AL CEprimavera genomica

PROTAGONISTI NELLA SELEZIONE
AL CE
primavera genomica
di Marie Vida
Nell’allevamento Cerri a Melegnanello di Turano
Lodigiano l’arrivo della genomica segna l’inizio
di una nuova stagione di selezione, grazie ad
un Progetto del Parco Tecnologico di Lodi con
la Camera di Commercio e la partecipazione di
entusiasti allevatori, giovani e meno giovani.
“L
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a mia idea è testare tutte le giovani femmine
che nascono in azienda prima possibile” afferma convinto Giovanni Cerri, conduttore dell’allevamento AL.CE con i fratelli Enrico e Francesco a Melegnanello di Turano. La scelta di Giovanni è stata
di far testare un buon numero di manze dell’allevamento,
con il risultato di avere oggi circa 120 soggetti indicizzati. “Abbiamo aderito ad un progetto del Parco Tecnologico dell’Università di Milano, con il contributo della Camera di Commercio
di Lodi, che ci ha consentito di fare le analisi del Dna, un’opportunità che abbiamo preso al volo.”
Turano Lodigiano si trova nella ricca e fertile campagna a sud
del capoluogo. Nonostante il territorio sia chiaramente vocato
da centinaia di anni alle produzioni agricole di eccellenza, la
cascina dei Cerri, come le molte altre della zona, sorge poco
distante dalla devastazione su centinaia di ettari causata dall’insediamento di una raffineria di petrolio negli anni settanta, dismessa dopo neanche 10 anni di attività e ora sostituita da una
centrale termoelettrica. Gli originali edifici dell’azienda agricola
erano stati rimodernati alla fine dell’ottocento e ancora rimane
la bella qualità delle costruzioni della “casera”, nelle porcilaie,
delle stalle dove alloggiavano un bel numero di cavalli e buoi
per lavorare l’ampia estensione del fondo. L’evoluzione ed il
progresso hanno portato molti cambiamenti, nelle strutture,
nelle campagne e nell’allevamento, con nuove definizioni, in
una costante capacità di rinnovarsi che è il vero segreto della
longevità di ogni attività produttiva. I tre fratelli Cerri si dividono la gestione dei 300 ettari totali coltivati in diversi nuclei
bianconero maggio 2014
Maria e Giovanni Cerri con Al.Ce. Blackstone
Bridget MB85, Campionessa Assoluta della
Nazionale Jersey 2013 a Cremona. Maria,
portatrice e preparatrice dell’animale, commenta:
“Questo è il risultato di un anno di mostre che ho
sentito maggiormente: avevo avuto buoni risultati
con le manze, ma è stata la prima volta che
abbiamo avuto una vacca Campionessa.”
Sopra I fratelli Cerri. Da sinistra Enrico, Francesco
e Giovanni Cerri con Maria, figlia di Giovanni.
Nell’allevamento di Melegnanello, frazione di
Turano Lodigiano, la famiglia alleva circa 250
Frisone e una trentina di Jersey, oltre ad un nucleo
a ciclo chiuso di suini. Dal 2012 è in funzione anche
un impianto di biogas, che utilizza reflui e prodotti
aziendali.
aziendali: Enrico è incaricato della gestione dei
suini, un allevamento di 200 scrofe a ciclo chiuso,
Francesco si occupa della gestione dell’impianto
di biogas annesso all’azienda e della campagna
con Giovanni, responsabile della stalla. Non
ultima la presenza di una giovane task force collaborativa, composta dai figli di Giovanni, che lo
supportano nella gestione dell’allevamento, nel
tempo libero dagli studi. Maria, la primogenita,
AL.CE. ATWOOD SAMUELA
AL.CE. ROYAL MAC SUNDAY
AL.CE.SANCHEZ ELISA
AL.CE. ROYAL TOY STORY ESTATE
è presidente Agafi della provincia di Milano-Lodi e si
impegna anche, in prima persona, a compiere tutto il
lavoro connesso alle mostre, mentre sta lavorando alla
sua tesi di laurea in scienze della produzione animale ed
ha completato uno stage al vicino centro f.a. di Zorlesco.
Gilda è la specialista informatica e supporta il papà e
Maria, come pure i due fratelli minori, Pietro e Carolina.
