessati hanno accolto con favore il progetto, steso in collaborazione tra i due istituti comprensivi. Esso prevede che le scuole di Taipana e Vedronza restino nell’ambito dell’istituto comprensivo di Tarcento e che
l’insegnamento bilingue sia introdotto gradualmente, interessando da subito la scuola dell’infanzia e le prime due
classi della primaria.
«Ora sottoporremo il progetto alle autorità preposte – fa
sapere la dirigente dell’istituto comprensivo di Tarcento,
Annamaria Pertoldi –, auspicando una risposta in tempi rapidi. Intanto sono molto soddisfatta del clima di collaborazione che si è instaurato con l’istituto di San Pietro al
Natisone, la sua dirigente ˘iva Gruden e le insegnanti: il
progetto didattico l’abbiamo steso insieme».
(www.dom.it, 28. 3. 2014)
VALLI DEL TORRE-TERSKE DOLINE
Daniela Beltrame: “Stiamo valutando
le soluzioni per lo sloveno”
La direttrice scolastica regionale ha convocato un vertice
su Lusevera e Taipana
SLOVIT N° 2 del 28/2/14 pag. 3
«Stiamo valutando la possibilità di trovare una soluzione
che risponda alle esigenze degli utenti e che – come prevede la legge di tutela della minoranza linguistica slovena
– non implichi lo scorporo dei plessi scolastici esistenti».
Queste le parole della dirigente dell'ufficio scolastico regionale Daniela Beltrame al termine di un incontro, tenutosi
nella sede di Udine lo scorso 18 marzo, incentrato sull'avvio
dell'insegnamento sloveno nelle scuole di Taipana e
Lusevera.
Al vertice, rigorosamente a porte chiuse e durato quattro
ore, hanno preso parte anche i dirigenti dell'Istituto bilingue di San Pietro ˘iva Gruden e di Tarcento Annamaria
Pertoldi, nonché Igor Giacomini a capo dell'Ufficio scolastico per le scuole con lingua di insegnamento slovena.
Due le proposte sul tavolo: l'avvio dell'insegnamento in sloveno con l'apertura di sezioni staccate dell'Istituto bilingue
di San Pietro o il (graduale?) ampliamento dell'offerta formativa in questo senso delle scuole esistenti (ricomprese
nel plesso scolastico di Tarcento). La soluzione “bilingue”
caldeggiata dall'amministrazione di Lusevera, quella di
Tarcento invece preferita dall'amministrazione di Taipana.
Vicenda questa che ha assunto poi toni polemici in seguito anche a diversi incontri pubblici e da alcune dichiarazioni rese in queste occasioni dalla Pertoldi (vedi articolo
a pagina 8).
Dal vertice comunque non è emersa nessuna soluzione
definitiva, ha tenuto a precisare Daniela Beltrame: «È stato
solo un tavolo tecnico per verificare se sussistano i termini per avviare un percorso che, rispondendo alle richieste
dei genitori, preveda la possibilità che, ad esempio, le scuole possano dotarsi di un insegnante di sloveno. Su questa
questione però – ha precisato – non è comunque decisiva la volontà dei sindaci».
(Novi Matajur, 19. 3. 2014)
VALLI DEL TORRE – TERSKE DOLINE
«Restiamo nell’ambito dell’istituto di Tarcento»
Lettera dei sindaci di Magnano, Nimis,Taipana e
Tarcento
I sindaci di Tarcento, Celio Cossa, di Nimis, Walter Tosolini,
di Magnano in Riviera, Mauro Steccati, e di Taipana, Elio
Berra, hanno inviato alla Provincia, alla Regione, al
Ministero e alle autorità scolastiche locali una lettera con
la quale chiedono l’attuazione dell’istruzione bilingue nell’ambito dell’istituto comprensivo di Tarcento e offrono «la
massima collaborazione alla realizzazione di tali percorsi
bilingui».
È necessario tenere conto, sottolineano «del legame geografico-territoriale, storico-culturale, identitario e organizzativo istituzionale (servizi scolastici, socio-assistenziali,
sanitari, mezzi di tasporto, ecc.) esistenti fra le popolazioni della Valle del Torre con Tracento». Ritengono, infatti
«che un diverso assetto organizzativo, con l’eventuale
accorpamento dei plessi di Vedronza/Lusevera e Taipana
ad altra istituzione scolastica con bilinguismo consolidato,
ma geograficamente estranea al territorio, costituisca elemento di forte criticità per l’utenza, generando forme di
disgregazione delle attuali comunità, di disagio in termini
organizzativi, di mancanza di vitale e feconda interazione
tra comunità di lingua italiana e slovena».
La lettera è indirizzata all’assessore provinciale
SLOVIT N° 2 del 28/2/14 pag. 4
all’Istruzione, Beppino Govetto, all’assessore regionale
all’Istruzione, Loredana Panariti, al direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Daniela Beltrame, al dirigente dell’Istituto
comprensivo di Tarcento, Annamaria Pertoldi, e al capo
dipartimento dell’istruzione presso il Ministero, Luciano
Chiappetta.
I quattro primi cittadini, si legge nella missiva, chiedono che
l’avvio dei percorsi bilingui «tenga conto innanzitutto dei
bisogni formativi degli alunni, realizzandosi da subito in
modo completo nelle sezioni dell’infanzia, con la dovuta gradualità inveve nelle scuole primarie. Ciò con riferimento particolare agli allievi delle ultime classi che fino ad ora hanno
effettuato percorsi formativi disciplinari esclusivamente in
lingua italiana».
Quanto alle implicazioni del nuovo modello sull’organico
docente, propongono che «in sede di organico di fatto si
preveda la possibilità di implementare quello di diritto» e
che «venga delineato un assetto organizzativo specifico
quale modello fortemente innovativo ed integrato per gli istituti scolastici frontalieri inclusivi di sezioni di scuole blingui, pur nel quadro delle risorse umane in dotazione».
Cossa, Tosolini, Steccati e Berra concludono con la richiesta affinché «si preveda già per l’anno scolastico 2015/16
la possibilità di articolare una classe prima della scuola
media di Nimis in un percorso monolingue ed in uno bilingue, quale naturale sbocco in continuità ed a completameno
di detti percorsi bilingui».
(www.dom.it 12. 3. 2014)
LUSEVERA-BARDO
Il sindaco Guido Marchiol: «La scelta spetta
ora ai genitori»
Venerdì 21 marzo si è tenuto a Ter-Pradiellis un incontro
informativo sulla scuola bilingue, data la concreta possibilità di far partire questo tipo di insegnamento nelle scuole di Vedronza-Njivica.
Prima dell’intervento della dott.ssa ˘iva Gruden, dirigente
dell'Istituto comprensivo bilingue di San Pietro, ha portato
il suo saluto il sindaco Guido Marchiol che ha ribadito l'orientamento dell'amministrazione di far rientrare le scuole
di Njivica/Vedronza nell'ambito di questo istituto, al fine di
arricchirne l'offerta formativa. Ha anche sottolineato che la
decisione finale sarà comunque presa dai genitori, dando
particolare peso a quanto decideranno quelli residenti.
Subito dopo il consigliere Igor Cerno ha riportato alla memoria il percorso intrapreso, su impulso dei genitori, per dare
avvio al processo di trasformazione delle scuole di Njivica
in scuole bilingui italiano-sloveno. La proposta era stata
avanzata dai genitori nel corso di un incontro avvenuto il
21 marzo 2011.
A seguito di quell'incontro, il Comune di Lusevera aveva
inviato a tutti i genitori degli alunni delle scuole di Njivica
una scheda per informarli dell’iniziativa e per verificarne l’interesse. I genitori, all’unanimità, avevano dato per iscritto
parere favorevole alla proposta.
Quindi, il 16 aprile 2011, il Comune aveva organizzato un
incontro pubblico cui aveva preso parte l’insegnante della
bilingue di San Pietro Miriam Simiz, che aveva illustrato il
funzionamento del modello bilingue e risposto alle domande dei genitori.
Il 30 aprile 2011, il consiglio comunale di Lusevera in sedu-
ta pubblica ha deliberato la richiesta di trasformazione delle
esistenti scuole di infanzia e primarie in scuole con insegnamento bilingue italiano-sloveno, ex art. 12, comma 6,
della legge 38/2001.
Da allora, l’amministrazione comunale di Lusevera ha sostenuto in ogni sede tale richiesta e ha dato puntuale informazione dei passi compiuti sul giornalino comunale
“Bardo” che viene periodicamente distribuito a tutte le famiglie del Comune di Lusevera.
A metà dicembre 2013, l’amministrazione ha provveduto
a una nuova raccolta di firme tra i genitori residenti nel
comune di Lusevera, che hanno confermato nuovamente
l’interesse al percorso bilingue.
Quindi, con delibera datata 27 dicembre, n. 2517, anche
la giunta regionale ha manifestato il suo parere favorevole ad “avviare un percorso finalizzato alla trasformazione
delle scuole dell’infanzia e primaria dei comuni di Lusevera
e di Taipana in scuole con insegnamento bilingue italianosloveno già a decorrere dall’anno scolastico 2014-2015 a
contingenti immutati e senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato, così come previsto dall’art. 12
comma 6 della Legge 38/2001”.
Fino a quel momento, ha aggiunto Cerno, né Tarcento né
Nimis hanno speso una parola per dare una mano, poi qualcuno ha voluto creare confusione. “In questi ultimi anni –
ha concluso Cerno – ci hanno dimezzato il servizio della
posta, ci hanno tolto le corse delle corriere, ha rischiato di
chiudere la farmacia, hanno dimezzato i fondi al Parco
Prealpi Giulie, hanno tagliato i trasferimenti ai comuni. Per
una volta che ci danno qualcosa, ponderiamo bene la nostra
scelta prima di buttare, da soli, alle ortiche l’ennesima occasione per la nostra comunità. Ricordiamoci che questa è
una scelta che incide sul futuro: non è presa solo per i figli
che attualmente frequentano la scuola, ma anche per quelli che devono ancora nascere”.
Quindi la dirigente della bilingue di S. Pietro ha chiarito le
alternative che si presentano ai genitori: o rimanere sotto
Tarcento con al più la possibilità di aumentare le ore di insegnamento dello sloveno, ma sempre “a contingenti immutati e senza nuovi o maggiori oneri a carico dello Stato”, o
creare una sezione staccata della bilingue statale di S.
Pietro al Natisone, dando via a un graduale percorso di trasformazione delle esistenti scuole di Vedronza in scuole
con insegnamento bilingue sul modello di S. Pietro.
Il dirigente ha poi illustrato la storia della scuola bilingue e
il suo modello didattico, rispondendo puntualmente alle
domande e alle curiosità dei genitori. Presenti anche tre
ex alunni della scuola bilingue di S. Pietro che hanno riportato le proprie esperienze. Prima di concludere la serata,
la dirigente Gruden ha altresì dato disponibilità ad aprire
le porte della scuola bilingue di San Pietro ai genitori e alunni delle scuole dell’alta val Torre per una visita.
