Maggio 2014 - capitolinoflash.it

Anno IV n° 20
Maggio 2014
una nuova ottica sul mondo
Giornale mensile d' informazione a carattere economico, culturale, giuridico, d'attualita' e di costume
Alti e bassi nelle statistiche
di produzione? Che cosa si
può fare a riguardo?
Questa volta ho il piacere di condividere
dall'Hubbard College, un'università americana
specifica per chi vuole fare carriera come
manager. Il soggetto, come già visto nel titolo,
sono le statistiche aziendali. Prima di entrare
nel merito ci tengo a specificare che le statistiche possono e dovrebbero essere fatte in ogni
area, dalla vera e propria produzione (che sia
finestre, scarpe o libri) alla vendita, all'amministrazione, alla segreteria, ecc. Sul come farle e
cosa andare a misurare potremmo scrivere
molto, e non voglio dilungarmi in merito, ma
sappiate che nei prossimi paragrafi ci riferiamo
a qualunque statistica, che sia delle vendite o
dell'amministrazione. La maggior parte delle
statistiche aziendali, infatti, non vanno semplicemente su, ma fanno su e giù, su e giù, tipo
montagne russe. Non è insolito avere delle
flessioni, anzi, sono praticamente "attese" e
previste. Dopo tutto, crescendo, si conquista
una fetta maggiore di mercato, si assume
nuovo personale e, a volte, si inseriscono nuovi
prodotti o servizi. Assieme alla crescita c'è
anche una sorta di curva di apprendimento e
nontutto, nel business o nella vita, può essere
sotto controllo al 100%.
Gli studenti per i Diritti Umani
stata una reazione a catena ed è stata
avviata da loro: dai ragazzi dell’Istituto
Comprensivo di Gallicano nel Lazio, in
provincia di Roma, e dai loro insegnanti. Il
21 marzo, che è la giornata internazionale contro il
razzismo, hanno voluto organizzare una marcia per le
vie del paese per i diritti fondamentali di ogni uomo e
donna e contro ogni forma di razzismo. A questa
marcia hanno partecipato tutti gli studenti, a cui si
sono aggiunti poi gli alunni della scuole del paese, i
piccoli dell’asilo e perfino quelli del nido. E’ stata proprio la partecipazione di tutte le scuole a distinguere
questa iniziativa da iniziative del genere, come ricorda
anche l’Assessore alla Cultura, Fabiola Salvati. “Il mio
amico parla strano. Per il mio amico parlo strano io,
però giochiamo insieme e ci capiamo”: questa era una
delle frasi scritte sugli striscioni dei ragazzi. Su un
altro: ”Libera il tuo cuore dalle catene del razzismo”
Dicevamo che è stata una reazione a catena. Gli studenti , infatti, chiedono anche ...
’
segue a pag.2
segue a pag. 5
L’ evoluzione culturale
e l’Azerbaijan
Un cane nella II^ guerra Mondiale
Nella notte tra il 9 ed il 10 luglio 1943 gli alleati,
appena sbarcati in Sicilia, si inoltravano a gruppi
verso l’interno. C’era anche un cane con uno di
loro. Quegli uomini erano stanchi, avanzavano
ormai da alcune ore in una terra sconosciuta ed
ostile quando, all’improvviso, si sono trovati sotto
il tiro spietato di mitragliatrici che provenivano da
una casamatta, ben nascosta nella vegetazione.
I proiettili hanno colpito un soldato che è caduto
a terra con un grido di dolore.Tutto questo, però, al cane non è proprio piaciuto
e, così, si è scaraventato verso la postazione da cui sono partiti i colpi e si è infilato nella casamatta. Deve essere successo il finimondo là dentro perché la
mitragliatrice ha smesso di sparare, i
soldati si sono precipitati...
segue a pagina 5
Ho voltato le spalle al Papa.
Dedicato a Giovanni Paolo II
Quanti, di noi poliziotti, sono stati coinvolti, almeno una volta in quella colossale
macchina che si muove prima, durante e
dopo i viaggi del Papa? Molti, credo.
Moltissimi dato che sono state 144 le Sue
uscite in Italia. Per quanti giorni abbiamo
raggiunto città lontane già affollatissime,
dove i posti per dormire o mangiare distavano ore di pullman, dove i servizi del
giorno dopo li conoscevamo a notte fonda,
dove la fine del servizio sfumava in una
eterea ipotesi di un possibile rientro ?
Quanto tempo siamo stati su incroci, strade, transenne, tetti, automobili, e quanti di
noi hanno svolto tutto il servizio senza
nemmeno vederlo da lontano ?
Da sempre il Capitolino Flash è interessato a qualsiasi inclinazione ed iniziative a carattere umanitario e di evoluzione
culturale che possano dare un contributo per un mondo
migliore e per una civiltà che si eleva ad un piano più gratificante per tutti. L’interesse è ora sull’Azerbaijan grazie ad
studente azero presso la Rome University of Fine Arts
(Rufa), Hasan Isgandonavic, laureando in scultura. Ci ha
parlato di questo ammirevole progetto del governo del suo
paese di dare la possibilità alle nuove generazioni di specializzarsi nelle varie discipline del vivere sociale presso le università e accademie di tutto il mondo che godono della loro
stima. Facendo una piccola ricerca ho trovato una frase pronunciata da Mrs Mehriban Aliyeva, First Lady della ......
articolo a pag. 7
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segue a pag. 4
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e Tributario
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Capitolino Flash
Maggio 2014
Attualità
segue dalla prima pagina
Gli studenti per i Diritti Umani
...all’amministrazione comunale di
scendere in piazza e quelli non se lo
fanno ripetere due volte. Non importa di
quale partito siano, ma sono tutti d’accordo come poche volte succede nella
vita politica di un paese. Ed eccoli allora sfilare per le vie del paese ed unirsi
ai ragazzi ed ai bambini per dire con
fermezza ”no al razzismo” Non solo ma
è il Comune stesso a chiedere, poi, a
tutti i cittadini di ”vestire di arancione”.
Ed ecco che le persone si affacciano
alle finestre, escono sui balconi, creano
loro stessi degli striscioni . In questo
modo il paese per un giorno intero è
diventato arancione, il colore che a
livello internazionale è il colore contro il
razzismo, come chiara indicazione che
tutti sono contro ogni forma di discriminazione razziale. Se ne parlerà per
giorni e giorni e per il paese verranno
affisse locandine fatte dagli studenti
che ringraziano l’amministrazione
comunale per la partecipazione. Viene
il dubbio che Gallicano abbia avuto dei
problemi di razzismo. “Non c’è stato
nessun problema” dice l’Assessore alla
Cultura ”solo sporadici episodi di schiamazzi di ubriachi. C’è una forte presenza di rumeni in paese e ci sono all’incirca 4 bambini rumeni in ogni classe, ma
non ci sono problemi di emarginazione.