In casa si respira aria di grande passione per le vacche,
sia Frisone che Jersey, una passione trasmessa dal nonno
Pier Rinaldo, che iniziò la selezione dell’allevamento negli anni sessanta. “In realtà - racconta Giovanni - fu quasi
un passo obbligato, per mio padre, passare alla Frisona.
Allevava vacche brune, come gran parte degli allevatori
della zona. Per migliorare la mandria, introdusse un toro
importato di razza Brown Swiss americana, ma questo
tipo di selezione non era ammesso dal Libro Genealogico
italiano, quindi gli animali non vennero iscritti e l’allevamento fu espulso. Decise allora l’acquisto di una cinquantina di manze Holstein nordamericane importate.”
Il futuro è genomico per il vostro allevamento?
Giovanni Cerri. Certamente. A mio parere la genomica è
un grandissimo strumento di selezione per l’allevatore. È
importante per i tori, ma è maggiore la sua importanza
per la parte femminile: è uno strumento, non un obiettivo, per avere un gran numero di test fatti, ma poter
conoscere il più possibile le proprie vacche ed eliminare
gli animali che non conviene allevare. I costi continuano ad abbassarsi e probabilmente lo sarebbero ancor
di più, se si facessero più test. L’Apa di Milano-Lodi è
coinvolta in un progetto che sta cominciando in tal senso ed anche il Consorzio Lombardo Prove di Progenie,
CLPP - di cui sono presidente - ha avviato accordi con le
stalle convenzionate per un test genomico gratuito alla
vitella nata. Noi, come azienda, ci stiamo preparando:
usiamo marche auricolari che prelevano il tessuto, che
congeliamo e conserviamo per un domani, quando i
costi saranno bassi al punto di poter consentire il test su
tutta la mandria. Per noi sarebbe utile avere un piano di
accoppiamento specifico per la genomica, che includa
anche la resistenza alla principali malattie: è importante
avere tante informazioni.
In che modo state usando i dati genomici?
Cerchiamo di selezionare con l’obiettivo di arrivare ad
avere una mandria di animali che si attestino sul +2000
di gPFT e di ottima fertilità. Nel gruppo che abbiamo
testato ci sono molte buonissime individualità. Di solito
le manze e le vacche migliori nascono già da famiglie
importanti, però qualche sorpresa, dai test, c’è stata. La
cosa più sorprendente della genomica è vedere le grosse
differenze tra fratelli pieni, anche figli di embrioni provemaggio 2014 bianconero
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nienti dallo stesso flushing. Tuttavia
siamo coscienti che la genomica non
sia una scienza esatta ed abbia bisogno di verifica in campo sul fenotipo,
con le figlie, per questo le prove di
progenie sono più necessarie, anche
per cercare nuovi caratteri. Se si porta avanti un errore, lo si moltiplica
esponenzialmente.
Quali sono i vostri migliori soggetti?
La nostra famiglia più forte è quella
di Al.Ce Atwood Samuela, che nasce
da Al.Ce. Royal Mac Sunday. Samuela ha un figlio con Meridian appena
uscito, Sneaker, con dati molto alti a
latte e tipo. La sorella piena, Al.Ce.
Meridian Sammy è attualmente la
nostra top gPFT, con 2714, Tipo 3,66
con ICM 4,15. Un’altra manza molto
promettente è Al.Ce. Eudon Elizabeth, prima in Italia a indice mammella, con 4.50, figlia di Al.Ce. Sanchez Elisa MB88, a suo volta figlia di
Al.Ce. Royal Toy Estate E91.
Che tori usate e come li scegliete?
Attualmente più tori genomici che
provati! In futuro, però, credo che
arriveremo ad usare una giusta proporzione, ossia entrambi al 50%.
Nei genomici entrano anche i tori
in prova di progenie. Credo che sia
importante, nei genomici di progenie, non superare le 20 dosi per
ciascuno e questo dovrebbe essere
chiaro anche ai venditori di seme.
Usando un gruppo di tori genomici
l’attendibilità media aumenta notevolmente. Nella scelta dei tori privilegiamo i caratteri individuali, oltre
ad essere focalizzati su proteine e
caseine, che ci vengono riconosciute
nel pagamento e, per la morfologia,
mammelle e funzionalità degli arti,
tenendo presente che le nostre sono
sempre stalle su cemento.
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Le mostre quanto pesano sulla
vostra selezione dei tori?