(Novi Matajur, 26. 3. 2014)
S. PIETRO AL NAT. - ŒPIETAR
Impennata di iscritti alla bilingue
Gli allievi nel prossimo anno scolastico saranno 275
Si sono da poco chiuse le preiscrizioni per il prossimo anno
scolastico 2014/2015, e l'Istituto comprensivo bilingue italiano-sloveno di San Pietro al Natisone registra un'impennata di iscritti nonostante le difficoltà logistiche che si trova
ad affrontare giorno per giorno.
Se nel marzo del 2010, anno dello sgombero della sede
scolastica in viale Azzida, era frequentato da 200 bambini e ragazzi, il prossimo autunno dovrebbero varcare la
soglia della scuola bilingue 275 ragazzi.
Le preiscrizioni alla scuola dell'infanzia per il prossimo anno
scolastico sono salite a 100: 35 sono i più piccoli, 34 i medi
e 31 i grandi. Gli alunni della scuola primaria di primo grado
saranno 120 così divisi: 20 in prima, 14+16 in seconda, 24
in terza, 22 in quarta e 24 in quinta. Cresce anche il numero degli studenti della scuola secondaria di primo grado che
sale a quota 55: 22 in prima, 18 in seconda e 15 in terza.
Sulla fiducia delle famiglie nella scuola e nel suo progetto
di educazione bilingue non c'è molto da aggiungere, i numeri parlano da soli.
C'è invece molto da dire sulla necessità che gli enti preposti trovino al più presto soluzione al problema della sede
per la scuola che è già stata troppo penalizzata in questi
quattro anni. Nessuno può tirarsi indietro, né Comune, né
Regione e nemmeno Governo centrale.
Ci sono però due novità importanti che invitano alla fiducia: la settimana scorsa si è tenuta a S. Pietro al Natisone
la conferenza dei servizi indetta dal Commissario di
Governo dott. Garufi; dall’altro lato si anima sempre di più
il dibattito politico e sociale, alimentato dal premier Matteo
Renzi, che ha posto la scuola e l'edilizia scolastica in primo
piano, chiedendo a tutti i sindaci d’Italia di indicare, sul proprio territorio comunale, un edificio scolastico su cui intervenire.
(Novi Matajur, 12. 3. 2014)
S. PIETRO AL NAT.- ŒPIETAR
Ristrutturazione della vecchia sede in viale
Azzida prima soluzione
Riunione con il commissario di Governo per il Fvg,
Francesca Adelaide Garufi
La visita del commissario di Governo per il FriuliVenezia
Giulia, Francesca Adelaide Garufi, lo scorso 6 marzo a San
Pietro al Natisone, ha avuto il merito di sgomberare il campo
da dubbi, imprecisioni, incertezze, incomprensioni, strumentalizzazioni e quant’altro in merito alla sede dell’istituto comprensivo statale con insegnamento bilingue sloveno-italiano.
All’incontro erano presenti la direttrice della scuola bilingue
di San Pietro al Natisone, ˘iva Gruden, le rappresentanti
dei genitori, Elena Domenis e Federica Manzini, il sindaco di San Pietro al Natisone, Tiziano Manzini, l’assessore
comunale all’Istruzione, Aurelio Massera, e il vicesindaco
Mariano Zufferli, i rappresentanti dell’opposizione, Fabrizio
Dorbolò, Simone Bordon e Giuseppe Firmino Marinig, i presidenti regionali dell’Unione culturale economica slovenaSkgz, Rudi Pavœi@, e della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, Drago Œtoka, i presidenti provinciali
di Sso, Giorgio Banchig, e di Skgz, Luigia Negro, e la presidente del Comitato paritetico, Iole Namor.
Come ha commentato il sindaco di San Pietro, Tiziano
Manzini, la ristrutturazione della vecchia sede di viale Azzida
è l’unica certezza. C’è il progetto esecutivo e i fondi a disposizione dovrebbero essere sbloccati dal vincolo di stabilità
fin dal prossimo mese di aprile. Dunque, in un anno, un
SLOVIT N° 2 del 28/2/14 pag. 5
anno e mezzo, la scuola dell’infanzia e la primaria avrebbero la nuova sede. La media inferiore troverebbe collocazione, invece, nell’edificio che ospita la media monolingue: i fondi per l’adeguamento ci sono già.
Piena di incognite e di rischi appare, invece, la soluzione
di portare l’istituto bilingue nella casa dello studente, conosciuta come «college». Posizione questa sostenuta da molti
genitori e appoggiata dalla dirigenza dell’istituto.
Le rappresentanti dei genitori hanno detto che il college ha
spazio sufficiente per accogliere l’Intero istituto bilingue e
che all’occorrenza potrebbe essere ampliato, considerato
il crescente numero di iscrizioni.
Il commissario di Governo ha fatto sapere a chiare lettere che il finanziamento (un milione 92 mila euro) concesso dal Comitato interministeriale per la programmazione
economica (Cipe) è vincolato alla ristrutturazione dell’edificio di viale Azzida e non è possibile in tempi ragionevolmente brevi modificarne la destinazione. Il Comune
dovrebbe, quindi, rinunciare al contributo e presentare una
nuova domanda, senza alcuna garanzia che esso venga
concesso una seconda volta. La Garufi ha detto anche che
il costo per la ristrutturazione del college dovrebbe essere inferiore all’importo dei fondi per la vecchia sede.
In ogni caso i tempi di realizzazione si allungherebbero:
Manzini parla di cinque anni per avere la sede pronta.
Garufi si è impegnata comunque a verificare se c’è la possibilità di destinare alla ristrutturazione del college i fondi
stanziati per la vecchia sede e i tempi necessari. La risposta dovrebbe pervenire entro due o tre mesi.
Non va trascurato il fatto che durante i lavori di ristrutturazione del «college» si porrebbe il problema della collocazione degli alunni dell’istituto bilingue attualmente lì ospitati. E a qualcuno potrebbe venire nuovamente in mente
l’idea di portarli a Savogna e Pulfero…Nel frattempo lo scorso 5 marzo i genitori e il personale docente e non della scuola bilingue ha organizzato una manifestazione per ricordare
il quinto anniversario dallo sgombero della vecchia sede
per problemi di staticità. Il corteo, al quale hanno preso parte
duecento persone, si è snodato dal college all’ala
dell’Istituto magistrale, presso il quale è stata inaugurata
la tabella bilingue, affissa a lato della porta d’ingresso dello
stabile, che indica la scuola primaria bilingue.
R. D.
(Dom, 15. 3. 2014)
«Non sono mai stato contrario a priori all’utilizzazione della
casa dello studente. Però, di fronte all’evidenza… Il prefetto di Trieste, su incarico del ministero, ha verificato che
avremmo perso il milione 92 mila euro del finanziamento
Cipe: bisognava restituirlo e non c’era garanzia che tornasse. Poi nell’incontro di Udine, con gli assessori regionali Santoro e Panariti, i consiglieri Shaurli e Pustetto, la
dirigente dell’istituto comprensivo e la rappresentante dei
genitori, è emerso che anche i 550 mila euro stanziati dalla
Protezione civile probabilmente sarebbero stati revocati, in
quanto non utilizzati per un intervento antisismico. Davanti
alla rinuncia a un milione 700 mila euro ho detto subito di
no, anche perché abbiamo pagato già 80 mila euro per il
progetto, compresa una parte degli oneri per la sicurezza.
Ho fatto sapere che l’amministrazione comunale è decisa
nel proseguire sulla strada intrapresa tre anni fa, anche con
il consenso dell’opposizione. Certo, eravamo in presenza
di altri scenari».
Infatti ora, con il boom di iscrizioni, pare che la sede non
sarà sufficiente…
«Ne sono consapevole e per questo mi sono già mosso
con il progettista per cercare di recuperare ulteriori spazi
nel sito di viale Azzida. Ho verificato che è possibile integrare il progetto, a patto di trovare le risorse finanziarie per
farlo e senza posticipare l’inizio dell’intervento. Ho già dato
disposizioni e ho ricevuto garanzie che entro giugno i lavori saranno appaltati, per iniziare in settembre.
Contestualmente abbiamo chiesto di appaltare anche i lavori di adeguamento della sede della scuola media “Dante
Alighieri”, in modo che già in settembre possa ospitare
anche la media bilingue. La Regione mi ha promesso il via
libera. Se ciò avverrà entro aprile, a metà giugno i lavori
potranno partire e concludersi in due mesi. Abbiamo contratto il mutuo 15 mesi fa e già pagato una delle rate ventennali, ma non abbiamo incassato nemmeno un centesimo. I fondi sono alla Cassa depositi e prestiti e ci verranno liquidati in base allo stato di avanzamento dei lavori».
A colloquio con Tiziano Manzini, sindaco di San Pietro
al Natisone, al termine del mandato
Lei è a fine mandato. Che bilancio fa di questi dieci anni?
«Quando mi sono messo in questa avventura non sapevo a cosa andavo incontro. Ora sono soddisfatto di ciò che
abbiamo fatto e ancor più della collaborazione che ho trovato. Sia per la vicinanza e l’aiuto da parte di tutti i consiglieri di maggioranza in entrambi i mandati, che per il ruolo
di stimolo di un’opposizione forte. Non posso dire di aver
lavorato con la minoranza, ma il confronto con essa mi ha
aiutato a crescere. Già prima che venisse approvata la
legge che limita i mandati consecutivi a due, avevo annunciato ai miei che non intendevo proseguire. Se si fa il sindaco con passione, profondendovi tutte le energie, come
fosse una missione, vi si possono dedicare al massimo dieci
anni, perché porta via tutto il tempo e in comuni di questa
dimensione non è possibile farlo a tempo pieno. È giusto
che altri provino questa esperienza».
L’istituto comprensivo statale bilingue tornerà nella sede
di viale Azzida. I lavori di ristrutturazione andranno in appal to in giugno e partiranno in settembre. Intanto già per il
nuovo anno scolastico la scuola media bilingue dovrebbe
trovare spazio nella sede della monolingue «Dante
Alighieri». Lo afferma il sindaco di San Pietro al Natisone,
Tiziano Manzini, alla luce dell’esito dei recenti incontri. Lo
abbiamo intervistato.
Rimpianti?
«Gli ultimi due anni sono stati particolarmente difficili e impegnativi a causa del Patto di stabilità. Ad esempio la sede
della scuola bilingue potrebbe essere in fase conclusiva,
Borgo Nord di San Pietro potrebbe essere già appaltato,
i fondi dell’avanzo di amministrazione dell’anno scorso, usati
per estinguere i mutui, avrebbero potuto essere investiti in
altre cose».
Progetto «college» definitivamente archiviato, dunque?
La sua esperienza politica termina qui?