La comunità rumena ha originato manifestazioni in passato ma c’è stata scarsa disponibilità. Gli scambi di cultura
sono difficili. Siamo un piccolo centro
alle porte di Roma. La maggior parte
delle persone lascia il paese la mattina
e torna la sera perché lavora a Roma e
così anche tra di noi l’ integrazione è
difficile”. In questo contesto la giornata
del 21 marzo assume un significato
ancora più importante. L’ONU ha indicato il 21 marzo come Giornata internazionale per l’eliminazione della
discriminazione razziale nel 1966, dopo
che 6 anni prima in Sudafrica 66 dimostranti neri furono uccisi da poliziotti
bianchi. Tra di loro c’erano 8 donne e
10 bambini. Avevano sparato nel mucchio ferendo inoltre 180 dimostranti.
Molti di loro vennero colpiti alla schiena
perché avevano tentato di fuggire.I
dimostranti stavano protestando contro
un provvedimento che pretendeva che
avessero un permesso da mostrare se
si trovavano nelle zone riservate ai
bianchi. Tutto questo è successo anni
dopo che la dichiarazione universale
dei diritti umani dell’ONU è stata promulgata. Questa all’Articolo 2 proclama: “Ad ogni individuo spettano tutti i
Capitolino
Flash
Iscrizione al Tribunale di Roma
n° 246/2011 del 26.7.011
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diritti e tutte le libertà enunciate nella
presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di
colore, di sesso, di lingua, di religione,
di opinione politica o di altro genere, di
origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.
Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del
territorio cui una persona appartiene,
sia indipendente, o sottoposto ad
amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità”. Questo nel lontano
1948 e oggi siamo ancora lontani dalla
sua attuazione, ma a Gallicano non è
finito tutto quel giorno di marzo. La cittadina è gemellata con Freigericht in
Germania e con S. Quentin Fallavier in
Francia. E’ lo stesso sindaco della cittadina, Marcello Accordino, ad assicurare che questa iniziativa verrà proposta in questi due comuni . La reazione
a catena innescata dal paese sta continuando a creare effetti e sta oltrepassando i confini. Il sindaco, Marcello
Accordino, tra l’altro, che ringrazia tutte
le associazioni di volontariato che
hanno contribuito a questa fantastica
giornata, si definisce come: “ Sono il
sindaco di tutti. Non sono un elemento
partitico e perciò lontano dalla cittadinanza, estraneo alla società”. E ben lo
ha dimostrato il 21 di marzo. A quella
manifestazione hanno partecipato
anche i volontari di Gioventù per i diritti umani che hanno messo a disposizione opuscoli che illustrano i trenta
diritti umani della Dichiarazione
Universale dell’ONU. Gli opuscoli sono
stati distribuiti dai ragazzi stessi e questi stessi ragazzi hanno partecipato alle
lezioni sui diritti tenuti nella scuola dai
volontari. I ragazzi, comunque, hanno
scritto una pagina di grande storia. La
loro consapevolezza è cambiata, ora
sanno che l’integrazione è necessaria
e può diventare realtà ma non bisogna
mai abbassare la guardia. E’ per questo motivo che gli studenti dell’Istituto
Comprensivo, l’istituto da cui tutto è
partito, hanno sollecitato il Comune a
mettere all’ordine del giorno del
Consiglio comunale il fatto di dichiarare
Gallicano nel Lazio “città antirazzista”.
Per il sindaco non ci sono problemi:
sarà fatto! Non si riesce proprio a fermarla questa reazione a catena.
Maria Luisa Dezi
Direttore Responsabile
Dott. Michele Luigi Nardecchia
EDITORE
Ass. Culturale
“Arte & Vita”
Via Cairoli - Latina
Presidente
Avv. Goffredo Nardecchia
segretario
Claudio D’Andrea
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Giornalisti - collaboratori
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Paolo Onorati,
con il contributo di Riccardo
Rosso, M.L.Dezi
Membro Onorario
Stampa
avv. Marcella Coccanari
Tipografia Della Vecchia
Via Maira Latina
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Capitolino Flash
Attualità
Fischi e fiaschi
Ho sempre creduto che, ad ogni latitudine, l'inno nazionale dovesse essere cantato e non preso fischi, ma,
nonostante le mie molte primavere, evidentemente ho
ancora da imparare. Lo scorso 3 maggio, in occasione
della finale di Coppa Italia da disputare a Roma tra la
Fiorentina e in Napoli, lo stadio Olimpico è stato teatro di
un susseguirsi di episodi spiacevoli, tra i quali un corposo e irrefrenabile coro di fischi nei confronti dell'incolpevole "Fratelli d'Italia". A dirla tutta, quella che è stata definita a ragion veduta una "serata terribile", era già iniziata male, al di fuori dello stadio, con una rissa tra tifosi,
culminata nel ferimento di un giovane napoletano, che
tuttora versa in gravi condizioni. Più tardi, all'interno di
quello che dovrebbe essere un tempio dello sport più
amato nel mondo, fino ad un certo momento di tutto si
faceva, tranne giocare. Benché siano degni di attenzione e riflessione, non vogliono indugiare su tanti dettagli,
ma soltanto esprimere il mio sconcerto per quell'assalto
ingiustificabile al nostro inno. Quella sera, davanti alla tv,
ho avuto la sensazione che noi non siamo oppressi solo
da una persistente crisi economica, ma anche qualcos'altro, forse ancora più grave. Non sono in sintonia con
chi urla che la Repubblica è morta, ma non posso ignorare che ogni nuovo giorno ci elargisce ulteriori prove del
suo pessimo stato di salute. Pertanto non mi sorprende
che il profondo malcontento che già tempo fa serpeggiava tra la popolazione, ma che ora si evidenzia in maniera eclatante, possa dare luogo ad eventi incresciosi,
dunque, ma in particolare negli stadi. Purtroppo essi
sono infatti dei luoghi dove individui, che si professano
tifosi, trovano l'habitat ideale per comportarsi da facinorosi e teppisti ma, benché l'Olimpico non fosse nuovo ad
atmosfere arroventate, quella sera la tensione era davvero palpabile. Ciò nonostante, io personalmente mai
avrei potuto immaginare che all'inno di Mameli fosse tributata un'accoglienza del genere. Non era qualche
fischio isolato, presto sopraffatto dal clamore, ma qualcosa che ad ogni istante andava crescendo di intensità,
proprio come una valanga, che più va avanti, più si
ingrossa. I protagonisti dell'inedita "performance",
confusi tra la folla, erano protetti dall'anonimato che dava
loro baldanza: avevamo avuto già al Parlamento i "franchi
tiratori", ora abbiamo anche i "franchi fischiatori". Ammiro la
giovane cantante che è riuscita a portare a termine la sua
interpretazione in quel girone infernale, essendosi resa
conto che né la sua persona né le sue indiscutibili doti
canore erano il bersaglio, ma credo che tutti noi, leggendo
tra le righe, abbiamo avuto sentore che l'inno nazionale
fosse solo un pretesto. Ovviamente un pretesto per contestare il nostro farraginoso mondo politico, non da ieri reo
dei tanti "fiaschi" che gli hanno alienato la fiducia dei cittadini. A mio avviso, però, nulla può far apparire meno deplorevole l'aver fatto dell'inno nazionale il capro espiatorio
degli odierni mali d'Italia. Dal punto di vista strettamente
artistico, "Fratelli d'Italia" è solo un orecchiabile marchetta
co delle parole infiammate che risentono dell'enfasi patriottica dei tempi in cui fu composto, ma esso è innanzitutto un
simbolo e, come tale, travalica ogni valutazione estetica e
diventa sublime. Mancargli di rispetto è inoltre un atto di
autolesionismo perché esso non rappresenta solo l'unità
nazionale, ma anche ciascuno di noi.