Mammella ed arti sono caratteri che
vanno bene anche per gli animali
da mostra. Dalla nostra esperienza,
abbiamo visto che conviene mantenere un piccolo gruppo per “tipo da
mostra”. Come giudice dico che il tipo morfologico è lo stesso e cambia
bianconero maggio 2014
solo la gestione degli animali, che
è indispensabile tenere separata,
per confrontarsi a livelli molto alti.
La passione per le mostre io l’ho
sempre avuta ma, da quando Maria
mi aiuta, riusciamo a fare meglio il
lavoro in più necessario tutti i giorni,
non solo in fiera. Nel nostro mestiere siamo sottoposti ad un’inevitabile
routine: la mostra aiuta a superarla,
è un buon momento di confronto,
condivisione, scambio di idee e contatti. Le nostre partecipazioni sono
alle Nazionali - Cremona e Dairy
Show – e Regionali di Codogno e
Inveruno.
Quali sono stati i risultati in mostra
del 2013?
Abbiamo avuto la Campionessa
Manze e la Riserva Vacche Giovani
a Codogno e, ad Inveruno, la Campionessa Manze, e abbiamo avuto
la Campionessa Assoluta alla Mostra
Nazionale Jersey a Cremona. Questa
vittoria è stata una grande soddisfazione per tutti. Tutti amiamo particolarmente la Jersey come razza, da
sempre quando nasceva un vitello
Jersey era a un avvenimento per tutta la famiglia.
Quante sono le Jersey in
stalla e come ne avete iniziato
l’allevamento?
L’allevamento Jersey è iniziato da
una manza di origine inglese, un
regalo che mi fece mio padre, di cui
poi rimasero in stalla le discendenti.
In seguito importammo 5-6 manze
dalla Danimarca e rilevammo 10
manze dalla dispersione di una stalla. Ora siamo al 10% sulla mandria di
Frisone. Il grosso aumento di numero l’abbiamo avuto da quando usiamo esclusivamente seme sessato.
Il sessato però lo usiamo anche su
manze e primipare di Frisona.
Che obiettivi di selezione avete
sulle Jersey?
Inizialmente sul tipo, quando si trattava di un piccolo numero, poi aumentati gli animali, il criterio di selezione che adottiamo è lo stesso che
per le Frisone. Nella razza Jersey i
caratteri da latte sono molto fissati
ed ho la sensazione che alcuni carat-
teri come la mammella si migliorino
con maggiore velocità. La produzione media nel 2013 è stata di 6.590
kg di latte con il 5,1% di grasso e
3,9% di proteine.
Le Jersey vivono insieme alle Frisone, condividono lo stesso trattamento in tutti gli stadi dalla nascita all’asciutta. Abbiamo avuto un grosso
miglioramento nella sopravvivenza
delle vitelle Jersey, più delicate da
piccole, da quando usiamo i cappottini, la lampada da sola non bastava
per evitare la ipotermia alle piccole
Jersey. In realtà abbiamo esteso alle
vitelle di Frisona questo accorgimento perché funziona molto bene, per
i primi giorni di vita nella stagione
fredda.
Che innovazioni utilizzate per fare
meglio il vostro lavoro?
Il collare che misura l’attività sulle manze è stato un’introduzione
recente che funziona molto bene,
legge i dati ogni 20 minuti e ci ha
aiutato a migliorarli. Abbiamo un
controllo con il programma Dairy
Comp che ci ha portato ad avere
un Pregrancy Rate del 20%. Usiamo
il protocollo Pre-synch/Ovy-synch
e abbiamo valutato che è un costo
che ci conviene. L’ultimo dato ci dava 117 giorni parto/concepimento.
Grazie a questo sistema ed al seme
sessato, sono due anni che vendiamo quaranta primipare.
La vostra media di produzione si
mantiene intorno ai 97 quintali, c’è
una precisa scelta dietro?
La mandria non è molto spinta sull’alimentazione e facciamo una forte
selezione: probabilmente hanno
influito le scelte genetiche che si facevano qualche anno fa, concentrandosi su altri caratteri, perché si diceva che la produzione alta di latte era
ormai acquisita e forse sbagliavamo
pensarla così. Attualmente abbiamo
come principio di non scendere mai
al di sotto di 1500 a latte nei tori.
Credo che l’indice composto indichi
la strada della selezione, ma ritengo
che, se servono grossi miglioramenti, si debba selezionare il singolo
carattere.