L’INTERVISTA
«La scuola bilingue in viale Azzida
cercando di creare spazi più ampi»
SLOVIT N° 2 del 28/2/14 pag. 6
«La mia intenzione era quella di farmi da parte e di collaborare da esterno. Ma il candidato a sindaco, che sta
costruendo la squadra che si presenterà alle elezioni, mi
ha chiesto di dargli una mano in veste di consigliere comunale. Quando sono diventato sindaco io non sapevo da che
parte incominciare. Mi metto nelle vesti di chi verrà dopo
di me e, auspicando che sia della lista alla quale appartengo, mi sento in dovere di aiutarlo».
Quale futuro vede per le Valli del Natisone sotto il profilo
amministrativo?
«Vedo un Comune unico, al massimo due. Va fatta, però,
una legge che garantisca rappresentatività a tutto il territorio. Non posso pensare che San Pietro, con i suoi duemila abitanti, elegga tutti o quasi i consiglieri comunali,
lasciando le briciole a Pulfero e Savogna. Bisogna trovare la formula, affinché tutte le realtà siano rappresentate.
Diversamente una buona amministrazione risulterebbe
impossibile».
Ezio Gosgnach
(Dom, 31. 3. 2014)
VALCANALE
Richiesta dell’insegnamento continuativo
di sloveno e tedesco
Gabrovec e De Monte sull’istruzione
nelle lingue minoritarie
Sollecitare l’attenzione della Regione e dello Stato sulla
necessità impellente di un finanziamento sistematico volto
a garantire in Valcanale l’insegnamento continuativo delle
lingue minoritarie parlate sul territorio, lo sloveno e il tedesco. Questo è l’obiettivo al centro di due recenti incontri in
Valcanale. Il primo ha avuto luogo mercoledì 19 marzo ed
è stato convocato su iniziativa di Claudia Plazzotta e Anna
Wedam, che hanno invitato il vicepresidente del Consiglio
regionale, Igor Gabrovec, a un incontro con il direttore
dell’Istituto comprensivo di Tarvisio, Antonio Pasquariello
e il presidente del circolo tedesco “Kanaltaler Kulturverein”,
Alfredo Sandrini. Pasquariello ha evidenziato le difficoltà
legate alle leggi vigenti sull’insegnamento delle lingue. Nel
Tarvisiano comunque la situazione dell’insegnamento dello
sloveno resta irta di difficoltà, dal momento che attualmente
limitato alle scuole materne ed elementari, non gode di una
copertura finanziaria stabile.
All’incontro i rappresentanti locali hanno chiesto che venga
introdotto l’insegnamento continuativo delle lingue minoritarie locali in tutti i gradi di scuola comprese le superiori e
che, fino alla richiesta istituzione della scuola trilingue, sia
garantito l’insegnamento continuativo dello sloveno e del
tedesco. Considerando il fatto che in Valcanale scomettono
sulla scuola trilingue, Gabrovec ha detto che è comprensibile la richiesta di adottare a modello la classe di Kugy,
che già da tempo è stata introdotta al ginnasio sloveno a
Klagenfurt. Al fine di raggiungere una soluzione concreta
sulla questione del finanziamento, Gabrovec ha consigliato
di rivolgersi all’Ufficio scolastico regionale, all’Ufficio per le
scuole con lingua d’insegnamento slovena e a Lubiana, al
Ministero per gli sloveni d’oltreconfine e nel mondo. Da vicepresidente del Consiglio regionale ha detto che informerà
sulla questione anche la parlamentare slovena Tamara
Bla¡ina, la console slovena a Trieste, Ingrid Sergaœ, nonché il Consiglio regionale e le autorità competenti in Giunta
regionale.
All’incontro ne è seguito un altro con la senatrice del Pd
Isabella De Monte, al quale oltre a Wedam, Plazzotta e
Pasquariello ha preso parte il sindaco di Malborghetto,
Alessandro Oman. Gli intervenuti hanno soprattutto evidenziato l’importanza strategica della conoscenza delle lingue per mantenere i giovani nelle zone montane. Da qui
la necessità di un finanziamento stabile. Oman ha richiamato l’attenzione sull’assenza di una copertura finanziaria per la legge regionale per la minoranza tedesca. De
Monte ha detto che interpellerà sulla questione anche il
ministro all’Istruzione, Stefania Giannini.
Luciano Lister
(Dom, 31. 3. 2014)
Il prefetto di Udine in visita alle organizzazioni slovene
S. PIETRO AL NAT.-ŒPIETAR
Ecco gli sloveni della provincia di Udine
Il testo integrale del promemoria consegnato a Provvidenza Delfina Raimondo
D
i seguito pubblichiamo il promemoria sulle proble - te montana che nel secondo dopoguerra è stata colpita da
matiche della comunità slovena in Provincia di Udine
un forte fenomeno migratorio che in alcuni comuni ha tocche, sottoscritto e stilato dai presidenti provinciali
cato punte dell’80 per cento. Il mancato sviluppo econodell’Unione culturale economica slovena-Skgz, Luigia
mico ha provocato un ulteriore abbandono del territorio
Negro, e della Confederazione delle organizzazioni slovenemontano provocando squilibri ambientali e l’impossibilità
Sso, Giorgio Banchig, è stato consegnato al prefetto di
di sfruttare le sue risorse.
Udine, Provvidenza Delfina Raimondo, venerdì 21 marzo,
Anche dal punto di vista linguistico e culturale la comunità
in occasione della sua visita a San Pietro al Natisone.
slovena ha risentito della negativa temperie nei confronti
delle minoranze dovuta prima all’esasperato nazionalismo,
La comunità slovena della provincia di Udine
poi al fascismo e, a libertà e democrazia riconquistate, al
La comunità slovena della provincia di Udine è presente
clima antisloveno creato ad arte da alcuni settori politici con
in 18 comuni lungo la fascia confinaria con la Slovenia, dalla
il sostegno di organizzazioni paramilitari che, con il preteVal Canale a Resia, dalle Valli del Torre a quelle del
sto dei pericoli derivanti dalla guerra fredda si opponevaNatisone e del Judrio. Si tratta di un’area prevalentemenno al riconoscimento dei diritti linguistici e culturali degli sloSLOVIT N° 2 del 28/2/14 pag. 7
veni della Provincia di Udine. Si arrivò perfino a negare la
stessa esistenza della minoranza e della non appartenenza
dei suoi dialetti all’area linguistica slovena. Tali errate teorie vengono tuttora sostenute da alcuni ambienti che si
oppongono alla tutela della minoranza slovena in Provincia
di Udine ignorando il fatto che l’Associazione Italiana Slavisti
si è pronunciata con due documenti dimostrando scientificamente che i dialetti parlati nell’area di insediamento della
minoranza sono sloveni e che le differenze con la lingua
standard sono dovute a ragioni storiche e geografiche.
Nell’immediato dopoguerra clero locale, operatori culturali, attivisti politici ed emigranti si opposero alla politica di
assimilazione, spesso sostenuta dai governi e dalle istituzioni dello Stato, fondando circoli culturali e organi di stampa, organizzando manifestazioni, collegandosi alle organizzazioni slovene delle province di Trieste e Gorizia. I risultati della loro azione, ispirata e sostenuta dai principi della
nostra Costituzione, si sono manifestate nella crescita della
coscienza di appartenenza alla minoranza slovena, nella
richiesta della tutela linguistica e culturale e, trent’anni fa,
nella nascita della scuola privata bilingue sloveno-italiano.
Si è arrivati così all’approvazione delle leggi nazionali
482/99 di tutela delle minoranze linguistiche storiche, 38/01
di tutela della minoranza slovena e alla legge regionale
26/07 che fece propria, puntualizzò e allargò gli strumenti di tutela della legge 38/01.
La legge 38/01 ha rappresentato una svolta nell'impegno
delle istituzioni volto a sostenere e sviluppare la lingua slovena ed il patrimonio storico e culturale della comunità,
senza dimenticare in provincia di Udine la necessità dello
sviluppo economico del territorio sul quale è insediata.
Decisiva in particolare è stata la statalizzazione della scuola bilingue di San Pietro al Natisone. In questi anni c'è stata
un'evoluzione nell'applicazione della legge 38/01 che tuttavia rimane inattuata in alcuni suoi punti. Positivo è invece il dialogo avviato con la minoranza slovena con l'istituzione del Tavolo istituzionale permanente insediato il 24
settembre 2012 presso il Ministero dell'Interno e la nomina di una figura istituzionale di riferimento – al momento
il vice ministro Filippo Bubbico – ai problemi della minoranza slovena.
Oggi la comunità slovena è una realtà vitale nel panorama culturale della Provincia di Udine ed è attiva in diversi settori, dalla cultura al sociale, dall’editoria alla scuola;
collabora con le istituzioni culturali della Valle dell’Isonzo
in Slovenia ed è aperta nei confronti della realtà friulana
con la quale ha instaurato proficui contatti.
Gentile Signora Prefetto,
cogliamo l’occasione della sua gradita visita per farle presente alcune richieste in attesa di accoglimento e alcune
questioni aperte che vanno risolte per il bene e la crescita della nostra comunità e a vantaggio di tutta la comunità
regionale, pregandola di farsene interprete e portavoce
presso le autorità competenti.
1. Sede dell’Istituto comprensivo statale bilingue italianosloveno di San Pietro al Natisone.
Nel corso del recente incontro con il Commissario del
Governo per il Friuli Venezia Giulia, dott.ssa Francesca
Adelaide Garufi, al quale hanno partecipato sindaco e
amministratori del Comune di San Pietro al Natisone, la dirigente dell’Istituto comprensivo statale bilingue, i rappresentanti dei genitori degli alunni, i presidenti delle organizzazioni slovene SKGZ e SSO, è stato affrontato il problema della futura collocazione della scuola ora dislocata
SLOVIT N° 2 del 28/2/14 pag. 8
in tre sedi.
La proposta dei rappresentanti dei genitori, sostenuta dalla
dirigenza dell’Istituto bilingue e dalle organizzazioni slovene
e non ostacolata dall’amministrazione comunale proprietaria dello stabile, di trasferire la scuola nella Casa dello
studente in seguito ad una sua adeguata ristrutturazione
ha incontrato le perplessità della dott.ssa Garufi che ha prospettato il rischio che i finanziamenti del CIPE non possano
essere facilmente dirottati sul nuovo progetto e che comunque la pratica comporterebbe un allungamento dei tempi.
La dott.ssa Garufi si è impegnata a verificare nelle prossime settimane la fattibilità di tale proposta in tempi ragionevolmente brevi.
Le organizzazioni slovene auspicano che il progetto dei rappresentanti dei genitori possa essere realizzato in quanto
la vecchia struttura risulta già attualmente insufficiente ad
accogliere tutte le classi dell’Istituto e non ha alcuna possibilità di ulteriori ampliamenti.