Consuelo
Marzo
2014
Maggio 2014
Capitolino Flash
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Società e Cultura
Emma Reale: la figlia del capitano
E’ stato bello incontrare Emma Reale, la bimba che ha interpretato Martina, la figlia del capitano Tommasi in
Don Matteo 9. Mi correggo. Incontrare Emma insieme alla sua mamma ed al suo fratellino di due anni è
stato bello. Sì, perché c’erano anche loro presenti: la mamma con la sua dolcezza ed il fratellino piccolo che
voleva assolutamente uscire per vedere le macchine della polizia. Lei, Emma, è carina, solare, lunghi capelli biondi, simpatici atteggiamenti da piccola diva ma anche l’allegra vivacità della sua età. Ribadisce subito
che lei vuole fare la modella e l’indossatrice, ma non da grande, bensì subito, perché le piacciono tantissimo i vestiti lunghi e le gonne. Anche fare l’attrice, però, non è male, anzi è veramente divertente. Sul set di
Don Matteo 9 si è trovata benissimo. Ha instaurato poi un buon rapporto con gli attori protagonisti, soprattutto con Nino Frassica e Simone Montedoro. Dopo le riprese, è rimasta in contatto con nonno Nino e papà
Simone, come lei li chiama con affetto. Ogni tanto, infatti, si sentono per telefono e questo va bene, ma, e
qui si rabbuia stizzita, sia nonno Nino che papà Simone si sono dimenticati di farle gli auguri per il compleanno , non solo, ma cosa ancora più grave, non le hanno neanche fatto il regalo! Nonno Nino e papà
Simone, guardate che siete ancora in tempo! Il suo compleanno è stato il 4 di aprile. Emma va all’asilo: “Mi
piace andare all’asilo perché mi piace disegnare e giocare. Violetta è uno dei suoi miti. “ All’asilo giochiamo
sempre a Violetta. Facciamo i personaggi.” Nel pomeriggio, invece, aiuta la mamma con il fratellino e poi,
con lei ed il fratellino, giocano con le costruzioni che sono tra i suoi giochi preferiti. Chi pensava che fosse
stato un genitore a volere che partecipasse alla fiction di Don Matteo 9 si sbaglia di grosso. E’ stata lei e solo
lei ad insistere affinché la madre le facesse fare l’attrice. Emma ha conosciuto il mondo delle fiction con la
serie di “Squadra Antimafia” dove la madre, Pia Provenzano, faceva delle comparse. Le piaceva tutta quella roba lì, il set, quello che facevano gli attori ed ha cominciato ad insistere affinché la madre lo facesse fare
anche a lei. La madre, all’inizio, non voleva, ma Emma ha insistito talmente tanto che ha ceduto. L’ha portata, poi, ai provini di Don Matteo ed è stato un successo. Anche la mamma di Emma vuole fare l’attrice e la
modella per la pubblicità.
Ora farà un book per potere coronare il suo sogno, ma su un punto è categorica: niente foto di nudi, neanche in bikini, solo foto con i vestiti. Grazie Pia per il
tuo alto livello etico! Fino ad ora ha recitato in teatro, quello di Tor Sapienza, a
Roma, e, mentre era sul set di Don Matteo, per seguire la figlia, ha fatto anche
un paio di comparse in quella fiction. La mamma di Emma si definisce sordomuta, eppure parla articolando bene le parole e, con l’ausilio di un apparecchio
acustico, riesce a sentire bene. Emma sa di essere stata brava sul set di Don
Matteo. E’ stata brava a ripetere tutto quello che le dicevano di dire e ci ricorda
quando le hanno fatto dire: “Minchia papà, minchia tanto tanto!” Lei poi lo ha
detto con quel pizzico di ironia che ha reso la scena ancora più simpatica. Sul
set, poi, c’era quel signore, quello che fa Don Matteo, che é molto bello perché
ha gli occhi azzurri ed i capelli gialli. Quando terminiamo l’intervista, ci tiene a
dire grazie alla mamma per averle permesso questa bella esperienza. Nonno
Nino e papà Simone non dimenticatevi il regalo!