2. Estensione dell’insegnamento bi-trilingue in Provincia di
Udine
Un numero crescente di genitori degli alunni e alcune amministrazioni comunali della fascia confinaria che rientrano
nel territorio di tutela della minoranza slovena in Provincia
di Udine, hanno avanzato l’esigenza di estendere l’insegnamento bilingue (italiano-sloveno) nei Comuni di Taipana
e Lusevera e trilingue (italiano-sloveno-tedesco) nei
Comuni di Tarvisio e Malbolghetto-Valbruna.
Le organizzazioni slovene prendono atto con soddisfazione di tale richiesta auspicando che trovi soddisfazione in
tempi rapidi. Resta aperta la questione se le nuove scuole bilingui possano essere istituite nell’ambito dell’Istituto
comprensivo monolingue di Tarcento, come proposto dal
Comune di Taipana con il sostegno delle amministrazioni
viciniori, o debbano dipendere dall’Istituto comprensivo statale bilingue di San Pietro al Natisone, come richiesto dal
Comune di Lusevera.
Pur non entrando nel merito della questione, che comunque dovrà essere risolta nell’ambito delle leggi e delle normative vigenti, e nel rispetto delle istanze che emergono
dal territorio, le organizzazioni slovene ritengono che l’esperienza trentennale dell’Istituto di San Pietro al Natisone
rappresenti una garanzia per un efficace avviamento della
scuola bilingue in quei Comuni.
3. Istruzione superiore bilingue
Un crescente numero di genitori avverte la necessità che
i loro figli, terminata la scuola secondaria di primo grado,
possano accedere all’istruzione di secondo grado in modo
da affrontare con la dovuta preparazione eventuali studi
presso le università slovene. Quanti scelgono di frequentare gli istituti superiori sloveni devono recarsi a Gorizia
affrontando notevoli disagi dovuti alla distanza. I genitori
degli studenti e le organizzazioni slovene auspicano che
vengano istituiti indirizzi di studi superiori attraverso la collaborazione delle istituzioni scolastiche della Valle
dell’Isonzo in Slovenia e attingendo ai fondi dei progetti
europei.
4. Ufficio per i cittadini di lingua slovena a Cividale del Friuli
Il comma 4 dell’articolo 8 della legge di tutela della minoranza slovena prevede che «Nelle zone centrali delle città
di Trieste e Gorizia e nella città di Cividale del Friuli, invece, le singole amministrazioni interessate istituiscono, anche
in forma consorziata, un ufficio rivolto ai cittadini ancorché
residenti in territori non previsti dall'articolo 4» che defini-
sce l’ambito territoriale della tutela. Mentre nelle città di
Trieste e Gorizia questi uffici sono stati aperti, a Cividale
del Friuli la disposizione della legge non è stata ottemperata ed attualmente alcune funzioni di tale ufficio sono affidate temporaneamente tramite apposita convenzione dal
Comune al Circolo di cultura Ivan Trinko.
In base agli impegni assunti dall’amministrazione comunale
in diverse occasioni, in particolare ai risultati emersi durante l’incontro tra vari soggetti istituzionali avvenuto il 15. 09.
2010 con il prefetto di Udine, dott. Ivo Salemme, e il parere espresso dalla Prefettura sull’emissione delle carte d’identità bilingui in data 08. 08. 2011, le organizzazioni slovene auspicano che l’ufficio per i cittadini di lingua slovena venga aperto al più presto in collaborazione con gli enti
e le amministrazioni interessate.
5. Consulta per i problemi della minoranza slovena
L’articolo 21 della legge di tutela stabilisce che «l’assetto
amministrativo, l’uso del territorio, i piani di programmazione
economica, sociale ed urbanistica e la loro attuazione anche
in caso di espropri devono tendere alla salvaguardia delle
caratteristiche storico-culturali». A tal fine, d’intesa con il
Comitato paritetico per l’attuazione della legge di tutela,
«negli organi consultivi competenti deve essere garantita
una adeguata rappresentanza della minoranza slovena».
Poiché in provincia di Udine questo articolo della legge è
del tutto disatteso, gli amministratori di lingua slovena e le
organizzazioni SKGZ e SSO intendono costituire una
Consulta di carattere consultivo per i problemi della comunità linguistica slovena delle Valli del Natisone, Valli del
Torre, Resia e Valcanale che esprimerà pareri in merito ai
problemi della comunità slovena e chiederà di essere obbligatoriamente interpellata dagli enti pubblici nei casi previsti dalla legge. In particolare la Consulta interverrà in merito alle proposte sulla riforma regionale degli enti locali che
non potrà prescindere dalle norme della legge 38/2001 (e
in particolare dall'articolo 21).
6. Sviluppo sociale ed economico
L’articolo 21 prevede anche l’attuazione di «interventi volti
allo sviluppo dei territori dei comuni della provincia di Udine
compresi nelle comunità montane del Canal del Ferro - Val
Canale, Valli del Torre e Valli del Natisone, nei quali è storicamente insediata la minoranza slovena» l’erogazione di
516.456,899 euro. Nello spirito della legge tale somma
doveva essere destinata in particolare alle imprese agricole, artigianali e turistiche nonché agli enti ed organizzazioni slovene finalizzati a consolidare e creare posti di
lavoro, al fine di contribuire a fermare la gente sul territorio e arginare il fenomeno sempre presente dell’emigrazione. Purtroppo le amministrazioni comunali hanno usato
tali contributi per la realizzazione di opere pubbliche che
potevano essere finanziati attingendo ad altre leggi.
Le organizzazioni slovene chiedono che la somma venga
destinata alle imprese e organizzazioni locali per progetti
volti allo sviluppo dei territori e ne venga adeguatamente
aumentata l’entità in modo da colmare il calo del valore
dovuto all’inflazione e costituire un fondo di efficace intervento per avviare e sostenere attività produttive in particolare nel territorio montano.
7. Comitato istituzionale paritetico
E' in corso in queste settimane, sia a livello di governo centrale che a livello regionale, l'iter per il rinnovo del Comitato
istituzionale per i problemi della minoranza slovena, istituito ai sensi delle legge 38/2001. Trattandosi di un mec-
canismo di nomina molto complesso che potrebbe allungare i tempi, mentre il vecchio Comitato è di fatto scaduto, e considerata l'importanza dell'organismo le chiediamo
un suo intervento perché si acceleri l'iter di nomina a tutti
i livelli istituzionali.
L’OPINIONE
Visita importante per la comunità slovena
Ci sono state ben due visite, nel giro delle ultime tre settimane, di rappresentanti specifici dello Stato agli sloveni
della provincia di Udine. Si tratta del prefetto di Trieste, nella
sua veste di commissario di Governo per il Friuli Venezia
Giulia, dott.ssa Francesca Adelaide Garufi, e il prefetto della
provincia di Udine, dott.ssa Provvidenza Delfina Raimondo.
Mi piace ricordare che la Prefettura in quanto tale è l’articolazione territoriale del Governo in ambito locale. Quel
governo che, se non opportunamente sollecitato ed edotto, ha ben altre cose a cui pensare piuttosto che a grattacapi di qualche vallata sperduta sulle linee dei confini di
Stato. Oggi non c’è neppure più il «grattacapo» della Cortina
di ferro; l’aggressività «slavo-comunista» fa paura solo agli
smemorati e fa comodo ai fomentatori di discordie e ataviche paure. Non so se sia un segno del destino, ma
entrambi i prefetti, che abbiamo accolto a San Pietro/Œpietar
il 6 ed il 21 marzo, sono donne che vantano carriere di prestigio. Non c’ero il 6 marzo, ma son contento d’esserci stato
all’incontro seguente, quello con la dott.ssa Provvidenza
Delfina Raimondo. Mi è sembrata una figura di maestra,
ma di quelle materne di una volta e se mi è piaciuto qualcosa di particolare è stato quell’interesse che ha dimostrato
per le nostre faccende e l’apprezzamento per la nostra cultura, attenta e coinvolta dall’immagine particolarmente efficace che le è stata offerta nella visita – guidata dalla sua
ideatrice, arch. Donatella Ruttar – del museo virtuale
«Slovensko multimedialno okno -SMO», cioè finestra multimediale slovena. Dati, prospetti, immagini, suoni, canti,
paesaggi, evocazioni, suggestioni che si presentano
all’occhio ed all’orecchio per raggiungere il cervello e il
cuore.
Mia madre citava spesso, nelle difficoltà la «bo¡ja previdinga», la provvidenza divina, quando ogni altra provvidenza si mostrava vana. A questo ricordo, quello a mia
madre, mi ha ricondotto il nome del prefetto di Udine, e…
l’ho associato al suo ruolo. Un ruolo tutt’altro che leggero
e facile, dato per definizione che «le Prefetture sono gli Uffici
territoriali del Governo, che esse svolgono un’azione propulsiva, di indirizzo, di mediazione sociale e di intervento,
di consulenza e di collaborazione, anche rispetto agli enti
locali, in tutti i campi del fare amministrazione». E Dio solo
lo sa quanto di tutto questo abbiamo bisogno nelle nostre
valli!
Alla dottoressa non può essere certo chiaro tutto il quadro
della complessa realtà della nostra terra, degli abitanti che
la abitano ancora e di quelli che l’hanno abbandonata, ma
che l’amano ancora e che si preoccupano delle sue sorti.
Ma se l’interesse e la passione che ha dimostrato nella sua
visita, se l’attenzione e la compartecipazione con cui ha
dialogato con noi – che abbiamo cercato di rappresentare al meglio le tante ipoteche che pesano sul futuro delle
nostre valli – se tutto ciò avrà un riflesso diretto sulle sue
funzioni istituzionali, possiamo aver fiducia che l’abbandono
secolare di cui abbiamo sofferto sarà mitigato e che qualSLOVIT N° 2 del 28/2/14 pag. 9
che richiamo ai centri nevralgici dei poteri dello Stato potrà
giovare al bene di tutti, al di là dei colori politici che si ravvivano ad ogni turno elettorale. Non abbiamo evidenziato
nei colloqui i sapori amari dei dissidi linguistici, di inventori di nuovi idiomi, di sogni di autonomie di Slavie più o
meno vive. Ma abbiamo parlato di voglia di rinascita, di vivacità culturale, di «scuola» aperta, di salvaguardia di cultura, tradizioni, e perfino di cucina.
Riccardo Ruttar
(Dom, 31. 3. 2014)
S. PIETRO AL NAT.-ŒPIETAR
L’on. Pellegrino incontra il direttivo Sso
«Non ci può essere sulla minoranza slovena
il monopolio di alcune forze politiche o di singoli
parlamentari», ha affermato.
Nella sede della Comunità montana Torre, Natisone e Collio
a San Pietro al Natisone, venerdì 28 febbraio ha avuto luogo
un lungo e cordiale incontro tra il consiglio direttivo regionale della Confederazione delle organizzazioni slovene
(Sso) e l’on. Serena Pellegrino deputata di Sinistra, ecologia e libertà (Sel) alla Camera, accompagnata dal consigliere provinciale Fabrizio Dorbolò e dal consigliere comunale di Udine Andrea Sandra.