Maria Luisa Dezi
Emma Reale è stata intervistata nella trasmissione: Paddy Jones alla ricerca
dell’artista (talento) sconosciuto di Paola Galligani Questa trasmissione va in
onda sy www.deliradio.it tutti i martedi dalle 21 alle 22. Si può ascoltare dal computer o dallo smartphone o tablet in diretta con l'app Tunein o in differita in mix
cloud. Durante la trasmissione Paola intervista artisti talentuosi di ogni genere
ed età. Lancia le canzoni di nuovi cantautori, mette musica di ogni genere o a
tema. Fa le imitazioni di personaggi famosi che a sorpresa dialogano con i suoi ospiti. Ci sono curiosità e la rubrica sociale dedicata ai Diritti Umani ed alle informazioni corrette sulle droghe e sui loro effetti nocivi. Da non molto ci sono anche annunci dell’ENPA (ente protezione animali )per le adozioni dei cani abbandonati. Il motto della trasmissione è: “ Paddy Jones:
l'arte di ascoltare”. Questo è il link dove si può trovare l'intervista ad Emma Reale la bimba e ad altri artisti: http://www.mixcloud.com/paolagalligani5
segue dalla prima pagina
Ho voltato le spalle al Papa. Dedicato a Giovanni Paolo II
Alla fine, a strade svuotate e telecamere spente, col cappello un po’ all’indietro e la cravatta allentata, eravamo
consci di aver partecipato a qualche cosa di speciale e dimenticavamo stanchezza e tutto il resto. Ricordo Milano,
nel 1983. Io, poliziotto magro e impacciato al primo servizio di Ordine Pubblico. Era forse la prima uscita ufficiale
del Pontefice dopo l’attentato, e ricordo il nervosismo e anche un po’ la paura di molti di noi, anche più anziani ed
esperti, mentre guardavamo le migliaia di persone che si stringevano per assistere al passaggio del Santo Padre.
Perché noi, che facciamo questo lavoro, quando il momento arriva siamo girati di spalle, rivolti verso la gente,
attenti a possibili minacce e così, della gente, quasi indelicatamente assimiliamo gli sguardi, le espressioni, le voci,
perfino gli odori.Accade per ogni evento, vuoi una manifestazione, una partita o un concerto, e sebbene spesso
le persone siano in fondo le stesse, quanto sono uniche le espressioni che cogliamo in occasione del passaggio
del Papa. Come paragonare le rivelazioni di speranza, di gioia, di fede, le lacrime vere e spontanee dei fedeli, le
canzoni, le preghiere, di quando passava Giovanni Paolo II ? Come è potente e mansueta la immane forza sprigionata da migliaia di persone assiepate dietro un transenna metallica, con l’unico scopo di vedere, farsi vedere,
magari toccare o solo esserci. Questi sono i ricordi di un Poliziotto, modesto omaggio per un uomo grande. Lo
devo ringraziare per avermi permesso di vedere da un posto privilegiato il volto vero della fede, e chissà, forse mi
perdonerà per le volte che Gli ho girato le spalle. Arrivederci, Padre. E Grazie. Ci mancherai.
Sergio Paoli. Poliziotto
Poliziotti.it
Maggio 2014
Capitolino Flash
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Società e Cultura
segue dalla prima pagina
Un cane nella II^ guerra Mondiale
fuori e si sono arresi. Erano in quattro ed
anche il cane ne è uscito malconcio: un
colpo di striscio alla testa e varie bruciature
sul corpo. Quei soldati devono avere pensato che il diavolo in persona si era all’improvviso materializzato sotto forma di un essere
nero e peloso. Quel giorno Chips, questo il
suo nome, verrà curato e bendato ma, nonostante le ferite, contribuirà alla cattura di altri
dieci soldati italiani e,se per quei soldati la
guerra era finita, per Chips, invece, era ben
lungi dall’esserlo. Con il suo istruttore, infatti,
risalirà l’Italia, durante una delle campagne
della seconda guerra mondiale più dure per
gli alleati, e poi la Francia, per arrivare infine
nella Germania distrutta dai bombardamenti.
Era stato proprio il suo forte senso di protezione, unito ad una vivacità fuori dal comune,
a farlo finire sotto le armi. Chips apparteneva
ad una famiglia di Pleasantville , nel New
Jersey. Era benvoluto, coccolato, ma un giorno per proteggere una delle due figlie aveva
azzannato l’uomo dell’immondizia così,
quando il governo stava cercando cani da
addestrare per la guerra, il signor Edward
Wren, il suo proprietario, spinto da forte
senso del dovere e sincero amor di patria, si
è sacrificato e si è presentato con Chips.
Questa è la versione ufficiale. In verità, invece, quel padre di famiglia statunitense era
ben contento di risolvere un problema in
maniera così onorevole. Per Chips subito
dopo è iniziato l’addestramento in un campo
della Virginia assieme al suo istruttore, il soldato che accompagnerà per tutta la durata
della seconda guerra mondiale. Quello stesso, per proteggere il quale, sfiderà le mitragliatrici in Sicilia. Veramente il compito di
Chips doveva limitarsi a fare la guardia insieme ai soldati, poiché spesso questi, soprattutto di notte, venivano sorpresi ed uccisi dai
nemici, che, favoriti dall’oscurità, riuscivano
ad avvicinarsi senza essere percepiti. I cani avevano
assolto bene a questo compito, tant’è che nessun soldato di guardia era più stato ucciso. Chips, invece,
aveva interpretato in modo molto più esteso il suo
ruolo, come abbiamo già visto, e per fortuna, visto
che, facendo tacere le mitragliatrici, aveva salvato la
vita ai soldati di quel gruppo in Sicilia.Già al suo battesimo del fuoco aveva dimostrato una personalità
fuori del comune. Erano appena sbarcati sulle spiagge del Nord Africa, lui e Rowell, il suo istruttore, quando si erano trovati sotto il fitto fuoco del nemico.
Rowell aveva subito iniziato a scavare una buca nella
sabbia per proteggere se stesso ed il suo cane. Fin
qui nulla di strano se non per il fatto che Chips,
vedendo il suo istruttore spostare tutta quella sabbia
in un certo modo, lo aveva imitato con le zampe fino
ad ottenere una buca profonda e sicura per se stesso! Lo sbigottimento di Rowell è durato solo un attimo, poi tutti e due si sono appiattiti ben bene ed avevano aspettato che quella grandine di proiettili cessasse. Immaginiamo che non ci sia stato bisogno di
dire al cane come fare per ripararsi visto che la sua
voglia di collaborare era talmente grande che riusciva
ad agire all’unisono con il suo istruttore. Dopo la battaglia di Salerno, a cui Rowell e Chips presero parte,
il Generale Dwight D.Eisenhower in persona volle
complimentarsi con i soldati per il valore dimostrato.
Tra di
loro c’era naturalmente anche Chips.
Vedendolo ed avendo saputo di che cosa era stato
capace, il generale si era chinato, con un gesto del
tutto naturale e spontaneo, per accarezzare il cane e
questo lo ha morso perché, come militare non conosciuto, si era avvicinato troppo a Rowell. Caro
Generale è più facilfacile tenere in riga le truppe che
non un cane come Chips quando vuole proteggere i
suoi compagni! C’è una foto che ritrae Eisenhower in
mezzo al gruppo di soldati. Lui guarda Chips e Chips
guarda lui, ma il generale si tiene a debita distanza.