Il presidente della Sso, Drago Œtoka, ha presentato alla parlamentare la Confederazione, evidenziandone l’ispirazione ideale e la proficua attività in tutte e tre le province nelle
quali sono insediati gli sloveni. «Siamo un’organizzazione
della società civile e vogliamo tenere aperto un canale di
dialogo con tutti gli interessati. La nostra comunità è riconosciuta e tutelata da trattati internazionali», ha detto, chiedendo all’on. Pellegrino particolare attenzione ai tentativi
di modificare la legge 38/2001, normativa raggiunta con
tanta fatica e ancora lontana dalla piena attuazione.
Quindi il presidente si è soffermato su questioni di stretta
attualità. In particolare ha evidenziato la spinosa questione della nomina del nuovo presidente del Teatro stabile sloveno avvenuta a maggioranza, con i rappresentanti di
Regione, Provincia e Comune di Trieste che si sono schierati al fianco di una delle organizzazioni principali slovene. «Riteniamo che ciò non sia in linea con lo statuto del
teatro, in quanto esso stabilisce che la presidenza debba
essere frutto di un accordo tra le tre componenti slovene
presenti nel consiglio di amministrazione. Perciò la Sso ha
congelato la propria partecipazione all’organismo», ha detto
Œtoka, che ha poi affrontato il sistema di finanziamento delle
organizzazioni della comunità slovena.
«L’assessore regionale Gianni Torrenti – ha spiegato – ha
espresso l’intenzione di modificare l’attuale sistema,
dando spazio al finanziamento di progetti. Noi siamo convinti che si debba tenere conto in primo luogo dell’attività
ordinaria, del lavoro capillare sul territorio e delle istituzioni che hanno dipendenti. La nostra confederazione presenterà alla Regione una dettagliata proposta». Nel dibattito sono emerse diverse perplessità sul sistema dei progetti, in quanto esso potrebbe favorire la discrezionalità nella
ripartizione dei fondi.
A tal proposito il presidente della Sso per la provincia di
Udine, Giorgio Banchig, ha posto l’accento sulla pesante
discriminazione della componente di ispirazione cattolica
nel recente riparto dei fondi straordinari 2013 per Slavia,
SLOVIT N° 2 del 28/2/14 pag. 10
Resia e Valcanale. «Collaboriamo con tutti, il nostro apporto alla comunità in termini ideali e di attività è notevole, direi
indispensabile al suo sviluppo, come dimostra la realizzazione del museo multimediale Smo, eppure la nostra presenza è appena tollerata», ha affermato. «La sentenza di
morte per gli sloveni della provincia di Udine è stata emessa quasi 150 anni fa. Se siamo ancora vivi e vitali lo dobbiamo in primo luogo all’opera e ai sacrifici dei sacerdoti
sloveni, dei quali le nostre associazioni sono eredi».
Nel suo intervento, l’on. Pellegrino ha posto in evidenza
l’impegno di Sel a favore dei diritti civili, tra i quali quelli
delle minoranze linguistiche hanno un posto rilevante.
Quanto agli sloveni, ha evidenziato che parecchi esponenti
della comunità sono molto attivi nel partito e lo sollecitano a lavorare sulle questioni aperte. «Il nostro impegno –
ha detto – non è finalizzato a un tornaconto elettorale, piuttosto al riconoscimento dei diritti delle persone e delle comunità. Non ci può essere sulla minoranza slovena il monopolio di alcune forze politiche o di singoli parlamentari».
Impegnandosi a verificare le criticità emerse nel corso dell’incontro, la parlamentare ha preannunciato anche interventi sulla questione della corretta grafia dei nomi e cognomi sloveni sui documenti personali. Tra l’altro, rispondendo a una sollecitazione del presidente provinciale Sso di
Gorizia, Walter Bandelj, ha detto di considerare una sorta
di ghettizzazione il fatto che le carte d’identità bilingui abbiano un colore diverso da quelle monolingui e inaccettabile
che il testo in sloveno sia stampato in un corpo più piccolo rispetto a quello in italiano.
Da parte sua, il consigliere provinciale Fabrizio Dorbolò,
ha ribadito che Sel vuol dare voce e rappresentanza alla
comunità slovena. In questo senso, ha espresso la necessità di seguire attentamente la trasformazione delle
Province in enti elettivi di secondo grado, soprattutto nella
definizione dei collegi elettorali, in modo da garantire la presenza di consiglieri sloveni. «Mentre a Trieste e Gorizia non
dovrebbero esserci problemi, a Udine i rischi sono davvero grandi. Ci vorrebbe un collegio apposito».
(www.dom.it 4.3.2014)
SLOVIT/SLOVENI IN ITALIA
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ROMA-RIM
Insoddisfazione nella minoranza per il testo approvato a Montecitorio
La nuova legge elettorale delude le attese
della comunità slovena
La rappresentanza parlamentare continuerà a dipendere dalla volontà dei partiti
G
li ultimi tre mesi sullo scenario politico italiano sono
stati molto intensi. A fare da protagonista l’ex sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che in meno di tre
mesi è diventato prima segretario del Pd, attualmente il
maggiore partito politico in Italia, e poi presidente del
Consiglio dei ministri.
L’affermazione del trentanovenne Matteo Renzi rappresenta
una grande novità, nella quale gli italiani riversano le loro
speranze per uscire dalla grave crisi economica. Un compito che richiederà un grande sforzo al Governo italiano,
che conta un esiguo numero di ministri. Un esempio eloquente, frutto della situazione attuale, è l’iter della nuova
legge elettorale, che è ancora al vaglio del Parlamento e
che riguarda da vicino anche la comunità slovena in Friuli
Venezia Giulia.
La necessità di una nuova legge deriva da quella vecchia
e inadeguata, il cosiddetto “porcellum”, che la Corte costituzionale ha definito incostituzionale a causa delle liste bloccate e del premio di maggioranza senza soglia. A questo
proposito, Matteo Renzi, prima di assumere le redini del
governo, ha raggiunto un accordo con Silvio Berlusconi su
una nuova legge elettorale, il cosiddetto “Italicum”, al fine
di trasformare il Senato in camera delle autonomie e di riformare il titolo quinto della Costituzione italiana.
L’Italicum poggia sul sistema proporzionale, conserva liste
bloccate, ma più circoscrizioni, non prevede preferenze –
ferma richiesta questa di Berlusconi. La coalizione vincente
prende il premio di maggioranza se raggiunge o supera il
35% dei voti validi. L’Italicum fissa al 12% la soglia di accesso per le coalizioni, al 5% per le singole liste legate alla
coalizione, e all’8% per le singole liste e non coalizzate.
Per le liste di coalizioni, che sono espressione delle minoranze linguistiche, la soglia di accesso è del 20% a livello
regionale, raggiungibile solo dai Sudtirolesi e dai Valdostani.
La riforma della legge elettorale offre l’opportunità di realizzare le norme contemplate dall’articolo 26 della legge di
tutela 38/2001. Sin dall’inizio era chiaro che nella nostra
minoranza slovena questo non è per tutti una priorità.
Probabilmente per questo motivo nella rappresentanza
comune non si è giunti ad una proposta unitaria, che poteva essere presentata già al tavolo governativo e ora in forma
di emendamento.
Il partito della Slovenska skupnost, con il sostegno della
Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, si è
espressa chiaramente a favore dell’elezione autonoma da
parte degli sloveni di un solo rappresentante in ogni ramo
del parlamento. La legge elettorale potrebbe riprendere la
soglia elettorale al’1%, valida a livello regionale. Nel contempo questo consentirebbe una sorta di elezione all’interno della minoranza.
Il partito sloveno ha proposto anche un’altra alternativa: il
rappresentante in parlamento verrebbe eletto in quei comuni e quartieri di Gorizia e Trieste, dove la minoranza slo-
vena è significativa e in questo modo la soglia di accesso
sarebbe del 7%. La base per questo sarebbe l’elenco dei
comuni, soggetti all’applicazione della legge di tutela.
Entrambi gli emendamenti sono stati depositati dai rappresentanti del Svp. Purtroppo a causa del troppo rigido
accordo tra Renzi e Berlusconi, non sono passati.
La deputata Slovena Tamara Bla¡ina (Pd) ha proposto che
la circoscrizione elettorale racchiuda tutti i comuni inseriti
nel territorio di tutela, compresi Gorizia e Trieste, e una
soglia di accesso pari al 10%. E questo è chiaramente al
di fuori delle nostre possibilità. Negli ultimi giorni Bla¡ina
ha presentato un sottoemendamento, che prevede una circoscrizione particolare, nella quale è storicamente presente
la comunità nazionale slovena e che il governo è autorizzato a tracciare.
In sostanza non si profila nulla di concreto per noi, dal
momento che tutto dipende dalla volontà politica del
momento dei partiti nazionali. È difficile immaginare quale
sarà l’intreccio finale sulla legge elettorale e soprattutto quali
le norme per la rappresentanza slovena nel Parlamento italiano. Gli sviluppi non promettono niente di buono. Per chiudere potremmo dire che per gli sloveni non si profila altra
soluzione se non quella che ci garantisce il diritto di scegliere da soli i propri rappresentanti. In questo contesto
sarebbe opportuno un intervento deciso anche da parte del
governo della Slovenia.
Julijan #avdek
(Novi glas, 13. 3. 2014)
ROMA-RIM
«Vogliamo la tutela dei diritti e il rispetto
delle leggi!»
Accolto dal Governo l’Ordine del giorno della deputata
Tamara Bla¡ina
Durante la notte tra martedì e mercoledì (11 e 12 marzo,
ndt.) il governo ha accolto l’ordine del giorno presentato
dalla deputata Tamara Bla¡ina insieme ai deputati
Plangger, Rosato, Alfreider, Gebhard, Ottobre e Garavini.
L’ordine del giorno deriva dal fatto che l’attuale iter parlamentare della nuova legge elettorale trascura il fatto che
nella regione Fvg è storicamente presente la minoranza linguistica slovena in 32 comuni delle province di Trieste,
Udine e Gorizia. L’ordine del giorno si riferisce alla legge
di tutela n. 38 del 2001 che all’articolo 26 prevede che le
leggi elettorali per l’elezione di Senato e Camera contengano delle norme per facilitare l’elezione dei candidati della
minoranza slovena. Poiché la legge fino a questo momenSLOVIT N° 2 del 28/2/14 pag. 11
to non è stata rispettata, è stato leso un diritto fondamentale previsto dalla Costituzione e da numerosi accordi internazionali. I cittadini italiani di lingua slovena del Fvg si aspettano molto dall’attuale legge elettorale che è in discussione, per questo viene valutata positivamente l’approvazione del subemendamento che riguarda il Fvg. L’ordine del
giorno obbliga il Governo, con l’approvazione della legge,
a dare la possibilità alla minoranza slovena di una rappresentanza facilitata nell’istituzione di circoscrizioni elettorali plurinominali.