Non sappiamo se la foto sia stata scattata prima o
dopo il morso e se il generale per dovuto rispetto se
ne tenga a distanza. Nel 1945 Chips è ritornato nella
sua famiglia di origine facendo il viaggio in treno
accompagnato da una schiera di fotografi e reporter. Era diventato, infatti, una leggenda negli Stati Uniti, già dai tempi dell’episodio in Sicilia.La Disney ha girato un
film su di lui: “Chips, il cane della guerra”. Nel film il protagonista è un bellissimo
pastore tedesco, ma il vero Chips era un miscuglio di collie, husky e pastore tedesco, con orecchie sproporzionatamente grandi rispetto alla testa. Aveva ricevuto
anche un’onorificenza per il suo eroismo in guerra. Purtroppo gli è stata ritirata perché qualcuno si era offeso nel vedere un cane equiparato ad un soldato. Possiamo,
però, affermare con assoluta certezza che a Chips non gliene è importato proprio
niente. Lui, con intraprendenza, aveva assolto al suo dovere e poi ci hanno pensato i suoi commilitoni a creare ed a dargli in via ufficiosa 9 medaglie: una per ognuna delle azioni a cui aveva partecipato. Le stesse che anche la sua unità aveva ricevuto. Quegli uomini, infatti, con cui aveva condiviso stenti, caldo, freddo, pericoli e
le varie crudeltà che solo una guerra riesce a dare, non si sono sentiti sminuiti dal
fatto di dimostrare affetto e riconoscenza ad un cane. Chissà, ma questo lo lascio
decidere a chi ha fatto questa esperienza, che vorremmo che nessuno facesse mai,
forse anche la guerra può essere un po’ meno dura con un fedele amico a quattro
zampe accanto.
Maria Luisa Dezi
segue dalla prima pagina
Alti e bassi nelle statistiche di produzione?
Che cosa si può fare a riguardo?
Ma si possono controllare le cose sufficientemente bene così che, quando si sperimenta
un basso, si possa recuperare velocemente senza perdere terreno. Quindi, ecco alcuni
trucchetti su come farlo! Come prima cosa vediamo i motivi che possono essere dietro alle
statistiche che fanno alti e bassi: 1. La persona incaricata della produzione di quella particolare area che stiamo misurando, o il cui lavoro ne è parte fondamentale, è distratta per
motivi aziendali o anche personali. In altre parole la sua attenzione è altrove e la produzione di cui sarebbe responsabile o non avviene del tutto o non è della quantità o qualità
corretta. 2. La persona responsabile o, di nuovo, una persona la cui produzione contribuisce in maniera rilevante a quella statistica, è sovraccarica. Quando non c'è tempo a sufficienza per far sì che tutto venga fatto, si rischia che azioni vitali vengano trascurate e la
conseguenza è un calo statistico. 3. Il lavoro è assegnato ad una persona per un impiego
part-time ma, effettivamente, sarebbe richiesto un full-time. 4. Il marketing o la promozione sono sporadici. Ad esempio: in una settimana vengono chiusi tre nuovi clienti, quella
successiva nessuno, poi ancora altri sette e di nuovo, nella settimana ancora successiva,
nessuno. Questo accade perchè non si è fatto un lavoro di marketing e promozione costante. 5. Le persone incaricate della consegna sono anche incaricate del procacciamento di
nuovi clienti. Di solito questa non è una buona idea. Quando un cliente acquisito ha bisogno di attenzione, non viene poi fatto il lavoro sui clienti nuovi o potenziali clienti.
Ovviamente, se oggi non c'è scelta, ci sono modi giusti e sbagliati per affrontare questo
punto! 6. Non si stanno tenendo le statistiche corrette. Le statistiche dei prodotti che concorrono alla produzione finale (chiamiamoli "sotto prodotti") permettono di predire cosa
accadrà nelle statistiche principali. Se non si è in grado di vedere cosa si sta costruendo
con le varie azioni che si portano avanti, poi si rischia ri rimanere sorpresi da cali inaspettati. Questo rischia di essere anche un punto piuttosto lungo da correggere perchè si deve
andare ad analizzare tutto il ciclo produttivo, ma va sistemato per avere la corretta stima
della situazione. Cosa si può fare quindi per prevenire gli alti e bassi delle statistiche? I suddetti punti non trattano tutto quanto può accadere, ma sono molto comuni. Riuscendo ad
eliminarli si otterrà decisamente maggior stabilità. Quindi andate a cercare le sei situazioni qui suggerite, trovatele, non sono nascoste ne misteriose, scovatele ed elaborate quanto necessario per porre rimedio! Buona fortuna!
Manuela Baccari
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Capitolino Flash
Maggio 2014
Diritti Umani
Il volto sconosciuto della psichiatria
Quello che segue è tratto dal video-documentario “
Psichiatria un’industria di morte”, che viene mostrato
durante la mostra itinerante “Il volto sconosciuto della
psichiatria” organizzata dal Comitato dei Cittadini per i
Diritti Umani.
Attraverso rari spezzoni, filmati, interviste storiche e
contemporanee a più di 160 medici, avvocati, educatori, sopravvissuti ed esperti dell’industria della salute
mentale e dei suoi abusi, questo avvincente documentario fa ardere la brillante luce della verità sulla brutale
pseudoscienza e sulla multimiliardaria frode che è la
psichiatria. Ne riportiamo qui alcuni spezzoni.
I BAMBINI NEL MIRINO DELLA PSICHIATRIA
Ha detto lo psichiatra G.Brock Chisholm co-fondatore
della World Federation of Mental Health: “Abbiamo
mandato giù ogni tipo di velenosa certezza fornita dai
nostri genitori ed insegnanti. Se la razza umana deve
essere liberata dal peso del bene e del male, è compito degli psichiatri assumersene la responsabilità primaria”. La dichiarazione di Chisholm ben rappresenta il
violento attacco psichiatrico diretto contro il nostro
sistema scolastico. Dice Beverly Eakman, Direttore
Esecutivo del National Education Consortium: “In effetti, hanno detto che lo scopo era il controllo sociale. Per
quanto riguarda i bambini non lo scopo non è tramettere loro la conoscenza, non dare loro qualcosa che li
preparasse al mondo del lavoro”. E’ il 1950 quando psichiatri e psicologi di tutto il mondo si riunirono alla
Casa Bianca per proporre un totale cambio di direzione
nella scuola pubblica. Eakman:” La conferenza della
Casa Bianca negli anni 50 fu una pietra miliare che
servì a sostenere l’idea che le scuole sarebbero state di
maggiore utilità alla comunità come cliniche di salute
mentale che come centri di apprendimento”.Dice il dr.
Jim Nichols di Voice of Freedom: “Nei primi anni 60, la
psichiatria cominciò a farsi strada nel paese. Poco a
poco entrò nelle nostre scuole, nel nostro sistema educativo”. Dal 1965, con L’Atto sull’istruzione elementare,
per legge agli psichiatri è stata data via libera per etichettare e drogare jn massa i giovani in età scolare.
Ancora Eakman :” Un bambino può essere diagnosticato con ADD o ADHD non appena non riesce a stare
fermo per 10-15 minuti, o quando parla in continuazione o quando ignora l’insegnante. Questo gli procura, gli
fa guadagnare una diagnosi di ADD o ADHD.”
Il sistema di etichettare
qualcuno affetto da
ADHD entrò in pieno
regime nel 1987. In un
anno 500.000 bambini
americani ne vennero
diagnosticati affetti. Nel
1994 la cifra era salita a
4.400.000. Come risposta ad un diffuso allarme tra la gente per questa apparente epidemia
di malattie mentali,
l’Istituto Nazionale di Salute, finanziato dal governo
degli Stati Uniti, formò un comitato di eminenti medici e
psichiatri per spiegare a genitori ed educatori (
Conferenza per il consenso all’ ADD/ADHD) cosa fosse
esattamente l’ADHD. Ecco cosa è successo durante
quella conferenza quando il Dr. David Xupfer, rivolto
alla platea, chiede a qualcuno di spiegare esattamente
che cosa sia l’ADHD: “ Vorrei che uno dei presenti
descrivesse un caso di ADHD in termini di sintomi.
Mark non ti dispiacerebbe? Visto che ti occupi di questo”. Dr. Mark Vonnegut : “ Ci sono…ehm…cioè
…penso che il comitato sia stato chiaro . Sapete ci
sono difficoltà immense qui in termini di
…ehm…di…uhm….Questi…voglio dire… .hmmm….
Ahaa! E’ difficile, è veramente difficile rispondere a questa domanda. Loro sono…uh, non possono sapete,
anche quando, hmmm….Uh…come se ci fosse un
motivo. C’è qualche buona descrizione clinica!
Hmm….e penso, sapete, che….Uh, io penso…Parte del
problema è che la professione continua a cambiare la
diagnosi…”. David Xupfer:” Al momento non abbiamo un
test diagnostico per l’ADHD. Perciò la sua validità continua ad essere un problema”. Ma quell’ammissione scioccante non fermò gli psichiatri della scuola. 2 anni più tardi
il numero di studenti americani diagnosticati affetti da
ADHD balzò a 6 milioni. Oggi 20 milioni di bambini nel
mondo sono etichettati con qualche disturbo dell’ apprendimento con una diagnosi fatta spesso in pochi minuti.
Rose Richelle della Public School System Special
Education: “Sedevamo con I genitori dietro un falso specchio ed osservavamo il bambino. Gli facevamo fare attività
manuali per vedere con loro quale deficit avesse. Ciò che
facevamo era sbagliato. Guardavamo per cinque minuti il
bambino e dicevamo va bene. Ecco qui una pillola.
Prendila, starai meglio. ”Queste pillole tipo il RITALIN
sono classificate dalla FDA ( Food and Drug
Administration ) americana come sostanze con un alto
grado di assuefazione assieme alla cocaina, eroina ed
amfetamina. Quelle che seguono sono testimonianze di
bambini che hanno preso queste droghe legali. James:
“Quando prendevo il RITALIN, mi sentivo completamente
un’altra persona, come se non fossi io”. Michael: “Andavo
fuori di testa, sai com’è. Avevo scatti, impazzivo”.
Jessica:” Mi sentivo fuori dall’inizio alla fine, come se non
fossi qui, non ero più umana”. Sebastian: “Sei proprio uno
zombie, in qualche misura. Sai, fai quello che puoi solo
per tirare avanti , niente di più”. Justin: “Mia madre non mi
infastidiva, credeva avessi l’ADHD e non fossi a posto,
che qualcosa non andasse in me. Pensavo che sarebbe
stata male se fossi morto, poi pensavo che le sarei mancato tantissimo e che amavo di più lei che il desiderio di
suicidarmi. Ho smesso quando l’ho capito. ”L’abbondanza
di farmaci da prescrizione ha creato una nuova fonte di
entrata per i bambini: la vendita delle proprie medicine ai
compagni di scuola. Dr. Sonya Muhammed del Marriage
& Family Counselor: “E’ chiamata “cocaina dei bambini”.
Prendono il RITALIN. Lo riconfezionano e lo vendono a
scuola. E’ come l’amfetamina”. Derek: “Pensavo di diventare un drogato. Ci potevo guadagnare anche qualcosa.
Sono arrivato poi alle droghe da strada e sono diventato
un drogato”. Dr. Sonya Muhammed: “Si pensa a cose
come la marijuana come punto d’entra alla droga, mentre
in realtà i cosiddetti
farmaci sono molto
peggiori”.
Beverly
Eakman: “Il RITALIN
è molto controproducente, perché se il
bambino è già agitato
e prende cocaina,
diventerà molto più
agitato dopo averlo
preso. Non si calma”.
Padre di un bambino
costretto a prendere
droghe psichiatriche:
“Iniziò a prendere farmaci e cambiò personalità, il comportamento divenne
strano, cupo e violento ed…era veramente un incubo”.
Madre di un bambino costretto a prendere droghe psichiatriche: “Continuava ad avere reazioni negative, arrabbiandosi tantissimo. Non controllava il suo comportamento. Non ci riusciva”.Madre adottiva di un bambino costretto a prendere droghe psichiatriche: “Prendeva 5 farmaci,
tra cui il PROZAC ed il LITIO. Aveva 7 anni ed era incapace di agire. Aveva scatti d’ira, poi piangeva ed aveva
attacchi di rabbia….di ogni tipo, afferrava coltelli e cose
del genere”.
QUESTI FARMACI SONO PERICOLOSI ?