La deputata Bla¡ina nella seduta di ieri mattina (12 marzo,
ndt) del Parlamento, con il consenso di tutto il gruppo del
Partito democratico ha preso la parola nell’ambito delle
dichiarazioni di voto (il suo intervento è stato interamente
riportato dalla televisione). Ha sottolineato che la minoranza
slovena, insieme alle minoranze tedesca e francese, è una
di quelle riconosciute, ma è trattata molte volte in maniera diversa. Ha espresso insoddisfazione per il fatto che per
la prima volta una legge elettorale si confronti con questo
aspetto in maniera del tutto insoddisfacente. Di tutti gli
emendamenti presentati è stato approvato solo un subemendamento e un ordine del giorno. Si tratta di un primo
piccolo passo che non risponde alle aspettative degli sloveni in regione, ha detto ancora Bla¡ina e ha espresso l’aspettativa che nel prossimo procedimento di approvazione della legge, si ponga rimedio a questa mancanza e a
questo proposito ha citato l’articolo 26 della legge di tutela. «Non pretendiamo privilegi o l’assicurazione di poltrone, che sono garantiti dalla Costituzione, come vale per
esempio per gli italiani in Slovenia, ma con determinazione chiediamo la tutela dei nostri diritti e il rispetto delle leggi
dello Stato», ha ribadito Bla¡ina.
Fedriga critico nei confronti del Partito democratico e di
Bla¡ina
In relazione all’intervento di ieri di Bla¡ina in parlamento,
il deputato della Lega Nord, Massimiliano Fedriga, in una
nota ha affermato che «il PD finge di preoccuparsi per le
minoranze, quando in realtà vuole solamente un’altra poltrona in regione». A Bla¡ina e al Pd, secondo Fedriga, interessa solo la poltrona sulla pelle del «partito regionale della
Slovenska skupnost».
Sel: confusione e ricatto
In relazione alla nuova legge elettorale, il partito di Sel giudica in maniera molto negativa che l’aggiunta (prima firmataria Tamara Bla¡ina) riguardo le circoscrizioni elettorali e la minoranza slovena sia stata delegata al Governo
che, in maniera completamente autonoma dal Parlamento,
disegnerà le nuove circoscrizioni. Per questo motivo Sel,
come afferma il consigliere regionale Serena Pellegrino,
ha votato contro quest’aggiunta che giudica come una vera
e propria confusione e «ricatto politico». L’emendamento
iniziale di Bla¡ina, che citava esplicitamente gli sloveni,
secondo Sel, ha completamente cambiato e appiattito il
subemendamento della deputata di Forza Italia Elena
Centemero che, oltre a menzionare in maniera generale
la legge di tutela n. 38, cita anche la comunità nazionale
tedesca del Sud Tirolo. Per Sel questo atteggiamento era
inaccettabile, per questo i rappresentanti di questo gruppo hanno votato contro. Pellegrino in una nota si lamenta
che la deputata del Partito democratico abbia dovuto “digerire” tale confusione e, come detto, ricatto.
Secondo Sel questa norma non è utile né alla minoranza
slovena, né al Friuli Venezia Giulia. Nel proseguimento della
lettura della legge elettorale in Parlamento il partito guidato
SLOVIT N° 2 del 28/2/14 pag. 12
da Vendola si batterà per l’attuazione della legge di tutela della minoranza slovena e per la creazione di una circoscrizione elettorale che sia conforme al testo e allo spirito di questa legge.
Traduzione di Ilaria Banchig
(Primorski dnevnik, 13. 3. 2014)
IL COMMENTO
La Slovenska skupnost denuncia:
non c’è rappresentanza agevolata
Il partito sloveno Slovenska skupnost lamenta che il
Parlamento nell’approvazione delle modifiche della legge
elettorale abbia del tutto trascurato il diritto della minoranza slovena ad avere una rappresentanza agevolata in
Parlamento, come invece è stabilito nella legge di tutela.
Lo afferma in un comunicato stampa il segretario regionale
del partito della Slovenska skupnost, Damijan Terpin. «È
stato approvato solo il subemendamento di Bla¡ina, sulla
base del quale il Governo, nel momento in cui ridisegnerà
le circoscrizioni elettorali, dovrà rispettare la presenza della
comunità nazionale slovena in Fvg. In pratica questo decreto non porta assolutamente niente alla minoranza slovena. Questo vuol dire che noi sloveni non abbiamo fatto nessun passo in avanti, visto che qui si parla delle liste che
sono espressione delle minoranze nazionali che raggiungevano già la soglia del 20% a livello regionale, cosa che
noi sloveni non possiamo raggiungere, visto che non arriviamo neanche al 10% del panorama elettorale del Fvg.
Rimaniamo, quindi, ostaggio nelle mani dei partiti nazionali che decideranno, come hanno fatto fino ad ora, se nelle
loro liste ci saranno o meno candidati sloveni, esattamente come decideranno quale candidato sloveno mettere in
lista», afferma la Slovenska skupnost.
L’approvazione del subemendamento della deputata
Bla¡ina, rappresenta, quindi, un formale sollievo per una
grave ferita che ha nuovamente dovuto subire la nostra
comunità nazionale. In questo modo il Parlamento italiano ha anche trovato un alibi, con cui lo Stato italiano afferma che mette in atto il dettato della legge di tutela. Oltretutto,
alla minoranza slovena è stata anche tolta la possibilità di
adire a vie legali per far valere il proprio diritto di essere
rappresentata in Parlamento.
Questo è, quindi, un modesto risultato del lavoro della rappresentanza slovena in Parlamento, che si è dimostrata
ancora una volta debole, soprattutto nel momento in cui la
destra e la sinistra riescono a trovare accordi sulla nostra
pelle. Grande parte della responsabilità per la situazione
che si è venuta a creare è da attribuire al Partito democratico che nelle ultime elezioni parlamentari ha preso gran
parte dei voti degli sloveni, ma non era pronto nemmeno
ad un accenno agli sloveni in Italia nell’inutile subemendamento della deputata slovena, visto che in esso si nominano in generale le minoranze nella nostra regione, non
in particolare quella slovena. Allo stesso modo si è rivelato del tutto inefficace il Governo sloveno che non è stato
ascoltato, cosa che mette in dubbio anche l’autorità e la
credibilità internazionale dell’attuale governo sloveno.
La Slovenska skupnost ringrazia i parlamentari del partito
popolare del Sud Tirolo, soprattutto il membro della commissione parlamentare, Albrecht Plangerr, di aver inserito
nel procedimento gli emendamenti proposti dal partito della
Slovenska skupnost.
La Sloveska skupnost è dispiaciuta del fatto che nella minoranza non ci fosse il consenso minimo per la rappresentanza agevolata cosa che ha causato sicuramente l’insuccesso finale. La Slovenska skupnost si impegnerà affinché il testo di legge possa essere cambiato per la discussione in Senato. Per questo è necessario però un altro
approccio sia da parte di tutta la minoranza slovena sia da
parte del Governo sloveno, scrive nel comunicato la
Slovenska skupnost.
Anche secondo il vicepresidente del Consiglio regionale e
rappresentante della Slovenska skupnost in Regione, Igor
Gabrovec, la nuova legge elettorale lede i diritti della minoranza slovena in Fvg. «La legge per le liste dei candidati,
che sono espressione delle minoranze linguistiche e nazionali, prevede la soglia del 20% nella circoscrizione elettorale. La minoranza slovena che è numericamente debole
e che vive in un territorio abbastanza ampio, non può raggiungere una soglia così ampia. Poiché la legge prevede
anche liste chiuse senza la possibilità di voti di preferenzia, è l’unica possibilità per scegliere i candidati e quindi
anche la maggior parte degli eletti in Parlamento, possibilità lasciata a partiti egemonici poco numerosi. Alla minoranza slovena nella nostra regione è stata nuovamente tolta
la possibilità di scegliere liberamente ed eleggere i suoi rappresentanti in Parlamento cosa che è in evidente contraddizione con i diritti principali della costituzione e della
legge di tutela 38/01. In questo modo si mette in dubbio
anche la costituzionalità della legge elettorale appena
messa al voto», ha sottolineato Gabrovec.
In relazione alla rappresentanza degli sloveni negli organi eletti ha espresso la sua opinione anche il presidente
del consiglio provinciale di Trieste, Maurizio Vidali
(Slovenska skupnost) che durante l’incontro di ieri (11
marzo, ndt) tra i presidenti dei consigli provinciali a Roma,
ha detto che sia la Regione sia il Governo italiano limitano molto le possibilità per le elezioni dei rappresentanti della
minoranza slovena. Vidali ha affermato che la legge regionale numero 14 che parla delle lezioni provinciali di 2° grado
e la nuova legge elettorale nazionale non prevedono nessuna facilitazione per l’elezione dei rappresentanti della
minoranza.
Traduzione di Ilaria Banchig
(Primorski dnevnik, 12. 3. 2014)
REGIONE
Torrenti incontra la console slovena
a Trieste, Ingrid Sergaœ
«Siamo consapevoli che occorre trovare un meccanismo
per garantire una rappresentanza nel Parlamento italiano
alla minoranza slovena in Italia. Per questo
l'Amministrazione regionale sta seguendo con attenzione
l'iter della nuova legge elettorale nazionale e ha sensibilizzato su questo tema i parlamentari eletti in Friuli Venezia
Giulia». Lo ha detto l'assessore regionale alla Cultura,
Gianni Torrenti, che ha recentemente incontrato a Trieste
il console generale di Slovenia, Ingrid Sergaœ. «Attraverso
la definizione dei collegi oppure mediante altri strumenti,
dobbiamo poter essere ragionevolmente certi che venga
eletto un parlamentare della minoranza», ha precisato
Torrenti, rispondendo alla console, che aveva spiegato
come il Governo sloveno stia seguendo gli sviluppi della
riforma elettorale in Italia, oltre che il riordino delle autonomie locali in Friuli Venezia Giulia, con il previsto superamento delle Province.
Nel corso del colloquio, sottolineato come siano ancora
attuali le norme a tutela della minoranza linguistica slovena (legge 38/2001) e la Commissione regionale consultiva, l'assessore Torrenti ha rappresentato la volontà della
Regione di «innovare e semplificare» le iniziative a sostegno delle attività della minoranza: da un lato «premiando
qualità e capacità progettuale», dall'altro «superando il
finanziamento diretto alle realtà più piccole per privilegiare un sistema di autogestione che faccia perno sulle quattro associazioni più rappresentative in ambito culturale e
sportivo». Non solo. Per Torrenti l'integrazione passa anche
attraverso la possibilità per le associazioni della minoranza di accedere ad altri filoni contributivi. Opportunità che
la console Sergaœ, esprimendo soddisfazione per l'attenzione del Friuli Venezia Giulia ha per la minoranza slovena, ha giudicato positivamente, reputandola di interesse in
particolare per le nuove generazioni. Sergaœ e Torrenti
hanno parlato anche del coordinamento delle manifestazioni in occasione del centenario della Grande Guerra, che
prenderanno avvio il 6 luglio con il concerto-evento diretto da Riccardo Muti al Sacrario di Redipuglia (GO). «Penso
che sloveni e italiani debbano lavorare assieme su nuovi
ambiziosi progetti». Tra questi, riferendosi a un recente
incontro a Lubiana, Torrenti ha ipotizzato che un gruppo
di storici sloveni e italiani possa approfondire la storia del
periodo della prima guerra mondiale.
«Cercare di avere un'interpretazione comune delle cause
della prima guerra mondiale potrebbe aiutare anche a rileggere storicamente gli eventi successivi». L'assessore
Torrenti ha anche riferito alla console di un progetto, discusso assieme a rappresentanti di Francia e Belgio, che potrebbe portare al riconoscimento da parte dell'Unesco dei luoghi cimiteriali della Grande Guerra.
ARC/PPD
(www.regione.fvg.it)
S. PIETRO AL NAT. - ŒPIETAR
Un viaggio in Europa tramite
le minoranze linguistiche
Conferenza del giornalista e politologo Bojan Brezigar
Le minoranze linguistiche in Europa storicamente hanno
rappresentato un grande problema. A partire dalla
Rivoluzione francese si è affermato il principio dello stato
nazionale: uno stato, una nazione, una lingua.
Ovviamente le minoranze linguistiche erano un elemento
di disturbo, tanto più in una situazione in cui i confini non
erano definiti. L'Alsazia (l'alsaziano è una variante del tedesco), per esempio, nel corso della storia ha fatto parte alternativamente per due volte della Germania e due volte della
Francia a cui oggi appartiene.
In questi giorni è tragicamente attuale il caso dell'Ucraina,
stato indipendente dal 1991, lacerata tra quanti considerano loro alleato e partner commerciale la Russia, prevalentemente nella parte sud-orientale, e quanti invece si sono
schierati per una maggiore integrazione con l'Occidente,
in particolare con l'Unione europea. Una divisione che ricalSLOVIT N° 2 del 28/2/14 pag. 13
ca anche le vicende storiche del paese diviso per secoli
tra Polonia e impero Austro-ungarico da una parte e Russia
dall'altra. Oggi la percentuale di ucraini di madre lingua
russa è molto alta (secondo alcune stime attorno al 30%).
I generali dell'esercito ucraino parlano russo, la chiesa utilizza il russo. È ‘bizzarro’ poi che pur in presenza di una
forte minoranza linguistica rumena nella zona di Odessa
sia stata istituita una scuola bilingue ucraino-bulgara.
Un altro caso interessante, che richiama le polemiche di
casa nostra, è quello svedese del meänkieli. Si tratta di un
dialetto finlandese che si parla su entrambe le sponde del
fiume che segna il confine con la Svezia. In Finlandia viene
considerato un dialetto, in Svezia è tutelato come minoranza
linguistica, così come viene tutelato il finlandese. Il fatto
curioso è che meänkieli significa letteralmente “la nostra
lingua”, come a dire “po naœem”.
Un viaggio affascinante in un'Europa poco conosciuta e con
una chiave di lettura inusuale, quella delle minoranze linguistiche. Questo è stata la conferenza del giornalista e politologo Bojan Brezigar, ospite giovedì 27 febbraio dell'Istituto
per la cultura slovena di S. Pietro al Natisone. Il relatore,
che è stato tra l'altro per 7 anni presidente dell'European
Bureau for Lesser Used Languages, dal 2007 al 2012 presidente del Comitato paritetico per i problemi della minoranza slovena ed è membro del comitato tecnico del governo italiano per l'applicazione della 482 fin dalla sua approvazione, non è solo un esperto dal punto di vista teorico,
conosce le minoranze linguistiche in Europa anche perchè
le ha visitate e più volte.
Durante tutto il periodo della guerra fredda, a livello europeo ed internazionale non ci si è voluti occupare di minoranze linguistiche. Nel 1974 la Provincia di Trieste, presidente Zanetti, organizzò una grande conferenza internazionale sulla tutela delle minoranze linguistiche. In quell'occasione lo studioso Francesco Capotorti, cui le Nazioni
Unite avevano affidato il compito di redigere uno studio sulle
minoranze linguistiche, presentò il suo lavoro. Quanto fosse
sensibile la questione lo dimostra la protesta ufficiale del
presidente francese Pompidou e la lettera che Zanetti successivamente ricevette dal presidente Aldo Moro che per
il futuro gli “raccomandava prudenza”. Lo studio Capotorti
poi rimase nei cassetti dell'ONU a lungo e fu approvato
appena nel 1992.
Una tappa importante fu la Risoluzione del parlamento europeo approvata nel 1981 e nota come documento Arfè, a
cui seguirono altri documenti. Ma la svolta si ebbe nel 1989
con la caduta del muro di Berlino, quando i vertici dei paesi
europei si spaventarono a causa di numerosi conflitti potenziali: nelle Repubbliche Baltiche, in Cecoslovacchia, sui confini della Polonia, nei Balcani, in Moldova. Ed è interessante
che il primo a comprendere questo pericolo fu l'allora ministro degli esteri Gianni De Michelis nell'ambito dell'OCSE,
che per prima mise nero su bianco alcuni principi relativi
alla tutela delle minoranze proprio per scongiurare conflitti e mantenere la stabilità dei confini.
Nel suo interessante excursus sui documenti internazionali relativi alla tutela delle minoranze, Brezigar si è poi soffermato sul periodo 1995-2001 che ha definito il periodo
d'oro per la tutela delle minoranze linguistiche in Europa:
infatti in ben 15 paesi la normativa su questo fronte migliorò.
Anche l'Italia adottò nel 1999 la legge 482, nel 2001 la 38
per la minoranza slovena.
Nel 2004 con l'allargamento dell'UE da 15 a 25 paesi l'attenzione comincia a cadere. Nei 10 nuovi paesi dell'UE solo
due, Slovenia ed Ungheria, avevano affrontato positivamente il tema minoranze. La Romania, per esempio, dove
SLOVIT N° 2 del 28/2/14 pag. 14
vivono 2,5 milioni di ungheresi no, anche se i criteri di
Copenhagen (1993 in vista dell'allargamento dell'UE) esigevano il rispetto e la tutela delle minoranze linguistiche.
Ma ci sono anche altre contraddizioni nell'UE, la Grecia per
esempio che ne faceva già parte (dal 1981), non riconosce alcuna minoranza linguistica. Per quanto riguarda la
loro tutela in Italia, l'aspetto più significativo secondo
Brezigar è il percorso previsto per definire l'ambito territoriale di tutela. È un approccio corretto ed avanzato, sia perchè riconosce una presenza storica, sia riferito al futuro che
è caratterizzato dal mondo globalizzato, in cui le persone
si spostano e quindi implica processi di integrazione.
Quale futuro in Europa per le minoranze linguistiche?
Brezigar si è dichiarato pessimista sul fatto che l'UE assuma qualche competenza in materia di tutela. Comunque
le minoranze linguistiche non sono a rischio poichè hanno
tutte la propria lingua standard scritta. In Asia e in Africa
la situazione è invece diversa, perchè a molte lingua manca
lo standard scritto. E secondo l'Unesco, tra le sei e sette
mila lingue che si parlano nel mondo, prima della fine del
secolo ne scomparirà la metà. Anche perchè i politici non
sono sempre lungimiranti. Se il Sud Africa di Mandela riconosce 14 lingue ufficiali infatti, recentemente il re dello
Swaziland ha deciso che la lingua ufficiale dello stato è l'inglese.
(Novi Matajur, 5. 3. 2014)
TARVISIO-TRBI˘
I soldi della minoranza utilizzati
per il restauro delle facciate
Il Comune ha emesso un bando per oltre 40 mila euro
Similmente ai Comuni di Malborghetto-Valbruna/NaborjetOv@ja vas e Pontebba/ Tablja, anche quello di Tarvisio/Trbi¡
persegue da tempo una strategia di riconversione in chiave turistica del modello di sviluppo del proprio territorio.
Proprio questo lo ha portato ad essere particolarmente
attento al decoro ed alle condizioni di manutenzione delle
strutture e dei terreni siti entro il proprio ambito territoriale ed ha fatto sì che di recente sia stato indetto un bando
per l’erogazione di contributi “una tantum” per il restauro
delle facciate degli immobili che si trovano sul suo territorio. L’amministrazione tarvisiana sembra essersi relativamente impegnata nell’informare la popolazione circa l’opportunità offerta. Fin qui, niente di anomalo – non fosse che,
nello sforzo informativo, si sia mancato di fornire un dato
fondamentale, ovvero la fonte di provenienza dei 40.665,30
euro sul piatto.
I soldi, infatti, discendono dall’art. 20 della legge regionale di tutela della minoranza linguistica slovena, che disciplina gli interventi rivolti allo sviluppo della minoranza stessa nella provincia di Udine. Sulle pagine del bando viene
esplicitamente specificato che il beneficiario del contributo dovrà impegnarsi «a dare indicazione, per anni dieci dalla
data di fine lavori, della fonte di finanziamento dell’iniziativa esponendo una targa, da realizzare a propria cura e
spese secondo il fac-simile che verrà fornito, in un punto
facilmente visibile al pubblico, che unitamente ai loghi dello
Stato italiano, della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia,
della Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro
e Val Canale e del Comune di Tarvisio, riporti la seguen-
te dicitura: «Restauro dell’edificio realizzato con il contributo delle risorse a favore della minoranza linguistica slovena - art. 20 L.R. n. 26/2007». In questa sede, peraltro,
pare opportuno sottolineare la controversa scelta di
esporre una targa solo in italiano per evidenziare l’erogazione di un contributo legato alla tutela della comunità linguistica slovena.
Luciano Lister
(Dom, 15. 3. 2014)
LA REAZIONE
Interrogazione urgente di Gabrovec
alla presidente Serracchiani
Entro il 30 aprile i proprietari di immobili siti nel comune di
Tarvisio hanno la possibilità di richiedere un contributo per
il restauro delle facciate. Sono ammessi al contributo “una
tantum” – come si legge nel bando pubblicato lo scorso 6
marzo dall’amministrazione comunale di Tarvisio – gli interventi consistenti nel tinteggio delle facciate e pitturazione
dei rivestimenti lignei, nella pitturazione/restauro o sostituzione dei serramenti esterni, nella pitturazione/restauro
o rifacimento dei balconi in legno, e nella sostituzione delle
insegne commerciali non coerenti con il contesto.
Sino a qui tutto bene. Arrivati al comma 4 del articolo 5 del
bando però si scopre che i beneficiari dovranno impegnarsi
ad esporre per almeno dieci anni sulle facciate, oggetto dei
lavori, una targa che riporti la dicitura «Restauro dell’edificio realizzato con il contributo delle risorse a favore della
minoranza linguistica slovena – art. 20 L.R. n. 26/2007».