Aveva 15 anni il quindicenne Kip Kinkel, quando in astinenza da PROZAC sparò a 22 compagni, uccidendone 2,
dopo avere ucciso la madre ed il patrigno in casa, a
Springfield, Oregon. Il diciottenne Jason Hoffman, che
assumeva EFFEXOR e CELEXA, sparò nella sua scuola
in California ferendo 5 persone…A15 anni Shawn pren
deva antidepressivi quando sparò agli studenti in una scuola
dell’Idaho.A 17 anni, Eric Harris prendeva LUVOX, quando lui e
Dylan Klebold uccisero 12 alunni e un insegnante nel più grande
massacro mai avvenuto in una scuola: Columbine. E tutto ciò offusca
la vera ragione per cui un bambino va a scuola: avere un’istruzione.
Dal 1970 ad oggi gli Stati Uniti sono piombati dal 9 al 28 posto nella
classifica mondiale del livello accademico, mentre durante lo stesso
periodo il numero di scolari americani etichettati come affetti da
disturbi dell’apprendimento è schizzato alle stelle: 20 milioni! E la
vendita di farmaci per l’ADHD si è moltiplicato per 32x. Il Dr. Thomas
Szasz, autore di “ Il mito della malattia mentale” dice: “ I bambini non
richiedono psicofarmaci. I bambini non richiedono le diagnosi. Non
vogliono essere considerati pazzi. Ci si deve porre la domanda, come
nell’antica Roma. Qui bono? Chi ne beneficia? Le persone che quelle diagnosi le fanno”.
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Maggio 2014
Capitolino Flash
7
Attualità e Cultura
L’ evoluzione culturale e l’Azerbaijan
Repubblica dell’Azerbaijan, a cui ritengo debba esser
data luce e debba esser sostenuta: “ il Golden Heart
( Cuore d’ Oro, riconoscimento che viene conferito per
attività umanitarie) unisce varie persone di differenti
paesi , professioni e tradizioni, attorno l’eterna ed universale idea – l’idea di fare buone azioni …” ( Fonte
www.portal.unesco.org ) Con piacere abbiamo accolto
di fare una chiaccherata con Hasan e con il Fondatore
della Rufa , il Maestro Alfio Mongelli , scultore italiano
di livello internazionale, a cui l’allievo è profondamente legato:
D: Ciao Hasan, da quanto tempo sei a Roma ?
R: Sono arrivato a Roma nel 2009
D: Cosa ti ha portato in Italia ?
R: Il Presidente del mio paese, l’Arzebaijan, il Sig.
Aliyev, ha promulgato una legge in cui tutti gli studenti
azeri potessero andare a studiare all’estero nelle università più prestigiose del mondo, con la sponsorizzazione della Fondazione Petrolifera della Repubblica
dell’Azerbaijan. Per chi avesse avuto interesse per l’arte la città prescelta era Roma, come simbolo di Arte e
Cultura nel mondo. Per questo motivo sono in Italia.
D: Parlaci dei tuoi desideri
R: La mia passione principale è per la Scultura ma nel
profondo di me quello a cui aspiro è riuscire a creare un
ponte che leghi l’Italia, che amo profondamente al mio
paese, l’Azerbaijan. Un ponte di scambio culturale e di
vero dialogo che possa creare bellezza e grande
benessere.
D: Come ti trovi alla Rufa ?
R: Alla Rufa mi sono sentito da subito come in una
grande famiglia, tutti mi hanno accolto con un affetto
autentico. Alcuni professori mi hanno insegnato ad
essere un po’ più coraggioso nelle mie scelte artistiche
e quindi di vita. Qui ho capito meglio chi sono, la scultura e il disegno hanno questo merito. Ho un legame
molto forte che và oltre la scuola col mio Maestro,
Davide Dormino, che ringrazierò sempre per il suo sincero sostegno non senza litigi.
D: Quanti studenti azeri che tu sappia stanno attualmente studiando a Roma o in altre città in Italia in base
a questa legge promulgata dal Presidente
R: Al momento in Italia ci sono 150 studenti azeri, dei
quali 15/20 seguono questo programma statale.
Questo programma è stato divulgato dall'ambasciatore
della Repubblica dell' Azerbaijian, il Sig. Vaqif Sadiqov,
in molte università italiane, i cui direttori hanno accolto
con grande interesse l'iniziativa. Tra i due paesi sono
stati presi accordi al fine di creare nuove collaborazioni, che prevedono per il prossimo anno l'incremento di
più di 60 studenti azeri in Italia.
D: Quando dici che ti piacerebbe creare un ponte di
scambio culturale fra l’Italia ed il tuo paese, quali
potrebbero essere alcuni esempi di questa cosa
R: L'Italia e l'Azerbaijan sono due paesi ricchi di cultura storica ed artistica. Tutti sanno che in Italia l'arte
gioca un ruolo fondamentale nella cultura. L'arte italiana con le sue mani e menti eccelse ha arricchito tutto il
mondo. Quello che mi piacerebbe è che si creasse uno
scambio che arricchisse entrambi, basato sulle esigenze reali delle due nazioni. Il saper fare italiano unito alle
competenze e la ricchezza dell'Azerbaijan. Il vero ponte
che collega le due sponde è sicuramente la cultura,
l'Italia ha un’esperienza straordinaria in questo senso e
noi abbiamo tanto da offrire. L'Azerbaijan è un paese in
grande sviluppo e i 6 anni che ho passato qui mi hanno
fatto conoscere meglio l'Italia e il loro popolo. Mi piace
pensare che tanti giovani azeri potrebbero avere le mie
stesse opportunità di crescita. Allo stesso modo vorrei
che giovani creativi italiani venissero invitati in
Azerbaijan per conoscere le tradizioni e le capacità del
mio popolo.
D: Sappiamo che la First Lady del tuo paese è attiva in
favore dell’arte e della cultura, puoi dirci se ci sono
alcuni progetti che ha portato avanti nel vostro paese e
in Italia
R: la First Lady della Repubblica dell'Azerbaijan, la
Sig.ra Mehriban Aliyeva , è una persona molto attiva
nei confronti dell'arte e della cultura, sia a livello nazionale che internazionale. . Il suo ruolo oggi sulla scena
mondiale è meraviglioso , grazie al lavoro attraverso il
quale ha fatto conoscere la ricchezza della cultura dell’
Azerbaijan in tutto il mondo . Uno dei principali obiettivi
della signora Mehriban Aliyeva dall’inizio del suo lavoro
è stato quello di fare il massimo per non far sparire gli
aspetti culturali e tradizionali del suo paese nel resto
del mondo. .Per esempio in Azerbaijan esiste un tipo di
musica tradizionale che si chiama MUGAM, che deriva da antiche generazioni. Quando in età moderna c’è
stato il rischio che questa musica potesse scomparire.
La signora Mehriban è riuscita a far costruire a Baku
un grande centro di musica Mugam e sotto la sua dire
zione è riuscita a far conoscere e mantenere questo tipo di
musica affinchè non sparisse. Per la promozione di questa
cultura musicale, la signora Mehriban ha fatto realizzare bellissimi libri corredati da cd tradotti in tutte le lingue del mondo.
Lo stesso tipo di interesse e attenzione è stato da lei rivolto
alla tradizione artigianale dei tappeti. Ogni regione conserva
una propria tradizione di tappezzeria riconoscibile dai disegni
e dai colori e per poter continuare a mantenere questo tipo di
tradizione, la signora Mehriban, ha fatto costruire un centro
artigianale di tappeti in cui ha riunito gli artigiani più abili di tutta
l’ Azerbaijan. Sempre a Baku è’ riuscita a far costruire un’importante galleria d’arte contemporanea in cui ha riunito tutti i
più eminenti artisti dell’ Azerbaijan. Nel 2013 la sua
Fondazione Heydar Aliyev si è impegnata per il restauro della
Sala dei Filosofi del Museo Capitolino di Roma e per quello
delle catacombe dei SS. Marcellino e Pietro. Queste ultime si
trovano sulla via Casilina a Roma, presso una zona chiamata
"ad duas lauros" e prima del restauro hanno vissuto solo brevi
momenti di aperture straordinarie. Per l’occasione la First Lady
Mehriban Aliyeva ha firmato un Protocollo assieme al cardinale Gianfranco Ravasi, nella sua veste di presidente della
Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Nel luogo dove
si trovano le catacombe, l'imperatore Costantino fece tra l'altro
erigere il Mausoleo dedicato a sua madre, Sant’Elena. In quell’occasione, la First Lady, Mehriban Aliyeva, è stata ricevuta
presso la Santa Sede, dal Segretario di Stato di Sua Santità, il
cardinale Tarcisio Bertone, che ha sottolineato i rapporti di
amicizia e cooperazione tra i due paesi. Il ruolo dell'Azerbaijan
nel dialogo religioso-interculturale è ogni giorno crescente
anche grazie al contributo del Forum Azerbaijan Umanitario
Internazionale. Il cardinale Bertone ha espresso soddisfazione
per le condizioni stabilite in Azerbaijan alla comunità cattolica,
sottolineando l' importanza dei progetti umanitari sostenuti
dalla Santa Sede e promossi dalla First Lady, la quale ha trasmesso i saluti del Papa al XVI° presidente dell'Azerbaijan, il
Sig. Ilham Aliyev, che a sua volta ha invitato il Pontefice a visitare il nostro paese. La First Lady ha incontrato, inoltre, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso, il
cardinale, Jean-Louis Tauran. Durante l'incontro, il cardinale
Tauran ha sottolineato che l'Azerbaijan sta svolgendo un ruolo
di ponte tra Oriente e Occidente ed è conosciuto nel mondo
come un paese tollerante, dove i rappresentanti di tutte le religioni vivono in amicizia e fratellanza, oltre ogni credo e razza.
D: stai facendo scultura, ci sono anche delle opere finite ?
R: Durante questi anni alla Rufa ho sperimentato molto nel
campo della scultura, posso dire di essere pronto! Sto pensando ad una mia mostra personale che mi auguro di riuscire
ad inaugurare a ottobre 2014
D: Maestro Mongelli, che cos’è la Rufa ?
R: : E' un ' Accademia di Belle Arti, con sede a Roma, che ho
personalmente creato dal nulla negli anni 90, ma che ormai da
molti anni è ufficialmente riconosciuta dal Governo Italiano
come Università autorizzata a conferire titoli di studio "statali".
Oggi conta circa 600 allievi iscritti, allievi che provengono da
varie parti d'Italia o del mondo come il nostro Hasan, e che ha
potuto godere della fiducia di persone note nel mondo dell' arte
e della cultura come il figlio del famoso architetto americano
Mayer o la figlia del grande regista Sergio Leone, i quali
entrambi sono stati nostri allievi. Recentemente abbiamo
siglato un' intesa con il governo cinese per accogliere i loro cittadini nella nostra scuola, intesa che prevede anche l'apertura
di un nostro distaccamento a Pechino all'interno del museo di
design.
D: Lei ha il merito di aver fondato, molti anni fa, dal nulla, questa Accademia di Belle Arti, quali sarebbero ora i suoi desideri per questa attività ?
R: negli ultimi anni ho concepito l'idea di espandere l'attività.
l'esempio della Cina citato nella precedente domanda ne è un
accenno. Il mio vero sogno è in realtà la creazione qui a Roma,
la capitale del mondo per l'arte, di una struttura che avesse
gigantesche dimensioni come i campus americani in modo da
poter accogliere adeguatamente gli allievi amanti dell'arte e
della cultura che potrebbero provenire da qualsiasi angolo del
mondo. La città eterna, essere così il centro internazionale di
belle arti per il nostro mondo. Si potrebbero realizzare dei protocolli d'intesa con i vari stati del nostro pianeta ed invitare di
routine i Grandi dell'arte di ogni dove per raccontare le loro
esperienze personali e per farli insegnare in dei Master creati per l'occasione. L'idea sarebbe anche quella di dare dei
premi e riconoscimenti ufficiali a persone che hanno meritato
in vari modi per il loro contributo all'arte e all'elevazione culturale nel loro proprio paese o in altri paesi.
D: Come artista che messaggio le piacerebbe dare al mondo
R: messaggi universali, sull'importanza della natura per l'uomo
e messaggi che possano favorire, sostenere e mettere in risalto la dignità che innata in ogni essere umano.
D: Ci può parlare di qualche suo progetto o progetti per il futuro ?
R: Mi piacerebbe continuare a partecipare a concorsi internazionali come quando vinsi quello indetto dal governo cinese
per le passate olimpiadi di Pechino, dove esposi la mia scultura sul valore dell'acqua realizzata per 20 metri di larghezza.
Attualmente ci sono sei mie sculture permanenti sul territorio
cinese. Grazie mille al Maestro e ad Hasan e i nostri auguri
ad entrambi.
Paolo Onorati
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Capitolino Flash
Maggio 2014
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