«La lodevole iniziativa assume quindi connotati grotteschi
– commenta il consigliere regionale della Slovenska skupnost Igor Gabrovec. È veramente singolare – continua l’esponente regionale del partito espressione della Minoranza
slovena – l’interpretazione data dal Comune di Tarvisio agli
interventi a favore della minoranza linguistica slovena della
provincia di Udine. Che vantaggi avrà la comunità nazionale slovena, quale sviluppo e quali incidenze positive sulla
minoranza storicamente riconosciuta della nostra regione
sono previsti con questa iniziativa?» si chiede ironicamente
Gabrovec che allo stesso tempo sottolinea che la questione
non è affatto divertente. Nei cassetti, infatti, ci sono innumerevoli altre idee e progetti di grande valenza che attendono di ricevere attenzione e supporti finanziari. Uno di questi, ad esempio, l’imminente bisogno di fondi a sostegno
dei programmi di istruzione in sloveno e tedesco dell’Istituto
omnicomprensivo di Tarvisio, che risultano a rischio di chiusura già dal prossimo anno scolastico.
«Annuncio quindi un’interrogazione urgente alla Presidente
della Regione in cui chiederò di sapere com’è possibile che
i fondi destinati per la tutela di una minoranza linguistica
riconosciuta vengano destinati a interventi generici di manutenzione ordinaria degli immobili e di rivedere le forme di
controllo sui fondi delle leggi regionali che evidentemente
non sono abbastanza efficaci».
(www.regione.fvg.it)
Avevano cancellato le scritte slovene: 3 mesi e 15 giorni con la condizionale
TRIESTE-TRST
Imbrattatori di cartelli bilingui condannati
per discriminazione razziale
La legge Mancino applicata per la prima volta per atti contro la minoranza slovena
l Tribunale di Trieste ha emesso una sentenza storica!
Due imbrattatori, il 36-enne Andrea Franco di
Monfalcone-Tr¡i@ e il coetaneo Lorenzo Degrassi di
Duino-Devin, che nella notte tra il 4 e il 5 aprile 2012 nei
pressi di San Giovani in Tuba-Œtivan avevano imbrattato
le tabelle con i toponimi in sloveno, sono stati condannati a tre mesi e 15 giorni con la condizionale. Nella formulazione della condanna il giudice dell’udienza preliminare
Raffaele Morvay ha considerato il reato di discriminazione verso la minoranza slovena. È la prima volta che un tribunale italiano applica la normativa della cosiddetta legge
Mancino del 1993 per atti rivolti contro la minoranza slovena.
I due imbrattatori erano stati colti sul fatto da Davide Peric.
In precedenza nei pressi di San Giovani in Tuba le scritte
in lingua slovena erano state imbrattate per ben tre volte.
Da qui l’iniziativa di Peric di indagare sui presunti colpevoli fino a coglierli sul fatto e a consegnarli ai carabinieri.
Nell’auto degli imbrattatori le forze dell’ordine hanno trovato degli spray di colore blu, lo stesso usato per imbrattare i toponimi sloveni. Perdipiù Franco aveva le dita imbrat-
I
tate dello stesso colore. Da qui la denuncia dei due all’autorità giudiziaria per reato di danneggiamento di proprietà
privata.
Al processo Davide Peric, il circolo Timava di San Giovani
in Tuba, l’Unione culturale economica slovena-Skgz e la
Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso si sono
presentate come parti lese. Marko Jarc (per la Skgz) e l’avvocato Peter Mo@nik (per lo Sso, il circolo Timava e Peric)
si sono costituiti parte civile. Decisione motivata dall’evidente atto discriminatorio verso la minoranza slovena.
Franco e Degrassi, infatti, hanno cancellato intenzionalmente le scritte in lingua slovena sulle tabelle bilingui e in
tal modo hanno arrecato alla Skgz, Sso, a Peric e al circolo Timava un danno non patrimoniale.
Nel corso della prima udienza il giudice aveva respinto la
richiesta degli avvocati sloveni, dal momento che nell’accusa non era previsto l’aggravante della discriminazione
della minoranza slovena in Italia. L’iter processuale è proseguito; lo scorso 18 novembre sono stati sentiti i testimoni,
tra i quali anche Davide Peric.
Ultimate le indagini preliminari, l’accusa ha proposto la modiSLOVIT N° 2 del 28/2/14 pag. 15
fica del testo di condanna, come richiesto dagli avvocati
Jarc e Mo@nik alla pima udienza. Il giudice ha accolto la
proposta e disposto di procedere contro gli imputati anche
in base all’aggravante di atto discriminatorio contro la minoranza slovena previsto dalla legge Mancino. Il giudice monocratico ha riconosciuto la sua incompetenza, dal momento che per giudicare tale reato la competenza è del
Tribunale. Per questo motivo ha restituito il fascicolo all’accusa.
Il pubblico ministero Antonio Miggiani ha raggiunto l’accordo
di patteggiamento della pena con gli imputati. Il giudice
Raffaele Morvay al processo dello scorso 4 marzo in considerazione dell’aggravante di discriminazione razziale ha
condannato Franco e Degrassi a 3 mesi e 15 giorni con la
condizionale. Se non avesse tenuto conto dell’aggravante di discriminazione razziale, gli imbrattatori “se la sarebbero cavata” con una multa.
Gli avvocati Jarc e Mo@nik hanno espresso grande soddisfazione su questa sentenza storica «che – hanno detto –
è esemplare per l’adozione dell’articolo 23 della legge di
tutela, che prevede il ricorso alla legge Mancino per prevenire e nel caso punire fenomeni di intolleranza e di violenza verso appartenenti alle minoranze linguistiche”. (…)
Soddisfatto anche Peric, il quale ha auspicato che la condanna serva a scoraggiare atti simili, che possono costare cari.
M. K.
(Primorski dnevnik, 30. 3. 2014)
l’applicazione delle norme relative alla tutela della minoranza linguistica slovena, e in particolare delle leggi nazionali 482/1999 e 38/2001 e regionale 26/2007; l’uso della
lingua slovena nella pubblica amministrazione e nella toponomastica, la salvaguardia delle caratteristiche storico-culturali, con particolare riferimento al’uso del territorio, ai piani
di programmazione economica, sociale ed urbanistica ed
alla loro attuazione; problemi specifici, legati a particolari
eventi o fenomeni che, laddove si verifichino, tocchino
comunque gli interessi della comunità linguistica slovena».
In apertura della riunione dell’assemblea è intervenuto il
consigliere del Comune di Grimacco Fabio Bonini, il quale
ha sottolineato l’importanza della Consulta ed elencato alcuni problemi sui quali gli amministratori e i rappresentanti
delle organizzazioni slovene dovranno confrontarsi: gestione delle amministrazioni locali, drastico calo del numero
degli abitanti nei comuni montani, l’esiguo importo dei finanziamenti a disposizione, la questione della scuola bilingue
e l’elettrodotto Okroglo-Udine.
Il vicepresidente del Consiglio regionale, Igor Gabrovec
(Ssk) ha auspicato che la consulta diventi un’influente interlocutrice delle amministrazioni pubbliche e consapevole portavoce degli interessi comuni della comunità linguistica slovena in provincia di Udine.
(www.slomedia.it)
S. PIETRO AL NAT.-ŒPIETAR
Presentato il documentario francese su
Istituita la Consulta slovena
per la provincia di Udine
Alessandro Oman eletto primo presidente
Il sindaco di Malborghetto-Valbruna, Alessandro Oman è
il primo presidente della neocostituita Consulta per i problemi della comunità linguistica slovena delle Valli del
Natisone, Valli del Torre, Resia e Valcanale. È stato eletto dai membri della stessa Consulta, che è stata costituita sabato 22 marzo negli spazi dell’Istituto per la cultura
slovena a San Pietro al Natisone. I membri della Consulta
sono stati nominati dall’assemblea dei rappresentanti della
minoranza slovena eletti negli enti locali e dal direttivo delle
due organizzazioni slovene più rappresentative, l’Unione
culturale economica slovena-Skgz e la Confederazione
delle organizzazioni slovene-Sso. A vicepresidente della
Consulta è stato nominato il sindaco di Savogna, Germano
Cendou, a segretario il consigliere del Comune di Drenchia,
Michele Coren. Gli altri membri della Consulta sono i sindaci di Pulfero, Piergiorgio Domenis, di Taipana, Elio Berra,
il consigliere provinciale Fabrizio Dorbolò, i presidenti provinciali di Sso, Giorgio Banchig, e di Skgz, Luigia Negro,
con i rispettivi membri del direttivo Sandro Quaglia (Sso)
e Davide Clodig (Skgz).
Come si legge nello statuto, che è stato approvato dai componenti, la Consulta ha carattere consultivo ed «esprime
pareri sui principali problemi che interessano la comunità
linguistica slovena, in particolare: i problemi generali di
carattere sociale, culturale, economico interessanti la vita
della comunità linguistica slovena e il suo libero affermarsi anche nell’ambito degli enti locali della provincia di Udine;
SLOVIT N° 2 del 28/2/14 pag. 16
TRIESTE-TRST
Boris Pahor «Ritratto di un uomo libero»
Agli occhi della regista francese Fabienne Issartel lo scrittore sloveno di Trieste, Boris Pahor, è un eroe. Lo ha detto
chiaramente alla recente anteprima, nell’auditorium del
museo Revoltella a Trieste, del documentario in lingua francese, da lei diretto, «Portrait d’un homme libre (Ritratto di
un uomo libero).
Dal documentario, presentato su iniziativa dell’associazione
di Trieste Alliance Francaise, emerge la sincera ammirazione verso Boris Pahor, uomo e scrittore, del quale ripercorre la vita.
La regista francese è stata per la prima volta a Trieste nel
2008, quando Pahor in Italia era quasi sconosciuto e l’ha
incontrato per l’ultima volta lo scorso anno a Bruxelles, dove
nel ricevere il premio Cittadino d’Europa, “senza peli sulla
lingua” Pahor disse al presidente del Parlamento europeo
Martin Schulz, che l’Unione Europea dovrebbe rivolgere
maggiore attenzione ai nuovi combattenti per la libertà che
muoiono nel Mediterraneo e ha ribadito la necessità di un
Europa attenta alla popolazione e al suo futuro.
Più che la lotta per la libertà, legata indissolubilmente alla
parabola esistenziale di Pahor, il documentario ne mette
in risalto la fede nella vita, la convinzione di quanto sia inutile odiare persino quelli che ti hanno rubato l’infanzia e l’adolescenza; la convinzione che è necessario guardare al
mondo con lo sguardo femmnile e imparare dalle donne
la tenerezza, la comprensione, «il nuovo alfabeto della
pace». In chiusura, alla domanda della regista se sente di
dover fare ancora qualcosa, Pahor risponde che vorrebbe scrivere le conversazioni, che ha dimenticato, soprattutto quelle vissute in montagna e nei rifugi.
Poljanka Dolhar
(Primorski dnevnik, 29. 3. 2014)
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